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IL SALVATORE ESCATOLOGICO IN AMBITO ISLAMICO:

L’IMĀM ATTESO E IL CRISTO DELLA SECONDA VENUTA

di
Paolo Urizzi

Il primo Suono risuonerà


e il Susseguente l’accompagnerà
(Cor. 79:6-7)

I “suoni” che accompagnano l’Ora finale (al-sā‘a) sono quelli del Corno (!ūr)1
o Tromba (nāqūr)2 dell’angelo Isrāfīl, suono che decreterà la scomparsa d’ogni
essere vivente sulla faccia della terra, anche se qualcuno sarà destinato a non
perdere la coscienza: “E si soffierà nel Corno e cadranno folgorati tutti coloro che
saranno nei cieli e sulla terra, tranne chi Dio vorrà” (Cor. 39:68).3 Subito dopo vi
sarà la Resurrezione (qiyāma) e gli uomini saranno radunati per il Giorno del
Giudizio (yawm al-dīn). Questo, però, è solo l’ultimo tragico atto della nostra
vicenda umana in questo mondo; prima che tutto questo accada vi sono altri eventi,
altri episodi che scandiscono la sua fase finale che, benché oscura e travagliata,
benché ineluttabilmente funesta e fatale, mostra nell’ora della tenebra e della
calamità il segno d’una rinnovata luce e il messaggio della verità d’una promessa.
Nel momento in cui, come dal tolkieniano regno di Mordor, le orde degli inferi
sembreranno prevalere, un messianico avatara trafiggerà il cuore del Drago con la
parola di Verità e ripristinerà come d’incanto, seppur per breve tempo, l’armonia
delle origini, la perfezione dell’essere nuovamente orientato verso l’Eterno.
L’attesa messianica è un leitmotiv di molte tradizioni, dalle culture arcaiche
fino alle civiltà superiori. Nell’Islam, come in altre grandi tradizioni del passato,
l’attesa soteriologica viene proposta come un evento centrato attorno alla nozione di
apocatastasi che precede la fine dei tempi (ākhir al-zamān), evento che è al tempo

1
“E si soffierà nel Corno e Noi li riuniremo d’una riunione” (Cor. 18:99; cfr. 6:73, ecc.).
2
“E quando verrà suonata la Tromba” (Cor. 74:8).
3
Secondo una tradizione il Profeta ha detto: “Io sarò il primo ad alzare la testa dopo l’ultimo suono
(del Corno), e vedrò Mosè aggrappato al Trono e non so se era rimasto sempre in quella condizione o
se vi si era trovato dopo il suono” (Bukhārī, Tafsīr, 39.3); si può citare anche il caso dei “Compagni
della Caverna”, simbolo di Resurrezione, il cui cane rimane sveglio e vigile sulla soglia (cfr. Cor.
18:9-26; vedere infra, nota 116).
2

stesso il principale agente del suo effettuarsi. Dovremmo allora chiederci quale
elemento lo differenzia dai dati tradizionali già presenti in altri ambiti culturali. In
termini generali potremmo dire che non vi sono differenze sostanziali, quali che
siano gli elementi precipui che ne caratterizzano la descrizione nel suo specifico
contesto tradizionale; tuttavia il dato islamico non può prescindere da tre elementi
fondamentali strettamente legati alla natura stessa della sua rivelazione, elementi
che hanno delle implicazioni dirette sugli sviluppi storici della civiltà destinata a
prendere forma attorno ai contenuti del messaggio coranico: il primo è la natura
conclusiva di questa rivelazione, corollario apodittico del versetto che sancisce il
carattere definitivo della profezia mu!ammadiana: “Mu"ammad non è il padre di
alcuno di voi uomini; bensì l’Inviato di Dio e il Sigillo dei profeti (wa lakin rasūl
Allāh wa khātim al-nabiyyīn)” (Cor. 33:40). 4 Il secondo, che è la logica
conseguenza del primo, è dato dalla contiguità di questa rivelazione con i tempi
dell’evento messianico, espressamente sottolineata dal Profeta che aveva detto,
mostrando l’indice ed il medio della mano uniti: “Sono stato suscitato assieme
all’Ora come questi due”. 5 L’ultimo elemento infine, anch’esso strettamente
inerente alla logica che postula tale rivelazione come messaggio finale, risiede nella
natura universale di questo messaggio, esplicitamente stabilito dal versetto: “Non
t’abbiamo mandato se non con una missione rivolta indistintamente a tutti gli
uomini (wa mā arsalnāka illā li-n-nāsi kāffatan), quale nunzio e ammonitore, ma la
maggior parte degli uomini non sanno” (Cor. 34:28).
Le conseguenze di questa formulazione sono facilmente deducibili: l’Islam si
arroga il diritto di essere il principale artefice dell’apocatastasi finale e il veicolo
d’elezione dell’Azione divina contro le potenze asuriche che imperversano per la
definitiva supremazia del caos sull’ordine primordiale. Tant’è che la stessa parusìa
cristica è espressamente attestata come situantesi nell’alveo della rivelazione
coranica, riappropriandosi non solo dei tratti essenziali dell’apocalittica
neotestamentaria, quali la sconfitta dell’Anticristo, che pur in tutta la sua
drammatica valenza cosmologica non travalica però i tratti comuni a tutta la
simbologia messianica, ma si avvale, in aggiunta, di elementi che trovano un

4
In ambito islamico vi sono tuttavia delle sette eretiche, le più note sono i Bahā’ī e la Qadianiyya,
che a causa di un’errata interpretazione di dottrine esoteriche hanno negato la natura conclusiva di
questo messaggio. Il Profeta, nondimeno, aveva detto espressamente: “Io sono il Sigillo dei profeti e
non v’è alcun profeta dopo di me” (Tirmidhī, Fitan, 43; cfr. anche Muttaqī, Kanz al-‘ummāl, XIV,196,
209).
5
Bukhārī, Riqāq, 39; Muslim, Jum‘a, 37, Fitan, 132-135; Tirmidhī, Fitan, 39; Ibn Māja,
Muqaddima, 7; Ibn "anbal, III, 124, 130, ecc. (cfr. anche Muttaqī, Kanz, XIV,194-195)
3

preciso riscontro con i dati dell’agiologia islamica, entro la quale il Cristo è


chiamato a svolgere un ruolo di “rinnovatore” della Legge sacra mu!ammadiana
(al-šarī‘at al-mu"ammadiyya) in conformità con la stessa rivelazione coranica.
Di rigore non possiamo partire che dal dato rivelato. Il Corano tutto intero,
infatti, può essere considerato come un testo eminentemente apocalittico ed
escatologico, poiché la maggior parte delle rivelazioni meccane6 hanno per tema
prevalente la nozione dell’Ora finale che, quale evento (wāqi‘a) terribile, minaccia
in modo incombente gli uomini;7 in esse viene annunciata la distruzione di questo
mondo seguito, secondo lo schema classico dell’éschaton di matrice abramica, dalle
fasi che porteranno l’umanità dalla Resurrezione (qiyāma) al Giorno del giudizio
(yawm al-dīn). In quelle medinesi, per contro, l’attenzione preponderante della
rivelazione è innanzitutto legislativa, ma l’elemento apocalittico continua a fare da
supporto, in filigrana, alla tessitura delle parti di ordine più giuridico e sapienziale.
In una parola, l’imminenza della fine di questa umanità e del suo giudizio è il
messaggio che, dopo quello dell’Unità divina (taw"īd) e della sottomissione (islām)
di tutto il creato – primo tra tutti l’Uomo – alla Volontà del suo Creatore, torna con
maggior frequenza nell’insegnamento coranico. Ci si aspetterebbe, a questo punto,
che in tutta questa tensione verso le cose ultime un certo spazio fosse lasciato anche
alle tematiche che costellano la letteratura apocalittica strictu sensu e che ritroviamo
puntualmente nella vasta letteratura dei dicta profetici, gli a"ādīth, dove anzi
vengono sviluppati interi capitoli attorno a questi argomenti, per lo più raggruppati
sotto il titolo abbastanza generico di Fitan, le “sedizioni”, o anche di Al-fitan wa-l-
malāhim, “le sedizioni e i massacri”. Niente di tutto questo. Mentre gli a"ādīth
parlano con una certa profusione dei periodi di tumulti, guerre e sconvolgimenti che
faranno da sfondo agli ultimi atti dell’èpos umano in cui si gioca l’eterna lotta tra
angeli e titani, in una scena dominata dalle figure soteriologiche maggiori – il
Mahdī8 e il Cristo della seconda venuta9 – impegnate a sconfiggere l’Anticristo (al-

6
Le 114 Sūre, o capitoli, che compongono il Libro sacro sono tradizionalmente suddivise in Sūre
meccane e Sūre medinesi; le prime, che costituiscono le prime rivelazioni, sono costituite dalle Sūre la
cui “discesa” (tanzīl) è avvenuta sul Profeta alla Mecca per un arco di quindici anni, a partire dal suo
quarantesimo anno, durante il ritiro sul monte "irā’ vicino alla Mecca, fino al momento
dell’emigrazione (hijra, l’égira) a Medina. Le medinesi, invece, sono quelle avvenute dopo l’égira e
che si sono susseguite per un arco di dieci anni, fino all’ultimo versetto rivelato in occasione del
Pellegrinaggio d’addio del Profeta, poco prima della sua morte.
7
Si vedano in particolare le Sūre 81, 82, 84, 88, 89, 99, 101.
8
Al-Mahdī (in arabo “il Guidato”) è il termine, come vedremo nel resto dell’articolo, che nella
letteratura tradizionale escatologica serve a designare l’ultimo Califfo (khalīfa) di Dio sulla terra, è lui
l’Imām atteso che guiderà i Musulmani verso una periodo di pace e prosperità dopo i tempi della
tribolazione. Per una disamina storica della questione del Mahdī, si può vedere l’omonima voce in EI2,
V, pp. 1230-1238 (W. Madelung).
4

dajjāl), nel Corano, per contro, troviamo solo poche fugaci allusioni a realtà che
sono sicuramente meglio orchestrate nel panorama dell’apocalittica tradizionale.
Come noto, la tradizione riferisce di un preciso susseguirsi di avvenimenti che
precederanno l’Ora finale, alcuni di ordine generale, detti “segni minori” (ašrā# al-
!ughrā), e altri di ordine più particolare e sicuramente anche più importante, i
“segni maggiori” (ašrā# al-kubrā). Tra i primi troviamo le unanimi condizioni di
decadenza tradizionale e di sconvolgimento dell’equilibrio geocosmico che
caratterizzano l’Età oscura quale ci viene descritta, ad esempio, nel Vi#õu Purāõa.10
Gli a"ādīth parlano, tra l’altro, di frequenti terremoti, 11 delle montagne che
franeranno,12 delle piogge acide,13 delle estati aride14 e dei periodi di abbondanti
piogge e di assenza di raccolti;15 ma il soggetto che ricorre con maggior frequenza è
quello riguardante la degenerazione dei costumi e la corruzione degli animi: si farà
ampio consumo di sostanze inebrianti,16 adulterio e fornicazione saranno diffusi17 e
compiuti alla luce del sole,18 le donne saranno nude nonostante siano vestite,19 le
cantanti e gli strumenti musicali diverranno popolari,20 gli uomini prenderanno il
loro piacere con gli uomini e le donne con le donne,21 i vincoli familiari saranno
spezzati,22 il dilagare della pedofilia,23 l’uomo obbedirà alla moglie e disubbidirà a
sua madre, e tratterà gentilmente l’amico mentre eviterà il padre,24 i ragazzini
saranno pieni di rabbia,25 vi sarà una gran quantità di assassinî,26 i leader della

