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Le critiche alla teoria

quantitativa
della moneta
- Sara Senesi
Irving Fisher
Irving Fisher, economista e statistico statunitense vissuto a
cavallo tra Ottocento e Novecento (Saugerties 1867 – New
York 1947), contribuì con la sua opera a gettare le
fondamenta della teoria neoclassica contemporanea.
Particolarmente importante fu inoltre la formulazione della
equazione degli scambi posta alla base della teoria
quantitativa della moneta.

La figura di Fisher merita attenzione anche per il metodo e


per gli strumenti da lui utilizzati nell’indagine scientifica.
Fece infatti largo impiego della matematica e della statistica
al punto che viene considerato il padre dell’econometria ed è
ricordato come uno dei primi economisti a costruire numeri
indici dei prezzi.

Tra le sue opere più significative segnaliamo: La natura del


capitale e del reddito (1906), Il tasso di interesse (1907), Il
potere di acquisto della moneta (1911), La costruzione dei
numeri indice (1922), La teoria dell’interesse (1930).
La teoria quantitativa è stata
sottoposta a numerose critiche dagli
economisti successivi i quali hanno
rielaborato la teoria quantitativa
proponendone diverse letture.

Il confronto tra le diverse


scuole è particolarmente
importante, poiché investe la
questione del grado di
influenza della moneta sul
sistema economico.
Le critiche
della scuola di
Cambridge
Furono in primo luogo gli
economisti della scuola di
Cambridge (Marshall, Pigou,
Robertson) a muovere obiezioni
alla teoria elaborata da Fisher.
Preferenza per la liquidità e
velocità di circolazione

Anzitutto essi criticarono il fatto che


la velocità di circolazione della moneta
non considerasse la circostanza che i
soggetti tendono a tenere della moneta
presso di sé in forma liquida per i
motivi già indicati.

maggiore è la preferenza per la


liquidità, minore è la velocità di circolazione
della moneta.

K la parte di reddito detenuta


mediamente dai soggetti in forma liquida
Il prodotto nazionale lordo
essi ritennero di sostituire il dato PQ con
l’ammontare del Prodotto nazionale lordo
(Y).

In tal modo si voleva evitare il difetto


di contabilizzare più volte il valore
degli stessi beni (cosiddetto effetto
duplicazione), inconveniente che non
sussisteva nel Pnl il cui valore si
calcola esclusivamente sui beni e servizi
finali, escludendo quelli intermedi
L’equazione di Cambridge

L’equazione degli scambi di Fisher, a


seguito delle modifiche apportate dagli
economisti di Cambridge, si trasforma
nella seguente (cosiddetta equazione di
Cambridge):
M 1/K = Y
M = K Y
La critica di Keynes alla teoria
quantitativa di Fisher fu assai più
netta e radicale: egli sostenne
infatti che i dati della produzione
(Q) e della velocità di circolazione
(V) non erano affatto costanti.

In tal modo, egli minava il


fondamento stesso della equazione
degli scambi, ciò che la rendeva una
vera e propria teoria
scientificamente significativa per i
nessi causali individuati tra
differenti grandezze economiche e
non la semplice constatazione di una
identità contabile.
Le grandezze reali e le
grandezze monetarie
La teoria di Fisher e degli economisti di Cambridge
Secondo la teoria di Fisher, la variazione di M non
potendo essere scaricata sulla produzione Q, che è un dato
costante (per la tesi classica secondo cui l’equilibrio è
sempre di piena occupazione), comporta inevitabilmente
l’aumento del livello generale dei prezzi.
A queste stesse conclusioni pervengono anche gli
economisti di Cambridge.

La posizione di Keynes
Per Keynes la variazione della quantità di moneta in
circolazione non ha un effetto immediato e diretto sulla
produzione e, in generale, sulle grandezze reali.
Gli effetti si verificano piuttosto a seguito del susseguirsi
di una serie di concatenamenti causali.
La posizione dei monetaristi
La posizione di Keynes è stata criticata negli
anni Sessanta del secolo scorso da alcuni
economisti facenti capo all’americano Milton
Friedman. La scuola, che ha preso il nome di
monetarismo, si è ricollegata, pur con Per i monetaristi la velocità di
notevoli differenze, alla teoria quantitativa circolazione non è un dato costante
della moneta di Fisher. nel breve periodo mentre nel lungo
periodo, invece, la velocità di
circolazione è pressoché costante;

Come per Fisher e in genere per gli economisti


classici (anche per i monetaristi) tuttavia, il
sistema si trova sempre in equilibrio di piena
occupazione. Pertanto l’aumento di M, non potendo
modificare Q, si traduce automaticamente in un
incremento del livello generale dei prezzi P,
causando inflazione.
Grazie per
l’attenzione!
-Sara Senesi

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