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Antonio Castrillo
Capacità + Corrente
Intro + Termo (2 Induzione magnetica-
4 Elettrica XXXXXXXXXXX
L) Legge di Faraday (1 L)
(1+1 L)
Corrente elettrica +
5 XXXXXXXXXXX XXXXXXXXXXX XXXXXXXXXXX
prova in itinere (1+1 L)
Programma di lavoro settimanale
AULE 3A o 10C
16-18
Testo di riferimento
Termodinamica
Termodinamica
ΔL
= αΔT
L
α= coefficiente di dilatazione lineare
Dilatazione volumica:
ΔV
= γΔT
V
γ = 3α
Problema
ΔL 1 ΔL 1 10 − 3 m
= αΔT ⇒ ΔT = = − 6 o −1
= 45.5 o
C
L α L 11⋅ 10 C 2m
Numero di Avogadro e moli
Il numero di Avogadro NA è il numero di atomi di 12C
contenuti in 12 g di 12C
N A = 6.02 ⋅ 10 23
pV = nRT
n: numero di moli
R= 8.314 J/mol K costante universale dei gas
kB è la costante di Boltzmann
Leggi di Boyle e Gay-Lussac
-Legge di Boyle-Mariotte valida per le trasformazioni isoterme
(T costante):
pV = p0V0 = costante
-Leggi di Gay-Lussac:
•Prima legge, valida per le isobare (p costante): V2-V1 = αV0(t2-t1),
ponendo t1 = 0 oC e V1=V0, si ottiene
V = V0 (1+ αt ) con α = 1/273,15 oC-1.
Nota: l’eq. di stato dei gas perfetti comprende queste leggi come casi
particolari.
Gas perfetti: descrizione microscopica
∑ ∑ ∑
xi
P= = 2 2
= v 2
x = = ρ v 2
x
A L L i
i V i= 1 V i= 1 N
Principio di Pascal P è la stessa su tutte le facce. Inoltre:
1 2
v2 x = v2 y = v2 z = v
3
1
P= ρ v2
3
3P
v2 = velocità quadratica media
ρ
2 2
Ad una data temperatura T tutte le molecole dei gas, indipendentemente
dalla loro massa,hanno la stessa energia cinetica traslazionale media,
ovvero 3/2 kT. Quando misuriamo la temperatura di un gas, non
misuriamo altro che l’energia cinetica traslazionale media delle sue
molecole.
Energia interna
• L’energia interna di un gas è data dalla somma delle
energie cinetiche e potenziali di tutte le molecole
• Nel caso di un gas perfetto, poichè le molecole non
interagiscono, l’energia potenziale di interazione tra le
molecole sarà pari a 0.
• Se il gas è monoatomico, l’energia interna sarà dunque
data dalla somma delle energie cinetiche delle
molecole
N
1 2 1 2 3 3
U= ∑
i= 1 2
mvi = N mv = N kT = nRT
2 2 2
3 per gas perfetti
U = nRT monoatomici
2
Nota: l’energia interna dipende solo dalla temperatura
Equilibrio termico
• Se poniamo due corpi a contatto
termico, quello più caldo cede calore a
quello più freddo finchè i due non
raggiungono la stessa temperatura
• A livello microscopico, ciò significa che
le molecole del corpo più caldo, urtando
quelle del corpo più freddo, cedono
loro energia cinetica
• Dopo un certo numero di urti per
molecola (n>~5), l’energia cinetica
media sarà la stessa per tutte le
molecole
Teorema di equipartizione dell’energia
Se consideriamo il moto traslazionale:
1 2 1 2 1 2 1 1 1
mv x = mv y = mv z = mv 2 = kT
2 2 2 3 2 2
Gradi di libertà: modi indipendenti con cui la
molecola può immagazzinare energia
• Traslazionali
• Rotazionali
• (Vibrazionali)
A ciascun grado di libertà è associata un’energia
di ½ kT per molecola (½ RT per mole)
L’energia interna di un sistema è ugualmente
suddivisa in tutti i gradi di libertà
f
U = nRT Energia interna
2 di un gas perfetto
considerando i gradi di libertà traslazionali e rotazionali:
Per i gas monoatomici f=3 (tre gradi traslaz.)
Per i gas biatomici f=5 (tre traslaz. + due rotaz.)
Per molecole con tre o più atomi f=6 (tre traslaz. + tre rotaz.)
Calore e calore specifico
Il calore Q (positivo se viene assorbito dal sistema e
negativo se ceduto) è l’energia che viene trasferita tra il
sistema e l’ambiente circostante a causa della differenza
di temperatura esistente tra di essi.
La quantità di calore necessaria per portare la
temperatura del sistema da TI a TF è
Q = C∆ T = C (TF − TI )
C è la capacità termica, a sua volta proporzionale alla
massa: C=mc dove c è il calore specifico
λE
•il corpo subisce la variazione liquido → gas evaporazione
di temperatura ∆T , non cambia
-λE
il proprio stato ma, lasciato gas → liquido liquefazione
libero di espandersi o di
contrarsi, subisce una variazione solido → gas sublimazione λS
di volume;
•il corpo subisce un cambiamento di stato mantenendo costante la
propria temperatura ed il calore scambiato durante il processo vale
Q = mλ, dove λ è il calore latente e m la massa che subisce il
cambiamento di stato.
cA=4 103 J/kg K cG=2 103 J/kg K cV=2 103 J/kg K
λF=3 105 J/kg λE=2 106 J/kg
ΔQ T1 − T2
= kA
Δt L
∆t = tempo
k = costante di conducibilità termica
L= distanza tra le due estremità
A= area della sezione trasversale dell’oggetto
Trasmissione del calore: convezione
Convezione trasferimento di calore che
avviene mediante lo spostamento di materia.
P = σεAT4
P = σεA(T4-T4o)
Problema
Problema
Processo termodinamico o
trasformazione termodinamica
L = ∫ dL = ∫ pdV
Vi
a) Il lavoro è positivo perché il gas aumenta il
suo volume spingendo il pistone verso l’alto.
Trasformazione ciclica
Una sola trasformazione
Il lavoro totale (positivo) è la
reversibile L = 0
somma del lavoro positivo
compiuto durante l’espansione e
del lavoro negativo compiuto
durante la compressione.
Problema
Soluzione
n=3
TK= (18+273.15) K = 291.15 K
V2 J 100 l
L = nRTln = 3 ⋅ 8.31 ⋅ 291.15 K⋅ ln = 7258,4 J⋅ ln 3.3 = 8.7 ⋅ 103 J
V1 K 30 l
Dipendenza di L e Q dalla trasformazione
• Il lavoro svolto da un sistema
termodinamico non dipende solo
dagli stati iniziale e finale, ma
anche dalla particolare
trasformazione
∆ U = UF − UI = Q − L
Q L
•Q = quantità di calore assorbita
CEDUTO <0
dal sistema
ASSORBITO >0
•L = lavoro svolto dal sistema
SVOLTO SUL SISTEMA <0
•Ui(f) = energia interna iniziale
SVOLTO DAL SISTEMA >0
(finale) del sistema
Trasformazione isoterma
ΔU = 0 Q=L
Vf Vf V
nRT f
dV V
L = ∫ pdV = ∫ dV = nRT ∫ = nRTln f
Vi Vi
V Vi
V Vi
Alcune trasformazioni particolari (II)
P isocore
Trasformazione isocora (V = costante)
ΔV = 0, L=0
ΔU = Q = nCVΔT
V
P isobare
Trasformazione isobara
(p = costante)
p=cost. , L= p (Vf – Vi) = pΔV, Q ≠ 0
ΔU = nCPΔT - pΔV
V
Alcune trasformazioni particolari (III)
Trasformazione ciclica p
A
Poichè U dipende solo da T, L
dato che il punto iniziale e
quello finale coincidono,
∆U=0
V
Il lavoro, rappresentato dall’area in giallo nella figura, va
calcolato per il particolare ciclo
Nota: se il ciclo è percorso in senso orario L>0,
altrimenti L<0
∆U=0 Q=L
Riepilogo
ΔU
ΔU
ΔU
- ΔU
ΔU
Problema
p (atm)
3
A
2
lineare dal punto A con VA =10 l e 1
0
TA = 293 K al punto B con VB = 2 .6 0 5 10 15
V (litri)
l e TB = 309 K . Calcolare il lavoro
fatto L ed il calore scambiato Q.
Soluzione: occorre anzitutto calcolare il valore della pressione nei
due punti usando l’equazione p= nRT/V
J
1 mole⋅ 8.31 ⋅ 293 K
pA = mole⋅ K = 2.4 ⋅ 10 5
Pa = 2.4 atm
−3
10 ⋅ 10 m 3
J
1 mole⋅ 8.31 ⋅ 309 K
pB = mole⋅ K = 4.1 ⋅ 10 5
Pa = 4.1 atm
−3
6.2 ⋅ 10 m 3
5
B
4
p (atm)
3
A
A (10 l, 2.4 atm, 293 K) 2
1
B (6.2 l, 4.2 atm, 309 K) 0
0 5 10 15
V (litri)
Si noti che L < 0 pertanto si tratta di lavoro fatto dall'esterno sul sistema.
Il secondo principio della termodinamica
• Il primo principio della termodinamica stabilisce che
l’energia si conserva
• Non tutte le trasformazioni permesse dal primo
principio della termodinamica sono possibili
• Alcune trasformazioni avvengono solo in un verso
– Il lavoro meccanico può essere trasformato integralmente in
calore ma non è vero il contrario
– Il calore fluisce spontaneamente dai corpi caldi a quelli freddi
e non viceversa
– Le molecole di un gas possono espandersi liberamente in un
recipiente vuoto, ma il gas non esce spontaneamente dal
recipiente
Trasformazioni reversibili
Un sistema è soggetto ad una trasformazione
reversibile se gli stati attraverso cui passa differiscono
per quantità infinitesime da stati di equilibrio.
Dopo una trasformazione reversibile sia il sistema che
l’ambiente possono essere riportati alle condizioni
iniziali.
Una trasformazione (quasi) reversibile è la
compressione molto lenta di un gas mediante
un pistone. Il gas viene mantenuto a temperatura
costante.
Nelle trasformazioni reversibili il lavoro non viene
dissipato per effetto di turbolenze o attriti.
...e irreversibili
Esempio di una trasformazione irreversibile:
espansione adiabatica libera di un gas. Il gas
è inizialmente confinato nella metà sinistra
del recipiente isolato tenendo chiuso un
rubinetto. Quando lo si apre il gas fluisce
rapidamente fino ad occupare l’intero spazio.
Questo processo è irreversibile, cioè non può
avvenire a senso inverso: il gas non può
raccogliersi spontaneamente nella metà di
sinistra del contenitore.
Sul diagramma p-V possono essere rappresentati
solo gli stati iniziale e finale di volume e
pressione ma non gli stati intermedi perché non
sono stati di equilibrio.
Le macchine termiche
Macchina termica: è una macchina ciclica TC
che riceve calore da una sorgente calda e ne QC
QF
TF
TC
Dalla sorgente ad alta temperatura TC si trasferisce
QC il calore QC al fluido motore.
Questo cede il calore QF al serbatoio di bassa
temperatura TF.
Il fluido inoltre compie lavoro L su un oggetto che si
trova all’esterno.
QF ∆U=0 L = QC – QF
TC > TF
TF
Rendimento: frazione di lavoro prodotto dal motore ad
ogni ciclo (energia ottenuta) rispetto al calore assorbito
ad ogni ciclo (energia spesa).
L QC − QF QF
η= = = 1−
QC QC QC
QF=0
espansione isoterma
QC
QC
compressione adiabatica
L
QF
TC
TC
espansione adiabatica
QF T
TF
F
compressione isoterma
Applicando il primo principio della termodinamica, considerando
che si tratta di una trasformazione ciclica per cui ΔU = 0, e
ricordando che Q rappresenta il calore netto scambiato ad ogni
ciclo e L è il lavoro netto compiuto in ogni ciclo si avrà:
L = QC - QF
QF TF
per cui: η = 1− = 1−
QC TC
• Tutte le macchine di Carnot che lavorano tra le stesse temperature
hanno lo stesso rendimento
• Il rendimento aumenta al crescere della differenza tra TF e TC:
η= 0 se TF= TC
η 1 se TC » TF
• Per avere η = 1 dovrebbe essere TF = 0 K.
Tale temperatura non può essere raggiunta (terzo principio della
termodinamica), dunque il rendimento di una macchina di Carnot è
sempre inferiore all’unità
Soluzione
a) η = 1 - TF/TC ==> TC = TF / (1 - η) = 800°K
c) L = QC - QF = 180 J oppure L = η QC
TC
Le machine frigorifere QC
energia utile QF QF TF
ε = = =
energia immessa L Q C − Q F TC − TF
Secondo principio della termodinamica:
enunciato di Clausius
Frigorifero perfetto: trasferisce il calore Q
TC
prelevato dalla sorgente fredda
direttamente alla sorgente calda senza
apporto di lavoro alcuno.
Enunciato di Clausius: è impossibile
realizzare una macchina che, lavorando
ciclicamente, abbia come unico risultato il
passaggio di una certa quantità di calore
dalla sorgente fredda alla calda
TF (in altre parole, non può esistere il
frigorifero ideale che funzioni senza
fornirgli lavoro).
