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MAURIZIO MESCHLER S. J.

MEDITAZIONI
SULLA VITA DI
GESU' CRISTO

l edizione italiana
curata dal P. An1~.rogji §.i. Fiocchi S ./ .
. \~

TIPOGRAFIA ED. « DON CALABRIA )} - MILANO _ Via Pusiano, 42


EDITRICE ~ SELECTA
MILANO· PIAZZA SAN FEDELE N. 4
- _.

Titolo originale dell'opertl : DAS LEBEN UNSERES HERRN


JESU CHRISTI IN BETR AC HTUNGEN ( Firburgo 1892 ).

Ve rsione italiana di : MADRE GIUSEPPA ZELANO, Reli·


giosa dorotea dell a Beata Paola Frassinetti ( 1958).
LA VITA PUBBLICA
DEL SALVATORE

P. Maurizio Meschlcl' - « Medjtazioni .w lla Vita di Nostro Signore


CONTINUAZIONE
Cesii Crislo . - Versione ita liana .

NIHIL OBSTAT QUOMINUS IMPRiMATUR , Mcdiolani, 2S-1-1959 -


P. Frutlciscus Brambil/a S. I ., Ccns. EccI.

Opus Pall"is Mnurilii MESCHLER S J . in vers ione ilalica cui t itulus:


« Medita zioni sulla Vj/{j di Nosrro Sigllore Gesù Cristo . - IMPRlMI
POTEST, Veronae, 2 februar ii 1959· Lallreutif/s Fezzi, S .I., V . Praep.
Prov o Ven . MediaI.

IMPRIMATUR . In Curia Arch. Mc:diolnni, d ie 6·2- 1959 - t I . Sc hia-


vin i, Vie . Gen .
-.
o
'"
MEDITAZIONE 45
Tic ,.'
Cl
\" IL SALVATORE SI FERMA A CAFARNAO
E INCOMINCIA LA PREDICAZIONE
'" MESSIANICA

M,\'fTEO IV, 13-17. E lasciata Nazurel, se ne venne ad abitare a Ca·


farrJao, sita sulla l'iv,," del mare, n el territorio di
'labulon e di Neftali ; affinchè si adempisse quanto
ecn re:!. 'eva predetto il profeta I saia: Tc.rra di Zabuloll
e terra di Ne(flIli. verso il mare, terra al di UJ del
Giordano. Galilea dei Gentili, il popolo giacetlle nelle
tenebre ha visto una grall luce, e su coloro, che
erano assisi nella regione dell'ombra defla Inorte ,
si è levata la Illce.
Da allora cominciò Gesil n predicare c diceva:
.. Fate pcn iten7.a , perch": il l'cgno dei c ieli è " i-
I cino »,
',.. J
Emm:aus MATTEO IV, 23. E Gesù pe rcorrc\'a tulla la Galilea , insegnando
nelle loro sinagogbe e predicando il vangelo del
regno c risanando ogni malattia cd ogni infermit!..
in mC7.7.D al popolo.
Luc,I IV ,J l-32. E discesc Gesù a Cafarnao, città di Galilea; cd ivi
insegnava nei giorni di sabato. E s tupivano essi della
sua dottrina , perché egli parlava con autorità.
M.lReo l, 21. Andarono essi a Ca[arnao; e subito, venuto il sa-
bato, Gesù, e ntrato nella sinagoga. comi nciò ad inse-
gnare_

D E A
I - Il Salvatore si stabilisce a Cafarnao
JO 20
40 Km.
Da Nazaret il Salvatore va a Cafarnao con in-
tenzione di rimanervi. Cafarnao diviene così la

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seconda patria, la città del Salvatore (Mt. IX, 1).
Là Egli paga il tributo (Mt. XVII, 23), là ha una
dimora fissa, probabilmente la casa di Simon Pie-
bro (Mt. XIII, 1, 36; Mc. II; 2), là Egli esercita le
diver.ge runzioni del suo ministero apostolico:
viaggi, predicazioni, miracoli, vocazione dei disce· FENIClA
poli. Di là parte per percorrere le vicinanze e là
ritorna (Mc. I, 38; II, 1 ; Gv. VI, 17); ivi predica
nella sinagoga (Mc. I, 21; III, l; Gv. VI, 60) o sul- ".
le rive del lago (Mc. II, 13; Lc. V, l) o sulle col- \.
line vicine (Mt. V, l) ; ivi pure opera tanti e così
magnifici miracoli e sceglie i principali discepoli.
Fortunata città di Cafarnao, beata regione che è
·s tata santificata da un lungo soggiorno del Sal-
vatore con tante e tali meraviglie!
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II - Perché il Salvatore sceglie Cafamao per
residenza
Innanzitutto la volontà di Dio è l'adempimento
della profezia d'Isaia (IX, l ss.), che per la stra-
da del mare, per il paese al di là del Giordano, per
la Galilea delle nazioni designa la regione situata
al N. E., a l'Est e a N. O. del lago: per conseguen-
za la Galilea superiore.
Secondo, Nazaret Qve Gesù ha trascorso la sua
giovinezza, ha respinto lontano da sè questa for-
tuna rifiutando il Salvatore.
Terzo, meglio della piccola città di Nazaret, po- SA.'IAR,JA
o /
sta nell'interno, Cafarnao si prestava per la pro- ,
pagazione del Vangelo. Cafarnao, sulla riva N. O. , J~
del lago, non lungi dalla bella pianura di Gene- o ,o ,O Km. '.:... >
F--
zaret, pare fosse una città importante e fiorente

lO 11
(Mt. XI, 23); città di frontiera sulla strada delle
-.
ni Battista. La penitenza è sempre il principio di
carovane tra Damasco e Tolemaide (Mc. II, 14), ogni bene, lua soprattutto in questa regione volut-
essa aveva una dogana e un presidio (M1. VIII, 5). tuosa, attaccata ai piaceri mondani, presso questo
La dolcezza del clima, la bellezza e la salubrità popolo « assiso nelle ombre di morte ». Come que-
del luogo, molte sorgenti termali vi attiravano gli sti uomini parteciperanno al Regno di Dio se
stranieri da tutte le regioni (ved. Introd.). Il Sal- nOn si convertono? Con ciò il Salvatore rovescia-
vatore t'rovava quindi là occasione per fare tanto va il primo pregiudizio dei Giudei, i quali preten·
bene, guarendo i corpi e le anime, propagando devano non aver bisogno di essere liberati dai
la buona novella del Vangelo in tutto il mondo e peccati e che bastava, per salvarsi , essere la poste-
perfino tra i Gentili: la vicinanza del lago gli dava rità di Abramo (Mt. III, 9).
agio di passare facilmente da un luogo all'altro Secondo, il Salvatore predica e annunzia che
e di fuggire, all'occasione, gli agguati dei suoi ne- i tempi sono compiuti e che « il Regno dei cieli»
mici. si avvicina, cioè che la pienezza dei tempi è a·rri-
Finalmente Cafarnao, come i paesi circonvici- vata; ecco il regno del Messia atteso da tutti, la
ni, era la patria di parecchi discepoli di Gesù, e benedizione promessa ad Abramo, l'oggetto delle
così il Salvatore trovava là una dimora gradita misericordie di Dio, il frutto di tutte le speranze,
e sicura: poteva confondersi col popolo. Tutte le di tutte le preghiere, di tutta l'attesa, di tutti i
risoluzioni di Gesù, tutti gli atti sono ispirati dal. sacrifici della Legge: non è più una attesa pros-
la più profonda sapienza e tenera bontà. sima, è una realtà presente, come ha dichia:rato
Giovanni. Ma questo regno non è un regno terre-
III . Il Salvatore comincia il suo apostolato stre, esso non consiste nel piacere e nell'onore;
({ è il regno dei cieli», un regno soprannaturale .
a Cafarnao e nelle vicinanze
Così è sventato l'altro pregiudizio dei Giudei ,
L'apostolato del Salvatore comprende tre cose; che attendevano dal Messia un regno terreno e
Egli insegna nelle sinagoghe, predica il Vangelo materiale. Ecco perché il Salvatore ch,ama il po-
del Regno, guarisce tutti i malati (MI. IV, 23). polo affinché creda nel « Vangelo », la buona no·
L'insegnamento è la prima funzione del mini- velia, e nell'annunzio del regno del Messia: ecco
stero apostolico. Il Salvatore comincia subito a perché Egli ]i invita ad accogliere questo Vangelo
insegnare nelle sinagoghe di Cafamao e delle vi. (Mt. 17; Mc. I, 15).
cinanze nei giorni di sabato (Le. IV, 31, 32, 43,
44; Mc. I, 21 , 39; MI. IV, 17). E quale era la so. ·E come predica il Salvatore? Senza parlare dei
stanza della sua predicazione? Egli invitava pri. miracoli che accompagnano i suoi discorsi, Egli
ma di tutto a penitenza, come aveva fatto Giovan- predica con forza ed autorità (Le. IV; Mc. I, 22;

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Mt. VII, 28, 29). Il popolo sente subito quale diffe- è stato posto sulle sue spalle e sarà chiamato col
renza vi è tra l'insegnamento che esso ha ricevuto nome di Ammirabile, Consigliere, Dio, Forte, Pa-
finora dai dottori della Legge e quello del Salva- dre del secolo venturo, Principe della pace" (Is.,
tore. I dottori della Legge si fondavano troppo U e ss .). La grande luce è la dottrina di Gesù, i
spesso su massime umane e su opinioni scolasti- ~uoi miracoli, l'esempio delle sue virtù: e ora
che, si perdevano in inezie ridicole, in puerilità di questa terra abbandonata si rallegra e si riscalda
spiriti gretti, in sottigliezze; per le divisioni che re- ai raggi della luce. Il segno della vittoria su Ma-
gnavano tra di loro, per il disaccordo tra la loro vi- dian è la rugiada sul vello di Gedeone, e per la
ta e la loro condotta, essi non meritavano il rispet- seconda volta si rinnova in Galilea; prima, per la
to. Il Salvatore invece, insegna solo verità necessa- concezione verginale di Gesù a Nazaret, e oggi
rie, utili e belle e le insegna con l'autorità di un per la rugiada di celeste dottrina e di grazia così
legislatore, con una potenza, ed una unzione della abbondantemente compartita a questa terra pdvi-
>
grazia che portano la convinzione nei ouori. {( La legiata.
voce del Signore risuona con potenza: la voce del Con quale dolcezza, con quanta amabilità il
Signore con maestà!» (Sal. XXVIII, 4l. Salvatore si rivela, nello scegliere la sua residenza
L'effetto prodotto risponde alla eccellenza di come liberatore dei poveri e degli abbandonati;
questa parola (Mc. I , 22; Lc. IV, 32). Si adempie come l'uomo di Dio che si lascia guidare solo
cosÌ la magnifica profezia: « Nel tempo primiero dallo scopo della maggiore gloria di Dio e della
fu alleggerita la terra di Zabulon e la terra di salvezza delle anime!
Neftali ; ma in quello futuro sarà accalcata la via
del mare al di là del Giordano: la Galilea delle
Genti. Il popolo che camminava nelle tenebre vide
una gran luce; per coloro che sedevano nella terra
dell'ombra di morte, la luce è spuntata. Hai mol-
tiplicato la gente; non hai accresciuto l'allegrez-
za. Essi si rallegreranno al tuo cospetto, come
quei che si rallegrano nella messe, come i vinci-
tori che esultino sulla preda catturata, quando si
dividono le spoglie. Perché del giogo che pesava
sul suo collo, della verga che si agitava sul suo
dosso e dello scettro del suo tiranno, tu hai trion-
fato come nel giorno di Madian .... Perché ci è na-
to un Pargolo, ci fu dato un Figlio e il principato

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I - Incontro del Salvatore con l'ossesso
Il Salvatore confermava la sua predicazione
con i miracoli. Nella sinagoga di Cafarnao incon-
tra un ossesso: questo incontro non è senza im-
MEDITAZIONE 46
'portanza. Per la prima volta il Salvatore si trova
a contatto con l'impero visibile del demonio sul-
L'OSSESSO GUARITO NELLA SINAGOGA la umanità, ed Egli si presenta al nemico come
un assalitore e un conquistatore, come il ({ più
MARCO 1, 2J-28. Andarono ~si a Cafamao; e subito, velluto il sa- forte» il quale è venuto per distruggere le opere
bato, Gesù, entrato nella sinagoga, cominciò ad inse- di Satana (I Gv. III, 8).
gnare. Tulti furono presi da grande stupore per il
suo insegnamento, perché Ii ammaestrava come uno
Come conseguenza del peccato originale e dei
che ha autorità e non come gli Scribi. C'era proprio peccati personali, Satana regnava sul genere uma-
nella loro sinagoga un uomo, posseduto da uno spi- no, non solo per il peccato, le passioni, la idola-
rito immondo. che si mise a gridare: «Eh! che hai
tu da fare con noi, o Gesù di Nazaret? Sei tu venu- tria, la IDOI1te; ma anche con il possesso effettivo.
to a mandarei in rovina. So bene chi tu sei; il Dio gli permetteva di impossessarsi del corpo del-
Santo di Dio)). Gli intimò Gesù: « Taci ed esci via
da coslui ». E lo spirito immondo, agitandolo con
l'uomo e costringerlo ad atti involontari, sia per
violenza c. gettando un forte grido, uscì da quel- punire qualche colpa, sia anche senza colpa da
l'uomo. Ne furono tutti stupefatti si che si doman- parte dell'ossesso. Come la grazia ha la sua mi-
davano gli uni gli altri: «Ma che è mai questo ?
Quale nuova dottrina! e insegnata con autorità!
stica, così iI peccato e l/inferno hanno la loro. La
Anche agli spiriti immondi egli comanda, e gli ubbi- realtà dell'ossessione diabolica è confevmata dal
discono "'_ E ben presto la Sua fama si divulgò per testimonio della S. ScriHura, dalla esperienza di
ogni dove in tutti i dintorni della Galilea.
Luc,\ IV , 31-37. E discese Gesù a Cafarnao, città di Galilea; ed i \'i
quasi tutti i popoli e della Chiesa stessa.
inscWlava nei giorni di sabato . E stupivano essi dell~\ Prresso i Giudei l'ossessione ed i mezzi per gua-
sua dottri na. perchè egli parlava con autorità. rirla, cioè gli esorcismi, sono fatti riconosciuti,
C'cra nella sinagoga un uomo posseduto da u n
demonio immondo, il quale cominciò a gridare a
come il Salvatore all'erma combattendo questa for-
gran voce: « Oh! che hai tu a fare con noi, o Gesù ma dell'impero di Satana (Mt. XII, 24, 27 ss.).
Nazareno? sei tu venuto a perderci? Ti conosco bene
chi sei: iI Santo di Dio >I. E Gesù gli intimò: «Taci Noi vediamo spesso Gesù combattere così il de-
ed esci da lui! >I. Allora il demonio, gettatolo a terra
là davanti a tutti, uscì da lui, senza fargli alcun
monio e possiamo domandarci perché, al tempo di
male. E tutti furono presi da stupore, e parlando tra Gesù Cristo, l'ossessione fosse così frequente. Cer-
loro si dicevano: «Ma! che parola mai i:: cotesta? chè to la venuta personale di Dio e il suo intervento
egli comanda con autorità e potenza agli spiriti im-
puri ed ~ssi escono~ . E la fama di lui si diffondeva colla Incarnazione provocano una reazione da par-
per ogni dove nei dintorni. te dell'Inferno. Inoltre presso i pagani ed anche

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presso i Giudei, particolarmente i Sadducei, si Gesù per Messia, probabilmente lo congettura da
negava l'esistenza degli spiriti, e Dio cosi la con- quanto è accaduto finora, e la sua confessione di-
fennava col fatto dell'ossessione. Bisognava anche viene sia una testimonianza strappata dalla vio·
mostrare a cm. serviva il paganesimo in quale lenza fattagli, sia una preghiera ispirata dalla pau-
abisso gli uomini erano sprofondati, ridotti in ra per chiedere clemenza e misericordia, affinché
servitù non solo dai loro simili, ma anche da ti· il Signore non lo scacci. In ogni caso è il segno
ranni molto più terribili. Ecco perché gli ossessi del suo spavent o e della sua debolezza dinanzi a
sono meno numerosi in Giudea che nella Ga-lilea, Gesù. Finalmente, siccome non è esaudito, fa un
invasa dal paganesimo. D'altra parte queS'ta libe- .u ltimo potente sforzo onde rovinare la sua vitti-
razione fisica dal giogo di Satana annunzia e fi- ,m a: agita l'ossesso con violente convulsioni, lo
gura la liberazione spirituale. getta a terra, ma senza riuscire a fargli del male.
Finalmente la divinità di Gesù Cristo non po- Tale è la condotta del demonio (Mc. I, 23, 24, 26;
teva rivelarsi in modo più sorprendente che con IV, 33, 34, 35).
nmpero esercitato su colui che teneva schiavo Nel Salvatore invece, vediamo innanzitutto una
tutto il mondo. Il momento della lotta è arrivato. grande calma, poi una sublime maestà. Egl~ no~
Un « più forte » si presenta per rapire la preda si preoccupa nè della confessione del demOniO, ne
al « forte annato » (Lc. XI, 22). Il demonio scac- delle minacce: gli ordina di tacere, sdegnando
ciato dagli ossessi è quindi come l'annunzio della l'omaggio resogli da labbra impure: rivelaTe Gesù
vittoria sul peccato, sulla morte e sull'inferno. Cristo agli uomini è la gloria speciale che spetta
all'apostolato. Egli vuole anche col suo esempio
insegnarci a non discutere col demonio, che sem-
II - Contegno dell'ossesso e contegno di Gesù pre inganna e cerca di nuocere, anche quando è
E' molto istruttivo osservare il modo con cui costretto a proclamare la verità,
il Salvatore e l'ossesso si diportano. Lo spirito cat- Finalmente Gesù comanda al demonio, come al
tivo, che è uno spirito impuro, cioè che spinge più miserabile e più impotente degli schiavi; con
l'uomo all'impurità (Mc. I, 23; Lc. IX, 33), non è una sola pa..ola lo scaccia (Mc. I, 25, 26; Le.,
stato ancora provocato, che già la sooa vista e la IV, 35).
sooa presenza di Gesù, forse anche la sua dottcina
che ha ascoltato, lo gettano nel turbamento e lo III _ Effetti prodotti dalla guarigione del-
irri tano. Poi egli domina il suo spavento e ripren· l'ossesso
de coraggio: si lamenta perché la presenza del
Salvatore gli spiace: trema, geme, grida temen- Se gli abitanti di Cafarnao erano meravigliati
do che il suo impero sia distrutto. Egli riconosce e stupiti per gli insegnamenti di Gesù. furono pe-

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netrati da rispetto e timore vedendo il suo impe- mondo. Sarà così. Essi sono nemici dichiarati e
ro sugli spiriti maligni. Essi si domandano: Che irriducibili di Dio e dell'uomo, sono stati la cau-
cosa è questa nuova dottrina? Egli comanda con sa della perdita dell'umanità.
autorità e potere agli spiriti immondi (Mc. I , 27 ; Quale compassione invece il Salvatore dimo-
Lc. IV, 36). E ' la meravigliosa voce del Signore: stra alla sfortunata vittima della malizia e dell'odio
« La voce del Signore risuona con potenza, la vo- del demonio, che toglie alla furia dell'inferno!
ce del Signore con maestà, la voce del Signore Ciò che Gesù ha fatto riguardo agli spiriti ma-
schianta i cedri del Libano ... scuote il deserto di ligni, la Chiesa, dietro il suo esempio, lo fa con
Cades » (Sal. XXVIII, 5, 8). gli esorcismi.
Questo miracolo presenta un carattere parU-
colare: la potenza del Signore non incontra osta-
coli nei miracoli operati nell'ordine naturale ; qui
invece trova una potenza nemica che resiste: la
potenza dell'inferno, ed essa è vinta con una sola
parola. La fama di questo miracolo si diffonde
subito in tutta la regione (Lc. IV, 37; Mc. I, 28).
Nulla forse rivela meglio la potenza dell'Uomo-
Dio che il contegno del demonio in sua presenza:
queste angosce, i lamenti dello spirito maligno,
la testimonianza resa per forza o per adulazione
"Ila dignità del Messia. Si comprende la meravi-
glia degli abitanti di Cafarnao; nulla di simile
era avvenuto fino allora. Questo miracolo getta
anche una nuova luce sulla natura degli spiriti
maligni, così potenti e insienle così deboli: tanto
furbi e tanto imprudenti, da servire alla causa
di Dio che essi odiano e perseguitano.
Com'è impressionante la condotta del Salvato-
re riguardo ai demoni! Egli, che è la stessa bontà
e misericordia, non ha per loro che severità, di-
sprezzo, durezza. La sua parola è come un grido
di guerra contro le potenze congiurate dell'in-
ferno: i demoni devono rinunziare al dominio del

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LUCA IV, 38-44. Essendo poi uscito dalla sinagoga, Gesù entro nella
~asa di Simone. C era la suocera di Simone colpita
da febbre grande, sì che lo pregarono in suo favore .
Ed egli, inchinandosi sopra di lei, comandò alla feb-
bre , che tosto Ta lasciò; si alzò subito essa, c sì mise
a servirl!.
MEDITAZIONE 47 Tramontato che Iu il sole, lulli coloro, che aveva-
n!). infermi colpiti da diverse malattie , li condusser.:!
d;:! Gesù il quale. imponendo le mani a ciascuno di
GUARIGIONE DELLA SUOCERA essi , li guariva. CosÌ pure ck'l. molti uscivano dei de-
moni, gridando e dicendo: « Tu sci il Figlio di Dio " .
DI SAN PIETRO Ma Gesù, rimproverandoli, non li lasciava dire tali
cose, pcrchè sapevano che egli era il Cristo.
Fatto giorno, uscì egli e si ritirò in un luogo de-
ser to; lo ricercavano le- turbe, c vennero sino a lui,
MARCO 1, 29-39. E subito usciti dalla sinagoga andarono a casa di cercando di ritenerlo perchè non si allontanasse da
Simone e di Andrea, insieme con Giacomo e Giovan- loro. Ma egli disse loro: " Anche alle altre città devo
ni. C'era là giacente con la febbre la suocera di Si - io annunziare la lieta novella del regno di Dio, per-
mone, c gli parlarono in suo favore. E Gesù, fattosi chè per questo sono stato mandato ». E andava pre-
vicino, la prese per mano c la fece alzare; immedia- dicando nelle- sinagoghe della Galilea.
tamente la febbre la lasciò e si pose a servirli.
Fattosi sera, che già era tramontato il sole, gli
condussero quanti avevano male e gli indemoniati; Le circostanze ci permettono di meditare l'e-
e tutt'intera la città era convenuta presso la porta. sito del ministero di Gesù a Cafarnao.
Egli guarì un gran numero di quegli ammalati, af-
fl itti da diversi mali, e cacciò via molti demoni, nè
permetteva a questi di parlare perché essi lo cono-
scevano, I - Il Salvatore guarisce la suocera di
La mattina poi, molto prima dell'alba, levatosi, San Pietro
usel e si recò lO luogo deserto a pregare, E Simone
e i suoi compagni ne andarono in cerca, e trovatolo
gli dissero: "Tutti cercano di te ». Rispose loro :
Lasciando la sinagoga, il Salvatore, accompa·
« Andiamo altrove nei paesi vicini, affinché là pure gnato da Giacomo e da Giovanni, va in casa di
io predichi, chè per questo appunto io sono venuto ». Simon Pietro (Mt. VIII, 14; Le. IV, 38; Mc. I, 29).
E andava predicando nelle loro sinagoghe per tutta
. la Galilea e cacciava i demoni. Pietro e Andrea erano di Betsaida (Gv. I, 44),
MATTEO VIlI, 14-17. Entrò quindi Gesù n~lla casa dì Pietro e vide la situata probabilmente a sud di Cafarnao, in una
suocera di lui giacente con la febbre. Le toccò egli spaziosa baia della pianura di Genezaret. Essi
la mano e la febbre la lasciò ; cd essa si levò e lo avevano u,na casa a Cafarnao, sia che fosse pro-
serviva.
Fattosi sera, gli presentarono molti indemoniati , prietà delIa suocera di Pietro, sia che la tenessero
e con la sua parola cacciò i demoni, c guarl quanti per badar meglio ai loro affari. Ora la suocera di
erano malati. E così si compì ciò che era stato detto
dal profeta Isaia: Ha preso le nostre infermità e si
Pietro era in questa casa e giaceva a letto con una
è curicato delle nostre malattie. febbre violenta.

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La cagione di operare questo miracolo è data di malattie, anche ossessi. Erano tanti, che tutta
al Salvatore dai parenti ed amici e soprattutto da la città sembrava assiepata e riunita dinanzi alla
Pietro; costoro, presi da compassione, supplicano porta; novella prova della stima e fiducia che
instantemente il Salvatore di guarir la malata sempre più il popolo accorda a Gesù (Mc. I, 32,
(Mc. I , 30; Le. IV, 38). Si vede quindi come i mi- 33; Le. IV, 40; Mt. VIII, 16). Il Salvatore deve
racoli del Salvatore gli hanno già attirati dapper- guarirli tutti. Naturalmente, è una cosa incomo-
tutto il rispetto e la fiducia. . da. Gesù ha anche bisogno di riposo e di tranquil-
Si rivela qui la grande bontà di Gesù. Prima lità; e invece la fatica si prolunga per Lui sino a
condivide la pena dei familiari per la malata e tarda notte.
accoglie favorevolmente le loro preghiere, perché Spesso avviene cosÌ. Il popolo ha lasciato fini-
Egli si compiace vederci compatire il nostro pros- re il sabato e si affretta ora ad approfittare del
simo e spesso permette che si presenti qualche av- primo momento. Egualmente coloro che vengono
veni'm ento per darcene occasione. da noi non possono sempre conformarsi alle ore
Secondo, va Egli stesso dalla malata e la pren- più .comode per noi: Dio lo permette per eserci-
de per mano, la fa alzare e la libera immediata- zio di pazienza. D'altra parte anche noi, a nostra
mente dalla febbre (Le. IV, 39; Mc. I, 31; Mt., volta, facciamo lo stesso quando abbiamo bisogno
VIII, 15). degli altri, e siamo contenti di trovare buona ac-
Terzo, senza dubbio si propone con questo mi- coglienza.
racolo impegnare Pietro a consacrarsi tutto e in- Che fa il Salvatore? Egli non respinge quei ma-
teramente al suo seguito. Questo beneficio è il lati, non li rimanda al mattino seguente, non ma-
preludio di un altro più grande per Pietro e la nifesta alcuna noia. Egli li avrebbe potuti guarire
sua famigHa. dalla terrazza della casa benedicendoli tulti in-
E' bene considerare la riconoscente premurp. sieme, e rimandarli a casa. Ma non agisce così:
della suocera di Pietro, che, appena alzata, è sol. va accanto a ognuno, impone le mani a ciascuno
lecita per servire con gioia il Salvatore e i suoi in particolare, li guarisce separatamente manife-
discepoli (Mc. I, 31; Le. IV, 39; Mt. VIII, 15). II stando a tutti la più grande bontà. Solo per gli
miglior ringraziamento per la grazia della salute, spiriti maligni che escono dai co~pi degli ossessi
è il lavorare per la gloria di Dio. e lo proclamano Figlio di Dio, si mostra autore-
vole, ordina loro di tacere, e per gli stessi motivi
del mistero precedente. Forse essi non sanno con
II - Il Salvatore guarisce molti malati cel'ltezza che Gesù è Dio, ma lo affermano con
Tramontato il sole e scesa la notte, portano al cattiva intenzione, con la loro abituale menzogna.
Salvatore una moltitudine di malati di ogni sorta Si può così tradurre la frase di S. Luca: « Egli li

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minacciava e non pernletteva loro di dire tale ma il Salvatore risponde che deve portare la buo-
cosa, di sapere cioè che Lui era il Cristo ) (Le. IV, na novella di salvezza ad altre borgate, giacché
40, 41; Mc. I, 34). per questo è venuto (Le. IV, 43; Mc. I, 38). E in-
Questa scena, che avviene a Cafarnao durante fatti percorre i dintorni e vi predica (lc. IV, 44;
la notte, è proprio l'immagine della venuta di Mc. I, 39).
Gesù in questo mondo. Tutto era tenebre, i,l sole Da ciò conosciamo come il rispetto e l'affetto
era tramontato, tutto era languido e maIato: tutto del popolo per Gesù aumenta, come particolar-
giaceva sotto il peso del peccato e dei mali tem- mente Pietro e i discepoli, in conseguenza del
porali: l'inferno spandeva da per tutto il disordine miracolo del Salvatore, si staccano a poco a poco
estendendo in ogni luogo il suo impero. Tale era la dalla folla per seguire Gesù come Apostoli e dive-
situazione nei suoi effetti e nelle sue cause. nire così il fondamento della Chiesa. Pietro ap-
Ma appare il Salvatore, la luce del mondo, pie· pare già come guida ed interprete del popolo e
no di dolcezza e di amabilità, la sua mano spande dei discepoli.
la benedizione, dalle sue labbra escono parole di Nel nostro divin Salvatore riconoscianlO i ca-
salvezza: il peccato, l'inferno e la conseguente se- ratteri dell'uomo apostolico: bontà e compassio-
quela di mali temporali spariscono. Il mistero del· ne per tutti, senza distinzione, lavoro ininterrotto
la debolezza, dell'umiliazione, dell'espiazione per giorno e notte ; zelo per la preghiera, onde rife~
mezzo della sofferenza, è il mistero della potenza ri<re alla gloria di Dio i risultati ottenuti e prepa-
che espia per iI peccato e guarisce tutti i mali, rare i risultati dell'avvenire: infine lo zelo puro e
come i Profeti hanno annunziato (~s. LIII, 2 ss.; disinteressato per la gloria di Dio e la salute delle
Mt. VIII, 17). anime, zelo che non cerca la soddisfazione ed il
riposo ne i risultati ottenuti, ma aspira sempre
III - Il Salvatore si allontana momentanea· a nuovi lavori, a nuove fatiche.
Gli uomini apostolici hanno s empre attinto
mente da Cafarnao
da questo mistero la risoluzione di seguitare a
Dopo la fatica di quella notte, il Salvatore la· lavorare, perché un ritardo è dannoso ad essi ed
scia Cafarnao di buon mattino per recarsi in luo· al prossimo.
go solitario e percorrere poi le borgate circonvi·
cine (Mc. I, 35; Le. IV, 42). A Cafamao, quando
si accorgono della sua assenza, gli abitanti e di-
scepoli con Pietro a capo, vanno a trovare Gesù e
gli dicono ohe tutti lo cercano, non vogliono che
Egli si allontani da loro (Mc. I, 36, 37; Le. IV, 42);

26 27
LUI: \ . V. 1-11. U<l1'
- .
manu. Vl,;ll nCrO quel li, ed empirono tutte c d ue
le barche sì che quasi alfondavano. A quella vi sta ,
Simoec Pietro cadde ai piedi di Gesù, dicendo : «;j
Signore, part iti da mc , che sono un povero pecca-
tore ,. . Un grande s tu pore infatt i s i era imposses-
sato di lui e di tu tt i que lli ch e e rano con lui , pc r
la presa dei pesci da loro falla. come pure di Gia-
MEDITAZIONE 48 como c di Giovanni, figli di Zchcdeo, che erano
cumpag ni di SilOonc. E Gesù disse a Simone : « Non
tçmere! cI'ora innan;>;; tu dovrai prendere degl i
uo mini ». Ed ess i. tratte a terra le barche, lascian-
LA P E S C A MIRACOLOSA do ogni cosa , lo seguirono ,

M,\Tr80 IV , 111-22. Ora, mentre camminava lungo il luare di Gali ka I . Cause del miracolo
vide due fratelli, Simone detto Pietro, e suo fratcH~
Andrea, che stavano gettando la rete in mare _ chè La causa esteriore del n1iraco]0 fu il trovarsi
erano pescatori - e disse loro: c Venite dietro a mc
e vi farò pescatori di uomini _. Subito quelli , la- Gesù s u])a r-iva del lago. s pin to e assediato dalla
sciando le reti, lo seguirono. lnoHratosi di là, vede folla che voleva ascoltare i suoi in segnamenti (Le_,
ultri dm: fratelli , Giacomo. figlio di Zebedeo, con suo V, I). Nella preoccupazione di trovare un luogo
fratello Giovanni, in barca con Zebedeo loro padre,
che racconciavano le reti, e li chiamò. Ed essi tosto. adatto p er parlare al popolo, chiede a Pietro, che
lasciando e la barca e il padre [oro, lo seguironu. aveva ormeggiato ]a sua barca vicino a quella di
MARCO I , 16-20. Ora . passando egli lungo il ma re d i Galilea . \'id,- Zebedeo, di prenderlo su di essa affinché potesse
Simo ne c And rea , fratello di S i monc, mentre geli a-
' "ano le l'cii in mare, perche e rano pescatori. E di là istruire la folla (Le . V, 2; Mc. I, 16, 19 ; Mt.,
disse loro Gesù: ~ Seguitemi e vi it:>rò p~sca!0ri IV, 18, 21. Dopo aver parlato, il Salva tore fa que-
d'uomini 1t . E subito essi , uhbandommdo le r<~ l i . sto m iracolo. Non sappiamo se è in Cafarnao o a
lo seguirono .
Luc,I V. l-Il . Ora. mentre into rno n GeSlt si .\ffolla v.l la gc;,tc ad
Betsaida che avvengono queste cose_ La piccola
ascolta re la pamla di Dio , ed egl i se ne sta\'il in baia, dove la dttà di Betsaida e ra p robabilmente
r i\'" a l lago d i Genc;>;are t . gli <<l'vcn ne di l'ed ere (juc situata, si prestava per la sua ubicaz io ne a que·
ha rche fcrme a prod", del lago . E i pescatori . chc
ne crano sl11onlat i. stavano la"ando Ic reti. Salì Gesù st a predicazione da una barca.
in una di quelle ban.:hc, che era di Shnone, (; lo Quanto al vero motivo del miracolo . è l'inlen·
pregò di scostarsi un po' d", terra; c stando sedut o
<Ullmaestrava k gemi dalla barca . Ouando ebbe fini to
zione del Salvatore di determinare Pietro e gli
di insegnare , d isse a S i mon e: • Spi ngi ti al la rgo altri tre discepoli Andrea, Giovanni e Giacomo a
c gettate le l'eli a lla pesca J> . « Maestro: gli rispose seguirlo definitivam ente, lasciando la fa m iglia e
S imone, tutta la noI te ci s i è affatica ti. senza PI_
gliar nulla; pure su lla tua parola getterò le reti " .
le occupazioni ordinarie: fino allora infatt'i con-
E. avendo c iò fallO , presem una talo quantità ~;i tinuavano a d essere pescatori. . Pietro e Zebedeo
pcsd che le l'l'li si rom pevano. Onde fecero ce nno pare fossero soci negli affari (Le. V, l O).
Hl {'ompagni d ell 'a lt ra barc.1 , chc \'e ni ssero tosto il

28 29
La pesca miracolosa è uno dei miracoli com-
--
zioso e amabile; è come una ricompensa accor-
piuti dal Salvatore sul lago di Genezaret, unica- data a Pietro per le fatiche infruttuose della notte,
mente per istruire gli apostoli e confermarli nella una ricompensa per il servizio che Pietro ha reso
vocazione apostolica. Qui si propone eli accelerare al Salvatore prestandogli la sua barca, una rispo-
questa vocazione. Vediamo anche lo zelo del Sal- sta alla fede e alla fiducia con cui Pietro ha get-
vatore per la predicazione, la sua abilità nel trarsi tato la rete sulla parola del Signore, contro ogn i
d'impaccio in ogni circostanza, il tatto con cui previsione ed ogni speranza naturale.
domanda a Pietro di prestargli la barca, e infine Terzo, questo miracolo è mirabilmente scelto
la sapienza e la previdenza con cui prepara a po- per lo scopo che Gesù · si propone, che è di dissi-
co a poco tutto, e tutto conduce alla sua idea. I! pare con una prova evidente della sua potenza di-
primo incontro con Pietro (Gv. I, 42), il miracolo vina gli ultimi dubbi ed esitazioni di Pietro; il
di Cana, la guarigione della suocera, sono tre mi- miracolo sarà meglio apprezzato e farà più im-
steri che tendono allo stesso scopo. pressione sul futuro Apostolo. Inoltre questo mi-
racolo è una immagine sensibilissima della vo-
cazione alla quale Pietro era chiamato; come in-
II - Il miracolo
fatti egli getta adesso le sue reti nel lago per pren-
Questo miracolo è degno di nota da un triplice dervi il pesce, così un giol"no prenderà nella rete
punto di vista. Esso è evidente e impressionante della Chiesa gli uomini che ritirerà dal peccato
per le circostanze nelle quali si compie. e da una vita sensuale, per condurli alla ado-
I! giorno è molto meno propizio della notte zione di figli di Dio, aila unione nella luce e
alla pesca, perché i pesci vanno in fondo al lago nella pace alle rive della eterna felicità.
(Le. V, 5); lo stesso si deve dire del luogo, cioè Questa analogia il Salvatore la accenna Lui
al largo (Le. V, 5). Invece la pesca si fa in stesso aHrove con queste parole : « Non temere,
breve tempo, senza ricorrere ad alcun mezzo d'ora innanzi tu sarai pescatore di uomini » (Le.,
straordina·rio e visibile, dopo 11 lavoro infruttuoso V, lO; Mc. I, 17; Mt. IV, 19; XIII, 47; Gv. XXI ,
della notte precedente (Le. V, 5); ed è così me- 6; Ez. XLVII, lO; Ger. XVI, 16).
ravigliosamente abbondante, che la re te di Pie-
tro sta per rompersi e le due barche sono riem-
pite fino al punto d'essere in pericolo di colare III - Effetti del miracolo
a picco (Le. V, 6, 7). E infine il miracolo ha molti L'effetto fu precisamente quello che il Salva-
testimoni, cioè gli uomini che erano nelle due tore si proponeva, ed era di far decidere Pietro
barche. a seguirlo in modo perfetto, manifestandogli così
Secondo: iI miracolo è compiuto in modo gra- chiaramente la sua divinità.

30 31
- -- •
Il primo effetto prodotto nell'anima di S. Pie- Pietro avesse preso nella sua rete l'antica corona
tro e degli altri discepoli alla vista del miracolo, di Davide ed avesse ristabilito il regno di Israele,
fu un rispettoso timore nel vedersi cosÌ vicini alla poiché è la vocazion e di Pietro all'apostolato; e
divinità (Le. V, 9). questa vocazione, per il suo significato e la sua
Il secondo effetto fu, particolarmente in Pie· importanza, sorpassa la vocazione di Abramo e
tro, una profonda umiltà, un vivo sentimento della di Mosè. Mosè ed Abramo hanno fondato l'Anti-
s ua indegnità in presenza della divinità. Egli si co Testamento ; gli Apostoli, dandosi alla sequela
getta ai piedi del Salvatore: «Allontanati da mc del Redentore, hanno fondato la Chiesa.
perché sono uomo peccatore» (Le. V, 8). Senza
dubbio, da questo miracolo Pietro comprende di In questo mistero la Chiesa si rivela già nelle
non avere avuto tutta la stima che avrebbe dovuto sue linee essenziali. Il padrone della pesca è il
acvere per il Signore, il quale ha rivelato così pale- Salvatore: Egli manda i pescatori, benedice i loro
semente la sua divinità. sforzi, dà l'esito. P,i etro dirige e conduce il lavoro,
Terzo: alla risposta del Salvatore : ( Non te- a lui il Signore dà la missione; per lui soprattut-
mere; d'ora innanzi, tu sarai pescatore di uomi- to si fa il miracolo ; la sua barca è la Chiesa,
ni » (Lc. V, lO), l'anima di Pietro é compenetrata dove è Gesù Cristo, dove Egli insegna e compie
da una grande fiducia. Finora, forse, egli serbava i miracoli. Lo scopo della Chiesa e della barca di
molti dubbi sul·la sua vocazione: forse si preoccu- Pietro è il pescare, che secondo la parola del Sal-
pava per la sua famiglia, forse esitava dinanzi a vatore rappresenta la salvezza delle anime. Il frut-
una così grande e straordinaria missione per la to è sicuro: ha per garanzia l'appoggio e l'aiuto
quale non sentiva le attitudini necessarie : ma tut- divino nel miracolo e nella parola di Gesù: lo ab-
ti i dubbi svaniscono dinanzi alla parola del Sal- biamo veduto nella prima Pentecoste e si è sem-
vatore, in presenza della potenza manifestata in pre constatato da quel giorno. Ma il frutto è a
questo miracolo, con il quale Gesù sembra promet- una condizione: umiltà confidente.
tergli il suo divino aiuto per rassicurarlo contro Noi ritroviamo dunque qui la Chiesa, la sua
le conseguenze della sua decisione. organizzazione) il suo scopo, i suoi mezzi, il frut-
Finalmente Pietro e gli altri discepoli si risol· to dell'opera sua.
vono a lasciare subito barche, affari, famiglia, per
seguire il Salvatore (Le. V,li; Mc. I, 18, 20; Mt.,
IV, 20, 22). Ecco che veramente Pietro ha fatto
una gran pesca in quel giorno. Giammai, nè nel
lago di Galilea né in alcun mare del mondo, si
fece pesca più importante. E' molto più che se

32 33
_.
i\1..\RCO VI Il . 2-4 d isse: _Lo voglio , s ii mondato ... E sull'istante scom-
parve la lebbra, Gesù allora gli disse: .. Vedi di non
l o dire a nessuno ; ma va', mostrati al sacerdote e
presenta l'offerta prescritta da Mosè, affinché sia in
lcstimoniam:a per essi •.

MEDITAZIONE 49
I - Miserabile condizione del lebbroso
LA GUARIGIONE DEL LEBBROSO In un ceI'to luogo, probabilmente nelle vici-
nanze di Cafarnao (Le. V, 12), un lebbroso si pre-
senta a Gesù per essere guarito, La lebbra era
LUCA V, 12-16. Di poi, mentre egli stava in una di quelle città, ecco una malattia orribile.
farglis i innanzi un uomo, tutto coperto di lebbra, il
quale al vedere Gesù si gettò con la faccia a terra.
Primo: sfigurava e rendeva ripugnan te; la pelle
c cest lo supplicava : « Signore, se vuoi. mi puoi si scoloriva, le membra si gonfiavano, si forma-
mondare • . E Gesù, stendendo la m ano, lo toccò di- vano piaghe e ulceri per tutto il corpo: gli occhi
cendo: • 51. lo voglio. sii mondato _; t: immantincntc
la lebbra scomparve da lui. Gli comandò Gesù d i lacrimavano, la voce si faceva rau ca, le unghie
non d ire n ulla a nessuno ; .. ~la va ' , gli disse , a farli si staccavano: tutto il corpo deperiva e si decom-
vedere al sacerdote e presenta l 'offerta per la t U'1
purmcazione. prescritta da More, affinché serva d i
poneva a poco a poco. Il povero lebbroso era pro-
testimonianza per essi ~. prio un cadavere ambulante.
E la fama di lui si diffondeva più che mai , c Secondo: era una malattia dolorosa: il leb-
Colle numerose convenivano per ascoltarlo e per esse-
re guarite dalle loro infermità. Ma egli si ritirava in broso provava in tutte le membra contrazioni e
luoghi solitari a fare o.rnzione. pruriti. Alla sofferenza fisica si aggiungeva la sof-
MAlIa> l , 40-45 E venne a lui un lebbroso che, prosttatosi . lo sup- ferenza morale: tristezza, angoscia, desiderio del-
plicava. dicendogli: .. Se tu vuoi, mi puoi mondare IO.
Onde Gesù. impietosito. s tese la mano e lo t OCCÒ di- la morte.
cendogli: c 1.0 voglio, sii mondato ". Sull'istante d i- Terzo: la lebbra era vergognosa perché costi-
sparve in lui la lebbra c rimase mondo. E Gesil, su-
bito lo c:ongedb. ammonendolo coo tono severo: te At-
tuiva una impurità legale. I sacerdoti dovevano
le nto bene! Non dir n ulla a nessuno, ma vani Do pre- dichiarare la malattia ed anche constatarne la gua-
sentare al sacerdo te, e offri per la tua purlficazionc rigione; aveva quindi un carattere religioso. Il
quanto Mosè ha prescritto, perché sia in testimo-
nianza per essi ". Ma egli, andato via, cominciÒ 1\ lebbroso non poteva avvicinarsi a l santuario, nè
proclamare altamente c a divulgare il fatto, per mo- vivere il! comunità; doveva ritirarsi dalla comune
do che Gesù non poteva più pubblicamente enU'a l'" convivenza, portare le vesti lacere, prevenire ogni
in alcuna città, ma se ne stava fuori in luoghi de-
serti; e da ogni parte accorrevano a lui. contatto col popolo, doveva portare la testa nuda.
M"lTIOU VIII . 2-4. Ed ceco un lebbroso a\"Vicinatosi s i prostrò da- il viso coperto, mangiare in un luogo stabilito do-
vanti a lui dicendogli : .. Signore, se tu vuoi, mi puoi
mondare lO. Ed egli, stendendo la mano, lo toccò e
ve si deponeva, come per un animale, il cibo. Per

34 35
colmo di infortunio a questa trist.e malattia si
- -
Riguardo al Salvatore è innanzi tutto la com-
univa sempre l'idea di impurità morale, di pec- passione per il povero lebbroso che lo spinge a
cato, di castigo, di maledizione_ (Lv_ XII, 46; fare il miracolo, come S. Marco nota espressa-
Nm_ XII, 9 ss.; Dt. XXIV, 9, 8; Par. XXVI , 19). mente (Mc. I, 41 ). Gesù mostra la sua benevolen-
Finalmente la lebbra era contagiosa e mortale ; za e compassione toccando con la sua mano, per
in una parola, la lebbra offriva l'immagine del più così guarirlo, un malato affetto da un male tanto
completo abbandono, della più grande miseria. ripugnante.
Tale era la triste condizione del malato di leb- Secondo: è anche la con tentezza e la gioia che
bra di cui parliamo; la lebbra di costui sembra gli procurano i sentimenti di fede e di fiducia del
fosse particolarmente orribile, poiché si dice, che malato. Lo vediamo nelle parole che pronuncia nel
era «tutto coperto di lebbra" (Le. V, 12). guarirlo: « Lo voglio, sii mondato" (MI. VIII, 3);
·f rase breve come la preghiera del lebbroso, rispo-
sta esatta.
II - Come è guarito il lebbroso
Una terza causa del miracolo ci è rivelata lna-
.Indipendentemente da questo stato, degno di gnificamente: è la potenza di Gesù, che, indipen-
pietà e compassione, le disposizioni dell'anima del dentemente da ogni altra causa, opera la guarigio-
lebbroso contribuirono senza dubbio alla sua gua- ne con la sola parola. Mosè aveva dovuto pregare
rigione miracolosa. Egli probabilmente aveva inte- e scongiurare il Signore per ottenere ]a guarigio-
so parlare di Gesù, deUa sua bontà, della sua po- ne della sorella Maria dalla lebbra (Nm. XII, 13).
tenza: si fa coraggio ed agisce in un modo che Gesù Cristo è più potente di Mosè, più potente
era assolutamente vietato: si avvicina svelto al della stessa Legge che giudicava la lebbra, cerca-
Salvatore, come S. Luca sembra notare: « Un va di prevenirla, ma non la guariva punto.
uomo coperto di lebbra, il quale, visto Gesù , si
gettò a terra e lo pregò " (Le. V, 12); prega Gesù
III - Condizioni che Gesù impone al lebbroso
dicendo: « Signore, se vuoi, puoi mondanni »
(Mt. VIII, 2; Mc. I , 40 ; Le. V, 12). Da tutto il Le condizioni sono due: prima, il Iebbroso, ap-
suo comportamento dimostra non solo un profon- pena risanato, doveva presentarsi ai sacerdoti in
do rispetto, ma una grande fede e straordinaria Gerusalemme, fare l'offerta e chiedere loro di con-
fiducia nella potenza e bontà di Gesù. Egli vede statare la guarigione (Lv. XIV, 2 ss.) . La cerimonia
nel Salvatore non solo un uomo che opera mira- della purificazione avveniva così: fuori città si
coli, ma il Messia. Come questi sentimenti sono immolava un passero; un secondo passero era
vivamente espressi in questa sola frase : « Se vuoi, immerso vivo nell'acqua e mischiato con il san-
puoi mondarmi » ! gue del primo, poi lo si lasciava volar via. Nel

36 37
--
che ha guariti (Lc. XVII, 14). Per questo aspetto
Tempio il malato guarito dalla lebbra doveva of-
frire un agnello: lo si ungeva col sangue della la cerimonia della purificazione dei lebbrosi nel-
vittima e con dell'olio per rendergli il carattere l'Antico Testamento è una immagine molto espres-
sacerdotale che ogni israelita riceveva con la cir- siva della purificazione dal peccato nel sacramen-
concisione, ma che perdeva con la impurità della to della Penitenza.
lebbra_ Secondo: jl Salvatore proibisce turmalmente al
Perché il Signore esigeva questa condizione? Jebbroso di rimanere in quel luogo e parlare del
Perché la guarigione subitanea poteva faci1mente miracolo (Mc. I, 43, 44; Lc. V, 14).
far trascurare al malato le prescrizioni della leg- ,P iù volte ritroveremo questa raccomandazio-
ge. E certo i sacerdoti non avrebbero lasciato di ne; esaminiamone perciò utilmente i motivi. Pri-
mostrarsi malcontenti, dì criticare e accusare il ,m a di tutto iI Salvatore voleva insegn.are ai suoi
Salvatore di voler abrogare la Legge, secondo la discepoli e a noi l'umiltà. Non si deve operare
quale apparteneva a loro constatare la lebbra e iI bene per vanagloria e non dobbiamo cercare la
la avvenuta guarigione. In questa raccom anda- forma. I capi dei partiti che dividevano gli Eb rei
zione del Salvatore si vede quanta circospezione tra loro vo levano mantene re il loro credito con la
Egli voleva usare dinanzi alla ostilità e incre- ostentazione: il Salvatore vuole dominare solo con
dulità dei sacerdoti. Perciò Egli dice: " Presentati la potenza dei suoi in segnamenti e dei suoi mira-
al sacerdote ed offri per la tua purificazione quel coli, evitando ogni rumore inutile (Schanz).
che Mosè ba prescritto, e questo serva loro per Terzo: il Salvatore vuule essere conosciuto
testimonianza» (Le. V, 14; c. I, 44, Mt. VUI, 4) . per le vie ordinarie della Provvidenza, cioè per
Inoltre il Salvatore si proponeva con ciò di la predicazione degli Apostoli, che sono i testi-
rivelarsi nuovamente nel Tempio ai sacerdoti per moni scelti da Lui.
guarirli dalla lebb ra, più temibile, della loro in- Quarto: è bene anche per il lebbroso guarito
credulità. Si può infatti inter.p retare così la fra se: che si ritiri e non si mos tri alla .f olla come un
« E questo serva loro per testimonianza » . Final- uomo straordinario, s i raccolga in silenzio per
mente nella guarigione del leb braso si può giusta- meditare sul benefizi o rice vuto c ringraziare Dio.
mente vedere una immagine della guarigione dal Finalmente Gesù vuole evitare ch e il popolo e
peccato per mezzo del sacramento della Peni- i suoi nemici si sollevino inutilmente. Tale pare
tenza: poiché sotto diversi aspetti la lebbra asso- essere stato il principale motivo della condotta
miglia al peccato, sia per la natura ch e per gli del Salvatore. Avendo, infatti, il lebbroso pubbli-
effetti, ed il suo trattamento. cato dappertutto, e certo con buona intenzione
Per questo motivo e per quello già indicato, il e per sentimento di riconoscenza, il miracolo di
Salvatore rimanda ai sacerdoti tutti i. lebbrosi cui era stato oggetto, il popolo si commuove, i

38 39
-,
malati si presentano in folla per essere guariti, a
tal punto, che Gesù non può mostrarsi in pub-
blico senza che la sua presenza sia subito notata.
Questo spiega perché si allontana, perché si
ritira in solitudine per pregare (Le. V, 15, 16; MEDITAZIONE 50
Mc. I, 45). Constatiamo così la sorda ostilità dei
suoi nemici, I diversi motivi che abbiamo indi- LA GUARIGIONE DEL PARALITICO
cati, ci rivelano anche la virtù e il nobile carat-
tere del Salvatore.
LuCA V, 17-25. E avvenne un di quei giorni. chc Gesù stuva inse-
gnando, e v'erano a sedere dei Farisei e dei dottori
della Legge, venuti da tutta la regione della Giudea,
anche da Gerusalemme. E la virtù del Signore era
in lui per far guarigioni.
Ed ecco sopraggiungere degli uomini portanti so-
pra un lcttuccio un paralitico, e cercavano di intro-
durlo e di deporlo dinanzi a lui. Ma non trovando
modo di introdurlo a motivo della folla, saliti sul
terrazzo, attraverso un'apertura fatta fra i tegoli, lo
calarono giù col letticciuolo, in mezzo , dinanzi a
Gesù, Vedendo egli la loro fede: «Uomo, disse, ti
sono rimessi i tuoi peccati ~ . Allora gli Scribi c i
Farisei cominciarono a ragionare tra sè: « Chi è co-
stui che proferisce bestemmie? E chi può rimettere
i peccati, se non Dio solo?». Ma Gesù, penetrando i
loro pensieri, replicò loro: "Perché tanti ragiona-
menti nei vostri cuori? Che cos'è pìù facìle, il dire:
Ti sono rimessi i tuoi peccati , oppure dire: Alzati c
cammina? Ebbene, affinché sappiate che iI Figlio del-
l'uomo ha suna terra il potere di rimettere i peccati ,
io te lo comando, disse egli al paralitico, alzati,
prendi il tuo lettuccio c vattene a casa ". E subito
egli si alzb, in presenza loro, e preso il suo giaciglio
se ne andò a casa glorificando Dio.
MARCO Il, 1-12. AIeun tempo dopo, essendo Gesù rientrato in Cafar-
nao, si riseppe che era in una casa; c vi accorsero
tanti, chc neanche il vestibolo l i poteva più conte-
nere; ed egli annunziava loro la sua dottrina, Quan-
do, arrivarono alcuni, che gli conducevano un parai j .
tico, sostenuto da quattro uomini. E non riuscendo
per la gran gente ad accostarglielo, scoperchiarono il

40 41
M,\kCO II , 1-12, Ictto al di sopra dci luogo, dov 'cgli stava, e giù pcr
--
quell'apertura calarono il lettuccio, su cui giaceva il Una circostanza particolare: molti farisei e
paralitico. Gesù, vedendo la loro fedI!, dissc al parali- scribi si trovavano riuniti , non solo da tutti i vil-
tico: Figliuolo, ti sono rimessi i peccati)l. Ma c'c-
CI
laggi della Galilea, ma anche della Giudea c di
rana là a sedere alcuni Scribi , che dicevano in cuor
loro: .. Come mai costui parla così? Egli bestemmia : Gerusalem:m e (Le_ V, 17 ), prova che la rinomanza
c chi può rimettere i peccati , se non Dio solo? .. , E della predicazione e dei miracoli di Gesù si era
subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che essi tali
cose ruminavano dentro di sè, dissI! loro: «Pcrc h ~
sparsa dappertutto, anche fuori della Galilea e
ragionate voi a cotesto modo in CUOl' vostro? Che che pure a Gerusalemme lo si seguiva attenta-
cos'è più facile: dire al paralitico : Ti sono rimessi mente, a causa forse del lebb roso di recente gua-
i tuoi peccati? ovvero dire: Alzati , prendi il tuo ICI-
tuccio e cammina? Ora, affinché sappiatc che il Fi - rito.
glio dell'uomo ha potere sulla terra di rimettere i Gli scribi e i farisei volevano dunque vedere
peccati ... lo dico a te, disse egli al paralitico alzati
piglia il tuo lettuccio c vattene a casa tua". 'Si alzÒ
le cose con i propri occhi, rendersi conto della
quegli subito, c, prendendo il suo lettuccio, in pre- condotta e dottrina di Gesù, non certo con inten-
sen7.a di tutti , se nc uScÌ , per modo che tutti Slupe- zione di trame profitto, come il popolo avido di
fatti , davano gloria a Dio e dicevano: .. Non abhia-
ma mai visto niente di simile _. insegnamenti e di salvezza, ma per criticare e
M,u no TX, 1-8. E m ontato in una barca , riattraversò il lago c giudicare con spirito di orgoglio e di incredulità,
rivenne nella sua città. Ed ecco gli presentarono un rinnovare qualche accusa contro il Salvatòre c
paralitico, steso sopra un lettuccio. Vedendo GeStI la
loro fede, disse al paralitico: «Ahbi fiducia , o figli o, intimorirlo. Con queste disposizioni lo circonda-
li sono rimessi i tuoi peccati ,. , Al che alcuni Scribi vano in foUa mentre Egli insegnava al popolo.
dissero in cuor loro : or Ma costui bestemmia lt , Gesù ,
vedendo i loro pensieri , disse: .. E perché pcnsa lc
Mentre il Salvatore era occupato nel predicare
male in cuor vostro? che è dunque più facile , dire : al popolo la sua dottrina, un lllalato, nel suo let-
Ti sono rimessi i peccati, o dire: Levati, e cammina? Licciolo, viene calato dall'apertura del tetto in
Ora, affinché sappiate che ìl Figlio dell'uomo ha in
terra potere di rimettere j peccati: Levati, disse al mezzo all'assemblea e posto dinanzi a Gesù. E'
paralitico, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa _. un povero paralitico, che quattro uomini hanno
E quegli levalosi ~e ne tornò a casa sua, Le turbe, a
portato lì p er compassione. La folla è talmente
tal vista, furono prese da timore c diedero gloria a
Dio, che aveva dato agli uomini un tale potere . accalcata che, non avendo potuto entrare in casa
dalla porta, essi salgono sulla terrazza per la sca-
I - Circostanze del miracolo la esterna di casa o passando dal tetto deHa casa
vicina. Nell'interno vi era probabilmente un gran-
II Salvatore, tornato a Cafarnao (Mt. IX. l ; de cortile, circondato da un portico_ La grondaia
Mc. II, l), insegnava probabilmente in casa di Si- di questo portico, è formata di terra, paglia e un a
nlone Pietro, e tale era l'affluenza del popolo, che fila di tegole_ Gli uomini praticano una apertula
lo spazio davanti alla porta era riempito dalla e fanno discendere U loro malato in mezzo alla
folla (Mc. II, 2; Le. V, 19). assemblea s tupita, e il paralitico alla presenza del

42 43
- _.
so il -p eccato sembra essere causa della malattia
suo Liberatore, non lascia di implorarne l'aiuto del paralitico. Gesù può usare qui del suo potere
con tutti i mezzi possibili . in favore d el malato perché la fede, la fiducia, e la
La moltitudine di popolo, la presenza di molti carità di coloro che hanno condotto il paralitico,
farisei , la fede e la carità ardente con cui questi gli hanno ottenuto la grazia della penitenza e della
quattro uomini hanno, con nleraviglia di tutti, contrizione interiore (Lc. V, 20; Mc. II, 4; MI.,
reso quel servizio al malato, la supplica del po-
IX, 2).
vero paralitico. tutte queste circostanze concor- Secondo: il Salvatore prova il suo diritto di
rono a reclamare un miracolo, e danno a questa esercitare un tale potere, e dissipa ogni dubbio a
ora un carattere di santità e di solennità., come questo riguardo, mostrando che legge nei cuori e
fa notare l'Evangelista: « ... la potenza del Signore conosce i 'p ensieri segreti dei farisei, pensieri « cat-
era Il a sanarli» (Le. V, 17). tivi e blasfemi" (Mt. IX, 4; Lc . V, 21).
Terzo: Gesù conferma il suo potere di perdo-
II . Il miracolo nare i peccati guarendo il paralitico: Egli opera
il miracolo con lo scopo far-male di attestare il suo
E' da notare il modo stesso con cui il Salvatore potere (Le. V, 23, 24, 25; Mc. II , 9·12; Mt. IX, 5, 6,
opera il miracolo. Gesù si propone non solo di 7). Questa potenza gli compete come Messia: le
guarire il malato, ma vuole inoltre profittare di profezie lo hanno predetto (Is. LUI, Il; LIV , 5;
questa occasione solenne per rivelarsi al popolo Dan. IX, 24; Le. I, 77; Mt. I, 21; Gv. I , 29). Egli
e ai farisei come Messia e Figlio di Dio, per il cancella il peccato, non solo espiandolo con le sue
potere che ha di rimettere i peccati. sofferenze, ma ancora rimettendol0 e perdonando-
Si rivela dunque, prima di tutto, affer·mando lo nel vero senso della parola.
che Egli ha il potere di rimettere i peccati, e fa· Così il Salvatore afferma che Egli ha il potere
cendo uso di questo potere. Invece di guarire di rimettere i peccati qui sulla terra durante la sua
subito le infermità fisiche del paralitico, gli per· vita mortale (Lc. V, 24; Mc. II , l O; Mt. IX, 6). E
dona le sue colpe (Le. V, 20; Mc. II, 5; MI. IX, 2). Gesù opera questo miracolo per confermare la sua
Le parole che pronunzia significano formalmente divinità. Rimettere i peccati e guarire miracolosa-
il perdono, la remissione dei peccati, come in altri mente un malato sono due cose egualmente diffi·
passi analoghi (Le. VII, 47, 48; Gv. XX, 23). cili e impossibili all'uomo, ma entrambe facili a
I Farisei lo comprendono; il Salvatore comin- Dio. Tuttavia una guarigione miracolosa è più ac-
cia col ri mettere i peccati perché gli interessa pri· cessibile al testimonio dei nostri sensi; noi possia-
ma di tutto manifestare questo suo potere, e per- mo vederla, constatarla, mentre la remissione dei
ché il peccato in sè è un male più temibile delIa peccati avviene invisibilmente. Ecco perché Gesù
infermità fisica, e finalmente perché in questo ca-
45
44
dà la guarigione del paralitico come garanzia certa
- -
con un miracolo, dandoci cosÌ una duplice prova
del suo potere di perdonare i peccati. della sua divinità? e per la bontà con la quale co-
Il miracolo si compie a un tratto, con una sola municherà poi lo stesso potere ai sacerdoti della
parola; esso è assolutamente irrefutabile poiché s ua Chiesa, confermandolo anticipatamente con la
il paralitico per comando del Salvatore subito si guarigione miracolosa del paralitico?
alza, prende il suo letto e lo porta a casa (Le. V, Questo miracolo è anche una figura della remis-
24, 25; Mc. II, li, 12; Mt. IX, 6, 7). sione dei peccati nel Nuovo Tes tamento, sia perché
il Salvatore s tesso stabilisce una analogia tra la
guarigione del paralitico e il perdono dei peccati,
III - Effetti del miracolo sia perché la paraiisi (gottosa o apoplettica) è una
L'effetto del miracolo fu prima di tutto e natu- immagine viva degli effetti del peccato.
ralmente un vivo sentimento di gioia e di ricono- Così la parola dell'Evangelista ha il suo vero
scenza del malato che ritornò a casa glorificando significato: « .•• e il popolo glorificava Dio che ave-
Dio (Le. V, 25). Poi , nel popolo meraviglia, rispet- va dato tale potere agli uomin i (Mt. IX, 8).
toso timore (Mt. IX, 8; Mc. II, 12), amore e ricono- Vediamo anche qui come il Salvatore conferma
scenza a Dio (Le. V, 25): « Mai abbiamo visto qual- subito i punti importanti del suo insegnamento
cosa di simile », dicevano gli uni, « abbiamo visto con qualche miracolo in relazione con la sua dot~
oggi dei prodigi » dicevano altri. trina.
E i Farisei? Nulla di tutto ciò; e tuttavia la
virtù del Signore agiva per guarirli. Egli ha opera-
to dinanzi a loro tre miracoli, ed essi rimangono
nella propria incredulità! Oramai non lasceranno
di accusare Gesù di essere un bestem-rniatore
quando rimetterà i peccati (Le. V.JI, 49). Pare ano
che che questo miracolo segni il principio della
persecuzione manifesta contro Gesù. Questo miste~
ro è realmente un passo importante nella rivela-
zione che il Salvatore fa di se stesso.

E noi, quale riconoscenza gli dobbiamo per una


manifestazione così solenne del suo potere di ri-
mettere i peccati, per la fermezza con cui in faccia
ai suoi nemici afferma il suo potere, e lo attesta

46 47
-.
MATIEO I X. 9-13. F;;u'Ìsei d icevano ai suoi discepoli : " Perchè mai il
vostro Maestro mangia con i gabellieri e con i pecca·
tori? lO . Li u dl Gesù c disse: c Non sono i sani, cbe
hanno bisogno del medico, sibbene gli ammalati. An-
date dunque ad impalare che cosa significa: lo vo-
glio la misericordia e n Oli il sacrifizio; perché non
MEDITAZIONE 51 sono io venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori lO .

LA VOCAZIONE DI MATTEO I-S. Matteo prima della sua vocazione


Lasciando la casa dove i·l paralitico era stato
LVCA V, 27~32. E dopo ciò Gesù usel e notò un pubblicano, di nom..: guarito, il Salvatore va sulla riva del lago e ammae-
Levi, seduto al banco della gabella, c gli disse:
<I. Seguimi I ». E Levi, lasciando ogni cosa, si alzò e
stra il popolo. Di là, dirigendosi probabilmente più
lo segui. a nord, arri va a uno di quegli uffici delle imposte
Gli diede Levi un grande convito in casa sua e che erano numerosi lungo le grandi strade di co-
c'era gran l'olla di pubblicani e di altra ge nte, che
stavano a mensa con loro. Onde i Farisei e i loro municazione fra Damasco ed Acca. Là si trovava il
Scribi nc monnoravano con i suoi discepoli e dice- pubblicano Levi, figlio di un certo Alfeo, da non
vano: • Perché mangiate voi c bevete insieme con i confondersi con un allro Altea, padre degli Apo-
pubblicani e con i peccatori? lO . E Gesu così rispose
loro: " Non sono i sani, che hanno bisogno del mc- stoli Simone e Giuda (Mc. II, 14). Matteo era dun-
dico, ma gli ammalati; non sono io venuto a chia- que ricevitore di imposte e pubblicano (Mt, X, 3).
mare i giusti, ma i peccatori a penitcn7.a Il.
MANCO II , 13-17. E andò di nuovo lungo il mare; e tutto il popolo
Questi esattori prendevano in appalto dagli
accorreva a lui, ed egli li ammaestrava, Passando, esattori generali di Roma, la riscossione delle im-
vide Levi di Alfeo, seduto al banco della gabella, e poste: essi erano nlolto odiati dai Giudei, perché
gli disse: • Seguimi lO. E quegli si levò e lo seguì.
Ora avvenne, che essendo a tavola in casa di lu i, rappresentavano ai loro occhi il dominio straniero
anche molti pubblicani e peccatori erano a mensa e perché nell'esercitare la loro carica si mostrava-
con Gesù e con i suoi discepoli: perché erano mol ti
che lo avevano seguito. Gli Scribi e i Farisei , veden·
no violenti ed ingiusti (Le. III, 13). Essendo Giudei
dolo mangiare con peccatori e pubblieani, dissero ai di origine, passavano per tradito ri della patria; i
suoi discepoli: « Perché dunque mangia egli con i Giudei zelanti dell'onore nazionale li fuggivano e
peccatori c con i pubblicani? ... . Ciò udendo, Gesù dis-
se loro: « Non hanno bisogno del medico i sani, ma
disprezzavano riguardandoli come pagani e pecca-
gli ammalati ; non sono venuto El chiamal'c i giusti , tori pubblici (Mt. IX, lO, 11; XVIII, 17; XXI, 31;
ma i peccatori lO, Mc. II, 15, 16; Le. III, 13; V,3D).
M.\TI'. IX. 9-13 . Partitos i poi di là Gesù vidc un uomo, seduto al
banco delle gabelle, di nome Mattco, e gli d isse: Tra questi pubblicani tuttavia, molti valevano
• $q;ui mi IO . E quegli , alz."ltosi , lo seguì. Ora avvenne p iù della loro reputazione e l'evangelista ci dice
che, mentre egli s tava a mensa in casa, molti gabel-
lieri e peccatori vennero a mettersi a tavola insie-
che molti fra loro seguivano il Salvatore e si era-
me con Gesù c con i suoi discepoli. Ciò vedendo, i no affezionati a Lui (Mc. I, 15).

