LAVORATORI
NORMATIVA PRECEDENTE
• Legge 1369/1960
Divieto di intermediazione ed interposizione nelle prestazioni di lavoro e nuova disciplina
dell'impiego di mano d'opera negli appalti di opere e di servizi
• D.l. g 726/84 Legge 863/84
• Contratti Formazione che prevedeva l'obbligo per il datore di lavoro di fornire, oltre alla retribuzione
una specifica attività formativa, e per il lavoratore, oltre a rendere la prestazione anche quella di
seguire con diligenza la formazione stessa. (abrogato decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 -
Legge Biagi sostituito dal contratto di Inserimento) e contratti di solidarietà accordi stipulati tra
l'azienda e le rappresentanze sindacali, aventi ad oggetto la diminuzione dell’orario di lavoro al fine
di:
• • mantenere l’occupazione in caso di crisi aziendale e quindi evitare la riduzione del personale
• • favorire nuove assunzioni attraverso una contestuale e programmata riduzione dell’orario di lavoro
e della retribuzione
• Legge 196/1997 (lavoro temporaneo – Pacchetto Treu)
Disciplina la flessibilità lavorativa in particolare contratti a tempo determinato, lavoro interinale, job
sharing (contratto abrogato dal Job Act) e altre forme contrattuali di lavoro atipico. All'epoca il lavoro
interinale non era disciplinato, e l'interposizione tra datore di lavoro e lavoratore era vietata e
sanzionata penalmente dalla L.1369/1960
• DL 368/2001 (Contratto a termine)
contratti a Tempo Determinato potranno essere tutti senza motivazione per un massimo di 36 mesi.
La regola della mancata motivazione vige anche per le proroghe e per i rapporti di lavoro interinale
RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
• Legge 30/2003 e Legge delega Dlgs 276/2003
La legge 30 del 2003 (Riforma Biagi) è la legge delega con cui il
Parlamento ha dettato i principi a cui poi si è ispirato il Decreto
Legislativo 276/2003 che contente la disciplina di dettaglio: La
somministrazione di lavoro a tempo determinato è ammessa a
fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o
sostitutivo, anche se riferibili all’ordinaria attività dell’utilizzatore.
Legge 247/2007
• previdenza, lavoro e competitività per favorire l’equità e la crescita
sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza
sociale. Ha modificato notevolmente la normativa in materia di
lavoro a tempo determinato contenuta nel D.Lgs.368/2001. Puntava
a disincentivare la flessibilità:
• Introducendo il limite massimo di durata all’utilizzo dei contratti a
termine (36 mesi) e nuovi e stringenti limiti alla possibilità alla
reiterazione dei contratti
• Abrogando lo Staff leasing
RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
L. 191/2009 – Pacchetto lavoro – Ministro Sacconi – recupero della
necessaria flessibilità:
• Allargava alla contrattazione aziendale il potere di intervenire
derogando i limiti introdotti dalla precedente riforma, alla durata e
alla possibilità di reiterazione dei contratti determinati
• Reintroduceva lo staff leasing
• Introduceva per la prima volta la «a-causalità» nella
somministrazione
L. 92/2012 Riforma Fornero – volontà di recupero di competitività in
Europa e per questo ridotta la possibilità di rinnovare o prorogare i
contratti a tempo determinato e introducendo nuovi termini di
«stop and go» tra un contratto e l’altro. Viene inoltre introdotto un
contributo aggiuntivo del 1,4% in caso di impiego di lavoratori a
tempo determinato (contributo NASPI)
RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
DL 34/2014 in L 78/2014 e poi D.Lgs 81/2015 – Job Act -
finalità l’uscita dalla crisi: liberalizzazione della flessibilità
con rimozione definitiva delle causali, con un limite però
del 20% dei lavoratori a tempo determinato rispetto ai
lavoratori a tempo indeterminato
DL 87/2018 in L. 96/2018 Decreto Dignità – riduzione della
flessibilità: reintroduzione delle causali ogni qual volta il
contratto a termine superi i 12 mesi e comunque ad ogni
rinnovo, a prescindere dalla durata (anche se inferiore a 12
mesi). Questa norma è talmente di difficile interpretazione
da spingere gli imprenditori a non superare i 12 mesi e di