9
Sul Cristo nell’Islam cfr. la v. “‘Īsā”, in EI2, IV, pp. 81-85 (G. Anawati), la questione della
“seconda venuta” è trattata a pp. 84-86. Vedere anche «The Eschatological Descent of Jesus» di Zeki
Saritoprak, in http://www.mlife.org/Jesus/muslimwiev.html.
10
Cfr. Vishnu Purana. A System of Hindu Mythologyand Tradition, a cura di H.H. Wilson, Calcutta,
1840 (rist. 1972), pp. 387-389.
11
Takthura al-zalāzil (Bukhārī, Tafsīr, 2:41; Fitan, 38, Ibn "anbal, II, 530).
12
Tazūl al-jibāl min amākinihā (!abarānī, cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 243; Haythamī, Mu‘jam, VII.
326).
13
Yakūn al-ma#ar qayẓan (!abarānī, cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 224; ibid. 241).
14
Al-šitā’ qayẓan (!abarānī, cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 245).
15
Tam#ara al-samā’ ‘āmman wa lā tunbitu al-ar! šay’ (Haythamī, Mu‘jam, VII. 330-331).
16
Yušrab al-khamr (Bukhārī, ‘Ilm, 21, $udūd, 20; Muslim, ‘Ilm, 8, 9; Tirmidhī, Fitan, 34, 38; Ibn
Hanbal, III, 151, 176, ecc.).
17
Yaẓhara (o yafšaw) al-zinā (ibid.)
18
Wa "attā tūjad al-mar’a nahāran jahāran tunka"u was#a-l-#arīq lā yunkiru dhalik a"ad wa lā
yughiruhu ("ākim, cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 248; Haythamī, Mu‘jam, VII. 331).
19
Taẓhara thiyāb talbisuhā nisā’ kāsiyāt ‘āriyāt (Haythamī, Mu‘jam, VII. 327; cfr. Ibn "anbal, II,
223; Muslim, Libās, 125).
20
Wa ẓaharat al-qaynāt wa-l-ma‘āzif (Tirmidhī, Fitan, 38). Un "adīth prescrive di “non seguire le
cantanti e di non ‘acquistarle’ ” (lā tabiy‘ū al-qaynāt wa lā taštarūhunna, Tirmidhī, Tafsīr, sūra 31).
21
Yuktafī al-rajul bi-l-rajul wa-l-nisā’ bi-l-nisā’ (!abarānī, cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 225; ibid. 226).
22
Qa#ī‘at al-ar"ām (Bazzār, cfr. Haythamī, Mu‘jam, VII. 327).
23
Yutaghāyara ‘alā-l-ghulām kamā yutaghāyara ‘alā-l-mar‘a, letteralmente “si sarà gelosi dei
fanciulli come lo si è delle donne” (Daylamī, cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 249).
24
A#ā‘a al-rajul zawjatahu wa ‘aqqa ummahu wa barra !adiqahu wa jafā abāhu (Tirmidhī, Fitan,
38).
25
Yakūnu-l-waladu ghayẓan (!abarānī, cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 224)
5

popolazione saranno i peggiori tra loro. 27 L’elenco potrebbe proseguire, ma ci


sembra più interessante riportare alcuni detti che riguardano in modo ancor più
preciso e circostanziato, se mai ce ne fosse bisogno, i tempi che stiamo vivendo,
come il tentativo di rendere verdi i deserti, 28 gli uomini che cominceranno a
competere tra loro nel costruire gli edifici più alti,29 animali selvatici che saranno
capaci di parlare con gli esseri umani,30 il fatto che per un aumento spasmodico
delle attività lucrative la donna sarà costretta ad aiutare il marito nel lavoro,31 e
ancora che l’uomo uscirà di casa e la ‘punta del frustino’ o i ‘lacci dei sandali’ gli
diranno quello che sta succedendo a casa sua.32 Infine la contrazione del tempo,33
che ci ricorda quanto René Guénon scriveva a proposito del “tempo mutato in
spazio”.34
Tralasciamo volutamente, per non dar adito a interpretazioni aberranti o a facili
strumentalizzazioni, le parti di argomento bellico o politico, peraltro molto nutrite,
che i lettori non avranno comunque difficoltà a reperire nelle numerose traduzioni
dei maggiori corpus di tradizioni profetiche. Il materiale che si può raccogliere

26
Yakthar al-harj. Qāla: al-harj ayyamā huwa yā rasūl Allāh? Qāla:Al-qatl, al-qatl (Ibn "anbal, II,
530).
27
Kāna za‘īm al-qawm ardhalahum (Tirmidhī, Fitan, 38).
28
Ta‘ūda ar! al-‘arab marūjan wa anhāran (Ibn "anbal, "ākim, cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 238-239)
29
Yata#āwal al-nās bi-l-bunyān (Ibn "anbal, II, 530).
30
Tukallima al-sibā‘ al-nās (Tirmidhī, Fitan, 19; cfr. Muttaqī, XIV. 212). Ricordiamo il caso a tutti
noto di Koko, la femmina di gorilla che ha imparato a comunicare con gli esseri umani attraverso il
linguaggio dei segni.
31
Fušuwwa al-tijāra "attā ta‘ayyana al-mar’at zawjahā ‘alā-l-tijāra (Ibn "anbal, e "ākim, cfr.
Muttaqī, Kanz, XIV, 230) cfr. … tatajara al-mar’at wa zawjahā ("ākim e !abarānī, cfr. Muttaqī,
Kanz, XIV, 248; Haythamī, Mu‘jam, VII. 329).
32
Tukallima al-rajula ‘adhaba saw#ihi wa-širāk na‘lihi (Tirmidhī, Fitan, 19; cfr. Muttaqī, XIV,
212). Sembrerebbe indicare antenne e auricolari.
33
Yataqārab al-zamān (Bukhārī, Adāb, 39, Fitan, 25; Muslim, ‘Ilm, 11, 12; Abū Dāwud, Fitan, 14;
Ibn Māja, Fitan, 26). Il Profeta ha detto: “L’Ora non sorgerà finché il tempo non si sarà contratto: un
anno sarà come un mese, un mese come una settimana, una settimana come un giorno, un giorno come
un’ora e un’ora come una scintilla” (Tirmidhī, Fitan, 24; Ibn "anbal, II, 537). Cfr. Mt. 24:22; Mc.
13:20.
34
Il Regno della quantità e i segni dei Tempi, cap. 23. Per quanto riguarda questa serie di “segni
minori”, non si può fare a meno di constatare la loro straordinaria affinità con la profezia di San Nilo
(m. ca 430 d.C.) riportata in molti siti di lingua inglese, ma consultabile anche in italiano al sito
http://members.fortunecity.com/lafinedeitempi/psannilo.htm, profezia che esordia con la frase: “Dopo
l’anno 1900, verso la metà del 20° secolo, la gente di quel tempo diventerà irriconoscibile…”. a titolo
di esempio possiamo citare i passi seguenti: “…diventerà impossibile distinguere gli uomini dalle
donne, a causa della loro spudoratezza nel vestire e nell’acconciarsi… Concupiscenza, lussuria,
adulterio, omosessualità, calunnie, omicidi e loschi traffici domineranno nella società.… tutto questo
risulterà dal fatto che l’Anticristo vuole essere il Signore e padrone al di sopra di tutto e diverrà il
dominatore dell’intero universo, e produrrà falsi miracoli e fantastici portenti.…cosicché questi uomini
infelici scopriranno il modo di fare una conversazione con altri uomini da un capo all’altro della terra.
In quei tempi gli uomini voleranno nell’aria come gli uccelli e discenderanno nel fondo del mare come
i pesci. …Allora Dio, vedendo la caduta della razza umana, accorcerà i giorni …”. Analoghe
descrizioni si ritrovano in altre profezie tradizionali.
6

dagli a"ādīth in tema escatologico è sufficiente da solo a riempire qualche


volume,35 ma vi sono addirittura interi volumi dedicati esclusivamente ad uno dei
temi maggiori dell’escatologia, come il Mahdī36 o il Cristo della parusìa.37
Queste due figure, infatti, costituiscono il cuore del nostro soggetto; esse sono
l’asse portante della struttura sacrale escatologica e il perno attorno cui ruota tutta la
sua drammaturgia ciclica. Va precisato tuttavia che, pur comparendo regolarmente
nell’elenco degli eventi che annunciano l’imminenza dell’Ora, la figura del Mahdī
non si ritrova quale elemento costitutivo della serie ben definita dei “segni
maggiori”, anche se non si può dubitare che vi faccia parte.38 Del resto il Profeta
non ha mai inteso stabilire una lista precisa e definitiva di segni, né tantomeno ha
coniato l’espressione che ora serve a distinguere quelli maggiori dai minori, benché
non sia difficile identificare gli a"ādīth che vi si riferiscono. Uno dei più noti è
sicuramente quello riportato da Muslim: “L’Ultima Ora non verrà prima che abbiate
visto dieci segni: il Fumo, l’Anticristo, la Bestia, il sorgere del sole ad Occidente, la
discesa di Gesù figlio di Maria, Gog e Magog, tre sprofondamenti del terreno, uno
in Oriente, uno in Occidente e uno nella penisola arabica al termine del quale un
fuoco si sprigionerà dallo Yemen, che sospingerà la gente verso il luogo del loro

35
I più noti sono la Tadhkira bi-a"wāl al-mawtā wa-umūr al-ākhira dell’Imām al-Qur$ubī (m.
671/1272), di oltre 800 pagine (ed. Dār al-kutub al-‘ilmiyya, Beirut, 1407/1987), da cui Ša‘rānī ha
tratto un Compendio (mukhta!ar, Maktaba Mu!. ‘Alī "abī!, Il Cairo, 1388/1968), e il Kitāb al-fitan
wa-l-malāhim di Ibn Kathīr (m. 774/1373), tratto dalla sua monumentale Al-bidāya wa-l-nihāya
(diverse edizioni; una parziale traduzione in inglese si trova al sito: http:// www.islamworld.net/hour/.
Si tratta in realtà di opere di escatologia in senso lato, comprendenti sia la parte apocalittica che quella
relativa agli eventi della Resurrezione e del Giudizio. Un altro testo molto importante, data la sua
antichità, è il Kitāb al-Fitan di Nu‘aym Ibn "ammād (m. 227/842 o 229/844), di oltre 400 pagine (ed.
Dār al-fikr, Beirut, 1414/1993), opera di carattere strettamente apocalittico e che riporta, con la sua
catena di trasmettitori, sia detti del Profeta che dei Compagni.
36
Ad es. il Al-qawl al-mukhta!ar fī ‘alāmāt al-Mahdī al-muntaẓar, di al-Haytamī (ed. Maktaba al-
Qur’ān, Il Cairo, s.d.).
37
Come l’Iqāmat al-burhān ‘alā nuzūl ‘Īsā ‘alayhi-l-salām fī ākhir al-zamān, di ‘A.A. al-Ghimārī
(ed. Al-maktāba al-ma!mūdiyya al-tijāriyya, Il Cairo, s.d.), o Al-ta!rī" bi-mā tawātara fī nuzūl al-
Masī", del sapiente kashmiri Mu!ammad Anwar Šāh (ed. Dār al-salām, Aleppo, 1375/1965, rist.
Beirut), opere basate quasi esclusivamente sulle raccolte di a"ādīth e che, pur raccogliendo
sull’argomento, come nel caso di quest’ultima, un centinaio di detti profetici presentati in modo
critico, possono raggiungere comunque le 370 pagine.
38
Mentre tutta la comunità è d’accordo sulla venuta del Cristo alla fine dei tempi, alcuni hanno
messo in dubbio l’autenticità delle tradizioni relative al Mahdī; anche lo storico Ibn Khaldūn, che le
riporta tutte nella Muqaddima, si attesta su tale posizione e sottolinea che queste tradizioni non
sarebbero esenti da critica (il brano della Muqaddima sul Mahdī è riportato interamente in inglese al
sito: http://www.bogvaerker.dk/Bookwright/Mahdi.html). La risposta dei tradizionisti è fondata sul
fatto che le numerosi "adīth riguardanti il Mahdī atteso sono mutawātir, ossia trasmessi
successivamente da un gran numero di Compagni, il che li pone al di sopra di ogni sospetto (cfr.
l’ampia disamina del muhaddith magrebino Abdullah ben Sadek sul sito:
www.compuex.com/ad101/mahdi.html; vedere anche: www.abc.se/~m9783/comahdi_e.html).
7

raduno (finale)”.39 Altre versioni dello stesso "adīth sono riportate da diverse fonti,
ma il contenuto non varia di molto, salvo l’ordine degli avvenimenti.40
Abbiamo detto che il Mahdī non compare in nessuna di queste fonti, ma se è
per questo, neppure vi figurano altri avvenimenti annunciati, che pur possiamo
senza pena inserire tra i segni maggiori. Già dalle varianti del "adīth citato, al posto
della “discesa di Gesù” (nuzūl ‘Īsā) quale decimo segno sottaciuto, si prospetta la
possibilità di inserirvi un Vento violento che sospingerà gli uomini nell’oceano, e
sicuramente, nella serie degli accadimenti più rilevanti e generalmente catastrofici,
non possiamo omettere calamità quali la Grande guerra (al-malhama al-kubrā), che
è detta precedere la comparsa dell’Anticristo, la conquista di Costantinopoli, la
distruzione della Ka‘ba e la ricomparsa del suo tesoro. Qui bisogna tener conto del
fatto che diversi di questi soggetti sono stati evocati dal Profeta singolarmente o per
gruppi separati in ben più di una tradizione, e che anzi, alcuni formano un vero e
proprio tema ricorrente nella serie delle profezie escatologiche.
Qual è, dunque, l’apporto della parola coranica in tutto questo? Con precisione
la rivelazione non si pronuncia isolatamente e in forma esplicita che su qualche raro
elemento della serie dei segni maggiori: il Fumo (dukhān),41 la comparsa della
Bestia dalla terra (dābba min al-ar!)42 e Gog e Magog (Ya’jūj wa Ma’jūj).43 Se
andiamo più a fondo nell’ermeneutica del Libro sacro, troviamo però che, in forma
allusiva, vi è menzionato anche qualche altro “segno” di quelli maggiori. Ad
esempio il versetto: “Il giorno in cui uno dei segni del tuo Signore sarà venuto, non
sarà più di alcuna utilità all’anima la fede se essa non avrà creduto prima
d’allora” (Cor. 6:158), si riferisce inequivocabilmente, come rilevano i

