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Alessandro Piccinini e il suo arciliuto

Author(s): Renato Meucci


Source: Recercare, Vol. 21, No. 1/2 (2009), pp. 111-133
Published by: Fondazione Italiana Per La Musica Antica (FIMA)
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41701508 .
Accessed: 07/12/2013 16:17

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Renato Meucci

Alessandro Piccinini e il suo arciliuto

Figlio del liutistaLeonardo Maria, AlessandroPiccinini nacque a Bologna nel


1566 e dopo averimparatoa suonarelo strumentopaterno,si trasferì con la fami-
glia a Ferraranel 1592 entrando al serviziodel duca Alfonso 11d'Este. In seguitoin-
segnò a suonare il liuto ai suoi fratelli
Girolamo e Filippo,poi divenuti celebri vir-
tuosi,e più tardia suo figlioLeonardo Maria (ii).1Dopo la morte del duca, avve-
nuta nel 1597, entròal serviziodel legato pontificiocardinalPietroAldobrandinie
nel 1611 ritornòquindi a viverea Bologna, svolgendouna brillantecarrieramusi-
cale e chiudendo la sua esistenzaattorno al 1638, a quanto pare fuori di questa
città.2
L'opera a cui AlessandroPiccinini deve la sua notorietàè senza dubbio YIntavo-
laturadi liutoet di chitarrone, libroprimo(Bologna, Eredi di Giovan Paolo Moscatelli,
1623), che contiene «una inscrittione d'avertimenti, che insegnanola maniera& il
modo di ben sonare con facilitài sudettistromenti»(d'ora in avanticitata come
Avertimentì) una delle più interessanti trattazionidi prassiesecutivaliutisticaperve-
nutaci, insieme a una dettagliata ricostruzione storicadell'invenzionedell'arciliuto

1. Numerose notiziebiografiche su Piccininie la suafamiglia, conla correzione di alcunedate


anagrafiche,diverseda quellefinora note,si trovano in dinkofabris, Mecenati e musici.
Documenti sul
artistico
patronato deiBentivogliodiFerrara diMonteverdi
nell'epoca (1585-1645 '),Lucca,LIM,1999.Rin-
graziosentitamente l'autoreperalcunichiarimenti e segnalazionial riguardo. Inoltre,un'ottimasil-
logebiograficasi trova nellaprefazionedi FrancescaTorellia g.kapsberger - a. piccinini
- g.viviani,
Intavolatura
dichitarrone.
Mss.Modena,facs.Firenze,
spes, 1999,pp.[I-III].
2.Perla morteavvenuta fuoriBologna, cfř.Giovanni fantuzzi, Notizie degli scrittori , Bo-
bolognesi
logna,Stamperia S. Tommaso d'Aquino, 1781-94,tomovi,1788,p. 392.Piccinini eracomunque
morto anteriormente al 15aprile1639,comesiapprende dalladedicaal cardinale GuidoBentivoglio,
firmatainquelladatadalfiglio Leonardo Maria,dell'Intavolatura
diliuto diAlessandroPiccinini
bolognese
nelqualesi contengono ricercate
toccate, musicali,
corrente, ciaccone
gagliarde, e passacagli
allavera un
spagnola,
convarie
bergamasco, partite,unabattaglia
etaltri
capricci,
Bologna, Giacomo Montie CarloZenero, 1639.

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e del chitarroneavvenutaalle soglie del Seicento,nonché alcuni commentisu altri


strumenti a pizzico.3
In un saggio di sessantannifa il musicologo tedesco Georg Kinskysollevò tut-
taviaseri dubbi sull'attendibilità
delle informazioniforniteda Piccinini,in partico-
lare su quelle relativealla sua responsabilitànell'invenzionedell'arciliuto,finendo
per gettareun'ombra di discreditosull'interoracconto del compositore.4In tempi
più recentilo stessotesto è stato oggetto di analisi da parte di Oscar Mischiatie
Luigi Ferdinando Tagliavini (1962), Mirko Caffagni (1965), Robert Spencer
(1976), Douglas Alton Smith (1979), Orlando Cristoforetti(1983), Kevin Mason
(1989) e di nuovo Smith (2002);5 una lunga esegesi che, se da una parteha contri-
buito al correttoinquadramentostorico-musicaledel testo di Piccinini,dall'altra
non ha certo dissipatole ombre sulla sua versionedei fattiintornoall'originedei
due suddettistrumenti. Nell'ultima edizione del New GroveDictionary (2001), per
esempio,nella voce dedicata a Piccinini,Pier Paolo Scattolinha formulatola se-
guenteosservazione:6
claimto haveinvented
Piccinini's - thefirstextended-neck
thearchlute lute- in
the 1590sis plausible,
althoughtheextended-neck
chitarrone(as a restrung
and re-
tunedbasslute)predated hisinvention.

E nell'autorevolemonografiadi Douglas Alton Smithsi legge:7

AlthoughPiccininiclaimsthathe inventedthe extensionof theneckforthesein-


strumentsand thatthisinvention it is doubtful
«gavelifeto thechitarrone,» thatthis
is true.

3.Rammento percompletezza cheperarciliuto si intende unostrumento conl'accordaturadel


liutoe l'aggiunta di cordedi bordone; conchitarrone unostrumento analogo,madi dimensioni più
ampie, talidaimpedire diaccordare i primiduecoriacutiall'altezzaconsuetaperilliuto,cosìcheessi
vengono accordati un'ottavapiùinbasso, conla cosiddetta
'accordaturarientrante'.
4.GEORG kinsky,Alessandro undsein
Piccinini «Actamusicologica»,
Arciliuto, x,1938,pp.103-18.
5.oscarmischiati - luigiFerdinando Tagliavini, mMusik
Alessandro,
Piccinini, undGege-
inGeschichte
nwart,Kassel, vol.x,1962,coli.1235-1237;
Bärenreiter, mirko Alexandři
caffagni, Piccinini
Opera,
Bologna,
Università degliStudi,1965,p.15;robert spencer,Chitarrone andarchlute,
, theorbo «Earlymusic»,IV,1976,
pp.403-423;Douglas altonsmith, Ontheoriginofthechitarrone, oftheAmerican
«Journal Musicological
Society»,XXXII,1979,pp.440-462;orlandocristoforetti, a Alessandro
prefazione Intavola-
piccinini,
turadiliuto Libro
etdichitarrone. primo (1623),ed.facs.,
Firenze, kevin
SPES,1983,pp.[i]-[xi]; mason,The
chitarrone inearly
anditsrepertoire Italy,
seventeenth-century Aberystwyth, Boethius Press,1989.Douglas
altonsmith è poitornato sull'argomentonelsuopregevole A history
ofthelutefromtheAntiquitytothe
Renaissance, LuteSociety
s.l.,The ofAmerica, 2002,ribadendo insostanza
le sueposizioni (in
precedenti
particolarecfr.p.93,n.79).
6. TheNewGrove ofmusic
dictionary andmusicians,
London, MacMillan, 2001,vol.xix,pp.707.
7.smith, A historyofthelute,p.84

