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RISORGIMENTO BANTI

Alberto Mario Banti, nel testo dedicato alla proclamazione del Regno d’Italia
elenca alcuni importanti avvenimenti, che a seguito dei moti espansionistici che
interessavano il nord e dei malcontenti generati dai regimi rigidi del centro-sud,
portarono all’annessione della maggior parte della penisola italica al Regno di
Sardegna. Il 18 febbraio 1861 si tenne la prima riunione del neo eletto
Parlamento del Regno d’Italia a Torino, la capitale; il 17 marzo la proclamazione
di Vittorio Emanuele II re d’Italia e il 23 la formazione del primo Governo del
Regno con a capo il liberale Cavour.
Banti presta però particolare attenzione all’analisi delle due distinte
componenti attive che condussero all’unificazione dell’Italia. La prima costituita
da un gruppo consistente di volontari guidati dal comandante Giuseppe
Garibaldi, che, in quanto convinto della priorità assoluta che aveva la formazione
di uno stato unitario con Vittorio Emanuele II come sovrano, cedette tutte le terre
conquistate alla seconda, quella monarchico-sabauda guidata da Cavour.
Gli altri Stati Italiani erano ostili all’unificazione. Nel lombardo-veneto
persisteva lo stato d’assedio da parte degli austriaci, nei ducati di Modena e
Parma regnavano sovrani filo-austriaci; Leopoldo II in Toscana, Pio IX nello Stato
Pontificio e Ferdinando II nel Regno delle due Sicilie, attuarono, sebbene in modo
differente tra loro, politiche reazionarie volte a cancellare ogni traccia del passato
biennio rivoluzionario durante il quale vigeva il patriottismo. Di conseguenza la
formazione di un’unione federale di Stati non era possibile.
Partendo dal Piemonte, unico polo di riferimento e rifugio per esiliati politici
degli altri Stati italiani, si venne quindi a creare uno Stato unitario e centralizzato
che oltre ad avere il sovrano del “regno di Sardegna”, ereditò da quest’ultimo
anche le leggi fondamentali, gli apparati amministrativi che le regolavano e la
carta costituzionale, ovvero lo Statuto Albertino (il quale prende il nome dal re
Carlo Alberto che lo concesse al suo popolo il 4 marzo del 1848). Molti aspetti del
neocostituito Regno d’Italia erano volti a rimarcare la continuità che vi era tra lo
stesso e il Regno di Sardegna; Vittorio Emanuele II, pur essendo il primo re
d’Italia non cambiò il suo nome in Vittorio Emanuele I; la legislatura del 18
febbraio 1861 fu l’ottava, e non la prima. La partecipazione decisiva delle truppe
garibaldine, largamente democratiche, nel processo di unificazione della penisola
non era ancora stata accetta da parte dei liberali moderati, e venne perciò
formalmente cancellata attraverso tali atti. Si può notare come il divario tra
democratici e liberali fosse ancora presente e si evince come esso andrà ad
influenzare, nei decenni seguenti, le eredità degli ideali e dei conflitti
risorgimentali.

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