non rinnovare un contratto scaduto. Limite di
contingentamento pari al 30% rispetto al numero dei
lavoratori a tempo indeterminato (salvo diverse
disposizione della contrazione collettive applicata presso
l’utilizzatore)
RIFORMA BIAGI
• La Riforma Biagi ha introdotto rilevanti novità pensate per migliorare le prospettive
occupazionali e l’efficienza complessiva del sistema: snellimento e semplificazione delle
procedure di incontro tra domanda e offerta di lavoro; modernizzazione e razionalizzazione del
sistema del collocamento pubblico. Alcuni di questi strumenti restano in vigore:
•La norma introduce accanto al co.co.co – (figura creata nel 1997 con il pacchetto Treu) la nuova
fattispecie del co.co.pro. Altre tipologie: dalla somministrazione all'apprendistato, al contratto di
lavoro ripartito (abrogato dal Job Act), al contratto di lavoro intermittente, al lavoro occasionale; ha
disciplinato le agenzie di somministrazione di lavoro abrogando l'istituto del lavoro temporaneo o
interinale, ha introdotto procedure di certificazione e la Borsa continua nazionale del lavoro, ossia un
luogo di incontro fra domanda e offerta di lavoro, è una rete integrata di strumenti, servizi,
informazioni, documentazione per il mercato del lavoro. Portale Internet attraverso il quale raggiungere
un efficace incrocio domanda/offerta finalizzato, in coerenza con gli indirizzi comunitari, a favorire la
maggior efficienza e trasparenza del mercato del lavoro. Il portale è duddiviso in nodi regionali, gestiti
localmente in maniera autonoma a partire da quelle che sono le indicazioni contenute nella legge Biagi
stessa.
•Uffici di job placement delle università: per promuovere l’integrazione tra la formazione universitaria
e il mondo del lavoro. Il servizio di Job Placement ha infatti il compito di facilitare l’ingresso dei
giovani nel mondo del lavoro, orientando le scelte professionali di studenti e neolaureati, favorendo i
primi contatti con le aziende e assistendo aziende ed enti pubblici, anche internazionali, nella ricerca e
selezione di studenti e neolaureati.
LA NASCITA DEL LAVORO INTERINALE
In Italia il mercato del lavoro, sino alla liberalizzazione degli anni
novanta, era sottoposto al regime del sistema di collocamento pubblico
obbligatorio gestito da uffici pubblici. Tale regime era regolato dalla
legge 29 aprile 1949, n. 264, tutelando tale monopolio con sanzioni
penali. Tale monopolio era destinato però a scontrarsi con gli articoli 82
e 86 del Trattato della Comunità Europea, poiché la giurisprudenza
comunitaria qualificava (e qualifica tuttora) gli uffici pubblici di
collocamento come impresa, soggetta agli obblighi di libera
concorrenza. Tale posizione dominante venne considerata illegittima e
anticoncorrenziale sanzionando l'Italia per aver creato delle limitazioni
e delle storture nel mercato del lavoro, poiché si mostrava palesemente
inadeguata e non in grado di soddisfare la domanda di lavoro, non
consentendo ai privati di svolgere la medesima attività
LA NASCITA DEL LAVORO
INTERINALE
Il lavoro interinale (o in affitto che dir si voglia) è un contratto “atipico”
che permette alle imprese di utilizzare – per un periodo di tempo
prestabilito (quindi temporaneo) – i lavoratori assunti da apposite
Agenzie fornitrici, che ne gestiscono i comuni rapporti normativi e
salariali ed anche l’attività di intermediazione che ne consegue. Già
utilizzato da anni nei principali paesi europei, esso è stato disciplinato in
Italia dalla Legge n. 196 del 24 giugno 1997. Si è così colmata una grave
lacuna in materia di mercato del lavoro, adeguando la realtà ai nuovi
parametri che richiedono maggiore flessibilità degli strumenti che
regolano l’assunzione della manodopera da parte delle imprese. Il
rapporto interinale si configura come è un rapporto “triangolare”, che
sancisce la fornitura di lavoro temporaneo da parte di un’impresa
fornitrice (riconosciuta ed autorizzata dal Ministero del Lavoro) che mette
a disposizione di un’altra impresa (l’impresa utilizzatrice) il lavoratore da
essa assunto mediante un contratto detto “di fornitura di lavoro
temporaneo”.