39
Muslim, Fitan, 39; vedi anche Muttaqī, Kanz, XIV, 258; cfr. Tirmidhī, Fitan, 21.
40
Lo stesso Muslim (Fitan, 40), riporta una versione (identica a quella di Ibn "anbal, IV, 7, e da
Abū Ya‘lā; cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 257; Haythamī, Mu‘jam, VII. 327) in cui l’ordine è il seguente: i
tre sprofondamenti del terreno, il Fumo, l’Anticristo, la Bestia, Gog e Magog, il sorgere del sole a
Occidente ed il fuoco che si sprigionerà dalla parte più bassa di ‘Aden. Il decimo segno non viene
menzionato, ma colui che lo riporta afferma che doveva trattarsi della discesa di Gesù oppure il forte
vento che spingerà la gente nell’oceano. Una diversa versione proviene invece da Ibn Jurayr, dove
viene detto che il primo segno è la comparsa dell’Anticristo, poi la discesa di Gesù, quindi il fuoco che
si sprigiona da ‘Aden, il Fumo, la Bestia, Gog e Magog, infine il sorgere del sole a Occidente (cfr.
Muttaqī, Kanz, XIV, 259; cfr. anche le varie versioni di Ibn ‘Asākir, !abarānī, "ākim, Abū Nu‘aym,
ibid., XIV, 260-261).
41
“Attendi dunque il giorno in cui il cielo apporterà un fumo manifesto” (Cor. 44:10), nella
omonima Sūra.
42
“E quando la Sentenza (al-qawl, lett. la Parola) sarà sul punto di abbattersi su di loro, Noi faremo
uscire dalla terra, per loro, una Bestia che proclamerà che in verità gli uomini non avevano creduto
con certezza ai Nostri segni” (Cor. 27:82). Cfr. Apocalisse, XIII, 11 ss. e XIX, 11 ss..
43
“Finché non saranno lasciati Gog e Magog ed essi si precipiteranno da ogni altura” (Cor. 21:96;
cfr. anche 18:94).
8

commentatori coranici,44 al sorgere del sole ad Occidente poiché il Profeta ha detto:


“L’Ora non sorgerà prima che il sole non sia sorto dal luogo in cui tramonta, e
allora quelli che saranno ancora in vita saranno tutti credenti, ma ciò quando non
sarà più di alcuna utilità all’anima la fede ecc.”,45 e anche: “Quando questi tre segni
appariranno, non sarà più di alcuna utilità all’anima la fede se essa non avrà creduto
prima di allora: il sorgere del sole a Occidente, l’Anticristo e la Bestia della terra”.46
Che dire poi dello sprofondamento del terreno (khusuf al-ar!) immediatamente
seguito da un vento violento che spingerà gli uomini nell’oceano (o, secondo la
variante, il fuoco che li spingerà verso il luogo del raduno)? Di “sprofondamento” si
parla in più parti nel Corano, come d’una minaccia che grava sui miscredenti, ma
due passaggi sono particolarmente significativi al riguardo: “Non guardano dunque
al cielo e alla terra che hanno davanti a sé e dietro di sé? Se Noi volessimo
sprofonderemmo la terra assieme a loro (nakhsif bihim al-ar#) o faremmo cadere
loro addosso un pezzo di cielo.47 E certo in questo vi è un segno per ogni servo
pentito” (Cor. 34:9), e anche: “Siete voi forse sicuri che Chi è nel cielo non faccia
sprofondare assieme a voi la terra? Ecco, sarà squassata! O siete voi sicuri che Chi
è nel cielo non vi mandi contro un vento petroso (yursila ‘alaikum !ā#iban)?
Saprete allora come sarà il Mio monito” (Cor. 67:16-17).
A questo punto non rimangono, del "adīth citato, che l’apparizione
dell’Anticristo e, subito dopo, quella del Cristo. Di Gesù si parla innumerevoli volte
nel Corano, ma quasi sempre in riferimento alla sua prima venuta; vi sono però due
versetti che in qualche modo sembrano alludere al suo ritorno alla Fine dei tempi. Il
primo si trova nella Sūra delle Donne, e lo si potrebbe tradurre: “E non v’è nessuno
della Gente del Libro48 che non crederà in lui prima della sua morte” (Cor. 4:159).
L’espressione “prima della sua morte” (qabl mawtihi) viene intesa talvolta come
riferentesi a un fedele di queste religioni, ma il contesto parla di Gesù e
l’interpretazione prevalente lo applica a quando lui ritornerà sulla terra per uccidere

44
Cfr. ad es. Ibn Kathir, L’Interpretation du Coran, trad. a cura di F. Chaaban, Beirut, 1998, II, pp.
548-550.
45
Bukhārī, Tafsīr, VI, 9; Fitan, 25.
46
Muslim, Īmān, 249.
47
Nelle profezie di Santa Ildegarda (1098-1179) sulla fine dei tempi è scritto: “Prima che la cometa
arrivi…”. Si parla di una cometa anche in un testo zoroastriano (Bundahišn, cap. 30), nelle profezie
degli indiani Hopi e in Nostradamus. Cfr. con l’inizio della Sūra al-Wāqi‘a (trad. del Bausani):
“Allorché la Cadente cadrà, nessuno la sua caduta smentirà, abbatterà esalterà. Allorché verrà
scossa la terra, scossa, e stritolati i monti, i monti, e diverranno pulviscolo tenue, sparso” (Cor. 56:1-
6).
48
Gli Ahl al-Kitāb, ossia coloro che possiedono una Sacra Scrittura, espressione generalmente
riferita agli Ebrei e ai Cristiani.
9

l’Anticristo.49 Il secondo versetto, anch’esso velato da una certa indeterminatezza,


recita: “Egli è invero una scienza riguardo all’Ora” (Cor. 43:61). Anche qui il
pronome di terza persona singolare Inna-hu, è ambiguo; anche qui ci troviamo al
termine di alcuni passaggi in cui il soggetto principale è Gesù, ma se molti
commentatori propendono per questa linea esegetica,50 ve ne sono alcuni che lo
riferiscono allo stesso Corano.51 Il primo dei due versetti indicherebbe in questo
caso che Gesù, il quale secondo il Corano e l’interpretazione tradizionale non
sarebbe morto, bensì elevato vivente in cielo52 conformemente al versetto rivolto
agli Ebrei: “E la loro parola: ‘Noi abbiamo veramente ucciso il Cristo, Gesù figlio
di Maria’, Mentre non l’hanno ucciso né crocifisso, ma è soltanto loro sembrato
(che così fosse)… Perché essi non l’hanno certamente ucciso, bensì è Dio che l’ha
elevato a Sé” (Cor. 4:157-158). Non è qui la sede per una esegesi circostanziata di
questo versetto;53 quel che ci importa è unicamente rilevarne la portata ai fini della
parusìa che, date le premesse scritturali, si presenta con caratteristiche differenti da
quelle postulate in ambito cristiano. Per l’Islam, la morte del Cristo, non essendosi
verificata al tempo della sua prima venuta, dovrà realizzarsi dopo il suo ritorno, ed
il secondo versetto sopra citato starebbe ad indicare che questo ritorno o “discesa”
avverrà con l’approssimarsi dell’Ora finale e costituirà uno dei segni maggiori.
Di fatto la parusìa implica anche la figura dell’Anticristo poiché Gesù tornerà
espressamente per ucciderlo, anche se, come vedremo meglio in seguito, non è
questa la sola ragione del suo ritorno. In realtà, l’ultima personificazione umana
dell’Avversario è implicitamente contenuta nell’espressione coranica attinente agli
awliyā’ al-Šay#ān (gli “amici di Satana”),54 “coloro che miscredono e combattono
nella via del Ribelle” (Cor. 4:76). Ogni realtà ha un “sigillo” (khātim) che chiude la
serie di ciò che lo preceduto e ne riassume in qualche modo tutte le caratteristiche

49
Questa era anche l’opinione dei più antichi Compagni (cfr. al-Ghumarī, Iqāma al-burhān, cit., pp.
90-91).
50
Ibn Mas‘ūd, Tafsīr Ibn Mas‘ūd, Riya#, 1985, p. 560; Sufyān al-Thawrī, Tafsīr, Beirut, 1983, p.
273; al-!abarī, Jāmi‘ al-bayān, XXV, pp. 90-91; al-Rāzī, Mafātī" al-ghayb, XXVII, p. 222.
51
Cfr. ad esempio Ibn Kathīr, Tafsīr al-Qur’ān al-‘aẓīm, ed. Dār al-fikr, Beirut, 1980/1400 h., VI, p.
235, dove viene peraltro ampiamente affermata la prima interpretazione.
52
È anche il caso di Enoch (sayyidinā Idrīs) e di Elia (sayyidinā Ilyās), i quali assieme a Gesù e al
Khi#r (o Khā#ir), costituiscono i quattro “Poli celesti”, reggitori cosmici e sopra-mondani, archetipi
permanenti dei quattro Poli terreni della gerarchia spirituale dei santi nascosti dell’esoterismo islamico
nota il Dīwān al-awliyā’ (cfr. Futū"āt, II, pp. 5-6, e M. Chodkiewicz, Le Sceau des saints, Paris, 1986,
pp. 118-120).
53
Sulla crocifissione secondo il Corano, cfr. G. Anawati, art. cit. in EI2, IV, pp. 83b-84a, e l’art. di
Zeki Saritoprak al sito cit. supra, n. 9.
54
Cfr. quanto scritto da R. Guénon sulla “contro-iniziazione” e la “contro-tradizione”, Op. cit.,
rispettivamente capp. 28, 36, e capp. 38, 39.
10

esemplari: si è visto all’inizio che il ciclo profetico (dā’irat al-nubuwwa) si


conclude con la venuta di Mu!ammad; lo stesso deve avvenire dunque per il ciclo
della santità o “amicizia” (dā’irat al-walāya), nei confronti di Dio, ma anche per
quello oscuro e contro-iniziatico dei “santi di Satana”. Ebbene, questi “Sigilli” della
Walāya divina e satanica sono proprio il Cristo da un lato e l’Anticristo dall’altro. Il
Corano, dunque, pur senza esprimersi in modo chiaro e diretto sugli eventi che
precederanno l’Ora, almeno tra le righe dell’espressione allusiva e simbolica (išāra)
non sembra trascurarne nessuno, al punto che alcuni trovano dei fondamenti
scritturali anche per la figura del Mahdī. Vediamo, però, quanto è messo in luce
dalla tradizione profetica.
Come si è già accennato, le tradizioni abbondano al riguardo e purtroppo ci si
dovrà qui limitare a riferirne solo alcune tra le più significative ed emblematiche.
L’ultimo atto della scena sarebbe preceduto da una grande guerra (al-mal"āma al-
‘uẓmā) in cui vi è “una battaglia di proporzioni tali che non si era mai vista una
simile (fayaqtulūnā maqtala…lam yurā mithluhā), al punto che se un uccello
passasse a fianco dei combattenti, cadrebbe a terra morto prima di aver raggiunto la
loro fine”.55 Questa battaglia è quella che porterà alla conquista di Costantinopoli da
parte dei Musulmani, seguita dalla quasi immediata comparsa dell’Anticristo.56
Quanto tempo intercorrerà tra l’inizio della grande guerra, la presa di
Costantinopoli e la comparsa dell’Anticristo? Vi sono due tradizioni discordanti al
riguardo: nella prima si afferma che il tutto si svolgerà in un arco di sette mesi,
mentre nella seconda si dice che Costantinopoli cadrà al sesto anno e che
l’Anticristo comparirà nel settimo. Stando all’autorità di Abū Dāwud, che riporta
entrambe le versioni, in base all’isnād la seconda avrebbe maggior credito.57
A questo punto bisogna trovare anche una collocazione per la comparsa del
Mahdī. Secondo i dati tradizionali la sua apparizione si situerebbe sicuramente
prima della seconda venuta di Gesù 58 e, quantunque non venga espressamente
specificato, è logico supporre che la sua azione sia già visibile anche prima della
manifestazione dell’Anticristo o ad essa concomitante.59 La sua venuta è attestata
con forza da tradizioni come: “Se anche non dovesse rimanere che un solo giorno di

55
Muslim, Fitan, 37; Ibn "anbal, I, 435.
56
Ibid.
57
Abū Dāwud, Malā"im, 4. L’isnād è la catena di garanti che hanno trasmesso la tradizione.
58
Cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 266, 269.
59
Ša‘rānī dà quest’ordine: “(Prima) la comparsa del Mahdī, poi quella dell’Anticristo, poi la discesa
di Gesù, la comparsa della Bestia, il sorgere del sole a Occidente…” (Al-Yawāqīt wa-l-jawāhir, ed.
Mu#$afā Bābī "alabī, il Cairo, 1959/1378 h., II, p. 142).
11

questo mondo Dio lo allungherebbe finché non farà la sua comparsa una uomo della
mia famiglia,60 il cui nome è come il mio e quello di suo padre come quello di mio
padre (ossia Mu!ammad ibn ‘Abd Allāh),61 il quale riempirà la terra con equità e
giustizia (qis#an wa ‘adlan) come prima era stata colmata di abusi e dispotismo
(ẓulman wa jawran)”. 62 La questione del nome ha una certa rilevanza, poiché
attorno ad essa si gioca il problema della sua identificazione, specialmente se si
tiene conto delle attese messianiche da parte della Šī‘a. Crediamo che tutti i nostri
lettori siano sufficientemente informati sulla posizione šī‘ita riguardante gli Imām,
nonché sul caso particolare del XII misterioso Imām, Mu!ammad al-Mahdī, il
Qā’im (“colui che resuscita”), figlio dell’XI Imām, "asan ‘Askarī (m. 269/874).
Nato nel 255/868, Mu!ammad al-Mahdī scomparve dal dominio pubblico, in quella
i teologi šī‘iti chiamano l’“Occultazione minore” (al-ghayba al-sughrā), nell’anno
stesso della morte del padre, ma mantenne i contatti con i fedeli attravero degli
intermediari fino all’anno 330/942; da questa data, che segna l’inizio
dell’“Occultazione maggiore” (al-ghayba al-kubrā) che si protrae tutt’ora, egli è per
tutti gli Šī‘iti l’Imām atteso, il Mahdī che ritornerà alla fine dei tempi.63 L’Islām
sunnita non ha fatto sua la dottrina dell’“Occultazione” dell’Imām, per cui non si
possono cercare in questa direzione delle testimonianze a favore o contro questa
tesi; qualche rara attestazione su questa delicata questione la si può trovare solo
negli ambienti esoterici, e qui non si può citare migliore autorità di quella di Ibn
‘Arabī che,sempre nel già citato capitolo 366 delle Futū"āt, afferma espressamente
che il Mahdī sarà un discendente della linea di al-"asan,64 il che escluderebbe che si
tratti del XII Imām šī‘ita discendente da al-"usayn. È curioso però constatare che
Ša‘rānī propenda, dal canto suo, per un’interpretazione in linea con quella šī‘ita,
specificando che il Mahdī futuro non sarà altri che “il figlio di "asan al-‘Askarī,

