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MOVIMENTO: traduzione in a della personalità somato-psichica (influenza del corpo sulla psiche), e
contemporaneamente è elemento di sollecitazione di tu e le componen di tale personalità. Dunque le a vità
motorie sono le diverse e molteplici forme del movimento corporeo che variano in rapporto ai fini che hanno alla base
la motricità individuale. Nel contesto della preparazione fisica:
ALLENAMENTO: Processo sistema co (con nuo, organizzato, costante ecc..) mediante il quale si modificano le
capacità di prestazione dell’organismo, a raverso la proposizione di adegua carichi di lavoro fisico (s moli allenan ).
Adegua perché ognuno di noi ha diverse risposte ad un determinato s molo, perché c’è chi presenta una maggior
presenza di fibre I rispe o a II ecc…
CAPACITA’: Hardware che gli individui portano con sé nelle situazioni di apprendimento. Rappresentano
i presuppos per lo svolgimento di un compito motorio e per lo sviluppo di abilità, sono tra duraturi e
stabili e vengono ereditate, quindi acquisite gene camente.
ABILITA’ MOTORIA: “consiste nella capacità di o enere un qualche risultato finale con la massima
sicurezza e il minimo dispendio di energia” E.R. Guthrie.
Stereo pate.
Non stereo pate.
CLASSIFICAZIONE ABILITA’
in funzione dell’organizzazione del compito da svolgere, le abilità possono essere considerate:
Discrete= compi di breve durata con inizio e conclusione defini (alzarsi in piedi).
Seriali= abilità discrete collegate in azioni più complesse; un preciso ordine degli elemen è cruciale
per la riuscita della prestazione (servizio nel tennis).
Con nue = comportano una sequenza ritmica e ripe va di un compito, con un inizio e fine non
defini (maratona).
CLASSIFICAZIONE ABILITA’ IN RELAZIONE CON L’AMBIENTE
OPEN SKILL (a cara ere aciclico): abilità che vengono eseguite in un ambiente imprevedibile o mutevole che
richiede a chi le esegue di ada are i suoi movimen in risposta alle problema che dinamiche dell’ambiente.
CLOSED SKILL (a cara ere ciclico): vengono eseguite in un ambiente prevedibile o stabile che consente a chi
le esegue di pianificare in an cipo i suoi movimen .
Nel nostro organismo, in relazione alla quan tà e all’en tà degli s moli esterni, si potranno a uare:
Aggiustamen : si avranno a seguito di uno s molo singolo. Verranno rimossi più o meno rapidamente alla sua
cessazione. Es.: aumento della frequenza cardiaca in seguit ad a vità fisica.
Ada amen : si avranno in seguito di una serie di s moli ravvicina , ripetu e di intensità crescente, che porteranno a
delle modificazioni permanen . Es.: bradicardia in un sogge o allenato.
Affinché l’allenamento possa far o enere ada amen desidera , è importante rispe are alcune condizioni:
1. SPECIFICITA’= L’ada amento che consegue ad un carico di lavoro è sempre stre amente correlato a
quest’ul mo. La reazione ada a va si manifesta quasi esclusivamente negli organi maggiormente
sollecita dal carico esterno. Questo principio è tanto più valido quanto più alto il livello dell’atleta
2. FREQUENZA= E’ necessario s molare ripetutamente e in maniera specifica, un sistema o apparato, ad
intervalli tali da consen re la più efficace sommazione degli effe prodo dalle singole s molazioni
(Supercompensazione). L’intervallo di tempo è determinato da: livello dell’atleta e dall’en tà del carico
esterno.
3. PROGRESSIVITA’ DEL CARICO = Per o enere un livello più elevato di prestazione è necessario avere una
con nuità ed ininterro a crescita del carico di lavoro proposto. La crescita non è intesa soltanto in
termini quan ta vi poiché esistono diversi parametri a raverso i quali si può modificare il carico di
lavoro (recuperi, intensità).
4. DI CONTINUITA’= Sta ad indicare la necessità di non interrompere mai il processo di allenamento. Il
nostro organismo è capace di ada arsi sia al movimento che al “non movimento”.
5. VARIETA’= variare perché altrimen si ha una situazione di stagno, a livello del SN il gesto è stato
automa zzato e viene in modo automa co, perciò, a livello neurale non ho s moli. SE si propone
sempre lo stesso allenamento il nostro sogge o potrebbe avere un DETRAINING. (DETRAINING –
perdita delle capacità acquisite dire amente proporzionale alla diminuzione o interruzione del carico di
lavoro).
6. INDIVIDUALIZZAZIONE Ognuno di noi ha cara eris che individuali diverse, perciò bisgona
individualizzare l’allenamento e prendere singolarmente gli atle ( anche nelle squadre con tante
persone ).
I SISTEMI ENERGETICI
Ogni disciplina spor va, ha il proprio profilo fisiologico e tu i preparatori che proge ano ed applicano programmi
specifici devono conoscere i sistemi energer ci del corpo umano e come ques influiscono sull’allenamento spor vo.
L’energia è la capacità di compiere un lavoro che, a sua volta, è l’applicazione di una forza che genera uno
spostamento, ossia la contrazione dei muscoli che applica forza contro una resistenza. Ne consegue che ovviamente,
c’è bisogno di energia per eseguire il lavoro fisico durante l’a vità spor va. Il corpo ricava energia dagli ALIMENTI,
ovvero dalla conversione da parte delle cellule muscolari, dei componen dei macronutrien ( CARBOIDRATI,
PROTEINE e GRASSI ) in un composto ad altra energia chiamato ATP ( ADENOSINA TRIFOSFATO ), che viene
immagazzinato dalle cellule muscolari. L’ATP è formato da una molecola di ADENOSINA e tre molecole di FOSFATO. Nel
processo di produzione di energia L’ATP è scisso in ADP ( una molecola di adenosina e due molecole di fosfato ) + P (
fosfato ). Per assicurare un apporto costante di ATP e quindi di energia, l’ADP si combina con un’altra molecola di
fosfato per riformare ATP. Quando l’atleta si allena l’energia richiesta dalla contrazione muscolare è rilasciata dall
conversione dell’ATP in ADP+P. Per con nuare a l’a vità di allenamento, l’organismo deve con nuamente ripris nare il
livello di ATP nelle cellule muscolari, perché le cellule muscolare possono immagazzinare solo una quan tà limitata ( 5-
6 millimoli per kg di muscolo ). Il corpo può ripris nare i suoi livelli di ATP u lizzando tre SISTEMI ENERGETICI:
È un sistema ad alta potenza e bassa capacità, basato sull’u lizzo di CP ed ATP. Abbiamo de o che il
muscolo può immagazzinare una quan tà limitata di ATP. Per questa ragione i livelli di energe ci sono
deple immediatamente durante un allenamento intenso. In risposta alla deplezione di ATP nel muscolo, la
fosfocrea na CP viene scissa in C ( crea na ) e P ( fosfato ). Questa scissione non rilascia energia
immediatamente u lizzabile per la contrazione muscolare. L’organismo usa questa energia per risinte zzare
dall’ADP e da un gruppo fosfato l’ATP. Poiché la quan tà di CP è limitata, il sistema ANAEROBICO
ALATTACIDO può fornire energia per 8-10” di uno sforzo massimale. Poiché la crea na nella dieta può
incrementare il volume cellulare cosi come la capacità di fornire energia da parte del sistema anaerobico
ala acido, gli integratori di crea na sono divenu popolari negli anni 90.
Non richiede la presenza di ossigeno (anerobiosi) e non porta alla formazione di acido la co
(ala acido)
La potenza è più elevata rispe o agli altri meccanismi.
Crea na: presente nel nostro organismo, sinte zzata nel fegato, reni e pancreas, viene trasportata
a raverso il flusso sanguigno al muscolo.
Fosfato: presente principalmente nel tessuto osseo.
In 30 secondi viene ripris nato il 70% delle scorte. Entro 3-5 minu viene ripris nato il 100% delle
scorte.
L’energia di risintesi è fornita quasi esclusivamente dall’ATP.
SISTEMA ANAEROBICO LATTACIDO
È un sistema a potenza e capacità intermedia, l’organismo risponde diversamente agli esercizi intensi di
maggiore durata dai 10” ai 60 “. Per i primi 8-10” è principalmente il sistema anaerobico ala acido a
fornire energia. Dopo circa 10” il SISTEMA ANAEROBICO LATTACIDO diviene il principale fornitore di
energia. Questo sistema fornisce energia scomponendo GLICOGENO ( glucosio nelle cellule muscolari ) e
nel fegato che rilascia energia per risinte zzare ATP da ADP+P. L’assenza di ossigeno durante la scissione del
glicogeno crea un metabolita l’acido la co. Quando un esercizio ad alta intensità si prolunga per molto
tempo, viene accumulato l’acido la co nei muscoli, causando affa camento.
Non richiede la presenza di ossigeno ma a differenza del meccanismo precedente porta alla
formazione di acido la co (la acido)
Viene chiamato anche meccanismo delle glicolisi anaerobica, perché vi è la demolizione degli
zuccheri in assenza di ossigeno
L’acido la co, formato da la ato (LA-) e ione idrogeno (H+) fa abbassare il pH (aumento di acidità)
ostacolando i meccanismi della contrazione muscolare .
La potenza è meno elevata rispe o all’Anaerobico ala acido e più elevata di quello aerobico.
Restauro in riposo: dopo un esercizio massimale occorrono 25 minu per rimuovere il 50%
dell’acido la co; in 1 ora e 15 minu ne viene rimosso il 95%;
Restauro in movimento (warm-down): l’acido la co viene rimosso più velocemente se dopo
l’impegno si esegue un esercizio (carico sub-max 60%) coinvolgendo gli stessi gruppi muscolari usa
precedentemente.
Per quanto riguarda l’acido la co, la sua produzione il conseguente accumulo è tanto maggiore:
Quando lo sforzo richiede un’intensità molto elevata e lo sforzo si protrae per alcune decine di
secondi o per pochi minu .
Quando la quan tà della massa muscolare coinvolta è molto elevata
Quando i ges specifici sono molto veloci.
Durata
SISTEMA AEROBICO
Il sistema aerobico necessita di 60-80 secondi per iniziare a produrre energia per la risintesi di ATP, diversamente dagli
altri due sistemi, il sistema aerobico perme e la sintesi di ATP solo in presenza di ossigeno, a raverso la scomposizione
di glicogeno, grassi e proteine. È la fonte primaria di energia per gli even che durano da poco più di un minuto a tre
ore. Un lavoro prolungato oltre le due ore può portare la degradazione di grassi e proteine, sostanze necessarie al
ripris no dell’ATP quando le scorte di glicogeno sono deplete. La degradazione di glicogeno, acidi grassi o amminoacidi
genera CO2 e H20 come prodo di scarto che sono elimina a raverso la respirazione e sudorazione. Al migliorare la
capacità aerobica di una persona migliora la capacità di u lizzare acidi grassi come substrato energe co.
Cara eris che:
Necessita della presenza di ossigeno (aerobiosi) e non porta alla formazione di acido la co
Viene de o anche meccanismo della glicolisi aerobica perché vi è la demolizione completa degli
zuccheri in presenza di ossigeno.
Gli zuccheri (glicogeno glucosio) vengono demoli completamente fino ad arrivare alla
produzione di energia per la risintesi dell’ATP; anidride carbonica ed acqua
Anche i grassi (acidi grassi liberi) vengono demoli . In caso di esercizio molto prolungato vengono
demolite anche le proteine, in bassissima percentuale.
La potenza rispe o agli altri meccanismi è più bassa ma il suo rendimento è più elevato.
Glicogeno: polisaccaride immagazzinato nel fegato e nei muscoli che per essere u lizzato deve
essere demolito in glucosio
Grassi e proteine: la loro demolizione, in quan tà inferiore rispe o agli zuccheri, ha inizio e si a ua
con il ciclo di Krebs nei mitocondri.
Durata:
In teoria illimitato.
Tipico degli sforzi di lunga durata, dove l’intensità è moderata: maratona, sci di fondo, marcia etc.
Quando a causa dell’aumento dell’intensità dell’esercizio, la quan tà di ATP prodo a con aerobio non è
sufficiente, interviene in supporto il meccanismo anaerobico la acido.
In sintesi:
CLASSIFICAZIONE DELLE ATTIVITA’ SPORTIVE IN BASE AI MECCANISMI ENERGETICI UTILIZZATI
Sport prevalentemente anaerobici ala acidi:
sono chiama anche sport di potenza. Il gesto atle co ha una durata tra gli 8-10 secondi. Esempi
sono: sal e lanci nell’atle ca leggera, alzate di potenza, tuffi etc.
Sport prevalentemente anaerobici la acidi:
durata compresa tra i pochi secondi e 5 minu , il coinvolgimento del meccanismo la acido è
importante e la prestazione dipende dalla sua potenza. Esempio: 400m dell’atle ca, lo sci alpino ed
il nuoto.
Sport prevalentemente aerobici:
la componente aerobica è fondamentale. Si tra a di sport con durata che va dai 5 minu (potenza)
fino ad oltre le due ore (capacità) come nel mezzofondo, maratona sci di fondo, ciclismo etc.
PREVALENTEMENTE: perchè non viene mai a vato solo un sistema energe co. In base all’a vità interviene
prevalentemente un sistema rispe o ad un altro.
MODELLO DI PRESTAZIONE.
Il modello di prestazione di un determinato sport è definito come l’insieme degli elemen che
concorrono, in varia percentuale, al conseguimento della performance. ( Cio che accade durante la
compe zione: quan cambi direzione ? quan passaggi? Quan ri ? quanto va la FC )
CLASSIFICAZIONE DELLE ATTIVITA’ SPORTIVE IN BASE AI MECCANISMI ENERGETICI UTILIZZATI (DAL MONTE, 1969)
A vità ad impegno prevalentemente anaerobico: discipline spor ve che durano tra i 20 e i 45 secondi in funzione del
debito la acido che lo spor vo può contrarre dalla velocità e dal po di movimento.
A vità ad impegno aerobico-anaerobico massivo: sono quelle discipline spor ve con durata tra i 40 secondi ed i 4-5
minu primi. Le discipline appartenen a questo gruppo sono cara erizzare da un grande impegno cardiocircolatorio
cioè una grande potenza aerobica e dalla capacità di sopportare eleva carichi la acidi cioè un’elevata capacità
anaerobica.
% massa muscolare Forza muscolare
impegnata impegnata
Nuoto 100,200,400m +++ +++
Nuoto pinnato +++ +++
200,400m sup +++ +++
400m sub +++ +++
Cano aggio +++ +++
Canoa 500, 1000m ++ +++
Atle ca leggera
800, 1500, 400m hs +++ +++
Braccio di ferro ++ +++
Pa naggio ghiaccio 1000, 1500m +++ +++
3000m ++ +++
Pa naggio rotelle 500, 1500m +++ +++
Ciclismo inseguimento +++ +++
individuale/squadra
Km fermo, keirin +++ +++
Tiro alla fune +++ +++
A vità di po prevalentemente aerobico: discipline che durano più di 4 minu e che non impegnano il metabolismo
anaerobico.
% massa muscolare Forza muscolare
Impegnata impegnata
Sci nordico +++ ++
Ski roll +++ ++
Nuoto 800m +++ +++
1500m +++ ++
Ciclismo su strada, stayer ++ +++
Ciclocross, mountain bike +++ +++
Pa naggio ghiaccio 5000, 10000m +++ ++
Trekking ++ +++
Triathlon +++ +++
Atle ca leggera 3000m, 5000m +++ +++
10000, 20000 e 50km marcia +++ ++
Maratona ++ ++
A vità ad impegno aerobico – anaerobico alternato: discipline che hanno un’alternanza di impegno aerobico-
anaerobico
% massa muscolare Forza muscolare
Impegnata impegnata
Calcio, calce o +++ +++
Tennis +++ +++
Badminton +++ +++
Squash +++ ++
Lacross ++ ++
Baseball, so ball +++ +++
Cricket +++ ++
Hockey tu i pi ++ ++
Pallavolo, pallamano ++ +++
Canoa polo ++ +++
Pelota basca +++ +++
Pallacanestro +++ +++
Pallanuoto +++ ++
Pugilato +++ +++
Lo a greco-romana, libera, sumo +++ +++
A vità di potenza: discipline che presuppongono grandi accelerazioni di masse muscolari anche contro gravità con
una rilevante forza muscolare.