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Alessandro
Piccinini
e il suoarciliuto 113

Da tempo,invece,sono convintoche le dichiarazionidi Piccininisull'arciliutoe


sul chitarrone, come pure quelle contenutenella parterestantedella sua prefazione,
siano totalmentedegne di fede,condividendo una posizione in parte suggeritaa
suo tempo,ma con molte riserve,da Orlando Cristoforetti.8 Questa convinzionesi
fonda su nuove e sostanzialievidenze che verrannodiscussepiù avanti,ma ha una
confermapreliminarein un particolarefinorasottovalutato, il fattocioè che il vo-
lume di Piccinini sia dedicato alla «serenissimaprincipessal'infantadi Spagna
donna Isabella arciduchessad'Austria».La dedicatariain questione è infattiIsabella
Clara Eugenia (1566-1633), figliadi Filippo 11di Spagna e di Elisabettadi Valois,
nipoteper partedi madredi Enrico n di Franciae di Caterina de' Medici. Isabella,
andatain sposa nel 1599 all'arciducaAlbertod'Austria(1559-1621), figliodell'im-
peratoreMassimilianon e governatoredelle Fiandre,era una delle personalitàpiù
influentie del massimorango dell'aristocraziaeuropea. Inoltre,dopo la morte del
consorte,avvenutanel 1621, Isabella ne aveva ereditatol'incarico politico e, al mo-
mento della dedica del volume (1623), era dunque governatriceunica delle Fiandre
per conto della Spagna.9Date queste premesse,una dichiarazionemendace da parte
di Piccinini,tale da poter suscitareuna qualsiasicontestazione,appare quantomeno
improbabile.Tanto più che, secondo una prassidel tuttousuale a quell'epoca, il vo-
lume fu verosimilmentestampatoa spese della dedicatariastessa,come suggerisce
anche un passo della dedicatoriadell'Intavolatura a Isabella:«Il suono della genero-
sità di V. Altezza Serenissima[...] ha dato ardirealla musica de' miei strumentidi
presentarsele impressain questifogli».10

8.Cfr.cristoforetti, prefazione, p. [VI]):«laddove egli[Piccinini]parladell'arciliuto


e dell'origine
delchitarrone toccainevitabilmente unaterminologia, chechiarisce in parte,malasciando tuttavia
nelbuiomoltedelleimplicazioni organologiche cheessacomporta [...].Questofiniscetral'altro
col
limitare la credibilitàdellastorica testimonianza diPiccinini».
9. Il tramite di contattotraIsabella ClaraEugeniae Alessandro Piccinini puòsenz'altroesserestato
il fratello minore di quest'ultimo, Filippo(1576-1648), chea partire dal 1617soggiornò perdiversi
annia Bruxelles, doveancheIsabella risiedeva, comemusicista al servizio deiredi SpagnaFilippom
(1578-1621) e poi,dal 1621,di suofiglioFilippoIV (1605-1665), rispettivamente fratello
e nipote
dellastessa Isabella. Cfr.edmond vanderStraeten, La musique auxPays-Bas avant
leXIXesiècle. Docu-
ments inédits etannotés,8 voll.,Bruxelles,Muquardt etal.,1867-88, vm, p.416;paulbecquart, Musiciens
Néerlandais a la courdeMadrid. PhilippeRogier etsonécole (1560-1647), Académie
Bruxelles, Royalede
Belgique, 1967,pp.164,178.
10.E notaunalettera di Piccininial cardinale Aldobrandini (I-MOe)delgennaio 1623,concuiil
liutistachiedeva unintervento alporporato affinché, a seguito
dell'improvvisa morte dell'editore
Mo-
scatelli,intervenisse suglieredidi quest'ultimo perfarsì cheil librovenisse effettivamente
portato a
compimento; cfř.cristoforetti, Prefazione, p. [in]).Piccinini
si riferiscequia unaspesaaffrontata in
proprio, maè deltutto verosimile cheil denaro perla stampa glisiastatoaccordato neimesisucces-
e comunque
sivi, primadel2 agostodiquell'anno, datariportata incalceallaletteradedicatoria.

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114 RenatoMeucci

Fig.1 - Arciliuto
con etichetta
«Vendelio da Christofano
ma costruito
Venere», Eberle,
Kunsthistorisches
1595;Vienna, Museum,SAM.42

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e il suoarciliuto
Piccinini
Alessandro 115