Entropia QC QF
Dal ciclo di Carnot abbiamo ricavato che =
TC TF
Cioè la quantità Q/T è la stessa per entrambe le sorgenti
ΔS ≥ 0
L’entropia e il secondo principio della
termodinamica
• I fenomeni che avvengono in natura sono irreversibili
∆S>0
SOMMA = 7
SOMMA = 3
Entropia e disordine: analisi
quantitativa
• Uno stato macroscopico è tanto più disordinato quanto
maggiore è il numero di stati microscopici corrispondenti
– Quello che possiamo osservare è lo stato macroscopico
– Se molti stati microscopici ci danno lo stesso stato
macroscopico la nostra capacità di catalogare è ridotta
• Indichiamo con W il numero di microstati corrispondenti
a un macrostato (probabilità termodinamica)
• Si può dimostrare che l’entropia è legata a W:
d N = 10−15 m
d A = 10−10 m
+ _
-e
Connettere un
conduttore carico alla
terra si dice appunto
‘mettere a terra’ o
‘scaricare’ l’oggetto
Caratteristica microscopica dei
conduttori
Nei materiali conduttori, gli elettroni più lontani dal nucleo (detti
elettroni di conduzione) sono debolmente legati al nucleo, per cui
possono muoversi liberamente all’interno del materiale, saltando da
un atomo all’altro. Questi elettroni sono importantissimi poiché danno
origine alla corrente elettrica nei corpi solidi
+
+
+
se avviciniamo ad un conduttore neutro (giallo) un corpo
carico (sfera verde carica +), gli elettroni reagiscono alla
carica esterna muovendosi e accumulandosi verso il
bordo del conduttore più vicino al corpo carico
✓ essendo il conduttore neutro, un numero equivalente di
_
_
_
cariche positive deve venire generato sul lato opposto. In
tal caso il conduttore si dice POLARIZZATO: la sua
carica totale è nulla, ma le cariche positive e negative
non sono distribuite omogeneamente nel materiale
✓ tra la carica della sfera e quella indotte nel conduttore si
+
genera una forza elettrica attrattiva
Esperimento: carichiamo negativamente mediante
strofinio una bacchetta di plastica, e avviciniamola
ad una bacchetta di rame neutra sospesa ad un
filo: la bacchetta di plastica polarizza la bacchetta
di rame attraendo cariche positive e respingendo
quelle negative. Si genera un momento torcente
sulla bacchetta di rame che tende ad avvicinare il
lato carico + alla bacchetta di plastica
Induzione: l’elettroscopio a foglie
L’elettroscopio è essenzialmente una bottiglia di
vetro; nel collo è inserito un supporto metallico
che nella parte interna termina con due sottili
lamine d’oro. Quando si avvicina al pomello un
corpo elettrizzato (per esempio una bacchetta), le
lamine si divaricano. Cosa succede?
q1q2
F = k 2 rˆ Charles Augustin de
Coulomb
R Angoulême, Francia,
1736-1806
Forza elettrostatica:
2 10 2
m 10 C
F = 9 10 N 2 −2 2 = 9 1021 N
9
C 10 m
Forza gravitazionale:
−6
m 2
23 35 10 Kg 2
F = 6.67 10−11 N 2 −2 2
= 5.4 10 −12
N
Kg 10 m
Ci sono ben 33 ordini di grandezza di differenza tra le due forze !!
Legge di Coulomb
Coulomb, ingegnere e fisico francese, formulò per
primo la relazione tra le cariche elettriche e le
forze che si manifestano tra di esse. Il risultato fu
una tra le più celebri equazioni della storia della
Scienza, la legge di Coulomb:
q1q2
F = k 2 rˆ Charles Augustin de
Coulomb
R Angoulême, Francia,
1736-1806
R
m 2 5.12 10−38 C 2 − 24
F1, 2 = 9 10 N 2
9
−4 2
= 1.15 10 N
C 4 10 m
F1,2
F1,3 = = 2.04 10−24 N
(3 / 4)
2
8q e 2q e
FP ,1 = k 2 FP ,2 = −k
(x )
2
xP
P −L
xP = 2 L
Problema
Siano date due sfere conduttrici identiche, una con carica +Q e una neutra,
poste a distanza a molto grande rispetto al diametro delle sfere; si supponga
che l’induzione sia inizialmente trascurabile a causa della distanza; cosa
succede se le cariche vengono connesse da un file conduttore ?
2
k Q
F=
4 a
m 2 (1.67 10−27 Kg ) 2
−11 −35
F = 6.67 10 N −30 2
= 1.16 10 N
Kg 2
16 10 m
Q
v
q
q
v
Q
Il campo elettrico della carica puntiforme
1) La presenza di UNA CARICA Q crea un CAMPO
ELETTRICO nello spazio attorno a Q; in un punto
distante R dalla carica Q questo campo vale:
Q
E = k 2 rˆ
R
il campo esiste a prescindere dalla presenza di
un’altra carica, ma finché nessuna carica entra nel
campo creato da Q, nessuna forza è generata
q0Q
F = k 2 rˆ
R
Il campo elettrico della carica puntiforme
E’ ugualmente legittimo considerare prima il
campo elettrico creato da q0:
q0
E = k 2 rˆ
R
q0 E poi considerare la forza esercitata da questo
sulla carica Q quando questa entra nel campo:
Q
F =QE
La forza di Coulomb è ovviamente sempre la
F stessa
q0Q
F = k 2 rˆ
R
❑ La forza di Coulomb tra due cariche puntiformi è uguale al prodotto di
una delle due cariche per il campo elettrico generato dall’altra
❑ il principio di azione e reazione vale per la forza, ma NON per il
campo: il campo è proprietà di UNA specifica carica, per cui cariche
diverse generano campi diversi
Linee di forza del campo elettrico
F = q0 E ✓ le LINEE di FORZA (o LINEE di FLUSSO) sono
un modo semplice e geniale inventato da Faraday
per raffigurare il campo elettrico nello spazio: in
ogni punto, la direzione del campo è tangente
alla linea di forza; la freccia indica il verso del
campo; nel caso della carica puntiforme, il
campo elettrico ha simmetria radiale
✓ per qualsiasi campo elettrico, il verso del
campo è sempre USCENTE dalla carica
generatrice se essa è positiva, sempre
ENTRANTE se la carica è negativa
✓ campo e forza elettrica hanno stessa direzione,
mentre il verso è concorde se q0 è positiva,
discorde se q0 è negativa
✓ la densità delle linee di flusso indica
l’intensità del campo; ad esempio, per la
carica puntiforme le linee si diradano
allontanandosi dalla carica generatrice; questa
diradazione raffigura l’andamento 1/R2
Unità di misura del campo elettrico
F F N
E = =
E= q C
q
L’unità di misura del campo elettrico
nel Sistema Internazionale è
Newton su Coulomb
H 21+
2−
O
q q
E( z) = k −k
( z − ( d / 2)) ( z + ( d / 2))
2 2
kq 1 1
= 2 −
z (1 − ( d / 2 z ) ) (1 + ( d / 2 z ) )
2 2
Sostituzione di variabile: kq 1 1
E( z) = 2 −
definisco x=d/(2z) z (1 − x ) (1 + x )
2 2
cosicché:
Esercizio: calcolo del campo del dipolo
Facciamo una semplificazione ulteriore: supponiamo che sia x << 1, ovvero
che il punto z in cui valutiamo il campo sia distante dalle due cariche;
possiamo così sviluppare in serie al 1° ordine in x
1 1 1 1
1+ x 1− x − 4x
1− x 1+ x (1 − x ) (1 + x )
2 2
kq qd
Otteniamo quindi: E ( z ) = 2 4 x = 2k 3
z z
P = qd
Definiamo P momento di dipolo elettrico (si misura in Cm); dunque il
campo generato dal dipolo di carica P lungo l’asse del dipolo, in punti lontani
dal dipolo, è dato da:
P
E ( z ) = 2k 3
z
✓P ed E sono paralleli lungo l’asse z (lo sono anche nel piano mediano tra le
cariche, non nelle altre zone dello spazio, si vedano le linee di flusso)
✓ notiamo la dipendenza da z-3: il campo di dipolo si annulla molto prima di
quello della carica puntiforme
Dipolo all’interno di un campo uniforme
Consideriamo un dipolo di carica +q e –q
all’interno di un campo uniforme: la forza
esercitata dal campo elettrico sulle cariche
tende a ruotare le cariche attorno all’asse
perpendicolare alle linee di campo, e ad
allineare l’asse del dipolo lungo le linee.
Questa coppia di forze esercitata sui poli del
dipolo genera un momento torcente.
= d F = P E
= d F sen( ) = d qE sen( ) = P E sen( )
Un dipolo di carica P all’interno di un campo elettrico subisce una
torsione data dal prodotto vettore del dipolo e del campo elettrico
(NB: ciò è vero in generale, non solo per un campo uniforme !)
Riepilogo: carica puntiforme vs. dipolo
2k
Q E= 3 P
E = k 2 rˆ z
r
Fy
tan(a ) = = −0.71 a = −35.3o
Fx
Distribuzioni continue di cariche
Finora abbiamo considerato distribuzioni di cariche discrete, ovvero
un insieme di cariche puntiformi in punti specifici dello spazio.
Quando si ha a che fare con moltissime cariche, la descrizione in
termini di cariche puntiformi è poco utile
dqr
(r ) = dqr = (r ) dV
dV
2D 1D
dqr C r = ( x, y , z )
(r ) = m3
✓ 3D - densità di carica di volume: dV
dqr C
✓ 2D - densità di carica superficiale: ( r ) = m 2 r = ( x, y )
dA
dqx C
✓ 1-D - densità di carica lineare: ( x) = m
ds
Campo di un anello carico
Calcoliamo il campo elettrico lungo l’asse dell’anello. Sia dq la
carica contenuta nel segmento infinitesimale ds
dq = ds
Nel punto P ds genera un campo:
dq ds ds
dE = k = k = k
r2 r2 z 2 + R2
Sommando i contributi di tutti i ds si vede che la
componente perpendicolare all’asse z è nulla
poiché il contributo di ogni segmento ds è
controbilanciato dal ds collocato dalla parte
opposta dell’anello; dunque soltanto la
componente Ez parallela all’asse dell’anello è
non nulla. Si ha:
dEz = dE cos( )
Campo di un anello carico
z z
La geometria ci dice che: r cos( ) = z cos( ) = =
r z 2 + R2
z z
dEz = dE =k ds
(z )
3/2
z +R
2 2 2
+R 2
z z
Ez = dE =k dS = k (2 R )
(z ) (z )
z 3/2 3/2
C
2
+R 2
C
2
+R 2
Se q è la carica totale zq
Ez = k
dell’anello, si ha: (z 2
+R )
2 3/ 2
Campo di un anello carico
zq
Ez = k
(z 2
+R )
2 3/ 2
Quiz:
= v A = v A cos( )
Il FLUSSO è il prodotto scalare di v e del
vettore areale A perpendicolare al piano
della finestra, di modulo uguale ad A; si
noti che il flusso cambia segno se v
inverte la direzione, ovvero se > 90o
N m2
= E dA =
C
Chiaramente il calcolo del flusso richiede la
conoscenza del campo elettrico su ogni punto
della superficie considerata
Flusso del campo elettrico attraverso
una superficie chiusa
Se la superficie è chiusa il flusso si indica
con un cerchietto sull’integrale:
= E dA
Una superficie chiusa è anche detta
‘gaussiana’; per convenzione, il
vettore areale su una superficie chiusa
è preso con verso uscente dalla
superficie; ne segue che se il campo
è uscente dalla superficie il flusso
è positivo, se il campo è entrante
nella superficie il flusso è negativo
Una linea di campo che entra ed
esce dalla superficie chiusa non
contribuisce al flusso; se il numero
E entrante: E tangente: E uscente: di linee di campo che entrano ed
<0 =0 >0 escono è lo stesso, il flusso totale
attraverso la superficie chiusa è
NULLO
Problema
Sia dato un campo elettrico uniforme; calcolare il flusso del campo
elettrico attraverso la superficie chiusa cilindrica in figura; l’asse del
cilindro è parallelo al campo
b = 0
a = − EA c = EA = a + b = 0
Questo risultato non vale soltanto per la superficie cilindrica: per un campo
uniforme, il flusso attraverso una superficie chiusa è sempre nullo,
indipendentemente dalla forma della superficie
Legge di Gauss
Il flusso totale del campo elettrico
attraverso una superficie chiusa è
uguale alla carica elettrica contenuta
nella superficie, divisa per la costante
dielettrica del vuoto e0 (detta anche
permittività dielettrica del vuoto)
qint
= E dA =
e0
C2 1 Nm 2
e 0 = 8.85 10 −12
k= = 9 109 2
N m2 4e 0 C
✓ Eventuali cariche esterne alla
superficie, non importa quanto grandi,
non danno alcun contributo al flusso
✓ Non ha importanza la distribuzione
o la posizione delle cariche interne,
né la forma della superficie
Esempio: il dipolo elettrico
Consideriamo un campo di dipolo di carica q, e calcoliamo il flusso
attraverso le 4 superfici chiuse in figura:
✓ La superficie A contiene la carica positiva del dipolo
✓ La superficie B contiene la carica negativa del dipolo
✓ La superficie C racchiude entrambe le cariche, per cui la carica
netta è nulla
✓ La superficie D non ha carica al suo interno
q q
A = B = −
e0 e0
C = 0 D = 0
Problema 23.3
Consideriamo la superficie S in figura; le aree verdi rappresentano
alcune distribuzioni di carica; la moneta è neutra. Calcoliamo il flusso
elettrico attraverso S
q1 = q4 = 3.1 nC
q2 = q5 = −5.9 nC
q3 = −3.1 nC
q1 + q2 + q3 5.9 nC N m 2
= =− = −0.66 103
e0 C2 C
8.85 10−12
N m2
Utilità della legge di Gauss
✓ In alcuni casi la legge di Gauss permette di determinare l’espressione
analitica del campo elettrico
✓ Ciò si verifica quando il campo elettrico possiede una specifica
simmetria spaziale: in questo caso, calcolando il flusso attraverso una
superficie che rispecchia la simmetria del campo, si ottiene facilmente
l’espressione del campo elettrico
✓ Esempio: campo elettrico generato da una carica puntiforme
positiva q; sappiamo che il campo ha simmetria radiale, ed è uscente
dalla carica; scegliamo quindi come superficie chiusa una sfera di raggio r
centrata su q, e calcoliamo il flusso del campo; su ciascun punto della
sfera il campo è uniforme e parallelo al vettore areale, per cui:
E dA = E dA = E A = E 4 r (
2
)
Dalla legge di Gauss ricaviamo:
q q 1q
E A= E = =k 2
A = 4 r 2
e0 4e 0 r 2
r
sfruttando la simmetria sferica del campo elettrico
abbiamo ritrovato la legge di Coulomb !!