48 49
-.
Matteo era probabilmente uno di questi ultimi. con il trono di giudice di Israele; la riscossione
Senza dubbio a Cafarnao egli aveva sentito parlare della dogana con anime immortali; ricchezze cor-
della dottrina e dei miracoli del Salvatore e si era ruttibili con il Cielo; i registri delle imposte col
formato una grande idea di Gesù; forse anche la Vangelo. Fortunato cambio! vocazione gloriosa e
fede gli faceva scoprire in Lui il Messia. Tuttavia magnifica!
egli non lasciava ancora di appartenere ad una
classe di uomini disprezzati dalla opinione pubbli-
ca, ed era del mondo per il suo genere di affari e
III . Corrispondenza di Matteo alla vocazione
di vocazione. Questi è colui che li Salvatore chia- Il modo, con cui Matteo risponde alla chiamata
ma. di Gesù, presenta tutti i caratteri della magnani-
mità.
II . Come è chiamato Matteo
Primo, obbedisce subito: tutti gli Evangelisti
Gesù trova Matteo occupato al suo ufficio (Le., lo notano. Secondo, lascia tutto: casa, famiglia,
V, 27; Mc. II, 14; Mt. IX, 9). Come tutti gli Evan- affari (Le. V, 28). Terzo, segue Gesù con gioia ri-
gelisti notano, il Salvatore guarda Matteo; sguardo conoscente.
profondo, pieno di maestà, di grandezza, di bontà Pare che, appunto in ricordo di quest'ora in cui
e di dolcezza, sguardo che penetra fino al più in- ricevette la grazia, egli cambiasse il suo nome di
timo dell'anima: sguardo divino di Colui, che da Levi in quello di Matteo (grazia di Dio, o dono di
tutta l'eternità ha scelto Matteo. Sguardo che ap- Dio), come se una nuova vita fosse cominciata per
porta le ricchezze della grazia, sguardo della onni· lui. Egli prepara un gran banchettò ed invita il
potenza che trae gli esseri dal nulla per dar loro Salvatore con i suoi discepoli ed i membri della
la vita, che in un istante getta il seme e raccoglie corporazione a cui appartiene (Le. V, 29; Mc. II,
i frutti. 15; MI. IX, lO). Ecco un seguito di atti nobili e ge-
Nello stesso tempo il Salvatore dice a Matteo: nerosi; prova che fra questi pubblicani, così di-
({ Vieni, seguimi ». Questa parola ha una luce così sprezzati, vi erano anche cuori onesti e magna-
viva, che questo uomo lascia subito affari, fami- nimi.
glia, fortuna e tutto quello che possiede per se- Con questo invito Matteo non solo si propone
guire Gesti, come gl1 altri discepoli. Ma in COffi- di manifestare al Salvatore la sua riconoscenza,
penso egli ha l'onore e la gioia di godere l'ami- ma anche di segnare così la fine della vita vissuta
cizia e la compagnia di Gesù, divenire suo Aposto- fin allora, celebrare il principio di una vita nuova:
lo ed Evangelista. vuole anche indubbiamente far conoscere ai suoi
Ecco occupazioni per lui certamente assai di- antichi colleghi il Salvatore e avvicinarli a Lui.
verse: egli cambia il banco di ricevitore d'imposte Matteo diviene cosÌ già Apostolo.

50 51
- -- 1
Gesù accetta l'invito e l'accettano anche molti gi lo stesso; essi non comprendono lo scopo della
pubblicani, ed è una festa. Quale dolcezza gusta Legge, che è di dare la cognizione del peccato
quella povera gente vedendo la carità e ama- (Rom. III , 20) e la compassione per il prossimo;
bilità del Salvatore! Quale gioia ed ammirazione ma il castigo non tarderà a colpirli (Mt. IX, 13).
per loro trovare un cuore che li accoglie con Terzo: Gesù dichiara che il suo compito e la
bontà! sua missione sono precisamente di sal'vare ciò che
I Farisei lo vedono, sia che essi stiano in ag- è perduto e ricevere misericordiosamente nel1a
guato per sorvegl'iare tutto ciò che accade, sia sua grazia chiunque va a Lui con fede e pentito.
che i preparativi e le gioie del convito abbiano Egli è innanzitutto il Messia dei peccatori (Le. V,
attirato la loro attenzione. I nvece di mllegrarsi, 32; Mc. II, 17).
essi si scandalizzano, e non si ver·gognano, non Questa risposta ci dà la · chiave di questo mi-
osando rivolgersi direttamente a Gesù, di accusare stero, come di molti atti ed insegnamenti che tro-
i discepoli di un delitto, perché mangiano con i veremo nella vita del Salvatore; essa ci spiega per-
pubblicani e i peccatori (·Lc. V, 30; Mc. II, 16 ; ché Gesù accoglieva i pubblicarui, abbandonati e
Mt. IX, 11). respinti da tutti, perché li difendeva, perché anche
Il Salvatore dà loro una risposta basata su tre ha voluto scegliere tra loro uno dei suoi Apostoli
motivi, per giustificare la sua condotta e condan- e condannare il pregiudizio nazionale dei Giudei
nare i Farisei. Oppone loro innanzi tutto il prover- c dei Farisei che , fidandosi della loro giustizia,
bio: il medico cura i malati e non i sani. Ora, se- disprezzavano non solo i Gentili, ma ancora tutta
condo i Farisei, i pubblicani sono malati, mentre una classe di loro concittadini, perché non accetta-
i Farisei sono sani e non hanno bisogno di medico vano nelle loro parole né nei loro atti la falsa idea
(Lc. V, 31; Mc_ II, 17; Mt. IX, 12). Queste parole che essi si facevano di un Messia puramente na-
sono una ironia riguardo ai Farisei. zionale. Gesù attesta qui quel che GiovanIl:i Batti-
Secondo: il Salvatore dichiara che la Legge c sta ha già proclamato, quello che gli Apostoli pro-
i Profeti invece non proibiscono affatto la compas- clameranno a loro volta dopo il Maestro. Il Cri-
sione e l'jndulgenza verso i peccatorj: anzi la Leg- stianesimo e il Giudaismo sono irreconciljabili e
ge ed i Profeti raccomandano non solo il sacrifizio quest'ultimo ha trovato la rovina nella sua resi-
esteviore, ma ancora e soprattutto la misericordia stenza.
verso il prossimo, come lo dimostra la parola del Anche questo mistero è una continuazione ed
Profeta (Os. VI, 6; Zac. VII, 8), ii quale rimprove- uno sviluppo del precedente. Là i Farisei negava-
rava ai loro padri di non avere lo spirito del1a no in cuor loro che il Messia avesse il potere di
Legge, ma di attenersi unicamente all'esteriorità perdonare i peccati; qui essi vogliono impediTgli
del precetto: e Dio li ha puniti. I Farisei fanno og- di esercitare questo potere per i pubblicani ed i

52 53
peccatori pubblici. Per la prima volta essi combat-
-.
tono apertamente il Salvatore, (ed è precisaUlente
per jl fatto della vocazione di Mattco), allorché un
pubblicano è .chiamato all'apostolato e Gesù acco-
glie i pubblicani ed i ,p eccatori.- La .v ocazione di MEDITAZIONE 52
Matteo segna dunque realmente il principio di
nuove difficoltà per il Salvatore. ISTRUZIONE SUL DIGIUNO
Il mistero ci offre inoltre una lez'Ìone pratica:
ci insinua che non bisogna .disperare di nessuno.
Dio può trarre vantaggio da tutti nel suo regno; LUCA V, 33-39 . Ma essi gli dissero: «I discepoli di Giovanni fannu
esso ci mostra anche tutta la importanza che pos- frequenti digiuni e preghiere, c cosi pure quelli dci
Farisei, mentre i tuoi mangiano e bevono ». Replicò
sono avere una buona parola e uno sguardo affet- loro Gesù: « Potete voi forse far digiunare gli amic i
tuoso; ci rivela finalmente questa regola che deve dello sposo, quando lo sposo è con essi? Verrà pure
il tempo, che sarà loro tolto lo sposo, allora ancor
guidare un buon direttore di apime: sapere che essi digiuneranno ~.
bisogna guardare prima di tutto al più necessario. E propose loro anche una parabola: «Nessuno
strappa un pezzo da un vestito nuovo per ricucirlo
sopra un vestito vecchio; altrimenti c strappa il
vestito nuovo, c col vecchio non combina la giunta
tolta al nuovo. E nessuno mette del vino nuovo in
otri vecchi; altrimenti il vino nuovo farà rompere
gli otri: e così si verserà il vino e si rovineranno
gli otri; e così il vino nuovo si ha da mettere in otri
nuovi. E nessuno, dopo aver bc\'uto il vino vecchio.
ne vuole del nuovo; chè dice: Il vecchio è migliore».
MARCO II, 18·22. Ora i discepoli di Giovanni c i Farisei facevano
digiuni; c vennero alcuni a domandargli: « Perché i
discepoli dì Giovanni e quelli dei Farisei digiunano,
i tuoi discepoli invece non digiunano? ». E Gesù l'i·
spose loro: « Possono forse gli amici dello sposo di·
giunare, mentre lo sposo è con essi? Finché hanno
lo sposo con si; non possono farlo. Ma verrà pure
il tempo, che lo . sposo sarà loro tolto , e allora,
in quel tempo , essi digiuneranno.
Nessuno rìcucc giunta di stoffa non ancora lavata
su vesti to vecchio; altrimenti la pena nuova ago
giunta porta via un po' del vecchio, e peggiore ~ì
fa lo strappo. E nessuno mette "ino nuovo in arri
\'ccchi, altriment i i l vino nuovo ra crepare gli otri ,
e si perdono il vino c gli otri', ma vino nuovo in
otri nuovi.

54 55
M,uT. IX, 14-17. Si avvicinarono allora a lui i di scepoli d i Giu·
-,
vanni c gli chiesc~: .. Per qual motivo noi c i II - Il lamento
Farisei d igiuniamo spesso c i tuoi discepoli non
digiunano?. E Gesù rispose loro: .. Possono forse i Essi riluproverano al Salvatore di non costrin-
figlj dello sposo rattristarsi, mentre lo sposo è con
loro? Ma verranno pure i giomi , quando lo sposo gere i suoi cliscepoli al digiuno e alla preghiera
sarà loro tolto, e allora essi digiuneranno. Nessuno come faceva Giovanni per i s uoi, come fanno an-
sovrappone una giunta di stoffa nuova sopra u n l'e·
stilo vecchio, altrimenti il rappezzo fatto porta "in
cora i Farisei; gli rimproverano di condurre una
del vestito e peggiore si fa lo strappo. E ncppur si vita troppo comune e di accettare inviti (Mc. II,
mette il vino nuovo in otri vecchi; altrimenti gli otri 18; MI. IX, 14). Bcco lo spirito settario, gretto,
si rompono, si "ersa il vino c gli otri si perdono; ma
il vino nuovo lo si mette in otri nuovi; e così tutti esclusivo, intollerante.
c due si conservano _. Primo: essi danno importanza solo all'esteriore.
Certo, la preghiera e il digiuno sono pratiche di
vita spirituale; ma nori sono che l'esteriore, il cor-
po, per dir così. Nonostante tanti digiuni e preghie-
I - Chi si lamenta re, si può rimanere lontani dalla perfezione inte-
riore; ne sono esempio i discepoli di Giovanni e
Questa volta non sono soltanto i Farisei che si i Farisei in questa occasione. Di più, almeno . per i
lamentano, ·m a si uniscono ad essi i discepoli di Farisei, persuasi della loro giustizia e santità, la
Giovanni (Mt. IX, 14; Mc. II, 18), che, a lmeno su preghiera era una ipocrisia, (Le. XVIII, 11) e il
certi punti, ·s embra che non vedessero con soddi· digiuno una osservanza tutta esteriore in cui la
sfazione Gesù esercitare il suo ministero (Gv. III, politica si confondeva con la religione.
26). Così, finché il Precursore fu libero, essi con· Siccome nene grandi calamità si digiunava da
tennero il loro malumore; ma allorché Egli fu get- tutti in segno di lutto (Gdc. XX, 26; Re I, 12; Mac.
tato in prigione, i suoi discepoli si dispersero e, III, 47), i Farisei affelt<wano con i loro digiuni di
ostinati nei loro pregiudjzi giudaici, pieni -di zelo essere veri patrioti, ostentando iI loro rimpianto
per i precetti rituali, si unirono ai Farisei contro per essere sotto n giogo straniero e il dolore nel
i1 Salvatore. 'E ssi non comprendevano -Gesù, nè il vedere differita sì a lungo la venuta del Messia.
suo modo di agire; perciò si mostravano malcon· Essi parodia vano la tristezza deIla sposa di Sion
tenti e diffidenti. Sarebbe quindi potuto accadere (Bar. IV, 12 ;V, 9); non volevano alcuna gioia deIla
che i Farisei e ; discepoli di Giovanni osservassero vita finché non fosse venuto il Liberatore. CosÌ
i loro digiuni settimanali e che il Salvatore e i anche da questo lato la condotta dei Farisei è
suoi discepoli accettassero l'invito di Matteo al ispirata dalla passione che corrompe la loro inten-
convito. Essi s'univano per lamentarsi, e furono in- zione (Zac. VII, 4 ss .).
fatti i discepoli di Giovanni che presero la parola. Secondo: per i Farisei non vi era santità se non

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_.
là dove essi si compiacevano di riconoscer·la. Qui mento di elare precetti s ul digiuno; ch e bisogna
non si tratta di digiuni e di pratiche prescritte dal- tener conto delle circostanze; perché il digiuno e
Ia Legge, ma di pratiche volontarie lasciate alla la preghlera non sono lo scopo della vita s piritua-
libera scelta di ognuno (Le. XVIII, 12). La Legge le, ma sem'p Jicemente mezzi, e l'impiego dei mezzi
ordina il digiuno solo per la festa delle Espiazioni deve essere regolato secondo le circostanze di tem-
(Lv. XVI, 29); .p oi si aggiunsero certi giorni in oc- po, il carattere e le dis posizioni delle persone. Egli
casione di circostanze dolorose (IV RE XXV, 8). spiega queste due specie di circostanze con para-
Gli lsraeliti più pii si imponevano digiuni di devo- goni e parabole.
zione (Nm. XXX, 14; Lc. II, 37). Giovanni Battista Riguardo al tempo, dice, non conviene che gli
(Mt. XI, 81), i suoi discepoli e i Farisei (Lc. XVIH, amici dello sposo e i suoi compagni vogliano, sotto
12) facevano 'c osì; ma per questi ultimi chiunque pretesto di austerità, digiunare al banchetto di
faceva altrimenti non poteva essere giusto e. santo. nozze delloi'O amico (Le. V, 34; Mc. n, 19; MI. IX,
Terzo: invece di contentarsi di vivere come 16). Ed ora ·è proprio così. Il Salvatore è il Messia,
giudicano opportuno, si innalzano al disopra degli Egli vuole sposare la Chiesa e l'unlanità; i suoi dj-
al tri che essi condannano; si scandalizzano della scepoli sono dunque per Lui come compagni e,
loro condotta, come si vede chiaramente qui dan e per cosÌ dire, corte di onore, chiamati a condiv.i-
parole dei discepoli di Giovanni, che accusano la dere la gioia delle nozze: conviene che per ora si
pretesa intemperanza dei discepoli del Salvatore r allegrino. Rattristarsi sarebbe dichiarare che il
(Lc. V, 33). ,E ques to lamento non temono di far· Messia, io Sposo d'I$raele, non è ancora venuto.
lo in pubblico, criticando la persona stessa del I Farisei potevano trovare questo paragone nella
Salvatore. S. Scrittura (Is. XLIX, 18 ; Oso II, 19). Giovanni
Battista lo aveva usato parlando ai suoi discepoli
(Gv. III, 29). E ssi non potevano quindi sbagliarsi
III . La risposta di Gesù sul senso di -q ueste parole.
La risposta del Salvatore racchiude tre parti: In quanto al carattere e alle disposizioni delle
Prinla: Gesù, non disprezza nè biasima il di- persone, il Salvatore dice che è troppo domandare
giuno per se stesso. Anzi non lascerà di dare pre- ai suoi discepoli cd es igere da essi, senza alcuna
cetti al riguardo, e i suoi discepoli digiuneranno preparazione, tutta in una volta la perfezione della
come Lui ha già dato loro l'esempio; ed è ciò che Legge antica e della Legge nuova: sarebbe soprac-
significa la frase: ( e allora essi digiuneranno» caricarli, atterrirli e rovinare tutto.
(Le. V, 35; Mt. IX, 15; XVII, 20; Mc. H, 20; IX, Il Salvatore indica che la fusione delle due leg-
28; AI. XIII, 2; II Cor. VI, 5; VI, 27). gi è impossibile. Bisogna preparare otri nuovi per
Seconda: il Salvatore risponde che non è illno- mettere il vino nuovo. E spiega il suo pensiero col

58 59
- _.
Secondo: riconosciamo la moderazione, ,l a soli-
paragone del vino e del recipiente, con que],]o di
dità, la perfetta ragionevolezza della sua dothina
una pezza nuova su d i un abito vecchio (Le. II! 36,
e del suo modo di trattare con gli uomini . Con
38; cM. II, 21, 22; MI. IX, 16, 17); la pezza nuova
qualche frase stabilisce i veri principi che devo?-o
starebbe male e l'abito già vecchio si lacererebbe.
regolare l'uso delle austerità esteriori nella vIta
Più tardi, quando la Redenzione sarà compiuta,
spirituale, e questi principi si affermano tanto più
quando gli Apostoli avranno ricevuto la pienezza
quanto essi sono qui opposti all'ascetismo errato
dello Spirito Santo e saranno da Lui trasformati,
dei Faris,t!i e dei dis cepoli di Giovanni.
digiuneranno e con ,migliore intenzione di queIla
Terzo: ammiriamo la calma, la pazienza, la
a eui si ispirano i Farisei (Le. XVII, 22; Gv. XVI,
dolcezza del Salvatore dinanzi a un lamento cosÌ
12); essi digiuneranno, non per ostentazione, ma
indelicato e pungente. Nella sua risposta non c'è
per 'motivi Teligìosi, e fra gli altri per un senso
una espressione un po' dura, non una parola of-
eli tristezza, perché « sarà tolto loro lo Sposo ».
fensiva. Per dissipare lo scandalo, il malcontento
Con queste misteriose parole, il Salvatore annun-
che hanno ispirato questo lamento, Egli insegna,
zia la sua morte.
spiega, scusa. Che magnifico esempio di dialettica!
Terza: Gesù scusa con bontà il malcontento dei
discepoli di Giovanni; essi non comprendono il
Vangelo, lo trovano strano, perché sono abituati
alla Legge antica. Nessuno che è abituato ad un
vino, trova subito gradito il vino nuovo, anche al-
IOTquando è migliore dell'antico (Le. V, 39).
Il Salvatore avverte cosÌ i discepoli di Giovanni
e tutti i partigiani della Legge e delle tradizioni di
guardarsi dalla forza delle abitudini e non condan-
nare come cattivo tutto ciò che è nuovo. La osser-
vazione si applica inoltre ai discepoli, che si for-
mavano lentamente, ma tuttavia più rapidamente
dei dottori della scuola antica, perché essi erano
senza prevenzioni. E forse per questo Gesù non
ha voluto sceglierli f ra gli uomini dotti.
Questo mister o ci rivela il nobile carattere di
Gesù. Innanzitutto la sua magnifica intelligenza
nel fare paragoni così giusti e così delicati, dei
quali si serve per manifestare iI suo pensiero.

61
60
- _.

LA \ ' ITA PUBBLICA DI GESÙ


DALLA SECONDA PA SQ UA FIN O ALLA TERZA

I fatti più notevoli di questo periodo sono: la


istituzione del Collegio Apostolico e la formazione
degli Apostoli con importanti insegnamenti, mira·
coli straordinari ed una prova pratica della mis-
s ione apostolica. Notiamo anche la decollazione di
S, Giovanni Battista, e, a proposito deIla discus-
sione con i Farisei, le istruzioni relative al sabato
e la promessa dell'Eucaristia, La promessa della
Eucaristia p rovoca contraddizioni e causa una
scissione per fino tra i discepoli del Salvatore; es-
s a decide del successo dell'apos tolato in Galilea.

63
_.

MEDITAZIONE 53

GUARIGIONE DI UN PARALITICO MALATO


DA TRENT OTTO ANNI

GJQ\'AN;><J v, 1-16. Di poi vi fu una fe sta dci Giudei e Gesù ascese


a Gerusalemme. C'è a Gerusalemme p resso la porla
del gt'cgge una piscina con cinque porticat i, ch ia-
mala in ebraico Bctesda. Giaceva sotto di ess i un
gra n n umero d ì infe rmi, ciechi, zoppi , para litici,
che aspetta\'ano il movers i dell'a cqua. Poiché l 'a ngelo
di Dio d iscendeva in cer ti tempi nella piscina l.!
agitava l 'acqua ; e il primo a tuffa rvisi, dopo che
l'acqua era s ta ta agitata, res tava guari lo da qua l·
siasi male eg li foss e affli tto. Eu cI"avi pure colà un
cer io uomo infe rmo già da trenloHo aoni. Gesù ve·
den dolo giacere, c sapendo che stava così ghi da
lungo tempo, gli dice: « Vuoi tu essere gua rit o?~ .
.. Signore, gli risponde l 'infermo , non ho nessu no
che appena l'acqua è mossa mi tuffi ne lla piscina;
ma , ment re vado, un a ltro vi d iscende prima d i
me » , E Gesù a l ui; « Alzati, prendi il tuo lettuccio
e ca mmina~ , E sull'istante f u guarila, e, preso il
s uo le tluccio, si incamminava. Ed era d i saba to in
quel giorno.
Dicevano du nque i Giudei a colui che er a statu
guari to; " E ' sabato, e non ti è lecito prendere quel
tuo le ilucc io lO , Ma egli rispose loro : .. Quegli stesso
che mi ha guarito mi ba de tto: Prendi il tuo lettuccio
e cammina lO . Gli domandarono essi : " E chi è mai
quell'uomo, che t i ha detto : Pren di il t uo lettuccio
c (:3mmina? » . Ora colui, che e ra s tato guar ito , non
sap.!vn ch i fosse, poiChé Gesù si er a sottratto per la
foll a che era cola. Avendolo più ta rdi Ges ù incon-
tratu nd tempio, gli d isse: «Ecco sc i gu ari to;

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C 10\ ' . V, 1·16 peccal'C piu . affinché non ù capili di peggio ". Se ne i poveri ·m alati. -Egli trova tra lo ro un uomo vera·
andò quegli a dire ai Giudei che er~ Gcsu che ~'avev~
guarito. E perciò i Ciudei pcrsegwtavano Gesu, Ile1' mente degno di compassione, malato nel corpo e
ché operava tali cose in giorno di sabato. nell'anima e che presenta il tipo del più completo
abbandono. Questo uomo è accanto alla piscina.
Egli è malato da trentotto anni, e chissà da quanto
I - Si giustifica questo miracolo
tempo è là dis teso alla sponda della sorgente!
Vi era in Gerusalemme una piscina, chianlata Quante vo lte le acqu e sono state agitate! Ma egli
piscina probatica, ossia delle p e~o~e, vic~no all~ non h a alcuno che lo aiuti, ed è sempre prevenu·
quale si trovava u na specie di OS~IZI~ per. 1 malatI to da un altro più svelto, e resta con la sua in·
chiamato B etsaida (casa d i mlserICOrdIa), che, fermità (Gv. V, 7).
secondo la tradizione, era s ituato a Nord del Tem- Il Salvatore si avvicina a lui. Egli per la sua
pio, in vicinanza della ,P orta del gregge (Porta San- onniscienza divin a sa tutto, e, preso da compas·
to Stefano). Quattro gallene, scaghonate ad anfi- s iane per tanta m iseria fi sica e spirituale, vuole
teatro o disposte sullo stesso piano intorno. al guarirlo. L'aiuto poteva essere pitl opportuno?
bacino cir condavano la piscina, e un altro portico
l'attraversava. II - Con q u ant a circospezione e riserbo il
Le acque della piscina avevano questa meravi·
S alvatore fa il miraco lo
gHosa proprietà che, m osse da un angelo ad. epoch~
indeter.m inate, esse gorgogliavano e guanvano Il La ci rcospezione e il riserbo s i manifes tano in
malato ch e vi si i mmergeva per primo, qualunque tre circostanze :
fosse la malattia da cui era affetto. Prima : il Sa lvatore non esige espressamente,
Questo fatto , se lo si confronta con certi altri come è solito fare, che il malato creda e confidi
di cui parla la S. Scrittura (I Par. XXI, 12 ss.; nella sua potenza per guarirlo. Gli chiede solo se
Tob . III, 25; XII, 15; Sal. LXXVII , 25; .Dan X, 13; desidera la guarigione. Il ·m alato non conosce an·
Apoe. IX, 15) getta una dolce luce sul benefico in- cora Gesù , che p er ora non vuole esser e da lui
tervento di Dio nel m ondo materIale per mezzo conosciulo (Gv. V, 6). Cerlamente questa benevola
dei SS. Angeli. Sotto i portici, neHe gall~rie e nel: domanda del S alvatore toglie il malato dal s uo
le sale di questo ospizio vi era una moltitudme dI stato di scoraggiamento e risveglia in lui la fede
malati di ogni genere: zoppi, ciechi, paralitici che, e la ·f iducia, richiamando la sua attenzione su una
attendevano tutti il gorgogliare delle acque (Gv. V, sorgente di sanità che non è punto la piscina, ma
2, 3). Gesù s tesso, il quale sarà per lui sorgente di vita.
Durante i giorni lieti della fesla, il Salvatore Seconda: il Salvatore guarisce il p aralitico si-
vìsita questo lazzaretto, certamente p er consolare lenziosamente, senza strepito, con tre sole parole:

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padrone della vita e della morte, è anche il pa-
« Alzati, prendi il tuo lettuccio e calnmina}) (Gv. drone del sabato (Gv. V, 11; Mt. XII, 8). Gesù non
V, 8). Con queste parole Egli forse non voleva co· era obbligato alla legge del sabato, e i Giudei, d'al-
mandare al malato di _portare il suo letto a casa, tra parte, meritavano che in questo caso Egli non
.ma semplicemente di prenderlo e camminare. la osservasse punto, perché la violazione del pre-
Spesso vediamo dare lo stesso comando per atte~ cetto sabatico per loro era solo un pretesto per
stare il miracolo operato (Le. V, 34; Mc. V, 43 ; offendere il Salvatore. In questo senso il comando
Gv. II, 8). dato da Gesù diveniva una predizione; Egli an-
Terza : il Salvatore scompare subito in mezza nunziava la fine della religione giudaica (Schanz).
alla folla (Gv. V, 13). Queste circostanze dimostra- Ma i Giudei non vogliono sentir parlare eli mi-
no proprio che Egli non voleva provocare nessun a racolo: essi si preoccupano unicamente di sapere
ostilità, nè urtare inopportunamente la incredulità chi ha permesso al malato ·di portare via il suo
dei Giudei. letto in giorno di sabato. Ma il paralitico ignorava
il nome del suo liberato re (Gv. V, 13).
Terzo, il Salvatore si fa conoscere dal paralitico
III - Come viene conosciuto il miracolo
nel Tem'pio dove lo incontra; e questa ·manifesta-
Il miracolo si conosce e diventa pubblico, anzi- zione di GeStI è giustificata, sia dal modo con cui è
tutto perché, sia per la gran gioia, sia perch~ fatta, cioè silenziosamente e senza nulla che pro-
ha compreso così le parole del Salvatore, il parah- vochi l'attenzione, sia per lo scopo, che è di gua-
tico guarito prende il letto e lo porta via, forse a rire l'anima di quest'uomo e di preservarla in av-
traverso le stesse strade di Gerusalemme (Gv. V, 9). venire da una sventura più grande ancora (Gv.,
Intervengono poi i Farisei a dar noia al ma- V, 14).
lato; lo fermano e gli proibiscono di portare il suo Quarto, finalmente lo stesso malato annunzia ai
-letto in giorno di sabato (Gv. V, lO); ma senza le- Giudei chi è Colui che lo ha guarito; ma lo fa,
gittima ragione, poiché la Legge (Es. XX, 8 ss.) sembra, con buona intenzione, per rendere testi-
proibiva solo di trasportare fardelli con rumore e monianza al Salvatore e dimostrargli -la sua ricono~
per ritrame guadagno; e d'altra parte, se il Salva- scenza (Gv. V, 15), o semplicemente per rispondere
tore ha ordinato a 'quest'uomo di portare 11 suo a quanto gli è stato chiesto.
letto, non lo ha fatto che per confermare il mira- CosÌ tutto questo mistero offre un carattere di
colo; era quindi permesso di obbedire a questo particolare prudenza e riserbo; come del resto
comando, come lo era il lavorare a servizio del tutta la condotta del Salvatore in questa seconda
culto nel Tempio (Mt. XII, 8). Pasqua presenta, sotto questo aspetto, un con-
La rispos ta del paralitico avrebbe dovuto ba- trasto col suo atteggiamento durante la prima fe-
stare per insegnare ai Giudei che Colui il quale è
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sta di Pasqua. E' evidente che non vuole provoca-
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aggiunge una c ircostan za esteriore; il luogo della
re i suoi nemici. ·E tuttavia la guarigione del para- guarigione si chiama Betsaida ( = casa di miseri-
litico scandalizza i Giudei, li ricolma di collera . cordia ), e per la sua virtù miracolosa figura la
eccita il loro furore a tal punto, che lo persegui- Chiesa, perché solo la Chiesa possiede il rimedio
tano e lo cercano per farlo morire (Gv. V, 16, 18). della Penitenza, stabilito da Dio per guarire dal
Questo mi racolo diviene l'occasione della pri- peccato.
ma lotta manifesta con i Giudei, come si vedrà più Finalmente il camminare dopo la guarigione è
chiaramente in seguito {Gv. VII, 21). una figura esatta della venuta del Salvatore e del-
Oltre a questo magnifico esempio di modera- la sua opera. Lo stato miserabile in cui il mondo
zione pieno di tanta sapienza ed amabilità, oltre e l'umanità erano immersi, sono mirabilmente raf-
la prova di bontà tanto misericordiosa, abbiamo in figurati dal malato del lazzaretto di Betsaida e
questo mistero una bella figura del sacrament? particolarmente dal povero paralit ico. Nulla può
della Penitenza. In generale nel Vangelo la guan- aiutarlo, nè l'acqua ,m iracolosa, nè .}'angelo; egli
gione della paralisi è la figura di questo Sacrame~­ sarebbe morto accanto alla sorgente della vita.
to. Come per il paralitico di Cafarnao, la malattla Ma il Salvatore si avvicina a lu i nella sua mise-
è qui non solo l'immagine, ma l'effetto del pecca- ricordia e potenza e gli offre la sanità e di fatto
to (Le. V, 20; Gv. V, 14). lo guarisce; per virtit de l suo sacrificio, cbe si
La paralisi infatti nOn è una malattia che si compirà anch'esso durante la festa di Pasqua,
porta nascendo, ma è dovuta per lo più al parti- Egli fonda una vera casa di grazia e di misericor-
colare modo di vivere : alle privazioni o agli ec- dia (Betsaida ), tanto più magnifica, aperta a tutti
cessi. Così il sacramento della Penitenza non can- e semp re, come le profezie hanno già annunzia-
cella. come il Battesimo, il peccato originale, ma to (Zac. XII, J O; XIII, l) ; ed è ancora una festa di
i peccat i attuali. Qui egualmente, come per il pa- Pasqua che vedrà questa fondazione (Gv. XX, 23).
ralit ico di Cafarnao, ia malattia del corpo non è
senza relazione con quella dell'anima, e lo stesso
atto di misericordia divi na guarisce ins ieme e l'a-
nima e il corpo (Le. V, 24; Gv. V, 8).
Nell'uno e nell'altro caso, per attestare il mi-
racolo, è ordinato al ,m alato di portare via il s uo
letto e di camminare: tale è proprio l'effetto del
sacramento della Penitenza, che con la remissione
dei .peccati ci rende la vita e l'uso della vita con
la grazia santificante (Le. V, 25 ; Gv. V, 9). Qui si

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ril; UI'rc7.ìunc di cUlltl a lln~l . Da mc io nun posso I;H'c
nulla; io giutlh.:o s<.'Contlo che ascolto, c il mio giudi -
zio è giusto, perche non CC I'CO il mi\) vo lerc, ma il
volere d i colui che mi ha mandato.
Se io rendo testimonianza a me stesso, la mia
testimonianza non passa per veridica ; c 'è un allro
MEDITAZIONE 54 che attesta per m e cd io so che la testimonianza ,
che egli mi rende, è veridica, Voi avete mandato da
Giovanni cd egli ha rcl':O tc-s timonianza alla verità,
DISCORSO DI GES~ DURANTE Quanto a me davvero non mi prevalgo dcUa test imo-
nianza di un uomo. ma vi dico ques te cose per vo-
LA SECONDA PASQUA stra salvezza . Egli era la lampada, che arde e ri -
splende. c voi per brc \'c o ra a vete. voluto esulta re
De lla sua luce. lo però ho una tcs timon ia n7.a mag-
GIOVANNI V. 16-46. E perc iò i Giudici perseguit3vano Gesù, pcrcnc giore di quella di Giovanni; poiché le opere, che il
operava tali cose in giorno di sabato . Ma egli rispo- Padre mi ha da to da compiere, proprio le opere ch e
se loro: " II Padre mio opera ancora adesso cd io io faccio , attestano di mc che il Padre m i ha man-
pure opero li , Pcr questo quindi più che per l'innanzi da lo. Ed a nche il Pad re, che mi h a mandato, egli
i Giudei cel'ca\'ano di metterlo a morte; perché non pure mi ha reso testimonianza . Voi. nè avete ma i
solo violava il sabato, ma anche chiamava Dio s uo ascoltato la sua "ace , nè avete mai veduto il suo
padre, facendosi ugua le a Dio. Allora Gesù prese a volto, e non avete la sua parola d imorante in voi.
dire loro cos1: " In vorità, in \'crità vi dico, il perché non c redete li colui , che cgli ha mandato. Voi
Figlio da sè non può fare nulla. che non lo veda andate invcs lig;tndo le Scrittu re. pensnndo d'avere in
fare a l Padre, poiché ciò che fa il Padre lo fa pari- esse la vita eterna; o ra sono esse appunto chc ren-
mente il Figlio. Il Padre inveco ama il FigHo c gli dono a mc testimonianza; eppure voi non volete ve-
mostra tutto ciò che egli fa, c gl i mostrerà cose nire a me per averc la vita. l o non accetto glori"
ancora maggiori di queste, cosicché voi nc restiate dagli uomini, ma so che non avete in voi l'amore
meravigliati. Infatti come il Pa d re risveglia c ravvim di Dio. lo sono vcnu to in nome del Pndre mio. e "oi
i morti, cos1 pure il Figlio dà la vita a chi vuole . Il non mi rice\'etc; se un altro venisse in proprio no-
Padre inoltre non giudica nessuno, ma ha rimesso me, voi lo r icevereste . Ma come potreste credere
ogni giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio voi , che andate in cerca di gloria gli uni dagli altri.
come onorano il Padre. E chi noo onora il Figlio, c non eercate la gloria . che viene dal solo Dio? Non
neppure onora ii Pad re che lo ha mandato, In vcrità, crediate che io vi accusi al Padre mio: c 'è già chi
in verità vi dico: Chi ascolta le mie parole e c rede vi accusa: Mosè, in cui avete ripos to la vostra fidu-
a colui che mi ha mandato ha la vita eterna, c non cia , Se voi in fatli credeste a Mosè, crederes te a me,
incorrerà la condanna, ma passa dalla morte alta poiché egli di me ha scritto . Mn se non credete agli
vìta. In verità, in verità vi dico: Viene l'ora, ed i: scritti d i lui, com e crederete Dll e mie parole? ».
questa, che i morti ascolteranno la voce del Figliuo-
lo di Dio e coloro che l'avranno ascoltata vivranno.
Poiché come il Padre ha in sè la vita, cosl ha dato
al Fi glio di avere in se stesso la vita; a lui ha dato J • Mormorazioni d ei giudei· Accuse contro il
iI potere di giudicare, perché è Figliuolo di uomo. Salvatore
Non vi m eravigliate di ciò, poiché viene l 'ora, in
cui tutti quelli che stanno nei sepolcri sentiranno ! Giudei perseguitano il Salvatore per la guari·
la sua voce; e ne usciranno. chi ha operato il bene
a r is unc:done d i vita. e ch i ha operato il male a gione del paralitico (Gv. V, 16). In che consis te

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questa persecuzione? Si ·dice che essi già cerchino Salvatore dimostra con prove estrinseche ed in-
di farlo morire (Gv. V, 18). Certo è che comincia- trinseche.
no a discutere con Gesù nel Tempio e gli rimpro- Egli espone le prove intrin seche allorché dice
verano due cose: che ha violato il sabato perché che le sue opere Sono ~e ramente le opere del Pa~
ha ordinato al paralitico di portar via il suo letto, dre celeste, poi ché n Padre e Lui hamlo tutti e due
ovvero, in modo più generico, perché ha operato la stessa natura divina, la stessa vita, la stessa co-
ques to miracolo in sabato. Il Salvatore risponde noscenza e volontà, la stessa azione, con la sola di f~
ch e Egli non viola il riposo del sabato, più che non ferenza che il Padre possiede tutte le cose senza
lo violi Dio suo Padre (Gn. II, 2; -Es. XX, 9, lO; Gv. che gli siano comunicate da un'altra ,Persona, men-
V, 18), continuando ad operare (Gv. V, 17 ); i Giu tre il Figlio ne riceve la comunicazione dal Pa-
dei lo accusano allora di bestemmia (Lv. XXIV, 16) dre. Il Salvatore espone questo argomento sotto
perché Egli chiama Dio suo Padre e si fa così una forma ricca d'immagini (Gv. V, 19, 20, 30).
eguale a Dio (Gv. V, 18). Il Padre gli fa vedere tutto, il -P iglio vede tutto,
intende tutto, perché Egli è l'immagine del Pa-
dre, la espressione, il compendio di tutto ciò che
II - Risposta del Salvatore il Padre conosce e di tutte le opere del Padre. La
conoscenza e la volontà del Padre sono per il Fi-
A questa accusa Gesù oppone una duplice ri- glio non solo un tipo, un esemplare, ma H princi-
sposta : ,P rimo, Egli non ritratta ciò che ha affer- pio stesso della sua conoscenza, della sua volontà
mato, che le sue opere sono le opere di -suo Pa- e dei suoi atti, per comunicazione fattagli dal-
dI'e; mantiene anzi questa asserzione e la prova l'essenza divina dal Padre. Per Dio infatti vedere
per mezzo .della sua rassomiglianza con il Padre, e intendere è conoscere ; e conoscere è la essenza
cioè con la sua divinità. Tale è l'argomento. Ope- stessa, che si t rova nel Figlio con la stessa perfe-
rando così, .Egli non imita semplicemente suo Pa- zione di pot enza e libertà come nel Padre (Gv.
dre: le sue opere sono quelle stesse del Padre. Dio V, 21, 26). '
si è riposato il settimo giorno; ma quel riposo, che
Le prove estrinseche che mostrano in Lui il
è il principio e la figura del riposo sabatico, i
Figlio di Dio sono le testimonianze . Gesù non vuo-
Giudei ]0 interpretano ,male e condannano Dio e
le parlare per rendere testimonianza di sè (Gv. V,
gli uomini al ri,p oso assoluto. Non è cos1 per Dio;
31). Quanto alle al tre, la prima consiste nei mira-
anche dopo la creazione del mondo continua ad
coli, nelle opere veramente divine che ,E gli ha già
agire per conservarlo, con la sua azione nell'ordine
compiute (Gv. V, 36), nelle opere più grandi anco-
naturale come in quello soprannaturale. Ora se il
ra che farà in avvenire (Gv. V, 20), per esempio la
Padre agisce, anche il Piglio agisce in virtù della
resurrezione, sia che si tratti della morte spiri-
sua unità di natura con il Padre. Ecco quanto il

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tuale o di quella temporale (Gv. V, 21, 25), la re- Wl attacco aperto contro i Giudei che rivela tutta
surrezione generale al giudizio !inale (Gv. V, 25, la loro corruzione morale. Essi accusano Gesù di
28, 29), questo giudiziu s tesso (Gv. V, 22,27). trasgredire la Legge violando il sabato e bestem-
La seconda testimonianza è quella di Giovanni miando Dio; ed essi stessi banno abbandonato la
Battista, (Gv. V, 33) che senza essergli necessaria Legge, e la loro apostasia è la causa della loro
(Gv. V, 34) è tuttavia certissima (Gv. V, 35), ma è incredulità.
rimasta inutile perché i Giudei se ne sono burlati.
La terza testimonianza è quella del Padre (Gv.,
V, 37, 38) resa al Salvatore sia sulla riva del Gior- III - Conseguenza della seconda Pasqua
dano, sia nella S. Scrittura e da Mosè (Gv. V, 46,
Le conseguenze sono due: da parte del Salva-
47; Dt. XVIII, 18). Ma i Giudei non hanno compre-
tore questa festa di Pasqua segna un passo impor-
so questa testi'ffionianza, e per questo non han
tante nella rivelazione della sua Persona e della
compreso la voce di Dio nè veduto il suo aspetto, ·
sua missione.
così che la rivelazione per essi è tutta esteriore e
Nella prima Pasqua Gesù non aveva parlato
non nel loro interno.
della ,s ua divinità se non in termini ambigui e alla
Per questi motivi il Salvatore esige per sè la sfuggita, allorché Egli diceva che i Giudei face-
stessa gloria (Gv. V, 23) la stessa fede che si tribu- vano della casa di suo Padre un luogo di traffico
ta al Padre (Gv. V, 24, 38). A questa fede Egli pro- (Giov. II, 16). Qui invece parla apertamente della
mette magnifiche ricompense: la resurrezione e sua divinità e la prova dichiarando che tra Lui e
l'esenzione da condanna in giudizio (Gv. V, 24, il Padre vi è identità di essenza, di vita, di opere;
29); la incredulità invece sarà punita con le sven- Egli lo afferma per la potenza suprema che gli
ture temporali perché, invece di credere in Lui, appartiene nell'ol.ldine naturale e soprannaturale,
che è il Profeta annunziato e promesso (DI. XVIII, perché è Lui stesso la sorgente e la essenza della
15, 19), essi crederanno a falsi Messia (Gv. V, 43) e vita. Ciò è press'a poco quello che -dirà poi sotto
si lasceranno sviare da loro. Ecco perché la fede altra forma: «lo e il Padre siamo uno» (Gv. X, 30).
e la rivelazione saranno loro tolte (Gv. V, 38). Ec- In questo discorso Egli riassume, per dir così,
co perché al giudizio ]0 stesso Mosè sarà 11 loro tutte le profonde ricchezze della sua divinità, la
accusatore (Gv. V, 45, 46, 47). grandezza della sua potenza ed attività, la subli-
Gesù inclica la causa di questa incredulità; la me maestà di ,Dio come ci è dvelata nella S. Scrit-
loro cattiva volontà, la loro avversione per il Sal- tura. E parla cosÌ in pubblico, dinanzi al popolo in
vatore (-Gv. V, 40), la loro mancanza di amore per presenza dei suoi nemici.
Dio (Gv. V, 42) , finalmente l'ambizione e il rispetto In quanto alla sua missione che è di ricondurre
umano (Gv. V, 44). Il discorso di Gesù termina con la religione alla sua purezza integra, noi Lo tro-

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viamo qui intento a rimed ia re a un grande abuso:
la esagerazione per la osservanza del sabato, che
i Farisei, interpretando arbitrariamente questa isti-
tuzione e deformandola dal suo vero scopo, ave- MEDITAZIONE 55
vano spinto fino al ridicolo. Questa lotta riguardo
al sabato si prolungherà durante quasi tutta la vita LE SPIGHE COLTE IN GIORNO DI SABATO
pubblica del Salvatore, ma è cominciata durante
la seconda festa di Pasqua. LUCA VI, 1-5. Accadde un sabato (il secondo primo.1 che Gesù at·
Da ,p arte dei ,G iudei constatiamo un progresso traversava dei campi seminati, c i discepoli svelle-
importante delle loro ostilità contro il Salvatore. vano ddl e spighe, c, sgranando.le con le mani,
ne mangiavano. Al che certi Farisei osservarono:
Alla prima Pasqua, nonos tante la profonda impres · « Perché fate ciò che non è lecito fare di sabato? " .
sione causata dall'atto autoritario di Gesù ch e Ma Gesù prese a dir loro così: " Non avcte mai letto
ciò che fece David, quando lui ebbe fame e i suoi
scaccia i venditori daì Tempio, nonostante la loro
compagni? come entrò nella casa di Dio, c presi i
irritazione, i Giudei non prendono contro di Lui pani di propos izione , ne mangiò e ne diede a quelJì
alcuna misura; qui lo perseguitano apertamente ch ..... ra no con lui : ment re non è lecito mangiarne .
12 di sse loro: " 11 Figlio dell 'uomo è signore nnche
e formano già il progetto di liberarsi di Lui con del sabato • .
la violenza. MARCO Il ,23-28. Avvenne poi chc Gesù, di sabato. passasse per i
Ma una cosa più importante ancora si rivela scminati ; e i suoi discepoli , cammin facendo, comin-
ciarono a svcllel'c delle spighe. E i Farisei gli dice-
qui ; questa discussione per j) sabato r ivela i pen- vano: " Vedi , perché di sabato fanno essi cosa elle
sieri segreti dei Giudei e nlette in luce la ferita non è lecita? •• Rispose loro : «Non leggeste mai che
profonda che li fa soffrire, cioè la loro indifferenza !::ce David. auando si t rovò in necessità ed ebbe (a-
me, lui e i suoi compagni ? Come entrò nella casa di
p er la divina rivelazione, la inettitudine di com- Dio, sotto Il .sommo sacerdote Abiatar, mangiò i pani
prenderla, la r ibellione contro la Scrittura e Mosè di proposizione, che i soli sacerdoti possono mangia·
re , c n e! diede [u1che a quelli che erano con lui?.
di cui ·misconoscono il senso, il loro triste errore E soggiunse: * 11 sabato è fatto per l'uomo, e non
che consiste nel giurare sempre per ·Mosè mentre l'uomo per il sabato; pereiò il Figlio dell'uomo ;:
in pratica lo rinnegano. Essi non hanno più lo signore anche del sabato » .
M.n"f . XII , 1-8 . In quel tempo Gesù , un sabaLO, passava per i se-
spirito dell'Antico Testamento; non sono più dei minati, c i suoi discepoli, sentendosi fame, comino
veri Israeliti, n011 possono quindi divenire i Di- ciarono a cogliere delle spighe c a mangiarne. Ciu
scepoli di ·GesÙ Cristo, poiché lo scopo di Mosè vedendo, i Farisei, gli dissero: * Vedi, i tuoi disce-
poli tanno ciò, che non è lecito fare di sabato "".
e della Legge è di condurre a Gesù Cristo. Replicò ad essi Gesù: " E non avete letto che cosa
Tale è la situazione dopo il primo ann~ 'li Apo- fl!cc Davide quando egli e quelli che erano con lu i
ebbero fame? Com 'egli entrò nella casa di Dio c
stolato del Salvatore: essa è grave. lIlangiò i pani d i propos izione , dci quali non l011l
leci to c iba rsi n ~ li lui. nè ai suoi compagni, ma .ai

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Ml'lìEO XII, 1·8. suli sw•.:el"dot l: O n O!1 aVl.!tc [etto nd la Legge che IlI.:i
-.
pure lo s tretto necessario : la strada è difficile,
giorni di sabato i satcruoli, che son n el tempio, vio-
lano il sahato . SCIU'.l\ e ssere colpe voli ? Ora io vi dico : polverosa, il sole è ardente; nè alberi nè t ende, n è
Vi ha qui qualcbe COsa più grande dci tempio . Che sorgenti: soJo campi in cui ondeggiano messi che
se <1\"eStl' l·a p i to che (""u~ a s ign ifi ch i : L I L lI/ i se /" icv /"rli,1
vogliu e l lUII il sacritrzio , forSe non avreste condan-
loro non appartengono !
naCo coloro, c he non sonu colpcvoli . P oich é paùrone Ecco il campo, vedete il Signore del cielo e
ùcl sabato è il Figlio lIell 'uom o " . della terra che viaggia con i suoi discepoli! Che
semplicità, ch e povertà, che disagi! Eppure gli
Apostoli sono contenti; essi non vogliono stare
I - I Discepoli colgono alcune spighe in giorno meglio del loro Signore e Maestro. Bell'esempio di
di sabato fr ugalità e di gioia aposto lica!
Dopo la festa di Pasqua, il Salvatore era ritor-
nato in Galilea. Un giorno di sabato (Mt. XII, l ; II - I farisei rimproverano il Salvatore
Mc. II, 23; Le. VI, I), il primo sabato del secondo
mese, o il primo sabato dopo il secondo giorno di Il m odo innocente con cui gli Apostati calma·
Pasqua, che era quello prima de lla Pentecoste e no la loro fame, attira a l Salvatore i rimproveri
per conseguenza, in ogni modo, dopo il secondo dei Farisei (Mt. XII, 2; Mc. Il, 24; Lc. VI, 2).
giorno della Pasqua, in cui si offrivano le primizie La condotta' dei Farisei è odiosa sotto diversi
delle m essi, (Lv. XXIII, 9 ss.), allorché la messe aspetti. Primo: dapp ert utto essi s'insinuano presso
era matura, il Salvatore accom.p agnato dai s uoi cli- il Salvatore e non lasciano di spiarlo, senza ave r-
scepoli passava lungo i campi di grano; essi non ne il diritto e con intenzione di nuocergli. Forse
avevano nulla da mangiare e avevano fame (ML, essi r icevono da Gerusalemme direttive al r i-
XII, l). guardo.
I discepoli colgono dunque delle sp ighe, le stro- Secondo, come gli Evangelisti fanno notare
picciano fra le ·m ani e calmano così la loro fame . (Mt. XII, 2 ; Mc. II, 24; Le. VI, 2), essi imputano
Si mostra ancora oggi quel campo d i grano, n o n al Salvatore una azione illecita, lo acc usano non di
lungi da Cana, sulla strada di Tiberiade. danneggiare il prossimo, poiché era permesso co·
Che fa il Salvatore davanti a questo atto de i gliere qual ch e spiga (Dt. XXIII, 25), ma di violare
discepoli? Pare che -Egli non par tecipi al loro p a- il sabato cogliendo le spighe e sgranandole. E ssi
sto; ma, pieno di dolcezza, condiscendenza e b on· interpretano arbitrariamente la Legge. la snatu-
tà, li lasci fare. rana; pe r loro cogliere q ualche spiga è mietere,
Consideriamo qui la grande povertà del Signo re sgranarla con le 'm a ni è già cuocerla. La Legge
e dei suoi discepoli, la semplicità, l 'oblio di se proibisce solo i lavo ri servili e Don necessari (Es.
stessi. Essi nulla ricevono e nulla possiedono, nep- XXXV, 2, 3; Lv. XXIII, 3). E' dunque da .parte loro

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- _.
una accusa ingiusta e un giudizio temerario: essi
~crizioni sabatiche; tanto più in questo caso, in
si lamentano che gli Apostoli abbiano deliberata-
cui gli Apostoli, viaggiando col Salvatore e impie-
mente violato il sabato (Mt. II. 7). Danno poi pro-
gandosi al suo servizio, esercitano un ministero
va di una insensibilità e durezza ributtante: non
molto superiore a quello del Tempio «poiché vi
guardano alla necessità in cui si trova il prossimo.
è qualcuno qui più grande del Tempio" (MI. XII,
6), e questo qualcuno è Gesù· Cristo stesso, l'Uo-
III - Il Salvatore difende i suoi Discepoli mo~Dio.
Il Salvatore difende i suoi discepoli, lnostran~ Secondo: il Salvatore prova che la condotta de-
do che essi non hanno per nulla profanato la san- gli Apostoli non è una infrazione alla Legge del
tità del sabato e respingendo l'accusa dei Farisei sabato > invocando la sua potenza e la sua autori-
come contraria alla carità. Che il fatto di cogliere tà. Egli ha veduto ciò che facevano gli Apostoli,
e di stropicci,a re delle ,s pighe non sia una viola~ ha permesso loro di farlo; per conseguenza non
zione del precetto del sabato, il Salvatore lo pro- è più una violazione del sabato perché « il Figlio
va, prima con lo scopo stesso del precetto che è dell'uomo è padrone anche del sabato" (Mt. XII,
diretto al bene e vantaggio degli uomini: il sabato 8; Mc. II, 28; Lc. VI, 5). Con ciò Gesù dichiara
~ fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato. La che non solo Egli è più santo del tempio dell'An-
legge del sabato non deve essere la rovina del- tico Testamento, ,m a ancora che Egli è il padrone
l"uomo nè per il corpo, né per l'anima, chè allora sovrano delle sue leggi e delle sue istituzioni ed
cessa di obbligare (Mc. II, 27). ha quindi il potere di dispensare da esse e modifi~
Gesù lo conferma con due esempi: primo l'e- carIe a suo piacere.
sempio di Davide (I Re XXI, 1) a cui per necessità Gesù respinge anche l'accusa dei Farisei p er-
il sacerdote Abimelec o Abiatar, ha dato il permes- ché è contraria allo spirito della Legge, cioè con-
sO di mangtare i pani della proposizione, cosa traria alla carità e alla misericordia (Mt. XII, 7).
ben più contraria alla Legge (Lv. XXIV, 5), perché Il loro lamento era ispirato dall'invidia e dal de-
solo i sacerdoti potevano mangiarli nel luogo san~ siderio di critica, era fatto in circostanze le quali
to, e tuttavia per necessità il Gran Sacerdote ha denotavano la insensibilità e durezza del loro cuo-
giudicato che il precetto cessasse di obbligare (Mc. re. Così il Salvatore ripete Joro il rim'p rovero e il
II, 26). Poi l'esempio degli stessi sacerdoti che in consiglio del Profeta Dsea (MI. IX, I3).
giorno di sabato non tralasciano di adempiere i
Lo si vede: la controversia relativa al sabato
ministeri più faticosi del Tempio (Nm. XXVIII, 9),
che è stata l'oggetto del precedente mistero, se-
senza violare con ciò il precetto del sabato (Mt.,
guita ancora. I Farisei sembra abbiano dato ordi ~
XII, 5); è quindi permesso nell'interesse degli uo-
ne ,di seguire i passi del Redentore 'e di osservarlo
mini e per iI servizio di Dio, dispensarsi dalle pre-
su questo punto.
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_.
Questo mistero racchiude perciò una impor-
tante rivelazione della natura e spirito della Legge
divina, particolarmente della legge positiva. Nono-
stante la sua precisione e il !:iUO rigore, la Legge
è larga e tiene conto delle diverse necessità del-
l'uomo per adattarvisi. Il suo scopo, come il Sal-
vatore lo dichiara espressamente e con prove evi- MEDlTAZIONE 56
denti, è la carità, cioè il bene del prossimo sotto
ogni aspetto. Nei disegni di Dio, e tra le sue mani,
la Legge diventa così un grande beneficio e non
GUARIGIONE DELLA MANO INARIDITA
un giogo o un impaccio.
Questi principi Gesù li ha traslnessi alla sua Luc .' VI. 6-11. Un altro sabato poi entrò egli ndla sinagoga) c
Chiesa. Noi vediamo invece quello che diventa la insegnava: c'era là un uomo con la mano dcstn.
Legge quando la passione dell'uomo se ne impa- disseccata. Ora gli Scribi e i Farisei lo stavano os-
servando per vedere se lo avesse guarito di sahato c
dronisce per foggiarla a suo capriccio. trovare così da accusarlo . Ma egli, ehe conOSCCVll i
. Inoltre il Salvatore si luostra qui nel suo ll1a- loro pensieri, disse all 'uomo dalla mano disseccata:
gnifico carattere di Signore e di Legislatore, con " Alzati e sta su, qui in mezzo >'. Si levò qu.egli c se
ne stava ritto. Allora disse loro Gesù; « Vi doman-
quello sguardo profondo che gli permette di ap- do: E' lecito di sabato, far del benc o far dc! male ,
prezzare le diverse circostanze di tempo e di per- salvare la vita o toglierIa?». E volgendo lo sguardu
intomo su tutti coloro, disse a colui : "Stendi la
sona con un Cuore cosÌ buono e nobile, con la sua mano! ", Lo fece egli, e la mano ritornò sana, Onde
autorità divina. essi furono ripieni di maltalento e tra loro COfl)-
Sotto questo aspetto, soprattutto, questo nllste- plottavano che cosa dovessero fare a GCSLI.
'ro è un passo importante nella rivelazione della
MARCO III. 1-6. Entrò egli di nuo\'o nella sinagoga: c'era là un uomo
natura dell'Uomo-Dio . Egli non indietreggia dinan- con una mano disseccata, E (i Fadsci) lo tenevano
zi alla discussione dei suoi avversari, si dichiara d'occhio, per vedere se lo avrebbe guarito di suh,l-
to, per poterlo accusate. Disse egli all'uolTlo dall<.\
con trario ad essi e tronca la questione allegando mano disseccata: "Alzati, vieni in mc:zzo ~, E <lJ es-
la sua autorità sovrana sul Tempio, sulla Legge, si chiese: "E' lecito in sabato far JeI bene piuttostu
su tutto l'Antico Testamento. Lui stesso è più che far male, salvare la vita ad uno piuttosto che
lasciarlo peri re? " , Ma quelli tacevano, AJlonl, \'olsc
del Tempio; Egli è il Signore del Tempio, il Legi- intorno il suo sguardo severo sopra Ji loro, c insie-
slatore e II Dio del Testamento Antico. Non aveva me rattristato per l'induramcnto del loro cuore, c
mai parlato tanto chiaramente su questo argo- disse all'uomo: "Distendi la maflO", La slcse q~lC­
gli, e la mano ritornò sana, Ma i Farisei, uscii I fuu-
mento. ri, tosto tennero consiglio con gl i Erodiani eontro
di lui per farlo morire,

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_.
!"'I \Trt:.o XIl , 9·21. E p al'lll O di là , ~'lU rò nella luro sitlngoga . Ed I!CCO
un uomo, che aveva una mano disseccala; onde ess i
anche in questo, che, avendo il Salvatore letto nei
lo interrogarono: • E ' lecito guarire qualcuno di sa- loro pensieri e nei loro cuori e fatto venire il ~a·
bato? " a fi ne di poi crIo accusare. Ed egli rispose lato in mezzo a loro, essi lo interpellano per chle-
loro: " E chi i..: Il<l \'oi. che , <I\'endo u na sola pecora,
se mni di ~hat<, cada in un fosso . non l'a lTe l'l'll c deruli se è permesso guarire in giorno di sab ato.
non la lrae fuori ? Ora , un I.Klmo quanto è da pii! I F~risei agiscono così in pubblico, nella sinago-
di una pecora! Dunque i: lecilo far del bene anche ga, in p resenza del popolo per provocare l'atten-
lIi sabato Il . Allora d isse all 'uomo: '" Distendi In ma-
no Il, E quegli la distese e dh'ennc sana come l'a.l· zione del Salvatore, affinché Egli non possa avere
Ira . Ma i Farise i usciti fu ori presero cooll'o di lu i il pretesto della mancata riflessione. Il piano dei
la de liberazione d i farlo mori re.
Gesù, avendolo saputo, si ritrasse via eli J~, c
Farisei è pieno di astutia, p erché il loro scopo è
molti lo seguirono ; cd egli tutti li guruì, intima ndo di poter accusare Gesù (Mt. XlI. IO; ,Lc. VI, 7), ed
luro d i non reoderlo palese; affinché s i adempisse anche, come il seguito lo prova, avere contro dl
ciò che era stato detto dal profeta Isaìa;
Ecco iI mia servo , clIC io 110 scelto, Lui un'accusa essenziale (Mt. xn, 14).
if mio diletto, ;11 cui tanima m;n si cOli/piace. Finalmente la loro condotta è sleale, perché.
Porrò su di lu; il mio spi rito,
I;!d egfl' (jl11lwlZicrà il diritto allI;! Iw zio l/I .
avendo il Salvatore a sua volta domandato se è
NOlI cOtlteplderà , Ilon griderà. permesso guarire in giorno d i sabato. di fa~e del
e /l essI/no sentirtl la sila voce per le piazze . bene o del male, essi si ostinano a non nspon-
NOli speuerà la camla infnl11'a ;
Ilon estinguerà il ("cigllolo ancora IIIlII iRI/IIIC :
dere e si riDchiudono nel silenzio (Mc . III. 4).
lìoo a che PiOn abbia lalto triotl/are il diritto .
E nel nome: di lui le: Ilazion j m ettl!l''Wlllo la l oro
speranza .
II Come il Salvatore sventa il piano con
vergogna d ei farisei e guarisce il malato
I . Congiura dei farisei
Alla domanda dei Farisei, il Salvatore rispon·
Un altro giorno di sabato. il Salvatore entra de chiedendo da -p arte sua, se è permesso a un
nella sinagoga ed insegna (Lc. VI, 6j. Vi è là un uomo in giorno di sabato, estrarre dalla fossa la
uomo dalla mano inar idita. Subito i Farisei tra- sua p ecora che vi è caduta (M!. XII. 11). com~ l?
mano una nuova congiura piena di astuzia, di permettono gli stessi casisti della scuola fansa~.
malizia e di slealtà. ca' inoltre se è m eglio in giorno di sabato fare Il
La malizia consiste in questo, che essi stan no be~e o fare il male, vale a -dire salvare la vita o
in agguato (Mc. III. 2; Lc. VI, 7) per vedere se perderla, o almeno lasciarla perdere (Mc. III , 4;
Gesù guarirà quell'uomo: fo rse anche essi stess i Lc. VI , 9).
hanno spinto il Jualato innanzi, convinti che iI I Farisei non vogliono r ispondere, e per questo
Salvatore avrebbe pietà di lui. L'astuzia consiste rifiut o essi provano che una pecora e l'utile che

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si può ritrarne stanno loro più a cuore della sal-
- --
del sabato e vogliono trovarvi una occasione di
vezza di un uomo, ed è meglio in giorno di sabato p erdere II Salvatore. P er loro, guari r~ un Inalato
lasciar soffrire un uomo in uno stato che lo ren- con una semplice paro la è violare Il sabato; e
de inutile, che salvarlo guarendolo. Sempre e in per la pr ima vol ta, s i un iscono agli odiosi Ero-
ogni luogo è lo spirito farisaico: nè amore, nè diani con tr o Ges ù.
compassione, ma egoisnlo. In Gesù amnliriamo qui innanzitulto la perspi-
Giustamente il Salvatore U guarda s degnato c cacia del suo spirito ; come il paragone della p~­
nel tempo stesso con tristezza p er il loro acceca- cora è sorprendente! Egli lo trae dalla st essa caSl-
m ento (Mt. III, 5; Le. VI , IO), e ordina al malato stica dei suoi nemici . Come esso p rova, a vergo-
di stendere la sua m an o, e subito la mano è guari- gna dei Farisei, che essi h anno più compass~on e
ta e diven ta come l'altra (Mt. XII, 13). per un animale che per un uomo! ~ome EglI sa, '
a loro confusione, ritarcere contro d1 loro la que-
stione che essi g1i hanno pr oposta: « E' permesso
III - Effetti del miracolo guarire in giorno di sabato? » chiedendo. loro se~­
plicemente se è meglio fare il bene o ]1 .m ale .1?
La risposta vittoriosa di GeSt1, la unlilia nte quel giorno, salvare la vita o perderla. E infatti ~
sconfitta dei suoi n emici. in presenza di tutto il un male il non aiutare un uomo quando SI pua
popolo. e questo splendido miracolo, eccitano n e i e nulla lo vieta, come n ella circostanza di cui si
Farisei un furore insensato (Le . VI, 11); essi se
tratta.
ne vanno e corrono in cerca deg.li Erodiani e ten- Ma Gesù r ivela più magnificamente ancora la
gono con essi consiglio sul da farsi (Le. VI, 11) nobiltà del suo Cuore, la sua moderazione, il suo
per perdere GeSl! (Mc. III, 6; Mt. XII, 14). Così amore p er la pace e la sua dolcezza riguardo ai
per odio al Salvatore s i legano con i loro propri s uoi nemici. Questa per secu zione continua da par-
nemici, i nemici della loro nazione I te dei Fa risei, la loro pe rsistenza a spiarlo, la
In quanto a Gesù , conseguenza del furore dei pe rfidia e slealtà erano taE, da far ribellare un
suoi avversari è di farl o allontana re di là per dav- cuore; e tuttavia jl Sal va tore nella sua stessa
vicinarlo al mar di Tiberiade (Mc. III, 7; Mt. II , indignazi one, non dim enti ca la sua m isericordia ;
15). La folla si precipita al suo seguito, gli condu- sempre si degna di ri sponde re, di istruire, .e se
cono malati ed ossessi: Egli li guarisce e proibi- E gli qui fa un miracolo, non è punto ~er e~c1~~re
sce ai dem o ni di rivelarlo (Mc. III, 12 ), per riguar- i suoi n em ici; anzi evita di p rovocarll e Sl ntlra
do ai suoi nemici che non vuol e ecci tare di più. per risparmiare loro la vis ta dei mir~ co~ i che sta
Da parte dei Fari sei è sempre lo stesso spirito per cOlnpiere e proibi sce a i demom dI parlare.
di ostilità. Essi si riferiscono ora alla questione Perciò S. Matteo con ragione aggiunge un tratto

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-. •

improntato al r it ra ttu che il Profeta I saia fa de l


Messia (MI. XII, 18, 21).
Dopo ave r richiamato gli attributi del Messia,
la sua missione divina, i doni cbe Egli riceverà dal-
lo Spirito Santo, la sua vocazione, che è di annun- MEDITAZIONE 57
ziare la Legge di ,Dio, il Profeta descrive partico-
larme nte il m odo con cui il Messia adempirà la ELEZIONE DEGLI APOSTOLI
sua missione, cioè con la più grande moderazione,
con calma e dolcezza s traolìdinarie nelle p a rol e e
LUCA VI , 12-16. In quel tempo egli se ne andò sul monte a far :>ra-
nelle opere, « Egli nOn griderà, non sarà accet- zione e passO tutta la notte a pregnre Dio . E quando
tator di persone, non farà sentire la sua voce sul- si fece giorno, chiamò i suoi discepoli, e ne scelse
le piazze; non s pezzerà la canna fessa, non smor- dodici, che chiamò Apostoli: Simone, cui diede anche
nome Piet ro, e suo fra lello Andrea , Giacomo e Gio-
zerà il lucignolo fumiga nte, farà giustizia secondo vanni. Filippo e Bartolomeo, Matteo c Tommaso, Gia-
la veri tà . Senza essere nè triste nè tu rbolento, como, figlio d 'AUeo, c Simonc, detto lo Zelante, Giu-
da, fra teno di Giacomo, c Giuda l scariote , che fu
giungerà a s tabilire sulla terra la giustizia» (Is.
traditore.
XLII, 1-4 ). MARCO III B-19_ Poi salito sopra un monle, chiamò a sè quelli, che
Questo fa il Salvatore, non solo per i m ala ti del , egli volle ed essi andaron a lui. E ne stabili dodici :
Simone, al quale mIse nome Pielro; poi Giacomo di
corpo o per i peccatori pentiti, ma ancbe per i Zebedeo e Giovanni, fcateno di Giacomo, a i quali
suoi n emici; Egli non discute violentemente con pose nome Boanerges , cioè figli del tuono; e Andrea ,
loro, non li schiaccia punto, ma nella sua longan i- Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d i
Alfeo , Taddeo, Simone lo Zelante , c Giuda I scario-
mità si ritira, e con la moderazione di tutta la s ua te, che poi lo tradi.
condotta previene la severità del giudizio ch e li :\lITrLO X, 1-4. E chiamoli <t si: i suoi dodici discepoli. diede loro
potere di cacciare gli spiriti immondi e di guar ire
attende.
ogni malattia ed ogni infermità .
Ecco i nomi del dodici Apos toli: primo Simone .
detto Pietro, e suo fratello Andrea; Giacomo, figlio
di Zebedeo, c Giovanni suo frateUo ; Filippo e Barto-
lomeo; Tommaso c Mattco, il pubblicano; Giacomo,
figlio di Alfeo, c Taddeo ; Simonc il Cananeo, e Giu·
da l'rscariotc. quegli che lo Ira d\.

