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Spunti operativi e non solo sulla comunicazione di avvio nel lavoro autonomo
occasionale*
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La ricerca per il presente contributo è stata finanziata nell’ambito del programma Asse IV del PON
Ricerca e Innovazione “Istruzione e ricerca per il recupero – REACT-EU”, Azione IV.4 - Dottorati e
contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione, in collaborazione con la British School Group di
Napoli, quale impresa partner del programma di ricerca.
†
Convertito dalla legge 17 dicembre 2021 n. 215.
‡
È noto quanto sia stato lungo il dibattito generato dall’assenza di riferimenti normativi sulla
qualificazione tipologica, prima, dei rapporti di lavoro accessorio (d.lgs. 276/2003), poi, del lavoro
occasionale (così come regolato dal d.lgs. 81/2015) e, infine, della struttura bicefala realizzata dall’art.
54 bis d.l. n. 50/2017, con il contratto di prestazioni occasionali e il libretto famiglia, entrambi senza
riferimenti al loro inquadramento nel lavoro subordinato piuttosto che in quello autonomo. In dottrina
PINTO, Prestazioni occasionali e modalità agevolate di impiego tra passato e futuro, in WP CSDLE
“Massimo D’Antona” – IT, 2017, n. 343, p. 7 ss.; VALENTE, Il lavoro occasionale: precedenti e
disciplina, in MGL, 2017, p. 758 ss.; MONDA, Prime riflessioni sulla nuova disciplina del lavoro
occasionale, in WP CSDLE “Massimo D’Antona” – IT, 2017, n. 346, p. 14 ss.; EMILIANI, Prestazioni
occasionali tra autonomia e subordinazione, in VTDL, 2018, p. 1; contra MARINELLI, Riflessioni sul
fattore tempo nelle prestazioni di lavoro occasionali, in LLI, 2022, p. 173 ss.; CORDELLA, Libretto
Famiglia e Contratto di prestazione occasionale: individuazione della fattispecie, in DRI, 2018, p.
1181.
1
ex art. 2222 c.c., in base a quanto stabilito dal nuovo art. 13, d.l. 146/2021, la
comunicazione deve solo “precedere” l’inizio del lavoro e il suo eventuale
annullamento può avvenire in qualunque momento antecedente l’inizio dell’attività del
prestatore§; per le prestazioni occasionali ex art. 54 bis, cit., invece, l’onere
informativo è imposto in maniera più dettagliata, entro “un’ora prima” dall’inizio del
lavoro e la revoca è consentita fino a tre giorni successivi al giorno di svolgimento
programmato**.
Il confronto tra le due discipline conduce a riflettere anche su questioni più di sistema,
come sulla possibilità per le imprese di utilizzare lo stesso lavoratore prima con l’uno e
poi con l’altro strumento.
Una prima interpretazione lo esclude, ritenendo che, raggiunto il limite di compenso
erogabile al prestatore (pari a 2500 euro)††, il committente non possa inviare la
comunicazione per informare dell’avvio di nuove attività con il medesimo prestatore
d’opera, perché il superamento del limite economico comporta anche il viene meno del
carattere occasionale del lavoro.
La questione si pone ovviamente solo per i committenti di piccole dimensioni –
essendo le PrestO consentite solo alle imprese con meno di 6 dipendenti a tempo
indeterminato‡‡ – ma il modo di intendere la relazione tra i due istituti appena citato (in
assenza di un dato testuale sicuro) porterebbe a limitare gli spazi d’utilizzo
“agevolato” della manodopera occasionale che il legislatore, invece, intendeva
garantire alle piccole realtà produttive con le PrestO§§.
§
Si ricava da quanto previsto nella nota congiunta Ministero del lavoro e INL dell’11 gennaio 2022 n.
29.
**
Comma 18, art. 54 bis, d.l. 50/17.
††
Lett. c), comma 1, art. 54 bis, d.l. 50/17.
‡‡
Lett. a), comma 14, art. 54 bis, d.l. 50/17, salvi i casi delle aziende alberghiere e delle strutture
ricettive che operano nel settore del turismo, per le quali l’utilizzo è consentito se impiegano soggetti
svantaggiati (quelli cioè indicati al comma 8 del medesimo art. 54 bis cit., e cioè: a. titolari di pensione
di vecchiaia o di invalidità; b. giovani con meno di venticinque anni di età, se regolarmente iscritti a
un ciclo di studi presso un istituto scolastico di qualsiasi ordine e grado ovvero a un ciclo di studi
presso l'università; c. persone disoccupate, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 14 settembre
2015, n. 150; d. percettori di prestazioni integrative del salario, di reddito di inclusione (REI) ovvero
di altre prestazioni di sostegno del reddito) e sempreché abbiano alle proprie dipendenze fino a otto
lavoratori.