60
Un altro "adīth precisa: “Il Mahdī sarà della mia famiglia, un discendente di Fā$ima” (Abū
Dāwud, Mahdī, 1; Ibn Māja, Fitan, 34). Il capitolo sul Mahdī delle Sunan di Abū Dāwud si trova
tradotto in inglese sul sito:
http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/036.sat. html.
61
Qur$ubī riporta però una tradizione in cui viene detto che il suo nome sarà A!mad ibn ‘Abd Allāh
(Tadhkira, p. 696).
62
Abū Dāwūd, Mahdī, 1; cfr. anche Tirmidhī, Fitan, 52.
63
Sulla dottrina šī‘ita al riguardo si veda H. Corbin, L’Imām nascosto, Milano, 1979, nonché
l’importante lavoro di M.A. Amir-Moezzi, Le Guide divin dans le Shî‘isme originel, Paris, 1992, in
particolare per l’aspetto messianico le pp. 279-301. Inoltre si possono consultare, tra altri, anche i siti:
http://www.al-islam.org/mahdi/nontl/ e http://www.al-shia.com/html/eng/books/hadith/imam-al-
mahdi/frconten.htm.
64
Ciò è confermato anche dalla prima edizione cairina del 1272 h. (1855-56) a cura dell’Emiro
‘Abd al-Qādir al-Jazā’irī (vol. III, p. 364.21), confrontata con l’originale conservato a Qonya.
12

nato nell’anno 255 dell’ègira”.65 Tutto quello che si può dire è che, stando alle
prove documentarie, il "adīth citato all’inizio farebbe comunque propendere più per
una posizione contraria a quella šī‘ita, dal momento che il nome del padre del XII
Imām è "asan e non ‘Abd Allāh.
La sua caratteristica più importante, oltre a quella di governare con giustizia,
saggezza ed equità, è quella d’essere l’ultimo “Califfo di Dio”.66 Una tradizione
annuncia: “Quando vedrete i neri stendardi venuti dal Khurāsān muovetevi verso di
loro, poiché il Califfo di Dio (khalīfat Allāh), il Mahdī, si troverà in mezzo a
loro”,67 e in una diversa versione viene aggiunto: “e quando lo vedrete andate a
stringere il vostro patto di alleanza con lui (fa-bāyi‘ūhu), anche a costo di
camminare carponi nella neve (wa law "abwan ‘alā-l-thalj)68 , poiché egli è il
Califfo di Dio, il Mahdī”.69 Le tradizioni che parlano del “patto” del Mahdī sono
numerose, ma non è del tutto chiaro di che “patto” si tratti; alcuni a"ādīth, come
quello appena citato, farebbero pensare al Patto di riconoscimento, di sottomissione
e di alleanza che si presta al Califfo, ma altre, che si riferiscono ad un “patto” che
egli riceverà presso la Ka‘ba, tra l’Angolo della “Pietra Nera” (al-rukn) e la
“Stazione di Abramo” (maqām Ibrāhīm) antistante la porta del Tempio meccano,
farebbero pensare che si tratti d’un “patto iniziatico”. Infatti, in alcune di queste
tradizioni, come quella riportata da Abū Dāwud, vengono espressamente
menzionati gli Abdāl della Siria70, alti membri della gerarchia iniziatica: “Vi sarà
una discordia dopo la morte di un Califfo, allora un uomo delle genti di Medina
fuggirà alla Mecca. Qui un gruppo di uomini della Mecca verrà da lui e, contro il
suo volere, farà un patto con lui tra l’Angolo e la Stazione. Gli verrà quindi mossa
contro una spedizione armata dalla Siria, ma sarà inghiottita dal deserto tra la
Mecca e Medina. Quando si assisterà a questo evento, i santi apotropaici (abdāl)
della Siria e la miglior gente dell’‘Irāq verrà da lui e farà un patto con lui tra
l’Angolo e la Stazione”.71 Il numero delle genti irachene e degli Abdāl della Siria

65
Al-Yawāqīt wa-l-jawāhir, cit., I, p. 143.
66
“Alla fine della mia Comunità vi sarà un Califfo che elargirà la ricchezza con profusione e senza
quantificarla” (Muslim, Fitan, 67-69; Ibn "anbal, III, 5, 37, 96, 317, ecc.). "adr al-dīn al-Qūnawī lo
definisce il “Sigillo del Califfato esteriore” (khatm al-khilāfa al-ẓāhira) della Comunità islamica (I‘jāz
al-bayān fī tā’wīl umm al-qur‘ān, ed. Dār al-kutub al.!adītha, Il Cairo, 1969/1389 h., p. 522).
67
Ibn "anbal, V, 277, e Bayhaqī nelle Dalā’il al-nubuwwa; cfr. anche Ibn Māja, Fitan, 34, e
"ākim, Mustadrak, IV. 464.
68
$abwan, viene glossato da Ibn Athīr come “camminare con le mani e le ginocchia” (Al-nihāya fī
gharīb al-"adīth wa-l-athār, Il Cairo, 1383/1963, I, p. 336).
69
Ibn Māja, Fitan, 34.
70
Sugli Abdāl, ritenuti essere in numero di 7 o 40, cfr. M. Chodkiewicz, Le Sceau des saints, cit.,
pp. 116-117, 129-130.
71
Abū Dāwud, Mahdī, 1.
13

che stringeranno il Patto con il Mahdī è pregno di valore simbolico, poiché secondo
altre tradizioni viene specificato che sarà lo stesso delle “Genti di Badr”72 ossia
314, 73 numero che come noto corrisponde al valore numerico del nome
“Mu!ammad” calcolato col jazm al-kabīr.74
L’avvento del Mahdī segna un ritorno alla Tradizione, all’armonia tra gli esseri
e la natura; questo “raddrizzamento”75 finale viene salutato come un rinnovato
ordine del micro e del macrocosmo: dopo la siccità e la sterilità del terreno, il cielo
tornerà a dare la sua pioggia e la terra a produrre le sue piante.76 Il suo governo sarà
veramente conforme all’Ordine divino nel senso più profondo, non per una sterile
applicazione della Legge e per una ottusa lettura del Testo sacro, ma per la capacità
intrinseca di incarnarne la Sapienza che lo ispira, come lascia intravedere
l’espressione Khalīfat Allāh che gli viene data. Va ricordato, infatti, che secondo la
dottrina esoterica del Califfato, questa funzione comporta non soltanto l’aspetto
esteriore del potere temporale, ma anche quello interiore dell’autorità spirituale, cui
si può accedere solo dopo una effettiva e completa realizzazione iniziatica.77 La
khilāfa, infatti, intesa come “luogotenenza divina” ha la sua origine nella natura
primordiale dell’Uomo, creato “secondo la forma di Dio”,78 e il fatto che perfino i
“Califfi bendiretti” (al-khulafā’ al-rašidūn) – che pur possedevano questa funzione
anche da un punto di vista interiore – si limitassero a portare il titolo di Kalīfat
Rasūl Allāh, ossia di “rappresentante dell’Inviato di Dio”, permette di intuire tutta
la portata di un tale appellativo per il Mahdī.79
Tuttavia si tratta di un ritorno al sacro che verrà condotto non senza difficoltà e

72
!abarānī nel Kabīr, riportato da Haythamī, Mu‘jam, VII. 314.
73
!abarānī nell’Awsa#, ibid., VII. 315.
74
Ossia il calcolo del valore numerico di ciascuna lettera scomposta nei suoi elementi costitutivi: M
= mīm (40+10+40), ! = "ā (8+1), M = mīm (40+10+40), M = mīm (40+10+40), D = dāl (4+1+30) =
314. È detto che il Mahdī sarà invincibile; forse l’allusione alle Genti di Badr può indicare che la sua
azione sarà sostenuta da un diretto intervento celeste, come avvenne al tempo del Profeta alla battaglia
di Badr (cfr. Cor. 3:123-124).
75
Segnaliamo di sfuggita che è a lui che si riferiscono molte predizioni occidentali sulla venuta del
“Gran Monarca” (cfr. anche R. Guénon, op. cit., pp. 305 n.1, e 313 n. 1).
76
Qur$ubī, Tadhkira, p. 700.
77
Cfr. P. Urizzi, “Regalità e Califfato”, parte I, in Perennia Verba, 3 (1999), pp. 136-147.
78
Innā ‘Llāha khalaqa Ādam ‘alā !ūratihi (Bukhārī, Isti‘dhān, 1; Muslim, Birr 115, Janna 28, Ibn
"anbal, II, 244, 251, 315, ecc.). È lo stesso Corano a porre in relazione la creazione dell’Uomo con la
funzione della “luogotenenza divina” (cfr. Cor. 2:30).
79
Anche se gli a"ādīth menzionano il conferimento del potere (sul#āna) da parte di alcuni delegati,
bisogna comprendere che l’investitura dell’autorità al Khalīfat Allāh, il “Rappresentante di Dio” sulla
terra, non può venire che dall’alto, ossia dalla stessa Autorità divina: “Costoro sono coloro cui Noi
demmo il Libro e l’autorità e la profezia; costoro sono coloro che Dio ha guidato, quindi seguite la
loro guida” (Cor. 6:89-90).
14

dovrà scontrarsi con la più temibile delle calamità,80 quella del capovolgimento
tradizionale, della pura sovversione di ogni principio di ordine superiore: il regno
dell’Anticristo. Il termine Anticristo lo si trova sovente nella forma costrutta al-
Masī" al-Dajjāl, letteralmente il “Messia impostore”, il “Falso Cristo”, ma col
mutamento morfologico di una consonante araba (la "ā finale di Masī", “Messia”,
trasformata in khā : ) viene anche chiamato semplicemente al-
Masīkh, il “Deforme”, lo “Sfigurato”, appellativo che gli viene attribuito in primis
per le fattezze che lo contraddistingueranno, poiché ci viene descritto come avente
“l’occhio destro che assomiglia a un acino sporgente”,81 deformità fisica che non è
altro che il riflesso esteriore della sua deformità interiore. La parodia della “contro-
tradizione” non potrebbe essere meglio descritta di queste parole del Profeta: “Egli
verrà con un Paradiso e un Inferno, ma il suo Paradiso sarà un Inferno e il suo
Inferno un Paradiso”.82 La gente, ha detto ancora il Profeta, “fuggirà dal Dajjāl fino
a cercar rifugio tra le montagne”.83 Viene poi precisato che la sua comparsa avverrà
su una strada tra la Siria e l’‘Irāq e rimarrà sulla terra per quaranta giorni, “uno
come un anno, uno come un mese, uno come una settimana e il resto dei suoi giorni
come i vostri”.84 L’Anticristo dilagherà per la terra con “la rapidità della pioggia
portata dal vento”; coloro che risponderanno al suo appello85 troveranno prosperità
ed egli manifesterà dei prodigi: il cielo produrrà pioggia e la terra raccolti, ed egli
farà riaffiorare i tesori nascosti della terra; coloro che lo sconfesseranno verranno
invece privati d’ogni bene.86 Secondo quanto riportato da Muslim, l’Anticristo non