I - Preparazione all'elezione
Il S alvatore si trovava nelle vicinanze di Cafar-
nao, non lu ngi da l ma re d i T ibcriade (Mc. III, 7 ;

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Le. VII, 1). Egli era circondato dai suoi discepoli
--
e dalla folla. Una sera s i allontana, si ritira su una a condividere la sua potenza e la sua autorità, per-
montagna e vj trascorre una notte in preghiera. ché li unisce tra loro e con il Cielo per formare
Questa è la preparazio ne prossima alla elezione una grande famiglia: iI Regno di Dio.
degli Apostoli. Tale è il motivo della gioia di Gesù. Egli rin·
Primo, questa preghiera, come quella del Sal- grazia il Padre celeste per la gloria grande che
vatore nel deserto, è una preghiera straordinaria, darà alla sua opera, per tutti i b enefici che gli
perché qu i, come là, GeS ti si p ro pone qualche cosa uomini ne ricaveranno . Egli è uomo come noi e
di straordinario. riguarda come reso a sè ogni onore reso a noi.
Secondo, è una preghiera tempestiva per ren. Inoltre nella sua preghiera, il Salvatore chiede COD-
dere gloria a Dio e cominciare tutto da Lui ed è siglio a l Padre celeste per la scelta degli Apostoli '
una preghiera ardente di zelo e fervente; ;, pro- e dei loro successori. E' il Padre che li h a scelti e
prio la p reghiera dell'Uomo-Dio. glieli h a dati (Gv. XVII, 6, lI , 24 ; XVII, 9); e dal-
E quale è l'oggetto di questa preghiera ? Certa- la mano del Padre suo Gesù li riceve.
mente Gesù medita e considera la importanza di Finalmente in questa pregh iera il Salvatore pre-
ciò che farà il matt ino seguente: la elezione degli ga e supplica per ottenere tutte le grazie di san-
Apostoli. Si tratta nien temeno che di gettare le tità, gli aiuti efficaci e necessari alla gerarchia del-
fondamenta del suo Regno e della sua Chiesa, e la Chiesa (Gv. XVII, 9, 19). In quella preghiera tut-
di stabilirne la Gerarchia. Gli elementi fino allora to è deciso e stabilito. Questa notte trascorsa in
sparsi, che Egli h a p reparato per il suo apostola- preghiera è quindi, in tutta la estensione del ter-
to, devono essere riuniti ed ordinati: tra i dis ce- mine, una preparazione alla elezione deg1i Apostol i.
poli che lo hanno seguito fino allora bisogna sce-
gliere quelli che saranno, per dir così, ,l a base del- II - Elezione degli Apostoli
l'edificio; in una parola b isogna tracciare il piano
della Chiesa. Dopo aver pregato tutta la notte, venuto il
Gesù si ra llegra a l pensiero della grande opera mattino, Gesù procede alla elezione degli Apostoli.
in cui si rivela il piano magnifico della bontà e Perch é sceglie Egli proprio questi dodici? La
sapi enza divina. Dio vuole che alcuni uomini siano ragione decisiva di tale scel ta non è il bisogno di
i suoi rappresentanti sulla terra. Questo Regno de- alcun aiuto esteriore . Dal punto di vista naturale ,
s tina to agIi uomini e· costituito da essi, dipen derà gli Apostoli non possono servirgli in nulla per lo
anche da loro per la sua conservazione, i1 suo pro- scopo a cui li chiama. La maggior parte di loro
gresso, la sua difesa. Ecco perché il Salvatore con- appartengono al,la classe operaia; solo qualcun o
ferisce un tale onore agli uomini , perché li chiama tra loro è un po' istruito. L'opera di Dio non deve
appoggiarsi affatto su mezzi umani (I Cor. I , 17,
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93
- _.
8 17). Finalmente li chiama a condividere le vicis-
18, 27, 28). L'unico motivo a cui SI Ispira Gesù è situdini della sua stessa vita , li chiama alle fatI-
il beneplacito di Dio, come lo fa notare il Van- che apostoliche, alla potestà di operare mlraco.ll ,
gelo: « Chiamò a sè quelli che Egli stesso volle» al1e persecuzioni. ad una morte cru~nta; h chIa-
(Mc. III, 13). E' ques to il mistero dell'amore e del ma a cond ividere la sua stessa glona (Le. XXII,
beneplacito di Dio (Gv. XV, 16). 29; Gv. XV, 20; XVII, 14; -Le. XXI, 12). Certo D~?
A che cosa chiama Gesù gli Apostoli? Innanzi non può dare all'uomo nulla di. più grande e plU
tutto alla più grande felicità, alla sorte di vivere Hlorioso della vocazione apos tohca.
vita comune con · Lui. Oramai accanto a Lui essi l:> Come il Salvatore procede alla consacrazion~
saranno i testimoni della sua vita, delle sue virtù, degli Apostoli? Venuto il mattino (Le. VI, 13), Gesu
dei suoi insegnamenti e dei suoi miracoli; saran· chiama a sè i discepoli (Le. VI, 13; Mc. III, 13 ,
no, per così dire, la sua famiglia; vivranno sem· Mt. X, l) e ne sceglie dodici tra loro (Le. VI, ,13).
pre con Lui (Mc. III, 14 ; Gv. XV, 15). Per b im due -Che scena sublime! Che magmfico qua dro . Lo
volte li chiama, per questo, beati (Mt. XIII, 16; splendido mattino, le ,?ontagne ~ le rive del !ago,
Le. X, 23). laggiù la folla impazIente dI nvedere Gesu: 11
Secondo, li chiama al più grande onore; essi Salvatore n ella sua maestà, compreso di gIOIa e
saranno i suoi inviati, i suoi « Apostoli» (Le. VI, di tenerezza santa, dinanzi a Lui la calca del disc~.
13), i suoi messi, i suoi ra ppresentanti presso gli oli nell'attesa di quanto sta p er accadere. Gesu
uomini. ~hiama col loro nome i dodici e li conferma SUOI
Terzo, li chiama alla più grande potestà (Mc., Apostoli (Le. VI, 13). .
III, 14, 15; Mt. X, 1, 5); li ch iama a condividere il Chi non pensa alla ordinazione s olenne ID una
s uo s tesso potere (Gv. XVII, 18 ; XX, 21; Mt. XVI , delle nostre Cattedrali ? Le caratteristiche no~ ~o­
19; II Cor. V, 20). Li sceglie per associarli alle sue no forse le stesse? La folla attenta e arante, l glO~
funzioni di dottore, di sacerdote e di pastore, per vani chierici coll'anima piena eli desi deri~ e. ~l
fonda re (M!. VI, 18) e governare la sua Chiesa santa impazienza; il Vescovo circondato dm mml~
(MI. XVIII, 17), per sedere a giudicare con Lui stri rivestito degli ornamenti festivi, chiama gli
nel giorno del giudizio (Mt. XIX, 28 ). Come i dodici O rdinandi a uno a uno per nome , impone loro le
Patriarchi dell'Antico Testamento, i dodici Apo- mani e li consacra! Spettacolo sempre magm'fi c~.I
stoli saranno nel Nuovo Testamento i depositari Tuttavia, giammai alcuna ordinazione ha eguaglla~
della rivelazione e della grazia. to in sub lim ità ql1est~ scena della elezione degll
Quarto, il Salvatore chiama gli Apostoli alla Apostoli!
più sublime santità, ad una santità ehe assomigli
alla sua perché essi rappresentano il Salvatore e
devono rappresentarlo degnamente (Gv. XVII , 6,
95
94
- _.
III . Obbedienza e fedeltà degli Apostoli modo con cui l'hanno adempiuta. Quasi tutti, dopo
dure fatiche e grandi dolori, hanno coronato l'apo-
Gli Apostoli « andarono a Lui » (Mc. III, 13 ). stolato con la gloria del martirio.
Possiamo immaginare con quale sentin1ento di
gio ia, di riconoscenza, di affetto e di amore essi L'elezione degli Apostoli è un mistero dei più
si presentano al Salvatore; come sono accolti da importanti, perché è la fondazione della Chiesa:
Lui. ,la istituzione della gerarchia, l'inizio del regno di
Il primo che si presenta è Simone, il fedele, il Dio e di Gesù Cristo, j1 principio della riprovazione
generoso, l'affezionato Simone. Gesù lo guarda af· della Sinagoga. Si noti ch e Gesù Cristo non fa del·
fabilmente e gli dà il nome di Pietro p er dimo· la sua Chiesa e del suo governo un o sviluppo della
strare il s uo primato sugli Altri Apostoli (Gn., chiesa dell'Antico Tes tamento, una semplice tra-
XLIX, 8). Poi, fra i primi è Giovanni, il Discepolo sformazione della Sinagoga. Egli crea di nuovo,
vergine , tutto tenerezza e amore. Con quale gioia oppone Tempio a Tempio, Chiesa a Chiesa, Ger~r.
il Salvatore dovette riposare i suoi sguardi su di chia a Gerarchia. La ragione è evidente: l'antIca
lui! (Dt. XXXIII, 12). Gli altri Apostoli si avvicioa· Legge non può essere trasformata e l'antica econo-
no per turno; ciascuno riceve una benedizione mia non adattandosi alla nuova, è rigettata.
particolare, come già i figli di Giacobbe e le tribù Le conclusioni che ci si impongono sono: pri-
di Israele, e Gesù si rallegra p ensando a quello ma, la riconoscenza, una grande riconoscenza per
che ognuno di loro sarà per lui. la fondazione della Chiesa, la vocazione degli Apo·
A quanto pare, oltre il primato, attribuito a stoli la istituzione della Gerarchia ecclesiastica a
Pietro, vi era tra gli altri Apostoli, una certa di- cui ~ella sua bontà e condiscendenza il Salvatore
pendenza e una specie di ripartizione in diversi chiama, non solo gli Apostoli , ma anche tanti uo-
gruppi. Fra loro troviamo anche due o tre cugini mini poveri e deboli come siamo noi. Nulla di più
del Signore : Giacomo H Minore, il futuro vescovo grande, più degno di rispett o, più benefico nel
di Gerusalemme, Giuda Taddeo, e probabilmente , mondo di qu esta gerarchia della Chiesa.
Simone il Cananeo. Soltanto Giuda, il traditore, Seconda, la fiducia , p erché nella elezione degli
pare fosse originado della Giudea, gli altri erano Apostoli e nel modo con cui, nonostante la loro
galilei. debolezza naturale, hanno corrisposto alla loro
Gli Apos toli non si sono contentati di presen- missione, riconosciamo la potenza della chiamr.ta
tarsi così alla chiamata de] Signore, sono rimasti di Dio: Dio chiama, non già perché trova nell'uo-
accan to a Lui (Le. XII, 28), so no rimasti all 'altez· mo l'attitudine necessaria, ma perché Egli crea
za della loro vocazione per la fedeltà, lo zelo e l'attitudine in quelli che chiama.
una grande s tima d i questa vocazione e per il Finalmente vi è una conclusione che ci fa fi-

96 97
- ....
flettere sulla triste sorte del disgraziato Giuda: ed
è il timore di Dio, l'umiltà, la sfiducia di noi stes-
si, lo zelo per protit't are della grazia che ci è offer-
ta. - E' ancora il mistero della sapienza e della
giustizia di Dio. La vocazione di Giuda era da par·
te di Djo una grande grazia; ma la grazia non di- MEDITAZIONE 58
strugge la libertà umana, essa non mette nella .im-
possibilità di abusare deLla grazia. Probabilmente IL DI SCOR SO DELLA M ON T AG N A
Giuda ebbe la fede e la buona volontà; ma, invece
di cooperare alla grazia, cedette ognor più alle
tentazioni del demonio e all'allettamento delle pas- I - Importanza del discorso della montagna
sioni, e per sua sventura divenne l'infelice stru-
men lo deHa Passione e morte di Gesù. Il Discorso chiamato « Discorso della Monta-
Quali dovettero essere i pensieri e i sentimenti gna» come lo si trova in S. Matteo, è probabil-
del Salvatore allorché pronunziò il nome di Giuda mente un accomodamento e un riassunto delle.
e l'apostolo si avanzò verso di Lui? (Sal. CVIII, 8). verità e delle massime più importanti della mo-
Questo disgraziato apostolo e la sua triste sorte rale, esposte dal Salvatore sia in questa circostan-
sono predetti da una profezia che dice come ]a za, sia nel corso del suo apostolato in Galilea ed
gerarchia deve essere anch'essa turbata da mem- altrove. S. Matteo, conforme allo scopo che si
bri indegni, per loro disgrazia, senza dubbio (Lc., proponE, pensa soprattutto ai Giudei e alla Legge
XIV, 35), ma altresì per attestare la potenza del antica; egli dispone quindi spesso i suoi materiali
Signore, che, nonostante l'umana debolezza, con· secondo la natura dei soggetti, mentre S. Luca, po-
serva aUa Chiesa la sua esistenza, la sua efficacia nendosi da un punto di vis ta più generale, scrive
~ ìa sua gloria immortale. E questa potenza le per tutti quelli che sono fuori del giudaismo, e
viene dalla preghiera di GestI Cristo che t rascorre segue l'ordine cronologico.
la notte in orazione per preparare la elezione degli
Apostoli.
Nessuna preghiera dà maggior gloria a Dio, II - Circostanze del discorso della montagna
utilità alla Chiesa e al mondo, della preghiera fat- Il Salvatore ha scelto i suoi Apostoli, ed ora
ta, ad esempio del Salvatore, per la gerarchia ec- accompagnato da loro e dai discepoli, discende
clesiastica. verso la folla per istruire e guarire. Ed è tutta la
Chiesa con la sua Gerarchia e la sua missione
quaggiù che discende con Lui.

98 99
- -,
Il luogo del discorso della montagna è dunque III - Divisione del discorso della montagna
la stessa montagna Qve il Salvatore ha trascorso
la intera notte in orazione ed ha fatto la elezione Il Salvatore proclama anzitutto le otto beatitu-
dei suoi Apostoli (Mt. VIII, l; Le. V.J, 17). La tra- dini (Le. VI, 20-26; MI. V, 3-12), che sono i principi
dizione designa come la montagna delle beatitu- fondamentali della morale cristiana.
dini un rialzo posto ad Ovest di Tiberiade e chia- Secondo, Egli spiega la condizione e la missio-
mato i corni di Hattin, perché esso presenta una ne degli Apostoli rispetto a Israele e al mondo
cresta con due monticelli troncati fra i quali SI (Mt. V, ]3-16).
apre una insenatura molto simile ano scenario Terzo, precisa la sua propria situazione riguar-
di un teatro. do all'Antica Legge considerata in se stessa (MI. V,
Il Salvatore era certo seduto sulla cresta orien- 17, 30; 33, 48) e alle false interpretazioni che i
tale mentre il popolo aveva preso posto nella inse- Farisei ne hanno date e che costituiscono la giu-
natura o nella piccola spianata sottostante. Di là stizia farisaica (MI. V, l, 6; 16, 18).
si gode una magnifica vista della fertile pianura Quarto, insiste più particolarmente sulla legge
di Zabulon sulle r ive del lago e delle montagne che fondamentale dell'amore del prossimo (Le. VI, 27,
",Ja circondano, in una cornice di città e di castelli. 38, 42; MI. VII, l, 5, 12).
L'uditorio è numeroso: composto dagli Apo- Final,m ente dà alcune regole importanti sulla
stoli e dai discepoli (Le. VI , 17; Mt. V, l, 2) e da vita morale per gli Apostoli e per i fedeli (Le. VI.
una moltitudine venuta dalla Galilea, da oltre il 39. 40; 43-49; Mt. VII, 13-29).
Giordano, dalla Decapoli , dalla Giudea, da Gerusa-
lemme. Vi sono quindi là Giudei appartenenti a
tutte le scuole e che professano le opinioni più
disparate. Vi sono anche dei Gentili venuti da
Tiro e da Sidone (Le. VI, 17; Mt. IV, 25); si può
dire che tutto il popolo è riunito come quando fu
data la Legge sul Sinai o quando sul monte Rebal.
Israele dovette giurare fedeltà alla Legge. Qui è il
nuovo popolo che Dio si sceglie.
In mezzo alla fo].]a, il Salvatore è seduto su di
una piccola eleva tura, con la dignità di un profeta
e di un legislatore, ma anche con amabile dolcez-
za. Egli promulga la nuova Legge, la Legge della
Sapienza Incarnata.

100 101
- _.
o , ,o
Km.

MEDITAZIONE S9

L E OTTO BEATITUDINI

< MT. v, 1-12. Vedendo dunque quelle fo lle . sali egli sul monte ,
Lago:di c quando fu seduto, gli si appressarono i suoi disce-
poli. E aprendo la bocca Ii ammaestrava dicendo:
jt Beati i poveri in ispirito, perché ad essi appar-
tiene il regno dei cieli.
Tibctiade
Beati i miti, perché essi possederanno la terra.
Beati quélli che piangono, perché proprio essi sa-
ranno consolati.
Beati quelli che hanno fame c sete della giustizia.
perché saranno saziati.
Beati misericordiosi, perché otterranno miseri-
cordia.
Beati mondi di cuore, perché vedranno Dio.
Beati pacifici, perché saranno chiamati figli di
Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché ad
essi appartiene il regno dci cieli.
\ Beati siete voi, quando vi ingiurieranno c vi per-
seguiteranno, e falsamente diranno di voi ogni sorta
di male per cagion mia. Rallegratevi cd esultate,
perché ' grande sarà la vostra ricompensa nei cieli;
in tal modo infatti hanno perseguitato i Profeti, che
furono prima di voi ».
Luc,\ VI, 20-26. E Gesù, levando gli occhi sopra i suoi discepoli,
diceva:
« Beati, voi, }}OverL perché vostro è il regno dei
o cieli".

\
Beati voi , che ora avete fame, perché sare te sa·
ziati.
Beati voi, che ora piangete , perché riderete.
Beati sarde quando gli uomini vi odieranno e pro-
Sdtopoli scriveranno il vostro nome come abominevole per
causa del Figlio dell'uomo ; rallegratc"i qucI giorno

102 103
LuCI. VI , 20·26. ed esultate. perche è grande in cielo la vostra l'i·
compensa; perché in questo modo i loro padri trat -
--
dine eterna; sono la beatificazione e la canoniz·
tavano i Profeti. zazione d elle virtù cristiane. La nuova Legge si di-
Ma, guai a voi , o ricchi , perché già avete ricevuto s tingue già così dall'antica: allo spirito di timore
la vostra consolazione .
dell'Antico T estamento, essa oppone la dolcezza e
Guai a voi, ehe ora siete ben pasciut i, perché
soffrirete la fame . le attrattive della Legge di grazia e di carità. Si
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete in duolo può anche dire che le otto beatitudini sono il com-
e in pianto.
Guai a voi, quando tutti gli uomini diranno bt:n~
pendio del " discorso della montagna ». Il seguito
di voi, perchè in Questo stesso modo i vostri padri di questo dis corso ritorna sul tema d elle otto bea-
' ra ttavano i fa lsi )H·orc ti. titudini; lo riprende per svilupparlo.

I - Importanza delle otto beatitudini Il - Divisione delle otto beatitudini


Le otto beatitudini sono le massime generai i Le beati tudini sono gli atti delle p r incipali vir-
della morale e perfezione cristiana, i pensieri fon- t ù con le quali nella vita quotidiana prepariamo
damentali del regno di Gesù Cristo, opposti al la nostra felicità eterna. Questa preparazione è:
mondo come alle idee e alle speranze che ' lo stesso o negativa, e consiste all ora nello scartare gli asta·
popolo eletto aveva concepite del regno del Mes- coli; o positiva e si applica alla pratica delle ope-
sia. re che ci fanno progredire nella virti!.
La dottrina morale deve anzittutto determina- Le tre prime bea ti tud ini: la povertà, la dolcez-
re lo scopo della vita, proporlo e indicare i mezzi za e il p ianto sono una 'p reparazione negativa, pe r-
per raggiungerlo. Lo scopo è la eterna beatitudine, ché reprimono in noi la incl inazione ai beni este-
i mezzi sono gli atti virtuosi; in a1tri termini, è riori, alla collera, alla gioia e al piacere.
la pratica della virtù. Le otto beatitudini ci pre- Le altre beatitudini ci conducono positivamen-
sentano lo scopo e ci offrono i m ezzi per raggiun- te al bene; la misericordia e la pace r iguardo al
gerla. Esse insegnano prima la strada, il modo di prossimo ; la fam e e ]a sete di gius tizia , la purezza
raggiungere lo scopo col progredire nelle diverse di cu ore e l'amore della croce, riguardo a noi stes-
virtù che comandano. Quanto allo scopo, esso e si. Ognuna di queste virtil promette ]a felicità etero
la ricompensa di ogni virtù particolare. Ecco per· na sotto una forma co rrispondente.
ché dap-pertutto si dice: « Beati » o invece: « Infe·
lici ».
Le otto beatitudini sono quindi come una via
regale che deve seguire l'armata di Gesù Cristo;
sono la guida preziosa che conduce alla beati tu-

104 105
-.
li possediamo? Non dobbiamo attaccarvi il cuore,
non stimarli oltre misura per conservarli ed au-
mentarli; bisogna anzi contentarci di poco, rinun-
ziare ai beni temporali ed arrivare fino alla pover-
MEDITAZIONE 60 tà effettiva, quando i motivi di ordine superiore e
soprannatw'ale lo esigono. In ogni caso, non la-
BEATITUDINE sciarci prendere il cuore dai bene materiali, ma
LA P R I M A
tenedo libero; questa è la povertà di spirito.

M,\nllO v,
3. .. Bea li i poveri in ispirilo , pcrchè ad essi appf\ r-
licnt: il l'egno dei cieli" .
Il - Motivi basa ti sulla ricompensa
LUCA VI , 20 . • Beat i voi, poveri , pcrchè vostro è il regno dei
cieli _, Ai poveri di spirito il Salvatore promette per
ricompensa il cielo, sotto il nome di « regno» cioè
a dire come un b ene incomparabilmente più gran-
I - Significato e valore di questa beatitudine de, più bello, più magnifico e più durevole di tutti
i beni esteriori ai quali s i possa aver rinunziato.
« La povertà di spirito» o la povertà per spi- E il possesso di questo regno è certo : esso ha
rito significa la povertà spirituale come pure la il pegno della parola divina. Ecco perché si dice:
povertà effettiva abbracciata per libera scelta o « il regno dei cieli loro appartiene ». Rinunziare ai
sopportata cristianamente per ispirazione dello beni della terra per viste soprannaturali è dunque
Spirito Santo o altri motivi presi dalla vita so- concludere un affare per il quale il cielo è il prez-
prannaturale. Il passo corrispondente di S . Luca zo a titolo di giustizia . Più tardi il Salvatore ripete
(Le. VI, 20) e in particolare ['anatema pronunziato questa promessa più esplicitamente ancora e più
contro i ricchi (Lc. VI, 24) difficilmente permetto- ·solennemente a proposito della povertà degli Apo-
no di dare a questa beatudine un altro oggetto che st oli (Mt. XIX, 29). Il possesso del regno celeste è
i beni materiali ed esteriori. anche assicurato da un'altra ragione, cioè che per
Ciò che il Salvatore domanda qui è soprattutto la rinunzia ai beni materiali si scarta un pericolo
la povertà di spirito, cioè un sapiente apprezza- temibile, poiché la cupidigia è la radice del male
mento dei b eni terreni e sensibili, iI distacco del e il denaro è strumento del peccato (I Tim. VI, 9).
cuore, che ci rende indipendenti da questi beni, Il Salvatore dice: « Guai a voi, ricchi»! perché
sia che noi li possediamo ovvero che ne siamo pri- ·l a ricchezza offre loro tutte le comodità ed essi
vi. Tali beni ci mancano? Non bisogna farsene non aspirano più ai beni del cielo. Già da questo
una infelicità, nè ricercarli in modo disordinato; mondo la povertà di s pirito è un'anticipazione del

106 107
--
cielo, perché essa libera da ogni preoccupazione
materiale, permette all'anima di trovare facilttà
e gusto nel commercio con Dio, con la preghiera
che le assicura ]a libertà per il bene.
MEDITAZIONE 61
III - Conclusioni SECONDA BEATITUDINE
Quale riconoscenza dobbiamo al Salvatore per
questa magnifica sentenza! Quante buone e grandi
MATTEO v, 4. " Beali ì mi li , perch0 essi posscdcranno la terra ».
cose ha prodotto questa beatitudine ne] mondo!
Quanti poveri ha consolato! Quanti hanno rinun-
ciato alle ricchezze temporali per abbracciare la I - In che consiste la dolcezza
povertà effettiva! Quanti ricchi hanno conquistato
per lnezzo di. essa lo scettro e la corona l Questa La dolcezza è la virtù che regola i movimenti
fras e del Salvatore è, per cosÌ dire, il fondamento disordinati di 'Collera e di vendetta, che reprime la
degli Ordin i Religiosi. E' dunque veramente la nostra inclinazione a farci giustizia da noi stessi
beatitudine. con la forza e a punire l'ingiustizia. Senza alcun
Chi vuole avere lo spirito di Gesù, sa quello dubbio qui il Salvatore non ci propone solo la ri-
che deve fare_ Ecco la prima parola, la prima leg- nunzia ai desideri disordinati di vendetta, ma an-
ge di Gesù Cristo, il primo consiglio che Egli ci dà che la rinunzia ad in1piegare la forza e la potenza
il primo passo verso la salvezza e la perfezione: esteriore nell'affermaziune e rivendicazione del di-
nello stesso modo che il mondo corre innanzi tut- ritto. Egli dà come carattere del suo Regno la
to alle ricchezze, alla fortuna, ai beni temporali; dolcezza cristiana che non ricorre alla violenza,
perché senza di questi beni esso non può far nulla. ma piuttosto persegue il suo scopo e lo raggiunge
con umile pazienza.
Il senso e l'importanza di questa beatitudine
si comprendono meglio per il contrasto con la
forza e la violenza su cui poggiano i regni di que·
sto mondo, cioè il paganesimo, il quale, conoscen-
do solo il diritto delle armi, le usava in intermina-
bili guerre_
La seconda beatitudine si applica anche al Giu-
daismo sotto due aspetti: esso si immaginava che

108
109
- _.
il Regno del Messia, l~ terra promessa ai Patriar- zioni e i frutti dell'umiltà e della pazienza. Cosi la
chi, non potesse conquistarsi che con la forza delle Chiesa ha conquistato il mondo; non con la spa-
armi, e nutriva il desiderio della vendetta contro i da, ma con la pazienza, mentre i conquistatori
suoi oppressori. sono il terrore e lo spavento degli uomini.
Da quanto abbiamo detto, una risoluzione si
impone: per conformarci allo spirito di Gesù re-
Il - Ciò che deve detenninarci a praticare la primiamo in cuor nostro e nella vita quotidiana
dolcezza 'la collera e la vendetta; formiamoci alla virtù del-
la dolcezza.
,L a dolcezza innanzi tutto ha per ricompensa il
cielo, sotto ]a figura « della terra promes-sa », che
è il Regno del Messia quaggiù nella Chiesa, e dopo
questa vita in Cielo. Solo coloro che praticheran-
no la virtù della dolcezza guadagneranno il Cielo
per sè e per gli altri, perché il Signore non vuole
punto fondare e stabilire il suo regno sulla poten-
za esteriore, nè sulla forza delle anni, ma nell'umi-
le pazienza, nel diritto e nella verità. Questo è il
carattere di Gesù, del suo Regno, della sua Chie-
sa, questo è il mezzo di partecipare al Regno e di
appartenervi.
S econdo : nulla ci concilia tanto la stima e l'a-
more degli uomini e l'amicizia di Dio. Nella dol-
cezza cristiana vi è una grande maestà, una vera
superiorità intellettuale, un impero straordinario
sulla volontà, una prova manifes ta di bontà, di
pazienza, di sommissione e di umiltà. Ecco come
si guadagna non solo il cuore degli uomini, ma lo
stesso cuore di Dio. Anche in questo senso, coloro
che sono dolci possiedono la terra; essi sono insie-
me i prediletti e i signori della terra e del cielo.
Terzo, lo spirito di dolcezza è di grande impor-
tanza per il ministero apostolico. La dolcezza
trionfa naturalmente; essa porta seco le benedi-

110 111
-,
petua festa, ma che vorrebbe inoltre far cons i-
stere lo scopo della vita nel saziarsi dei piaceri e
gioie terrene (Sap. II, 1-9). Così il Salvatore dice
in S. Luca: « Guai a voi che ridete » (Lc. VI, 25).
MEDITAZIONE 62

T E R Z A II - Origine e cause di questa tristezza


BEATITUDINE
Questa tristezza h a la s ua origine prima di tut-
MA11F.O V, 5 ... Benl i quelli che piangono, perchè lJroprio essi sa. to nella natura dell'uomo, che sente dover asse·
ranno consolati lO , • gnare alla vita uno scopo pill alto e più nobile
Lue,\ VI, 21. et Bea li voi, che ora piangete, percllè riduretc '" delle soddisfazioni e gioie sensibili.
LUCA VI, 25. ~ Guni a voi, che ora ridete, perchè starete in duolo
f' pianto ~. E più ancora si trova nel cristianesimo, il qua-
le mostra all'uomo uno scopo soprannaturale, ob-
l - Soggetto della beatitudine bligandolo ad usare con sapiente moderazione i
piaceri mondani per motivi di ordine superiore. Il
Questa tristezza non è punto la malinconia, nè 'p ossesso dei beni eterni ricompenserà tutti i sacri·
1a sentimentalità, nè la noia e lo scoraggiamento, fici e le rinunzie ed apporterà a tutta la natura
e nemmeno la sofferenza naturale ed il dolore dell'uomo la beatitudine perfetta. La parola che ce
cagionato dalla perdita dei beni temporali; non lo annunzia ne d à la certezza .« Sarete consolati »
è neppure la tristezza fanatica e ipocrita dei Fa~ nel corpo e neH'anima, secondo che avrete pianto
risei, che deplorano la umiliazione di Gerusalem- quaggiù. Dio stesso sarà il vostro consolatore e la
me o di tutto il popolo che geme sotto il giogo vostra consolazione senza fine (Lc. VI, 21). Anche
dello straniero. Tutto ciò non è virtù. La tristezza, Israele sarà consolato dal Messia (Is. LXI, 13; Lc.
deUa quale il Salvatore fa una beatitudine, è piut- H , 25), non già come le sue speranze materiali gli
tosto lo spirito di energia e di gravità che esclud e fanno sperare; non subito quaggill. ma nel Cielo,
la vana ricerca delle gioie terrene e la facilità di dopo il secondo avvento di Gesù.
godere i piaceri del mondo, uno spirito serio e
riflessivo che sa valutare le tristezze della vita e Noi troviamo anche un incoraggiamento a que-
che ispira la moderazione e la temperanza nel- sta tristezza per i s uoi. grandi vantaggi. Oltre che
l'uso delle cose temporali. fissare il nostro cuore in Dio e dirigere le sue
Ques ta beatitudine è quindi direttamente oppo. aspirazioni verso le cose eterne, ci preserva da l
sta alla ricerca delle gioie e soddisfazioni del mon- peccato e dalle vanità del mondo, ci arricchisce
do, che non solo vorre bbe fare della vita una per- di meriti per il Cielo e ci dà anche quaggiù le più
112 113
....
grandi consolazioni; ci apre gli occhi sui pericoli
ed i grandi mali della vita per noi e per il pros-
simo, e ci ispira la carità per aiutare i nostri fra-
telli. Come è grande la estensione di questi mali
temporali ed e terni! I nostri mali personali, quel- MEDITAZIONE 63
li del prossimo, della Chiesa, di tutta l'umanità!
Se ci pensiamo, può forse gus tarsi una gioia per- QUARTA BEATITUDINE
fetta quaggiù?
Terzo, affezioniamoci a questa santa tristezza M,\TTEO v, 6. ~ Beati quelli che h ... noo fatue c sete della giustizia,
peTchè sa ranno sa7j at l _,
per motivo delle funeste conseguenze della gioia LUCA Vl. 21. .. Beali \'(l;, che ora a v.~l c fame . perché sarele sa-
che le s i oppone. La vana gioia della terra trascina ziati •.
facilmente alla superficialità e indifferenza delle
cose eterne e soprannaturali: alla dimenticanza I - Che cosa è la fame e sete di giustizia
di .Dio e a tutti i mali che ne sono la triste conse- Alcuni prendono questa fame e sete in senso
guenza. Ne abbiamo una prova nel paganesimo an- letterale, e intendono le persecuzioni sopportate
tico e in quello moderno. All'esterno continue fe- per la giustizia. Altri fanno consister~ ques.ta fam~
Sle, il culto della bellezza naturale, la gioia; ma e sete negli inutili sforzi per rivendIcare 1 propn
all'interno la corruzione mora:J.e, la infelicità tem- diritti dinanzi ai tribunali del m ondo. Altri final-
porale ed eterna! mente vedono nella fame e sete di giustizia, lo
Le consolazioni della terra non seguitano dopo zelo per la gloria di Dio.
la morte. E allora non si trova in Dio un conso- Ma ordinariamente, e questo senso pare j.l più
latore, ma un giudice. Allora pianti e lacrime per giusto, per fame e sete di giustizia si intende una
tutta l'eterni tà! (Le. VI, 25). viva aspirazione alla virtù, alla perfezione e alla
·L a tristezza di cui Gesù fa una beatitudine è santità con l'impiego di tutti i mezzi che la reli-
invece il carattere distintivo di Gesù Cristo, della gione mette a nostra disposizione. . . .
Chiesa e di tutti i Santi. La quarta beatitudine oppone qumdl la ncerca
dei beni soprannaturali dell'an;ma e del Cielo alle
preoccupazioni e tendenze del mondo sempre ri-
volto verso le cose sensibili e terrene, come alle
idee materiali che il Giudaismo si faceva del Regno
Messianico, vedendovi, piuttosto che il regno della
giustizia e della virtù soprannaturali, la riunione e
l'abbondanza delle felicità terrene.

114 115
_.
II - Cosa deve animarci in questa aspirazione

In primo luogo la considerazione che il Regno


di Cristo è innanzi tutto il Regno della giustizia e
della santità soprannaturale. Il suo scopo è il Cie-
lo, i suoi mezzi, le sue istituzioni, i suoi risultati MEDITAZIONE 64
sono tutti rivolti a liberarei dal peccato per 01-
tenere in tutta la pienezza possibile la celeste
QUINTA BEATITUDINE
felicità. Il Regno di Gesù Cristo e la Chiesa so-
no la nostra salvezza nell'ordine soprannaturale;
essi si impossessano di noi interamente per diri- MATt . v , 7. " Bea li i misericordiosi , perchè essi troveranno mise·
gerci verso le cose eterne (Le. I, 75) ; SaL LXXI, ricordia ~ .
3, 7 ss.; Rom. XLV, 17).
Secondo, la virtù, la perfezione, la santità, sono
I - Carattere della misericordia
j soli beni di cui è capace l'uomo e il cui possesso
gli è assicurato dalla grazia di Dio. Questo è il La misericordia è il sentimento di compassione
senso della promessa: « saranno saziati l). Nulla è sentito per i maH del prossimo, con la volontà o
più gradito a Dio che le aspirazioni alla santità, e almeno il desiderio di sollevarli. I mali sono di
nulla attira maggiormente le sue grazie. Una ar- due specie: mali del corpo e mali dell'anima. Ecco
dente aspirazione alla santità è il miglior mezzo perché vi sono le opere di misericordia corpo-
per giungervi. Essa rende facili tutti gli sforzi; rali e quelle di misericordia spirituali. La miseri-
quando si ha fame, si trova gustoso ogni cibo. cordia può esercitarsi con i pensieri, con i senti~
menti, con le parole e 'con le opere.
III - Qualità di questa aspirazione
~" i?~--:'~~~~.w.-0 'i;:1·~ " II - Motivi
Secondo le parole del Sa,l vatore questo deside-
rio di giustizia deve essere vivo ardente attivo. Il primo motivo è la eccellenza della miseri-
esso deve ispirare e animare tut~a la nos'tra vita' cordia. La misericordia è una dote dell'amor del
i nostri pensieri, le nostre azioni; bisogna subor~ prossimo. Essa è quindi, per sua stessa natura,
dinargli anche le preoccupazioni temporali, che de- una virtù delle più eccellenti. La luisericordia ci
vono divenire un mezzo per servir lo; esso può dà una speciale rassomiglianza con Dio, le cui vie
divenire lo scopo esclusivo di tutta la vita come sono verità e misericordia (Sal. XXIV, lO; Ge. II,
di fatto avviene nella vita religiosa. ' 13; II COL I, 3; Le. VI, 36). Infatti la Chiesa è la
grande istituzione della misericordia di Dio per
116
117
- _.
i mali temporali e spirituali dell'umanità (Is. XL,
11 ; Le. I, 54, 72).
n secondo motivo è l'ammirabile utilità di que· MEDITAZIONE 65
sta virtù, p oiché il mondo abbonda . di mali e mi-
serie di ogni genere, e perché n oi abbiamo tante
SE S T A BEATITUDINE
volte provato, e proveremo a ncora , la misericor-
dia di Dio e degli uomini. Noi dipendiamo intera- MArrEO v . 8 . • B~ali i mondi di cuore , pcrche vedranno Dio lO.

mente dalla misericordia di Dio e da quella degli


uomini, senza cui non potremmo esistere.
I - Carattere di questa beatitudine
11 terzo motivo sta nelle b enedizioni di cui que-
sta virtù è per noi la sorgent e: ({ noi otterremo Per purità di cuore si intende la esenzione dal
misericordia ». Prima di tutto noi troveremo in peccato, sopra tl'utto dal peccato della carne, ed
Dio un giudice compassionevole. Per quanti la oltre questa purità dei sensi, del cuore e delle
o misericordia è strada indiretta per giungere a lla intenzioni, quella semplicità e rettitudine che, con·
salvezza eterna! trariamente allo spirito malizioso e slea'l e del'le
Senza le benedizioni di cui la misericordia è 11 sette ch e dividevano allora i Giudei, cercano Dio
principio, noi non possiamo perseverare nella p re- senza raggiri e secondi fini. ,
ghiera e nella vita interiore. Dio ci visiterà con le Questa purezza consiste quindi nel so~p,nmere
sue consolazioni, esaudirà le nostre preghiere, i1 sempre più la ricerca di se stesso p~r dirIgere, a
nostro coraggio p er le buone opere (Is. LVIII, 7- Dio tutto il nostro essere; e dalla uniOne con DIO
[2). la purezza riceve tutto il suo splendore. come i!
cristallo brilla in tutta la sua purezza quando e
penetra to dai raggi del sole , La purezza negativa
consiste quindi nella immunità dal , p ecca,to;. e la
posiHva nella unione delle nostre mtenzlom con
Dio.
Il - Motivi
I motivi sono contenuti nel1a promessa del Sa l·
vatore: « E ssi vedran no Dio ». Prima di tutto nel·
reternità, la visione immediata di Dio; vedranno
Dio faccia a faccia. Che cosa sarà dunque contem-
pla:'e eternamente la infinita ve rità, la infinita b el-

119
11 8
lezza e la jnfini1a bontà? Tutto VI e compreso.
- ... -

Quale gloria, quale gioia, quale felicità! Più que-


sta purezza è grande e perfetta quaggiù, più grandi
e perfette saranno la unione e la intimità. Secon-
do S. Giovannj, le anime verginali saranno iI fior
fiore degli abitanti del Cielo, esse fopmeranno la MEDITAZIONE 66
corte dell'Agnello (Apoc_ XIV, l ss_l_
I cuori puri hanno già sulla terra un'anticipa- SETTIMA BEATITUDINE
zione di quella felicità, perché Dio comunica loro
più particolarmente i tesori delle sue cognizioni,
del suo amore, della sua gioia_ Di per sè, la purez- MAlTliO v , 9. " BC<lli i ruci lic i . perche sa n mllo c hiamati figli d i Dio _.

za è, per così dire, un capitale di virtù, poiché non


si può possederla senza disprezzare H mondo, ,vin- I - Che cosa è la pace
cere se stesso, senza la preghiera e la umiltà. Nel-
lo specchio del cuor puro Dio contempla la sua Vi è la pace con noi stessi e la pace col prassi-
purezza e la sua bellezza ; l'amore lo inclina quin- .m o, cioè la pace interiore e la pace esteriore. L~
di verso questo cuore. Così i cuori puri sono 'pace con noi stessi consiste nel dirigere e subordI-
quaggiù e nella eternità i preferiti e i p rediletti di nare tutti i nostri sforzi a uno scopo unico, ossia
Dio di cui sempre contemplano la faccia . a Dio; nel perseverare e riposarci in questa inclj-
Questa figura sembra presa dagli us i dei prin- nazione senza ostacoli interni ed esterni. - La pace
dpi orientali , che si mostravano raramente alla esteriore, o la pace col prossimo, consiste nel vole-
folla e stavano chiusi nei propri palazzi con la loro re cercare ciò che il prossimo vuole e cerca esso
corte. stesso, purché non vi sia nulla contrario alla vo-
Bisogna proolamare questa beatitudine e fare lontà di Dio.
di una virtù, che è la gloria, la forza e la bellezza La pace interiore e la pace esteriore sono effet:
dell'uomo, una virtù del regno di Ges ù Cristo. Nel to della carità. Per la carità ve rsO Dio infatti n01
paganesimo la impurità era oggetto di culto come amiamo Dio sopra tutte le cose, gli subordiniamo 1
una divinità. Il Giudaismo non comprendeva affat- nostri sforzi e le nostre aspirazioni e le riferiamo
to il valore deNa purezza e della verginità; sotto a Lui. La carità ver so il prossimo ci fa amare il
diversi aspetti aveva bisogno di essere istruito e prossimo come nui stessi e per con seguenza la sua
corretto. Solo il cristianesimo può consigliare la volontà come la nostra, e mettere ,queste due va·
verginità, perché solo esso possiede e dà la forza lontà d'accordo tra loro.
di valerIa e di conservarla. Gli sforzi per conservare la pace interiore e la

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- _.
pace esteriore costituiscono lo spirito pacifico, la ci fa rassomigliare a tutto ciò che è divino, essa
cui perfezione sta non solo nel mantenere la pace ci rende figli di Dio, come dichiara la promessa
in noi, ma nel cercare di stabilirla nel cuore del che accompagna questa beatitudine, stabilendo il
prossimo, cioè divenire pacifica tori, da una parte regno di Dio in noi (Col. I, 20; Filip. IV, 7). Invece
tra Dio e gli uomini, e dall'altra parte tra i nostri la discordia con Dio e con gli uomini, il turba~ ·
simili. Ecco la perfezione di questa beatitudine. mento e la guerra, sono i caratteri ·di Satana e del
paganesimo, il suo regno in questo mondo; lo
II - Perché dobbiamo essere pacifici stesso Giudaismo non ne era esente con i suoi de~
sideri di vendetta che, nella falsa idea che esso si
L'amore alla pace è un carattere dell'amore di faceva del Salvatore, attribuiva al Messia.
Dio, perché ci fa assomigliare a Lui. Dio è il Dio In secondo luogo stabilire la pace è un'opera di
deHa pace, perché in se stesso e per le sue crea~ carità per il prossimo. La pace, come noi l'abbia-
ture Egli è la felicità e l'amore, e vuoI fare le sue mo descritta, è quaggiù li più gran bene, è la pie-
creature partecipi della sua stessa beatitudine nezza di ogni bene, il pegno di felicità nel tempo
(Rom. XV, 33; I Coro XIV, 33; II Coro XIII, 11). e nella eternità, il pregustamento del Cielo. Come
·Egli nulla desidera tanto quanto di stabilire in es- sarebbero felici gli uomini se possedessero la vera
se la sua pace (.G er. XXIX, 11; Sal. CXXIV, 5; pace! Quelli che la apportano agli uomini e lavo-
II Tes. III, 16). Bgualmente questo spirito pacifico rano per darla loro sono i più grandi benefattori
ci fa rassomigliare al Salvatore, che è il principe del mondo; essi non hanno bisogno della guerra
della pace (Is. IX, 6, 7) e la stessa pace (Mie. V, 5), per fare regnare la pace.
'la cui missione terrena è trattare e stabilire la In terzo luogo, il possesso della pace è per
opace (,E t. II, 14), come gli Angeli hanno annunziato noi anche la vera santità, perché essa è la carità
alla sua nascita (Le. II, 14), come Lui stesso ha (I Tes. V. 23), ed ha per effetto la es tensione del
ripetuto sovente (-Le. XXIV, 36; Gv. XIV, 27), come regno di Dio sulla terra. Nulla ci merita maggior-
i Profeti hanno predetto (Sal. LXXI, 7; Is. II, 4; men·t e il favore di Dio.
XI, 6 e Mie. IV, 3; Agg. II, lO; Le. I, 79). Anche lo
Spirito Santo riconosce nella pace uno dei carat~
teri della sua presenza nelle anime (Rom. XIV, 7;
Gal. V, 22), e grazie ad essa i santi Angeli vedono
in noi i loro fratelli.
Il Regno di Gesù Cristo, cioè la Chiesa, doveva
quindi essere il regno della pace di Dio ; il suo
Vangelo, un messaggio di pace (Is. LII, 7). La pace

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123
_.
gion mia; allorché dalla parola passeranno ai fatti
fino a cercare di fanri morire, come hanno fatto
per i Profeti, che hanno perseguitato e fatto mo-
rire». Queste parole comprendono tutto, fino ai
MEDITAZIONE 67 limiti estremi.
Ma tale ostilità deve essere immeritata da par-
OTTAVA BEATITUDINE te dei servi di Gesù ·Cristo, ingiusta da parte dei
persecutori: deve essere diretta contro i discepo]j
del Salvatore a causa della giustizia, della virtù cri-
:~I .\'m.:o v , 10- 12 B . st ia na, per la fede di cui esercitano gli atti o che
. ~ cali ~ rc r~eg ui tafi 1)Cl" la giustizia, perch è nd
essI appartiene 11 regno d ei cieli. difendon o, per la causa e il nome di Gesù Cristo,
B~ati siete voi. quando vi ingiurieranno e vi pt!1'_
s:gtllteranno, e falsamente diranno di voi ogni sorla
Figlio dell'uomo (Le. VI, 22; Mt. V, lO, 11).
di male per cagioo mia. RaIlegratevi ed ~suhale. Un motivo naturale non è sufficiente per dare
~crché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli ; diritto a questa beatitudine, meno ancora una
III tal mo~o inf~tti hanno perseguitato i PrOfeti , che
furono prima d . voi . colpa commessa da coloro che sono perseguitati
LL'CI Vr. 22-23 . ~ Bea li ~arete qua ndo g li uomini vi odieranno ' (I Ptr. IV, 15).
vi ~bandiran~o lungi da sè c vi ingiurieranno e ~ro~
~CTi~eranno ,Il . vOstr o nome come abominevole pcr
Ulusa del Figlio del l'uomo ; rallegra tevi quel giorno
cd esultate, perché è grande in ciclo la vos tra ri- II - Come bisogna soffrire la persecuzione
compensa; perché in questo modo i loro padri trat -
tavano i Profeti lO , Benché non sia necessario cercare la persecu-
Lvc,\ vr , 26 ... ~lIai. a voi. Quando lutt i gli uo rnini diranno bene
zione ed esporvisi, bisogna tuttavia accettarla, sop-
d~ VOl; Ila~hè i~ questo Sh'sso modo i vostri padri
lIalta\nnLl 1 fal SI profeti ~ , portarla, non sottrarvisi allorquando non si può
farlo senza tradire il dovere.
Bisogna sopportarla con pazienza, senza odio
I - Quale persecuzione è oggetto di questa o desiderio di vendetta contro i persecutori, senza
beatitudine sentimenti di ribellione 'c ontro Dio che la permet-
te, ma invece con grandi sentimenti di fede e di
P~l: persec~zione il Salvatore intende ogni di- umiltà.
SP.osl~lOne ostIle nei senUmenti, nelle parole, nelle Secondo, dobbianlo sforzarci di ricevere la per-
aZlOn~ come Egli s tesso spiega : « Beati voi quan- secuzione con gioia ed aIIegrezza, come un grande
d? ~h uomini vi odieranno» (Le. VI, 22); « vi in- onore. Il Salvatore stesso ce lo dice (Mt. V, 12;
gIUrIeranno, e perseguiteranno (Mt. V, 11; Le. VI, Le. VI, 23).
22), e mentendo diranno di voi ogni male per ca- Terzo, bisogna subire la persecuzione con per-
124
--
~everanza, perché se no, tutte le sofferenze e tutti (Mt. V, 12; Lc. VI, 23). Coloro che confessano Ge-
J più nobili sentimenti sulla sofferenza sono inutili sù Cristo col martirio, comprano H Cielo, non già
e non potrebbero condurci allo scopo. con le ricchezze della terra, ma a prezzo del san-
gue e della vit a! Essi lo conquistano, per così dire,
III - Perché dobbiamo soffrire le persecuzioni con la spada in pugno.
Il Salvatore incoraggia i suoi testimoni a ralle-
Dalle parole stesse del Salvatore si rileva che grarsi, a sussultare di allegrezza tra le avversità e
]a persecuzione così jntesa è un gran bene ed una le sofferenze temporali, per grandi ohe esse siano,
. grande gloria. Prima di tutto per il motivo della Bisogna quindi ehe la ricompensa che li attende in
p,ersecuzione. Questo motivo infatti, è la giusti- Cielo sia eccelsa e magnifica! Nella -luce della glo-
ZIa; è lo stesso Gesù Cristo, Ora non è forse un ria tutte le ombre della lotta terrena spariranno
grande onore per gli uo:mini l'esser e testimoni del- (I Ptr. IV, 14).
la virtù, della fede, delia verità del cristianesimo Ques·t a ottava beatitudine è come la profezia
dei beni eterni, di Dio stesso? Tale testimonianz; e la visione dell'avvenire riserbato ai discepoli,
è necessaria per Dio e per il mondo. Il m ondo alla Chiesa, allo stesso Salvatore: da una parte le
crede almeno alla testimonian za del sangue. sanguinose p ersecuzioni dei Giudei, dall'altra la
~ec~ndo, la p ersecuzione è un gran bene per gloria del trionfo e la certezza della vittoria p er
le vIrtu che necessariamente si esercitano in es- i testimoni di 'Gesù Cristo,
sa : il distacco.'dalle cose del mondo, il coraggio,
la. magnanunlta. BIsogna essere eroi di :virtù per
trIonfare nel combattimento. Ecco perché il Sal-
vatore ~icor~a l',esempio dei Profe ti, che sono gli
a!,o~toli. dell AntIco Testamento, i quali sono stati
Villelton nella lotta (Mt. V, 12; Lc. VI, 23 ). Gesù
va anche più innanzi: « Guai ", dice, «guai a voi
quando tutti gli uomini diranno bene di voi » (Le.,
VI, 26); è segno che siete nel numero dei falsi pro-
feti con i quali siete d'accordo. Tanto è vero che
la persec~ione è sempre venuta e viene sempre
quando SI è in opposizione col mondo.
Terzo. la persecuzione è 'preziosa per la ricom-
pe~sa. c~e ci assi~ura ; ricompensa che è il regno
del Cleh, e non In grado ordinario, ma sublime

126
127
_.
to, dissolvendosi. 11 sale ha un grande significato
religioso. Nell'Antica -L egge entrava in tutti i sa·
crifici; così è chiamato il sale dell'Alleanza (Lv. Il,
13). Anche nella Nuova Legge esso è simbolo di
MEDITAZIONE 68 sapienza soprannaturale, di innocenza e di purez-
za; per questo significato nelle cerimonie del Bat·
I DOVERI DELL'APOSTOLATO PRESENTATI tesimo si mette il sale sulla lingua del bambino
(Mc. IX, 49; CoL IV, S, 6).
CON DUE PARAGONI Tale è il compito dell'apostolato. L'apostolato
deve, nel mondo spirituale , risvegliare quello che
è morto, riscaldare quel che è freddo, condire
M.HT. v, 13-16 . . « Voi siete il sale della terra ; che Se il sale quello che è scipito, guarire H peccato o preservar-
diventa inSipido, con che gli si renderà il sapore?
Non vale più a n ulla, se non ad essere bultato via ~ ne, fare dell'uomo un sacrifizio gradito a Dio, infi-
calpestato dagli uomini. Voi sìete la luce del mODo ne trasformare ogni creatura per la resurrezione
d? _ No~ può rimane~e ~ascosta una città, posta in e spirituaIizzarla.
CIma d ~n mon te; ne 51 accende la lucerna per ri-
~rIa poI sotto :1 maggio. ma bensl sopra il luccr-- Questi effetti li produce in unione al grande
m erc, e ~a luce a tutti di casa. Risplenda cosl di- sacrificio di Gesù Cristo, in virtù di quel sacrificio,
Danzi agIi uomini la vostra luce, onde vedano le
\'ostr(;' buo ne opere c diano g lor ia al Pad re vost ro predicando la fede e la morale. Accogliendo in sè
che è nei cieli ». . la dottrina di Gesù Cristo, compenetrandosi di que-
sta dottrina, predicandola con la parola e con l'e·
:Dopo. ~vere proclamato i principi fondamen. sempio, immolandosi lui stesso in sacrificio, l'apo-
talI pratIcl della monde cristiana, il Salvatore s i stolo si appropria la virtù e la grazia del sacrifi·
volge verso gli Apostoli, ai quali particolarmente cio del Salvatore; egli diventa il sale di Gesù Cri-
è rivolt~ iI discorso della montagna, e con due sto per santificare il mondo guarendolo dal pec·
'pa:a~onl ~des cl~ive prima i doveri dell'apostolato, cato, riempirlo della divina sapienza, trasformarlo
pOI l obblIgo dI adempiere fedelmente tali doveri. in sacrifizio grato a Dio. Senza il sale apostolico
I due paragoni sono quelli d el sale e de lla luce. la vita dell'uomo, nell'ordine naturale come in
quello soprannaturale, non av,rebbe nè gusto, nè
sapore.
I . Primo paragone: Voi siete il sale della terra L'obbligo di adempiere fedelmente i doveri del·
.. Il sale preserva dalIa corruzione, dà sapore a l'apostolato ci è espresso dai castighi di coloro che
~10 ch~ è ,scipito, purifica e consacra le vittime per trascurano tali doveri e rendono insipido il sale
Il sacnfiz1O. Tali effetti li produce come in segre- apostolico. Questo sale diviene insipido allorché,

128 129
- _.
nella predicazione e nella vita delì'apostolato, l'ele- ·Salvatore ne dà due bei 'm otivi. Pri·m a di tutto è la
mento soprannaturale del dogma e della morale si natura stessa dell'apostolato che lo richiede. Come
altera e si confonde con elementi naturali e mon· il Salvatore e la sua vita sono la luce degli uomini
dani, cioè allorquando per viltà il carattere so- (Gv. I, 4), così l'apostolo non solo deve portare la
prannaturale del dogma non è più affermato e po- luce, ma deve egli s tesso essere luce.
sto in rilievo; quando la forza, il sapore della mo- Gesù esplica il suo pensiero con un altro para-
rale, che consistono nella rinunzia e nella lotta gone: quello di una città posta sul monte, come
contro se stessi, nel rustacco e nella immolazione, per esempio era la città di Saphet che si poteva
non si rivelano più nella dottrina e nella condotta. scorgere dal luogo dove fu pronunziato il discorso
La prima punizione sta nel sale che diviene inu- della montagna. Una città in tale posizione è im-
tile, affatto inutile. ,E che cosa è il sale, se non possibile non sia veduta. Così è degli apostoli e
sala più? della Chiesa (Mt, V, 14).
La seconda punizione sta nella impossibilità, Secondo, è disegno di nio che l'apostolo brilli
in via ordinaria, di rimediare a questo male, per- e illumini. Come una luce è messa sul candelabro
ché l'apostolo è in grado elevato e non ha nessu- affinché sepva ad illuminare tutta la casa, così l'a-
no sopra di sé per riprenderlo e correggerlo, co- postolo è messo da Dio in quel-la ;posizione elevata:
me nulla può rendere al sale la sua salsedine e il affinché tutti siano da lui illuminati. Presso gli
suo sapore. antichi, per la difficoltà di accendere il fuoco, si
ILa terza punizione è la vergogna e il disprezzo. custodiva notte e giorno in casa una lampada ac-
Il sale scipito, non servendo più a l.l:l11a, viene cesa sotto un gran vaso in un luogo oscuro; se s~
gettato per la strada, nel fango (.Mt. V, 13). aveva bisogno di luce, per esempio in una sala di
ricevimento, si poneva la lampada su di un gran
II - Secondo paragone: "Voi siete la luce del candeliere, A questo uso allude il Salvatore (Mt"
mondo » V, 15).
Terzo, è necessario per il bene degli uomini e
La luce splende, illumina, ahbellisce e feconda la gloria di Dio, Vedendo le buone opere degli
tutto, Cosi è dell'apostolato. Come il Salvatore è apostoli, gli uomini rendono gloria a Dio principio
la luce del mondo (Gv. I, 5) per la sua santa dot- di ogni bene, che loro manifesta tanta bontà per
trina ed il suo esempio. così l'apostolato è la luce mezzo dei suoi apostoli, e si sentono animati ad
del mondo se si compenetra della dottrina di Gesù imitare il buon esempio che hanno sott'occhio
Cristo, se la fa risplendere in sè con l'insegna- esercitandosi essi pure nelle buone opere. L'esem-
mento e con l'esempio (t. V, 14, 16). pio degli apostoli prova la possibilità della virtù.
Da ciò l'obbligo di fare splendere la luce; il Ecco la grandezza e la missione dell'apostolato,

130 131
_.
come il Salvatore le rivela al Giudaismo e a tutto
il mondo. Quanto tale missione è importante e su-
blime! Gli apostoli sono nelle mani di Dio il prin-
cipio della luce e della vita soprannaturale nel
mondo; essi sono i rappresentanti e gli araldi del- MEDITAZIONE 69
la legge morale proclamata or ora da Gesù; sono
i più grandi benefattori dell'umanità. II mondo de- RELAZIONE DEL SALVATORE CON LA
ve essere e mostrarsi riconoscente verso Dio e
verso gli apostoli. Per questi ultimi è un potente LEGGE ANTICA
stimolo ad impiegarsi con zelo e sollecitudine in
una missione tanto nobile, e fare risplendere la MATT. V, 17-20. • Non vi date a credere che io sia venuto ad
loro luce agli occhi degli uomini; ma anche un abrogare la Legge o i Profeti ; non son venuto ad
abrogare. ma a completare. Poiché vi dico in verità,
avviso di non permettere che il sale dell'apostolato finchè non pasSino e cielo e terra , un iota solo o un
divenga scipito, per timore d'incorrere in tremen- apice non passerà d ella Legge , che tutto non si com-
de punizioni. E ognuno può, in diversi gradi, ap- pia . Chi dunque violerà uno solo di questi precetti
anche più piccoli e insegnerà a così fare agli altri,
plicare a sè questo awiso. sarà considerato come il più piccolo nel regno dei
cieli; chi invece li avrà osservati e li avrà insegnati
sarà grande nel regno dei cieli . Vi dico, invero, che
se la vostra giustizia non sorpasserà la giustizia d egli
Scribi e dei Farisei . non entrerete nel regno dci
cieli .

I - Perché il Salvatore parla delle sue relazioni


con la Legge Antica
Gesù parla prima di tutto in generale dei suoi
rapporti con l'Antica Legge; E!i1i doveva farlo per
i seguenti motivi: la Legge era Stata l'espressione
della volontà di Dio, ed a questo titolo obbligava
in coscienza; essa era iI riassunto dell'economia
della salvezza dal punto di vista della fede, della
morale, del soccorso della grazia. II Salvatore non
poteva dunque non occuparsene.
Inoltre negli ultimi tempi il rispetto e lo zelo

132 133
- -,
per la Legge erano aumentati sotto ogni riguardo. V, 18) che nulla sarà cambiato, neanche un solo
essi erano anche stati spinti fino all'eccesso per la « iota, un sol punto» e che la terra e i cieli piutto-
falsa inter.p retazione dei Farisei che divenivano in sto passeranno. Molto più Egli punisce bandendo
tutto e dappertutto un giogo intollerabile (ved. in- dal Cielo chi disprezza o insegna a disprezzare un
troduzione). solo precetto dei meno importanti in apparenza.
Finalmente il Salvatore 'aveva, a diverse riprese. Invece promette una ricompensa particolare nel
pronunziato certe frasi (Gv. IV, 23; Le. V, 21, 24; Regno dei Cieli a chi osserva i suoi Comandamen·
VI, 5) che, secondo le apparenze, lo avevano fatto ti e insegna agli uomini ad osservarli.
accusare di volere sopprimere la legge e disprez- Quanto ai precetti rituali, il Salvatore li ha
zarla: tanto più che Egli si manifestava per Mes- sempre -praticati anche Lui; e durante il suo apo-
sia, di cui le Profez-ie annunziavano che sa,rebbe stolato giammai ha proibito di praticarli, « finché
stato il Legislatore, e stabilirebbe una nuova a l- tutto fosse compiuto" (Mt. V, 18), cioè fino alla
leanza (Ger. XXXI, 31). Bisognava dunque necessa- sua morte fino alla discesa dello Spirito Santo
riamente che il Salvatore si spiegasse bene su sugli Apos~oli, fino alla promulgazione della Nuo·
questo ·p unto in presenza dei suoi discepoli, de] va ,Legge. Allora la osservanza della Legge rituale
popolo e dei suoi nemici. del Giudaismo diventava veramente inutile e an-
che nociva, giacché la nuova economia era succe-
duta all'antica. La Legge e i Profeti avevano il loro
Il - Il SalvatOl'e detennina le sue relazioni fine in Gesù Cristo (Rom. X, 4) al quale essi dove-
Prima di tutto Gesù dichiara che « non è venuto vano condurre gli uomini (Gal. III , 24). La Legge
per distruggere la Legge e i Profet i » (Mt. V, 17). e i Profeti erano l'ombra e la figura di Gesù Cristo
Infatti Egli nulla ha cambiato della Legge morale. che doveva venire (Col. U, 16, 17); essi stessi dice-
I dieci comandamenti sono i principi fondamentali vano che erano temporanei, in attesa, poiché erano
dell'Antico e del Nuovo Testamento. Gesù non ha destinati ad essere sostituiti da Una economia
aggiunto che le ammende richieste dalle circostan- nuova.
ze: per esempio il precetto di entrare nella nuova La Legge antica e la Legge nuova non sono due
Chiesa e sottomettersi alla sua autorità, di ricor~ leggi opposte, ma tendono allo stesso scopo e non
rere ai nuovi Sacramenti. differiscono che per il grado cii perfezione; l'una
I dieci Comandamenti sono la espressione pra- ha la sua radice nell'altra; la seconda è lo schiu-
tica della Legge eterna, essi regolano i destini del- dersi e svilupparsi della precedente. ·Produrre que-
la creatura chiamata a un fine eterno che è sem- sto sviluppo non è distruggere la Legge antica, che
pre lo stesso, finché la creatura esiste. CosI il Sal- al contrario sarebbe stata cambiata e distrutta se
vatore dichiara apertamente e solennemente (Mt. , essa non avesse ricevuto questo sviluppo.

134
_.
Secondo, il Salvatore non dice solo che non è III - Conclusioni
venuto per distruggere la Legge, ma ancora che è
v~~~to per compie-rIa, cioè per perfezionarla, e Il modo con cui il Salvatore comprende la Leg-
C1Ò m due modi: Egli ha perfezionato la ,L egge mo- ge antica e la Legge nuova è bello ed ammirabile.
rale, perché ha esposto ed insegnato chiaramente Per Lui è una Legge unica, espressione della vo-
il vero senso della Legge, perché non si è accon- lontà di m o nei diversi gradi di perfezione; è
tentato di affermarne la lettera, m a ha rivelato lo un solo e stesso albero con le sue radici, il suo
spirito della -L egge, il suo scopo, l'amor di Dio e tronco, i. suoi rami, e, come tutto quello che viene
l'amor del prossimo; perché Egli ha con i con- da un essere vivente, è suscettib ile di sviluppo.
sigli dato alla Legge la sua perfezione. Gesù ha Per Lui la Legge è santa ; ecco perché la riconosce
per~ezionato la dottrina della fede, insegnando le e la rispetta, perché la monda dalle aggiunte e
ventà della fede cristiana che non erano chiara- dalle false interpretazioni che gli uomini vi han~
mente spiegate nella -L egge antica. Finalmente Egli no fatto e che sono com e altrettanti parassiti; Egli
ha dato la perfezione alla Legge rituale, facendo la perfeziona senza distruggerla, chè Dio non può
succedere alle immagini e alle figure la realtà del contraddirsi .
Sacrifizio e dei Sacramenti della Legge nuova co- Un'altra conclusione si impone a noi. Dobbia·
municando così a tutta la economia della s;lute mo stimare, rispettare, osservare la Legge di Dio
una grande potenza e virtù per cui la osservanza ovunque la troviamo. Tale è certamente -lo spirito
della Legge è divenu ta facile e gradita. di Dio e del Salvatore.
Terzo, il Salvatore protesta solennemente con- Terzo, è gloria dell'apostolato non solo osser-
tro « la giustizia dei Farisei» cioè contro la inter- vare la ·Legge, ma il divulgarla nel mondo, racco·
pretazione e la pratica della Legge antica, Come i mandarne il rispetto e la osservanza. Il Salvatore
Farisei l'avevano immaginata e introdotta nel po- promette agli Apostoli una ricompensa speciale,
polo. Per il Salvatore questa giustizia non basta una distinzione particolare nel Regno dei Cieli:
per ·la salvezza, perché molto spesso essa snatura « Chi li metterà in pratica e li insegnerà sarà chia·
il senso della Legge con una interpretazione ar.bi- mato grande nel Regno dei Cieli . (Mt . V, 19). In
traria fe rmandosi a lla lettera del precetto all'este- queste parole i teologi vedono la promessa di una
riore, senza tener conto dello spirito, d~lIa vera ricompensa speciale per quelli che insegnano la
virtù; perché essa moltiplica i precetti e le osser- Legge cris tiana.
vanze fino a renderle ridicole ed intollerabili, e
presentandoli tuttavia come precetti divini.

136 137
_.
l'amore del prossimo, precetti negativi che proi-
biscono la collera, il r isentimen to, l'odio dei ne-
mici, i giudizi temerari ~ prece tti posiUvi, di gene-
roso amore al .p rossimo.

