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ALBERT SOBOUL – UNA RIVOLUZIONE BORGHESE

Ricordiamo che Soboul comunque fa parte della scuola storiografica marxista e una parte consistente di questa
scuola individua nella rivoluzione francese una delle prime espressioni di quella rivoluzione borghese (di cui parla
anche Marx) che rompe gli equilibri socio-economici dell’Ancien regime, quindi decreta dal punto di vista socio-
economico soprattutto, la fine dell’Ancien regime, e quindi è una rivoluzione borghese.

Perché è una rivoluzione borghese? Perché effettivamente la costituzione del 91 è una costituzione borghese,
quindi questa rivoluzione ha avuti una spinta grandissima da soggetti borghesi.

Lui stesso però è consapevole (e questo lo dirà anche Cobban) che nella maggior parte dei casi i rivoluzionari
borghesi non erano imprenditori e capitalisti, ma erano per lo più professionisti e commercianti; mentre lui stesso
sottolinea che il sistema capitalistico è fondato sula produzione industriale (come quella inglese) e senza un
capitalismo industriale non c’è capitalismo.

- Quindi lui è consapevole del fatto che una parte consistente dei soggetti politici rivoluzionari non
appartenga alla borghes8ia capitalistica

Però comunque questa borghesia era presente e soprattutto si è servita della forza d’urto dei sanculotti e quindi
della massa piccolo borghese-proprietaria.

Soboul sottolinea più volte che comunque il feudalesimo si era estinto nel medioevo ma persistevano dei residui di
feudalesimo e lui dice proprio l’accanimento dell’aristocrazia a preservare i propri privilegi ha determinato che la
forza d’urto dei rivoluzionari fosse ancora più dirompente

- Noi abbiamo visto che c’era stato un arroccamento dell’aristocrazia anche nei confronti delle riforme che
voleva attuare lo stesso luigi XVI e quindi ha avuto il merito storico questa borghesia rivoluzionaria di aver
abbattuto anche quel residuo feudale e comunque, sebbene non vi sia una forte componente capitalistica,
ha sgombrato il campo e ha preparato il terreno per lo sviluppo capitalistico, anche dal punto di vista della
mentalità (infatti sottolinea che molti di questi rivoluzionari da redditieri si sono fatti commercianti e
imprenditori) quindi lui è convinto che non è che sia nato da un girono all’altro il sistema capitalistico ma
che comunque grazie alla spinta di una certa borghesia il terreno è stato dissodato. E perciò la rivoluzione
francese è una rivoluzione borghese.

ALFRED COBBAN – LA POLEMICA SULLA RIVOLUZIONE


BORGHESE
Ha come obiettivo polemico proprio questa concezione della spinta socio-economica di stampo borghese
nell’affermazione rivoluzionaria che è tipica marxista.

Vediamo perché Cobban critica questa visione (e quindi in un certo senso appartiene alla storiografia liberale, che è
profondamente critica nei confronti di quella marxista e che accusa il marxismo di credere talvolta in un
necessitarismo storico, ossia la storia viene scandita da momenti necessari di sviluppo invece la storia èp fatta
anche di una serie di contingenze, momenti particolari e peculiari)

Lui esamina il tessuto politico e sociale francese che secondo lui non c’entra nulla con la questione del sistema
capitalistico.

È esattamente il contrario di quello che pensa Soboul che parla di consapevolezza di classe, di ceto produttivo e di
spirito imprenditoriale invece secondo lui la borghesia che opera nella rivoluzione ha una mentalità vecchia,
assolutamente non capitalistica, è addirittura eterogenea, non ha una propria coscienza di classe ne apparterrebbe
al settore capitalistico.

Vediamo come argomenta la sua tesi.