STAFF LEASING
Il lavoro interinale, dalla durata variabile, che viene stipulato tra
l’agenzia di lavoro interinale (l’impresa fornitrice) ed il lavoratore
temporaneo e può essere a tempo determinato o a tempo
indeterminato (staff leasing). In quest’ultimo caso il lavoratore
continua a rimanere alle dipendenze dell’agenzia di intermediazione
anche nei periodi di non lavoro, durante i quali riceve un’indennità di
disponibilità. I settori produttivi che possono beneficiare di questo tipo
di contratto sono praticamente tutti (con le sole esclusioni di
Agricoltura ed Edilizia, settori dove occorrono intese preventive con le
parti sindacali, con precise indicazioni sulle modalità di utilizzo dei
lavoratori). Il lavoratore interinale ha in sostanza gli stessi diritti
retributivi e previdenziali di un lavoratore di pari livello dell’impresa
presso cui presta l’attività e può godere di tutti i diritti sindacali previsti
dallo Statuto dei lavoratori.
STAFF LEASING
Ai fini della stipula di un contratto di staff leasing
non è necessaria la sussistenza di alcuna causale
specifica. a norma dell’art. 31, comma 1 del d.lgs.
n. 81/2015, il numero dei lavoratori somministrati
a tempo indeterminato non può però eccedere il
20% del numero dei dipendenti a tempo
indeterminato in forza presso l’utilizzatore al 1°
gennaio dell’anno di stipula del predetto contratto.
STAFF LEASING
Non è consentito alle APL licenziare i lavoratori a
tempo indeterminato al termine delle missioni,
essendo richiesto dall’art 25 CCNL una procedura
di riqualificazione , volta al ricollocamento, della
durata di 6 mesi
L’indennità di disponibilità è stata elevata fino a €
800 mensili
È stato rafforzato il sistema di Welfare di settore
con strumenti di sostegno al reddito per i
disoccupati da 45 giorni (contributo di € 1000 una
tantum).
LA NASCITA DEL LAVORO
INTERINALE
Il ricorso a questo tipo di contratto si è da subito presentato in
piena accelerazione: da dati pubblicati in questi anni sulla
stampa nazionale, risulta che già nel 1999 erano state circa
250.000 le “missioni” effettuate in Italia, valori che si
triplicavano nel corso dell’anno successivo, in cui si è assistito ad
un vero e proprio boom, con il superamento delle 700 mila
unità.
La legge 24.6.1997, n.196, rappresenta la traduzione normativa
dell’accordo Governo/Sindacati “Patto per il lavoro” del
settembre 1996 ed è ispirata al principio della flessibilità, cioè
dell’introduzione di tipologie e di regole più snelle per facilitare
l’incontro tra domanda e offerta di lavoro senza rinunciare alla
tutela dei diritti primari dei lavoratori.
La legge 30 e il D. Lvo 276/03
I soggetti coinvolti:
SOMMINISTRAZIONE DI MANODOPERA
Il titolo XIII (artt. 55-56) del CCNL è dedicato alla disciplina del lavoro
somministrato, strumenti contrattuali volti a soddisfare e a governare le
crescenti esigenze di flessibilità del settore. La fattispecie può in effetti
rivelarsi utile durante periodi di lavoro particolarmente intenso, sia in
contesti più ampi caratterizzati da grandi livelli di interdisciplinarietà e
specializzazione. In entrambe le circostanze, infatti, le agenzie di
somministrazione incaricate possono offrire un servizio qualificato,
utilizzando le proprie competenze in materia al fine di selezionare e
inviare un soggetto già formato, immediatamente idoneo e pronto a
fornire il proprio contributo.
Il potere disciplinare resta invece in capo al somministratore, salvo
l’onere da parte dell’utilizzatore di comunicare gli elementi che possono
essere oggetto di contestazione. Il somministratore è inoltre
responsabile del trattamento retributivo del lavoratore, mentre
l’utilizzatore ha l’obbligo di rimborsare all’agenzia gli oneri retributivi e
previdenziali effettivamente sostenuti.
Il Contratto Collettivo Nazionale dei
lavoratori temporanei
Con un accordo firmato il 27 ottobre 2003, infatti le parti
stipulanti il CCNL hanno deciso che questo si applica alla
categoria delle Agenzie per il Lavoro. Sia il contratto che gli
accordi sono stati firmati dalla associazione di categoria
ASSOLAVORO, dai sindacati di categoria dei lavoratori
somministrati (Nidil-Cgil, Alai-Cisl, Cpo-Uil) e da Cgil, Cisl e Uil.