§§
Al contempo l’intento era stato di evitare che si servissero dello strumento le imprese di grandi
dimensioni che sotto la vigenza delle norme del d.lgs. 81/2015 avevano fatto un uso smodato dello
strumento, rivolto anche a soddisfare esigenze permanenti di manodopera, v. ZILLI, Prestazioni di
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Questa ragione potrebbe già di per sé giustificare il reimpiego del lavoratore in opere e
servizi ex art. 2222 c.c. (anche) dopo il superamento del limite economico delle
PrestO; tuttavia, è opportuno riflettere sul concetto di “occasionalità” a cui è vincolato
l’obbligo di comunicazione: c’è da domandarsi, in altri termini, quando il lavoro
autonomo è occasionale e se esistano spazi interpretativi per considerare sussistente
tale caratteristica (anche dopo essere stati) superati i limiti di durata ed economici delle
PrestO.
§§§
Disposizione che, come noto, non distinguendo tra continuità tecnica, intesa come riferita alle
concrete modalità di esecuzione della prestazione, e continuità meramente funzionale al
perseguimento del risultato, le ammette entrambe e, in tale maniera – con l’inclusione della continuità
tecnica – finisce per scaricare gran parte dei tratti distintivi con il lavoro subordinato sugli indici
relativi all’esercizio dei poteri datoriali. Sull’inidoneità dell’elemento della continuità ai fini
qualificatori v. la bibliografia citata alla nota successiva.
****
Il concetto di continuità del lavoro è nuovamente al centro del dibattito lavoristico in relazione
specialmente al lavoro svolto tramite piattaforme digitali; a tal proposito si vedano almeno i recenti
contributi pubblicati in LLI, 2022, 1, di BARBIERI, Dell’inidoneità del tempo nella qualificazione dei
rapporti di lavoro, p. 22, ove emerge una ampia ricostruzione, anche di rilievo storico, sul concetto di
continuità e sulla sua inidoneità a costituire un elemento discretivo ai fini dell’inquadramento di un
lavoro come autonomo piuttosto che subordinato, e PROIA, Tempo e qualificazione del rapporto di
lavoro, spec. p. 62, che condivide la medesima prospettiva di Barbieri circa l’inidoneità della
“continuità” a individuare il discrimen tra lavoro subordinato e non, e precisa che il carattere
continuativo delle co.co.co. è riferibile al contratto che ha ad oggetto la ripetizione di opera, ma anche
a quello in cui rilevi la mera continuità di fatto dell’attività preparatoria necessaria all’adempimento
istantaneo di un singolo opus (p. 63).
††††
La cd. continuità esterna, definita da GHERA (ID., Subordinazione, statuto protettivo e
qualificazione del rapporto di lavoro, in DLRI, 2006, n. 109, 9, spec. nota 27) come la
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Rispetto alla qualificazione giuridica dei rapporti di lavoro può dirsi allora che
l’occasionalità non ha un ruolo selettivo, non essendo stata individuata dalla legge
come caratteristica di una tipologia di rapporti‡‡‡‡. Al contempo però essa è al centro
della definizione legislativa di un istituto, quello delle PrestO §§§§, per il quale, da un
lato, i problemi definitori del concetto sono superati dal fatto che a rilevare vi sono i
parametri economici e di durata dell’art. 54 bis cit.*****, ma, dall’altro, si pone la
questione se tali parametri esercitino un’influenza anche su altri istituti in cui rileva lo
stesso concetto lavoristico di occasionalità.
Benché rispetto alle PrestO esistano differenze applicative e normative importanti, è
difficile negare che i contorni temporali e di valore economico dell’occasionalità
espressi dall’art. 54 bis cit. possano esercitare una funzione di parametro nel giudizio
sull’occasionalità del lavoro autonomo e dunque anche sulla necessità dell’invio della
comunicazione in trattazione.
