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IL MIXER: CARATTERISTICHE GENERALI

Il mixer, anche definito come mixing console1, è un audiodispositivo elettronico utilizzato sia nelle
performance musicali live, accoppiato a un sistema di amplificazione (PA 2 ), sia negli studi di
registrazione, radiofonici e in altri contesti.

Un mixer “miscela” i segnali audio 3 in ingresso che transitano nei vari canali, in un segnale
complessivo in uscita, ed è quindi un sistema centralizzato di controllo dei segnali (veicolati dai
singoli canali).
fig. 1 - mixer Midas “Verona”

Qualsiasi canale di un mixer tecnicamente è un bus, ma si preferisce utilizzare questo termine per
indicare i canali di uscita, in particolare i bus o uscite master (in genere a coppia: master L/R), bus o
uscite ausiliari (definiti anche aux: bus 1-2, bus 3-4 ecc.) e altri secondari (in genere singoli).

Un mixer consiste di due sezioni principali: la sezione input, che riceve i segnali in entrata, e la
sezione output (o master), che invia i segnali “mixati4” in uscita (mixato stereo5).

fig. 2 - mixer Midas “Verona”, input e output

La sezione input consiste in un numero di canali, da un minimo di 4 fino a 8,16, 24, 32 e oltre. Ogni
canale è dotato di un set di connettori da pannello, di cui alcuni con funzione di ingresso ed almeno
uno con funzione di uscita. Questi connettori da pannello, sono generalmente del tipo “femmina” per i
connettori jack ed RCA (sia in entrata che in uscita), e del tipo “femmina” per i connettori XLR in
entrata, e del tipo “maschio” per i connettori XLR in uscita. Nei mixer professionali “entry level” la
sezione dei connettori si trova generalmente nella parte superiore del pannello frontale, mentre nei
mixer professionali di alta gamma (“top level”), si trova solitamente nella parte posteriore.

Ad ogni ingresso relativo ad un canale, corrisponde un gruppo di controlli 6 che costituiscono il


channel strip7. I controlli possono essere del tipo rotativo, definiti knob8, e del tipo a cursore (“a
slitta”), definiti fader (meno frequentemente slider9).
1
Altrimenti definito anche sound desk, console di missaggio.
2
Public Address system: sistema di amplificazione per la diffusione del suono (generalmente in grandi spazi pubblici).
3
D’ora innanzi definito semplicemente segnale.
4
A volte, in funzione di attributo, si usa la versione italiana del termine mixato, vale a dire missato.
5
È invero raro che un segnale in uscita da un mixer non sia configurato stereofonicamente.
2
fig. 3 - channel strip

Un channel strip consiste generalmente nei seguenti controlli:


• controllo gain10 (definito anche trim11), del tipo knob, che indica quanto guadagno in
tensione il preamplificatore del canale attribuisce al segnale in ingresso, per portarlo al suo
livello nominale12. Il gain controlla quindi l’ampiezza del segnale nel suo primo stadio, vale
a dire prima che esso venga elaborato (o eventualmente instradato ad eventuali dispositivi
per il processamento del segnale13);
• i controlli di equalizzazione, in genere del tipo knob, per i filtraggi in frequenza
(equalizzazione) del segnale;
• i controlli di “istradamento” di copie del segnali, ad unità di effetti interne o tramiti appositi
percorsi ad unità di effetti esterne;
• i controlli di “istradamento” di copie o di parti dei segnali, a diffusori14 acustici secondari,
monitor ecc.;
• un channel fader, che controlla l’ampiezza del segnale in uscita dal canale e prima del
suo invio alla sezione master.

La sezione master include i seguenti controlli:


• master fader, definito anche master o main bus, che consiste nell’uscita principale
(“volume generale”) del mixer, in cui sono sommati, in un segnale complessivo, i segnali
provenienti dai vari canali del mixer;
• master ausiliari, che controllano l’ampiezza del segnale inviato alle uscite ausiliarie
(“volumi aux”);
• returns ausiliari, che controllano l’ampiezza del segnale proveniente dall’unità di effetti
(interna o esterna) al mixer;
• fader gruppi, o bus gruppi, con specifiche assegnazioni, per raggruppare insieme più
canali.

Quando un segnale in entrata in un mixer non necessita di preamplificazione è definito line


level, in pratica un segnale di linea già “ottimizzato” in tensione, e pronto per esser
amplificato e diffuso.