Innanzituttb il Salvatore completa c p erfeziona


MEDITAZIONE 70 s u questo punto la Legge antica, che, secondo la
lettera del p rece tto, proibiva soltanto l'omicidio
IL PRECETTO DELL 'AM ORE (Es. XX, 13; DI. V, 17). Oltre le percosse inflitte
al prossimo, Egli ci insegna che vi sono altri ·modi
DEL PROSSIMO
di peccare gravemente contro il quinto comanda-
mento: colpe interne: la collera, il , desiderio di
M,n n.o v. 21 -26. _,Vo i ave te u d ito che fu de tto agli an ticbi : N(m nuocere; colpe esterne: parole ingiuriose, per
u~cl~e:e, e c~i u~iderà merita di esser e puni to in esempio « raca ».(sciocco, empio) (Mt. V, 22 ). Tut-
gIudIZIo. Ed lO dico a voi : Chiunque si adira col te queste colpe il Salvatore le condanna severa-
s~ fratello. merita di essere punito in giudizio; e
chi ,avrà deu~ al suo fratello : Raca, merita ii essere m ente; lo si vede dal castigo s tesso di cui . le
puruto dal 5medrio; e chi avrà detto al suo fra· minaccia. S ono i castighi dei tr ibun ali locali (DI.,
tello: Stolto, merita di essere punito col fuoco della
gee~ •. Se dunque già stai presentando la t ua offer-
XVI , 18), e anche del tribunale supremo, incaricato
ta ali altare, c là ti ricordi che il tuo fra tello ha di giudicare le col'pe contro la religione e i delitti
. qualch~ co~a contro ~i te, lascia là la 'tua offerta pill gravi; e di più, un castigo straordinario, come
davantt alI a l~a re e pnma va' a riconciliarti col IliO
. fratello, e pol tornerai ad offrire iI luO dono il supplizio del fuoco nella spaventosa valle della
M~I.till subito d'acoordo O?l tuo avversari~. men - Geenna, ave già si celebrava l'orrendo culto ,d i
tre 5:1 ancora. con lui in via; affinché l 'avversar io Moloc (Gs. XVIII, 16; Ger. XIX, 2 ss.), e ave al-
~on tt con ~gnl al giudice , e il giudice alla gua rdia,
I: tu non 51a gettato in carcere. In verità. ti dico' l'epoca di Nostro Signore si bruciavano i detriti e
~u ~on ne uscirai finché non abbia pagato sino al~ le immondezze, e che per conseguenza offriva una
! ultimo spi cciolo .:
vivent,e immagine dell'inferno (MI. X, 28; Le.,
XII, 5).
I . Repressione della collera e delle Ingiurie: Vi sono quindi colpe 'c he saranno punite con
dolcezza di pensieri, parole ed azioni l'inferno; alla gravità del peccato corrisponde la
gravità del castigo: semplice condanna. supplizio
Il Salva,tore incomincia ora a trattare qualche straordinario, in cui il colpevole è lapidato o ·im-
punto partIcolare, sul quale spiega la Legge antica piccato, castigo che conda.nna il peccator~ all'in-
e la perf~zlOn a . N oi riuniamo qui tutti i precetti ferno (Schanz).
che nel dIscorso della montagna Egli ha dato sul-
139
138
_.
Poi il Salvatore aggiunge al precetto i motivi
del p:ecetto. Prima di tutto la grande importanza Il - Evitare il rigore neIla riparazione deIle
ch~ VI. annette e che si rivela già dai castighi riser~ Ingiurie
vab aI colpevoli, come per la relaz·ione che esiste M,n T. V. 3S-42. " Avete udito che fu detto: Occhio per occhio t:
tra queste colpe meno gravi e l'omicidio proibito dente per denle. Ed io vi dico: Non resistete al ma-
dalla Legge antica; esse possono condurre fino al- le ; ma se qualcuno ti percuote la guancia destra,
presentagli anche l'altr a; e a chi ti vuoi chiamare
l'assassin~o;. q~lla col~era interna si passa alle pa- in giudizio per prenderti la tunica, lasciagTi anche il
role, e pOI SI gIUnge aI fatti. mantello ; c se Qualcuno ti importuna per un miglio c
tu va' con lui per altri due . Da' a chi ti chiede e
Ora una legge perfetta deve sopprimere le cau- non voltare le spalle a chi vuole qualche cosa iO
se e le occasioni di colpe gravi e deve regolare tut- prestito da te ,. .
to l'uomo, all'interno il suo Cuore all'esterno i LVCA VI , 29-30 . ~ A chi ti colpisce su una guancia, presenta anche
l 'altra; e a chi ti porta via il mantello non disputar-
suoi atti. Questa è la perfezione che il Salvatore gli la tunica .
dà alla 'Legge antica. Dà a chiunque ti domanda , e non reclamare il
Iuo da chi te lo toglie _.
Altro motivo, la carità e la dolcezza hanno una
così grande importanza che senza di esse le stesse Per prima cosa il Salvatore non proibisce di ri-
pratic~e più sante della religione, il sacrHìzio, per vendicare per vie legali i propri diritti, senza la
esempIO, non possono essere gradite a Dio. cattiva intenzione di nuocere al prossimo (Es. XXI,
Ecco perché il Salvatore dice che, Sf> noi nu- 24; Lv. XXIV, 20 ; Dt. XIX, 21); ma spiega l'ideale
tria~o c,oHera o astio contro il prossimo, è meglio della pazienza cristiana e della carità generosa,
I~~cla~ l offerta sull'altare e andar prima a ricon- che risponde alla malizia dell'avversario con gran-
cIbar~I col fratello. E' questo che Dio chiede pri- de carità (MI. V, 39). Egli spiega con esempi pra-
ma dl tutto, ed è la condizione necessaria perché tici, che consistono non solo nel dare e prestare
Dio accolga favorevolmente la nostra offerta (Mt a coloro che ci chiedono, senza esigere nulla in
V,23). " ricambio (Mt. V, 42; Le. I, 34), ma ancora in cose
Come mezzo per evitare iI castigo riservato ai molto più difficili, per esempio, presentare la guan~
~rasgressori del precetto dell 'amor del prossimo, eia sinistra allorché si è stati percossi sulla guan~
11 Salvatore ci dà la riconciliazione col nostro fra- eia destra (Mt. V, 39; Lc. VI, 29), fare duemila
tello mentre siamo ancora sulla terra. La riconci- passi allorché si è costretti, secondo un antico uso
liazione è una forma amichevole che previene iI dell'Oriente, a farne mille (Mt. V, 41), ovvero ac-
~iu~izi? dell'eternità; se non si fa in questa vita, consentire ad un penoso sacrificio, dare il mantel~
Il gIUdIZIO sarà fatto <x>n grande rigore (MI. V, 25). lo a chi già vi ha preso l'abito (Mt. V, 40; Lc. VI,
II Salvatore prende questo paragone dalla proce- 29). Il mantello aveva tanta importanza presso i
dura dei tribunali umani. popoli orientali, che il suo possesso era garantito
da una legge speciale (Es. XXII, 26; Dt. XXIV, 13).
140
141
_.
LUCA VI. 32- 36 . E se amate culoro che vi amano, quale mer ito ne
Evidelitemente la maggiOl-' parte di questi casi a\'~ te? Poichè gli s lessi peccato ri amano chi li ama.
en trano nella pratica dei consigli e della perfezio- E se fate del bene a r:hi vi fa del hene, quale merito
n,e,;. e ~Lvogliono _ cir'costanze speciali perché i con- ne avete"! Anr:he i peccatori ranno altrettanto. E se
prcstate a quelli , da cui sperate di ricevere , quale
sIgli dIvengano obblighi, come la necessità di con- merito ne avet !:!? Anche i peccatori imprestano ai
fessare la verità della Legge cristHma, o di evitare peccatori per r iavere l 'equivalente. Ma , invece , ama·
le i vostri nemici e (ate del bene e date in presti to
qualche grave scandalo. Il Salvatore stesso, quan- senza n ulla sperarnc; e cosi sarà grande la vos tra
do · fu schiaffeggiato dinanzi ai suoi giudici, non ricompensa , e sa rete figli dell'Altissimo , perchè egli
presentò,") 'altra guaocia, ma si difese (Gv. XVIII è benigno anche verso gli ingrati ' e i malvagi. Siate
'3 .
- ) e S . Paolo fece lo stesso in una simile occa.
, adunque misericordiosi, com 'è misericordioso il vo-
s fro Padre .
sione ( At. XXII,25).
o I motivi di essere pazienti e dolci sono la bel-
o
La Legge antica ordinava solo di amare « il
lezza stessa di questo ideale e la sublimità di una prossimo » , cioè coloro che appartenevano a Israe-
tale grandezza d'animo. Poi l'esempio dei Santi le (Lv. XIX, 18), e nulla diceva degli altri uomini.
che nella Chiesa hanno preso alla lettera la parola Evidentemente era una lacuna, tanto più che -i pa~
de! Salvatore; ed infine il carattere delle leggi del- gani erano dichiarati i nemici di Dio (Es. XXIII,
la Chiesa, che ha temperato nello spirito di queste 30). I Farisei sono andati più oltre, ordinando di
parole di Gesù il rigore e la severità della Legge odiare i pagani. Il Salvatore invece, vuole che
antica. amiamo i nostri nemici, chiunque essi siano,e li
amiamo veramente.
Secondo questo precetto, è proibito avere in
III - Repressione dell'odio contro i nemici cuore odio per i ne:mici e per quelli c~e ci hanno
'M.\.TT. v, 43-48. "Avete udito che fu detto; Ama il tuo prossimo
offeso, augurar loro del male, rifiutar loro le ma-
e odia il tuo nemico. Ed io dico a voi: Amate i nifestazioni ordinarie di carità. Quanto a dare lo-
vost ri nemici e pregate per i vostri persecutori, affin- ro prove speciali di amore, come quelle che il Sal-
ché siate i figli del vostro Padre . che è nei cieli
perché egli fa che sorga il suo sole su cattivi e s~ vatore ha indicate, non è già un precetto, ma un
buoni e ch~ cada la pioggia su giusti e su ingiusti . consiglio di perfezione.
Ché. se VOI amate solo coloro che vi amano, qual Il primo motivo dato dal Salvatore per base
mento ne avete? E non fanno questo anche ì pubbli-
cani? E se porgete il saluto soltanto ai vostri amici, del suo precetto è l'esempio di Pio (Mt. V, 45; Le.,
che fate mai di speciale ? E non fanno forse altret- VI, 35, 36). « il quale fa sorgere il sole' sui buoni
tant~ anche ì Gentili? Voi dunque siate perfetti, co-
me e perfetto il vos tro Padre celeste" .
e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiu~
Lue,1 VI , 27-28 . Ma io dico a voi , che mi ascoltate : Amate i vostri sti »; che accorda a tutti senza distinzione i beni
nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite temporali, il cui attributo speciale è la grande e
coloro, che vi maledicono, pregate per quelli che vi p~derna misericordia. Noi rassomigliamo a questo
calunniano.

142 143
_.
Dio cosÌ grande e buono, come i figli che devono Il Salvatore non interdice un giudizio legitti.
somigliare al padre, allorquando siamo misericor- mo, legale, nè un giudizio privato, riferentesi a
diosi con i nostri nemici. Allora Egli ci riconosce cose manifeste: Egli proibisce i giudizi privati e
per suoi e con ciò meritiamo il suo amore e le ingiusti (Le. VI, 37), a i quali possono portarci l~
sue predilezioni. mancanza di carità e la stima esagerata dI nOI
Il second.o motivo è nella grandezza ed eccel- s tessi. Israele, « il popolo eletto» di Dio, era facile
lenza delio spirito di carità che ci eleva al disopra a disprezzare e giudicare male tutto ciò che non
della natura e della ricerca di noi stessi. Manife- apparteneva alla nazione santa. Forse il Salvatore
stare bontà a quelli che sono buoni con noi, salu- nel darci questa lezione aveva di mi.ra specialmen-
tare chi ci saluta, voler bene a quelli che nutrono te i Farisei.
verso di noi sentimenti benevoli, dare a prestito Quanto ai motivi, il primo è che noi saremo
a coloro dai quali aspettiamo qualche vantaggio, giudicati con la severità con cui avremo giudicati
è ciò che il mondo ed anche i pubblicani e i paga- gli altri. Questo motivo è esposto con particolare
ni fanno ogni giorno (Mt. V, 46, 47). Ma fare il energia nel testo di S. Matteo: « Voi sarete giudi-
contrario per praticare i consigli del Salvatore, è cati secondo lo stesso giudizio col quale avrete
vera grandezza e grande perfezione. giudicato, e sarete misurati con la stessa misura
II terzo motivo è la promessa di Uf)a straordi- con la quale avrete misurato » (MI. VII, 2).
naria ricompensa nel Cielo (Le. VI, 35). Vi sono ancora altri motivi: noi non abbiamo
il diritto di giudicare; Dio non ci ha eletti giudici
dei nostri fratelli; perciò, giudicandoli, ci arro-
IV . Repressione del giudizi temerari ghiamo un diritto che non ci appartiene affatto.
Inoltre non ne abbiamo i lumi e la santità neces-
~h·fT. VII , 1·5. • Non giudicate a fine di non eSSere giudicati: sari. Un tale giudizio è per lo meno tanto colpe-
perché, secondo il giudizio, onde voi giudicate, sare- vole, anzi più colpevole ancora della colpa con·
te giudicati, e oon la misura, onde misurate, sa rete
misurati. dannata nel nostro prossimo. Quindi il paragone
A che poi osservi tu il fuscello nell 'occhio del della paglia e della tra ve, riportato da S. Matteo,
fratello tuo, e non scorgi la trave, che sta nel tuo si applica ai giudizi temerari (MI. VII, 3, 4, 5).
occhio! O come osi dire al tuo fratello ! Lascia ch'io
• tolga il fuscello dal tuo occhio, mentre poi c'è una
trave nell'occhio tuo? Ipocrita, estrai prima dal tuo
occhio la trave e poi ci vedroi bene per estrarre il V . Principi positivi dell'amor del prossimo
fusce llo dall 'occhio del tuo fratello •.

LUCA VI , 37. Non giudicate e non sarete giudicati ; non con- MAIT. V ll , 12 . • Adunque quanto vole te che gli uomini facciano a
dannate e non sarete condannati; assolvete e sarete voi, anche voi fatelo ad essi. In questo s ta la Legge
assolti. ed i Profet i ,..

144 145
- -,
Luc·\ VI , 31. • Ciò che volclt! che ~Ii altd tacc iano con voi , f,,-
Ido \'oi l18rimcnti con essi _.
nobili della natura, ma va a raggiungerli ~er tr~·
LuI.:-\. VI. 38 . • Dah! e vi sarà dato; una misura buona , pio sformarE ed elevarli; non si -limita a rep~l1~lere Il
giala, scossa c traboccante vi sarà versata nel grembo . male e prevenirlo ; ma lo rende i~posslbll.e , pe~
mezzo di un nobile sforzo verso CIO che ~l e d~
Poichè della stessa misura, di cui vi sarcte ser-
"iti , anche gli altri si ser"iranno verso di "ai _.
più grande e migliore. A quale grado su~hme dI
perfezione questa legge innalza le anune . . ,
Riguardo all'amor del prossimo, il Salvatore Si pensi solamente ai precetti e ai conslgh che
aggiunge qualche precetto essenzialmente positi- il Salvatore ci dà sull'amore verso i nemici e sulla
vo. Innanzitutto il principio generale di non fare generosità! Essi portano a: " .
agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a l O Non commettere alcuna inglUsttzla.
noi; trattar gli altri come vorremmo essere trat- 20 Non rendere male per male.
tati noi (MI. VII, 12; Le. VI, 31). Gesù spiega que- 3 Non vendicarsi.
0

sto principio riguardo alla liberalità col prossimo. 4 Sopportare le ingiurie.


0
,
Bisogna dare al nostro fratello non solo 'quanto 50 Accordare al nostro avversano o nemico
domanda (MI. V, 42 ; Le . VI, 30), ma generosamen- più di quanto chiede.
te pill di quanto chiede, cioè « una misura 1arga, 6' Non odiarlo.
pigiata, traboccante » (Le. VI, 38). 7° Anzi, amarlo.
Il prim o motivo indicato dal Salvatore ha lo 8° Fargli del bene.
stesso senso ed importanza dell'amor del prossi- 90 Pregare Iddio per lui (Schanz) . . .
mo; è l'adempimento intero della Legge; perché Chi agisce così è quaggiù l'immagme vIvente dI
lo scopo di ogni comandamento è la pratica per- Dio (MI. ' V, 48).
fetta dell'amor del prossimo e dell'amor di Dio,
poiché ognuno di questi amori racchiude l'altro
(Mt. VII, 12). Quando la Legge è adempiuta con
questa perfezione, non manca nulla. Il secondo
motivo è la ricompensa: Dio ·e gli uomini ci tratte-
ranno nello stesso modo (Le. VI, 38).
In questo passo del Vangelo quello che colpi-
sce soprattutto, è la nobiltà dei sentimenti, la di-
menticanza di sè, la generosità riguardo al pros-
simo, si tratti di un amico o di un nemico. Legge
veramente sublime e divina, legge della perfezio-
ne! Non solo essa nulla accorda agli istinti meno

146 147
_.
vocato da un desiderio impw'o; proibisce pure la
manifestazione di questo desiderio, ed in generale
la impurità sotto lutte le sue forme (Mt. V, 28).
Questa proibizione è for male e severissima, co-
sÌ che noi dobbiamo essere pronti a sacrificare ciò
MEDITAZIONE 71 che abbiamo di più prezioso. più caro e più neces-
sario, come l'occhio, la mano o il piede, se quest e
cose divengono per noi occasione prossima di pec-
DOVERI VERSO NOI STESSI
cato. La proibizione è fatta sotto pena della geen·
na, dell'inferno (MI. V, 29, 30) .
Ciò che si è detto fin qui riguarda i nostri do-
veri verso il prossimo. Quanto ai doveri verso noi
stessi, il Salvatore segnala tre punti nel discorso Il . Semplicità nelle parole astenendosi dal
della montagna: la castità , la semplicità nel par· giuramenti
Iare, l'umiltà.
M.%TT . V. 33-37. " Voi avete udito ancora ch e fu dellO agli an lichi :
NO,I spergiurare. ma adempi verso il Signore i /IWI
giuramenti. Ed io vi dico : Non giurate affalto, nè
I . La castità per il cielo. perché è trono di Dio; nè pel' la terra .
perché è sgabello dei suoi piedi; nè per Gerusalem-
me, perché è la città del grtIn re; non giurare nean-
MATT. v , 27-30 . c Voi avete udito cbe fu detto: NOli comm.ettere che per il tuO capo, perché tu non puoi fare bianc.o
adulterio. Ed io vi dico: Chiunque riguarda una don - o nero un solo cape llo. Ma s ia il vostro parlare , SI,
na con intenzione caltiva, già ha commesso adulterio si , no, no ; ciò che è in più viene dal male _.
con essa nel suo cuore. Che se il tuo occhio destro
ti è di scandalo. strappalo e gettalo via da te; mc-
glio per te che un tuo membro perisca piuttos to che Il Salvatore non proibisce punto il giuramento
tutto il tuo corpo sia buttato nella geenna. E se la
tua mano destra ti è di scandalo . troncala e gCltala
fatto con verità, rispetto e necessità. Il giuramen-
via da te; meglio per te che un luo membro perisca. to in se stesso è buono ed onora il nome di Dio
piuttosto che tut to il tuo corpo vada nella geen na ., (Dt. VI, 13; Es. XX, 7; Lv. XIX, 12 ). Dio stesso si
impegna con giuramento (Ebr. VI, 16 ss .; VII, 21);
La Legge antica, per custodire l'onore del matri· e il Salvatore dice che bisogna (MI. V, 33) osser·
monio, si contentava di proibire l'adulterio (Es .. vare i giuramenti falli secondo la Legge (Es. XX,
XX, 14) e il desiderio di commetterlo (Dt. V, 21). 7' Lv. XIX, 12). Quello' che il Salvatore non vuole
Quanto alla castità, la Legge lasciava una lacuna. è' che, per timore di lasciarsi trascinare a un g~u­
Oggi per compiere la Legge e perfezionarla, il Sal· ramento falso o colpevole, non ci si abitui a glU-
vatore proibisce anche uno sguardo cattivo pro-
149
148
rare direttamente o indirettamente per il nome di
-.
III - Dell'umiltà
Dio (Mt. V, 34; 35 , 36), perché nei due casi il
giura mento obbliga.
MU T. VI , 1-6 . • Guardatevi da l pratica re la " ostia gius tizia alla
presenza degli uomini per esse re veduti da essi; al-
Dis tinguendo tra una formula di giuramento trimenti nessuna ricompensa avete presso il Padre
vostro. che è nci cieli . Adunque, quando fai elemo·
che obbligava ed un'altra che non obbligava, i sina, non SUODare la tromba dinanzi a te, come fan·
Farisei avevano fa vorito l'errore e dato occasione no gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per
al male (Mt . XXVIII , 16 ss.). Il Salvatore invece essere onorati dagli uomini. Vi dico in 'v crità: E ssi
hanno già ricevuto la loro mercede. Ma, quando fai
vuole che si dica: « è » o « non ·è ». E ne dà la ra- elemosina, non sappia la tua sinis tra che cosa fa la
gione : tutto quello che si aggiunge alla semplice destra, affinché lo. tua elemos ina rimanga segreta, e
espressione della verità « viene dal maligno )~ (ML, il Padre tuo, che vede anche nel segreto, te lo ren·
derà .
V, 37). E quando pregate non siate come gli ipocriti. che
Infatti non contentarsi di affermare o di nega- amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe c agli
angoli delle piazze . per comparire davanti agli uomi·
re è come testimonia re che la menzogna è possi- ni. In verità vi dico: Essi ha nno già ricevuto la
bile, che esis te, e che per dare più certezza alla loro mercede. Ma tu quando Ilreghi , entra neUa tua
verità si invoca il nome di Dio a garanzia della stanza, e, chiu50 l 'u scio , prega il Padre tuo, che è
presente anche nel segreto, e il Padre tuo, che vede
propria pa rola. Se Dio stesso ricorre al giuramen- a nch e nel segre to . te lo rc ndc ra " .
to, la ragione sta nella nostra mancanza di fiducia MATTEO VI, 16-1 8. « E quando digiuna te , non prendete un ·aria tris!c
in Lui. come gli ipocriti , i quali s Hgura no i loro l'oHi per
fa r vedere agli uomini che digiunano. In ve rità vi
Si può anche indicare uù altro m,olivo : giura- dico : Essi ha nno gia r icevulo la 101"0 mercede . Ma
tu , quando d igiuni. profu ma li il capo c lavati il
re, e soprattutto giurare frequentemente, diviene volto, per non far vedere agli uomini cb e tu digi u ni ,
facilmente occa sione di male, di peccato, perché si ma solo a l Pa dre luO, che è presente anche nel se-
grelo, e il Pa d re tuo, che vede anch e nel segre to .
giura senza rispetto e senza necessità. Quanto sa- te lo renderà *.
rebbe bello e buono, se il precetto del Salvatore
fosse dappertutto osse rvato, e pertanto il giura- Prima di tutto il Salvatore avverte in generale
mento diveni sse inutile J Sarebbe realmente il re- di non fare le nostre buone opere (la nostra giu-
gno della verità, delia giustizia, del timor di Dio stizia) per essere lodati, in pubblico e per motivi
e della carità. umani (MI. VI, 1). Egli n011 proibisce la pubblicità
E' certamente 1n virtù di questa raccomanda- in se stessa ; anzi spesso lui s tesso raccomanda di
zione del Salva tore, il limite che la Chiesa impone fare queste opere dinanzi agli uomini; ma non
aH'uso del giuramento e la proibizione fattane ai vuole che sia per vana gloria. Voler essere ' visto
sacerdoti. non è una colpa; la colpa· sta nel voler essere ve-
duto · per essere ' lodato: · -'. "
150
151
Il Salvatore poi parla di certe buone opere: la
--
servata da Dio all'umiltà. Il Padre vede tutto, an-
preghiera, l'elemosina e il digiuno, che riassumono che i segreti più intimi, e vi ricompenserà (,Mt. VI,
tutta la Legge nelle sue relazioni con Dio, col pros- 3, 5, 18) con una ricompensa tanto più grande,
simo e con noi stessi. Su ciascuno di ,q uesti -p unti quanto più avrete operato con intenzione pura e
Egli rileva l'errore con l'eseD1pio dei Farisei, sen- amorosa.
za nominarli. I Farisei amavano raccogliere delle Ecco lo spirito di semplicità e di rettitudine,
elemosine che distribuivano poi pubblicamente lo spirito di purezza interiore ed esteriore che ca-
nelle sinagoghe. Per pregare sceglievano luoghi ratterizza lo spirito di Gesù, in opposizione alle
dove si potesse vederli, per le strade e nei templi. false interpretazioni che i Farisei da·v ano alla Leg-
Digiunavano due volte la settimana e si mostrava- ge, con la loro condotta tutta ipocrisia. Il Salva-
no in pubblico senza lavarsi la faccia per far ve- tore perciò spiega tanto minuziosamente la sesta
dere che digiunavano. Il Salvatore condanna que- beatitudine.
sta ostentazione; ci consiglia invece di tener se-
creto quanto è possibile tutto ciò che non rientra
nella pratica ·pubblica e comune della religione,
dissimularlo agli occhi degli uomini con pio arti-
ficio, come dice il testo di S. Matteo in un modo
sì bello e sì attraente ! (MI. VI, 2, 3, 6, 18).
Il Salvatore ci dà la ragione del suo consiglio.
Primo, agire altrimenti non è solo disimpegnare
un dovere in modo materiale, esteriore, senza me-
rito, ma è un peccato, il peccato di ipocrisia. Quel-
li che fanno così, li chiama per tre volte « ipocri-
ti » (Mt. VI, 2, 5, 16). Essi in apparenza onorano
Dio per la virtù e la pratica delle buone opere;
ma in realtà cercano invece la loro gloria nella
soddisfazione di una passione colpevole.
,L a seconda ragione è la inutilità di tali opere
in relazione all'eternità: «( Essi hanno già ricevuto
la loro ricompensa» (Mt. V.I, 2, 5, 16), poiché han-
no ottenuto ;q uel che volevano; non hanno più
nulla a sperare per la eternità.
Una terza ragione è presa dalla ricompensa ri-

152 153
-.
Luc,\ VI. 39-46 . Djsse [oro Cesù allche una parabulil: • Può forse un
cieco far da guida a un altro cicca? E non cadranno
lutt'e due in qualche fosso? Nessun discepolo è da
più del maestro; ogni scolaro ben forma la sarà co-
me il s uo maestro.
Perché osservi la pagliuzza, ch e è nell'occhio dci
tuo fratello, e non badi aUa trave che hai nel tuo
MEDITAZIONE 72
occhio? O come puoi dire al tuo fratello: Fratello ,
permetti , li tolgo la pagliuzza, che hai nell'occhio,
STARE IN GUARDIA DM FALSI DOTTORI tu , che non vedi la trave, che è nel tuo occhio? lpo-
crita , estrai prima dal tuo occhio la trave, c poi ci
vedrai per toglie re la pagliuzza dall 'occhio del tuo
f ra tello.
fvL\TT. VII , 3-6. « A che poi osservi tu il fuscello n ell'occhio de l Non c'è albe ro buono , che dia fr uiti guasti , ne pa-
fratello tuo , c non scorgi la Irave , che sta nel tuo rimenti albero catt ivo, che dia frutti buoni ; chè ogni
occhio? O come osi dire al tuo fratello: Lascia ch'io albero si riconosce dal suo frutlo. Non si colgono
tolga il fus cello dal tuo occhio, mentre poi c'è una infatli i fichi sopra le spine, ne su un l'oveto si ven-
Ira\'e nell'occhio tuo? Ipocrita, estrai p.ima dal tuo demmia l 'uva. L'uomo dabbene dal buon tesoro del
occhio la tr ave e poi ci vedrai bene per estra rre il s uo cuore trae fuori il bene, mentre il m alvagio dal
fu scello dall 'occhio del tuo fratello. cattivo suo fondo cava fuori il male; perché da ciò
Non date ciò, che è santo , ai cani, ne gettate ai che sovrabbollda nel cuore parla l a bocca.
porci le vostre perle, per tema che non le calpe- E poi, perché mi chiamate: Signore , Signore! e
stino con le zampe c si rivoltino a sbranarvi "', non fatto quello c hI,! io dico? ~
M.ITI . vn. 13-23. ti Entrate per la porta stretta, che larga è la porta
e spaziosa la via , che conduce alla perdizione. e sono Evidentemente 11 Salvato r e mette qui gli Apo-
molti queUi , che si mettono per essa. Quanto è s toli e tutto il popolo, in guardia contro i fals i
s trella la porta e angusta la via. che mena alla vita ,
c pochi sono che la ritrovano . dottori. S. Luca riferisce il paragone del cieco che
Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a vo i conduce un a ltro cieco, e quello della pagliuzza e
in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li
riconoscerete dai loro frutti. Si coglie forse uva
della trave, mentre S. Ma tteo non precisa affau v
dalle spine, o fichi dai rovi? E cosl ogni albero buo- il confronto.
no porta buoni frutti, mentre l 'albero guasto pro- Questi consigli si applicano a tu tti i tempi del·
duce rrulti cattivi. Non può un albero buono dare
frutti cattivi, nè un albero guasto dare rrutti buoni . la Chiesa , essi riguardano qui più particolarmen·
Ogni albero, che non fa buon fr utto, è reciso e get- te le relazioni del popolo giudaico col farisaismo
tato nel ruoco. Dai loro frutti adunque voi li rico-
noscerete.
·c he aveva penetrato tutto; il sacerdozio, come
Non chiunQue mi dice: Signore Signore! entrerà l'insegnam ento della Legge. E a tali maestri il po-
ne l regno dei cieli ; ma colui che fa la volontà del polo doveva ricorrere! Bisog nava quindi tan to
Padre m io, che è nei cieli. Molti in quel giorno m i
d iran no: S ignore! Signore! non abbiamo forse pro-
più metterlo in guardia contro il male che poteva
retato in tuo nome, e in tuo nome cacciato i demo- loro causare il cattivo esempio della giustizia fari·
ni, c operato miracoli in tuo nome? E allora io saica,
dichiarerò loro pubblicamente : Non vi ho mai cono-
sciuti; andate via da me, voi operatori d'iniquit à li. Questi consigli comprendono tre parti.

iS4 155
- _.
I . Il Salvatore mette In guardia contro i falsi che oggetti preziosi che sono stati smarriti, perle
dottori e gioielli. Ora colà, per le strade, vi sono ~empr~
porci e cani disposti a mordere quando 51 ~ole
La inettitudine ad ammaestrare gli altri il Sal· allontanarli dalla preda. Per le perle gettate al por·
vatore la fa consis tere nella oscurità ,e nell'acceca- ci e ai cani, il Salvatore intende le verità di fede,
mento spiritua le (Le. VI. 39), nell'orgoglio e nella la cui conoscenza è imprudentemente manifestata
fiducia in se stessi di coloro che, nonostante la ai nemici della Chiesa (Mt. VII, 6).
loro ignoranza, credono potere e dovere jnsegna- Ne apporta tre ragioni. In primo luogo è inu-
re agli alt·ri e correggerli (Le. VI, 41; Mt. VII, 34; tile far loro conoscere tali verità. Che importano
XXIII , 15 ); tale era il caso dei Farisei. le perle ai cani e ai porci che cercano solo il loro
Il Salvatore appoggia la sua raccomandazione cibo?
s ui più gravi ·m otivi. Primo, dice, se ci si lascia Secondo, come le perle sono calpestate nel fan-
condurre da tali guide, il risultato sarà che mae- go e nelle immondizie da questi animali, co~\ le
stro e discepolo cadranno nella fossa e saranno verità di fede sono snaturate e profanate dal ne-
rovinati; ed è ciò che è avvenuto (Le. VI, 39). m ici della Chiesa.
Secondo, per bene che vada, il discepolo non Terzo, volendo difen dere le verità di fede, ci
sarà migliore del maestro, cioè parteciperà del suo si espone agli attacchi e alle ingiurie dei ~emici
accecamento ( Lc. VI, 40). della religione, come coloro che, p er toghere le
Terzo, il Salvatore avverte questo disgraziato perle ai cani, sono assaliti e sbranati da essi (Mt.,
maestro di lavorare prima a correggere se stesso, VII, 6).
perché la sua miseria è molto maggiore di quella Come non .pensare q ui alla condotta dei Giudei
del proprio discepolo; a lui infatti è difficile non e dei Gentili riguardo agli insegnamenti della Chie-
cadere nel peccato di ipocrisia (Mt. VII, 5 ; Lc. VI, sa e al modo con cui le devozioni e le pie pratiche
42); egli non può credere che il suo modo di agire d~lIa cOhiesa sono considerate dagli eretici e dagli
sia buono, e nasconde la sua mala fede sotto l'ap- increduli? Che ne hanno fatto? Come hanno trat-
parenza dello zelo e di una intelligenza più esatta tato quelli che difendevano le veri tà e le pratiche
della Legge (Mt. VII, 2; XXIII, 16 ss.). di pietà?

II - Prudenza nell'Insegnare I misteri della fede III - Il Salvatore indica i segni per riconoscere
Il Salvatore usa qui u na figura desunta dagli i . falsi dottori
usi delle città di Oriente, dove si gettano tutti i Il Salvatore ci ricorda prima la blsa apparen-
rifiuti di casa in istrada, e talora, per isbaglio, an- za di qU:esti dottori « in veste di pecora » , cioè con

~56 157
_.
apparenze pacifiche e attraenti, discorsi seducenti, i suoi rappresentanti per l'autorità, la dottrina,
parole pie, belle dottrine sulla virtù, la ]jbertà e il potere rivelato dai miracoli, non servirà, loro
(Mt. VII, 15; Le. VI, 46). Queste brillanti apparen. a nulla (MI. VII, 22); la ipocrisia e la slealta sa·
ze non lasciano di renderli all'interiore « lupi ra- ranno smascherate ed essi saranno esclusi dal pos-
paci ». Il segno inconfondibile è la vita, sono le sesso del Regno eterno (M!. VII, 23): « Non vi co·
opere che devono essere conformi alla volontà di nasco»! Vuole dire essere respinti da Dio; la più
Dio (M!. VII, 21). Ecco dove l'uomo si rivela quale terribile di~grazia: la dannazione. .
è realmente. Notiamo come il Salvatore si manifesta qUI per
II Salvatore spiega il suo pensiero col paragone la prima volta, come giudice supremo.
dell'albero. Dai frutti si riconosce l'albero (M!.,
VII, 16; Le. VI, 43); " come i rovi e le spine non
possono dare uva o fichi, così un uomo malvagio
non può produrre buone opere dal cattivo tesoro
del suo cuore, nè un uomo buono fare opere cat-
tive (Le. VI, 45). Ordinariamente almeno, è cosÌ.

Per essere conformi al Vangelo, la vita e le ope-


re devono avere il · carattere della serietà e della
rin'unzia a se stesso'. Questa gravità, ,q uesta serietà
di vita, il Salvatore la paragona all'entrata nella
via stretta, al passaggio per la porta bassa (M!.,
VII, 13). Reprimere e comprimere la libertà della
carne e dei sensi è iI carattere della vera religio-
ne, le cui -Leggi non favoriscono per nuna la na-
tura corrotta. Basta ricordare i precetti del di-
scorso della montagna, per esserne convinti. La ri-
nunzia seria ai piaceri sensibili (Mt. VII, 14) è
dunque, a buon diritto, iI segno al quale si può
riconoscere i veri discepoli della religione e spe-
cialmente i suoi dottori. E' un segno infallibile.
Il Salvatore aggiunge un'ultima ragione, minac-
ciando ai falsi dottori la condanna che li attende
al giudizio. L'onore che essi hanno avuto di essere

158 15~
-.
fede e con il sacrificio; ad intendere e conoscere
la dottrina e tradurla in pratica (Le. VI, 47; MI.,
VII, 24). Il vero discepolo del Salvatore, il disce-
polo perfetto è colui il quale pratica quello che
MEDITAZIONE 73 ha veduto fare dal Salvatore, quello che ha impa
rata da Lui. G.e sù vuole dunque innanzitutto che
c O N C L USI O N E DEL DISCORSO la nostra condotta sia in accordo con la nostra
fede.
DELLA MONTAGNA Egli ne dà i seguenti motivi: è la sapienza vera
e perfetta; è essere, Egli dice, «l'uomo sapiente ed
MATT. VII , 24-29. " Pertanto chiunque ascolca queste mie parole e le inteIligente» (Mt. VII, 24; Le. VI, 48) per il quale
mette in pratica, è simile ad un uomo prudente, che intelletto e volontà, conoscenza e pratica, sono
fabbricò la sua casa sopra la roccia. E cadde la piog-
gia e irruppero i torrenti e i venti soffiarono scate- una stessa cosa. Altrimenti vi è in noi lotta e
nandosi su Quella casa, ma essa non rovinò, perché contraddizione. A che serve conoscere, se non
era fondata sopra la roccia. Chiunque invece ascolta
queste mie parole e non le mette in pratica, e simile
per vivere in conformità di quanto si sa? Poi è
ad uno stolto, il quale fabbricò la sua casa sulla sab. l'unico mezzo per essere tenace e fermo, condi-
bia. E la pioggia cadde e j torrenti irruppero e soffia- zioni di perseveranza
rono i venti e investirono quella casa , cd essa crollò ;
e fu grande la sua roviDa lI. Il Salvatore fa qui un paragone: quello di una
Quando Gesù ebbe tenninato questi discorsi, le casa che è fondata sulla roccia, in modo da for-
turbe erano prese da vivo stupore per la sua dottri-
na; perché egli le ammaestrava come uno che ha
mare quasi un solo tutto con essa. Nè le piogge,
autorità e non come i loro Scribi. nè gli uragani, sì frequenti in Oriente, nè le inon-
Luc,\ VI. 47· 49 . « Ognuno, che viene a me e ascolta le mie parole c dazioni nè le tempeste possono scuoterla. Così
le adempie, vi mostrerò io a chi somiglia. Somiglia
ad un uomo, che fabbricò una casa, che scavò e an- l'uomo sapiente ed intelligente. Questo solido fon-
dò ben profondo e ne gettò la fond.amenta sopra la damento è Cristo (I Coro III, Il): la roccia è anco-
roccia. Venne un'inondazione, irruppe la fiumana ra e sempre Gesù Cristo (Ef. II, 20; I Cor. X, 4).
contro quella casa, ma non riuscì a scuoterla, per-
ché era stata ben fabbricata. Colui invece che ascol- L'uomo sapiente è fondato sopra di Lui per mez-
ta e non fa è simile ad un uomo , che fabbricò una zo della Chiesa, della fede e della grazia, nel suo
casa sul terreno senza fondamenti; ci urtò con impe-
to la fiumana, e :>ubito essa crollò, e la rovina di
intelletto, nella sua volontà ed in tutta la sua vita,
quella casa fu completa lO . con le sue opere e le sue intenzioni. Egli forma
un tutto con Gesù Cristo: rumoreggi allora la tem-
Al tel1Illine del discor>o della montagna, il Sal- pesta, cada la pioggia, straripino i fiumi; egli ri-
vatore invita tutti gli uomini a sè, cioè a seguirlo marrà immobile nel pericolo, contro tutti gli as-
con desiderio di salvezza, con la fiducia, con la salti delle passioni, delle tentazioni e delle perse-

160 161
_.
euzioni es teriori (Rom. VIII, 35); ed anche nel
giudizio estremo nLÙla dovrà temere.
Ma chi invece si accontenta di ascoltare la pa-
rola di ·GesÙ Cristo senza metterla in pratica, e la
cui vita è in contraddizione con la fede, quegli è
l'uomo stolto che costruisce la casa, sulla sabbia; MEDITAZIONE 74
e allora nè solidità, nè stabilità contro le inevita-
bili tempeste della vita, nè sicurezza il giorno del IL CENTURION~ DI CAFARNAO
giudizio del Signore. La rovina sarà grande e com-
pIeta! (Mt. VII, 27; Lc. VI, 49).
LtKA VII. 1-10. Quandu Gesù I.'hbl.' tcnninalu di far sentire .ll
,Con questo avviso severo dato ai discepoli, al P011010 tulti i suoi n lgionament i riènt~·ò i~ Calarnao:
popolo ,e a tutti in generale, iI Salvatore termina E c'era ammalato, già presso a monre, Il servo di
un centurione, che lu aveva molto :nro. Av~ndo
il discorso della montagna; esso è in relazione con questi sentito parlare di GCSll, mando da l~l al-
le profezie, piene di minacce, fatte dal Salvatore cuni Anziani dei Giudei. a pregarlo che veUlSSC a
nella entrata trionfale in .Gerusalemme la Dome- guarire il suo servo. Giunti costoro .da Ges~ lo sup-
pljca"ano con grande insis~en~, . dl~endogh; c Me-
nica delle Palme (Le. XIX, 42 ss.). Non basta co- rila che tu gli faccia questo ; che egli ama la nostra
noscere i precetti del Signore, bisogna metterli in nazione cd c lui che ci ha fabbricato la sinagoga ...
pratica. Gesù qu indi se ne ,'eniva con essi" e già .era no~
lonlano dalla casa, quando il centurione gli mando
L'effetto prodotto dal discorso della montagna dei suoi amici a dil'gli; • Signore, non ti distur-
fu soprattutto un sentimento di meraviglia e di barc ; chè io non sono degno c he tu vcnga solto il
mio telto; anzi , proprio pe r questo neppure ho osato
ammirazione per la sincerità, la chiarezza, l a pro- io stesso di venire da te; ma di' una .,sola paroln ,
fond.ità , la novità, la elevazione e la bellezza dei ~' il mio ser vò sarà guarito. Infa tt i io pure sono
uomo sagyeHo all'altrui autorità ed ho sotto di me
s uoi insegnamenti. Fece anche l'impressione che dei soldati e dico ad uno: Va! cd egli "a, c al ,
quegli ,il quale aveva così parlato, non fosse solo l'altro: Vi~ni! cd egli viene, e al mio servo; Fa'
un dottore o un commentatore della Legge, ma questo! o lo fa ... Gesù, a sentir tali cose, lo am-
mirò, e, volgendosi aUa fo ll a . che lo seguiva, disse:
lo stesso Legislatore e il Giudice: il Pastore e .i l ~ lo ve l'assicuro: Non ho trovato tanta fede, nem-
Dotlore annunziato dai Profeti (Gl. II, 23). L'auto- meno in Israele n . Ed essendo tornati a casa glì
rità d<:> ttrinale del Salvatore si afferma ancora inviati, ritrovarono il servo in buona salute.
MAnco VIII, 5-10 Entrato che fu in Cafarnao , si fece incontro a
più per il contras to con gli insegnamenti dei dot- Ge~ù un centurione, che lo supplicava con dirgli :
tori farisei, ch~, nonostante le apparenze di san- « Signore, il mio servo giace in casa paralizzato: c
tità, non avevano nè unzione, nè maestà, nè auto- soffre terribilmente •. E Gesù gli disse: c lo "erro c
lo guarirò ... Ma il centurione gli rispose: c O Signo-
rità, nè convinzione nella loro parola (M!. VII, 28, re io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto ;
29). m~ di ' una 'sola parola c il mio scryo sarà guarito.
Poiché io pure , benché soggetto all 'autorità, ho sotto
162
.163
M,\TT, VIli . 5-10. ùi mc dci soldati c dico ;t questo : Va', cù egli 'la;
-.
e ~ quello : Vieni , ed cgli viene ; cd al mio servo:
calo una sinagoga a Cafarnao (Le. VII, 4, 5), for-
Fa questo, cd egli lo fa .. . Sentendo questo Gesù ne se quella stessa in cui Gesll ha predicato tante
fu ammirato e disse a quelli , che lo segui\'~no : « Ve volte.
lo dico in verità: Non ho trova to tanta fede in
Israele " (Mt. VIII , 5-JO). Ques to centurione era probabilme nte un Ro-
mano aJ servizio di Erode, e, a quanto pare, un
Il Salvatore, lasciato il luogo dove aveva pro- proselite d ella porta. Era molto raro tra i Romani
nunziato il Sermone della Montagna, accompa- ed i soldati trovare tali sentimenti a riguardo d i
gnato da una numerosa folla si reca a Cafa rnao s t ranieri e sop rattutto di Giude i! La benevolenza
(Mt. VIII, l , 15; Lc. VII, l). Cafarnao era un por- del centurione gli ha meritato una magnifica ri-
to lmportante sul mare di Tiberiade e probabil- compensa!
mente formava la frontiera dal lato della Idumea Terzo, vediamo nel centurione una riservatezza
e per qu es to aveva un distaccamento militare cer- ed una umiltà straordinaria; egli non osa venire
to una guarnigione erodiana, comandato d~ un e presentar lui stesso la sua domanda (Lc. VII, 7),
centurione. Questo ce nturione aveva un servo ma- ma prega gli anziani della città di farlo in suo no·
lat~; e avendo inteso parlare di Gesù , manda a me (-Lc. VII, 3). I Giudei nel loro zelo sono andati
LUI pe r pregarlo di guarire il suo servo. probabilmente al di là di quanto egli volesse; la
sua intenzione non era che il Salvatore fosse solle-
citato a venire a casa sua (Lc. VII, 3, 6), e quando
I . Il centurione vede che Gesù s i dirige verso la sua casa , egli si
ri tiene indegnissimo di ricevere un così grande
Il contegno del centurione rivela in lui qualità os pite e s i scusa con gra nde umiltà ( Le. VII, 6,
e virt~ che lo rendono degno della grazia che sta 7), ricorrendo ancora alla mediazione dei suoi
per rIcevere. Innanzitutto dimos tra buon cuore. amici.
Il . s~rvo malato gli è caro, lo ama (-Lc. VII, 2): Finalmente il centurione si manifes ta come uo-
~10 e una delle buone relazioni ch e li uniscono: m o di fede profonda ; tutto ciò che egli ha sentito
Il seJV'o è fedele al su o padrone, e il padrone lo del Salvatore, quello che fo rse lui stesso ha vedu-
ama come un membro della famiglia; è commos. to a Cafarnao, ave Gesù ha fatto tanti e sÌ strepi-
so dalla sua sventura e nulla rispar·m ia per por- tosi miracoli, gliene ha dato una grande idea
gergli aiuto. Così s i d eve fare (Eccli. VII, 23). e gli ha fatto nascere nell'anima la fede . Egli è
. ~e~ond~, il ,ce~turione ha sentimenti religio- convinto che la presenza del Salva tore non è ne-
S lSSImI. Gh anZIanI d ella città da lui inc",r~cati di cessaria per la guarigione del servo: basta una
presentare la sua dom anda al Salvatore, gli dico. parola , un atto di volontà . Nel suo linguaggio mi·
no che egli ama il popolo giudaico, che ha editi. litare, egli es prime energica mente questa convin-

164 165
z.ione , l o d'Ice, 110n Sono che un uomo un uffi . l
- _.
subalt . ' Cla e
- . erno, e tuttavIa Sono obbedito' mal t "l polo la fede ciel centur io ne (Le. VII, 9) e manife-
sara C l ' h - . , o plU o
o UI ,c e e al disopra di tutti ( Le. VII, 8). sta la sua ammirazione perché, in taE circostanze,
~uesto e I l centurion e, certamente un cuore ques ta fed e è realmente st raordinaria. Egli ne
O~blle. e buono: esso merita che il Salvatore esau- parla com e avrebbe fatto qualsiasi altro testimo-
chsca l" suo des iderio (Le . VII 5) Pagano, roma-
I _ .
nio di un tale esempio d i virtù , c vuole con ciò
!ilo, so dato, eppure tanto buono religios o e ve provocare-'la fede di tutti; attribuiscè :il iniracolo
men te u '1 I A ' fa- e 11 modo con cui è avven uto··al1a fede d el centu-
. . . mI e . stento si troverebbe altrove una
confesslO .. b l rione (Mt. VIII, 13). Era ancora un altro mira-
. ne plll e la e più espressi va della mise-
n. ~ e d,ella co~~evolezza della creatura, ed una te- colo che il Salvatore operava a distanza, pe rché
s tImOnianza plU vera di fede neIla diviru't à di' G - così glielo avevano chiesto (Le. VII, 7, lO ).
Cri 't ! T . eSlI
. so: anta che la Chiesa ha scelto le parole del Terzo, con intenzione di eccitare la fede, il Sal-
centunone per e ' . . vatore s i 1amenta, b enché co n moita riservatezza,
J hé ' . spnrnere I nos tn sentimenti al-
are Cl a ccostIamo a Gesù n ella S C . della incredulità di I sraele (Le. VII, 9; Mt. VIII,
Che bell'es ' . . OlnUnlOne!
. emp10 offre 11 centurione ai cristian)' lO ). Egli dichiara che in general e, nun ha mai tro-
e al sacerdoti! vato una fede così vera e profonda. Gli stessi an-
ziani del popolo non hanno dimostrato una fede
tanto illuminata, poiché essi d omandano a Gesù
II - Il Salvatore di andare in persona a casa del centurione. In
generale non si trova presso i Giudei tanta fede,
de l T~:l~ose son~. da cons,iderars i nella condotta m a soprattutto, tanta um ii tà riguardo al Salvatore.
. atore. Pllma, EglI accoglie volentieri ]a Ges ù pare non abbia spinto più in là la sua ri-
preghIera de l centurione e (Le. VII 6) . prensione. Le parole aggiunte qu i da S. Matteo
per and are l ' , SI mUOve (MI. VIII, Il, 12), sono da San Luca riportate in
_.a U,l ; nOn fa conto delle Sue rei a . .
person l' . Zlom
altra circosta nza (Le. XIII, 29).
ch
a l con gli anziani d ella citta' - r e j aZ1001
. .
. e non sono fors e le più amichevoli da parte 10-
IO - : non cons idera eh 1 .
" e a COsa In se stessa
ClO prova che E r ' ' c, I II - Significato e importanza di q u esto mistero
, .
ZlO m con' t
g. 1 non cerca dI stringere r elac -
. ' 1 po ~nt~, e non va a casa d e] centurione Quello che forma la importanza d i qu es to mi·
allm che ques tI SI è detto indegno d' . stero, senza tener conto del miracolo, è il vedere
N h . l nceverlo
_,on a mm cerca to i grandi ed i potenti' E li' pe r la prima volta la Gentilità, messa in relazione
v~e~e~ p er be~eficare, e non per ricevere ben~fìci g con il Salvatore pe r tramite del Giudaismo, a-
ccondu, 11 Salvatore lod a dinanzi a tutto iI ;0- domb ra re una figura delle relazioni che Giudei e
Gentili avranno con il Messia e con il suo Regno.
166
:Ì'67
....
Gli autori di questa scena sono realmente la figura
e la profezia dell'avvenire. Israele serve di tramite
ai Gentili e diviene occasione del miracolo, in per~
sona degli anziani della città, che trasmettono al
Salvatore la preghiera di un pagano. Il pagane· MEDITAZIONE 7S
simo, rappresentato dal centurione, viene a Gesù ,
ma con una fede meravigliosa ed una umiltà com- RESURREZIONE DEL FIGLIO
movente, mentre Israele rimane molto indietro DI N A I M
sotto questo duplice aspetto. Israele non sente, DELLA VEDOVA
come i pagani, l'assoluto bisogno di redenzione:
. . h e li si recò in una città ,
esso riguarda i benefizi di Dio come cosa che gli LUCA vII, 11-17. Avvenne In. segl.ll!O c ~ . g, suoi discepoli cd una
chiamata NaIID. e con Ul I . à
è dovuta. Ecco · perché il Regno di Dio gli sarà n folla, E quando fu presso alla porta della CI!.! ~
tolto, per la sua incredulità, e sarà dato ai pagani. ~o che si portava a seppellire un morto, un\~
li Ho di sua madre, c questa era vedova: e .mo o
Questo conferma l'ultima lezione che ci dava il g 010 della città era con Ici. Al vedcrla I~ SIgnore
discorso della montagna: per essere salvi, non POP
sentl compass lO
. ne di lei e le disse: .. Non piangere -.
, t ' e
basta sapere e conoscere, bi sogna credere e pra- E avvicinatosi tOCCÒ la bara; ristettero ~ porta or.l;
. Il a te io d iCO: Alzati. - .
Gesù esclamò: "' O glOVane o, " .
ticare. E il già morto si levò a scdere e commCIò a parlaI c:
e Gesù lo consegnò ti. sua madre. Tutti furono presI
da timore, c glorificavano Dio, dicend~:.« un.1gran
rofeta è sorto tra noi! lO e: "' Dio ha VISitato, l suo
P lo lO . E si sparse un tale parlare a s~o nguardo
=~tutta la Giudea e per tutto il paese mtorno.

I o Circostanza del miracolo


Dopo avere guarito miracolosamente il servo
. '1 Salvatore lascia Cafarnao (Le.,
del centurIone, l "
VII 11) e si dirige verso sud·ovest neIl mterno,
er'la strada che tra il Tabor ed il piccolo mon~~
~ermon sbocca nella pianura di Esdrelon, e arfIlo
, ' 11 città di Naim, Doveva essere sul ar
va COS I a a '. " 1 'ttà perché
della sera quando si aVVICInO. al a C l , .
le sep olture SI facevano dopo Il
ordin ariamente
tramonto-
\69
168
La città di Naim è posta sulle ultime pendici
--
Il defunto era il figlio della donna che pian-
del piccolo Rermon. Di là si profila la pianura gente camminava dinanzi al feretro: pare che egli
di Esdrelon e il Tabor che è vicino; in lontananza, godesse grande rinomanza. II Salvatore e auelli
nella direzione Nord, le cime nevose del grande che lo accompagnano si trovano mischiati alla fol w

Hermon. Molto vicino a Nairn si vede da una par- la degli spettatori. Così tutte le circostanze: la
te Endor, dove Saul andò a consultare la pito. sera la città e i suoi dintorni con i ricordi che vi
nessa prima del combattimento sulle montagne di si ri~ollegano, la moltitudine dei testimoni, la tri
w

Gelboe (I Re XXVIII, 7), e dall'altra Sunem ave stezza che accompagna sempre una cerimonia di
Eliseo risuscitò un morto . (IV Re IV, 36); tutti questo genere, tutte queste condizioni si riuni-
ricordi di una triste epoca di decadenza e di ro- scono perché il miracolo produca maggior effetto.
vina, in cui i più grandi miracoli e i più duri fla-
gelli non riuscirono a emendare il popolo (Eecli.,
XLVIII, 16).
II - Particolari del miracolo

Il Salvatore cammina verso la città accompa- Il Salvatore approfitta di questo complesso di


gnato dai suoi discepoli e da grande turba di po. cose per compiere il luiracolo, che presenta tre
polo (Le. VII, 11); forse le sue parole in relazione particolarità_
ai tristi ricordi che richiamava 'questa regione, Prima, la natura stessa del miracolo: la resur-
sono gravi e severe: insegnano la penitenza, chia- rezione di un morto. Il Vangelo ne racconta solo
mano a conversione. Il miracolo che sta per com- tre: questa è la prilna. Risuscitando i morti, il
piere sarà una esortazione più stringente ancora. Salvatore si rivela padrone sovrano della vita; è
Gesù e quelli che lo accompagnano arrivano così quindi un miracolo di prima classe.
fino a Naim. La città aveva le porte (Le. VII, 12), La seconda particolarità è il motivo che ispira
e, giudicando dai ruderi e dalle numerose tombe il Salvatore a compierlo: la compassione, che non
che si trovano nelle vicinanze, essa doveva avere gli è stata domandata. Quello che portano alla
una certa importanza. Là, presso una delle porte, sepoltura è un giovane, figlio unico, e la madre e
Gesù -incontra un corteo funebre. Davanti vanno le vedova (Le. VII, 12). Ecco certo un gran dolore,
p!angenti e i suonatori di flauto e di cembalo, poi un'afflizione molto legittima. Il Salvatore permette
VIene una donna che piange silenziosa: dopo di lei che il suo Cuore si commuova alla vista di tanto
si avanza il feretro, semplice bara senza copertura dolore; forse pensa alla sua povera Madre, al gior-
portata da quattro uomini; il morto è steso sulla no in cui essa lo accompagnerà alla tomba; e una
bara, avvolto in un lenzuolo col vjso scooerto' viva pietà, una profonda compassione lo invade
una folla di amici e vicini forma il corteo. - , (Le. VII, 13). Ma non si contenta della compassio-

170 171
ne; dal .jentimento passa ai fatti. Si avvicina alla
- --
III - Effetti del miracolo
povera madre e la cons ola: ({ Non piangere»! Pa-
rola ~olto facile a dire, parola che molti, senza Si comprende facilme nte che questo miracolo,
dubblO, le hanno già de tto ! Ma quando è Gesù com'p iuto in tali circostanze, abbia riempito di ti-
che la dice, Egli sa da re alla sua parola una effi- more tutti i presenti alla scena. S. Luca lo dice
cacia di cui Lui solo è capace. Si avvicina alla bara espressamente : « Allora entrò in tutti uno sbi-
ed i portatori si fermano (Le. VII, 14); Gesù ri- gottimento » alla vista di uno spettacolo atto a
chIama Il morto alla vita. colpire il lo ro spirito col r ivelare la presenza di
La terza particolarità del miracolo sta nel mo- una potenza divina ; essi glo ri ficavano Dio e dice-
do con cui è compiuto. Altri grandi Profeti altri vano: ({ Un gran Profeta è sorto tra n oi e Dio ha
t~umaturghi hanno risuscitato dei morti. Ma che visitato il suo popolo " (Le. VI!, 16).
dIfferenza, che lentezza! Essi pregavano, suppli- « La fama di questo miracolo si sparse in tutta
cavano, si stendevano sul morto, cercavano con la Giudea e nei paesi circonvicini » (Le. VII, 17).
qu~che cerimonia sens ibile ci richiamarli in vita. Tale è l'effetto che doveva produrre un intervento
COSI hanno fatto Elia (III Re XVII, 20). Eliseo tan to s tra ordinario della potenza divina su quelli
(IV Re, IV, 24), Pietro (A!. IX, 39) Paolo (At. XX, che ne eran o stati i tes ti m oni e ri conoscevano cosl
IO). Ma II Salvatore possiede in modo essenziale il in Gesù J'Inviato da Dio.
potere di risus citare i morti: Egli è la vita e gl) I! Salvatore nel compiere il miracolo si propo-
basta una pa rola: {( Giovane tto, te lo dico io le- neva con esso dare un vivo impulso alla fede nella
vati,, ! (Le. VII, 14). E il giovane si s veglia dal 'suo divinità della sua missione e nella sua propria d i-
sonno dI m orte, si mette a sedere e comincia a vinità, e togliere ogni pre testo di incredulità; ma
parlare (Le . VII, 15 ). QlIanto è potente il Signore! solo in circos tanze speciali Dio si manifesta con
ma anche quanto è buo no ! ({ Egli lo rende a sua tali segni.
madro » (Le. VII, 15). Que sto miracolo è inoltre una coofenna della
Gesù ha diritto a qu es ta vita che ha richiamato parola solenne che Gesù aveva detto n el Tempio
da morte ;. ma non r eclam a il suo di r itto, rispetta la Pasqua precedente, dichiarando che per provare
i diritti di qlleUa povera madre, come ha rispet- la sua divinità egli avrebbe risuscitato i morti
tato Il SllO dolore. Conduce il suo figliuolo a lei (Gv. V, 21 ). Il Cuore tanto buono , tenero e compas-
nelle sue b raccia. Chi può imlnaginare la gioia del~ sionevole del Salvatore . si rivela qui nella sua
la madre p~r un dono così prezioso e con qua le grande amabilità.
commossa rIconoscenza iI' dono è ricevuto? Quali
saranno s tat i da allora in poi j sentim enti del1 a
madre e del figlio per il Salvatore!

172 17.1
_.
LUCA VII , 18·15. Diu pc;!r riKuardu luro. non facendosi battezzare da
lui. A chi dunque dovrò io paragonare gli individui
di questa generazione c a chi mai sono simili? Sono
simili a quei fanciulli , che stanno seduti in piazza.
e s i gridano gli uni gli a ltri : Sonammo il flauto a
voi e non danzaste; vi cantammo canti lugubri e
MEDITAZIONE 76 non piangeste . E ' venuto infatti Giovanni, che non
mangiava nè beveva, e voi dite: B ' posseduto dal
demonio. E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia
IL MESSAGGIO DI S. GIOVANNI BATTISTA e beve, e voi dite : Ve', un mangione e un bevìtore,
amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma la sapienza
è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli • .
MATT. XI, 2-19. Ora Giovanni , ave ndo udito in carcere le opere
LUCA VII. 18-35. Riferirono tutte queste cose a Giovanni i suoi disce- del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi disce-
poli; onde Giovanni, chiamati due dci suoi discepoli , poli: ~ Sei tu Colui, che deve venire, ovvero dobbia·
li mnndò dal Signore a dirgli: «Sei tu colui, chc mo aspettare un altro?. E Gesù rispose loro: • An-
ha da venire, o dobbiamo aspettare un altro? 11. Giunti date, annunziate Il Giovanni quello che udite e ve-
~CI furono da Gesù, gli dissero: <Ii Giovanni Battista dete : i ciechi vedono e gli s torpi camminano, i let>-
CI ha mandati da te a chiederti: « Sei tu colui che brosi sono mondati e i sordi odono, e i morti risor·
ha da venire, o dobbiamo aspettare un altro? Il . In gono e i poveri sono evangelizzati; e beato è colui
qUello stesso momento Gesù guarl molti, amitti da che non prende scandalo per causa mia a.
malattie. da infermità e da spiriti cattivi, e ridonO Mentre costoro se ne andavano, Gesù pres~ a dire
la vista a molti ciechi. Poi rispose (ai discepoli di di Giovanni alle turbe: • Che siete andati a contero·
Giovanni): «Andate a riferire a Giovanni clò che plare nel deserto? um. canna sbattuta dal vento? Ma
avete veduto e sentito: I ciechi vedono chiaro, gli dunque che siete andati a vedere? un uomo in mor·
zoppi camminano. i lebbrosi sono mondati. i sordi bide vesti? Ora quei che portano morbide vesti stan-
odono. i morti risorgono. si annum:ia ai poveri la no nei pa.laui dei re. Ma perché siete andati? a ve·
buona novella : e beato colui. che non si scandaliz. dere un Profeta? Sl , vi dico, e ben più che un
zerà per causa mia _, Profeta. Poiché egli è colui di cui è scritto: Ecco io
Partiti che furono i messi di Giovanni, Gesù co- mando il1na tlli a te ill/lio messaggero, che preparerà
minciò a dire nlle turbe per riguardo di Giovanni : la tua via davarlti a te. In verità vi dico, non è mai
• Che cosa siete andati a vedere nel deserto? una sorto tra i nati di una donna uno più grande di Gio-
canna sbattuta dal vento? Che siete andati dunque vanni Battista; pure il più piccolo nel regno dei cieli
a vedere? un uomo rivestito di morbide vesti? Ma è più grande di lui. Ma dal tempo di Giovanni Bat·
quelli, ehe si vestono di abiti splendidi e che vivono tista sino ad ora, il regno dei cieli è preso a forza
nel lusso, abitano nei palazzi dei re. E allora che e i violenti se ne impadroniscono. Poiché tutti i Pro-
siete andati a vedere? un profeta? Si, vi dico, c feti e la Legge sino Il Giovanni Battista hanno fatto
ancor più che un profeta. Egli è colui, di cui è profezie. B, se lo volete intendere, lui è appunto
scritto: Ecco io mando il mio messaggero, elle ti Elia, che deve venire. Chi ha orecchi per intendere,
preceda e prepari la via innanzi a tc. Vi dico Infatti : intenda.
Tra i figli di donna nessuno è maggiore di Giovanni ; Ma a chi assomiglierò io questa generazione? E·
ma Il più piccolo nel regno di Dio è maggiore di lui . simile a quei ragazzi, seduti sulle pubbliche piazze,
S tutto il popolo, che l'ha ascoltato, anche i pubbli. che gridano ai loro compagni: Per voi abbiamo sa-
cani, riconobbero la giustizia di Dio, facendosi bat. nato il flauto, e voi Don avete danzato; abbiamo le·
tezzare col battesimo di Giovanni; mentre i Farisei e vato lamenti, e non vi siete picchiato il petto. E'
i dottori della Legge hanno reso vani i consigli d i venuto infatti Giovanni, che si asteneva nel mangiare

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M.\TT . Xl , 2·19, c nd bere. c d icono: E ' posseduto dal demonio. E.'
-.
Israele, e gli pare venuto il momento di affrettare
venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e di-
cono; Ecco un mangiatore e UD beone , un amico dci
questa manifestazione.
pubblicani c dei peccatori. Ma la Sapienza è sta ta Egli regola tutte le circostanze con questa in-
giustificata da lle sue opere_ . tenzione l'ambasciata deve essere solenne; eccO
perch é Giovanni interroga in suo nome, nella sua
La fama deile meraviglie compiute dal Salva- qualità di precursore del Messia, e non già in
tore giunge fino a Giovanni nella sua prigione. l nome dei suoi discepoli (Mt. XI, 3 ; Lc. XII, 19,20 );
suoi discepoli, che a quanto pare hanno facilità invia due discepoli, perché secondo la Legge ci
di vcderlo, gliene hanno parlato (Le. VlI, 18 ; Mt., volevano due testimoni (Gv. VIII, 17); ecco per-
XI, 2). Il Precursore manda dlle suoi discepoli al ché vuole che essi si presentino ed interroghino
Salvatore per chiedergli se Egli è Colui che deve in presenza di tutto il popolo (Mt. XI, 7) e perché
venire o se debbono aspe ttare un altro, pone la domanda in term ini dogmatici, ch e si rife-
riscono al Messia: « Sei tu dunque Colui che deve
venire o dobbiamo aspettarne un altro»?
I - L'ambasciata di Giovanni Battista Ecco finalmente perché dà alla sua ambasciata
una forma interrogativa. In questo modo spera di
L'intenzione di Giovanni con questo messaggio spingere più sicuramente il Salvatore a dare una
non è di in terrogare per suo conto e domandare risposta. Tutto è di spos to in modo da facilitare a
se Gesù è il Messia - spesso egli ha testimonia- Gesù l'occasione di rendere una testi monianza
to e manifestato la s ua fede nel Saìvatore - ma decisa e solenne di sè.
egli interroga in vis ta dei suoi discepoli che il
dubbio e la ostinazione tengono ancora lontani Il - Risposta di Gesù all'ambasciata di Giovanni
da Gesti; egli inoltre interroga con lo scopo di
istruire tutto il popolo. Giovanni vuoI portare tutti All'ambasciata di Giovanni Gesù dà una du-
a credere nella divinità della mi ss ione del Salva- plice risposta. I discepoli di Giovanni arrivano da
tore e ciò s ulla testimonianza dello stesso Salva- Gesù proprio quando Egli compie s trepitosi mi-
tore, che deve così affermare che Egli è il Messia) racoli di ogni genere guarendo ciechi, liberando
confermare la testimonianza resa dal Precursore, ossessi (Lc. VII , 21). Per rispos ta Gesù mostra agli
aggiungendovi la sua propria. inviati del Precursore, quelli che erano stati allora
Ecco quanto Giovanni si propone interrogando guantI : « Dite a Giovanni quanto avete udito e
in tal modo; egli vuole per così dire costringere visto: i ciechi ricuperano la vista, gli storpi ca m~
il Salvatore a dare una risposta, per il desiderio di minano, i lebbrosi sono monda ti, i sordi odono,
vedere Gesù riconosciuto da tutto il popolo di i morti risusci tano e ai poveri è annunziata la

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- _.
buona novella (Le. VII, 22; MI. XI, 5). La risposta lasciano distaccare da Lui per la difficoltà di se-
è sufficiente. Ecco opere e miracoli che rivelano guirlo, per la sua dottrina, per il suo esempio.
chiaramente essere GeStI il Messia e il Redentore. Ahimè! Il popolo doveva proprio scandalizzar-
E' l'immagine della Redenzione spirituale e cor· si (Is . VIII, 13, 14). Il Salvatore rimanda i disce·
porale apportata all'umanità dal Messia. poli di Giovanni con questa risposta.
Secondo, la risposta è ufficiale e dogmatica. Il
Salvatore risponde a Giovanni come lo stesso ·Pre-
cursore ha risposto un giorno a un'ambasciata di
III - Gesù a sua volta rende testimonianza a
Giudei che gli chiedevano se era il Messia. Giovan- Giovanni Battista
ni si era contentato di citare un passo delle pro- Appena partiti i discepoli di Giovanni, Gesù fa
fezie che contenevano la risposta. Qui il Salvatore un magnifico elogio del Precursore, in presenza. d]
allude evidentemente alla profezia di Isaia che si tutto il popolo. Questa lode racchiude tre puntI.
compie oggi alla lettera (Is. XXV, 5; LXI, 1). Primo, Gesù attesta la grandezza eccezionale
Terzo, la risposta è decisiva è prudente. Infatti di Giovanni, e prova questa grandezza prima colle
il Salvatore non giudica essere ancora venuto il virtù e la santità di lui; poi, con la sua missione.
mome,u ta di dichiarare espressalnente e in pubbli- Tra le virtù del Precursore, Gesll loda specialmen-
co che Egli è il Messia; dovevano ancora compier- te la sua austerità che contrappone al lusso e alla
si prm1a parecchie profezit:!: perciò Gesù non si mollezza dei suoi persecutori (Mt . Xl , 8; Lc. VII ,
affretta, non precipita gli avvenimenti; lascia ogni 25), poi la ferinezza del suo carattere, la costanza
cosa al suo tempo e lascia alla buona volontà la incrollabile che contrasta con la servilità dei par-
sollecitudine di cercarlo e di trovarl0. titi che di~idono i Giudei tra loro. A questo pro-
Il Salvatore trae dalla sua rjsposta una con~ posito Gesù usa il paragone de lla canna agita~a
elusione che si applica ai discepoli di Giovanni, ai dai venti (Mt. XI, 7; Le. VII , 24 ). Quanto alla mIs-
Farisei, al popolo e a tutti (Le. VII, 23;· Mt. XI, 6). sione di Giovanni, Gesù la mostra molto superiore
Infatti se egli è veramente il Messia, essi devono a quella di un profeta, poiché Giovanni è il Pre-
cercare di non scandalizzarsi a suo riguardo, cioè cursore immediato, l'Elia della prilna venuta del
devono ll1ettersi in guardia perché Egli non diven~ Messia, incaricato di preparargli la strada (Le. VII,
ga per loro occasione di rovina, per non averlo 26, 27; Mt. XI, 7, J4), di modo che è lui stesso og-
voluto riconoscere, data la sua umiltà così poco getto di una profezia (Mal. III, l ; I s. XL, 3). Final·
in armonia con il carattere nazionale che essi at- mente Gesù riassume tutta la grandezza dI GIO-
tribuivano al Mess ia, e soprattutto per le sofferen- vanni dichiarando che « fra i nati di donna non è
ze e la morte che lo attendevano. sorto mai alcuno più grande di Giovanni Batti-
Gesù Cristo infatti è la rovina di coloro che si sta », sia per la missione che per la santità; di

