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«Al suono d'una suave viola»: convenzione letteraria e pratica musicale in ambienti

accademici veneziani di metà Cinquecento


Author(s): Maria Giovanna Miggiani and Piermario Vescovo
Source: Recercare , 1993, Vol. 5 (1993), pp. 5-32
Published by: Fondazione Italiana per la Musica Antica (FIMA)

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Maria Giovanna Miggiani - Piermario Vescovo

«Al suono d'una suave viola»:

convenzione letteraria e pratica musicale


in ambienti accademici veneziani

di metà Cinquecento

Ecco che un sole chiarissimo ci ridusse un


giorno a Murano in casa il signor proto-
notario, messer Marco Pasqualigo dottore
eccellente, e quivi con dire all'improvviso,
in un suo giardino, al suono d'una suave
viola, ci passammo il giorno e con motti,
con arguzie e con leggere nuove rime e al-
tre prose, con allegrezza cenammo di com-
pagnia e con musiche per le gondole cia-
scuno se ne tornò a casa allegramente. Un
altro giorno l'acqua ci strinse i panni ad-
dosso e in una libraria con dolcezza gran-
dissima ragionammo quattro ore.
anton Francesco doni: La zucca, France-
sco Rampazetto, Venezia 1565, cc. i^v~4r.

Un orizzonte di convenzionalità governa l'implicazione della musica nei


generi letterari che maggiormente tendono alla simulazione e alla restituzio-
ne sulla pagina delle dimensioni dell'oralità e della convivialità, di un qua-
dro ambientativo d'intrattenimento: si pensi alle raccolte di novelle provvi-
ste di cornice, al dialogo - specie quando fornito di parti introduttive e di
raccordo - e, ancora, a generi che restituiscono ciò a un secondo grado e
indiretto, come anzitutto il libro di lettere. Si suona, si canta e si balla negli

Il presente lavoro è stato letto al convegno «Musica e cultura nelle accademie dei centri di Alpe
Adria (1550-1650)», organizzato da Asolo Musica col patrocinio della Società Italiana di Musicolo-
gia e svoltosi ad Asolo tra il 30 novembre e il 2 dicembre 1989. Pur nella comune elaborazione del
progetto, spetta a Maria Giovanna Miggiani il paragrafo 1 e a Piermario Vescovo il paragrafo 2. Il
testo è quello steso per la pubblicazione degli atti, mai avvenuta; si è proceduto solo a qualche ag-
giunta bibliografica.

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6 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

spazi di raccordo che, nella finzione, si vengono a frapp


narrare novelle o di dialogare a tema, ricorrendo a un r
stereotipo che trova nella musica, nel canto, nella danza
convenzionale e in molti casi, meglio, la sede buona per
la rimeria per musica dell'autore stesso. Gli esempi - da
fondazione - sono abbondantissimi, nel soave e dolce ac
le, voci. E un'immagine stereotipa alla quale la tradizion
quella, poniamo, del paesaggio ambientativo, anche qual
tuazioni reali, ove lo spazio sia destinato a rammentare
verisimili di personaggi effettivamente competenti in tale
per esempio, nella puntuale definizione 'realistica della
tori che si raduna a Murano nelle Piacevoli notti di Giov
parola, al ruolo assolutamente stereotipo delle prestazioni d
cale offerte dal «faceto» Antonio Molin detto Burchiella.1
Qui conterà non tanto addentrarsi in questa catego
quanto, nell'enunciarla, riconoscere preventivamente la
totale inservibilità di luoghi siffatti, ovvero l'assoluta l
momenti che, considerati singolarmente, sogliono appar
simili quanto meno siano provvisti, nella loro veste dimess
stose o debordanti bizzarrie d'insieme. Per converso si v
- su tutť altro versante - il maggior interesse, anche 'd
to, di una tipologia stravagante di documentarietà) di lu
ti sottoposti all'invenzione letteraria d'autore: luoghi co
sospettati - perché letterari - di falsità. Ed è un ordine
to, il raccordo allusivo tra dati e veste letteraria è la marca
due esempi che ora si considereranno, di una vocazione a

ì. Un fertile campo d'indagine in questa direzione è s


presentato - tra l'una e l'altra traccia ora dichiarata -
ton Francesco Doni, la cui produzione, come davvero p
chiarissimi i segni della pratica accademica o, meglio, de
ne letteraria di questa pratica, dagli anni piacentini de
Ortolani, già sciolta nel 1544 con il cambio di domicili
dovico Domenichi, a quelli della veneziana Accademia d
vita assai più lunga e di più vasto spicco nell'opera del f
fondazione si può collocare intorno al 1549. 2

1 Si veda in proposito cathy ann elias: Musical performance in 16th-cen


Straparola's «Le piacevoli notti », «Early music», xvin 1989, pp. 161-73, ove
fiducia nella referenzialità delle descrizioni letterarie di attività connesse all'e
1 Vedi Giovanni aquilecchia: Pietro Aretino e altri poligrafi a Venezia , in S
neta. , a c. di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi, voi. ni, tomo 2, Poz

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» 7

Un luogo comune, del quale bisogna subito sba


ne di falsità - cioè di fantasia letteraria - dei c
sodalizio, a partire dalle note pagine di Maylend
con poche eccezioni: vale a dire che anche chi è d
datezza a questa accademia getta solitamente un
stione (tra le eccezioni piene si segnala, per ese
Giovanni Aquilecchia). Finalmente, proprio ment
lazione sul credito allusivo delle fantasie letterarie
Claudia Di Filippo Bareggi reca un fortunato
presso l'Archivio di Stato di Firenze - è suppon
sia pili ricca - di prove esterne e documentarie
mia.4 Si tratta di una lettera del 18 settembre 155
da parte di Francesco Marcolini, in veste di can
regrina, cui seguono la risposta del duca, del 23
no, e un'altra lettera di «Francesco Marcolini e
Cosimo di due anni dopo (21 agosto 1544): la co
conferimento del titolo di protettore dell'Accad
La studiosa che ha trovato queste carte, giustam
munque impensabile che il duca di Firenze si rivolg
Si può aggiungere intanto - sul piano che qui
sostanziale, cioè la referenzialità del concorso accad
accademici fiorentini e accademici peregrini che
il dialogo immaginario tra il Peregrino e il F
l'accademia rifondata da Cosimo - è in un libro
l'anno delle lettere ora emerse e nell'anno successiv
nel 1552, la dedica a Cosimo, con la menzione del
Trattati diversi di Sendebar indiano filosofo mora
tener conto del suo vecchio ruolo di segretario dell
Il Dialogo della musica è suddiviso in due parti
venuti - in buona parte musicisti - conversano
tere, raccontano vari episodi e, di quando in qu
inizio in medias res , quando gli interlocutori, stan
pensando al da farsi, e termina, medesimamen

3 michele maylender: Storia delle accademie d'Italia , Cappe


244-8.
4 Claudia di Filippo bareggi: Il mestiere di scrivere: lavoro intellettuale e mercato librario a Ve-
nezia nel Cinquecento , Bulzoni, Roma 1989.
5 di Filippo bareggi: Il mestiere di scrivere , p. 147, nota 17. Due altre lettere - per le quali val-
gono le stesse considerazioni - del «presidente e academici pellegrini» inviate nel gennaio 1557 ri-
spettivamente al duca di Ferrara e ad Alessandro Fiasco, gentiluomo del duca, conservate presso l'Ar-
chivio di Stato di Modena, erano già note, essendo state pubblicate da luigi suttina: Anton
Francesco Doni e il duca di Ferrara, «Giornale storico della letteratura italiana», xcix 1932, pp. 276-8.

