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L E Z I O N I DI ESTIMO
NICOLA Z A N I C H E L L I EDITORE
BOLOGNA 19 3 7- XV
LEZIONI DI ESTIMO
GIUSEPPE MEDICI
ORDINARIO DELL'UNIVERSITÀ DI TORINO
' H . Ó Y Y
L E Z I O N I DI ESTIMO
N.toINVENTARIO
L'EDITORE ADEMPIUTI 1 DOVERI
N? 243
- %
PARTE GENERALE
IL METODO DI STIMA
IL GIUDIZIO DI STIMA
sia per la canapa, sia per i fondi, nel momento in cui la canapa è an-
data distrutta dall'incendio o in cui il fondo è stato venduto.
Queste ci sembrano le principali eccezioni che patisce la regola se-
condo la quale ogni giudizio di stima avrebbe come carattere fondamen-
tale la previsione.
C) È noto che la curva teorica, verso la quale tende la curva empirica rap-
presentante le frequenze con le quali si è presentata una data misura, ha la
seguente espressione analitica :
v= A.e~h'x'
dove A ed h sono due costanti, ed e è la base dei logaritmi naturali.
Tale espressione, dovuta al Gauss, esprime, in forma approssimata, anche la
curva normale di probabilità.
I L G I U D I Z I O DI STIMA 11
data dal prezzo pagato. Il fatto però non esclude che la distribuzione
di una massa di prezzi contemporanei della stessa merce possa risultare
casuale, cioè possa avvenire secondo la curva degli errori.
Insomma, soltanto il mercato può misurare le grandezze economi-
che ; la misura si compie nell'istante in cui il bene considerato viene
venduto e pagato e vale soltanto per l'istante al quale si riferisce.
( ' ) ULISSE GOBBI - Sul principio della convenienza economica. « Memorie del
R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere », voi. XXI, 12° della serie III, fase. I l i ,
Hoepli, Milano, 1900.
(») L'articolo Alcune osservazioni sulle attribuzioni di valori in assenza di for-
mazione di prezzi di mercato, in origine, fu pubblicato, in due puntate, nei fascicoli
di marzo ed aprile, dell'anno 1904, del « Giornale degli Economisti » e precisamente
alle pagine 203-325. Successivamente venne stampato nella serie II degli « Scritti di
Economia » editi da Sandron nel 1909, e ora si trova nel l i volume degli « Erotemi
di Economia », pubblicato da Laterza nel 1925.
(3) A. SERFIERI - Il metodo di stima dei beni fondiari. M. Ricci, Firenze, 1917.
Questo studio venne pubblicato in due puntate negli « Annali dell'Istituto Supe-
riore Forestale Nazionale » di Firenze.
(4) Cfr. F. BESTA - Ragioneria generale. 3 voli., Milano, Francesco VaÙardi, 1920.
12 II. METODO DI S T I M A
tempo clie deve passare per potersene servire ; differite quando si tien
conto di questo intervallo di tempo.
« I n realtà un intervallo di tempo vi è sempre, ma quando esso è
trascurabile, e quindi considerato come zero, le cose si dicono immediate.
« Quando le cose sono differite, possono essere considerate come
eerte o come eventuali ; sono certe se si fa astrazione dalle circostanze
per cui la loro disposizione potrebbe venire a mancare; eventuali se si
tien conto del fatto clie la disposizione si verificilerà date certe condi
zioni, e non date certe altre.
« Le cose differite possono essere ridotte al loro valore presente,
ossia valutate in una certa quantità di moneta disponibile subito.
« Le cose eventuali possono del pari essere valutate in una quantità
di moneta certa ed immediata.
« Il criterio della valutazione è sempre il medesimo in tutti i casi :
siccome è possibile permutare cose differite ed eventuali contro cose pre
senti, la valutazione viene f a t t a in base alla quantità di moneta che si
può ottenere in un tale scambio. E valgono le avvertenze fatte per la va-
lutazione di una cosa qualunque nella moneta corrispondente : vale a,
dire che il valore dipenderà dallo scopo, ossia dalle condizioni di quello
scambio ipotetico rispetto al quale la valutazione è fatta.
« Le cose differite ed eventuali, una volta valutate in una somma
certa e presente, si considerano come ricchezze attuali.
« Le cose valutate in moneta sono sempre cose materiali, quantità
tìsiche.
« Chi compera la clientela di un negozio 11011 paga niente di immate
riale ; bensì egli dà un corrispettivo immediato pel guadagno eventuale
consistente in moneta, e quindi materiale, ch'egli calcola di ottenere
sugli acquisti che i consumatori abituati a rivolgersi a quel negozio vi
faranno anche in seguito. Se si valuta in moneta 1111 segreto di fabbrica
od una privativa industriale, si indica quale è la quantità di moneta
immediata che in date circostanze equivale alla moneta differita ed even
tuale che si otterrà come guadagno di monopolio disponendo di quel se
greto di fabbrica o di quella privativa. II valore di un credito è la mo-
neta immediata equivalente alla moneta differita e spesso eventuale che
si ha diritto di ottenere.
« Possiamo ora riassumere quanto si riferisce alla valutazione delle
cose in moneta.
« Cose distinte dalle persone, e prestazioni personali sono oggetto
di permutazione.
« Constatato il rapporto di scambio f r a di esse, lo si può esprimere
per tutte mediante unità di misura di una cosa scelta come moneta : si
ha così il prezzo 0 valore monetario.
« Cose che non sono nel momento in cui si considerano oggetto di
I L G I U D I Z I O DI S T I M A 15
2?CASO
B T B"
L?CASO
M r B'
E E'
A' A"
IL NOV. 1 9 2 6 IL NOV. 1927
A B — V a l o r e d e l b e s t i a m e a v e n t e u n a c o n s i s t e n z a fìsica .1 E.
A' B' — V a l o r e d e l b e s t i a m e a v e n t e l a s t e s s a c o n s i s t e n z a fisica A E.
B M — D i f f e r e n z a c h e a n d r e b b e a d i m i n u i r e il r e d d i t o n e t t o q u a l o r a il be-
s t i a m e venis«e v e n d u t o al t e r m i n e del ciclo p r o d u t t i v o ; essa costi-
t u i s c e u n a d i f f e r e n z a fittizia q u a n d o , c o m e a v v i e n e d i s o l i t o , lo s c o p o
d e l b i l a n c i o è q u e l l o d i d e t e r m i n a r e il r e d d i t o n e t t o i n d i p e n d e n t e -
m e n t e d a variazioni a v v e n u t e nei prezzi di m e r c a t o dei c a p i t a l i di
scorta.
A" B" — V a l o r e d e l b e s t i a m e a l l ' 1 1 N o v e m b r e 1927, q u a l o r a n o n f o s s e r o a v -
v e n u t e v a r i a z i o n i n e l l a c o n s i s t a n z a e nel prezzo di m e r c a t o del
c a p i t a l e b e s t i a m e . T a l e g r a n d e z z a (A" B") si m a n t i e n e n e l b i l a n c i o
di c h i u s u r a , a n c h e se sono a v v e n u t e v a r i a z i o n i nei p r e z z i d e l be-
s t i a m e , q u a l o r a lo s c o p o d e l b i l a n c i o s i a q u e l l o d i d e t e r m i n a r e l ' a m -
m o n t a r e del r e d d i t o n e t t o i n d i p e n d e n t e m e n t e d a v a r i a z i o n i a v v e n u t e
nei prezzi di m e r c a t o del c a p i t a l e b e s t i a m e .
N a t u r a l m e n t e , i n q u e s t o c a s o , il v a l o r e d e l c a p i t a l e b e s t i a m e
del b i l a n c i o di c h i u s u r a è diverso d a q u e l l o s e g n a t o nel b i l a n c i o
di a p e r t u r a .
(') Cfr. In proposito il paragrafo dedicato al costo, contenuto nel secondo ca-
pitolo della parte prima.
I L G I U D I Z I O DI STIMA 33
Gli studi compiuti sulla traccia segnata dal Gobbi e dal Pantaleoni
hanno portato a rivedere gran parte dei concetti fondamentali dell'esti-
mo ; i moderni t r a t t a t i s t i (Serpieri), rifacendosi alle fonti più genuine
della scienza economica, sono riusciti a superare l'acuto dualismo che
divideva la tecnica dall'economia e a gettare così le basi di un nuovo
sistema nello studio dei problemi estimativi. I più recenti orientamenti,
distinguendo in maniera categorica la verace teoria, feconda di sviluppi
e di applicazioni, dalla sterile astrattezza, in cui si è troppo spesso indu-
giata la nostra disciplina, hanno reso più acuto il bisogno di chiarire,
precisare e penetrare nella n a t u r a del processo di stima.
L'estimo costituisce veramente una scienza, oppure invano si ricerca
nel complesso delle sue nozioni il carattere proprio al processo scien-
tifico?
È a questa domanda che cercheremo di rispondere nelle pagine se-
guenti.
Consideriamo anzitutto la realtà : essa ci insegna che esistono de-
terminate grandezze materiali, cioè fisiche, come i terreni, le case, il
grano, il caffè, ecc. le quali soltanto nell'istante in cui sono oggetto di
scambio divengono anche grandezze economiche, perchè alla loro n a t u r a
24 II. METODO DI S T I M A
(') Si ricorda che per grandezza s'intende tutto ciò di cui si può pensare il
doppio; cioè tutto ciò che è suscettibile di essere misurato.
I L G I U D I Z I O DI S T I M A 25
facendolo vivere con t u t t i i legami che esso ha con i beni economici con
i quali è in rapporto, si esemplifica seguendo il sistema adottato nei
testi di geometria e di algebra.
La stessa formulazione del quesito, spesso tradisce il calcolo e ignora
o lascia ignorata la parte fondamentale che è la discussione del caso,
in rapporto alle quantità prodotte e impiegate nel processo produttivo
ed ai loro prezzi.
Non bisogna mai dimenticare che la stima è un atto di vita, e che
il giudizio di stima economica è dello stesso genere del giudizio che
emette il clinico intorno alla natura e agli sviluppi di una malattia :
ambedue si giovano delle conoscenze acquisite dalla scienza, ma ambe
due devono ricorrere alla esperienza, intuizione, intelligenza, a quelle
doti personali senza delle quali non esiste nè il perito nè il medico. Tutti
gli atti della vita sono il f r u t t o di valutazioni, (li apprezzamenti, di giù
dizi, i cui elementi derivano da conoscenze scientifiche e dalla vita vis-
suta che, con le sue esperienze accumulate, consente di prepararsi alla
formulazione delle previsioni che si devono compiere.
Nelle lezioni seguenti avremo occasione di dimostrare che nel gran-
dissimo numero dei casi, la valutazione richiesta al perito ha scopi per
soddisfare i quali sì domanda il probabile valore di mercato del bene
oggetto di stima, per cui è di fondamentale importanza :
—- la conoscenza tecnica dei beni;
—• la conoscenza intima del mercatoj
— la nozione teorica intorno alle uniformità secondo le quali si
vengono determinando i prezzi.
Ciò significa che al perito agrario, edile, industriale, commerciale,
si richiede specialmente :
a) preparazione tecnica, cioè conoscenza delle possibilità e delle
attitudini che, in quel dato momento, ha il bene considerato;
b) conoscenza intima del mercato di quei particolari beni, che si
ottiene soltanto con l'esperienza e si risolve nel conoscere le curve di
domanda e di offerta dei beni considerati. Invero, conoscere il mercato
significa sapere qual'è stata in condizioni analoghe la reazione del mer-
cato a quella stessa sollecitazione, e quindi essere in grado di preve-
derne, con un certo grado di probabilità, l'esito. E si noti che questa
conoscenza del mercato non sempre è consapevole e razionale ; spesso è
conoscenza f a t t a di intuizioni, che non sempre trovano una spiegazione
teorica ;
c) conoscenza della scienza• economica che consenta al perito di se-
guire le relazioni tra i f a t t i economici e di conoscere razionalmente le
tendenze del mercato. Essa è indispensabile se il perito vorrà essere illu-
minato intorno a relazioni e uniformità che ignora.
Ma la razionalità, in questo caso, consiste soltanto nel conoscere
una teoria economica che sia in grado di dare un'interpretazione cor-
IL G I U D I Z I O DI STIMA 27
retta ai vari sintomi che si palesano nel mercato, non consiste nel sosti-
tuire una teoria economica, necessariamente imperfetta, allo stesso
mercato.
L'ultimo decennio ha dimostrato non soltanto l'utilità ma la neces-
sità di conoscere le teorie economiche più recenti ; di fronte alla ridda
paurosa dei provvedimenti doganali e delle riforme monetarie, soltanto
coloro che conoscono i f a t t i egualmente bene come le dottrine, coloro
che interpretano gli avvenimenti alla luce della teoria e questa rinno-
vano al contatto perenne dell'esperienza, hanno saputo mantenere un
certo dominio sui f a t t i e non si sono lasciati trascinare dall'onda del
caso ; mare ignoto, di fronte al quale erano egualmente muti e sgomenti i
puri teorici della scienza economica votati ad astrali meditazioni ed i
meri adoratori del fatto.
Ecco perchè il perito deve conoscere ugualmente bene i fatti e le
teorie, ma non deve mai sostituire queste a quelli.
Da quanto precede si può t r a r r e una fondamentale conclusione :
siccome l'estimo non partecipa al carattere scientifico proprio delle
scienze naturali, la scienza della valutazione dei beni economici non
può essere altro che un capitolo della scienza economica.
Rimane però un altro lato del carattere scientifico dell'estimo che
è opportuno studiare.
Se si esaminano i t r a t t a t i di estimo e specialmente quelli di estimo
rurale, si nota facilmente che nessun autore pretende all'esistenza di
leggi proprie alla sua disciplina. Al contrario in quasi t u t t i i t r a t t a t i
di estimo si trova la tendenza, consapevole o meno, a porre in evidenza
il metodo estimativo ; tendenza che si palesa poi in maniera evidentis-
sima nei più recenti t r a t t a t i s t i (Serpieri, Marenghi) i quali tendono a
trascurare quel bagaglio tecnico che costituisce la parte più cospicua
dei t r a t t a t i tradizionali. Non è quindi da ritenere, come qualcuno ha
pensato, che le recenti critiche rivolte al sistema tradizionale scalzino
le basi della disciplina estimativa ; anzi è da ritenere che proprio da
codeste revisioni critiche ne possa uscire fortificato il suo fondamento,
che risiede nel metodo, dalla cui elaborazione dipende la sua sistema-
zione razionale.
Esaminiamo ad esempio la regola estimativa che insegna a proce-
dere alla stima dei terreni arborati.
La sua formulazione si esaurisce, come avremo occasione di dimo-
strare, in una semplice e pura applicazione matematica : sia pure di
matematica finanziaria. Ma questa applicazione matematica riposa su
presupposti di carattere economico e inoltre richiede la conoscenza di
una serie di dati che possono essere rilevati soltanto quando si sia a.
conoscenza della tecnica. E siccome è pacifico che i presupposti econo-
mici dei quali si parla sono di pertinenza della scienza economica ; e
dato che le basi tecniche si acquistano con lo studio delle scienze sulle
28 II. METODO DI S T I M A
I C R I T E R I D I STIMA
Assodato che la scelta del criterio di stima dipende dallo scopo deila
valutazione, è opportuno esaminare distintamente i principali criteri che
nella comune pratica estimativa vengono seguiti.
Si è già dimostrato che in tutti i casi le valutazioni che si richie-
dono al perito hanno scopi per soddisfare i quali occorre stabilire il
probabile valore di mercato dei beni da stimare o di beni aventi rap-
porti con questi. Si comprende quindi l'importanza fondamentale che
ha il criterio di valutazione in base al valore di mercato, tanto più che,
nella grande maggioranza dei quesiti estimativi, ciò che si chiede al
perito è appunto un giudizio circa il jorezzo che in un determinato
tempo e mercato può presumibilmente realizzarsi per un determinato
bene economico.
Altre volte — nota il Serpieri (2) — si richiede la valutazione di
redditi per fornire un criterio circa la convenienza relativa di investire
il risparmio nell'acquisto di un determinato bene economico, in con-
fronto di altri investimenti possibili in quel tempo e mercato. In questo
senso l'operazione di capitalizzazione dei redditi, quando il reddito sia
stato accertato, diviene operazione puramente aritmetica, perchè si
t r a t t a di stabilire la somma massima che si può pagare per godere un
determinato saggio d'interesse. Invero, in questo caso la stima è t u t t a
contenuta nella valutazione (previsione) del reddito, perchè il saggio di
sconto è stabilito a priori dall'acquirente.
Altre volte si t r a t t a di valutare dei diritti, cioè di stabilire a quale
somma di moneta equivalgono ; così avviene quando si ha diritto a per-
cepire per un numero limitato o illimitato o probabile di anni una data
(') Allo scopo eli inquadrare meglio lo studio dei singoli criteri di stima si è
ritenuto opportuno riassumere in questo paragrafo alcune conclusioni del prece-
dente capitolo.
(2) Cfr. A. S E B P I E R I - Il metodo, ecc., op. cit.
30 II. METODO DI S T I M A
- I L COSTO
(') Dalla curva del costi totali (t), che si ritiene abbia un primo ramo nel
quale i costi unitari sono decrescenti e un secondo ramo nel quale sono crescenti,
si ricaveranno le curve dei costi marginali ed unitari.
Posto che la curva dei costi totali abbia la seguente espressione :
f=A«)
dove y rappresenta i costi ed x le quantità prodotte, ne viene che la curva dei costi
marginali (m), che esprime come il costo totale tende a variare per una variazione
infinitesima della quantità, sarà la derivata f ( x ) ; cioè, l'equazione del costi mar-
ginali sarà :
y n = m
Dalla definizione ne viene che se si considera la curva dei costi totali, l'ordi-
nata misura il costo totale e il coefficiente angolare della tangente misura il costo
marginale; se si considera, invece, la curva dei costi marginali, l'ordinata rap-
presenta il costo marginale e l'area racchiusa f r a la curva e gli assi ortogonali
rappresenta il costo totale.
Infine, la curva dtei costi unitari (w), deve soddisfare alla condizione seguente:
cioè, le singole ordinate della curva dei costi unitari devono essere eguali al rap-
porto tra il costo totale e le quantità prodotte corrispondenti.
Dal grafico, che è facile disegnare, si vede come la curva del costi totali abbia un
punto di flesso: quindi la derivata seconda, in quel punto sarà zero, cioè la curva
dei costi marginali avrà un punto di minimo (o di massimo). Non solo. La curva
dei costi marginali si interseca con quella dei costi unitari, in un punto al quale
corrisponde la quantità ottima, quella che viene prodotta al costo minimo.
Infatti :
x
V, = Vu
da cui, derivando
(1) V\ = Vu -+- ® V'u
e siccome nel punto di intersecazione della curva dei costi marginali con quella
dei costi unitari sarà i/m = u u , cioè y \ ~ y u , ne viene che:
X
— Vu + »'u
e quindi
xu'u = o
I CRITERI DI STIMA 33
da cui, siccome x rappresenta la quantità prodotta che non può essere mai nega-
tiva, ne viene che
V'u = 0
il che significa che vi è un punto della curva dei costi unitari die ha un minimo
(o un massimo) : punto che si verifica nell'intersecazioni: della («) con la (mi, e
che nel caso esaminato è il punto di minimo costo.
Dalla (1) si può dedurre che, se la derivata del costo unitario è positiva
{ u ' u > 0). il costo marginale sarà maggiore del costo unitario (V n ^>V u ), se è ne-
gativa allora il costo marginale sarà minore del costo unitario (ìlm<.Vu)-
Il che vuol dire che, in generale, si hanno costi unitari crescenti quando il costo
marginale è superiore al costo unitario ; costi decrescenti nel caso contrario. Il
punto ottimo, che dà la quantità che si ottiene al minimo costo unitario, è il punto
di intersezione della (u) con la (m). Si noti bene che il minore costo unitario può
cadere dopo il punto di flesso, cioè nella zona dei costi unitari crescenti : e ciò
avviene tutte le volte che il costo marginale è inferiore al precedente costo unitario.
Cfr., in proposito, i contributi portati dal V I N C I con lo studio Sui fondamenti
della dinamica economica, pubblicato nella « Rivista Italiana di Statistica » (an-
no II, n. 3 , 1 9 3 0 ) , dove l'A. dedica un capitolo alla dinamica delle curve dei costi;
sono egualmente importanti le considerazioni svolte dal V I N C I nel lavoro Sui me-
todi di studio della dinamica economica in «Rivista Italiana di Statistica, Econo-
mia e Finanza » (anno IV, n. 2 , 1 9 3 2 ) . Si veda pure il capitolo III delle Lezioni di
Economia Matematica di L U I G I AMOROSO, Bologna, Zanichelli, 1 9 2 1 .
3 . - I L PREZZO DI TRASFORMAZIONE
PRODOTTI TRASFORMATI
L. 420,—
Prezzo di trasformazione 520 — 420 = 100.
PRODOTTI TRASFORMATI
L. 227.000,—
Nel caso specifico bisogna anche por niente al tatto che 11011 t u t t i i
prodotti trasformati hanno un prezzo di mercato ; il letame di solito non
è venduto e quindi non dà luogo a un prezzo, come avviene per il latte e
la carne. Il prezzo di trasformazione dipenderà quindi anche dal cri-
terio che ha informato la valutazione di questo importante prodotto
della trasformazione : criterio che, nel caso specifico, può essere quello
del prezzo di surrogazione di cui ci occuperemo nel paragrafo seguente.
Se poi, invece di t r a t t a r s i di bestiame da latte, si fosse trattato di
bestiame a triplice attitudine : latte, carne, lavoro, o a duplice del tipo
carne e lavoro, la valutazione dei prodotti trasformati diventerebbe an-
cora più diffìcile, perchè il lavoro, come il letame, di solito viene reim
piegato nell'azienda e quindi per valutarlo s'incontrano difficoltà alialo
ghe e spesso maggiori.
Si comprende quindi perchè in questi casi il prezzo di trasforma-
zione diventi il f r u t t o di un calcolo e acquisti sempre più carattere con
venzionale. Troppe sono le ipotesi che bisogna fare per valutare il la-
voro degli animali e il letame : valutazioni che devono a. loro volta ser-
vire per calcolare il prezzo di trasformazione.
Comunque, il criterio del prezzo di trasformazione è fecondo di con-
creti riferimenti e applicazioni: oltre ai casi ricordati basta pensare al
prezzo di macchiatico, che domina l'economia e l'estimo forestale, per
comprenderne t u t t a l'importanza. Esso deve essere tenuto presente dal
perito, perchè spesso non si desidera soltanto conoscere il risultato finale
della stima ma a volte si desidera acquisire una precisa nozione intorno
ai dati tecnici e ai procedimenti logici, valendosi dei quali il perito ma
tura il suo giudizio. Così avviene che, leggendo ragionate relazioni di
stima, il lettore non solo riesca a chiarire una serie di problemi ima
senta nascere dubbi intorno a questioni che prima credeva perfetta
mente chiare. E quindi sia spinto ad approfondire ulteriormente i que-
siti che lo interessano, in modo da poter con piena consapevolezza por
mano alla loro risoluzione.
4. - I L PREZZO DI SURROGAZIONE
chimici che agli effetti della fertilizzazione del suolo siano equivalenti,
allora il perito, stabilita l'equivalenza tecnica, procederà alla rilevazione
del prezzo di mercato dei concimi scelti e determinerà il prezzo di sur-
rogazione.
In questo caso le difficoltà della stima stanno specialmente nello
stabilire l'equivalenza tecnica, poiché, ciò fatto, ci si limita a rilevare i
prezzi praticati sul mercato e a calcolare con questi.
11 Serpieri, nella memoria pubblicata a Conegliano nel 1906 « Ili-
torno ad alcune più controverse valutazioni agrarie », osserva che al-
lorché si procede all'acquisto di un qualsiasi concime, e qualunque sia
10 scopo al quale lo destiniamo, è chiaro che non converrà mai acqui-
starlo a un prezzo superiore a quello calcolato in base al prezzo dei prin-
cipi fertilizzanti che contiene, poiché noi potremmo ottenere lo stesso
effetto facendo acquisto, separatamente, dei singoli principi nutritivi.
Dal che può anche dednrsi che detto metodo di valutazione serve sola-
mente quando e in quanto il concime cosi valutato possa essere surro-
gato coi principi fertilizzanti che esso contiene, separatamente acqui-
stati. Ma ciò raramente avviene. Tutti i concioni organici, per esempio,
che contengono anche humus, sono valutabili col metodo indicato solo
in via di larga approssimazione, perchè con esso veniamo a trascurare
11 valore dell'humus. Per compiere esattamente la valutazione, bisogne-
rebbe che fosse possibile procedere separatamente all'acquisto, a prezzo
noto, dell'humus, appunto come si* procede all'acquisto dell'azoto, del-
l'anidride fosforica, ecc.
Ma un'altra osservazione, spesso trascurata, è necessario fare, per
applicare rettamente, nei singoli casi concreti, questo metodo di valu-
tazione.
Quando valutiamo un concime in base al prezzo dei principi ferti-
lizzanti in esso contenuti, noi ne determiniamo propriamente il valore
massimo, corrispondente al caso nel quale tutti i suoi principi fertiliz-
zanti siano interamente utilizzati. Se ciò non avviene, il valore da at-
tribuirsi al concime è minore. Si supponga che un agricoltore si chieda
qual prezzo può convenientemente pagare un concime complesso con-
tenente azoto, anidride fosforica e potassa, offertogli dal mercato, e si
supponga che egli coltivi un terreno molto ricco di potassa, nel quale
l'esperienza gli ha dimostrato che ogni aggiunta di questo principio
fertilizzante rimane senza effetto. È evidente che in questa ipotesi egli
dovrà valutare quel concime in base al prezzo commerciale dell'azoto e
dell'anidride fosforica che contiene, senza attribuire un valore anche
alla potassa, appunto perchè con i semplici concimi azotati e fosfatici
egli potrebbe ottenere lo stesso effetto. Uno stesso concime dunque potrà
essere valutato in modo diverso nei diversi casi dai diversi agricoltori.
Per quanto concerne il letame è opportuno avvertire che raramente
si potrà sostituire integralmente la sua azione : sarà tuttavia possibile,
40 II. METODO DI STIMA
5. - NORME CONVENZIONALI
È questo il più importante dei criteri di stima ; anzi, per alcuni sor-
passati cultori di questioni estimative è il solo criterio razionale, che si
realizza seguendo il metodo di stima analitico o razionale. Invero, tra-
dizione e dottrina si erano da tempo accordate nel distinguere un me-
todo di stima sintetico, basato sull'apprezzamento sintetico del proba-
bile valore di mercato dei beni da stimare, da un metodo analitico, chia-
mato più propriamente per capitalizzazione dei redditi, che consiste
nello scontare all'attualità i redditi f u t u r i .
Il criterio di stima della capitalizzazione del redditi viene appli-
cato specialmente nel caso in cui si debba stabilire il più probabile va-
lore di mercato di beni rustici ; ed è in relazione a questa precisa finalità
che noi lo studieremo.