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modo che, se altri hanno potuto assomigliargli,
--
E' per così dire il principio del giudizio, e Israe-
nessuno però gli è superiore, almeno nell'Antico le è posto nella necessità di dichiararsi, poiché in
Testamento; nel Nuovo Testamento infatti, per le un certo senso Giovanni è Elia (Mt. XI, 14) per la
sublimi relazioni col Salvatore, nessun paragone sua missione; egli annunzia la prima venuta del
si può fare dal punto di vista della missione e il Messia, come Elia annunzierà la seconda. Giovan-
più piccolo diviene perciò più grande di Giovanni ni è anche Eli'a sotto un altro aspetto: per la sof-
Battista (Mt. XI, Il; Lc. VII, 28). ferenza e la persecuzione, per l'accoglienza a lui
Nel rendere questa testimonianza al Precurso- fatta dal popolo e dai principi (Mc. IX, 21).
re, il Salvatore si propone di onorarIo e ricompen- Il Salvatore esamina anche la gravità della si-
sarlo per lo zelo e disinteresse con i quali Egli ha tuazione riguardo allo spirito da cui è animato il
reso testimonianza al Messia; vuole inoltre con- popolo. Il popolo. ed i pubblicani, la classe più
fermare gli insegnamenti del Precursore ed impe- disprezzata del popolo, « adempiono la giustizia»
gnare il popolo ad accettarli. Notiamo anche come riguardo a Dio (MI. III , 15 ), cioè ricorrono ai mez-
il Salvatore non fa questo elogio in presenza dei zi stabiliti da Dio, ricevono il battesimo di Gio-
discepoli di Giovanni, perché non vuoI lodarlo in- vanni. Ma i Farisei e gli Scribi disprezzano la vo-
discretamente, benché l'elogio sia ve ro e m eritato. lontà di Dio e rifiutano di ricevere il battesimo
Questa testimonianza racchiude una conclusio- (Le. VII , 29, 30). Nella lo ro ostinazione rassomi-
ne che deriva da quanto il Salvatore ha detto del gliano a quei fanciulli capricciosi e svogliati che
Precursore. Gesù richiama l'attenzione dei suoi giocano per istrada. Nessun gioco piace loro: nè
uditori: « Chi ha orecchi da intendere, intenda » fare i fidanzati , nè fare agli sposi, quando sono di
(MI. XI, 15). Si tratta di un mistero importante, cattivo umore (MI. XI, 16,19; Le. VII, 31, 34). Così
degno di riflessione. Ecco il mistero. Giovanni per sono oerti Scribi e i Farisei. Dio manda loro' l'au-
la sua missione è, per cosÌ dire, la corona dell'An- stero Giovanni Battista, e l'umile, mite Figliuol
tico Testamento, che tutto intero con la Legge ed dell'Uomo; essi non vogliono nè l'uno nè l'altro.
i Profeti era una semplice preparazione alla nuo- Tuttavia il disegno di Dio non è punto cambiato:
va economia (Mt. XI, 13). Dal tempo di Giovanni ma la Provvidenza (Sapienza) di Dio è giustificata
vi è stato un cambiamento (Mt. XI, 12); non s i dai suoi figli, tanto dai cattivi come dai buoni (Le.,
tratta più, come nell'Antico Testamento, di aspet- VI! , 35; MI. XI, 19).
tare e di vedere: bisogna ora prendere ed afferra- Questo miste ro mette in luce l'ultimo servizio
re; non basta più, per entrare nel Regno di Dio, reso da Giovanni alla causa del Salvatore. Anche
discendere da Abramo secondo la carne ed il nella sua prigione il Precursore non sa rimanere
sangue ; c.i vuole la forza, la violenza, e solo i vio- inattivo e non sa rassegnarsi al vedere che il Sal-
lenti rapiscono il Regno dei Cieli. vatore non sia conosciuto da tutti: e poiché gli è

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_.
impossibile rendere egli stesso testimonianza a Ge-
sù, manda i suoi discepoli per dare al Salvatore
occasione di confermare la sua missione divina.
Quanto al Salvatore, ritroviamo anche qui la
sua prudenza e la sua moderazione piena di sa-
pienza riguardo ai suoi, la sua tenerezza ricono- MEDITAZIONE 77
scente per il suo servo fedele. Poteva farsi un elo-
gio più magnifico del Precursore? E' il compendio LA PUBBLICA PECCATRICE
di tutta la sua grandezza, di tutte le sue virtù!
è una vera canonizzazione fatta da Dio stesso.
Invece con quale giustizia e gravità il Salvatore LUCA VII, 36-50. Un Fariseo invitò Gesù a mangiare da lui , ed egli ,
condanna lo spirito da cui sono animati i Farisei entrato in casa del Fariseo, si pose a mensa. Ed ecco
una donna, che era pubblicamente peccatrice , sapu to
riguardo a Giovanni e a lui stesso, rivelando la che egli ero a tavola dal Fariseo, ci venne , portando
loro perversità, ostinazione e ctisobbedienza con un vasetto d'alabastro pieno di profumo, e poS las i
un paragone vivo e impressionante come solo un dietro. vicino ai suoi piedi, tutta in pianto, cominciò
a bagriare con le lacrime i piedi di lui, e Jj asciu-
grande oratore popolare sa fare! gava con i capelli del suo capo, e ne baciava i pied i
e li ungeva di profumo. Vedendo ciò, il Fariseo. che
lo aveva invitato, disse dentro di sè: .. Se costui fos-
se profeta, saprebbe chi e di quale razza è la donna ,
che lo tocca, e che è una peccatrice ". Gesù allora
così prese a dirgli: .. Simonc, ho qualche cosa da
dirti ". E lui: .. Di' pure, o Maes tro ". E Gesù: « Un
creditore aveva due debitori ; uno gli doveva cinque-
cento denari , l'altro cinquanta ; non avendo essi di
che pagarlo, condonò il debito a tutt'e due . Chi dun-
que d i loro " amerà d i più? ". Rispose Simone :
" Quello, suppongo, a cui condonò di più ". E Gesù
a lui : c Hai giudicato rettamente ». E . rivolgendosi
alla donna, disse a Simone : « Vedi ques ta donna?
San venuto a casa tua: tu non mi hai offerto acqua
per i piedi, essa invece con le sue lagrime mi ha
bagnato i piedi . e Ii ha rasciugati con i capelli; tu
non mi hai dato il bacio, essa, dacché io sono cn·
trato, non ha lasciato di baciarmi i piedi ; tu non
hai unto d'olio il mio capo , essa di profumo ha unto
i miei piedi . Per la qual cosa, io ti dico, i suoi
molti peccati le sono perdonati, perché molto ha
amato. Ma colui, al quale poco si perdona. poco
ama". E a lei disse: « Ti sono perdonati i peccati ".
Cominciarono i convitati a dire dentro di sè: .. Ma,

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lUl.:,\ VII , 36·50. chi è costui , che rilllt:lIe ancbe j peccat i? ». E Gesu
- --
trare una donna ed avanzarsj dietro il cuscino
disse alla donna: " La tua fede ti ha salvata. Va' io
pace •• ove il Salv~tore è assiso a piedi nudi. A giudicare
dal vaso di alabastro che porta, essa è ricca (Le.,
l - Un Fariseo invita a pranzo il Salvatore VII, 37 ). Il suo carattere è nobile, deciso ed ener-
gico per il bene come per il male.
Perché il Fariseo invita a pranzo Gesù? Difficile Il male l'ha attirata; senza dubbio non è la
dare un'altra ragione se non la grande stima in corruzione abbietta, ma vi è scandalo poiché la
cui era tenuta la ospitalità in Oriente (Lc_ VII, 36). cosa è pubblica. Questa donna probabilmente an-
Probabilmente c'era l'abitudine di invitare i lnae~ che nei suoi disordini custodisce il suo grado, co~
stri e i dottori che erano di passaggio. Può anche me avviene neU'alta società. Malgrado la nobiltà
darsi che il Fariseo obbedisca a un sentimento di del suo carattere' è ,dunque un cuore perduto, se~
decoro o di curiosità; forse la sua intenzione è an ~ dotto dal vizio, è una perla nella vergogna delle
cora meno buona. In tutti i casi è un vero fariseo passioni e de] peccato.
animato dallo s pirito della sua setta. Egli tratta Ma questi traviamenti essa li redime ora con
il Salvatore con freddezza e circospezione, non gli la sua convers ione, con la s ua vir tù eroica. Primo,
dà alcuna di quelle fllanifestazioni di amicizia e vediamo in lei una fede sublime (Le . VII, 50). Que-
di cordiaHtà che in Oriente non si tralascia di r en- sta fede l'ha porta ta a lla conversione. Senza dub-
dere alle persone che si amano e si stimano. Non bio questa donna è stata illuminata dalla grazia,
gli dà il bacio accogliendolo, non gli offre acqua dagli insegnamenti e dai miracoli di Gesù. Tutta
per ]avarsi i piedi, non spande alcun profumo sul la sua condotta prova che nel Salvatore essa rico~
di lui capo (Lc. VII, 44, 45, 46). Una tale accoglien- nosce non solo un profeta, un inviato da Dio, ma
za è proprio in accordo con i sentimenti da cui j Dio stesso, che ella ha offeso e da cui spera il
Farisei sono animati in questa epoca contro il perdono.
Salvatore. Gesù conosce il suo ospite: accetta tut~ La conversione di questa donna, in secondo
tavia l'invito e non pare affatto notare la sua man~ luogo, è un indice della sua profonda umiltà. Essa
caoza di attenzione. Egli viene anche per condi~ ha chiara coscienza di ciò che il Salvatore è per
scendenza, per abnegazione. Attende la peccatrice; lei e di quello che è lei; ha un grosso debito da
Egli deve fare del bene. pagare e non può farlo. (Le. VII, 41. 42). Non teme
di accusarsi pubbli cam ente colpevole: entra nella
sala del convito, si getta ai piedi di Gesù, li bagna
II - La peccatrice entra durante il convito
con le sue lacrime e li asciuga con i suoi capelli
Durante il pasto, in cui regnano circospezio- che scioglie sui piedi del Salvatore. Umiltà commo-
ne, affettazione e disagio, ecco ad un tratto en- vente in una donna piena di orgoglio mondano

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-.
Ecco perché forse il Salvato re enumera con
(Le. VII , 38). Presso i Giudei era una grande umi-
ta nta cura d i particolari gli onori che ella gli ha
liazione per una donna comparire in pubblico con
i capcll i scio1ti. reso, app onendoli alla mancanza di accoglienza
del Fariseo (Le. VII , 44, 46). In una parola, è l'a-
Ma quello che vi è di più prezioso in questa
conversione, come Jo stesso Salvatore s i compiace more vero, perfetto, eroico cmne deve offrirsi a
Dio (Le. VII, 47). Chi non si commuoverebbe con-
di notare, è l'amore (Le. VII, 47). L'amore peni-
templando tanta fede, una cuntrizione ed un am o-
tente, il rimpianto di essersi allontanata dal suo
l'C così umili?
sommo bene. Ora ella trova questo Bene supremo,
si dona a Lui con tutto il cuore, lo possiede. il suo E il Fariseo che pensa di questo spettacolo ?
amore è ispirato dalla più viva riconoscenza per il Vi è in lui una invincibile in credulità; per lui il
perdono ch e le rimette tutti i peccati (Le. VII, 47) Salvatore non è nemmeno un profeta. Nell"opinio-
e la strappa all'impero di Satana, ché probabil- ne comune, il dono di profezia era congiunto a
mente questa peccatrice è Maddalena dalla quale quello di penetrare il segreto dei cuori, e tante
il Salvatore ha scacciato sette demoni (Le. VIII, volte il Salvatore aveva dato prova di leggere i
2; Mc. XVI, 9). Benché le sue colpe le siano già pensieri più nascosti. Il Fariseo è persuaso che il
state perdonate, essa vuole ancora una volta sup- Salvatore ign ori chi lo quella donna (Le. VII, 39);
plicare il suo b enefattore, Colui che ormai è il suo ino ltre contempla la scena confidando nella pro-
Bene s upremo, vuole manifestargli la sua ricono- pria giustizia, con un sentim ento di di sprezzo per
scenza ed ascoltare dal suo labbro divino la cer- il Salvatore c per la peccatrice.
tezza del perdono.
Questa donna è molto co lpevole, è peccatdce,
Finalmente può darsi che sia l'amore is pirato è una donna perduta; non è degna nemmeno di
dallo zelo per la gloria di Dio . E' probabilissimo uno sguardo; ma lui, il Fariseo, è incomparabil-
che la donna sia entrata con altre nella sala de l m ente migliore ; lui non è peccatore, non deve
convito, 'per assistere al banchetto. Spesso in nul1a al divi n Creditore , nemmeno cinquecento de-
Oriente persone non invitate, i vicini soprattutto, nari! (Le. VII, 41). II Salvatore invece, deve a lui
vengono ad assistere al ricevimento degli ospiti. l'onore di essere stato invitato, come la peccatrice
Essa ha dunque potuto notare con 'q uale mancan- gli deve quello di essere potuta entrare nella sua
za di attenzioni il Salvatore sia stato accolto dal casa. Forse anche si irrita contro la donna, perché
Fariseo; il suo cuore ne è rimasto ferito e la s ua la sua condotta è la condanna della sua mancan·
penitenza è come una specie di riparazione, una za di riguardi verso Gesù, perché essa osa in sua
soddisfazione pubblica, destinata a rivendicare casa rivendicare i diritti dell'ospitalità da lui tra·
diritti delia òspitalità . scurat i.

186 187
III • Il Salvatore giustifica sé e la peccatrice
- --
Fariseu che è debitore a Lui, benché il suo debito
sia minore di quello della peccatrice. Egli è perciò
Il Salvatore non lascia ~cnza risposta il Jllodo sensibilissimo a quella m ancanza di amore e di
di procedere del Fariseo. I Il questa risposta fa tre riconoscenza. Che bisogno ·ha il Salvatore dei cibi
cose: che il Fari seo gli offre di malavoglia? Ciò che Egli
Prima, giustifica se stesso, si rivela profeta per. vuole è il cuore, è l'amore.
ché legge nel segreto dei cuori e scopre al Fariseo Terza, il Salvatore giustifìca la peccatrice in
i suoi minimi pensieri, provandogli così che la mo,do meraviglioso, e mostra che per la sua f~ · de
peccatrice merita, molto più di lui, la sua miseri- e il suo amore essa merita mollo più dei farisei
cordia (Le. VE, 40 ss.). di essere accolta e perdonata. EgH vede con sod-
Seconda, il Salvatore rimprovera al Fariseo la disfazione le manifestazioni di amore, le conosce
Sua propria prensuzione, il suo disprezzo per gli tutte, le enumera attentamente (Le. VII, 44, 46).
altri. Questo rimprovero è fatto con finezza e pru- Inoltre Egli rimette a questa donna i suoi pec-
denza, con dignità e severità e nel tempo stesso cati. Come è bello e commovente il modo con cui
con riservatezza e dolcezza, esponendo una para- Egli parla dell'amore e delle sue relazioni con la
bola facilis sima a comprendersi e con una doman- giustificazione! Per ben due volte dà alla pecca-
da che obbliga il Fariseo a dirimere lui stesso la trice la certezza del suo p erdono (Lc. VII, 47, 48).
cosa (Le. VII, 41, 43). L'amore è una preparazione al perdono; la misura
Questa povera donna, dice Egli, è certamente deII'amore è la misura del perdono (Le. VII, 47),
tanto colpevole; il Fariseo lo è meno; ma la pec- come il perdono diviene, a sua volta, i1 principio
catrice gli dà prove di un amore sincero ed evi- e l'alimento di un novello amore.
dente, lnen tre il ,P ariseo lo tratta senza riguardi; Finalmente alI 'amore delIa peccatrice, il Salva-
infine per la grandezza del suo amore i peccati tore risp onde con il dono del suo amore. Si sente
so no p erdonati a questa donna, e, dal punto di vi- dalle sue parole che questa anima gli è cara, che
sta spirituale, essa è molto superiore al Fariseo, Egli la ama come suo b ene e sua proprietà; la
che ha meno peccati, ma che è senza fede e senza difende e la protegge anche a rischio di essere
amore (Le. VII, 44, 47). accusato di bestemmia contro Dio, assicurando
Il Salvatore può ben sopportare colla sua ar- cosÌ il perdono dei peccati (Le. VII, 49). Congeda
rendevolezza e umiltà una mancanza di stima di la peccatrice dandole la pace, e la pace con Gesù
rispetto e di riguardo; ma Egli ha piena <coscien- è pegno di ogni bene.
za della sua dignità e sa, all'occasione, rivendi- Tale è la commovente storia della peccatrice
care i suoi diritti dinanzi all'orgoglio e all'arro- pentita. La sua importanza deriva dal fatto che
ganza. Lungi dall'essere debitore al Fariseo, è il i personaggi di questa scena rappresentano le di-

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- _.
verse tendenze inte]Jeuuali e morali di Israele. Il della carità e del perdono dei peccati ci è dimo-
fariseo Simone è il fariseo che personifica Con le strato visibilmente. L'amore è la cond.izione pre-
sue opere e con lo spirito da cui è animato, tutta liminare del perdono (Le. VII, 47) . L'amore peni-
la casta a cui appartiene. La peccatrice rappre- tente nasce principalmente dalla grandezza stessa
senta il Giudaismo e jl Paganesimo credenti e pen- del peccato; la remissione del debito divie~e a
titi. La cosa è evidente per quanto concerne lo sua volta ì'alimento di un nuovo amore, d1 un
s pirito di fede e di umiltà. Questa scena serve di amore piil grande (Le. VII, 42, 47); per tal modo
compimento e di spiegazione a diversi altri passi un passato colpevole non può essere un ostacolo
del Vangelo (Le. VII, 30; Mt. XXI, 31); essa con- alla unione intima con Dio.
rerma particolarmente ed illumina in modo sor- Come ques ta verità ci è magnificamente inse~
prendente le parole ch e abbiamo trovate nel mi- gnata nella storia della pe~catri~e, se, come I~ ~l
ste ro precedente: « La sapienza è stata giustifica- ammette spesso, si tratta dI Mana Maddalena. SI,'
ta da tutti i suoi figli » (Le. VII, 35). una vita generosa e fervente dopo grandi colpe, ~
Riguardo al carattere e alla persona di Gesù, P iù crradita a Dio di Ulla vita innocente che SI
c
trascina e addormenta in una In. d i'
o ente Sicurezza .I
questo nlistero ci fornisce certi elementi preziosi
che ci rivelano sempre 'Più nel Salvatore la pene-
trazione del suo spirito, la grandezza e fernlezza
del suo carattere e soprattutto la sua commovente
bontà e misericordia per i peccatori che ritornano
a Lui sinceramente pentiti delle loro colpe. Con
quanta bontà e con quale dolcezza accoglie la
povera peccatrice! Egli vede solo il cuore di que-
s ta donna e la giudica solo dal presente. Perdona
tutto, dimentica tutto per il grande amore che gli
manifesta. Anche qui afferma pubbHcamente e so-
lennemente il suo potere di rimettere i peccati,
si rivela Dio, il giudice che sa tutto ed è giusto
e misericordioso.
,Finalmente in questo mistero riconosciamo il
cammino e iI progresso delIa giustificazione cri.
s tiana: la fede la prepara: da un lato la contri-
zione, la confessione e la carità. dall'altro la mise-
ricordia di Dio la compiono. L'effetto reciproco

J90 J ~J
_.
MATTEO XIII . 10-17 , E i d.isccpoli avvicinalis i a lui. gli chiesero~
« Perché parli loro in paIOlbole? _. Ed egli rispose
loro: .. Pcrche a voi c dato di conoscere i misteri
dci r egni dci c ieli, c non è dato ad cssi. Poiché il
chi ha sarà dalo, e sarà nell'abbondanza; ma a chi
non ha , sarà tolto anche qucllu elle ha. Pcr questo io
parlo ad essi in parabole, perche vedcndo non vc-
MEDITAZIONE 78 dano , e scnte ndo non sentano e non intendano. E s i
compie in essi la profezia di Isaia :
Voi semirete con le oreccllie, ma 1I01l intenderere ;
TR E CARATT E RI DELL 'A POSTOLATO .: riguarderete CO)' gli OCClli , /II1l IIO It vedrete .
I}O/cllé il c,wre (Ji questo popolo s'è. fatto insell$l'
D I G E S U' bile,
ed /lanllo irldurite le oreccllie,
ed }umllo socchiusi gli occ}li,
"e)· tl011 vedere COl~ gli occlli,
Lut>l VIU. 1-4. E in segui to Gesù percorreva le cit tà e i villaggi e per IlOti selltire COlI le orcl.!cllie,
annunziando la lieta novella del regno di Dio; e lo e pe r Ilon intendere col cuore e COllvertirsi ,
accompagnavano i Dodici e alcune donne, che erano
ed iD li risani.
state liberate da spiriti cattivi e da infermità Maria
detta Maddale.Da . dalla quale erano usciti S~IIC de:
Quanto a voi , beali gli occhi vostri perché vedono,
moni, Giovanna, moglie di Chusa, procuratore di
e le vostre or ecchie perché a scoltano. Poiché, ve lo
Erode, Susanna e pa~ccbie altre, le quali li assislt:- dico in verità, molti Profeti e giusti bramarono di
vano coi loro beni . Ol1i essendosi radu nala molta vedere ciò, che voi vedete, c non lo videro, c di
folla ed essendo venuta gente a lui da ogni città, ud ir\! cio, c he voi udite, c non l'udi rono li.
Gesù parlò loro in parabole.
M,IR('O IV, 1-2. Ed egli s i mise di nuovo ad insegnare sulla riva
LUCA V Il l, lO. Gli doma nda ro no jXl i i suoi discepo li che sign ifi- del mal't); c gran folla di gent e si raccolse in torno
casse quella parabola. Ed egli rispose : «A voi è dalo a lu i. lan to che egli montò in barca, in mare , c
di conoscere i m isteri del regno di Dio, a queg li a ltri :'1 pose a sedere , mentre tutta la gente se ne stava
invece lo si annwu.ia in parabole. affinché \'edendo a terra lungo il marco E li is truiva intorno ..
non n:dano e s~llIendo non intendano _. molte cose per mezzo di parabole .
Ll'U VIII , 16-18 . .. Ness uno poi, accesa la lucerna , la ricopre con un MARCO IV, 10-12. Qua ndo poi ru solo, lo int errogarono i discepoli
vaso o la ripone sotto un Ictio ; nm la mclte sopra c i dodici illiorno alle pa mbolc. Ed egli rispose loro:
un lucerniere, affinché coloro che ent rano vedano la .. A \"oi t.: dala di intendere il mistero del regno
luce. Perché null a c 'è di nascosto, che non debha di Dio: in vece. con quelli che !>Ono fuori, tutto si
essere manifesto, c nulla d i occulto che J1011 debba fa con purabolc, amnchè guardino bensì ma non di-
essere conosciuto e non venga in chiaro, Badate dun· SC Cl"nUIlU; 'l!Òcolti no ma non comprendano, perchè
que in qual modo ascoltate; poiché a chi ha sarù forse non si convert<lno e siuno rimessi loro i
dato, e a colui cbe non ha sar à tolto ~ln eh t! ciò , che I>ccca ti •.
crede d i avere _.
MARco IV , 21 -25 . Oict,;va c~li a ncora aù css i : « SI porla forse la
,\ol ,\TTEO XIII . 1-3. Que l giorno. Gesù. uscito di casa . se ne Slava
lucerna I>CI" parla sotto il moggio o sotto il letto?
seduto in riva al mare, e gran gente si radunò intor-
O non lIiuli OS IO per m ellcrln sopra il Iuccmiere?
no a lui, si che egli, salito sopra una ba rca, si st'"·
Poichè non c 'è alcuna cosa nnscast a , che non debba
dette, mentre tutta la folla se ne s tava s ulla spiaggia .
man ifeSta rsi, c nien te C. r imasto occulto, se Ilon
Ed insegnò loro molte cose per \'ia d i J:I<1rabole.

192 193
_.
MAROl IV , 21-25, perché venga a ll a luce. Chi ha orecchi d a inten-
dere, inte nda _, II - Particolarità di questi insegnamenti
Diceva pure: ~ Poo\.'tc ben mente a ciò che udite,
Quella stessa mi sura, di cui vi .~cl'vi tc , sarà ado-
perala ::tnch~~ con voi; anzi ;J voi, che udite, sarà
Una particolarità degli insegnamenti del Sal-
dalo anche di più; poichè a chi ha, sarà dato; vatore è la forma da lui spesso usata della para*
e a chi non ha , sar à tolto anche quel poco, che boIa. E' interessante ed istruttivo studiare più in
ha ".
particolare questa forma di insegnamento.
Che cosa è una parabola? Una parabola è una
immagine sensibile, una figura presa dal mondo
I - Compendio ed oggetto dell'insegnamento visibile per spiegare una cosa soprasensibi1e e
spirituale onde renderla più intelligibile e più chia-
Il Salvatore percorreva la Galilea predicanùo ra. Le parabole sono talora paragoni presi dalla
nelle città e nei villaggi (MI. IV, 23; IX, 35), nello natura o il racconto di qualche fatto o circo*
sinagoghe .. sulle montagne o in riva al mare (Me, stanza della vi ta umana ; per conseguenza alle-
XIII . I; Mc. IV, l ). Il soggetto e il compendio dei gorie; tal altra semplici immagini, brevi allusioni,
suoi insegnamenti era il Regno di Dio o la « Buo-. proverbi che riassumono in poche linee tutta una
na novella » (Le. VIII, I), cioè l'avvento del Regno s toria: pe r esempio: « Medico, cura te stesso Il
del Messia, la sua natura, il suo scopo, le sue leg- Le. IV, 23); « Leva prima la trave dal tuo occhio»
gi, le sue rkompense. le condizioni necessarie per (Lc. VI, 41 ss.).
parteciparvi.
Certo era: già una buona novella, dal solo punto Perché il Salvatore insegna in parabole? Primo,
di vista della cosa in se stessa e dell'oggetto degli questo modo di insegnare è familiare agli Orien-
insegnamenti. ·Era la buona novella della pace tra tali; i loro sapienti lo usano sull'esempio di Salo-
cielo e terr~ e degli uomini tra loro, l'adempimen- mone e degli Anziani (III Re IV, 32 ; Eccli. XXXIX,
to di tutte le promesse, la mèta raggiunta di tutte 1 ; Bar. III. 23). Il Salvatore voleva che riconosces-
le speranze dell'Antico Testamento; era il pegno sero in Lui il gran Dottore, doveva quindi anche
di salvezza per il tempo e per la eternità. Lui ricorrere a questo metodo.
·M a era inoltre la « buona novella» per il modo Secondo, le profezie che 10 riguardavan~ ave-
con cui il Salvatore l'annunziava, cioè sollevando vano annunziato che sarebbe così (Sal. LXXVII, 2;
il cuore, dilatandolo, dandogli forza e coraggio, ed MI. XIII, 35). Sotto la figura della riprovazione del-
estendendo a tutti la sua benefica influenza. La po- la tribù di Efraim (Sal. LXXVII, 67) e della defe-
vera umanità non ha soprattutto bisogno di essere zione dene dieci tribi.t che si sepa rano dalla casa
incoraggiata ? E che di più dolce e di più conso- di Davide, il Salmista predice la defezione di Israe-
lante del lieto annunzio del Regno di Gesù Cristo? le che respinge « il F·igIio di Davide » , come pure

194 195
- _.
misericordia p er i Gentili che veruvano nwnerosi
la riprovazione del popolo giudaico. Questa ripro-
ad ascoltare gli in segnamenti del Salvatore; se le
vazione ha la s ua causa ne Ua colpa del popolo; ma
verità deUa fede e della morale fossero state loro
la occasione sta in questa circostanza, che il Sal·
espos te direttamente e chiaramente, essi avrebbe~
vatore insegna per mezzo di parabole (Lc. VIII,
f .O potuto essere urta ti o non avrebbero compreso.
10; Mc. IV, 12; MI. XIII , 13 , 14). Già il« giudizio»
comincia per Israele. Tuttavia anche in Galilea, il Salvatore non par-
Terzo, questo modo di insegnare in parabole lava sempre in parabole, come ved iamo nel discor-
offriva molti vantaggi agli uditori e al Maestro. so della Montagna; teneva conto del modo ond'cra
Esso era p erfettam ente appropriato alle COI!diztOlli composto l'uditorio (Mt . XIII, 34; Mc. IV, 33, 34).
intellett uali dell'uditorio. L 'insegnamento dell" pa- L'insegnamento in parabo le rispondeva quindi ai
rabole è semplice, popolare : si indirizza conte1n~ bisogni di tutti, di Iq uelli « fuori » come di quelli
poraneamente all'intelligenza, alla memoria, alla " dentro » (Mc. IV, 11). Poiché nei disegni di Dio
fantasia: conviene tanto ai dotti come agli 1:;: no- le cose temporali e sensi bili sono una immagine,
ranti. un riflesso dell e cose eterne ed invisibili, esse
devono rivelare « i consigli di Dio dalla creazione
Il metodo era in armonia con le disposiz; oni
del mondo » (ML XII, 35) c i misteri del regno dei
morali degli uditori: per quelli che amavano il
Cieli (MI. XIII, Il ) in questa vi ta e nell'altra.
bene e ]a verità, era un invito a riflettere e fare
ricerche; per i distratti, gli indifferenti, gli incre- Le parabole non sono solamen te ]'i nsegnamen·
duli era la loro condanna, come iI Salvatore stCb- to dato sotto forma di immagini e paragoni; esse
so dichiara « affinché essi vedendo vedano e non sono anche vere profezie del Regno di Dio, della
discernano, udendo odano e non capiscano » cioè, Chiesa, della sua storia, delle s ue istituzioni; e
vedano abbastanza per essere stimolati a meglio solo nella Chiesa Cattoli ca questi caratteri trova-
istruirsi, ma si ostinino nella loro incredulità e no la loro realtà.
nel loro peccato (Mc. IV, 12), sdegnando di scru- Per lo stesso Salvatore l'in segnanlento in para-
tare più profondamente la verità intraveduta e di bole aveva la p reroga tiva di rivelare la sua ma-
aderirvi (Lc. VIII , lO; Mc. IV, 11 , 12; Mt. XIII, IO, gnifica intelligenza in t utta !~ sua profondità, la
11 , 12; 15). sua chiarezza, la sua penetrazione, la sua attratti-
La parabola è un mezzo eccel1ente per insinuare va, la s ua bellezza, la s ua ricchezza, condiscenden-
quello che non si può o non si vuole dire aperta~
za e semplicità per mettersi alla portata del popo-
mente. Così più tardi il Salvatore predirà spesso
lo. Egli non esitava quindi a usare questo metodo
sotto forma di parabola la riprovazione d'Israele
e ha insegnato con tant e parabole prese dalla na-
(Lc. XIII, 28; XIX, 27 ; XX, 16). La scelta d el meto-
do è anche ispirata da un tenero sentiment o di tura o dalla s to ria; ne ha in segnato aìtre più im·

197
196
- --
portanti, inventate da lui stesso e molto note la sua intenzione quando dke che in una sala di
(Mt. XIII, 42). ricevimento non si pone la luce sotto il maggio o
Più volte Egli ricorre alle stesse parabole, ma sotto un divano, perché essa non illuminerebbe o
è sempre in modo nuovo, sia riguardo allo scopo manderebbe una debole luce, ma la si mette sul
e alla applicazione dell'insegnamento, sia per lo candelabro (Lc. VII, 16; Mc. IV , 21); o quando di-
svolgimento (Lc. XIV, 16; MI. XXII, 2. Così non ce loro che devono ripetere ad alta voce quanto
solo dal popolo, ma anche da dottori riscuoteva loro è stato dett o in segreto (MI. X, 27; Lc. XII , 3).
stima e rispetto, di modo che poteva con verità Altro mo tivo è la ricompensa serbata agli Apo-
anche da ques to punto di vista dire di sé : « Ecco stoli. La misura del loro zelo nel predicare il Van-
qui Uno che è più di Salomone» (Lc. XI, 31). gelo sarà la misura della loro ricompensa (Mc. IV ,
24), non solo nella eternità, ma anche quaggiù;
perché colui che fa fruttificare il suo talento (tale
III - Da chi è accompagnato il Salvatore è qui il senso dell'espressione) riceverà nuove gra-
durante il suo apostolato zie (Mc. IV, 25 ; Mt . XIII, 12 ; Lc. VIII, 18).
Il terzo motivo sta nell'onore e nel vantaggio
Tre specie di persone accompagnano il Salva- per i quali gli Apostoli sor passano tutti i Santi del-
tore durante il suo apostolato. l'Antico Testamento; essi vedono le opere dI Gesll
Prima, j suoi compagni più intimi, sempre ac- Cristo, ascoltano i suoi in segnamen ti (Mt. XIII,
canto a Lui, i suoi compagni per così dire ufficiali, 16, 17; Lc. VII, IO ).
gli Apos toli (Le. VIII, I). Ad essi prima di tutto si Tra coloro che accompagnavano iI Salvatore
rivolgono gli insegnamenti del Salvatore. Essi de- troviamo anche delle donne. Nul1a di ufficiale:
vono ascoltarli e compenetrarsene; ne ricevono queste sante donne formano un gruppo meno
una conos cenza più completa (Lc. VIII, lO ; Mc., vicino degli Apostoli al Salvatore: esse lo seguono
IV, lO, 34; MI. XI Il, II, 18) e devono comurucarli tuttavia più da vic ino della fo lla dei semplici
e predica rli agli a ltri (MI. XIII, 52). Il Salvatore uditori. Si può dire in certo modo che esse lo
li an ima alla missione di predicare e diffondere la accompagnino sempre, perché sempre qualcuna
sua dottrina con motivi grandi e sublimi. delle sante donne si trova vicina per soccorrere
Prima di tutto è l'intenzione che egli si propo- il Maestro e i suoi discepoli, assisterli, procu-
ne nei suoi insegnamenti e soprattutto nelle spie- rare loro le vesti , il cibo e l'alloggio (Lc. VIII,
gazioni che dà loro in particolare. Così lo sentia- 2, 3). Esse raccolgono e forniscono i mezzi neces-
mo avvisare i suoi Apostoli di stare attenti e di sari per il mantenimento degli Apostoli (Gv. XIII ,
comprendere bene le sue lezioni (Lc. VIII , 18 : 29) e per le elemosine da distribuirsi ai poveri
Mc. IV, 23, 24). Dichiara loro più espressamente (Gv. XII, 6).

198 199
- _.
Da parte del Salvatore è una grande condiscen-
Fra queste sante donne, tre specia1mente sono
denza, e per le sante donne un grande ono~e di
nominate: Maria Maddalena, Giovanna, moglie di poter così sovvenire le necessità temporah del
Cusa, procuratore di Erode, e Susanna: perché esse
Regno di Cristo. duale uso migliore possono esse
erano le piil conosciute e perché disimpegnavano
fare del loro denaro, del loro tempo, della loro at·
più attivamente la loro generosa missione. Salomè tività che lavorare, dare, raccogliere elemosine
e Maria di Cleofa, pare nti o amiche degli Apostoli,
per il Salvatore e per i suoi Apostoli? Cosi si ~r,,:
non sono nominate; neppure la Madre di Gesù: filavano e si stabilivano già le diverse vocaZlom
probabilmente perché le loro risorse non permet-
e istituzioni che nella Chiesa dovevano un giorno
tevano di darsi efficacemente a questo ministero e
consacrarsi in modo speciale al servizio del Van-
il Salvatore non , 'oleva averle costantemente ac-
gelo, sia nel mondo che nello stato religio~o.
canto a sè, per dare a noi l'esempio del perfetto
Il Salvatore è seguito da una moltlludme che
distacco. va e viene e si rinnova continuamente. Tra que-
Quanto ai motivi per i quali le sante donne se- sta moltitudine, come lo dimostrano le parabole
guono il Salvatore ed Egli permette loro di farlo, seguenti, ciascuno è più o meno ben disposto ~d
è innanzHutto la riconoscenza per i grandi benefizi accogliere gli insegnamenti di Gesù; ma nell'm-
che esse hanno da Lui ricevuti nell'ordine tempo- sieme il popolo è avido della salvezza, esso segue
rale e spirituale (Lc. VIII, 2). Esse sono state guao il Salvatore, senza sfuggire tuttavia alla funesta
rite dai loro mali , liberate dal peccato e dal de· influenza del farisaismo che regna dappertutto .
man ia. Le san te donne diffidano di sè c si sentono La folla è l'immagine dei fedeli della Chiesa di·
pitl sicure accanto al Buon Pastore ~ ]0 seguono scente.
ovunque vada. Tale è il quadro dell'apostolato del Salvatore.
Esse agiscono così per carità, per ispirito di Tutto è diretto a uno stesso scopo: lavorare con
sacrifizio, per il Salvatore e per il suo Regno; non frutto alla salvezza dell'wnanità. La dottrina inse·
hanno altra maniera di impiegarsi alla fondazione gnata è consolan te, essa innalza la mente e il cuo-
e al progresso di questo Regno, che accoglierlo re; il modo di insegnare è interessante e attraente
jn cuor loro con il suo scopo e i suoi mezzi, di per lo spirito, la chiarezza, la profondità, la g~a·
consacrare le loro ricchezze e le loro fatiche per zia; gli esempi del Maestro e di quelli che lo Cl~­
sovvenire i bisogni di coloro la cui missione è di condano sono edificanti, santi e santificano le am-
lavorare alla propagazione e alla difesa del Regno. me. Questa edificazione si manifesta specialmente
Il Salvatore è povero e vuoI rimanere povero per nella condotl'a dcI Salvatore riguardo alle donne.
darci l'esempio e dare a molti l'occasione di unir- Egli le guarisce dalle malattie, le libera dai de·
si alla fondazione del suo Regno con le opere di mani, perdona loro i peccati, fa loro l'onore, che
ffiiserkordia corporali.
201
200
è nello stesso tempo per loro una gioia e un me-
-.
rito, di lavorare agli interessi del suo Regno; ma
tenendosi a distanza. Ecco quello · che il Signore
offre loro, e nulla più.
Gli operai apostolici guardino e meditino que- MEDITAZIONE 79
sto esempio. Le donne liuparino come possono im-
piegarsi all'avvento del Regno di Gesù Cristo. Che DELLA SEMENZA
PARABOLA
magnifico spettacolo, se lo si contempla non con
gli occhi materiali, ma con quelli dello spirito e
MATT. XIII, 1·9. Qucl giurno , Gesù , uscito di casa, se nc Slava se-
della fede! Quale spettacolo quello del Messia duto in riva al mare, c gran gente si radunò intorno
che percorre le città e i villaggi per insegnare, a lui, sì che egli, salito sopra una barca. si sedette,
vivendo di elemosine! mentre tutta la folla se ne stava sulla spiaggia. Ed
insegnò loro molte cose per via di parabole, dicendo:
Il Figlio di ma si degna vivere della carità di " Ecco il seminatore uscl a seminare j ma ncl se-
quelli stessi a cui il suo amore dà la vita! Che minare dei grani caddero lungo la strada, c gli uc-
celli venendo se li beccarono. Altri poi caddero in
magnifico scambio di reciproci benefici si stabili- luoghi sassosi, dove non c'era molta terra; ' subito
sce fra il cielo e la terra nella persona adorabile gennogliarono, perché non avevano fondo di terra;
di Gesù Cristo! ma poi, levatosi il' sole, furono riarsi, e, per non
aver radice, seccarono. Altri caddero tra le spine; c
le spine crescendo li soffocarono. Altri caddero in
terra buona e diedero frutto, quali il cento, quali il
sessanta ed altri il trenta. Chi ha orecchi per in-
tendere intenda >1-.
M.\TT. XIII, 18-23. " Voialtri dunque. ascoltate la parubola del semin:l-
tOre: Quando uno sente la parola del regno e non
la comprende, il maligno viene e rapisce ciò che fu
seminato nel cuore di lui; è quegli che ha ricevuto
la semente lungo la strada. Quegli poi, che ha rice-
vuto la semente in terreno sassoso, è colui che ha
sentito la parola e subito l'accoglie con gioia; però
egli non ha in sè radice, ma è di corta durata. e
appena sopravviene una tribolazione o una persecu-
zione per causa della parola, subito prende scanda-
lo. Quegli poi, che ha ricevuto la semente fra le
spine, è colui, ehe sente la parola, ma le cure di
questo mondo e la seduzione delle ricchezze soffoca-
no la parola, sieché diviene infrultuosa . . Quegli, infi-
ne, che ha ricevuto la semente in terra buona, i:
colui, ehe sente la parola e la comprende. e che
porta frutto e dà l'uno cento, l'altro sessanta c ['al -
tro trenla per uno ~

202 203
_.
MAIU.J) IV, 1-9. Ed egli si mise di nuovo ad insegnare sulla riva del l.UI.:A VIII, 4-8. Ora essendosi radunata molta foUa cd essendo ve-
mare j e gran folla di gente si raccolse intorno a nuta gente a lui da ogni città, Gesù disse in para-
lui, tanto che egli montò in barca, in mare , e s i bola: • Usci il scminatorc a spargere la scmentc. E
pose a sedere, mentre tutta la gente se ne stava a nel seminare, parte del seme cadde \llOgo la strada ,
terra lungo il mare . E li iSlruiv'<l intorno a moLle e fu calpestato e se lo beccarono gli uccelli del cielo;
cose per mezzo di parabole, c diceva loro nel suo parle cadde in terreno pietroso, e appena gelmogliato
insegnamento: • Sentite! Ecco, il seminatore uscì disseccò perché non aveva umore; parle cadde in
fuori a seminare. E gli avvenne, nello spargere il mezzo alle spinc e lc spine cresciute insieme lo sof-
seme, che ptlrte ne cadde lungo la strada, c vennero focarono; il reslo cadde in buon terreno, c cresciuto,
gli ucce1Ii e se lo mangiarono. Parte cadde in luo- fruttò il cento per uno lO . E dicendo questo Gesil
ghi sassosi, dove non c'era gran terra, e subito ger- esclamava : • Chi ha orecchie per intendere , in-
mogliò per non avete profondità in terta; ma, leva- tenda D.
tosi il sole, fu riarso; e, perché non aveva radice, Lul.:,\ VIII, 11-15 . • Ora la parabola vuoI dir Questo: 11 seme è la
seccò. Un'altra. parte cadde tra i rovi : ma i rovi CI'C- parola di Di o. Quelli , che sono lungo lo. slrada . sono
scendo lo soffocarono, sicché non diede frutto. Un'al- coloro che hanno ascoltato; ma poi viene il dia-
tra parte poi cadde in buon terreno e fece frutto: volo e porta via la parola dal loro cuore, per
venne su rigoglioso e rese l'uno trenta, l'altro ses- timore che ess i credano e si salvino, Quelli , ch e
santa c l'altro cento per uno _, E soggiunse: • Chi ba ricevono H seme sulla pietra, sono coloro, j quali
orecchi da intendere, intenda ». quando ascoltano ricevono con gioia lo. parola, ma
non hanno radice; credono per qualche t empo, e poi
M ARl'O IV, 14-20, • Il seminalore semina la parola. Ora quelli che
nel momento della prova vengono meno. Il seme
sono lungo la strada, uve ~ seminata la parola , sono
caduto tra le spine sono coloro, che hanno ascol-
coloro, che non appena l'hanno sentita , tosto viene
tato, ma poi si lasciano a poco a poco soffocare da
Satana e porta via la parola in essi seminata. E.
parimenti quelli , che hanno ricevuto il seme in tel'~ cure , da ricchezze e dai piaceri della vita, siechè
l'l'no sassoso, sono coloro i quali. ascoltando la pa- non g iungono a maturità . E quello cadulo in buon
terreno sono coloro, che avendo ascoltato la parola
rola, l'accolgono subito con giOia : però non honno
la ritengono in un cuore buono c onesto e portano
radici , ma sono incostanti; c , sopravvenendo in se-
poi frutto per la loro perseveranza _.
guito qualche tribolazione o persecuLione per ra-
giom.' della parola, tosto prendono scandalo. Vi sonn
poi al lri. che hanno r icevuto il seme tra i rovi; Ecco ora una serie di parabole. Probabilmente
c sono coloro, c he ascoltano la parola; ma le cure
del mondo e la seduzione delle ricchezze e le cu-
non furono pronunziate di seguito e nella stessa
pidigie di ognj genere invadono il loro cuore, sof- circostanza, soprattutto quelle che riportano San
focano la parola che rimane infruttuosa. Quelli 1-'Oi, Matteo e S. Marco. Si rileva da qualche indica-
che ricevono il seme in buon terreno, sono coloro
che ascoltano la parola e l'accolgono e portano zione degli Evangelisti (Mt. XIII. lO, 36; Mc. IV.
fnltlo, chi trenta chi sessanta c chi cenlo per uno~, IO) che vi fu almeno un certo intervallo O cambia-
MAIKO IV . 26-28. Diceva ancora: • Succede del regno di Dio, come mento di luogo. In quanto alla prima parabola,
quando un uomo getta il seme in terra.; e mentre sembra essere 'stata esposta in circostanze che
donne e si alza, di notte e di giorno, il seme germo-
glia e cresce, senza che egli ne sappia il come. Poi- S. Matteo (XIII, l, 2) e S. Marco (IV, l) determi·
ché la terra spontaneamente produce, prima lo stelo. nano con molta precisione.
poi la spìga, quindi il grano ben fonnato nella spiga .
E quando il frutto è maturo, losto ci si mette la
Il Salvatore si trova allora a Cafarnao o a Bet-
falce, perché è giunto il tempo della mie tilura IO . saida: i Discepoli e la folla sono sulla riva del la-

204 205
- _.
go; Gesù è salito sopra una barca dove insegna. Il a ricevere il Regno di Dio; si applica a tutti indi-
luogo si presta mirabilmente alla scena. Cafarnao, s tintalnent ~, ai Giudei e ai Gentili , ai peccatori co-
probabilmente la Tell Hum di oggi, offre una r iva me ai giusti. secondo la intelligenza di ognuno. sia
liscia e s paziosa; a Betsaida (Khan Minieh) una che si tratti di passare dalla incredulità alla fede,
va]Jata semicircolare forma una specie di mura- dalla fede allo stato di grazia, da llo stato di gra·
glia ave la voce si ripercuote per ritornare di- zia alla perfezione.
stinta alle orecchie degli uditori. Nell'aria così pu·
ra della Palestina, soprattutto sul lago, la voce va
a grande distanza.
III . Esposizione ed applicazione della parabola
L'inizio della parabola del seme è vivo e preci· La semente è la parOla di Dio, la parola della
so : « Un seminatore uscì a seminare» : si è ten- rivelazione e della fede (c. IV, 14; Lc. VIII, 11);
tati a credere che il Salvatore indichi, nello stesso è anche tu tta la economia della salvezza, il Re·
tempo, qualche coltivatore occupato in quello stes- gno di Dio (M!. XIII, 19), la Chiesa con tutti i
so momento a seminare il suo campo in prossimi- mezzi soprannaturali di cui essa dispone per la
tà de l lago. Le rive s tesse del lago hanno potuto salvezza: la fede, la preghiera, la grazia, i Sacra·
offrirgli le tracce di quasi tutte le parabole che menti, GeStI Cristo stesso che più di una volta si
seguono, soprattutto della prima. I diversi acci- è paragonato a un grano di frumento (Gv. XII,
denti della riva presentano un suolo vario: in 24).
basso nella pianura, una terra profonda, più in Il campo è il mondo, l'uomo e il cuore del·
alto una terra lieve su di un fondo sassoso. I cam- l'uomo. S. Marco (Mc. IV, 15, 20) e S . Luca (Lc.,
pi sono attraversati da strade e da sentieri. VII, 12, 15) lo notano espressamente quando dico·
no che sono gli uomini che ricevono il seme.
Il seminatore è Dio, è Gesù Cristo, è chiunque
II . Scopo della parabola annunzia agli uomini la parola di Dio. in nome di
Gesù Cristo. Si semina con la predicazione, con
La parabola del seme ha per iscopo di mostrare l'amministrazione dei Sacramenti e l'applicazione
quale sorte incontra la parola di Dio e in generale dei mezzi destina ti a dare la grazia.
il regno di Dio, secondo che l'anima e la intelli· Per gli ostacoli sia interni che esterni e per
genza degli uomini sono più o meno ben disposti. la maniera con cui ci s i comporta dinanzi a questi
Essa ci insegna come il Regno dei cieli è diversa- ostacoli. il risultato è duplice; la semente resta
mente accolto secondo gli ostacoH che trova nei infruttuosa o porta frutto.
cuori; essa ci invita nel tempo stesso a soppri- I! seme resta infruttuoso ed è perduto in tre
mere questi ostacoli e preparare il nostro cuore casi ' e con tre classi di uomini.

206 207
- -,
Primo, allorché la semente cade sulla strada O gli uomini di molta fan tasia che si lasciano guida.
vicino alla strada: per la natura stessa del suolo re dalle loro impressioni. Essi accolgono la paro-
la terra della strada è dura, compatta e per ciò la con gioia, con entusiasmo, ma la parola non
poco adatta a ricevere il seme, che rimane alla penetra profondamente nella loro volontà: si li-
superficie ed è calpestato dai passanti (Lc. VIII, 5) mitano al sentimento, cosa mobile che subisce
o mangiato dagli uccelli (MI. XIII, 4; Mc. IV, 4). troppo facilmente le influenze esterne. Così cre-
Ecco dunque due cause di sterilità: l'una intrin. dono solo qualche tempo (Lc. VIII, 13; Mc. XIII,
seca, la durezza del suolo e la cattiva disposizione; 21); la parola attira delle difficoltà e delle perse·
l'altra estrinseca, i passanti e gli uccelli. cuzioni; ed essi si scandalizzano (Mt. XIII, 21;
Il suolo duro deUa strada rappresenta quegli Mc. IV, 17), e si ritirano (Lc. VIII, 13).
uomini che la durezza del cuore, la dissipazione,
l'amore del mondo, l'attacco alle cose della terra Vi sono finalmente altre circostanze in cui il
rendono indifferenti e insensibili al soprannatura~ seme resta infruttuoso ed è allorché il terreno,
le; Sono gli uomini terreni e mondani che si rego- buono in sè, è male custodito, ingombro di zizza-
lano secondo le vedute naturali. Essi ascoltano la nia, di cardi, di rovi. La zizzarua cresce con il
parola, ma non vi fanno attenzione per la durezza buon seme e cresce anche più rapidamente di
del loro cuore. Allora le distrazioni del mondo ed quello, gli toglie· l'umidità e la luce, e lo soffoca.
il demonio vengono a togliere dal cuore la parola Qui la sterilità proviene da una causa unica, la
della fede . cattiva manutenzione del suolo. Questo paragone
designa coloro che si lasciano trasportare dalle
Il seme è ancura perduto in altre circostanze: sollecitudini temporali, dalla illusione delle ric-
quando cade in una terra soffice sopra un fondo chezze (MI. XIII, 22) e da altre concupiscenze del-
sassoso; essa vi è ricevuta e cresce anche, ma la vita (Mc. IV, 19), cosicché sono soffocate tutte
non trovando una terra profonda, non vi mette le nobili aspirazioni che la grazia vorrebbe pro-
radici profonde, perché non vi è l'umidità neces- durre.
saria (Lc. VIII, 6) per resistere agli ardori del Ma il seme non ha sempre questa sorte disgra~
sole (MI. XII, 5, 6), cd esso muore. Qui ancora vi zia ta. Vi sono certuni nei quali esso penetra, cre~
è una duplice causa di sterilità, l'una intrinseca sce e porta frutto, rendendo in fede, in grazia, in
(la terra lieve), l'altra estrinseca (l'ardore del so- merito e in perfezione, il trenta, il sessanta ed il
Ie). Qui Sono rappresentati coloro la cui anima cento per uno. Ques ta fertilità ha ugualmente due
è incostante, manchevole di perseveranza e di co- cause. La prima è la bontà stessa del suolo (Lc.
raggio per difendere con tro le difficoltà esteriori VIII , .8; Mc. IV, 8; Mt. XIII, 8); questa bontà
la vita della fede e della grazia. Sono soprattutto del suolo viene proprio dalle qualità contrarie ai

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209
difetti che nei casI' preced ' Ilanno causato la
- _.
enti
sterilità. stro cuore; quanto al campo non possiamo nuUa
su di esso o per lo meno non possiamo tutto,
L'uomo deve ascoltare la parola, l'iceverla in un
Secondo il testo di S, Marco (IV, 26, 29) la gra-
Cuore che deve essere docile e accessibile, profon ..
do, fermo e p erseverante (Le, VIII 15) fi I zia non ci manca punto. Se il suolo anche piit
mente d II ' • e na - cattivo può diventare fertile, purché sia lavorato,
puro a e passioni e dalle vane concupi-
scenze terren.e. a maggior ragione sarà così del nostro cuore. La·
variamo dunque e prepariamo la terra del nostro
L'a ltra causa della fertilità è la grazia di Dio Il cuore: s ia esso una terra soffice, profonda, sgom-
Salvatore lo ,dice in un'altra breve parabola ~he bra dalle spine e dalla zizzania!
S, Marco aggIunge qui (Mc, IV 26 29) C I
suolo fa " ' , ,ome ne Altro lnoven te è il valore . pregiato del seme.
, rze ml~tenose agiscono per sviluppare sen- Il sem e è prezioso prima per se stesso, per ]a sua
z altro lavor~ Il seme consegnato ad una terra ben origine e per la sua natura . Questa è soprannatu-
pre~arata, . dI modo che il seminatore dopo avere rale e divina; la creazione intera con tutte le sue
semmato 11 suo campo , non deve pIU .. ch e racco-
g l'lere Ia messe, così. nel Regn o di Dio la .
fo rze naturali è incapace di produrre un solo gra-
agis ce s I d ' grazIa do di grazia, di assicurarsela, di rneritarla.
li cuore. eU'uomo p er portare il seme
Inoltre il seme è prezioso p er la sua fecondità

I
a maturità c fargh produrre il fr utto.
e per il guadagno che si può ritrarne, Per fe r tile
che p ossa essere un campo di grano, nelle circo_ o
stanze più favorevoli, questa fecondità non -potreb·
IV - Conclusione della parabola
be mai essere paragonabile a quella della grazia,
La con clusion e della parabola è quindi che bi- ch e è infinita ed eterna per la ricompensa del de·
sogna eVItare tutti gli ostacoli che . lo. Per conseguenza, quanto è grande e deplore-
aH l " SI Oppongono
a p~ro a di DIO perch é essa produca nel nostro vole la infelicità di colo ro che la perdono per mi-
c u ~r~ 11 frutto che dob biamo sperarne. Ecco per. sere passioni come la pigriz~a , la volubilità, l'amo·
che Il ~alvat?re aggiunge qu es te parole : «Chi ha re dei piaceri e la cu pidità!
oreccllle da mtendere, intenda» (Mc IV 9' M Un motivo è anche preso dalla persona del se-
XIII 9) L bI' ' , , I.,
.' . '. a para o a Cl presenta diversi ecceIlenti minat ore. Il Seminator e è Dio, il nostro Divin
motiVI dI questa condotta: Salvatore; quan to gli è costato acquistare il pre·
.' Il. pr imo m o tivo è la natura stessa del campo, zioso sem e per portarlo a noi e gettarlo nelle no·
CIOè 11 ~ostro CUore, Noi possiamo produrre frutti stre anime! Con quanta liberalità lo spande Egli
se vo~llamo, Vi è una gran differenza tra il cam- nel m ondo dei nostri cuori! Come desidera che
po e Il nostro cuore: noi a bbiamo potes tà sul no- il sem e produca frutto in noi! Giammai semina·
tore ha desiderato, sÌ ardentemen te desiderato, di
210
211
_.
raccogliere il fr utto del suo seme ! Egli lo desio
dera per noi, per la Chiesa docente, destinata in
suo nome a spandere la buona semente; lo desi-
dera per tutta la Chiesa la cui ricchezza, il merito,
la forza, l'amicizia con Dio aumentano per una
m esse abbondante raccolta nei nostri cuori. MEDITAZIONE 80
Finalmen te il Salvatore lo desidera per sè es-
s,:ndo egb il principio della messe, il p adrone' e il LA PARABOLA DELLA ZIZZANIA
Slgnore.

Mnrro XII I, 24-30. Un 'altra parabola PI'OI)()SC loro dicendo: • E' si·
mile il regno dci cieli ad un uomo, che semino
buon seme nel suo campo . Mentre però gli uomini
dormivano, venne il nemico di lui c seminb del Jo-
glio in mezzo al gra no e se ne andò, Quando poi
l'erba germogliò c grani, apparve allora anche il
laglio. E i se rvi de l padrone di casa vennero a di r-
gli: • Signore. ma non seminast i buon seme ne l
IUO campo? Da che viene dunque che c'è del h..-
Rlio? Ed CCii a loro: • Un uomo nemico ha bi-
)O .

lo questo lO. Soggi onsc ro i ser\'i: • Vuoi lU d unque


che andiamo a raccoglierlo?lO. Ma egli rispose:
• No; che fOE·se nc l raccogliere il loglio non sbar·
bichia tc con esso a nc he il grano. Lasciatcli tu t-
li c due crescere s ino alla m ie titura, e a l tempo
della mictilura io dirò ai micti tori : Raccogliete pri-
ma il logl io c legatclo in fastelli per bruciarlo, il
gra no l)(Ii mduna lclo ncl mio granaio •.

MnT. XIII , 36-43. AlIunl, congedale le ~lll'hc, cgli venne a casa . E


i discepoli, appressatisi a lu i , gli diSSero : • Spiegaci
la parabola dci luglio nel c.,mpo )O. Rispose loro : .. Il
seminatore del buon gmno C il Figlio dell 'uomo ; il
campo è il mondo; il buon g rano sono i figl i del
regno ; il loglio i fi gli dci maligno, c il nemico,
che lo semina, il diavolo; la messe è la fi ne del
mondo, c ì micli lori sono gli angeli. Come dun-
que s i rad una il loglio ~. lo si brucia nel fuoco, 00·
si avverrà alla Ime dci mondo. Il Figlio deU 'uo-
mo manderà i s lioi a ngeli, i quali toglieranno via
dal suo regno tutti gli scandali e gli operalori di
iniqu ità t" li g~ lI crnnno nella fo rnace di fuoco , dove

212
21 3
M,ITT . XlIl , 36-43sarà pianto c stridore di denti . Allora i giusti
-.
II - Da dove proviene la zizzanla
sple ndl' ranno come il sole nel l'Cgno dci Padre loro.
Chi ha orecchi per intendere. inte nda •.
La zizzania non viene da Dio e neppure viene
Risulta dal testo di S. Mattco (Mt . XlII, 36) che dalla Chiesa. La zizzania è nella Chiesa, ma non è
la parabola della zizzania, come la precedente, è causata dalla Chiesa. li dogma e la morale della
stata esposta al popolo, poi spiegata ai Discepoli Chiesa possono essere un'occasione, ma non affat-
(MI. XIII, 36). Essa è una profezia dell'avvenire to una causa. Il male non proviene dal fatto che
della Chiesa; vi sarà anche nel calnpo della Chiesa si osservano i suoi precetti, ma perché ci si allon-
la zizzania (MI. XlII, 38). Tuttavia questa inter- tana da essi. Giammai la Chiesa ha riconosciuto
pretazione non imped isce punto dj applicare la la zizzania come uno dei suoi frutti ; sempre h a
parabola alle circostanze nelle quali il Salvatore cercato di impedire che nascesse (Mt. XIII, 28).
l'ha proposta ai suoi uditori. Essa racchiude tre Nuova condanna del sistema protestante che tol-
parti. lera tutte le sette. Tutt'al più la negligenza dei
pastori della Chiesa che si addormentano, può
essere causa coefficiente del male (Mt. XIII, 25).
I - Nella Chiesa vi sarà sempre la zIzzania L'autore della zizzania è sempre il nemico, il
Il Salvatore designa come zizzania i cattivi, demonio, che profitta della incostanza degli uomi-
cioè gli increduli, gli eretici, gli ipocriti, i peccat ori ni e dei loro difetti (MI. XIII, 25, 39). La parola
segreti (,MI. XIII , 38). Egli li chiama « loglio » o del Salvatore: « E' l'uomo nemico che ba semi-
zizzania (I0liUl11 temulentum) pianta che abbonda nato la zizzania l), diviene spesso una realtà in
in Palestina e che rassomiglia molto al grano, per Oriente. Per ispirito di vendetta o di odio, si semi-
cui si può distinguerlo solo a l momento della ma· na la zizzania nel campo altrui, e si rende così im-
turità (MI. XIII, 26). La zizzania vi sarà sempre possibile il raccolto per molti a nni. La Legge ro-
nella Chiesa, il Salvatore lo profetizza. E' la con- mana aveva anche preveduto il caso.
futazion e dei Novaziani, dei Montanis ti e soprat- Così fa il demonio nel Regno di Dio, la Chiesa.
tutto dei Donatisti: [arse in un certo senso anche I! Salvatore vi semina solo buon grano, pubblica-
dei Farisei. mente, a prezzo dei suoi sacrifici: il nemico vi
Ma non tutta la Chiesa sarà zizzania: la para- semina la zizzania di notte, in fretta, per odio e
bola lo, dimostra chiaramente (MI. XIII, 29, 30, 43). -per invidia. Il male è spesso più attivo e diligente
Vi è anche la confutazione dei Protestanti i quali del bene.
atfermano ch e, fino alla loro comparsa, tutta la
Chiesa è caduta nell'errore riguardo alla rede e
alla morale.

214 215
- _.
III - Quale sarà la sorte della zizzania necessità in cui sono di vivere in mezzo ai cattivi
ne fornisce loro un m ezzo grandissimo.
E' Inoito istruttivo lo studiare come Dio e gli Anche a causa di se s tesso Dio mostra tanta
uomini si regolano riguardo alla zizzania. Gli uo- longanimità riguardo ai cattivi. Nè la loro vita, nè
mini, gl.i uomini retti, i servi del Maestro, vedono ] e loro opere potrebbero rovesciare i piani della
la zizzania, si meravigliano, non vogliono lasciarla sua Provvidenza, modificarli, impedirli; essi ne
crescere oltre, ma sradicarla subito (Mt. XIII, 28). fanno parte, vi sono com presi e non fanno che. ser-
E' uno zelo imprudente, perché vi sono più incon- vire ai disegni di Dio, e così si rivelano glonosa-
venienti che utilità a sradicare la zizzania. E' l'im- mente la sapienza, ]a misericordia e la potenza
pazienza per la comunanza con i cattivi, che è pe- divine.
nosa e turba la dolcezza della pace. E' la ristret- Ma allorché il tempo della misericordia è tra-
tezza di idee, perché non si vedono che i vantaggi scorso, Dio interviene: la zizzania sarà certamente
immediati, il proprio bene, il bene di quelli che ci sradicata alla fine del mondo, né sarà confusa con
circondano; non si pensa al fin e generale, a Dio, il buon grano: i santi Angeli la riconosceranno
allo scopo di tutte le cose. certamente ' il castigo sarà terribile (Mt. XIII, 30,
Dio agisce in b en altro modo. Egli non vuole 39, 42). I c~ttivi saranno sradicati come la paglia
la zizzania, la detesta, ma per ora non la sradica, dai mieti tori e gettati nella fornace, ove l'eterno
le permette di crescere col buon grano. Perché? dolore sarà la loro eredità: dolore tanto grande,
Pdma di tutto per la stessa zizzania, per il male. che i pianti e lo stridore di denti so~o una debole
Dio ha creato l'uomo libero e vuole lasciarlo li- espressione della loro infelicità e dlsperazlOne. I
bero. Egli non impedisce quindi il male; tollera giusti allora riceveranno l~ 10r~ n~ompe.ns~, rl-
l'abuso della libertà, piuttosto che sopprimerla. compensa magnifica. Come l mam~oh scel.Ìl.dl una
Inoltre i cattivi possono, mentre vivono quaggiù, ricca m esse essi saranno raccoltI con gIOIa, con
convertirsi, e noi non sappiamo se essi non si con- diligenza e 'rispetto, dai Santi Angeli nei granai
vertiranno. de l Padre Celeste (Mt. XIII, 30) e brilleranno più
Poi, Dio risparmia la zizzania per causa de] del sole n el Regno di Dio (Mt. XIII, 43).
buon grano. Tollera i cattivi p er causa dei buoni, L'importanza e il senso di questa parabola so:
che senza un miracolo sarebbero compresi nel no prima di tutto in questa verità: che tuttI glI
castigo generale e n e soffrirebbero (Mt. XIII, 29). sforzi degli uomini retti non riusciranno mai. a
Inoltre, vivendo in società con i cattivi, i giusti creare quaggiù un :m ondo perfetto. uno .stato In
possono e devono progreclire nell'esercizio della cui reoni la giustizia e la pace. Sempre Vl sarà la
pazienza, dell'umiltà e della fiducia in Dio: devono zizzanla e lo scandalo, sempre si incontrerà la
vegliare su se stessi e mettersi alla prova; e la lotta. Così è sempre stato e sarà sempre così, p er

216 217
_.
i m o tivi già accenna ti. Ma l'inferno ed i cattivi non
arriveranno, nonostante i loro sforzi, ad estirpare il
bene dalla Chiesa per s tabilirvi il solo regno della
ingiustizia. Sempre vi sarà del grano buono che
produrrà i s uo i frutti. Il Salvatore lo ha profetiz-
zato. MEDITAZIONE 81
Finalmente tutte le contraddizioni apparenti r i-
ceveranno una soluzione sublime il giorno del giu- LA PARABOLA DELLA RETE
dizio che la parabola ci ricorda al termine. E' la
prima volta che il Salvatore parla come di pas-
saggio del giudizio finale e dell'avvento trionfante M,\TTEO XIII , 47-50. ~ Il regno dei cicll io simile anche ad una rete.
del suo regno eterno, che è la magnifica conclu- che, gettata in març, l'accoglie pesci di ogni ge-
nere.
sione di tutte le cose. Egli indica prima di tutto E quandO fu piena la trassero a riva, c sedutisi
lo scopo generale e sociale del giudizio finale: r i- riposero i huoni nei cancst ri c buttarono via i cat-
tivi. Cosi av\'crrà alla fine dcI mondo: verranno
solvere l'enigma della esistenza {( dello scandalo fuori gU angeli e separeranno i cat ti\'i di mezzo
nel suo Regno» ( MI. XIII, 41), e metter fine a .Ii giusti c li iletteronno nella fornacc del ruoco,
questi scandali . Poi presenta con qualch e linea dove sa rà pianto c stridorc di d en t i ~ .
maestra il giudizio stesso; descrive al vivo le di-
verse cause che concorreranno al risultato final e, La parabola della rete ha lo s tesso scopo di
c il risultato stesso. quella della zizzania, perciò la poniamo qui; essa
Mentre gli infelici dannati, simili ad erbe cat- differisce dalla precedente solo p e r alcuni partico-
tive da ardere, illuminano di sinistra luce le spa- lari che esamineremo.
ventose tenebre degli abissi, che rjempiono di orri-
bile fumo e fanno risuonare con le loro grida furi- I _ Funzione della Chiesa in terra
bonde, i giusti trasfigurati e glorificati entrano
nel regno ete r no, ave brillano come altrettanti soli. Il Regno dei cieli, c ioè la Chiesa, è paragonato
Ques ta parabola ci dà la chiave di tutti i gran- qui ad una rete (Mt . XIII, 47) dove molti pesci di
di problemi e degli scandali che si trovano nel ogni specie sono presi e tirati alla riva. Questo
m ondo e n ella Chiesa; ci dà luce e conforto in paragone è molto appropriato al soggetto e per
tutte le pubblich e calamità. tre ragioni.
Primo, è perfettamente in armonia con le cir-
costanze esterne in cui il Salva to r e si trovava in
questo momento, e probabilmente Egli propose

219
218
questa parabola sulla riva del lago, mentre i suoi
- --
zia come quella della parabola precedente, ma con
uditori avevano sott'occhio lo spettacolo di una questa differenza, che la esistenza ~el male non è
pesca con la rete. Il paragone è in relazione sia qui attribuita ad una causa estenore, a Sata~~ ,
con la professione anteriore degli Apostoli, dei ma alla fragilità e incostanza della n atura ; qUi 11
quali diversi erano pescatori, come con la loro vo- male è la corruzione interiore. .
cazione futura, poiché essi diverranno pescatori Come nella parabola della zizzania, il giudizIO
di uomini (MI. IV, 19). che separerà i buoni dai cattivi è. s~curo, ~a senten:
Il paragone si addice benissimo alla natura za è eterna e terribile per i cattiVI, glonosa per ~
della Chiesa, società forma ta da tutte le razze e buoni (MI. XlII, 48, 50). La rete è piena; tuttI
da tutte le nazioni, che unite nella stessa fede, con quelli che appartengono alla Chiesa vi so~o chia-
gli stessi Sacramenti , sotto una stessa Autorità, mati; allora gli Angeli tirano le rell alla nva e la
vanno pacificamente alle rive della eterna beatitu- scelta comincia. Nessuno può ingannare lo sguar-
d-ine. La rete è la fede, sono i Sacramenti, parti- do dei uiudici mandati da nio.
colarmente il Battesimo; la rete è gettata e tirata La s~rte dei cattivi è descritta energicamente.
dal depositario dell'autorità nella Chiesa. Che di pil! schifoso, di pil! ripugnante .del l,:ogo
Qve i pesci cattivi sono gettati per marC,Ire? FInal-
II - Mescolanza di buoni e cattivi mente il fuoco consuma questa corruzlOne: Dun~
que è una vera geenna che diviene .1a ere~ltà del
·In questa Società vi è del bene e del male, co- cattivi (Mt. V, 22). I buoni sono n servatl per le
me nella rete vi sono pesci di ogni sorta, dei cat- delizie del celeste banchetto.
tivi come dei buoni (Mt. XIII, 48). La rete infatti
è grande, si immerge profondamente nelle acque,
prende e racchiude una grande quantità di pesci: III - Conclusioni
tutta la umanità. Vi saranno quindi degli indiffe- Tre verità importanti si rilevano dalla para-
renti, degli uomini che. tradiranno la fede e viole- bola e si impongono alla nostra attenzione . Prima;
ranno la legge morale, ipocriti che, nonostante la Dio vuole la salute di tutti gli uomini; ecco perche
corruzione del cuore, rimarranno esteriormente la rete è tanto grande, perché racchiude tutti qnel-
nell 'unità della Chiesa; la Chiesa non può leggere li che essa incontra e fa loro dolce violenza per
nel segreto dei cuori; per appartenere ad essa m ettersi sulla strada della salvezza.
esteriormente basta portare il segno e il nome di Seconda, anche qui il Salvatore ci conferma la
Gesù Cristo, fare le opere di un cristiano. esistenza e la presenza dei cattivi in grem~o ~lla
Anche qui la nostra attenzione è attirata dall'e- Chiesa. Ognuno deve quindi vegliare su dI se e
s istenza dei cattivi in questo mondo: è una profe· nessuno deve contentarsi di appartenere solo este-

220 221
_.
riormente alla Chiesa; ciò non serve a nulla per la
salvezza.
Terza, non per nulla è detto che i cattivi sa-
fanno più numerosi dei buoni. MEDITAZIONE 82
Riguardo al Salvatore stesso e al suo modo di
insegnare, la parabola ci mostra come JEgIi sa pro- PARABOLA DEL TESORO NASCOSTO NEL
fittare di tutte le circostanze esterne per esporre CAMPO
la sua dottrina, come Egli presenta la stessa verità
sotto differenti aspetti, come la spiega e la rende
MATTEO XIII, 44. -0; IL regno dc i cicli è simile ad UI1 teboro nasco-
più chiara con nuovi particolari. sto in Wl campo, che un uomo, tl'ovatolo, nasconde;
Così si rivelano la bellezza e la ricchezza del c poi tutto pieno di gioia se ne va, ,'eode quanto pos-
suo spirito, il carattere essenzialmente pratico e siede c compra quel campo~.
popolare della sua eloquenza.
I . Scopo della parabola
Le parabole precedenti racchiudono una profe-
zia sulle propr,i età e il destino della Chiesa. Le due
seguenti ci mostrano, da una parte, il valore della
Chiesa e dei mezzi di salvezza che le sono affidati,
e dall'altra i sentimenti che tutti noi dobbiamo
avere riguardo a questo tesoro e queste ricchezze.
Il Salvatore ci dà questo insegnamento prima di
tutto con la parabola del tesoro nascosto nel
campo.