80
“Dal tempo di Adamo all’avvento dell’Ora finale non vi è affare più grave dell’Anticristo
(mā…amr akbar min al-dajjāl)” (Ibn "anbal, IV, 19; Muslim, Fitan,126-127; cfr. Muttaqī, Kanz, XIV,
300-301).
81
Wa inna al-masī" al-dajjāl a‘war al-‛ayn al-yumnā, ka’anna ‘aynuhu ‘anaba #āfiya (Bukhārī,
Taw"īd, 17; Muslim, Fitan, 100; Ibn Māja, Fitan, 33; Ibn "anbal, II, 124; V.38; cfr. Muttaqī, Kanz,
XIV, 284).
82
Ma‘hu janna wa nār fa-nāruhu janna wa jannahu nār (Muslim, Fitan, 104; Ibn Māja, Fitan, 33;
cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 299). In un altro "adīth è detto: “Quando verrà il Dajjāl porterà un acqua e
un fuoco, ma quello che agli uomini sembrerà del fuoco sarà invece una fresca acqua, e quello che
sembrerà loro come fresca acqua sarà invece fuoco bruciante; chi sarà presente a quell’epoca si diriga
verso quel che gli sembrerà del fuoco, perché lo troverà fresco e piacevole” (Bukhārī, Anbiyā’, 50; cfr.
Muttaqī, Kanz, XIV, 301).
83
Lā yafirranna al-nās min al-dajjāl "attā yal"aqū bi-l-jibāl (Muslim, Fitan, 125; Tirmidhī,
Manāqib, 70).
84
Bukhārī, Tafsīr 39.3; Muslim, Fitan, 116; Abū Dāwud, Malā"im, 14; Tirmidhī, Fitan, 59; Ibn
Māja, Fitan, 33. Si tratta di un "adīth trasmesso da Nawwās ibn Sam‘ān; le versoni più complete sono
quelle di Muslim, Ibn Māja e Tirmidhī e la prima è riportata anche ne Il Giardino dei devoti di
Nawawī, Trieste, 1990, pp. 496-497.
85
Fa-ya’ti ‘alā-l-qawm fa-yad‘ūhum fa-yu’minūna bihi wa yastajibūn (Muslim, Fitan, 116, cfr.
Apocalisse, XVI.16).
86
Cfr. ibid.
15

dominerà sulla terra che “per quaranta giorni, uno come un anno, uno come un
mese, uno come una settimana e i restanti giorni come i vostri giorni”.87 Ad ogni
modo, per quanto effimero e destinato a non durare molto, il suo dominio sul
mondo appare pressoché assoluto: “non vi sarà alcuna terra che non sia ‘coperta’
dall’Anticristo, eccetto Mecca e Medina”.88
Dove si troverà il Mahdī in questo stato di cose? Non è dato di saperlo con
precisione, ma dalle tradizioni sembra di poter evincere che, almeno negli atti
conclusivi dello scontro tra la luce e le tenebre, scenario dell’apocalittico
Harmaghedon, egli si troverà a Gerusalemme, ed è a questo punto che Gesù
scenderà per aiutare il Mahdī a sconfiggere l’Anticristo. È ancora lo stesso "adīth,
poc’anzi citato nella versione di Nawwās ibn Sam‘ān,89 che ci dà una delle versioni
più complete dell’evento: “E mentre egli (il Dajjāl) sarà occupato in queste cose,
Dio invierà il Messia figlio di Maria, che discenderà presso il bianco minareto
orientale di Damasco (fa-yanzilu ‘inda-l-manārat al-bay!ā’ šarqī Dimašq), 90
indossando due vesti tinte di giallo91 e poggiando i palmi delle mani sulle ali di due
angeli.92 Quando abbasserà il capo esso gocciolerà e quando lo solleverà cadranno
gocce argentee come perle. E non è permesso a nessun miscredente (kāfir) sentire il
profumo del suo alito senza morire, ed il suo alito abbraccia l’estensione del suo
sguardo. Quindi lo cercherà (l’Anticristo), finché lo raggiungerà alla porta di Ludd93
e lo ucciderà”. Il "adīth prosegue col racconto dei compagni di Gesù, di Gog e
Magog e degli eventi ultimi fino al sorgere dell’Ora, ma prima di ritornarvi è
opportuno confrontare questo testo con altre tradizioni, poiché mettono in luce dei
particolari importanti che bisogna aver cura di rilevare. Benché la maggior parte
delle versioni attestino la discesa di Gesù presso il bianco minareto orientale di

87
Muslim, Fitan, 116; cfr. anche Ibn "ammād, Kitāb al-Fitan, p. 337; Qur$ubī, Tadhkira, p. 753; in
Ibn "ammād troviamo però anche altre versioni: in un "adīth di Asmā’ al-An#ariyya è detto che
rimarrà 40 anni, dove un anno è come un mese, il mese come una settimana ecc. (ibid.); mentre
Salmān al-Farsī avrebbe detto due anni e mezzo (ibid), ma anche quaranta giorni ( ibid., p. 338 ).
88
Muslim, Fitan, 122. In Ibn "ammād troviamo che anche Gerusalemme, Najrān e il Monte Sinai
saranno preservate dal suo male (Kitāb al-Fitan, pp. 343-344).
89
Muslim, Fitan, 116. Sulle diverse varianti e per il commento di questo "adīth, cfr. Mu!. Anwar
Šāh, Al-ta!rī" bi-mā tawātara fī nuzūl al-masī", !ad. n. 5, pp. 102-126.
90
È uno dei minareti della Moschea degli Omayyadi.
91
Bayna mahrūdatayn, letter. “tra due tinte di giallo”, che si riferisca a delle vesti è interpretazione
tradizionale.
92
Come avviene per la tradizione cristiana (cfr. Atti, 1:9-11), anche in quella islamica il ritorno del
Cristo appare dunque del tutto analogo a quello della sua assunzione celeste.
93
L’odierna Lod (antica Lydda, incendiata nel I sec. d.C.), situata a vicino a Ramla, a 37 km a NO
di Gerusalemme, sulla strada che porta a Tel Aviv-Giaffa. È improponibile l’interpretazione di G.T.
Elmore, che situa la “porta di Lod” in Damasco (cfr. Islamic Sainthood in the Fullness of Time,
Leiden-Boston-Köln, 1999, p. 503). Vedere anche l’art. “Ludd”, in EI2, V, pp. 598-803 (M. Sharon).
16

Damasco,94 il dotto ‘Alī al-Qārī riporta nel suo Commento al Miškāt al-ma!ābī",95
sull’autorità di Ibn Kathīr, che in alcune varianti è detto che discenderà a
Gerusalemme (Bayt al-maqdis) e aggiunge che, a suo parere, questa è la versione
preferibile (arja"). Troviamo, infatti, che un’altra non meno famosa tradizione
documenta l’incontro di Gesù col Mahdī a Gerusalemme; secondo questa
testimonianza, mentre il Profeta parlava degli eventi che accompagneranno la
venuta del Dajjāl, qualcuno gli chiese: “O Inviato di Dio, quale sarà la condizione
degli Arabi in quell’epoca?” Rispose: “Saranno pochi all’epoca; la maggior parte si
troverà a Gerusalemme e il loro Imām sarà un uomo retto (rājul !āli").96 È proprio
quando il loro Imām si porrà in avanti per compiere assieme a loro la Preghiera del
Mattino (al-!ub"), che, in quel preciso momento, scenderà su di loro Gesù figlio di
Maria (idhā nazala ‘alayhim ‘Īsā bnu Maryam al-!ub"). Quell’Imām allora si
ritirerà, camminando all’indietro, per lasciar dirigere la Preghiera a Gesù,97 ma
Gesù porrà la mano tra le sue spalle dicendogli: ‘Avanza e continua (a dirigere) la
Preghiera. È perché tu la diriga che è stato fatto l’appello alla Preghiera (laka
uqimat); prega dunque quale loro Imām’. Al termine, Gesù – su di lui la Pace! –
dirà: ‘Aprite la porta!’. La porta verrà aperta e dietro a essa si troverà il Dajjāl con
settantamila Ebrei, tutti armati con spade decorate, di teak. Ma non appena
l’Anticristo poserà il suo sguardo su Gesù, si dissolverà come sale nell’acqua e
s’affretterà a fuggire. Gesù – su di lui la Pace! – dirà: ‘Ho in serbo per te un colpo a
cui non potrai sottrarti’; lo raggiungerà quindi presso la porta orientale di Ludd e lì
l’annienterà”,98 poiché “a nessuno è dato il potere di distruggere il Dajjāl se non a
Gesu”.99
Ci si potrebbe stupire che Gesù segua la Preghiera dietro il Mahdī, ma essere

94
Perlopiù sono soltanto varianti del "adīth di Nawwās (cfr. Abū Dāwūd, Malā"im, 14; Tirmidhī,
Fitan, 59; Ibn Māja, Fitan, 33; Ibn "anbal; vedi Muttaqī, Kanz, XIV, 286), ma lo troviamo
menzionato anche in alcuni "adīth riportati da altri trasmettitori (cfr. Muttaqī, Kanz, XIV, 335, 337).
95
Mirqāt al-mafātī", V, p. 197. Ibn Kathīr sembra comunque avvalorare la sua discesa a Damasco,
cfr. Kitāb al-nihāya, ed. Dār al-kutub al-!adītha, Il Cairo, s.d., I, p. 127, e lo stesso fa, sul versante
opposto, un esponente maggiore dell’esoterismo islamico quale Ibn ‘Arabī (cfr. Futū"āt, III, 327.32).
96
Allude al Mahdī.
97
È il gesto che fa l’imām, quando ha già iniziato la Preghiera, per lasciare il posto ad un altro nei
rari casi in cui la sua direzione viene meno per qualche motivo.
98
Ibn Māja, Fitan, 33. Una versione un po’ differente è riportata anche da al-"ākim (Mustadrak,
IV, 478), dove si ribadisce la discesa di Gesù all’Alba (fajr) e il suo incontro col Mahdī che lo invita a
dirigere la Preghiera chiamandolo “Spirito di Dio” (rū" Allāh, cfr. Cor. 4:171), ma non vi è
menzionata Gerusalemme, come accade invece nella versione di Ibn "ammād, Kitāb al-fitan, p. 346;
vedi anche pp. 348-349.
99
Lam yusalli# ‘alā qatl al-Dajjāl illā ‘Īsā bnu Maryam (!ayālisī, Musnad, p. 327, !adīth n. 2504).
17

guidati nella Preghiera non implica necessariamente inferiorità di rango; 100 la


superiorità di Gesù è confermata del resto dal gesto del Mahdī. In una versione
riportata da Muslim Gesù declina l’offerta di dirigere la Preghiera dicendo: “No,
alcuni sono preposti a condurre gli altri (lā, ba‘!akum ‘alā ba‘!in umarā’). Questo
è l’onore da parte di Dio per questa Comunità (takrimat Allāh hadhihi-l-umma)”.101
L’atteggiamento del Cristo sta qui ad indicare, piuttosto, una convalida da parte sua
della funzione del Mahdī, nonché la sua propria sottomissione alla Legge
islamica.102 I testi islamici affermano ripetutamente che il Cristo della parusìa sarà
un Musulmano e gli a"ādīth che descrivono la funzione spirituale che eserciterà al
fianco del Mahdī nella Comunità islamica sono altrettanto numerosi, se non di più,
di quelli che lo vedono in veste di giustiziere dell’Anticristo. Nella loro forma più
tipica queste tradizioni affermano che Gesù scenderà in mezzo ai Musulmani –
ossia come uno di loro – quale giudice imparziale ("akaman muqsi#an) e giusto
Imām (imāman ‘adlan), ed egli spezzerà la croce (yaksiru-l-!alīb), ucciderà il
maiale (yaqtulu-l-khinzīr), abolirà la tassa dei non-Musulmani (ya!a‘u-l-jizya)103 ed
elargirà la ricchezza (yafīdu-l-māl) al punto che nessuno avrà più bisogno di
prenderne oltre.104
Non si può fare a meno di notare, a questo riguardo, che alcuni attributi che
caratterizzano la funzione del Cristo si sovrappongono in modo sorprendente a
quelli del Mahdī: per prima cosa quelli di equità e giustizia (qis# wa ‘adl), poi il
fatto di distribuire le ricchezze; a complicare il tutto si aggiunge la parola del
Profeta riportata da Anas: “Non vi è Mahdī se non Gesù figlio di Maria”.105 Una
certa perplessità di fronte a questa ambivalenza si può intuire anche presso i sapienti
musulmani che si sono sforzati di trovare comunque una soluzione giustificativa a
tali propositi enigmatici consegnati dalla tradizione. Qur$ubī dedica una sezione

100
Anche ‘Abd al-Ra!mān ibn ‘Awf, in una occasione, aveva fatto da imām davanti al Profeta nella
Preghiera.
101
Muslim, Īmān, 247.
102
Sulla funzione della Missione mu!ammadiana e dell’universalità della sua rivelazione, cfr. P.
Urizzi, “Regalità e Califfato”, parte II, in Perennia Verba, 4 (2000), pp. 162-169; Gilis, Lo Spirito
universale dell’Islam, Rimini, 1999, cap. 22.
103
Si tratta della tassa che i non-Musulamani tra le “Genti del Libro”, ossia Ebrei, Cristiani e
Mazdei, devono versare all’autorità statale quando vivono in territorio islamico. Cfr. art. “Djizya”, in
EI2, II, pp. 559-567 (P. Hardy).
104
Cfr. Bukhārī, Anbiyā’, 49; Buyū‘, 102; Muslim, Īmān, 242-243; Tirmidhī, Fitan, 54; Ibn Māja,
Fitan, 33; Ibn "anbal, II, 240, 272, 394, 411, 482, 294, 539; VI, 75; Ibn "ammād, Kitāb al-fitan, 350;
cfr. anche Muslim, Īmān, 245; "ākim, Mustadrak, II, 595; Muttaqī, Kanz, XIV, 337.
105
Wa lā Mahdī illā ‘Īsā bnu Maryam (Ibn Māja, Fitan, 24; "ākim, Mustadrak, IV, 440; Muttaqī,
Kanz, XIV, 263, ecc.).
18

della Tadhkira al "adīth appena citato106 e, dopo aver argomentato sulla sua solidità,
fa notare che in ultima analisi non può trattarsi di commistione e la prova più
convincente – oltre a quella che vede Gesù dietro a lui durante la Preghiera – è data
dalle tradizioni che ne fanno un discendente di Fatima (min walad Fā#ima),107
quindi ne conclude che la tradizione citata può voler solo dire che ‘non vi è Mahdī
perfetto e impeccabile (kāmil ma‘!ūm) se non Gesù’. Il giudizio dei dottori
musulmani si è espresso unanimemente sul fatto di distinguere queste due figure
anche se, come scrive Ibn ‘Arabī parlando del Mahdī, “può accadere talvolta che i
suoi attributi assomiglino intimamente a quelli del Sigillo (dei santi),108 e che i loro
Segni (annunciatori) possano essere confusi”, sottolineando egli stesso la necessità
di stabilire una certa distinzione (tamyīz) tra le due funzioni e, di conseguenza, tra
coloro che ne sono investiti.109
Il grande maestro andaluso rimane sicuramente una delle fonti maggiori per
comprendere la dottrina esoterica di queste tradizioni e non vi è dubbio che, pur
avendo dato ampio rilievo ad una lettura iniziatica e interiorizzata degli eventi
escatologici mediante la loro trasposizione a livello microcosmico, a cui egli si
richiama costantemente nell’‘Anqā’ mughrib110, è impensabile che sia mai stata
messa in discussione o anche soltanto sminuita la portata effettiva e finale di questi
avvenimenti e dei loro protagonisti in rapporto al piano delle contingenze storiche e
delle vicende umane. Il personaggio concreto del Cristo della parusìa, che proprio a
partire da questo maestro viene visto quale apoteosi finale e conclusiva del ciclo
della Santità e investito come tale del titolo di Khātim al-walāya al-mu#laqa, il
“Sigillo della santità assoluta” che fa in qualche nodo da contrappunto al “Sigillo
111
della santità mu!ammadiana” (al-khātim al-walāya al-mu"ammadiyya), è
notevolmente presente nella sua opera e soprattutto nelle monumentali Futū"āt al-