È però opportuno premettere che spesso, quando viene richiesto al
perito il probabile valore di mercato di un fondo, sono quasi sempre
implicite domande del tipo seguente : che somma posso pagare quel de-
terminato fondo per percepire almeno un interesse del x % ? oppure :
pagando per quel determinato fondo la somma di x lire quale sarà il
saggio d'interesse dell'investimento?
Per rispondere a queste importantissime domande non è necessario
che il perito percorra interamente la strada della capitalizzazione dei
redditi : basta che egli compia la stima del reddito che si può in media
ricavare dai bene oggetto di stima. Uno dei termini è determinato e
quindi basta stabilire l'altro : il reddito.
L'utilità di questa nozione è evidente : essa — nota il Serpieri — è
un fondamentale punto di riferimento, un'eccellente guida, per chi cerca
impiego conveniente al proprio risparmio. I n f a t t i , la notizia fornita dal
perito consente di esaminare la convenienza economica comparativa di
diversi investimenti del risparmio e può darsi che al perito stesso venga
richiesta una serie di stime sui probabili redditi ritraibili da distinti
tipi di beni fondiari.
42 II. METODO DI STIMA
della mano d'opera, ecc., che porta un aumento del costo, concorrono a
ridurre il profitto sino ad annullarlo e a tramutarlo in p e r d i t a : ma al-
lorché gli imprenditori saranno consapevoli della perdita che incon-
trano, tenderanno a ridurre la produzione e quindi si metteranno in
azione forze contrarie alle precedenti; riduzione nell'offerta dei pro-
dotti e diminuzione nella domanda di capitali, mano d'opera, ecc.,
quindi tendenza dei prezzi ad aumentare, dei costi a diminuire, e della
perdita- a scomparire e a t r a m u t a r s i in profitto.
Il profitto e la perdita tenderanno a zero: tendenza che va impu-
t a t a al moltiplicarsi o all'ampliarsi delle imprese nel caso di profitto,
alla diminuzione o alla riduzione della produzione nel caso di perdita.
Indicando con :
P, il prezzo del prodotto
G, il costo ilei prodotto
± T, la perdita o il profitto
si può scrivere l'eguaglianza :
P— G±T.
(') Cfr., oltre i saggi citati, il recente volume su Le vicende del reddito del-
l'agricoltura dai 1925 al 1932. Roma, 1935.
LE I P O T E S I DELLA STIMA ANALITICA 51
da, di solito, non hanno un peso talmente grave da togliere valore d'in-
dicazione al benefìcio fondiario che si ottiene per differenza.
Questa considerazione empirica, non può (nè vuole) diminuire l'im-
portanza della conclusione teorica cbe precede : vuole però ricordare
che in taluni casi la difficoltà messa in evidenza, dati i bisogni pratici,
può essere superata.
Riassumendo si può dire che, in un gran numero di casi, la deter-
minazione del beneficio fondiario presuppone valutazioni che limitano il
significato di solito attribuito dai seguaci della stima analitica alla gran-
dezza trovata.
Ora è opportuno fare un'osservazione che deriva dalla pratica e
che meglio precisa la natura delle relazioni tra beneficio fondiario, red-
dito netto e valore di mercato.
È noto che vi sono degli acquirenti i quali, nell'appetire un deter-
minato bene fondiario, non basano i loro giudizi di convenienza su di
un astratto beneficio fondiario, ma su l'ammontare del reddito netto :
somma che percepisce l'imprenditore concreto per i capitali e i servigi
con i quali partecipa alla produzione ( r ). In altre parole detraendo dal
prodotto lordo gli stipendi, i salari, gli interessi, le materie prime e
le imposte che un imprenditore deve effettivamente pagare per il lavoro,
per l'uso di capitali e per l'impiego di materie prime, si ottiene il red-
dito netto. Quindi avremo tanti redditi netti quanti sono i diversi tipi
di imprenditori che si ritrovano nella realtà. « L'espressione di reddito
netto non è bene definita se non si stabilisce precisamente il tipo di
imprenditore al quale si riferisce. Perchè appunto a seconda dei vari
tipi di imprenditori concreti diversa è la somma di prestazioni da cia-
scuno posta nell'azienda » (2).
Gli studiosi di estimo, nel riconoscere che la stima analitica non
era idonea a cogliere il valore di mercato dei poderi condotti da piccoli
proprietari coltivatori diretti, convenivano nelle osservazioni prece-
denti. Invero, chi ben guardi il processo secondo il quale questa affer-
mazione è venuta maturando, nota come essa derivi dal f a t t o che il
piccolo proprietario coltivatore basa i suoi giudizi di convenienza non
già su di un astratto beneficio fondiario, ma sul reddito netto, di cui
può disporre, soddisfatte le spese di produzione. Reddito netto che nel
caso specifico sarà formato dalla somma del beneficio fondiario, del la-
voro manuale e direttivo e dell'interesse del capitale agrario, più il pro-
fitto o meno la perdita.
(') Cfr. G . TASSINARI - Saggio intorno alla distribuzione del reddito nell'agri-
coltura italiana. Piacenza, Fed. Ital. Cons. Agr., 1926.
A. S E R P I E R I - Guida a ricerche di economia agraria. Roma, Treves dell'Ali, 1 9 2 9 .
(2) Cfr. G. TASSINARI - La distribuzione del reddito nell'agricoltura italiana.
Piacenza, Fed. Ital. dei Cons. Agr., 1931, pag. 18 e segg.
54 II. METODO DI S T I M A
(') Si ricorda che per piccola proprietà particellare s'intende quella piccola
proprietà che dà un reddito netto insufficiente alla famiglia contadina. In generale
quindi le .piccole proprietà particellari non consentono l'impiego di tutta la capa
cità lavorativa di cui dispone la famiglia. Nell'autonoma, invece, il reddito è
sufficiente e, in genere, le ore lavorative della famiglia possono essere completa-
mente impiegate.
L E I P O T E S I DELLA STIMA ANALITICA 55
vasta azienda ed immense officine ben ordinate che le danno una supe-
riorità sopra quasi tutte le sue rivali. Ma la nostra azienda-tipo deve
avere avuto una vita di discreta durata, ed una discreta prosperità,
deve essere diretta con abilità normale, deve poter ottenere, in misura
normale, le economie esterne ed interne proprie di quella massa com-
plessiva di produzione, tenendo conto della classe delle merci prodotte,
delle condizioni in cui vengono portate sul mercato, e dell'ambiente
economico in genere ».
Non può sfuggire il carattere generico della definizione, che s'accen-
tua specialmente nell'ultimo periodo dove si susseguono le espressioni
seguenti : discreta durata, discreta prosperità, abilità normale, misura
normale, ecc.
Il Marshall aveva intuita l'intima inconsistenza delle sue argomen-
tazioni ed egli stesso, forse, non era molto soddisfatto di questa azienda
i cui caratteri svaporano allorché si cerca di rappresentarla in concreto.
Senso di insoddisfazione e di larvato scetticismo che si palesa nello stesso
paragrafo allorché egli chiude il suo discorso affermando che « questi
concetti devono prendersi con certa larghezza. Il tentare di renderli
precisi oltrepassa la nostra forza. Se nel nostro calcolo includiamo quasi
tutte le condizioni della vita reale, il problema è troppo ponderoso per
essere t r a t t a t o ; se ne sceglieremo poche, allora i ragionamenti stirac-
chiati e sottili riguardo ad essi diventeranno giochi scientifici, anziché
strumenti per un lavoro pratico ».
Analogamente da parte degli studiosi di estimo si dice : anziché
basarsi sull'azienda che è inferiore al normale per incuria del proprie-
tario, per natura di terreno, per scarsa dotazione di capitali, per ecces-
siva distanza dal mercato, per deficienza commerciale dell'imprenditore,
anziché basarsi sull'azienda superiore al normale perchè l'imprenditore
ha un'eccezionale preparazione economica e l'azienda è costituita sui ter-
reni migliori e il bestiame ha una particolare attitudine produttiva, ecc.,
fondiamo i computi su di un'azienda ordinaria nella quale t u t t i i fattori
siano nella misura giusta.
Però, non si definisce la misura giusta.
Avviene qui un curioso artificio non infrequente nella scienza eco-
nomica ; esso è analogo a quello che s'impiegherebbe nella chimica qua-
lora, anziché stabilire i rapporti quantitativi secondo i quali determi-
nati elementi si combinano con altri determinati elementi per formare
composti chimicamente definiti, si dicesse che una quantità giusta di
zolfo posta a contatto con una quantità giusta di ferro, in condizioni
giuste, si combina dando una quantità giusta di solfuro di ferro. Ra-
gionamento che mentre non è stato possibile nella chimica, dove si tro-
vano fenomeni individualmente tipici, che possono soltanto essere defi-
niti in modo quantitativo, è stato accolto nella scienza economica, perchè
i fattori che essa considera anzitutto non sono identici fisicamente fra
56 II. METODO DI STIMA
...
-
CAPITOLO IV.
a) L a d e t e r m i n a z i o n e del b e n e f i c i o f o n d i a r i o in ge-
n e r ad e .
1 . - GBNEIÌALITA
3. - LA PRODUZIONE VENDIBILE
(*) Cfr. G . TASSINARI - Saggio intorno alla distribuzione del reddito nell'agri-
coltura italiana. Piacenza, Fed. Ital. Cons. Agrari, 1926, pag. 33 e segg.
( 2 ) G . TASSINARI - op. cit., pag. 3 2 e segg.
ria : nel caso specifico queste attribuzioni di valore si fanno per calco
lare gl'interessi da computare nel costo della produzione vendibile.
I criteri da seguire per valutare il bestiame, i foraggi, il letame, sono
già stati esaminati e in parte saranno oggetto di ulteriori analisi nella
parte seconda (x). Nel presupposto che la determinazione del beneficio
fondiario si faccia per stabilire il probabile prezzo di mercato, ricor-
diamo che, laddove le scorte vive e morte vengono per consuetudine ven-
dute insieme al fondo, questa valutazione non ha più luogo, perchè al-
lora il beneficio fondiario che si ricerca comprende anche il prezzo d'uso
delle scorte e quindi non si deve togliere l'interesse del loro valore capi-
tale. Quando, invece, le scorte venissero vendute distintamente dal fondo
— il che può avvenire specialmente per il bestiame — allora il criterio
più generale di stima sarà quello del prezzo del mercato : per la valuta-
zione dei foraggi si veda il capitolo speciale.
Per quanto concerne i criteri che devono guidare il perito nella
scelta del saggio d'interesse da attribuire al capitale di scorta, riman-
diamo al capitolo dedicato al saggio di capitalizzazione.
Ma nell'azienda agricola, oltre alle scorte vive e morte (capitali fi-
sicamente differenziati), vi è un ipotetico capitale indifferenziato, li-
quido, che viene chiamato capitale di anticipazione in senso stretto, i
cui f r u t t i sono appunto destinati a fronteggiare il pagamento degli in-
teressi passivi che derivano dall'acquisto dei materiali e servigi occor-
renti all'azienda durante il ciclo produttivo (2).
Questo capitale, di entità variabilissima da azienda ad azienda, di-
pende dai rapporti tra proprietà, impresa e mano d'opera, dalla ripar-
tizione della superficie t r a le singole coltivazioni, dalla n a t u r a delle
piante coltivate e delle eventuali industrie trasformatrici esercite, dal-
l'esistenza o meno di consorzi agrari di vendita e di acquisto, ecc. A
queste cause generali di variazione del capitale di anticipazione, s'ag-
giungono poi t u t t i quei motivi contingenti che sono legati alle consue-
tudini nei pagamenti dei canoni d'affitto, dei servigi personali, dei con-
cimi, dei mangimi, delle sementi, ecc., che sono propri di ogni sistema
produttivo, di ogni zona agraria, e che hanno come finalità prima quella
di consentire una migliore distribuzione delle spese, onde diminuire le
già notevoli punte stagionali caratteristiche della produzione agricola.
Continuando l'analisi si vede subito come le cause che fanno variare
il capitale di anticipazione si risolvano in spostamenti della entità e del-
interessi con un solo tasso non è generale (*), ma, ai fini estimativi, il
procedimento può essere accolto. (Vedi l'applicazione in appendice).
In ogni caso sono da evitarsi i criteri consigliati da molti autori,
secondo i quali l'interesse del capitale di anticipazione in senso stretto
si calcola in base ad un dato periodo di anticipazione delle spese, di so-
lito stabilito in 6 mesi. Si t r a t t a di un criterio grossolano, perchè se
in molti tipi di aziende alla fine del ciclo bisogna pagare un determi-
nato interesse per f a r fronte al movimento di cassa, vi sono aziende
nelle quali gli interessi possono essere a t t i v i : non ci si trova più di
fronte ad un ipotetico capitale che si anticipa alla produzione, bensì ad
un ipotetico capitale che la produzione concede. Più precisamente si
deve dire che si t r a t t a di un elemento della produzione dell'azienda :
interessi attivi che vanno ad accrescere il prodotto lordo.
Il fatto è più frequente di quanto di solito si ritenga.
È quindi opportuno che il perito, per le aziende agrarie rappre-
sentative delle zone dove pratica la sua professione, calcoli l'interesse
del capitale di anticipazione nel modo da noi indicato, così da cono-
scere il suo ammontare caso per caso. In base a questi computi, fatti
per tipi di aziende, egli potrà stabilire la misura media dell'interesse
del capitale di anticipazione da attribuire ai fondi rustici oggetto di
stima.
Queste considerazioni trovano la loro conferma nei f a t t i dell'eco-
nomia r u r a l e ; ricordiamo ad esempio che nelle aziende della Lombardia,
ove l ' a n n a t a agraria comincia l ' i l novembre, l'entità degli interessi pas-
sivi decresce gradualmente procedendo dalla Lomellina verso il Cremo-
nese, sia per l'aumentare della superficie a prato e il diminuire di quella
a riso, sia per la maggiore produzione di frumento e anche per l'ele-
varsi della produzione dei bozzoli, che, specialmente alcuni anni or sono,
aveva grande importanza. I n f a t t i nel 1930 in molte aziende cremonesi,
con elevata produzione di bozzoli, notevole superficie a grano e a mais,
elevatissimo carico di bestiame da latte, gli interessi passivi dovuti al
movimento di cassa erano trascurabili, perchè con il danaro ricavato
mensilmente dalla vendita del latte si faceva fronte alle spese correnti e
col ricavo dei bozzoli si pagava quasi t u t t a la prima r a t a d'affitto. Il
contrario avviene per le aziende risicole, dove gli interessi passivi do-
vuti al movimento dì cassa sono assai elevati, sia per l'elevatissime spese
di mano d'opera, sia per la t a r d a maturazione del riso.
Non è quindi ozioso ripetere che il perito deve rifuggire dagli sche-
mi generali, talvolta inutili, spesso dannosi, per affrontare invece lo stu-
dio dell'economia delle aziende agrarie situate nelle zone dove egli pra-
Le spese per lavoro manuale costituiscono una delle voci più im-
portanti del bilancio dell'azienda agricola ; spesso rappresentano più di
un terzo del prodotto vendibile. Nel rapido volgere delle vicende econo-
miche e sociali proprie dei nostri tempi, sono andate aumentando a gra-
do a grado, da un lato per l'intensificazione delle colture e dall'altro per
l'aumento dei salari.
Nelle zone a colonia parziaria (mezzadria) non si paga un vero e
proprio salario, poiché il colono è associato al conduttore (proprietario
fondiario o affittuario) nell'impresa e perciò la quota parte di prodotto
che gli viene attribuita comprende, oltre la remunerazione per il lavoro
manuale prestato, l'interesse del capitale agrario da lui fornito e una
quota dell'eventuale perdita o profitto. I n questi casi è limitato il ri-
corso alla mano d'opera estranea: la spesa relativa è sostenuta dal co-
lono, il quale, per la n a t u r a del contratto che lo lega al proprietario, è
tenuto a fornire la mano d'opera necessaria alla coltivazione del podere.
Quando il lavoro è fornito da salariati, questi di sojito sono distinti
in salariati fissi ed avventizi ; la loro retribuzione può essere t u t t a od
in parte in danaro od in natura.
La determinazione dell'ammontare del salario, di regola, non in-
contra particolari difficoltà. Alle somme corrisposte in danaro bisogna
aggiungere l'importo dei generi somministrati in natura (grano, gra-
noturco, riso, fagioli, legna, ecc.). Questi si devono valutare con gli
stessi prezzi adottati nel calcolo della produzione lorda, se i generi som-
ministrati sono prodotti nel fondo ; oppure con i prezzi medi d'acquisto,
se l'imprenditore di solito deve comperarli sul mercato. Naturalmente,
dato lo scopo per il quale si computa il salario, sono da escludersi i pro-
venti dall'esercizio di quei diritti di perticato, di spigoleggio, e simili,
che invece vanno considerati quando si desideri conoscere l'ammontare
complessivo del reddito di lavoro percepito dal salariato.
Quando si voglia determinare il beneficio fondiario, questi valori di
solito vanno trascurati.
Si supponga, ad esempio, che l'imprenditore, per consuetudine, cor-
risponda al salariato una somma in denaro, e conceda inoltre una de-
terminata superficie di terreno preparato e concimato, per l'esercizio, a
tutto suo profitto, di alcune colture, quali sono il mais, la fava, ecc. In
tal caso, nel computo dell'ammontare del salario, si deve trascurare i
proventi di questo diritto, perchè il prodotto ricavato riguarda la per-
sona del salariato, e la superficie assegnata ai salariati deve essere con-
siderata nel computo della ripartizione media della superficie. D'altro
lato, quando l'imprenditore sia tenuto — come avviene in certe zone
72 II. METODO DI S T I M A
A n n o 1900 A n n o 1930
6) L a d e t e r m i n a z i o n e d e l b e n e f i c i o e d e l v a l o r e f o n -
d i a r i o dei t e r r e n i a c o l t u r e a r b o r e e da f r u t t o .
1. - GENERALITÀ
Oi 2 3 I , 23
4 5 6 7 8 9)011 28 29W3132B5Ì35 | < 5 6 7 8 9
n - 55
n n n n
O f CBf n Bf1 C B 1f
O ' 0 ' o o
0 n u n n
terra nel modo indicato, è necessario che si verifichi l'ipotesi dei succes-
sivi cieli : bisogna cioè che di consuetudine i terreni a vigneto ritornino
a vigneto, quelli ad aranceto siano coltivati ancora con aranci e così
via. Se ciò non fosse, come accade per alcune piante, il metodo descritto
non si potrebbe applicare.
Se si t r a t t a di valutare un terreno nudo da destinare a vigna, e che
si ritiene sarà in avvenire ancora ripiantato a vigna, il metodo indicato
ci insegna come dobbiamo procedere.
Il caso più frequente è quello in cui si deve stimare un vigneto o un
frutteto in un anno intermedio del ciclo ; s'intende un vigneto o un frut-
teto nella sua unità, formata dalla terra e dalle piante.
Il procedimento aritmetico del calcolo può assumere tre forme, che
esamineremo partitamente. La prima di esse ci sembra però la più op-
portuna, perchè s'adatta alla precisa n a t u r a del quesito estimativo. Le
altre sono da ritenersi artifici di calcolo.
Se il momento della stima si verifica all'anno in, il valore cercato
(Vm ) sarà dato dalla somma attuale, cioè all'anno m, dei redditi f u t u r i ,
i quali sono costituiti dai benefici fondiari, che si verificheranno dal-
l'anno m alla fiue del ciclo (anno n), e dalla serie indefinita dei benefici
che avranno luogo nei cicli futuri, equivalente al valore del capitale terra
all'anno 0, cioè a V 0.
In simboli avremo :
n
•y in
o
m ( 1 -f- '
cioè il valore del terreno arborato all'anno ni, intermedio del ciclo, sarà
data, dalla somma da ni ad n dei singoli benefici fondiari, addizionati
del capitale terra, il tutto scontato al giorno della stima, cioè scontato
di n —• m anni.
Gli altri due procedimenti aritmetici, che portano naturalmente allo
.stesso risultato, sono i seguenti :
a) si calcola l'accumulazione all'anno n, fine del ciclo, del capi-
tale terra e dei relativi interessi — ~V0 [l + r) n — e, per avere il valore
del terreno arborato all'anno m, si toglie la somma dei benefici fon-
diari da, 0 ad m già percepiti e quindi passati;
m
Y V
m= o (1 -+-»•)*-2B,
o J
la cui n a t u r a appare meglio sostituendo a V0 il suo valore :
li f m
li numero degli anni del ciclo deve essere stabilito in base a consi-
derazioni eli carattere economico, per fare le quali, però, occorre stabi-
lire la successione dei singoli benefici fondiari.
Un problema che si pone all'imprenditore che conduce, ad esempio,
un vigneto, la cui produzione ha cominciato a diminuire per l'età delle
piante, è il seguente : in quale anno bisogna procedere allo spiantamento
e quindi al reimpianto? È opportuno attendere la morte fisiologica della
pianta, oppure 110? Alla seconda domanda ha risposto l'esperienza, la
quale insegna che di solito le piante vengono sostituite prima del loro
esaurimento naturale ; ma quando possono essere utilmente sostituite?
Al quesito si risponde affermando che esiste un momento, nella fase de-
crescente dei redditi, in cui la convenienza è massima : allungare il ciclo
lasciando in vita le piante'significherebbe -andare incontro a perdite ana-
loghe a quelle che si incontrerebbero sostituendole prima del momento
ottimo, che di solito si chiama età del tornaconto.
Non è ozioso osservare che sarebbe più proprio chiamarla età del
massimo tornaconto, perchè il tornaconto può esistere, per quanto in mi-
sura minore, anche per un periodo di tempo diverso da quello che lo con-
cede in misura massima.
Per determinarla occorre stabilire la successione dei singoli benefici
fondiari; dopo di che, per tentativi, muovendo dal momento in cui i
redditi cominciano ad essere decrescenti si calcola il valore del capitale
terra (y o ) per cicli successivamente più lunghi di un a n n o : l'anno a cui
corrisponde il maggior capitale terra è l'anno dell'età del tornaconto.
84 II. METODO DI S T I M A
0
(1 -+- r)n - 1
la quale ci dice come 1*0 dipenda dalla successione dei benefici fondiari,
dal saggio r, e dal ciclo n; ma mentre in essa r agisce in rapporto inver-
samente proporzionale, la 2,Bf agisce in modo direttamente propor-
li
zionale : sommatoria clie aumenta con l'aumentare di n, il quale, a sua
volta, agisce al denominatore come potenza. Quindi fino a che l'aumento
ti
dovuto alla i B f è maggiore della diminuzione dovuta all'aumento di
0
(1-1-r)n, conviene mantenere in vita le piante; quando invece sta per di-
ventare minore allora conviene iniziare un nuovo ciclo. L'età cui corri
sponde il massimo capitale terra ritraibile da quella coltivazione arbo-
rea è l'età del tornaconto. La sua determinazione si può fare soltanto
per tentativi; o meglio sarebbe possibile anche direttamente qualora si
potesse trovare un'espressione analitica con cui interpolare in maniera
soddisfacente la successione dei benefici fondiari. Ma siccome ciò non è
possibile, allora bisogna calcolare successivamente i valori di Vg nel
modo già indicato, per cicli gradualmente crescenti; il ciclo che dà il
maggior capitale terra è quello del tornaconto :
n+1 n+V
2B, 2B.
0
V - " V =
(n_r)»+'-l ' ° (14- r)«+ 3 - 1 " "
IL SAGGIO DI CAPITALIZZAZIONE
1 . - GENERALITÀ
» (1 r)n — 1
e. quando n = 1, si ricava
zioni clie si verificassero nel saggio d'interesse. Essa agisce sul saggio
d'interesse nel senso ricordato, per cui il saggio aumenta quando, a
parità di altre circostanze, diminuisce lo stock di risparmio ; diminuisce
quando questo tende ad aumentare.
Già il Leroy-Beaulieu annoverava tra le cause c-lie determinano una
diminuzione del saggio l'aumento della quantità di risparmio; il che è
confermato e precisato nelle sue mutue dipendenze dalla dottrina del-
l'equilibrio economico, di cui quella esaminata è una parte.
d) Il costo di produzione. - La quantità di risparmio considerato a
se stante, anche se posta in relazione con la differenza che corre tra un
bene presente e un bene futuro, non basta a spiegare la formazione del
saggio d'interesse; essa non può essere disgiunta dalle imprese nelle
quali viene impiegata per la produzione di nuovi beni economici.
È noto che il costo di produzione dei nuovi beni economici, in condi-
zioni di libera concorrenza, tende a coincidere con il prezzo : in realtà
questa coincidenza raramente si verifica appunto perchè si t r a t t a di una
tendenza. Ad esempio essa certamente non si verificherà per le nuove im-
prese che iniziano il loro ciclo produttivo, perchè la stessa loro nascita
è dovuta all'esistenza di un profitto, cioè all'esistenza di un livello di
prezzi per i prodotti ottenuti superiore a quello dei costi di produzione.
L'esistenza del profitto e la misura del suo saggio (rapporto t r a il pro-
fitto e il capitale impiegato) influiscono su l'ammontare del saggio d'in-
teresse, perchè concorrono a modificare la domanda di risparmio.
Il Leroy-Beaulieu, a suo tempo, rilevò che le grandi scoperte scien-
tifiche, atte a rinnovare i processi produttivi, sono causa di un incre-
mento del saggio d'interesse : fatto dimostrato dalle proposizioni che
precedono, le quali dimostrano che è attraverso la diminuzione del costo
di produzione che queste innovazioni agiscono : possono influire sul sag-
gio d'interesse perchè sono causa di forti aumenti del tasso di profitto.
Questo spiega perchè, quando la contrazione del risparmio viene ac-
compagnata da una forte attività inventiva, e quindi da riduzione dei
costi di produzione, si hanno notevolissimi aumenti del saggio d'in-
teresse.
e) Il livello dei prezzi. - Il livello dei prezzi dei capitali presenti, che
vengono impiegati nella produzione, stabilito su prezzi osservati, e il li-
vello dei prezzi- dei beni prodotti, cioè dei capitali nuovi che sono prezzi
futuri e quindi previsti, costituiscono l'ultimo dei f a t t o r i considerati, con
il quale si chiude la catena.
Per accertare le relazioni che intercorrono t r a il livello dei prezzi
e il saggio di interesse, sono state iniziate, indagini, a carattere stati-
stico miranti a determinarne il grado di correlazione e sono state anche
istituite eleganti teorie t r a le quali ricordiamo quella del Pisher sulle
crisi economiche.
f) Conclusioni sui fattori determinanti il saggio d'interesse. - Si è
94 II. M E T O D O DI STIMA
detto che l'interesse è il prezzo che si paga per l'uso del risparmio; e
siccome l'oggetto della contrattazione è il risparmio, la causa prima che
determina l'ammontare del tasso d'interesse e quindi le sue variazioni
è la domanda e l'offerta del risparmio. Soltanto in quanto influiscono su
queste, determinandone la variazione, concorrono altre cause: le cause
in precedenza esaminate. Esse, infatti, possono aumentare o restringere
la domanda e l'offerta di risparmio, ma in verità non agiscono mai diret-
tamente, per cui da alcuni autori la teoria dell'interesse, anziché essere
concepita come equilibrio delle forze ricordate, è intesa come un prezzo
risultante dall'equilibrio t r a domanda e offerta. Comunque rimane as-
sodato il f a t t o che si tratta di un prezzo e come t u t t i gli altri prezzi
deve essere considerato (1).
risparmio non sembra compatibile con una forte diminuzione della pro-
duttività dei capitali.
