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Il prof. Massimo Rossi e la sua Weltangschaung.

Avevo scoperto il sito del prof. Massimo Rossi, fine docente del liceo classico di
Montepulciano, già da qualche anno e lo avevo recensito in
http://guide.supereva.com/greco/greco/page5.shtml
Ne è nata un'amicizia telematica, per me piacevole e stimolante, non solo per l'indubbia
preparazione del prof. Rossi, ma anche per la chiarezza, la sincerità, l'originalità del suo
pensiero.
Per questo, gli ho rivolto alcune domande e vorrei adesso divulgarne le sensate risposte
Come e quando nasce in te l'amore per i classici ?
L'amore per le discipline classiche nacque in me negli anni del Liceo.Mi ricordo che fu un
docente a trasmettermi questo amore, in virtu' non tanto della sua preparazione (che non era
eccellente) quanto del suo entusiasmo e della passione che metteva nell'insegnamento. Ma
cio' che mi convinse a dedicare la mia vita allo studio ed all'insegnamento del latino e del
greco fu la consapevolezza che nulla esiste nel presente che non sia stato gia' contenuto in
nuce nel passato. Quando mi resi conto di questo - ed erano sempre gli anni del liceo -
maturo' in me una scelta irrevocabile. Prima di dedicarti alla scuola, hai avuto ambizioni
accademiche. Che cosa manca ai dipartimenti di Filologia universitari?
Ritengo che gli studi universitari manchino di un reale valore formativo, dato che dedicano
corsi interi all'interpetazione di pochi frammenti di autori sconosciuti o del tutto secondari,
mentre si occupano pochissimo dei grandi scrittori che hanno fatto la storia della letteratura e
del mondo. Il loro e' un dialogo tra iniziati, un banchetto - come diceva Concetto
Marchesi - preparato per i cuochi e non per i commensali. L'Universita' e' distante anni
luce dalla scuola e dalla quotidianita', giova pochissimo alle persone comuni o di media
cultura; e i docenti stessi hanno spesso una cultura troppo specializzata e concentrata su pochi
argomenti, mentre sono ignoranti in tutto il resto. E poi il meccanismo di reclutamento dei
docenti e' vergognoso, fondato sul clientelismo e non sulla meritocrazia, ormai del tutto
scomparsa. Devi fare per anni il portaborse ai baroni e umiliarti di fronte a loro per ottenere
l'elemosina di un posto. Io mi sono sempre rifiutato di scendere a compromessi con questo
sistema marcio e lesivo della mia dignita', e per questo sono rimasto fuori dall'universita'.
Anzi, ne sono rimasto talmente disgustato che se anche oggi, per qualche miracolo che
avvenisse, mi fosse data la possibilita' di rientrare nel mondo accademico, non accetterei a
nessun prezzo.

Il prof. Massimo Rossi parla di editoria e di internet

Quanto investe la grande editoria sulla divulgazione dei testi antichi? Quali sono state le
tue esperienze sul campo?
 
Poco, purtroppo. L'editoria mira esclusivamente alle vendite ed al guadagno e quindi i testi
antichi, che hanno pochi lettori, sono nettamente svantaggiati. Le mie esperienze sono state
purtroppo negative: dopo aver avuto contratti con alcune importante Case editrici per
l'edizione di testi classici, mi sono visto pubblicare solo due libri, mentre per gli altri la
pubblicazione veniva rimandata di anno in anno, con il pretesto di presunte difficolta'
economiche. Una mia edizione dell'Agesilao di Senofonte, che ho curato con un collega,
attende da dieci anni di apparire sulla "Bur" della Rizzoli, dopo essere stata regolarmente
consegnata nel 1996.
 