Sfera isolante uniformemente carica
Consideriamo una sfera isolante di carica
totale q e raggio R; supponiamo la carica
S distribuita uniformemente in tutti i punti
interni alla sfera ( costante); calcoliamo il
r campo elettrico generato dalla sfera in
un punto esterno alla sfera; partiamo
q dall’assunto che il campo elettrico abbia
R
simmetria radiale, ovvero sia uniforme in
modulo in tutti i punti della superficie
chiusa sferica S (tratteggiata in rosso) di
raggio r > R :
E dA = E ( 4 r ) = e
q 1 q q
= 2
E (r ) = = k
0
4e 0 r 2 r2
r = E dA = E(4 r 2
)=
q'
e0
E (r ) =
1 q'
4e 0 r 2
Attenzione: adesso q’ è la carica interna alla porzione di
sfera contenuta in S, NON la carica totale q della sfera !
Il campo in un punto r interno alla sfera è uguale al campo
generato da una carica puntiforme q’ posta nel centro,
corrispondente alla carica contenuta nella sfera di raggio r
Come determino q’ ? Sappiamo che la densità è costante, dunque la carica
totale si ottiene moltiplicando densità per volume:
Chiaramente q’ è
4 R 3
4 r 3
r 3
funzione di r, mentre
q= q' = q' = q 3
3 3 R q ed R sono costanti
Sfera isolante uniformemente carica
Sostituendo q’ con q si ottiene:
1 q kq
E (r ) = r= 3r
4e 0 R 3
R
S
R Dunque il campo in un punto r interno ad
una sfera uniformemente carica cresce
linearmente con la distanza dall’origine
r
Riepilogo: intensità del campo elettrico
generato da una sfera uniformemente
E (r ) carica in funzione di r (distanza dal centro):
E(r) cresce proporzionalmente ad r
all’interno della sfera, mentre decresce
come 1/r2 all’esterno della sfera, in modo
kq equivalente ad una carica puntiforme posta
r q
R 3
k nell’origine
r2
NB: le due formule coincidono
r per r = R (bordo della sfera)
R
Campo elettrico esterno ad una lamina
isolante
Consideriamo una lamina isolante
infinita (ad esempio un foglio di
plastica) carico positivamente su una
faccia, con densità di carica uniforme ;
calcoliamo il campo da essa generato a
distanza r dalla superficie.
d = d 1 + d 2 = 2 E dA
dA
Dalla legge di Gauss segue che: 2 E dA = E=
e0 2e 0
= E dA = E ( 2 rh )
q =h è la carica interna al cilindro;
dalla legge di Gauss:
h
q 1
= = E= = 2k
e0 e0 2e 0 r r
+ -
d = ( E+ − E− ) dA = 0
+ -
+ E+ -
E+ = E− E=0
E=0 + - E =0
+ - il campo esterno alle
+ E− - piastre è sempre NULLO,
+ - poiché i campi generati
+ - dalle due piastre sono
E+ E− + E= - sempre uguali in modulo
+ e0 - ed opposti in verso
Potenziale elettrico
Energia potenziale
Potenziale elettrico
Differenza di potenziale
f
f
∫ F ⋅ d s= q0 ∫ E ⋅ d s
i i
rb
q0 q 1 q0 q 1 1
=∫
4πε 0 r r 2
dr ( − )
4πε 0 ra rb
a
Energia potenziale elettrica
b
i j b
∫ F ⋅ d =∫ F ⋅ d + ∫ F ⋅ d + ∫ F ⋅ d
a a i j
q0 q 1 1 q0 q 1 1
= ( − )+0+ ( − )
4πε 0 ra ri 4πε 0 rj rb
b
q0 q 1 1
∫ F ⋅=
a
d ( − )
4πε 0 ra rb
Anche per un percorso qualsiasi
(campo conservativo)
q0 q 1 1
b
Ub − Ua = −∫ F ⋅ d = ( − )
4πε 0 rb ra
a r
qq 1 −∫ F ⋅ d
U (r ) =
U (r ) = 0 ( )
4πε 0 r Energia Potenziale=-Lavoro compiuto dalla
∞
forza elettrica
Energia potenziale elettrica
Più cariche presenti: =
F q=
0 (
E q0 E1 + E 2 )
( )
b b
∫ F ⋅ d=
a
∫ q0 E1 + E2 ⋅ d=
a
b
b
∫ q0E1 ⋅ d + ∫ q0E2 ⋅ d
a a =U
q0
q1 q2
( + )
4πε 0 r1 r2
q0 qi
U=
4πε 0
∑r
i
Potenziale elettrico
U
V= Potenziale elettrico [V] =
e 1.6 ⋅10−19 C
q0
1 qi eV =
(1.6 ⋅10−19 C )(1V ) =
Particelle cariche: V=
4πε 0
∑r = 1.6 ⋅10−19 J
i
Potenziale elettrico
Potenziale del dipolo:
q 1 1
V = V+ + V− = −
4πε 0 r+ r−
p ⋅ rˆ
V≈
4πε 0 r 2
Potenziale elettrico
N
1 dq
∫∫
1 qi
V= lim ∑ V=
4πε 0 N →∞ , q →0
i
i =1 ri 4πε 0 Superficie r
corpo carico
Differenza di potenziale
U = 0 per r = ∞ V = 0 per r = ∞ Ub − Ua
∆V = Vb − Va =
Posizione di riferimento q0
− q0 ∫ − ∫ E ⋅ dl
b b
Ub − Ua = E ⋅ dl Vb − Va =
a a
Esempio:
dl = dxˆi
− ∫ ( Ei ) ⋅ (dxi ) =
− ∫ Edx
xb x
Vb − Va = ˆ ˆ b
xa xa
Vb − Va =
− E ( xb − xa ) Vb − Va =− E ∆x
Energia Potenziale del dipolo
x: x0 ± a cosθ
q[ E ( x0 + a cosθ ) + V0 ]
U + =−
U − =−q[− E ( x0 − a cosθ ) + V0 ]
−2aqE cosθ =
= − pE cosθ
U =−p ⋅ E
Relazione tra campo e
potenziale
− ∫ E ⋅ dl
P
V=
∞
− ∫ E ⋅ dl
b
Vb − Va = a= ( x, y, z ) b= ( x + ∆x, y, z )
a
E ⋅ dl = ( Ex ˆi + E y ˆj + Ez kˆ ) ⋅ (dx ' ˆi ) = Ex dx '
x +∆x
V ( x + ∆x, y, z ) − V ( x, y, z ) = − ∫ Ex dx '
x
x +∆x
lim
∆x →0
− Ex ∫ dx ' = − Ex [( x + ∆x) − ( x)] = − Ex ∆x
x
V ( x + ∆x, y, z ) − V ( x, y, z ) ≈ − Ex ∆x
V ( x + ∆x, y, z ) − V ( x, y, z ) ∂V
= − Ex Ex = −
∆x →0
lim
∆x ∂x
Relazione tra campo e
potenziale
∂V ∂V ∂V
Ex =
− Ey =
− Ez =
−
∂x ∂y ∂z
∂V ˆ ∂V ˆ ∂V ˆ ∂V
E=− i+ j+ k opp. Er = −
∂x ∂y ∂z ∂r
Superfici equipotenziali
Energia potenziale di un sistema di cariche
L’energia potenziale di una carica puntiforme q situata in un
punto P è
U(P ) = q V (P )
ed è il lavoro fatto dal campo per portare la carica q da
P all’infinito. Questo è pari al lavoro fatto dall’esterno per
portare la carica q dall’infinito in P . Possiamo quindi definire
l’energia potenziale di un sistema di cariche puntiformi come
il lavoro fatto dall’esterno per assemblare il sistema. Sup-
poniamo di voler portare due cariche q1 e q2 nelle posizioni P1
e P2. Il lavoro fatto per portare la prima carica dall’infinito
in P1 è nullo (non c’è campo). Il lavoro
fatto per portare la carica q2 in P2 in pre-
senza della carica q1 in P1 è
1 q1 q1q2
U(q2) = q2 V1(P2) = q2 =
4πε0 r12 4πε0r12
dove V1(P2) è il potenziale generato dalla
carica q1 in P2 . Per portare una terza carica q3 in P3 occorre
fare un lavoro contro il campo generato da q1 e q2
q q
EA E
0 A 0
qd
V E d s E d
Per il potenziale abbiamo che:
0 A
Ne risulta che la Capacità del Condensatore Piano sarà:
q q 0 A
C
V qd d
0 A
Condensatore Cilindrico
La figura mostra la sezione di un
condensatore cilindrico di lunghezza L
e raggi a (interno) e b (esterno).
La simmetria del campo in questo caso
è cilindrica. Se scelgo una superficie
gaussiana cilindrica di raggio r (a < r < b)
si ha q
E dA E 2 r L
0
q
E Il campo Elettrico è variabile
20 r L
b
q q b
Il potenziale vale allora: V dr ln
a
2 0 rL 2 0 L a
q
E dA E 4 r 2
0
q
E Il campo Elettrico è variabile
40 r 2
q 1 1 q ba
b
q
Il potenziale vale allora: V dr
a
4 0 r 2
4 0 a b 4 0 ab
q q ab
C 40
Pertanto la Capacità sarà: V q ba ba
40 ab
Sfera Isolata
Come già detto la capacità si può definire a partire da un singolo
conduttore isolato. Se abbiamo un singolo conduttore isolato a forma
sferica possiamo ricavarne la capacità riscrivendo l'espressione del
condensatore sferico e mandando ad l'altra armatura:
a
Quindi la Capacità per C lim 40 40 a
una sfera isolata vale: b
1 a
b
In generale: n
per i condensatori in parallelo si ha: Ceq Ci
i
n
1 1
per i condensatori in serie si ha:
Ceq i Ci
Esempio
Energia del Campo Elettrico
Un modo per caricare un condensatore è quello di
collegarlo con una batteria. Del lavoro deve essere
compiuto dalla batteria stessa. Il lavoro infinitesimo per
trasportare una quantità di carica dq ammonta a:
dW V (q) dq
1
Se generalizz iamo U ( 0 E 2 ) (h)
2
1 1
dU ( 0 E ) dVol U 0 E 2 dVol
2
2 Vol
2
Sfera conduttrice
1 1 q 2
U 0( ) dVol
R 2 4o r 2
dVol 4r 2 dr
q2
U
8o R
Elettrostatica Densità di energia
Più semplicemente
q 1
C 4 0 R1 V
4 0 R
2
1 q
U qV U
2 8o R
1 q2
U CV 2 U
2 8o R
Elettrostatica I dielettrici
Ricordiamo che …
0 0
V0 h E0
0 0
0 V
0
(h s) V0
E0 0
0
Indipendemente dalla posizione della lastra
Elettrostatica I dielettrici
V V0 E0 0
E k r
k 0
" costante dielettric a relativa"
h kh k
Elettrostatica I dielettrici
0 0
V h V h
0 0
h
0
C0 0
h C C0
h
Se k o C costante dielettric a assoluta
h
Condensatore con dielettrico
Se riempiamo le armature di un condensatore con un materiale
isolante si trova che la capacita del condensatore aumenta di una
fattore pari a r che viene detta costante dielettrica relativa del
materiale introdotto.
Dielettrico Polare
i0 = i1 + i2
✓ Il punto di congiunzione di due o più rami di
circuito si dice NODO
✓ Il verso indicato dalla freccia convenzionalmente
indica la direzione delle cariche positive,
anche se in realtà sappiamo che nei conduttori
sono gli elettroni di conduzione a muoversi
il verso
convenzionale
della corrente è
quello delle
cariche positive
Corrente continua e alternata
Per convenzione si e stabilito che la corrente
elettrica è un flusso di cariche positive che si
muovono dal polo positivo (cioè quello a
potenziale maggiore) al polo negativo; in
realtà, nei conduttori metallici si muovono gli
elettroni di conduzione, che quindi vanno dal polo
negativo al polo positivo.
vd ds = vd dt
ds nel tempo dt la carica ha riempito il
volume blu in figura, per cui la quantità
di carica che ha attraversato la sezione
A del conduttore è:
dq = n e ( Avd dt )
dq
i= = n e Avd
dt
La corrente come flusso di carica
Introduciamo il vettore areale dA perpendicolare alla sezione del conduttore,
di verso concorde con il moto delle cariche positive, uguale in modulo all’area
della sezione; la corrente elettrica può scriversi in forma del tutto generale
come:
A i = n e vd dA
A
vd
ds Dunque la corrente elettrica è il
flusso delle cariche elettriche
attraverso il conduttore, ovvero la
quantità di carica che attraversa la
sezione del conduttore nell’unità di
tempo
i = n e Avd
La densità di corrente
Possiamo rendere la definizione di corrente più sintetica introducendo il
vettore densità di corrente J, diretto come la velocità della carica, e per
convenzione concorde con il moto delle cariche positive:
J = n e vd
A
vd Da cui si ottiene che la corrente può
esprimersi come flusso di J attraverso
ds la sezione del conduttore:
i = J dA
A
i = J dA = J A J =
i
J = A
A
A m2
La densità di corrente è la corrente che attraversa la sezione unitaria
del conduttore, ovvero la corrente per unità di area
Densità di corrente in un conduttore di
sezione non uniforme
✓ Come tutti i campi vettoriali, anche
la densità di corrente può
disegnarsi mediante linee di
flusso
✓ Nell’ipotesi di regime stazionario,
la corrente i (ovvero il flusso di J):
i = J dA
J A
Per calcolare la corrente che viaggia nel cilindro compreso tra R/2 ed R basta
sottrarre alla precedente il contributo dell’area di raggio R/2:
2
3
i = J ( R ) − J
R
2
= J R 2
= 6 10 −1
A = 1.9 A
4 4
Velocità dell’elettrone e velocità di
drift
La velocità media degli elettroni ve in un metallo è enorme:
m Km
ve 106
= 1000
s s
−5 m cm
vd 10 = 3.6
s h
V V
R= I= V = IR
Georg Simon Ohm I R
(1787-1854). I suoi
risultati furono ✓ La resistenza elettrica misura la resistenza
inizialmente respinti di un materiale conduttore ad essere
dalla comunità attraversato dalla corrente
scientifica. Visse in ✓ Benché conduttore, il materiale pone un ‘freno’
povertà fino al 1833
agli elettroni che lo attraversano. Questo freno
quando fu assunto al
politecnico di dipende dalle caratteristiche specifiche del
Norimberga; nel 1853 materiale
divenne professore ✓ La resistenza elettrica si misura in Ohm,
all’Università di indicata col simbolo W (omega)
Monaco.