Esaminiamo ora i motivi che spinseroKinsky a metterein discussioneil rac-


conto di Piccinini riguardoall'origine dell'arciliutoe degli altristrumentia piz-
zico. I dubbi del musicologo tedesco riguardavanovari aspettidella narrazione,ma
molte delle contestazionida lui sollevatesi sono col tempo dimostrateinfondate,
rimanendoneal momentoapertesoltantodue:11la data di una trasferta a Padova da
parte del liutista,durantela quale egli fece costruirealcuni nuovi strumenti;il
nome del «principalissimo» liutaio destinatoa realizzarli,che risultavadel tuttosco-
nosciuto agli specialisti.Piccinini stesso ricostruiscenegli Avertimenti i fatticon
queste parole: «essendo io l'anno m.d.lxxxxiiii al servigio del serenissimo duca di
Ferrara,andai a Padova alla bottegadi ChristofanoHeberle,principalissimoliutaro,
et li fecifareper provaun liuto di corpo così longo,che servivaper trattadei con-
trabassi[= per manico delle corde contrabbasse],et haveva due scanelli [= ponti-
celli] molto lontani,uno da l'altro».Questo strumentofu donato dallo stessoliutista
all'amico ferrarese Antonio Goretti,giungendo infine,attraversoalcuni passaggidi
proprietà, al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dov'è tuttoraconservato(Fig.
A di
I).12 dispetto quanto narrato da Piccinini,però,il liuto in oggettoreca il mar-
chio e l'etichettadi un altro costruttore, VendelioVenere (aliasWendelinTieffen-
brucker), e inoltrel'anno 1595 (e non il 1594).
C'è da osservaretuttaviache Piccinini non sostienedi essersirecato a Padova
nel 1594 - come Kinskydava invece per assodato13- bensì di trovarsiin quel-
l'anno al serviziodel duca Alfonson; e ad ogni buon conto,la sua partenzada Fer-
rarapotrebbe essereavvenutapoco prima della fine dell'anno e l'arrivo a Padova
nel primo mese di quello successivo,magari dopo un periodo di sosta altrovedo-
vuta a qualche altroincarico o incombenza.14Sta di fattoche il liutistavi giunse il
25 gennaio 1595, come attestauna sua letteraal duca Alfonsod'Este: «Essendo ari-
vato in Padua alli venticinquedel presentesubito ordinaii lauti»;15si trattadunque
di una data perfettamente compatibile con quella dello strumentoconservatoa
Vienna. Mi pare pertantoche voler vedere nella citata dichiarazionedi Piccinini
un'incongruenzacronologicacostituiscapiù una provadella prevenzionedel musi-
cologo tedesco che non una contraddizionedel narratore.
Dalla citataletteradi Piccinini si deduce peraltroil direttointeressamentodel
duca alla costruzionedel liuto,un altrofattoreche punta più alla confermadella

11.cristoforetti,
Prefazione,
p.[v]
12.Talivicende
sonostatericostruite
a partire
daJulius
vonschlosser,
DieSammlung alter
Musikin-
strumente, 1920,p.14.
Wien,Schroll,
13.kinsky,
Alessandro
Piccinini
,p.112.
14.Questaipotesi
è suggerita
dacristoforetti,
Prefazione,
p.[vi].
15.Il documento è riprodotto
originale inrenatomeucci,Strumentaio.
Il costruttore
distrumenti
mu-
sicali
nellatradizione
occidentale,
Venezia,
Marsilio,2008,p.145.

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116 RenatoMeucci

veridicitàdel raccontoche non al contrario:«Mi dispiacesolo che il sig.rprencipe


non sarà servitodi havere al suo lauto quela goba, perché bisognarebbefar una
formanova il che sarebbecon longhezza di tempo».16Tale interessamento è con-
fermatoanche da un'altraletterainviataal duca poco più di un mese dopo da Gia-
como Alvise Cornaro (1539-1608), il quale aggiunge che al ritornoa Ferraradi
«messerAlessandro[Piccinini],V.A. Serenissimavedràl'opera che s'è fattaintornoai
liuti, i quali paiono ben riusciti sperando, che allei similmente habbino a
soddisfare».17
Ma l'attendibilitàdi Piccinini è stataben più solidamenteriabilitatadalla sco-
perta,avvenutaalcuni anni addietro,dei documentipadovani che attestanol' effet-
tiva esistenzadi un liutaio di nome ChristofanoHeberle (o Eberle), nato verso il
1546 e morto prima del 1621. Costui era nipote per parte di madre proprio di
VendelioVenere,il presuntoautoredell'arciliutoconservatoa Vienna,della cui atti-
vità fu successoree continuatoredopo la mortedi quello, avvenutagià nel 1587.18
E addirittura possibileche Eberle non abbia mai firmatoalcuno strumentocon il
suo vero nome, così come fece a sua volta anche il figlio,Wendelin Eberle (ca.
1576-1643), il quale solo in alcuni casi,pur continuandoa usare le etichettedel
prozio,cominciò ad aggiungeresuglistrumentiun marchioa fuoco con le proprie
inizialiWE.19
Dopo l'esperimentocon il liuto dal corpo insolitamentelungo,che risultòpiut-
tosto insoddisfacente,Piccinini- stando ancora al suo racconto- commissionò
un altroliuto con una prolungadel manico,la «trattalunga»,della quale rivendica
orgogliosamentel'invenzione e che in seguito divenne caratteristicausuale di
questi strumenti.Tale nuovo liuto risultò«buonissimo»e di conseguenza Piccinini
ne fece costruirealtritreche, realizzatiancor più accuratamente,riuscirono«isqui-
siti»e furonoda lui portatia Ferrara,alla corte del duca Alfonso.Presso quest'ul-
timo si trovavaall'epoca anche il principe compositoree liutistaCarlo Gesualdo
(1566-1613), il quale insieme alla sposa Eleonora d'Este, cugina del duca, era
giunto a Ferraranello stessodicembre 1594 in previsionedella nascitadell'erede
Alfonsino.La coppia si trattenneancora in città per quasi due anni; quando nel
1596 Gesualdo lasciò infineFerrara,il duca gli regalòdue dei nuovi strumenti,uno

16.Cit.inmeucci, Strumentati
,p.145
17.Documento riportatoin luigiFrancesco
valdrighi,Musurgiana, Modena,Tip.C. Olivari,
1879
(facs.
Bologna, Forni,1970),pp.27-28.
18.peterkirály, Somenew about
facts Venere
Vendelio , «Thelute.Journaloí thelutesociety»,
xxxiv,
1994,pp.26-32;id.,Somenew facts Vendelio
about Venere. inTheLute1994,«TheLute.
Errata Journalof
thelutesociety»,
xxxv,1995,pp.73-75.
19.meucci, pp.139-147.L adozionedi unasortadi marchio
Strumentati, di qualitada partedi
variegenerazioni contraddice
di costruttori, tral'altroapertamente visioneromantica
la diffusa che
vorrebbeilsingolo unicae inimitabile
allepreseconla realizzazione
artefice delproprio manufatto.