Alla domanda posta in principio di questo paragrafo si può rispon-
dere in maniera forse più efficace con la seguente considerazione : che
cos'è il saggio d'interesse? È il prezzo che si paga per usare il risparmio.
Orbene, finché la quantità di risparmio sarà limitata rispetto ai bisogni,
l'uso del risparmio avrà sempre un prezzo, e quindi il saggio d'interesse
non sarà negativo.
È opportuno ricordare che se in determinati periodi storici sì pa-
gava una (piota a chi custodiva capitali, ciò non toglie però che l'inte-
resse continuasse ad essere positivo. Lo dimostra il fatto che quando co-
desti capitali, anziché essere custoditi dai banchieri, venivano offerti
sul mercato ottenevano saggi notevolissimi. La quota pagata al ban-
chiere era il prezzo della custodia.
Infine è bene osservare che se a volte, nella pratica bancaria, depo-
siti in conto corrente non danno interesse, ciò non infirma il principio
generale, perchè tali depositi non hanno il carattere di mutui di capi-
tale. Le somme versate rimangono, infatti, sempre a disposizione del
correntista e possono essere ritirate, anche nella loro totalità, in qual-
siasi momento. La banca si limita quindi a fare il servizio di cassa per
il cliente e potrebbe richiedere un compenso. Di solito però le banche
corrispondono un modesto saggio d'interesse, perchè in pratica si gio-
vano delle somme depositate.
La questione esaminata non ha avuto soltanto una importanza nella
storia delle dottrine politiche perchè ha dimostrato errato un aspetto
della teoria marxista, sconfessata dalla realtà economica e dalla logica
dei critici ; essa ha anche una importanza pratica notevolissima perchè
dimostra che il saggio d'interesse, dato lo stato attuale della società,
non può diventare nullo o negativo.
li. - S A G G I O DI I N T E R E S S E N O M I N A L E E S A G G I O BEALE
U n ' a l t r a distinzione, ohe acquista speciale interesse nel caso ili sva-
lutazione monetaria, è quella f a t t a dal Fisher t r a il saggio d'interesse
nominale espresso in moneta e quello reale espresso in merci. E ciò per-
chè può avvenire che, in seguito a svalutazione (o rivalutazione) mone-
taria, pur rimanendo costante il saggio d'interesse percepito, diminuisca
(o aumenti) la capacità d'acquisto della somma di moneta da esso rap
presentata. 11 fatto lia speciale importanza per i titoli a reddito lisso,
perchè l'interesse viene conteggiato su di un ipotetico capitale costante,
il così detto capitale nominale. Il contrario avviene per i titoli azionari,
per i terreni, i fabbricati, ecc., i quali, di regola, in seguito alla svaluta-
zione, aumenteranno il loro valore e quindi aumenterà anche la somma
ricavata. Il cui potere d'acquisto, cioè il suo valore in merci, probabil-
mente non subirà notevoli variazioni.
Interesse
Indice Capitale Saggio Saggio
A11110 dei prezzi lire nominale reale
nominale reale
T i t olo di Stato
T erreno
dato il basso livello dei prezzi, il saggio reale dovrebbe essere superiore
al nominale.
È così infatti accade nel gran numero dei casi che si presentano
nella realtà.
7. - S A G G I O D ' I N T E R E S S E E DI P R O F I T T O
S . - S A G G I O DI I N T E R E S S E E SAGGIO DI SCONTO
9. - I L S A G G I O DI I N T E R E S S E N E I S U O I R A P P O R T I CON I L P R E M I O DI A S S I C U R A -
Z I O N E E I L T A S S O DI P E R D I T A E PROFITTO.
Valore Interesse
Quotazione OL
nominale !O
mento dopo un certo numero di anni può dar luogo a risultati negativi.
Se, ad esempio, l'investimento di un capitale di 100.000 lire lia avuto
luogo il 1° gennaio con l'acquisto di redimibile 3,50 % pagato L. SO ; il
saggio di interesse percepito al 31 dicembre dello stesso anno è stato di
lire 3,5 ogni 80 lire e cioè del 4,375 %. I n f a t t i , con 100.000 si sarà
acquistato redimibile per il valore nominale di L. 125.000 che al 3,50 %
dà un reddito di L. 4375. Se però alla fine dell'anno i titoli vengono
venduti a sole 72 lire, il tasso di perdita (rapporto t r a la perdita soste-
nuta ed il capitale investito) sarà stato di L. 8 ogni 80 e cioè del 10 %.
Al contrario se la quotazione fosse stata di L. 88 si sarebbe realizzato
un tasso di profitto del 10 % (rapporto t r a il profitto guadagnato e il
capitale investito).
Si è parlato di tasso di profitto e di perdita perchè difticilmente in
questi casi si potrebbe correttamente parlare di quota di assicurazione :
qualora si accedesse ad un simile concetto t u t t e le eventualità future, di-
pendenti da sistemi di prezzi favorevoli o dal realizzarsi di una qual
siasi congiuntura, potrebbero rientrare nel campo dell'assicurazione.
A meglio precisare il concetto può giovare un altro esempio.
Nell'anno 1925 è stato acquistato un podere di Ha, 12 per il prezzo
di L. 250.000: negli anni successivi esso ha dato i seguenti redditi fon-
diari (Bf± P) e quindi i saggi di investimento a fianco segnati. Se ri-
portiamo nella colonna 5 il saggio d'interesse di mercato, cioè quel sag-
gio che in media si pagava sul mercato per l'uso dei beni rustici, e lo
sottraiamo dal saggio d'investimento, potremo ricavare il saggio di per-
dita o di profitto d'esercizio.
(x) P e r q u a n t o s i r i f e r i s c e a l l a e v e n t u a l e v a r i a z i o n e n e l l a c a p a c i t à d i acquisto
della moneta c f r . il p a r a g r a f o n . 6.
104 II. METODO DI S T I M A
1 2 . - I B E N I R U S T I C I C O M E I N V E S T I M E N T O DEL R I S P A R M I O
(\) Cfr. 6 . TASSINARI - Saggio intorno alla distribuzione del reddito dell'agri-
coltura italiana. Piacenza, Fed. Ital. del Oons. Agr., 1 9 2 6 . — G . TASSINARI - Li-
vicende del reddito dell'agricoltura italiana dal 1925 al 1982. Istituto Nazionale di
Economia Agraria, Faenza. Lega, 1935.
111
I L SAGGIO 1)1 C A P I T A L I Z Z A Z I O N E
che per nou avere noie si rivolgeranno verso altri tipi di investimenti,
che non richiedono alcun specifico interessamento e consentono di dedi
carsi interamente all'attività principale.
1 3 . - C O N S I D E R A Z I O N I S U L T A S S O DI C A P I T A L I Z Z A Z I O N E DEI BENI R U S T I C I
netto, che presentano i beni rustici, dimostra che già due secoli or sono
il ricordato fenomeno aveva colpito gli scrittori del tempo ; esso è cono-
sciuto perfettamente dai mediatori di terre, dagli agricoltori, da t u t t i
coloro che vivono il mercato fondiario. La pagina seguente del Nicco-
lini, acuto studioso dei problemi agrari del ferrarese, ne pone in evi-
denza alcuni aspetti assai suggestivi :
« Il valore venale dei terreni è sempre in rapporto col loro vero va-
lore economico? No. In un primo stadio esso è quasi unicamente influen-
zato dalla più elementare delle leggi economiche, quella della domanda
e dell'offerta, che funziona quasi da sola in quel primo stadio, e può
mantenere il prezzo di mercato assolutamente indipendente dal valore
intrinseco fondiario. In un secondo stadio interviene u n ' a l t r a legge eco-
nomica; quella del normale investimento capitalistico, quello cioè che
equilibra la proporzione f r a il capitale e la rendita. In un terzo stadio
interviene una terza legge, meno semplice, anzi infinitamente complessa,
in parte economica, in parte relativa ad una determinata psicologia in-
dividuale, iu parte relativa a speciali contingenze politiche e sociali : è la
legge di differenziazione e di particolare preferenza degli investimenti
capitalistici : preferenza che varia secondo gli individui, secondo le clas-
si, secondo gli ambienti, secondo i momenti storici. E t u t t o questo in
linea generale, perchè nei casi particolari, t u t t ' a l t r o che infrequenti,
il prezzo di « affezione », il « ben mi sta », il colpo di ambizione, e in
alcuni momenti il panico non più individuale ma quasi generale per
ogni altro genere d'investimento capitalistico, fanno salire le cifre ad
altezze acrobatiche ».
A parità di condizione il saggio è minore laddove i comodi offerti
dal fondo sono notevoli, cosi la vicinanza ai grandi centri e alle linee
di comunicazione, la, salubrità e la bellezza del territorio, la felice ubi-
cazione, ecc. Concorrono a ridurre il saggio anche la modesta estensione
che rende accessibile l'acquisto ad un maggior numero di persone, la
presenza di una numerosa classe di piccoli proprietari coltivatori di-
retti, o di piccoli affittuari, e così via.
Il perito, che per essere tale deve conoscere il mercato nel quale
esercita la sua professione, dopo avere preso conoscenza del saggio me-
dio d'interesse corrente nel mercato per un generico investimento, allo
scopo di individuare lo specifico saggio del bene rustico che lo interessa,
può utilmente calcolare il saggio medio percepito da beni analoghi.
In dicanto con Bn; Bfi ; Bfn, i benefici fondiari di poderi
il cui prezzo pagato è stato V1 ; V2 ! ; Vn ; si a v r à :
B B
f> " 7T-r-2' ' «,„
e il saggio medio risulterà quindi il seguente :
LA STIMA S I N T E T I C A
1. - I METODI S I N T E T I C I DI STIMA
che, se forse possono essere di qualche utilità didattica, sono però prive
di un sostanziale contenuto, talché non sono suscettibili di giustifica-
zione razionale.
Così si suole distinguere una stima sintetica ad impressione da ima
stima sintetica basata su criteri di analogia, proporzionalità, correla-
zione ; oppure una stima sintetica diretta o a vista, da una stima sin-
tetica indiretta o comparativa ; dimenticando che in sostanza tutte le
stime sintetiche per essere tali debbono essere a vista, ad impressione,
comparative, ecc., perchè il giudizio estimativo viene necessariamente
fatto per confronto, poiché si t r a t t a , in ogni caso, di inserire in una
determinata scala di valori il bene da stimare.
L'errore in cui si cade quando, senza un avvertimento, si distinguono
tante forme diverse di stima sintetica procede appunto così : si sono visti
i prezzi, così compiuti, reali, incontrovertibili, si sono accettati e si è
detto : guardando il fondo, come si soppesa un oggetto nella mano, sì
formula il prezzo. Soltanto dopo si riconosce, è vero, che in realtà non
c'è un solo prezzo dal quale muove il giudizio di stima, ma che vi sono
tanti prezzi cui s'ispira il giudizio finale ; vi sono però alcuni Autori,
i quali, invece di riconoscere che anche in questo caso vi è comparazione,
analogia, ecc., affermano che questa è la stima sintetica, immediata,
empirica.
Empirica perchè questi non hanno coscientemente avvertito tutto
l'interiore lavorio di analisi, t u t t a la segreta indagine; e perchè la for-
ma esteriore senza apparati tecnici lascia credere ad una stima f a t t a ad
impressione, così senza pensarci due volte: se così fosse, se cioè il va-
lore si attribuisse senza ragionati criteri, allora, non sarebbe opportuno
ricordare una simile forma di stima.
E così è accaduto che, quando si è cercato di ordinare, delucidare,
analizzare con metodo questo processo spontaneo ed intimo cui ognuno
ricorre entro di sè nel dare un giudizio, si è creduto t r a t t a r s i di una
forma particolare di stima.
Secondo il Marenghi vi sarebbe una stima sintetica ad impressione,
la quale si distingue in una forma immediata, se chi deve compiere la
valutazione giudica secondo il proprio modo di vedere, mediata se il
giudizio valutativo si basa su apprezzamenti di altre persone, vagliati ed
elaborati in modo opportuno (1).
« La prima forma di indagine, avendo carattere spiccatamente sub-
biettivo, sfugge ad ogni teoria, non potendo essere disciplinata da nor-
me ben definite. Essa vuole molta pratica dell'ambiente, una conoscenza
particolareggiata dell'immobile e buone attitudini professionali al ri-
guardo.
Immobili Valori
Canoni d'affitto
osservati fondiari
1 L. 180.000 L. 12.500
o » 260.000 » 17.800
9 » 220.000 » 14.000
4 » 185.000 » 13.200
» 215.000 » 16.500
« Supponiamo :
а) che il fondo sia stato pagato 800.000 ;
б) che i prezzi medi degli aratori, dei prati, dei vigneti, dei bo-
schi — ili questo luogo — stiano f r a loro come i numeri 1-1,5-2-0,5;
c) che il valore dei fabbricati e dell'area sottratta alla coltiva
zione rappresenti il 25 % di quello complessivo.
Indicando, perciò, con x il prezzo unitario degli aratori, si avrà
la seguente equazione :
3 . - I L METODO D E L L ' A E R E B O E
ciò, se può verificarsi con una certa facilità nelle uniformi pianure te-
desche, che forse hanno suggerito il metodo all'A., raramente si verifica
da noi ;
c) solo eccezionalmente le singole qualità di coltura ed i fabbri-
cati hanno un prezzo distinto nel mercato. E quando esiste il prezzo di
un prato, di un seminativo, a questo prezzo non si possono sempre assi
milare i prati e i seminativi dei fondi da stimare ;
d) le aggiunte o detrazioni del valor medio della classe sono affi
date all'arbitrio del perito.
I l Serpieri osserva che « qui sta precisamente il punto debole di
questo metodo di stima. Le variazioni al prezzo medio di classe, per
adattarlo alle circostanze speciali del fondo da stimare, restano in gran
parte abbandonate all'apprezzamento del perito. Questo apprezzamento
può bensì essere guidato da certe considerazioni e anche da certi cal-
coli : pure non può disconoscersi che, se ì limiti di prezzo della classe
sono piuttosto distanti, l'apprezzamento soggettivo minaccia di assu-
mere nella stima una parte troppo estesa.
« È probabile che nelle ampie e nude pianure tedesche si presenti,
per circoscrizioni abbastanza vaste, una tale uniformità da rendere il
metodo fecondo di buoni r i s u l t a t i ; ma è anche probabile che in Italia
non sia così.
« Basta pensare alla frequenza dei nostri territori collinari e mon-
tuosi e alla caratteristica diffusione della coltura promiscua.
« I caratteri dei fondi relativi alla loro maggiore o minore inclina
zione, esposizione, ecc., e relativi alla maggiore o minore densità delle
piante arboree nella coltura promiscua, difficilmente potrebbero essere
assunti f r a i criteri distintivi delle classi. Bisognerebbe tenerne conto,
dopo il classamento, nell'adattamento del prezzo medio di classe alle
particolari condizioni del fondo da stimare : ma è proprio per tale adat-
tamento che manca, nei più dei casi, un criterio sicuro ».
Valgono quindi per il metodo di Aereboe le considerazioni critiche
f a t t e in merito alla stima per valori tipici.
4 . - I L MERCATO FONDIARIO
Molti caratteri del mercato fondiario sono stati già esaminati nel
capitolo dedicato al saggio di capitalizzazione, per cui in sede di stima
sintetica — che in sostanza è il complemento della stima analitica, per-
chè, se con questa si inizia il giudizio di stima, con quella si compie — c i
limiteremo a considerare alcuni aspetti del mercato vero e proprio, delle
sue modalità e del suo svolgimento.
Il mercato fondiario è molto più complesso di quello che di solito
è giudicato da coloro che, vivendo la vita industriale o commerciale, ri
tengono che l'agricoltore — cioè la persona più interessata a questo mer-
LA S T I M A SINTETICA 127
cato — si regoli con gli stessi criteri da cui essi sono guidati nello svol-
gimento delle loro azioni economiche. E senza voler dare troppa impor-
tanza ad alcune considerazioni letterarie sui legami che uniscono la terra
a chi la coltiva, però non vanno trascurati i fattori psicologici in forza
dei quali il mercato fondiario assume caratteri suoi projiri, che lo di-
stinguono dal mercato dei valori mobiliari.
In proposito l'Einaudi (*) ha scritto pagine eloquenti, che ripor-
tiamo quasi integralmente, anche perchè formano una delle letture esti-
mative più istruttive e piacevoli.
« Non sempre si bada ad una circostanza essenziale la quale di-
stingue la terra (ed entro certi limiti la rasa, se avita) dal titolo mobi-
liare. Ogni titolo è fungibile con ogni altro titolo analogo. Ogni cartella
da 1000 lire nominali del redimibile italiano 3,50 % è fungibile con ogni
altra cartella del medesimo ammontare e tipo. Ogni azione della Banca
d'Italia o della F i a t è fungibile con ogni altra azione della Banca d'Ita-
lia o della Fiat. Normalmente, nessun investitore si innamora della F i a t
quale Fiat, o dell'Italiana gas perchè tale. Ognuno, f a t t i i conti, se ha
convenienza, è disposto senza stringimenti di cuore a cambiare un titolo
con un altro. In grado minore la casa d'affìtto (non quella avita di abi-
tazione) è fungibile con ogni altra casa d'affitto.
« Sarebbe erroneo affermare che la terra non sia affatto un bene
fungibile ; par certo che sempre lo sia in grado minore degli altri inve-
stimenti e che si possa tracciare uria curva la quale va dalla quasi fun-
gibilità perfetta alla mancanza assoluta di essa. La concentrazione mas-
sima si ha attorno un punto in cui la fungibilità è scarsa, in tempi nor-
mali a mala pena avvertita.Si compra e soprattutto si conserva non la
terra ma quella terra. L'agricoltore passa indifferente attraverso campi
magnifici e vigneti superbi. Non sono i suoi; quasi non li guarda, i l a
quando si'avvicina al suo terreno, egli « sente » qualcosa. Avverte cose
che sfuggono al cittadino ; il suo sguardo segue il confine del podere e
lo vede in linee per altri invisibili.
« La terra non si vende confrontando al margine il rendimento di
essa con quello che si avrebbe reinvestendo il probabile ricavo della ven-
dita. Forse il solo caso che abbia una certa parentela con la vendita
« per motivi economici » è quello del contadino, il quale possiede poca
terra insufficiente ai suoi bisogni e altrove come affittuario o mezzadro
ha messo da parte un gruzzolo in denaro e gli si offre l'occasione di
comperare un podere al quale si è già affezionato, coltivandolo, o che
conosce bene perchè a lui vicino. Il nuovo fondo vale 100.000 lire ed
egli possiede in contanti solo 60.000 lire. Grazie al salutare suo orrore
del debito, se davvero il fondo nuovo lo tenta assai, può darsi egli si
interessi. Alla morte, quando non ci sono più eredi diretti, si scopre che
bisogna accettare l'eredità con beneficio d'inventario e che la vendita
delle terre a stento coprirà l'inventario dei debiti.
« Vendite « economiche » non provocate dalla necessità assoluta, si
conobbero due volte nell'ultimo secolo : t r a il 1879 ed il 1886 e f r a il
1922 ed il 1927. Nel primo tempo i prezzi dei terreni raddoppiarono (cfr.
Einaudi Luigi, La revisione degli estimi catastali in « La riforma so-
ciale », 1923, pag. 491 e seg.) in moneta buona, nel secondo triplicarono
e quadruplicarono in moneta deprezzata. Parecchi, forse i più, degli ul-
timi rimasti tra i proprietari assenteisti non seppero resistere alla ten-
tazione dei tanti denari e vendettero quasi sempre a contadini, ad an-
tichi affittuari, a mezzadri, a proprietari coltivatori a cui, negli anni
di precedenti prezzi buoni, era stato possibile risparmiare. Quelle due
furono le epoche di massimo movimento terriero, di rinnovazione so-
ciale e di innalzamento del medio tenore di vita. Coincidono col preva-
lere del motivo economico nelle azioni umane. Vende la terra chi im-
magina di fare un buon affare nel mutare investimento, e compra chi
ha esperienza di agricoltura ed ha avuto successo nel coltivare.
« Prima e dopo, i movimenti delle vendite sono extra-economici,
morali e famigliari. Quelle delle compre sono i soliti njotivi che spie-
gano la prosperità delle famiglie : ordine,* laboriosità, morigeratezza,
unione, e perciò possesso di un risparmio che non si concepisce neppure
di poter impiegare altrimenti che in terra, ed insieme possesso di figli,
ad ognuno dei quali si vuole assicurare un podere bastevole alla famiglia
nuova che essi creeranno.
« ' Quel che vale ' non è tuttavia un concetto così lontano da quello
teorico, come potrebbe sembrare dalle cose dette sopra. I prezzi effettivi
dei terreni possono essere classificati in varie caselle :
— vi ha prezzo quasi di concorrenza, quando un terreno non ha
qualità particolari, che lo rendono in particolar modo appetibile o
sgradevole. Non è così mal situato da allontanare un acquirente qua-
lunque — timore di ficcarsi t r a vicini litigiosi, di star troppo lontano
dal mercato o di pagar troppo cara la vicinanza — ; nè è tanto in vista
da essere oggetto di invidia ;
— vi ha simile a quel di monopolio, quando le sue qualità sono
così peculiari e note — vicinanza al mercato, su bella strada, con bella
casa, con piantagioni fiorenti, tutto riunito attorno alla casa, senza ser-
vitù di passaggio —• da essere desiderato da quanti lo vedono e, veden-
dolo, pensano: se potessi diventar padrone di quel podere!;
— vi ha prezzo che si può dire di monopolio bilaterale, quando il
podere è siffattamente situato che t u t t i gli altri possibili acquirenti sono
disposti a pagare solo 50.000 lire, ossia meno delle 80.000 lire che sa-
rebbero il prezzo corrente se il podere si trovasse in condizioni ordina-
rie. Ma è ficcato in mezzo a vicini litigiosi, che, si sa, ogni mese fanno
NOTE CONCLUSIVE
lizzazione, ma 11011 è meno vero che allora nella scelta del saggio si rae
coglie t u t t a la sostanza della stima; per cui l'analisi dei redditi e la
determinazione del benefìcio fondiario perderebbero gran parte del loro
valore.
Le insufficienze del metodo di stima per capitalizzazione del reddito
non potevano non essere sentite da quegli stessi t r a t t a t i s t i di estimo che
10 consideravano come unico metodo razionale, tanto che, giunti al (ci-
mine della loro esposizione, suggerivano il confronto f r a i risultati della
stima analitica e quelli della stima sintetica. Non trovando concordanza
tra il risultato della capitalizzazione e il valore di mercato, consiglia-
vano di modificare il saggio di capitalizzazione rendendolo più idoneo
al fondo in esame : il che significa modificare il saggio rilevato secondo
procedimenti che nessuno insegna, significa lasciare il più completo arbi
trio al perito in un'operazione la quale determina delle variazioni fortis
sime nel valore del capitale. Basta una variazione del 5 per mille, nel
saggio di capitalizzazione di un reddito di 10.000 lire, per avere varia-
zioni nel valore capitale dell'ordine di 20.000 lire, pari al 10 % del va-
lore capitale corrispondente ad un saggio del 5 %.
Le considerazioni svolte non tendono affatto a negare l'utilità del
metodo di capitalizzazione dei redditi. Esse però suggeriscono la con-
clusione che il metodo per capitalizzazione dei redditi non può servire
da solo a determinare il probabile prezzo di mercato, cioè quel prezzo
che il bene rustico stimato otterrebbe qualora venisse commerciato nel
tempo medesimo al quale si riferisce il giudizio di stima.
Se bisogna riconoscere che il metodo analitico non esaurisce la stima
nel caso in cui si tratti di cogliere il valore di mercato di un bene fon-
diario, d'altro lato però esso mantiene una insostituibile funzione in
tutti quei casi in cui non è la determinazione del valore di mercato eh,e
si richiede, ma la determinazione di un valore di reddito, oppure un giu-
dizio di convenienza relativo all'impiego di capitale, comparativamente
più conveniente. E inoltre, anche nel caso in cui sia richiesta in maniera
esplicita la nozione del probabile prezzo di mercato di un bene rustico,
11 criterio della capitalizzazione dei redditi torna sempre di grande gio-
vamento perchè obbliga il perito a fare, in maniera sistematica, una
quantità di ricerche, di analisi, di comparazioni, che gli permetteranno
di acquistare la precisa conoscenza del bene da stimare, e oltre al bene-
ficio fondiario gli daranno nozione della produzione vendibile, del red-
dito netto : grandezze che sono in relazione al valore fondiario.
Vi è quindi una parte viva e non peritura nella stima analitica ; è la
ricerca sistematica che essa impone, è la risoluzione integrale dei que-
siti estimativi che consistono nella valutazione dei redditi ; ma vi è
anche una parte caduca che sta nella presunzione di volere giungere al
probabile valore di mercato dei fondi applicando i ricordati schemi delia
statica economica.
A P P E N D I C E ALLA PARTE PRIMA
I N T O R N O AL GRADO D I P R O B A B I L I T À DI U N R E D D I T O FUTURO
O DI U N S A G G I O DI I N T E R E S S E FUTURO
C1) Su questo delicato argomento del calcolo delle probabilità, sul valore pra-
tico del teorema di Bayes e in generale sulla probabilità a posteriori, si veda il
capitolo « Probabilità delle Cause », nel 1° volume del CASTELNDOVO : Calcolo delle
probabilità, Zanichelli, Bologna, 1925.
(') Cfr. G. M E D I C I ' - Monografìa economieo-agraria dell'ex Circondario di Pavia.
« Annali dell'Osservatorio di Economia Agraria per la Lombardia », Tipografia Coo-
perativa, Pavia, 1930. — G. M E D I C I - Monografia economico-agraria dell'Oltrepò
Pavese. « Annali dell'Oss. di Econ. Agraria per la Lombardia », Tip. Coop., Pa-
via, 1932.
137 A P P E N D I C E ALLA P A R T E PRIMA
Analogamente avviene per l'indice dei prezzi e per tanti altri indici
i quali presentano oscillazioni accidentali, oscillazioni a carattere ciclico
e oscillazioni a carattere secolare, per cui, anche facendo astrazione dal-
le oscillazioni cicliche e accidentali, i dati dell'esperienza si possono
interpolare soltanto con una curva.
Concludendo :
— dato che la successione dei redditi fondiari e del saggio di sconto
di questi redditi fondiari non avviene secondo la legge del caso, cioè
non è determinata da una grande quantità di piccole cause t r a loro indi-
pendenti, ma è determinata da una quantità di piccole e grandi cause
t r a loro dipendenti ;
— dato che l'economia, anche in via di grande approssimazione,
non si può mai considerare statica, perchè avvengono continuamente
delle variazioni nelle condizioni della produzione e sono sempre avve-
nuti investimenti di capitali o distruzioni di capitali ;
— dato che la realtà è continua, mutevole, cioè dinamica ;
si afferma che è estremamente probabile, cioè praticamente certo,
che anche per l'avvenire la curva iuterpolatrice di benefici fondiari, di
saggi di sconto, di indici di prezzi, ecc., non sarà una retta parallela
all'asse delle ascisse; quindi non si potrà stabilire con .criteri razionali
qual'è il reddito o il saggio di sconto che ha la maggiore probabilità
di verificarsi nel futuro.
