L’ Universo concetrazionario non aveva logiche e mai, prima della sua creazione, simili nella storia. I deportati si trovavano sbattuti in un sistema fatto di violenze gratuite e percussioni senza apparenti colpe, se non quella di appartenere ad una razza che, secondo la logica nazista, doveva essere eliminata. Il primo grande urto per i prigionieri, dopo il rito della spogliazione, della rasatura e del marchio (il numero di matricola tatuato sul polso) è quello di essersi ritrovati in un contesto sociale senza eguali, una società di “mille monadi sigillate”. L’uomo, per natura animale sociale, è abituato a ragionare per appartenenza: a identificarsi in un noi e separarsi da un loro, a dividere il mondo in buoni e cattivi. All’interno del lager questa naturale tendenza non trova risconto, il prigioniero non trova sostegno nemmeno dai suoi stessi compagni di dolore. Il nuovo (Zungang, letteralmente “ingresso”), anzi, viene visto dagli “ anziani” come un nemico da opprimere perché, a differenza di chi ormai aveva perso o stava perdendo il contatto con il proprio passato, portava ancora addosso l’odore di casa. Ad alimentare il distacco tra i detenuti non c’era solo la rivalità tra nuovi e anziani, ma anche tra privilegiati e prigionieri normali. I nazisti, infatti, avevano concepito un sistema di gerarchia tra i detenuti e dato vita alla figura del prigioniero – funzionario. Questa sistematizzazione dei campi nasce con lo scopo funzionale di spezzare ogni forma di resistenza dal basso, ma risponde anche al bisogno di ausiliari da parte dell’organizzazione nazista: come accade in ogni stato totalitario, più il potere è ristretto, più necessita di ausiliari. Venne creato un sistema di mansioni da occupare a favore del potere in cambio di un po’ di sopravvivenza in più; il responso poteva essere di qualunque natura e il suo risultato era elevare il prigioniero un po’ al di sopra della norma. All’apice di questa gerarchia c’è la del figura del kapos. Ai kapos veniva conferito il potere di esercitare violenza sui prigionieri e di mantenere l’ordine, un potere quasi illimitato, anzi, questi venivano puniti se non si mostravano abbastanza duri. La solidità del potere nazista si dimostra nel fatto che, invece di logorare, attira alcuni tra i prigionieri e inette nelle loro menti il desiderio di prestigio. Diventa Kapos chi sceglie di collaborare attivamente, confluisce al potere rifiutando la propria condizione di oppresso; c’è chi sceglie di partecipare al potere perché cerca speranza, ma anche i frustrati e i sadici. La creazione del funzionario dimostra anche il sadismo del nazista che da solo l’illusione al prigioniero di elevarsi, ma in realtà non fa altro che caricarlo di colpe, di comprometterlo e inserirlo in una zona grigia, una zona dai confini mal delineati tra oppressi e oppressori in cui le vittime tendono a identificarsi con i loro carnefici. E ingenuo pensare, dunque, che la figura del prigioniero funzionario, la zona grigia nella quale moltissimi si sono ritrovati o hanno scelto, fosse stata creata per premiare chi si unisce al potere. L’unico scopo del Nazista è privare il nemico della sua dignità, la sua depravazione del corpo e della mente fino ad annientare il suo essere uomo e portarlo ad un appiattimento animale. In questo il nazional socialismo ha raggiunto il suo obbiettivo e una delle invenzioni più infime messe in atto è stata la creazione dei Sonder-kommandos, anche dette Squadre Speciali: un gruppo di prigionieri a cui era affidata la gestione delle camere a gas. Per questi si esita a parlare di privilegio; a loro aspettava, in cambio direzioni di cibo più abbondanti, districare i corpi senza vita ed estrarli dalle camere, privarli di qualunque bene rimasto per poi distruggerli nei forni. Il ricordo di queste squadre è importante perché mostra come il nazional socialismo si è deresponsabilizzato dal peso della colpa mettendo nelle mani degli stessi ebrei il compito di sterminarsi a vicenda. Il concetto di potere e autorità, è strettamente legato alla questione della colpa. Ad esempio, durante processo di Eichmnn( il funzionario nazista responsabile del trasporto di milioni di ebrei), l’imputato ha affermato la sua innocenza testimoniano di non avere responsabilità in quanto si è limitato ad eseguire ciò che gli era stato comandato ed, essendo educato all’obbedienza, si dichiarò totalmente passivo, incapace di decidere. E’ evidente che tale dichiarazione è frutto di un autoinganno dovuto soprattutto alla propaganda e all’indottrinamento ideologico che ha portato il popolo tedesco a un appiattimento dell’etica individuale. Questo processo psicologico è stato dimostrato tramite un esperimento sul concetto di obbedienza all’autorità condotto nel 1961 dallo psicologo statunitense Stanley Milgram. Lo scopo dell’esperimento era lo studio del comportamento di soggetti ai quali un'autorità ordinava di eseguire violenza su un terzo individuo. A dei volontari vennero affiati il ruolo di insegnante e di alunno; l’insegnante doveva porre delle domande all’alunno e, a ogni risposta sbagliata, sotto direzione dello scienziato ( la figura di autorità) doveva infliggergli una scarica elettrica (a ogni risposta sbagliata la carica sarebbe aumentata). L’esperimento fu condotto valutando i gradi di vicinanza tra esaminatore e insegnante e insegnate e alunno ( maggiore era la distanza tra gli ultimi due, maggiore era l’obbedienza). L’esito fu stupefacente: la maggior parte degli esaminati obbedì alla figura autoritaria in quanto responsabile dell’esperimento e dichiarò la propria non responsabilità del dolore inflitto, pur ammettendo la propria contrarietà. L’esperimento di Milgram ha dimostrato, dunque, la facilità con cui un uomo semplice si possa ritrovare in una “zona grigia”, a ignorare la propria etica e a obbedire ai comandi di un autorità che, in quanto tale, è legittimata al comando.