A impegno prevalentemente % massa muscolare Forza muscolare
anaerobico ala acido Impegnata impegnata
A prevalente impegno di forza:
Sollevamento pesi +++ +++
A prevalente impegno impulsivo
Atle ca leggera, lanci disco, +++ ++
martello, giavello o, peso
A prevalente impegno propulsivo ++ ++
1. Contro gravita
Atle ca leggera, sal in alto, con +++ +++
asta
2. A gravità costante
Atle ca leggera
100m piani, 110 ostacoli +++ +++
Salto in lungo, triplo +++ +++
Ciclismo, velocità individuale, +++ +++
tandem
A vità di destrezza: discipline che presuppongono la sollecitazione di appara sensoriali e che richiedono a motori
estremamente precisi.
Con notevole impegno % massa muscolare Forza muscolare
muscolare Impegnata impegnata
Ar marziali:
Senza armi (judo, karate, aikido) +++ ++
Tae kwon do +++ +++
Con armi: kendo, kubudo, sai +++ ++
Scherma: spada, fiore o sciabola +++ ++
Sci nau co: figure, slalom, sal e +++ ++
velocità
Sci alpino: libera, slalom, combinata +++ +++
Polo +++ ++
Orienteering ++ +++
Canoa: slalom, dicesa rapide ++ ++
Windsurf +++ +++
Alpinismo +++ +++
Ciclismo +++ ++
Tuffi +++ +++
Nuoto sincro +++ ++
Pa naggio ghiaccio +++ ++
Ginnas ca ar ca +++ +++
Ballo spor vo +++ ++
Con impegno muscolare posturale e
direzionale
Tiro con l’arco ++ +++
Tennis tavolo +++ ++
Surf +++ ++
Bowling ++ ++
Curling ++ ++
Golf + ++
Rodeo +++ +++
Paracadu smo + +
Motociclismo
Velocità + +
Motocross +++ +++
Enduro ++ +++
Automobilismo
Formula 1-2-3 + ++
Autocross ++ +++
Aviazione spor va + +
Equitazione
Dressage, ostacoli +++ ++
Turismo equestre ++ +
Corsa con carrozze + +
Ippica, tro o, galoppo ++ +
TRAINING LOAD (IL CARICO DI LAVORO)
Il nostro corpo vive in una situazione di Omeostasi (equilibrio). Il nostro corpo reagisce a qualsiasi cosa
accada, e lo fa assumendo a eggiamen difensivi. Le risposte, o reazioni del corpo possono essere:
Specifiche: per il po di fa ore stressante (l’organismo che produce an corpi per comba ere un
virus)
Aspecifiche: presentano elemen comuni per i vari stressors (produzione ormonale, stanchezza
etc.)
REAZIONI SPECIFICHE + REAZIONI ASPECIFICHE = SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO (Hans
Selye), la risposta che l’organismo me e in a o quando è sogge o a prolunga fa ori di stress.
La sindrome generale di ada amento (SGA) si compone di tre fasi, quasi sempre presen
contemporaneamente:
1. Fase di ALLARME: l’organismo reagisce agli stressor me endo in a o meccanismi di
fronteggiamento (coping) sia fisici che mentali. Esempi sono cos tui dall’aumento della frequenza
cardiaca, pressione sanguigna, tono muscolare ed aurosal (a vazione psicofisiologica);
2. fase di RESISTENZA: il corpo tenta di reagire e contrastare gli effe nega vi dell’affa camento
prolungato producendo risposte ormonali specifiche da varie ghiandole (ad esempio ghiandole
surrenali);
3. fase di ESAURIMENTO: se gli stressor con nuano ad agire, il corpo può venire sopraffa o e possono
prodursi effe nega vi permanen a carico della stru ura psichica e/o soma ca
SUPERCOMPENSAZIONE
Il processo di sviluppo dei fenomeni di ada amento determina dall’allenamento si svolge per fasi: si
dis nguono la fase del carico e quella del recupero, che include quella della supercompensazione. Come si
può notare in figura so ostante dopo il carico (s molo allenante ) si producono una diminuzione della
capacità di prestazione spor va ( diminuzione del potenziale energe co ) e nella fase di recupero una sua
risalita conclusiva che va al di là del livello iniziale. Questo stato di maggiore capacità energe ca di
prestazione viene definito SUPERCOMPENSAZIONE.
Il principio di supercompensazione vale per i processi metabolici (risintesi delle riserve di sostanze
energe che, come glicogeno e fosfocrea na dopo il loro svuotamento provocato dal carico), ma anche per
le proteine enzima che e stru urali, per il numero di mitocondri nelle fibre muscolari e perfino per i
processi di ada amento cerebrale a raverso un aumento dell’irrorazione sanguigna, l’incremento di
neurotrasme tori e di sostanze neurotrope ( che accelerano la crescita di stru ure neuronali). Insomma
questo processo vale per tu e le sostanze u lizzate e consumate durante un lavoro muscolare. quindi:
Uno s molo può essere considerato allenante solo se supera una soglia tale da indurre
nell’organismo una risposta ada a va.
Se non intervebgono altri s moli tale capacità decade nuovamente
La necessità di una frequenza elevata di sedute di allenamento durante la se mana.
CARICO E RECUPERO DEVONO ESSERE PIANIFICATI COME UN TUTTO. Infatti si possono compiere errori
non solo nell’impostazione del carico, ma anche per il fatto che non si sono tenuti in considerazione i
processi di recupero. Il recupero non avviene tutto in maniera simultanea. es sappiamo che per ripristinare
le scorte di glicogeno ci vogliono due giorni, io faccio mangiare pasta per recuperare piu velocemente le
scorte. Quindi non tutte le componenti del recupero vengono ripristinate in maniera simultanea
RECUPERO. La bravura del preparatore sta nel capire il recupero… es. un calciatore ha fatto meno km ma ha
avuto piu fatica mentale ( es. marcare MESSI ),
IL CARICO DI LAVORO E ALLENABILITA’
Conce o di Allenabilità: grado di ada amento ai carichi di allenamento. Parametro dinamico che dipende
da fa ori endogeni (età, cos tuzione, sesso etc.) ed esogeni. Nell’età infan le e in adolescenza, un ruolo
importante viene svolto dalle fasi sensibili (periodi di sviluppo che sono par colarmente favorevoli motorio-
spor vi della prestazione, cioè periodi in cui l’allenabilità è elevata). L’allenabilità è maggiore nell’età
infan le e nell’adolescenza sopra u o per lo sviluppo delle capacità coordina ve. Mentre nell’età giovanile
e nella prima età adulta avremo una maggior allenabilità delle capacità organico-muscolari.
Carico di allenamento: può essere definito come la somma del lavoro richiesto all’atleta, ovvero l’insieme
delle sollecitazioni funzionali provocate da quest’ul mo in un determinato periodo di tempo.
Il carico di allenamento è la misura del lavoro che l’atleta deve effe uare per indurre gli ada amen
necessari all’incremento della prestazione. Affinché avvenga un ada amento, il carico deve rispe are
precisi principi. Carico esterno: insieme definito di s moli motori. Carico interno: reazione ada va
dell’individuo al carico esterno, varia da persona a persona.
Il carico dipende da diversi componen , quali intensità, durata, densità, volume, frequenza e complessità
dello s molo, ed altri che aspe quali obie vi, metodi, contenu e mezzi dell’allenamento. Ques sono
tu elemen che cara erizzano il carico esterno (ogge vo), ma esiste anche il carico interno, variabile a
seconda della persona, che rappresenta la quan tà di affa camento percepita dall’atleta. i parametri del
carico interno vengono ad essere: stato psicofisico dell’atleta (livello di forma), fa ori sociali (lavoro,
rappor interpersonali).
i parametri del carico di allenamento sono:
Intensità dello s molo: forza del singolo s molo. Generalmente viene descri a come percentuale
della massima capacità individuale di prestazione. È di grandissima importanza per l’effe o
allenante o enuto nell’allenamento delle principali forme di sollecitazione motoria, resistenza,
forza, rapidità e mobilità ar colare.
Densità dello s molo: rapporto temporale tra fasi di carico e di recupero.
Durata dello s molo: durata del singolo s molo o di una serie di s moli. Questo parametro è
decisamente importante, la durata di uno s molo infa definisce il po di effe o allenante
prodo o.
Volume dello s molo: durata e numero degli s moli per unità di allenamento. Il volume dello
s molo è importante sopra u o quando si inizia un allenamento oppure in età
infan le/adolescenziale, in quanto così l’organismo ha l’opportunità di costruire senza rischi le sue
stru ure funzionali.
Frequenza dello s molo: numero delle unità di allenamento quo diane o se manali. La frequenza
con la quale ci si allena svolge un ruolo importante nell’allenamento. Se il lasso di tempo tra i singoli
s moli è troppo grande, le tracce si perdono, e il miglioramento della prestazione non può avvenire.
Complessità dello s molo: è il prodo o della combinazione di diverse richieste, di diversi metodi e
contenu di allenamento.
Intensità e volume dello s molo sono parametri antagonis , cioè se si privilegia uno si penalizza lo sviluppo
dell'altro. Il volume può essere diluito o denso (estensivo, intensivo). Il volume è maggiore nei periodi di
costruzione. Intensità e densità so olineano una cara erizzazione intensiva del lavoro, mentre volume e
durata so olineano una cara erizzazione estensiva del lavoro. Esiste un criterio razionale per procedere ad
un allenamento efficace che privilegia l'aumento di ques parametri nell'arco del tempo a seconda
dell'a vità spor va pra cata. Influiscono inoltre gli OBIETTIVI, i CONTENUTI, i MEZZI e i METODI
dell'allenamento. Solo atle di alta qualificazione u lizzano contemporaneamente intensità e volume
eleva .
L’accento che viene posto nella scelta delle rela ve componen del carico ha un’importanza decisive sulla
qualità dell’allenamento, cioè sull’o enimento di un effe o speciale di allenamento.
L’allenamento in sostanza è il risultato di un con nuo effe o di ada amento al carico. Gli s moli prodo
con l’allenamento alterano l’omeostasi dell’organismo (stato biochimico dell’ambiente interno) e generano
pertanto ada amen . La capacità di prestazione motoria si basa sulla capacità funzionale dei sistemi
neuromuscolari (coordinazione, controllo e regolazione dei movimen ) e di quello energe co - metabolico
(trasformazione, u lizzazione e reintegro dell’energia necessaria per eseguire lavoro meccanico). I due
sistemi sono sempre interconnessi tra loro.
QUALI SONO LE MODIFICAZIONI ORGANICHE INDOTTE DALL’ALLENAMENTO?
L’allenamento determina profondi cambiamen nell'organismo; tali modificazioni inducono una maggiore
rece vità alla somministrazione periodica di s moli allenan , rendendo, lo stesso organismo, più ada abile
a carichi sempre maggiori, in modo da consen re una prestazione atle ca sempre più elevata.
ANATOMICI: aumento ipertrofia muscolare, dimensioni cardiache etc.
ULTRASTRUTTURALI: rileva soltanto al microscopio, pologia delle fibre muscolari, aumen dei
capillari e dei mitocondri.
BIOCHIMICI: aumento a vità enzima ca, e della capacità di smal mento dell’acido la co.
FUNZIONALI: aumento della forza e resistenza.
La pluralità dei singoli principi può essere distribuita in qua ro gruppi principali:
Principi del carico (producono effe di ada amento)
Principi della ciclicità (divisione in cicli)
Principi della specializzazione
Principi della proporzionalità
PRINCIPI DEL CARICO
Producono effe di ada amento, e sono:
Principio dello s molo efficace d’allenamento;
se si vuole riuscire ad o enere un incremento della prestazione è necessario che lo s molo rappresentato
dal carico superi una determinata soglia. La grandezza dello s molo necessario dipende dallo stato di
allenamento dell’atleta. Se lo s molo allenante non è sufficientemente intenso (e adeguato allo stato di
forma del sogge o) non si o engono risposte ada ve tali da produrre risulta significa vi a livello organico
e muscolare. Ad esempio, un sovraccarico (peso) troppo leggero oppure un numero esiguo di ripe zioni
potrebbero non essere sufficien ed adegua per indurre un ada amento significa vo.
Principio del carico individualizzato;
gli s moli di allenamento devono essere adegua alla capacità psicofisica del carico, alla capacità di
elaborarli e ai bisogni specifici di un atleta. in relazione al sesso, età, taglia corporea stato di forma, è
necessario somministrare s moli allenan ada alle singole esigenze ed agli obie vi prefissa . Nella
realizzazione di tale principio, si ene anche conto della pologia muscolare dell’atleta: i carichi di
allenamento vengono adegua a seconda se si tra di un atleta resistente, rapido oppure con
cara eris che intermedie.
Principio del carico crescente;
secondo tale principio, le richieste poste all’atleta, so o tu i pun di vista, devono essere
sistema camente incrementate. Se i carichi di allenamento restano costan per un periodo lungo di tempo,
si perde la loro efficacia rispe o all’incremento di prestazione (principio dello s molo allenante). Carichi
sempre uguali servono solo a mantenere la capacità di prestazione, ma certamente non la incrementano.
Per questo mo vo, a intervalli adegua di tempo, occorre che il carico venga aumentano.
Tipologie di incremento del carico:
Incremento graduale del carico:
u lizzato sopra u o nel se ore giovanile, a causa dei processi di accrescimento e delle possibilità (rischi) a
essi collegate di lesioni che si possono produrre nel caso di un incremento forzato del carico. Per questo
mo vo, sarebbe meglio che gli s moli vengano applica progressivamente e in modo adeguato ai processi
di sviluppo. La successione consigliata prevede di aumentare prima la frequenza dell’allenamento, poi il
volume e infine l’intensità
Incremento improvviso del carico
Parte dall’esistenza di una base di rendimento già buona. Si tra a di un brusco incremento del volume e
dell’intensità. A raverso questo improvviso aumento del carico si o ene un’ulteriore alterazione
dell’omeostasi, che causa un temporaneo disturbo dell’equilibrio psicofisico dell’atleta, costringendo
l’organismo a me ere in a o meccanismi di ada amento.
Incremento con variazioni
Principio della corre a successione dei carichi;
nel corso della se mana bisogna alternare le sessioni di allenamento per esercitare le diverse capacità
presta ve, considerando anche la densità del carico. È un principio importante sopra u o nelle unità di
allenamento nelle quali vengono allenate più componen della prestazione. All’inizio di un’unità di
allenamento troviamo gli esercizi la cui efficacia esige uno stato psicofisico perfe amente recuperato con
conseguen pause di recupero complete (esercizi di coordinazione, rapidità, forza rapida o massimale);
seguono esercizi la cui efficacia si basa sull’impostazione di pause incomplete (resistenza alla rapidità e alla
forza); per ul mi troviamo gli esercizi che servono alla formazione della resistenza.
Principio della variazione del carico;
uno dei presuppos indispensabili per con nuare ad incrementare la prestazione è quello di incrementare il
carico variandolo, così facendo, a raverso modalità non abituali si cerca di provocare ulteriori alterazioni
dell’omeostasi con i rela vi processi di ada amento. Il carico variabile deve essere u lizzato sopra u o
quando non si riesce a migliorare la prestazione oppure quando si deve mantenere a lungo lo stato di
forma.
Principio dell’alternanza del carico;
svolge un ruolo cruciale negli sport complessi, in cui sono importan più fa ori fisici della prestazione. Per
riuscire a sviluppare al meglio le singole qualità motorie occorre conoscere l’eterocronismo del ristoro dopo
il carico, cioè sapere che forme diverse del carico sovraccaricano l’organismo nei modi tra loro diversi e
quindi l’ampiezza o la durata della rigenerazione si differenziano a seconda del carico. Perciò la corre a
alternanza, o la corre a successione di carichi di accentuazione (cioè con direzione e finalità allenante)
diversa perme e di guadagnare volume e intensità nell’allenamento.
Principio della relazione o male tra carico e recupero
Il fenomeno dell’ada amento organico si svolge per fasi: fase del carico e fase di recupero, che include la
fase della supercompensazione. Dopo il carico avviene una diminuzione del potenziale energe co e nella
fase di recupero una sua risalita conclusiva che va al di là del livello iniziale. Questo stato di maggiore
capacità energe ca di prestazione viene definito supercompensazione. Si può affermare che non si possono
separare tra loro carico, recupero e successivo aumento della capacità spor va. Perciò il presupposto per
o enere un incremento della prestazione è la reiterazione di fenomeni di affa camento determina dal
carico, che nella fase di recupero portano a un aumento del potenziale di prestazione dell’atleta. carico e
recupero debbono essere pianifica come un tu ’uno.