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Alessandro e il suoarciliuto
Piccinini 117

dei quali egli portò con sé a Napoli e poi nel suo castellodi Gesualdo (Avellino),20
mentrelasciò l'altro a Roma, dove venne in possesso del Cavalier del liuto (alias
Vincenzo Pinti) per poi tornare,dopo la morte di quest'ultimo(1608), nelle mani
dello stessoPiccinini.21

Fig.2. Chitarrone
(«LangRomanische
Theorba:Chitarron»)da Michael
praetorius,
Syn-
tagmamusicum,Wolfenbüttel, vol.II, 1620,tav.V
Holwein,

Fin qui una sintesidel racconto di Piccinini,che come si vede offreelementi


tantopuntualie dettagliatida rendereimprobabile,anche per il numeroe rangodei
personaggimenzionati,una sua falsificazionedegli eventi,peraltropuntualmente
smentitain ognuno dei casi fin qui messi in dubbio. Resta il fattoche, risoltii
dubbi sollevatia suo tempo da Kinsky,vi sono ancora quelli propostida ricercatori
più vicini a noi. L'esimio studiosoamericanoDouglas Alton Smith,fragli altri,os-
servache la prima menzione conosciuta del chitarrone(1587),22precede di alcuni
anni l'invenzione dell'arciliuto,e visto che anche il chitarronepossiede la tratta
lunga,essa non può essereinvenzionedi Piccinini,bensì dell'ideatoredi quest'ul-
timo strumento,che secondo molte fontiantiche fu Antonio Naldi detto il Bar-
della.23

20.È recente la segnalazionedell'inventariodeibenidi Gesualdo alladatadellasuamorte(1613).


Questodocumento è statosegnalato in annibale cogliano,Inventario.
Centro studie documentazione
CarloGesualdo,Avellino, E. Sellino,2004,p.21,e parzialmente trascritto
in Gianfranco stanco,Carlo
Gesualdo:la vitae ildestino
come dramma inmusica,inAll'ombra Attidelconvegno
principesca. distudiCarlo
Gesualdonellastoria dellamusica
delVIrpinia, e delle a curadi PieroMioli,Lucca,LIM,2006.pp.87-
arti,
148:138-141. Ringrazio LuigiSistoperaverrichiamato la miaattenzionesu questoimportante do-
cumento e Arnaldo Morelli peraverriscontrato la citazionedellostesso
sull'originaleconservatoin
CittàdelVaticano, ArchivioSegreto Vaticano, ArchivioBoncompagniLudovisi
, 274,serieV,fase.6,cc.1-
28 (Inventariodeibeniesistenti nelcastello diGesualdo).
21.Nelperiodocompreso trala morte diPinti(1608)e il 1611Piccininisoggiornò effettivamente
a Roma;cfr. tral'altro Mecenati
fabris, e musici
,p.297,lett.del27 agosto1614.
22.Pierogargiulo, Strumentimusicaliallacorte
medicea:nuovi documenti
e sconosciuti
inventari(1553-
1609%«Noted'archivio perla storiamusicale»,n.s.,ih,1985,pp.55-71:67.
23.smith,A history ofthelute
,pp.82-83.

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Sfuggetuttaviainspiegabilmentea Smith che tuttele testimonianzeanticheda


lui invocate non fanno in alcun modo riferimentoa un chitarronecon la tratta
lunga,come quello che oggi noi chiamiamoin tal modo (Fig. 2). Inoltreanche l'u-
nica presuntaprova'fisica'dell'esistenzadella trattalunga prima del 1595, un arci-
liuto del Museum of Fine Artsdi Boston con etichetta«Magno DifFobruchar/ a
Venecia 1589», è statadefinitivamente riconosciutacome contraffatta.24 Ne con-
segue che deve essere esistitoun chitarronecon qualche caratteristica costruttiva
differente da quelle poi diventateusuali,un modello che potremmoutilmentedefi-
nire«proto-chitarrone».
È esattamentequesta la mia opinione,come ho cercatodi dimostrarein un arti-
colo di recentedi pubblicazione,i cui risultativerrannoriassuntipiù avanti,nel
quale ipotizzo appunto una fase iniziale nella storiadel chitarrone, dalla sua com-
parsa negli anni Ottanta fino ai primi anni del Seicento,allorché lo strumentoas-
sunsela conformazionedefinitivacon l'adozione appuntodella trattalunga.25A te-
stimonianzadi questa tesiva invocatonon solo il fattoche le fontipiù antichesul
chitarronenon parlino della trattalunga, ma soprattutoche il chitarronesia più
volte citatoda Piccininistesso,persinoimmediatamente primadi rivendicarela pa-
ternitàdella medesimatratta.
Nella prima di queste menzioni Piccinini ci dà notizia dell'invenzionedel chi-
tarrone,chiamandoloanche col suo sinonimo«tiorba»e dichiarandoche l'origine
di questo strumentosi ebbe con l'adozione dell'accordaturaall'ottavabassa dei
primi due cori di corde (la 'accordaturarientrante')su un liuto di grandidimen-
sioni: «cominciando a fioriril bel cantareparve a quei virtuosi,che questi liuti
grandi,per essercosì dolci, fosseromolto a propositod'uno, che canta,per accom-
pagnamento;ma trovandolimolto più bassi del bisogno loro,fumo necessitatifor-
nirlidi corde più sottilitirandoliin tuono commodo alla voce. E perchéle seconde
[corde] non potevano arrivare[a un'accordaturacosì alta] con l'essempio dell'altra
corda [la prima]le accordornoun'ottavapiù bassa;et così hebberoil loro intentoè
questo fuil principiodella tiorba,o vero chitarrone»(Avertimenti).
Subito dopo Piccinini ricorda una visitadi Giulio Caccini a Ferrara,avvenuta
poco primadel suo viaggio a Padova per farcostruirei liuti (si trattacon ogni pro-
babilità della visita effettuatada Caccini in occasione delle nozze del principe
Carlo Gesualdo con Eleonora d'Este,avvenutenel febbraiodel 1594): «poco tempo
era venutoa Ferrara,il signorGiulio
inanzi ch'io facessifarela trattaai contrabassi,
Caccini, detto il Romano, huomo eccelentissimo nel bel cantare chiamato da

24.Cfř.
lo stesso A history
smith, ,p.93,n.77.
ofthelute
25.renatomeucci,Newlight ofthechitarrone
ontheorigin ,inLauteundTheorbe.
instruments
andrelated
SymposiumimRahmen der31.Tage MusikinHerne.
Alter 2006, hrsg. Ahrens
vonChristian - Gregor
Klinke,
München-Salzburg, 2009,pp.
Katsbichler, 10-29.