II - Spiegazione della parabola


Questa parabola presenta tre tratti importanti.
Prima di tutto il tesoro. Il termine usato designa
un ricco tesoro, un tesoro prezioso, capace di fare
la .fortuna e la gioia di chi lo trova e lo possiede.
Questo tesoro è il Vangelo, col suo scopo, che è la
salvezza eterna; con i mezzi di arrivare a salvez-
za, che sono la fede e la grazia; in una parola tutti

223
222
_.
i beni e tutte le rlcchezze che esso ci offre per il una magnifica ricOlllpenSa nella grandezza e nel
tempo e per l'eternità. preluio del tesoro.
Ecco certamente un tesoro prezioso e magnifi-
co, tanto più prezioso in quanto tutto in esso è so- III - Applicazione della parabola
prannaturale, assolutamente al di là e al disopra La parabola è di facile applicazione. Chiunque
delle forze della natura. In questo senso è reaì- vuole garantirsi il tesoro del Vangelo, la consola~
mente un tesoro nascosto, e Dio solo, con la sua zionc deìle verità che esSo insegna, il frutto del
grazia, può mettere sulla traccia di questo tesoro. Sacramenti, la speranza della vita eterna, ùeve
Poi il campo in cui il tesoro è nascosto. Secon- divenire membro della Chiesa Cattolica, nella qua·
do l'antico diritto, il tesoro appartiene al proprie- le Gesù Cristo ha riposto tutte queste ricchezze.
tario del luogo ave è ritrovato. Colui il quale vuole E' la sola Chiesa che dà la salvezza, perché è la
diventarne legittimo possessore, deve quindi com- sola che mette a nostra disposizione i mezzi che
perare il campo. Ora il tesoro del Vangelo, del1a conducono a salvezza.
fede, della grazia, dei Sacramenti si trova solo Ma per questo è necessario talora un grande
nella Chiesa. Per conseguenza, chi vuole aoquistar- sacrificio, può essere necessario sacrificare non
lo deve acquistare la Chiesa unendosi ad essa e solo la fortuna e la posizione sociale, ma la pro-
divenendo membro della Chiesa. Qui sta la diffi- pria vita. Non importa! bisogna, anche a tal prez-
coltà. zo, acquistare il campo; il tesoro è tanto grande,
Così il Salvatore aggiunge un terzo tratto e ci tanto magnifico, da compensare di tutto. E' nostra
mostra come si deve acquistare il tesoro. Prima gloria, nostra ricchezza, nostra consolazione.; noi
di tutto con sol/eci/udine. L'uomo della parabpla troviamo in esso tutto ciò che possiamo deSIdera-
ha trovato il tesoro, « egli va)} dice iI Salvatore, re per la nostra felicità quaggiù in terra e nella
corre, poiché un momento di negligenza può crea- eternità.
re un impedimento per l'acquisto del campo, e con Quanti hanno perduto questo tesoro per man-
il campo del tesoro che vi è nascosto. La Chiesa, canza di ardore, per negligenza! I Giudei hanno
i beni che la Chiesa ci offre, sono grandi grazie: udito il Salvatore e gli Apostoli vantare questo
la vita è breve, incerta. tesoro che essi offrivano loro; essi hanno tardato
Inoltre all'acquisto del campo bisogna m ettere ad accoglierìo ed i Pagani sono venuti e lo hanno
una volontà decisa, zelo e generosità. « Egli dà portato via.
tutto quello che ha » per il campo e per il tesoro. Quanto a colui che già possiede questo tesoro,
Ecco quale ne è il prezzo; o piuttosto, esso vale vegli, si rallegri, ringrazi Dio di tutto ,cuore e s~p­
molto più ancora. Infine il campo è acquistato pia usare queste ricchezze per meritare la vita
con gioia. Tutte le pene e tutti i sacrifici hanno eterna.

224 225
-,
f~zione evangelica, l'acquisto della quale è l'es-
senza dello stato religioso, il suo scopo, il suo ri-
sultato. Ora la perfezione è una cosa compiuta,
MEDITAZIONE 83 solida e com pleta alla quale nulla manca . Questa
perfezione si riscontra facilmente nello stato r eli-
LA PARABOLA DELLA PERLA PREZIOSA gioso, perché lo stato religioso racchiude tutto ciò
ch e contiene il Vangelo, i precetti come i consigli ,
M.~TT . XIII , 45-46. ~ Ancora, i: s imile il I"\"!gno òci ciel i il un mer- ciò che è n ecessa rio come quello che è lasciato alla
cant e, che fa incetta di belle- perle. c trovata una libertà di ognuno. E' tutto il Vangelo con i diver-
perla preziosa , se ne H l, vende quanto possiede e :a
compe ra D , si gradi di accrescimento e di sviluppo.
Secondariamente la perfezione è splendore e
Questa parabola ha lo stesso significato della bellezza, perché essa esclude 10 stato di peccato,
precedente. La perla significa il Vangelo e parti-
suppone il regno della grazia e delle virtù e so-
colarmente la grazia, la verità, la perfezione cri-
prattutto la carità nella quale specialmente con-
stiana; il Salvatore ci esorta a cercare ed acqui- s is te la p erfezione; carità perfetta, che non si fer-
stare questa preziosa ricchezza. Vi è tuttavia qual- ma allo stretto necessario, ma fa più di quello che
che carattere che distingue questa parabola da
a rigore è dovuto; che non si contenta di compie-
quella del tesoro e che conviene specialmente allo re i precetti, ma va fino alla osservanza fedele dei
s tato religioso. Si può quindi farne l'applicazione
consigli. Lo stato religioso è quindi la carità in
alla vocazione religiosa, esaminando la sua natu-
tutta la sua bellezza e il suo splendore, e la carità
ra, i mezzi per acquistarla e i va ntaggi che se ne
è la p erfezione della sa pienza cristiana.
ritraggono. Finalmente la perfezione non cagiona nè con-
fusione nè pena perché essa è un b ene spirituale,
I - Valore e pregio della perla possiede la carità ch e è la più nobile e la più li-
Il pregio e il valore ,d'una p erla consistono pri- bera aspirazione della volontà , perché libera la
mieramente nella resistenza e solidità della mate· vita temporale da ogni preoccup azione importuna
ria, ne lla qualità inalterabile della forma; secon- riguardo ai beni materiali.
dariamente nella bellezza e nello splendore che de- Come una perla preziosa rappresenta spesso
lizia no gli occhi e il cuore; finalm ente nella faci~ una fortuna e tuttavia la si porta senza fatica e
lità con cui si può usare della perla e impiegarla difficoltà, così il religioso porta tutta la sua for-
all 'ornamento. tuna n ella sua povertà, che provvede al suo nutri-
Queste prerogative rappresentano proprio quel- mento e a l suo mantenimento per il tempo e per
le dello sta to re ligioso. Consistono infatti nella per~ l'eternità · meglio ch e non potrebbero farlo tutte

226
- _.
le ricchezze caduche di questo mondo. Lo s tato Il Salvatore ci dice inoltre che il mercante,
religioso è dWlqu e veramente una perla per il avendo trovato una bella perla, vende tutto per
SliO pregio, la sua bellezza, per i vantaggi che pre- comperarla (MI. XIII, 46). Ciò si applica parti.
senta; è, propriame nte parlando, la perla evangeli- colarmente a ll a vocazione reli giosa. La condizion e
ca, perché esso racchiude in se stesso quanto il necessaria è il rinunziare a tutto ciò che possedia-
Vangelo ha d i più sublime e l'ilI bello. m o, a tutti i beni ; ai beni esterni con la povertà,
ai beni e piaceri del corpo con ia castità: ai b eni
interni dello s pi r ito con l'obbedienza.
II - Acquisto della perla
Quel che il Salvatore dice dell'acq uis to della
III - Vantaggi che apporta l'acquisto della perla
perla, s i addice particolarmente alla scelta e alla
pratica dello s tato religioso. Nella parabola pre- Si deve dare 'm olto, si deve anche dare tutto
cedente non è detto come l'uomo che ha trovato per acquistare la p erla preziosa. Ma il suo possesso
il tesoro è arrivato a scoprirlo, ma qui il Salvato- compensa di tutti i s acrifizi coi benefizi che pro-
re nota espressamente ch e il mercante « va in cer- cura: gioia, ornamento, valore. Lo s tato religioso
ca» delle perle preziose. Infatti è più facile lo dona all 'anima una gioia immensa, una felicità ine-
stimare un tesoro d i scin tillanti monete d'oro, che s primibile; esso offre i più g randi benefici p er
il distinguere e riconoscere delle perle. l'acquisto della virtù e del merito, assicura final~
Così per stimare la perla della perfezione evan- mente non solo gli interessi del tempo, ma anche
gelica nello stato religioso, sono necessari più quelli dell 'eternità. Ha con sé la promessa del cie-
luce ed un sentimento soprannaturale più illumi- lo con una felicità ed una gloria speciali (MI. XIX,
nato, che per riconoscere in modo generico la 29).
Chiesa e il Vangelo ; così ancora per obbligarsi al- Beato quindi colui che possiede questa perla!
la pratica dei consigli ci vuole più ener gia e forza Non rimpianga il prezzo che le è costa ta, ma piut-
di volon tà che p er rimanere nella osservanza dei tosto ringrazi Dio della ispirazio ne che gli h a
precetti, perché i consigli sono lasciati alla libe r- dato di cercare ques ta perla tanto preziosa. E'
tà ed esigono un più grande eserdzio di sforzi una grazia, una gra nde grazia. Il Salvatore ci ha
virtuosi. Anche il Salvatore dice in un altro pas~ insegnato a conoscere questo tesoro; ce ne ha
so: « Se vuoi essere perfetto» (Mt . XIX, 21 ). Per reso p ossibile l'acquisto. Chi possiede la perla si
abbracciare la perfezione ci vuole una grande no- rallegri dunque di averla acquistata, ne ricavi pro-
biltà di spirito, un sapiente apprezzamento delle fitto per la propria u tilità e per la gloria di Dio.
cose della terra e di quelle del cielo, una volontà Il traffico delle p erl e è un traffi co nobile, lucra-
risoluta ed eroica. tivo e relativamen te sicuro.

229
-.
Un giorno Egli istruisce il pupolo in mezzo a un
cosÌ grande concorso, che tutte le aperture della
casa sono ostruite e non si può arrjvare fino a Lui
(Mc. I II, 20). Allora la Ma dre del Salvatore ed i
MEDITAZIONE 84 suoi parenti - senza dubb io i suoi cugini o a ltri
parenti da parte di Maria o di S . Giuseppe - si
I PARENTI DEL SIGNORE LO CERCANO presenta no e vogliono p a rlargli.

M o\TI EO XII , 46-50 . E mcn' re egli a ncora pa rlava a ll e lu rbe, l'l'CO I - Intenzione dei parenti del Salvatore in
l'hl: In madr I! S U'I c i suoi· fra te ll i slavano fuori c
Cl:ll'CnVRno di pa rla rg li . E qualcuno gli d isse : " Tua
questa visita
l1llld r1t I.: i tuoi Iru!cl li sono qui fuori t! cercano di
p,u'larl i lO. Ma egli cosi rispose ti chi g lielo d iceva : . Secondo S. Marco (Mc. III , 20 ) l'intenzione dei
• E ch i ì: mia m adrI! , chi sono i m iei frate ll i? , E . parenti non è nè benevola nè r ispettosa verso Ge-
s tend en do la mano sopra i s uo i d iscepoli . d isse :
.. E cco la madre mia c i miei fratell i . Perché chiun-
sù. E ssi vengono per impossessarsi di Lui e ri-
que fa la volontà del Padrc mi o , che è nei cicli , condurlo a casa, perché, dicevano essi, « non sa
quegli mi .è fratello c wfclla e m ad re . , quello che si fa » . Se tali sono realmen te i loro
,\iI .\lI:l'O 11 1. 20-21. Rito rnò cgli poi in casa; c d i n uo\'o si raccolSI!
!a n ta j,!l:nlt: , che non riusch 'ano neanche più a pren·
senti men t i, essi non credono in Gesù , com e San
dere cibo. Avendo i suoi u dilo ciò, vCn nero per prc n- Giovanni Battista dirà p iù tar di di essi o d i a ltri
,!cr Io, poichi: si d iceva: E ' fuo ri di sè. parenti del Salvatore (Gv. VII , 5), e nonostante i
M"IICO III , 31-35. Vcnllono in tanto la ma d re e i (rateHi. i quali
sta ndo ruori, mandarono da lu i a chiamarlo . Ora m olti miracoli operati ed i loro rapporti ante-
gran gen te se ne. stava sed uta inlomo a lui , qunn- r iori con Lu i, la oscurità in cui ha voluto nascon-
do g li d icono : • Tua madre e i tuoi fra tell i sono là dere la sua di vinità è per loro ancora uno scan-
che ti cercano _. E rivolgendo lo sguardo sopra co-
loro che tult 'in lomo gli sed evano. soggiunse: • Ecco dal o. La fede è una grazia .
In ma dre mia e i miei rratelli . Chiunque fa la vo- Ma forse la loro r ichiesta ha per iscopo di na-
lomà di Dio , è m io rralello e so re lla e mad re _.
LIlt'% VIII , 19-21. Vennero intan to a "eder lo la mad re e i frate lli
scondere iI Salvatore e di nascondere se s tessi con
S l lO i , ma a mol ivo de lla calca non r iu scivano a giu n. Lui alle ostilità dei Farisei che, secondo S. Marco
gere si no <I lui . E gli fu r iferi to: • Tua madr e c i (Mc. III, 22 ), s'insinuano semp re presso di Lui.
tuoi fratell i s tanno là fuor i e desidcl'3nQ vedcrtì ".
Ma egli r ispose loro « Mia madre c i mie i fratelli E' pòss"ib ili ssimo che i Farisei abbiano voluto in-
sono 4ue lli , che ascoltano la parola di Dio e la me l· timidire i pa renti del Sa lvatore e ch e li abbiano
lono in pratica _.
minaccia ti, se essi non cercavano d i stornare Gesù
dal continuare il suo a postolato. Forse ancora i
Il Salvatore è nuova me nte a Cafarnao nella parenti del Salvatore temono che Egli si lasci tra-
sua casa, o piuttosto nella casa d i Simon Piet ro. scinare a qua1che p asso p ericoloso dall'entusiasmo
230
231
- _.
popolare. Forse, vedendo con pena che ha lascia- e i suoi paren ti sonu là e desiderano parlargli
to sua Mad re sola, ve ngono a ricordargli i s uoi do- (Mc. III, 32).
veri verso d i Lei. In ogni modo le loro vedute e le Il Salvatore, avvertito di nuovo e conoscendo
loro intenzionj sono meschine, poco nobili, ispi- bene le intenzioni dei suoi parenti, non si irrita
rate dalla ricerca di se s tessi e dallo spirito del punto per un pensiero sì indegno e vile che deve,
m ondo. tuttavia, arrecar e tan ta p ena al suo Cuore.
Non si potrebbe certamente dire altrettanto Obbligato a rispondere, lo fa in modo degnis-
clelia Madre del Salvatore. Senza dubbio i suoi simo, sublime, commovente e tanto significativo:
parenti l'han no sforzata ad accompagnarli per da- « Chi è mia madre » dice Egli, ({ e chi sono i miei
re con la sua presenza più autorità alle loro paro- fratelli? ». Gira lo sgu ardo su coloro che gli stanno
le. Forse Maria viene con intenzione di interporsi, accanto (Mc. III, 34), s tende la mano. verso i suoi
di prevenire ogni violenza da parte dei suoi p a- discepoli (Mt. XII, 49) e soggiun ge : «Ecco mia
l'enti: forse Ella vuole, dopo una lunga assenza, madre e i miei fratelli! Colui che ascolta la paro·
conversar e ancora un poco con il Salvatore. la di Dio e la mette in pratica (Le. VIII, 21) e chi
Checchessia, la p resenza di questi parenti è per fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi
il Salvatore un a noia, una pena, un'umiliazione; e è mio fratello, mia sor~!1 a e mia madre » (Mt. xrr,
noi dobbiamo compatirlo di aver dovuto s ubi r la. 50; Mc. III, 35).
Con questa risposta il Salvatore non rinnega la
parentela ch e lo unisce ai suoi; ma Egli afferma
II - Risposta del Salvatore alle esigenze dei s olo in modo solenne che la sua prima parentela
suoi parenti è quella che Egli h a con il suo Padr e celeste la
cui volontà è la sua norma in tutt o. Afferma poi
A causa della folla ch e circonda la casa e che che i suoi parenti sono quell i ai quali, secondo 11
s i accalca attorno al Salvatore, i parenti di Gesù volere d el Padre, Egli deve dedicarsi , cioè i suoi di.-
non possono giungere fino a Lui; gli fanno quindi scepoIi e le anime degli u omini, e che nessuna con.-
chiedere di venire (Mc. III, 31, 32 ; Mt. XII, 47). siderazione della carne e del sangue può essergli
Ch e fa allora il Salvatore? motivo di abbandonare il su o apos tolato per le ani-
,Forse coloro che si sono incaricati di trasmet- me, poiché lo ha intrapreso per obbedire al Padre .
tergli questo messaggio, pensano di procurargli E afferma ancora che Egli considera come suoi
con ciò una grande gioia. Il Salvatore pare non in- parenl i tutti quelli che si avvicinano aI Padre fa-
tendere questo primo invito e continua il suo di- cendo la sua volontà, ossia ascoltano la parola di
scorso; di modo ch e quelli che lo circondano de- Dio e la mettono in pratica. P ress'a poco è la ri-
vono ricordargli una seconda volta che ·sua Madre sposta che già ha dato· ai suoi genitori alIorH1!.<'m 1ç

232

1
- _.
lo cercavano nel Tempio (Lc. II, 49), e quella che parole sono inol tre una novella prova della sUà
darà più tardi ad una donna del popolo, che pro- divinità.
clamerà !beata Maria per la stretta parentela natu- In questo mistero il Salvatore ci offre un gran-
rale che la congiunge al Salvatore (Lc. XI, 28). Il de conforto e un potente incoraggiamento. Ci in-
Salvatore vuole dire che, senza la parentela spiri- segna quale via si deve prendere per avvicinarci
tuale data dalla fede e dalla santità, la parentela al suo Cuore e divenirgli realmente cari. Il mezzo
naturale non serve a nulla per la salvezza, che è è ama~e Dio sopra tutte le cose, obbedire alla vo-
lo scopo della sua venuta e della sua missione sul- lontà di Dio, in particolare nella vocazione aposto-
la terra. lica. I suoi occhi si posano prima di tutto sugli
Apostoli; verso di loro stende la sua mano. Essi
sono la sua prima famiglia, i suoi parenti più pros-
III • Significato ed Importanza della risposta s imi.
Ma come ha accolto Maria questa frase di suo
Il significato e l'importanza di questa risposta
Figlio? Certo essa non si è offesa, perché com-
consistono in due cose. In primo luogo il Salvatore
prendeva perfettamen te i I senso della risposta da-
ci dà lezioni molto gravi . Innanzitutto dobbiamo
ta dal Salvatore. Lei era la più prossima parente
prepararci a tutti i dispiac~ri, le noie, i malintesi:
del Salvatore, perché nessuno meglio di lei ha
a tutte le ingiustizie di cui possiamo essere ogget-
compiuto perfettamente la volontà di Dio. Essa
to da parte di coloro che ci sono più vicini. Chi
si rallegrava in cuor suo che fosse così offerto
avrebbe creduto vedere il Salvatore trattato da in-
anche a noi un mezzo di contrarre con Gesù una
sensato dai suoi parenti, che pretendono ricon- .-
parentela cosÌ prossima e partecipare all'onore e
durlo alla ragione ed alla moderazione? Egli ha
alla gioia di questa Madre benedetta.
certo voluto fare entrare questo genere di soffe-
renze tra i dolori che s i è degnato sopportare per Ringraziamo il nostro Salvatore, ringraziamo-
nostro amore. Altro insegnamento: gli uomini apo- lo di tutto cuore per una parola cosI bella ed im-
stolici fanno poco frutto tra i loro. portante. Essa ci rivela un profondo affetto, una
Finalmente il Salvatore ci insegna con quanto vera riconoscenza del suo Cuore per le anime che
ardore dobbiamo aderire a ,oio solo, servitlo e si danno interamente a Dio e lo seguono fedel~
prefebre la sua volontà a tutto. Le parole che Ge- mente. Quanto "q uesta parola ci deve eSsere cara
sù pronunzia in questa occasione ci permettono e preziosa! A che cosa non dobbiamo essere di~
di penetrare nel suo Cuore divino, comprendere sposti, e che cosa non dobbiamo fare per rima~
il suo amore infinito per Dio, vedere come dinan- nere in questa parentela del cuore con il Salvato-
zi a questo amore qualsiasi affezione, per" quanto re! Egli ce ne offre un m ezzo semplice e facile.
dolce e tenera, cede e scompare. Queste stesse Chi non ,i affretterebbe ad approfittarne?

234 235
_.
o
E+- Km.

MEDITAZIONE 85

L A TEMPESTA SEDATA Bctsaidu

MAl"fEQ VIU, 23-27. E salito che fu sulla barca. gli tennero dietro
i suoi discepol i. ,8
Quand 'ccco levarsi in mare una l:iÌ violenta tem-
pesta, che la barca era avvolta dalle onde; ed egli
Gérasa 99
dormiva. 1 discepoli allora. avvicinatisi a lui, lo
svegliarono e gli dissero: «Maestro, salvaci; siamo
(ow'Rili.i)
,
,

perduti! », E Gesù ad essi: «Perchè sì paurosi.


gente di poca fede? » . E levatosi, sgridò i 'Venti e il Tibcriadc l
mare e si fece gran bonaccia. Pieni di meraviglia
quegli uomini. andavano dicendo: «E chi è mai co- §

(" ...
stui, al quale anche i venti c il mare ubbidiscono? >I.
I\tU!l:o IV, 35-40. Quel giorno, :iul far della sera, Gesù disse loru:
« Traversiamo all'altra parte » ,
E congedata la gente , lo conducevano essi, così
com'era, nella barca cd altre barche lo accompagna- '''''', v~.,
vano. Quandu si levò una gagliarda bufera di vento, {" M. Tabcr
e le onde si gettavano sulla barca, sì che essa già
-'1,,, .. ,,'- o /
si riempiva . Egli intanto se ne stava a poppa, dor...
mendo sopra un guanciale. Lo svegliano essi c gli
dicono: «Maestro, e non t'impo rta che noi peria-
mo?~. Allom Gesd , svegliatos i, comandò al vento,
e intimò al mare: «Silenzio! Taci ! >I . E il vento
cessò , e si fece gnln bonaccia. Ed egli disse loro:
«Perchè tanta paura? Come! Non avete ancora
fede? ».
Luc·\ VIII. 22·25. Avvenu!..' un giorno che egli montò in barca in-
sieme con i suoi discepoli , e di sse loro: (fPassia·
mo all 'altra sponda del lago ,.. Presero essi il lar-
go . E mentre così na\'igavano, egli si addormentò.
Intanto una bufera di vento si scatenò sul lago, sì
che la barca si riempiva d'acqua ed essi erano in
pericolo, Si accostarono adunque a Gesù e lo sve· Scitopoli
gliarono, dicendogli : « Maestro ! Maestro! Siamo pel'-

236 237
-.
A questo ordine gli Apostoli obbediscono subi·
LUCA VIII , :z2..25. duti! ". Ed egli sveglialos i rimproverò H venia e le
onde agitate ; c s i calmarono t;: si fece bonaccia. Poi lo e volentieri (Le. VIII, 22; Mt. VIlI, 23), benché
disse loro: or Dov 'c la vostra fede? ". E quelli pieni
di ti more c di meraviglia si d icevano gli uni gli al-
per diversi motivi l'ubbidienza sia pesante, essen-
t ri: .. Chi è dunque costui, che comanda anehe ai do stanchi per il duro lavoro della giornata, ed
venti e a l mare . c gli ubbidiscono? ". essendo notte e per di più con una tempesta al-
['orizzonte. Altre barche accompagnano quella del-
I - OCCllsione della traversata del lago Salvatore (Mc. IV, 36). Durante la traversata Gesù
si riposa; Egli dorme appoggiato sul cuscino (Mc.,
Pare che il Salvatore sulla tarda sera abbia or- IV, 38), probabilmente in una piccola cabina nel
dinato agli Apostoli di passare con Lui alla riva retro della barca. Questo sonno è sonno naturale,
orientale del lago (Mc. IV, 35; Le. VIII, 22). E effetto della fatica, un a prova della realtà dell'u-
perché? Tutti gli E vangelisti notano che era ac- manità de l Salvatore.
corsa una folla straordinaria dietro a Gesù (Mc.,
IV, 36"; MI. VIII, 18; Le. VIII, 19). Egli non vuole
lasciare a lungo i suoi discepoli nello stesso luogo II - La tempesta è sedata miracolosamente
con questo grande concorso di popolo. Prudenza
e previdenza, ecco i primi motivi del1'ordine dato Du rante la traversata si scatena una furiosa
dal Salvatore. tempesta. Non è proibito, ma non è necessario
Inoltre, come vedremo ~el seguito di questo mi- dare a questa tempesta una causa soprannatura-
stero, forse Gesù era stanco ed aveva bisogno di le. Il livello del lago di Genesaret è sensibilmente
riposo; ora q uesta traversata fatta durante la inferiore a quello del Mediterraneo; e nel bacino
notte era molto favorevole al riposo e nel tempo del lago fa m olto caldo ne ll'estate. La riva orien-
stesso offriva il vantaggio di guadagnar e tempo; tale è circondata da colline frastagliate, interrotte
così il mattino seguente, Gesù poteva riprendere da gole profonde, a traverso le quali la sera delle
i suoi lavori apostolici sull'altra riva del lago. Il giornate calde turb ini di ven to provenienti dal-
Salvatore voleva poi abituare gli Apostoli al lavo- l'altipiano superiore o dall'Hermon si precipitano
ro faticoso, provare la loro fede nella tempesta, sul lago.
formarli e confermarli ne lla loro vocazione con un Il Salvatore può quindi avere permesso che
miracolo. una tempesta di questo genere si formasse natural-
La tempesta sedata è il secondo miracolo ope- mente. Essa dovette essere spaventosa, poiché i
rato da Gesù sul lago, e questi miracoli sono fatti flutti sorpassavano la barca (MI. VIII, 24), che si
specialmente per gli Apostoli. Tali possono essere riempiva di acqua (Mc. IV, 37), mettendo realmen-
stati i motivi dell'ordine che il Salvatore ha dato te i passeggeri in pericolo (Le. VIII, 23).
ai cliscepoli di traversare il lago. Qual è la condotta degli Apostoli? Naturalmen-

238 239
- _.
te essi si sforzano per salvare la loro barca; ma manda ai venti e ai flutti e i venti tacciono e il
il pericolo divenendo sempre più minaccioso, per- mare si calma (MI. VIII, 26; Lc. VIII, 24). Con
dono il coraggio e pensano non vi sia altro mezzo una sola parola fa due cose: placa i venti e calma
che svegliare il Salvatore. Nel loro turbamento immediatamente il mare, mentre esso resta or~i­
ed agitazione lo svegliano gridando: «Maestro, nariamente ancora agitato, e talora per parecchi
non ti importa della nos tra rovina?» (Mc. IV, 38) giorni, quando il vento è cessato.
« Salvaci, o Signore, che s iamo perduti » (Mt. VIII,
25; Lc. VIU, 24).
La imperfezione della loro condotta non pro- III - Effetti del miracolo
viene dall'essersi spaventati o perché pensino non L'effetto prodotto da un miracolo così meravi-
poter resistere alla tempes ta con i mezzi naturali, glioso è lo stupore, l'ammirazione (Mt. VIII, 27;
ma perché sono p ers uasi che il Salvatore ha biso- Lc. VIII, 25) e soprattutto il timore e lo spavento
gno di essere svegliato per soccorrerli. Manca lo- causati dalla presenza della divinità. Questa viva
ro la fede viva e perfetta, e in questa frase : « Mae- impressione della presenza di vina si ricava prima
s tro, non t'importa della nostra rovina? », vi è una di tutto' dalle parole degli Apos toli e del resto
certa sfiducia e malumore. dell'equipaggio della barca: « Chi è costui al qua-
Quale è invece la condotta del Salvatore? Dor- le obbediscono anche il vento e il mare?)) (·M t.,
mc.! tranquiilamente anche in mezzo alla violenta VIII, 27; Mc. IV, 40; Lc. VIII, 25). Lo si direbbe
tempesta (Mt . VIII, 24). Infatti Egli è il padrone una eco di certi versetti del Salmis ta (Sal. LXXX-
assoluto della sua santa Umanità, della sua natura VIII, lO ; CVI, 25, 29) che celebrano la onnipoten-
sensibile e fisica e poteva permettere che nel ru- za di Dio, che Egli dimostra col suo impero sul
more stesso della tempesta il sonno si imposses- mare. Queste parole sono anche una confessione
sasse di Lui. E ' ciò che sembra aver fatto qui, e della divinità di Gest. Cristo.
per motivi eccellenti . Svegliato dagli Apostoli, Egli Ed era anche questo ciò che si proponeva il
si alza e li rimprovera, non p~r il timore che è Salvatore con il miracolo operato; perfezionare
involontario e ragionevole, ma per la loro mancan- i suoi discepoli, fortificarli nella fede nella sua
za di · fede, per la loro pusillanimità. « ,Perché te- divinità e con questa fede sostenerli nelle difficol-
mete, uomini di poca .fede? Dov'è la vostra fede?» tà esteriori della loro vocazione.
('Lc. VIII, 25) « Perché siete così paurosi? Non ave- Con il miracolo della pesca miracolosa aveva
le a ncora fiducia? » (Mc. IV, 40). Ecco infatti la fatto coraggio a Pietro e agli Apostoli per la man-
loro mancanza. canza di fiducia e la timidezza dinanzi alle diffi-
Tuttavia il Salva tore guarda la tempesta e le coltà intrinseche dell'apostolato ; difficoltà prove-
onde: " Taci. calmati » dice (Mc. IV, 39). Egli co- nienti dal sentimento della loro imperfezione e

240 241
della loro incapacità per corrispondere degnameIi·
-,
lore dormente o vigilante sia con noi nella barca
te ad una vocazione tanto sublime ed importante. cioè dobbiam o appartenere alla Chiesa, essere in
Qui EgH li rende agguerriti contro le ilifficoltà grazia di Dio, sotto la guida della obbedienza o
esterne che consistono nelle persecuzioni. Così i della Divina Provvidenza. Inoltre mostrarci attivi
OSS. Padri applicano or dinariamente questo m;ste- ed agire, fare quanto è possibile per trionfare del·
ro alle persecuziom ili cui è oggetto la Chiesa; la la tempesta. Finalmente bisogna mettere una in·
Chiesa non è forse la barca di Pietro? crollabile fiducia nel Signore. In tal modo ' nes-
Il Salva tore ci dà qui due lezioni: prima, le suna tempesta ci potrà mai nuocere .
persecuzioni non mancheranno IDai nè agli Apo·
stoli, oè alla Chiesa; ed ecco le ragioni: prima di
tutto la d ottrina di Gesù Cristo è in opposizione
al mOndo, essa provocherà quindi l'odio del mon-
do. Inoltre, in mezzo alle difficoltà e alle prove la
Chiesa deve rivelare la slla origine divina. Le per·
secuzioni sono predette dalle profezie che riguar·
dano Gesù Cristo, e la sua vita ne è una prova.
Infatti le persecuzioni non sono mai mancate alla
Chiesa. Vi saranno dunque senlpre delle persecu·
zioni: questo è certo, come è certo che Gesù ha
incontrato la tempesta traversando il lago.
Le persecuzioni non nuocciono alla Chiesa, che
trionferà di esse, sia che Gesù Cristo dorma o vegli
e calmi la tempes ta, cioè sia che Egli intervenga
visibilmente o in modo invisibile per aiutare la
sua Chiesa. Egli la aiuterà e la difende rà. Un Dio
~on poteva essere sommerso dalla tempesta in
quel piccolo lago di Genezare!: neppure la Chiesa
può essere vinta dalle persecuzioni esteriori.
Queste lezioni s i applicano, fatte le debite pro-
porzioni, ad ognuno di noi. Anche noi incontria·
mo le tempeste, le persecuzioni per gli stessi ma·
tivi della Chiesa; ma noi pure trionferemo alle
stesse condizioni. Bisogna anzitutto che il Salva·

242 243
MARro v,
-.
1-17 u spirilo immundo _. E gli doman du: • Qual è il
tuo nome? It. c Ho nome legione: , rispose egli, per-
chè s iamo in molt i ". E vivamcnte lo supplica\'a ,
perchè non li cacciasse via dn quel paese. C'era là
su per il mu nte una grossa mandra di porci a pa-
scola re; c gli spirit i lo pregavano : c Mandaci nei
MEDITAZIONE 86 porci. affiochi! cntriamo in essi •. Lo permise Gesù,
e tosto, uSCt!ndo fuori, quegli spiriti immondi entra-
rono nei porci ; c la mandra, di circa due mila, si
IL SALVATORE NEL PAESE DEI GERASENI a vventò giù per il precipizio in ma rc, e nd mare OIf-
rogarono. AlIoT'".1 i mandriani se: ne fuggirono e rac-
contarono il fatto in ci llà c nei casolari; c la genie
Monno VIII , 28-34. Quando fu giunto aU'altra spon da , ncl paese v~ nne 1'1 vcdcrc che cosa fosse accaduto. Arrivat i
dci Geraseni, gli fU1"OllO Ìncontro due indemoniati . dove era Gesù , "idero colu i, che era stato indemo-
usci ti fuori dall e tombe . e violenti a lal segno, che niato, seduto, vestito , in pieno senno, lui, che era
nessuno s i avventurava a passare per quclra via. E sta to invasato dall a legione, e furono presi da gran
con alte grida presero a dire: .. Che abbiamo noi a limare , E quelli , che ne erano s tati spettatori, rac-
fare con le, Figliuolo di Dio? Sei tu qua venuto a contarono loro quanto era avvenuto ~ ll'indcmoniato
lormentarci innanzi tempo?. C'era là non lungi da c l'avventura dei porci. Onde ess i si misero a pre-
loro una grossa mandra di porci a pascolare. Or i gare Cesù che s i allontanasse dal loro territorio.
demoni lo supplicavano dicendo : • Se tu cl cacci. LUCA VIlI , 26-39. Approdarono quindi ne l paese dei Geraseni, che
mandaci in cotesta mandra di porci _... Andate _, sIa dirimpetto a lla Galilea. E quando Gesù . scese
disse loro. E quelli . uscendo fuori . entrarono nei 01 term, gli si fecc incontro un uomo della città,
porci; ed ecco luua intera la mandra avventarsi giù posseduto da demoni, ch I! già da gran tempo non
per il precipizio in mare, ed affogarono nelle acque. indossava \'est iro e non abilava in casa, ma nei
Se ne fuggirono i mandriani, c, rientrati in città . sepolc ri . Al \'cdere Cesii , levando alte grida, si get ·
raccontarono IlIlia quanto era avvenuto ai demonia- lò bocCOlI i davanti a lu i, c sclamò a gran voce:
ci . Allora tutta la ci uà subito andò incontro a Gesù , • Che bai tu a fare con mc, o Gesù , Figlio dell'Al·
e, tosto che lo videro , lo pregarono di allontanarsi tissimo? Te ne prego, non mi tormentare ". Poichè
dal loro paese . egli comandava allo spiri to immondo di uscire da
MARCO V, 1-17. E giunsero all'altra riva dci mare , nel paese dei Gc- quell 'uomo ; chè molte volte sì era lo spirito impa-
raseni. dronito di lui , e benchè lo s i tenesse legalO con ca-
Ed ecco. s monlato appena Gesù dalla barca , rar- tene e con ceppi , spezzando ogni ... incolo, era spin-
glisi incontro. uscendo dai sepolcri , un uomo pos- IO dal d cmonio in luoghi deserti. Cii domandò Ge·
seduto da uno spirito immondo. Aveva egli la sua sù : c Qual c il tuo nome? .. . - .. Legione .., rispo-
dimora nei sepolcri, e nessuno poteva più Icgarlo se egli; pcrchè molti erano i demoni ent rati in lui;
neppure con ca tene: perchè pilt volte era. stato legato c (Illest i pregavano Cesll che non comandasse loro
con ceppi c con catene; ma aveva spezzato le ca· d'andar giù nell'abisso. C'era là una mandra nume-
tene c rotti i ceppi, si che nessuno riusciva a do- rosa di porci, che slava pascendo su per il manie ;
marlo. E di continuo , notte e giorno, se ne stava e i d em on.i pregal'ono Gesù che permettesse loro
nei sepolcri e pci monti, urlando e percuotendosi di entrare in quelli . Lo permise Gesù . Uscendo dun-
con pietre. ' Al vedere di lontano Gesù corse a pro- que da quell 'uomo i demoni entraro no nei porci, e
strarglisi dinanzi e oon alte grida gli disse: II: Che la mandra s i buttò giù a precipizio nel lago e vi
ho io a fare con te, Gesù, Figliuolo di Dio Altissi- annegò. Avcndo visto i mandriani quanto era 3V\'e-
mo? Ti scongiuro per Iddio, non mi tormentare•. nuto fu(!girono a jlOrtarc la nuova in città e nei
Gesù inratti gli dicC'o'a: c Esci \'ia da questo uomo, ca solari . Uscì la gente a vedere che cosa fosse nc-

244 245
Lu" VIU. 26.39 c3 ~1I1O, e venut i da GI!Sù. trovarono I.jucll 'uomo, da
CUI erano usciti i demoni, seduto ai piedi dì Gesù
\'cstito c in sè c furono presi da timore. E Quelli
<:be Ile erano staI i spelialOri . raccontarono loro in
qua l modo I!r.l s laro sa lvato colui c he ero possedu-
--
moni, e dall'altro il carattere del Salvatore. E' la
prima volta che Egli entra in un territorio paga-
no e, per conseguenza, in un certo senso più par-
ticolare, nel regno di Satana, principe di questo
l
to da l demonio. E tutta quella popolazione dc I
1>a\.'SC dci Gc ra seni pregò Gesil che se ne partisse mondo. Non fa meraviglia che lo spirito degli
da . Io~ ; chè er ano presi da gran timore. Ed egli,
sa~lto m barca. se ne tornò via . Pero quegli. da abissi eserciti qui il SliO spaventoso potere e si
CUI erano usciti i demoni . lo prega\'a di pote r r ì- mostri tale quale è in questi infelici ossessi.
manere con lui ; ma egli lo congedò, dicendo: • Ri. Gli spiriti cattivi rivelano innanzituUo il loro
torna a casa tua, e raCl:Onla quanto Dio ha fa lla
pcl' te -, E se n 'andò egli per tutta quella cillit carattere tenebroso, triste, impuro. Sono spiriti
annunziando quanto Gesù gli aveva falto . impuri (Mc. V, 2), essi amano la solitudine, in
Ristabilita la calma sul lago, la barca si dirige mezzo alle tombe (Mt. VIII, 28; Mc. V, 3); la
verso 11 paese dei Geraseni (Le. VII, 26). Presso morte e le tombe sono le due ci ttadelle di Sata-
l'antka Ga~ala si vedono ancora nella piccola pia- na; i demoni hanno spogliato gli ossessi delle loro
nura, che SI estende tra il lago e le alture vicine vesti (Le. VIII, 27).
le rovine di una città chiamata Kersa, che pre~ Inoltre negli ossessi i demoni rivelano il loro
senta al sud un pendio scosceso dalla parte del la- numero e il loro potere : essi sono migliaia, una
go. Questo distretto faceva parte della Decapoli legione (Le . VIII, 30; Mc. V, 9, 13) ed infatti in
(vedI IntrodUZIOne) ed era abitato in gran parte seguito essi si impossessano di alcune migliaia
dai Gentili. di porci. II loro potere si manifesta con sintomi
Il Salvat~re è appena disceso a terra che, pro- spaventosi. Nulla può domare gli ossessi, essi spez-
babllmente In una specie di forra o gola formata zano le loro catene, si infuriano, feriscon -se stessi
dalle rocce dove erano scavate delle tomoe due con pietre e sono un pericolo per gli abitanti del
ossessi corrono verso di Lui (Mt. VIII, 28; Mc. v, paese, così che n ess uno osa passare da nU f!l b
2). San Matteo parla espressamente di due ossessi' strada (Mt. VII, 28 ; Le. VIII, 29; Mc. V, 3, 4, 5);
S . Luca e S. Marco parlano di un solo senza dub- in un istante un intero gregge precipita nel lago
bio perché esso era il più feroce 'e iI 'più famoso (Mt. VIII, 32; Mc. V, 13; Le . VIII, 33).
e perchè volle, più tardi, attaccarsi allo stesso Sal-
vatore (Mc . V, 18; Le. VIII, 38). La rrialignità degli spiriti decaduti si mostra
negli ossess i: sono « spiriti cattivi » (Le. VIII, 27)
I - Contegno del Salvatore con i demoni e non possono che nuocere e far del male. Se non
è loro possib~le nuocere agli uomini , si gettano su-
~n questo incontro di Gesù con gli ossessi, ve- gli ~nimali , proponendosi con ciò, senza dubbio, di
diamo chiaramente da un lat'o lo spirito dei de- rendere i1 Salvatore odioso ai Geraseni e impedir~

246
_.
gli il soggiorno nel loro paese (Lc. VIII, 31, 32; supplicano per ottenere un giudizio più mite. E
Mc. V, IO, 12; MI. VIII, 31). qui non si trat ta di un solo demonio: sono mi-
Vediamo anche la loro astuzia e menzogna: cer- gliaia, come essi s tessi dichiarano.
cano di adulare il Salvatore, lo chiamano « Fi-
glio di Dio» (ML VIII, 29; Mc. V, 7; Lc. VIII, 28),
II . Condotta del Salvatore con i Geraseni
benché forse non lo sappiano con certezza; essi
temono di essere costretti ad uscire e lasciare Il Salvatore accorda ai cattivi spiriti di entra-
quella regione e la terra (Mc. V, lO) . re, conle essi chiedono, in una mandra di porci che
Finalmente i demoni manifestano la loro gran- pascolano sulle colline vicine (Mc. V, 11, 12, 13;
de debolezza ed impotenza. Invece di impedire al Le. VIII, 32, 33). I demoni entrano in quegli ani·
Salvatore di passare da quella strada, invece di mali che si precipitano nel lago dove sono inghiot-
minacciarlo, corrono da Lui, si gettano ai suoi titi in numero di duemila.
piedi come un cane che teme di essere frustato Perché il Salvatore dà questo permesso? Prima
e lo pregano e lo scongiurano, « in nome di Dio » di tutto, Egli non può essere ingiusto: l'Uomo·Dio
(Mc. V, 7) di non ricacciarli nell'abisso (Lc. VIII , è il padrone della creazione visibile; ma Egli ha
3), di non tormentarli (ML VIII, 29; Lc. VIII, 28). solo raramente usato di questo diritto. In ogni
A quanto pare i demoni godono sulla terra una caso, la salvezza di un uomo liberato dalla schia-
più grande libertà che nell'inferno dove saranno vitù di Satana era cosa più preziosa della vita di
confinati dopo il giudizio finale (II Ptr. II , 4), sot· questi animali e compensava largamente il danno
to la tirannia di Lucifero. Che triste luce getta che poteva risultare dalla perdita della mandria.
tutto ciò sulla spaventosa miseria del regno di Sa· Il Signore ci rivela quindi qui il valore di un'a-
tana, sulla sua natura, il suo carattere, sulle sue nima. Forse il permesso dato ai demoni è una
mene ed i suoi intrighi! punizione inflitta ai Geraseni, siano essi Giudei o
Con quale gloria e quale magnificenza invece, pagani. Se essi sono Giudei non possono ricavare
s i rivelano la maestà e potenza del Salvatore! Egli da quegli animali nessun utile: non possono quin-
en tra nel regno di Satana e la sola sua presenza di possederli. Se sono pagani, essi possono, conser-
trionfa di ogni resistenza, spezza la forza degli spio vando delle mandre di questo genere, divenire per
riti cattivi. Come il loro timore, le loro preghiere i Giudei occasione di scandalo e di caduta e, a
e le loro grida attestano che essi riconoscono in quanto pare, essi hanno bisogno di un monito se-
Gesù -il loro padrone sovrano e il loro giudice su- vero, di una salutare lezione che venga a liberarli
premo! Il Salvatore li cita al suo tribunale (Lc., da una preoccupazio ne troppo grande per le cose
VIII, 30; Mc. V, 9); con una sola · parola li scac· temporali e a ricordar loro la diligenza per le cose
cia ·e .stabilisce la loro smte. T demoni pregano, spirituali e soprannaturali.

249
Quale è la condotta dei Geraseni? Chiamati dai
-.
conduce all'ovile tra le sue braccia. Quale contra-
guardiani della mandra che si sono affrettati a sto tra lo stato attuale di questo uomo e quello
diffondere in città e in campagn? la notizia del- che si vedeva ancora qualche ora prima! Come
l'avvenimento, i Geraseni accorrono numerosi e non ricordare quel II: Venite a me, o voi tutti che
vedono con i propri occhi, ascoltano con le loro siete affaticati c oppressi, cd io vi consolerò. Tro-
orecchie iI racconto dei testimoni e son convinti verete il riposo delle vostre anime, poiché il mio
della realtà del miracolo (Mt. VIII, 34; Mc. V, 14, giogo è dolce ed il mio carico è leggero .,, ? (Mt. XI,
17; Lc. VIII, 34, 37). Invece di dichiararsi aperta- 29, 30). II giogo di Gesù è incomparabilmente più
mente contro il Salvatore, o di credere in Lui, essi dolce di quello di Satana!
sono presi da timore e da spavento e lo pregano Ora, nel momento in cui Gesù sta per andarse-
di andarsene. Quello che li spinge a ciò non è nè ne, questo povero ossesso gli domanda di pren-
il timore filiale nè un timore servi.le, ma uno spi- derIo con sé, di permettergli di seguirlo (Mc_ V,
rito mondano che conosce ed apprezza solo i beni 18; Lc. VIII, 38). Quanto è meglio rimanere pres-
temporali e che, disturbato nel tranquillo possesso so il Signore che abi tare nelle tende dei peccatori
di questi beni dalJa rivelazione di un ordine supe- (Sal. LXXXIII, Il)! Ma il Salvatore non glielo per-
riore e soprannaturale, ha paura e rimane scon- mette (Mc. V, 18; Lc. VIII, 39), probabilmente per-
certato. ché si tratta di un Gentile, e Gesù è mandato alle
Per i Geraseni il Salvatore è una noia; essi te- pecorelle della casa di Israele che sono perdute
mono quaJche danno temporale ancora più gran- (Mt_ XV, 24 ). Inoltre la conversione dell'ossesso è
de. Lo pregano quindi di andarsene. E Gesù, risale troppo recente e il suo passato non è davvero una
nella sua barca e se ne va. preparazione all'apostolato: i Giudei lo avrebbero
disprezzato, ed avrebbero accusato il Salvatore di
un delitto per averlo sempre con sè. Tuttavia Gesù
III - Condotta del Salvatore con uno incarica l'ossesso di essere suo apostolo nella Deca-
degli ossessi pali e pubblicare dappertutto le grandi cose che
Che dolce e ,:onsolante spettacolo! Nel momen- Dio ha operato in suo favore (Lc . VIII, 39; Mc.,
to in cui i Geraseni accorrono spaventati, uno dei V, 19). Questa missione l'ossesso l'adempì l'edel-
due ossessi, il più terribile a quanto pare, è seduto mente (Mc. V, 20).
ai piedi di Gesù: egli è calmo e nel pieno possesso Riveland o così la sua potenza divina il Salva-
delle sue facoltà ha ripreso le sue vesti; ed è sta- tore voleva eviden temente dare ai suoi discepoli
to liberato dalla odiosa e crudele tirannia del de- una novella prova della sua divinità, del suo impe-
monio (Mc. V, 15; Lc. VIII. 35). E' una figura ro sovrap.o sulla terra e sul regno dei demoni.
._ . . della pecorella smarrita che il Buon Pastore ri- Questa prova della sua potenza divi na è una rispo-

251
_.
sta eloquente alla interrogazione che gli Apostoli si
erano fatta quando Gesù aveva sedato la tempe~
sta : (( Chi è mai questo uomo a cui anche il vento
e II mare obbediscono? ».
E' istruttivo studiare questa prima entrata del MEDITAZIONE 87
Salvatore nel territorio della gentilità. Colla sua
sola presenza su questo suolo Egli si riveia l 'Ere~ EMORROISSA
L A
de e il Redentore di tutti i popoli, dei Gentili
come dei Giudei, il Signore e il Padrone del prin-
cipe di questo' mondo. E' come un primo colpo M,\TTEO IX , 18 ~22 . Stava egli dicendo loro queste cose, quando si
avvicinò un capo della sinagoga c prostratosi da-
dato al paganesiIno, un primo attacco diretto con~
vanti a lui gli disse : « Mia figlia è morta or ora;
tro esso, poiché Egli giudica e condanna il demo~ ma vieni, imponi su essa la mano, e v ivrà ~ . E Ge-
nio, capo del paganesimo. L'inferno è impotente sù, levatosi. lo segui\'!L insieme con i suoi discepo·
li . Ed ecco una donna, che da dodici anni soffri·
per difendere il proprio impero, esso rende osse~ va perdite di sangue , accostatasi per di dietro. toc-
quio al Salvatore, riconosce ed attesta il suo po~ cò la frangia dci suo manlello : poichè si era det·
tere. ta fra sè: eSolo ch'io tocchi il suo ma ntello, sarò
guarita •. Ma Gesù si voltò c vedendola le disse :
Gesù dispone tan to bene ogni cosa, che la con· °
.. Abbi fiducia , figlia. la tua fede ti ha sah'uta >t .
fessione dei demoni, la loro espulsione, la perdi t .. E Quella donna da Quel punto fu guarita.
della mandra, l'affluenza dei testimoni, le dichiara~ M.\RUI V. 21-34 . Essendo Gesù ritornato in barca all.'altra riva, si
radunò intorno a lui una grun fol1a; c stava egli
zioni dell'ossesso, fanno della sua sola presenza lungo il mare. Quando sopraggiunge uno dei capi
nel paese dei Geraseni una magnifica rivelazione della s inagoga. di nome Giairo, il quale, appena
"eduto Gesù, gli si getta ai piedi , e lo supplica
della sua potenza e della sua divinità. Così Egli è con grande istanza . dicendogl i : .. La mia figliolett;;a
ven uto a rivelarsi in questa terra pagana. c agli eslremi; deh! , 'ieni ad impOl'rc su di le i le
Il paganesimo non si dichiara apertamen te con~ mani, amnchè sia salva e viva ! ...
Andò Gesù con lui , seguito da una folla nwnero-
tro di Lui, esso si contenta di ritirars i pieno di sa, che lo pigiava per ogni parte. Ora UDa donna .
timore e di spavento. Gesù non usa la violenza che da dodici anni pativa di perdite di sangue, e
aveva sofferto assai per via di molti medici. cd
contro di esso, gli basta avergli dato un primo aveva speso tutto il suo , senza alcun profitto, anzi
avviso che deve trarl0 dalla dissipazione e preoc~ andava peggiorando, avendo sentito quanto si diec·
cupazione delle cose temporali, dalla schiavitù del va di Gesù, se ne "enne tra la gente. dietro a lui .
e gli toccò il mantello. Poichè diceva tra sè: " Solo
demonio. Egli si a llontana, ma non l'abbandona ch'io tocchi iI suo mantello, sarò guarita ... Atl'i-
punto. Tra i pagani s ì sceglie un apostolo e più sta'Dre le stagnò la vena del sangue , e senti nel suo
corpo d'essere guarita dalla sua infe nnità . Subito
tardi ritornerà per recare loro nuove prove della
Gesù ebbe in sè coscien7.3 che una virtù prodigiosa
sua potenza divina (Mc . VII, 31). era da lui uscita e rivolgendosi verso la folla dis-
.......
252 253
_.
M,\Rçtl V, 31 -34. se: ~ E chi ha toccato il mio vestitu? lO . Gli sos- Àl10ra Giairo, U.no dei tre capi incaricati di
gi unsero i suoi di scepoli: ;II Non \'edi come la gen- presiedere alla direzione della sinagoga e regolare
Ie ti preme d 'ogni parte , c domandi chi mi ha toc-
calo? ". Egli pero guardava attorno per vedere quel.
il servizio religioso, si avvicina al Salvatore e lo
la, ch e aveva ciò fatto . Allora la donna, tulta pie. scongiura is tantemente di venire dalla sua figliuola
na di timore e I ~e mante, sapendo quello, c he era morente, imporle le mani e guarirla,
a lei avvenu to, andò a gettars i d inan zi a lu i c gli
confessò tutta la verità. Ma egli le disse : ;II La tuOI Questa preghiera dà occasione al Salvatore di
ft:de , o figlia , ti ha salvata; va in pace, c s ii gua- avviarsi veiSO la città; e a sua volta, questo tragit-
ril a dalla tua infermità ,. .
to verso la città diviene occasione della guarigione
Lv!.:\ VIII, 40-4H . Quando poi Gesù fu di ritorno, la foUa lo <1(;. miracolosa della emorroissa.
colse con gioia , perchè tutti lo s tavano aspeUan-
do. Ed ecco venire un uomo, di nome Giairo, che Gesù è seguito da una folla numerosa che lo
era anche capo della :;inagoga , e gettatosi ai pie- preme e.1o spinge eia ogni parte, Questa circostan-
r.Ii di Gesù, lo supplicava di andare a casa sua, za permette alla povera donna di eseguire il suo
pcrchè la sua unica figliuola, sui dodic i anni. se
ne .~lava morendo. E mentre Gesù vi andava , la piano (Mc. V, 24, 31; Le. VIII, 45) e di avvicinarsi
calca quasi lo soffocava. Intanto una donna, che al Salvatore senza essere notata, onde trovare
da dod ici anni pativa un flusso di sangue , e già
aveva consumalo tutto il suo avere in medici, sen- ' presso di Lui aiuto e guarigion e,
za poter essere guarita da nessuno, avvicinatasi E' certo commovente vede re come la folla se-
per di dietro a Gesù. gli toccò il fiocco d el mano gue il Signore s ia per il bisogno di essere istruha
tel lo. AI momento s i fe rmo i l flusso di sangue. E
G~sù disse: • Chi mi ha toccato? _. E siccome e guarita, sia per rispetto ed affetto. Quest~ è una
tun i se nc scusavano, Pie tl"Q e i suoi compagni nuova prova della rinomanza che Gesù gode presso
g li dissero : ;II Maestro, la g~nt e ti serra per ogni
pa rte c t i opprime lO . Ma Gesù insis tè: • Qualcu-
il popolo. La presenza di ques ta moltitudine dà
no mi ha toccato poichè ho sent ito che una vir- ancora più certezza ed importanza al miracolo.
tù è uscita da me » . La donna allora , vedendo- Tuttavia questa foll a che segue Gesù è per Lui.
si scoperta , tutta tremante. venne a gettarglisi ai
piedi c confessò dinanzi a tutto il popolo il mo- COlne ci è permesso pensare, una fatica ed un di-
tivo, l'CI' cui l 'aveva toccalo e come sulI'a lto cnl sturbo.
stata guari la . E Gesù le disse : • O figlia, la tua.
fede li ha salvata. Va pure in pace " .