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8 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

per la domenica seguente, a casa di Selvaggia. James H


preciso e informato studio sul Dialogo della musica, , ri
parte «may be taken as an imaginative recreation of the ac
cademici Ortolani during the year 1543», mentre nella seco
has obviously changed to the greater stage of Venice».6 Du
brano essere le fasi di composizione dell'opera, cosi com
lettera di Doni indirizzata «A poeti e musici» del 19 no
questa altezza cronologica l'autore si trovava ancora a Pi
stabilito all'inizio dello stesso anno, e la prima parte del
cata come ormai conclusa. La seconda parte, cui Doni ris
accenni, sembra essere ancora in via di elaborazione e n
do sia stata terminata. L'opera fu comunque pubblicata n
1544 a Venezia, dove lo scrittore si era trasferito all'inizio
Senza nulla togliere alle puntuali proposte e alle indi
l'identificazione di due precisi luoghi - Piacenza e Ve
reali del Dialogo risulta però contraddittoria e non pert
esibiti della finzione narrativa, ove la non determinazion
sere volontaria. La mancanza di indicazioni precise cor
una scelta deliberata, il cui senso nel Dialogo non è tan
alcunché, quanto la determinazione di uno spazio multip
za si assomma innanzitutto, ma non solo, a Venezia. Se
ambienterà il dialogo in uno spazio ben precisato - «le
poste in piazza di Santa Liberata a Firenze, dove «si posa
«estremi caldi»8 - ripudierà tuttavia un effettivo piano
finzione, mettendo gomito a gomito personaggi vissut
d'Italia, vivi e morti; l'ambientazione sarà multipla e ide
al confronto tra accademici pellegrini e fiorentini). Lo S
co pellegrino all'inizio dell'opera disinvoltamente difend
tore e ne rileva il carattere marcatamente inventivo e lette
sistendo sulla verità che la finzione sottende, almeno i
delle singole voci di chi parla) e, se non per intero, per
ste parole:

Circa all'esservi stato o non stato, credo che la rilievi un non nulla, e se la
monta pur qualcosa, poco importa: lo Spensierato nostro cancelliere dell'Aca-
demia che v'è stato, ci fa fede che la cosa tiene i due terzi del verisimile [...]

6 james haar: Notes on the «Dialogo della musica» of Antonfrancesco Doni , «Music and letters»,
XLVii 1963, pp. 198-224; le citazioni sono alle pp. 203 e 205.
7 anton Francesco doni: Lettere , Girolamo Scotto, Venezia 1544, cc. 7OV-2V.
8 anton Francesco doni: I marmi , a c. di Pietro Fanfani, con la vita dell'autore scritta da Sal-
vatore Bongi, Barbèra, Firenze 1863, voi. 1, p. 8.

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» 9
per finirla, noi diremo che tutto è nostro detto, tutt
tutto dico, si dirà, per far piacere a chi torcesse il nas
poi: O, questa cosa la disse il tale, questa altra la disse
la trovò colui e quell'altra quell'altro .9

Nell'uno e nell'altro caso la verità - nei suoi due terzi - è di marca


prevalentemente accademica; la falsità pertiene invece - diciamo per l'al-
tro terzo - allo stereotipo letterario che, nel caso del Dialogo , riguarda an-
che l'immagine convenzionale della pratica musicale in letteratura. Nella
creazione originale del Dialogo - tutta «farina» di Doni - è possibile co-
munque ravvisare un evidente margine di convenzionalità, che contribui-
sce a ricondurre quest'opera entro l'ampio panorama dei generi letterari
cinquecenteschi. Si pensi al modo in cui sono presentate le attività musica-
li della brigata di amici: spesso senza alcun riferimento all'argomento di-
scusso, si estrae un canto dal «carnaiolo», lo si canta e lo si loda in modo
assolutamente generico. Neppure le due prestazioni musicali di tipo mo-
nodico e improwisativo sono molto più saldamente legate al contesto di-
scorsivo: nel primo caso Ottavio Landi decide ex abrupto di celebrare una
madonna Virginia Salvi con otto stanze da lui stesso accompagnate sulla
viola;10 nel secondo, è Selvaggia a cantare quattro sonetti, accompagnata
da Landi che suona la lira.11 Con questa celebrazione e apoteosi di una
figura femminile ha termine il Dialogo , secondo una tradizione che si ri-
collega, anche se con ovvi scarti, a esempi canonici di riconosciuta auto-
rità, quali il Canzoniere di Petrarca o il Decameron di Boccaccio.
A differenza di quanto parrebbe annunciato dal titolo, i canti del Dialo-
go non sono né preceduti né seguiti dalla discussione di alcun serio proble-
ma di tipo musicale. Il titolo stesso di Dialogo della musica merita di essere
considerato attentamente: non si tratta di un dialogo dedicato alla musica,
in cui alcuni interlocutori disputino e si confrontino su temi musicali; a
questi, infatti, non tocca più di qualche inciso, mentre a un vero e proprio
dibattito teorico, rinviato di volta in volta, non si arriva mai. Dialogo e
musica stanno, in realtà, su due piani diversi; il dialogo (o meglio una chiac-
chierata, composta di racconti, letture, dispute, celebrazioni) è inframmez-
záto da musiche: «per mezzo d'una musica a l'altra», come l'autore ha cura
di sottolineare più volte. Si badi che l'esercizio del canto non solo infram-
mezza il filo delle chiacchiere, ma a volte ingigantisce a dismisura una

9 doni: I marmi , voi. 1, pp. 31-2.


10 anton Francesco doni: Dialogo della musica, , a c. di Gian Francesco Malipiero, realizzazio-
ne musicale di Virginio Fagotto, Universal Edition, Wien 1965, p. 209. Vedi anche anna maria
MONTEROSSO VACCHELLi: L'opera musicale di Antonfrancesco Doni , Atheneum Cremonese, Cremona
1969, che riproduce il Dialogo con un apparato di note.
11 doni: Dialogo della musica, , p. 315.

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10 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

narrazione (come la storia della «giovine one


volte non consecutive)12 o addirittura spezza
cluda, la lettura di una lettera burlesca (cita
Doni): quella sulla chiave indirizzata a Gottif
rafforzare l'impressione di casualità, mettendo
dibile consesso amichevole.
«In un mese si sa fare un zibaldone, ma l'i
unire con l'armonia».14 E chiaro che questo D
zibaldoni, non in quello della lunga e difficil
tuale del Dialogo la mimesi della casualità viene
me precisa scelta estetica, anziché come solu
udisse il nostro ragionamento non direbbe "Egl
rebbe che fosse stato composto»,15 affermazio
bile ad analoghe precisazioni in altre opere d
mi : «ai Marmi bisogna che ci si dica delle belle
da stomacar le persone, altrimenti la cosa parr
so».16 E le chiacchiere imperversano effettivam
nostante rare volte gli interlocutori sentano
più cura i propri interventi: alla fine della prim
in modo che i «raggionamenti» non siano cos
seconda parte Selvaggia deve ammettere ancora
per stasera si risolve in fummo».18 Ogni appro
qualsiasi problema è del resto respinto con i
tare queste cose fra le scuole e non quando n
stro è di darci piacere e non di tener scuola
espressa del resto in altre opere di Doni, che
11 luogo deputato all'apprendimento.20
L'autore sembra però aver voluto provved
fisionomia entro certi limiti riconoscibile e
pubblico di eventuali lettori (o esecutori) i n
rabosco erano ben noti e un supplementare m
sistere nel fatto di aver accesso a una tranch

12 doni: Dialogo della musica, , pp. 121, 129, 163, 190.


13 doni: Dialogo della musica. , p. 35.
14 doni: Dialogo della musica , p. 71.
*5 doni: Dialogo della musica , p. 292.
16 doni: I marmi, voi. 1, p. 248.
17 doni: Dialogo della musica , p. 97.
18 doni: Dialogo della musica, , p. 231.
19 doni: Dialogo della musica, , p. 70.
20 doni: I marmi , voi. 1, p. 183: Silvio scultore sostiene d
renze, che s'io fossi stato quattro o sei anni a studio».

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» 11

riconosciuto prestigio. E sulla qualità d


vaggia nel passo di cui si è appena ram
più ampiamente:

Il nostro ragionamento per stasera si riso


quale, se da qualcuno fosse stata udita, co
simata senza considerare le qualità degli
to tutto semplicemente.21

Nella «qualità degli uomini» si ravvisa


almeno di occultare, i difetti e le irreg
bigua 'semplicità', che deriva sia dalla
una conversazione casuale, sia da un'inc
ta dalla fretta.
Nel Dialogo , ancora, figurano rapidi
le del tempo, non frutto d'immagin
ma da porre in relazione a esperienze con
sicisti attivi in città diverse (Piacenza
strando l'esistenza di un'Italia colta e d
mente conviviale, non contigua geogr
spettatrice delle novità che nei diversi c
cui si usa discutere esclusivamente di alc
gli stessi libri, si eseguono gli stessi can
gittimo, anzi statutario, lo scherzo, il
tratta di un contesto sociale apparente
delimitato, dato che vi si accede per n
que orgogliosamente aristocratico nei s
coglie l'eco di una risentita polemica c
con il nome collettivo e dispregiativo
Anton da Lucca, che «ricerca sopra il liu
schema ripetitivo «da cantare gli stramb
zante dell'artista.22 Il tema della dispa
ripreso e vistosamente ampliato nei Mar
a tratti scurrile, conversazione (nella q
riato il topos burlesco della chiave) con
piacerebbe sollazzarsi con «una dozzina d
È dunque nel giusto Haar quando affe
Dialogo were obviously meant to represe

21 doni: Dialogo della musica , p. 231.