Non si tratta di ritenere che valgano i medesimi limiti (lo avrebbe dovuto stabilire la
legge) ma, il fatto che per le PrestO l’occasionalità sia presunta fino a quando i limiti
programmazione concordata delle coordinate spazio-temporali necessarie a realizzare il singolo opus a
cui si è obbligato il prestatore, il quale la distingue dalla continuità necessaria a rilevare la messa a
disposizione delle energie del lavoratore a favore del committente (cd. continuità interna), che invece
vincola il dipendente rispetto a ciascuna delle singole frazioni spazio-temporali di cui si compone la
prestazione.
‡‡‡‡
Sull’utilizzo del concetto da parte del legislatore, per fattispecie specifiche quali il lavoro
dell’atleta o nell’ambito delle norme che in precedenza hanno regolato le collaborazioni occasionali v.
Ferraro F., Continuità e lavoro autonomo, cit., pp. 603-604.
§§§§
Sulla natura sui generis dell’occasionalità nelle PrestO, cfr. MARINELLI F., Riflessioni sul fattore
tempo nelle prestazioni di lavoro occasionali, in LLI, 2022, p. 173 ss., la quale evidenzia che rilevano
non solo limiti di durata ma anche parametri economici, che mal si adattano al concetto di
occasionalità tradizionale.
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Per un resoconto sul carattere precettivo o meno dell’occasionalità nelle PrestO, anche alla luce
dell’ordinanza della Cassazione, Ufficio Centrale per il Referendum, del 29 novembre 2017, sia
consentito il rinvio a CORDELLA, Libretto famiglia, cit., p. 1171 ss. Sul contratto di lavoro occasionale
dopo l’introduzione dell’art. 54 bis d.l. 50/2017, poi convertito con modifiche in l. n. 96/2017, cfr. ex
plurimis CIUCCIOVINO, Prestazioni di lavoro occasionale, in Il libro dell’anno del diritto 2018,
Treccani, 2018, p. 314 ss.; FANTUZZI, Le prestazioni occasionali. Libretto Famiglia. Contratto di
prestazione occasionale, in LANOTTE (a cura di), Il lavoro autonomo e occasionale, Giuffrè, 2018, p.
258 ss.; MONDA, Prime riflessioni sulla nuova disciplina del lavoro occasionale, in WP CSDLE, It. n.
346/2017, p. 19; VENTURA, Dal lavoro occasionale accessorio alle prestazioni occasionali evitando il
referendum: è “PrestO” fatto, in D. GAROFALO (a cura di) La nuova frontiera del lavoro: autonomo-
agile-occasionale, Adapt University press, 2018, p. 540; DONÀ, Prestazioni occasionali: tutte le
novità, Il civilista, Giuffrè, 2017, 31; PINTO, Prestazioni occasionali e modalità agevolate di impiego
tra passato e futuro, in ZILIO GRANDI - BIASI (a cura di), Commentario breve allo statuto del lavoro
autonomo e del lavoro agile, Wolters Kluwer, Cedam, 2018, p. 175 ss.
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sono rispettati è un utile riferimento (almeno dal punto di vista argomentativo) per
stabilire, in presenza di una pluralità di incarichi di lavoro autonomo, quando questi
perdano il carattere occasionale e, conseguentemente, non siano soggetti alla
comunicazione obbligatoria (richiedendo così anche l’applicazione di un differente
regime previdenziale e fiscale da parte del lavoratore).
Per rispondere alla domanda iniziale sull’utilizzo del lavoro autonomo occasionale
dopo il raggiungimento dei limiti per le PrestO, occorre allora dire che tale possibilità,
benché non vietata dalla legge, parrebbe da escludere in considerazione dell’esistenza
di un vincolo di sistema, dato dalla necessità di garantire coerenza assiologica e
univocità applicativa al significato lavoristico del concetto di “occasionalità”.
INPS va segnalato che la lettura delle norme oggi vigenti fa considerare tenuto all’iscrizione alla
gestione e al versamento del relativo contributo ogni soggetto che si trovi nelle condizioni di esercitare
una attività professionale in forma abituale priva di autonoma Cassa di previdenza ovvero una attività
di parasubordinazione, come le co.co.co. (v. amplius, infra). Anche dal punto di vista fiscale v’è da
sottolineare che il requisito dell’occasionalità è ricavato, in negativo, dal fatto che il lavoratore svolge
la prestazione fuori da un’attività commerciale “abituale”, in base a quanto risulta a fini tributari
dall’art. 67, comma 1, lett. l), d.p.r. 917/1986. Ai sensi dell’art. 67, primo comma, lett. i) del D.P.R. n.