106
Tadhkira, pp. 701-702.
107
Come Gesù viene costantemente designato “figlio di Maria” (Ibn Maryam), il Mahdī viene
chiamato per antonomasia “il Fā$imide”, cfr. Ibn Khaldūn, Muqaddima, trad. di V. Monteil, Discours
sur l’Histoire universelle, Paris, 1978, II, p. 632.
108
S’intende qui il “Sigillo della santità universale” (khātim al-walāya al-‛āmma) che, nella dottrina
dello Shaykh al-Akbar, è ritenuto essere Gesù al tempo della sua Seconda venuta. Vedere infra, nota
145.
109
‘Anqā’ mughrib, ed. Al-ma$ba‘a al-ra!māniyya, Il Cario, 1353 h., p. 71; vedre anche la trad. di
G.T. Elmore, Islamic Sainthood in the Fullness of Time, cit., p. 508.
110
Il titolo completo è: ‘Anqā’ mughrib fī khatm al-awliyā’ wa-šams al-maghrib, “La Fenice
stupefacente sul Sigillo dei santi ed il Sole d’occidente”, dove gli eventi escatologici sono spesso
trattati alla luce di una lettura esoterica e puramente iniziatica degli stessi. Questa chiave di lettura è
stata adottata, in modo ancor più sistematico, da ‘Abd al-Karīm al-Jīlī nel suo Al-insān al-kāmil, ed.
Dār rašād al-!adīthiyya, Casablanca, cap. 61, pp. 212-218.
111
Per la dottrina del “Sigillo dei santi” e per la distinzione tra questi due aspetti di tale funzione,
cfr. M. Chodkiewicz, Le Sceau des saints, cit., capp. VIII e IX.
19

makkiyya; la figura del Mahdī, per contro, non viene trattata in questo testo che nel
capitolo 366, dedicato appunto al Mahdī e ai suoi Ministri (wuzarā’).112 Già dal
titolo di questo lungo capitolo: “Sulla conoscenza dei Ministri del Mahdī che si
manifesterà alla Fine dei tempi, il quale è stato annunciato dall’Inviato di Dio – su
di lui la Grazia e la Pace divine! – e appartiene alle Genti della Casa (profetica)”, si
evince sia la concretezza storica dell’annuncio, sia il suo essere una figura distinta
dal Cristo. Il dato originale dell’insegnamento akbariano al riguardo è però quello
sui “Ministri” del Mahdī che lo Šaykh desume dal racconto coranico113 degli A!"āb
al-Kahf, i “Compagni della Caverna”,114 il cui carattere escatologico è suffragato da
una lunga tradizione, e non solo in ambito islamico.
Per lo Šaykh al-Akbar questi Ministri sono i veri aiutanti del Mahdī nell’opera
di restaurazione e di “raddrizzamento” tradizionale, e siamo messi in guardia dal
non considerarli dei subalterni, poiché essi “sono le ‘guide’ (al-hudāt), mentre egli
è ‘il guidato’ (al-mahdī)”.115 Costoro, dice Ibn ‘Arabī, sono degli “uomini divini

112
J.W. Morris, che l’ha parzialmente tradotto e studiato, ci sembra dare, almeno in questo caso,
eccessivo spazio alla visione interiorizzata degli eventi in oggetto. Cfr. J.W. Morris, “At the End of
Time” (trad. parziale del cap. 366) in Les Illuminations de La Mecque, a cura di M. Chodkiewicz,
Paris, 1989, pp. 117-147, e note pp. 511-530; e soprattutto “Ibn ‘Arabi’s Messianic Secret: From ‘the
Mahdi’ to the Imamate of Every Soul”, in Journal of the Muhyiddîn Ibn 'Arabî Society, vol. XXX,
2001, pp. 1-19.
113
Come noto la quarta sezione delle Futū"āt, che esamina 114 “Dimore spirituali” (manāzil)
oggetto di altrettanti capitoli dell’opus magnus di Ibn ‘Arabī (dal 270 al 383), si sviluppa in parallelo
alle 114 Sūre del Corano, seguendone però il percorso inverso, ossia iniziando a partire dall’ultima
Sūra per terminare con la Fāti"a, l’“Aprente (il Libro)”. Sulla sezione delle “Dimore”, cfr. M.
Chodkiewicz, Un Océan san rivage. Ibn Arabi, le Livre et la Loi, Paris, 1992, cap. 3, pp. 81-101, e
Ch.A. Gilis, “Les clés des Demeures spirituelles dans les Futū"āt d’Ibn Arabī”, in René Guénon et
l’avènement du troisième Sceau, Paris, 1991, pp. 67-114.
114
Detti anche “Genti della Caverna” (ahl al-kahf). Questo racconto, che troviamo nell’omonima
Sūra (Cor. 18:9-25), viene interpretato da molti esegeti e orientalisti come riferentesi alla storia dei
“Sette dormienti di Efeso” vissuti all’epoca dell’imperatore Decio (249-251). Si tratta di sette giovani
cristiani che, per sfuggire alla persecuzione dell’imperatore, trovarono rifugio in una caverna assieme
ad un cane che li aveva seguiti; colà addormentatisi, non si risvegliarono che al tempo dell’imperatore
cristiano Teodosio – il Grande (379-395) o il Giovane (408-450) –, risveglio miracoloso che farà di
loro un segno della vita post-mortem e della Resurrezione. Tuttavia la prima versione greca di questo
racconto è quella di Simone Metafrasto attorno all’870 d.C. (cfr. Migne, P.G., vol. CXV, pp. 427-448),
posteriore dunque al testo del Corano. Tradizioni analoghe si riscontrano un po’ ovunque e in epoche
diverse e, a parte il carattere paradigmatico del racconto coranico, non è sicuro che esso si riferisca
specificatamente alla storia dei “sette dormienti” di Efeso. Anche se la presenza del cane in entrambe i
racconti lo farebbe pensare, altri elementi non sembrano combaciare; ad esempio il numero dei
“dormienti”, che il Corano pone come incerto, e soprattutto il periodo in cui sarebbero rimasti nello
stato di letargia: il Testo sacro dà in tutto 309 anni, mentre la massima estensione possibile tra le date
degli imperatori menzionati è di 201 anni. Il prof. M. Hamidullah fa un’interessante accostamento con
l’ambiente degli Esseni (cfr. Le Saint Coran, Paris, 1985/1405 h., p. 381). Vedere anche l’art. “A#!āb
al-Kahf”, in EI2, I, p. 691 (R. Paret); inoltre per la bibliografia, oltre al suddetto art., anche J. Koch,
Die Siebenschlafereigende, ihr Ursprung u. ihre Verbreitung, Leipzig, 1883, e il sito
http://jm.saliege.com/bibliodormants.htm.
115
Futū"āt, III, 329.27-28; cfr. Les Illuminations de La Mecque, cit., p. 511, n. 2.
20

(rijāl ilāhiyūn) che si faranno carico della sua missione di chiamare gli uomini (alla
vera Religione116) (yuqīmūna da‘watahu) e che lo sosterranno”,117 “un gruppo (di
uomini spirituali) che Dio ha tenuto nascosti per lui (il Mahdī) nei segreti recessi
del Suo dominio invisibile. L’Altissimo ha fatto loro conoscere mediante lo
svelamento intuitivo (kašf) e la percezione diretta (šuhūd) le realtà (divine, al-
"aqā’iq) e i contenuti dell’Ordine di Dio riguardante i Suoi servitori. Il Mahdī,
dunque, effettuerà le sue decisioni e pronuncerà i suoi giudizi in base alla
consultazione che avrà con loro, poiché essi sono i veri Conoscitori, coloro che
sanno effettivamente i contenuti di quanto si trova Colà (nella Realtà divina)”.118 Un
dato interessante è sicuramente quello che questi Aiutanti saranno tutti degli a‘jām,
dei “non-Arabi”, benché non parleranno se non l’Arabo119 e, quale che sia il loro
numero – a questo riguardo lo Šaykh è incerto,120 anche se non potrà comunque
essere superiore a 9 – per assolvere la loro funzione dovranno possedere in tutto
nove qualità, che deve comunque possedere anche l’Imām dell’epoca: 1) una
visione penetrante (nifūdh al-ba!ar); 2) saper cogliere l’appello divino quando
viene rivolto (ma‘rifa al-khi#āb al-ilāhī ‘inda-l-ilqā’); 3) saper tradurre quanto
viene da Dio (‘ilm al-tarjama ‘an Allāh); 4) stabilire le diverse classi di coloro che
esercitano un’autorità tradizionale (ta‘īn al-marātib li-walāt al-amr); 5) avere
misericordia nel rigore (al-ra"ma fī-l-gha!ab); 6) (conoscere) le diverse forme di
sostentamento, spirituale e sensisbile, di cui ha bisogno chi governa (mā ya"tāj
ilayhi-l-malik min al-arzāq al-ma"sūsa wa-l-ma‘qūla); 7) saper interpretare gli
avvenimenti (‘ilm tadākhil al-umūr ba!ahā ‘ala ba‘!); 8) sforzarsi al limite delle
proprie forze per soddisfare i bisogni degli uomini (al-mubālagha wa-l-istiq!ā’ fī
qa!ā’ "awā’ij al-nās); 9) possedere la scienza dell’Invisibile (al-uqūf ‘alā ‘ilm al-

116
La “Religione Pura” (al-dīn al-khāli!, Cor. 39:3) menzionata nella stessa pagina (Futū"āt, III,
327.29), che si identifica con il Dīn al-"anīf, la “Religione del puro Monoteismo”.
117
Futū"āt, III, 327.31. Lo Šaykh trova una conferma del sostegno di questi Aiutanti nel versetto:
“Il vittorioso sostegno degli uomini di fede è per Noi obbligatorio (wa kāna !aqqan ‘alaynā na#r al-
mu’mīnīn)” (Cor. 30:47), versetto che è anche l’invocazione costante (hajīr) di questi uomini spirituali
(cfr. Futū"āt, III, 328.15-17)
118
Ibid., III, 328.11-13
119
Ibid., III, 328, 16.
120
È l’incertezza, precisa lo stesso Ibn ‘Arabī (Ibid., III.331.35-332.1; cfr. anche Les Illuminations
de La Mecque, cit., pp. 124 e 514 n. 18), espressa dal Profeta sul numero degli anni che il Mahdī
avrebbe regnato, che poteva essere di “cinque, sette o nove anni” (il numero degli Aiutanti viene così
equiparato e assimilato a quello degli anni di regno), la quale riflette l’imprecisione coranica sul
numero dei “Compagni della Caverna”: “Si dirà: ‘(Essi erano) tre, quarto il loro cane. O diranno:
‘Cinque, sesto il loro cane’, congetturando sull’invisibile. O (ancora) diranno: ‘Sette, ottavo il loro
cane’. Dì: ‘Il mio Signore ha una conoscenza migliore del loro numero. Solo pochi lo sanno’” (Cor.
18:22).
21

ghayb).121
Rimane da definire il ruolo e la misteriosa identità del loro “guardiano” ("āfiẓ),
“uno che non appartiene alla loro specie, che non disobbedisce mai a Dio, ed è il
più speciale dei Ministri (akha!! al-wuzarā’) e il più eccellente dei ‘fidati’ (af!al al-
umanā’) (del Mahdī)”.122 È ovvio che lo Šaykh al-Akbar sta parlando qui del
“Cane” (kalb) 123 dei “Compagni della Caverna”, menzionato sempre in modo
autonomo nel Corano, ma su di lui e la sua funzione non ci viene detto però nulla di
più. È evidente che si tratta di uno dei Wuzarā’ del Mahdī, ma negli scritti di Ibn
‘Arabī non troviamo nulla che consenta di determinarlo con precisione, anche se
alcuni indizi farebbero pensare di poterlo identificare col Cristo stesso. Anche il
Cristo, infatti, fa parte dei Ministri del Mahdī, come si può evincere dal verso
preliminare del capitolo in questione: Inna-l-Imām ilā-l-Wazīr faqīr, wa ‘alayhimā
fulk al-wujūd yadūr, “Certamente l’Imām ha bisogno del Ministro, e la sfera
dell’esistenza ruota attorno a loro due”. L’Imām di cui si parla non è altri che il
Mahdī e quanto al “Ministro” non può trattarsi qui semplicemente di un singolare
impiegato erga omnes, poiché il seguito del versetto sottolinea con l’uso del duale
(‘alayhumā) la presenza di due individualità specifiche aventi un’importanza unica
nell’economia delle funzioni spirituali.124 E colui di cui il Madhī abbisogna in modo
eminente non è altri che il Cristo, che appare dunque come uno dei suoi Aiutanti o
Ministri e sicuramente il più elevato ed importante di tutti, come è detto appunto del
“Cane”.125 Un’ulteriore e non secondaria conferma documentaria ci viene fornita da

