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Morte di un grande economista.

La solitudine insidiata di Sraffa di Federico Caff Con Piero Sraffa scompare uno degli economisti pi eminenti della nostra epoca. Nato a Torino nel 1898, ha iniziato linsegnamento universitario in Italia a Perugia (1923) e a Cagliari (1925). Nel 1927 si trasferito in Inghilterra, ove ha svolto la sua attivit accademica presso lUniversit di Cambridge, al Trinity College. Sebbene il suo allontanamento dallItalia sia stato determinato dai sentimenti antifascisti, che lo portarono a intensi legami di amicizia con Antonio Gramsci, la permanenza allestero sino alla fine da collegare a un radicamento che egli aveva trovato in un ambiente accademico particolarmente privilegiato. In Italia non era mancato il riconoscimento del suo brillante ingegno, con la pubblicazione nel 1925, sui prestigiosi <<Annali di Economia>> dellUniversit Bocconi, di un ampio studio su Relazioni fra costo e quantit prodotta, n, successivamente, con la nomina a membro dellAccademia nazionale dei Lincei. Ma in Inghilterra, una rielaborazione pi sintetica del suo studio era stata pubblicata con il titolo Le leggi del rendimento in condizioni concorrenziali sull <<Economic Journal>>, nel 1926. E a Cambridge (come ha scritto la Robinson) <<le lezioni di Piero Sraffa stavano penetrando nel nostro spirito insulare. Con calma, egli stava commettendo il sacrilegio di indicare le incoerenze di Marshall, rivelando nel contempo che esistevano altre scuole>>. Le obiezioni rivolte al Marshall riguardavano la incompatibilit dei costi decrescenti in condizioni perfettamente concorrenziali: esse costituivano un esempio rigoroso di <<critica interna>>, svolta cio (e in ci la sua forza) con gli stessi strumenti di analisi adoperati dal Marshall: quindi con strumenti marginalisti. La problematica dei mercati imperfettamente concorrenziali, che ne deriv e fior rigogliosamente negli anni trenta, fu tutta basata su strumenti marginalisti. Nel contempo, <<le altre scuole>>, cui allude la Robinson, erano quelle dellequilibrio economico generale anchesse intrinsecamente marginaliste. La pubblicazione delle opere complete di Keynes (che si adoper per il trasferimento di Sraffa a Cambridge) rende possibile accertare la parte di rilievo che ebbe Sraffa nel <<circolo di Cambridge>> (unitamente a Richard Kahn, James Meade, Joan e Austin Robinson) nel periodo di passaggio, da parte di Keynes, dal Trattato della moneta alla Teoria generale. Anche in questa fase, larga parte delle controversie vennero condotte utilizzando gli strumenti dellanalisi marginalista. Per suo conto, Sraffa dedic un ventennio della sua esistenza alledizione critica dellopera di David Ricardo, che documentazione esemplarmente esegetica e interpretativa indubbiamente insuperabile nella storia del pensiero economico. Se questa, tuttavia, vuole evitare di scadere nella faziosit e nella banalit, non in alcun modo accettabile che <<il ritorno ai classici>> in tal modo deliberatamente preparato, come pure il volume pi recente di Sraffa (Produzione di merci a mezzo di merci. Premessa a una critica della teoria economica, 1960) abbiano avuto la funzione di combattere lindirizzo marginalista, in quanto apologetico del capitalismo. A parte lassoluta indimostrabilit di una tesi del genere, la grandezza di Sraffa sta nel rigore logico della sua analisi, e non nelle conseguenze ideologiche che ne hanno desunto glossatori e ripetitori. Infatti, egli fornisce una dimostrazione stringente che per ogni particolare distribuzione del reddito tra salari e profitti esiste un corrispondente insieme di prezzi relativi. Di conseguenza, non si pu dire che un insieme di prezzi relativi sia migliore di un altro, perch sono tutti strumentali alla distribuzione del reddito, lunica cosa che pu diventare migliore o peggiore. Essa non dominata dal meccanismo dei prezzi, ma questione di scelta istituzionale e di responsabilit di chi pu influire a determinarla. una lezione di straordinario rilievo metodologico, che non va strumentalizzata a fini propagandistici. Non si serve n Sraffa, n la scienza, prospettando il suo apporto come distruttivo di tutto ci che vi era stato prima (<<classici>> esclusi); bens come correttivo di incoerenze o storture di ragionamento. Occorrer tenerne conto, ma per poi continuare un discorso che sar sempre, necessariamente, inglobante di quello che di valido vi nel pensiero degli economisti di qualsiasi indirizzo: in quanto tale, pluralistico e non monocorde. [Morte di un grande economista. La solitudine insidiata di Sraffa; articolo pubblicato su Il Manifesto, il 7 settembre 1983]

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