Il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per la categoria
delle Agenzie per il Lavoro, in vigore dal 1 gennaio 2014, ha
sostituito la vecchia disciplina pattizia – che prevedeva, all’art. 43
oggi abrogato (dei lavoratori che avessero lavorato almeno 42
mesi anche non continuativi per la singola agenzia), la
trasformazione obbligatoria a tempo indeterminato del contratto
di lavoro al raggiungimento di una certa anzianità lavorativa
CCNL PER I LAVORATORI IN
SOMMINISTRAZIONE
Il 21 dicembre 2018, Assolavoro e le organizzazioni sindacali (Felsa
Cisl, Nidil Cgil e Uil Temp), hanno firmato l’ipotesi di Accordo di
rinnovo del CCNL delle Agenzie di Somministrazione di lavoro
aderenti. Il 15 ottobre 2019 è stato pubblicato il testo completo e
definitivo del CCNL in vigore dal 1.1.2019 al 31.12.2021.
Disciplina:
nelle ipotesi di somministrazione di lavoro con una azienda
utilizzatrice, la durata massima va individuata dal contratto
collettivo di settore applicato. In assenza di tale disciplina la
durata massima è fissata in 24 mesi;
Le proroghe passano da 5 a 4
CCNL PER I LAVORATORI IN
SOMMINISTRAZIONE
Altri aspetti del nuovo accordo riguardano il welfare di settore, la formazione e il MOG
(contratto a monte ore garantito):
AFFIDABILITA’
Certezze strutturali e funzionali di operatività
PROFESSIONALITA’
Competenze che garantiscono gli standard qualitativi dei servizi
SOLVIBILITA’
Liquidità e capitale necessari a coprire oneri. La società di persone, di capitali o cooperativa, devono
avere un capitale sociale versato di almeno 25.000,00 euro.
Quando è consentito stipulare un
contratto di fornitura di lavoro temporaneo?
• In tutti i casi che verranno previsti dai
Contratti collettivi nazionali di lavoro;
• Per temporanee utilizzazioni di qualifiche
non presenti in Azienda (es: nel caso di un
nuovo lavoro, di una commessa
eccezionale);
• Per sostituzione di lavoratore assente.
Quando non è consentito stipulare un
contratto di fornitura di lavoro temporaneo?
Possono essere imprese di ogni tipo senza distinzione, nonché le pubbliche
amministrazioni. Sono comprese anche le organizzazioni di tendenza e gli Enti
che non perseguono fine di lucro.
Non possono invece ricorrere al lavoro temporaneo:
- le imprese che abbiano proceduto a licenziamenti o sospensioni o riduzioni
d'orario (CIG) vi è un divieto valido per 12 mesi, decorrenti dal licenziamento
collettivo;
- le imprese che non abbiano provveduto alla valutazione del rischio;
- le imprese che abbiano superato le percentuali di lavoro in somministrazione
specificate dal contratto collettivo nazionale (se previste);
- le imprese che svolgono un lavoro pericoloso, per il quale non è consentito
il ricorso al lavoro in somministrazione e richiedono di particolare sorveglianza
medica speciale;
- in caso di sciopero, per sostituzione del personale scioperante.
IL CONTRATTO DI FORNITURA
La forma del contratto tra l'impresa fornitrice e l'impresa utilizzatrice
deve essere obbligatoriamente scritta. Copia del contratto di fornitura
di manodopera temporanea, va rimessa entro 10 giorni alla Direzione
Provinciale del Lavoro.
Il Contratto di Fornitura
Il contenuto consisterà nel motivo della fornitura (nell’art. 31, comma
2 del Jobs Act, viene prevista la piena conferma della somministrazione
a tempo determinato a-causale con limite di contingentamento
soltanto nella misura prevista dai CCNL), il numero dei lavoratori
interessati, il luogo della prestazione, l'orario e la durata del lavoro, le
mansioni, il trattamento economico e normativo, le obbligazioni del
datore di lavoro finalizzate al pagamento delle retribuzioni e degli
oneri previdenziali, nonché, la responsabilità in solido dell'azienda
utilizzatrice in caso di inadempienza degli obblighi contributivi e
retributivi da parte dell'azienda fornitrice.