R = Volt
= Ohm
Ampere
Prima legge di Ohm
✓ Un materiale obbedisce alla prima legge di
Ohm se, a temperatura costante, la V
resistenza è una costante propria del I=
R
conduttore, e dunque non dipende dalla
d.d.p. applicata ai capi del conduttore
✓ I conduttori che obbediscono alla legge di
Ohm si dicono ohmici; metalli semplici
come rame e grafite sono ohmici: in figura
si vede che corrente e d.d.p. sono
direttamente proporzionali, dunque I è una
linea retta, la cui pendenza è uguale
all’inverso di R Diodo al silicio non-ohmico
✓ In realtà, più che una legge, quello di
Ohm è un comportamento che molti, ma
non tutti i conduttori seguono
✓ In figura vediamo l’andamento corrente-
d.d.p. non rettilineo in un conduttore
non-ohmico; i moderni dispositivi
microelettronici come calcolatori, tablet,
smartphone sono pieni di conduttori non-
ohmici
Resistività e seconda legge di Ohm
Consideriamo un filo conduttore di
lunghezza L; sia A l’area della sezione e
V la d.d.p. ai capi del filo
Assumendo il campo elettrico costante
all’interno del filo, e una densità di
corrente J uniforme si ha:
V E L
I = JA V = EL R = =
I J A
Ohm verificò che il rapporto tra campo elettrico nel filo e densità di
corrente è una quantità che dipende soltanto della sostanza di cui è
fatto il conduttore e dalla temperatura, ma non dalla forma o dall’estensione
del filo; egli chiamò questa costante resistività elettrica (“rho”):
E L
= R=
J A
La 2a legge di Ohm dice che la resistenza R di un conduttore di sezione
costante è proporzionale alla lunghezza (L) e inversamente proporzionale
all’area (A) della sezione del conduttore; la resistività è dunque una
grandezza intensiva, a differenza della resistenza che è estensiva
Valori della resistività nei materiali
✓ L’unità di misura della resistività è ohm
= RA
= W m
per metro (Wm); la resistività è la
resistenza di un conduttore di
L lunghezza e sezione unitarie
✓ Distinguiamo 3 tipologie di materiali:
conduttori (bassissima ), isolanti
(altissima ), e i semiconduttori (
intermedia)
Valori della resistività a T ambiente
Origine microscopica della resistività
✓ Dalle leggi di Ohm deriva che se il campo e la d.d.p. sono costanti nel
tempo, poiché la resistività (a temperatura fissata) è una costante, anche
la densità di corrente, e di conseguenza la velocità di drift, devono
mantenersi costanti nel tempo:
E E 1
= J = = n e vd vd = E
J ne
✓ Secondo le leggi di Ohm, la velocità del flusso elettronico nella
direzione del campo elettrico vd deve essere costante nel tempo
✓ Inoltre, dai valori della resistività, per d.d.p. dell’ordine del volt risulta
che vd deve essere piccolissima: vd 10-5 m/s
✓ Ciò contrasta col fatto che, se gli elettroni fossero LIBERI di muoversi,
sotto l’azione di un campo uniforme dovrebbero subire un’accelerazione
uniforme, e dunque una velocità crescente nel tempo
✓ in pochi istanti la velocità nella direzione del campo dovrebbe diventare
altissima, così come la corrente elettrica, a causa della piccolissima
massa dell’elettrone;
q
a= E v = at
m
Origine microscopica della resistività
✓ Secondo Ohm, a causa della resistenza elettrica il moto elettronico è
frenato all’interno del conduttore; da cosa origina, a livello
microscopico, questo fenomeno ?
✓ Il moto degli elettroni di conduzione non è totalmente libero: essi
‘urtano’ contro gli atomi che ne frenano fortemente il flusso; più
frequenti sono gli urti, maggiore è la resistività del materiale
✓ gli urti sono causati dalle vibrazioni atomiche: a causa della
temperatura, gli atomi vibrano rapidamente attorno alle loro posizioni di
equilibrio, e gli elettroni urtano continuamente contro di essi: ogni
secondo l’elettrone urta contro un atomo circa 1014 - 1015 volte !!
Dipendenza della resistività dalla
temperature
✓ Nei conduttori la resistività
aumenta con la temperatura: in
figura è riportato l’esempio della
resistività del rame
✓ Ciò avviene poiché con l’aumento di T
aumentano l’ampiezza e la frequenza
delle vibrazioni atomiche attorno alle
posizioni di equilibrio, e dunque
aumenta la probabilità e la frequenza
degli urti tra atomi ed elettroni di
conduzione
dU = dq V = i dt V
Poiché V della batteria non varia nel tempo, t
l’energia totale erogata nel tempo t è: U = V i dt = QV
0
Ove Q è l’intera carica circolata nel circuito nel tempo t; la potenza: erogata
dalla batteria è:
dU dq V
PB = = = i V
dt dt
Dunque la potenza (energia per unità di tempo) erogata dalla batteria
è data dal prodotto della corrente erogata per la d.d.p. della batteria
Legge di Joule
R
Consideriamo un resistore, ai cui capi A B
sia applicata una tensione V; la
potenza (lavoro per unità di tempo)
erogata dalla batteria per far circolare la
corrente i attraverso il circuito è:
PB = i V V = VA − VB
Se all’interno del circuito vi è soltanto la resistenza R, per la conservazione
dell’energia tutta la potenza erogata deve essere dissipata in calore;
ne segue che la potenza dissipata PR è:
PR = PB = i V
Utilizzando Ohm, V = R i si ottiene infine:
PR = I 2 R
Questa è la celebre LEGGE DI JOULE: la quantità di calore per unità di
tempo sviluppata nel passaggio di una corrente elettrica attraverso il
resistore è data dal prodotto del quadrato della corrente per la
resistenza del resistore
Trasformazione di energia nel circuito
Come viene spesa l’energia erogata dalla
batteria ? Dipende dal dispositivo inserito nel
circuito
✓ Se il dispositivo è un resistore, si è trasformata
in energia termica (ovvero CALORE) del
resistore:
P = i2 R
✓ Se il dispositivo è un condensatore, l’energia è
(parzialmente) immagazzinata nel dispositivo:
1
U = C V 2
2
A 10 m
trascurabile rispetto ai valori tipici delle resistenze che si trovano nei circuiti
elettrici ( W - KW); l’insieme delle resistenze di un circuito si dice anche
carico resistivo
✓ Se si collegano i poli del generatore ad un circuito privo
di carico resistivo si ottiene un cortocircuito: la
corrente in pochi attimi diventa enorme, scaricando
la pila e danneggiando il generatore. Inoltre per effetto
Joule la corrente elevata può provocare bruciare il filo
conduttore, ed innescare un incendio
✓ Per prevenire questo rischio si usano i fusibili di
protezione, componenti elettrici costituiti da un piccolo
tratto di filo metallico a basso punto di fusione. Quando la
corrente supera un certo valore, per esempio a causa di
un cortocircuito, il fusibile fonde e interrompe il circuito
Circuiti di resistori e leggi di Kirchoff
✓ In un circuito di resistori alimentato da un
generatore tipicamente si conoscono le
resistenze e la d.d.p. della batteria
✓ risolvere il circuito significa determinare le
correnti e le d.d.p. presenti in ogni ramo
del circuito
✓ A tal fine si utilizzano le celebri leggi di
Kirchhoff
i1 = i2 + i3
Nel nodo c la corrente i1 esce mentre i2, i3 entrano; la relazione tra le
correnti è ovviamente la stessa
Circuiti di resistori e leggi di Kirchoff
✓ 2a legge di Kirchhoff: la somma algebrica
•c
delle d.d.p. calcolate su ciascun ramo di
un percorso chiuso è nulla.
✓ Consideriamo i punti a,b,c,d del circuito in
figura, alimentato da una batteria di f.e.m. E ;
è facile verificare che:
•d
(Vb − Va ) = E
Circuiti di resistori e leggi di Kirchoff
✓ Sostituiamo i valori delle d.d.p. nella seconda legge di Kirchhoff:
E
−E + i R1 + i R2 + i R3 = 0 i=
R1 + R2 + R3
✓ Ottenuto il valore della corrente, tutte le d.d.p. possono essere facilmente
calcolate applicando la 1a legge di Ohm
✓ Se scegliessimo il verso opposto della corrente ? Partiamo ad
esempio dal punto a, ed applichiamo Kirchhoff in verso opposto:
•d
a b c d a
E = iReq
E = i ( R1 + R2 + R3 )
Req = R1 + R2 + R3
•c
•d
R2
Problema 27
a b Consideriamo il circuito in Figura, con due
batterie in serie ed in fase, con:
R1 E2 E1 = 4 V E2 = 2 V
i R1 = 2 W R2 = 5 W R3 = 1W
E1 R3
1) calcolare la corrente nel circuito
c c
Il verso della corrente positiva è chiaramente quello indicato in figura,
concorde con il verso dei poli delle batterie; applichiamo la 2° legge di
Kirchoff, eguagliando le f.e.m. (salite di potenziale) alle d.d.p. ai capi delle
resistenze (discese di potenziale):
E1 + E2 = i ( R1 + R2 + R3 )
E1 + E2 6V
i= = = 0.75 A
( R1 + R2 + R3 ) 8 W
Problema 27
a R2
b 2) Calcolare le d.d.p. V1, V2, V3, ai
capi delle resistenze R1, R2, R3 :
R1 E2 V1 = Va ' − Va = i R1 = 1.5V
a' i b'
V2 = Va − Vb = i R2 = 3.75V
E1 R3
V3 = Vb ' − Vc = i R3 = 0.75V
c c
3) Calcolare la potenza dissipata 4) Calcolare la potenza erogata dalle
sulle resistenze: batterie:
E = Va − Vb = i1R1 = i2 R2 = i3 R3 E = iReq
1 1 1 1 1 1
i = i1 + i2 + i3 = (Va − Vb ) +
1
+ = + +
R1 R2 R3 Req R1 R2 R3
Collegamento in serie e in parallelo
Le lampadine dell’albero di Natale Gli elettrodomestici di casa (luci,
sono connesse in serie: se una si televisore, elettrodomestici) sono
fulmina il circuito si apre: non passa tutti connessi in parallelo: se
più corrente e nessuna lampadina si uno smette di funzionare gli altri
illumina più. continuano a funzionare
regolarmente
Problema 27.2
La figura mostra un circuito a più maglie con valori:
E = 12V R1 = 20 W R2 = 20 W R3 = 30 W R4 = 8 W
1) Calcolare la corrente i1 che transita attraverso
il ramo della batteria.
R2 ed R3 sono 1 1 1
= + R23 = 12 W
in parallelo: R23 R2 R3
R1234 = R1 + R23 + R4 = 40 W
Essendo in serie, la corrente che transita
attraverso R1, R23, R4, R1234 è la stessa; dunque:
E 12 V
i1 = = = 0.3 A
R1234 40 W
Problema 27.2
E = 12 V R1 = 20 W R2 = 20 W
R3 = 30 W R4 = 8 W
2) Calcolare le correnti i2, i3 che transitano
attraverso R2 ed R3
Vb − Vc 3.6V
i2 = = = 0.18 A
R2 20 W
Vb − Vc 3.6V
i3 = = = 0.12 A
R3 30 W
Come verifica del risultato, applichiamo la
1a legge di Kirchhoff nel nodo b: i1 = i2 + i3 = 0.3 A
Il magnetismo nel mondo tecnologico
Nella vita quotidiana siamo circondati da fenomeni magnetici di
ogni tipo, che utilizziamo per le più svariate applicazioni
tecnologiche:
motori elettrici di qualsiasi genere, dalle
macchine per applicazioni industriali ai
motorini del trapano e del rasoio elettrico
gli hard disk nei computer, le RAM
magnetiche
microfoni di cuffie, TV, computer,
telefoni.
nelle automobili: iniettori benzina,
finestrini e tettucci automatici
allarmi di sicurezza, citofoni, chiusura e
apertura automatica delle porte
metal detector per il controllo degli
Scorie di ferro raccolte da accessi
un magnete in acciaieria trasformatori di energia
Per gli ‘anziani’: le vecchie cassette
musicali e video
Elettricità e magnetismo
Elettricità e magnetismo sono fenomeni intimamente connessi,
alla cui radice vi è la stessa entità fisica: la carica elettrica;
possiamo quindi considerarli due facce dello stesso fenomeno:
l’ELETTROMAGNETISMO
B B dA 0
qint
E E dA
0
La forza di Lorentz
Hendrik Antoon Lorentz (Arnhem, 18
luglio 1853 – Haarlem, 4 febbraio 1928),
fisico olandese, ha contribuito in modo fondamentale
allo sviluppo di elettromagnetismo
elettrodinamica, relatività ristretta
Ricevette nel 1902 il Premio Nobel per la
fisica assieme a Pieter Zeeman per la scoperta e la
spiegazione teorica dell'effetto Zeeman.
