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La 

Divina Commedia è il primo libro stampato in lingua italiana.


Dal punto di vista filologico, il caso della Commedia è tra i più
complessi nel panorama delle lingue romanze per la vastità delle
testimonianze e per la conseguente difficoltà di stabilire con
certezza i rapporti tra i manoscritti. I manoscritti oggi noti sono
infatti circa ottocento.
È probabile tuttavia che la Commedia sia stata inizialmente
diffusa per cantiche o gruppi di canti; non sarebbe quindi mai
esistito un originale esplicitamente pubblicato dall'autore
PRIMA EDIZIONE A STAMPA:
L'editio princeps della Divina Commedia fu finita di stampare
a Foligno l'11 aprile 1472 dal tedesco di Magonza Johannes
Numeister e dal folignate Evangelista Mei (come risulta
dal colophon), che alcuni identificano con
il mecenate folignate Emiliano Orfini, altri con il
tipografo Evangelista Angelini. Tuttavia, a breve distanza
dall'editio princeps di Foligno, sempre nello stesso anno, escono
altre due edizioni della Divina Commedia: a Jesi (o a Venezia, il
luogo è dubbio) per le stampe di Federigo de' Conti da Verona; e
infine a Mantova, dai tipografi tedeschi Georg e Paul Butzbach,
curata dall'umanista Colombino Veronese.

INCUNABOLI (400):
Nel corso del Quattrocento vengono stampate in tutto 15 edizioni
della Divina Commedia (quattrocentine o, più
comunemente, incunaboli, da un termine latino che significa "in
culla" e con cui convenzionalmente si indicano tutte le stampe
realizzate da metà Quattrocento all'anno 1500 compreso). Da un
punto di vista filologico le edizioni si dividono in due gruppi:
quelle derivate dall'edizione di Foligno, ma più o meno corretta o
modificata (in tutto quattro edizioni), e quelle derivate
dall'edizione di Mantova (undici in tutto); nel secondo gruppo
rientra anche la più famosa edizione del secolo, destinata ad
avere molte ristampe e grande successo anche nei secoli
successivi, soprattutto nel Cinquecento: si tratta della stampa
curata dall'umanista fiorentino Cristoforo Landino (Firenze,
1481).[57] Va ricordata anche l'edizione stampata da Vindelino da
Spira (Venezia, 1477), che contiene la Vita di Dante, ossia
il Trattatello in laude di Dante, del Boccaccio, all'interno del quale
compare per la prima volta l'espressione "divina
commedia".1491. A Venezia esce l’edizione di Pietro Cremonese,
curata dal frate domenicano Pietro da Figlino e con il commento
di Cristoforo Landino. L’edizione è ricca di fregi, figure e miniature
attribuite in passato a Pietro da Figlino e di recente al poeta e
pittore veneziano Antonio Grifo.

CINQUECENTINE:
Il Cinquecento si apre con un'edizione famosissima, destinata ad
imporsi su tutte le altre e a diventare il modello di tutte le
edizioni della Divina Commedia dei secoli successivi, fino al XIX
secolo compreso: Le terze rime di Dante, a cura di Pietro
Bembo per la tipografia di Aldo Manuzio (Venezia, agosto 1502),
ristampata poi tale e quale nel 1515. In tutto furono 30 le edizioni
dantesche del secolo (il doppio del secolo precedente), la
maggior parte delle quali stampate a Venezia. Fra esse si
ricordano l'edizione di Lodovico Dolce, stampata a Venezia
da Gabriele Giolito de' Ferrari nel 1555, che fu la prima ad
attribuire l'aggettivo "Divina" a "Commedia" (tra i possessori più
illustri di questa edizione troviamo Galileo Galilei, la cui copia ci è
pervenuta fino ad oggi); l'edizione curata da Antonio
Manetti (Firenze, Giunta, 1506); quella con il commento
di Alessandro Vellutello (Venezia, Francesco Marcolini, 1544); e
infine l'edizione curata dall'Accademia della Crusca (Firenze,
1595).[59]
1502. A Venezia Aldo Manuzio, editore e tipografo, stampa
la Commedia curata da Pietro Bembo, che rimarrà per molto
tempo l’edizione ufficiale – la vulgata – del poema.
 1595. Gli Accademici della Crusca, mettendo a confronto i
manoscritti con l'edizione a stampa di Manuzio del 1502,
scrivono La Divina Commedia di Dante Alighieri, ridotta a miglior
lezione dagli Accademici della Crusca. È il primo esempio di
moderna edizione critica del poema e rimarrà il testo di
riferimento principale fino al XVIII secolo.
 1564. Sempre a Venezia l’editore Sessa stampa una
cinquecentina con disegni attibuiti a Giorgio Vasari.
 

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