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Piccinini 119

quelle Altezze Sereniss. il quale haveva un chitarroned'avorio» (Avertimentì) .


Dunque, il chitarrone allora in uso non poteva avere la che
tratta, non era stata an-
cora inventata,e quest'ultimanon può essereperciò l'elemento distintivodel chi-
tarronepiù antico,o 'proto-chitarrone'. Ma subito dopo aver ricordatol'esistenza
del chitarrone, Piccinini si spinge a un'affermazioneche sembrerebbecontraddire
improvvisamente tuttoquanto dettofino a quel momento.Infatti, dopo averriven-
dicato la paternitàdella «trattalunga» (1595), egli affermache: «per ispatio di due
anni non si vide abbracciatada nissuno,né si vedeva alcun simile stromentofuor
che quelli ch'io facevo fare.Pure [la trattalunga] è statapoi ultimaperfettioneal
liuto,et ha dato vita al chitarrone»(Avertimenti).
Quest'ultimaespressione- «ha dato vita»- è statainterpretata da tuttigli stu-
diosi nel suo significatoimmediato,ossia come sinonimo di «generare,creare,dar
origine»,cosicché l'invenzione della trattaavrebbe «generato»il chitarrone,che
però già esisteva,secondo lo stessoPiccinini.Esiste tuttaviauna spiegazioneben al-
trimentiplausibile,in quanto la lingua italiana,come documentaqualsiasibuon di-
zionario,possiede un secondo significatodell'espressione«darvita»:quello di «rav-
vivare,vivificare, rinvigorire», e dunque «dar impulso,sostegno,vigore».Se presain
questa seconda accezione, ben attestataall'epoca di Piccinini,26l'espressionesud-
detta assume dunque il significatodi 'diede un impulso vivificanteal chitarrone',
ciò che la trattalunga sicuramentecontribuìa fare.
Per ricapitolare:il chitarrone,o tiorba,nacque come liuto grande con i primi
due cori accordatiall'ottavasotto (Caccini suonavauno di questistrumentigrandi);
l'invenzionedella trattalunga 'ravvivò'la fortunadello strumento;tale invenzione
non è documentatada alcuna fonte,né scrittané iconografica,prima della data in-
dicata da Piccinini (1595). Sebbene il chitarronerisalgaad alcuni anni prima di
-
quella data,bisogna dunque escluderecategoricamente a differenza di quanto è
statofattofinora- che con tale terminesi intendesseuno strumentoa trattalunga
sul tipo di quello raffigurato da Praetorius(1619).

Una volta resa giustiziaal testo di Piccinini e smentitaqualsiasiprova contraria


alla sua rivendicazionedi paternitàdella trattalunga (1595), restada stabilirequale
potesse esserela tipologia del chitarronedelle origini- per esempio quello suo-
nato da Caccini a Ferraranel 1594 - , primache esso assumessela formadefinitiva
che tutticonosciamo.

26.Trai tantiesempi sipuòcitare


possibili unalettera
diAnnibal
Caroa Giorgio
Vasaridell'I1 di-
cembre 1547:«M'avetedatola vitaa farmi
vedere
partedelCommentario,
ch'avete
scritto
degliarte-
ficideldisegno»;
cfr.Lettere
familiaridelcommendator
AnnibalCaro, Soc.Tip.de'Classici,
Milano, 1807,
voi.hi,p.35.

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120 RenatoMeucci

Vari espertihanno ammesso l'esigenza di far luce su questo passaggio fonda-


mentalenel percorso storico dello strumento,27 ma esiste una certa dose di resi-
stenzanel prenderein considerazionel'ipotesi qui ventilata,che a me pare invece
quantomaiverosimilee anche discretamentedocumentabile:vale a dire l'esistenza
di una fasedi transizione, durataall'incircadai primianni Ottantadel Cinquecento
ai primianni del Seicento,durantela quale si sperimentaronosui liuti varie solu-
zioni costruttive,tracui le corde di bordone,prima ancora che la trattalunga ren-
desseuniversalela loro adozione.
Per meglio chiarirequesta tesi mi pare indispensabileriproporrepreliminar-
mente una brevesintesidei risultatidi una mia precedenteindagine sulla'chitarra
italiana',strumentoin strettarelazione con le vicende del chitarrone.28 In quel la-
voro ho richiamatol'attenzionesu uno strumentoa formadi liuto,ma di più pic-
cole dimensioni,che in Italia continuò a esserechiamatosemplicemente«chitarra»,
mentreil moderno modello con la cassa a formadi 8 fu definitoper più di mezzo
secolo «chitarraspagnola»,evidentementeproprioper distinguerloda quello pree-
sistente.La più chiara testimonianzaal riguardoè contenutanella prima edizione
del Vocabolario degliAccademicidella Crusca(1612), che così descriveconcisamente
tale strumento:«Chitarra.Liuto piccolo, che manca del basso e del soprano».29
Questa chitarraa formadi liuto,che a scanso di equivoci chiamo «chitarraitaliana»,
è rimastainspiegabilmente ignoratadalla letteratura
organologicamoderna,mentre
è invece ben documentataaddiritturaa partiredal primissimoTrecento(la più an-
tica citazione conosciuta si trovanel Conviviodi Dante) e fino a buona parte del
Seicento.Dal nome di questo strumento,non dal greco kithára , deriva con ogni
evidenzail termine«chitarrone», come vedremomeglio più avanti.