Gli è stato dedicato un cratere lunare di 312 km di
diametro
Forza del campo magnetico (forza di
Lorentz)
Il campo magnetico (B) esercita una forza (detta
forza di Lorentz) su una particella di carica q che
si muove con velocità v data da:
q vB
F qv B si dice prodotto vettore
DIREZIONE: Il prodotto vettore è orientato
perpendicolarmente ad entrambi i vettori velocità e
campo magnetico. Dunque la direzione della
q0 forza esercitata da un campo magnetico su
una particella carica è sempre perpendicolare
F sia al campo magnetico che alla velocità della
q0 particella
b
θ
a
La regola della mano destra
Prima formulazione b
Si dispone il pollice lungo il primo vettore
a×b
Si dispone l’indice lungo il secondo vettore
Il verso del medio individua il verso del a
prodotto vettoriale
Seconda formulazione
Si chiude a pugno la mano destra
mantenendo sollevato il pollice
Le dita chiuse a pugno devono indicare il a×b
verso in cui il primo vettore deve ruotare
per sovrapporsi al secondo in modo che
l’angolo θ di rotazione sia minore di 180° b
Il verso del pollice individua il verso del
prodotto vettoriale
a
Proprietà del prodotto vettoriale
Il modulo del prodotto vettoriale è b
pari all’area del parallelogramma
individuato dai due vettori
Il prodotto vettoriale è nullo se i θ
due vettori sono paralleli (θ=0)
a
Il prodotto vettoriale gode della
proprietà anticommutativa:
r r r r
b × a = −a × b
Prodotto vettoriale in componenti cartesiane
Tenendo conto che i versori degli assi cartesiani sono a due a due
perpendicolari fra loro, ed applicando la regola della mano destra, si
hanno le seguenti relazioni:
iˆ × iˆ = 0 iˆ × ˆj = kˆ iˆ × kˆ = − ˆj
ˆj × iˆ = − kˆ ˆj × ˆj = 0 ˆj × kˆ = iˆ
kˆ × iˆ = ˆj kˆ × ˆj = −iˆ kˆ × kˆ = 0
Pertanto, esprimendo i vettori in termini delle loro componenti
cartesiane, si ha che:
r r ˆ
a × b = i (a y bz − a z b y ) + ˆj(a z bx − a x bz ) + kˆ(a x b y − a y bx )
iˆ ˆj kˆ
r r
a × b = ax ay az
bx by bz
Forza del campo magnetico
F qv B
MODULO: Il modulo (intensità) della forza è
dato dal prodotto dei moduli di carica,
velocità, e campo, moltiplicato per il seno
q dell’angolo formato dai vettori v e B:
F q v B sin q A
A: area del parallelogramma
formato dai vettori v e B
0 180o
B B
Dunque se v e B sono paralleli, concordi o
v v discordi, la forza di Lorentz è nulla; dati v e
B, la forza massima si ha quando questi
sono perpendicolari; in tal caso:
F qvB
Forza nel riferimento cartesiano
ẑ F qv B
Formula generale del PRODOTTO VETTORE:
F xˆ yˆ zˆ
q v B vx vy vz
o ŷ Bx By Bz
90
x̂ v y Bz vz By xˆ vx Bz vz Bx yˆ vx By v y Bx zˆ
ẑ
Consideriamo il caso semplice in figura, con v e B
perpendicolari; orientiamo v lungo x e B lungo y:
xˆ yˆ zˆ
q
v B vx 0 0 vx By zˆ
90o
ŷ 0 By 0
x̂
F q vx By zˆ
F
Unità di misura del campo magnetico
Nel Sistema Internazionale l’unità di misura del campo
magnetico è il Tesla (T), in onore del grande scienziato e
inventore serbo. Dalla formula di Lorentz segue che un Tesla
è uguale a Newton per secondo su Coulomb per metro:
F N N
B T
qv C
m Am
Nikola Tesla s
(1856 –1943) Un’altra unità molto utilizzata per il campo magnetico è il
Gauss:
1T 104 Gauss
Problema 28
Un protone che viaggia con velocità uniforme v ed
energia cinetica 8.510-13 J entra in un campo
magnetico uniforme B=1.210-3 T, perpendicolare
alla pagina con verso uscente
Calcolare la forza FB esercitata dal campo magnetico
sul protone, ricordando che la massa del protone è
1.6710-27 Kg (si trascuri il campo magnetico
x terrestre)
Ricordiamo che: il campo magnetico cambia la
F e v B e v B xˆ direzione della particella, ma NON può mai cambiare
il modulo della velocità; dunque, anche all’interno
del campo l’energia cinetica del protone si mantiene
costante:
1 2 Ek 17 1013 J 7 m
Ek mP v v
2
27
3.2 10
2 mP 1.67 10 Kg s
m
F 1.6 1019 C 3.2 107 1.2 103 T 6.14 1015 N
s
Problema 28.1
Un protone (m = 1.67 10-27 Kg) entra in un campo magnetico d’intensità B
=2.6 mT con velocità v orientata con angolo di 23° rispetto al campo
magnetico; il protone subisce una forza F = 6.510-17 N.
1) Indicare direzione e verso della forza
2) Calcolare il modulo della velocità
3) Calcolare l’energia cinetica
Assumiamo un riferimento
cartesiano, con B diretto lungo l’asse
ŷ x e v nel piano (x,y). La forza è:
v
F q v B qvB sin 23o zˆ
FB 23 o
x̂
B
ẑ
F 6.5 1017 N 5 m
v 4 10
qB sin 23o 1.6 1019 C 2.6mT sin 23o s
2
1 2 1
5 m
Ek mv 1.67 10 Kg 4 10 13.36 1017 J 8.3 102 eV
2 2
27
s
Problema 28.2
Una particella a (carica q=2e, massa m=6.67 10-27 Kg) attraversa con
velocità di modulo v = 550 m/s un campo magnetico d’intensità B =0.045 T;
velocità e campo magnetico formano un angolo di 52°. Calcolare:
1) Modulo, direzione e verso della forza di Lorentz
2) l’accelerazione dovuta alla forza
ŷ Assumiamo un riferimento
cartesiano, con B diretto lungo l’asse
x e v nel piano (x,y). La forza è:
v
FB
52 o
x̂
F q v B qvB sin 52o zˆ
B
ẑ m
F 3.2 10 C 550 0.045T sin 52o 0.62 1017 N
19
s
F 0.62 1017 N 8 m
a 9 .3 10
m 6.67 1027 Kg s2
Il modulo della velocità non varia a causa della forza di Lorentz; dunque
anche forza e accelerazione sono in modulo costanti nel tempo
Problema 28.3
Un elettrone entra in un campo magnetico con velocità iniziale:
6 m 6 m
v 2 10 xˆ 3 10 yˆ B 0.03Txˆ 0.15Tyˆ
s s
ŷ
1) Calcolare modulo, direzione e verso della forza di Lorentz
all’ingresso nel campo
v 2) Ricalcolare la forza in caso di un protone
x̂
FB Essendo date le componenti, conviene calcolare la
forza dalla formula generale del prodotto vettore:
ẑ xˆ yˆ zˆ
B
0 vx By v y Bx zˆ 0.39 10 T zˆ
m
v B vx vy 6
s
Bx By 0
F evx By v y Bx zˆ 1.6 10 C 0.39 10 Tzˆ 0.624 1013 Nzˆ
19 6 m
s
La forza è perpendicolare alla pagina con verso entrante. Nel caso di un
protone, cambia il segno della carica, per cui la forza è uguale in modulo e
direzione ma il verso è entrante nella pagina
Problema 28.4
Un campo elettrico ed un campo magnetico agiscono su un elettrone in
moto; le due forze si annullano reciprocamente. Calcolare la velocità minima
dell’elettrone compatibile con la condizione di forza totale nulla. I moduli dei
campi sono E=1.5 kV/m, B=0.4 T
Notiamo che il problema assegna il modulo di B, ma
ẑ non la sua direzione; sia (x,y) il piano in cui giacciono
v e B, e assumiamo v lungo l’asse x; per Lorentz la
FE forza magnetica FB sarà diretta lungo l’asse z
negativo, per cui, al fine di annullare la forza totale,
la forza elettrica FE deve essere nel verso di z
ŷ positivo; la condizione di forza totale nulla è:
v a
B eE ev B evB sin a zˆ
E
x̂ da cui: E vB sin a v
FB B sin a
La forze elettrica è fissata, mentre la forza di Lorentz ha 2 incognite: la
velocità e l’angolo a; chiaramente la velocità minima che soddisfa
l’annullamento della forza si ha per sin(a)=1, per cui:
E 1.5kV m
v 3.75 103
B 0.4Tm s
Moto della carica nel campo magnetico
La formula di Lorentz ci dice che in qualsiasi istante durante il moto, la
forza magnetica è sempre perpendicolare alla velocità della carica
da ciò deriva che il modulo della velocità della particella in campo
magnetico resta costante; il campo magnetico modifica soltanto la
direzione, non il valore assoluto della velocità
se il modulo della velocità non cambia, anche l’energia cinetica della
carica nel campo magnetico resta costante
DIMOSTRAZIONE: se forza e velocità sono sempre perpendicolari,
legge di Newton anche accelerazione e velocità lo sono: v a 0
per la
In coordinate cartesiane:
dvx dv y dv
vx ax v y a y vz a z 0 vx vy vz z 0
dt dt dt
Da questo risultato discende che la derivata rispetto al tempo della velocità
al quadrato è anche nulla:
d 2 d dv dv y dv
v vx 2 v y 2 v z 2 2 vx x v y vz z 0
dt dt dt dt dt
Dunque, la velocità al quadrato è costante nel tempo; ne deriva ovviamente
che deve esserlo anche il modulo
Moto della carica nel campo magnetico
uniforme
Consideriamo il caso di campo magnetico uniforme; supponiamo B
perpendicolare al foglio, di verso uscente dal foglio
Una carica positiva entra nella regione del campo magnetico con velocità
iniziale v, perpendicolare alla direzione del campo
È facile vedere che se B è uniforme, forza di Lorentz e accelerazione
della particella sono entrambe costanti in modulo:
q vB
F q vB a
m
B
F
v -
Cinematica del moto circolare uniforme
si dimostra che nel moto circolare uniforme, velocità, v2
raggio, e accelerazione sono legati dalla relazione: a
r
2 r 2 m
periodo T (tempo di percorrenza di un giro): T
v qB
1 qB
frequenza n (numero di giri compiuti nell’unità di tempo):
T 2 m
qB
frequenza angolare: 2
m
Rivelazione della traiettoria
dell’elettrone in campo magnetico
2 r
p v|| T v||
v
r m
abbiamo visto che:
v q B
2 m
dunque: p v||
qB
Problema 28.4
Un elettrone (m=9.11 10-31 Kg) con energia
cinetica Ek = 22.5 eV si muove in un campo
magnetico uniforme B=4.55 10-4 T; l’angolo
tra campo magnetico e velocità è = 65.5°
calcolare il periodo T ed il passo p della
traiettoria ad elica compiuta dall’elettrone
2 Ek 45 1.6 1019 J m 6 m
v||
m
cos
9.111031 Kg
cos
65.50
2.8 10 6
0.4
s
1.16 10
s
2 m 2 9.111031 Kg 8
periodo: T 19 4
7.86 10 s
e B 1.6 10 C 4.55 10 T
m
passo dell’elica: p v||T 1.16 106 7.86 108 s 9.12 cm
s
Il campo magnetico terrestre
La terra ha un proprio campo magnetico d’intensità (sulla superficie
terrestre) 10-4 T = 1 Gauss
il campo è generato dal nucleo terrestre, costituito da ferro liquido
ad altissima temperatura per ragioni ancora ignote
La presenza del campo magnetico è facilmente verificabile mediante la
bussola, essenzialmente un aghetto magnetico libero di ruotare attorno ad
un perno: l’ago si allinea parallelamente al campo, e così ci indica la
direzione NORD-SUD del campo magnetico
L’aurora è caratterizzata da
bande luminose di forma e
colore rapidamente mutevoli
nel tempo e nello spazio,
tipicamente rosso (emesso da
molecole di azoto) e verde
(emesso da atomi di ossigeno)
Aurora australe nello stato Victoria,
Australia
Forza magnetica su un filo percorso da
corrente
Se un filo conduttore percorso da corrente elettrica è
immerso in un campo magnetico, gli elettroni in
moto sono soggetti alla forza di Lorentz
non potendo gli elettroni essere espulsi dal filo,
questa forza viene trasmessa alla massa del
conduttore
se il conduttore è mobile o flessibile, può essere
spostato o deflesso dalla forza di Lorentz
In figura vediamo un tratto di filo conduttore che
attraversa un campo magnetico perpendicolare al
foglio, di verso uscente (indicato dai puntini verdi)
la forza di Lorentz è:
F q vd B
vd è la velocità di deriva (drift) con cui il flusso di elettroni di conduzione si
muove nel conduttore; per convenzione, il verso della corrente positiva i è
opposto a vd, ma q=-e, per cui F è diretta verso destra
se la corrente fosse dovuta a cariche positive vd sarebbe concorde con i,
ma essendo q=+e la forza è comunque orientata verso destra; dunque,
invertendo simultaneamente segno della carica e verso della
velocità, la forza di Lorentz rimane invariata
Forza magnetica su un filo percorso da
corrente
Possiamo quindi sempre assumere q positiva e vd
concorde con la corrente positiva; il fatto che le
cariche effettivamente in moto siano positive o
negative non influisce sul valore della forza
Se invertiamo il verso della corrente oppure il
verso del campo magnetico, è facile verificare che
anche la forza di Lorentz cambia verso
Riscriviamo vd come rapporto tra la lunghezza L del
segmento di filo percorso nel tempo t, e tempo t
impiegato:
L
vd
t
se q è la carica che attraversa il filo nel tempo t, si
ottiene:
L
q vd i t i L
t
Forza magnetica su un filo percorso da
corrente
Possiamo quindi riscrivere la forza di Lorentz sul filo
percorso da corrente in forma macroscopica in
termini di corrente:
F i LB
Ove abbiamo definito un vettore L il cui modulo è la
sezione di filo immerso nel campo magnetico, di
direzione e verso uguale alla direzione e verso della
corrente positiva
L
dL FB i dL B
0
FB i L B
E la forza di gravità diretta verso il basso:
Fg Mg
devono bilanciarsi, per cui:
M g g
i L B Mg B l
L i i
xˆ yˆ zˆ
F i L B i Lx Ly 0 i Ly Bx zˆ i L B sin(35o ) zˆ
Bx 0 0
Problema 28.21
Un cavo conduttore orizzontale di una linea elettrica è percorso da una
corrente i = 5000 A; il campo magnetico terrestre nelle vicinanze della linea
vale B = 60 mT, ed è inclinato di 70° verso il basso rispetto al filo. Orientiamo il
cavo lungo l’asse x, ed il campo magnetico nel piano (x,y); si determini
direzione, verso, ed intensità della forza magnetica che agisce su 100 m di cavo
ŷ
la forza è orientata verso l’asse z
negativo; in modulo:
i L
FB x̂
FB i LB sin(70o )
70 o 5000 A 100 m 60 mT 0.94 28.2 N
ẑ
In alternativa si calcolo il prodotto vettore:
B
xˆ yˆ zˆ
L B Lx 0 0 Lx By zˆ LB sin(70o ) zˆ
Bx By 0
Problema 28.22
Il filo in figura è percorso da una corrente di 2 A, e
B giace in un campo magnetico uniforme B = 4 T,
orientato perpendicolarmente alla pagina in verso
uscente. Ciascuna sezione retta del filo è lunga L =2
m, e forma un angolo di 60° con l’asse x.