Affermazione che dimostra l'inanità degli sforzi compiuti per deter-
minare con l'ausilio del calcolo delle probabilità un saggio di sconto o
un beneficio fondiario, che abbiano maggiore probabilità di altri di ve-
rificarsi nel futuro.
Le grandissime difficoltà che s'incontrano nelle previsioni econo-
miche e l'estrema complessità e varietà delle situazioni in cui si viene
trovando l'economia nel corso del tempo per effetto di nuovi fattori,
fanno ritenere che, allo stato attuale delle nostre conoscenze, ci si debba
limitare a previsioni intorno ad accadimenti molto prossimi, previa la
analisi di un'intera situazione economica, la quale potrà essere lumeg-
giata da una teoria capace di fornire una corretta interpretazione dei
sintomi (x).
Ma chi ben medita su questa conclusione nota che essa non frap-
pone alcun ostacolo al procedimento della stima analitica, anche se da
un punto di vista critico dimostra l'infecondità di un certo indirizzo
di ricerche.
Per giungere al valore di mercato di un bene rustico non è neces-
LA STIMA D E I MIGLIORAMENTI F O N D I A R I
1. - GENERALITÀ
2 . - M I G L I O R A M E N T O FONDIARIO E T R A S F O R M A Z I O N E FONDIARIA
a) G i u d i z i d i c o n ve>n i e n z a .
1. - I N C R E M E N T O DI B E N E F I C I O FONDIARIO
E I N C R E M E N T O DI V A L O R E F O N D I A R I O : LORO RELAZIONI
(l)
(o\ li J'L — V V
\à) ~Z — ( o
'2 '1
e ciò semprechè il valore di mercato coincida con quello di capitalizza
zione O).
In ogni caso le relazioni sono date dai saggi di capitalizzazione.
2. - Di A L C U N I CASI CONCRETI
Nel caso iu cui s sia una quantità positiva, il miglioramento non solo
compensa il proprietario con l'interesse da esso stabilito, ma mette in
valore una possibilità latente del fondo : s rappresenta, appunto, l'inte-
resse della somma di moneta attribuita a questa attitudine particolare
del fondo ad essere trasformato, che in valor capitale indicheremo con
S e chiameremo suscettività.
La suscettività può essere determinata in due modi diversi: un pri-
mo procedimento consiste nel capitalizzare s al saggio r ; un secondo me-
todo consiste invece nel togliere dal valore del fondo con il migliora-
mento il valore del fondo senza miglioramento e il costo di quest'ultimo.
In simboli i due metodi si possono cosi esprimere :
-(4M-
B
f>
quando r2 = r1 = r,
dove
B B 8
fl~ fo
r r
I due metodi, quindi, portano ad uguali risultati quando divengono
uguali i saggi di capitalizzazione.
2 ° C A S O . - Meno semplice è il caso in cui il miglioramento fondiario
viene compiuto da un proprietario che è imprenditore dell'azienda agri-
cola e che si propone di continuare ad esercitare l'agricoltura anche dopo
che il miglioramento è stato compiuto.
LA STIMA DEI M I G L I O R A M E N T I FONDIARI 147
» » \ ( i l r r <
Se poi l'affittuario, allo spirare del contratto, percepirà un compenso
C per i miglioramenti compiuti, allora, questo, scontato all'attualità
viene computato a diminuzione del costo :
(1 -+. r)n - 1 > 0
r (1 + < {T+Tj"" '
Forse non è inopportuno ricordare che l'incremento percepito dal-
l'affittuario, depurato degli eventuali maggiori interessi, stipendi, e sa-
lari, coincide con l'incremento di beneficio fondiario che percepirebbe il
proprietario qualora esercitasse l'agricoltura con gli stessi sistemi del
l'affittuario. E così, infatti, deve esssere perchè si t r a t t a di un capitale
investito nel fondo.
LA S T I M A DEI M I G L I O R A M E N T I FONDIARI 149
- C R I T E R I P E R LA D E T E R M I N A Z I O N E DELL'INCREMENTO
DI B E N E F I C I O FONDIARIO
guito si (leve esclusiva mente alla rapida eliminazione delle acque sovrab-
bondanti e si realizza soltanto in quegli anni in cui le precipitazioni
superano una data altezza e hanno una data distribuzione.
Prima di chiudere queste considerazioni si vuole accennare ancora
alla distinzione fra i saggi di capitalizzazione e il saggio d'interesse
del capitale speso.
La distinzione t r a i saggi di capitalizzazione dei benefici fondiari
dei poderi con e senza miglioramento e il saggio d'interesse del capitale
speso, ha fondamento nella realtà perchè mentre i primi sono stabiliti
dalle condizioni del mercato dei beni fondiari, il secondo è un saggio che
viene attribuito dall'imprenditore alla somma spesa per operare la tra-
sformazione. Naturalmente, dopo che il capitale è investito, siccome si
incorpora fisicamente nel terreno, esisterà un solo saggio, quello del
capitale fondiario con il miglioramento. La distinzione è evidente in quei
casi in cui, per mettere in valore la latente suscettivi®, il proprietario
si provvede di denaro pagando un saggio di interesse maggiore di quello
percepito dai beni fondiari, ma dopo che l'investimento è compiuto cessa
d'esistere il capitale speso, esso si è trasfuso nel bene fondiario il quale,
assimilandolo, ha assunto una nuova fisionomia e quindi probabilmente
un nuovo saggio di capitalizzazione.
Comunque, l'esame delle formule riportate dimostra che caso per
caso interessano dati saggi : nella espressione (3) sono quelli di capita-
lizzazione, nella espressione (2) è quello d'interesse del capitale speso.
b) S t i m a d e l l ' i n d e n n i t à s p e t t a n t e a c h i h a eseguito
un m i g l i o r a m e n t o su f o n d i a l t r u i .
1 . - GENERALITÀ
2. - Lo SPESO
c) L a r i p a r t i z i o n e d e l c o s t o d e i m i g l i o r a m e n t i inte-
r e s s a n t i più p r o p r i e t à .
4. - A N A L I S I DEL B E N E F I C I O C O N S E G U I T O E R I P A R T I Z I O N E D E L L E SPESE
5. - CASI SPECIFICI
c) - Opere di irrigazione.
f) - Rimboschimenti.
In generale queste opere si eseguono non solo o non tanto pel bene-
ficio economico particolare dei terreni rimboschiti, quanto per vantaggi
d'ordine generale di tutto il comprensorio o di vaste zone di esso (regime
delle acque, difesa contro i venti, ecc.).
Perciò le spese relative, o gran parte di esse, sono da imputare al
beneficio generale igienico-sociale, e da ripartire come si è detto. Tut-
tavia, può conseguire a dette opere anche un beneficio economico parti-
colare dei terreni rimboschiti, che sarà meglio rappresentato, in gene-
rale, dall'incremento del loro valore capitale.
6 . - CONSIDERAZIONI GENERALI
STIMA D E I BOSCHI
1. - PREMESSA
Questo breve capitolo dedicato alla stima dei boschi non intende af-
fatto dare una compiuta trattazione delle valutazioni silvane. Ha sol-
tanto scopo informativo per coloro che, occupandosi di stime agrarie,
non debbono ignorare quel ramo importantissimo dell'estimo dedicato
alla stima dei boschi. Ma come l'estimo agrario presuppone la cono-
scenza dei problemi tecnici dell'agricoltura, cioè delle scienze agrarie,
altrimenti perderebbe la sua consistenza e non avrebbe materia da trat-
tare, così l'estimo forestale, per poter essere svolto in maniera soddi-
sfacente, presuppone la conoscenza della silvicoltura, della dendrome-
tria e dell'assestamento forestale.
Noi ci limiteremo a compendiare i problemi fondamentali di esti-
mo, rimandando a corsi speciali chi volesse approfondirsi in questo ge-
nere di stime.
2 . - I TRE Q U E S I T I DI STIMA
di capitalizzazione dei beni forestali, la cui influenza sul valore del ca-
pitale terra dati i cicli lunghissimi è notevolissima, rimane una mera
possibilità teorica.
3. - L\ D E T E R M I N A Z I O N E DELLA M A S S A LEGNOSA
__ 0,33X0,70
I 0,35 .
0,66
4. - P R E Z Z O DI MACCHIATICO
PRODOTTI TRASFORMATI
2) Esbosco 0,70
4 ) Assicurazioni 0,15
5) Interessi . . . 0,40
V Varie 0,15
L. 5,(55
LA STIMA D E I PASCOLI
1. - L'IMPRESA ARMENTIZIA
2. - I PASCOLI ALPINI
(') Il bergamino paga all'agricoltore che lo ospita un tanto per q.le di fieno
e lascia nella cascina il letame prodotto; l'agricoltore è obbligato a consegnare la
stalla e il caseificio nonché la legna richiesta dalla caseificazione. Molte volte si
permette al bergamino di utilizzare parte dell'ultimo pascolo autunnale.
Avviene che dei mandriani affittuari dei pascoli alpini, non avendo sufficiente be-
stiame per esaurire la capacità produttiva dell'alpe, si associno ad altri proprietari
di bestiame, oppure portino per l'alpeggio le manzette degli agricoltori della bassa
Lombardia. Quando il bestiame è lattifero il mandriano paga un tanto al proprie-
tario per ogni chilogramma di latte, misurato in due o tre giorni stabiliti ; quando
si tratta di bestiame asciutto il proprietario deve corrispondere al mandriano una
certa somma.
(2) La durata normale dell'affitto è di 9 anni: vi sono tuttavia dei casi nei
quali la locazione si riduce a 5, oppure si allunga a 10 e 12 anni. Di solito è con-
cesso il subaffitto e il pascolo alpino viene affittato a corpo e non a misura.
A garanzia della locazione il conduttore deve depositare una cauzione solita-
mente uguale ad una annualità d'affitto, per- quanto avvenga qualche volta che la
cauzione ammonti a cifre molto maggiori (due e anche tre volte l'annualità d'affit-
to). L'affittuario è tenuto a corrispondere il canone convenuto, senza detrazione,
anche nei casi in cui egli sia colpito da infortuni ordinari o straordinari. In ge-
nere i capitolati in uso non hanno clausole precise riguardo alle costruzioni. Di
solito le riparazioni straordinarie sono a carico del proprietario e quelle ordinarie
del conduttore.
Il conduttore ha l'obbligo di sottostare a tutte le disposizioni e regolamenti fo-
restali e rispettare il patrimonio boschivo, salvo particolari disposizioni circa la
manutenzione dell'alpe e le migliorie che si dovrebbero praticare sul pascolo alpino.
Ma in realtà non sempre sono rispettate e pochi sono i comuni che ne fanno os-
servare l'applicazione.
(') Frequentemente accade che non si abbia la formazione di una mandria unica
e che i singoli comunisti utenti rimangano di continuo sull'alpe durante tutta la
stagione del pascolo. Talvolta sulle alpi vi sono tante piccole costruzioni quanti
sono i comunisti che usano del pascolo.
LA S T I M A DEI PASCOLI 179
4. - LE VALUTAZIONI RICHIESTE
(') Gran parte di questo capitolo è stato compilato utilizzando lo studio del
Prof. L. PERDISA « Note sulla stima dei foraggi » pubblicato ne la Rivista del catasto
e dei servizi tecnici erariali, n. 5, 1935-XIII ; studio che s'accorda perfettamente con
il nuovo indirizzo critico degli studi estimativi e che è denso di una serie di acute
osservazioni, molte delle quali sono ispirate dalla profonda conoscenza che l'Au-
tore possiede dei fatti economici dell'agricoltura. Laddove si dissente dal Prof.
PERDISA si tratta di questioni di dettaglio e di spunti che rivelano quella concordia
discors tanto favorevole agli sludi.
184 PAIÌTE SPECIALE
Maggio 25 36 16 50
Giugno 155 22 180 31
Luglio 268 10 295 14
Agosto 310 200 350 220
Settembre 355 190 410 209
Ottobre 335 177 380 196
Novembre . , . 300 161 345 175
Dicembre 260 144 300 156
scorta, anche per non perdere la differenza di prezzo ilie passa tra quello
di mercato e quello di trasformazione
(') Conclude in proposito il SERPIERI nel suo studio « Intorno ad alcune più con-
troverse valutazioni agrarie » pubblicato ne La rivinta, periodico quindicinale, or-
gano della R. Scuola di Viticoltura ed Enologia e del Consiglio Agrario di Cone-
gliano, n. 14-15-16-17-18 del 1906, che un foraggio vale nell'azenda agraria, non per
quel che può ricavarsi dalla sua vendita, ma in quanto può, con il consumo, trasfor-
marsi in prodotti animali diversi. Il BORDIGA nel Trattato delle stime rurali, I A edi-
zione, 1° volume, pag. 208, nota che valutare i foraggi dell'azienda agraria a prezzo
di mercato non ha senso, perchè l'agricoltore non è padrone di venderli, ma deve,
farli consumare in posto, per ottenere il letame necessario alla sua azienda. Il fa-
moso DOMBASLE (Annales de Roville, II, pag. 135) fu certamente tra i primi a rile-
vare che il commercio di questi foraggi di gran volume presenta caratteri affatto
speciali.
1S5
S T I M A DEI FORAGGI
Ì0
iì. - B I L A N C I DI F I N I T A LOCAZIONE
É . - B I L A N C I DI F I N I T A COLONIA
Nel caso che il perito sia chiamato a valutare un terreno per espri-
mere il proprio parere sul probabile prezzo di mercato, come dovrà valu-
tare i foraggi che si trovano sul fondo?
A questo quesito si è implicitamente risposto quando si è conside-
rata la stima per gli inventari di liquidazione, poiché si è detto che il
foraggio fa parte delle scorte inalienabili del fondo, necessarie per il suo
esercizio produttivo. Se la quantità riscontrata è quella normale, il \a-
lore di stima del fondo deve intendersi comprensivo del valore di detto
capitale, mentre in caso di deficienza o eccedenza la spesa necessaria per
la reintegrazione di detta scorta dovrà calcolarsi fra le detrazioni o le
aggiunte da portare al valore capitale. Se però le consuetudini locali
stabiliscono che, nel caso di compravendita, sono comunque escluse tutte
le scorte, è ovvio che i foraggi esìstenti vanno stimati in base al proba-
bile prezzo di mercato.
G. - DANNI PER INCENDI
prodotto netto, che, come è noto, è formato dai redditi spettanti alle
diverse personalità economiche per le loro prestazioni di capitali e di
lavoro. F r a questi redditi vi è l'interesse del cosidetto capitale agrario
o d'esercizio, formato dal capitale di scorta e dal capitale di anticipa-
zione in senso stretto. F r a le scorte figurano i foraggi che si riscontrano
all'inizio della a n n a t a agraria. Sul valore di queste scorte si calcola
l'interesse ad un saggio previamente fissato.
Nei calcoli relativi alla distribuzione del reddito o alla determina-
zione del beneficio fondiario per procedere alla stima analitica di un
bene rustico, bisogna stabilire il valore delle scorte e il relativo saggio
d'interesse. I n f a t t i , a seconda del criterio di valutazione o del saggio
adottato, varia anche la distribuzione del reddito e l ' a m m o n t a r e del
beneficio fondiario. È quindi opportuno fermarci sulla determinazione
del valore da attribuire al foraggio di scorta.
Se ai foraggi di scorta attribuiamo il presunto valore di mercato,
l'interesse calcolato su di esso, al saggio prescelto, rappresenta l'inte-
resse che un imprenditore otterrebbe cedendo allo stesso saggio l'uso di
un'eguale somma di danaro : questo interesse indica la p a r t e del reddito
che andrebbe a remunerare il capitale impiegato, all'inizio di ogni anno,
per l'acquisto di queste scorte. Si avrebbe dunque una grandezza astrat-
ta, a scarso significato economico, perchè, nella realtà, detti capitali ra-
ramente sono acquistati e pagati al prezzo di. mercato. I foraggi di scorta
normale del fondo sono per consuetudine quasi sempre compresi nel va-
lore del capitale fondiario, t a n t o che in diverse Provincie, in caso di
compravendita, si sottintende che tale dote è compresa nel prezzo di
acquisto.
Per questo è da ritenere che o si comprende nel capitale fondiario
anche il valore dei foraggi di scorta e allora la valutazione dei foraggi
non occorre, oppure si valutano distintamente i foraggi e allora non è
consigliabile, dato lo scopo del Mando, adottare il criterio del valore
di mercato : criterio che porta a stabilire il valore dei foraggi di scorta
in una misura assai maggiore di quella reale, perchè se piccole p a r t i t e
possono essere vendute al prezzo di mercato, tutto il foraggio non po-
trebbe essere venduto che al prezzo di trasformazione ; il quale, come si
è dimostrato a pag. 183, di solito è inferiore al prezzo di mercato.
Quindi la valutazione del foraggio, nel caso in cui si compilino bi-
lanci aziendali per studiare la distribuzione del reddito o le condizioni
economiche della produzione agricola, o il beneficio fondiario nel caso
di stima analitica, è opportuno venga f a t t o su la base del prezzo di tra-
sformazione, il quale dà nozione del valore economico rappresentato dal
foraggio in vista della sua destinazione fondamentale. Così procedendo i
risultati economici delle aziende si possono comparare più facilmente, e,
in un certo senso, sono più omogenei, perchè l'apprezzamento del fo-
raggio non viene f a t t o in base al variabilissimo prezzo di mercato, ma
1. - INTRODUZIONE GIURIDICA
È noto elle intorno all'enfiteusi, già discussa nel diritto romano, nel
quale fu introdotta per influenza ellenica, si sono accese vivaci dispute
sia da un punto di vista rigorosamente formale, sia da un punto di vista
meramente storico.
Tra i precedenti dell'enfiteusi nel diritto romano ricordiamo le lo-
cazioni per lungo tempo o perpetue degli agri vectigales (fondi apparte-
nenti a collegi sacerdotali o municipii) il cui motivo economico è lo
stesso dal quale prende origine e diffusione l'enfiteusi : mettere a col-
tura terre incolte e migliorarle suscitando l'interesse del coltivatore
col dare garanzia di lungo godimento, facoltà di trasmettere il fondo per
via ereditaria, e col richiedere un basso canone.
Lo svolgimento di questo primo istituto portò successivamente alla
formazione dell'enfiteusi, caratterizzata da un amplissimo diritto del-
l'enfìteuta sul fondo concesso ; il concedente rimane il proprietario del
fondo e l'enfìteuta il titolare di un jus in re aliena. Che il diritto di pro-
prietà rimanga nel concedente è dimostrato dall'obbligo che ha l'enfì-
teuta di notificargli la vendita del proprio diritto (cioè del fondo enfì-
teutico) e dal diritto di prelazione riservato al concedente per l'acquisto
del fondo stesso ; nel caso in cui l'enfìteuta alieni il suo diritto il conce-
dente riscuote il laudemio che l'enfiteuta uscente deve pagargli a titolo
di riconoscimento della legittimità, dell'alienazione, nella misura della
cinquantesima parte del prezzo : quinquagesima pars pretii vel aestima-
tionis loci, come sentenziò Giustiniano. All'indicato riguardo era inoltre
fondamentale il diritto di devoluzione, in forza del quale il concedente
poteva ridiventare pieno proprietario della cosa concessa, quando l'en-
fìteuta non avesse denunciata l'alienazione o non avesse pagato il ca-
none per tre anni o, infine, anziché migliorare avesse deteriorato il fondo.
ogni forma giuridica feudale, volevano bandire del codice anche questo
istituto e un'altra promossa da coloro che si riportavano alle origini ro-
mane per ricercarvi le norme capaci di ridare all'istituto la primitiva
vitalità.
2. - L'ENFITEUSI N E L CODICE CIVILE
(VALORE D E L D O M I N I O DIRETTO)
(J) L'incerta natura dell'istituto dell'enfiteusi risultante dal codice civile, per
nulla adeguata alle esigenze dell'agricoltura moderna, è stata lievemente modifi-
cata da alcune leggi. Quasi tutte però si occupano di questioni attinenti all'affran-
cazione; specie la legge dell'll giugno 1925, che costituisce veramente una legge ge-
nerale sull'argomento, alla quale avremo sovente occasione dì riferirci.
I. Legge 24 gennaio 1884, n. Ifi36 sull'affrancamento dei canoni enfiteutici, li-
velli, censi, decime ed altre prestazioni dovute a corpi morali.
II. Regolamento per l'esecuzione della legge precedente, pubblicato con Regio
decreto 31 marzo 1864, n. 1725.
III. Legge 23 giugno 1873, n. 1437 (serie 2a) sull'affrancazione di annualità do-
vute al demanio dello Stato e da esso amministrate.
IV. Legge 29 gennaio 1880, n. 5253 (serie 2a) sull'affrancazione dei canoni, censi
ed altre simili prestazioni.
V. Regolamento per l'esecuzione della legge precedente, pubblicato con Regio
decreto 18 aprile 1880, n. 5405.
VI. Legge 20 giugno, n. 1893, n. 347, sulle affrancazioni dei canoni, censi, livelli
ed altre annue prestazioni dovute al demanio dello Stato, al fondo per il culto ed
all'asse ecclesiastico di Roma.
VII. Legge 11 giugno 1925, n. 998. Conversione in legge del-Regio decreto-legge
15 luglio 1923, n. 1717, per la riforma delle vigenti disposizioni sulla affrancazione
dei canoni, censi ed altre prestazioni perpetue.
V i l i . Regio decreto 7 febbraio 1926, n. 426. Disposizioni transitorie e di attua-
zione alla legge 11 giugno 1925, n. 998, per la riforma, ecc., ecc.
200 L'ARTES P E C I A L E
maggiore, il quale però non deve superare i cinque quarti del capitale
calcolato secondo i criteri già esposti.
Quando la prestazione consiste in una quantità fìssa di derrate, la
somma corrispondente in danaro si determina facendo la media del va-
lore delle prestazioni dell'ultimo decennio. Se, invece, essa consiste in
una percentuale di derrate prodotte nel fondo (quota di derrate), la som-
ma da capitalizzare si calcola su la base della quantità media corrisposta
nell'ultimo decennio.
La legge dà precise disposizioni quando la misura delle prestazioni
sia stabilita in maniera crescente o decrescente. In questi casi la somma
da capitalizzare si determina in base alla media delle somme in danaro
o delle quantità o quote corrisposte nell'ultimo decennio nel caso di pre-
stazione crescente; in base alla media delle somme della quantità o delle
quote che si dovrebbero corrispondere nel decennio successivo all'affran-
cazione se si t r a t t a di prestazione decrescente. Naturalmente, non po-
tendosi prevedere i prezzi futuri, la determinazione del prezzo delle der-
rate della quantità di esse corrispondenti alla quota in cui consiste la
prestazione, sarà f a t t a in base alla media del decennio precedente.
I prezzi che il perito dovrà adottare per calcolare il valore delle
derrate sono quelli pubblicati dal Consiglio Provinciale dell'economia
corporativa della Provincia dove è situato il fondo enfiteutico o la mag-
gior parte di esso.
In questa prima parte del calcolo del prezzo di affrancazione la
legge del 1925 accoglie i concetti fondamentali del codice civile contenuti
nell'art. 1564, salvo alcuni opportuni chiarimenti volti a facilitare mag-
giormente quel movimento di affrancazione e di liberazione di ogni peso
gravante la proprietà, che costituisce la preoccupazione costante del no-
stro legislatore.
Sensibilmente diverso, invece, è l'orientamento della legge del 1925
per le aggiunte o detrazioni al prezzo di affrancazione così calcolato ; in
certo senso essa riforma il concetto fondamentale cui s'era ispirato il
legislatore del codice civile, il quale, forse per evitare facili controversie,
aveva dettato norme precise, sulle quali era diffìcile equivocare. Invero,
il nostro codice, forse volutamente, tace intorno all'aggiunta al prezzo
di affrancazione del valore dei diritti che il concedente avesse oltre il
canone e che con l'affrancazione venissero a cessare ; con questo però non
si vuole affermare che l'affrancazione porti inesorabilmente all'estinzione
di cotesti diritti, i quali secondo alcuni giuristi potrebbero rimanere
come diritti reali sul bene passato in proprietà dell'enfiteuta. Altri, in-
vece, ritengono che l'intenzione del legislatore fosse stata quella di to-
gliere compiutamente limiti e pesi gravanti sulla proprietà, anche se
ciò tornasse a favore dell'enflteuta.
II diverso spirito cui s'informa la legge ricordata si palesa subito
confrontando gli a r t . 12 e 13 con le disposizioni dell'art. 1564 codice ci
20.3
L E S T I M E I N E R E N T I AL DIRITTO DI ENFITEUSI
(M È opportuno riportare l'art. 9 della legge 24 genn. 1804, n. 1036: « Ove consti
che per legge o per patto o per consuetudine il pagamento dei tributi sia a carico
del direttario (leggi : concedente), l'annua prestazione da affrancarsi con la ces-
sione di rendita sul debito pubblico sarà ridotta di un quinto. Per tutte le altre ren-
dite che non siano le enfiteutiche, per le quali i debitori non erano abilitati a ri-
tenere meno del quinto, la riduzione sarà fatta sulla proporzione dell'annua riten
zione cui avevano diritto ».
( 2 ) C f r . : B R U G I - op. eit., pag. 677.
LE STIME INERENTI AL D I R I T T O DI ENFITEUSI 20.3
in vigore del codice civile e per le quali fosse espressamente pattuito che
le imposte fondiarie o altri oneri fossero a carico del concedente, allora
la detrazione della imposta dal canone enfiteutico dovrebbe essere com-
piuta anche a norma dell'art. 12 della legge del 1925, semprechè si t r a t t i
di oneri che, secondo la legge del tempo in cui fu costituito l'obbligo
della prestazione, sarebbero stati a carico dello enfiteuta.
Notevole al riguardo è la sentenza di Cassazione (I Sezione, 9 mag-
gio 19280 riguardante la causa Solinas-Capitolo Turritano della Cat-
tedrale di Sassari, con la quale la Corte Suprema risolve un caso assai
interessante (1).
d) II saggio di capitalizzazione. - Altra questione che si deve rile-
vare, per i motivi che l'hanno determinata e per la importanza estima
tiva, è quella concernente il saggio a cui va capitalizzato il canone.
È noto che l'art. 1831 codice civile stabiliva il saggio legale in ma-
teria civile nella misura del 5 % e quello in materia commerciale nella
misura del 6 % ; con la legge 22 giugno 1905, n. 268 il saggio legale fu
portato rispettivamente al 4 %, lasciando ferma, per espressa norma
di legge, la misura di capitalizzazione del 5 % per le affrancazioni,
commutazioni e riscatti di ogni genere costituitisi prima della sua an-
data in vigore.