22 doni: Dialogo della musica, , p. 23.
23 doni: 1 marmi, voi. 1, pp. 246-60.

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12 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

an academy».24 Ma si potrebbe anche aggiun


accademica è proprio nella costruzione dissim
Se in quest'opera l'esecuzione della musica, be
argute e da sapidi incisi, è regolata da una sc
per come si suona, si canta e si loda la compo
ta, lo zibaldone allestito da Doni diventa mate
si a un comodo ritagliamento di motivi preco
finzione è falsa o, meglio, convenzionale. No
convenzionale l'impressione di casualità, di di
chiericcio, di divagazione in divagazione, che
solo frutto di un'operazione letterariamente
rappresentativa della realtà di un consesso acc
ingessamento di celebrazione degna della pag
logo non è tanto nella musica delle accademie
si suonasse effettivamente questa musica ne
funzione della musica nelle accademie, come
cessoria ed esornativa, regolata dalla casualità, c
piacevole ricreazione la propria fondamentale
corso del Dialogo emerge infatti con frequenza
pedantesca, ribadita peraltro nella lettera già
ci», che di quest'opera è senza dubbio l'ideale
Di pari passo con quest'impostazione va nel
ripetuta - che i tempi moderni hanno saputo
co di eccezionale qualità, del tutto imparago
dotto nel passato. L'osservazione polemica coin
to, come Ysaac («faceva que' suoi canti, et era
a gran pena»)25 e Josquin («Iosquino se '1 risusc
ma in altre opere doniane si arriverà sino al
modello mitologico primitivo a fini umoristic
rerà in campo persino il povero Orfeo, presenta
ta, i cui «bischeri non tengano più le corde»,
quegli anni pareva che io facesse miracoli, p
tanto, ma oggi am? vi son musiche stupende
non sarebbe buona a portargli dietro le scarpett
La prevalenza dell'aspetto pratico e voluttuar
specialistica è contestata in quanto espressio

24 haar: Notes on the «Dialogo della musica », p. 202.


25 doni: Dialogo della musica, , p. 82.
26 doni: Dialogo della musica, , p. 70.
27 anton Francesco doni: Inferni , Francesco Marcolini
l'edizione a c. di Patrizia Pellizzari, I mondi e gli inferni , Eina

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» I3

guente vittoria della moda rispetto alla tradizion


perdita di prestigio della musica rispetto ad altre at
lettuali. Si tratta di un fatto ben noto, che ha co
livello alto' - il caso di Pietro Bembo, il quale non
na il permesso di studiare il clavicordio, perché n
e di elevato animo il mettersi a voler sapere sona
mente più 'basso', per quanto sempre qualificato
Fortunato Martinengo - personaggio coinvolto n
e padovano come componente e promotore di ac
ciare l'elogio di Venezia nei Marmi , cita due giov
nera, Francesco e Giovan Paolo, che si sono dati
della filosofia e delle buone lettere, poi alla mus
esercizio da gentiluomini onorati»,29 ove com
significativamente nominata solo in terza posizion
ni spiega a uno degli interlocutori del Dialogo , i
una lettera scritta nello stesso anno (20 marzo 154
glianza di quel, con che le donne s'impiastrano la
è «un farnetico del ghiribizzo», capace di parlare
ferma della circolazione di un topos ormai scon
aldilà della capricciosa fabulazione doniana (capa
insistenze), stanno impegnative affermazioni teoric
di Girolamo Parabosco, altro interlocutore del D
dichiara con convinzione l'assoluta superiorità d
musica: la poesia, dono divino, «è la più perfetta
sediamo, per ciò che non solamente ella ci dilett
l'audito, come fanno gli instrumenti musicali, e le v
ma con gravissime e bellissime sentenze, e appresso
diletta l'anima» (al conte Giambattista Brembato, 28

Vostra signoria [Jaches Buus] mi perdonerà s'io non gli dico e


i nomi de i signori accademici pellegrini, ma solamente i cognom
ho commissione e s'io mancassi io vi prometto ch'io non sarei s
del monte Sinay.32

28 Pietro bembo: Opere , voi. vii, Società Tipografica de' Classici Italiani, Mila
29 doni: I marmi, voi. 1, p. 89.
30 doni: Lettere , cc. 2iv-2r.
31 Girolamo parabosco: Il primo libro delle lettere famigliari [...] et il primo
drigali, Giovan Griffio, Venezia 1551, c. 471:.
32 anton Francesco doni: La libraria , Gabriel Giolito de Ferrari, Venezia 155

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14 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

Cosí Doni nella «Lettera sulla musica» della Libraria del 1


quest'opera, l'Accademia Peregrina sembra sia sorta in seguit
sione tenuta in casa di un illustre personaggio intorno alle cau
ve vita delle adunanze letterarie: i convenuti decidono di dar vita
ciazione seria e duratura, che prima vogliono intitolare A
Accademia de' Nobili e infine Accademia Peregrina, in quan
panti, tutti italiani, sono però dispersi in varie regioni.33
(1551-2) la spiegazione ha invece toni aulicamente mitici («L
l'Academia Peregrina, della quale è stato inventor la Sorte: e
ha congregati qua in Vinegia»)34 e prosegue poi indicando nei
i migliori ingegni presenti nella Venezia del tempo, come Erc
glio, Iacopo Nardi, Giulio Camillo, Bernardino Daniello, Lud
Francesco e Iacopo Sansovino, Tiziano, i quali si riuniscono se
prefissate («il nostro bidello, il quale è il tempo, ci mette ins
ci vuole») e non riconoscono altra autorità che quella suprem
pubblica («Non abbiamo altro capo che la Repubblica»).35
(1552), testo che si propone la celebrazione di questa accadem
prima pagina, si danno notizie ben altrimenti articolate intor
ta dell'istituzione: fu iniziata da sei patrizi veneti che fecero r
figlioli in un luogo tanto distante dalla città che «in tre ore,
per terra, si va, et in tre altre si torna»,36 perché i giovani, lonta
potessero essere educati alla virtù. Col passare del tempo, non
soltanto i giovani a riunirsi, ma anche i pili vecchi presero l
adunarsi, assieme a due «lettori, uno per le lettere latine, e l
volgari», per parlare e discutere in «reale e piacevol negoziare
ristretto o terminato». Dato il successo dell'iniziativa, il num
fondatori prima raddoppiò, poi i primi dodici elessero altri v
«virtuosi», in modo che i componenti salirono al numero di
Sempre nei Marmi , al termine di una lunga descrizione dei cost
caratteristiche dell'accademia, viene infine commemorato Cip
sini, uno dei primi dodici fondatori, da poco scomparso, pr
una villa ove «aveva per ridotto de' virtuosi fatto una stanz
Apolline, e in quella v'erano stromenti, viole, leuti, scacchi,
sorte musica, e altri libri latini e vulgari».37
In queste versioni, pur tra le differenze, soprattutto di ton
però alcuni dati (o alcuni stereotipi), con abili effetti di inte

33 doni: La libraria, , c. 641- v.


34 anton Francesco doni: La zucca , Francesco Rampazetto, Venezia 1565, c. 133
35 doni: La zucca , c. 1 w.
36 doni: / marmi , voi. i, p. 236.
37 doni: L marmi, voi. 1, p. 243.

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA»

Ritratto di Anton Francesco Doni da anton Francesco doni: La zucca*, France-


sco Rampazetto, Venezia 1565, c.n.n.

termine Apolline, per esempio, è nella Libraria uno dei nomi proposti per
l'accademia, poi, nei Marmi , nome della stanza in casa di Cipriano Moro-
sini ove si raccoglievano i sodali; ritorna anche in una lettera di Doni del
16 agosto 1549, inviata a Morosini.38 Il patrizio veneto, che verrà celebrato
nelle Medaglie del 1550, dove la sua effigie compare accanto a quella di altri
otto personaggi, tra cui Bembo, Ariosto e Gesù Cristo (l'unico cui tocchi
la medaglia ďoro), si trovava allora nella sua villa di Noale. Con questa let-
tera, tra altisonanti dichiarazioni di riconoscenza, Doni invia a Morosini il

38 II patrizio apparteneva al ramo Morosini della Sbarra (si veda marco barbaro: Genealogia ,
copia della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, voi. M-Pol, c. 172V) e risulta nato nel 1524 e
morto, a ventott'anni, nel 1552.