Calcolare la forza magnetica agente sul filo in
coordinate cartesiane F=(Fx, Fy, Fz)
Metodo 1, analisi geometrica: Le forze di Lorentz
su ciascun segmento di filo giacciono nel piano
(x,y), sono perpendicolari alla direzione del filo ed
orientate come in figura. Essendo anche uguali in
modulo, è evidente che la loro somma ha solo la
componente lungo l’asse y diversa da zero:
F1 F2 Modulo: F1 F2 i LB
Componenti lungo y: F1 y F2 y iLB cos( )
Forza totale: F 2iLB cos( ) yˆ 16 N yˆ
Problema 28.22
L1 Metodo 2, prodotto vettore:
L2 xˆ yˆ zˆ
F1 F2
F1 i L1x L1 y 0 i L1 y B xˆ i L1x B yˆ
0 0 B
xˆ yˆ zˆ
F2 i L2 x L2 y 0 i L2 y B xˆ i L2 x B yˆ
0 0 B
L1 y L2 y ; L1x L2 x L cos( )
F 2iLB cos( ) yˆ 16 N yˆ
Torsione della spira percorsa da
corrente
La maggior parte del lavoro nel mondo è svolta dai motori elettrici
Alla base del meccanismo che permette al motore elettrico di funzionare vi
è la forza di Lorentz esercitata sulla spira percorsa da corrente
N i ( r ) nˆ B
2
Momento di dipolo magnetico
La bobina immersa in un campo magnetico si comporta essenzialmente
come un momento di dipolo magnetico, il quale ruota per allineare il
proprio asse col campo magnetico, col polo nord del dipolo più vicino al
polo sud del campo, e viceversa
Definiamo momento di dipolo magnetico il vettore: m N i A nˆ
che chiaramente si misura in Ampere m2
il momento torcente può quindi riscriversi: mB
ha dimensione fisica dell’energia, N
per cui si misura in Joule: A m T A m
2
Nm J
2
Am
N
n̂
i
B
N S
S
Momento di dipolo magnetico
m N i A nˆ
n̂
N
i mB
B
N S
Invertendo il verso della
corrente nella bobina si
S invertono n e , e di
conseguenza il verso di
rotazione della spira
Dunque, invertire la
S corrente equivale ad
invertire i poli N e S del
i momento di dipolo della
B
N S bobina
n̂
N
Momento torcente: riepilogo
il verso della torsione della spira percorsa da corrente in campo magnetico è
descritta dalla regola della mano destra:
orientiamo le 4 dita nel verso della corrente: il pollice dà la direzione ed il
verso della normale n
orientiamo il pollice lungo l’asse di rotazione della spira, ovvero in
direzione di : le 4 dita indicano il verso di rotazione della spira
momento di dipolo magnetico m N i A nˆ
momento torcente mB
i
n̂
B
B
Principio di equivalenza di
Ampere
Un ago magnetico sottoposto ad un campo
magnetico si comporta come una spira
percorsa da corrente
Una spira piana di area dA percorsa dalla
corrente i equivale agli effetti magnetici a un
dipolo magnetico di momento magnetico
! ! !
n perpendicolare al piano della
dm = idAn spira e orientato rispetto al verso
della corrente secondo la regola
della mano destra
Principio di equivalenza di
Ampere
Un ago magnetico sottoposto ad un campo
magnetico si comporta come una spira
percorsa da corrente
Una spira piana di area dA percorsa dalla
corrente i equivale agli effetti magnetici a un
dipolo magnetico di momento magnetico
! ! !
dm !
dm
dm = idAn ⇔
i dA
Lavoro del campo magnetico
Un campo magnetico può compiere lavoro ?
U ( ) m B
Lavoro del campo magnetico sul
momento di dipolo magnetico
L U f U i U i U f
Dati due angoli di rotazione i e f, consideriamo il lavoro compiuto dal
campo magnetico per ruotare il dipolo da i a f
Utilizzando l’espressione dell’energia potenziale magnetica si ha:
U i mi B m B cos i U f m f B m B cos f
L U i U f m B cos f cos i
i f 0
Ad esempio il lavoro fatto dal campo per
ruotare il dipolo da i = (punto di
massima energia) a f = 0 (minima energia)
è chiaramente:
L U U 0 2 m B
Problema 28.26
Una bobina rettangolare incernierata lungo l’asse y, parallela al piano (x,y),
con N = 20 spire, lati lunghi 10 cm e 5 cm, è percorsa da corrente i =0.1 A il
cui verso è indicato in figura; la bobina è immersa in un campo magnetico B
= 0.5 T parallelo al piano (x,z), con = 30°. Calcolare:
il momento di dipolo della bobina
il momento torcente = (x, y, z), esercitato dal campo sulla bobina
Il lavoro speso dal campo magnetico per allineare il dipolo della bobina al
campo
Dalla regola della mano destra, segue che il
versore normale al piano della spira è orientato
lungo l’asse z negativo, per cui il momento di
dipolo della bobina è:
m iNAnˆ iNA zˆ
0 i ds r
dB = P
4 r 3
dB
Félix Savart
(Charleville,
1791-1841)
1 dt 1 1
I= 2
R 2
cos (t ) cos (t )( −2
)
3/ 2
= 2
R cos(t ) dt = 2 sin(t )
R
tan (t ) = sin(t ) =
s s
R s2 + R2
s 1
I= =
R2 s2 + R2 R 2 1 + ( R / s)2
Campo magnetico di un filo infinito
✓ in tutti i punti dello spazio, B dipende soltanto dalla distanza R dal filo,
dunque le sue linee di flusso (in verde) sono cerchi concentrici, nel piano
perpendicolare alla direzione del filo; il campo ha simmetria cilindrica
✓ L’intensità del campo è inversamente proporzionale ad R; dunque la
densità dei cerchi si riduce allontanandosi dal filo
✓ B è sempre perpendicolare al filo e alla distanza R dal filo ed il verso di B si
ottiene dalla seguente regola della mano destra: orientando il pollice lungo
i, le 4 dita indicano il verso di B
i
B B
0 i ds
dB = r2
4
✓ B è perpendicolare ed uscente dalla pagina
r ✓ per ottenere il campo dell’intero arco
dobbiamo integrare in ds; essendo r costante:
0 is
B= r2
4
esprimendo la lunghezza s in termini dell’angolo sotteso f in radianti, si ha:
0 i frad
frad r =s B=
4 r
0i
Per frad = 2 si ha il campo generato dalla spira circolare nel centro: B=
2r
Problema 29.1
✓ Consideriamo il filo in figura, percorso da
corrente i=8 A; sia R=4 cm; calcolare
modulo, direzione e verso del campo
magnetico nel punto C
✓ Possiamo calcolare B come somma dei campi
dovuti a 3 elementi distinti: i due tratti
rettilinei è l’arco di curva nel mezzo
0 −7 Tm 1
B1 B2 Bx = ( 2 1)
i − i = 2 10 16 A = 8 10−5 T
b 2 d A 4 cm
a = 45o
Tm 1
By = 0 ( i2 + i1 ) = 2 10−7 48 A = 24 10−5 T
2 d A 4 cm
90o
45o x Infine ricaviamo modulo e direzione del
campo totale lungo l’asse x:
By
B = B + B = 25.3 10 T
2 2 −5 tan( b ) = = 3 b = 71.60
x x Bx
Forze tra due fili conduttori paralleli
Bb ✓ Calcoliamo la forza esercitata tra
ẑ due fili conduttori paralleli a, b,
Fa percorsi da correnti ia, ib di verso
ŷ Fb concorde
✓ Consideriamo un riferimento con
l’asse x parallelo ai fili e z
perpendicolare al piano dei fili;
x̂ siano Ba e Bb i campi generati da ia
e ib
0ia
Il campo generato dal filo a in un qualunque punto del filo b è: Ba = − zˆ
2 d
i
Il campo generato da b in un qualunque punto di a è: Bb = 0 b zˆ
2 d
iiL
la forza che agisce su una sezione L del filo b: Fb = ib Lb Ba = 0 a b yˆ
2 d
0ia ib L
La forza che agisce su una sezione L del filo a: Fa = ia La Bb = − yˆ
2 d
Due fili percorsi da correnti concordi si attraggono con una forza uguale
in modulo e direzione ed opposta in verso (principio di azione e reazione)
Forze tra due fili conduttori paralleli
Invertiamo il verso di ib e ricalcoliamo
Fa le forze per le due correnti discordi
ẑ La
i
Bb Il campo generato da a Ba = − 0 a zˆ
ŷ resta lo stesso: 2 d
Lb
ia Fb poiché Lb ha cambiato verso, anche la
forza che agisce su b cambia verso:
ib x̂
Ba 0ia ib L
Fb = ib Lb Ba = − yˆ
2 d
0ib
il campo generato da b cambia verso: Bb = − zˆ
2 d
iiL
La forza che agisce sul filo a: F = i L B = 0 a b yˆ = − F
2 d
a a a b b
La scelta più semplice per risolvere l’integrale sul circuito è quindi quella di
prendere un circuito circolare centrato attorno al filo, poiché lungo il cerchio il
campo è costante in modulo e sempre parallelo al vettore spostamento ds.
Dunque:
B ds = B ds =B ds =B(2r )
Applicando quindi la legge di Ampère, si trova (molto più semplicemente che
integrando la formula di Biot-Savart):
0i
B(2r ) = 0i B =
2r
Campo magnetico all’interno del filo
✓ Calcoliamo il campo magnetico generato dal
filo in un punto interno alla sezione del filo
(sia R il raggio della sezione); si supponga la
densità di corrente J uniforme all’interno
del filo
✓ Il campo magnetico ha ancora simmetria
cilindrica, e stessa direzione e verso che
all’esterno del filo
✓ considerando l’integrale lungo un cerchio di
raggio r < R, si ripete lo sviluppo visto per il
campo esterno al filo, ottenendo, per la legge
di Ampére:
B ds = B ( 2 r ) = 0 i'
✓ Adesso i’ è la corrente che scorre internamente al cilindro di raggio r
✓ Essendo J uniforme, se A=R2 è l’area totale della sezione del filo, e A’=r2
l’area della sezione interna al circuito amperiano, si ha:
A'
i ' = JA ' = i = i
r2 r2
=i 2
0 i ' 0i
B= = r
A R 2
R 2 r 2 R 2
Riepilogo: campo magnetico di un filo
percorso da corrente
B ds 0i
B= esterno al filo
2 r
r
0i
B= r interno al filo
2R 2
0iin (r )
r B ds = B ( 2 r ) = 0iin (r ) B = 2 r
essendo la densità di corrente non uniforme,
la corrente interna al cerchio chiuso di raggio r
deve essere calcolata dalla formula generale:
r
iin (r ) = J (r ' ) dA
a
Problema 29.3
Dobbiamo calcolare la corrente che scorre
all’interno della sezione cilindrica delimitata dal
circuito rosso; la corrente è perpendicolare
all’area della sezione, per cui il prodotto scalare
r' dr ' si può eliminare; consideriamo l’area disegnata
in giallo in figura, ovvero un anello di raggio r’
e spessore dr’:
dA = 2 r ' dr '
r r r 4
− a 4
iin (r ) = 2 J (r ' )r ' dr ' = 2c r '3 dr = 2c
a a 4
r 4 − a4 T m A 4 4
− 2 4
B = 0 c = 4 10−7 4 10 6
10 −6 3
m =
A
4
4r m 16
( )
= 44 − 24 10−7 T = 0.754 10−4 T
Il Solenoide
✓ Un caso estremamente importante in cui la
legge di Ampère è utile è il solenoide,
ovvero una bobina cilindrica in cui la
lunghezza del filo avvolto è molto
maggiore del diametro della bobina
✓ un solenoide infinitamente lungo e
formato da spire strettamente unite si
dice ideale.