L'aggiuntadi corde tastatenel registrobasso del liuto era una consuetudinedi


cui abbiamo notiziafindal primo Cinquecento,ma restada stabilirequando queste
corde supplementariiniziaronoa essereutilizzatecome semplicibordoni,avviando
il processoconclusosicon l'ideazione della trattalunga,che delle corde di bordone
sfrutta tuttoil potenziale.Quello suddettoè a mio avviso il passaggiofondamentale
per ricostruirenon solo la faseinizialedel chitarronee più in generaledei liuticon
bordoni, ma per riuscirealtresìa comprendereappieno la ricostruzionedei fatti

27.Cito,fratutti,mason, , pp.29-30:«Ourunderstanding
Thechitarrone ofitsorigins, re-
however,
mains incomplete withmuchoftheevidence vague, andsometimes
inconsistent, [...].
contradictory
Theanswers tosuchquestions awaitfurtherresearch oftheevidence».
andanalysis
28.renatomeucci, Da «chitarra
italian»
a «chitarrone»:
unanuova , in Enrico
interpretazione da
Radesca
Foggia,a c.di Francesca Lucca,LIM,2001,pp.37-57(trad,
Seller, in«Lejoueurdeluth.
francese Bul-
letindela SociétéFrançaise
deLuth», Décembre 2007e Mars2008).
29. Vocabolario Accademici
degli dellaCrusca, 1612(facs.
Venezia, Firenze,Licosa,1974),p.179.

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Alhssandro kil suoakcii.iuro
Piccinini 121

fornitada Piccinini,la quale assume pieno significatoallorchési ammettal'effettiva


esistenzadi questo passaggiostorico.
Per quanto riguardala chitarraitalianal'adozione delle corde di bordone è atte-
stata innanzituttoda qualche convincente testimonianzaiconografica,come ad
esempio una conservatanei Musei Capitolini a Roma (Fig. 3), dovuta a Carlo Sa-
raceni (1578-1620).

Fig.3. CarloSaraceni, ricco


Lazzaroe l'uomo , 1610ca.,Roma,Pinacoteca
Capitolina

Abbiamo inoltreal riguardoanche una rara testimonianzamusicale:si trattadi


una partituraper «catarra»,risalentein partealla finedel sedicesimosecolo e per il
resto all'inizio del diciassettesimo,contenentevari balli scrittiin intavolaturaita-
liana per uno strumentocon 5 cori tastatie 8 corde di bordone (di cui solo 7 real-
menteutilizzate).30 Interpretataa suo tempo come musicaper una comune chitarra
(spagnola) a formadi 8 dotata di corde di bordone,questa partituraè invece evi-
dentementedestinataa una chitarraitalianacon bordoni,magarisul tipo di quella

30.DiNKO
cabris,Danzeintavolate
per«chitarra
tiorbata»
inunosconosciuto
manoscritto (Na,
napoletano
Ms.1321),«Nuovarivista
Cons., musicale xv,1981,pp.405-426.
italiana»,

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122 RenatoMeucci

con cinque cori tastatie già dotatadi trattalunga raffigurata


in un noto dipintodi
AntivedutoGramatica(1571-1626) conservatoa Torino (Fig. 4).

Fig.4.Antiveduto Suonatore
Gramatica, dichitarra conbordoni
(italiana) , 1615,Torino,
Gal-
leriaSabauda

La fase di sperimentazionedei bordoni osservatasulla chitarraitalianaavvenne,


come sappiamo,anche per il liuto - e forsea più forteragione,vistala notorietàe
l'importanzadi quest'ultimo,e visto anche che i costruttoridi entrambigli stru-
menti erano gli stessi(in definitiva, la differenzasostanzialetra chitarraitalianae
liuto era costituitasolo dal diversonumerodi cori di corde).31

31.Le duetipologie e moltealtreancora,


strumentali, sonodocumentati
insieme
ad esempio
nel-

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Alessandro e il suoarciliuto
Piccinini 123

Può essereinteressantesoffermarsi al riguardosulla «tabella»riguardantequesti


strumentinel celebre trattatodi Praetorius(Fig. 5), che indica con «Gemeine Alte
Lautten»,cioè «antichiliuti comuni»,degli strumenticon da quattroa nove cori di
corde, e con al massimo tre cori di bordone, mentrela «Lautte mit eim langen
Kragen»,cioè «con manico lungo»,ne ha quattordici(otto di bordone).

Fig.5. Praetorius, , tav.24: Tabella


musicum
Syntagma universalis

Lasciando da parte quest'ultimatipologia,che riguardal'arciliutonella sua fase


oramai consolidata,nella prima tabellasono compresiliuti con 1, 2 o 3 corde ag-
giunte:il n. 4 con un basso accordatouna seconda sottola corda tastatapiù grave;il
n. 5 con due bassi,una quarta e una quinta sotto;il n. 6 con trebassi,una seconda,

l'inventariodiunabottegadiliuteria
del1578(«tre chitarre
nove[=nuove] adnovecorde[...]quattro
liutiad undicicorde»)e,nelperiodoconclusivo quipresain esame,
dellatrasformazione in unodel
1627(«30leuti[...]8 chitare sfornite
[italiane] 50 chitare
[=nonfinite], allaspagnola for-
e 32 chitare
cfř.
nite»); al riguardo Francesco
rispettivamente La bottega
nocerino, dei«violari
» napoletani
Albanesee
Matino in un inventario
inedito
del 1578, «LiuteriaMusicae Cultura»,iv-v,1999-2000, pp.3-9, e
sandroPasqual- robertoREGAZZI, Le radicidelsuccesso a Bologna
dellaliuteria , Bologna, Florenus,
1998,p.68.