IL CONTRATTO DI FORNITURA A TEMPO
DETERMINATO
L'assunzione da parte dell'impresa fornitrice
avviene proprio in vista della specifica
destinazione all'impresa utilizzatrice e per la
durata da questa richiesta(eventualmente
anche per rimpiazzare un altro lavoratore in
somministrazione a sua volta impossibilitato
a lavorare per malattia, infortunio,
gravidanza o servizio militare)
Il contratto di lavoro
temporaneo – Il contenuto
1. Non è più necessario apporre la causale nel caso in cui il
contratto stipulato tra l’agenzia e l’impresa ha durata
predefinita, facendo così venire meno ogni possibile
contenzioso sulla eventuale genericità o inesistenza di tale
elemento
2. Indicazioni impresa fornitrice e utilizzatrice,
3. Mansioni,
4. Periodo di prova,
5. Durata del contratto, data di inizio e termine.
6. Luogo (indirizzo), orario del posto di lavoro,
7. Indicazioni relative alle misure di sicurezza necessarie per
ricoprire la mansione.
Il periodo di prova
• E’ consentito apporre per iscritto un periodo di prova per ogni
singola missione.
• La prova consiste in 1 giorno di effettiva prestazione per ogni
10 gg di calendario. In ogni caso non può essere inferiore a 2
giorni né superiore a 10, indipendentemente dalla durata della
missione.
• Non si può prevedere un periodo di prova in caso di ulteriore
contratto entro 6 mesi dalla fine della missione precedente
con la stessa impresa utilizzatrice e per le stesse mansioni.
• Durante il periodo di prova ciascuna delle parti può recedere
dal contratto in qualsiasi momento senza alcun preavviso. In
caso di dimissioni o licenziamento durante il periodo di prova al
lavoratore spetta la retribuzione per le ore lavorate.
Il contratto di lavoro
temporaneo - La proroga
Il periodo di assegnazione a tempo determinato può essere
prorogato per iscritto e con consenso del lavoratore, nei casi e in
base alla durata prevista dal contratto collettivo nazionale.
In generale il periodo di assegnazione iniziale può essere prorogato
per un massimo di 5 volte per una durata complessiva non superiore
ai 36 mesi a patto che l’intero periodo si configuri come un’unica
missione.
In caso di proroga l’agenzia interinale deve informare il lavoratore
della
durata temporale della proroga con un anticipo di 5 giorni rispetto
alla
scadenza della missione (l’anticipo non può mai essere inferiore ai
due giorni), ottenerne il consenso e formalizzare il prolungamento
del contratto tramite atto scritto.
Trattamento retributivo
-
- La retribuzione del lavoratore in somministrazione non può
essere inferiore a quella dei dipendenti di pari livello
dell’impresa utilizzatrice, a parità di mansioni svolte. Ciò significa
che il lavoratore ha diritto a tutto quanto previsto dalla
contrattazione collettiva, nazionale e aziendale, applicata nell’
impresa utilizzatrice, compreso il premio di risultato se previsto.
- Il lavoratore in somministrazione ha diritto inoltre a fruire di
tutti i servizi sociali e assistenziali (se presenti) dei dipendenti,
con esclusione di quelli riservati agli iscritti ad associazioni o
coop., o legati ad una determinata anzianità di servizio
Trattamento retributivo
IN CASO DI MALATTIA
• LAVORATRICI MADRI
A chi è rivolto: Lavoratrici madri con una missione pari o superiore a
7 giorni e con un’anzianità di almeno 3 mesi (mesi lavorati negli
ultimi 12)
Cosa si può ottenere: Contributo fino ad un massimo di 100 €
mensili, fino al terzo anno di età del bambino.
• LAVORATORI PADRI
A chi è rivolto: Lavoratori padri in caso di morte o grave infermità
della madre, abbandono del figlio da parte della madre, affidamento
esclusivo al padre, nuclei monoreddito da lavoro in
somministrazione (del padre). I requisiti di accesso sono gli stessi già
previsti per le lavoratrici madri.
Cosa si può ottenere: Stesso contributo previsto per le lavoratrici
madri.
SOSTEGNO ALLA MATERNITA’
•FORMAZIONE DI BASE
• FORMAZIONE PROFESSIONALE
• FORMAZIONE ON THE JOB
• FORMAZIONE CONTINUA
CLICCA LAVORO: BORSA NAZIONALE DEL LAVORO
Anche ai contratti in
somministrazione si applicherà
l’aumento dello 0,5% del
contributo addizionale a carico del
datore di lavoro e l’incremento si
applicherà per ciascun rinnovo.