Ora, mentre il Regio decreto-legge del 15 luglio 1923 manteneva le
distinzioni t r a le enfiteusi costituitesi prima e quelle costituitesi dopo
il 22 giugno 1905, tale distinzione è-stata abrogata nella legge del 1925,
come dimostra la seguente esplìcita disposizione dell'art, 4 del Regio
decreto 7 febbraio 1926: « P e r la determinazione del prezzo di affralì-
(') Cfr.: « Giurispr. It. », 192S I, 1, pag. 1305, I Sez., 9 maggio 1928: SOLINAS -
Capitolo Turritano della Cattedrale di Sassari. L'ultimo motivo di ricorso lamenta
che erroneamente la denunciata sentenza abbia simultaneamente fatta applicazione
della legge 24 gennaio 1864, n. 1636, quanto alla deduzione dell'imposta fondiaria
dal canone per la capitalizzazione di affranco e del R. D. L. 1923 per quant'altro.
Ma tale motivo è infondato. Anzitutto è da ritenersi che la ricorrente non può aver
interesse a contrastare l'applicazione di una norma di legge che le ha portato van-
taggio diminuendo l'entità del capitale di affrancazione. In ogni modo l'applica-
zione della norma desunta dalla legge del 1864 non fu errata, sia perchè quella
legge non è rimasta abrogata nei punti non regolati dalle successive leggi, sia per-
chè la norma di diminuzione del capitale di affrancazione in relazione al carico
della imposta fondiaria gravante il direttario trova base sul principio generale jru-
ctus non intelliguntur nisi deductis impensis. Invero, il canone per il direttario rap-
presenta il frutto, che egli ritrae dal fondo. Se una parte di tale canone egli deve
impiegare nel pagamento dell'imposta è ovvio che il vero frutto non è rappresen-
tato che dal residuo. Il capitale di affrancazione deve rappresentare il corrispettivo
del frutto che il direttario perde con l'affrancazione. Il capitale calcolato sulla
base dell'intero canone manifestamente rappresenterebbe più del corrispettivo. Sol-
tanto detraendosi per la capitalizzazione da farsi, dall'entità del canone, l'imposta
fondiaria, da cui per affrancazione l'ex direttario rimane discaricato, si manterrà
quella corrispettività.
204 L'ARTE S P E C I A L E
Queste norme sono state introdotte nella legge del 1925, la quale
aggiunge all'art. 11 elie nel caso in cui l'ammontare del laudemio debba
essere determinato su la base del valore del diritto di enfiteusi (dell'utile
dominio sul fondo), questo valore sarà stabilito, quando non vi sia ac-
cordo tra le parti, da un perito nominato dal presidente del tribunale,
che giudicherà inappellabilmente come arbitro amichevole compositore.
Premesso ciò è bene rilevare che sono da considerarsi infelici eser-
citazioni aritmetiche quelle di alcuni autori che, stabilito a priori, senza
fondamento statistico, il periodo medio che intercorre tra due vendite
del fondo enfiteutico, calcolano la quota media annua di laudemio che
(a = L~—_j
On • T \ '
e l'aggiungono al canone annuo
prima di capitalizzarlo. Il procedimento è sbagliato anzitutto perchè
nell'enfiteusi con laudemio l'aggiunta al canone annuo va f a t t a nella
misura espressamente stabilita dalla legge e quindi sono arbitrari t u t t i
gli altri procedimenti ; inoltre perchè il numero medio di anni che inter-
corre t r a due vendite del diritto di enfiteusi dovrebbe essere stabilito
con criteri statistici rigorosi, onde avere probabilità di verificarsi nel
futuro.
Soltanto da un punto di vista casistico la precedente impostazione
può attingere la desiderata razionalità. E ciò perchè, àstrazion f a t t a
dai casi di sospensione del diritto di affrancazione contemplati dall'art.
14 della legge del 1925, vi sono situazioni concrete nelle quali si può
prevedere con fondamento che l'affrancazione non sarà immediata ; in
queste situazioni il valore del diritto del concedente dovrebbe essere
calcolato su la base del canone da capitalizzare al saggio corrente e al
valore ottenuto bisognerebbe aggiungere la quota di laudemio calcolata
nel modo sopra indicato.
Si noti che, se ciò può benissimo soddisfare le specifiche esigenze di
un concedente, non bisogna dimenticare che così procedendo si ammette
che non si verifichi l'affrancazione e che si abbiano anche trasferimenti
del diritto di enfiteusi.
f) La moneta in cui deve essere pagato il prezzo di affrancazione. -
Per evitare le incertezze e i facili equivoci suscitati dalla qualità di
moneta con la quale si deve pagare il prezzo di affrancazione, la ricor-
data legge del 1925 stabilisce che quando non risulta dal titolo l'ob-
bligo espresso di pagare in una determinata specie di moneta e con que-
sta o con ragguaglio ad essa non siano stati compiuti i pagamenti an-
nuali senza interruzione nell'ultimo quinquennio, allora il pagamento
del prezzo di affrancazione deve essere fatto nella quantità numerica
della somma stessa nella moneta legale corrente al momento della af-
francazione.
E ciò qualunque sia la moneta prevista nel titolo o corrente al tempo
della sua costituzione.
206 L'ARTE S P E C I A L E
I due casi che precedono sono i soli due casi impostati con fonda-
mento giuridico ; è la stessa legge che ne dà il motivo. Vi sono però altri
casi, che possono presentarsi in particolari situazióni concrete, di cui
ora vogliamo occuparci.
Si tratti, a cagion d'esempio, di un enfiteuta il quale desideri co-
noscere il valore del suo diritto nell'ipotesi che egli continui perpetua
mente a godere il fondo e a pagare il canone.
In questo caso il valore del fondo deve essere diminuito del valore
capitale corrispondente al canone aumentato della quota annuale equi-
valente alla spesa che ogni 29 anni l'enfiteuta deve sostenere per la ri-
cognizione del fondo : la somma del canone e della quota non sarà capi-
talizzata al saggio legale, ma a quello di mercato.
In un caso più generico di quello da noi ora posto, alcuni autori,
stabilito il periodo medio che intercorre t r a due trapassi, calcolano la
quota annua di laudemio L — l.-LJL—\ e questa aggiungono alla somma
del canone con la quota di ricognizione, avanti di capitalizzare. È bene
avvertire che essi cadono in errore, perchè così facendo attribuiscono al-
l'enfìteuta l'intenzione di vendere il fondo, nel qual caso dovrebbero
omettere la spesa di ricognizione non pili effettuabile.
Nel nostro caso specifico, data la precisa ipotesi dalla quale si muo-
ve, va escluso qualsiasi conteggio sul laudemio, poiché è esclusa l'even-
tualità dell'alienazione del diritto dell'enfiteuta.
La stima del diritto di enfiteusi nel caso che esso abbia carattere
temporaneo viene f a t t a con gli stessi criteri.
La eventualità dell'affrancazione, che è uno dei diritti più impor-
t a n t i e generali dell'enfiteuta, giustifica l'insistenza con la, quale si è
voluto esaminare il caso in cui colui che acquista il diritto o colui che
già lo detiene abbiano l'intenzione di riscattare il fondo : si è detto v o-
lutamente intenzione di riscattare il fondo, perchè l'impostazione da noi
data al problema non chiede necessariamente che all'intenzione dell'ac-
quirente o del debitore segua il fatto dell'affrancazione. Tanto più che
il prezzo di affrancazione, dato il sistema di leggi vigenti, non è un
prezzo mutevole, che segua, come t u t t i gli altri prezzi, le vicende econo-
miche, perchè consiste in una somma di moneta, f r u t t o di un calcolo
predeterminato dalle precise disposizioni della legge.
È certo che innumerevoli altri casi si possono presentare nella pra-
tica professionale in relazione alle specifiche situazioni in cui si può tro-
vare un enfiteuta e quindi alle particolari finalità cui deve soddisfare la
stima. In verità però è opportuno osservare che i casi da noi conside-
r a t i non solo esauriscono quasi interamente le situazioni più frequenti,
ma nella loro risoluzione forniscono i mezzi idonei affinchè il perito
possa orientarsi in quelle altre eventualità di cui si è ora accennato ; il
che appare evidente quando si pensi che la casistica svolta considera
20.3
LE S T I M E I N E R E N T I AL DIRITTO DI ENFITEUSI
(') Anche in questi casi l'enfiteuta, qualora lo preferisca, può sert'ipre redimere
il fondo con l'affrancazione.
( 3 ) C f r . : S A M P E R I - Op. cit.
1. - GENERALITÀ
Le norme date dal codice per l'usufrutto dei boschi sono particolar-
mente manchevoli e imprecise. La vasta materia è regolata sostanziai
mente da due brevi articoli : il 185 e il 18(5.
L'unica distinzione fatta dal legislatore fra i vari tipi di boschi, che
la pratica forestale ha riconosciuto, è quella f r a boschi cedui e boschi
d'alto fusto. L ' u s u f r u t t o istituito su ogni altro tipo di bosco non è rego-
lato direttamente; bisogna quindi ricorrere a delle interpretazioni ana-
logiche nelle quali si può esercitare l'abilità dialettica e l'acume dei giu-
risti, ma che dimostrano l'insufficienza dell'attuale diritto positivo in
materia.
Per giungere alla stima dei diritti inerenti all'usufrutto dei boschi,
è indispensabile possedere una profonda conoscenza tecnica unitamente
a quella delle norme giuridiche, appunto perchè, dove non soccorre la
disposizione del Codice, deve supplire una sicura esperienza.
Abbastanza semplice è la stima dell'usufrutto dei boschi cedui, pei
quali la legge impone all'usufruttuario di osservare l'ordine e la quan-
tità dei tagli, giusta la distribuzione dei medesimi o la pratica costante
dei proprietari (art. 185). Una volta conosciuto l'ordine e la quantità
dei tagli cui il ceduo era sottoposto, il problema è determinato, poiché
si conosce l'entità della massa legnosa, ed il periodo di tempo che inter-
corre f r a il maturarsi di un reddito e l'altro.
Se la precisa durata dell'usufrutto non è fissata nell'atto con cui è
costituito, essa può determinarsi approssimativamente con l'ausilio
delle tavole di mortalità, interpretate con senno e modificate quando lo
consiglino le particolari condizioni del caso.
È evidente che il perito dovrà porre grande attenzione a questa de-
licata scelta della vita probabile, perchè, trattandosi spesso di redditi
periodici poliennali, può darsi che la fine dell'usufrutto cada vicino al
momento del taglio e quindi dipende dalla valutazione del perito l'inclu-
dervi o meno il reddito relativo.
La parte principale della stima sta nell'attribuzione dei prezzi da
assegnare alla massa legnosa : l'incertezza più o meno grande di essi si
rifletterà in una maggiore o minore approssimazione del valore di stima.
Come già avemmo occasione di esporre, determinate le quantità e i prezzi
relativi ad ogni singolo taglio, i valori ottenuti si scontano al momento
attuale e si sommano, giuste le regole esposte nel caso generale della
stima dei boschi.
Nel caso di boschi d'alto fusto assai incerta è la consistenza del di-
ritto deH'usufrutttuario. Egli è ammesso al taglio solo nel caso in cui
già esista una distribuzione in tagli regolari, sia che questi si facciano
periodicamente su una certa superfìcie di terreno, sia su un determinato
numero di alberi, presi indistintamente in t u t t a la superficie del fondo
(art. 486).
Anche per i boschi di alto fusto, come per i boschi cedui, deve sem-
pre osservarsi la pratica seguita dai precedenti proprietari.
Secondo le disposizioni del nostro codice, quando manchi una di-
stribuzione in tagli regolari l'usufruttuario dì un bosco di alto fusto non
lia nessun diritto al taglio.
I casi che possono presentarsi sono diversi e numerosi : vi possono
essere, ad esempio, boschi d'alto fusto a taglio raso, boschi formati per
rinsaldare pendici montane minaccienti di f r a n a , boschi tenuti per l'ab-
bellimento del paesaggio « a scopo di delizie », o per esercitarvi la cac-
cia, boschi che si sono formati per difendere un paese od una località
da venti troppo violenti, ed altri ancora.
In t u t t i questi casi l'usufruttuario non può operare tagli nei bo-
schi : l ' a r t . 487, infatti, lo dichiara in modo inequivocabile. Egli può
servirsi degli alberi svelti o spezzati per accidente, per compiere le ri-
parazioni che sono a suo carico (art. 488). Gli alberi che periscono,
invece, interpretando la legge in analogia a quanto è disposto per gli
alberi f r u t t i f e r i all'art. 490, diventerebbero di sua proprietà con l'ob-
bligo di sostituirli.
Uno dei casi che lia grande importanza pratica è quello dell'usu-
f r u t t o di un bosco formato da piante di alto fusto coetanee, destinate
alla produzione del legname. In tal caso, secondo il codice, anche se le
piante sono giunte a maturità l'usufruttuario non può tagliarle e non
può far ciò neppure il proprietario, almeno fino a che dura l'usufrutto.
Quali sono quindi i redditi dell'usufruttuario, cui si possa commisurare
il valore economico del suo diritto?
Gli appartengono gli alberi morti, riconoscibili dal « coronamento »
che appare alla sommità, ma questi sono generalmente in piccolissimo
numero, in funzione del numero totale degli individui che formano l'as-
sociazione boscosa e si possono stimare solo con una approssimazione
larghissima.
Altro reddito è quello che viene all'usufruttuario dalle operazioni
di diradamento (conculcare, intervellere, interlucare) che si possono con-
siderare come opere di ordinaria manutenzione.
Posto ciò, la stima si fa nel modo consueto, riportando all'attua-
lità i valori ottenuti.
Poiché la legge assoggetta ad uno stesso trattamento t u t t i i boschi
di alto fusto non ordinati in tagli regolari, quanto precede va esteso
anche a tutti i casi prima ricordati.
222 L'ARTES P E C I A L E
6. - U S U F R U T T O DI A N I M A L I
lassa sul valore per cui l ' u s u f r u t t o fu detratto allorché venne tassata la
nuda proprietà. E ciò perchè egli, al cessare dell'usufrutto, deve pagare
allo Stato l'imposta su quella parte del valore imponibile a suo tempo
detratta.
Le rigide norme dettate dal legislatore per valutare il diritto d'usu-
f r u t t o se soddisfano alle esigenze della pratica amministrativa, peccano
però di soverchio semplicismo. Sarebbe desiderabile che si ricorresse
nel caso assai comune di usufrutto indeterminato al criterio della vita
probabile, la quale potrebbe essere rilevata dalle pubblicazioni ufficiali
dello Stato, Il criterio di stima che si fonda su la capitalizzazione dei
redditi f u t u r i porterebbe certamente a risultati meno lontani dalla realtà
e sopratutto più equi. Per renderne agevole l'applicazione si potrebbero
compilare opportune tabelle ufficiali.
8. - U s o E ABITAZIONE
1. - GENERALITÀ
Quando una persona muore senza aver disposto del proprio pai l i-
monio, la successione è regolata dalla legge; si ha perciò la così deità
successione legittima.
Quando invece il defunto abbia manifestato la propria volontà con
un testamento, si ha la successione testamentaria.
Però il testatore può disporre a sua volontà solo di una parte del
suo patrimonio (porzione disponibile), poiché l'altra parte (porzione le-
gittima o riserva) spetta di diritto a coloro che nel gruppo famigliare
avevano i più stretti rapporti di parentela- con la persona del defunto ;
in tal modo è tutelata la compattezza- e la continuità del nucleo fami-
liare. La più accreditata giustificazione teorica dell'istituto della legit-
tima va ricercata in un diritto che i componenti la famiglia hanno sul
patrimonio del defunto, considerato come soggetto ad una comunione
domestica.
La- riserva è rappresentata da una quota dell'asse ereditario, varia-
bile secondo la qualità delle persone che vi concorrono. Ai figli e discen-
denti spetta la metà dell'asse ereditario ; la divisione f r a di essi va f a t t a
poi per capi quando t u t t i siano di uno stesso grado e per stirpi quando
ciò non avvenga. Gli ascendenti ereditano solo nel caso in cui manchino
i discendenti : essi hanno diritto ad un terzo dell'eredità. Al coniuge in
concorrenza con discendenti spetta in usufrutto una porzione eguale a
quella che spetterebbe a ciascun figlio legittimo comprendendo nel nu-
mero dei figli anche il coniuge (art. 812) ; ma in questo caso la quota
non può essere superiore al quarto dell'intero asse. La quota del coniuge
è invece fissa e pari al quarto dell'eredità quando non vi siano discen-
denti, (ma solo ascendenti (art. 813) ; parimenti fissa è la quota, ma si
eleva- al terzo, quando mancano ascendenti e discendenti e all'eredità
concorrono altri parenti od estranei. È importante notare che la quota
del coniuge va detratta dalla porzione disponibile e non dalla legittima ;
inoltre, spettando al coniuge solo l'usufrutto e non la proprietà dei beni,
egli, a rigor di termine, non deve esser considerato un erede, ma nn
legatario ex lege.
I figli naturali riconosciuti hanno diritto, per legge, ad una quota in
proprietà pari alla metà di quella, spettante a ciascun figlio legittimo.
L E S T I M E I N E R E N T I A L L E S U C C E S S I O N I P E R CAUSA DI MORTE 229
3. - T E S T A M E N T O , EREDE E LEGATARIO
Entro i limiti segnati dalla legge il privato può disporre a sua vo-
lontà di una parte del suo patrimonio : le disposizioni devono sempre
risultare da un documento scritto, che è il testamento, definito dal co-
dice nel modo seguente : « Il testamento è un atto revocabile, col quale
raluno, secondo le regole stabilite dalla legge, dispone per il tempo in
cui avrà cessato di vivere, di t u t t e le proprie sostanze o di parte di esse
in favore di una o più persone » (art. 759).
Il testamento può essere olografo, oppure fatto per atto di notaio;
e in quest'ultimo caso può essere pubblico o segreto.
Abbiamo già rilevato come il titolo di erede non abbia nel nostro
diritto la grande importanza che aveva nel diritto romano : oggi l'erede
si distingue dal legatario solo pel modo con cui il testatore dispone dei
beni costituenti l'eredità.
Infatti le disposizioni testamentarie a titolo universale, cioè quelle
che dispongono di tutto il patrimonio oppure di una quota parte di
esso anche se minima, attribuiscono la qualità di erede, mentre le dispo-
sizioni a titolo particolare attribuiscono la qualità di legatario (art. 760).
La distinzione ha una grande importanza economica, perchè solo l'erede
risponde dei debiti e dei pesi che gravano su l'eredità.
L'art. 828 stabilisce esplicitamente che le parole usate dal testatore,
per definire l'erede o il legatario, qualora risultino erronee, non hanno
effetto alcuno; così, per esempio, se egli ha chiamato erede un onoralo
che in realtà è solo un legatario, ciò non ha importanza perchè si deve
far attenzione al contenuto della, disposizione. Si deve cioè indagare se
via sia una disposizione a titolo universale oppure a titolo particolare :
nel primo caso si t r a t t a di erede, nel secondo di legatario (x).
(') Sorge la questione sul come debba intendersi la parola quota dell'art. 760.
La maggior parte dei giuristi afferma che il testatore deve indicare la parte del
patrimonio di cui dispone con una frazione, indicando cioè se si tratta di un quinto,
un decimo, un ventesimo e via dicendo. Altri giuristi affermano invece che vi è
230 L'ARTES P E C I A L E
d i s p o s i z i o n e a t i t o l o u n i v e r s a l e o g n i q u a ! v o l t a il t e s t a t o r e a b b i a d i s p o s t o d i alcuni
b e n i c o n s i d e r a n d o l i c o m e p a r t e d e l l ' u n i v e r s o p a t r i m o n i o , cioè a v e n d o m e n t e al rap-
p o r t o f r a l a p a r t e e il t u t t o .
I l p r i m o c r i t e r i o r i s o l v e i n m a n i e r a d e f i n i t i v a o g n i q u e s t i o n e ; il s e c o n d o d e v e
e s s e r e u s a t o con s o m m a c a u t e l a , p o i c h é a l t r i m e n t i si p u ò q u a s i s e m p r e i n t e r p r e -
t a r e u n a d i s p o s i z i o n e c o m e r i f e r e n t e s i a d u n a quota del p a t r i m o n i o .
L E S T I M E I N E R E N T I A L L E S U C C E S S I O N I PER CAUSA DI M O R T E 231
(') Il Pacifici-Mazzoni, nel Codice Civile Italiano commentato (voi. VI, Firenze,
1910, pag. 190), osserva : « La ragione di questa differenza nelle disposizioni legi-
slative è patente rispetto al denaro e alle cose mobili che si consumano coll'uso ;
poiché ricevuti le une e le altre in proprietà, saranno dal donatario destinate agli
usi loro naturali, e così consumati. Quanto alle cose mobili che non si consumano
coll'uso, la differenza delle disposizioni si spiega e giustifica in questa guisa. La
collazione ha per obbiettivo di far rientrare nel patrimonio del donante, ora de-
funto, il valore che n'é uscito. Ora, riportandovi l'immobile in natura, vi si fa
rientrare, approssimativamente almeno, lo stesso valore uscitone; poiché il valore
dei beni immobili in periodo non lunghissimo, quale ordinariamente sarà quello che
il tempo della donazione divide dal tempo in cui la eredità si apre, non cambia,
almeno notevolmente, al postutto aumenta anziché diminuire. Le cose mobili invece,
benché non si consumino, si deteriorano però coll'uso. Se 11 donatario adunque fosse
autorizzato a conferirle in natura, rimetterebbe nel patrimonio ereditario meno di
quanto n'è uscito. Resta sempre a profitto del donatario il vantaggio dell'uso ».
232 L'ARTES P E C I A L E
bili facenti parte dell'eredità), perchè queste non sono quantità omogenee.
Prevediamo l'obiezione che sorge spontanea dalla comparazione tra
mobili e immobili, e cioè : l'essere valori eterogenei non impedisce però
alla riunione fittizia di sommare valori attuali per gli immobili e valori
storici per i mobili. Alla quale si può rispondere osservando che la riu-
nione fittizia si compie nell'ipotesi che i beni donati fossero al tempo
della morte in proprietà del defunto e quindi la regola si applica agli
immobili che di solito, al tempo in cui fu compilato il Codice Civile,
costituivano la parte più importante del patrimonio, mentre come ecce-
zione va riguardata la disposizione relativa ai beni mobili. E inoltre si
potrebbero ripetere le ragioni addotte più sopra, le quali giustificano
per quanto è giustificabile la disposizione del legislatore, alla quale
bisogna attenersi nella stima.
Compiuta nei modi sopra indicati la riunione fittizia, si vede se il
valore delle donazioni eccede la quota disponibile; se la eccede, tutte
le disposizioni testamentarie sono nulle (art. 823). Se, invece, conteg-
giando le donazioni, rimane ancora una parte della porzione disponi-
bile, ma questa è superata dalle disposizioni testamentarie, allora si
opera la riduzione, che viene f a t t a proporzionalmente senza alcuna di-
stinzione fra erede e legatari (art. 824). Se questa riduzione non basta
ancora a salvare la porzione legittima (riserva), si riducono anche le
donazioni a cominciare dall'ultima in ordine di tempo e risalendo man
mano alle anteriori (art. 1091 e s.). *
5. - LA COLLAZIONE
6. - LA DIVISIONE
1. - GENERALITÀ
(>) Vittorio Scialoia nella prefazione alla terza edizione del « Commento alle
leggi snlle espropriazioni per pubblica utilità » steso da Giunio Sabbatino e Luigi
Bìamonti (Torino, U.T.E.T., 1913) riassume in quattro succose pagine la natura
delle due leggi fondamentali.
L ' I N D E N N I T À S P E T T A N T E AI. P R O P R I E T A R I O E S P R O P R I A T O , ECC. 2-II
(*) Riportiamo i due articoli fondamentali delle Patenti Sarde del 6 aprile 18:»:
ART. 27 - Nel procedere alla stima il perito dovrà tenere conto del valore si reale'
che relativo dello stabile cadente nella espropriazione e delle opere entrostanti, col
desumere il valore reale dagli atti di vendita di data recente, di affittamento e loca-
zione attuali, seguiti senza frode, e in mancanza di questi, dal reddito netto calco-
lato sopra un decennio. — ART. 28 - Relativamente ai fabbricati si avrà inoltre ri-
guardo al valore intrinseco del materiale che li costituisce e al valore estrinseco,
vale a dire al reddito netto calcolato esso pure sopra un decennio.
(2) Si riportano gli articoli fondamentali della legge estense del 10 gennaio 1848 :
ART. l(i - Il perito verifica avanti ogni cosa la rendita del fondo. — ART. 17 - Questa
si desume dal valore dei prodotti, non avuto riguardo agli affitti. — ART. 1 8 - 1 1
valore dei prodòtti è fissato sul prezzo adeguato o medio del novennio dal 1798
inclusivo retro. — ART. 19 - Il valore reale del fondo è determinato calcolando lire
cento per ogni cinque lire di rendita così verificata. — ART. 20 - Da detto valore
si deduce per l'imposta prediale, dove non esiste il censo milanese, un capitale cor-
rispondente a denari 15 per ogni scudo milanese di valore reale. Nei dipartimenti
ove esiste detto censo, la deduzione è in denari 36 per ogni scudo dJ'estimo. —
ART. 21 - A titolo d'imposta, qualunque siasi, nazionale, dipartimentale, distret-
tuale, o comunale, ordinaria o straordinaria, non si fa altra deduzione.
L ' I N D E N N I T À S P E T T A N T E AI. P R O P R I E T A R I O E S P R O P R I A T O , ECC. 2-II
ART. 43. - Non possono essere calcolate nel computo delle indennità
le costruzioni, le piantagioni e le migliorie, quando, avuto riguardo al
tempo in cui furono f a t t e ed altre circostanze, risulti essersi eseguite
nello scopo di conseguire un'indennità maggiore, salvo il diritto al pro-
prietario di asportare a sue spese i materiali e tutto ciò che può essere
tolto senza pregiudizio dell'opera di pubblica utilità da eseguirsi.
Si considerano f a t t e allo scopo di conseguire una maggiore inden-
nità, senza d'uopo di prova, le costruzioni, le piantagioni e le migliorie
che dopo la pubblicazione dell'avviso del deposito del piano di esecu-
zione siano state intraprese sui fondi in esso segnati f r a quelli da
espropriarsi.
termittenti dovuti alla permanenza dello stato di cose create dalla esc
ouzione delle opere di pubblica utilità. La giurisprudenza, infatti, lui
riconosciuto il carattere di permanenza ai danni derivanti da un terra
pieno che impedisce il libero scolo delle acque; ai danni derivanti dal
mancato invecchiamento di vini conservati in cantine adiacenti a strade
ferrate causato dal tremolio prodotto dai treni in movimento; ai danni
derivanti ad una casa per la costruzione di un argine a ridosso di essa :
ai danni arrecati, ai fondi situati nelle vicinanze, da un ponte le cui basse
arcate sono causa di intermittenti inondazioni, ecc.
I n questo senso va quindi negata l'indennità per i danni che una
industria o un negozio possono subire durante i lavori di sistemazione
stradale, ecc.