II " Il miracolo
I " Circostanze del miracolo Due ordini di cause concorrono al miracolo.
Il Signore, ritornato dalla riva orientale del Primo, da parte della donna: la sua mala.t tia e
lago, sbarca nuovamente a Cafarnao, ove la folla necessità tCluporale, Da dodici ann i ' essa soffre
del popolo lo attende già forse dalla vigilia ; e, a per un flusso di sangue, malattia r ipugnante, che
quanto pare, Egli si mette subito a in segnare costituiva dal punto di vista della Legge di Israe-
(Mc. V, 21; Le. VIII, 40), le una impurità legale , oggetto di divers i precetti,

254 255
- _.
e diveniva così una infermità incomoda (Lv. XV, vatore che,. in silenzio e in un istante, compie. il
25). Ella ha sofferto mol to per i medici, i qnali, a miracolc, opera una guarigione radicale (Mc. V,
quanto pare, ricorrevano nel trattamento della 29; Lc. VIII, 44). Per la prima vo lta Gesù ricorre
malattia a mezzi barbari. Tutto è stato inutile, ad un oggetto es terno per compiere un 11liracolo
e lei ha speso la sua fortuna per farsi curare; nes- ed usa a questo scopo la sua veste: farà egual-
suno può soccorrerla; solo la morte la libererà mente in un 'altra circostanza (MI. XIV, 36).
dal suo male! (Mc. V, 25, 26; Lc. VIII, 43).
Inoltre è il riserbo e l'umiltà di questa donna.
III . Il miracolo è rivelato
Probabilmente, almeno secondo molti Padri della
Chiesa, essa è pagana. Questa circostanza, con- Nel momento stesso in cui il miracolo si COH1-
giunta alla natura del male, le impedisce di chie- pie, il Salvatore si volta verso la folla e domanda
dere pubblicamente al Salvatore la guarigione. chi è che ' l'ha toccato. S. Pietro e i discepoli gli
Ella spera, grazie alla folla che si accalca attor- rispondono: « ·M aes tro, la gente ti si stringe d 'at-
no a Gesù, potersi avvicinare a Lui senza essere torno e ti pigia; e tu domandi: chi mi ha tocca-
notata, e guarire toccando solo 1'orl0 della sua to? ». Ges ù di ce al10ra che Egli sa d i certo che
veste. qualcuno l'ha toccato e che una virtù salutare è
Finalmente è la viva fede e la commovente fidu- uscita da lui, e il suo sgua!-do cerca la povera ma-
cia di questa donna. Ella ha inteso parlare di Gesù lata. Questa, vedendosi scoperta, si fa innanzi, si
(Mt. V, 27), lo vede, lo ascolta, crede e, animata da getta ai piedi di Gesù e racconta pubblicamente
una santa fiducia , dice tra sè: « Se io riesco a toc- l'accaduto (Mc. V,30, 33; Le. VIII, 45 , 47).
care anche solo la sua veste, sarò guarita» (Mt., ·P erché il Salvatore agisce cosl? Per constatare
IX, 21; Mc. V, 28). Il suo desiderio e il suo corag- la guarigione miracolosa e compiere la sua opera.
gio fecero il resto. Tali sono i tratti che caratteriz- Domandando chi J'ha toccato e affermando ch e
zano la povera pagana. una virtù era uscita da lui, prova che ha cono-
Bisogna cercare le altre cause del miracolo da scenza del miracolo comp iuto, e che questo mjra-
parte del Salvatore . Prima di lutto nella sua on- colo è effetto della sua potenza; Egli manifesta
niscienza. ,Egli conosce il bisogno in cui si trova nel tempo stesso la sua onniscienza e la sua po-
questa donna, conosce le sue buone disposizioni, tenza. Infatti tutte le circostanze: la interroga-
il procedere segreto, il momento della sua guari- zione del Salvatore, la risposta dei discepoli, la
gione. E ' poi la bontà del Salvatore che s i degna ri- confessione della m alata, la presenza di una folla
guardare al1'imbarazzo della malata, a lla sua ri- così numerosa fan no di questa scena una glorio-
servatezza, alla sua timidezza naturale e previene sa rivelazione della divinità di Gesù Cristo.
la sua preghiera. Finalmen te è la potenza del Sal- Il Salvatore rivela così il m iracolo per animare

256 257
- _.
la fede di Giairo e per eccitare la sua confidenza. riconoscenza fece innalzare dinanzi alla sua casa
Questa fede e questa fiducia non erano tanto vive una statua di bronzo rappresentante il Redentore
come quella della emorroissa; per risvegli arie, il che stende la mano per rialzare una donna in-
Salvatore permette questo incidente. L'esempio ginocchiata ai suoi piedi.
della fede di questa donna e. il miracolo che ne è In questo mistero abbiamo un esempio delle
la ricompensa saranno utili per ·Giaira. Tale è il guarigioni miracolose operate con le reliquie del
!egame che esiste tra i due miracoli: l'uno è occa~ Salvatore e dei suoi Santi.
sione dell'altro.
Finalmente il Salvatore vuole incoraggiare la
donna, ricompensarla, farla progredire nella fede.
Esitante e tremante essa si avvicina a Gesù; essa
teme di avergli recato dispiacere, perché ha osa-
to, lei pagana, colpita da una infermità legale, con-
fondersi alla folla, avvicinarsi a Lui, e per dir così,
sorprendere la sua bontà. Ma Gesù le parla con
dolcezza: « Va in pace » le dice, e conferma la sua
completa guarigione, loda la sua fede e attribui-
sce ad essa il miracolo, escludendo così ogni al-
tra spiegazione che volesse attribuire il miracolo
ad una potenza cieca, sconosciuta o magica. Que-
sta pagana, Egli si degna chiamarla « Figlia mia » :
le dimostra così che il mezzo per arrivare all'ado-
zione di figli di Dio è la fede, l'amore al Fjglio
di Dio, al Redentore degli uomini (Mc. V, 34; Lc.
VIII, 48).
Nella emorroissa i 55. Padri vedono una imma-
gine della Gentilità, della sua miseria spirituale e
temporale, della sua impurità, della sua povertà ,
del suo abbandono; m a anche della sua umiltà,
d"lla sua fiducia e grande fede. Il Salvatore guari-
sce il cuore e l'anima di questa. Secondo certe
tradizioni, la emorroissa era di Cesarea di Filippi
('Paneas); essa ritornò nella sua città natale e per

158 259
_.
MATT . V, 35-43. tumulto, gente, che lel'ava pianti c mellc\'a ~ridtl ;
ed entrando dkc loro: • Percbè tanto strepito c
ta nti lamenti? Non è morta, la fanc iulla; ma dor-
me ». E quelli lo beffavano. Ma egli. mandalili tutt i
ruo ri , pren de con sè il padre e la madre della fan -
ciulla, e i discepoli, che l 'accompagnavano, c pe.-
netra là dove giaceva la fanci ulla. La prende per
ME DITAZIONE 88 mano e le dice: TalitllU KUI1I, che vuoi dire: .. O
fanciulla, te lo dico io, alzati ». E subito la fan-
ciulla si al zò e si m ise ti camminare, pcrchè aveva
LA RESURREZIONE DELLA dodici lIDni : ond~· essi furono presi da grande
s tu pore.
F I GLIA DI GI A I R O Ma Gesù CO li insistenza r;u.:comandÒ c he nessunu
lu sapesse, c com,In dò che le si desse da mangiare.
LUCA VIII , 41-42, Ed eccu vt:nirc un uomo, d i nome Giairo, che
MATT . I X, 18-1 9. S lava egli dicendo loro ques te cose, quandu $1 era a nche capo della si n ngoga, c gettatosi ai piedi
avvicinò un capo della sinagoga c prost ratos i da- di Gesù, lo supplicava d i andare a casa sua , per-
van t i a lu i gli dj sse: « Mia figlia è morta or ora; chè la sua u n ica fi gliola, sui dod ici anni , se ne s ta ·
ma vieni , imponi su essa la ma no , e vivrà. E Ge- \'a morendo . E men tre Gesil \'i andava , la calca quas i
sù, Icvntos i, lo seguiva insieme con i suoi disce- lo soffocava .
poli. LUCA VIlI , 49-56. Parlava egli ancora, quando vl:nne u no da parte
M"Tt . IX , 2)-26 . Arrivato poi Gesù all<J casa del capo. c vedendo del capo della sinagoga a dirgli: • Tua figlia l'
i suonatori d i flauto e la folla, che faceva grande moria, Don disturbare più o ltre il Maestro " . Ma
s trepito. diceva: « Ritirate,'i, chi:.: non è morta hl Gesll, avendo ciò udi to, gli disse: • Non temere.
giov inetta, ma donne ... Ed essi si burlavano di lui. abhi soltanto fede, e la tUA figliuola sarà sall'a _.
Ma quan do la gente fu fa tta u scire. egli entrò, hl E giunto che ru alla casa, non lasciò entrare nes-
prese per mano e la fanciulla s i alzò. sun altro con sè, tranne Pietro e Giovanni e Gia-
M.\RCQ V, 22-24. Quando sopraggiuuge uno dci capi della sinago- como e il padre e la madre della fanciulla. Tutti
ga, di nome Giairo. il quale, appena veduto Gesù, piangevano c le\'avano lamenti su di lei. • Non pian-
g li si ge tta ai piedi, e lo supplica con gran de istan- gele, disse egli: non t: morta, ma donne » . E quel-
za, d icendogli: .. La mia fi gliolelta è agli estremi; li si beffavano d i lui , stl»c ndo che era morta.
deh! vieni a d impolTc su d i le i le mani , affinchè sia • E Gesù, pl·emkndola per manu , esclamò: • Alz..,ti .
salva e , 'iva! » . o fanciulla ! IO . E immant inen le lo spiri to ri to rnò in
Andò Gesù con lui. seguito da una folla numero- lei c si a bb, e Gesìl comandò che le si desse da
sa, che lo pigiava per ogni par te. mangiare. Rimasero fuor di sè di stU[XH·C i suoi
genitori, ma Gesù urdi nò turo d i non farn e pa rola
M,\TIEQ V, 35-43. Mentre Gesù stava ancora parlando, si venne da
a nessu no.
casa dci capo della sinagoga a dirgli: .. Tua figlia
è morta: pe.rché importu nare pi ù o ltre il Maest ro? » .
Ma Gesù , avendo sentito ciò che cra stato d etto,
disse a l capo della sinagoga: .. Non temere! sol- I . Il miracolo
tanto abbi fede _. E non pennise che a lcuno lo ac-
compagnasse. se non Pie tro e Giacomo c Giovanni. Appena la emorroissa è guarita, annuniiano ·a
mtello di Giacomo. Arri\'ano essi alla casa dcI c~\·
po dclla s inab'Oga , c \·cdc qu ivi Gesù u n grande
Giairo ch e sua figlia è morta. Il Salvatore sprona

260 261
_.
il povero padre a credere fern1amente, si mette miracolo della emorroissa (Mc. V, 23; Lc. VIII.
in cammino con lui e risuscita la giovinetta. Que- 41). Quando il povero padre apprende l" morte
sta risurrezione è un miracolo dei più importanti. della figlia, Gesù si preoccupa di rianimare la sua
Prima di tutto per la natura stessa del miracolo fiducia dicendogli di non temere, ma solo credere
di cui si tratta: una risurrezione; con ciò il Sal- che la giovinetta sarà salva (Le. VIII, 49, 50).
vatore si rivela padrone sovrano della vita nel Non si ferma alle diverse circostanze che in-
tempo e nelI'eternHà. Con un segno delIa sua ma- vece di spingerlo a fare iI miracolo dovrebbero
no, con una parola « tornò lo spirito di lei e si piuttosto dissuaderlo; per esempio. la fede di Giai-
levò subito» (Le. VIII, 55). ro che non è certo viva come quella della emor-
Questo miracolo inoltre è importante per il suo roissa (Mc. V, 23; Le. VIII, 41); forse solo la ne-
legame col precedente che gli -serve di prepan!·· cessità lo conduce a Gesù. Pare infatti che la
zione. Lo è infine per le circostanze sorprendenti famiglia di Giairo sia freddamente disposta ri-
che l'accompagnano. Giairo, personaggio molto cc · guardo al Salvatore, abbia sentimenti mondani:
nosciuto, e molto influente, viene a trovare il Sal- si ride di Gesù nella casa del capo della Sinagoga.
vatore, alla presenza di una foIla numerosa; la non si parla di riconoscenza da parte dei parenti
prega di andare da lui, di imporre le mani a sua della giovinetta.
figlia affinché non muoia, persuaso che allora essa Inoltre Gesù mostra i riguardi più delicati per
vivrà (Mt. IX, 18; Mc. V, 22, 23; Le. VII, 41, 42). Giairo, non permette alla folla di entrare in casa,
In tutti vi è la massima aspettazione. non prende neppure gli. Apostoli con sè, per timo-
La bontà di Gesù, la misericordia del suo Cuo- re di dar delle noie o qualche dispiacere alla fa-
re, il suo zelo per la gloria di Dio sono, per così miglia: sembra voler far presentire il grande be-
dire, messi alla prova. Il miracolo operato in fa- neficio che sta per accordare, dicendo che la gio-
vore di una famiglia molto influente e ragguarde- vanetta è solo addormentata; finalmente, racco-
vole sarà naturalmente un grande aiuto all'opera manda di non pubblicare il miracolo, senza dubbio
del Salvatore. per non ".!tirare alla famiglia la ostilità dei Fari·
sei (Mc. V, 43; VIII, 56); insomma mantiene in
tutto il riserbo più delicato.
II - Come avviene il miracolo
,D'altra parte, però, il Salvatore dispone tutto
Due cose sono da notare nel modo in cui avvie- per dare al miracolo una autenticità irrefragabile.
ne il miracolo. Primo, vediamo nel Salvatore una Conduce con sè i tre principali Apostoli e i paren-
grande premura, una specie di preoccupazione, ti della giovanetta nella camera ave giace la mor-
accoglie subito la domanda di Giairo e si mette ta (Mc. V, 40; Le. VIII, 51). Dichiarando che la
in cammino con lui; risveglia la sua fede con il fanciulla dorme, provoca le proteste e le contrad-

~2
' .
.'
- _.
dizioni delle persone di casa, le qua h attestano soli con i parenti della giovinetta sono ammes!::ii
così che la figlia di 'Giairo è morta (Mc. V, 38, 40; ad essere i testimoni della risurrezione.
Le. VIII, 52, 53); si procurano così i testimoni ch e In tutta questa parte del Vangelo una cosa
potranno proclamare iI miracolo. Questa parola di c olpisce: la cura del Salvatore per svilu ppare nel
«( sonno » il Salvatore la lisa più di una volta per cuore degli Apostoli una fede semp re più viva e
designare la morte, in particolare p er coloro che perfetta nella sua divinità, con ogni sorta di mira-
Egli vuole r isuscitare (Gv. XI , 11 ), per mostrare coli strepitosi ch e si succedono a così brevi inter-
che la morte dei giusti è un sonn o e non una noc. valli. Egli lascia loro per così dire, appena il tem-
te senza domani . Inoltre Egli prende la giovanetta po per rimettersi dalla impressione ricevuta da
per mano e le dice : « Giovanetta, te lo dico io, qualcuna di queste meraviglie, e già un nuovo
alzati! » (Mc. V, 41; Le. VIII, 54 ) per dar prova miracolo ]j fa meravigliare.
che è la sua onnipotenza che opera il miracolo. L'operaio apostolico troverà in questo miracolo
·Finalmente bisogna dare da mangiare alla fan- un esempio istruttivo che gH insegnerà la condotta
ciulla r esu scitata per confermare la verità e la da tenere con i personaggi altolocati: non deve
realtà della r esurrezion e (Mc. V, 43; Le. VIII, 55 ). punto ricercarli, ma as pettare che vada no da lui,
deve essere pronto a tutto e trattarli con una gran-
de benevolenza interiore, in ispirito soprannatura-
III - Effetti del miracolo le di carità; se gli riesce portarli a Dio, non 1i ab-
Il m iracolo produce un triplice effetto. Per i bandonerà facilmente a se stessi e non s i vanterà
parenti della giovanetta è lo stupore (Mc. V, 42) di quello che ha fatto per loro, né si lascerà in-
allorché essi la vedono alzarsi e camminare. Tut- flue nzare da certe cose che noterà nel loro modo
tavia non si parla della loro riconoscenza nè del di trattare e nella loro casa; sarà disinteressato e
loro affetto al Salvatore, come in tanti altri cas i non aspetterà ringraziamenti. Tale deve essere per
dove, malgrado la raccomandazione di Gesù, il mi- noi , senza parlare dei sentimenti di amm irazione
racolo è dappertutto pubblicato e celebrato. e di amore per la persona adorabile del Salvatore,
In quanto al popolo, l'effetto prodotto su di es· l'effetto prodotto da questo mistero.
so dal miracolo è molto grande. La fama della Nel duplice mi racolo della emorroissa e della
meraviglia si propaga per tutta la r egione (Mt. IX, figlia di Giairo, i Santi Padri riconoscono una figu-
26); non poteva essere altrimen ti per la pubblicità ra del paga nesimo e de l giudaismo, come la loro
e splendore del fatto e delle circos tanze che lo condotta nei confronti dei Salvatore e della Chie-
hanno accompagnato. I discepoli, a n ch'e~si, non sa. La emorroissa rappresenta la Gentilità: la
p.<?!~vano non constatare l'effetto del miracolo. E figlia di Giairo rappresenta il Giudaismo: e non
pare' sia stato fatto proprio per loro, poiché ess i senza ragione. La .figlia di Giairo ha dodici anni,

265
_.
la fanciulla sta per di ventare una giovanetta: la
em orroissa è malata da dodici anni. Egualmente,
mentre il Giudaismo, dalla sua vocazione nella per-
sona di Abramo, p er così dire si schiude e si svi-
luppa, ]a Gentilità rimane nel suo male, n ella sua MEDITAZIONE 89
impurità e nel suo dubbio.
Il Giudaismo e la Ge ntilità si incontrano a ccan- I DUE CIECHI DI CAFARNAO
to al Salvatore, ma con sentimenti molto diversi.
Per la loro umiltà, la loro fede e la loro fiducia i
Gentili meritano di entrare nella Chiesa di Gesù MATTEO IX , 27·3 1. Men tre Gl'sì.! se ne andnva, d ue ciechi gli ten·
nero dietro gridando: « P ietà di noi , figliuolo di
Cris to. Il Giudaismo muore, e solo dopo la Genti- David ! lO , Ed entrato che fu in casa , gli si avvi-
lità e grazie ad essa, secondo la profezia di S . Pao- cinal'ono i c iechi, c Celiò d isse 101'0: « Credete voi
lo, esso arriva alla Chiesa (Rom. XI, 25). ,che io lo possa fare?~. « Sì , o Signore >I, gli r i-
spon dono essi. Allora egli toccò loro Sii occhi , di-
Se Giairo avesse avuto una fede p erfetta come cendo: « Vi s ia fatto secondo la vost ra fede ", E
quella della emorro issa, sua figlia sarebbe s tata subi to s i apl'irono i loro occh i. E Gesù intimò aù
cSli i severamente : .. Badale bene c he n essuno lo
guarita, come lo era s tato il figlio dell 'ufficiale di sappia ., Ma que lli , u sciti fuori. di vulga rono la fa-
Cafarnao , Ma sua figli a muore e non risuscita se ma d i lui in tutta quella regione.
non dopo che la e m orroi ssa è stata guarita, grazie
alla sua fede, e che Giairo stesso, cattivato dall'e- I . Fede dei ciechi
sempio di questa donna, perviene ad una vera
fede. La gllarigione d ei ciechi se"m bra doversi porre
Questo pensiero è giusto anche considerando la subito dopo il miracolo preced en te (Mt. IX, 27).
p er sona del Salvatore. Mentre Gesù non usa colla Infatti quando il Salvatore lascia la casa di Giairo,
emorroissa nessun riguardo speciale ed a spetta due ciechi lo seguono implorando con grandi sen-
che vada da Lui, mos tra una premura straordi- timenti di fede, di essere guariti. Evidentemente
naria riguardo a Giairo e spiega una potenza ama- questa fede è s tata loro ispirata da tanti s trepitosi
bile per accordare a lui e a sua figlia un così gran- miracoli, la c ui fama si è sparsa in tutta la regio-
de beneficio. Ed è proprio' tal modo che Egli tiene ne, Cafarnao e ra già stata testimonio di due gran-
riguardo ad Israele e ai Gentili: e il risultato è di miracoli. Certo, per l'influsso della grazia e l'im-
lo stesso (Rom. X, 20). pressione prodotta su di loro da questi prodigi, i
due ciechi hanno concepito la più grande opinione
del Salvatore, una fed e viva, un a rdente desiderio,
una ferma fiducia ch e Egli li gua ri rà ,

267
_.
La fede e la fi.duci a s i manifestano nei loro atti non ascoltasse nè le loro preghiere, nè la profes-
e ne lle parole: essi seguono Gesù gridando : « Fi- sione di fede nella sua dignità di Messia, dimo-
glio di David , abbi pietà di noi " (Mt. IX, 27). Que- s trando in ciò grande prude nza e riservatezza per
sta frase è per un hraclita la confessione che Gesù non provocare i suoi nemici accettando un nom~
è il Messia. Eccettu gli Apostoli , nessun al tro an- così glorioso, e per non prevenire gli avvenimentl.
cora aveva èosì apertamente dichiarata la s ua fede.
n po polo aveva detto : ( Un ·grande profeta è sorto
tra no i » (Lc . VII , 16); ma non si era arrivati pilt III - Ricompensa alla fede
oltre. I ciechi professano questa fede semplice-
La fede dei ciechi avendo trio nfato della prova,
mente, pubblicame nte , coraggiosamente, senza ri-
il Salvatore tocca lo ro gli occhi, ed essi riacqui-
spello umano, sull a strada pubblica, a dispetto dei
stano la vista (MI. IX, 30). Immagine de l Batte-
Farisei e degli Seri bi, sempre in agguato.
s imo la cui essenza è di essere il « Sacramento
della fede » e della vita soprannaturale, le cui di-
Il - Questa fede è messa alla prova verse cerimonie compiute sui sens i del battezzato,
hanno questo significato.
La fede dei ciechi è messa alla prova. Prima il Forse per prudenza e precauzione per i suui
Salva tore sembra nun curarsi di loro, lascia che ìu nemici il Salvatore proibisce ai ciechi di pub-
seguano ed implorino la sua pietà, senza nemme- blicare il miracolo (Mt. IX, 30) . Ma essi, nello sla n-
no voltarsi. Ma essi non s i perdono di coraggio : cio della loro generosa riconoscenza, non s i atten-
seguono Gesù gridando finché Egli entra in casa: gono a questa proibizione e vanno in ogn~ luogo
essi vi en trano con Lui, gli s i avvicinano e lo pre- proclamando la m eraviglia di cui sono s tati ogget-
gano di gua rirli. Non basta. Il Salvatore chiede to (Mt. IX, 31). .
loro se credono che Lui possa fare davvero il mi- E' la prima voI ta che la guarigione di un cieco
racolo che imp lorano. Senza esitare e con rispetto è raccontata con tanti particolari. Troviamo qui le
pill profondo ancora, poiché lo chianlano « Signo- doti che caratteri zzano abi tualmente il Salvatore:
re ", essi rispondono che lo credono (Mt. IX, 28). la prudenza, la sapienza, la bontà e la potenza .
Se il Salvatore agisce così, è per meglio prepa- Quanto ai ciechi , essi ci insegnano che la fe de, la
rarH con la pazienza, la rassegnazione, l'umiltà e fiducia e la perseveranza trionfano di tutto. Per la
la perseve ranza. Bi sogna che essi cooperino al m i- prima volta anche il nome di « Figlio di Davide » ,
racolo, lo l11eritino in certo qual m odo, come il che è n ella forma giudaico-dogmatica una confes-
Salvatore dice espressamente: « Vi sia fatto con- sione pubblica della sua dignità di Messia, gli è
forme alla vostra fede ». data dal popolo.
Prima di arrivare alla casa, è parso che Egli

268 269
\
-.
M.\IKQ VI , 7·13. E d iceva loro: • Dovunque sarete enlrali in una
casa, rimanete quivi. lìnchi: non pa rtiate da quel
luogo. Che se in qualche 1){J~ t o non vi accolgono
nè vi ascoltano . parti t"" ' j di là e SCUtJtete la polve·
re dl.l i ,'ostri pied i in h:st imouiam'.a I.."onl ro d i
essi lO,
Parti tisi adunque . a ndarono c pred icarono la pe-
MEDITAZIONE 90 ni lenza; c."lcciava no via molti demoni, c u ngendo
d 'olio molti infermi li r isanavano.
LA MISSIONE DEGLI APOSTOLI Luco\. IX. 1·6. A\'cndo poi Cesii convocat i i Dodici. di!!de loro vinù
c a utori tà sopra tult i i demoni e di guarire le in-
felmità; e li mandò a predicare il regno. di Dio e a
risa nare gli infermi. e disse loro: • Non prendet!!
M.n"réO x, l. E chiamati a se i suoi dodici discepoli, died~ niente per il viaggio, nè bastone , nè bisaccia, nè
loro potere di cacciare gli spiriti immondi e di gua- pane, nè denaro, nè abbiate due tuniche. E in qua·
rire ogni malattia ed ogni infermità. lunque casa entriate, ivi dimorate fino alla vostra
partenza. E qlU1ndo ricuseranno di ricevervi, u sci·
MATT . X, 5-15. Ouesti dodici inviò Gesù, dopo aver 101'0 impar- tevenc da quella città, e scuotete la polvere dai
tito queste istruzion i: • Non andat e verso i Genti . vostri piedi, perchè sia in testimonianza contro di
li e non entrale in città di Samarilani ; ma piut- essi », I discepoli adunque partirono e andarono
tosto recatc\,j dalle pccorel1e perdute della casa d'I- di villaggio in villaggio. predicando dappertutto la
s raele. In cammino predicate: 11 regno dei cicl i lieta novella c operando guarigion i.
è vicino. Guari te i malati , risuscitate i morii. mon -
date i lcbbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente
a\'ete ricev uto, g ratui tamente dale . Non vi pmcu-
rale oro, nè argento, nè rame da portare n elle vo- I - Perché il Salvatore manda gli Apostoli
st re cintu re. nè bisaccia per il viaggio. ne d ue
tunich e. n è calzari, nè bastone; poichè l'opera io Il Salva tore ne ll'inviare gli Aposto li s i propone
ha diritto al suo nutrimento. In qualsiasi città o tre cose:
villaggio ent riate. informatevi se vi sia qualche per.
SODa degna. e Il fermatevi. sino alla \'os lra partcn. Primo, vuole dinanzi a tutto il popo lo e a tutto
7.a. Entrando in una casa . salutatcla; e se vera. il m ondo provare che Egli possiede la pienezza del
mente quella casa ne è degna, venga la vosl.ra pace
potere Apostolico, ne è la sorgente, che può eser-
su di essa ; ma se non ne è degna. la vos lra pace
ritorni a voi. Che se qualcuno non vi riceve nè a. citarlo Lui stesso e comunicarlo agli alt ri, come
scolta le vostre parole, uscite fuori di quella caS,l vuole. Di questa pienezza di potere fa uso ora e
o di quella città c scuotete lo. polvere dai vostri durante 11 cor so della s ua vita m ortale, predican-
piedi. Vi dico in verità: Minor rigOl'o sarà usalo
per il paese di Sodoma e Gomorra nel di del giu. do ed operando miracoli, non solo per sè, ma
dizio, che per quella città lO , anche per mezzo dei suoi disr:epo li. Ecco perché
MAIlOO VI . 7·13 . Chiamati poi a sè i Dodici, cominciò a mandarli manda gli Apostoli in suo no~ ne . con la sua au to-
a due a due. c diede loro potere sopra gli spiriti
immondi. E ord inò loro di non prendcr.~ nulla per rità, con il suo potere: "E.gli si mol tiplicherà, per
il viaggio. eccella un bastone . • Non pane , nè bi- così djre, nei suoi Apos toli.
saccia, nè mancia spicciola nella cintura ; calzate-
Secondo, vuole COnVl'ilCere I sraele che Egli ha
\"i pure i sandali . non indossate duc tu niche lO.

270 271
stabilito un nuovo ordine di cose nella economia
--
Li manda « a due a due» (Mc. VI, 7) per pro-
della salvezza e che impiega a questo scopo nuovi curare loro un mutuo appoggio, un conforto, una
strumenti. Ecco perché non si contenta di avere sorveglianza reciproca, per dare alla .loro testimo-
designato e scelto quesli strumenti con la elezione nianza maggiore autorita e dignità (Dt. XIX, 15):
degli Apos toli , ma vuole ancora che 'essi s i rive- cosÌ il Salvatore ha reso lcstinlo nianza di se stes-
lino manifes tamente ed agiscano. Preluùe così alla so (Gv. VIII, 17, 18, 19).
futura missione degli Apostoli, quando sulla mon- Finalmente non lì manda presso i Gentili ed i
tagna di Galilea, dopo la resurrezione, li manderà Samaritani, ma unicamente alla casa di Israele
ad evangelizzare tutto il mondo (MI. XXVIII, 19). (MI. X, 5, 6); e ciò per non attirare su loro l'osti-
Terzo, Egli si propone di esercitare i suoi Apo- lità dei Giudei che sono gelosi ed hanno, essi per
stoli nella loro vocazione futura. Finora essi sono primi, diritto al Vangelo. Così ha fatto Lui stesso
sempre rimasti con Lui, ascoltando i suoi insegna- nel corso del suo apostolato (Mt. XV, 24). Solo do ·
menti, lavorando insieme. Ma vi è una grande dif- po aver spezzato con la sua morte le barriere che
ferenza tra agire e vedere un altro agire, tra il pre- separano i Giudei dai Gentili, Egli manda gli Apo-
dicare ed ascoltare la predicazione di un altro. stoli a predicare in tutto il mondo (At. XIII, 46).
Bisogna ora che essi vengano alla pratica e lavo- Del resto gli Apostoli potevano avere cattiva acco-
rino da soli ; è il mezzo per incominciare la pra- glienza da parte dei Gentili e dei Samaritani. Essi
tica della loro vocazione e formarsene una idea, sono ancora novizi , il Salvatore li istruisce e li
perfezionarvisi e, ciò che è meglio ancora, aderirvi abitua a poco a poco al lavoro e alle contraddi-
con tutto il cuore. Tali sono i motivi della missione zioni.
degli Apostoli. Il Salvatore dà agli Apostoli le istruzioni di cui
hanno bisogno. Spiega loro lo scopo della loro mis-
sione. Essi devono innanzi tutto annunziare la buo-
II - Come il Salvatore invia gli Apostoli na novella dell'avvento del Regno dei Cieli (Mt. X,
Il Salvatore invia gli Apostoli prima di tutto 7), predicare il Regno di Dio (Le. IX, 2) con il suo
con ogni riguardo; in secondo luogo dando loru le scopo, i suoi mezzi, le sue promesse. Essi devono
istnlzioni di cui abbisognano; infine conferendo nel tempo stesso estendere i loro benefici anche ai
loro i poteri necessari. corpi e guarire i malati (Lc. IX, 2).
Li invia manifestando loro i riguardi più deli- In una parola, la loro missione è di lavorare
cati. Innanzitutto Egli li manda durante la sua per la salvezza deg li uomini, per le loro anime ed
vita per ispirare loro fiducia, poiché Egli è là, ac- i loro corpi, augurar loro la pace e loro apportarla
canto ad essi, e per potere al loro ritorno istruirl i, (Mt. X, 12); assicurare con questa pace la pienezza
correggerli e formarli al loro minis tero. della felicità nel tem po c nella eternità.

272 273
\
Inoltre insegna loro la condotta da tenere, rac-
-
Terzo, il Salvatore dona ai suoi Apostoli la po-
comanda loro la povertà; essi non porteranno con testà e le virtù necessarie per l'esercizio del loro
sè nè denaro, nè sacco per il viaggio, non avranno ministero. nà loro il potere di predicare in suo
nè due tuniche per cambiarsi, nè bastone che loro nome (MI. X, 7; Lc. IX, 2), conferma tale potere
serva di ornamento, di segno rustintivo o per dife- con una sanzione, quella di fare miracoli come li
sa, non avranno che il necessario; dei sandali ed ha fatti Lui, di guarire i malati, di resuscitare i
un bastone per appoggiarsi nel camminare (Mt. X, morti, di scacciare i demoni (Mt. X, 8; Mc. VI, 7;
9, IO; Mc. VI, 8, 9;Lc. IX, 3). Lc. IV, 1) e per gli uditori l'obbligo di ascoltare
Andranno semplicemente, così come sono ora, gli Apostoli e di ricevere v~lentieri la loro ~ar.ola:
senza alcun preparativo speciale. Raccomanda loro Se gli Apostoli non sono ricevuti volentIen, SI
la semplicità e la edificazione. Non andranno di allontanino da quel luogo, e, in segno che non
casa in casa per non disturbare i loro ospiti (Mt., vogliono aver niente in comune con gli abitanti,
X, 11; Mc. VI, lO; Lc. IX, 4); sceglieranno, per do- come anche per predire loro un giudizio severo da
mandare ricovero e nutrimehto, coloro che ne so- parte di Dio, scuotano la polvere dai piedi: que-
no degni (Mt. X, 11). Finalmente raccomanda loro sto giudizio sarà più rigoroso di quello di Sodoma
il disinteresse: non accetteranno nulla per i ser- (MI. X, 14, 15; Mc. VI , 11; Lc. IX, 5).
vizi resi; essi hanno ricevuto gratuitamente j doni Si noterà pure che il Salvatore quasi non parla
che loro permettono di fare il bene e li comuni- di insuccessi e di persecuzioni: dice quello cbe per
cheranno gratuitamente (Mt. X, 8). il momento gli Apostoli possono sopportare. Altra
Tutte queste cose il Salvatore le raccomanda prova della prudenza del ·Maestro nell'insegnare.
agli Apostoli col fine di istruire ed edificare il po- Il Salvatore invia dunque i suoi Apostoli con la
polo, che attendeva un Salvatore ricco di beni e pienezza dei poteri apostolici: li premunisce e for-
di fortuna, e al quale bisogna predicare con la pa- nisce loro le armi per il combattimento.
rola e con l'esempio. Ed è anche nell'interesse de-
gli Apostoli che, senza ciò, si vedrebbero esposti al
pericolo dell'egoismo, della intemperanza, della va- III - Il Salvatore dà un felice esito alla mis-
nità. Conviene anche che essi non si mostrino dif- sione degli Apostoli
ferenti dal loro Maestro, il quale ha voluto fondare
il Regno di Dio non già sulla potenza e sugli onori, II Salvatore si impegna di accordare un feliCe
ma sulla obbedienza, la povertà e l'umiltà. L'apo- esito alla missione degli Apostoli: mentre dopo la
stolo sia .fedele ai suoi doveri; Dio e gli uomini. discesa dello Spirito .san lo gli Apostoli incontra-
per il bene dei quali lavora, prenderanno cura di no difficoltà e ostacoli, qui il Salvatore li preserva
lui! ( MI. X, lO). dal dolore e dalla persecuzione, benedice la loro

274 275
- _.
parola, conferma il loro nunistero con i miracoli ro rivela anche tutto lo splendore della potenza
come ha promesso. . ' del Salvatore come Dio e Capo della Chiesa, poi-
Gli Apostoli vanno di villaggio in villaggio an- ché Egli comunica il s uo potere agli Apostoli e lo
nunziando la buona novella, apportando dapper- manifesta per mezzo loro. Inoltre vediamo qui la
tutto. la salute dell'anima e del corpo (Le. IX, 6). Chiesa, non solo nella sua organizzazione, ma nel-
GuarIscono molti ossessi, fanno sui malati l'un- la sua azione, nel suo scopo, nei mezzi di cui di-
zione dell'olio e rendono loro la sanità (Mc. VI , spone, nel suo spirito, nelle grazie che le sono com~
12, 13). Questa unzione è preludio del Sacramento partite. Ritroviamo anche un indizio e una figura
della Estrema Unzione. del potere sacerdotale nell'unzionc fatta sugli am-
Così il Salvatore raggiunge lo scopo della mis- malati.
sione degli Apostoli. Indubbiamente dopo un mini- Una cosa è specialmente importante per tutti
stero di qualche giorno, essi ritornano da Lui con i membri della gerarchia ecclesiastica: l'insegna-
pi~ amore. per la loro vocazione e più profonda mento pastorale dalo agli Apostoli. Questo inse-
stllTIa per II Salvatore: una fede più perfetta in gnamento, come vediamo, si estende a tutto il
LUI e nel1a sua potenza divina, poiché hanno ve- ministero apostolico, al suo scopo, ai suoi mezzi
duto che può operare per mezzo loro ciò che ha di azione, ai suoi risultati: insegnamento capace
fatto Egli stesso e che il suo potere non ha limiti di ispirare l'amore e l'entusiasmo per una tale vo-
nè condizioni. Il popolo, da parte sua deve COD- cazione, il cui scopo è sì bello e sÌ grande; i cui
dividere ·questa convinzione. ' mezzi di azione, fondati sulla povertà, la fruga lità ,
AI loro ritorno, gli Apostoli raccontano al Sal- il disinteresse sono irreprensibili e sì nobili; e
vatore come banno predicato e cosa hanno fatto finalmente i cui risultati, cioè la felicità del pros-
(Mc. VI, 30; Lc. IX, IO). Che esempio della loro simo e i nostri progressi nella virtù e nel merito,
rettitudine, del loro desiderio di istruirsi e di for- sono tanto gloriosi!
marsi alJa loro vocazione! Certamente iI Salvatore La protezione e l'assistenza particolare, di cui
non lascia di manifestare la sua gioia e la parte vediamo q\1i gli Apostoli oggetto nella loro prima
che prende ai loro successi; nè la'scia di animarli missione, devono animarci aIJa confidenza e in-
ed ammaestrarli. fonderei coraggio.
Abbiamo in rquesto mistero una nuova e bella
rivelazione dello spirito di GeStI, del suo amore
per gli Apostoli, della cura ehe ha di formarli in
tutto, delle sue attenzioni piene di sapienza e della
sua dolcezza nell'istruirli, e di tutte le virtù apo-
stohche che cerca di insegnare loro. Questo miste-

276 277
\,
_.
M\RCO VI , 14-28 . come uno degli antichi Profeti -. Ma Erode . ciò u-
dendo, diceva: .. E ' Giovanni, da me fatto decapi-
tare, lui . che è risorto! IO.
Infatti proprio Erode aveva fa tto arrestare Gio-
vanni e l'aveva messo in catene in carcere per cau-
sa di Erodiade, la moglie di suo fratello Filip-
po, che egli aveva sposata. Poichè Giovann i diceva
ad Erode: .. Non ti è lecite di tenere la moglie di
MEDITAZIONE 91 tuo fratello IO.
Erodiade quind i lo perseguitava e voleva farlo
morire, ma non poteva; perchè Erode aveva un
rispettoso timore di Giovanni, sapendolo uomo
LA DECOLLAZIONE DI S. GIOV. BATTISTA "iusto e santo, e vt!gliava su lla sua vita; e quan-
do l 'aveva sen tito rimaneva molto t urbato, eppu·
l'C lo sentiva volentieri .

MA'tT'"O XIV , 1·12. In quel tempo ìl te/l'arca Erode. avendo sentI- Ma vcnne un gio mo propizio . Erode per il suo
to la fama di Gesù . disse ai suoi cortigiani : « E ' genelliaco ave\'a inlbandito un convito ai grand i
Giovanni Battista! è lui, risuscitato da morte ; t: della sua corte , e ai suoi ufficiali, ed ai principa-
per questo che il potere dei prodigi in lui manifesta li della Galilea . Ora, la figlia di que\la stessa E-
la sua virtù ., rodiade s i prese nto a danzare . c piacque tanto
Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni Bat- ad Erode cd ai convi tati. cbe il re disse alla gio-
tista c , messolo in calene , l 'aveva gellato in carce- vinelta: • Chiedimi quello che vuoi e te lo darò ,..
re per causa di Erodiadc, lo. moglie di suo fra- Anzi lo giurò: .. Oualunque cosa mi domandi , te l.t
leHo Filippo. Poichè Giovan ni gli intimava : « Non darò, fosse anche la metà del mio regno -. Uscl
li è permesso di averla _. VoJe,,'a egli metlcrlo a essa fuori a dire a sua madre: .. Cosa devo chic-
morte, ma aveva timore del popolo, che lo leneva dere? ,.. Le rispose : .. La testa di Giovanni Batti·
per Profeta. s ta _. Rientrata dunque subito in tulta freUa dal
Ora, occorrendo :1 genet liaco di Erode, la fig liil re, gli fece questa domanda : .. Voglio che sull'i-
di Erodiade danzò in pubblico , e piacque lanto ad stante tu mi dia in un bacile la testa di Giovanni
Erode. che le promise con giuramento di darle quan- Battista •. Ne rimase grandemente contristato il re,
IO domandasse. Ma essa, iSI.igata da sua madre: ma , per causa del giuramento c dei suoi convita·
• Dammi qui, rispose, in un bacile la lesta di Gio~ ti, non volle contrariarla; e subito mandò il re una
vanni Battista lO. Ne fu contristato il re: , ma pCI' guardia con l'ordine di porlarglì la testa di Gio-
motivo di giuramento c dei convitati. ordinb che vanni. Andò questi e lo decapitò nella prigione;
le fos se data , e mandò a decapitare Giovann i in car_ c porto la testa di lui in un bacile, e la diede alla
Cere. E la sua testa fu recata su in un baci le c giovinetta , che la diede a SUA. madre .
consegnata alla fanciulla , che In portò u sua mad re.
Venuti poi I suoi discepoli , presero il corpo C lo LeCA IX, 7-9. Or il tctrarca Erode senti parlare d i tu tto ciò che
seppellirono c ne recarono la nuova a Gesil. succedeva, e stava perplesso, percbè c'erano a lcun i
che dicevano: « Giovanni è risuscitato da morte IO,
MARco VI, _ 14-28. DI'n il l'C El'Ode sentì parlare di Gesù - chè, altri poi: .. E' comparso Elia _, ed altri : • Uno dc·
il suo nome si era falto celebre - e diceva: .. E' gli antichi Profet i è risuscitato IO . Ma Erode disse :
Giovanni Battista risorto da morte, e perciò ì1 pote- .. Giovanni , l'ho fallO decapitare io. Ma chi può es·
l'e dei miracoli mostra in lui la sua virtù •. Dice· sere costui , di cui sento dire tali meraviglie? ,.. E
vano altri : • E' Elia ,.. Altri poi: .. E ' un Profeta. cercava d i vederlo.

278 279
I - Cause prossime della decollazione del
-.
te di Giovanni Battista sono l'irriflessione e la
Prècursore leggerezza di cui dà prova colla sua proposizione
(Mc. VI, 22, 23; Mt. XIV, 7). Questa proposizione
P rima che gli Apos toli fossero tornati dal Sal- poteva costargli la m età del suo regno; è certo
vatore dopo la loro missione, Giovanni Battista er a che gli costò la testa d i Giovanni e che fece di
stato messo a morte. Le cause prossinle di questo questo un martire.
triste avvenimento sono, da parte di Erodiade, l'o- Inoltre è la debolezza ed il risp etto umano di
dio ch e ella porta a ,G iovanni ed il timore conti- Erode. Quando la giovane, istigata da Erodiade, le
nuo che egli le incute. Erode, infatti, teme il Pre- chiede la testa di Giovanni (Mc. VI, 25; Mt. XIV,
cursore e lo rispetta (Mc. VI, 20; Mt. XIV, 5) ; Ero- 8), si pente di aver fatto qllella proposizione, e si
diade quindi non può considerare il suo trono rattrista; ma avendo impegnato la slla parola di
s icuro finché il Precursore vive. Così ella pensa di re, a causa dei convitati (Mt . XIV, 9; Mc. VI, 26 l,
farlo morire: aspetta un'occasione propizia per acconsente a questa crudele richiesta, appoggiato
attuare il s uo disegno (Mc. VI, 19) . Questa occa- forse dalle principali p erso nalità di Galilea. Viene
sione si presenta il giorno anniversario della nasci- dunque dato l'ordine di decapitare il Precursore.
ta di Erode ch e, seguendo la costumanza dei pa- Odio diabolico, legger ezza e debolezza, tali sono le
gani (Gn. XL, 20; II Mac. VI, 7), il tetrarca cele- cause della filar te di S . Giovanni Battista.
bra con i grandi della sua corte, gli uJlìciali del
suo esercito ed i maggiorenti di Galilea, probabi l·
II - Decollazione di S, Giovanni Battista
m ente nella fo rtezza di Macheronte, dove Giovanni
è prigioniero. Probabilmen te Erode invia un soldato il quale
,S econdo l'uso, lo splendore della festa è rial- si affretta a decapitare nella s tessa cella il Precur-
zato dalle danze, e Salomè, figlia di Erodiade, diri- sore (Mt. XIV, lO; Mc. VI , 27 ).
ge il coro delle danzatrici e rallegra Erode e tutti Come saranno stati gli ultimi Inomenti di San
i convitati. Facilmente tutta questa rappresenta- Giovanni Battista? La morte non lo coglie certo
zione non è ch e uno stratagemma escogitato da impreparato. Egli l'accoglie senza pusillanimità,
Erodiade, anzitutto per ottenere da Erode quello con un coraggio incrollabile, con una umiltà, una
che desidera, poi per vendicarsi del Precursore: semplicità ed una dignità commoventi, senza ripu-
in tutti i casi, non appena dopo la danza Ero de gnanza nè sentiment i di vendetta ver so i suoi car-
gliene fornisce ' l'occasione, ella s'affretta a porre nefici; infine con devozione e con gioia . .cosa do-
in esecuzione j1 suo disegno criminale (Mc. VI , 24; veva ancora fare in questo mondo ave tutto ciò
MI.. XIV,B). che è santo è oggetto di persecuzione, ave Gesù
Da parte di E rode, le !Oause prossime della m or- Cristo è misconosciuto? Egli ha com piuto la sua
,i
, 281
"
- _.
missione: la sua morte servirà meglio che la sua un ostacolo, e continua a darsi alla gioia. La mor~
vita agli interessi del regno di Gesù Cristo. II suo te di S . Pietro o di S. Paolo è circondata almeno
ultimo pensiero è certamente per il Salvatore, ed di qualche grandezza e di qualche gloria; in quella
egli si rallegra che la sua morte rassomigli al sa- di S . Giovanni Battis ta non vi è che povertà ed
crificio dell'Agnello di Dio che egli ha annunciato. abbandono. Il cielo s tesso sembra disinteressarse-
Per la suprema ed ultima volta, può ripetere con ne. Il Salvatore è nelle vici nanze; è al corrente di
amore e con umil tà profonda la parola: « Bisogna tutto; per Lui il Precursore immola la sua vita;
che Egli cresca e io diminuisca » (Gv. III, 30). La e Gesù non se ne preoccupa punto, non invia un
sua testa cade, e la sua santa anima abbandona angelo, come farà per Pietro ; non gli appare, co-
questa terra che egli ha santificato colle sue virtù, me a Santo Stefano; almeno il Vangelo non lo
per volare verso il suo Salvatore e suo giudice. dice; lo lascia m orire e scomparire. Bisogna che
Non sono ancora passati tre anni dacché egli è S, Giovanni Battista trovi la solitudine del Calva-
apparso in pubblico, e ne ha trascorsi quasi due rio, che la conosca e ne soffra.
in prigione.
La sua tes ta viene subito portata ad Erodiade III - Effetti prodotti dalla morte di Giovanni
(MI. XIV, 11; Mc. VI, 28), la quale senza dubbio
deve averle ancora lanciati i suoi insulti prima di L'effetto prodotto s ul popo lo dalla morte de!
rigettarla. II corpo del Precursore è raccolto dai Precursore, allorché la notizia si diffuse, fu pro-
s uoi discepoli e sepolto in una tomba (Mt. XIV, 12 ; fondo. L'entusiasmo s 'era impadronito degli spiri~
Mc. VI, 29 ). Più tardi il suo sepolcro sarà vene- ti: lo si vede in occasione della missione, della
rato a Samaria; il suo capo o almeno una parte di predicazione e dei miracoli degli Apostoli e del
esso si trova a Roma, mentre il lenzuolo funebre s i Salvatore. Gli uni dicono : « Elia è apparso, qual-
conserva ad Aix-Ia-Chapelle. cuno dei vecchi profeti è risuscitato» (Mc. VI, 15);
Tale fu la morte di S. Giovanni Battista. In gli altri ripetono apertamente: « Giovanni è risu-
quali tristi circostanze è avvenuta! che indegnitb scitato» (Le, IX, 7, 8); è la sua virtù che agisce,
senza nome! Il Precursore è condannato a morte Questi discorsi vengono riferiti a Erode; egli si
in mezzo alla generale gioia di un convito, il gior- impaurisce, non sa che pensare: « E' Giovanni? si
no anniversario della nascita del principe, dalla domanda; eppure l'ho messo a morte, Non può es-
perfidia di una cortigiana e di una danzatrice, in sere lui, eppure è lui» (Le, IX, 3; Mt. XIV, 2;
un'oscura prigione, di nascosto, quasi all'improv- Mc. VI, 14, 16), E gli viene il desiderio di vedere
viso e senza strepito, come se si trattasse della co- Gesù, sia per un sentimento di timore come per
sa ,più banale. ,Così il mondo si ,sbarazza dei un senso di curiosità; vuole assicurarsi se si trat~
servi tori di Dio; li mette da parte come se fossero ta realmente del Precursore. Ma Erode non vedrà

282 I
:
283
-,
Gesù se non tra un anuo, ed allora lo tratterà co-
me ha trattato il Precursore.
Ecco l'immagine del nostro mondo. Così va n-
no le cose su questa terra. Una parte dell'umanità,
la meno nobile, passa i s uoi giorni divertc.ndo~ j,
MEDITAZIONE 92
trionfando coll'inganno, la violenza e l'immorali-
tà. Per ciò che è buono, virtuoso, divino, non c'è
posto quaggiù; non c'è che perse.:uzione, oppres- LA PRIMA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI
sione e rovina. E' sempre stato così, e lo sa rà sem-
pre. Oh! come deve essere bella l'armonia che
MATT.EO XIV , 13-22. Gesù a quella nuova s i allontanò di là in barca
regna nell'altra vita, per far cessare ogni contrad- e si ritrasse in di sparte in un luogo deserto; ma le
dizione, ogni disaccordo ! Corne deve essere ma- turbe, risapulolo, ve lo seguitarono a piedi dalle
città. E smontando dalla barca, al vedere quella
gnifica la ricompensa che ripara tutte le ingiusti· gran gente, egli ne ebbe compassione e risanò i
zie! Felice chi parteciperà a questa ricompensa! loro infenni.
Questa divina armonia s i rivela già quaggiù con E sul far della sera , gli si appressarono i di-
scepoli e gli dissero: • Il luogo è deserto, e l 'ora
l'inutilità e la vanità della vittoria apparente del già è passata , congeda dunque le turbe, perchè pos-
persecutore, con i rimorsi di coscienza, il timore sano andare nei villaggi a comprarsi dci cibo _.
del giudizio futuro, la gloria e l'onore che corona- Ma Gesù rispose ad essi: • Non occorre che se ne
vadano ; voi stessi date loro da mangiare -. Gli di-
no, invece, anche quaggiù, i sa crifici dei giusti. cono essi : «Non abbiamo qui altro che cinque pa-
Questa è la grande lezione che ci dà la mor te di ni e due pesci _. Ed egli: « Porla1emcli qua -. Poi
ordinò che la gente si adagiasse sull'erba, e, presi
S . Giovanni Battista. i cinque pani c i due pesci, levando gli occhi al cie-
lo, rese grazie; e spezzando i pani ]i diede ai suoi
discepoli e i discepoli li distribuirono alle turbe.
E tutt i mangiarono a sazietà; di poi si raccolsero
gli avanzi, dodici cesie piene Ed enlno a mangia·
re cinque mila uomini, senza con tare le donne e
i fanciulli .
E subito Gesù costrinse i s uoi discepoli a mon·
lare in barca ed a precederlo all 'altra sponda, men-
tre egli licenziava le gcnti.
MARCO VI, 31-46. Ed egli disse loro: « Venite qua voialtri, in dì·
sparte, in un luogo deserto, e riposatevi alquanto _.
Erano infatti tanti quelli che andavano e veniva-
no, che gli Apostoli non avevano il tempo neppure
di mangiare. Si ritirarono quindi in barca , da s0-
li , iD un luogo deserto . Pero molti , avendoli ve-
duti partire, compresero dove andavano, e accor-

284 285
.,
_.
LUCA IX, 10-17. mo noi s tessi a comprare dci cibi per lutta que-
MARCII VI, 31-46. sera colà a piedi da tutte le città, tanto che giun· sta moltitudine •. - Erano infatti quasi dHq~cmi­
sero prima di loro. la uomini. - Disse cgli ai suoi discepoli; • Fale·
Nello sbarcare Gesù vide quella gran rolla, e nt li adagiare a gruppi di ci nquanta -. CosÌ fecero
ebbe compassione, percbè erano come pecore scm:a essi c lutti li Iccero mettere a sedere. Allora
paSIOn:. c incomincò ad insegnar loro molte cose. Cesù prese i cinque pan i e i due pesci, e, alzando
Ed essendosi già fallo molto tardi , i discepoli gli s i gli occhi al ciclo, li benedisse e li spezzò e li di·
avvicinarono e gli dissero: « Il luogo è deserto, e stribuiva ai discepoli, perchè li mettessero davanti
l'ora è già tarda; licenzia la gente, perchè se ne alla gente. E tutli mangiarono fino a sazietà e si
vada nei casolari c nei villaggi vicini a comprarsi portarono via di pc1..zi loro avam.ati dodici ca-
di che mangiare •. Ed egli rispose loro: « Voialtri nestri.
dale loru da mangiare! _. Soggiunscro essi: c An· G IOVANNI VI, 1·16. Se ne andò poi Gesù aU 'altra sponda del mare
d re mo noi dunque a comprare duecento denari di di Galilea o di Tiberiade. E gran folla lo seguiva
pane per dar loro da mangiare? s, Ed egli : « Quan· perchè vedeva i prodigi falli da lui sopra g~i. in~
li pani avete? Andale a vedere • . E informati che sì fenni. Ora Gesù ascese sopra un'altura, ed IVI SI
furono, gli dissero: ~ Cinque e due pesci • . Allora sede lte insieme con i suoi discepoli. Era prossi.
Gesù comandò loro che li facessero accomodare ma la Pasqua, la festa dci Giudei. E levando ,Gesù
a gruppi sull'erba verde. E si adagiarono , quasi gli occhi, e vedendo la gran folla, che era vc·
a modo di aiuole, a gruppi di cento e di cinquanta . nuta a lui , dice a Filippo ~ ~ E dove comprere-
E presi i cinque pani e i due pesci, levando l mo noi dei pani affinchè costoro abbiano di che
sguardo al cielo, Gesù benedisse, spezzò i pani e li mangiare? _. E questo diceva per mettcclo a pro-
dava ai discepoli affinchi'! li distribuissero alla va, chi! quanto a lui giù sa~va che cosa stava per
gente; cosl pure di\'ise i due pesci fra tutti. E fa re. Gli risponde Filippo: « Duecento denari di
tull i mangiarono fino a sazietà: e portarono via do- pane non bastano per essi, in modo che ciascunu
dici canes tri pieni dei pezzi di pane e degli avan- ne abbia un qualche poco .. Ed uno dei suoi d i-
zi dci pesci. Ora quelli, chc avevano mangiato dei scepoli, Andrea, il fra tello di Simone Pietro, gli
pani e ra no Cinquemila uomini . dice : ~ C'è qui un ragazzo c he ha cinque pani
Subito dopo Gesù obbligò i suoi discepoli a mon· d 'orzo e due pesci; ma cos'è mai questo per tan·
tare in barca per precederJo alla riva opposta dcI la gente?. Disse Gesù: « Fateli adagiare •. E c'er.l
lago, verso Betsaida, mentre egli avrebbe conge- molta erba in quel luogo. Si adagiarono adunque
dato la gcnle. Congedata che l'ebbe, andò sul mon· gli uomini in numero di quasi cinque mila. Prese
te a pregare. allora Gesù i pani , c, rese grazie, li distribuì alla
Luc,\ IX . 10-17. Tornati quindi gli Apostoli gli raccontarono quanto gente seduta , e lo stesso rcce dei pesci quanto ne
'I.\'evano opera to. Ed cgli , presili a porte, s i ritiro l'olevano, E quando furono sazi, disse ai suoi di·
\'CI so una città, della Betsaida. Ma la gente, aven - scepoli: « Raccogliete i frammenli sopravanzati, af·
dolo saputo, ve lo seguì; l 'accol:;e egli, c ragio. finchè nuHa si perda _. Li raccolsero essi c riem-
nava loro del regno di Dio , c risana ...·a quanti ave· pirono dodici canestri dei frammenti dei cinque
vano bisogno di guarigione. pani d'orzo avanzali a quelli che avevano mangia·
Il giorno intanto già cominciava a declinare, ono to. Allora qudla genie, veduto il prodigio opera·
de i Dodici gli si appressarono c gli dissero: « Con- to da Gesit, dicevano: ~ Questi è davvero il Pro-
geda la gente, aflinchè possano auda re nei villaggi feta, che deve venire nel mondo •. E Gesù , accol'lo-
qui intorno e nelle campagne l ' trova n ,I da nllog- si che stavano per venire a rapido c farlo re, tutto
giare e da mangiare, perchè 'lui si.:uno in un luo- solo s i rilrasse di nuovo sull 'altura .
go deserto •. Rispose loro Gesù: «Voialtri date lo- E quando si fu falla sera, i suoi discepoli disce-
ro da mangiare s. Ma essi dissero: c Non abbimn,.l sero al mare .
rllù di cinque pani e due pesci, se pure non andb-

287
286 I
- _.
I . Circostanze preliminari

Tre circostanze prepa rano il luiracolo e ne so-


no occasione. Primo, dopo il ritorno degli Apostoli,
il Salvatore si allontana con loro sulla riva N.E.
del lago. Vi sono due ragioni per questa solitudine.
Da una parte i miracoli di Gesù e quelli degli Apo-
stoli hanno a ttirato l'attenzione della corte di Ero-
de e vi è da temere che non capiti qualche cosa al
Salvatore, e quindi a bella posta Egli si allontana
e sceglie un altro luogo per operare il miracolo
della moltiplicazione dei pani (Le. IX, 9; Mt. XIV.
13). Gli Erodiani e i Farisei sono gli uni e gli
altri contrari al Salvatore.
D'altra parte Gesù vuole, dopo le fatiche della
loro missione, procurare agli Apostoli un poco di
riposo in un luogo solitario, perché non debbano
stancarsi eccessivamente (Mc. VI, 31; Le . IX, lO;
MI. XIV, 13). Questo luogo è vicino a Betsaida (Ju·
_" ,,"II" J lias) all'estremità N.E. del lago, al di là del Gior-
, }M. Tabor dano, sul territorio del tetrarca Filippo; è una pico
cola pianura ai piedi della catena dei monti che
costeggiano il lago_
Secondo, il popolo vedendo la barca del Salva-
tore dirigersi verso il lato di Betsaida (Julias), lo
precede suIla strada ch e traversa il Giordano e,
quando Gesù discende, una folla numerosa già lo
attende con i malati e gli infermi.
·E' l'epoca di Pasqua (Gv. VI, 4) e tutti sono in
movimento ; si formano le carovane per andare a
o , ,o Gerusalemme ; la folla ha quindi potuto accorrere
e==-= ---, Km. da diversi luoghi che si trovano sul passaggio (Mc.,
VI, 33; Le. IX, Il; MI. XIV, 13; Gv. VI , 2).
288
/ 289
Alla vista di questa moltitudine, il Salvatore
--
del pane » , risposero gli Apostoli. Rivolgendosi a
non pensa più a riposarsi; Egli è commosso dalla Filippo, il Salvatore domanda: « Dove compreremo
loro buona volontà, dall'abbandono in cui sono la- tanto pane da dare da mangiare a questa gente? ))
sciati dai loro pastori; li accoglie, guarisce i loro E Filippo: ({ Duecento denari, risponde, non baste~
malati e passa tutta la giornata fino a sera a rebbero per dare a ciascuno una pur piccola por~
istruirli e parlar loro lungamente del Regno di Dio zione ». Il Salvatore chiede: « Quanti pani avete?
(Mc. VI, 24; Le. IX, 11 ; Mt. XIV, 14 ). E il popolo, Andate a vedere ». Andrea osserva che un ragazzo
nonostante la mancanza di cibo, nonostante la fa M

ha cinque pani di orzo e due pesci (forse è una


tica, rimane ad ascoltarlo. Per andare da Cafarnao elemosina destinata al Salvatore, forse voleva ven~
a Betsaida costeggiando il lago occorrono circa tre derli e forse anche mangiarli). Ma cosa è mai
ore: vi sono certamente tfa la folla molte donne questo per tanta gente? » (-Gv. VI, 5, 9; Le. IX, 12;
e fanciulli e, a causa della premura, essi hanno 12; Mc. VI, 37, 38; MI. XIV, 16, 17).
potuto dimenticare di portar con sè le provvigioni. Evidentemente in questo colloquio con gli Apo-
Terza circostanza: gli Apostoli vengono da Ge- stoli -Gesù si propone di fare loro constatare la
sù per ricordargli che è quasi sera, il luogo soli- impossibilità di nutrire con mezzi naturali e in
tario, e bisogna rimandare la folla affinché essa quelle circostanze tanta gente; vuole loro far ben
possa provvedersi di cibo nei villaggi circonvicini notare la grandezza del miracolo; vuole d'altra
(Mt. XIV, 15; Mc . VI, 35; Le. IX, 12). Queste sono parte provare la loro fede nella sua divinità, e
le circostanze che hanno dato occasione a l mi· vedere se con la loro fede concorrono al mira~
racolo. colo (-Gv. VI, 6).
Secondo, lo s tesso miracolo. E' uno dei più
II - Il miracolo
grandi, perché per la s ua natura agisce sulla es~
Nello stesso miracolo sono da considerarsi tre senza stessa delle cose, con la moltiplicazione: per~
cose: Prima, la causa, propriamente detta, del mi~ chè esso è compiuto non una sola volta e per una
racolo. Questa causa è la volontà del Salvatore , la sola persona, ma si può dire tante volte quante
determinazione presa da Lui, la sua bontà e la sua erano le persone che vi s tavano per ricevere questo
misericordia, la intenzione di confermare la fede pane e mangiarlo. Finalmente, perché è certo ed
degli Apostoli e del popolo. Ciò si rileva dal con- incontestabile per la sua solennità e la sua pub-
siglio che· Gesù tiene con i suoi Apostoli che ven~ blicità, essendo fatto in presenza di tanti testi~
gono a dirgli di mandar via la folla, affinché essa mani, e per l'effetto ch e eSso produsse. Con que-
trovi di che mangiare. « Perché rimandarli? Non sto mÌracolo, il Salvatore voleva, rivelando la sua
]i r imandate, ma date voi loro da mangiare ». potenza con tanto splendore e magnificenza, con-
« Dobbiamo andare nei villaggi vicini a comperare fermare la fede dei s uoi disce poli e del popolo.

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- _.
terzo, consideriamo in questo miracolo il ma· mente che la moltiplicazione cominci tra le mani
do con cui il Salvatore lo compie. Lo compie in· di Gesù e continui tra le mani degli Apostoli (MI.,
nanzi tutto con ordine e calma ammirabili. Ordina XIV. 19; Mc. VI, 41; Le. IX, 16 ; Gv. VI, Il).
ai suoi Apostoli di dividere il popolo in gruppi di Finalmente Gesù compie il miracolo con geoe-
cinquanta e cento e di farli sedere sull'erba folta rosità, con una Jiberalità straordinaria. Egli dona
(MI. XIV, 19; VI, 39 ; Le. IX, 14, 15 ; Gv. VI, 19). alla folla tanto pane. che tutti sono saziati (MI.,
Gli Apostoli, già abituati a trattare con la folla, XIV, 20; Mc. VI, 42; Le. IX, 17; Gv. VI, 12); ne
eseguiscono subito l'ordine del Maestro. Ed allo- dà loro tanto quanto ne desiderano (Gv. VI, 11 ),
ra è un quadro incantevole ,quello di questa molti· sovrabbondantemente, in modo che degli avanzi si
tudine così distribuita in gruppi e seduta sull'ero può ancora riempirne dodici canestri (Mt. XIV,
ba: dietro ad essa si ergono le colline, davanti la 20; Mc. · VI, 43; Le. IX, 17; Gv. VI, 13): liberalità
piccola pianura fertile -si estende fino al lago, ta- veramente degna di un re. I convitati sono cin-
gliata da due rusceni che a -q uesta epoca, siamo in quemila senza contare le donne e i fanciulli (Mt.,
primavera, sono ombreggiati dai boschetti di XIV, 21; Mc. VI, 44; Le. IX, 14 ;Gv. VI, lO).
oleandri fioriti. ·Era uso dei Giudei di portare le provviste di
Inoltre il Salvatore opera questo miracolo con viaggio in ceste; ecco perché qui gli avanzi sono
una grande devozione. Prende ì pani e i pesci, le- raccolti in ceste. Questa sovrabbondanza prova
va gli occhi al cielo, benedice il pane e lo spezza, non solo la bontà e la liberalità del Signore, ma
lo dà agli Apostoli affinché lo distribuiscano alla anche la sua sapienza. Questi avanzi infatti, molto
folla insieme ai pesci (Mt. XIV, lO; Mc. IV, 41; superiori ai cinque pani e ai due pesci che erano
Lv. IX, 16 ; Gv. VI, Il). serviti per la moltiplicazione, erano la prova in-
contestabile del miracolo.
Come non pensare al padre di famiglia che ce-
lebra la Pasqua con i suoi? Il Salvatore celebra, Ecco il miracolo nelle circostanze esteriori. Ma
per cosÌ dire, la sua Pasqua. Noi ritroviamo ano esso è incomparabilmente più bello e più prezioso
cara un segno della sua religiosità nella cura ch e in se stesso e dinanzi a Dio, per i sentimenti inter-
prende per gli avanzi di questo pasto miracoloso ni con cui il Salvatore lo ha accompagnato: bontà,
carità, amore, gioia' e riconoscenza a Dio.
(Gv. VI , 12).
Di più, Egli mostra, nel modo con cui compie
il miracolo, grande deferenza per gli Apostoli, li
associa al miracolo, sia che il pane si moltiplichi III - Effetti del miracolo
unicamente tra le mani del Salvatore e che gli
Apostoli debbano solo distribuirlo, sia che il pane L'effetto prodotto dal miracolo dovette natural-
si moltiplichi tra le mani degli Apostoli, sia final- mente essere profondo e straordinario, poiché il

292 i
I 293
.-
- _.
prodigio si protrasse lungamente e si rinnovò per Mistero pieno di bellezza, di grande importanza e
dascuno di .quelli che vi parteciparono. di profondo significato. Innanzitutto dal punto di
Impressionati da un così grande prodigio, ch e vista della stessa persona e carattere del Salvato-
faceva istintivamente pensare al modo miracoloso re. Gesù ci rivela qui il suo Cuore ardente di zelo
con cui Mosè aveva nutrito Israele nel deserto, in per le anime: alla vista di questo povero popolo
quel momento in cui i pensieri di tutti si rivolge- Egli dimentica il riposo di cui ha bisogno: acco-
vano all'avvicinarsi della festa di Pasqua, non fa glie la folla e non si stanca di istruirla. Ci mostra
nessuna meraviglia che la folla si chieda se il Sal- poi la bontà del suo Cuore; entra subito nel pen-
vatore non sia il grande profeta annunziato e pro- siero degli Apostoli e vuole operare un miracolo.
messo, cioè il Messia. Ci mostra ancora la sua religiosità; tutto comin-
E questi Galilei, così naturalmente pronti al- cia con Dio e con la preghiera; la sua generosità:
l'entusiasmo, formano il disegno di proclamare bisogna che gli Apostoli provvedano essi stessi al
Gesù re di Israele (Gv. VI, 14). L'idea è sicuramen- cibo di questo popolo che li priva del loro riposo;
te ispirata dalla riconoscenza e dall'ammirazlOne, bisogna che essi dividano con esso il loro denaro
dalla convinzione che GeStI è il Messia: da questo e le loro provvigioni: Egli dà a tutti pane e pesce
punto di vista la folla ha ragione, ma essa si ingan- abbondantemente: quanta è la sua sapienza, la
na quando pensa che il regno del Messia debba sua bontà, la sua abnegazione! dispone tutto per-
essere un regno di questo mondo. In questo dise- ché il miracolo non possa essere contestato ; ma
gno vi è quindi insieme bene e male: la fede e la lo compie in silenzio e senza apparato esterno, con
incredulità, la riconoscenza e la ricerca degli in- il conco'rso degli Apostoli, e non vuole che il po-
teressi personali. polo per riconoscenza lo proclami re. Che grandez-
Il Salvatore vede il loro pensiero e, per preve- za e nobiltà di carattere!
ftire i loro disegni, ordina ai suoi Discepoli di ri- Quali orizzonti apre alla nostra fede questo mi-
salire subito in barca e di traversare il lago e rag- racolo! Orizzonti nuovi sulla potenza divina, sul
giungere Be tsaida sulla riva occidentale. Così può mondo delle immagini e delle figure de l peccato,
facilmente congedare la folla, che si disperde, ve- ricordandoci Mosè e la manna; orizzonti sull'av-
dendo che Gesù non rimane in quel luogo. venire che attende Lui stesso, preludendo alla
Gesù si allontana, si ritira sulle colline vicine quarta Pasqua, che tra un anno celebrerà a Ge-
per pregarvi da solo (Gv. VI, 15, 16 ; Ml. XIV, 22, 23; rusalemme; orizzonti sull'avvenire della Chiesa e
Mc. VI, 45, 46). Questa preghiera, una preghiera sulla sua vita Eucaristica!
straordinaria, è segno che Egli si prepara a qual- Questo mistero ha anche una grande importan-
che avvenimento importante. za per gli Apostoli e per la Chiesa. Gli Apostoli .
Questa è la prima moltiplicazione dei pani. non hanno potuto non sentire la loro fede e

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{
295
..
il loro amore aumentare alla vista del miracolo
--
della moltiplicazione dei pani e nel vedere la di-
vinità del Salvatore così gloriosamente manifesta-
ta, e loro stessi tanto delicatamente onorati. Essi
sono i lnediatori tra il popolo e iI Salvatore: sono MEDnAZIONE 93
essi che manifestano a GestI i bisogni della folla,
e Gesù delibera amichevolmente con loro sui mezzi GESU' CAMMINA SULLE ACQUE
di aiutarli,
Qui per la prima volta essi sono associati effet-
tivamente a un miracolo del Salvatore e gli ser- MATTF.QXIV, 24-33 . Intanto la harca era già in mezzo al lago ,
sbattuta dalle onde, perchè il vento cra contrario.
vono, per così dire, di strumenti, preludendo in Ma alla quarta vigilia della notte , se ne venne
tal modo alla loro gloriosa vocazione, al loro subli- a loro Gesù, camminando sul mare. Ess i, vedendo-
me ministero, riguardo alla SS, Eucaristia, che è lo camminare sul mare, sbigott irono e dicevano:
" E' un fantasma ! .. e gridarono dallo spavento, Ma
l'anima della Chiesa Cattolica. egli subito disse loro: " Fal e cuore! sono io! non
,F inalmente questo mistero ci mostra una volta. temete! ». Pietro allora a dirgli: " Signore, se dun-
ancora le idee materiali e carnali, che i Giudei si que sei tu . comandami di venire, da te ,sulle ac~
que ». C Vieni _, gli ri spose, E Pietro. dl sc~ d.
facevano del regno del Messia ; ci dà anche il se- harca camminò sulle acque c andò verso Gcsu. Ma
greto della sorte riservata a Israele in avvenire. vedcu'do il venlo gagliardo, s'impaurì , c, comin-
ciando ad affondare. gridò: ~ Signore, salvami! ~ ,
E s ubito Gesù, s tesa la mano, lo prese e gli dis-
se: .. Uomo di poca fede , e perchè hai dubitato? » .
E montati che furono in barca , il vento cessò. Al-
lora quelli , che s tavano sulla barca, si prostrarono
davanti a lui dicendogli: .. Vcramente tu sci il Fi glio
di Dio l>,
MARcn VI. 47-52. Venuta ormai la nolte , la barca era in mez7.0
al mare cd egli solo in terra . Vedendo che i suoi
discepoli si affaticavano a remare, pcrchè il -lento
era ad essi contrario, verso la quarta vigili:. clt':lIa
notte andò verso di loro, camminando su l mare; c
voleva oltrepassarli. Ma essi, vedendolo cammina-
re sul mare, credettero che fosse u n fnnt3r.m?, c
mandarono alte grida; tutt i infatti lo avevailO ve-
duto e ne erano spaventat.i , Ma egli subito rivol -
se loro la parola, dicendo: "Coraggio! Sono io:
non' temete .. . E montò con loro in barca , c il vento
cessò ; sicché essi ne furono dentro di sè. al colmo
dj!llo stupore; perché non s'erano resi ben conto del
ratto· dci pani . essendo il loro cuore acceca lo..