DECRETO DIGNITA’
Stretta anche sui licenziamenti selvaggi
attraverso l'aumento del 50%
dell'indennizzo per i lavoratori
ingiustamente licenziati. In caso di
licenziamento senza giusta causa,
l'indennizzo per il lavoratore può
arrivare fino a 36 mensilità.
DECRETO DIGNITA’
Bonus assunzioni under 35: è stato
prorogato da uno degli emendamenti
approvati dal Decreto Dignità, lo sgravio
contributivo del 50% dei contributi per i
datori di lavoro che assumono giovani
disoccupati che hanno meno dei 35 anni. Gli
incentivi sono estesi per il 2019 e 2020.
L’incentivo erogato nella forma di sgravio
contributivo spetterà per i primi tre anni e
fino ad un massimo di 3.000 euro annui.
DECRETO DIGNITA’
Tornano i voucher in agricoltura,
turismo e per i piccoli alberghi: il
divieto di ricorrere al contratto di
prestazione occasionale previsto
dall’articolo 54-bis del DL n. 50/2017
non si applicherà per le aziende
operanti in tali settori che abbiamo alle
dipendenze fino ad otto lavoratori.
Naspi domanda di
disoccupazione 2018
La Naspi Inps, è la nuova indennità di
disoccupazione che spetta ai lavoratori
subordinati, nel caso in cui perdano
involontariamente il lavoro a causa di un
licenziamento singolo o collettivo. Il lavoratore
disoccupato, qualora in possesso di tutti i requisiti
di legge, può contare su una prestazione a
sostegno del proprio reddito chiamata Nuova
prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego.
Naspi domanda di
disoccupazione 2018
Non tutti i lavoratori hanno diritto a percepire il sussidio di
disoccupazione, infatti, secondo la legge italiana, ed in
particolare i decreti attuativi della riforma del lavoro cd. Jobs Act
disoccupazione Naspi spetta, solo a:
•Dipendenti a tempo indeterminato e determinato;
•Apprendisti;
•Soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro
subordinato;
•Personale artistico sempre se a contratto subordinato;
•Dipendenti a tempo determinato della Pubblica
Amministrazione.
•Lavoratori domestici: Naspi colf
Naspi cosa cambia con il
decreto dignità
La durata del trattamento di disoccupazione è
strettamente collegata ai periodi di anzianità
lavorativa del soggetto che lo percepisce. Per la
NASPI, il trattamento ordinario, la durata massima
coincide con un numero di settimane pari alla
metà delle settimane di contribuzione degli ultimi
quattro anni. Questo vuol dire che se un lavoratore
è stato sempre occupato negli ultimi quattro anni,
potrà accedere a una NASPI della durata massima
di due anni; se invece il periodo di lavoro si riduce,
anche il trattamento di disoccupazione si accorcia.
Naspi Inps cosa cambia con il
decreto dignità
La riduzione del termine massimo a 24 mesi dei contratti a
tempo determinato, fa sì che, in caso di mancata
conferma, il lavoratore potrà accedere a una NASPI della
durata massima di 12 mesi. Il danno è ancora maggiore per
i lavoratori che cesseranno il rapporto (per mancanza di
una causale valida) al momento del raggiungimento
dell’anzianità lavorativa di 12 mesi: oltre a perdere i due
anni di lavoro che avrebbero potuto svolgere secondo le
vecchie regole, il trattamento NASPI massimo
teoricamente spettante si accorcia da 18 a 6 mesi.
Questo effetto negativo non si verificherà nel caso che tutti
i lavoratori arrivati alle nuove soglie massime di durata,
siano stabilizzati a tempo indeterminato, o comunque
trovino una nuova occupazione presso altri datori.
NASPI 2019
La Naspi 2019, cioè lo stato di disoccupazione che prevede un
contributo economico erogato dall’INPS può essere richiesto, a partire
da quest’anno è stato anche incrementato l‘importo della Naspi. Per
poter percepire la Naspi è necessario che il lavoratore presenti la
domanda, per tanto il processo non avviene in maniera automatica
all’atto del licenziamento.