✓ Nel solenoide ideale il campo magnetico è nullo al di fuori del
solenoide, uniforme e parallelo all’asse del solenoide all’interno
✓ In pratica il solenoide è lo strumento più comune per generare campi
magnetici uniformi al suo interno, e nulli all’esterno; dunque è l’analogo
del condensatore per i campi elettrici
✓ Supporre il campo nullo all’esterno è ragionevole anche per un solenoide
reale, purché la sua lunghezza sia molto maggiore del diametro, ed i punti
in cui consideriamo B sufficientemente lontani dai bordi.
b c c a
B ds = B ds + B ds + B ds + B ds
a b d d
Soltanto l’integrale tra a e b è diverso da zero: sui lati verticali B e ds sono
perpendicolari ed il prodotto scalare è nullo, mentre fuori dal solenoide B = 0
Campo magnetico del solenoide ideale
b
B ds = a
B ds
Poiché B è uniforme e parallelo a ds
in tutti punti tra a e b, il risultato
dell’integrale di linea è
semplicemente:
b
B ds = a
B ds = Bh
Tm
B = 4 10 5 A 5000 m −1 = 10−2 T
−7
A
NB: d non entra nell’espressione di B, serve soltanto a definire il carattere
ideale del solenoide
Campo magnetico del toroide
✓ Il toroide è un solenoide ripiegato a
ciambella; nella figura in basso vediamo le
spire del toroide tagliate in sezione
✓ si intuisce che le linee di campo
magnetico interne al toroide debbono
essere circonferenze centrate nel
centro del toroide
✓ Il verso della corrente è uguale a quello del
solenoide visto in precedenza: la corrente
esce dalle spire esterne, ed entra in quelle
interne; per la regola della mano destra, B
è orientato in verso orario (linee verdi)
✓ Utilizzando il circuito Amperiano di raggio r,
(linea arancione), calcoliamo l’integrale
curvilineo percorrendo il loop in senso
orario, cosicché B e ds siano paralleli e
concordi, ed il loro prodotto scalare sia
positivo
Campo magnetico del toroide
✓ Per simmetria radiale il campo è uniforme
in modulo e sempre tangenziale al circuito
amperiano in ogni suo punto, per cui la
circuitazione del campo è:
B ds = B(2 r )
✓ dalla legge di Ampére:
B(2 r ) = 0i N
✓ Si noti che le N correnti interne al loop
sono entranti nel foglio, per cui,
integrando in senso orario, vanno presa
col segno positivo, come prescritto dalla
regola della mano destra; dunque:
0 iN
B=
2 r
Campo magnetico del toroide
✓ Considerando un circuito Amperiano
esterno al toroide (giallo) oppure interno
alla cavità delimitata dal toroide (rosso)
✓ vediamo che in entrambi i casi la
corrente totale che attraversa l’area
racchiusa dal circuito è
complessivamente nulla
✓ Dunque il campo magnetico esterno
alla superficie del toroide è sempre
nullo
L’area delimitata dal circuito rosso non è
attraversata da spire, per cui i =0
B ds = B(2 r ) = 0 B = 0
L’area delimitata dal circuito giallo è attraversata da N fili con corrente
entrante nel foglio, ed N fili con corrente uscente, per cui in totale:
B ds = B(2 r ) = ( Ni − Ni ) = 0 B = 0
0
Campo magnetico generato dalla
bobina
✓ La bobina in campo magnetico si
comporta come un dipolo magnetico di
momento = NiA, la cui direzione dipende dal
verso della corrente, secondo la regola della
mano destra
✓ Come il dipolo magnetico ed ogni circuito
percorso da corrente, anche la bobina
produce il suo campo magnetico; ma a
differenza del solenoide e del toroide, la
bobina non ha simmetria così elevata da
permettere l’utilizzo della legge di Ampère, per
cui il calcolo di B richiede l’uso di Biot-Savart
✓ Lungo l’asse perpendicolare al piano, B è
simile a quello generato da un dipolo
magnetico, con la faccia superiore della spira
che funge da polo nord, e quella inferiore da
polo sud
✓ Nei dintorni della spira il campo si discosta radicalmente da quello tipico
del dipolo magnetico, e approssima quello del filo rettilineo, con centri
concentrici che si diradano allontanandosi dal filo
Campo magnetico generato dalla bobina
lungo l’asse
ẑ Per una bobina di area A, corrente i, ed N spire, si
dimostra che il campo B generato lungo l’asse z
perpendicolare al piano della bobina e passante per il
B centro è dato da:
0 = NiA zˆ
B( z ) =
2 ( R 2 + z 2 )3/2
R B è proporzionale al momento di dipolo, ed ha quindi
stessa direzione e verso di
i
nel centro della bobina (z=0)*:
0 0 Ni
B(0) = = zˆ
2 R 3
2R
✓ questa espressione per B è valida non solo per la
R bobina ma anche per il campo generato da un
qualsiasi dipolo magnetico di momento lungo
l’asse del dipolo
i
✓ L’espressione di B ha una forte analogia col
campo del dipolo elettrico calcolato lungo l’asse del
dipolo:
1 1
E( z) = p p = qd
2 0 z 3
Sommario: campi magnetici generati da
correnti
0 i ds r
Legge di Biot-Savart dB =
P 4 r
3
Permeabilità T m
0 = 4 10−7
magnetica del vuoto A
0
B( z ) =
Nel toroide 2 z 3
0 i N
B=
2 r
Corrente di spostamento
Corrente di spostamento
σ Q
=
E =
ε0 ε0 A
Q= ε 0 EA= ε 0 Φ E ΦE = ∫ E ⋅ dS
dQ dΦE dΦE
I = ε0
= IS = ε0 Corrente di spostamento
dt dt dt
dΦE
∫ B =
⋅ d r µ 0 ∑ i + ε d
∫ B ⋅ d=r µ0 ∫ j ⋅ ds + ε 0 dt ∫ E ⋅ ds
0
dt
Corrente di spostamento
Induzione magnetica
✓ La scoperta di Oersted (1820) che correnti
elettriche, e dunque campi elettrici, sono in grado
di generare campi magnetici fu sbalorditiva
✓ altrettanto sorprendente fu scoprire che è vero
anche il viceversa, ovvero che i campi magnetici
sono in grado di generare campi elettrici e
quindi correnti elettriche
✓ Il legame tra campo magnetico e campo elettrico
da questo generato è descritto dalla legge di
Michael Faraday
Faraday sull’induzione magnetica o
(Southwark, UK,
elettromagnetica (1831)
1791 – 1867)
✓ L’induzione magnetica è alla base di moltissime
applicazioni industriali, e anche di molti
strumenti elettronici di uso comune: dalla
chitarra elettrica ai generatori elettrici, dalle piastre
da cucina ai grandi forni ad induzione delle fonderie
Aspetti fenomenologici dell’induzione
1) Consideriamo una spira isolata, con un
amperometro inserito per misurare
corrente; non c’è generatore né corrente
nella spira
2) Avviciniamo un magnete in modo che le
linee di campo del magnete entrino nella
spira: l’amperometro segna una corrente
nel circuito
3) Manteniamo il magnete immobile vicino alla
spira: la corrente cessa
4) Allontaniamo il magnete dalla spira:
compare una corrente di verso opposto.
✓ si genera corrente solo se spira e magnete sono in moto relativo,
ovvero se uno dei due si muove rispetto all’altro; se sono fermi non
succede nulla
✓ un moto più veloce produce corrente più intensa
✓ se ripetiamo l’esperimento invertendo il verso del magnete (col polo sud
più vicino alla spira) la corrente nella spira si inverte
✓ La corrente che compare nella spira è detta corrente indotta, la d.d.p. è
detta forza elettromotrice indotta, e il fenomeno induzione
elettromagnetica
Flusso del campo magnetico
✓ Faraday capì che la corrente indotta nella spira è generata dalla
variazione nel tempo dell’intensità del campo magnetico che
attraversa la spira, ovvero dalla variazione nel tempo del numero di
linee di forza che attraversano l’area della spira
✓ Dunque, non conta l’intensità del campo, ma il fatto che questo vari
nel tempo; quanto più rapida è questa variazione, tanto più forte la
corrente indotta
✓ Il campo magnetico attraverso la spira è quantificato dal FLUSSO, che dà
il numero di linee di campo che attraversano la superficie della spira:
✓ Nel caso più semplice di una spira piana di area A, e di un campo uniforme
su tutti i punti della superficie e perpendicolare alla superficie:
B = BA
✓ L’unità di misura del flusso magnetico è il Weber (Wb): Wb = T m 2
Legge di Faraday
✓ La variazione nel tempo del flusso magnetico attraverso l’area
della spira induce nella spira una forza elettromotrice uguale alla
derivata del flusso rispetto al tempo, cambiata di segno
B
E =−
t
✓ Generare una f.e.m. nel circuito chiuso equivale ad inserire nel circuito una
batteria; è come se la variazione del flusso facesse magicamente
apparire una batteria lungo la spira in grado di far circolare corrente !
✓ Il segno (–) nella legge di Faraday indica che la corrente indotta si
oppone all’aumento del flusso (legge di Lenz)
✓ Se invece di una singola spira si ha una bobina con N spire, le f.e.m.
indotte su ciascuna spira si sommano come N batterie collegate in serie;
per cui la f.e.m. totale indotta nella bobina è
B
E = −N
t
Si noti che vi sono diversi modi per far variare il flusso attraverso la spira:
✓ Utilizzando un campo B variabile nel tempo
✓ Variando l’area o deformando la spira se essa è deformabile
✓ Se B è non uniforme variando la posizione della spira rispetto al campo
✓ Ruotando la spira, in modo che cambi l’angolo tra B e dA
Legge di Lenz
✓ Avvicinandosi o allontanandosi dalla spira, il campo B prodotto dal
magnete nel piano della spira aumenta o diminuisce di una quantità che
chiamiamo DB
✓ La legge di Lenz ci dice che la corrente i indotta nella spira ha verso tale
che il campo magnetico Bi generato dalla corrente è sempre opposto a DB
(Heinrich Friedrich Lenz, 1834)
Problema 30.1
✓ Consideriamo un solenoide ideale con n=200 spire/cm, percorso da
corrente i0= 5 A, il cui verso è indicato in figura; la corrente nel solenoide
viene diminuita linearmente nel tempo, fino a diventare nulla dopo un
tempo Dt=40 ms; nel centro del solenoide è inserita una bobina di
sezione circolare con N=100 spire, e diametro d=2 cm;
✓ calcolare la f.e.m. indotta nella bobina mentre la corrente del solenoide
varia, ed il verso della corrente indotta nella bobina
x̂
m2 N m2 J J
T = = = =V
s Am s As C
Problema 30.1
x̂
✓ la f.e.m. indotta è più forte di quella della batteria reale, per cui impone
alla corrente il suo verso di percorrenza
Problema 30.3
La spira rettangolare in figura di lati a e b
giace in un campo magnetico non uniforme
e variabile nel tempo, perpendicolare alla
pagina, di verso entrante
B = ( 4x t )T
b
a = 3m b = 2 m 2 2
B
Per v costante: x = b − vt = − BLv
t
la corrente indotta deve generare un campo Bi che compensa la diminuzione
del flusso, dunque concorde con B; ne segue che i circola in senso orario,
come in figura
B BLv
Ei = − = BLv; i =
t R
Induzione e trasferimento di energia
✓ A seguito della corrente indotta, sui lati
della spira immersi nel campo si generano
forze di Lorentz; sui lati orizzontali le forze
sono uguali ed opposte in verso, dunque
possiamo limitarci a considerare soltanto la
forza sul lato verticale F1 :
L2 B 2v
F1 = −i LB xˆ = − xˆ
R
✓ Dunque, appena iniziamo ad estrarre la
spira, si genera la forza F1 che cerca di
x̂ risucchiare la spira all’interno del campo (si
noti che F1 è costante, essendo v costante)
✓ Per estrarre la spira dal campo è necessario applicare una forza uguale in
modulo ed opposta in verso ad F1; il lavoro meccanico necessario ad
estrarre un tratto dx della spira è:
dL = F1 dx
Induzione e trasferimento di energia
✓ Calcoliamo quindi la potenza meccanica
necessaria ad estrarre la spira (sfruttiamo
il fatto che F1 non varia nel tempo):
dL dx L2 B 2v 2
P= = F1 = F1 v =
dt dt R
✓ Calcoliamo la potenza dissipata sulla spira
in energia termica:
2 2 2
L Bv
x̂ P=i R=
2
R
✓ Come volevasi dimostrare: la potenza dissipata in energia termica
dalla corrente indotta è uguale alla potenza meccanica che si deve
spendere per estrarre la spira dal campo magnetico
✓ Se invece di essere estratta dalla regione di campo la spira viene
inserita, il flusso del campo aumenta e la corrente cambia verso, così
come F1, per cui la spira viene respinta dalla forza di Lorentz; i valori
assoluti della forza e la potenza ovviamente restano invariati
Il campo elettrico indotto
✓ Se un campo magnetico variabile nel tempo genera una f.e.m. in un
circuito conduttore attraversato dal flusso, deve anche esistere un
campo elettrico indotto E che muove le cariche nel circuito
✓ La f.e.m. indotta nel circuito non è altro che il lavoro del campo
elettrico indotto, necessario a far circolare la carica unitaria
✓ se V+ e V- sono i poli della ‘batteria indotta’, la f.e.m. è:
E = V+ − V− = E ds
B
✓ La legge di Faraday si può quindi riscrivere*:
E ds = −
t
✓ Ovvero un campo magnetico variabile nel tempo genera un campo
elettrico indotto la cui circuitazione attorno ad un qualsiasi circuito
chiuso attraversato dal flusso magnetico è uguale a meno la derivata
rispetto al tempo del flusso magnetico che attraversa il circuito
✓ Il campo elettrico indotto esiste a prescindere dalla presenza di un
conduttore: nello spazio vuoto o in assenza di cariche mobili non ci può
essere corrente indotta, ma il campo elettrico generato per induzione
magnetica esiste comunque !