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l6 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

Disegno , che definisce «il primo frutto che abbi produtto


line, academia fabricata da voi in casa vostra, ricetto di tut
bili e virtuosi».39
La presenza di questa espressione nella lettera può far rite
me di Apolline a questa altezza cronologica (agosto 1549)
nominazione di Accademia Peregrina, non ancora in vig
sembra però da scartare in quanto in altre opere pubblic
corre esplicitamente il riferimento all'Accademia Peregrina
logia, come anche in appendice al Disegno (l'opera cui Do
nella lettera stessa) compare una lettera a Bordone, «guid
pellegrini», dove vengono descritte le opere prodotte in sen
Altra e più convincente possibilità è che, nel rivolgersi a
scrittore si serva di espressioni cifrate, convenzionali, volu
forse per assecondare un desiderio dello stesso Morosini e p
pubblico dominio particolari troppo precisi intorno all'accad
Tra il 1549 e il 1552 l'esistenza dell'Accademia Peregrina è
te riaffermata e pubblicizzata da Doni in opere stampate
con l'editore Francesco Marcolini.41 Doni sembra svolger
di segretario dell'istituzione accademica con ammiccante
cato etimologico del termine, secondo il quale «segretari
colui «che custodisce i segreti» e non colui che li divulga.
scrittore intende celebrare nelle sue opere è in effetti un i
liari caratteri di segretezza, chiuso rispetto all'esterno, che
luogo l'aspirazione a «ritrarsi dal vulgo». L'immagine of
dunque volutamente contraddittoria e la sua difficile de
t'uno con gli intenti consapevolmente aristocratici che m
dell'associazione; senza contare che un alto margine di in
essere utile a mascherare la reale consistenza del gruppo
effettivo, ma forse meno rappresentativo e ricco di qua
grini volessero far credere.
La constatazione dell'alto grado di convenzionalità e s
riscontra nelle fonti doniane non merita il totale discredito
zioni che lo scrittore fornisce, quanto la restituzione di

39 anton Francesco doni: Tre libri di lettere del Doni e i termini della lin
sco Marcolino, Venezia 1552, p. 171. A Noale la cosiddetta «villa del conte»
prietà della famiglia Morosini dal 1537 al 1809; vedi Alessandro baldan: Vil
padovano e nella Serenissima Repubblica , Francisci, Abano Terme 1986, pp. 54
40 anton Francesco doni: Disegno , Gabriel Giolito di Ferrarii, Venezia 1
stessa opera, alle cc. 45r~6v, si trova anche la citata lettera del 26 agosto 1549
41 II legame tra autore e stampatore si fa però particolarmente intens
vo - nel biennio 1551-2; si veda Amedeo quondam: Nel giardino del Marcol
no tra Aretino e Doni , «Giornale storico della letteratura italiana», clvii 1980,

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» yj
che certo fu dei primi destinatari e lettori, gli accad
grado di distinguere tra fabulazione e allusività, inve
autoriferimento. Doni intende infatti soprattutto riv
è al corrente delle attività dell'accademia, comunicand
veste inedita e dando vita deliberatamente a un'atmos
plicità. Come si è già visto, lo scrittore parla della mi
demia Peregrina nel corso della Zucca , ma un rapido
riguardare l'istituzione si trova anche nel prologo del
dandosi dal destinatario, Rocco Granza, Doni lo preg
«con molta riverenza il magnifico messer Cipriano Mo
dicendogli che tosto lo visiterò con un'opera mirabil
mia, per la fede mia una delle belle cose che si possino d
e vi fia Noale e tutti gl'uomini dentro»:42 si osservi at
allusività di quest'ultimo cenno, la cui veridicità è of
senza di un discorso compiuto e intelleggibile all'int
cui è posto, dalla quasi oscurità per assenza di altri ele
sto breve passo il gioco sottile delle allusioni e dei rinvìi
plarmente chiaro: nel i55i~2, nella Zucca , lo scrittore
Morosini un'opera specifica per celebrare l'attività de
patrizio è uno degli iniziatori e principali sostenitori
stinato nella sua brevità a essere compreso solo dal no
dai suoi più stretti sodali. Morto Morosini nel 1552, p
blicazione dei Marmi , lo scrittore ritiene finalmente
esplicitamente e in modo altamente onorifico il patri
me ai suoi eredi. L'elogio del patrizio si trova in un'op
tolo sia diverso da quello promesso (cioè I marmi, e n
gomento corrisponde perfettamente, dato che vi si ce
le attività accademiche dei Pellegrini.
La villa di Morosini a Noale parrebbe essere quindi l
degli accademici, i quali «hanno fatto un luogo spezia
(forse la «stanza d'Apolline»?).43 A questo luogo dov
sommarsene altri, forse sempre fuori della città di V
Murano, in casa di Marco Pasqualigo, che una brigat
scorre la giornata «con dire all'improvviso, in un suo
una suave viola».44 E lo stesso amore per i luoghi en p
sione a una situazione ideale cui concorrono persone d
regionale - si coglie in un'altra opera di questo period
bosco, dove si radunano «in valle», per passare piacevolm

42 doni: La zucca, , c. 3r.


43 doni: I marmi , voi. i, p. 237.
44 doni: La zucca , cc. 133V-41*.

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l8 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

gentiluomini veneziani, padovani, piacentini, anconitani,


realizzazione, questa, legata a una dimensione di socievole
te fantastica, che in Doni si manifesta invece come aspi
reale, per quanto ambiguamente celata nella trascrizione let
Senza volerci addentrare nelle multiformi attività del g
co nel corso di una non breve esistenza, un riferimento ad
e ricreative svolte dai Pellegrini ha modo di abbandonare il
co status di generica stereotipia pubblicitaria («una volt
buona spesa una comedia») e risulta pertinentemente co
lettera, sempre da Noale, che il segretario dell'accadem
amico cantore, Luigi Paoli, nel 1552, riferendosi all'esec
in contesto teatrale:

Voi avete a venire domenica sera da noi con tutta la vost


portate la cassa con le viole, lo stromento grande di penna, i liu
e libri per cantare, perché giovedì si fa la nostra commedia
saranno le carrette a Margara e un carro per le bagaglie e verre
sco e quei due o tre giorni concerteremo gl'intermedi e le musi

Il ricorso a gesti copertamente allusivi, dunque, e non


struzione storica andrà riconosciuto e valutato nell'ampi
Doni scrittore e nella sua instancabile attività di factotum a

2. Frequente è la menzione delle Lettere di Calmo com


zie, o almeno di succose attestazioni, relative alla musica
cento. Si proporrà qui - come altre volte è stato fatto, m
comprendere tutta la possibile ampiezza del discorso - u
tata nel senso della ricognizione accademica, anzi nella
toallusività accademica. Non conta fornire la lista, del r
disponibile, del numero delle menzioni di musicisti c
quella dei musicisti ai quali Calmo - volta per volta sotto
di pescatore, in realtà anche e soprattutto vesti di gioco
si rivolge come destinatari. Nella maggior parte dei cas
con Giovanni Maria del Cornetto, con Girolamo Parabo
Tromboncino, con Bellina ebrea - il contenuto si limita
ne delle virtù musicali dei destinatari delle lettere, ovvia
divagazioni e notevole acume nel montaggio e nell'artic
sceranno ancora le insistite metaforizzazioni musicali delle L
tutto in chiave di giocosità oscena, come la seguente:

45 doni: Tre libri di lettere , p. 351.

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«AL SUONO D UNA SUAVE VIOLA» IC)

quando, per tropo sonar e che l'inst


subito tutti insieme [cioè il vecchi
contraponto e [. . .] vegnimo a comp
meron d'Adrian, Verdelot e Arcadelt.