Avviene in 15 minu , ogni due minu vengono presi i valori, dopo 4-6 minu aumenta l’inclinazione del 2 %, il test
finisce quando si ha una declinazione del grafico, il punto più alto rappresenta il vo2max
FORMULA DI KARVONEN
Esempio:
Quanto tempo ha passato in zona 1 e lo mol plica x 1 es. 10 min x 1= 10
Quanto tempo in zona 2 e lo mol plica x 2 = 30 min x 2 = 60
30 min x 3 = 90
15 min x 4 = 60
5 min x 5 = 25
Dopo si somma tu i risulta = 176 UA ( unità arbitraria )
LUCIA’S TRIMP
zona HIGH => VT2= 3
zona MODERATE = VT2 > intensità > VT1= 2
zona LOW = VT1 >= 1
VT = soglie ven latorie (VT1 & VT 2)
Questo metodo è molto economico e pra co. Perme e di quan ficare l’allenamento e verificare la
programmazione. Ne esistono due pi:
1. RPE (Ra ngs Perceived Exer on): su 20 livelli (da 1 a 20), ma di fa o parte dal livello 6;
2. CR 10 (category ra o anchored at number 10): si basa su 10 livelli.
Scala su 20 livelli:
CR10 serve per quan ficare l’allenamento totale TL= durata allenamento x CR10. È importante non fare il
test nel gruppo squadra ma singolarmente perchè altrimen le scelte degli atle sono influenzate.
Il TRIMP elaborato da Edwards (1993, determina il carico interno a raverso il tempo di allenamento in
cinque differen zone di frequenza cardiaca. Le zone sono:
Zona 1. 50-60% della FC max (K1)
Zona 2. 60-70% della FC max (K2)
Zona 3. 70-80% della FC max (K3)
Zona 4. 80-90% della FC max (K4)
Zona 5. 90-100% della FC max (K5)
Una volta che si hanno tu ques da bisogna prendere il
tempo accumulato in ciascuna zona di FC e mol plicarlo per il
rispe vo coefficiente (K), ed infine sommare i risulta
(Edwards, 1993). Il metodo Edwards trimp individua varie zone di intensità, che poi mol plicato per i minu
accumula , indica il carico interno della seduta.
TL = Somma (minu zone * K)
Vi è una correlazione tra TRIMP e sessione RPE, anche se vi è una so le differenza: l'Edwards-TRIMP è più
sensibile nella quan tà (in quanto la FC in caso di alta intensità, tarda a fare da "segnalatrice"/indicatore)
mentre la session RPE è più sensibile nell'intensità. Esistono altre scale che si possono u lizzare, sopra u o
in caso di atle elitè:
Metodo POMS. (Terry & al., 2003) è un
ques onario composto da 24 items divisi su 6
categorie:
1. Rabbia/Aggressività;
2. Confusione/Sconcerto;
3. Depressione/Avvilimento;
4. Fa ca/Stanchezza;
5. Tensione/Ansia;
6. Vigore/A vità.
Ad ogni categoria corrispondono qua ro
sensazioni differen , per ognuna delle quali
andrà assegnato un punteggio:
Affa o (0 pun );
Un po' (1 punto);
Moderatamente (2 pun );
Un bel po' (3 pun );
Estremamente (4 pun ).
Per ogni categoria il punteggio massimo è di 16
pun .
- Scale VAS: sono dei metodi grafici tramite i
quali il sogge o può descrivere una personale esperienza o di un
sintomo. (Bond, Lader, Cella e Perry). Le VAS delineano il profilo
giornaliero della persona e sono cos tuite da 7 items (Piacen ni,
2014): 1. Qualità del sonno; 2. Benessere mentale; 3. Benessere
fisico; 4. Dolore muscolare; 5. Fa ca; 6. Predisposizione
all’allenamento odierno; 7. A ra vità dell’allenamento
odierno. Ques items sono affianca da una linea orizzontale
della lunghezza di 10 cm, che rappresenta un indice graduato che
va da un punteggio minimo/nega vo a uno massimo/posi vo.
ENERGY INDEX: è determinato dalla differenza tra il vigore e la fa ca, da estrapola dai POMS.
u le a monitorare i cambiamen dell’equilibrio energe co (Decroix, Piacen ni, & Rietjens, 2016);
TOTAL MOOD: ricavato sempre dai POMS, è determinato dalla somma di tu i valori nega vi
(rabbia, confusione, depressione, fa ca e tensione) meno il vigore;
HOPPER’S INDEX: è ricavato dalla somma dei punteggi della fa ca, livello di stress, dolori muscolari
(DOMS) e la qualità del sonno misura tramite le scale VAS.
Correlazioni tra: - Energy Index e RPE: inversamente proporzionali. Un alto energy index (dato dalla
differenza tra vigore e fa ca) segnala anche un basso RPE (bassa intensità/sforzo). – Total mood e
RPE: dire amente proporzionali.
INDICE DI MONOTONIA
Indica se il carico di allenamento al quale sono sta so opos gli atle , in periodo lungo almeno una
se mana, è stato monotono. IM = MEDIA CARICO SETTIMANALE/ DEVIAZIONE STANDARD SETTIMANALE
Le capacità senso perce ve sono un insieme di aspe sensoriali, perce vi e neurologici finalizza in
ambito motorio, si possono suddividere in:
Sensazione: è l’aspe o rela vo al rapporto sensoriale tra sogge o e mondo esterno, cos tuisce il
rapporto biologico che trova sede negli analizzatori;
Percezione: è l’aspe o rela vo alla presa di coscienza psichica da parte del sogge o, cos tuisce il
momento intelle vo che trova sede nelle aree associa ve dell’encefalo
Le capacità coordina ve si basano su condizioni neurologiche, fisiologiche e psicologiche. Perme ono di:
Organizzare
Regolare IL MOVIMENTO
Controllare
Si basano su:
SISTEMA PROPRIOCETTIVO
Rispondere con un'azione motoria conosciuta e perciò stereo pata (il più delle
volte) e automa zzata un segnale che può essere diversa natura (in genere acus co
o visivo) ma che è anch'essa a eso perché già conosciuto dall'atleta.
Adeguate e ugualmente rapide risposte a s moli differen (acus ci, visivi o ta li) e
imprevedibile poiché è sempre diversa e sempre caden in tempi non defini .
PRINCIPI METODOLOGICI
1. Esercitazioni che prevedono variazioni nell’esecuzione dei movimen (impegni anali ci o
globali, più semplici o più complessi, ecc…).
2. Esercitazioni che prevedono variazioni delle condizioni ambientali esterne (luoghi, po di
pavimentazioni, a rezzi differen , ampiezze degli spazi, ecc…).
3. Esercitazioni che prevedono l’abbinamento di stru ure e di sequenze motorie già
singolarmente possedute e automa zzate (incremento delle difficoltà per il maggiore
controllo motorio e per l’ampliamento del repertorio di movimen necessari).
4. Esercitazioni che prevedono il rispe o della tecnica esecu va, nel variare del parametro
della velocità.
5. Esercitazioni che prevedono variazione l’esecuzione dei movimen già conosciu e
acquisi , in condizioni di più o meno marcato affa camento del sogge o.
6. Esercitazioni che prevedono l’esecuzione dei movimen con l’una e con l’altra parte del
corpo.
COME ALLENARE IL SISTEMA NEUROMUSCOLARE?
Equilibrio sta co:
Pedana mono e bipopdalica
Superficie stabile ed instabile
Equilibrio dinamico:
Cambiamen superfici ver cali/orizzontali
Controllo equilibrio:
Con e senza controllo visivo
Con fa ori esterni distra vi
PROPRIOCETTIVA
Maggiore il loro livello, minore la velocità e la difficoltà con la quale vengono appresi movimen
nuovi e difficili.
Le capacità coordina ve perme ono:
Di rendere più coincidente possibile il modello di movimento al movimento reale.
Di realizzare i programmi motori decisi grazie alle precise informazioni degli analizzatori.
Di automa zzare movimen u lizzando il controllo cosciente nella ges one ta ca del
movimento.
In defini va, le capacità coordina ve hanno un ruolo determinante
In fasi delicate quali la prevenzione degli inciden (collisioni e cadute)
Il recupero da infortuni (s molazione dei rece ori muscolo tendinei)
LA FORZA MUSCOLARE
Definizioni di forza
La forza muscolare è la capacità motoria che perme e di vincere una resistenza o di opporsi ad
essa con impegno tensivo, cioè contra le, della muscolatura. È quindi la capacità di sviluppare
energia e lavoro meccanico tramite la contrazione muscolare. È un conce o più ricco della forza
della fisica, che dipende da tante componen /principi (neuromuscolari, psicologici, fisici). La forza
muscolare è correlata alla sezione trasversa del muscolo, poiché più avrò un quan ta vo maggiore
di fibre muscolari -> più avrò pon ac na-miosionici recluta = più filamen spessi e so li si
sovrappongono, più se ne sovrappongono -> più forza si recluta e ovviamente deve esserci una
sovrapposizione o male del sarcomero, s mata intorno ai 2-2,5 micron. Il sistema che produce
forza e velocità è definito sistema neuromuscolare. Esso è composto dal sistema nervoso definito
anche sistema neurale e dalla parte muscolare o sistema miogeno. La forza e la velocità, due
parametri prodo dal muscolo scheletrico, sono alla base di qualsiasi movimento che l'uomo
compie. Il muscolo si contrae e produce movimento in quanto viene eccitato da uno s molo che
parte dall'area motoria del cervello e si trasme e a raverso il midollo spinale; da qui a raverso un
motoneurone arriva sulle fibre muscolari. Le fibre muscolari a loro volta sono formate da so li
filamen chiama miofibrille che a loro volta contengono l'unità funzionale del muscolo: il
sarcomero. Il muscolo scheletrico è composto da numerose fibre muscolari. Il sarcomero è
composto da so li filamen proteici: ac na e miosina. Quando la fibra muscolare viene raggiunta
da uno s molo nervoso i filamen di ac na e miosina reagiscono formando il cosidde o "cross-
bridge" ponte actomiosinico, per mezzo del quale i due filamen scorrono uno sull'altro,
accorciando il sarcomero.
Si dis nguono due pi di fibre muscolari:
a) le fibre bianche, rapide, FAST TWICH FIBERS (FT) che entrano in azione nelle sollecitazioni
muscolari intense, espressione di forza rapida
b) le fibre rosse, lente, SLOW TWICH FIBERS (ST) a vate nel lavoro muscolare a bassa
intensità e scarsa potenza
Ogni individuo possiede percentuali di fibre bianche e rosse in quan tà diverse e questo è
de ato solo da fa ori gene ci per cui atle con percentuali di fibre bianche maggiore rispe o
alle rosse sono in grado di esprimere gradien di forza esplosiva superiore rispe o ad atle che
possiedono un maggior numero di fibre rosse. Il reclutamento delle diverse pologie di fibre
muscolari è determinato dalla frequenza degli impulsi eccitatori. dal punto di vista biochimico:
le Slow Twitch Fibers sono ada e a svolgere un lavoro prolungato ad intensità
submassimale, nel quale vengono u lizzate aerobicamente anche con la combus one
dei lipidi.
Le Fast Twitch Fibers risultano ada e a sostenere sforzi massimali dove l’energia
necessaria viene prodo a a raverso i processi metabolici prevalentemente glicoli ci
La forza rappresenta la causa dei movimen , la possiamo suddividere in:
Forze esterne: prodo e dalla gravità, opposizione di un avversario e resistenze varie
Forze interne: prodo e dai muscoli, legamen , tendini che trasferiscono forza alle ossa.
I fa ori condizionan la manifestazione della forza sono:
Nervosi: numero unità motorie e la loro frequenza e sincronizzazioni di scarica.
Muscolari: Composizione delle Fibre Muscolari, la loro Velocità di contrazione, il Valore
della Forza che riescono ad estrinsecare e la loro capacità di resistere all’affa camento
Meccanici: Lunghezza dei muscoli e le variazione delle lunghezza dei bracci di leva del
momento e conseguen variazioni delle posizioni ar colari
Unità Motorie = motoneurone + fibre muscolare che esso innerva.
Forza generale: La forza generale è la forza di tu i gruppi muscolari, indipendentemente
dallo sport pra cato
Forza speciale: La forza speciale
rappresenta la forma di espressione della
forza pica di un determinato sport o del
suo correlato muscolare specifico (cioè i
gruppi muscolari che partecipano a un
determinato movimento spor vo.)"
Essendo molteplici le tensioni che un muscolo può
esprimere si vengono ad avere espressioni di forza che
possiamo così sinte zzare:
Sezione trasversa del muscolo: la forza dipende dalla sezione trasversa del muscolo.
Coordinazione intermuscolare: coordinazione tra i muscoli che lavorano insieme in un dato
movimento
Coordinazione intramuscolare: coordinazione interna del muscolo.
Un miglioramento della forza massimale può essere raggiunto pertanto agendo su ciascuna di
queste componen . Impegni di forza concentrici ed eccentrici massimali di breve durata
producono un aumento della forza sopra u o a raverso il miglioramento della coordinazione
intramuscolare (cioè all’interno del muscolo). Il miglioramento della coordinazione intramuscolare
perme e, perciò, di migliorare la forza massimale senza che vi siano aumento notevole della
sezione trasversale del muscolo e del peso corporeo. I fosfa macroenerge ci (ATP e CP)
forniscono l’energia per l’estrinsecazione della forza massimale poiché essa si realizza soltanto in
frazioni di secondi (o comunque in pochissimi secondi).
LA FORZA RAPIDA
Sta co Isometrica
Cedente (nega va) Eccentrica
Combinata Auxotonica
COME ALLENARE LA FORZA?
L’allenamento della forza consiste nella somministrazione reiterata di s moli adegua e ripetu
con appropriata frequenza temporale. I fa ori determinan da considerare per una
pianificazione dell’allenamento sono l’intensità (intesa come en tà del carico e la velocità
esecu va) e la durata (numero di ripe zioni). Per rendere qualita vamente efficace
l’allenamento occorre privilegiare l’intensità rispe o alla quan tà. Intensità e quan tà
determinano il volume dell’allenamento. L’allenamento della forza necessita di una notevole
forza di volontà e comporta uno stato di affa camento elevato.
Le metodologie per allenare la forza si suddividono fondamentalemtne in due categorie:
METODO CON CARICO NATURALE.
METODO CON SOVRACCARICO.
METODO CON CARICO NATURALE
In questo metodo il carico è rappresentato dal peso del corpo, viene u lizzato molto in
preparazione atle ca. Pun chiave:
Vas ssima gamma di esercizi generali e specifici che si possono esprimere con ritmi e
coordinazioni vicine al gesto di gara.
Il carico può essere graduato u lizzando piccoli a rezzi in modo da agire sia sulla
mobilità ar colare, sia sulla flessibilità muscolare che sull’impegno muscolare.
Un ulteriore espediente è:
Esecuzione su un solo arto
Assunzione di varie posizioni delle leve corporee
Vantaggi:
Crea i presuppos per l’ada amento biologico dell’apparato locomotore e per il
miglioramento della forza generale.
In alcuni esercizi, entro i limi di carico possibile, può essere u le per il miglioramento
della forza resistente nelle percentuali di carico a intensità più basse e della forza
rapida nelle percentuali di carico che perme ono ritmi esecu vi molto veloci.
Incide notevolmente sullo sviluppo delle capacità coordina ve, rapidità e velocità
Non richiede complessi a rezzi di supporto.
Se applicato con progressività e gradualità riduce al minimo il rischio di traumi
all’apparato locomotore
Svantaggi:
Impossibilità di definire il carico in maniera precisa e progressiva in riferimento alla
forza massima, forza resistente e forza rapida. Gli svantaggi si possono ridurre
aggiungendo un semplice carico ar ficiale (cintura o giubbe o zavorra , ecc.).