121
Futū"āt, III, 332.2-4. Queste nove qualità verranno sviluppate e commentate in esteso da Ibn
‘Arabī nel corso dello stesso capitolo (cfr. Ibid., III.332.17-338.2; cfr. la trad. di J. Morris,
Illuminations de La Mecque, cit., pp. 126-144).
122
Ibid., III, 328.16-17. La frase può anche essere letta: “…è il più speciale dei Ministri (del Mahdī)
e il più eccellente dei fiduciari (umanā’)”, ossia degli Afrād, dal momento che gli Umanā’
costituiscono il grado più eminente dei Malāmiyya, con cui gli Afrād essenzialmente s’identificano
(cfr. M. Chodkiewicz, Un Océan sans rivage, cit., pp. 70-71), e qui perfettamente simboleggiato nella
tipologia del cane. Vista la riluttanza degli Arabi per i cani – vengono tollerati solo quelli utili
all’uomo (cfr. l’art. “Kalb” di F. Vire, in EI2, IV, pp. 489-492) –, quale miglior espressione della
malāma, il “biasimo” dei profani che non sono in grado di percepire, e quindi non riconoscono, le
celate virtù interiori ed il nascosto stato d’intimità divina? (Sui Malāmiyya o Malāmatiyya, vedere M.
Codkiewicz, Le Sceau des saints, cit., pp. 136-138, e R. Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituali,
capp. XVIII, XXIX e XXXII).
123
Ricordiamo che il termine kalb, il “cane” in arabo, ha valore numerico 52, lo stesso dei termini
"amd (lode) e walāya (santità).
124
Dire che l’esistenza “ruota attorno” a loro equivale ad indicare una funzione polare (qu#biyya).
125
L’interpretazione che ruota attorno alla simbologia del cane è sempre alquanto complessa e
delicata, come rilevava già A. De Gubernatis (Mythologie zoologique, Milano, 1987, II, p. 18; cfr.
anche J. Chevalier e A. Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Milano, 1994, I, p. 185). Esso si presenta
ovunque ed in modo prevalente come mitologema legato alla morte, agli inferi e al mondo ctonio
(Anubis, Cerbero, Xolotl, Garm, ecc.), spesso come psicopompo (Sārameya), ma non mancano i
22

alcune tradizioni; la prima, riportata da Ibn "ammād, vede Gesù, al momento


dell’incontro col Mahdī che lo invita a dirigere la Preghiera, replicare: “Sono stato
mandato come Ministro (wazīr), non come Principe (amīr)”;126 la seconda invece,
presente in Qur$ubī, precisa che i discepoli di Gesù ("awārī ‘Īsā) al tempo della
parusìa saranno i “Compagni della Caverna (a!"āb al-kahf) e al-Raqīm” e che
questi apparterranno alla Comunità mu!ammadiana.127 Si tratta evidentemente dei
Compagni di Gesù che ritroviamo in altre tradizioni islamiche sulla fine dei tempi;
tuttavia, l’ultima tradizione pone il problema di al-Raqīm, menzionato nel Corano e
rimasto di difficile decifrazione anche per gli esegeti; qualcuno l’ha interpretato
come il nome del “cane”, il che evidentemente lo porrebbe in antitesi con
l’interpretazione qui proposta, e sicuramente non sembra convenirgli neppure
l’interpretazione che, in linea con il significato etimologico, l’interpreta nel senso di
una “tavola di pietra contenente un’iscrizione” che si trovava all’entrata della
Caverna. Possiamo dunque dedurne che il Cane non sia altri che Gesù? lo Šaykh al-
Akbar non lo afferma da nessuna parte. La questione rimane dunque ambigua, dal
momento che neppure in ambito cristiano troviamo, in tutta la vastità del bestiarium
cristico, alcun riscontro con una simbologia cinomorfa.128
Quale che sia l’interpretazione al riguardo, il dato rilevante rimane piuttosto
nella determinazione della natura della parusìa del Cristo della Seconda venuta.
Come noto, benché i testi cristiani parlino sovente della “venuta nella Gloria del
Padre”, 129 la forma di questa manifestazione o epiphanĕia rimane alquanto
indeterminata quanto a tempi e modi.130 Per la Chiesa il Cristo apparirà come
“giudice dei vivi e dei morti”, 131 e per Paolo si tratta di un’apparizione
essenzialmente gloriosa che viene ad inaugurare il regno messianico e celeste.132
Per la tradizione islamica, invece, egli è lo strumento della restaurazione
tradizionale che precede la fine di questo mondo, colui che, investito dell’autorità

riferimenti ad una funzione maggiore, celeste e di “resurrezione” come nel caso del T’ien-k’uan
estremo orientale (identificato con la stella Sirio).
126
Ibn "ammād, Kitāb Fitan, p. 347 (da Ka‘b).
127
Qur$ubī, Tadhkira, pp. 773-774.
128
Cfr. L. Charbonneau-Lassay, Le Bestiaire du Christ, Milano, 1964.
129
Cfr. αυτον όταν ελθη εν τη δοξη του πατρος, Mt. 16:27; Mc. 8:38; Lc. 9:26. Il termine parusìa
(παρουσία, “venuta” o “visita” solenne) viene esplicitamente menzionato per indicare la Seconda
venuta in: Mt. 24:3, 27, 39; I Cor. 15:23; I Tess. 2:19; 3:13; 4:15; 5:23; II Tess. 2:1, 8; Giac. 5:7-8; II
Piet. 1:16; 3:4, 12; I Giov.2:28. L’apostolo Paolo userà anche le espressioni come il “Giorno del
Signore” (ήµερα κυρίου, I Tess. 5:2), il “Giorno di Cristo” (ήµερα χριστου, Fil. 1:6), la
“manifestazione del Signore Gesù” (αποκαλυψις του κυριου ιησου, II Tess. 1:7), l’“epifania del
Signore” (επιφανεια του κυριου, I Tim. 6:14).
130
Cfr. I Tess. 1:3.
131
Cfr. il credo apostolico, niceo-costantinopoliano e atanasiano.
132
Cfr. I Tess. 4:15-17.
23

spirituale (l’imāma / sacerdotium), affianca il Mahdī (la khilāfa / imperium) nella


sua opera ordinatrice. La funzione islamica del Cristo della Seconda venuta è
fondamentalmente di “questo mondo”, non solo perché viene a porre fine
all’iniquità del falso Messia, ma anche perché svolge un ruolo diretto nell’ambito
della Legge islamica (dove appare come un “giusto Imām”) e del suo rinnovamento
(ad es. con l’abolizione della jizya), nonostante quest’ultima sembri essere più una
caratteristica primaria del Mahdī che non di Gesù. È il Mahdī, infatti, che, stando
alla descrizione di Ibn ‘Arabī, “manifesterà la Religione com’essa è (realmente) in
se stessa, la Religione mediante la quale lo stesso Inviato di Dio giudicherebbe e
guiderebbe se si trovasse presente. Egli eliminerà le differenti scuole (di legge
religiosa) di modo che non rimarrà che la Religione Pura (Cor. 39:3), e i suoi
nemici saranno quelli che seguono ciecamente gli ‘ulamā’, la gente dell’ijtihād,133
poiché costoro vedranno il Mahdī giudicare in modo diverso da quello seguito dai
loro imām”.134
Entrambi queste figure sono in realtà investite di un alto magistero spirituale:
quello del Mahdī sicuramente di carattere anche exoterico, intrinsecamente
inscindibile dalla sua funzione “califfale” che si svolge sul piano degli eventi
temporali; quella del Cristo, invece, è probabilmente d’un carattere più interiore,
anche se si tratta in ambedue i casi d’un magistero che procede eminentemente
dall’ordine delle realtà iniziatiche. In alcuni detti extracanonici135 viene riferito che
il Mahdī riporterà alla luce da una grotta nei pressi di Antiochia l’Arca
dell’Alleanza (tābūt al-sakīna)136 in cui vi saranno la Toràh e il Vangelo originarî e
che egli diramerà le questioni tra gli Ebrei in base alla Toràh e quelle tra i Cristiani
in base al Vangelo. Simili resoconti lascerebbero intendere che, nonostante si
affermi che alla fine non rimarrà che l’Islam sulla faccia della terra, la sua funzione
si estenda al di fuori dei limiti dell’Islam attuale. Ma di quale Islam si tratta? A
parte il dubbio valore di questi dati, da quel che si è potuto appurare ci è permesso
di capire che alla fine abbiamo comunque a che fare con la Tradizione nella sua
primigenia purezza, ancorché veicolata dal Verbo coranico e dalla forma
mu!ammadiana che ne costituisce la sintesi finale. Ciò viene sottolineato del resto

133
Questo termine indica, nel linguaggio giuridico islamico, l’esercizio speculativo al fine di farsi
un’opinione personale (ẓann) in materia legale. Cfr. art “Idjtihād”, in EI2, III, p. 1026-1027 (J. Schatch,
D.B. MacDonald).
134
Futū"āt, III, 327.27-29; cfr. tr. ingl. in Les Illuminations de La Mecque, cit., pp. 121-122.
135
Ibn "ammād, Kitāb Fitan, p. 220-221 (da Ka‘b).
136
Qur$ubī (Tadhkira, p. 708) riferisce invece che verrà trovata nel tesoro della “Chiesa d’oro”
(kanīsat al-dhahab), molto probabilmente Santiago di Compostella (cfr. EI2, II, p. 541b). Il termine
Tābūt al-sakīna, che richiama l’ebr. Šekhināh, andrebbe tradotto con “Arca della Presenza divina”.
24

dal grado iniziatico che verrà a coprire il Cristo della parusìa quale ce lo descrive
Ibn ‘Arabī, ossia quello di “Sigillo della Santità assoluta” (khātim al-walāya al-
mu#laqa) o “universale” (‘āmma). 137 Senza poter entrare qui nel merito delle
caratteristiche specifiche di questa funzione spirituale e del suo rapporto con il
“Sigillo della santità mu!ammadiana” (khātim al-walāya al-mu"ammadiyya), 138
basta dire che egli è la conclusione degli aspetti generali della “santità” (walāya)
comuni ad ogni forma tradizionale. Nell’ottica della Philosophia perennis diremmo
volentieri che egli, in quanto “Sigillo”, è il deposito sintetico delle differenti forme
di saggezza inerenti a ciascuna Legge rivelata destinate al ciclo futuro;139 è solo in
questo modo che trovano allora tutta la loro giustificazione, e in qualche modo il
loro complementarismo, le formulazioni che vediamo espresse sia da parte cristiana
che islamica.
Non bisogna pensare che l’Islam misconosca la natura unica del Cristo, anche
se gli sviluppi storici della dottrina canonica hanno tendenziosamente velato la
portata eccezionale che gli viene attribuita nella rivelazione coranica. È quanto mai
curioso constatare che nella parte finale dell’‘Anqā’ mughrib, la “Fenice
meravigliosa”, dedicato proprio al “Sigillo della santità”, Ibn ‘Arabī mascheri i
versetti coranici che gli si riferiscono dietro una criptografia esoterica, versetti che
ci ricordano che il Cristo è “un Verbo che procede da Lui” (Cor. 3:45), ecc..140
Viene da chiedersi quale motivo l’abbia spinto a questa dissimulazione. Difficile
dirlo con precisione; certo è, però, che un’esaltazione della realtà cristica non trova
una grande accoglienza nell’ambiente islamico, anche se la sua origine è in ultima
analisi puramente coranica. Molto probabilmente, è per lo stesso motivo che, in
seno all’umma islamica, tra queste due figure inscindibili vi è sempre stata maggior
attesa per l’avvento del Mahdī, ed è sicuramente il suo personaggio quello che ha
maggiormente esaltato e infiammato l’immaginario collettivo. Tuttavia, non si può
trascurare il fattore umano di questa figura carismatica: il Mahdī, anche se è uno
šarīf, nobile discendente del Profeta, rimane pur sempre più abbordabile e vicino
alle masse di colui che non è interamente di “questo mondo” ed è stato elevato
vivente in Cielo, pertanto anche storicamente più definibile e oggetto di numerose