Certamente il legislatore non è stato molto felice adottando la pa-
rola permanente : la sua giustificata preoccupazione di risarcire soltanto
i danni reali, dimostrabili e apprezzabili, onde evitare i tentativi di avidi
e disonesti speculatori alla ricerca di danni risarcibili, lo ha portato ad
adottare una espressione ambigua, che certo supera l'intento prefissato.
Lo Stato Jion esige, come avviene in alcuni casi pei proprietari espro-
priati, il pagamento di una somma pari all'intero vantaggio di cui il
primo benefica, ma si limita a chiedere soltanto la metà di questa som-
m a : « I l contributo per ciascun proprietario deve essere uguale alla
metà del maggior valore risultante dalla esecuzione delle opere di pùb-
blica utilità » (art. 78). Inoltre, poiché questo vantaggio è stato procu
rato al proprietario dell'immobile, senza che egli ne avesse fatto richie-
sta o anche, talvolta, contro il suo volere, si è cercato di agevolare il
pagamento del contributo, accordando il pagamento rateale in 10 an-
nualità : « questo contributo è pagabile in decimi in ciascun anno con
temporaneamente all'imposta prediale » (art. 78).
L ' a r t . 80 dispone che il proprietario del fondo gravato di contributo
possa abbandonarlo all'espropriante per il giusto prezzo stimato ai ter-
mini dell'art. 39. Questa norma va messa in relazione con le recenti di-
sposizioni della legge 1G dicembre 1920 n. 2251 in materia di applica-
zione del contributo di miglioria in dipendenza dell'esecuzione di opere
pubbliche, la quale' all'art. 2 stabilisce che alle espropriazioni da etì'et
tuarsi in conseguenza della mancata accettazione del contributo da p a r t e
dei proprietari interessati sono applicabili gli art. 12 e 13 della legge
15 gennaio 1885, n. 2892, sul risanamento della città di Napoli, ferme
restando, per quelle da effettuarsi in dipendenza di lavori ferroviari, le
norme di cui all'art. 77 della legge 7 luglio 1907, n. 429, ed il R. D. 24
settembre 1923, n. 2112.
La stessa legge del 1926 all'art. 1 porta la misura del contributo
dalla metà ai tre quarti del vantaggio conseguito. Art. 1 : « Quando
dalla costruzione di un'opera pubblica eseguita dallo State», o da enti
pubblici col concorso dello Stato, sia direttamente che a mezzo di con-
cessioni, derivi ad immobili prossimi all'opera stessa un aumento di va-
lore, può essere imposto ai proprietari un contributo di miglioria non
superiore ai 3/4 di tale aumento ».
La presente disposizione si applica anche in casi di importanti tra-
sformazioni o miglioramenti delle opere esistenti.
utilità, possono occupare temporaneamente i beni privati per estrarre pietre, ghiaia,
sabbia, terra o zolle; per farvi deposito di materiali; per stabilire magazzini e
officine ; per praticarvi passaggi provvisori ; per aprire canali di diversione delle
acque e per altri usi necessari all'esecuzione dell'opera stessa.
Per estràrre pietre, ghiaia, sabbia, terra o zolle, non potranno occuparsi i ter-
reni chiusi da muro.
I materiali raccolti dal proprietario per suo uso, anche in terreni non chiusi
da muro, non potranno essere espropriati se non nei casi preveduti dall'art, 71.
P ) Per più ampie informazioni al riguardo cfr. : SABBATINI - Op. cit., voi. II,
pag. 405 e segg.
290
L'ARTE S P E C I A L E
Dato lo scopo della legge, risulta evidente che l'intenzione del legislatore
era proprio quella espressa dalla lettera del testo legislativo.
D'altro lato le particolari condizioni in cui si trovava l'edilizia napo-
letana dimostrano in maniera inequivocabile che non si commetteva poi
quell'enormità vista da alcuni giuristi (piando si capitalizzava il canone
d'affitto ad un saggio inferiore al 10 %. E siccome l'affitto è lordo di
imposte, spese, ecc., ne risulta che l'indicata somma equivale al valore
che si ottiene capitalizzando, ad un saggio che oscillerà, più spesso, fra
il 7 e l'8 %, il reddito annuo netto del fabbricato.
Quando la legge di Napoli venne estesa a regolare le espropriazioni
di beni situati in condizioni economiche diverse, e persino di beni rustici,
allora apparve l'enormità giuridica dell'art. 13 e forse si cercò di miti-
garne gli effetti accogliendo la interpretazione che riconosce il secondo
termine nella media annua dei fitti capitalizzata.
Facili critiche sono state fatte sulla eterogeneità dei due termini
mediante i quali si determina l'indennità : eterogeneità che risulta evi-
dentissima quando si consideri che, data la mancanza di fitti con data
certa, si adotta l'imponibile netto agli effetti dell'imposta sui terreni e
sui fabbricati. Invero, mentre gli imponibili catastali (al netto di im-
posta) sono redditi netti, i fitti sono redditi lordi e quindi non si capisce
come possa essere ammessa la loro sostituibilità.
Inoltre, tanto i fitti quanto gli imponibili catastali non sono tali
da dare sicuro affidamento. I fitti dichiarati nei contratti di locazione
sono generalmente inferiori ai fitti realmente pagati, e ciò fanno inqui-
lino e proprietario, di comune accordo, per evadere l'imposta. Gli ini
ponibili catastali, data la diversità dei catasti, spesso sono espressi in
monete aventi diverso contenuto aureo ed inoltre sono spesso affetti da
gravi errori in un senso o nell'altro. Infine, è a t u t t i noto che anche
gl'imponibili determinati dal Nuovo Catasto, se forse in definitiva risul-
tano perequati non possono essere congrui (1).
Le considerazioni precedentemente esposte portano alla condanna
dell'art. 13: condanna assoluta quando la legge di Napoli sia estesa ad
altri territori.
Pure, in realtà, a Napoli le cose non andarono così male come si
potrebbe supporre e se ne ha una spiegazione richiamando le particolari
condizioni del momento e del luogo. I fabbricati soggetti all'espropria -
zione erano vecchi, in un miserevole stato di manutenzione e quindi ave-
vano un basso valore di mercato; gli affitti erano invece elevatissimi per
la grande domanda, per la posizione topografica del quartiere e per la
bassa condizione sociale delle persone che vi abitavano. Gli imponibili
catastali erano congrui, essendo da poco tempo riveduti. Il legislatore
•c) Legge ferroviaria : art. 77. - Tra le leggi e i decreti clic si richia-
mano alla legge di Napoli merita particolare menzione, anche per le nu-
merose applicazioni che essa ebbe, la legge ferroviaria del 7 luglio 1907
n. 409, la quale all'art. 77 regola le espropriazioni nella maniera se-
guente :
« Alle espropriazioni occorrenti, così per lavori sulle linee esistenti,
come per nuove costruzioni ferroviarie, si applicheranno le norme degli
art. 12 e 13 della legge 15 gennaio 1885, n. 2892, per il risanamento della
città di Napoli.
Nei luoghi però ove vigessero disposizioni legislative speciali più
favorevoli alle amministrazioni esproprienti, tali disposizioni saranno
applicate anche alle espropriazioni da eseguire dalla amministrazione
delle Ferrovie dello Stato.
Le suddette disposizioni saranno applicabili anche alle espropria-
zioni per la costruzione di nuove ferrovie concesse all'industria privata
e sovvenzionate dallo Stato ».
li interessante rilevare ancora una volta che, al secondo capoverso
dell'articolo sopra citato, il legislatore conferma candidamente non la
intenzione di corrispondere un'indennità proporzionata al sacrificio eco
nomico del privato, ma il desiderio di pagare quanto meno può, giovati
dosi di ogni possibile disposizione legislativa a suo favore.
(>) Queste commissioni arbitrali erano state istituite con l'art. 12 del capitolato
generale, concluso f r a il Municipio di Napoli e la Società del Risanamento il 3 ot-
tobre 1888, appunto allo scopo di sostituire le norme della legge con procedimenti
che si ritenevano più equi ed esatti.
L ' I N D E N N I T À S P E T T A N T E AL PIÌOI'UIETAKIO E S P R O P R I A T O , E C C . 255
5. - L A RELAZIONE PERITALE
* li. D. 22 marzo 1900, n. 195, che approva il testo unico della legge sulle bonifi-
cazioni delle paludi e dei terreni paludosi (art. 5, 27, 35).
* R. D. 16 maggio 1900, n. 401, che approva il testo unico delle leggi sulle servitù
militari (art. 14, 21 del T. U.).
* * L. 7 luglio 1902, n. 306, che approva l'anticipazione di L. 12.500.000 sulle annua-
lità del concorso dello Stato nelle opere edilizie e di ampliamento della città
di Roma (art. 4).
L. 13 dicembre 1903, n. 474, pel bonificamento dell'Agro romano (art. 7). (In caso
di espropriazione, i terreni saranno posti all'asta e il prezzo base « sul quale
sarà aperta l'asta di cui all'art. 8, sarà determinato caso per caso da un
collegio di tre arbitri », art. 7).
Regolamento 14 gennaio 1904, n. 27, pel risanamento della città di Napoli.
* * L. 31 marzo 1904, n. 140, portante provvedimenti speciali a favore della pro-
vincia di Basilicata (art. 47). Si richiama all'art. 27 della legge 2 agosto 1897,
n. 382 sulla Sardegna.
* * L. S luglio 1904, n. 351, portante provvedimenti per il risorgimento economico
della città di Napoli (art. 6 e 18).
R. D. 10 novembre 1905, n. 647, che approva il testo unico delle leggi pel bonifi-
camento dell'Agro romano e sulla colonizzazione dei beni demaniali dello Stato
(art. 13 che ripete l'art. 7 della legge 13 dicembre 1903, n. 474),.
* * L. 25 giugno 1906, n. 225, concernente provvedimenti a favore della Calabria
art. 31).
* * L. 19 luglio 1906, n. 390, sui provvedimenti a favore dei danneggiati dalla eru-
zione del Vesuvio dell'aprile 1906 (art. 54).
L. 7 luglio 1907, n. 417, con la quale si dichiara di pubblica utilità la costruzione
della nuova sede per l'amministrazione della cassa dei depositi e prestiti.
* * L. 7 luglio 1907, n. 429, riguardante l'ordinamento dell'esercizio di Stato delle
ferrovie non concesse ad imprese private (art. 77).
* * L. 11 luglio 1907, n. 502, portante provvedimenti per la città di Roma (ari. 2, 5).
* R. D. 1 agosto 1907, n. 636, che approva il testo unico delle leggi sanitarie
(art. 127 del T. U.).
* * R. D. 10 novembre 1907, 11. 844, che approva il testo unico delle leggi contenenti
provvedimenti per la Sardegna (art. 58).
* * R. D. 27 febbraio 1908, n. 89, che approva l'annesso testo unico di leggi sulle
case popolari o economiche (art. 20).
* * L. 9 luglio 1908, n. 445, sui provvedimenti per la Basilicata e la Calabria (art. 46).
290
L'ARTES P E C I A L E
LA STIMA D E I DANNI
1. - IL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE
Alla stima dei danni (x) è opportuno premettere alcune notizie sul-
l'assicurazione, poiché, nel maggior numero dei casi, è mediante questo
contratto che si provvede alla riparazione del danno economico provo-
cato dal sinistro.
L'assicurazione è il contrattto con cui l'assicuratore si obbliga, me-
diante un premio, a risarcire le perdite o i danni che possono derivare
all'assicurato da determinati casi fortuiti o di forza maggiore, ovvero a
pagare una somma di denaro secondo la durata o gli eventi della vita
di una o più persone (art. 117 cod.'comm.).
Gli elementi essenziali del contratto di assicurazione sono t r e : l'im-
presa assicuratrice, il rischio assunto da questa impresa, il premio pa-
nato dall'assicurato.
Senza rischio non può esistere contratto di assicurazione. I n f a t t i ,
se l'evento, su cui si fonda il contratto, è prevedibile con certezza, si
può con facilità determinare anche il valore attuale della somma oc-
corrente al momento del sinistro. L'impresa assicuratrice diverrebbe un
inutile e dispendioso intermediario, non adempiendo essa ad alcuna fun-
zione economica. Il rischio consiste appunto nell'ignorare se un deter-
minato evento accadrà o meno, e, se accadrà, quando ed in quale misura
si verificherà.
Considerando un gran numero di eventi di rischio omogeneo, spesso
si possono cogliere, con adeguata indagine statistica, delle uniformità,
sulle quali appunto si basano le previsioni fatte dalle compagnie di as-
sicurazione. Classico è l'esempio della mortalità umana, la quale, nel
fatto singolo, sfugge ad ogni regola, ed invece ne segue una, determina-
bile, quando si considera un gran numero di casi. Per questo le compa-
essere fatta subito con speditezza. Il relitto è naturalmente di proprietà della com-
pagnia assicuratrice.
(') L'assicuratore non ha, ad esempio, alcuna responsabilità se i valori chiusi
in una lettera assicurata, ma non provvista di suggelli, sono rubati ; analoga-
mente, in caso di assicurazione dei trasporti, nessun obbligo incombe ali'assicura-
tore quando, si ponga il easo, il vino inacetisce o l'olio si spande per vizio dei
recipienti. Gli esempi citati sono tratti dal VIVANTE - Trattato di diritto commer-
ciale. Vallardi, Milano, 1935, voi. IV. pag. 434.
LA STIMA DEI DANNI 269
strare, dopo il sinistro, il valore che aveva la cosa assicurata, cosa inolio
difficile quando si t r a t t a di navi naufragate o disperse.
3 . - L A S T I M A D E I D A N N I P R O D O T T I DALLA GRANDINE
P) Cfr. per più ampi ragguagli l'utilissimo lavoro del Dr. ARTURO MAESTRI
Guida nella stima dei danni della grandine alle colture del suolo. 3a ediz. F.lli
Marescalchi, Casale Monferrato, cap. IV, pagg. 67 e segg.
Per un'ampia informazione bibliografica intorno alle opere in tema di danni
per grandine, incendi, ecc. si veda il citato saggio bibliografico della letteratura
italiana in tema di estimo, opera del Prof. E. MARENGHI, pubblicato In appendice
alle Lezioni di Estimo. Milano, Editrice Politecnica, 1926.
LA S T I M A DEI DANNI
4. - I M E T O D I P E R V A L U T A R E I L DANNO D E L L A GRANDINE
da questa analisi parziale del danno, che esprime il danno della porzione
d'assaggio, è facile ricavare la misura media del danno. E cioè:
; a 95 -+- 6 85 •+- o 72 -i- d 54 -+- e 20
1. - GENERALITÀ
(') Per quanto attiene a questo capitolo si possono confrontare con profitto i
lavori del Curis e in particolare : GIOVANNI C H R I S - Gli usi civici. Roma, Libreria
del Littorio, 1928-VI. - Per la parte estimativa ci siamo serviti specialmente dello
studio del Dr. VITTORIO CIARROCCA - Le stime inerenti alla sistemazione ed alla
liquidazione degli usi civici, pubblicato ne « La rivista del Catasto e dei Servizi
tecnici », Roma, Ministero delle Finanze. - Per la pratica estimativa è di utile
consultazione il « Bollettino degli Usi Civici », pubblicato dal Ministero per l'Agri-
coltura e le Foreste.
( 2 ) ACERBO GIACOMO - Il riordinamento degli Usi Civici nel Regno. Relazione
presentata alla Camera dei Deputati per la conversione in legge del R. D. 22-VI-
1924, n. 751, pag. 4.
(*) I commissariati stabiliti con R. D. 16-VI-1927, n. 1255, sono 12 ed hanno
sede a Torino, Milano, Trento, Trieste, Bologna, Roma, Aquila, Napoli, Bari, Ca-
tanzaro, Palermo e Cagliari.
l ' l Quando il commissario ordina la perizia è in facoltà delle parti di farsi
assistere da periti di propria fiducia. (Art. 6 della legge).
290
L'ARTES P E C I A L E
.Soltanto ili alcuni casi, come sono quelli previsti dall'art. 7 della legge,
e espressamente disposto di ricorrere alla perizia. Più frequentemente
l'opera del tecnico è richiesta dal commissario, in base all'art. 28 della
legge, quale speciale incaricato, per l'esecuzione delle operazioni di liqui-
dazione.
Sotto qualsiasi veste sia chiamato, il tecnico ha quasi sempre una
parte importante nelle operazioni per la liquidazione degli usi civici.
Lo documenta largamente la raccolta del Bollettino degli Usi Civici (')
contenente i provvedimenti emessi in applicazione della legge 16-VI-.1927 :
da essa risulta come i commissari demandino ad agronomi, ingegneri,
geometri le valutazioni dei diritti, la fissazione dei compensi e dei ca-
noni enfiteutici, la ripartizione dei beni da alienarsi, e prendano come
base dei loro provvedimenti le relazioni dei tecnici di cui fanno proprie
le conclusioni.
Per l'applicazione della legge per la sistemazione degli usi civici
sorgono varie questioni estimative, le quali possono raggrupparsi nelle
seguenti categorie :
a) stime per affrancazione degli usi civici su terre private ;
b) stime per scioglimento di promiscuità;
c) stime per legittimazione delle occupazioni di terre demaniali ;
dì stime per reintegrazione di terre occupate;
e) stime occorrenti uel caso di distribuzione di terre.
Cosi una eguale frazione del fondo, che può oscillare entro limiti
abbastanza ampi, e cioè f r a 1/4 e 1/2, può essere attribuita a compenso
di usi civici sia utili, sia essenziali. I limiti segnati dal legislatore non
si possono valicare e quindi non si potrà assegnare meno di 1/8 e più
di 1/2 nel caso di usi civici essenziali, o meno di 1/4 e più di 2/3 nel caso
di usi civici utili.
P) Cfr. GIOVANNI CHRIS - Gli Usi Civici. Libreria del Littorio, Roma, anno VI,
pag. 82 e 83.
(2) Decreto 10 marzo 1S10, art. 11 e seg.
290
L'ARTE S P E C I A L E
P ) E e g . 26 f e b b r a i o 1928, n . 332.
LE S T I M E INERENTI ALLA S I S T E M A Z I O N E D E G L I U S I CIVICI 281
dazione degli usi civici sulle proprietà private in Gomero, frazione del
comune di Casto, in Provincia di Brescia (1).
Accertato clie nelle terre di Comero esisteva l'uso civico di pascolo
e pattume, si dava incarico ad un geometra di formare il progetto di li
quidazione. Questi previa opportuna perizia, proponeva come compenso :
un quarto per boschi radi a buon pascolo e pattume, un sesto per bo-
schi discreti a discreto pascolo e pattume, ed un ottavo per boschi fitti
con scarso pascolo e pattume.
Il progetto era diviso in due p a r t i : la prima comprendeva 10 ditte
i cui terreni venivano liberati dall'uso civico mediante pagamento di
canoni, trattandosi di terreni sostanzialmente e permanentemente mi-
gliorati o di troppo piccola estensione per esser aggruppati in unità agra
rie ; la seconda parte riuniva 3 ditte per le quali la liquidazione sarebbe
avvenuta a mezzo escorporo. La quota di compenso veniva determinata
non solo col criterio dell'estensione ma anche con quello del suo valore.
Nonostante l'opposizione di tre dei proprietari interessati, il com-
missario rendeva esecutivo il progetto riassunto nella riportata tabella.
3 . - S T I M A P E R S C I O G L I M E N T O DI P R O M I S C U I T À
P) « Bollettino degli Usi Civici », fase. V, maggio 1934, pag. 1458 e segg.
p) « Bollettino degli Usi Civici », fase. I l i , marzo 1930, pag. 419. Molti altri
esempi del genere sono riportati negli altri fascicoli del Bollettino.
L E S T I M E I N E R E N T I ALLA S I S T E M A Z I O N E D E G L I U S I CIVICI 293
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L'ARTE S P E C I A L E
4 . - S T I M E P E R L E G I T T I M A Z I O N E D E L L E O C C U P A Z I O N I DI TERRE D E M A N I A L I
tf-KV-^H ^(Vf-rn)r]r,
da cui
0 = l(Vf-Vm) (1 + 10 r)]r ,
dove G, rappresenta il canone ; V/} il valore di stima del fondo stabilito
in base al prezzo di mercato ; Vm, il valore delle migliorie; 10 Vm-r il va-
lore delle 10 annualità di interessi; r, il saggio legale in materia civile,
cioè 0,04.
La formula riportata traduce in simboli la lettera della legge, am-
messo — come sembra giusto — che le 10 annualità di interessi debbano
essere calcolate sul valore del fondo diminuito di quello delle migliorie.
Per la determinazione del valore delle migliorie sorgono questioni
giuridico-estimative analoghe a quelle inerenti alle « stime originate
dalla devoluzione » nell'enfiteusi (2).
Anche qui si presenta, infatti, il seguente problema fondamentale.
(') Le dieci annualità di interessi, che vanno ad aumentare il valore del fondo
senza migliorie, rappresentano il beneficio che l'occupante ha ricavato dal fondo,
durante il periodo minimo di dieci anni, che la legge richiede per legittimare l'oc-
cupazione.
(2) Cfr. il capitolo su l'enfiteusi a pag. 195.
L E S T I M E I N E R E N T I ALLA S I S T E M A Z I O N E D E G L I U S I CIVICI 285
5 . - S T I M E P E R R E I N T E G R A Z I O N E DI T E R R E O C C U P A T E
6 . - S T I M E R I C O R R E N T I N E L CASO DI D I S T R I B U Z I O N E DI TERRE
LA P E R I Z I A NELLA P R O C E D U R A C I V I L E ( l )
1. - GENERALITÀ
2. - L A PERIZIA STRAGIUDIZIALE
dalla parte come patrocinatore tecnico della causa, e com'è tale lia di-
ritto di intervenire nelle operazioni peritali, in rappresentanza ed in
difesa del suo cliente, per assisterlo nelle questioni tecniche nelle quali il
procurator ad lites non potrebbe efficacemente difenderne gli interessi.
3 . - L A PERIZIA GIUDIZIALE
('I Questo elenco è stato riportato quasi integralmente da! MARENGHI: « Lezioni
di Estimo ». Editrice Politecnica, Milano, 1925
cordano sulla liquidazione dei loro crediti, questa deve essere fatta da un perito
nominato d'ufficio dal giudice.
Per gli art. 819 e 825 Cod. Proc. Civ. : quando vengono venduti all'incanto beni
immobili o beni mobili, appartenenti ad un minore sottoposto a tutela, deve essere
nominato un perito per la stima dei beni stessi.
Per gli art. 875 e 877 Cod. Proc. Civ. : devono essere nominati i periti per la
stima dei beni immobili componenti una eredità accettata con beneficio d'inventario.
La nomina è indispensabile per ottenere l'autorizzazione a vendere i beni stessi.
Per l'art. 32 della legge 25 giugno 1865, n. 2359, devono essere nominati uuo
o tre periti, per la stima dei ibeni espropriati per opere di pubblica utilità, ogni
qualvolta non vi sia accordo tra le parti interessate.
Per gli art. 36-38 della Legge del Registro, approvata con R. D. 30 dicembre
1923, n. 3269, devono essere nominati uno o tre periti ('), su istanza dogli inte-
ressati per la stima dei beni immobili il cui valore dichiarato è inferiore a quello
stabilito dall'Ufficio del Registro :
a) di oltre un decimo nei trasferimenti di beni immobili a titolo gratuito;
b) di oltre un ottavo nei trasferimenti di beni immobili a titolo oneroso.
Per gli art. 36-40 della Legge tributaria sulle successioni, approvata con I!. D.
30 dicembre 1923, n. 3270, devono essere nominati i periti (uno o tre a seconda
dei casi) per la stima dei beni immobili passati in eredità, sul valore del quali
non vi sia l'accordo voluto con l'ufficio del registro.
Per il II paragr. dell'art. 30 delle Disposizioni transitorie per l'attuazione del
Cod. Civ. : ove si tratti di enfiteusi temporanea, il capitale da pagarsi per l'affran-
cazione può ricevere un aumento che, in caso di contestazione, è fissato dall'autorità
giudiziaria, premessa una perizia e tenuto conto di ogni pregiudizio che possa
derivarne al direttario.
Per la legge 11 giugno 1925, n. 998, conversione in Legge del R. D. L. 15 luglio
1923, n. 1717 : per le affrancazioni delle enfiteusi temporanee ii prezzo da pagare
al concedente può ricevere un congruo aumento, che, in mancanza di accordo f r a
le parti, è fissato dall'autorità giudiziaria, premessa la perizia del fondo e tenuto
conto di ogni pregiudizio che il concedente stesso possa avere.
LA S C E L T A E I L N U M E R O DEI P E R I T I
7. - A N T I C I P A Z I O N E DI S P E S E E L I Q U I D A Z I O N E DI COMPENSO
8. - L E OPERAZIONI PERITALI
(') Cfr. A. Lo BIANCO: «La pratica della perizia e dell'arbitrato». Hoeplt, Mi-
lano 1929. In questo manuale sono riportati molti utilissimi schemi, moduli, tipi
di domande, di notifiche, ecc. ai quali si potrà ricorrere con profitto dovendo sten
dere verbali d'accesso, introduzioni a perizie, ricorsi di proroga, ecc.
LA P E R I Z I A N E L L A PROCEDURA CIVILE 295
9. - L A RELAZIONE P E R I T A L E . - PROCEDURA
I periti devono fare una sola relazione nella quale devono esprimere
•un solo avviso motivato a pluralità di voti (art. 264).
Per motivi evidenti il legislatore lia disposto che, nel caso di diver-
genza di opinioni t r a i periti, si debbano esprimere i motivi delle diverse
opinioni omettendo il nome dei periti che le hanno espresse.
Per evitare eccessivo dispendio i periti non possono corredare la
relazione di piani e tipi, salvo che sia stato loro indicato con l'ordinanza
o sentenza o che vi sia il consenso delle parti. Naturalmente le opera-
zioni peritali devono essere compiute con mezzi idonei; per questo l'ar-
ticolo 277, in materia di accesso giudiziario, dispone che il giudice de-
legato può di ufficio o su istanza delle parti, ordinare la formazione di
un tipo del luogo controverso, oppure la verificazione di quelli già pro-
dotti in causa. Il giudice affida quest'operazione ai periti stessi o ad un
altro perito da lui nominato, se le parti non si accordino su la nomina.
Quando t u t t i i periti sanno scrivere, la relazione deve essere sotto-
scritta contemporaneamente da t u t t i i periti, in presenza del cancel-
liere dell'autorità giudiziaria che ha ordinato la perizia. Se i periti o
alcuni di essi non sanno scrivere, la relazione è letta dal cancelliere in
presenza di tutti i periti ed è sottoscritta da quelli di essi che sanno
scrivere.
Quando la perizia è stata ordinata dal pretore la relazione si pre-
senta nella cancelleria della pretura. Se è stata invece ordinata dal Tri-
bunale o dalla Corte, la relazione si presenta nella rispettiva cancelle-
ria, salvo le disposizioni contrarie del presidente. I n f a t t i questo, a nor-
ma dell'art. 266, può ordinare che la relazione dei periti sia ricevuta
dal cancelliere della pretura del mandamento in cui la perizia fu ese-
guita, o da quello della residenza di uno dei periti; in tal caso il can-
celliere la trasmette immediatamente in originale alla cancelleria del-
l'autorità giudiziaria che ha ordinata la perizia.