Non tutti hanno diritto al sussidio di disoccupazione, la normativa
individua alcuni soggetti ben specifici, in primis ne hanno diritto tutti i
lavoratori titolari di rapporto di lavoro subordinato che hanno perso il
lavoro involontariamente, ma anche:
•gli apprendisti;
•i soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con
le medesime cooperative;
•il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
•i dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni
NASPI 2019
Quali sono invece i soggetti esclusi?
•dipendenti a tempo indeterminato delle Pubbliche
Amministrazioni;
•gli operai agricoli a tempo determinato o indeterminato;
•i lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per
lavoro stagionale;
•i lavoratori che hanno raggiunto i requisiti per il
pensionamento di vecchiaia o anticipato, oppure che sono
titolari di assegno ordinario di invalidità e non hanno optato
per la NASpI.
I collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto,
devono invece fare riferimento alla Dis-Coll, ovvero
l’indennità di disoccupazione specifica per i lavoratori con
rapporto co.co.co.
NASPI 2019
Il lavoratore dovrà compilare un apposito modello messo a
disposizione dall’INPS ed inoltrarlo secondo una delle seguenti
modalità:
•dal sito www.inps.it, direttamente dal cittadino in possesso del PIN
dispositivo INPS. A partire dall’1 ottobre 2020 per l’accesso ai servizi
online di INPS non sarà più rilasciato dall’Istituto alcun nuovo PIN: si
passa a SPID. Sul sito di Agenzia per l’Italia Digitale è possibile
consultare l’elenco completo di tutti gli Identity Provider certificati e
abilitati al rilascio dello SPID nel nostro paese. A inizio settembre il
conteggio degli account attivi aveva toccato quota 10 milioni.
•tramite patronato, che per legge offre assistenza gratuita;
•tramite Contact Center Multicanale INPS INAIL, chiamando da rete
fissa il numero gratuito 803164 oppure il numero 06164164 da
telefono cellulare, con tariffazione stabilita dal proprio gestore.
NASPI 2020
La Naspi 2020, sulla base di quanto previsto dalla normativa di
riferimento e da ultimo con il decreto 150/2015 avrà durata massima
di 24 mesi.
Anche nel 2020 la Naspi si incrocia con il reddito di cittadinanza: chi ha
perso il lavoro e percepisce l’indennità di disoccupazione potrà anche
fare domanda per il RdC.
Per determinare l’importo della NASPI si deve assumere a riferimento
l’imponibile previdenziale (per intenderci quello su cui si calcolano in
percentuale i contributi dovuti all’INPS) e dividerlo per il totale delle
settimane di contribuzione. Il risultato viene moltiplicato per 4,33. Se il
risultato è pari o inferiore ad euro 1.221,44 l’importo mensile della
NASPI sarà pari al 75% della retribuzione, come sopra calcolata.
Al contrario, superando la soglia di euro 1.221,44 la NASPI ammonterà
al 75% di 1.221,44 euro + il 25% della differenza tra la retribuzione
mensile ed euro 1.221,44.
In ogni caso, l’indennità non potrà superare i 1.328,76 euro.
NASPI 2020
Oltre ai rapporti di lavoro dipendente o autonomo,
vediamo gli effetti di altre attività lavorative sulla NASPI:
•Le prestazioni di lavoro occasionale (entro il limite di 5
mila nell’anno civile) sono cumulabili con la NASPI;
•Sono interamente cumulabili con la NASPI stage, borse
lavoro e tirocini;
•Si applica la disciplina sul lavoro subordinato per coloro
che ricevono borse di studio o assegni di ricerca;
•Stessa sorte dei dipendenti per chi svolge le funzioni di
amministratore, consigliere o sindaco di società;
•In caso di attività sportiva dilettantistica, compensi e
premi sono interamente cumulabili con la NASPI.
REDDITO DI CITTADINANZA
Viene erogato ai nuclei familiari in possesso cumulativamente, al
momento della presentazione della domanda e per tutta la
durata dell’erogazione del beneficio di”:
• Requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno – Il richiedente
deve essere cittadino maggiorenne italiano o dell’Unione
Europea, oppure, suo familiare che sia titolare del diritto di
soggiorno o del diritto di soggiorno permanente o cittadino di
Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per
soggiornanti di lungo periodo. È, inoltre, necessario essere
residente in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in
modo continuativo.