Spesso nei mixer professionali entry level esistono dei canali sterofonici con due ingressi
(in genere jack ts), ciascuno per ogni canale della coppia stereo, predisposti per il

6
I controlli possono essere anche definiti potenziometri, e sono dei componenti per regolare una differenza di potenziale
elettrico. I potenziometri possono essere a filo, lineari, logaritmici, multipli, a corrente alternata.
7
Dall’inglese strip: striscia, canale.
8
Dall’inglese knob: pomello.
9
Il verbo inglese to slide significa: scorrere, scivolare, slittare, mentre il verbo to fade in inglese significa smorzare,
attenuare, dissolvere, ragion per cui il fader è lo slider con cui si compie un’attenuazione, dissolvenza ecc. (e ovviamente
anche l’operazione inversa). I due termini spesso vengono interscambiati nell’inguaggio comune.
10
Dall’inglese to gain: guadagnare.
11
Dall’inglese to trim: aggiustare, regolare.
12
Il livello nominale è il livello di riferimento del segnale per tutti i sistemi; semplicemente, ed invero un po’
grossolanamente, si può dire che esso corrisponde nel punto di passaggio di un peak meter dall’ultimo led verde al primo
led giallo in senso ascendente, ed è segnato spesso come “0 db”.
I più diffusi livelli nominali sono:
13
I processori di segnale possono essere interni al mixer, definiti inboard, o esterni al mixer, definiti outboard.
14
D’ora in poi definiti semplicemente diffusori. I termini diffusore e altoparlante sono spesso utilizzati come sinonimi. In
realtà diffusore è più sinonimo di cassa acustica, mentre i termini altoparlante, tromba, speaker, driver ecc, sono più da
riferirsi ai singoli elementi che si possono trovare all’interno di un diffusore.
Per quanto riguarda l’uso del termine diffusore o cassa (con quest’ultimo termine, nei contesti musicali tecnologici, si
intende sempre cassa acustica), passa la stessa differenza che c’è nell’impiego dei termini volume e intensità, in
riferimento all’ampiezza dell’onda sonora, in un contesto più generico si possono utilizzare entrambi, in un contesto più
didattico e tecnologico si dovrebbe preferire l’uso dei termini diffusore e intensità piuttosto di cassa e volume.
3
funzionamento con tali segnali line level. Tipici segnali di linea sono quelli in uscita dalle tastiere, dai
vari lettori audio, dai computer ecc.

fig. 4 - mixer: input, output e controlli, controlli knob e slider

Nei mixer professionali è disponibile un’alimentazione ausiliaria, definita phantom15, la cui tensione16
è generalmente di 48V; essa viene utilizzata dai dispositivi connessi al mixer che ne necessitano per
il loro funzionamento (solitamente microfoni a condensatore), più di rado alcuni processori di segnale
(outboard17) o altri.

IL ROUTING

Il termine routing in genere indica il percorso che un segnale compie all’interno del mixer18, e ne
descrive anche la modalità con la quale questo percrso avviene. La traduzione di routing potrebbe
corrispondere in questo contesto al termine “indirizzamento”.

fig. 5 - routing in un programma di editing musicale

15
La corrente phantom, transita lungo i medesimi cavi in cui passa il segnale, ed è così definita poichè passa “nascosta”
nel polo della massa (sleeve), e nel caso del microfono a condensatore, non interessa direttamente la sua membrana. Il
nome phantom (“fantasma” in inglese), deriva dal fatto che tale alimentazione, è stata studiata per essere totalmente
invisibile ai dispositivi che non ne fanno uso, ma si faccia ben attenzione che i suddetti dispositivi, non sono
correttamente utilizzati e connessi al mixer, possono invece causare problemi, anche se ciò dovrebbe accadere di rado e
invero bisogna fare attenzione con i microfoni a nastro e studiare il corretto uso del loro preamplificatore.
16
La tensione elettrica indica la differenza di potenziale elettrico tra due punti di un circuito; (o di un conduttore o di agli
estremi di una batteria), dovuta alla presenza di un campo elettrico: le cariche elettriche in questi due punti sono messe in
movimento, producendo una corrente elettrica. L’unità di misura della tensione è il volt (V).
17
Cfr. la precedente nota.
18
O generalizzando anche negli altri audiodispositivi elettronici.
4
Per estensione, con il termine routing si può anche definire qualsiasi percorso che il segnale compie
nelle catene audio che si costituoscono ad esempio in uno studio di registrazione, di uno studio
radiofonico, televisivo, in un evento live ecc., secondo i consueti “percorsi hardware”: microfono -
preamplificatore - filtri (equalizzazione) - processori di dinamica e ambientali (compressore e simili,
riverbero e simili), panning19 (spazializzazione stereofonica), monitor, cuffie, diffusori ecc.