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124 RenatoMeucci

una quarta e una quinta sotto.Si trattadi corde che di certo avrebberopotuto es-
sere tastate,ma che,in particolarenell'ultimocaso (n. 6), offrivanopiuttostola pos-
sibilitàdi ottenerei suoni basilari dell'accompagnamentoarmonico,una pratica
particolarmente allettanteper la nascentepraticadel canto accompagnatodal basso
continuo.
Di particolareinteresseal riguardoè la testimonianzadi una letteradi Giulio
Cesare Brancaccio (1581), uno dei virtuosicui si deve l'affermazionedi tale nuova
praticadi canto,32in cui si parla di un liuto con due singole corde di bordone: «un
leuto a otto ordini [...] degli ordinary,in quanto alla grandezza,et que' dui ordini
bassi più delli sei costumatisiano li bordoni fermi,et sonori d'una corda per cia-
scuno,et non di due [...] et che i bassirimbombinopiù che si può».33
Vincenzo Galilei offrea sua volta,in una celebrerequisitoriacontroil liuto con
corde aggiunte nel basso (1584), un'importantetestimonianzasulle intenzionidi
coloro che si servivanodi questi strumentiper «haverenel liuto come nell'organo
il pedale»:una pratica,da lui disapprovata, ma che può rimandarecomunque ancora
una volta alla nascentepraticadel continuo.34
Si può ricordareancora il passo già citato in cui Piccinini parla dei «liuti
grandi»,con i due cori acuti intonatiun'ottavasotto,indicandolicome particolar-
menteadattial canto:«cominciandoa fioriril bel cantareparve a quei virtuosi,che
questi liuti grandi,per essercosì dolci, fosseromolto a propositod'uno, che canta,
per accompagnamento[...] et così hebbero il loro intentoe questo fu il principio
della tiorba,o vero chitarrone».
Dunque il «principio»del chitarroneè insitoin questa caratteristica dell'accor-
daturarientrante - non nella della che
tratta, come abbiamo visto
presenza giunse
solo in un secondo momento a ravvivarela fortuna(«darvita») allo strumento. Lo
stesso Piccinini,nel narraredi Giulio Caccini e del proprio chitarrone,ribadisce
che costui facevauso di uno strumento«accomodato in quella manieramedesima
ch'io ho detto di sopra [cioè con i due cori acuti abbassatiall'ottavasotto],della
qualle si serviva,per accompagnamentodella voce; fuoripoi dell'occasione del can-
tarenissunosuonavadi chitarrone».

32.SuBrancacciocfr.Vincenzo Discorso
Giustiniani, soprala musica Î 628, ed.mod.in
de'suoitempi,
angelosolerti,
Le origini
delmelodramma,
Torino, Bocca,1903(facs. Bologna,Forni,1983),p. 107,e
Anthony NEwcoMB, Themadrigalat Ferrara,
Î 579-1597, 2 voll.,Princeton,
nj,Princeton University
Press,
1980,passim.
33.Cit.inmarcoBizzarini,LucaMarenzio
, Palermo, L'Epos,2003,p.40.Ringrazio PaulBeierper
avermi questatestimonianza.
segnalato
34.elenaferraribarassi,
Glistrumenti
musicali teorica
nell'opera diVincenzo , in Varietà
Galilei ď har-
moniaetd'affetto.
Studiinonore
diGiovanniMarzi , a c.diAntonio Delfino,Lucca,LIM,1995,pp.109-
132:121-122.

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Alessandro e il suoarciliuto
Piccinini 125

E certo può ben essereche il chitarronedi Caccini fossesolo un liuto grande


con i due cori superioriaccordatiall'ottavabassa,senza bordoni.Tuttavia,non sa-
rebbe più logico immaginareche il chitarronedelle origini potesse anche essere
dotato - - come i liuti che abbiamo visto più sopra - di qualche corda di bor-
done,così utileper l'accompagnamentodel canto?
fisichedi questo generedi strumentidestinatial-
Per ipotizzarele caratteristiche
l'accompagnamentodel canto prima dell'invenzionedella trattalunga,può esserci
d'aiuto un'evidenza iconograficaparticolare,quella del celebre quadro della Santa
Cecilia di Carlo Saraceni (ca. 1610) conservatoa Roma nella Galleria Nazionale di
Palazzo Barberini (Fig. 6), dove appare uno strumentoche è indubbiamenteun
«liuto grande» con quattrocorde di bordone ben più lunghe di quelle tastate,il
quale, come ho appunto cercato di dimostrarealtrove,potrebbe esserestatoanche
chiamato«chitarrone».35
Anche se la data del dipintoè di qualche anno successivarispettoall'epoca pre-
sumibileper il proto-chitarrone, a me pare che lo strumentoqui riprodottoappar-
tenga con molta verosimiglianzaproprio alla tipologia suddetta,ben adatta all'ac-
compagnamentodel canto: un liuto enorme con due bordoni (doppi), le cui di-
mensionisono tali da imporrel'accordatura«rientrante» dei cori più acuti.Un'ipo-
tesi che pare asseveratadalla viola contrabbassonelle mani dall'angelo,la quale
evoca un organicoappropriatoalla praticapiù anticadel basso continuo.
E semprea propositodello strumentoriprodottoin questo dipinto vorreiag-
giungereche esso,dimensionia parte,mi sembramostrareevidentiaffinitàcostru-
tive con quello dal «corpo longo» di Eberle/Piccinini,così che si potrebbeipotiz-
zare che proprioda un modello come quello raffigurato (o ad esso analogo) si sia
partitiper la sperimentazioneavvenutaa Padova.
Certo nessunafonteanticamettein relazionela presenzadi poche corde di bor-
done con il chitarronedelle origini,mentreesse parlano piuttostodi liuto, o di
«liuto grande»,mentreal tempo stessomanca per tale fase del proto-chitarrone un
qualsiasirepertoriomusicaleconosciuto.

35.MEucci,
Newlight
ontheorigin
ofthechitarrone
.

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126 RenatoMeucci

Fig.6. CarloSaraceni,SantaCeciliae Vangelo


, ca. 1610,Roma,Gali.Naz. di Pai.Barbe-
rini

A queste obiezioni mi sembradi dover opporrele seguentiosservazioni:a) che


l'esistenzadella chitarrae del liuto con bordoni non sembrapoterlasciareesenteil
«liuto grande»da un'analoga sperimentazionedi corde gravinon tastate;b) che, se
è vero che le fonti parlano del «chitarrone»semplicementecome di un «liuto
grande»con accordaturarientrante, è difficileimmaginareuna transizioneimme-
diata da questa fase a quella della trattalunga senza passareper uno stadio inter-