*se la variazione di flusso è dovuta allo spostamento della spira, anche la forza di Lorentz compie
lavoro e contribuisce alla f.e.m, per cui le formule diventano più complesse
Il campo elettrico indotto dal campo
magnetico uniforme in simmetria cilindrica
✓ Calcoliamo il campo elettrico indotto in un caso
semplice di alta simmetria: il solenoide ideale
✓ nel volume cilindrico di raggio R (la cui sezione è
disegnata in giallo) è presente un campo
magnetico uniforme perpendicolare alla pagina di
verso entrante; sia B(t) variabile nel tempo
✓ Consideriamo un cerchio di raggio r interno al
cilindro; la variazione del campo genera una f.e.m.
lungo il cerchio; supponendo dB/dt > 0, per Lenz la
f.e.m. indotta deve avere verso antiorario
✓ In queste condizioni, possiamo ipotizzare che il campo elettrico abbia
simmetria cilindrica, ovvero giaccia nel piano perpendicolare al campo e
dipenda unicamente da r
✓ Inoltre deve essere tangenziale al cerchio in ogni punto*, ed avere
verso concorde con la f.e.m. indotta; dalla legge di Faraday si ricava
(tralasciamo il segno -):
B B 1 B
E ds = E ( 2 r ) = = r E (r ) =
2
r
t t 2 t
*per simmetria, il campo elettrico potrebbe anche essere tangenziale al raggio, ma in tal caso
dovrebbero esserci cariche lungo l’asse del solenoide, come conseguenza della legge di Gauss
Il campo elettrico indotto dal campo
magnetico uniforme in simmetria cilindrica
✓ Essendo B uniforme, si ricava che all’interno del solenoide l’intensità del
campo elettrico indotto cresce linearmente con r
✓ Le linee di flusso di E sono cerchi concentrici con l’asse del cilindro,
ed il verso delle linee è dettato dalla legge di Lenz
✓ poiché l’intensità del campo indotto cresce con r, i cerchi si addensano
allontanandosi dal centro
✓ Applichiamo la legge di Faraday al calcolo del campo elettrico indotto in un
punto r esterno al volume cilindrico (tralasciando il segno -):
B B
E ds = E ( 2 r ) = = r2
t t
L’intensità del campo è quindi:
1 B R 2
E (r ) =
2 t r
✓ benché il campo magnetico sia nullo, il campo
elettrico indotto esiste anche al di fuori del
solenoide, ma l’intensità decresce in modo
inversamente proporzionale ad r
Problema 30.4
r
✓ Consideriamo un campo magnetico
uniforme B(t) variabile nel tempo
all’interno di un solenoide ideale di raggio
R = 8 cm, perpendicolare alla pagina, di
verso entrante; sia dB(t)/dt = 0.1 T/s
1 B R 2 1 T 64 10−4 m 2
E (r ) = = 0.1
2 t r 2 s 12 10−2 m
V
R = 2.7 10−3
m
Campo elettrico indotto e campo elettrico
di Coulomb
✓ Il campo elettrico indotto, generato dalla variazione di flusso
magnetico, è tanto reale quanto quello Coulombiano generato
dalle cariche elettriche; entrambi possono esistere nel vuoto o
all’interno della materia; ci sono però due differenze importanti:
E = V+ − V− = E ds
✓ Essendo il percorso chiuso, i potenziali V+ e V- sono riferiti allo stesso
punto dello spazio, dunque se il campo fosse conservativo dovrebbero
essere uguali, e l’integrale sarebbe nullo
Induttori e induttanze
✓ L’induttore è un dispositivo in grado di
generare un campo magnetico di forma
specifica; è dunque l’analogo magnetico del
condensatore
✓ Tipici induttori sono solenoidi, toroidi, e bobine
✓ Come i condensatori sono caratterizzati dalla
capacità, gli induttori sono caratterizzati
dall’INDUTTANZA: dato un induttore con N spire,
corrente i, e flusso magnetico B, si definisce
induttanza:
N B
L=
i
✓ Il prodotto NB si definisce flusso concatenato, e
rappresenta il flusso totale del campo magnetico
generato dall’induttore attraverso l’intera sezione
dell’induttore
✓ l’induttanza è quindi il flusso concatenato per
unità di corrente
Analogia tra capacità e induttanza
✓ Vi è una chiara analogia concettuale tra capacità e induttanza:
✓ la capacità è il rapporto tra carica q ai piatti del condensatore e la d.d.p.
DV necessaria per caricare le armature con carica q
✓ l’induttanza è il rapporto tra flusso magnetico totale nell’induttore e
corrente nel filo necessaria per generare quel flusso magnetico
q N B
C= L=
DV i
✓ Dunque, per una data tensione o corrente di input, capacità ed induttanza
danno una misura dell’intensità dei campi elettrici e magnetici
generati dallo strumento, e di conseguenza dell’energia elettrica e
magnetica da essi immagazzinata
✓ C ed L sono entrambe dipendenti da soli fattori costitutivi dello strumento
Unità di misura dell’induttanza
✓ L’unità di misura dell’induttanza è l’Henry (H),
dal nome di Joseph Henry
✓ Americano, contemporaneo di Faraday, Henry
scoprì l’induzione magnetica nello stesso anno di
Faraday (1831) ma non ebbe modo di rendere
pubbliche le sue ricerche
✓ sempre nel 1831 Henry costruì il primo prototipo
di motore elettrico, facendo ruotare un magnete
nel campo magnetico generato da una bobina Joseph Henry
percorsa da corrente (Albany, 1797 –
Washington, 1878)
✓ un Henry è uguale a un Weber su un Ampère:
Tm 2 Wb
L = = =H
A A
Induttanza del solenoide
Consideriamo un solenoide ideale lungo
l, densità di spire n, e corrente i; il
campo magnetico al suo interno è
B = 0in
il flusso magnetico attraverso l’intera sezione di area A è:
B = BA = 0inA
l’induttanza del solenoide è:
NB n l B
L= = = 0 n 2lA
i i
l’induttanza per unità di lunghezza:
L
= 0 n 2 A
l
✓ Analogamente alla capacità, anche l’induttanza dipende unicamente
da fattori geometrici
Induttanza del toroide
✓ Consideriamo un toroide con N spire,
raggio di curvatura r, corrente i, e
sezione interna di raggio R
✓ per semplicità assumiamo lo spessore
r del toroide piccolo rispetto alla
lunghezza, ovvero r >> R; in questo
modo possiamo supporre il campo
magnetico all’interno uniforme:
0 N i
B=
l’induttanza del solenoide è: 2 r
il flusso concatenato è quindi:
0 N 2iR 2
N B = N BA = N B R 2 =
2r
R
N B 0 N 2 R 2
L= =
i 2r
Autoinduzione magnetica
✓ Un campo magnetico variabile nel tempo genera una f.e.m. ed una
corrente indotta in un qualsiasi circuito immerso nel campo
✓ Se il campo magnetico è a sua volta generato da una bobina o da un
circuito qualsiasi, una f.e.m. indotta verrà generata dal campo
magnetico anche nella bobina generatrice del campo: in tal caso si
dice che la f.e.m. è autoindotta
✓ Proprio come una qualsiasi f.e.m. indotta, anche la f.e.m. autoindotta
obbedisce alla legge di Faraday-Lenz
✓ Consideriamo un induttore qualsiasi, caratterizzato da N spire, corrente i,
e flusso magnetico B; per definizione, flusso e corrente sono legate dalla
relazione:
iL = N B
✓ Deriviamo rispetto al tempo questa uguaglianza, considerando che negli
induttori L è tipicamente costante, per cui il flusso varia esclusivamente
attraverso la variazione di corrente
i B
L =N
t t
✓ Sostituendo questo risultato nella legge di Farady, otteniamo la legge
dell’autoinduzione magnetica:
Autoinduzione magnetica
✓ Se la corrente dell’induttore varia nel nel tempo, nell’induttore si
genera una f.e.m. autoindotta data da:
B i
EL = − N = −L
t t
✓ Si noti che la f.e.m. autoindotta NON DIPENDE dall’intensità della
corrente i(t), ma dalla sua derivata nel tempo di/dt, ovvero da quanto
rapidamente la corrente varia nel tempo
✓ Legge di Lenz: il verso della corrente autoindotta è sempre tale da
opporsi alla variazione di i(t); consideriamo la bobina in figura, e
assumiamo per i(t) il verso dato dalla freccia gialla
i diminuisce
i aumenta
DB
Bi
B
Bi
DB
i iin i iin i
✓ Se i(t) cresce la corrente autoindotta si oppone all’incremento, per cui
scorre in verso opposto ad i(t); se i(t) decresce, la corrente indotta è
concorde con i(t) in modo da compensarne il decremento
Problema
Consideriamo un solenoide ideale lungo l
=10 cm, densità di spire n =10/cm,
raggio R=1 cm; supponiamo che la
corrente nel solenoide i vari nel tempo con
legge sinusoidale; il verso della corrente
positiva è quello indicato in figura
A cm
i rad rad
EL = − L = − Li0 cos (t ) = −39.5 H A 100 cos 100 t
t s s
rad
= −3.95 mV cos 100 t
s
Problema
SORGENTE IMMAGINE
p>0 i<0
Costruzione
immagine puntuale
• Data la posizione
dell’occhio , solo UNA
PICCOLA PARTE dei
raggi emessi da O
vengono percepiti
dall’occhio; sono quelli
riflessi da una piccola
porzione dello specchio.
• Il cervello è ingannato e
costruisce un’immagine
VIRTUALE della
sorgente
Costruzione dell’immagine di un
oggetto esteso
Costruzione Costruzione immagine
immagine estesa puntuale per gli “estremi”
dell’oggetto
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Immagini per
differenti
distanze focali
Costruzione Immagini Specchi Sferici
Bastano due soli dei 4 Raggi sottoelencati per costruire l’immagine dell’oggetto:
1)Il Raggio parallelo all’asse ottico, si riflette passando dal fuoco.
2)Il Raggio passante per il fuoco che viene riflesso parallelamente all’asse ottico
3)Il Raggio passante per il centro, è riflesso su se stesso
4)Il Raggio riflesso dallo specchio nel punto c, si riflette in direzione simmetrica rispetto
all’asse ottico
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Diottro sferico e punti coniugati
Se la superficie di separazione fra due mezzi è curva possono
succedere fenomeni più complessi. Questo è il caso del diottro la cui
superficie è sferica. Si può dimostrare che se ho una sorgente
luminosa puntiforme nel punto P i raggi da essa generati si
ricongiungono tutti in un punto Q. La posizione dei due punti è data da:"
B
p = PV
q = VQ
n p nq nq − n p A
+ =
p q R
A q
Q V V’ Q’
€
Doppio diottro
Lʼimmagine che arriva al secondo diottro sembrerà provenire dal punto
Q. A questo punto i raggi si incontrano nel punto coniugato Qʼ. La
distanza qʼ sarà:"
Q V V’ Q’
A
A
€
Doppio diottro
A questo punto basta risolvere il problema delle due equazioni
accoppiate per ottene qʼ in funzione di p:"
1 n n −1
− =
p q R1
Q V V’ Q’
n 1 1− n
+ = B
p' q' R2
€
1 1− n 1 1− n
+ + =
1 n An −1
p' = q + s p R1 q' R2
€
s << q − = 1 1 1− n 1− n
p q R1 + = −
p' = q p q' R2 R1
n 1 1− n
n 1 1− n = + ⎛ 1
+ = q p R1 1 1 1 ⎞
q q' R2 + = (1 − n)⎜ − ⎟
p q' ⎝ R2 R1 ⎠
€
€
Lunghezza focale della lente sottile in aria
Alla fine, con la condizione s << q, ovvero per le lenti sottili in aria
abbiamo ottenuto lʼequazione per i punti conuigati della lente sottile:"
1 1 ⎛ 1 1 ⎞ Q V V’ Q’
+ = (1 − n)⎜ − ⎟
p q' ⎝ R2 R1 ⎠ B
1 ⎛ 1 1 ⎞
= (1 − n)⎜ − ⎟
f ⎝ R2 R1 ⎠
€
Lunghezza focale e punti coniugati
Alla fine si deduce per una lente sottile una relazione importante fra
lunghezza focale e posizione dei punti coniugati:"
1 1 ⎛ 1 1 ⎞
+ = (1 − n)⎜ − ⎟
p q ⎝ R2 R1 ⎠
⎛ 1 1 ⎞
1
= (1 − n)⎜ − ⎟ B
f ⎝ R2 R1 ⎠
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1 1 1
+ = A
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