Per catena audio si definisce l'insieme dei audiodispositivi elettronici, analogici e digitali, collegati tra
essi, in cui transita e viene elaborato il segnale audio.

Anche nei sistemi digitali si può avere un analogo “percorso software”: convertitore AD - filtri
(equalizzazione) - processori di dinamica e ambientali (compressore e simili, riverbero e simili) -
percorsi di elaborazione tramite automazione - missaggio ecc.

Un valido ausilio nella gestione del segnale è costituito dall’impiego delle patch-bay, dispositivi
utilizzati per smistare i segnali nei “percorsi hardware” specialmente degli studi di registrazione (più di
rado in altri contesti). Le patch-bay20 facilitano il routing del segnale tra i audiodispositivi elettronici, e
il loro impiego è imprescindibile negli studi di registrazione dotati di svariate apparecchiature audio,
che necessitano sempre un cablaggio ben organizzato, compilando in genere vere e proprie mappe.

Le patch-bay sono dei dispositivi “passivi” in relazione alla tensione, per cui in genere non
necessitano di alimentazione elettrica. Sono composte da due pannelli di connessione (solitamente
uno frontale e uno posteriore), su cui si trovano diversi connettori, generalmente jack TRS da 1/4"
(6,3 mm).
fig. 6 - patch-bay

STEREOFONIA E MONOFONIA

La principale differenza tra ascolto monofonico e stereofonico 21, è che quest’ultimo risulta essere più
dettagliato e coinvolgente durante la percezione sonora da parte dell’apparato uditivo umano. Ciò è
causato principalmente dal fatto che, nel suono mono un solo segnale viene diffuso da entrambi i
canali (modalità di ascolto dual mono) , mentre nel suono stereo si hanno due distinti segnali22, che
transitano nei canali sinistro L23 e destro R24, con conseguente maggiore ricchezza e definizione
delle “informazioni audio”.

Per apprezzare al meglio la stereofonia, ci si dovrebbe trovare in una posizione di ascolto ideale, in
cui i diffusori siano equidistanziati tra essi e l’ascoltatore, nella configurazione definita “a triangolo
equilatero”. Un ulteriore “raffinato” accorgimento, sarebbe quello di posizionare il capo l’ascoltatore
all’interno del triangolo, con i padiglioni auricolari, in linea con i lati del triangolo25. A volte, come

19
Anche definito panpottaggio.
20
Definite anche patch panel.
21
D’ora in avanti semplicemente stereo e mono. Stereo o stereofonico, utilizzati come aggettivi, hanno lo stesso
significato.
22
Veicolati da due canali separati.
23
Left in inglese sinistro, sx,
24
Right in inglese destro, dx,
25
Il cui vertice viene quindi a trovarsi dietro la testa dell’ascoltatore.
5
accade ad esempio in molto televisori, difficilmente si riesce ad ad avere l’ascolto stereofonico, dato
che gli speaker sono molto ravvicinati, con la conseguenza di ridurre la spazializzazione del suono,
in una modalità del tutto simile all’ascolto monofonico.

fig. 7 - ascolto stereofonico

Nel segnale stereofonico la differenza tra i due canali può essere minima o sostanziale a seconda
delle scelte durante la produzione in studio o per le particolari esigenze che si possono avere negli
eventi live. Si tenga presente che nell’ascolto in cuffia non si crea la tipica configurazione a triangolo
equilatero, con la conseguenza che all’orecchio sinistro arrivera il segnale veicolato dal canale
sinistro e la stessa cosa avverrà per il canale destro. L’ascolto in cuffia non consente quindi una
affidabile percezione della spazializzazione e localizzazione dei suoni, poichè il cervello tenderà a
ricostruire l’immagine sonora influenzata da una percezione proveniente non frontalmente ad essa
ma da sorgenti laterlamente alla testa (con la creazione anche di una più debole percezione sonora
accessoria proveniente da sopra e dietro la testa).

Nei sistemi dotati di più coppie di diffusori, se si rispetta il principio di “bilateralità” (e anche di
“alternanza”, se trattasi di configurazioni di diffusori su un solo lato), in genere il numero delle coppie
non incide sulla percezione stereofonica del suono. Recenti tecnologie, riescono a far percepire il
suono stereo anche da un solo diffusore, dotato di un particolare sistema interno di altoparlanti che
consente di ascoltare i due canali separatamente.