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Alessandro e il suoarciliuto
Piccinini 127

medio di sperimentazionedi pochi bordoni;c) che per quanto riguardala musica


scrittabisognerebberiprenderein esame,alla luce delle nuove conoscenze,tuttoil
reperetoriopiù antico,a partirealmeno dal Primolibrode madrigalidi Salomone
Rossi, del 1600).36D'altra parte,rimanendonell'ambitodegli strumentiimpiegati
nella praticainiziale del basso continuo,anche per molti altridovrebbevalerel'os-
servazionedella mancanza di musica ad essi specificamentededicata,visto che l'in-
dicazione degli strumentirichiesticompare abitualmentecon l'affermazionedefi-
nitivadi tale pratica,appunto dopo i primi anni del Seicento. In definitivaper il
nostro ipotizzato proto-chitarronecon bordoni potrebbe valere quanto risulta
anche per alcuni strumentia tastieranel primissimoperiodo del basso continuo,
ossia che il suo impiego è attestatoin fonticollaterali(in questo caso iconogra-
fiche),mentrela musica rispettivacompareben dopo il periodo iniziale.
Diviene comunque a questo punto necessariauna considerazionelinguistica, già
annunciatain precedenza.È statoinfattipiù volte ipotizzatoche il terminechitar-
rone derividal greco kithára , il che sarebbecertamenteammissibilequalora si trat-
tassedi un neologismo introdottoa quell'epoca da qualche dotto umanista.Ma le
cose non stanno così, in quanto nel primo Cinquecento il terminecorrispettivo
italiano,«cithara»(o una sua qualche variante),designavagià incontestabilmente
l'arpa (particolareilluminanteal propositoè l'affermazionedi PietroAaron: «Cij-
tharaper la quale è intesa l'arpa»).37Il termine«chitarra», in uso da secoli in ita-
liano,non derivavainfattidirettamente dal greco o dal latino,bensì dallo spagnolo
Si
guitarra.38 può aggiungere che «chitarrone», come accrescitivodel termine«chi-
tarra»,rispettauna consuetudine della lingua italiana nella quale a un sostantivo
femminile(ad es.: tromba,mandola,spinetta,viola, ecc.) corrispondeun accresci-
tivo al maschile(trombone,mandolone,spinettone,violone). Se dunque chitarrone
è un terminein così strettarelazione con «chitarra», è possibileche ciò costituisca
un ulterioreargomentoa favoredell'ipotesiche quanto sperimentatosu questa,lo
sia stato anche su quello: se la chitarraitaliana adottò dei bordoni,non si vede
perchéil chitarronenon avrebbedovuto farlo.
Dobbiamo tuttaviaanche tenerpresenteun altrocomportamentodella linguaita-
liana,che per alcuni sostantivimaschilievita drasticamente l'accrescitivo.Il termine

36.Cfř.mason, Thechitarrone,pp.46-47.
37.Pietro AARON, Toscanelloinmusica, Bernardino
Venezia, e MatteodeVitali,
1529,libroI,cap.5,[p.
20].Cfř.HENRicus GLAREANUS, Liber
Dodecachordon, primus,Basel,Henrichus 1547,c.58r:«Citharae
Petri,
forma24 chordis, quaeindiatono ad eummodum ordinesuccedunt,quovidemusunicam inmono-
chordoidentidem ad sectionum rationem
minorem e ancheMichael
fierichordám»; praetorius, Syntagma
musicum,t.II, 1619,p.54:«Harpa[...] Ital.Cetera,
Arpa[...] Latinis Wiesiedennauchbey
Cithara;
denAltenmitdemNamenCitharam genennetworden».
38.Gliargomenti qui di seguitoriassunti
sonooggetto di piùapprofondita in meucci,
trattazione
Newlightontheorigin ofthechitarrone.

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128 RenatoMeucci

«liuto»è uno di questi (casi analoghisono: organo,fagotto,clarinetto)così che,non


essendo accettabilel'accrescitivo«liutone»,che infattinon è mai entratonell'uso,è
possibileche gli sia statopreferito un termineaffine.Un fenomeno,questo,ben noto
alla linguisticae che tuttiutilizziamoin espressionicome 'quella specie di...','una
sortadi.. .' e simili,intendendocosì indicareun oggettoaffinea quello desiderato, ma
il cui nome ci sfuggao non ci sia noto,ovverosia'impronunciabile'.
Resterà perciò da dimostrarein futurose la chitarraitalianacon bordoni prese
effettivamente, seppurbrevemente,il nome «chitarrone», come sarebbelogico im-
se
maginare,oppure questo termine fu assegnatodirettamenteal liuto con accorda-
turarientrante, primaancora che al modello con trattalunga che ancora oggi viene
chiamatoin tal modo.
Prima di passareinfineal commento del testo di Piccinini (vedi Appendice) è
necessario discutere brevementeun altro termine: il sinonimo di chitarrone,
«tiorba».Tra le tantestorierelativeall'invenzionedi questo strumento, il cui nome
fu usato per qualche tempo in alternativaa «chitarrone»per poi sostituirlodel
tutto,la mia attenzionesi è soffermata su una riportatada padreAthanasiusKircher
39
nella sua Musurgiauniversalis (1650), secondo la quale la tiorba ebbe un'origine
napoletana,fattoquesto confermatodalla precoce,quanto stabilepresenzadi questo
nome nel lessicopartenopeo.40
La prevalenzadefinitivadi tiorbasu chitarrone, avvenutaa partireda metà Sei-
cento,potrebbeanche esserestatamotivatada ragionieufoniche,ma la spiegazione
più probabileè un'altra:proprionell'epoca in cui il terminetiorbasi affermava de-
finitivamente venne a spariredalla circolazionela chitarraitaliana.Nel frattempo
dilagavala fortunadella chitarraspagnolaa formadi 8, così che da quel momento
fu infattipossibile eliminarel'appellativo«spagnola»,chiamandola semplicemente
«chitarra». La parola «chitarrone»avrebbea quel punto creatosolo confusione,vista
la nuova accezione del termine.
Si può aggiungereda ultimo che Piccininimenziona anche la mandola,che de-
scrivecome strumentonon ancora diffusoin Italia,ma suonato prevalentemente in
Francia,situazione che dopo la metà del secolo verrà a mutarsidrasticamente,
giacché questo terminee il rispettivostrumentoavrannoda allora in Italia un suc-
cesso plurisecolaree a tuttiben noto.

Da «chitarra
39.meucci, a «chitarrone
italiana» »,pp.6-7.
40.Cfr.Francesco Dizionario
d'ascoli, Ediz.delDelfino,
,Napoli,
napoletano
etimologico 1990,p.
repr.
speciediliutoa diecicorde».
670:«tiorba,

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