Di un testo viceversa capitale ne


Adriano Willaert, si dirà in seguit
cenni alla pratica musicale dei d
esempio suonavano l'organo - o
Francesco e Valerio Zuccato, celeb
liuto e viola - a detta sempre di m
grafo Gigio Artemio Giancarli, e
le competenze nella sfera del dilet
- da incrociare a schedature analo
altri testi prossimi apparsi a Ven
mappa di frequentazioni, di sca
realtà assimilabili in tutto o in pa
nomi, ai singoli cenni, andrà com
quentate, dei mecenati pili in vista,
care - per ambienti più o meno f
come in molte altre sedi - che pe
zione da parte di messer Andrea d
un breve e sapido ritratto, già cr
anche di personaggi ancora al di
la lettera al giovane Federico Bado

46 Le Lettere calmiane si citano dall'edizion


rinvii si offrono direttamente nel testo col se
pagina dell'edizione Rossi.
47 Un utile contributo alla definizione di qu
tonio Gardane's early connections with the Wil
rope: patronage , sources and texts , ed. by Iai
pp. 209-26; si veda anche eleanor selfridge-f
Vivaldi , Blackwell, Oxford 1975, trad. it. La m
Torino 1980, pp. 53 -6. L'occasione è buona pe
in molte voci del New Grove dictionary) coll
menico Venier, Gerolamo Fenaruolo, 'scoper
schiudere un vivace quadro di vita musicale
nici concenti in aere veneto , s.e., Roma 1953,
sua totale irreperibilità, c'è di che condivider
Lorenzo Bianconi sull'esemplare della pubblic
torio Giovanni Battista Martini di Bologna: «
sta raccolta, dico e sostengo che l'autore di q
Altri, immediati sospetti richiama la veste li
colare, nel sonetto vi (a Jan Gero, p. 25), di
gnia al nostro Calmo tra gli intendenti di mu

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20 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

speranze già riposte sul suo futuro di pat


commercio culturale.
Almeno due, oltre al ridotto Venier, gli
musicale veneziana segnalati da Calmo nell
rettamente e precisamente noti a messer An

ì. La casa del mercante tedesco Cristoforo


dei Fugger a Venezia, definito «pare dei v
sici» (m, 37 = 238-9), la cui cortesia e pro
rolamo Parabosco - che gli dedica la sua t
con riconoscenza nelle Lettere familiari
Anton Francesco Doni, che gli dedica una
2. La casa di Francesco della Vedova, figlio
era stato segretario del Consiglio dei Die
promotore - a scopo di pubblicità politic
zose. Francesco, sessantenne all'epoca dell
(11, 20 = 113-4) che lo chiama nell'intitolatu
ne messo in stretta connessione con la vo
per carta» la professione del gruppo dei «
Calmo. Calmo rammenta la casa di Vedov
tra le altre cose, musica, ma espressamente
rabosco nelle Lettere si dichiara anch' egli tr
ambiente). Al centro della lettera calmiana

una camera piena [di strumenti], videlicet o


picordi, lauti, zampogne, flauti, corneti, do
fornirave una Roma, ita che el fior d'i cantaòr
faghendo pili bel reduto ca non è in Parnas
spensò tutte le armonie con quanti ve piase de

È un'altra sala apollinea e, con essa, il pro


zazione, se cosi si può dire, della realtà effe
zione di strumenti e ai ridotti.

Queste notizie - reti di conoscenze e fre


cenati e luoghi, cenni alle competenze mu
gio - possono trovare una collocazione di
tiziola sparsa, magari dell'aneddoto, talora
se recuperate all'allusività accademica che
ricca e densa, a patto di stabilire un criter
travestimento letterario dei dati generativ
carico dei personaggi.

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» 21

I «brighenti» di cui il pescatore fittizio


«brighenti» reali, un gruppo accademic
compiace nel gioco dell'impresa piscato
gendo le Lettere (le quali non sono assol
scrivere, delle parti 'scannate' da teatro
rico del personaggio, il pescatore che è
missiva, dalla Voce' d'autore, cosi - a u
penetrare il fitto incrocio di allusività acc
E ben noto - soprattutto per merito d
Calmo, o meglio il pescatore «Bureghet
dica di fronte al nobiluomo Gabriel Gr
d'azione nei quali la riscoperta di prati
sarebbe un merito indiscutibile del gru
con l'archeto» (vistosamente affare dei
drezzào la idioma d'i antighi e tornào el
questi ultimi casi il gruppo che muove
mi» - sono si, a livello fittizio, i pesca
dentemente, Calmo e i compagni nella l
nella letteratura «in antiga e materna l
musicale prevalentemente faceta. Per inci
raccomanda al destinatario proprio un «
il cenno precedente conosce qualche sign
Affrontiamo en passant il riferimento,
sicalmente». Pirrotta ha restituito, dop
che spetta a questa indicazione che «cert
ratura poetico-musicale della frottola fi
il principio del Cinquecento, il cui sign
messo a punto, fu certamente spesso m
furbeschi e come ha suggerito il Torref
elementi mimici e da spunti coreografic
mico-coreografico, che per un uomo di
presentare una facile induzione, sembra
la dei generi frottolistici quattrocentesc
alla tradizione soprattutto veneta che v
- che il vanto calmiano di restituzione,
glia, appare più pertinente, nell'ordine
della «forma di poesia per musica più a

48 nino pirrotta: Commedia dell'arte and opera , «


in id.: Scelte poetiche di musicisti: teatro, poesie e m
1987, pp. 147-71.
pirrotta: Scelte poetiche di musicisti , pp. 153-4.

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22 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

italiani».50 Calmo parla altre due volte, in c


botto: nella lettera diciottesima del primo l
prestazioni poetiche e musicali che si fanno
da corteggiare (si recitano «soneti» ed «epist
to, si cantano «stramboti», «canzoni», «mad
abbiamo appunto un vecchio imbecille - m
dallo stesso Calmo) - che termina sotto i b
di strampalate prestazioni con uno strambot
primi versi della vulgata della Nencia di Bar
me lo chiama, rinfacciando al vecchio la scarsa
metrio (ruolo probabilmente coperto da An
otto, ma di «nove ringhi», accusa da cui il v
mini: «mo non ve maravegié, che de tanta a
bona mesura».51 Ricche di musiche di varia pr
te in commedia in funzione realistica, come h
sono le commedie calmiane, come pure, d'altra
sieme piscatorie Rime del medesimo - tra im
no alle spalle una mole non indifferente d
sfruttamento di musiche da serenata in com
non solo monodiche, come per esempio mos
intona insieme al servo Gianda (che deve f
canzone intitolata «El cuco e la cornagia». I
porterebbe lontano - le tracce di pratica de
le, da una parte, e di sfruttamento teatrale
nell'opera calmiana evidenti ed esemplari.
Parimenti si può leggere nella lettera indir
nedetto Soranzo (1, 15 = 36-7), un analogo in
lazione, tra i «brighenti» di Calmo e quelli del
della lettera: l'occasione è quella di un rapp
col nobiluomo, nominato da Calmo e comp
daòr»: il testo poi prosegue con la giocosa p
«scuola da baiar», per correggere i «calcagn
non podemo comparàr sui bali del carneval
piaser»). Anche qui la circostanza della masc
falso e arguto, non è, presumibilmente, in sé,

50 nino pirrotta: Li due Orfei: da Poliziano a Monteverd


grafia di Elena Povoledo, Einaudi, Torino 19752, p. 25.
51 ANDREA calmo: Rodiana: comedia stupenda e ridico losis
rie lingue recitata, testo critico, tradotto e annotato, a c.
1985, p. 166, e id.: Il Travaglia , a c. di Piermario Vescovo,
paolo mazzinghi: Parti «improvvise» e parti musicali nel
di teatro», xxiv 1984, pp. 25-33.

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» 23
Ho analizzato più puntualmente in altra sede il rapp
e allusività nelle Lettere di Calmo e, in particolare, inqua
dei richiami come questo, tentando uno sviluppo siste
ziose indicazioni di Lucia Lazzerini, che per prima ha
lità simbolico-accademica della finzione piscatoria.53
questo il nome dell'accademia di Calmo e compagni,
bilmente di fondazione reale, come si può desumere dai
anche se la pagina offre un'immagine chiribizzosamente
mente ingigantita dell'istituto dedito al teatro, alla lette
I destinatari delle lettere calmiane più addentrate n
mica vanno presunti come necessariamente edotti all
lusivo: i frequenti cenni al capitolo dei pescatori, più
menzione di organi dirigenti di comunità piscatorie r
ta indicazione di toponimi) individuano sempre il gru
liquidi; i «reduti in vale» - in più luoghi nominati -
ro raduni; la pesca il loro prodotto e la loro merce d
direzione ciò che in alcune lettere è espresso in forma es
a realizzare quanto coperto da forma allusiva: se per
mette a Doni uno scambio tra prodotti «in lingua fior
scatoria», a Dolce promette invece «il miòr pesce ch
cogoli», e all'Aretino - a mezza via tra questi due ese
di pesce contro qualche «zentilessa» equivalente, e «s
fiorentina»).
L'accademia piscatoria presume, peraltro, calandosi n
grafia calmiana (altrove ho anche prodotto documen
stato borghese, figlio di un proprietario di tintoria e
stiere paterno, e inoltre insignito di cariche direttive a p
degli anni Trenta e l'inizio degli anni Cinquanta, nel
San Marco),54 la sovrimpressione al costume accademi
mente veneziano, dell'associazionismo in scuole o conf
proprio le comunità piscatorie reali - anzitutto quella
lega la stessa memoria della fondazione cittadina - a f
l'impresa accademica dei Liquidi, tra l'adesione al pr
con i suoi estremi di mitologia celebrativa, e l'irrisione b

53 Sulla Scuola dei Liquidi e sul rapporto tra allusività e fabulazione m


miei contributi: Allusività accademica e fabulazione burlesca nelle «Lette
derni veneti», vi 1987, pp. 43-77, e L'accademia e la «fantasia dei brighent
quidi », «Biblioteca teatrale», n.s., v-vi 1987, pp. 53-86, inoltre lucia laz
stico : note sulla tradizione poliglotta veneziana , in id.: Il testo trasgressivo: t
irregolari dal medioevo al Cinquecento , Angeli, Milano 1988, pp. 209-31.
54 Piermario vescovo: «Sier Andrea Calmo»: nuovi documenti e proposte
1985, pp. 25-47.