917 del 1986 i compensi derivanti da prestazioni occasionali di lavoro autonomo sono classificati
come redditi diversi e sono assoggettati ad imposizione fiscale secondo le ordinarie regole di
tassazione mediante denuncia degli stessi nella dichiarazione dei redditi. A carico del committente
vige l’obbligo di effettuare la ritenuta d’acconto pari al 20% del compenso corrisposto e di versarla
secondo le previsioni del d.lgs. n. 241 del 1997.
§§§§§
In base al disposto dell’art. 2, comma 26, I. n. 335/1995, per come autenticamente interpretato
dall'art. 18, comma 12, d.l. n. 98/2011 (conv. con I. n. 111/2011) e fatto salvo il raggiungimento della
soglia di compenso di 5000 euro, ex art. 44, comma 2, d.l. n. 269/2003, conv. con I. n. 326/2003, che
comporta l'obbligo di iscrizione alla Gestione separata anche se l’attività è svolta in forma occasionale.
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Sempreché i loro redditi non siano già soggetti a contribuzione presso la cassa di riferimento cfr.
Cass. n. 32167 del 2018, in motivazione, cui hanno dato continuità, tra le numerose, Cass. nn. 519 del
2019, 317 e 1827 del 2020, 477 e 478 del 2021.
††††††
Cfr. Cass. sentenza 25 maggio 2021, n. 14390, ove è altresì precisato che se il giudizio fosse
effettuato ex post ne deriverebbe che il requisito dell'iscrizione alla Gestione separata resterebbe
ancorato alla produzione di un reddito superiore alla soglia di cui all'art. 44, d.l. n. 269/2003, cit., dal
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è per questa ragione che deve ritenersi esista una distanza applicativa tra il significato
lavoristico e quello previdenziale.
Per accertare la presenza del secondo significato occorre individuare una serie di
indici, da verificare in relazione – non solo al singolo rapporto con un committente, ma
con riguardo – alle modalità generali con le quali il lavoratore espleta l’attività nei
diversi rapporti di lavoro che instaura, tra i quali, ad es., la scelta di iscrizione ad un
albo, le dichiarazioni rese ai fini fiscali, l'accensione della partita IVA, l’esistenza di
una organizzazione materiale predisposta a supporto della sua attività ‡‡‡‡‡‡.
Questo modo di intendere l’abitualità dell’attività sotto il profilo previdenziale
comporta dunque che non sempre il lavoratore impiegato in maniera occasionale da un
committente (e quindi in astratto soggetto all’obbligo di comunicare l’inizio del lavoro
autonomo) benefici anche del regime previdenziale agevolato.
Per rappresentare efficacemente il rapporto tra i due significati del concetto può farsi
riferimento all’occasionalità “previdenziale” come a un concetto-contenitore
dell’identico referente “lavoristico”. Fintanto che, quindi, esistono le esigenze di
occasionalità nei termini lavoristici spiegati e, dal punto di vista previdenziale l’attività
non è svolta con carattere abituale, non ci saranno interferenze tra i due ambiti, per il
lavoratore vi sarà l’obbligo di invio della comunicazione preventiva all’Ispettorato e,
al contempo, questi potrà anche beneficiare del regime previdenziale del lavoro non
abituale.
Delle interferenze tra il regime lavoristico e quello previdenziale vi potrebbero invece
essere ove il lavoratore decida di eseguire l’attività in forma professionale. Benché
possa risultare in astratto rispettata l’occasionalità “lavoristica” in virtù dell’assenza di
precedenti rapporti lavorativi con lo stesso committente, la scelta dell’impegno
professionale (a prescindere dal superamento di determinati limiti economici) è un
elemento capace di escludere alla radice l’obbligo di comunicazione preventiva e,
sotto questo profilo, dimostra il duplice significato, lavoristico e previdenziale, da
l’effettiva sussistenza della libertà del lavoratore di accettare la prestazione, e dunque, anche a favore
della reale consensualità delle modalità di esecuzione di un rapporto di lavoro autonomo cfr. Zoppoli
A, Prospettiva rimediale, fattispecie, cit., p. 55 del dattiloscritto.
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