Un sistema home theatre può rappresentare una buona modalità di spazializzazione del suono, per
coglierlo in tutte le sue sfumature, individuando non solo i suoni veicolati dai canali L e R (siano essi
anteriori “front” che posteriori “rear”), ma anche il canale centrale anteriore “main front”, e in più i
suoni di frequenza medio bassa, prevalentemente monofonici e omnidirezionali per loro natura,
diffusi da un apposita cassa acustica del sistema, denominata subwoofer.

Come detto, il suono stereo risulta più gradevole del suono monofonico, poiché è più completo,
riuscendo ad essere spazializzato meglio nell’ambiente, così da favorirne la percezione. Si possono
presentare i seguenti contesti:
• ascolto musicale generico (in “presenza”, live e radiodiffusione): in cui è generalmente impiegata la
sterofonia;
• ascolto musicale specialistico: in cui possono essere impiegati diversi sistemi multicanale26, come
quello di particolari contesti di ascolto musicale, ma anche quello cinematografico e home theater, il
cui obiettivo è di creare una forma di tridimensionalità della percezione sonora (rendering 3d system);
• ascolto generico televisivo27, un ascolto “generico”28 dal vivo: in questi casi l’ascolto monofonico
risulta essere persino preferibile, per poter riconoscere in unica dimensione d’ascolto, e quindi in
maniera più netta il parlato.
26
La spazializzazione oltre la sterofonia riguarda anche tutte gli altri sistemi di distribuzione multicanale del segnale in
uscita, la quadrifonia, la 2.1, 3.1, 5.1 e 7.1. Nei sistemi x.1, il “.1” è in genere riferito al subwoofer, mentre il canale dispari
3, 5, 7 è in genere riferito ad un diffusore anteriore centrale, definito main-front. Negli ultimi anni questi sistemi di
audiodiffusione sono molto impiegati anche nella configurazione home theater, per la “fruizione” multicanale del suono in
uscita da un apparecchio televisivo.
6
Nelle radiotrasmissioni, in caso di ricezione non ottimale del segnale radiofonico, è preferibile dove
è consentito, optare per un’ascolto monofonico, poiché questo è meno sensibile ad eventuali disturbi
di radiotrasmissione. Inoltre si consideri che in un segnale di scarsa qualità, le frequenze alte
vengono generalmente in parte attenuate, per cui si ricevono prevalentemente le basse frequenze: il
suono monofonico nasconde questa perdita, facendo percepire in un tutt’uno i due canali L ed R, che
in questo caso si sommano compensandosi.

AUDIO SPAZIALE, BIANURALE E AMBISONICO

Nell’audio multicanale dalla semplice stereofonia fino ai sistemi più complessi generalmente
l’ascoltatore viene circondato solo sul piano orizzontale; tramite l’audio spaziale si tenta invece di
immergersi in un’esperienza d’ascolto più realistica realistica, in maniera tale da favorire una
percezione dei suoni proveniente da tutte le direzioni, come nella realtà.

Un esempio di audio spaziale è il Dolby29 Atmos, impiegato nei cinematografi che consiste in un
sistema complesso di diffusori sparsi posizionati in tutte le direzioni, compresi i piani orizzontali e
verticali, in maniera tale che i suoni siano associati in maniera più realistica alle immagini proiettate
sullo schermo, così che se ad esempio in una scena di un film, si vede un aereo si sentirà il suono
seguire la sua traiettoria sonora “tridimensionale” (vale a dire in tutte le direzioni), mentre in un
normale sistema surround si potrà tutt’al più sentire lo “spostamento sonoro” laterale dell’aereo.