LE 7 LEGGI DELL'ALLENAMENTO DELLA FORZA PER LO SPORT
1) Sviluppo della mobilità articolare
2) Aumento della forza dei tendini e dei legamenti
3) Sviluppo della forza del "core"
4) Aumento della stabilizzazione (equilibrio muscolare)
5) Proporre movimenti mul ar colari (catene cinetiche)
6) Focalizzare l'allenamento sulle qualità necessarie
7) Periodizzare l'allenamento della forza a lungo termine
I 4 PRINCIPI FONDAMENTALI DELL'ALLENAMENTO DELLA FORZA
A) Incremento progressivo del ca r i c o
B) Varietà degli stimoli
C) Individualizzazione
D) Specificità degli esercizi (speciali) per l'allenamento della forza specifica
METODI DI ALLENAMENTO
Allenamento dinamico o auxotonico della forza (isotonico - isometrico)
Allenamento dinamico posi vo (concentrico)
Allenamento dinamico nega vo (eccentrico)
Allenamento dinamico misto (isocine co, desmodromico, pliometrico)
Allenamento isometrico (+ ele ros molazione)
Allenamento vibratorio
Allenamento proprioce vo
ALLENAMENTO DINAMICO POSITIVO
Lo sviluppo della forza viene perseguito a raverso contrazioni muscolari di po concentrico
(superante), secondo la formula: L = forza (Kg) x spostamento (m).
L’allenamento dinamico posi vo può essere a uato mediante i seguen metodi:
1. Metodi classici americani;
2. Metodo del contrasto;
3. Metodo del carico decrescente;
4. Metodo piramidale;
5. Metodo del pre e del post affa camento;
6. Metodo concentrico puro
Ripe zioni da 1 a 5 con carichi tra 75% - 100% del CM = aumento forza massimale
Ripe zioni da 8 a 12 con carichi tra 40% - 60 % del CM = aumento massa muscolare
Ripe zioni da 15 a 40 con carichi tra 20% - 40% del massimale = aumento resistenza
alla forza
METODO DEL PRE E DEL POST AFFATICAMENTO
Il metodo del pre-affa camento è una tecnica di intensificazione con la quale si
sollecitano primariamente i muscoli di dimensioni maggiori (ad esempio gran pe orale)
per non affa care gli altri muscoli (tricipite e deltoide) interagen nell’esercizio della
distensione su panca.
Il metodo del post-affa camento è ancora più efficace. Si sollecita primariamente il
muscolo di dimensioni maggiori (ad esempio gran pe orale) per non affa care gli altri
muscoli interagen (tricipite e deltoide), poi si esegue un esercizio complesso (bench
press) ed infine, una volta raggiunto l’affa camento, un altro esercizio speciale per lo
stesso muscolo.
METODO DEL CARICO COMBINATO PRE E POST AFFATICAMENTO
In questo metodo si combinano le preceden varian con 3 diversi esercizi: pectoral machine,
bench press, bu erfly.
Pre-affa camento sele vo, carico principale e post-affa camento (ripe zioni con carichi
massimali per ciascun esercizio).
METODO CONCENTRICO PURO
La corsa in salita o sulle scale rappresentano due pici esempi di lavoro concentrico puro, superante.
Con questo metodo di allena la capacità di massima a vazione nervosa (sviluppo forza rapida).
Un altro esercizio specifico è il box jump.
Allenamento ISOCINETICO
La cara eris ca dell’allenamento isocine co della forza è che la velocità del movimento ha un
andamento costante, uniforme. L’a rezzatura isocine ca garan sce un carico costante ed una
velocità uniforme. Questo po di lavoro rafforza uniformemente la muscolatura in tu e le
varie fasi dell’intero arco di movimento. Tale metodica di allenamento non è però ada a per
la preparazione specifica negli sport cara erizza da accelerazioni e da movimen balis ci
poiché non s mola efficacemente la pre-a vazione nervosa o il ciclo allungamento –
accorciamento.
Allenamento DESMODROMICO
Affine all’allenamento isocine co, questo metodo prevede l’impiego di una velocità di
movimento prefissata meccanicamente. Il muscolo non si rilassa nel punto di inversione del
movimento per cui si produce un completo affa camento delle fibre muscolari impegnate
nell’azione. E’ ada a per la costruzione muscolare poiché consente di raggiungere un’elevata
ipertrofia e notevoli incremen di forza. E’ par colarmente ada a per il recupero.
Il limite dell’u lizzo di tale metodo, tu avia, oltre alla necessità di a rezzature costose, si
riscontra nell’impossibilità di allenare la rapidità dei ges esplosivi aciclici o della massima
rapidità nei movimen ciclici.
Allenamento PLIOMETRICO
Si tra a di un movimento di caduta verso il basso effe uato da un appoggio sopraelevato con
un immediatamente successivo balzo verso l’alto. In questo modo si u lizza la riserva di
energia cine ca prodo a dall’elas cità muscolare che successivamente si somma a quella
prodo a con la contrazione muscolare.
Questo metodo sfru a il momento della pre-a vazione, il riflesso miota co (ciclo
allungamento- accorciamento) e le componen elas che del muscolo.
Due / tre serie, da 6 a 10 ripe zioni, con pause di recupero di due minu tra le serie
ALLENAMENTO ISOMETRICO
Nell'allenamento sta co o isometrico della forza siccome non c'è spostamento ma soltanto un
elevato sviluppo della tensione, il lavoro fisico viene ad essere uguale a zero. Non vengono
quindi prodo e contrazioni o allungamen visibili. Questo po di allenamento non va mai
u lizzato isolatamente per il miglioramento della forza poiché risulta essere molto più efficace
quando viene combinato con un successivo allenamento, il quale può essere di po
pliometrico, concentrico o eccentrico in quanto il muscolo lavora in condizione di totale
a vazione. Questo metodo può essere suddiviso in diverse so o-categorie.
La dis nzione principale è tra metodi con e senza sovraccarichi.
DOPPIA PIRAMIDE
- Rapido e notevole miglioramento
della forza massima;
- Va ado ato solo dopo un adeguato
allenamento della forza generale;
- Carichi più s molan , da eleva a
sub-massimali, sono colloca nella
fascia tra l’85-95% del massimale.
ADATTAMENTO ANATOMICO
Parametri di carico Atleta principiante Atleta esperto
Durata dell'ada amento 6-10 se mane 2-4 se mane
A scendere da 20 a 6-8 rep A scendere da
Carico
durante l'intera fase 12-15 a 6-8
1 rep prima dell'
1-2 rep prima
Buffer esaurimento o
dell'esaurimento
a esaurimento
Numero di stazioni a circuito 10-15 6-9
Numero di circui per sessione 2-3 3-4
Tempo totale della sessione 35-60 min 40-60 min
Tempo di recupero tra esercizi 30-90 sec 30-120 sec
Tempo di recupero tra circui 2-3 min 1-2 min
Frequenza per microciclo 2-3 3-4
Abituare i muscoli e tendini a sforzi crescen
- Breve 6-9 esercizi
- Media: 9-12 esercizi
- Lunga: 1-15 esercizi
La durata dipende anche dal po di programmazione: se siamo nel secondo biciclo la durata sarà
minore (2 se mane).
L’allenamento a circuito può essere u lizzato dalla prima se mana della fase di ada amento anatomico, il
preparatore dovrà scegliere le stazioni in base all’a rezzatura disponibile. Gli atle dovranno eseguire una
progressione specifica, a seconda del loro livello, della loro esperienza di allenamento. Gli atle più giovani
dovrebbero iniziare con esercizi a corpo libero o a basso carico (palle mediche piccoli manubri, bilancieri
vuo ) con un approccio mul laterale. Il carico complessivo durante tale fase non dovrebbe essere tale da
causare un alto livello di stress psicofisico
2-6 fondamentali
Numero di rep per serie
8-12 accessori
3-8 fondamentali
Numero di serie per esercizio
2-3 accessori
2-3 minu fondamentali
Tempo di recupero
1-2 minu accessori
Serie totali per sessione 16-24
Frequenza per microciclo 2-4
Gli esercizi fondamentali sono per i muscoli motori primari, bisogna aggiungere degli esercizi
accessori con ripe zioni superiori e carichi inferiori; gli esercizi per i muscoli complementari per
mantenere l’equilibrio corporeo.
Parametri di carico per il metodo dei carichi massimali MxS 2.
80-90% di 1RM (fino al 100% test di
Parametri di carico
1RM ogni 3-4 microcicli)
2-5 fondamentali
Numero di esercizi
1-3 accessori
1-3 fondamentali
Numero di rep per serie
6-10 accessori
3-8 fondamentali
Numero di serie per esercizio
2-3 accessori
3-5 minu fondamentali
Tempo di recupero
1-2 minu accessori
Serie totali per sessione 16-24
Frequenza per microciclo 2-4
Metodo a contrasto: mix tra allenamento di potenza e di forza massima
Linee guida per il numero di ripe zioni per esercizio e per sessione d’allenamento nella fase di
forza massima.
DURATA DELL’EVENTO E CONVERSIONE A FORZA SPECIFICA
Poiché, nella maggior parte dei casi, nella pra ca dello sport non troviamo mai una
trasformazione pura dell’energia per via ossida va o anossida va, ma una loro mescolanza,
che dipende da ambedue, si è rilevato sensato suddividere la resistenza in resistenza di breve,
media e lunga durata.
- Resistenza di breve durata (RBD): sono classifica quei carichi di resistenza massimale
che durano da circa 45 s a 2 min, che vengono coper prevalentemente dalla
trasformazione di energia per via anaerobica.
- Resistenza di media durata (RMD): comprende un periodo di crescente acquisizione
di energia per via anaerobica corrispondente a carichi che vanno da circa 2 a 8 min
- Resistenza di lunga durata (RLD): comprende tu quei carichi che superano gli 8 min
di durata e possono essere mantenu quasi esclusivamente a raverso la produzione
di energia per via aerobica. La resistenza di lunga durata può essere suddivisa in
resistenza di lunga durata I, II, III:
La RLD I comprende i carichi fino a 30 min, che vengono cara erizza
sopra u o dal metabolismo glucidico;
la RLD II, i carichi di durata da 30 a 90 min, dove troviamo in primo piano il
metabolismo degli zuccheri e quello dei grassi in un rapporto di miscelazione;
la RLD III comprende carichi superiori ai 90 min, nei quali il principale fornitore
di energia è rappresentato dal metabolismo dei grassi.
Infine, un’ul ma possibilità di suddivisione ci è fornita dalla considerazione della resistenza dal
punto di vista di come essa si manifesta: in forma dinamica o sta ca.
- La resistenza dinamica si riferisce a un lavoro che prevede un movimento
- La resistenza sta ca si riferisce a un lavoro che consiste nel mantenimento di una
posizione. Secondo la forza che si deve impiegare nel lavoro sta co, questa categoria
di resistenza può essere espressa in forma: aerobica; mista aerobica-anaerobica;
anaerobica.
Se la forza impiegata è inferiore al 15% della massima forza isometrica
l’energia è trasformata per via aerobica;
se va dal 15 al 50% questo po di resistenza può essere realizzato con una
trasformazione dell’energia che prevede un rapporto rela vo tra processo
aerobico-anaerobico;
se superiore al 50% il dispendio energe co viene coperto per via puramente
anaerobica.
Le forme di resistenza di cui abbiamo parlato dimostrano che non esiste la resistenza in
assoluto, ma che, da un punto di vista metabolico, esiste una quan tà di forme miste di
natura aerobico-anaerobica che si differenziano per gradi e coprono il con nuum che va dai
due poli oppos di trasformazione dell’energia: per via puramente aerobica o anaerobica.
L’IMPORTANZA DELLA RESISTENZA DI BASE
La capacità di prestazione di resistenza, con le sue diverse forme di manifestazione, svolge un
ruolo importante in quasi tu gli sport. Una resistenza di base o ben sviluppata, che è uno
dei presuppos principali per l’incremento delle prestazioni in tu gli sport, provoca:
- Aumento della capacità di prestazione fisica -> una resistenza di base ben sviluppata ha
un’azione posi va sia sulla prestazione di gara, sia sulla capacità di carico in allenamento:
un affa camento precoce abbrevia il tempo di esercitazione che sarebbe possibile,
impedisce la realizzazione di un programma intensivo di allenamento e limita anche la
scelta di alcuni contenu e metodi di allenamento.
- Miglioramento della capacità di recupero -> l’organismo dell’atleta allenato alla resistenza
può eliminare più rapidamente le scorie della fa ca che si sono prodo e compensare più
efficacemente difficoltà energe che. Ciò rende possibile un’impostazione più intensa
dell’allenamento e, nei giochi spor vi di squadra, una partecipazione più a va al gioco.
Inoltre, il giocatore recupera più rapidamente dopo l’allenamento e dopo la gara.
- Riduzione dei traumi -> gli atle meglio allena si infortunano con minore frequenza di
quelli che si stancano presto.
- Aumento della capacità di carico psichico -> l’atleta ben allenato alla resistenza possiede
una maggiore capacità di far fronte allo stress e una maggiore stabilità psichica. È in grado
di sopportare meglio gli insuccessi, senza doversi accollare i problemi di mo vazione e le
variazioni nega ve d’umore che si presentano spesso.
- Rapidità di reazione e azione costantemente elevate -> grazie alla migliore capacità di
recupero e alla minore concentrazione di scorie della fa ca che essa comporta, la capacità
funzionale del SNC è meno compromessa. Durante tu o l’allenamento, o durante tu a la
gara, non si producono diminuzioni di rendimento della rapidità di percezione, di
an cipazione, di presa di decisione e di reazione che sono presuppos essenziali di una
rapidità generale d’azione o male. L’atleta è rea vo, concentrato, a ento.
- Diminuzione degli errori tecnici -> l’atleta allenato alla resistenza è concentra ssimo,
a ento e fino alla fine rapido nelle sue prese di decisione e nelle sue azioni. Ciò
man ene bassa la sua percentuale di errori tecnici.
- Si evitano comportamen ta camente erra dovu alla stanchezza -> l’atleta allenato
alla resistenza resta ta camente disciplinato, in quanto in lui non si produce un accumulo
eccessivo di scorie metaboliche dovute alla fa ca e non va incontro all’acidosi.
- Salute stabile -> un atleta allenato alla resistenza migliora lo stato delle sue difese
immunitarie, nel senso che è meno sogge o a mala e infe ve banali (raffreddore, tosse,
influenza..). Per cui si evitano perdite di rendimento non necessarie dovute a interruzioni
dell’allenamento o dell’a vità compe va.
Infine, l’allenamento alla resistenza, per la sua azione preven va sul sistema cardiocircolatorio e
sulla mala a ipocine ca, ha una grandissima valenza nello sport finalizzato al mantenimento
della salute.
SVANTAGGI:
- Lo scopo di un atleta non può mai essere lo sviluppo massimo della sua capacità di
resistenza; egli deve svilupparla a sufficienza, cioè in modo o male per le esigenze
specifiche del suo sport. Un eccesso di allenamento della resistenza porta necessariamente
a trascurare altri fa ori determinan per la prestazione.
- Un eccesso di resistenza influisce nega vamente sulla rapidità e sulla forza rapida
dell’atleta.
- Un eccesso di resistenza speciale, sopra u o nella sua forma par colare di resistenza alla
rapidità, porta alla diminuzione della resistenza di base e conseguentemente a un
peggioramento della capacità di recupero, che in casi estremi si manifesta in uno stato di
superallenamento (Over training), che può peggiorare in modo decisivo non soltanto la
capacità generale di prestazione, ma anche la disponibilità allo sforzo e l’umore dell’atleta.
Nel caso di un volume di allenamento eccessivamente elevato, infa , si produce una
diminuzione dell’ormone sessuale maschile, il testosterone, che svolge un ruolo importante
nel recupero e nel metabolismo anabolico delle proteine.
È certo che la resistenza rappresen un presupposto fondamentale della capacità di prestazione
dell’atleta, ma non deve essere considerata senza riferirsi concretamente alle esigenze dello
sport pra cato. L’importanza di un singolo fa ore deve essere sempre vista e messa dunque in
relazione con il tu o.
FATTORI CONDIZIONANTI LA RESISTENZA:
- Organici:
1. Funzionalità dell’organismo
2. Capacità e potenza dei meccanismi energe ci, capacità di trasformazione ed uso
dell’energia
3. Capacità di sopportare le modificazione del muscolo
- Tecnici:
Esa a esecuzione del gesto porta a risparmio energe co con conseguente
capacità di durare più a lungo ed eseguire movimen nel più breve tempo
possibile. Un più razionale impiego e consumo di energia è il più efficace
mezzo di prevenzione nelle lesioni causate da sovraccarico funzionale
- Psichico:
1. Capacità di sopportare la fa ca (poco allenabile)
2. Capacità di concentrazione (molto allenabile)
Quali sono i FATTORI CONDIZIONANTI la Resistenza?