La relazione dei periti non è ritenuta atto pubblico; per questo, in
ordine ai dati e alle notizie raccolte, può essere impugnata con qualun-
que mezzo di prova senza dover ricorrere alla querela per falso.
L'ARBITRATO
1. • GENERALITÀ
nascere, se gli arbitri non siano stati nominati, oppure vengano a man-
care per qualunque causa, la nomina dei mancanti è f a t t a dall'autorità
giudiziaria che sarebbe competente a conoscere la controversia, sempre-
chè le parti non abbiano stabilito diversamente.
Contro a clausola compromissoria, non pochi proceduristi hanno
indirizzate le loro critiche, perchè la giudicano fonte di nuove contro-
versie anziché efficace mezzo per risolverle con quella rapidità di giu-
dizio che è nell'animo dei contraenti.
La clausola compromissoria si distingue dal compromesso perchè
questo contempla controversie ben definite, quella ha per oggetto con-
troversie che possono sorgere da dati rapporti e quindi non sono defi-
nite. P e r cui in sostanza la clausola compromissoria « è un compro-
messo in corso di formazione ; o, per dir meglio, è il nucleo centrale di
una serie di f u t u r i compromessi i quali si perfezioneranno mercè lo svi-
luppo degli elementi mancanti nella clausola, mano mano che le vicende
siano per determinarne l'opportunità e il bisogno » (1). Valgono quindi
per la clausola le altre disposizioni inerenti al compromesso.
in base al quale gli arbitri, ponendosi in relazione con gli organi giurisdi
zionali ordinari, (senza veruna ingerenza delle parti) ottengono che la
loro sentenza sia parificata a quella dei Tribunali dello S t a t o ; al quale
scopo essi devono depositare (art. 21), insieme con la sentenza, l'atto di
compromesso » (').
La validità del compromesso è in dipendenza dell'esistenza dei se-
guenti requisiti essenziali, che devono risultare da una o più scritture:
1°) L'obbligazione di compromettere.
2°) L'indicazione delle parti compromettenti.
3") La determinazione delle controversie.
1°) La designazione degli arbitri.
5°) La loro accettazione.
Ai quali si può aggiungere la data, la registrazione e redazione del
compromesso in due originali, secondo le modalità previste dalla legge.
Elemento importante, ma nou indispensabile, è anche il termine en-
tro il quale esso deve essere eseguito. Riguardo alla modalità da seguire
nella stesura del compromesso rimandiamo ai moduli e schemi contenuti
nei manuali ricordati.
5. - L A PROCEDURA ARBITRALE
P ) C f r . MORTARA, o p . c i t . , p a g . 79.
L'ARBITRATO 305
6 . - L A SENTENZA ARBITRALE
tenza del pretore ; davanti alle corti di appello quando le questioni sa-
rebbero state di competenza del tribunale.
9. - I L C O M P E N S O AGLI ARBITRI
(') Cfr. L. MORTASA, op. cit., voi. II, n. 3 7 7 ; voi. I l i , n 72, n. 107 e segg.
p) Art. 1753 : « Il mandante deve rimborsare il mandatario delle anticipazioni
(1755) e delle spese che questi ha fatto per l'esecuzione del mandato, e pagargli
il compenso se lo ha promesso (1754).
« Se non è imputatile alcuna colpa al mandatario, il mandante non può dispen-
sarsi da tale rimborso e pagamento, ancorché l'affare non fosse riuscito, uè può
f a r ridurre la somma delle spese e delle anticipazioni, col pretesto che avrebbero
potuto essere minori ».
L'ARBITRATO 309
P ) C f r . A . L o BIANCO, o p . c i t . , p a g . 2 7 9 .
310 PARTE SPECIALE
.
CAPITOLO I.
S i n d a l l ' a n t i c h i t à la terra, e i f a b b r i c a t i f u r o n o c o n s i d e r a t i c o m e
la m i g l i o r e m a t e r i a i m p o n i b i l e . O p i n i o n e c h e nel s e t t e c e n t o v e n n e rin-
forzata dai fisiocrati, i quali, sostenendo che soltanto l'agricoltura è
s u s c e t t i b i l e di r e d d i t o n e t t o , a f f e r m a v a n o essere la t e r r a l a sola ma-
t e r i a i m p o n i b i l e . P e r q u e s t o i p r o p r i e t a r i f o n d i a r i s a r e b b e r o s t a t i de-
s t i n a t i d a l l ' o r d i n e n a t u r a l e delle cose a s o s t e n e r e la p a r t e p i ù notevole
delle p u b b l i c h e spese ( 2 ).
I l b i l a n c i o degli S t a t i d ' a l l o r a s e m b r a v a c o n f e r m a r e la t e o r i a , poi-
c h é e r a s o p r a t u t t o l ' i m p o s t a sui t e r r e n i e sui f a b b r i c a t i c h e c o n t r i -
buiva a f o r m a r e le e n t r a t e dello S t a t o . Ciò s p i e g a p e r c h è le o r i g i n i del
catasto abbiano carattere esclusivamente fiscale.
(') Tra i lavori fondamentali, cui ognuno deve ricorrere per approfondire lo
studio dell'estimo catastale, ricordiamo la magistrale Relazione della Commissione
sul progetto di legge presentato dal Ministro delle Finanze il 21 dicembre 1882,
sul Riordinamento dell'imposta fondiaria, pubblicata negli atti parlamentari e
dovuta, per tutta la parte tecnica, ad ANGELO MESSEDAGLIA. Quest'opera, giusta-
mente celebrata, è stata ripubblicata a cura del nipote Luigi Messedaglia.
Cfr. ANGELO MESSEDAGLIA - Il catasto e la perequazione. Relazione parlamen-
tare. Nuova edizione a cura dii Luigi Messedaglia. Prefazione di Giuseppe Tas-
sinari, Bologna, Cappelli, editore, 1936-XIV. Si cfr. anche: Inchiesta sui catasti
del Regno, allegata al disegno di legge del 21 maggio 1874, n. 40; DEGIOANNI - Ma-
nuale amministrativo per i servizi riguardanti la conservazione dei catasti, le
imposte fondiarie, ecc. Roma, 1933. Importante è la Raccolta delle disposizioni di
massima, relative al riordinamento dell'imposta fondiaria, pubblicate in sei vo-
lumi dalla Giunta Superiore del Catasto. Tra i lavori recenti tiene un posto do-
minante la monografia di L U I G I E I N A U D I - La terra e l'imposta. « Annali di eco-
nomia », voi. I, 1924. Indispensabili sono poi le istruzioni predisposte dalla Dire-
zione Generale del Catasto. Dal 1934 si pubblica dal Ministero delle Finanze, in
Roma, la « Rivista del Catasto e dei Servizi Tecnici Erariali », nella quale sono
stati pubblicati importanti studi.
C) Cfr. Louis H E G G - Étude sur le cadastre, Lausanne, Imprimérie La Con-
corde, 1923, pag. 13,
310
E S T I M O CATASTAI,E
2. - C A T A S T O ED I M P O S T A IN ITALIA
P) Per avere precise nozioni intorno alla composizione delle entrate dello Stato
cfr. F . A. REPACI - La finanza italiana nel ventennio 1918-1932. Torino. Einaudi,
1 9 3 4 - X I I . — F . A. REPACI - Le finanze dei comuni, delle provinole e degli enti cor-
porativi. Torino, Einaudi. 1 9 3 6 - X I V .
I P R E C E D E N T I E I CARATTERI G E N E R A L I D E L NUOVO CATASTO 317
3. - I VECCHI CATASTI
P) Chi desiderasse avere ampi ragguagli sul Censimento Milanese, che il Mes-
sedaglia nella celebrata relazione chiama modello degli odierni catasti, può con-
sultare la Relazione dello stato in cui si trova, l'opera del censimento universale
del Ducato di Milano nel. mese di maggio dell'anno 1750, redatta da POMPEO NERI,
in Milano, 1750, nella Regia Ducal Corte, per Giuseppe Richino Malatesta, stam-
patore Regio Camerale. Si veda su l'argomento la fondamentale monografia di
LITIGI E I N A U D I : La terra e l'imposta. «Annali di Economia», voi. I . Milano, Uni-
versità Bocconi, 1924.
310
E S T I M O CATASTAI,E
diligente clie con la sua opera attenta e con i miglioramenti faceva pro-
durre più intensamente la terra, con vantaggio proprio e della colletti
vita. Rendendo stabile la rendita catastale si esentavano automatica
mente i miglioramenti fondiari, mentre si colpivano duramente i dete-
rioramenti.
Celebre è la lode tributata da Carlo Cattaneo ( l ) al Censo Mila-
nese, il quale, invece di accertare il reddito effettivo, accertava il red-
dito ordinario. « Il nuovo Governo chiamò successivamente a cooperare
alla grande rinnovazione della Lombardia le belle e generose intelligenze
di Pompeo Neri, di Gianrinaldo Carli, di Cesare Beccaria, di Pietro
Verri. Si stabilì un nuovo censimento, che mirava a collocare l'imposta
sul valore fondamentale del terreno, anziché sul variabile annuo red
dito, e sulla personale condizione dei possessori. Il nuovo catasto, de-
cretato nel 1718, ritardato con infiniti artifizii da molte magistrature e
molte classi privilegiate, ottenne il sacro vigore di Editto Perpetuo al
1° gennaio 17G0. Il suo principale effetto f u di pesare sull'inerzia ed
alleviare l'industria ; poiché, ferma stante la proporzione della tassa
all'estimo una volta pronunciato, le migliorie successive rimangono
esenti; e il fondo quanto meglio è coltivato, viene a pagare una tanto
minor quota del f r u t t o . Non passarono dieci anni, che vasti t r a t t i sterili
si videro coperti di ubertose messi. Alla fine del secolo il valor venale
fondiario dell'Agro Lodigiano era già quasi raddoppiato!».
L'antico Censo Milanese venne continuato dal Nuovo Censo Lom-
bardo-Veneto. I n f a t t i , nel 1S25 si decretava che quest'ultimo dovesse
conformarsi alle norme dell'antico censo milanese, onde potersi più
facilmente perequare con esso ; e nell'anno 1826 si iniziarono le ope
razioni di stima dei terreni, poiché la levata delle mappe era cornili
ciata, dopo laboriosi lavori preparatori, nel 1807, sotto il Regno d'Ita
lia d'allora.
Le mappe sono state levate per comuni censuari; i quali spesso
non coincidono coi comuni amministrativi e sono più piccoli di questi.
L'estimo è stabilito per particelle, con il consueto procedimento ana-
litico per classi e tariffe. Però mentre il censimento milanese espri
meva l'estimo in valor capitale, il nuovo censo Lombardo-Veneto lo
esprimeva in termini di reddito. I risultati del computo estimativo
venivano confrontati, per riprova, con i fìtti praticati nel luogo.
L'unità di superfìcie è la pertica censuaria di 1000 metri quadrati ;
l'unità monetaria è la lira austriaca. Pertanto la tariffa esprime la
rendita in lire per ogni pertica censuaria. Allo scopo di non ostacolare
4. - LA PEREQUAZIONE FONDIARIA
Prima della legge del 1886, nei nove compartimenti catastali, tenuto
conto delle duplicazioni e omettendo le minori suddivisioni, erano in
vigore 22 catasti.
Su 8382 comuni, nei quali era diviso il territorio del Pegno nel
1871, solo 4663 possedevano un catasto geometrico; il quale interessava
circa il 43 % della superficie del Pegno.
Quindi oltre la metà del territorio mancava di mappe di qualsiasi
genere. Ciò spiega perchè le proporzioni dei terreni improduttivi o non
censiti segnassero delle forti oscillazioni; dal 29 % nel catasto napole-
tano al 7 % circa nel catasto pontificio. Le differenze si accentuavano
per le singole Provincie. I n f a t t i , come risultò dall'inchiesta sui catasti
condotta nel 1871, vi erano alcune Provincie, come Catanzaro e Napoli,
le quali, secondo le risultanze catastali, avrebbero avuta una superficie
produttiva superiore a quella geografica.
Ciò spiega l'urgente necessità di una riforma, che eliminasse la spe-
requazione causata dalla diversità dei catasti esistenti. Tanto più che
accanto alla sperequazione f r a catasto e catasto, o sperequazione ester-
na, esisteva una sperequazione interna, f r a comune e comune, f r a pri-
vato e privato, che costituiva la vera sperequazione, alla quale era ben
più difficile porre rimedio.
L'impossibilità che il complesso dei catasti ereditati dagli state-
relli in cui era divisa la Penisola potesse servire ai nuovi bisogni del
Regno si manifestò in maniera evidente. Tra l'altro lo dimostra il fatto
che per distribuire il carico dell'imposta fondiaria in modo tale da avere
un minimo di perequazione, si dovette promulgare la legge 15 luglio
1864, n. 1831, la quale fu chiamata legge per il conguaglio (provvisorio)
dell'imposta fondiaria. Essa ripartiva il contingente di 110 milioni di
imposta fra i nove compartimenti catastali, suddividendolo poi per Pro-
vincie e per comuni.
310
E S T I M O CATASTAI,E
P ) Cfr. : A . GRANDI - Stato e sviluppo dei lavori di formazione del catasto ita-
liano. Roma, Poligr. dello Stato, 1935-XIII.
310
E S T I M O CATASTAI,E
Ettari Particelle
Triangolazione 25.73S.932 —
Ettari Particelle
6. - L A L E G G E D E L L A P E R E Q U A Z I O N E FONDIARIA
o per altre speciali condizioni, escluse le prode ordinarie dei fondi, che
ne formano parte integrante.
Possono farsi particelle distinte anche per quei terreni che sono
situati nello stesso comune, appartengono allo stesso possessore e sono
della medesima qualità, od hanno la stessa destinazione, quando sono
divisi da fossi, muri, strade o da altre accidentalità naturali o arti
fìciali permanenti del terreno.
Si rilevano pure, e si rappresentano in mappa, senza che costituì
scano particelle catastali da numerarsi :
a) le strade nazionali, provinciali, comunali e vicinali, le piazze
pubbliche, i ponti non soggetti a pedaggio, ed in generale tutti gli im
mobili di proprietà dello Stato sottratti alla produzione per un pub-
blico servizio gratuito ;
b) l'alveo dei fiumi e dei torrenti ;
c) l'area di proprietà pubblica occupata da canali, laghi, stagni,
serbatoi e simili ;
d) i canali maestri per la condotta delle acque.
Di regola ogni Comune Amministrativo avrà una sola mappa ed
una sola tariffa.
Le eccezioni a questa regola dovranno essere autorizzate dal Mini
stero delle finanze con decreto speciale. In questo caso il comune si di
vide in sezioni per il solo scopo catastale, e le sezioni devono in gene
rale essere delimitate da strade, corsi d'acqua, o da altri limiti natu
rali o artificiali, e possibilmente da confini di proprietà.
I beni devono intestarsi ai rispettivi possessori, quali risultano al
l'atto del rilevamento, valendosi delle notizie raccolte durante la deli
nutazione e delle indicazioni che vengono fornite dai possessori o da chi
li rappresenta, o in mancanza di essi dalla commissione censuaria co
munale o dall'indicatore che accompagna il perito.
Nei casi di enfiteusi o livello, e di usufrutto, la intestazione deve
portare in linea principale l'enfiteuta o livellano, e l'usufruttuario, ed
in linea secondaria chi ha il dominio diretto o la proprietà del fondo.
Se la proprietà indivisa dell'immobile è comune a più persone, l'in-
testazione indicherà le quote dei singoli partecipanti, sebbene ciascuno
di essi sia tenuto in solido al pagamento dell'imposta.
Qualora sull'immobile coesistano, da parte di più persone, diversi
diritti reali di godimento dei f r u t t i o di altre utilità del sopra o sotto
suolo e gli interessati lo richiedano, la intestazione indicherà i singoli
compossessori, specificando per ognuno di essi i diritti reali di godi
mento spettantigli, e attribuendo ad uno dei compossessori ogni altro
diritto non specificato. L'Amministrazione catastale, in mancanza della
domanda dei compossessori, potrà, se crede, provvedere d'ufficio.
Nel caso di contestazione l'intestazione dei compossessori di fatto
porterà l'annotazione di riserva di ogni diritto.
I P R E C E D E N T I E I CARATTERI G E N E R A L I DEL NUOVO CATASTO 333
LA STIMA CENSUARIA
1. - I CIRCOLI CENSUARI
2. - LA QUALIFICAZIONE
3. - LA CLASSIFICAZIONE
5. - LE SCALE DI M E R I T O
0. - LE SCALE DI COLLEGAMENTO
7. - IL CLASSAMENTO
(') Un altro paragone non privo di efficacia è stato l'atto da alcuni autori )>er
rendere più evidente la natura del classamento. Essi immaginano il perito clas-
satore provvisto di un campionario di particelle tipo, analogamente al viaggiatore
di commercio fornito di un campionario di stoffe: come il viaggiatore stabilisce
a quale tipo di stoffa si avvicina di più quella mostrata e desiderata dal cliente
confrontando questa con i tipi contenuti nel campionario, cosi il classatore stabi-
lisce a quale particella tipo si avvicina di più quella in esame confrontandola
con tutte le particelle tipo stabilite in precedenza. Si tratta quindi di campionari•
tutte le particelle del territorio considerato.
LA S T I M A CENSUARIA 343
dei gruppi di particelle della stessa qualità che, pure avendo caratteri-
stiche diverse, tengono nella scala di merito lo stesso posto e concor-
rono quindi a formare una stessa classe. Per le qualità di suolo arbo-
rato si devono esaminare attentamente le caratteristiche speciali dei
diversi gradì di soprassuolo che, secondo ii prospetto di qualificazione e
classificazione, possono insistere sopra terreni della stessa classe di suolo.
Compiute le operazioni preliminari, si procede, per ogni singola par-
ticella catastale, alle operazioni di classamento vero e proprio, cioè si
esamineranno tutte le particelle e a ciascuna si attribuirà la qualità di
coltura e la classe di produttività.
Qualora, in sede di classamento, si riscontrassero in parecchie parti-
celle delle differenze di produttività troppo grandi e fuori dei limiti
entro i quali sono circoscritte le classi di una qualità, o non fosse de-
scritta nel prospetto di qualificazione e classificazione una qualità cor-
rispondente a quella che ad esse competerebbe, od anche si trovasse un
numero troppo esiguo di particelle da collocare in una data qualità o
classe, si possono proporre le opportune modificazioni al detto prospetto.
I terreni dovranno essere qualificati ed inscritti in catasto secondo
lo stato di coltura o di destinazione nel quale si troveranno all'atto del
rilevamento, senza tener conto di deterioramenti intenzionali o dipen-
denti da circostanze eccezionali o transitorie. I miglioramenti avranno
effetto in catasto soltanto dopo cinque anni dall'epoca in cui il posses-
sore dimostrerà di averli introdotti, senza pregiudizio delle maggiori
esenzioni accordate da leggi speciali.
I possessori interessati, quando nou abbiano f a t t a la denuncia pre-
ventiva dei miglioramenti, possono provare nel modo che ritengono mi-
gliore la entità dei miglioramenti, la data di questi e lo stato dei terreni
anteriore ai miglioramenti medesimi.
II legislatore ha espressamente stabilito che la stima si riferisca ai
metodi ordinari di coltura. Quindi non si terrà conto dello stato effet-
tivo dei terreni conservati e coltivati con straordinaria diligenza e con
metodi singolari. Analogamente non si avrà riguardo ai deterioramenti
intenzionali a frode del catasto, o dipendenti da circostanze affatto acci-
dentali o transitorie, o da una straordinaria trascuratezza dei possessori,
conduttori o coltivatori. In entrambi i casi si applicheranno la classe
ed il grado che ai terreni competerebbero qualora fossero conservati e
coltivati coi mezzi e metodi di coltura che sono più comunemente in uso
nel territorio.
Qualora si riscontrasse, in sede di classamento, che un appezzamento
della stessa qualità non può essere collocato per intero nella medesima
classe, per notevoli differenze di produttività o per altre condizioni in-
fluenti, allora si divide in tante particelle, quante sono le diverse classi
che ad esse rispettivamente competono. Va inoltre osservato che, quando
le spese per opere permanenti di difesa, di scolo e di bonifica, sostenute
310
E S T I M O CATASTAI,E
01) I N ECONOMIA
pimento agli ordinari poderi esistenti nel comune, presso i più esperti
conoscitori delle aziende agrarie, i principali possessori e le rappresen-
tanze locali. Stabilite le condizioni medie generali dei diversi tipi di po-
dere, per quanto riguarda l'estensione, la distribuzione delle qualità di
coltura, i sistemi di conduzione, ecc. si determinano, separatamente per
ogni ettaro di ciascuna qualità e classe, le spese di produzione, di manu-
tenzione dei fondi, di reintegrazione delle colture, di manutenzione dei
fabbricati e di amministrazione.
Per i terreni irrigui, si deducono le spese che i possessori devono so-
stenere per l'irrigazione. Si comprendono in esse quelle che, o sotto for-
ma di contributo consorziale o direttamente, stanno a carico dei posses-
sori per la manutenzione o l'espurgo dei canali di condotta principali e
secondari, per la manutenzione dei relativi edifici o m a n u f a t t i e per la
custodia e distribuzione delle acque. Per le classi della stessa qualità,
dei differenti comuni di uno stesso circolo censuario, qualora non esì-
stano sensibili differenze nelle condizioni e nelle circostanze influenti
sulle spese d'irrigazione, si adotta un'unica deduzione per dette spese.
Per le qualità di suolo e per quelle di soprassuolo si espongono e si
valutano separatamente, sulla stessa minuta di stima, i singoli prodotti
di suolo o di soprassuolo che si ricavano in media annualmente da un
ettaro di terreno.
Per ogni ettaro delle qualità di soprassuolo, alle quali sia associata
•una coltura di suolo, si espongono e si valutano, di seguito ai prodotti di
soprassuolo, i prodotti annui medi forniti dal suolo.
Per ogni ettaro delle qualità di suolo arborate, si espongono e si va-
lutano i prodotti forniti mediamente ogni anno dalla porzione di super-
li eie destinata a colture di suolo e di seguito i prodotti forniti dal grado
di soprassuolo applicato alle qualità e classe di cui si t r a t t a . Qualora ad
una medesima classe di suolo siano applicabili più gradi di soprassuolo,
si faranno minute di stima separate per ognuna delle combinazioni effet-
tivamente riscontrate sul terreno.
Pei terreni coltivati a vicenda si esporranno e si valuteranno distin-
tamente i prodotti, riferiti ad un ettaro della qualità considerata, che si
conseguono in ciascun anno della rotazione dalla superficie destinata- a
colture di suolo, nonché la quota parte di tale superficie normalmente
occupata da ciascuna delle specie di piante avvicendate. I valori dei di-
versi prodotti per ettaro, moltiplicati per la detta quota, daranno i va-
lori dei singoli prodotti delle piante avvicendate che si ottengono in
media ogni anno da un ettaro di terreno della qualità e classe consi-
derata.
La somma dei valori , determinati nei modi indicati, dei prodotti con-
seguibili in media ogni anno, fornisce il valore totale del prodotto. Ap-
plicando a questo valore le detrazioni stabilite si giungerà alla rendita
netta o tariffa principale della classe considerata.
310
E S T I M O CATASTAI,E
1. • L A P U B B L I C A Z I O N E DEL CATASTO
cioè: l'ufficio distrettuale delle imposte dirette per i comuni del rispet-
tivo distretto, la sezione Ucnica catastale per t u t t i i comuni della pro-
vincia.
Alla sezione tecnica catastale vengono consegnati, oltre ai docu-
menti che hanno servito per la formazione del catasto, i seguenti atti :
1°) la mappa particellare ;
2°) la tavola censuaria ;
3°) il registro delle p a r t i t e ;
1°) il prontuario dei numeri di m a p p a ;
5°) la matricola dei possessori.
La tavola censuaria, della quale riportiamo un modello in appen-
dice, si forma desumendo, per ogni particella, dal repertorio generale,
debitamente aggiornato, i dati relativi alla località, al foglio e al nu-
mero di mappa, alla qualità e alla classe ed alle lettere distintive .lei
gradi di deduzione. Dal prospetto delle rendite particellari si ricavano
poi i dati relativi alla superficie e alla rendita imponibile.
La tavola -censuaria è sempre preceduta dal prospetto delle tariffe
principali e derivate; per ogni particella del comune essa dà l'indica
zione- della località, del foglio di mappa, del numero di mappa, della
qualità di coltura, della classe di produttività, della lettera distintiva
del grado per opere di difesa, scolo e bonifica, per fitto d'acqua, per
spese di irrigazione, e infine dà l'indicazione della superficie e della ren-
dita imponibile. Si t r a t t a di un vero e proprio inventario delle parti-
celle, le quali all'impianto della tavola sono per numeri progressivi di
mappa.
Il registro delle partite si impianta cogli estratti partitari aggior
nati e bilanciati per superficie e per rendita. Esso costituisce il libro
fondamentale del catasto, chiamato anche, per analogia alla partita
doppia, libro mastro, in quanto che a ciascuna ditta si caricano le
rispettive particelle indicandone la qualità, la superficie, la rendita im-
ponibile. In -caso di trasferimento nel possesso si procede allo scarno,
con una vera e propria operazione -contabile di partita doppia.
Per avere una precisa idea intorno alla natura ed al funzionamento
di questo fondamentale documento è necessario consultare il modello ri-
portato in appendice. . .
Il prontuario dei numeri di mappa è un atto catastale- in cui si in-
dica per ogni numero di mappa, la pagina rispettiva di iscrizione nel re-
gistro delle partite ; ciò permette di trovare facilmente il possessore co-
noscendo soltanto il numero della particella.
La matricola dei possessori è il libro catastale volto a uno specifico
fine tributario. Esso contiene elencate, in ordine alfabetico, le ditte ca-
tastali con t u t t i i dati occorrenti per l'annuale compilazione dei ruoli
delle imposte. Esso è fatto in modo da potere essere sistematicamente
aggiornato per la durata di un decennio.
P U B B L I C A Z I O N E , ATTIVAZIONE E CONSERVAZIONE DEL NUOVO CATASTO 357
cinque volte nella matricola dei possessori e avrà quindi cinque articoli
nei ruoli delle imposte.
Le cause dì ripetizione degli articoli non già legate a condizioni con-
tingenti, ma a motivi generali e costanti, sono, principalmente, dovute
all'usufrutto ed al fatto che ima stessa ditta può possedere in più co-
muni. In quest'ultimo caso vengono iscritti tanti articoli quanti sono i
comuni in cui la ditta possiede, anche se il possesso è dovuto allo stesso
ritolo giuridico (1).
P ) Per più ampi ragguagli in merito cfr. G . MEDICI - Il numero defili articoli
contenuti nei ruoli delle imposte. « La Riforma Sociale », luglio-agosto 1030.