137
Nonostante il Cristo della Seconda venuta possieda eminentemente la dignità di Profeta, questa
rimane coperta dalla santità (walāya). Cfr. M. Chodkiewicz, Le Sceau du saints, cit., p. 147.
138
Cfr. Ibid., pp. 150-151, 156-157; sul “Sigillo dei santi” si veda anche Qay#arī, La Scienza
iniziatica, Torino, 2003, sez. finale.
139
Ciò può essere meglio compreso se studiato alla luce della dottrina tradizionale dei cicli cosmici;
si veda in particolare R. Guénon, Simboli della Scienza sacra, Milano, 1975, capp. 19, 22 e 23.
140
Cfr. ‘Anqā’ mughrib, cit., p. 74 (i brani criptografati si trovano alle pp. 72-77; assenti invece
nell’ed. più recente, ma molto difettosa, di ‘Ālam al-fikr, Il Cairo, 1997).
25

contraffazioni.141
Il “regno” e la funzione del Mahdī, unitamente a quella del Cristo benintesto,
vanno sì inseriti nella prospettiva d’una restaurazione tradizionale, dunque di ordine
sacro e di armonia cosmica e spirituale, ma saremmo indotti in errore se ci
illudessimo che il “regno messianico” è di questo mondo e che la fantomatica “Età
dell’Acquario” trovi riscontro al di fuori di una sincretistica mentalità new age. Lo
scopo di questa “restaurazione”, peraltro di breve durata – per il regno del Mahdī si
parla il più sovente di sette, otto o nove anni142 – serve soprattutto a riunire gli
“ultimi eletti”, compito che è riservato in modo abbastanza palese al Cristo. Infatti,
quantunque il periodo di ordine tradizionale mantenuto con mano ferma dal
Mahdī143 si sfaldi dopo la sua scomparsa, la missione ed il compito di Gesù non si
esaurisce che quando tutto quel che doveva essere compiuto in questo mondo prima
della sua fine sarà stato portato a termine. Dopo l’uccisione dell’Anticristo, a
conclusione del "adīth di Nawwās ibn Sam‘ān che si è citato più in alto,144 è detto:
“Poi Gesù verrà ad un popolo che Dio avrà preservato per lui, e divinerà (i loro stati)
dai loro volti, e illustrerà loro i gradi che essi avranno nel Paradiso.145 E mentre egli
sarà occupato in queste cose, ecco che Dio Altissimo rivelerà a Gesù: ‘Ho suscitato
dei Miei servi tali che nessuno avrà mani per poterli uccidere: offri un asilo ai Miei
servi portandoli sul Monte (al-"ūr)146 ’. E Dio susciterà allora Gog e Magog, ed ‘essi
si precipiteranno da ogni altura’: e i primi di loro passeranno dal lago di Tiberiade,
e ne berranno quanto contiene; e passeranno gli ultimi di loro e diranno: ‘C’era
acqua una volta qui’. E saranno circondati il Profeta di Dio Gesù e i suoi compagni,
al punto che la testa di un toro sarà per uno di loro più cara che cento dìnar oggi per
uno di voi; e il Profeta di Dio Gesù e i suoi compagni – Iddio sia soddisfatto di
loro – supplicheranno Dio Altissimo, e Iddio manderà nei colli di quelli i vermi,147 e

141
Cfr. il già citato art. “Mahdī”, in EI2 (vedi supra, nota 8).
142
Ibn "anbal, III, 21; Ibn "ammād, Kitāb Fitan, pp. 233-234; Qur$ubī, Tadhkira, pp. 699-700.
vedere supra n. 122.
143
cfr. Futū"āt, III, 327.30; cfr. tr. ingl. in Les Illuminations de La Mecque, cit., p. 122.
144
Muslim, Fitan, 116; vedere supra, note 87 e 90.
145
Fa-yamsa"u ‘an wujūhihim wa-yu"addithuhum bi-darajātihim fī-l-janna, ‘A.". "iddīqī, traduce
l’inizio della frase con “he would wipe their face”. Il verbo masa"a ‘an significa “pulir via da…,
cancellare strofinando, passando sopra la mano”; essendo il termine della stessa radice che forma la
parola Masī", “Messia, Unto”, è difficile non vedervi anche un atto ad un tempo di “consacrazione” e
di “purificazione” (un Cristiano potrebbe parlare di “battesimo nello Spirito”). È quanto adombra
anche Nawawī, il quale afferma che questa “pulitura” esteriore dei loro volti deve essere intesa come
un atto di benedizione e di carità (tabarrukan wa-birran) nei loro confronti per quanto intuisce del loro
stato di difficoltà e di angoscia.
146
In genere interpretato coranicamente come il Monte Sinai.
147
Naghaf (sing. naghfa), un verme che nasce nel naso degli ovini e dei cammelli.
26

al mattino si troveranno uccisi come un sol uomo. Allora il Profeta di Dio Gesù e i
suoi compagni – Iddio sia soddisfatto di loro – ‘scenderanno’ sulla terra,148 e su di
essa non vi troveranno lo spazio di una spanna che il lezzo e il fetore di quelli non
abbiano riempito; il Profeta di Dio Gesù e i suoi compagni – Iddio sia soddisfatto di
loro – supplicheranno Dio Altissimo e Dio invierà un uccello simile al collo dei
cammelli di Battriana, che li porterà via gettandoli dove Dio vuole. Poi Dio Potente
e Glorioso manderà una pioggia dalla quale non si sottrarrà nessuna casa, né di
fango né di pelle, e laverà la terra fino a lasciarla come uno specchio. Poi sarà detto
alla terra: ‘Produci i tuoi frutti e offri la tua abbondanza di beni’: e allora la
comunità mangerà della granata e si metterà all’ombra della sua scorza;149 ed Egli
benedirà il latte, al punto che la femmina da latte del cammello basterà alla tribù
degli uomini, e la femmina da latte degli ovini sarà sufficiente a un ramo della tribù.
E mentre essi si troveranno in questo stato, Dio Altissimo susciterà una brezza
soave, che arriverà loro sotto le ascelle: e verrà ritirato lo spirito vitale di ogni
credente e di ogni sottomesso, e resteranno i malvagi degli uomini, a montare come
montano gli asini. E su di essi si leverà l’Ora”.150
I tempi di questa fase finale, però, rimangono tutto sommato avvolti in una
certa vaghezza. Questo vale, lo si è visto, per il tempo del regno del Mahdī, e si
ripresenta per la durata della missione del Cristo; se da un lato è indubbio che
rimarrà sulla terra per un certo tempo, vi sono nondimeno al riguardo due versioni,
entrambi classificate come autentiche (!a"ī"): l’una dà un periodo di
151 152
quarant’anni, l’altra, invece, parla di sette soltanto. Se la versione
maggiormente accreditata dovesse risultare quella dei sette anni, si potrebbe allora
ragionevolmente supporre che il regno del Mahdī e il periodo della missione cristica
scorrano in modo abbastanza parallelo, anche se non ci è dato sapere quale dei due
avrà termine per primo. Tuttavia, dalla fine del "adīth sopra citato sappiamo che

148
Yahbi#u…ilā al-ar!; lo stesso verbo viene usato nel Corano per la “caduta” dal Paradiso terrestre
(cfr. Cor. 2:38).
149
Allusione alla grandezza dei frutti, che secondo altre versioni saranno tali da soddisfare la fame
di un’intera tribù di persone, una caratteristica che corrisponde a quella dei frutti paradisiaci.
150
Muslim, Fitan, 116; trad. in Nawawī, Il Giardino dei devoti, cit., p. 497.
151
Abū Dāwud, Malā"im, 14; Ibn "anbal, II. 406; cfr. anche, Mu!. Anwar Šāh, Al-ta!rī", !ad. n. 1,
pp. 95-96. In alcune tradizioni riportate da Ibn "ammād, Ka‘b avrebbe detto che Gesù rimmarrà
ventiquattro anni e compirà venti pellegrinaggi (Kitāb al-Fitan, p. 353); altre ancora secondo cui
rimarrà, dopo l’Anticristo, altri trent’anni, andando ogni anno alla Mecca (ibid., p. 355).
152
Muslim, Fitan, 116; Ibn "anbal, II, 166; "ākim, Mustadrak, IV, 550; cfr. anche, Mu!. Anwar
Šāh, Al-ta!rī", !ad. n. 6, pp. 126-129. Lo Šaykh A!mad al-Tijānī riferisce che, durante un sogno in cui
vide il Profeta, lo interrogò in proposito e il Profeta gli avrebbe risposto che la versione corretta era
quella che parlava di sette anni (‘Alī "arāzim, Jawāhir al-ma‘ānī, ed. Dār al-kutub al-‘ilmiyya, Beirut,
1997/1417 h., I, p. 43).
27

verrà un momento in cui tutti i credenti renderanno l’anima a Dio e qui, come in
altre versioni, l’episodio è sempre formulato all’intenzione del Cristo e dei suoi
discepoli, e non vi è mai menzione del Mahdī; ciò indurrebbe dunque a pensare che,
a quel punto, la scena si sarebbe già conclusa per lui.
Del periodo che intercorre tra l’uccisione dell’Anticristo e la comparsa di Gog
e Magog, quel che colpisce maggiormente è l’ordine divino impartito a Gesù di
ritirarsi con i “Compagni della Caverna” sul "ūr, il “Monte”, che per l’animo
musulmano evoca immediatamente il luogo della “teofania sinaitica”;153 ciò lascia
intendere che si tratti non solo di un luogo di rifugio – come lo sarà al tempo di Gog
e Magog –, 154 ma anche, e soprattutto, di un luogo di contemplazione e di
compimento spirituale. Tutto quel che avverrà in seguito, a conclusione della storia,
rimane nel dominio del destino ineluttabile e della inesorabile consumazione ciclica
finale. Che il Centro spirituale maggiore sia esso stesso destinato a soccombere e a
ritirarsi in una sfera non soggetta al tempo e alla distruzione è messo in luce dalle
tradizioni che parlano della distruzione della Ka‘ba da parte degli Etiopi, forse
all’epoca stessa di Gesù o, il che è più probabile, dopo la sua morte, quando lo
stesso Corano verrà “ritirato” dall’animo dei credenti e dalle copie scritte.155
L’inizio della fine avverrà proprio con l’avvento delle orde apocalittiche di
Gog e Magog: le tradizioni ci informano che a quel tempo i credenti saranno 12.000
più le loro donne e i loro bambini,156 i quali, dopo essersi riuniti a Gerusalemme al
tempo dell’Anticristo e aver fatto ritorno ai loro paesi d’origine durante il periodo di
pace, torneranno da Gesù affinché li liberi da quella drammatica situazione.157 La
sua preghiera sarà non solo efficace nel liberare gli uomini da questa calamità, ma –
stando a numerose tradizioni – farà sì che sulla terra si ripristini l’ordine
primordiale: “…astio e rancore scompariranno, ogni pernicioso aculeo sarà rimosso
al punto che il fanciullino introdurrà la sua mano nella (bocca della) serpe senza
esserne leso, e la fanciullina metterà in fuga il leone senza subire ingiurie; il lupo
starà in mezzo ai greggi come fosse il loro cane da guardia, e la terra sarà riempita

153
Cfr. Cor. 7:143, in cui Mosè, dopo che Dio gli ebbe parlato sul Sinai, Gli chiese di mostrarsi a lui
dicendo: “O mio Signore, fatti vedere ch’io Ti guardi”; Dio gli rispose: “‘Tu non Mi vedrai, ma
guarda il Monte: se rimarrà fisso al suo posto, allora Mi vedrai!’. Ma appena il suo Signore si fu
manifestato al Monte, lo ridusse in polvere e Mosè cadde al suolo folgorato”; ed è in questo stato,
scrive Ibn ‘Arabī, che Mosè avrebbe visto il suo Signore (cfr. Futū"āt, III, 349.21-350.5, e la tr. ingl.
di J. Morris in Les Illuminations de La Mecque, cit., pp. 375-377).
154
Cfr. Ibn "ammād, Kitāb al-Fitan, p. 356 (da Ka‘b).
155
Cfr. Qur$ubī, Tadhkira, p. 194, che riportata le tradizioni su cui si appoggiano entrambi le tesi.
156
Cfr. Ibn "ammād, Kitāb al-Fitan, pp. 357-359.
157
Cfr. Ibn "anbal, I. 375.
28

di pace come il recipiente viene riempito dall’acqua. Vi sarà allora una sola parola,
e non si adorerà altri che Dio e la guerra deporrà i suoi ministri. … e la terra sarà
come una tavola d’argento che fa germinare le sue piante come all’epoca di
Adamo”.158
Non è difficile cogliere un’incongruenza tra questa terra e questa pace
restaurate159 e la brezza soave che prenderà lo spirito vitale dei credenti lasciando il
resto dell’umanità nella barbarie in attesa dei restanti segni maggiori che
preannunciano l’avvento dell’Ora. Questa apparente difficoltà fa sì che alcuni
trasmettitori abbiano confuso il periodo di pace che, a titolo di prefigurazione, si
concretizzerà col regno del Mahdī, e quello ben più radicale, tale da ristabilire
l’originale ordine cosmico, che si dice avverrà dopo la distruzione di Gog e Magog;
capita così di vedere talvolta procrastinati i sette anni del periodo messianico in
questa seconda fase,160 non realizzando che ciò a cui tutti questi "adīth fanno
allusione è in realtà il periodo millenario del vero Sanctum Regnum, regno che non
è certo di “questo mondo”, anche se comporta la discesa sulla terra della
“Gerusalemme celeste”.161

158
Ibn Māja Fitan, 33.
159
Cfr. anche Ibn "ammād, Kitāb al-Fitan, pp. 346-351.
160
Ibid., p. 349 (da Ka‘b).
161
Cfr. R. Guénon, L’esoterismo di Dante, cap. VIII.

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