- Vascolarizzazione muscolare (diametro e numero dei capillari)
- Efficienza dell’apparato cardio-respiratorio (bassa HR a riposo, trofia della muscolatura
cardiaca, volume di sangue e dei globuli rossi, capacità di assorbimento ed u lizzo
dell’ossigeno);
- Contenuto nel sangue di ossigeno, zuccheri e acidi grassi nelle quan tà o mali;
- Quan tà di fibre muscolari rosse;
- Capacità di auto rilassamento;
- S le di vita (alimentazione, stress, qualità del sonno, a vità fisica etc.)
ALLENAMENTO DELLA RESISTENZA
ha lo scopo di:
- Migliorare la capacità di trasporto ed u lizzo
dell’ossigeno
- Garan re un’o male ges one dei substra
energe ci
Gli ada amen funzionali coinvolgono:
- Il sistema cardiovascolare (aumento del le o
capillare, delle cavità cardiache, della gi ata
sistolica)
- Il sistema muscolo-scheletrico (specializzazione
delle fibre muscolari, che si arricchiscono di
mitocondri, enzimi ossida vi e mioglobina, e
migliorano la capacità di u lizzare l'ossigeno ed i
substra energe ci per produrre energia)
Aumento del DNA e dell’RNA con conseguente a vazione della sinresi ribosomica delle proteine
mitocondriali
I metodi di allenamento della resistenza possono essere suddivisi in qua ro gruppi principali:
- metodo del carico prolungato (o metodo della durata o metodo con nuo)
- metodo a intervalli
- metodo della ripe zione
- metodo della gara
Principio Pausa vantggiosa: in base a tale principio dopo l’interruzione del carico si determina una
diminuzione rela vamente rapida della frequenza del polso. L’en tà di questa diminuzione
perme e di ricavare conclusioni sullo stato d’allenamento. Poiché essa presenta un andamento
logaritmico, solo una parte della pausa è vantaggiosa. Per o enere un recupero completo si
dovrebbe a endere un tempo eccessivamente lungo, per cui il carico successivo si applica non
appena è stata raggiunta una frequenza di circa 120-140 ba . La lunghezza della pausa
vantaggiosa oscilla a seconda della lunghezza della distanza e dello stato di allenamento. Pertanto,
la pausa è tanto più breve quanto migliore è lo stato di allenamento e quanto più breve è la
distanza percorsa nelle fasi di carico.
Perciò l’allenamento a intervalli svolge un’azione intensa sui cambiamen dei parametri cardiaci da
due pun di vista: nella fase del carico, grazie al lavoro prevalentemente pressorio del cuore, si
produce un’ipertrofia del miocardio; nella fase di recupero, a raverso il lavoro cosidde o di
volume, sopra u o una dilatazione delle cavità cardiache.
La principale differenza tra il metodo a intervalli estensivo e intensivo risiede nel metabolismo.
Con un carico con durata 1-4 minu ed intensità elevata, la trasformazione di energia avviene
a raverso la glicolisi e si o ene un marcato miglioramento della capacità anaerobica. Invece, in
prove di corsa di dirata più lunga, l’intensità ovviamente diminuisce e con essa cala la percentuale
di trasformazione dell’energia a raverso la glicolisi; perciò, in primo piano troveremo sempre il
miglioramento della capacità aerobica. Inoltre, l’allenamento a intervalli di po intensivo porta a
una sollecitazione sele va e quindi un esaurimento delle riserve o all’ipertrofia delle FT, mentre
quello estensivo sollecita le fibre ST. Però ambedue le forme di carico hanno in comune la notevole
sollecitazione del metabolismo glucidico, poiché, rispe o all’allenamento di corsa prolungata,
anche la variante estensiva raggiunge intensità ancora abbastanza elevate, che si trovano sempre
al di là della soglia anaerobica. Le pause debbono essere a ve (sogge poco allena :
deambulazione; sogge allena : corsa tro erellata). Se la pausa fosse passiva, cioè realizzata
stando in piedi, da fermi, si provocherebbe un ristagno del sangue nei vasi periferici delle estremità
inferiori ancora dilata .
Riepilogando, si può affermare che, a raverso il metodo a intervalli, si applicano s moli notevoli
di allenamento dire all’ingrossamento del cuore, come anche al miglioramento del metabolismo
glucidico o della capacità aerobica e anaerobica. Tali s moli sono più o meno rilevan secondo
l’intensità, il volume e la lunghezza della distanza prescelta. Rispe o al metodo del carico
prolungato, in quelli a intervalli non troviamo una capillarizzazione così accentuata, in quanto non
si man ene, per il necessario per il necessario periodo di tempo superiore a 30 min, la pressione
media sanguigna elevata e l’altre anto maggiore velocità di circolazione, che sono necessari per la
formazione di nuovi capillari.
Con questo metodo, grazie al recupero completo tra i diversi carichi, tu i parametri della
prestazione di natura cardiocircolatoria, respiratoria e metabolica ritornano a livello iniziale.
Questo metodo addestra in misura notevole l’integrazione di tu quei processi regolatori che
determinano la prestazione. Oltre a ciò, con i suoi carichi sub-massimali e massimali pone s moli
di intensità tale da rendere possibile un’ipertrofia delle fibre FT della muscolatura impegnata nel
lavoro. Tale metodo risulta ada o a quelle discipline spor ve nelle quali, oltre un’elevata capacità
di prestazione di resistenza, occorre anche una notevole dotazione di velocità, determinando come
risultato finale un incremento delle riserve delle energie muscolari. In conclusione, si ha un ne o
miglioramento sia dei meccanismi di regolazione e delle capacità del sistema cardiocircolatorio
respiratorio, sia del metabolismo.
METODO DELLA GARA
L’uso del conce o di metodo della gara è legi mo solo quando, come procedimento metodico, si
usa appositamente una fi a successione di gare so o forma di un blocco di compe zioni. Con
questo metodo, riservato esclusivamente allo sport di alto livello, le gare vengono u lizzate come
contenu dell’allenamento, servono a sfru are fino in fondo il potenziale funzionale e, grazie a una
successiva fase prolungata di recupero, dovrebbero portare a una supercompensazione elevata.
Per questo, il metodo della gara è u lizzato esclusivamente come preparazione ai momen
principali delle gare della stagione. A raverso il metodo della gara si addestrano esclusivamente le
capacità speciali di resistenza e rappresenta il metodo di allenamento più globale, in quanto
addestra tu e le capacità speciali necessarie per lo sport pra cato.
Per concludere la descrizione dei diversi metodi di allenamento, ora parleremo brevemente di o o
possibilità di allenamento della resistenza che potrebbero essere fa e rientrare nel metodo del
carico prolungato o nel metodo a intervalli, ma che, per la loro azione, richiedono una tra azione
par colare.
1. ALLENAMENTO IN ALTITUDINE
Un allenamento in al tudine, a causa della carenza di ossigeno e della minore saturazione di
ossigeno nel sangue che essa provoca, costringe a energici cambiamen fisiologici di ada amento
(fenomeno dell’acclimatazione) dell’intero organismo, che possono provocare un aumento della
capacità di resistenza nelle par colari discipline spor ve dopo il ritorno al livello del mare.
A ualmente si dis nguono tre forme di allenamento in al tudine:
- Il classico allenamento in al tudine nel quale ci si allena e si dorme in al tudine;
- Quella in cui ci si allena in al tudine ma si dorme in basso;
- Quella in cui ci si allena in basso ma si dorme in al tudine.
Tu e queste forme di allenamento in al tudine hanno in comune un diverso, più o meno marcato
miglioramento dei fa ori che determinano la prestazione di resistenza.
I cambiamen che incrementano la prestazione:
- Aumento dei globuli rossi e dell’emoglobina;
- Migliore capillarizzazione;
- Aumento delle riserve di mioglobina;
- Aumento del numero dei mitocondri e dell’a vità aerobica e anaerobica enzima ca;
Gli elemen che pongono dei problemi e possono contribuire a diminuire le capacità di
prestazione sono:
- L’aumento del metabolismo dei carboidra ;
- Aumento della perdita di fluidi;
- Pericolo di sco ature e altre lesioni alla pelle causate dall’aumento dell’irradiazione di raggi
ultraviole ;
- Possibile aumento del meteorismo e di dolori ai den dovu alla minore pressione dell’aria;
- Possibilità di alterazione psichiche;
- Iperven lazione, diminuzione dell’effe o tampone del bicarbonato e quindi crescente peggiore
compensazione dell’accumulo di la ato determinato dal carico;
- Aumento del dispendio energe co;
- Disturbi del sonno;
- Depressione del sistema immunitario;
- Aumento degli ormoni dello stress.
Nel complesso, sembra che nell’allenamento in al tudine prevalgano i fa ori posi vi per la
prestazione, per cui, se si riducono o si evitano adeguatamente i fa ori che comportano una
sua diminuzione, in generale si può contare su un incremento della capacità di prestazione di
resistenza, che si rifle e posi vamente sui risulta di gara a livello del mare.
2. CORSE CON CAMBIAMENTI DI RITMO
Nelle corse con cambiamento di ritmo, le accelerazioni periodiche provocano temporaneamente un
maggior ricorso alla capacità anaerobica. Perciò l’organismo è costre o a passare con nuamente
dalla trasformazione di energia per via aerobica a quella aerobica-anaerobica e a quella
anaerobica. Questo ripetuto, molteplice, superamento della soglia anaerobica porta a cambiamen
speciali nei sistemi enzima ci responsabili della trasformazione di energia per via aerobica e
anaerobica. Per questa ragione la corsa con cambiamento di ritmo rappresenta un metodo efficace
per migliorare la capacità sia aerobica che anaerobica.
3. CORSA CAMPESTRE
La corsa campestre, essendo cara erizzata da un profilo della distanza che cambia con nuamente
(corsa in piano, salita, discesa), costringe a un’alternanza con nua tra trasformazione dell’energia
per via aerobica e per via anaerobica e, grazie al suo maggior grado di sforzo, migliora la capacità
di compensare sta di eccessiva acidosi. Sopra u o in inverno e in primavera cos tuisce un
eccellente mezzo di allenamento per lo sviluppo della resistenza di base, ma anche per o enere una
maggiore resistenza al ritmo di corsa.
4. L’ALLENAMENTO DI CORSA A BALZI
Ha una certa somiglianza con la corsa in salita, dalla quale si dis ngue però essenzialmente per il
po di esecuzione: si presta a enzione a una forma di corsa balzata nella quale si accentua il
movimento in avan della coscia. Questo allenamento presenta le stesse basi fisiologiche
dell’allenamento pliometrico e u lizza il momento del pres ramento muscolare per lo sviluppo
della forza di spinta. Tale forma di allenamento è ada a sopra u o per l’allenamento nelle corse di
mezzofondo dell’atle ca leggera. Dal punto di vista metabolico, va classificato insieme con
l’allenamento in salita; però, grazie al lavoro esplosivo di spinta, si applica un potente s molo per
l’ipertrofia della muscolatura deputata alla corsa, con un’azione posi va sulla componente di
rapidità.
5. CORSA CONTRO OPPOSIZIONI
U lizzando forme di corsa nelle quali si viene traina o si viene traina , oppure ricorrendo alla
corsa con sovraccarichi, si possono addestrare alcuni aspe speciali della forza (forza resistente,
resistenza alla forza).
6. L’ALLENAMENTO INTERMIITENTE
Rappresenta una forma di carico estremamente intensiva, per cui è ada a solo per lo sport di
ver ce. L’AI presenta qualcosa in comune sia con l’allenamento a intervalli, sia con il metodo della
ripe zione, ma rappresenta una forma di allenamento a sé stante. Mentre nel metodo a intervalli
come parametro di controllo si u lizza la pausa vantaggiosa, nell’AI si usa solo la durata del carico
(uguale alla durata di recupero). Rispe o al metodo a intervalli presenta, inoltre, un’intensità
massimale. Con il metodo della ripe zione ha in comune la massima intensità, ma se ne dis ngue
per l’impostazione delle pause.
7. L’HYPERGRAVITY TRAINING
Si può o enere un maggior carico cardiocircolatorio e muscolare e con esso aumentare la capacità
di prestazione di sprint, ma anche di resistenza. Per o enere la massima efficacia nell’allenamento
della resistenza non è soltanto necessari conoscere de agliatamente l’effe o dei singoli metodi e
contenu dell’allenamento, ma si debbono anche avere sufficien conoscenze sulle richieste
fisiologiche delle singole capacità di resistenza.
La resistenza di breve durata deve ricorrere in maniera notevole alla trasformazione anaerobica
dell’energia. Ma, contemporaneamente, anche in questa zona è visibile quale sia l’importanza della
capacità aerobica (resistenza di base) per il suo sviluppo o male. I fa ori decisivi per la
trasformazione anaerobica dell’energia sono:
- Il livello delle riserve cellulari di glicogeno;
- La capacità metabolica degli enzimi della glicolisi anaerobica;
- La capacità di ques enzimi di riuscire a con nuare a lavorare anche in condizioni di elevata
acidosi.
I contenu e i metodi di allenamento per il suo sviluppo sono:
- Il metodo della gara;
- Il metodo della ripe zione (con una durata del carico nel se ore del massimo della glicolisi
anaerobica);
- Il metodo ad intervalli di breve durata molto intensivo, corsa con cambiamen di ritmo,
corsa in salita.
La resistenza di media durata, secondo la lunghezza della distanza, richiede una percentuale dal 20
all’80% di produzione di energia anaerobica e aerobica. I fa ori decisivi della resistenza di media
durata sono:
- Il livello della capacità anaerobica;
- Il livello della capacità aerobica.
I contenu e i metodi per lo sviluppo della resistenza di media durata comprendono sia quelli per
l’incremento della capacità anaerobica e anche, sempre di più, quelli dire ad aumentare la
capacitò aerobica. Quindi, ai contenu e metodi anaerobici che abbiamo citato, si aggiungono il
metodo del carico prolungato con i rela vi contenu di allenamento e quello a intervalli di media e
lunga durata e l’allenamento intermi ente.
Nella resistenza di lunga durata, il ruolo di fa ore limitante la prestazione è svolta sopra u o
dalla capacità aerobica. Nella RLD II, nella trasformazione dell’energia per via aerobica, accanto
alla combus one dei carboidra assume sempre più una posizione importante l’ossidazione degli
FFA. Per lo sviluppo della resistenza di lunga durata sono disponibili ques metodi e contenu di
allenamento:
- Il metodo del carico prolungato estensivo e intensivo;
- Corsa con variazioni di ritmo;
- Corse a intervalli di lunga durata;
Bisogna considerare che un unico metodo di allenamento non è mai in grado di contribuire da solo
all’aumento con nuo della capacità di resistenza. ciò può essere garan to solo dalla pluralità di
tu i contenu e metodi di allenamento disponibili.
Se si vuole valutare il livello della capacità di prestazione di resistenza e il suo tasso di sviluppo
durante il processo di allenamento, occorre che, a intervalli regolari, si eseguano test.
TEST DI COOPER
Il test di Cooper rappresenta il test di uso più frequente per rilevare la capacità di prestazione di
resistenza aerobica. Generalmente si realizza su una pista di 400 m. In base alla distanza percorsa
in 12 min, si possono ricavare conclusioni sulle capacità di prestazione di resistenza dell’atleta.
Questa valutazione della capacità di prestazione di resistenza è facilitata dall’esistenza di tabelle
norma ve pe le diverse fasce d’età e per i vari livelli di prestazione, che perme ono il confronto con
altri gruppi di sogge .