PUBBLICAZIONE, ATTIVAZIONE E CONSERVAZIONE DEL NUOVO CATASTO 359
6 . - D E I T I P I DI FRAZIONAMENTO
7. - D E I TRASPORTI CENSUARI
anche orale, possono riguardare tutto ciò che si contiene nelle mappe e
negli altri a t t i che costituiscono il catasto. Subordinatamente all'auto-
rizzazione dell'intendenza di finanza, e semprechè non vi ostino dispo-
sizioni generali o locali, possono pure riguardare gli altri documenti
custoditi dagli uffici tecnici catastali —compresi i tipi di frazionameuto
—, f a t t a però eccezione degli atti traslativi che corredano le domande di
voltura, dei quali gli uffici medesimi non possono in nessun caso conce-
dere copia od estratto.
La richiesta di certificati, estratti, o copie di documenti - la quale,
se non è orale, dev'essere stesa su foglio bollato — può essere f a t t a al
l'ufficio distrettuale delle imposte dirette e alla sezione tecnica catastale.
Gli estratti e le copie di mappe sono rilasciati dalla sezione tecnica
catastale.
Invece il rilascio degli estratti e dei certificati da desumersi dai re-
gistri delle partite, compete all'ufficio distrettuale delle imposte. Se però
la domanda viene rivolta alla sezione tecnica catastale, questa può ri-
lasciare detti estratti e certificati, ma prima deve assicurarsi che le par-
tite, oggetto della richiesta, non siauo state variate e non debbano co-
munque variare per eventuali domande di voltura in corso di esecuzione
presso l'ufficio distrettuale delle imposte competente.
i
CAPITOLO IV
1. - GENERALITÀ
tinuo i-innovamento degli imponibili catastali, uno dei cui pregi fonda-
mentali dovrebbe stare, per l'appunto, nella relativa fissità.
Non va, d'altra parte, dimenticato che, pur essendo la particella un
male necessario, serve ad evitare peggiori artifizi, e che, qualora si cono-
scano gli inconvenienti a cui dà origine, non riesce poi impossibile tem
perarne gli effetti dannosi.
Per comporre in modo soddisfacente le incongruenze, cui si giunge
per la necessità di attribuire un certo reddito imponibile ad ogni parti-
cella catastale, bisogna risalire ai concetti informatori delle valutazioni.
E cioè : non esiste altro valore che quello di mercato, che si paga e si
incassa. La stima consiste in attribuzioni di valore, che hanno carattere
di previsione, e si risolvono in giudizi espressi da periti.
E noto il procedimento seguito nella stima censuaria, e cominciano
ad essere note le critiche che ad essa mossero alcuni studiosi, tra i quali
va ricordato specialmente il Marenghi (1).
La stima censuaria insegna a giungere alla tariffa (reddito fondiario
imponibile, per unità di superficie) attraverso un bilancio, nel quale la
parti,celia tipo viene considerata come un'azienda, dove si organizza la
produzione. Naturalmente i valori, cui si giunge dopo avere redatto co
testi bilanci, sono fuori dalla realtà, perchè non esistono aziende agrarie
formate da una particella di seminativo asciutto di terza classe o di
prato marcitoio di prima. Quindi, se si sommano i redditi imponibili
attribuiti alle particelle formanti una data unità di coltura, si otterrà
un reddito fondiario imponibile che, in generale, sarà diverso dal reddito
fondiario imponibile calcolato, con lo stesso sistema, per t u t t a l'unità
di coltura. E ciò non avverrà soltanto perchè il reddito delle aziende è
2
i n d i v i d u a l e , mentre quello delle particelle ha carattere medio ( ), ma
specialmente perchè i bilanci condotti per giungere alla tariffa fanno
astrazione dall'azienda. Se è vero che un lodevolissimo sforzo in questo
E T T 8 1 ; i l e I Ò a l P a t t 0 d e I l a f 0 r m a z i 0 » e d e l - t a l , ma saranno
diveise. A questa obiezione si può rispondere che ciò sarebbe ugualmente
avvenuto, e m modo molto più sensibile, seguendo la valutazione p a r -
cellare e, infine, che e nella natura del catasto creare uno stato di cose
cne sarà poi ristabilito, in rapporto alle nuove condizioni d'ambiente al
Termine de periodo fissato dal legislatore per la revisione d e g u s t i m i
In sostanza, adottando il metodo esposto, la determinazione delle
t a r m e viene ad essere m dipendenza di due scelte :
— scelta delle aziende tipo ;
G . M e d i c i - Lezioni di estimo.
310
E S T I M O CATASTAI,E
Spese :
Totale Parte Padronale
020,00
che talvolta diverse persone sono chiamate a pagarlo ; motivo per cui
sembra più opportuno comprendere nel reddito agrario imponibile an-
che il compenso che spetta al lavoro di direzione e amministrazione della
azienda agraria. Infine, per non lasciare all'imposta di ricchezza mobile
il compito di perseguire i redditi percepiti dagli eventuali amministra-
tori dominicali — il che potrebbe dar luogo a salto d'impostai — si prov-
vede alla eatastazione del compenso al lavoro di amministrazione domi-
nicale, da tassarsi a nome del proprietario, con diritto di rivalsa sulla
persona a cui il proprietario avesse affidata la sorveglianza e l'ammini-
strazione della sua proprietà nel confronto dei terzi. A quest'ultima que-
stione uon si può riconoscere una notevole importanza pratica, e forse
sarebbe consigliabile, per economia e semplicità, includere il reddito di
lavoro dominicale nel reddito fondiario imponibile, salvo a riconoscere,
come è stato già osservato, diritti di rivalsa.
In questo modo si otterrebbe la completa eatastazione dei redditi
che provengono dai capitali e dal lavoro direttivo, attuandosi la forma-
zione di un catasto fiscale completo, con inestimabili vantaggi per i ceti
agricoli, i quali non solo sarebbero sottratti alle affaticanti lotte con
gli agenti delle imposte, ma vedrebbero realizzarsi una vera perequazione
tributaria.
Tutto ciò si otterrebbe senza nessun aumento nelle spese, anzi realiz-
zando notevoli economie, perchè il metodo di stima censuaria consigliato
richiede operazioni più semplici e sicure. E qualora uon si volesse addi-
venire a quella necessaria riforma dei libri catastali di cui si discorrerà
in seguito, basterebbe aggiungere due colonne al registro delle partite e
alla matricola dei possessori.
Comune di Ditta )
CARICO
P a g i n a dalla 1
quale si fa il Data e numero Numero
trasporto della nota di mappa Red-
Red-
Red- dito
nota di variazione Foglio dito impo-
nel o Co- dito
Super- nibile
nel registro Possessore al quale mune impo- del
si fa il trasporto di Qualità impo-
delle lavoro
pre- p a r t i t e Causa ed a t t o per Princi- Subal- fìcie nibile
cen- nibile diret-
sente del cui si fa il trasporto mappa
suario fon- tivo
registro catasto pale terno agrario
Registrazione domi-
dei fab- diario nicale
bricati dell' atto
310 E S T I M O CATASTAI,E
Intesta-
Numero zioni no- Estimi Reddito Reddito Reddito imponi-
Hi feri- Esen-
progres minative e redditi imponibile imponibile bile del lavoro zioni
eivo delle mento risultanti direttivo
alla al fondiario agrario Am-
intesla- in catasto dominicale mon- An-
, zioni da p a r t i t a e indica- 31 agosto tare
ri portarsi catastale zione del 1924 cbe degli nota-
nei e indica- la pro- servirono
zione estimi
rispettivi fessione, o zioni
ruoli del residenza di base 1925 1926 1934 1925 1926 1934 1925 1926 1934
comune redditi
degli o sede ai ruoli e sca-
esercizi censuario dei con- 1925 denza
tribuenti
Ta 8inaw
omul ?i ® - SaM'° inior"° a
>'° distribuzione del reddito nelVagri-
coltura italiana. Piacenza, «Federazione italiana dei consorzi agrari» 1926 _
La distribuzione del reddito dell'agricoltura italiana, Piacenza «Federazione
1 £e m redm
m ^ x m . x Z T n r * ' ^ ~ ° ™
C 10 PERINI Risultati
, J ^ r!;-Pf " economici di aziende agrarie negli anni 1929
e 193<L « istituto nazionale di economia agraria », Studi e monografie. Treves-Trec-
cani Tummmelli, Milano, Roma, 1933. Si vedano anche i volumi successavi
( ) M ricorda qui, in nota, l'altro notissimo, fondamentale servigio che potrebbe
recare il catasto: quello di dare la prova giuridica della proprietà Tale accerta
S i8
Z f r i fr!" 7 ; . l v e C O n , a » u b W ì ^ i o n e e l'iscrizione di tutti i diritti immo-
Mian m un Ultra fondiario. Con l'iscrizione si opera il trasferimento della proprietà -
6 legittlnm U trapass
ITI ° ' R i s p e t t 0 a l l a Ptobatorietà del catasto
tema di lunghe discussioni in Italia, qui si vuole soltanto ricordare che essa da-
rebbe un mezzo di prova rapido ed economico che tornerebbe di grandissima utilità
per tutte le operazioni di credito agrario, per mutui ipotecari, e in mille altre
circostanze della vita economica. L'argomento è poderoso e vuole una sua tratta-
zione, che qui non trova il suo luogo opportuno.
310
E S T I M O CATASTAI,E
Superficie ha 160,00
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396
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PAG.
PAG.
Accesso giudiziale 297 Capitale - bestiame, stima . . . 17
Affrancazione, d'enfiteusi . . . 199 Capitale - di circolazione . . . 68
Affrancazione usi civici . . . . 278 Capitale - terra 81
Agri vectigales 195 Capitalizzazione dei redditi 41-81-133
Alberi modello 108 Caratteri della stima 22
Ammortamento 73 Caratteri scientifici dell'estimo . 23
Anticipazioni colturali . . . . 68 Caricatori d'Alpe 177
Appello per le sentenze degli ar- Catasti antichi italiani . . . . 317
bitri 307 Catasto 313
Arbitri conciliatori 310 Catasto - attivazione 355
Arbitri - numero 302 Catasto - c o n s e r v a z i o n e . . . . 355
Arbitri - revocazione 307 Catasto - problemi e critiche . 365
Arbitri - compenso 308 Catasto - pubblicazione . . . . 353
Arbitrato 301 Catasto - sviluppo dei lavori . 326
Aree d'assaggio 168 Censo milanese 317
Assicurazione 265 Certificati c a t a s t a l i . . . . . . 361
Assicurazioni sociali 76 Ciclo delle piante pluriennali . . 83
Attualisti gg Circoli censuari . . . . . . . 335
Azienda media od ordinaria o ti- Classamento 341
pica 47.54
Classificazione 338
Clausola compromissoria . . . 301
Beneficio fondiario 44-77 Collazione 233
Beneficio fondiario, attuale e po- Colture arboree da frutto - stima 77
tenziale 56 Colture promiscue, beneficio fon-
Beneficio fondiario - determina- diario 78
zione 53-61-77 Commissioni censuarie . . . 329-333
Beneficio d'inventario 236 Comodi dei fondi 46-112
Beni presenti e beni f u t u r i . . 90 Compenso al lavoro diretto - stima 52
Bergamini 176 Compromesso 303
Bilanci di finita colonia . . . 190 Compromesso - cessazione . . . 307
Bilanci di finita locazione . . . 188 Condizioni estrinseche di un fondo 62
Bilanci - significato delle loro va- Condizioni intrinseche di un fondo 62
lutazioni 15 Conguaglio provvisorio . . . . 323
Boschi, stima 163 Contributi consortili 75
Contributi sindacali 76
Canone enfiteutieo, vedi enfiteusi C o n t r i b u ì per opere pubbliche . 247
Capitale di anticipazione . . 68-383 Costi associati o congiunti . . . 34
404 Indice analitico
PAG. PAG.
Costo marginale 32 Indennità per miglioramenti . . 151
Costo minimo 32 Indennità per espropriazione . . 239
Costo di produzione. . . . 31-90-93 Indennità per occupazioni tempo-
Costo di riproduzione 31 ranee 248
Costo totale 32 Interesse del capitale agrario . 52-67
Costo unitario 32 Interesse del capitale di anticipa-
Criteri di stima 29 zione 70-383
Curve dei costi 32 Interesse (vedi saggio d'interesse) S8
Curva degli errori 10 Intestazioni censuarie . . . . 357
Ipotesi della stima analitica . . 42
Danni per incendi del foraggio . 192
Danni - stima 205 Laudemio 196-204
Dendrometria . . . . . . . . 162 Legato 229
Definizione dell'estimo . . . . 3 Legge empìrica del caso . . . . 136
Delimitazione 329 Legge della perequazione fon-
Devoluzione 209 diaria 328
Dipendenza del valore di stima . 17 Legge sulla espropriazione . . . 260
Diritto di enfiteusi 206 Legge sull'enfiteusi 199
Divisione ereditaria 234 Legittimazione delle occupazioni 284
Dominio diretto e utile . . . . 196 Livello dei prezzi 93
Lodo arbitrale 305
Enfiteusi 195
Equazione ricardiana 48 Mappe catastali . . . . . . . 329
Equazione del tornaconto . . . 50 Matricola dei possessori. . . 356-397
Equivalenza tecnica dei concimi . 39 Mediatore - funzione 131
Eredità 227 Mercato fondiario 126
Espropriazione per pubblica uti- Metodo dell' ordinarietà . . . . 56
lità 237 Metodo estimativo 27
E s t r a t t i catastali 361 Miglioramenti fondiari . . . . 141
E t à del tornaconto 83 Miglioramenti fondiari compiuti
da affittuari 148
Foraggi - stima 19-183
Forza virtuale del terreno . . . 81 Norme convenzionali di stima 40
PAG. pAG
Perizia contrattuale 309 Riserve
Perizia giudiziale . . . . . . 2S9 Riunione fittizia . . . . . . . 230
Perizia nella procedura civile . 287
Perizia stragiudiziale 2S8 Saggio di capitalizzazione . . . 87
Piccola proprietà autonoma . . 147 Saggio di capitalizzazione per af-
Pluralità dei valori di stima . . 11 francazione di enfiteusi . . . 203
Porzione legittima e disponibile 228 Saggio d'interesse . . . . ' 88
Previsione nella stima . . . . 0 Saggio d'interesse nullo onegativo 94
Prezzi all'azienda 66 Saggio d'interesse nominale oreale 96
Prezzi d'uso del risparmio (vedi Saggio di profitto 97
saggio d'interesse) 8S Saggio di sconto . . . . . . 98
Prezzi d'uso della moneta (vedi Saggio di guadagno . . . ' 9 7
saggio di sconto) 98 Salari - determinazione -! ! ! 71
Prezzi di macchiatico . . . . 109 Scale di collegamento . . . . 341
Prezzi di affrancazione . . . . 199 Scale di merito 341
Prezzi di mercato 5 Scioglimento di promiscuità . ! 282
Prezzi di surrogazione . . . . 38 Scopo della valutazione i 17
Prezzi di trasformazione . . . 35 Sentenza arbitrale 305
Prezzi di trasformazione di un Separazione del patrimonio . . 236
quintale di foraggio . . . . 36 Servigi diretti . . 46
Probabilità di un reddito futuro 135 Servitù militari . 344
Procedura arbitrale 304 Servizi statistici del catasto . ! 377
Prodotto netto 109 Spese di assicurazione . . . . 73
Prodotto in fieno dei pascoli . . 180 Spese di manutenzione . . . . 73
Produzione vendibile 64 Spese per capitali tecnici e per
Prontuario dei numeri di mappa 356 servigi extra-aziendali . . . 73
Prototipi dendrometrici . . . . 166 Spese di ricognizione . . i ! ! 200
Stima analitica 41
Qualificazione 335 stima comparativa complessa ' '. 120
Quantità di risparmio . . . . 92 Stima del capitale di scorta . 20
Quasi usufrutto 214 s t i m a p e r v a l o r l £lpici . . 122
Quote di ammortamento . . . . 73 Stima secondo il metodo Aereboe 124
Quote di assicurazione . . . . 75 Stima sintetica 114-117
Stipendi - determinazione . . . 71
Ramata - volume 167 Successione per causa di morte 227
Rapporto di sostituzione dei Successione legittima e testamen-
t i 12 taria 228
Reddito di lavoro 71-110 Suscettività 56
Reddito netto . - 53-147
Registro delle partite . . . 393-356 Tariffe catastali 345
Relazione peritale 258 Tariffe catastali principali è deri-
Relazione peritale giudiziaria . 295 vate 347
Reparto dei contributi consortili 156 Tavola censuaria . . . 353-356-396
Ricchezze differite 14 Tavola di mortalità . . . . 210-386
Ricchezze immediate 13 Teorema- di Bernouilli . . . . 136
Ricognizione 200 Terra primitiva 141
Ripartizione del costo dei miglio- Terminazione 329
ramenti 154 Testamento 229
416 Indice analitico
PAG. PAG.
Tipi di f r a z i o n a m e n t o . . . . 359-390 Valore di mercato 7
Trasformazione fondiaria . . . 142 Valore del soprassuolo . . . . S2
Trasporti censuari 361 Valore del soprassuolo nei boschi 164
Valore di stima 7
Uffici catastali 329 Valore monetarlo 12
Uniformità - leggi estimative . 24 Valore normale 4S
Uso e abitazione 226 Valore venale 113
Usi civici 227 Vantaggi indiretti dei fondi . 46-112
Usufrutto 213 Variazioni catastali 362
Usufrutto di animali 223 Verificazione periodica catastale 363
Usufrutto di beni rustici . . . 21S Verificazione straordinaria cata-
Usufrutto dei boschi 220 stale 364
Utile lordo di stalla 67 Vita media 217
Vita mediana 217
Valore attuale e potenziale dei Vita probabile 217
fondi 56 Volture catastali 358
INDICE DEGLI AUTORI
PAG. PAG.
Acerbo G. . . . Degioannl . . . O-l 9
Aereboe . . . . 121-124-125-126 Del Marmol . .
Amoroso . . . .
Azimonti E. . . De Pirro . . .
De Ruggiero . . 197-212
Bassanelli E. . . , Di Telia G. . .
Bernouilli . . . , 135-136 Dombasle M. . .
Besta F. . . Dusi . . .
Biancardi A. . .
Bohm-Bawerk . . . 89 Einaudi L. . , . . 127-129-313-317
Boncenne . . . •
318-366-374
Bordiga . . . Pacca U. . . .
Borio . . 3-143-188-19,0 Ferrara . . . .
Bresciani-Turroni 137 Fettarappa . . .
Brugi 197-198-202-204-212 Filomusi-Guelfi 197-212
Brunetti . . Finesehi A. M. .
Bucci . Fisher
Fontana . . . . 212
Campogrande .
Cantalupi . Gargiulo . . . . 287
Cantillon Gauss 10
Carloni P. . Gianturco . . . 197-212
Carrara . . Giustiniano . . . 195
Castelnuovo Gobbi U . . 11-12-13-15-23
Cattaneo C. Grandi A. . . . . . . 325-371-372
Cavalieri di S. Bartolo N. . . . 77 Grinovero C. . .
Celentano Dugaro . 156
Cherchi . . Hegg Tj 313
Child . . Hiiffel
Ciarrocca V Hume 89
Clark 30
Cognetti-De Martiis 212 Jacini
Colamarino . . . Jevons . . 89
Corvaja . .
Coviello . . Laur . . . .
Croce Benedetto . . . . . . 7-8-9 Law 89
Curis G, . . , Leroy-Beaulieu . . . . . . 93-94
40S Indice degli autori
PACS. PAG.
Lessona 287 Trampolini N 150
Lo Bianco A 287-294-309 Prato 10S
Locke 89-112
Lupetti E 156 Pepaci F. A 310
Ricardo is
Maestri A 272 Ricci 212
Manduca 212 Rocco 239
Manvilli V 172 Ronchi V 156
Marenghi. . . . 3-27-77-87-119-121-122
143-245-246-272-2S9-368 Sabbatini 242-245-249-259
Marracino 239-241-251 Samperi P. S 209-211-212
Marshall 48-49-54-55 Scialoia V 23S
Medici G 49-56-59-70-130 Serpieri , . 11-27-29-30-31-39-41-45-40
358-370-383 53-59-09-87-88-120-135-152
Messedaglia A 313-322 153-109-170-177-186-265-366
Minghettì M 324-325 Simoncelli 190-197-212
Mitchell W. C 137 Smith 89
Montesquieu 89 Socrate 115
Mortara G 137
Mortara L. . . 287-290-301-302-303 Tassinari G. . . 17-50-53-65-66-90-110
304-308-310 151-109-192-235
281-313-377
Neri P 317 Tofani 143-150
Newton 165 Tommasina 143-150
Niccoli 113 Turgot 89
Niccolini 143
Valenti 153
Pacifici-Mazzoni . . . . 197-212-231 Venezian 215
Pantaleoni M. . . 11-15-16-19-23-30 Vinci 33-217
Pareto V 7-90-91-105-107 Vivante 0 208-209-270-271
Pegoretti G 77
Perdisa L 183-186-191 Zappa 30
Perini U 169-377
Pisanelli 238-246-300 Wagemann T 137
Poggi 212 Walras 90-105
INDICE SOMMARIO
PARTE GENERALE
IL M E T O D O DI STIMA
I. 11 giudizio di stima.
1.° Intorno ad una definizione dell'estimo Pag. 3
2.° Valore di mercato e valore di stima » 7
3.° Se lo stesso bene possa avere uno 0 più valori di stima » 11
4 0 Intorno al concetto secondo il quale il valore di stima
dipende dallo scopo cui mira la valutazione » 17
5.° Caratteri della stima . . » 22
6." Caratteri scientifici dell'estimo . . „ 23
II. I criteri di stima.
1.° I criteri di stima in generale 29
2.° Il costo 31
3.° Il prezzo di trasformazione » 35
4." Il prezzo di surrogazione . . » 3g
5." Norme convenzionali 40
V . Il saggio di capitalizzazione.
1.° Generalità » 87
2° Saggio di capitalizzazione e saggio d'interesse . . . . » 88
3.° Generalità sul saggio di interesse » 89
4.° I fattori determinanti il saggio d'interesse » 90
5." Se il saggio d'interesse possa essere nullo o negativo . » 94
0.° Saggio di interesse nominale e saggio reale » 90
7.° Saggio d'interesse e di profitto » 97
8.° Saggio di interesse e saggio di sconto » 98
9." Il saggio di interesse nei suoi rapporti con il premio di
assicurazione e il tasso di perdita e profitto » 99
10.° Il saggio d'interesse e la durata dell'impiego . . . . » 103
11.0 Il saggio di interesse nella pratica estimativa . . . . » 105
12.° I beni rustici come investimento del risparmio . . . . » 108
13.° Considerazioni sul tasso di capitalizzazione dei beni rustici » 112
14.° La scelta del saggio nel caso di terreni alberati . . . » 110
V I . La s t i m a s i n t e t i c a .
1.° I metodi sintetici di stima » 117
2.° Il metodo per valori tipici » 122
3.° Il metodo dell' Aereboe » 124
4.° Il mercato fondiario » 120
V I I . Note conclusive.
l.° Conclusioni intorno al criterio di capitalizzazione dei red-
diti (Stima analitica) » 133
I n t o r n o al g r a d o di p r o b a b i l i t à di u n r e d d i t o f u t u r o o di
u n saggio di i n t e r e s s e f u t u r o » 130
INDICE SOMMARIO 411
P A R T E S P E C I A L E
I. La s t i m a dei m i g l i o r a m é n t i fondiari.
1.° Generalità Pag. 141
2." Miglioramento fondiario e trasformazione fondiaria . . » 142
a) Giudizi di convenienza.
1.° Incremento di benefìcio fondiario e incremento di valore
fondiario: Loro relazioni . . . . - » 143
2.° Di alcuni casi concreti » 145
3.° Considerazioni sui casi esaminati » 149
4.° Criteri per la determinazione dell'incremento di benefìcio
fondiario » 150
b) S t i m a d e l l ' i n d e n n i t à s p e t t a n t e a chi h a e s e g u i t o u n
m i g l i o r a m e n t o su f o n d i a l t r u i .
1." Generalità » 151
2 0 Lo speso " . . . » 152
3.° Il migliorato » 153
I I I . La s t i m a dei pascoli.
1.° L'impresa armentizia » 175
2.° I pascoli alpini 176
3.° Pascoli appenninici e litoranei » 178
40 Le valutazioni richieste » 179
412 INItICE SOMMARIO
IV- S t i m a (lei f o r a g g i .
1.° Il foraggio nell'azienda agraria Pag. 1S3
2.° La stima del foraggio per la compilazione degli inventari
contabili » ISO
3.° Bilanci di finita locazione » iss
4.° Bilanci di finita colonia » IflO
5.° Compravendita del fondo » 11)2
6.° Danni per incendi » 192
V. Le s t i m e i n e r e n t i al d i r i t t o di enfiteusi.
1.° Introduzione giuridica » 195
2.° L'enfiteusi nel Codice Civile » 197
3.° Stima del diritto di proprietà del concedente (Valore del
dominio diretto) » 198
4.° Stima del diritto di enfiteusi (Valore del dominio utile) . » 20(ì
5.° Le stime originate dalla devoluzione » 209
VI. Le s t i m e i n e r e n t i al d i r i t t o d ' u s u f r u t t o .
1.° Generalità » 213
2.° Cosa si deve intendere per sostanza delia cosa . . . . » 215
3." La durata dell'usufrutto e le tavole di mortalità . . . » 210
40 L'usufrutto dei beni rustici in generale » 218
5.° L'usufrutto dei boschi » 220
6.° Usufrutto di animali . • . . » 223
7.° Valutazione del diritto d'usufrutto per scopi fiscali . . » 224
8.° Uso e abitazione » 220
XII. L'arbitrato.
1.° Generalità » 301
2.° Il numero degli arbitri . . . » 302
3.° La clausola compromissoria » 302
4.° I requisiti del compromesso » 303
5.° La procedura arbitrale » 304
6.° La sentenza arbitrale . . : » 305
7.° Appello, ricorso in Cassazione, revocazione, ecc » 307
8." La cessazione del compromesso » 307
9.° Il compenso agli arbitri » 308
10.° Perizia contrattuale » 309
11.0 Arbitri conciliatori » 310
414 INItICE SOMMARIO
ESTIMO CATASTALE
II. La s t i m a censuaria.
1.® I circoli censuari » 335
2.° La qualificazione » 335
3.® La classificazione » 338
4.® La particella tipo . . . . » 340
5° Le scale di merito » 341
0.® Le scale di collegamento » 341
7.® Il classamento » 341
8.® Generalità intorno alla determinazione della tariffa . . » 345
9.® Tariffe principali e derivate » 347
10.° Stima in base al valore di mercato » 347
11.® Stima in base .all' affitto » 348
12.° Stima in base alla conduzione a colonia parzlaria od in
economia » 349
GIUSEPPE TASSINARI
I PROBLEMI ATTUALI
DELL'AGRICOLTURA ITALIANA
STUDI RACCOLTI E LUIGI EEDERZONI
COORDINATI DA
ULDERICO SOMMA
E S T I M O R U R A L E
CIRO RAVENNA
C H I M I C A P E D O L O G I C A
IL TERRENO AGRARIO ED I FERTILIZZANTI
In-8 L. 50 —
A N A L I S I C H I M I C A A G R A R I A
E BROMATOLOGICA
In-8 legato in tela L. 50 —
C H I M I C A V E G E T A L E
In-8 L. 80 -