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24 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

regressione giocosa. Si comprende, insomma, come il gioco proceda


sui binari di un'emblematica genuina e di una parodia cerimoniale.
Il testo in questa direzione più importante delle Lettere è il testa
burlesco del pescatore «Buratelo dei Trioli» (n, t = 149-53), una sorta di
maginario «super-gastaldo», fittiziamente insignito di potere su tutte
munità piscatorie reali, che destina ai membri della Scuola dei Liqu
tandone alcuni con nome e cognome reale, altri sotto valenza accad
la sua eredità, composta in parte di oggetti simbolici, in parte di masse
burlesca, tra oggetti e capi di vestiario di originalità lagunare autorevo
nesi da pesca (scopertamente accademica) e trovarobato da comme
probabile che messer Andrea sia indicato nel testo (a questa lettura inv
analoghe e più chiare autodesignazioni in altre lettere) col nome di
do dei Nicolotti», ed è importante trovare nominati esplicitamente
accademici liquidi il pittore commediografo (ma anche attore e mu
Gigio Artemio Giancarli e una figura di grande spicco come Anton
lin, celebrato attore e a noi noto come scrittore e musicista. Per alt
contributi già citati - è stata possibile l'identificazione: Francesco
è un avvocato veneziano (cui Calmo dedica una lettera, che ha per t
processo burlesco tra pescatori) e compagno di Calmo nella Scuola G
di San Marco (di cui fu anche «guardian grando»), Domenico Norm
(citato da Zuan Polo e ancora da Calmo e da Giancarli) risulta presu
mente un suonatore di liuto e un attore, un «canterin Scufioni» po
identificarsi con un «Joannes a Scuffionibus», cantore in quegli anni p
la cappella ducale, un ambiente con il quale gli accademici liquidi
strano particolari contatti.
Si rileva infatti agevolmente, sulla base di numerosi indizi, che la
scenza e la frequentazione di membri della cappella ducale è un da
mostrabile e certamente non fortuito, nel caso sia di Molin sia di
Per quanto riguarda Molin, sappiamo da Dolce che questi, in data
cisata, al ritorno dalla mercatura in Levante, dove già aveva iniziato
tare commedie, fondò con l'organista marciano Giovanni Armonio
Marso un'accademia specializzata in musica e teatro. Questo sodali
aver preceduto, forse anche di parecchi anni, la calmiana Scuola dei
di, offrendo un primo esempio di associazione artistica e musicale.
neppure da escludere che proprio nell'ambito di quest'accademia m
Andrea abbia svolto il proprio tirocinio artistico come interprete t
Il rapporto con la cappella di San Marco si dimostra particolarmen
do nell'ultima parte della carriera di Molin, quando, nel 1564, An
Gardano pubblica il Primo libro delle greghesche : i testi della raccolta
tutti di Burchiella, mentre le musiche spettano in gran parte a mae
cappella, organisti, strumentisti o cantori in San Marco, come Ad

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» 2<y

Willaert, Cipriano de Rore, Andrea Gabrieli, Cl


Guami, Vincenzo Bell'Haver, Annibale Padova
Grisonio, Giulio Fiesco. Si tratta di composizioni
di un periodo piuttosto ampio di tempo, dato che W
compositori, era morto due anni prima della pu
Molin con Andrea Gabrieli riceve ulteriori conferme in successivi scambi
di dediche - l'organista gli consacra infatti il Secondo libro di madrigali
nel 1570 - e in una collaborazione che si estende nel tempo, dato che nel
1571 sempre Gabrieli mette in musica altri quindici testi di Molin, che co-
stituiscono le Greghesche et iustiniane a tre voci .
Gli agganci di messer Andrea con l'istituzione musicale veneziana si pa-
lesano invece sia nella conoscenza di Willaert - al quale si rivolge con to-
ni di bonaria confidenza nella celebre lettera di cui si è già fatto cenno -
sia nel legame di amicizia con Parabosco, il cui inizio è precedente alla no-
mina di quest'ultimo come organista, avvenuta nel 1551. La base di questo
rapporto amichevole - quale appare dagli omaggi che Calmo e Parabosco
si scambiano nei rispettivi libri di lettere - sembra essere il comune inte-
resse per la rappresentazione di commedie e una grande stima reciproca.
L'osservazione esterna dei loro libri di lettere (cioè dei destinatari cui essi
si rivolgono) li fa ritenere inoltre membri di un ambito sociale e culturale
che presenta numerosi punti di coincidenza. Benché Parabosco non pub-
blichi, a differenza di Calmo, alcuna lettera diretta a Willaert, di cui era
stato allievo, il musicista piacentino corrisponde col fiammingo frate mi-
norita Antonio Bargo (o Barges), uno degli intimi della cerchia del mae-
stro marciano e suo futuro testimone testamentario.55 Sia Parabosco sia
Calmo risultano poi, tra l'altro, in rapporto d'amicizia con l'interprete di-
lettante di commedie Giampaolo Rizzo, col pittore Michele Parrasio, con
l'Aretino, con Bartolomeo Vitturi, e di frequentazione con Federico Ba-
doer e il ricchissimo mercante tedesco Mielich. Ambedue si recano poi as-
siduamente a ca Venier.56 Oltre all'amicizia con Willaert e Parabosco e alla
consuetudine con il medesimo ambiente, un'occasione per conoscere espo-
nenti della cappella marciana poteva essere offerta dalle celebrazioni solen-
ni tenute nell'ambito della Scuola Grande di San Marco, dove Calmo rico-
priva funzioni direttive: come recenti studi hanno dimostrato, qui, al pari

55 parabosco: Il primo libro delle lettere , c. 4or-v.


Nessuna notizia ci fornisce invece messer Andrea sulla casa a San Tomà dell'incisore Anto-
nio Zantani, celebre per «i convegni, allietati spesso dalla musica» che vi si svolgevano; vedi pompeo
molmenti: La storia di Venezia nella vita privata dalle origini alla caduta della repubblica , Istituto
Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo 1928, voi. 11, p. 373. Per notizie biografiche intorno a Zantani si
veda Collezioni di antichità a Venezia nei secoli della repubblica , a c. di Marino Zorzi, Istituto Poli-
grafico e Zecca dello Stato, Roma 1988, pp. 70-1.

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2 6 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

che in altre confraternite della città, i cantori ducali venivan


mente assunti in particolari festività.57
Alla puntualità delle menzioni relative all'appartenenza a
po accademico - che è al tempo stesso una compagnia
personaggi citati, a mostrare che l'impresa dei Liquidi non è
concorrono molti altri spunti. Di notevole interesse, in p
che si possono raccogliere intorno alla figura di Antonio M
chiella (e poi Manoli Blessi).
Grazie a un saggio di Paolo Fabbri58 sappiamo oggi qua
Molino di quello che Lodovico Dolce scriveva di lui in due
ni, dicendolo nobile, mercante in Levante in gioventù, po
frate Giovanni Armonio Marso di un'accademia di teatro
celebratissimo attore e il primo a cimentarsi nel genere della
rilingue, quindi scrittore e infine, dopo essere stato autore d
da altri, musicista celebrato. Fabbri, sulla scorta di un sonett
co per musica, pubblicato nei Dilettevoli madrigali a quatt
ha potuto fissare per la nascita del nostro un termine ant
un risultato comprovato dai cenni alla sua «grave età» fornit
brieli e Maddalena Casulana al principio degli anni Settanta
Nelle Lettere calmiane si danno, oltre al cenno del testam
altri due luoghi di grande interesse: ancora una menzione
teramente indirizzata a Molino.
Nella lettera di chiusa del secondo libro Calmo promet
Comedie» che lui e Burchiella continueranno a servirle fi
chiusa della lettera a Molin (1, 13 = 33-4) ricorda, parimenti,
tua a defensión de le nostre facultàe pegasee» - vale a dire la
imprese artistiche - che univa destinatore (reale) a desti
Molino recitasse con Calmo risulta da una sua menzione, in qu