REDDITO DI CITTADINANZA
Requisiti economici – Il nucleo familiare deve essere in possesso di:
•un valore ISEE inferiore a 9.360 euro;
•un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non
superiore a 30.000 euro;
•un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro per il
single, incrementato in base al numero dei componenti della famiglia (fino
a 10.000 euro), alla presenza di più figli (1.000 euro in più per ogni figlio
oltre il secondo) o di componenti con disabilità (5.000 euro in più per ogni
componente con disabilità).
•un valore del reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui, moltiplicato
per il corrispondente parametro della scala di equivalenza
• Per chi vive in affitto un contributo integrativo: 280€ mensili di importo
massimo conseguibile a copertura delle spese di locazione. La scelta di un
sussidio fisso, non parametrato ai prezzi degli affitti, crea una evidente
disparità: quei 280€ saranno un importo adeguato per chi vive in zone
con affitti economici, poco o nulla per chi abita in città con prezzi elevati.
REDDITO DI CITTADINANZA
Altri requisiti – Per accedere alla misura è inoltre necessario che nessun
componente del nucleo familiare possieda:
•autoveicoli immatricolati la prima volta nei 6 mesi antecedenti la
richiesta, o autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc oppure
motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati la prima volta
nei 2 anni antecedenti (sono esclusi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui
è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità);
•navi e imbarcazioni da diporto (art. 3, c.1, D.lgs. 171/2005).
Il Reddito di cittadinanza è compatibile con il godimento della NASpI
(Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) e di altro strumento di
sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria. L’assegno non
verrà invece erogato ai nuclei familiari che hanno fra i loro componenti
soggetti disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nei dodici mesi
successivi alla data delle dimissioni, fatte salve le dimissioni per giusta
causa.
REDDITO DI CITTADINANZA
Prima di fare domanda occorre calcolare il proprio ISEE e che il
modello scade a gennaio di ogni anno, quindi bisogna accertarsi
di essere in possesso di un conteggio valido.
Le domande possono essere inoltrate, a partire dal 6 marzo
2019:
•online attraverso il sito dedicato al Reddito di Cittadinanza;
•tramite gli uffici postali;
•tramite CAF
L’INPS verifica se si è in possesso dei requisiti. Dopo
l’accettazione, entro 30 giorni, il beneficiario verrà contattato dai
Centri per l’impiego per individuare il percorso di formazione o
di reinserimento lavorativo da attuare.
REDDITO DI CITTADINANZA
Da aprile saranno emesse le prime carte prepagate delle Poste,
simile a un bancomat, le cosiddette Carta Rdc. Utile per pagare
bollette, affitti, mutuo e per acquistare beni di prima necessità.
Sarà possibile effettuare prelievi per un massimo di 100 euro al
mese per singolo individuo.
Entro 30 giorni dal riconoscimento del reddito è necessario
spendere il reddito, pena il decurtamento del 20% sull’importo del
mese successivo. Ad esempio il reddito di cittadinanza di aprile va
speso entro maggio.
Il massimo previsto è di 780 euro al mese per chi non ha un lavoro
ed è senza reddito.
Chi ha un reddito, invece, ma è comunque al di sotto della soglia di
povertà, integrerà quello che percepisce con il reddito di
cittadinanza, ma non potrà superare i 780 euro previsti.
REDDITO DI CITTADINANZA
Se si hanno tutti i requisiti si può ottenere il reddito di
cittadinanza per un massimo 18 mesi, con possibilità di
rinnovo e, in tal caso, con sospensione per un mese.
Il reddito di cittadinanza è legato anche ai patti di
inclusione e lavoro, nel periodo in cui si ottiene il sussidio,
potrebbero arrivare delle offerte di lavoro che possono
essere rifiutate al massimo 2 volte.
Inoltre, qualsiasi variazione della condizione occupazionale
di uno o più componenti della famiglia deve essere
comunicata all’INPS entro 30 giorni, altrimenti il beneficio
decade.
REDDITO DI CITTADINANZA 2020
L’erogazione del Reddito di cittadinanza e
della Pensione di cittadinanza per il 2020 è
previsto solo se si aggiorna l’Isee alla
scadenza del periodo di validità
dell’indicatore. In caso contrario il Reddito
di cittadinanza verrà momentaneamente
sospeso. Lo prevede il decreto 4/2019, poi
convertito in legge 26/2019. La regola
riguarda, in linea generale, tutti i percettori
di sussidi economici che sono legati al
rispetto di determinati requisiti economici.