Il momento chiave è la notte tra il 4 e il 5 agosto quando vennero fatte le leggi contro il feudalesimo e poi dopo ci
sono state poche cose

I marxisti ritengono che le istituzioni socio economiche muovano la storia invece lui sposta la questione sul piano
politico e dice che gli aristocratici paradossalmente acconsentirono a mettere in piedi gli stati generali perché
erano contro il re e quindi per loro era un modo per conservare i loro privilegi (che poi il terzo stato abbia preso il
sopravvento questo loro non potevano prevederlo) e per questo si parla di rivoluzione aristocratica, perché loro
volevano mantenere i loro privilegi.

Cobban vuole dirci che il termine aristocratico assunse un significato politico ed era semplicemente il nemico della
rivoluzione (quindi sotto questo termine ci poteva essere il borghese, il contadino controrivoluzionario)

- Il termine non assumeva un significato socio-economico di tipo marxista ma un siognificatyo9


esclusivamente politico

Lui dice che un minimo di contenuto sociale c’è, erano nate delle nuove posizioni sociali ecc. e su questo non ci
sono dubbi perché appunto lui non ha sottolineato il carattere economico e sociale della rivoluzione ma quello
politico.

Ricordiamo che la vendita delle cariche fu abolita e fu introdotto una sorta di concorso di merito; secondo Soboul la
nuova borghesia nasce anche perché viene abolita la paulette (ossia il diritto annuale versato allo Stato francese da
chi ricopriva cariche pubbliche in cambio della possibilità di trasmettere la carica ai propri eredi), viene abolita
questa compravendita di cariche e abolita questa nasce una sorta di dinamismo sociale, secondo Cobban invece
non è cosi, cosa succede a quelli che compravano le cariche?

- La mentalità è quella di comprare tito9li e rivederli e i guadagni in cosa li investono? In terre. Quindi non
hanno una mentalità creatrice di fabbriche, investono sempre nel settore primario che loro ritengono più
produttivo ma che è vecchio e improduttivo! (ricordiamo il lottizzare le terre della Chiesa)

La fine dell’ancien regime da Soboul viene interpretata come una spinta, un cambiamento di mentalità e di sistema,
invece Cobban dice che non c’è nessuna spinta ma un conservatorismo che è un filo conduttore che arriva fino alla
Francia degli anni successivi.

- Ed effettivamente se guardiamo a cosa è successo dopo la rivoluzione ci rendiamo conto che ha ragione
Cobban; napoleone ad esempio sotto alcuni punti di vista per esemp0io dei diritti è u7n rivoluzionario ma
ad esempio dal punto di vista economico non è che ha fatto la rivoluzione e la stessa cosa vale per ciò che
succede dopo napoleone (addirittura torna la monarchia con luigi XVIII)

George Lefebvre ha scritto una biografia su Napoleone (che ascione ha e quando mai che non ha quella) e in questa
biografia scrive che Napoleone è un soldato

- Chi è che circonda napoleone? Burocrati, soldati e non certo imprenditori e capitalisti non gli interessa
assolutamente fare i loro interessi perché a stargli intorno sono le altre figure

Chi pensa che Napoleone abbia voluto unire la vecchia struttura con la nuova borghesia capitalista sbaglia, perché il
grosso sono i proprietari terrieri, più che innovare è più una tecnica di conservazione per mantenere una staticità
del sistema sociale.

“La Rivoluzione lasciò alla Francia una classe dirigente di proprietari terrieri”
“Non andremo inutilmente in cerca di una Rivoluzione industriale che non esisteva in un paese dominato
dall’aristocrazia terriera”

È vero che ci sono nuovi proprietari terrieri che impediscono ai vecchi di tornare ma non parliamo di capitalisti, c’è
un filo conduttore tra vecchi e nuovi proprietari terrieri, la mentalità è sempre la stessa non è una mentalità
innovatrice bensì assolutamente conservatrice.

Da buon inglese lui associa una mentalità dinamica ad uno sviluppo capitalistico industriale e siccome questo
sviluppo in Francia non c’è stato la mentalità è rimasta estremamente conservatrice.

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