57 Jonathan glixon: A musicians' union in sixteenth-century Venice , «Journ


Musicological Society», xxxvi 1983, pp. 392-421.
58 paolo fabbri: Fatti e prodezze di Manoli Blessi , «Rivista italiana di music
182-96. Si veda anche maria luisa uberti: Un «conzontao in openion» di An
Molin il Burchiella , «Quaderni veneti», n° 16, 1992, pp. 39-98.
59 Non è invece fondata la notizia - aggiunta in un secondo contributo
(nel catalogo Andrea Gabrieli, 1585-1985, xlii Festival Internazionale di Musi
Biennale di Venezia, Venezia 1985, p. 47) - che egli fu erede del poeta Giro
infatti di un omonimo Antonio Molin (che chiede anche il privilegio di stam
rolamo il 26 novembre 1571), sul quale offre notizie una vita di Girolamo dov
medesima edizione postuma delle rime del nobiluomo: l'Antonio erede di Gir
nel 1500 e morto sessantanove anni dopo) risulta non solo di lui pili giovane,
me «proprio figliolo». Proporrei - senza voler dare per acquisita l'ipotesi
figlio di Marco, che trovo in barbaro: Genealogia , c. 124V, discendente del r
lin da San Trovaso, nato nel 1494. Indicazione che sarebbe puntuale rispetto a
ne dedotto da Fabbri.

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» 27
to di greco, nella Spagnolas (in cui, dunque, avrà presu
il ruolo dello stradiotto Floricchi); un'analoga citazione
gaña di Giancarli come interprete («recita el Burchiela
ruolo del greco Acario; si tenga presente che nella
Giancarli si automenziona nella parte del servo Spinga
te probabile - ho discusso di ciò altrove - che Calm
travesti , della ruffiana veneziana Agata).60 Un emulo
Burchiella, il veneziano Marin Negro, ricorderà -
Cinquanta, nel prologo della sua Pace - Giancarl
Calmo con Molino ritiratisi insieme dall'impegno de
Come si vede la solidità del rapporto Calmo -
espresso in forma allusiva dal testamento burlesco -
struibile da un numero consistente di menzioni, tanto
dividuare nella Scuola dei Liquidi un comune ambi
pratiche incrociate dei nostri nel campo della lette
musica (almeno, ovviamente, fino al 1552-3). Si tenga
Calmo stesso - nella citata lettera a Molino - a ricordare costui come
quello che gli aveva fornito l'esempio: «si no fosse '1 vostro modelo, mal se
poderave cavar i canali delle malinconie». Si scavano i canali delle malinco-
nie, cioè si porge diletto, grazie al pili anziano Molino (Calmo nacque nel
1510, circa un quindicennio dopo) e si confermerebbe cosi la notizia della
priorità di costui nel campo della commedia plurilingue data da Dolce.
Resta da affrontare, infine, la lettera «Al florido e odoroso zensamin par-
nasesco, messer Adrian Willaert, maistro de la capela de la Signoria» (in,
19 = 198-200).
Si può cominciare dal fondo, ove Calmo - cioè il pescatore «Gebolin
d'i Vetoreli da Torcello» - si dichiara costretto a congedarsi dal destinata-
rio, perché atteso dai suoi «brighenti» in «pescaressa»: risalendo poi pili su
al cenno chiave all'ambiente accademico di provenienza, dove si dirada la
fabulazione a carico del destinatore fittizio (che ha dichiarato di smettere
spesso di pescare per seguire i suonatori in gondola) ed emerge la traccia di
allusività accademica. «Mo se volesi pur degnarve de vignirne a visitar a la
nostra vale de Melison»: e qui la promessa è di mutuo scambio di pesca tra
i «brighenti» e il musicista; la pesca, questa volta, è musicale.
La bellissima lettera è tutta costruita - tra l'omaggio alle capacità inar-
rivabili del musicista e un ritratto burlesco della sua figura d'uomo - sulla
contrapposizione gerarchica di diversi modi di fare musica. C'è una musica
la cui fondazione risale - secondo le scritture antiche - al battere dei

60 vescovo: L'accademia e la «fantasia dei brighenti », pp. 78-80. Sulla datazione della Pace vedi
ora GIORGIO padoan: Rinascimento in controluce , Longo, Ravenna 1994, pp. 299-302.

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28 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

fabbri sopra le incudini, un'altra - che è invece «alta e


non è già musica di scansione naturale, di rumore monda
mesta, infusa, inarpesà [= agganciata], revoltà e incolà i
viscere e atorno le buele e infra le comessure d'i spiriti e co
gno cordial, soto la [...] custodia intellettiva». Quest'altr
di svago e intrattenimento - si merita l'immagine della
sette lambicchi e di altre procedure alchemiche, «proprio
l'aurum potabilem». Da una parte sta, dunque, la difficolt
tizar a l'improviso sul canto fermo», dall'altra, disprezzata n
pratica delle «villotte», «zorziane», «barzelete». E chiaro c
cando, anzi celebrando, il destinatario sul versante alto,
pagni sull'altro. L'immagine della «contemplazion can
espresso - pur sotto le tinte burlesche - analiticamen
della «custodia intellettiva» e ancora, narrativamente, nel ri
natore fittizio, che dopo aver ascoltato qualche bel vesper
cena per riprovare sotto forma di «sufragio del cerebro»
stato «solazzo de le rechie».
L'intelligenza musicale di Calmo va adeguatamente rest
sione allusiva - che sorge all'interno di un quadro di om
bio accademico - permette un rimontaggio di tessere ch
priva di questa chiave possono apparire come totalmente
una parte Calmo esalta la musica alta di Willaert, dall'altr
riamente gioco di lui, mostrando nei suoi confronti un r
denza. Tutto ciò è vero ma non basta, poiché il versante
apparentemente disimpegnato - è in realtà quello più ric
ti allusivi. E, insomma, tramite il piano burlesco - vale
dimensione di impegno, quella non alta del destinata
giunge a stabilire un reale punto di contatto e di scambi
parte l'esaltazione della musica del «cerebro» si contrappo
della musica d'intrattenimento, chiara risulta ora la bipar
gno di Willaert nel campo del «contrapontizar» e in que
ghenti liquidi» - inventori dello «strambotizar music
pratica di «vilote», «zorziane», «barzelete». Calmo infatti
piccola statura e l'aspetto ridicolo di un tant'uomo: tant'è
zione positiva del piccolo rispetto al grande, del ridicolo risp
è essa stessa - e non per facile gioco metaforico - espres
ne a «contentarve della vostra mesura». Se si va un poco
gli auguri calmiani vanno non solo al guardarsi dai cattiv
un genere particolare di note: «Dio ve varda anche da not
sé scuritàe de aiere». Dunque la «misura breve» e, poco d
pizzole»: è a questo punto che il rapporto dei compagni

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA» 29

chiesta di visita nella valle da pesca e la promessa


dell'omaggio già avuto da Willaert individua - olt
dio specifico di cui non sappiamo - la pratica no
Willaert: insomma, il suo ruolo nella canzone vil
determinante tenuto da Willaert nel campo de
parlanti le date 1544-5, che gli assegnano una pri
ternità - in debito conto va tenuta l'ostentazione della «misura breve»
(ovvero delle «note nere») fin dal frontespizio dei Madrigali a quatro voce
con alcuni alla misura di breve del 1542.62
Quindici anni dopo - nel 1567 - Ludovico Agostini darà alle stampe
la sua raccolta intitolata Musica sopra le Rime bizzarre di messer Andrea Cal-
mo.60 La dedica di Agostini («All'inzegnoso e delicào poeta bizzarro messer
Andrea Calmo») è scritta in un veneziano calmesco, dato che il personag-
gio fa precedere il suo nome dall'indicazione «dalle vostre bizzarre poesie
sviserào»; cita cosi a piè sospinto l'impasto dei «saòri» calmiani (come ap-
punto nel sonetto proemiale delle Bizzarre rime) e sottoscrive l'omaggio
con un segno chiaro e inequivocabile: «con sti saòri ve lasso e a vu me rac-
comando a note negre ».