TEST DI CONCONI
A ualmente, nella pra ca dell’allenamento, per la valutazione funzionale e per il controllo
dell’allenamento si applicano sistema camente due conce per la determinazione della soglia,
cioè la curva la ato/prestazione, che descrive la variazione del la ato durante un carico crescente
stabilito, e la curva frequenza cardiaca/prestazione (test di Conconi), che descrive la variazione
della frequenza cardiaca, sempre durante un determinato carico crescente. Il test di Conconi si
basa su un semplice principio fisiologico: in un carico che aumen progressivamente esiste un
rapporto lineare tra intensità del carico e frequenza cardiaca; a una determinata intensità di
corsa, però, si verifica una svolta, che viene definita punto di deflessione della frequenza
cardiaca, nel quale l’intensità del lavoro può essere ancora aumentata, senza che però la
frequenza cardiaca aumen nella stessa misura precedentemente evidenziata. Secondo Conconi,
questo punto di deflessione indica l’intensità massima di lavoro alla quale il rifornimento di energia
può essere ancora assicurato completamente per via aerobica. In questo modo, è possibile stabilire
la soglia anaerobica senza prelievo di sangue e senza determinazione del la ato, quindi in modo
incruento. Il test di Conconi ha il pregio par colare di non portare al completo sfru amento delle
risorse di chi lo esegue, in quanto, se non riesce più a correre a una determinata velocità, il
sogge o interrompe il test. Dopo un’adeguata corsa di riscaldamento di 10-20 minu , a ogni
sogge o so oposto al test si applicherà un cardiofrequenzimetro. Se l’allenatore non dispone di un
cardiofrequenzimetro che memorizzi la frequenza cardiaca e poi la stampi, deve predisporre un
protocollo della frequenza cardiaca, in cui vengono annotate ogni 200 metri le frequenze che
vengono de ate da chi esegue il test. Successivamente, si inizia il test con un ritmo di corsa molto
basso (generalmente si inizia con 200 metri in 72 secondi) che poi verrà aumentato ogni 200
metri diminuendo il tempo prima di 2 secondi e successivamente (quando si raggiungono meno
di 40 secondi per 200 metri) di 1 secondo. Il sogge o del test lo prosegue fino a quando riesce a
mantenere il ritmo indicato in modo omogeneo. Il test di Conconi a raverso la determinazione
della massima velocità di corsa rappresenta un mezzo eccellente per rilevare la capacità a uale di
prestazione di resistenza aerobica. A raverso l’ allenamento della resistenza si o ene uno
spostamento in alto del punto di deflessione della frequenza cardiaca. Tu avia, il test di Conconi è
scarsamente applicabile ed ada o per il controllo e la programmazione dell’allenamento, in quanto
la soglia anaerobica viene definita per via incruenta, ovvero senza prelievo di sangue; infa , come
dimostrato da vari studi, il test di Conconi non perme e un controllo individuale dell’allenamento
sufficientemente preciso, poiché il punto di deflessione non è individuabile in tu i sogge e,
inoltre, spesso non coincide con la soglia anaerobica. L’errore principale che causa una valutazione
errata deriva dal mancato o errato incremento lineare della prestazione. Esistono anche alcune
variabili nell’esecuzione del test a causa delle quali l’interpretazione dei suoi risulta può indurre a
ricavare indicazioni diverse e in parte sbagliate sulle modalità dell’allenamento. Per questa ragione,
nell’esecuzione del test occorre fare a enzione che esso avvenga in condizioni standardizzate, cioè
sempre iden che. Invece, sembra che nei bambini il punto di deflessione possa essere determinato
con maggiore precisione che negli adul e per questo mo vo si può affermare che, almeno
nell’ambito dello sport infan le e giovanile, il test di Conconi appare ada o per il controllo e per la
valutazione delle capacità di prestazione di resistenza durante il processo di allenamento. Dal
punto di vista medico-spor vo, il test di Conconi può certamente fornire numerose indicazioni
valide per il controllo dell’allenamento, ma non può sos tuire la valutazione del la ato che viene
usata per la determinazione della soglia anaerobica. Tu ’al più, può essere u lizzato come
supporto o in combinazione con altri test, per esempio la determinazione del la ato.
YO-YO TEST
Per il rilevamento della capacità di prestazione di resistenza aerobico-anaerobica degli atle dei
giochi spor vi si è affermato il cosidde o yo-yo test. Tale test consiste nella ripe zione di corse su
20 m a velocità crescen e 10 s di pausa a va dopo un passaggio.
HIIT
L’HIIT (High Intensity Interval Training) è un’a vità ada a all’essere umano e che vantaggi porta
alla nostra composizione corporea (se ci fa dimagrire e “tonificare”). Un ar colo che descrive tu o
quello che c’è da sapere di scien fico su questa a vità, dando spun pra ci ed esempi di
allenamen (workout) pra ci per ricollegare la teoria all’allenamento quo diano.
Che cos’è l’HIIT (High Intensisy Interval Training)?
L’ High Intensity Interval Training (HIIT) descrive una modalità di esercizio cara erizzata da brevi e
intermi en esplosioni di vigorosa a vità, inframezzate da periodi di riposo o di bassa intensità.
Le modalità di esecuzione, così come gli ada amen fisiologici indo da questa forma di esercizio,
sono variabili in relazione ad una molteplicità di fa ori, quali la precisa natura dello s molo
u lizzato, l’intensità, la durata e il numero degli intervalli esegui , così come anche la durata e il
pa ern di a vità durante le fasi intercri che di riposo (tra un burst e l’altro). Le variabili coinvolte
in un protocollo HIIT sono molteplici e sono elencate nella Tabella 1.
“Se qualcosa non può essere espresso in numeri non è scienza: è opinione”.. diceva Robert Anson
Heinlein.
Se correlato ad un tradizionale training di resistenza l’HIIT si è dimostrato superiore nell’ indurre
alterazioni posi ve a carico dei markers di performance e salute-correla , sia nella popolazione
sana che affe a da patologia (Wisloff et al. 2007; Tjonna et al. 2009; Hwang et al. 2011).
Burgomaster et al (2008) e Gibala et al (2006) hanno dimostrato che solo 2 se mane di HIIT sono
in grado di determinare un aumento della capacità ossida va del muscolo scheletrico, come
dimostrato sia da un incremento dell’a vità massimale che dall’ aumento del contenuto di enzimi
mitocondriali. In aggiunta all’ aumento della capacità ossida va, altri ada amen documenta nel
muscolo scheletrico dopo alcune se mane di HIIT sono sta :
• un aumento del contenuto di glicogeno a riposo,
• una riduzione del tasso di u lizzo del glicogeno e della produzione di la ato durante l’esercizio,
• un incremento della capacità (sistemica e del muscolo scheletrico) di ossidazione dei lipidi,
• un miglioramento a carico di stru ura e funzione del sistema vascolare periferico,
• un miglioramento della performance (misurata mediante “ me-to-exhaus on” test),
• un aumento dell’uptake massimale di ossigeno
(Burgomaster et al. 2005, 2008; Gibala et al. 2006; Rakobowchuk et al. 2008).
Senza dubbio la capacità dell’ HIIT di rimodellare il muscolo scheletrico è da me ersi in relazione
con l’elevata capacità di reclutamento delle fibre (sopra u o le fibre di po II) e una buona parte
dei meccanismi molecolari responsabili delle alterazioni (biochimiche e stru urali) del muscolo
scheletrico nel training intervallato ad alta intensità risiedono nella sua capacità di incrementare la
capacità mitocondriale, come dimostrato dall’influenza che il training intervallato ad alta intensità
esplica sul (PGC)-1α (rece ore a vato dai proliferatori dei perossisomi gamma) che è considerato
il principale regolatore della biogenesi mitocondriale nel muscolo scheletrico. I mitocondri sono
organuli deputa alla produzione di energia nelle cellule, e un aumento del loro numero e della
loro funzione si rifle erà in un miglioramento della capacità di produrre energia, in par colare con
l’avanzare dell’ età (la funzionalità mitocondriale si riduce con il passare degli anni).
Alcuni lavori (Norrbom et al. 2004; Egan et al. 2010) dimostrano che pochi minu di HIIT
provocano un aumento dell’ espressione di RNA messaggero del (PGC)-1α del tu o paragonabile a
quello indo o dall’esercizio di resistenza con nua vo. L’ aumento della concentrazione nucleare di
(PGC)-1α osservato dopo HIIT coincide con l’incremento della espressione di RNA messaggero di
numerosi geni mitocondriali, suggerendo che ques picchi di a vità ad alta intensità inducano
modifiche a carico della espressione mitocondriale (Li le et al, 2011). I processi a monte in grado
di a vare (PGC)-1α e la biogenesi mitocondriale in risposta ad un training intervallato di alta
intensità non sono sta completamente chiari , ma è probabile che siano lega alla notevole
variazione nel rapporto ATP:ADP/AMP in seguito all’ esercizio e alla concomitante a vazione della
5’-adenosina monofosfato protein-chinasi a vata (AMPK) (Gibala et al 2009, Li le et al 2011). L’
a vazione della p38-protein chinasi di a vazione mitogena (MAPK), verosimilmente mediata da
una aumentata produzione di specie rea ve dell’ ossigeno (ROS) potrebbe altresì essere coinvolta
(Gibala et al. 2006; Li le et al. 2011).
Burgomaster et al (2008) hanno messo in evidenza che 6 se mane di HIIT incrementano la
produzione di (PGC)-1α del 100% in sogge sani. Date le evidenze che me ono in relazione
modes incremen nella (PGC)-1α muscolare con il miglioramento a carico di capacità ossida va,
sistema di difesa an -ossidante, uptake del glucosio, capacità di contrastare la sarcopenia età-
correlata e i vari pathways an -infiammatori (Sandri et al. 2006; Benton et al. 2008; Wenz et al.
2009), l’ incremento nella (PGC-1)α che fa seguito alle sedute di HIIT è alla base dell’ enorme
potenziale di benefici che esso ha in termini di salute. In aggiunta, l’ HIIT è cara erizzato nel post-
workout da una maggiore dissipazione di calorie rispe o ad un allenamento aerobico tradizionale:
si definisce EPOC (Excess Post-exercise Oxygen Consump on) l’ incremento del metabolismo totale
e del dispendio energe co che fa seguito alle ore successive all’ allenamento, e l’ HIIT ha un EPOC
del 15% superiore rispe o ad un classico training aerobico. E’ stato inves gato anche l’ impa o del
training intervallato ad alta intensità sulla funzione e sulla stru ura cardiovascolare: un periodo
pari a sole 2 se mane di HIIT Wingate-Based (picchi di 30 secondi di cycle e ad al ssima intensità
separa da pochi minu di recupero, ripetu 4-6 volte) ha incrementato la capacità
cardiorespiratoria, come riflesso dalla variazione del più alto valore di consumo di ossigeno
raggiunto durante test da sforzo (VO2 di picco) (Whyteet al. 2010). Sembra inoltre che il training
intervallato ad alta intensità sia superiore allo Steady State Training (allenamento aerobico a
frequenza cardiaca costante) nell’ aumentare il VO2max: 8 se mane di HIIT hanno infa portato
ad un aumento del VO2max del 15%, rispe o al training aerobico prolungato (che ha indo o un
incremento del 9%). Per approfondire leggi anche l’ar colo: per dimagrire meglio il cardio o l’HIIT?
Poiché il miglioramento del VO2max è uno dei principali outcomes nei sogge affe da patologia
cardiaca, l’ Interval Training ad Alta Intensità sta diventando parte integrante dei protocolli di
riabilitazione cardiologica (Bartels MN et al – 2010). Richards et al, nel 2010 hanno dimostrato che
16 minu di “Sprint Interval Training” ad alta intensità (32 sprints distribui in 2 se mane) sono
sta in grado di determinare un significa vo miglioramento della sensibilità insulinica. I
meccanismi alla base della riduzione dell’ insulino-resistenza sono 1) un incremento dell’ efficienza
dei sistemi enzima ci aerobici, 2) l’ aumento della biogenesi mitocondriale e 3) il miglioramento
dell’ espressione del trasportatore del glucosio GLUT4 (Burgomaster et al. 2005, 2006, 2007, 2008;
Gibala et al. 2006; Rakobowchuk et al. 2008; Babraj et al. 2009). Una evidenza indire a del
miglioramento della sensibilità insulinica è stato fornito dal lavoro di Babraj et al (2009) che ha
dimostrato come un High Intensity Sprint Interval Training ha rido o l’ampiezza e la durata della
risposta glicemica che segue all’ assunzione di una bevanda arricchita di glucosio. L’ HIIT riduce la
glicemia basale, la glicemia post-prandiale, la sensibilità all’ insulina nel tessuto muscolare e
adiposo e si è dimostrato efficace nell’ inibire, a raverso una riduzione dell’insulina circolante, il
trasporto di acidi grassi nell’ adipocita, migliorando al contempo l’ espressione del Glut-4 sulla
membrana cellulare (si pensi che O Peter Adams nel 2013 ha s mato un incremento delle proteine
di trasporto del Glut-4 pari a 369% dopo sole 2 se mane di HIIT!) (Bonen et al – 2006; O Peter
Adams – 2013). Un lavoro pubblicato nel 2014 ha dimostrato che 4 mesi di HIIT, svolto
mediamente per 20 minu 2 volte a se mana, non solo hanno portato ad un significa vo
miglioramento della capacità aerobica, ma anche al dato interessante di una ipertrofia muscolare a
carico del muscolo grande psoas, della muscolatura della parete addominale antero-laterale e del
quadricipite femorale; dunque 16 se mane di HIIT inducono incremen della massa muscolare
riguardan sia la porzione inferiore che quella superiore del corpo (Y. Osawa, et al – 2014).
Effe HIIT composizione corporea
Un’ altra ricerca pubblicata sul Journal of Obesity ha riportato che 12 se mane di HIIT non solo
possono risultare in una significa va riduzione del tessuto adiposo so ocutaneo a livello di
addome e tronco oltre che di grasso viscerale, ma possono determinare un notevole incremento
della massa magra (Heydari M. et al – 2012). Ancora, recen ssimi lavori hanno messo in evidenza
un marcato incremento della produzione endogena di HGH (Human Growth Hormon, un ormone
con spiccata capacità lipoli ca) al termine di una seduta di HIIT, con marcata riduzione della
concentrazione di cor solo plasma co a lungo termine (Peake JM, 2014, Tsai CL et al 2014). Altre
affascinan evidenze pubblicate su Cell Metabolism hanno mostrato che picchi brevi e ripetu di
esercizio ad alta intensità producono immedia e misurabili variazioni nel DNA di sogge sani e
sedentari, e la maggior parte dei geni coinvol dopo l’ esercizio acuto sono quelli coinvol nel
metabolismo del tessuto adiposo, così da risultare in una immediata a vazione gene ca di enzimi
lipoli ci (Romain Barrès et al – 2012); ciò avverrebbe tramite una alterazione della me lazione del
DNA e livello del “promoter” che iden fica il punto di inizio della trascrizione del gene, come
dimostrato da biopsia muscolare dopo esercizio acuto. Dunque, sulla base di un gran numero di
studi recen , l’ HIIT appare una modalità di esercizio estremamente efficiente, che induce gli stessi
ada amen metabolici che avvengono nel tradizionale training di resistenza, se non superiori,
senza condividerne i rischi lega allo stress ossida vo e u lizzando volumi di lavoro dal 70% al 90%
più bassi (Burgomaster et al. 2005, 2006, 2007, 2008; Gibala et al. 2006; Rakobowchuk et al. 2008;
Babraj et al. 2009; Whyte et al. 2010).
HIIT: esempi di allenamento (workout) intervallato ad alta intensità
Non vi sono regole precise da rispe are. Una formula comunemente u lizzata indica
orienta vamente un rapporto di 2:1 tra la durata della fase ad alta intensità e la durata della fase di
recupero (ad esempio 20 secondi di esercizio e 10 secondi di recupero), ma il rapporto tempo
a vo/tempo di recupero può essere ampiamente variabile. In relazione a ques due parametri, la
durata di una seduta di HIIT può avere una durata variabile tra 4 e 30 minu . Sconsiglio vivamente
di superare i 30 minu per non incorrere in fenomeni di eccessivo stress ossida vo, breakdown
muscolare e aumento del rischio di infortuni.
L’ HIIT non rappresenta una novità di ques anni. Nella sua autobiografia “Running My Life”,
Sebas an Newbold Coe, ex atleta britannico due volte olimpionico nei 1500 metri piani, ci rivela
che il suo allenatore (nonché padre, Peter Coe), ispirandosi ai principi di un professore svedese di
fisiologia (Per-Olof Astrand, pioniere della fisiologia dell’ esercizio), gli faceva effe uare sca
massimali di 200 metri con soli 30 secondi di recupero tra uno sca o e l’ altro.
