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IL DEMIURGO

Platone attraverso il mito del Demiurgo spiega la formazione del mondo sensibile.
Infatti, in quanto questo mondo già esisteva, il Demiurgo non è paragonabile ad una
figura divina poiché non crea ex nihilo (dal nulla) bensì conferisce forma a qualcosa
di preesistente. Il Demiurgo, considerato un divino artigiano, quindi, plasma la
materia assumendo come archetipi le idee, eterne e perfette. Cercando di far
riferimento al mondo ideale, il Demiurgo, dona alla materia il tempo che, essendo
immagine mobile dell'eternità, conferisce alla chora una sorta di continuità, che non
ha né un inizio né una fine ma una ciclicità, proprio come le lancette dell'orologio che
"viaggiano" continuamente sullo stesso percorso. Inoltre, il Demiurgo, dona alla
materia un'anima, così da renderla a tutti gli effetti un essere animato. Tuttavia, la
chora, non riuscirà mai ad essere perfetta come il mondo delle idee poiché è
corruttibile e alterabile. Da questo mito possiamo evincere l'ottimismo platonico, che
introduce la figura del Demiurgo non a caso ma per una causa finale, ovvero il bene e
il bello. Senz'altro troviamo la presenza della "metessi", la partecipazione delle cose
al mondo intelligibile e quindi alle idee. Infine, di rilevante importanza per Platone, è
la disciplina della matematica che in questo mito distribuisce, attraverso il Demiurgo,
l'idea più elevata e sublime, il bene, secondo una proporzionalità matematica. Per
questo motivo, solo chi possedeva conoscenze matematiche avrebbe capito il mondo
forgiato dal Demiurgo.

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