Maria Giovanna Miggiani insegna Storia della musica per didattica presso il Conservatorio
di Castelfranco Veneto. Ha studiato la produzione madrigalistica cinquecentesca in relazio-
ne agli orientamenti letterari coevi e svolge ricerche sull'organizzazione teatrale a Venezia
tra Sette e Ottocento. Ha pubblicato, tra l'altro , Il fondo Giustiniani del Conservatorio
«Benedetto Marcello» ( Olschki , Firenze 1990), Il teatro di San Moisè (1793-1818) («Bol-
lettino del Centro Rossiniano di Studi », XXX 1990) e la Bibliografia della lirica italiana nei
periodici (in collaborazione con Silvia Bigi , Panini, Modena 1996).

Piermario Vescovo e ricercatore presso il Dipartimento di italianistica e filologia romanza


dell'Università di Venezia. Si occupa prevalentemente di letteratura rinascimentale e di
letteratura teatrale dal Cinquecento al Settecento. Ha pubblicato le edizioni critiche di
Rodiana e Travaglia di Andrea Calmo (Antenore, Padova 1985 e 1994) e delle Baruffe
chiozzotte e de L'uomo prudente di Carlo Goldoni (Marsilio, Venezia 1993 e 1995), oltre
a vari saggi su Dante, Boccaccio, Giorgione, Ruzante, Calmo, la commedia del Cinque e
Seicento, Goldoni, Gasparo e Carlo Gozzi. E redattore di «Studi sul Boccaccio».

61 Mi limito a rinviare al fondamentale saggio di nino pirrotta: Willaert e la canzone villane-


sca , «Studi musicali», ix 1980, pp. 191-217, ora anche in id.: Scelte poetiche di musicisti , pp. 13-42.
62 Come ha messo in evidenza james haar: The «note nere» madrigal ' «Journal of the American
Musicological Society», xvin 1965, pp. 22-41, la prima attestazione nel titolo di un'edizione madri-
galistica risale al 1540 e riguarda i Madrigali a quattro voci di messer Claudio Veggio , con la giunta di
sei altri di Arcadelth della misura a breve , pubblicati in quell'anno a Venezia da Girolamo Scotto.
Come si vede, i cenni calmiani, pertinentissimi, rivelano un intreccio di singolare interesse.
63 Cesare Pozzo, Milano 1567.

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JO MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

SUMMARY

"Al suono ďuna suave viola": literary convention and musical


at the Venetian academies of the mid-sixteenth century

Within the sixteenth-century literary genres simulating situations


viviality and entertainment - dialogues, books of letters, novella "set
etc. - we often encounter descriptions of activities relating to music
ing and dance. These accounts, however, are generic, stylized and
typed, and as such practically unusable as a reliable source of h
reconstruction. What concerns us, therefore, is not so much th
variety of musical activities mentioned in mid-sixteenth-century lit
as the vigilant recognition of the absolute "literariness" (and hence w
lessness) of these descriptions - especially when they seem appa
plausible and free of immoderate eccentricity. Conversely, we should
sess the importance (and even the documentary value) of literary loc
considered as academic fictions, for these fantastic elaborations reso
dense store of allusions that the targeted readers were doubtless cap
grasping. An attempt to reconstruct, at least partially, such a capacity
applied to the works of two sixteenth-century writers: Anton F
Doni (1513-1574) and Andrea Calmo (1510-1571).
As a promoter of the Accademia degli Ortolani in Piacenza (acti
1544) and founder of the Accademia dei Pellegrini in Venice (fou
1549), Doni was a man of some stature in sixteenth-century aca
circles. In the two works describing the activities of these academ
pectively, the Dialogo della musica and I marmi), the stylistic idiosyn
do not seriously undermine the basic veracity of the accounts
meetings; indeed, in the case of the Accademia dei Pellegrini, t
criptions are effectively substantiated by external evidence. In the D
della musica we witness the academicians (among whom renown
sicians such as Veggio, Perissone and Parabosco) conversing, jestin
ing letters, exchanging anecdotes and, from time to time, even
The "dialogue" and "music" mentioned in the title stand on two
levels: the former represents the conversation of the Ortolani; t
serves to break up - or perhaps to draw out - the conversation b
as a diversion. The reality of the Dialogo lies not so much in th
musical events of the academies (though we have no cause to dou
they took place precisely as Doni relates), as in the function of
which is that of providing an ornamental fringe activity, cultivated
traction and in an overtly antipedantic spirit. Indeed Doni s text con
number of polemical stands - more or less serious, as the case m

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«AL SUONO D'UNA SUAVE VIOLA»

against musicians of the past such as Isaac, Josquin and even Orpheus. And
the prevailing conviction in the Dialogo is that the modern age has reached
an exceptionally high standard in the art of music, such as had never been
attained in the past. On the other hand, the predominance of practical and
hedonistic considerations over the merits of a complex and austere ars -
and the consequent victory of "fashion" over tradition - has relegated
music to a subordinate position compared to the other arts and intellectual
activities, in particular poetry. This is a view also confirmed in other
authorititative sources (among which Bembo, Doni himself and Parabosco).
Doni gives various accounts of how and where the Accademia dei Pel-
legrini was born. Though its name would appear to suggest an itinerant
company, an actual meeting place - at least as far the initial period is
concerned - may be identified: the Stanza d'Apolline of Cipriano Moro-
sini s villa at Noale. This contradiction - designed both to shield the
intentionally elitist academic activities from prying eyes and to conceal the
academicians' identities for propaganda reasons - does not necessarily,
however, discredit the validity of Doni s information, some of which refers
to musical performances.
Andrea Calmo s Lettere are a rich source of evidence on music in mid-
sixteenth-century Venice. The author unquestionably had many acquain-
tances in the places where music was regularly played: places such as Dome-
nico Venier s ridotto ; or the house of the rich German merchant Cristoforo
Mielich, the Fuggers' Venetian agent; or even that of Francesco della
Vedova (promoter of plays and lavish festivities), which actually hosted the
meetings of Calmos companions (known as I Brighenti). The Lettere , in
fact, frequently refer to a group called the "Scuola dei Liquidi", centring on
Calmo and featuring piscatorial wordplay. The basic activities of this aca-
demy included a return to musical practices that, at that date, were com-
pletely or partially obsolete: such as that of "strambotizar musicalmente",
inspired by a return to the frottola genre popular in the late fifteenth and
early sixteenth centuries. Calmos written output (comprising poems and
plays) shows traces of contemporary poetical-musical practices also exploited
in the author's theatrical activities. Modelled on the example of authentic
fishing communities, the company of the Brighenti counted among its mem-
bers the painter Gigio Artemio Giancarli, the lawyer Francesco Morello and
the actor- writer-musician Antonio Molin (better known as Burchiella).
Calmo himself, who had managerial duties at the Scuola Grande of St
Mark's, must have also known members of the doge's chapel, in particular
Girolamo Parabosco (again an author of plays and a book of Lettere) and
the maestro di cappella Adriano Willaert, to whom Calmo addressed a letter
of great importance in defining the levels of use of the various secular

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32 MARIA GIOVANNA MIGGIANI - PIERMARIO VESCOVO

polyphonic genres practised in Venice in those years. This


tirely built round a hierarchical distinction between th
making music. Calmo places both himself and his companio
level (characterised by the practice of "villotte", "zorziane"
while Willaert is playfully (and affectionately) acclaime
counterpoint, thus qualifying for the "high" level. In conc
the writer (whose musical intelligence clearly merits more
as this letter confirms) deftly reassesses the "oppositio
Willaert s contributions to the "villanesca" form.

Maria Giovanna Miggiani teaches history of music at the Conservat


Veneto. She has studied the sixteenth-century madrigal production i
porary literary trends , and is at present doing research on the organi
theatres in the eighteenth and nineteenth centuries. Her publicat
Giustiniani del Conservatorio "Benedetto Marcello" ( Olschki , Fir
di San Moise (1793-1818)" (Bollettino del Centro Rossiniano di Stud
collaboration with Silvia Bigi , Bibliografia della lirica italiana ne
Modena 1996).

Piermario Vescovo is researcher at the Department of Italian studie


ology of the University of Venice. He works on renaissance literatur
from the sixteenth to the eighteenth century. He edited the critical
Travaglia by Andrea Calmo (Antenore , Padova 198s and 1994) and o
and L'uomo prudente by Carlo Goldoni (Marsilio , Venezia 1993
written many articles on Dante, Boccaccio, Giorgione, Ruzante, C
seventeenth-century comedy, Goldoni, Gasparo and Carlo Gozzi. H
staff of Studi sul Boccaccio.

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