Esempi di allenamen HIIT
A ualmente i regimi maggiormente valida in ambito scien fico sono i seguen :
1. Protocollo Tabata.
Si tra a di una versione di HIIT basata su un lavoro scien fico del Prof. Izumi Tabata (1996). Il
protocollo prevede 20 secondi di esercizio ultra-intenso, svolto approssima vamente al 170% del
VO2max, segui da 10 secondi di riposo. Il loop deve essere ripetuto per 4 minu , così da svolgere
8 picchi di a vità ultra-intensa.
2. Protocollo Gibala.
Basato su studi dura anni del team del Prof. Mar n Gibala. Pubblicato nel 2009. Il protocollo
prevede 3 minu di riscaldamento, 60 secondi di a vità fisica intensa (al 95% del VO2max) segui
da un recupero di 75 secondi. Il tu o ripetuto per 8-12 volte. Nel 2011 Gibala ha pubblicato su
Medicine & Science in Sport and Exercise una modalità più “so ” del suo regime, intesa per
sogge sedentari o ina vi da oltre un anno, cos tuita da un warm-up di 3 minu , picchi di 60
secondi con 60 secondi di recupero ripetu per 10 volte, e 5 minu di defa camento.
3. Protocollo Timmons.
James Timmons, professore di Biologia dei Sistemi presso l’ Università di Loughborough, ha
proposto nel 2012 un protocollo basato su 3 picchi di 20 secondi di pedalata sostenuta al massimo
sforzo possibile, alterna da 2 minu di pedalata blanda.
Il protocollo Tabata ha dimostrato, sulla scorta di lavori pubblica , di poter indurre, svolto 4 volte a
se mana, gli stessi benefici di uno Steady State Training (Endurance Training o allenamento
aerobico a frequenza cardiaca costante) effe uato al 70% del VO2max 5 volte a se mana (Tabata
et al -1996). Ovvero: 4 minu di HIIT effe ua 4 volte a se mana hanno gli stessi benefici di un
training aerobico prolungato svolto 5 volte a se mana (non solo: i lavori scien fici dimostravano
che solo il “gruppo Tabata” o eneva un incremento della capacità anaerobica).
Il protocollo Gibala, che può essere effe uato anche su una cycle e, ha dimostrato di poter
o enere con 3 allenamen a se mana gli stessi effe di un Endurance Training svolto 5 volte a
se mana (Gibala et al – 2010, 2011).
Se è vero che il nostro organismo richiede un certo apporto di stress so o forma di a vità fisica
per mantenersi in salute, è altre anto vero che sopravanzare questa richiesta può essere causa di
deterioramento; dunque è molto importante imparare ad “sen re” il proprio corpo integrando
questo feedback in ogni modalità di allenamento. Proprio a causa dell’ elevato stress imposto all’
organismo da una seduta di HIIT, ritengo sia consigliabile non effe uarlo più di 3-4 volte a
se mana (non più di 2-3 volte a se mana se si svolge anche un’ altra a vità). L’ elemento
cara eris co che rende l’ HIIT differente da altre forme di training intervallato è che gli intervalli ad
alta intensità avvengono con il massimo sforzo e non semplicemente ad una frequenza cardiaca
elevata. Le fasi di recupero (ad intensità bassa o moderata) sfru ano maggiormente un
metabolismo aerobico (ossida vo) prevalentemente orientato al consumo lipidico, mentre nelle
fasi di picco (alta intensità) avviene uno shi verso un metabolismo anaerobico che sfru a
sopra u o i carboidra . Esistono differen approcci all’ HIIT, ognuno dei quali coinvolge un
numero differente di intervalli, un differente livello di intensità in corrispondenza dei picchi, una
variabile lunghezza di tempo per ogni intervallo, con una elevata variabilità di frequenza consigliata
di sedute se manali. Come sempre, la moderazione è chiave per il successo a lungo termine.
Dunque, sfida te stesso, ma non stender al tappeto da solo. Se portato avan con costanza, l’ HIIT
è in grado di determinare significa vi cambiamen a livello fisico e metabolico… fanne buon uso!
VELOCITA’ E RAPIDITA’
Velocità: E’ il risultato dell’interazione di diversi fa ori il cui effe o finale si configura come
spostamento il più veloce possibile del corpo nello spazio, con o senza a rezzi. Frequenza dei
movimen di propulsione e dell’ampiezza di ciascuno di essi.
Rapidità: capacità di effe uare un gesto singolo e semplice nel minor tempo possibile. Intervento
esclusivo SISTEMA NERVOSO. Per comandare una contrazione più pronta e massiccia per il
coinvolgimento istantaneo del maggior numero possibile di unità motoria.
I movimen possono essere classifica in:
- Ciclici: Azioni estensive, con le quali si progredisce nello spazio. Il gesto è ripetuto (corsa,
ciclismo, nuoto) velocità.
- Aciclici: Azioni isolate su uno spazio limitato. Il gesto è irregolare, cioè variano sia l’intensità
che la velocità (calcio, basket). rapidità.
Al conce o di velocità sono da ricondurre altri conce :
- Rapidità
- Resistenza alla Velocità
- Rea vità
- Coordinazione
- Tecnica esecu va
- Forza muscolare
La velocità può essere classificata in:
- Assoluta: Capacità di esprimere i valori massimi possibili di velocità nell’ambito di pochi
secondi di lavoro fisico.
- Rela va: capacità di compiere un lavoro alla velocità massima possibile, rela vamente alla
durata del lavoro da svolgere.
Fa ori che condizionano la velocità:
- Fa ori nervosi: quando i rece ori di trasformazione dell’impulso sono molto veloci e gli
s moli nervosi sono frequen .
- Fa ori fisiologici: quando si a va il maggior numero di fibre muscolari a contrazione
rapida, e si raggiunge una o male alternanza di contrazione e decontrazione dei muscoli
Inoltre, dipende dalla lunghezza e dal diametro della fibra muscolare
Quindi richiede l’integrazione di:
1. Capacità e potenza dei processi energe ci anaerobici ala acidi e, in misura più e meno
elevata, la acidi
2. Capacità di reazione rapida a un comando (partenza…..)
3. Capacità di vincere l’inerzia e di accelerare il corpo nello spazio (forza massima e forza
esplosiva)
4. Capacità di esprimere rapidamente la forza in tempi brevi, ricorrendo al fenomeno della
reazione elas ca della muscolatura (forza veloce e forza elas ca)
5. Capacità di alternare fasi di maggiore tensione e fasi di minor tensione muscolare, per
ritardare l’insorgenza della fa ca e per o mizzare l’uso dei substra energe ci.
6. Capacità di coordinazione dei movimen
7. Capacità di corre a esecuzione e di precisione tecnica.
8. Capacità di reiterare i movimen senza cedere alla fa ca e senza far scadere la tecnica
esecu va (cap. di resistenza alla velocità)
RAPIDITA’
- La rapidità è la capacità, che sulla base della mobilità dei processi del sistema neuro-
muscolare e delle possibilità di sviluppo della forza della muscolatura, perme e di eseguire
azioni motorie in un periodo di tempo minimo nelle condizioni con ngen esisten .
(Frey,1977).
- Nello sport, per rapidità si intende la capacità di raggiungere, in determinate condizioni, la
massima velocità di reazione e di movimento possibili, sulla base di processi cogni vi, di
sforzi massimi di volontà e della funzionalità del sistema neuromuscolare. (Grossser,1991)
La rapidità è la capacità di effe uare un gesto singolo e semplice nel minor tempo possibile. C’è un
alta dipendenza dal sistema nervoso, nel comandare la contrazione più pronta e più massiccia, per
coinvolgimento istantaneo del numero maggiore possibile di unità motorie. La rapidità di un atleta
dei giochi spor vi rappresenta una qualità complessa che è composta da varie capacità
psicofisiche, che sono:
- La capacità di percepire nel più breve tempo possibile le situazioni di gioco e le loro
variazioni -> rapidità perce va;
- La capacità di prevedere mentalmente nel più breve tempo possibile quale sarà lo sviluppo
del gioco e sopra u o il comportamento dell’avversario dire o -> rapidità di
an cipazione;
- La capacità di decidere in un tempo brevissimo la più opportuna tra le molte azioni possibili
-> rapidità nella presa di decisione;
- La capacità di reagire prontamente a sviluppi imprevis della situazione di gioco -> rapidità
di reazione;
- La capacità di eseguire movimen ciclici e aciclici a velocità elevata -> velocità di
movimento ciclica e aciclica;
- La capacità di eseguire rapidamente azioni specifiche di gioco con il pallone in condizioni di
opposizione dell’avversario e di pressione temporale -> rapidità d’azione semplice;
- La capacità di riuscire ad agire più rapidamente ed efficacemente possibile durante la
par ta, integrando tra loro le qualità cogni ve, tecnico-ta che, organico-muscolari delle
quali si è in possesso -> rapidità generale d’azione.
Come si è potuto vedere nello sport la rapidità si manifesta in forme diverse. Riferendoci alla
rapidità motoria, è possibile dis nguere le forme pure e le forme complesse di rapidità. Come
forme pure di rapidità si iden ficano:
- Capacità di reazione;
- Rapidità d’azione semplice;
- Rapidità di frequenza;
forme complesse:
- Forza rapida;
- Resistenza alla forza rapida;
- Resistenza alla massima forza rapida.
La rapidità motoria si presenta, quindi, come una capacità psichico-cogni va, coordina vo-
condizionale che è sogge a a parametri influen di natura gene ca, a parametri determina
dall’apprendimento e dallo sviluppo, a parametri psichico-sensoriali-cogni vi, muscolo-tendinei ed
energe ci. Solo con una formazione o male di tu e le capacità parziali si può parlare di uno
sviluppo globale della rapidità come qualità complessa.
FATTORI CHE INFLUISCONO
La rapidità in quanto fa ore psicofisico della prestazione dipende da diversi presuppos
anatomico-fisiologici.
È noto che la velocità di contrazione dipende essenzialmente dalla sua percentuale di fibre
muscolari a contrazione rapida. Ricerche hanno dimostrato che esiste una correlazione posi va tra
percentuale di fibre a contrazione rapida e rapidità dei movimen . I bambini, rispe o agli adul ,
presentano una maggiore percentuale di fibre cosidde e intermedie. Per questa ragione, se i
bambini sono indirizza molto precocemente verso un allenamento della rapidità, grazie alla
trasformazione delle fibre intermedie in fibre a contrazione rapida essi possono aumentare la loro
percentuale di fibre a contrazione rapida, migliorando così il loro corredo gene co di fibre, in
direzione di un maggior potenziale di rapidità.
Il presupposto per elevate prestazioni di rapidità è rappresentato, da un lato, da un’elevata
percentuale di fibre a contrazione rapida e, dall’altro, da una molto rapida trasformazione
dell’energia da parte dei processi lega all’ATP e alla CP e alla glicolisi anaerobica.
ANALIZZATORI:
- Cineste co: Informa su sensazioni date dai movimen e dalle contrazioni volontarie dei
muscoli.
- Ves bolare: Informa su variazioni di direzione e quindi di equilibrio sta co e dinamico;
- O co: Informano su movimen propri e di persone e di ogge
- Acus co: opera a raverso la ricezione di segnali di differente natura: verbali, musicali e
convenzionali.
- Ta le: Opera a raverso la ricezione di informazioni percepite a raverso terminazioni
nervose che si trovano pelle
CAPACITA’ DI REAZIONE
- Semplice: Reagire nel minor tempo possibile con un movimento conosciuto ad un segnale
già noto. Es. sparo dello starter
- Complessa: Reagire nel minor tempo possibile ad un segnale. Contributo di rapidità di
percezione, di an cipazione, di presa di decisione insieme ad altre capacità ta co-
cogni ve.
VELOCITA’ DI REAZIONE
Per velocità di reazione qui intenderemo solo la capacità di reagire nel più breve tempo possibile a
un segnale (sparo). Il tempo di reazione e il tempo di latenza in esso compreso consta di cinque
componen :
- L’arrivo di un’eccitazione (segnale) in un rece ore;
- La trasmissione dell’eccitazione al SNC;
- Il passaggio dello s molo nella rete nervosa e la formazione del segnale effe ore;
- L’input del segnale inviato dal SNC nel muscolo;
- L’eccitazione del muscolo che provoca un’a vità meccanica.
il tempo di reazione agli s moli o ci, acus ci e ta li è diverso. Così il tempo di reazione a uno
s molo o co è maggiore di quello a un segnale acus co. Tra le reazioni si dis nguono reazioni
semplici, complesse e di scelta. Sono defini movimen di reazioni semplici quelli cara erizza da
movimen molto scarsi di una parte del corpo. Per movimen di reazione complessi si intendono
movimen parziali o globali del corpo. Se le reazioni semplici sono prevalentemente determinate
da processi di natura ereditaria, le reazioni complesse e quelle di scelta sono determinate da fa ori
influen di natura sociale, quali, ad esempio, l’esperienza e l’allenamento. Il tempo di reazione
migliora dopo circa 11-12 minu di una fase di carico: occorre tenerne conto nel riscaldamento che
precede una gara. Gli atle debbono entrare in campo vigili, cioè in uno stato o male di
a vazione e non perdere le
migliori occasioni per segnare
dei pun o gol nei primi minu
di una par ta, solo perché la
loro capacità di reazione non è
stata portata al necessario livello
di a vazione. La capacità di
reazione dipende in notevole
misura dalla mo vazione e dallo
stato di vigilanza e dalla
concentrazione collegato con
tale stato. Con un allenamento
adeguato (par colarmente
importante che sia intensivo e tale da richiedere fino all’ul mo momento la massima
concentrazione) già dopo 4 se mane possono essere migliora sia il tempo di reazione che la
capacità di concentrazione. Quando si esercita la capacità di reazione, è importante che
l’allenamento sia quello che viene richiesto dallo specifico modello dei vari sport. La scelta dei
segnali che provocano la reazione, quindi, si deve indirizzare sulle forme di informazione specifiche
che si u lizzano nella par ta o nella gara. Nei giochi spor vi, il ruolo più importante viene svolto
dalla reazione o ca. Come importanza vengono poi, in seconda linea, la reazione acus ca e quella
ta le. Nell’atle ca leggera domina la reazione acus ca.
VELOCITA’ DI SPOSTAMENTO
Rappresenta una forza complessa di velocità.
Dipende da:
- velocità di reazione di realizzazione di un solo movimento e dalla frequenza
- padronanza della tecnica del gesto specifico
- cara eris che della muscolatura
- forza muscolare e dall’elas cità muscolare
fa ori condizionan la velocità:
- tempo di reazione
- velocità di un singolo movimento
- frequenza dei movimen
- ampiezza dei movimen
Infa , la componente coordina va risulta pressoché assoluta nei primi tre fa ori (che
determinano la rapidità di un individuo) mentre la forza muscolare condiziona l’ampiezza dei
movimen (si pensi all’ampiezza della falcata nella corsa).
COME PUO’ ESSERE SVILUPPATA LA VELOCITA’
- formazione generalizzata: Nessun riferimento ad una par colare specialità. Età giovanile.
elevato dinamismo; breve e brevissima durata (6-7 secondi); esercizi molto vari.
- sviluppo anali co: Riferimento ad un modello di prestazione. Età postpuberale.
Acquisizione tecnica esecu va. Forza; elas cità; capacità di reazione; resistenza alla
velocità.
- sintesi specifica: Riferimento ad un marcato modello di prestazione. Mezzi anali ci.
Rilevare la mancanza di relazione tra capacità di accelerazione e frequenza massima dei movimen
dà una u le indicazione metodologica nello sviluppo della velocità nei giochi spor vi e nella
pallacanestro in par colare dove l’aciclicità dei movimen , le accelerazioni, le decelerazioni che
cara erizzano de e a vità rendono di importanza secondaria lo sviluppo dell’alta frequenza dei
movimen .
MOBILITA’ E FLESSIBILITA’
Mobilità: è la capacità che perme e ad un atleta di eseguire movimen di grande ampiezza di una
o più ar colazioni, sia volontariamente sia in presenza di forze esterne. é la capacità di eseguire
movimen e ges con la più ampia escursione ar colare possibile.
Stru ure delle ar colazioni + capacità di allungamento muscolo tendinea.
- la mobilità è la capacità dell’individuo di eseguire dei movimen con grande ampiezza di
escursione. Harre, 1972.