fig. 8 - audio spaziale

Il complesso sistema appena descritto è messo a disposizione per i sistemi domestici, poiché la
Dolby negli ultimi anni ha lanciato sul mercato l’Atmos consumer, ascoltabile da chiunque su specifici
audiodispositivi elettronici multicanale ma dal costo contenuto (e quindi di ampia diffusione), tramite
un sofisticato programma che consente al cervello di ricostruire “immagini sonore” in maniera
illusoria, similmente a quanto accade con la visione 3D30 tramite appositi occhiali; per la complessità
dell’argomento la sua trattazione esula dalla presente esposizione.
27
Ad esempio un talk show, ma anche nelle trasmissioni televisive, streaming ecc.
28
Ad esempio un dibattito, una conferenza e simili occasioni d’ascolto.
29
La Dolby Laboratories, Inc. è una società fondata nel 1965 con sede negli Stati Uniti d'America che sviluppa
tecnologie audio. È membro dell'Istituto europeo per le norme di telecomunicazione.
30
Un esempio che servire a spiegare il precedente concetto è data dalla naturale visione tridimensionale, poiché si riesce
a percepire la profondità, dato che ogni occhio vede la stessa scena da un punto di vista leggermente diverso, ma se si
proverà a tenere un occchio chiuso si vedrà il medesimo dito da due prospettive diverse. Semplificando, il cervello riceve
queste due immagini e le fonde insieme dando l’informazione di profondità, ma in realtàsi sta ingannando leggermente il
cervello, proiettando due immagini leggermente diverse, che però tramite l’impiego di specifici occhiali “tridimensionali”
7
Il cervello prende tutte queste informazioni e le elabora in quella che si chiama “fusione binaurale“,
e di questa tipologia di audio si sente parlare molto negli ultimi anni: l’audio binaurale, che è
progettato in modo tale da tenere conto di tutti i parametri audio possibili ingannando il cervello,
facendogli percepire un suono provenire da una distinta direzione pur ascoltandolo tramite
normalissime cuffie, o i diffusori di un televisore, computer ecc., ragion per cui si può affermare che
non necessariamente servono costosi audiodispositivi per percepire la spazialità sonora.

fig. 9 - audio binaurale

Seguendo questo principio è stata messa a punto una particolare tecnica di registrazione, definita
ambisonica, la quale tramite simula in modo dettagliato l’apparato uditivo umano a partire dalla forma
dei padiglioni auricolari, fino a quelli che sarebbero i timpani sostituiti dalle membrane di due specifici
microfoni, ed esistono anche particolari programmi che consentono di creare un audio ambisonico
piazzandolo nello spazio uditivo, simulando la provenienza dalle varie direzioni, similmente a quel
che accade nel la grafica 3D.

sono re-indirizzate in modo corretto agli occhi: in questa maniera di può generare l’impressione di vedere la profondità,
pur essendo lo schermo del cinema piatto.
Tornando all’udito, succede una cosa molto simile quando si ascolta qualcosa; tramite le orecchie e questo si percepisce
percepire la direzione da cui giungono i suoni, tramite i seguenti tre parametri:
1) la differenza di tempo con cui un suono arriva alle orecchie: un suono proveniente da sinistra arriverà prima
all’orecchio sinistro e subito dopo a quello destro; questa differenza di tempo differenza è praticamente impercettibile ma
sufficiente per il cervello nel distinguere la direzione;
2) l’ampiezza sonora (il “volume”): se il suono viene da sinistra avrà un volume più alto per l’orecchio sinistro, che è più
vicino alla fonte sonora, rispetto al destro;
3) il cosìdetto “pinna filter” che definisce l’anatomia delle orecchie e non è un parameto affatto trascurabile, poichè
consente di filtrare i suoni in modo tale che il cervello possa capire se provengono da davanti o da dietro rispetto.
A tal proposito si provi a mettervi le mani dietro le orecchie, e si noti quanti cambi la percezione dei suoni attorno (un po’
come quando si indossa un cappuccio pesante e si fa più fatica a capire da dove arrivano i suoni).
8
fig. 10 - audio ambisonico

Un problema legato alla posizione dello spettatore nell’audio audio spaziale si avvera quando si
ascolta un suono provenire da davanti, e se anche dotati di cuffie ci si gira in un’altra direzione, si
continuerà a sentire la provenienza anteriore del suono, anche se posizione d’ascolto è cambiata; la
soluzione a questo problema arriva dalla realtà virtuale, che ad oggi costituisce certamente la
migliore esperienza di audio spaziale per immersività e realisticità. Ciò si orriene tramite un
particolare un visore che contiene dei sensori che permettono di definire la posizione di chi lo
indossa, vivendo l’ascolto come nella realtà, anche spostandosi nello spazio, sentendo i suoni
provenire da ogni direzione in modo realistico e definito, avvicinandosi e allontanandosi dalla fonte
sonora, e percependo la “distanza sonora”, esattamente come nella realtà.

fig. 11 - audio spaziale e realtà virtuale

Tale esperienza si può persino tentare di provare con un normale smartphone dotato di giroscopio e
di ottime cuffie. Su youtube è possibile trovare dei video “360” registrati con questo tipo tecnica audio
spaziale e sperimentare in prima persona questa esperienza. Ecco qualche link.
https://www.youtube.com/watch?v=baRj0O4cqgI
https://www.youtube.com/watch?v=_k7IXceAgYc&t=44s
https://www.youtube.com/watch?v=fryDy9YcbI4

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