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ALICE AIMO – tesina corretta

Oppressi o oppressori? La zona grigia.


L’ Universo concetrazionario non aveva logiche e mai, prima della sua creazione, simili nella storia.
I deportati si trovavano sbattuti in un sistema fatto di violenze gratuite e percussioni senza apparenti colpe,
se non quella di appartenere ad una razza che, secondo la logica nazista, doveva essere eliminata.
Il primo grande urto per i prigionieri, dopo il rito della spogliazione, della rasatura e del marchio (il numero
di matricola tatuato sul polso) è quello di essersi ritrovati in un contesto sociale senza eguali, una società di
“mille monadi sigillate”.
L’uomo, per natura animale sociale, è abituato a ragionare per appartenenza: a identificarsi in un noi e
separarsi da un loro, a dividere il mondo in buoni e cattivi. All’interno del lager questa naturale tendenza
non trova risconto, il prigioniero non trova sostegno nemmeno dai suoi stessi compagni di dolore. Il nuovo
(Zungang, letteralmente “ingresso”), anzi, viene visto dagli “ anziani” come un nemico da opprimere
perché, a differenza di chi ormai aveva perso o stava perdendo il contatto con il proprio passato, portava
ancora addosso l’odore di casa.
Ad alimentare il distacco tra i detenuti non c’era solo la rivalità tra nuovi e anziani, ma anche tra privilegiati
e prigionieri normali. I nazisti, infatti, avevano concepito un sistema di gerarchia tra i detenuti e dato vita
alla figura del prigioniero – funzionario. Questa sistematizzazione dei campi nasce con lo scopo funzionale
di spezzare ogni forma di resistenza dal basso, ma risponde anche al bisogno di ausiliari da parte
dell’organizzazione nazista: come accade in ogni stato totalitario, più il potere è ristretto, più necessita di
ausiliari. Venne creato un sistema di mansioni da occupare a favore del potere in cambio di un po’ di
sopravvivenza in più; il responso poteva essere di qualunque natura e il suo risultato era elevare il
prigioniero un po’ al di sopra della norma. All’apice di questa gerarchia c’è la del figura del kapos. Ai kapos
veniva conferito il potere di esercitare violenza sui prigionieri e di mantenere l’ordine, un potere quasi
illimitato, anzi, questi venivano puniti se non si mostravano abbastanza duri.
La solidità del potere nazista si dimostra nel fatto che, invece di logorare, attira alcuni tra i prigionieri e
inette nelle loro menti il desiderio di prestigio. Diventa Kapos chi sceglie di collaborare attivamente,
confluisce al potere rifiutando la propria condizione di oppresso; c’è chi sceglie di partecipare al potere
perché cerca speranza, ma anche i frustrati e i sadici. La creazione del funzionario dimostra anche il
sadismo del nazista che da solo l’illusione al prigioniero di elevarsi, ma in realtà non fa altro che caricarlo di
colpe, di comprometterlo e inserirlo in una zona grigia, una zona dai confini mal delineati tra oppressi e
oppressori in cui le vittime tendono a identificarsi con i loro carnefici.
E ingenuo pensare, dunque, che la figura del prigioniero funzionario, la zona grigia nella quale moltissimi si
sono ritrovati o hanno scelto, fosse stata creata per premiare chi si unisce al potere. L’unico scopo del
Nazista è privare il nemico della sua dignità, la sua depravazione del corpo e della mente fino ad annientare
il suo essere uomo e portarlo ad un appiattimento animale.
In questo il nazional socialismo ha raggiunto il suo obbiettivo e una delle invenzioni più infime messe in atto
è stata la creazione dei Sonder-kommandos, anche dette Squadre Speciali: un gruppo di prigionieri a cui era
affidata la gestione delle camere a gas. Per questi si esita a parlare di privilegio; a loro aspettava, in cambio
direzioni di cibo più abbondanti, districare i corpi senza vita ed estrarli dalle camere, privarli di qualunque
bene rimasto per poi distruggerli nei forni. Il ricordo di queste squadre è importante perché mostra come il
nazional socialismo si è deresponsabilizzato dal peso della colpa mettendo nelle mani degli stessi ebrei il
compito di sterminarsi a vicenda.
Il concetto di potere e autorità, è strettamente legato alla questione della colpa. Ad esempio, durante
processo di Eichmnn( il funzionario nazista responsabile del trasporto di milioni di ebrei), l’imputato ha
affermato la sua innocenza testimoniano di non avere responsabilità in quanto si è limitato ad eseguire ciò
che gli era stato comandato ed, essendo educato all’obbedienza, si dichiarò totalmente passivo, incapace di
decidere. E’ evidente che tale dichiarazione è frutto di un autoinganno dovuto soprattutto alla propaganda
e all’indottrinamento ideologico che ha portato il popolo tedesco a un appiattimento dell’etica individuale.
Questo processo psicologico è stato dimostrato tramite un esperimento sul concetto di obbedienza
all’autorità condotto nel 1961 dallo psicologo statunitense Stanley Milgram. Lo scopo dell’esperimento
era lo studio del comportamento di soggetti ai quali un'autorità ordinava di eseguire violenza su un
terzo individuo. A dei volontari vennero affiati il ruolo di insegnante e di alunno; l’insegnante doveva
porre delle domande all’alunno e, a ogni risposta sbagliata, sotto direzione dello scienziato ( la figura di
autorità) doveva infliggergli una scarica elettrica (a ogni risposta sbagliata la carica sarebbe
aumentata). L’esperimento fu condotto valutando i gradi di vicinanza tra esaminatore e insegnante e
insegnate e alunno ( maggiore era la distanza tra gli ultimi due, maggiore era l’obbedienza).
L’esito fu stupefacente: la maggior parte degli esaminati obbedì alla figura autoritaria in quanto
responsabile dell’esperimento e dichiarò la propria non responsabilità del dolore inflitto, pur
ammettendo la propria contrarietà.
L’esperimento di Milgram ha dimostrato, dunque, la facilità con cui un uomo semplice si possa ritrovare in
una “zona grigia”, a ignorare la propria etica e a obbedire ai comandi di un autorità che, in quanto tale, è
legittimata al comando.

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