Prezzolini sostenne che la cultura sta alla scuola come l'amore al matrimonio. Sei
d'accordo?
In molti casi e' vero, nel senso che l'entusiasmo iniziale, per molti docenti, cede spazio alla
routine, alla quotidianita'. Ben pochi colleghi si aggiornano regolarmente, come dovrebbero
fare: una volta passati in ruolo, tirano i remi in barca e continuano per trent'anni a fare le
stesse cose. Pero' nel matrimonio, se la passione diminuisce con gli anni, aumenta l'affetto,
almeno in molti casi; mi auguro percio' che anche i docenti, pur aggiornandosi poco, si
affezionino comunque sempre piu' alle loro discipline. Quali difficoltà incontrano i giovani
nell'approccio alle discipline classiche?
Questo e' un discorso lungo, difficile da trattare in poco spazio. Debbo dire che i mezzi di
informazione attuali (televisione, computer, sms ecc.) con la loro immediatezza e con la
diffusione del testo e dell'immagine gia' pronta e definita, sviluppano nei ragazzi proprio le
qualita' mentali opposte a quelle che ci vorrebbero per la traduzione dei testi classici, che
richiede invece riflessione, ragionamento autonomo, capacita' di sintesi e di scelta. E poi c'e' il
grosso problema della memoria: i giovani oggi imparano troppo spesso velocemente,
estemporaneamente per il momento dell'interrogazione, senza poi ricordare quello che hanno
imparato. E per ricordare c'e' un solo metodo: studiare per passione e per convinzione,
non per dovere. Il successo della tua attività internettiana dimostra ancora una volta
come in molti siano interessati alla conoscenza del passato. Perchè queste esigenze non
sono accolte dai media?
Io ho accolto volentieri internet perche' l'ho considerata un'opportunita' in piu' per i nostri
studi ed un utile ulteriore strumento di lavoro. Ho pero' scritto nell'home page del mio sito che
internet e' solo un mezzo, non un fine, e non puo' ne' deve mai sostituire il cervello umano e
l'autonoma capacita' di ragionare e di analizzare i fenomeni con spirito critico. E' vero che
molti sono interessati, anche a livello di semplice curiosita', alla conoscenza del passato; ma i
media non raccolgono questa esigenza perche' nella nostra societa', purtroppo, sono gli aspetti
materiali ed economici quelli che piu' contano, e i media si adeguano. Il latino e il greco
sono medicine dell'anima che agiscono a lungo termine, non nell'immediato; ed oggi,
purtroppo, vige la mentalita' dell'utile e del "tutto e subito", che mal si conciliano con i
nostri studi.
 
Se fossi tu ministro plenipotenziario alla pubblica istruzione, come articoleresti
l'insegnamento del latino e del greco (dal reclutamento degli insegnanti alla didattica
alla valutazione) ?
 
Io ministro? Per carita', non potrei fare neppure il preside (pardon: il dirigente) perche' non
sono diplomatico, e dico in faccia a tutti cio' che penso, con il risultato di rendermi antipatico.
Comunque ti dico questo: che per quanto riguarda il reclutamento, io reintrodurrei i concorsi
ordinari a cattedre e farei le nomine in ruolo sulla base di questo unico strumento, senza piu'
assunzioni "ope legis" di gente che non ha mai dimostrato le proprie competenze. E' vero che
la conoscenza tecnica delle proprie materie non e' condizione sufficiente per fare un
insegnante completo, ma almeno e' una base di partenza indispensabile.
Nella didattica non cambierei molto rispetto al presente: personalmente, lo dico proprio di
cuore, sono del tutto contrario ai cosiddetti "metodi naturali" per l'apprendimento delle lingue
classiche, perche' il latino ed il greco non si studiano per far conversazione, ma per leggere i
testi classici, e non possono quindi essere apprese come l'inglese, il tedesco o altro che sia.
Cercherei di ampliare lo studio della letteratura e della civilta' classiche, anche estendendolo
alle scuole dove adesso non si studia affatto: non vedo infatti nulla di scandaloso nel fatto che
anche negli altri Licei oltre quelli "canonici" o anche nei tecnici si possa studiare la civilta'
greca e latina, ovviamente senza apprendere la lingua. L'apprendimento linguistico, anzi,
andrebbe ridotto rispetto al presente e lasciato soltanto a chi ne ha vera attitudine; gli altri
potrebbero studiare la storia letteraria e leggere i classici in traduzione, come si fa con gli
autori stranieri di cui non si conosce la lingua. Io credo che sarebbe utile, perche' conoscere
anche in traduzione i grandi valori espressi dagli scrittori antichi puo' giovare a tutti, anche a
chi ha intenzione di fare il commercialista o l'impiegato.

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