- con l’espressione mobilità ar colare (flessibilità) viene definita la capacità di u lizzare al
massimo, nel modo migliore, le possibilità di movimento delle ar colazioni. Hahn, 1982.
- la flessibilità è la capacità di compiere movimen con ampiezza appropriata indeterminate
ar colazioni; il criterio di misura è dato dalla possibilità di massima ampiezza di
movimento. Grosser, Zimmerman,1987.
- la flessibilità è l’ampiezza di movimento (ROM) disponibile in una ar colazione o gruppi di
ar colazioni. Alter, 1988.
Mobilità ar colare: escursione di una singola ar colazione
Flessibilità: somma di più escursioni ar colari, la flessibilità, ha lo stesso significato di mobilità
ar colare.
- Superfici ar colari:
Sinartrosi: no movimento (Ulna e radio);
Anfiartrosi: movimento su piano unico (Gomito,
Ginocchio)
Diartrosi: max movimento (Spalle, Anche)
- Tessuto muscolare:
Fibre muscolari la cui cara eris ca principale è
l’elas cità
- Tessuto conne vo:
Riveste il muscolo in toto
I tendini radunano il re colo intramuscolare di
tessuto conne vo e s’inseriscono sull’osso
(perios o).
- Gli analizzatori che rappresentano sistemi parziali del sistema sensoriale e che, sulla base
dei segnali di qualità ben determinata, ricevono, decodificano, inoltrano ed elaborano le
informazioni, rendendole u lizzabili.
Su che basano le informazioni che interessano la flessibilità muscolare?
- Esteroce ori: danno informazioni su situazioni intorno al corpo (occhi, udito, ta o);
- Interorece ori: danno informazioni su situazioni dentro al corpo (Proprioce ori,
meccanorece ori, termorece ori)
- Dunque: danno importan informazioni per l’equilibrio e la postura.
- Esogeni:
Ambiente:
Variazione della temperatura;
Variazione dell’umidità
Forze esterne:
Forza di gravità
Forza d’inerzia
Azione di un compagno
Allenamento:
Rido a a vità di estendibilità muscolare produce irrigidimento
muscolare; fa ori determinan il processo di invecchiamento.
- Allungamento a vo:
Prevedono esercizi con i quali, grazie a movimen di molleggi o oscillazione, si cerca di ampliare i
limi normali di movimento delle ar colazioni.
Esercizi dinamici a vi: Il lavoro di allungamento avviene grazie a movimen
ripetu di molleggio
Esercizi sta ci a vi: I muscoli agonis si contraggono portando il muscolo
che deve essere allungato isometricamente nella posizione finale di
allungamento. Questo mantenimento nella posizione finale può essere
proceduto da 3-4 oscillazioni
- Allungamento passivo:
Prevedono esercizi nei quali vi è la presenza di forze esterne (Es. un partner)
Esercizi dinamici passivi: alternanza ritmica tra aumento e riduzione
dell’ampiezza del movimento.
Esercizi sta ci passivi: La posizione massima di allungamento viene
mantenuta per alcuni secondi. Effe :
Aumento della tolleranza al dolore
Inibizione delle a vità muscolari riflesse
Cambiamen stru urali
- Allungamento sta co
Il metodo dello “Stretching” prevede che si assuma lentamente (circa 5 sec.) una posizione di
allenamento che dovrà essere successivamente mantenuta (componente sta ca) da un minimo di
10sec. A un massimo di 60 sec. Cerca di ridurre al massimo il riflesso di s ramento, che può essere
provocato in due modi: con una contrazione molto intensa o con un forte s molo di allungamento
2. CONTRAI E RILASSA
È modalità simile alla precedente, la differenza è che il terapista oppone resistenza mentre
l’atleta contrae isometricamente i muscoli cercando di muovere l’arto verso una posizione di
maggior accorciamento. A questo punto l’atleta si rilassa e l’arto viene mosso passivamente in
una nova posizione. È preferibile u lizzare questa tecnica rispe o alla precedente quando
l’esecuzione del movimento è buona equando il movimento è indolore.
3. CRAC (Contrai rilassa contrai l’antagonista)
Questa modalità è simile alla tecnica di contrai e rilassa tranne che dopo la contrazione
isometrica l’atleta muove a vamente l’arto in una posizione di maggior escursione. Questa
contrazione a va dell’antagonista è ideale per a vare l’inibizione reciproca e con ciò rendere
possibile un allungamento più profondo.
PROCESSO DI ALLENAMENTO
- Programmato:
Leggi di Ada amento dell’organismo - Leggi di rapporto tra condizione
dell’atleta e carico di allenamento - Leggi dello sviluppo delle maestrie
motorie
- Organizzato:
Rapporto A . Di gara e Allenamento - Classificazione in ordine di importanza
dei carichi a secondo della direzione e del potenziale allenante -Durata
o male del carico;
- Controllato:
Metodi di valutazione dell’atleta - metodi di elaborazione ed analisi dei da
del carico - Analisi del cambiamento della condizione dell’atleta - metodi di
verifica dell’efficacia del processo di allenamento;
PROCESSP DI ALLENAMENTO:
- PROGRAMMATO: principi di costruzione dell’allenamento
- ORGANIZZATO: modelli fondamentali di costruzione dell’allenamento
- CONTROLLATO: procedure di controllo ed eventuali ada amen dell’allenamento
Portano tu e tra a: Teoria generale ci costruzione dell’allenamento, che può portare a:
- Piani specifici di allenamento nei diversi sport;
- Principi per individualizzare l’allenamento
PERIODIZZAZIONE
L'allenamento non è un processo casuale ma un lavoro razionale nel tempo, determinato sulla
base di specifiche finalità. La conoscenza e la composizione della preparazione, organizzata
secondo criteri logici, rende possibile una notevole modulazione dei contenu specifici e Generali
dell’allenamento, e consente di disporre di un modello di preparazione sul quale operare variazioni
in base alle esigenze degli atle e del calendario agonis co. TOP FORM:
- Fa ori fisiologici
- Fa ori tecnico/ta ci
- Fa ori psicologici
PERIODIZZAZIONE: comprende pianificazione e programmazioe:
- Pianificazione: momento generale di formulazione della strategia delle grandi variazioni di
stru ura dell’allenamento riferite ad un ampio arco di tempo e ad obie vi intermedi.
Vanno defini gli obie vi, le priorità, le scadenze più importan , i tempi occorren per le
varie fasi di preparazione, i metodi e i mezzi più idonei.
- Programmazione: momento par colareggiato di stesura del programma di allenamento
sulla base di quanto pianificato in precedenza
- Fase di sviluppo
Si svolge in due momen :
1. Iniziale, indirizzato alla ricerca di una efficienza generale avente lo scopo di aumentare le
capacità funzionali dell'organismo;
2. Secondario, in cui si ricercano gli elemen più specifici che portano al raggiungimento della
forma vera e propria. Pertanto iniziando con un’a vità mul forme e poliedrica si andrà
gradualmente verso un lavoro sempre più specifico sia per quanto riguarda le qualità fisiche
che per le capacità tecniche.
- Fase di mantenimento
Dove l'andamento ondulatorio dei carichi di allenamento che si realizza con opportune variazioni
della quan tà e dell’intensità, influisce sullo stato di forma che subisce leggere ondulazioni
posi ve e nega ve;
- Fase della perdita temporanea
si iden fica con un calo transitorio (posteriore alle gare importan ), ove l’a vità si riduce, per non
indurre a fenomeni di saturazione fisica e psichica e conseguente abbassamento repen no della
forma.
La durata delle tre fasi esposte è condizionata dall’età dell'atleta, dalle cara eris che individuali
e dalla condizione fisica generale. Comunque “occorrono mediamente almeno sei mesi per
realizzare lo stato di forma” (Matveev)
PERIODO PREPRATORIO
Periodo che precede quello compe vo ed è quindi dedicato alla preparazione per la stagione
agonis ca.
- Preparatoria generale: raggiungimento di un elevato livello di condizione fisica in modo da
facilitare l'allenamento futuro. Il carico di lavoro sarà voluminoso sia in elemen generali
sia in elemen specifici.
- Preparatoria speciale: transizione verso la fase compe va e sebbene gli obie vi siano gli
stessi del periodo generale, i mezzi allenan divengono più specifici e l'intensità maggiore,
specialmente verso la fine quando il volume del carico di lavoro inizia a diminuire.
L'a enzione verte sugli elemen tecnico/ta ci e sulla specificità degli esercizi impiega .
Possono essere inserite delle compe zioni di controllo.
Il rapporto di durata di queste due tappe è 2:1, rapporto che rimarrà costante sia che si ado una
periodizzazione semestrale che annuale.
- Periodizzazione semestrale: periodo più ada o ad atle evolu . Potremmo avere:
o anta giorni circa da dedicare alla preparazione generale prevista
nella prima fase del periodo preparatorio;
quaranta giorni per la preparazione più specifica prevista come
seconda fase dello stesso periodo preparatorio;
sessanta giorni di esclusivo periodo agonis co suddiviso nelle varie
tappe (mesocicli).
- Periodizzazione annuale: più ada a ai giovani. Potremmo avere:
o o mesi di preparazione generale, suddivisa in due par , la prima più
generale di 5 mesi circa, la seconda più specifica di 3 mesi circa, ambedue
del periodo preparatorio;
qua ro mesi di preparazione inseri nel periodo agonis co.
L'intensità degli allenamen condizionerà la durata del periodo preparatorio che sarà tanto più
lungo quanto più bassa sarà l'intensità e viceversa.
PERIODO AGONISTICO
Tu a la pianificazione dell'allenamento per l'atleta agonista acquista un senso solo se finalizzata
alle gare più importan previste in questo periodo.
- Periodizzazione semestrale: dura circa 2 mesi (rapporto 2:1 con il periodo preparatorio).
- Periodizzazione annuale: dura 4 mesi. va inserita per tu gli atle una tappa intermedia
della durata di 3-4 se mane ove verrà dato ampio risalto al lavoro generalizzato con
momentaneo abbassamento di quello specifico
PERIODO TRANSITORIO
È il periodo in cui si cerca di smal re la fa ca fisica e psichica accumulate in tu o l'arco della
periodizzazione, mantenendosi però nelle condizioni di poter riprendere un lavoro impegna vo
per la prossima stagione, senza perdite di tempo, anzi garantendosi una condizione fisica ideale a
ulteriori incremen di carico e di risultato. Il lavoro è molto rido o rispe o al periodo precedente,
senza però tralasciare le esercitazioni fondamentali che garan scono il mantenimento delle
potenzialità acquisite.
Durata del periodo transitorio:
- 2/4 se mane nella periodizzazione annuale;
- 1/2 se mane nella periodizzazione semestrale;
- 2/3 se mane e per 2/3 volte l’anno per i giovani.
PERIODIZZAZIONE
- Periodo preparatorio
Periodo di preparazione generale:
quan tà raggiunge il Max
esercizi generali: 10-40%; specifici: 30-60%; di gara: 10-15%
Periodo di preparazione specifica:
intensità raggiunge il max;
esercizi generali: 5-20%; specifici: 40-60%; di gara: 20-30%
- Periodo agonis co
QUANTITA’ ed INTENSITA’ Devono esser dosate abilmente ricercando il
carico o male (Q=70%; I=100%) circa 10/15gg prima delle gare più
importan .
Esercizi generali: 0-20%; specifici: 40-60%; di gara: 20-40%
- Periodo di transizione:
INTENSITA’ Deve calare rapidamente mentre la QUANTITA’ deve
ridursi progressivamente anche se entrambe non devono scendere
so o il 30%-35%.
Esercizi generali: 60-70%; specifici: 20-30%; di gara: 10-20%
PERIODIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO SPORTIVO
COSTRUZIONE DI MODELLI GENERALI COSTRUZIONE DI MODELLI SPECIFICI
- Programma a lungo termine:
Piano pluriennale
Piano annuale
- Programma a medio termine:
Macrociclo
Mesociclo
- Programma a breve termine:
Microciclo
Unità di allenamento
Nell'organizzare l'allenamento, a raverso la modulazione del carico, i periodi di preparazione
generale e speciale e di compe zione, vengono divisi in:
- Mesociclo o Macrociclo: organizzazione di più microcicli in cui si hanno decorsi opportuni
dell'intensità e del volume di allenamento. Varia da 2 se mane (macrociclo di scarico de o
Taper) a 6 se mane (lungo macrociclo introdu vo in Prep. Generale) ma frequentemente
di 3-4 se mane;
- Microciclo: Stru urazione dell'allenamento se manale nel quale si possono vedere
chiaramente gli orientamen del periodo di allenamento nella distribuzione della quan tà
e dell'intensità.
- Unità di allenamento: Per Unità di Allenamento si intende una seduta con periodi di riposo
inferiori ai 30 minu
MESOCICLO
Comprende una variazione di tempo che va dalle 2 alle 6 se mane circa e che nella stru ura
totale danno una visione completa dell'intero processo di allenamento. Viene definito anche “ciclo
funzionale” in quanto è il termine di tempo minimo per provocare gli effe cumula vi
dell’allenamento (supercompensazione). Il contenuto e la metodologia di allenamento nei diversi
periodi devono essere modifica periodicamente.
- Mesociclo introdu vo (o di preparazione):
Obie vo principale è sviluppare carichi di lavoro generali e accumulo di
grandi quan tà
garan sce l’assimilazione di forme tecniche e ta che
- Mesociclo di base (o fondamentale):
Obie vo principale è l’eliminazione dei dife emersi nella fase precedente
- Mesociclo agonis co (comprendente la gara):
Tipica forma di preparazione alla gara
ogni mesociclo un microciclo pre-gara
- Mesociclo di compensazione:
segue i periodi di carico notevole o si inserisce alla fine della fase
compe va
dras ca riduzione di lavoro e/o scomparsa del lavoro speciale di gara
- Mesociclo di controllo:
Collocato alla fine della preparazione o alla fine della fasi di compe zione
Mesociclo
di controllo
MICROCICLO
Ha la cara eris ca di contenere tu gli elemen previs nell’ambito del mesociclo di
appartenenza. Si estende normalmente nell'arco di una se mana per un numero di sedute che
può variare da un minimo di 4 fino a12 e oltre. Il microciclo è la parte più breve ma abbastanza
completa dell’intero processo di allenamento. Quindi è la concatenazione di più sedute di
allenamento aven i medesimi obie vi e si basa sullo sfru amento del fenomeno della
SUPERCOMPENSAZIONE.
- Microciclo di preparazione: presenta un contenuto decisamente generale ove la quan tà
del carico prevale ne amente sull’intensità;
- Microciclo pre-gara: l’intensità viene portata al massimo in quanto si inserisce nella tappa
speciale della fase preparatoria del periodo agonis co;
- Microciclo di gara: viene rido a bruscamente la quan tà di carico in quanto si cerca di
mantenere il livello o enuto con il supporto della massima quan tà di energia psichica e
fisica;
- Microciclo di compensazione: di recupero, è a carico ne amente rido o sia nella quan tà
che nella intensità.
La frequenza di ques microcicli è di 1:3-1:4 (uno ogni tre o qua ro microcicli) nel periodo
preparatorio, 1:1- 1:2 nella fase speciale e agonis ca per i microcicli di lavoro elevato.
Secondo MAURIN (1993):
1. Al massimo 3 o 4 sedute di allenamento di alta intensità
2. Controproducente 2 sedute consecu ve ad alta intensità che interessino lo stesso
meccanismo metabolico
3. Le sedute di allenamento ad obbie vo unico esauriscono più profondamente le riserve del
metabolismo sollecitato
4. Il carico di allenamento riferito al meccanismo ANAER. LATTACIDO deve essere previsto
almeno 2-3 gg prima della gara
5. Il carico di allenamento riferito al meccanismo ANAER. ALATTACIDO può essere previsto
anche in vicinanza alla gara
6. Un carico di allenamento ANAER. ALATTACIDO non deve essere successivo ad un carico di
allenamento ANAER. LATTACIDO poiché rischia l’eliminazione del la ato e può provocare
problemi muscolari
7. Un carico AEROBICO può precedere un carico ANAEROBICO purché si lavori con metodi ad
intervalli BREVE-BREVE
8. Un carico AEROBICO con metodi LUNGO e CONTINUO deve seguire ad un
ANAER.LATTACIDO perché perme e ossidazione e favorisce la rimozione del la ato.
MICROCICLO