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_.
GIOVANN I VI , 17-21. E monlal i in una barca, tl"agiuavano "erso Ca-
farnao di qua dal mare. E già si era fa lto buio
e camminando sulle a cque va da loro verso la
c Gesù ancor;'! non era tornato da loro. Il mar~ quarta vigilia della notte, cioè verso le tre o le
frattanto, poiehè lira,ra gran vento. era agitato. ·quattro del mattino per consolarli ed aiutarli (Mt.,
Avendo dunque rcmigato per un venticinque o tren-
ta stadi, scorsero Gesù , che camminava sopra il XIV, 25; Mc. VI, 48; Gv. VI, 19).
mare e si accostava alla barca, ed ebbero paura. Gli Apostoli, credendo di vedere un fantasma,
Ma egli disse loro: .. Sono io. non temete Il. Vol- gettano grida di spavento: Gesù li rassicura, si fa
lero allora prenderlo s ulla barca, e subito la barca
toccò terra là dove erano direW . riconoscere, sale sulla barca, la tempesta si cal-
I miracoli compiuti dal Salvatore sul mare di ma, e tutt'a un tratto essi si trovano sulla riva
T~beriade sono specialmente rivolti, come già ab- (MI. XIV, 26, 27, 32; Mc. VI, 49, 50, 51; Gv. VI, 19,
blaffio notato, agli Apostoli, a Pie tro e, in essi e 20, 21). Questo si propone innanzitutto il Salva-
con essi, a tutta la Chiesa. Il miracolo del Salva- tore camminando sulle acque; vuole consolare gli
tore che cammina sulle acque rientra in questa Apostoli con la sua presenza e aiutarli nella loro
classe. necessità.
Il secondo scopo del Salvatore è di confermare
I - Importanza e significato del miracolo la fede degli Apostoli, di aumentarla con una no-
Per gli Apostoli, l'ordiIie di imbarcarsi e la tra- vella prova, con una manifestazione straordinaria
versata del lago sono spiacevoli e faticosi. E' già della sua potenza divina sugli elementi e sulle leg-
tardi: fa nott: (MI. XIV, 23; Mc. VI, 47; Gv. VI, gi della natura. La grande paura degli Apostoli, la
17), Il vento e contrario e soffia con violenza il domanda di S . Pietro che non è esente da un cer-
mare si agita, e la barca è sballottata in mezz~ ai to dubbio quando dice: (( Signore, se sei T~, co-
flutti; gli Apostoli si affaticano per remare ed mandami di venire a Te sulle acque» attestano
avanzare, ma quasi inutilmente (Mt. XIV, 24; Mc., abbastanza, che nonostante il miracolo della molti-
VI, 48; Gv. VI, 18). plicazione dei pani, la loro fede non è ancora per-
Infatti dalla sera fino alle tre o quattro del fetta e, per così dire, non resiste ad ogni prova.
mattino, essi hanno fatto appena venticinque o Anche S. Marco fa osservare che « non hanno com-
trenta stadi, cioè press'a poco, due terzi della tra- preso il miracolo dei pani per essere il loro cuo-
versata, che è di circa quaranta stadi (lo stadio re indurito» (Mc. VI, 51, 52; MI. XIV, 28).
equivaleva a 184 m.) (Gv. VI, 19); essi sono soli Questo miracolo li ha sorpresi al punto che
ed abbandonati a se stessi (Mc. VI, 47; Gv. VI, 17). essi non sanno più dove si trovano. Ecco senza
Certo la situazione è molto ardua. Ma il Salvatore dubbio perché il Salvatore finge di volerli sca-
che sta pregando sulle colline della riva non li valcare e sorpassare (Mc. VI, 48). Essi hanno bi-
dlinentica. Egli vede come devono lottar~ contro sogno che la loro fede si fortifichi per quello che
il vento e contro i flutti, ha compassione di loro dovranno fra poco udire: vogliamo dire la pro-

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;
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-.
messa della Eucaristia, e proprio per questo sco- tore, come prova che è Lui realmente quegli che
po il Salvatore moltiplica i nliracoli, camminando cammina sulle acque, il comando di andare a Lui
sulle onde, calmando la tempesta, facendo arriva- camminando sul mare. Il Salvatore glielo coman-
re la barca subito al lido. da, e Pietro infatti cammina col suo Maestro sulle
Ancora, ~ vincendo l'aria le camminando sui acque; ma appena dubita, comincia ad affondare.
flutti, Egli fa un miracolo che prepara partico- Gesù lo prende per mano, gli rimprovera il suo
larmente alla fede nella presenza reale del suo dubbio e tutti e due entrano nella barca . Qui ab-
SacTatissimo Corpo nella Eucaristia. Con questo biamo una lezione data a S . Pietro s ui difetti" del
miracolo, Egli agisce per così dire, su] suo proprio suo carattere, e nel tem po stesso · un'indicazione
corpo, prova il potere che ha su questo corpo, pre- della sua vocazione fu tura di capo della Chiesa· e
lude alla meraviglia del Tabor, allo stato glorioso un annunzio di questa vocazione.
della sua Santa Umanità, al1a sua presenza mira- Certamente accanto all'amore e alla dedizione
colosa nel Sacramento dell 'Alta re. di S. Pietro per il Salvatore vi è una mancanza di
Gli avvenimenti sono una prova della parola riflessione, uno zelo non necessario nel domanda-
che gli Apostoli ascolteranno tra poco: « E' lo re di potere anche lui camminare sulle acque (Mt .,
spirito che vivifica, la carne non serve a nulla » XIV, 28). Si tratti di pensare, di parlare o di agire,
(Gv. VI, 64 ). Quello che deve avvenire nella sina- egli precede sempre gli altri . Per e1argli una lezio-
goga di Cafarnao ha tanta importanza, che il Sal- ne, il Salvatore permette che cada nelle conse-
vatore cura tutte le cose pe r disporvi favorevol- guenze ordinarie di questo difetto, cioè nella pu-
mente gli Apostoli. Ecco perché in così breve tem- sillanimità e nello scoraggiamento_ Vedendo la
po moltiplica i miracoli sotto i loro occhi, onde la violenza del vento e l'agitarsi dei flutti, Pietro co-
loro fede nella sua divinità si determ ini, si renda mincia a spaventarsi ed affonda. Tuttavia, pieno di
consapevole e divenga incrollabile. fede, anche nel suo pericolo, grida ed afferra la
Così l'effetto prodotto da questo prodigio è per mano, che il Salvatore gli tende dicendogli: « Uo-
gli Apostoli la confessione esplicita della divinità mo di poca fede, perché hai dubitato? » (Mt . XIV,
di Gesù Cris to (Mt. XIV, 33). L'effetto si estende 30, 31). Appoggiato a quella mano riprende corag-
anche al p opolo, perché si dovette sapere a Cafar- gio e cammina sicuramente verso la barca (Mt.,
nao che iI Salvatore era venuto camminando mi~ XIV, 32). Così la bontà del Salvatore e la preghie-
racolosamente sui flutti (Gv. VI , 22, 25). ra e la fede di S. Pietro h anno riparato la colpa.
Ma la lezione è s tata data.
II - Importanza e significato del miracolo Gesù permette questo avvenimento per dimo-
Il seguito di questo mistero ha una speciale strare a Pietro e agli altri anticipatamente e figu-
importanza per S. Pie tro, che domanda al Salva- ratamente, il primato del principe degli Apostoli,

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- --
e particolarmente la sua infallibilità. Pietro è il colpe, la guida, la protegge nella sua corsa, non
capo della barca, lui solo chiede il favore di parte- solo Lui in persona, ma anche per mezzo del suo
cipare al miracolo del Salvatore, camminando sul- Capo supremo, il Papa.
le acque, e l'ottiene: non è affatto la barca che ]0 Magnifica e commovente immagine dell'infalh ·
porta, ma la sua fede, la mano di Gesù che lo so- bilità e del potere del Papa, Gesù Cristo e Pietro
stiene; egli può quindi cominciare ad affondare che camminano insieme, la mano nella mano! E'
nei flutti. ma non può sommergersi; egli non vi l'unione del Capo invisibile della Chiesa e del suo
perisce finché crede, finché mette la sua fiducia Capo visibile: della potenza divina e del suo Rap-
nella mano del Salvatore dimenticando se stesso. presentante sulla terra. Essi sono inseparabilmen-
E' qui descritta minutamente l'immagine della te uniti; Gesù Cristo sostiene Pietro con la sua
infallibilità papale. potenza: Pietro aderisce a Gesù Cristo per la sua
Certamente questo nuovo miracolo nel quale fiducia . Tutti e due entrano insieme nella barca,
,Pietro, per la virtù di Gesù Cristo cammina sulle tutti e due scongiurano la tempesta: tutti e due
acque, dovette confermare la fede di Pietro e riconducono la calma, la sicurezza, tutti e due assi-
degli Apostoli ed accrescere il loro amore. curano alla barca della Chiesa una pronta e felice
traversata.
III - Importanza e significato del miracolo per Con le debite proporzioni, questo mistero si
la Chiesa applica a ciascuno dei membri della Chiesa, e sot-
-L 'importanza e il significato di questo mistero to questo rispetto racchiude tre lezioni che ci ri-
riguardano tanto la Chiesa in generale, come cia- guardano tutti, Prima di tutto, lezione di gran
scuno dei membri della Chiesa in particolare. fiducia in tutto e sempre: il nostro Dio, il nostro
Questo miracolo ci rivela ammirabilmente il Salvatore è qui, accan to a noi con la sua Provvi-
modo divino con cui Gesù Cristo veglia suna Chie- denza, cioè con la sua sapienza, la sua bontà e con
sa e la protegge. Se Egli permette che la barca del- la sua potenza; non temjamo nulla, qualunque
la Chiesa si trovi nelle tenebre e in mezzo alle cosa avvenga.
tempeste più spaventose, sbalzata sugli abissi, se Secondo, non dobbiamo mai abbandonarci alla
pare abbandonarla a se stessa, tuttavia Egli, non presunzione; giacohé questa è una passione che
la' dimentica punto; pensa ad essa, sulla riva of- produce la pusillanimità e ci rende responsabili
fre per lei la preghiera di un Uomo-Dio; la vede, delle conseguenze.
l'ama, la compatisce, la segue e l'accompagna, lo Finalmente, se ci avviene di cadere in qualche
si riconosca o no; talora finge di essere un estra- colpa, non disperiamo punto, ma domandiamo an-
neo; ma Egli è là e mostra la via alla sua Chiesa, cora aiuto: la mano del Signore è tesa verso di
calma i flutti adirati, la incoraggia, ripara le sue noi: afferriamola con la preghiera.

302 / 303
GIOV.
- .
VI, 22-71. pane •. E Gesù ad essi : " l o suno i l l)alle ddla
vila. Chi viene a me non avrà più fame , e ch i cre-
de in mc non avrà mai più setc . Ma ve l'ho detto:
Mi a,'etc veduto, eppure non credete , Tutto ciò che
il Padre mi ha dato verrà a me, e chi a me viene
io non lo caccerò fuori , poiche sono disceso dal cie-
lo non per fare il mio volere, ma il volere di
MEDITAZIONE 94 colui, che mi ha mandato. Ora questo è il votcr~
di chi mi ha mandato, che io niente perda dI
GESU' NELLA SINAGOGA DI CAFARNAO quanlo egli ha dato a me , ma lo r isusciti nell 'ul-
t imo giomu. Poicbè questo C il vole re del .Pad r~
IL SALVATORE E ' IL PANE DI VITA mio. cbe ch iufi(IUC conosce il Figl io c crede m IU.I
abbia la vi ta e terna, cd io lo ris u sci terò ncll 'ulu·
mo giorno • .
I Giudei adunque mormonwano di lui perchè
G IOVANNI VJ, 22-71. La dimane la gente, rimasta di là dal mare, aveva detto: " lo sono il pane disceso dal cielo » ,
notò ch ~ non d era stata che una barca , c c he e andavano dicendo: .. E non è cos tui Gesù, il figlio
Gesù non era entralO ndla barca insieme con i suoi di Giuseppe, colui, del qunlc nol conosciamo il pa+
discepoli. ma chc questi erano partiti so li . Altre dre c la madre? Come :nni adesso dice: lo sono
barche in tanto sopraggiun sero da Tibcriade vici· disceso dal cielo ?. Ma Gesù così loro rispose:
no a l luogo, do\'e .wevano ma.n giato il pane, he- • Non mormorate Ira voi. Nessuno può venire a
ncdctlo dal Signore. Ma quando la genie ebbe ' "C- me se non lo attira il Padre , che mi ha mandato;
d ulo che quivi non era Gesù nè i suoi discepoli . ed' io lo risusciterò nell'ultimo giorno. SIa scril-
montarono sulle barche c \'eDncro a Cafarnao in lo nci Proreti : E saranno lutt i ammaestrat i da Dio.
cerca di Gesit . E. tnwatolo dall'alt." riva d el 01;), - Ch iunque ha ascoltalO il Pad re e ricevuto il suo
re , gli dissero : " Maestro, quando sci venuto I.jua? _, insegnamento viene a mc. Non già che alcuno abbia
Gl'SU risponde loro : • In writà. in verità vi dico : \·eduto il Padre. In veri tà , in verità vi dico: Chi
Voi mi ccrcale, non perché avete vedulo dci mi- crede ha la vita eterna. lo sono il pane della vita.
racoli, ma pcrchè avete mangiato di quei pani c I padri vostri ne l deserto mangiarono la manna ,
vi siete saziati. Procurate\'i non tanto que l ciho chl.' e sono mort i; questo è il pane disceso dal cielo .
perisce , qU3nto quel cibo, che dura per la vita affinche chi ne mangia non muoia. lo sono il pa-
!!tema, c che ii figlio dell'uomo v i darà, Poichè è ne \'ivo , disceso dal cielo ; se uno mangia di questo
lui, che Dio Padre ha segnato dci suo sigillo IO . pane vivrà in eterno: e il pane , che io darò, è ·,a
Gli domanda rono allora: .. E che dobbiamo fare pel' mia came pc r la vita del mundo . ,
compiere le operI.! di Dio? ~ RispoSI! loru Gesù : Altercavano pertanto i Giudei Ira di loro di-
" Questn è l'opl.!H\ voluta da Dio, che credia te in Cl,)- cendo: «Comc mai può cos tuI dan:i da mangia re
lu i, che egli h,1 m;lOdato >I. Soggiunsem essi: ~ E l a sua carne? " . E Gesll disse 101"0: In verità, in
qual miracolo fai lu , affincbè vediamo c crediamo verità vi dico: Se non mangerete la carne del fi-
in te? Che cosa opl.!ri? I padri nostri mangiarono glio d ell 'uomo c non berrete il suo sangue, non
111 lUanna n el deserto, siccome sta scritto: Egli dicdc avrete in voi la vita , Chi mangia la mia carne c
loro a IIulIlgiare pWIC dci cielo >t . ltisposc ad essi beve il mio sangue ha la "ila eterna ed io lo ri-
GeSti : .. ln veri tà, in verità vi dico, Mosè non vi s usciterò llell 'ultin10 giorno. Poichè la mia carne
d iede il pane del cielo , ma il Padre mio v i dà il ve- è un vero cibo c il mio sangue una vera be\'anda.
ro pane dd ciclo. Polchè il pane di Dio è que llo, che Chi mangia la m ia carne e be\'(.' il mio sangue di-
d iscende dal ciclo c dà la vita al mondo IO. Gli dis- mora in mc ed io in lui . Siccome il Padre , il Vi-
sero allora essi :. " S ignore. dacci sempre di questo \'cnte, ha mandato me cd io vivo per il Padre , cosi
/
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Grov. VI, 22-71. pure colui che mangia di me, pel' tUe vivrà . E.'
-.
e più notevoli della Galilea; è inoltre nella sina-
questo il pane disceso dal cielo; non come quello,
che mangiarono i padri c morirono, chi mangia di goga di Cafarnao (Gv. VI, 60); tutte circostanze
questo pane vivrà in C(('rno _ . che aumentano ancora la certezza e l'importanza
Queste cose. egli disse. insegnando nella sinago-
ga, a Cafamao. Onde molti dei suoi discepoli, udi- della rivelazione e della promessa, e la tristezza
te che l'ebbero, dissero: " E' duro un tal parla. dell'apostasia. L'uditorio è numeroso, per il luo-
re, e C~i lo può intendere? _. Gesù, conoscendo
go, e l'epoca dell'anno in cui siamo, ed anche per
dentro di sè che i suoi discepoli di ciò mormo-
ravano, disse loro: '" Questo vi scandalizza? E .se i miracoli precedenti; esso si compone soprattut-
vedeste il Figlio dell'uomo ascendere dove già pri. to della folla che è stata testimonio della moltipli-
ma era? E' lo spirito che vivifica, la carne a nuUa
~ova; le ~arole che io vi ho detto sono spirito e
cazione dei pani.
\ 'lta. Ma VI sono tra voi alcuni che non credono_. Il mattino dopo il miracolo, il popolo è mera-
- Gesù infatti sapeva fin da principio quali fossero vigliato di non trovare più il Salvatore nel luogo
coloro che non credevano. e chi fosse colui che
l'avrebbe tradito. - E aggiungeva: « Per questo dove è avvenuto il prodigio, poiché la barca degli
appunto vi ho detto che nessuno può venire a mc Ap'o stoli, la sola che fosse là, era partita senza
se non gli è dato dal Padre _.
di Lui. Altre barche sono poi arrivate da Tibe-
Da allora molti dd suoi discepoli si ritrassero in.
dietro e non piil andavano con lui. Perciò Gesù riade, ed essi vi salgono per andare a cercare Gesù
chiese ai Dodici: « Anche, voi ve ne volete andare ~ ». a Cafarnao, dove infatti lo incontrano (Cv . VI, 22,
Gli rispose Simonc Pietro: .. Signore, a ehi ne an-
dren:'O noi ? Tu hai le parole di vita eterna, l noi
25). Gli domandano come ha traversato il lago
Cl:cd lamo c sappiamo che tu sei il Santo di Dio », (Cv. VI, 26); il Salvatore non risponde loro su
RISpose loro Gesù: .. E non ho io scelto voi i Uv- questo, ma possono ben supporre che è avvenuto
dici? Eppure uno di voi è un diavolo JO . _ Ailude\'a
egli a Giuda, figlio di Simone Iscariotc. che "a-
un nuovo miracolo. Essi sono dunque in una gran-
vrebbe tradito ed era uno dei Dodici. de aspettazione; però, nonostante il loro entusia-
smo, conservano le loro idee essenzialmente giu-
daiche e le loro aspirazioni materiali, come loro
I - Occasione in cui Il discorso è pronunziato
rimprovera il Salvatore (Gv. VI, 26), dicendo che
. II tempo: Gesù pronunzia questo jmpcrti:tni:e cercano in Lui e nei suoi miracoli solo cose tem-
d.lscorso nella prossimità della Pasqua (Gv. VI, 4) ; porali (Gv. VI, 34).
CIrcostanza di cui il seguito del mistero mostrerà A questa folla si uniscono nella sinagoga alcuni
il significato nel passato e nell'avvenire. Inoltre è Giudei (Gv. VI, 26) cioè emissari mandati dalla
senza dubbio un giorno di sabato (Cv. VI, 60) e Giudea dai Farisei, o per lo meno uomini del loro
il sabato è esso stesso, in piccolo, come una festa partito, senza fede (Cv. VI, 26) e prevenuti contro
di Pasqua. il Salvatore.
Il luogo: non è un luogo deserto, ma a Cafar- Quando il discorso di Gesù si eleva al disopra
nao, (Gv. VI, 24, 25) una delle città più popolose delle cose materiali e sensibili, non comprendono

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più, mormorano e si allontanano da Lui. Non è n~,
- -,
il Salvatore si rivela il vero pane di vita, sia
un Israele « spirituale » ch~ il Salvatore ha dinan- nella Eucaristia, che ha di mira fin da principio
zi a sè. Infine tra gli uditori sono gli Apostoli e e che promette (Gv. VI, 27), sia · nella sua pro-
buon numero di discepoli (Gv. VI, 61 l. pria Persona, o nella sua Incarnazione e nelle sue
qualità, in quanto Egli è l'Uomo-Dio e il Messia
(Gv. VI, 32, 33). Questa affermazione Egli la ri-
II - Il discorso pete di frequente, sia in un senso come nell'altro
Il discorso comprende innanzitutto una intro- (Gv. VI, 35, 41,48, 52, 55, 59).
duzione, poi un soggetto unico diviso in tre parti. A questa duplice qualità del Salvatore corri-
L/introduzione del discorso si fa col dialogo sponde da parte sua una duplice esigenza e da
che segue: il popolo è dunque venuto a cercare parte nostra un duplice dovere, perché noi tro-
Gesù in ·Cafarnao. Il Salvatore lo riceve dicendo viamo in Lui il pane di vita (Gv. VI, 28).
loro: « Voi desiderate da me il pane materiale; ·L a prima cosa che il Salvatore domanda, il no-
lavorate per il pane della vita eterna, che il Fi- stro primo dovere è la fede in Gesù, come invia-
glio dell'uomo vi darà» (Gv. VI, 26, 27l. to di Dio (Gv. VI, 29, 33, 38, 39, 40, 47). I Giudei lo
Che dobbiamo fare per ottenere questo pane? comprendono bene e mornl0rano, perché il Sal-
domandano essi (Gv. VI, 28). "Credete al Figlio vatore si attribuisce un'origine divina (Gv. VI,
dell'Uomo come all'inviato di Dio,,; tale è la ri- 41, 42).
sposta di Gesù (Gv. VI, 29). «Mosè ha dato ai In tale qualità, senza escludere tuttavia il mi-
vostri padri la mamma del cielo; qual segno ci dai stero dell'Eucaristia, il Salvatore è il pane di vita
Tu perché crediamo? », replicano i Giudei (Gv., per mezzo della fede, ed Egli lo dichiara dal ver-
VI, 30, 31). « Mosè non vi ha dato il vero pane setto 35 al 51. Fonda il dovere della fede sopra i
(ma solo la figura di questo pane), riprende il motivi pitl belli: il Padre « lo ha segnato del suo
Salvatore; è il Padre che vi dà il vero pane che sigillo»: tanto più, poiché Egli è generato dal
scende veramente dal Cielo e dà la vita al mondo» Padre, è essenzialmente il s igillo del Padre, la sua
(Gv. VI, 32, 33). "Dacci questo pane », dicono i immagine: i miracoli lo attestano (Gv. VI, 27). Lui
Giudei (Gv. VI, 34). « lo sono il (questo) pane di solo vede il Padre, mentre tutti gli altri lo ascol-
vita », risponde Ges ù (Gv. VI, 35). tano solo (Gv. VI, 46 ) ; venire a Lui e credere in
« lo sono il pane di vita l), ecco il soggetto di Lui è l'opera -propria dell'insegnamento ricevuto
tutto il discorso. In occasione della moltiplicazio- da Dio, di una « attrazione », di un « dono» rice-
ne dei pani, profittando che il popolo domanda un vuto da Lui (Gv. VI, 37, 44, 45).
pane materiale e attende che il Messia, per nutrir- Da parte nostra, i motivi della nostra fede sono
Ii, faccia un miracolo superiore a quel10 della man- i magnifici vantaggi, le preziose ricompense della

308 309
fede, «Colui che crede, non avrà mai fame, non
- -
gli Apostoli e tutti gli altri a llontanarsi da Lui
avrà mai sete» (Gv. VI, 35). Il Salvatore non re· (Gv. VI, 54, 62, 68) .
spingerà colui che crede, né permetterà che si per- Infine Egli s piega questa meraviglia allegando
da ; Egli lo resusciterà nell'ultimo giorno, gli darà altre meraviglie più grandi ancora, la sua Divinità
la vita eterna (Gv. VI, 37, 39, 40, 44. 47); è questo che può trasformare un corpo palpabile e mortale
il giudizio del Padre e la sua volontà (Gv. VI, in un corpo glorioso e spirituale, come Eg1i farà
38, 39). nella sua Ascen s ione (Gv. VI, 63 , 64).
La seconda cosa che il Salvatore esige, il no· Terzo, Gesù rappresenta l'uso della Eucaris tia
stra secondo dovere verso il Salvatore, come Pane come un sacramento al quale Egli ordina di ri-
Eucaristico, è di ricorrere a questo Pane e rice- correre (Gv. VI, 54, 55) e come un sacrificio, spe-
verlo con fede. Tale è il soggetto del discorso dal cialmente nel versetto 52, che secondo il testo
versetto 52 al 59: questo passo è la rivelazione stesso del Vangelo designa esp ressamente il sacri-
dell'Eucaristia considerata sotto i suoi diversi ficio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo sul Cal-
aspetti: Primo, Gesù promette l'is tituzione della vario come all'Altare, perché tutti e due sono un
SS. Eucaristia (Gv_ VI, 27, 52). solo e medesimo sacrificio (Le. XXII, 19 ; I Cor.,
Secondo, ne scopre la natura e la essenza: è XI, 24). Per questo carattere di immolazione, la
la sua Carne, il suo Sangue, la sua Divinità e la Eucaristia attua il sacrificio di cui l'Agnello Pa-
sua Umanità sotto le apparenze del pane e del vi- squale era la figura! La carne dell'agnello immo-
no (Gv. VI, 52), 56, 63, 64 ). Si tratta di un vero cibo lata e sacrificata era insieme sacrificio e cibo del
(Gv. VI, 54, 55, 57); e questa ve ri tà Gesù la ap- sacrificio.
poggia su prove m olto chiare. E ' prima di tutto Quarto, il Salvatore indica gli effetti della Euca-
il senso ordinario dei termini che Egli usa, e dei ristia: essa è Sacramento di vita, conserva la vita,
quali è impossibile dare ragionevolmente un altro preserva la vita dell'anima e del corpo, aumenta la
significato, soprattutto se si confronta la promessa vita, come fanno gli stessi alimenti sotto l'appa-
con la istituzione stessa dell'.Eucaristia (Le. XXII, r enza dei quali ci è data (Gv. VI, 50, 52,54, 55, 59).
19). L'Eucaristia unisce realmente a Gesù Cristo,
Inoltre Gesù promette il dono di se stesso co· prima di tutto fisicamente, come il nutrimento si
me una cosa del tutto nuova, che non e ancora unisce al nostro corpo, e da questa unione risulta
mai stata fatta (Gv. VI, 52); la paragona a lla man- anche l'unione morale con la trasformazione spi-
na che gli I sraeliti mangiavano veramen te (Gv. VI, rituale in Gesù Cristo (Gv. VI, 57) che giunge al
49, 59) ; i discepoli e i Giudei capiscono così e il suo apogeo in una vita tutta divina, interamente
Salvatore li lascia in questa fede, la conferma e la simile a quella dell'uom o Dio. Come Gesù è man-
sostiene a rischio di vedere i Giudei, i discepoli , dato (generato) dal Padre ed ha per l'unione con

310 3ll
il Padre la vita divina del Padre, cosi colui ch e
- --
Quanto ai discepoli, il mistero dell'Eucaristia
si nutre del Corpo di Gesù Cristo, partecipa alla li urta (Gv. VI, 61). 11 Salvatore cerca di appianare
vita del1'Uomo-Dio per la sua unione 'con Lui le loro difficoltà: parla della sua gloriosa Ascen-
(Gv. VI , 58). I l Salvatore termina il suo discorso sione, perché sembra più difficile ancora dare loro
come lo ha cominciato: « Questo è il pane disce- la sua Carne ·e il suo Sangue allorquando il suo
so dal Cielo; non come i vostri padri che mangia· Corpo è nei Cieli (Gv. VI, 63); parla della sua Di-
rono la manna e morirono; chi mangia questo pa- vinità cui tutto è possibile, mentre la sola Umani*
ne vivrà in eterno» (Gv. VI, 59, 27, 33, 35, 41). tà non può operare queste meraviglie (Gv. VI, 62):
alla sua Divinità si deve riferire tutto quanto dice
degli effetti soprannaturali del suo corpo; ma i
III - Conseguenze ed effetti del discorso discepoli persistono nella loro ostinaz.ione, credo*
Le conseguenze e gli effetti di questo discorso no che sia il Messia, ma non sanno riconoscere la
si estendono al popolo, ai discepoli ed agli Aposto- sua divinità (.Gv. VI , 65).
li, in modo molto diverso. Gesù, con la sua profonda penetrazione, vede la
Il popolo, per quanto sembri ben disposto, cam- causa di questa incredulità nella mancanza di un
bia sempre pres to sentimento allorquando Gesù lume speciale, come ha detto dei Giudei (Gv. VI ,
si eleva al disopra delle cose materiali e sensibili. 66). Molti dei suoi discepoli si allontanano aperta-
Gesù domanda loro la fede (G\'. VI, 29); il popolo mente, rinunziano a credere in Lui e a seguirlo.
chiede prodigi, sempre prodigi, anche allorché gli Quanto questa defezione dovette essere sensibile
si promette un pane da preferire a quello che Mo- al Cuore di Gesù!
sè ha dato nel deserto (Gv. VI, 30, 31). Il Salva- Nella sua tristezza, nel suo amore per gli Apo-
tore dichiara che Egli stesso è il pane di vita; stoli, Egli si rivolge loro e domanda se anch'essi
asserisce la sua origine divina. La folla mormora, vogliono abbandonarlo (Gv. VI, 68). Pietro, sem-
fuorviata dai partigiani dei Farisei, parla con di- pre pieno di zelo e di fede, esclama per primo a
sprezzo dei natali e della famiglia di Gesù (Gv., nome di tutti: « No! a chi andremo noi? (Non co*
VI, 41, 42): Il Signore li rimprovera di essere sen- nasciamo nessuno a cui andare più volentieri che
. za fede, nonostante i miracòli veduti (G\'. VI , 36), e a te, nessuno che ci sia più necessario). Tu solo
dà la ragione della loro incredulità: è perché essi possiedi la dottrina della salvezza : noi abbiamo
non hannò l'attrattiva, la luce speciale che solo il creduto in te e sappiamo (abbiamo conosciuto per
Padre celeste può dare e perché resistono a lle gra- i tuoi miracoli ) che Tu sei il Figlio di Dio» (Gv. VI,
zie già ricevute, che bastavano ad illuminarli. Ecco 69, 70). Magnifica professione di fede , fatta in pub-
quindi ciò che avvi ~ne: in Galilea non si cerca di blico, davanti a tutt o il popolo, dinanzi ai nemici
far·morire il Salvatore: lo si ripudia: e agli avversari di Gesù.

3rt 313
- _.
Certo questa professione di fede sì esplicita e alfa verità e alla luce, per obbligarli a manifestarsi
sì coraggiosa dovette rallegrare il Cuore del Sal· chiaramente; non sopprime nulla della verità, do-
vatore ! Tuttavia la gioia non è completa. Pietro vesse anche essere abbandonato da tutti. « Volete
ha p ensato di potere in nome di tutti gli Apostoli, andarvene anche voi? " (Gv. VI, 68) domanda agli
facendosi interprete del loro cuore, affermare la Apostoli. Si sente in questa frase tutta la gra·
fede di tutti. Ed ecco che Gesù risponde : « lo vi vità della situazione, tutta la tristezza e il dolore
ho scelti dodici (piccolo numero); eppure uno di dell'Uomo-Dio!
voi è un demonio» (Gv. VI, 71), un invidioso, un Questa giornata non è meno memoranda ed
nemico, un avversario. Intende parlare di Giuda, importante per la sorte che attende il Salvatore.
che un giorno lo tradirà pur essendo dei dodici. E' la terza Pasqua della vita pubblica. La rivela·
A quanto pare Giuda era già scaduto dalla sua va· zione che Gesù fa di se stesso a Gerusalemme
cazione, o per lo meno, in. questa occasione per- durante la seconda Pasqua, prosegue qui e si svi-
dette la fede nella Divinità di Gesù Cristo (-Gv. VI , luppa: la situazione si complica, gli avvenimenti
65) ed entrò nella via nefasta che doveva con · della quarta Pasqua si delineano e si preparano.
durlo al tradimento e al suicidio. Infatti _i tre misteri che preludono alla terza Pa·
Questa è la memoranda giornata di Cafarnao! squa (moltiplicazione dei pani, camminare sulle
Giornata di valore infinito per la Persona del Re· acque, la promessa della Eucaristia) sono imma-
dentare' e di tutta la religione. Come il carattere gini perfette della quarta Pasqua; allora il Salva·
di Gesù si rivela magnificamente! Come la sua tore istituirà il Sacramento dell'altare e sarà tra-
bella intelligenza sa esporre gli insegnamenti più dito da un apostolo (Gv. VI, 65, 71); il suo Cuore
profondi con i termini più usati, sotto le immagini soffrirà per la paura e la pusillanimità di Pietro,
più comuni! sempre molto temerario, per la defezione del po-
Alla semplice parola «pane» Egli collega le polo e l'odio dei suoi nemici che lo condanne-
più sublimi rivelazioni sulla sua natura, la sua ranno alla crocifissione.
missione, il suo corr;tpito nella umanità, sulla esi- Tutti questi avvenimenti dolorosi si delineano
stenza che avrà un giorno per la sua vita eucari- e si preparano qui Infatti la situazione è tale,
stica e per i suoi mirabili effetti. Sempre la stessa che Gesù non può celebrare la Pasqua a Gerusa·
idea, ma con quale varietà e quanta ricchezza di lemme perché i Giudei vogliono ucciderlo (Gv.,
verità! VII, l). Indiscutibilmente questo mistero segna il
Vediamo anche la sua purità d'intenzione, l'ab- punto di partenza di un cambiamento decisivo; la
negazione della sua volontà; Egli ama la verità e divisione entra per-fino tra i discepoli (Gv. VI , 67).
non si cura di un'anima che si dà a metà. Così non Dal punto di vista del dogma, abbiamo qui nuo·
teme di provare gli spiriti, mettendoli in faccia ve prove della divinità di Gesù Cristo: Egli stesso

314 315
-,
indica i suo i a ttribut i divin i: è il Figlio di Dio
(G/. VI , 32, 40), vede il Padre (Gv. VI, 46), ha una
stessa vita col Padre (Gv. VI, 58), legge nel se-
greto dei cuori (Gv. VI, 62, 65, 71), è principio e
sorgente della vita soprannaturale (Gv. VI, 33, 35,
DALLA TERZA PASQUA
47, 52, 55), padrone della vita e della morte (Gv.,
VI, 39, 40). A questa affermazione si aggi un ge la ALLA FESTA DEI TABERNACOLl
testimonianza di S. Pietro.
Inoltre il m is tero dell'Eucaristia è rivelato SO l-
to ogni a~petto: nella sua natura, nei suoi effett i, Durante questo periodo, il Salvatore continua
nella sua s toria. Ritroviamo qui non solo la pre- a manifestarsi con i nliracoli.
parazione all'Eucaristia nelle figur e che l'hanno L'apogeo di questa rivelazione che Egli fa di
preannunziata, come la manna data agli Israeliti, se s tesso agli Apos to li è segna la dalla confessione
ma ancora la s toria del1'Eucaristia nel cristiane- di S . Pietro e dalla Trasfigurazione.
simo, con gli onori che riceverà e le negazioni di Allora Gesù comincia a predire la sua Passione.
cui sarà oggetto. Da un lato Pietro e gli Apostoli, La is tituzione della Chiesa riceve un grande incre·
dall'altro i Giudei e i discepoli; ecco gli adoratori mento con la promessa del primato di Pietro, la
dell'Eucaristia, gli avversari ed i profana tori dei elezione e la m issione dei settanta discepoli.
Sacramento dell'Altare.
Questo periodo comprende inoltre diverse e·
Finalmente questo mistero racchiude una pro-
scursioni sul territorio dei Gentili, a Tiro, a Sido·
va della necessi tà e della efficacia della grazia pre-
ne nella lturea e nella Decapoli e termina con
veniente, senza pregiudizio della libertà umana.
la 'fine dell 'apostolato in Galilea .
Nç:ssuno va a Gesù Cristo senza essere prevenuto
e attirato dal Pa dre (Gv. VI, 44, 45, 66, 69).
Qui ci è permesso di ge ttare uno sguardo sul-
l'attuazione della predestinazione di vina. Come è
importante questa attrazi one verso il Salvatore
nella vita s piritua le ! E ' la predestinazione . Quanto
importa pregare il Padre celeste di r ivelarei il
Figlio, di attirarci a Lui, di donarci a Lui!
La fede e il SS. Sacramen to dell'altare sono
le vie più eccellenti per arrivare all'unio ne con
Gesù Cristo.

316 317
-.

MEDITAZIONE 9S

CONFLITTO INTORNO ALLE TRADIZIONI

MAlTJ:O XIV, 34-36. E. fa tta la traversala , presero terra a Gene·


zareL Avendolo riconosciuto, la gente di quel paese
Ifulndò a ttorno per tutta quella regione, e gli p:""I:-
sentarono tuui i sofferenii di qualche male . sup·
plicandolo di potcr toccare anche solo la frangia
del suo mantclIo . E quanti la t:;ccarono furon o
ben guariti.
MATTf..o XV , 1-20 . Si apprCsstll'uno allora a Gesù dei Farisei c degli
Scribi, venuti òa Gerusalemme, c gl i dissero: " Per-
ch e i tuoi discepoli trasgredi scono le tradizioni
degli antichi? Che n on s i lavano le mani prima di
mangiare '>, Ma egli rispose loro dicendo: « E per-
chè anche wi t rasgredite il precetto di Dio, per
seguire la vostra tradizione? Dio infatti ha detto:
Onora il padre e la madre, e : Colui ch e maledice
il padre. o la madre sia pUllito di morte. E voi dite:
Chiunque dice al padre o alla madre: Quanto di utile
avresti potu to avere da m e i! offerta sacra, non è
più tenuto ad onorare il padre o la madre. E in tal
modo in nomc della tradizione annullate la legge
di Dio. Ipocriti , di voi ben profetò Isaia quando
disse: Questo popolo mi Ollora COli le labbra, ma il
suo cuor e è 101l101l0 da me,- i1lvalto mi 0/ror01l0, in-
segnando dOllri//e , cile sono precetti uma'ti Il .
E , chiamata a sè la folla, disse loro: .. Ascoltate
e intendete: Non ciò che entra per la bocca con-
tamina l 'uomo, ma bensi quello , che esce dalla boc~.
contamina l'uomo _,
Allora gli si accostarono i suoi discepoli e gli
dissero : Sai, che i Farise i a sentire cotesta parola,
(f

s i sono scandalizzati? Il . Rispose egli : " Ogni pianta,


che il Mio Pad re celeste non pian tò. sarà stadi·

319
MATT. XV , 1-20. cata. Lascialeli state. $Qno ciechi, guide di ciel:hi:
ma se un eil,:co guida un altro cieco, umbedue ca-
M,\RC() vn,
-.
1-23. " Davvero, voi abolite il comandamento di Dio, pcl'-
osservare le vostre tradizioni. Mosè infatti ha detto:
dono in quaLhc 10l.S0 ». Onora ii padre e la madre; c: Chiunque maledice ii
Pietro allora gli d.isse: .. Spiegac! cotesta parahola ". padre o la madre, sia punito dì morte. Voi invece
bd egli : " Anche voi dunque siete senza intelligenza? dite : Uno potrà dire al padre o alla madre : Sia
N.m eapill: lite ciò che lontra nella bocca va nel carban, cioè, offerta sacra, tutto ciò che avresti po-
vWlre, c poi si metV; fuori in luogo ritirato? Men- tuto avere di utile da me. Voi cosi non gli lasciate
tre le cose, che escono dalia bOcca, vengono dal più far niente a pro del padre e della madre, ren-
cuore, e sonu quelle ehe contaminano l'uomo. Dal dendo nulla la parola di Dio con la vostra tradi-
cuore infatti procedono i propositi cattivi, le ucci- zione , che vi siete tramandata. E fa te molte altre
sioni, gli adulteri, le impudicizie , i rurti, le fa lse cose di questo genere}).
lcstìmonianzc , le bestemmie. Queste cose sì conta- E, richiamata a sè la folla , diceva: « Ascoltatemi
minano l'uomo; Ula il mangia ro.; senza essersi lavate lutti e intendete. Non c 'è nulla a l di fu ori dell 'uomo ,
le mani non contamina l'uomo ". che entrando in lui, lo possa contaminare; ma è
MARCO VI, 53-56. B, fatta la traversata , vennero a terra presso ciò, che esce dall'uomo, che lo contamina. Chi ha
Genezaret e approdarono. Sbarcati che furono, tosio orecchi per intendere, in lenda".
alcuni lo riconobbero e percorsero tutto quel paese E quando fu entrato in casa, in disparte dalla
intorno, e cominciarono a portare sopra i loro lel- folla, i discepoli gli domandarono il senso di cote-
tucei lutti i sofferenti, dovunque sentivano che fosse. sta parabola. Ed egli disse loro : «E così, voi pure,
E in qualsiasi luogo egli andasse , nei villaggi o siete senza intelligenza? Non capite, che tutto ciò,
nelle città o nei casolari, depone\'ano sulle piazze gli che di fuori entra nell'uomo non può contaminarlo,
ammalati, e lo supplicavano di poter almeno toc- perchè non entra nel suo cuore, ma nel suo ventre,
care la frangia del suo mantello. E quanti fa toc- e poi se ne va in luogo segreto? h. - E così egli
cavano, erano guariti. d ichiarava puri tutti gli alimenti. - E soggiungeva :
MARCO VIr, 1-23 . E si radunarono presso Gesù i Farisei e akum « Ciò, che esce dall'uomo , questo si contamina l'uo-

Scribi venuti da Gerusalemme, j quali osservarono mo . Perchè dal di dentro, dal cuore degli uomini
che certi suoi discepoli mangiavano il pane con manÌ procedono i cattivi pensieri : fornicazioni, furti, ucci·
impure, cioè, non lavate. - Perchè i Farisei, e in sioni, adulteri, male cupidigc , malizie, frodi, impu-
generale i Giudei, attenendosi alle tradizioni dei vec· dicizie, invidia, diffamazioni, orgoglio, sragionevo-
chi , non mangiano senza essersi lavate diligente- lena. Tutte queste cose malvage procedono dall'in-
mente le mani: e al ritorno dal mercato, non man· terno e contaminano l'uomo ".
giano, se non s i sono lavati; e molte altre eose os- GWVANI'1 VII , l . Di poi Gesù percorreva la Galilea, non volendo
servano per tradizione: ablu;doni di coppe, di or- andare attorno per la Giudea, poichè j Giudei eer-
ciuoli, di vasi di rame. - I Farisei dunque e gli cayano d i dargli la morte.
Seribi gli domandarono: « Perchè i tuoi discepoli non
seguono la tradizione dei vecchi, ma con mani im-
pure mangiano il pane? ". Rispose loro: "' Ben a ra-
gione I saia profetò di voialtri ipocriti, come è
I - Il Salvatore è contraddetto e accusato dai
scritto: Questo populo mi onora con le labbra, ma Farisei
il su.o CllOre Slf.l. beH 10/llu11U da me. VI/no è il culto,
clle mi prestate, insegna/ula dottrine, che 110/1 sono Appena il Salvatore, venendo dalla riva orien-
altro che precetti d'uomini. Poichè lasciando da
tale del lago, ha lasciato la barca, la notizia del
parte il precdto di Dio , vi attaccate alle t radizioni
degli uomini , abluzioni di · oreiuoli c di coppe, e suo arrivo si propaga, Per timore dei Giudei non
fate molte altre cose come queste lt. E diceva loro: vuole andare jn Giudea per la festa di Pasqua, ma

320 321
- -,
rimane in Galilea (Gv. VII, I) ed esercita il suo tazioni della Legge date dagli anziani e dai dottori,
ministero specialmente a Genesaret, graziosa pia- che dai comandamenti (Lv. XV, 11 ; Num. XIX, 22 )
nura sulle rive del lago tra Magdala e Betsaida traggono tutto un sistema di cerimonie, di osser-
( Mt. ~IV, 34; Le. VI, 53 ). vanze, di abluzioni e di purificazioni tanto inco-
La folla accorre : porta i malati p regando Gesù mode quanto vane, per un timore chimerico di
ch e loro permena solamente di toccar l'orlo della contrarre qualche macchia al contatto di una co-
sua veste; e tutti sono guariti (Mt. XIV, 25-36 ; sa legalmente impura : oggetti , persone, alimenti,
Mc. VI, 53). Senza dubbio questi fatti e gli ultimi senza parlare di « mo1te altre cose )) come S. Mar-
avvenimenti attirano sul Salvatore l'attenzione dei co fa osservare, (Mc. VII, 3, 4, 7). Si tratta quindi
suoi nemici e dei 'Farisei. solo di « massime e t:omandi umani » (Mt. XV, 9;
Sono i Farisei e gli Scribi che interrogano il Mc. VII, 7).
Salvatore e lo accusano; tra gli altri quelli venuti E queste tradizioni umane hanno ai loro occhi
da Gerusalemme (Mt. XV, 1; Mc. VII, 1) sia che molto valore, più valore anche della Legge; esse
essi siano stati mandati ufficialmente, sia che si snaturano lo spirito della Legge, uccidono la Leg-
trovino là a caso. Gli Scribi infatti percorrevano ge stessa riducendola a formule r,i dicole c rigo-
frequentemente il paese insegnando la Legge, sor- rose. Per essi, un dottore supera un profeta e la
vegliando la dottrina, naturalmente secondo le parola di un dottore è pitl autorevole di un mira-
idee dei Farisei , di cui professavano le opinioni. colo.
Essi spiano quindi Gesù e i suoi discepoli e Tale è l'accusa: essa è senza fondamento ed è
notano che i discepoli mangiano senza prima la- inspirata dalla malizia .
varsi le mani e se ne lamentano col Salvatore (Mc.,
VII, 5; Mt. XV, 2). II - Il Salvatore ribatte l'accusa
Come si lamentano ? Pubblicamente, dinanzi a
tutto il popolo. Si rivolgono con arroganza al Mae- A questo lamento, H Salvatore risponde con
stro invece che ai discepoli, sperando di trovare grande sapienza. Non intavola una discussione sul-
nella sua risposta nuovo motivo di accusa e, sen- le tradizioni e sul loro valore , non le contesta:
za avere probabilmente chiesto spiegazione, con- facendolo, avrebbe reso nocumento alla sua causa
dannano il modo di agire dei discepoli c in sieme e fornito un'arma ai suoi nemici. Meno ancora an-
lo stesso Maes tro (Mc. VII, 2). nulla le tradizioni dogmatiche e liturgiche; nulla
Quale è il soggetto preciso dell'accusa? Non è di questo. Si occupa solo delle massime di scuola
punto una violazione della Legge, ma Wla tra- e di setta: le combatte in modo irrefutabile Slll
sgressione « dei precetti antichi », ed ancora non punto più debole con argomenti « ad hominem »)
s i tratta di precetti reali, ma di semplici interpre- mostrando agIi Scribi e ai Farisei con un esempio

322 323
- _.
pratico, mirabilmente scelto, come le loro tradi~ Con molta ragione il Salvatore chiama questi
zioni si allontanino dalla Legge di Dio e la soppri- uomini «ipocriti l}, perché « invano )}, cioè senza
mano, per esempio, in quel che riguarda il quarto poter legittimamente allegare la Legge o la ra-
comandamento. Secondo loro ognuno può dire al gione, senza alcuna preoccupazione della morale
padre e alla madre: « Tutti i miei beni con 1 quali per sè e per gli altri, offrono a Dio un culto che
potrei aiutarvi (o affinché possa aiutarvi) siano è senza senso e senza coscienza (Mt. XV, 7; Mc.,
promessi a Dio»; cioè si pagava al Tempio ed ai VII, 6, 7). Egli non precisa il castigo che li atten-
sacerdoti una certa somma, e non ci si doveva de; ma i Farisei e gli Scribi potevano leggerlo nel-
preoccupare di mantenere i genitori (Mt. XV, 4; le profezie di Isaia .
Mc. VII, 11).
Dinanzi a questa massima il Salvatore mette in
riscontro la Legge con la maledizione che colpi~ III - Il Salvatore approfitta della occasione
sce i trasgressori (Esod. XX, 12; XXI , 17; Deul. V,
per dare Insegnamenti alla folla
6; Lv. XX, 9) ed afferma energicamente" il coman-
damento di Dio }), in opposizione alle massime e Dopo aver dato questa risposta ai suoi avver-
disposizioni umane (Mc_ VII, 7, 8, 13; MI. XI, 3, sari, il Salvatore richiama a sè la folla che pare
6, 9). « E voi fate molte altre cose simili » nota il abbia pensato di ritirarsi un poco, per deferenza
Salvatore (M!. VU, 13)_ agli Scribi e ai Farisei; ed approfitta della circo-
La risposta diviene inoppugnabile per la cita- stanza per insegnare in che cosa precisamente
zione di un testo profetico di I saia (XXIX, 13), che consistono la purità e la impurità nei precetti
scopre al popolo la sua piaga: la sua corruzione relativi agli alimenti (Gen. VII, 8; Lv. XI).
interiore, la sua rovina spirituale, il suo torpore,
la contraddizione tra gli atti e i sentimenti del Questi precetti della Legge antica erano sa-
cuore, rivelando loro l'accecamento di cui sono pientemente stabiliti per separare I sraele dalle
colpiti, dal più grande al più piccolo, predicendo nazioni pagane e presevarlo dal pericolo della ido-
loro finalmente il giudizio che li attende. latria. La impurità non è nella natura stessa delle
In realtà iI fariseismo altro non è che una nuo~ cose, ma nella impurità morale legata an'uso delle
va forma, una ultima evoluzion e di quello spirito cose, in quanto questo uso è proibito: essa pro-
che il Profeta già condannava: e ]a rovina di Ge- viene quindi dal cuore.
rusalemme e del Tempio è il compimento della Per conseguenza, non è propriamente ciò che
punizione, di cui i castighi inflitti ai Giudei dagli entra nell'uomo che lo macchia, ma quello che
Assiri e dai Babilonesi erano una parte. esce da lui: la disobbedienza e tutti i cattivi desi-
deri (MI. XV, lO, Il; Mc. VI, 14, 16). Il Salvatore

324 325
- -,
lo spiegherà presto con più particolari ai suoi condannare le tradizioni dogmatiche ed ecclesia-
discepoli presi da soli (Mt. XV, 15, 20). stiche, Egli condanna unicamente le « massime e
Inoltre Gesù assicura i suoi discepoli, i quali le leggi umane » che pretendono provenire dalla
temono che i Farisei siano scandalizzati delle sue Legge divina, eludendo la Legge a spese del pre-
parole e prendano vendetta. Egli risponde prima cetto divino e della ragione. Ora i precetti della
solo in modo evasivo: « Lasciateli)}1 il loro scan· Chiesa non s ono delle {( massime umane); essi
dalo è uno scandalo puramente farisaico, cioè sen· non portano punto al disprezzo della ragione e
z'a ltro motivo e fondamento fuori della loro man· dei comandamenti divini; al contrario, li confer·
canza di buon senso e della loro malizia. mano.
Ecco perché Egli non risponde : la risposta non
è necessaria nè produrrebbe alcun frutto. Gesù
d'altra parte è sempre pronto a dare spiegazioni ,
come fa anche qui con gli Apostoli (MI. XV, 15, 20).
Inoltre i discepoli non devono temere nè i Farisei
nè il popolo sobillato dai Farisei. Ogni albero, cioè
ogni dottrina che non viene dal Padre, sarà da
Lui sradicata con i ,suoi autori e propagatori. Essi
vanno alla perdizione, ma per loro colpa: come un
c ieco guidato da un altro cieco (M t. XV, 12). Con
ciò in termini ve lat i il Salvatore profetizza al po·
polo e all e sue guide il giudizio che li attende .

Noi abbiamo qu i un nuovo esempio del modo


con cui insegna GestI profittando di tutte le acca·
sioni per istruire ed edificare, Ammiriamo anche
la luminosità c la solidità del suo spirito, ]a sua
prudenza, la sua abilità, il suo cuore pieno di
sapienza e acceso di amore per la verità.
Nulla gli ripugna tanto quanto la menzogna,
la ipocrisia che giustamente rimprovera al Fari·
seismo, minacciandolo della collera di Dio e della
sua. D'altra parte Egli conferma qui la legittimità
e il merito delle osservazidni esteriori. Lungj dal

326 327
-.
o 10 .ao '0 km.
' Sidone

MEDITAZIONE 96 Sare a

L A C A N A N E A
Tiro ...
M.\TTEO XV, 21-28, Di poi, parlìlos i di l a, Gesù si r it irò in que l \.
di Tiro e di Sidonc; cd ccco una donna cananea,
venuta da quei dintorni, cominciò a gridare: • Pietà,
di me, Signore Figlio di David! Mia figlia è cru-
delmen te tormentata da lI n demonio ". Ma egli non
le rispose ptll'oln. Allora gli s i avvicinarono i suui
discepoli c lo pregarono: " Rimandala contenta; per.
chè ci va gridando d ietro Il, Ed egl i replicò: '" l o
non sono stato mandato , se non alle flccorelle pC I'-
d ule della casa d'rsraele IO .Essa però, rattasi in-
nan~ i . si pros trò davan ti a :ui e gl i d isse: .. Signore.
aiutami ! ... Ed egli per rispos ta le dis!òl.'; .. Non è
bene prendere il pane dci figli per gcuarlo ai e -
gnolini .... Anzi , Signore. rispose essa; chè anche
i cagnçlini ' mangiano le briciole, cho! cadono dalla
favola dei loro padroni :o . Gesù allora le disse : « O
don na , è grande la tua lede: li s ia fatlo come IU Cesarea
desideri l'. E in quel momento lu guarita In sua
fi gliuola.
MARCO VII. 24-30. Partendo di là , SI recò nel paese d i Tiro e di
Sidone. Ed ent rato in una casa, non '·oleva cht! si
sapesse, ma non potè rimanere nascos to. Ch è ben
toslo, avendo sent ito parlare d i IU1 . u na ehmna , la
wi figlia era posseduta d,l un dCHU.l l,iu immondo,
venne a geltarglis i ai piedi. Era essa pagana, si ro-
fenicia di origine. E lo pre:~ò che cacciasl'c via il
demonio dalla sua figliuo la. Ed egli le rispose: « La-
scia prima che si sazino i figliuoli ; perchè non II
bene togliere il pane ai figli per buttarlo ai cagno-
lini :o. Ma essa gli replicò: ., E ' ,'em , t1 Signore; ma
anche i cagnolini d i sotto alla tavola mangiano delle
briciole dci figl iuoli :o . Le disse Gesù : « Per questa
tua parola. '.1'1 ; il demonio è usci to da tua figlia l'.
Ed essa tornata a casa sua . trovò la fanciullina a
giacere sul letto : il denlo lilo u"':ra uscito ' ·11'1 .

328 329
_.
Il Salvatore intraprende ora con i suoi disce- priorità sui Gentili fino a quando Israele lo rigetta.
poli un viaggio ai confini di Tiro e di Sidone, viag- Non Lui, ma gli Apostoli andranno verso i Gen-
gio che poteva durare tre o quattro giorni (vedi tili: eppure Israele è un gregge tanto infedele al
introduzione). Egli vuole così sottrarsi ai suoi ne- suo Pastore! Come malamente corrisponde alle
mici, ovvero portare i suoi insegnamenti e le sue sue tenerezze! (Rom. X, 21). E' questo un grande
consolazioni agli Israeliti stabiliti in questa re- sacrificio per iI Cuore di Gesù, che nei Gentili vede
gione; ma il suo scopo non è quello di esercitare ed ama molte pecore che dovranno far parte del
pubblicamente l'apostolato. E' una antica regione suo ovile (Gv. X, 16; XI, 52). Ma vuole essere pru-
Cananea, terra pagana, ed Egli non vuole che alcu- dente per non esporsi ai rimproveri dei Giudei
no sappia della sua presenza (Mc. VII, 24); ma è (Gv. VIII, 35). Ecco perché probabilmente respin·
impossibile mantenere il segreto. Subito una don- ge le raccomandazioni degli Apostoli a favore del-
na si presenta a Lui: è una sirofenicia; una paga- la Cananea.
na (Mc. VII, 26); pare sia colta e di alta posizione Secondo, ammiriamo la Sapienza del Salvatore
sociale. Essa viene a Gesù snpplicandolo di libe- nella sua condotta riguardo a questa donna. AL-
rare sua figlia ossessa da un demonio, che ]a lorché essa va a Lui e lo supplica lungo la strada.
tormenta crudelmente (Mt. XV, 22). Egli non vuole ascoltarla e non risponde nè con
Il Salvatore non se ne cura, non l'ascolta; agli una parola nè con uno sguardo: è la forma più
Apostoli che intercedono per lei risponde che Lui dolce del rifiuto, ma quando essa si presenta nella
è stato mandato alle pecore perdute della casa casa (Mc. VII, 25), le risponde duramente, che
di Israele (Mt. XV, 23, 24). Dopo avere ancora una non deve « prendere il pane dei figli per gettarlo
volta duramente respinto la donna, esaudisce la ai cani, bisogna prima saziare i figliuoli» (Mt. XVI,
sua preghiera. 26; Mc. VII, 27). E' una persona, e la paragona a
In questo fatto possiamo ammirare tre cose in un cane! L'accoglienza è poco lusinghiera!
nostro Signore. Primo, la sua fedeltà, rettitudine e E perché il Salvatore tratta così? Prima di tut·
sapienza riguardo alla sua missione. Egli è man- to per il bene della donna e per il bene nostro.
dato solo per Israele. E' la volontà di Dio: quali Nulla ci può accadere di più vantaggioso dell'oc-
limiti questa volontà divina impone al ministero casiçme di esercitare la perseveranza e concorrere
di Gesù, e con quanta fedeltà Egli vi conferma il efficacemente all'opera della grazia, di purificare i
suo dire e il suo operare! Egli esce appena dai nostri sentimenti, cimentarci con la prova e la
limiti che gli sono tracciati, e, se lo fa , non eser- umiliazione. E' la migliore preparazione per rice·
cita punto iI suo ministero ufficialmente, ma, per vere grandi grazie. Tale è il caso della Cananea .
così dire, di passaggio, spinto dalle circostanze, pro- Inoltre la condotta del Salvatore è ispirata
clama apertamente i diritti di Israele e la sua dalle circostanze stesse. I pagani non hanno la

330 331
- _.
fede e sono macchiati dal culto degli idoli: sono se il loro intervento apporta il miracolo che Gesù
quindi molto inferior i a I sraele, per quanto deca- sta per compiere, rallegriamoci di cons tatare che
duto possa essere il popolo eletto. Quello che è il hanno progredito nello spiri to di fede.
La risposta del Salvatore, il quale dichiara per-
cane in relazione ai figli , so no i pagani rispe tto a
Is raele: essi sono imp uri c non hanno diritto al ché non cede alla loro preghiera, deve inoltre da-
pane dei figli. Il Salvatore usa dunque quel voca- re nuova luce sul loro compito nella missione e si-
bolo p er la Cananea conformandosi a un modo di tuazione riguardo ai Gentili e a Is raele, e deve
parlare abituale ai Giudei. ispirar loro fiducia e carità per il proprio popolo,
Era sempre u tile affermare questa verità e ri- poiché questo popolo è così caro al Signore; e
chiamarne il ricordo. La figlia della Canan ea è pos- deve finalmente accenderli di amore per il Salva-
seduta dal demonio, è già sufficiente per fare com- tore, che, malgrado tante contraddizioni di cui è
prendere alla madre in mano di quale tiranno im- oggetto, resta tanto fedele all a su a missione.
puro e abominevole i pagani sono caduti; e non
invano il Salvatore, penetrando la seconda volta
III - La Cananea
in territorio pagano, incon tra un altro caso di
ossessione. Nella Cananea riconosciamo virtù che ci com-
Terzo, arnrniriaolo la potenza e la bontà del muovono. Primo, il grande amore per la proprIa
Salvatore. La Cananea ha trionfato della prova: figlia . Essa vede la sua figliuola in balia di una
Gesù non può più opporre u n rifiuto a tanta fidu- potenza spaventosa e tiranna, e, come il paganc-
cia perseverante e umile. Egli compie il miracolo simo in generale. non sa com e lottare con quel
a dis tanza: l'ossessa è s ubito liberata (Mc. VII, 3) male e sente quella disg razia vivamente come se
e Gesù loda la fede della Cananea e attribuisce il le fosse p ersonale; ecco perché el1a dice al Salva-
miracolo a questa fede (Mc. III, 29; MI. XV, 28). tore: "Abbiate pietà di me » (Mt. XV, 22). Il suo
amore per la figlia la r ende sagace, perspicace, per-
severante; le fa sorm ontare tutte le difficoltà del
II - Gli Apostoli suo modo di procedere e della accoglienza che ri-
Gli Apos toli si mostrano in questo caso già nel ceve.
loro compito s ublirne di mediatori: senza essere Inoltre la Cananea dà prova di una fede straor-
pregati, m a per compassione o per la stanchezza dinaria, di una grande fiducia e di rara perseve-
e i gridi della Cananea, essi intercedono in suo ranza. Dà al Salvatore il nome di « Signore », di
« Figlio di Davide» (MI. XV, 22). Ques te frasi di-
favore (Mc. XV, 23 ), in fa vore di una pagana. Ve-
diamo così ch'essi h anno fatto dei progressi ed eone> tutto.
hanno coscienza del loro compito d i mediatori; e Abitanti di Tiro e di Sidone s i erano trova ti al

332 333
- _.
discorso della montagna ; e da allora la fama dei Da ciò si può concludere che la Cananea è una
miracoli di Gesù si è sparsa dappertutto. Con donna clistinta e di fine educazione. Si riconosce
l'aiuto della grazia questa donna è dunque arri- da questo tratto la finezza e la delicatezza del suo
vata a quella fede che tanti Giudei non hanno spi rito. Tornata a casa, vede avverata la parola dei
ancora raggiunto o combattono. Come il profeta Salvatore: sua figlia è sdraiata c riposa, liberata
Elia è dovutv venire in questa regione di Sarefta dal demonio (Mc . VII, 30).
(Lc. IV, 25) per ritrovare la fede, anche il Salva- Evidentemente, vis itando il paese di Canan e
tore l 'ha trovata qui : e nessuna prova può seuo· liberando miracolosame nte dal demonio una Ca-
tere la fiducia della Cananea. nanea, il Salvatore voleva rivelare le misericordio-
Ma soprattutto è commovente la sua umiltà. se intenzioni di Di o: la maledizione caduta su
Mai Gesù aveva messo altri a cosÌ dura prova. Egli Cam e sulla posterità di lui sarà tolta a poco a po-
lascia che lo preghi e lo supplichi per istrada sen- co, ma unicamente per Israele e dopo Israele.
za degnarsi di accordarle nemmeno uno sguardo, Ecco perché insiste chiaramente con le sue parole
respinge anche quelli che intercedono per lei; ma e le sue opere sui rapporti che esistono tra Israe-
essa insiste seguendo Gesù fino alla casa, si getta le e la Gentilità. Solo allorquando il popolo di
ai suoi piedi (Mc. VII, 25 ; MI. XV, 25), ed allora Israele avrà respinto la salvezza, gli Apostoli an-
riceve il rifiuto più duro. Che fa questa pagana, dranno ad evangelizza re i Gentili (Att. XIII, 46).
che è ricca e probabilmente di alto lignaggio? In questo mistero il Salvatore ci rivela inoltre
Convinta della sua indegnità, la riconosce; ma ri- nel modo più evidente, quanto possa una pre-
sponde alla dura frase del Salvatore in modo così ghiera animata da viva fede, una preghiera perse-
tempestivo e commovente, che il Salvatore si sen- verante, e soprattutto umile (Mc. VII, 29).
te disarmato. Egli aveva detto: «Non è bene to- Infine questo mistero c'insegna che non dob-
gliere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini , biamo fp.ggire nè accettare malamente una sa-
(MI. XV, 26). « E' vero,' replica lei , « ma anche i piente umiliazione .
cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla
tavola dei loro padroni , (MI. XV, 27; Mc. XII , 28).
Vi è in questa frase tanta opportunità, una
umiltà sì commovente, una tale nobiltà di senti-
m enti a cui nulla si potrebbe obiettare o replica-
re. Quale gioia per il Salvatore di trovare un tal
cuore! E risponde: (/ O donna, ti sia fatto come
tu desideri (Mt. VII, 28). Va', il demonio è u scito
da tua figlia» (Mc. VII, 29 ).

334 335
-.
l - Circostanze dei miracolo
L'Evangelis ta nota tre circostanze: Primo, il
Salvatore conduce il sordo muto in disparte.
Secondo, per guarirlo ricorre a diverse ceri-
monie esteriori; lnette le sue dita nelle orecchie
MEDITAZIONE 97 del sordomuto e de lla saliva s ulla lingua di lni, so-
spira e dice: {( Effeta, cioè: apritevi}l.
Terzo, proibisce al m iracolato di pubblicare il
GUARIGIONE DEL SORDO MUTO miracolo (Mc. VII, 35).

MARCO VII, 31·37. Ritorna to dal paese di Tiro, venne Gesù per II - Motivi di questa particolarità
Sidone verso il mare della Galilea, passando per il
territorio della Dccapoli. E gli condussero un sordo e La prima e la terza di queste circostanze si
bllibuzicntc, pregandolo che gl'imponesse le mani. Ed spiegano dal f_tto che il Salvatore si trova nella
egli , prcsolo in disparte da Lia fo lla. mise le d ita nci
suoi orecchi, c con la sali va gli toccò la lingua; poi, Decapoli, ove pl~domina l'elemento pagano. Ecco
alzando gli occhi al ciclo , sospirò e gli disse: " E/. p erché Gesù non esercita il suo ministero pubbli-
f(/w , che significa: Apriti! • . E loslo s i apersero gli
orecchi di lui, e gli si sciolse il nodo della lingua,
camente e ufficialmente, ma solo accidentalmente,
:.icchè parla\'a spcditamen tc. Gesù ordinò loro di non senza provocare l'attenzione e, per così dire, co-
dirlo a nessu no , ma quan to più ad ess i lo coma n- stretto dalle circostanze o dalla preghiera di chi
dava , tanto più lo divulgavano, e presi dalla m assima
ammirazione dicevano: " Tutto ha egli falto bene : fa lo invoca (Mc. VII , 32).
sçn tirc i sordi e parlare i mul i ! IO . Se Egli ha perrrlesso all'ossesso dei Geraseni
di pubblicare il benefizio ch e gli era stato accor-
dato, si è perché aveva intenzione di allontanarsi
Il Salvatore da Tiro va a Sidone; di jà p r{)-- dal paese; ma qui è nel cen tro s tesso della re-
babilmente scende a sud-est per le valli e i con- gione, e non vuole con un miracolo attirare su
trafforti meridionnli del Libano, seguendo prima di sè l'attenzione.
il corso del Leonte per poi traversare il Giordano In quanto alle diverse cerimonre esteriori, loro
superiore e dirige rsi al cent ro della Decapoli (Mc., scopo immediato e d i preparare il sordo muto alla
VII, 31). In quel territorio gli conducon o un sor- guarigione. La sua infermità non gli ha permesso
domuto ed Egli lo guarisce (Mc. VIII, 32). di ascoltare il Salvatore; egli ignora perché lo
Gesù era già conosciuto in quella regione, so- conducano a Gesù: il Salvato re deve quindi ricor-
prattutto per il miracolo operato nel paese dei rere a certe cerimonie che possono far compren-
Geraseni e per la prima moltiplicazione dei pani. dere a l sordo mu to di che s i tratta. Infatti Egli

336 337
sceglie proprio delle cerimonie che fanno capire
- --
principiu di questa vita meravigliosa. Il Salvatore
a quest'uomo che s i tratta di guarirlo dal suo qui, per mezzo di cerimonie misteriose, simbolo
male, e possono ispirargli il desiderio di guarire dello Spirito Santo (per esempio il sospiro emes-
e il pensiero di concorrervi in qualche modo . Que- so da Gesù), rinnova tutto l'essere; similmente
sto sordomuto è rorse un pagano. operano, nel Battesimo, il Salvatore e lo Spirito
Inoltre queste cerimonie hanno un senso mi- Santo, simboleggiati dal sale della Sapienza, dal
stico. Molte delle guarigioni narrate dal Vangelo dito, dal soffio e dalla saliva.
sono figura e profezia dei Sacramenti c he saran- Terzo, nel Battesimo e nella guarigione del sor-
no istituiti nella Chiesa. domuto, le cerimonie sono egualmente impressio-
La guarigione dei muti, dei ciechi e dei sordi nanti. Come qui il sordo muto è condotto da altri
figura soprattutto il sacramento del Battesimo. uomini che intercedono per lui e pregano Gesù di
Qui specialmente la guarigione del sordomuto pre- imporgli le mani, cosi nel Battesimo i padrini pre-
senta una duplice analogia col Battesimo. PI;mo, sentano alla Chiesa colui che deve ricevere il Sa-
per il male stesso che è guarito e per il bene co- <.:ramento c, in suo nome, alla domanda del sacer-
municato. La cecità, il mutismo e la sordità sono dote: «Che cosa chiedete alla Chiesa?» essi ri·
per lo più, o almeno molto spesso, infermità con- spondono: « -L a fede » .
genite (Gv. IX, l ); talora vi si aggiunge la osses- Come il sordomuto, jJ battezzando è preso in
sione (MI. IX, 33; XII, 22; Mc. IX, VI, 24; Le., disparte, separato dal mondo ed introdotto in
XI, 14 ): ed è, per così dire, una morte che rende Chiesa. Sono poi press'a poco le stesse cerimonie:
incapaci delle funzioni della vita intellettuale. Con la imposizione delle mani, il soffio, la unzione con
la guatigione è reso al malato l'uso di tale vita. la saliva alle narici e alle orecchje; tutto questo
Nel S. Battesimo, il peccato originale, morte per significare che i sensi del corpo hanno biso-
soprannaturale, è cancellato dall'anima per il dono gno di essere guariti per vedere e comprendere
della vita soprannaturale con la grazia santifican- i motivi, la bellezza dei motivi della fede e della
te; questa grazia santificante porta con sè il pote- legge morale, onde partcciparvi e lodare Dio con
re di esercitare le funzioni della vita soprannatu. una nuova vita.
ra le, o vita di fede, cioè il potere di intendere, di Nell'ordine spirituale il Battesimo produce gl·i
vedere e dichiarare le verità soprannaturali . Per- stessi effetti che produsse sul sordomuto la gua-
ciò il Battesimo si chiama il Sacramento della fe- rigione miracolosa, o piuttosto, il beneficio è mol-
de, perché esso apre, per così dire, i sensi alla to più grande. «Si sciolse il nodo della lingua e
vi ta di fede. parlava speditamente" (Mc. VII, 35).
Secondo, la guarigione presenta qui un 'altra
ana logia col Battesimo, riguardo all'autore e al

338 339
III - E ffe tti del miracolo
-.
Il Salvatore proibisce di parlare del miracolo
(Mc. VII, 36); ma è impossibile. La meraviglia è
pubblicata ovunque dalla folla, dal sordomuto e
da quelli che lo hanno condotto a Gesù. Tutti sono MEDITAZIONE 98
s tupiti e dicono: « Egli ha fatto bene ogni cosa:
fa udire i sordi e fa parlare i m uti» (Mc. VII, 37). SECONDA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI
Pare una eco alla parola del Profeta: "Allora si
apriranno gli occhi dei ciechi c le orecchie .dei
sordi si schiuderanno; allora lo zo ppo saltellerà M,lTTEO xv, 29·]9. Essendo poi Gesll pUl' lito tli là, venne lungo
il mare di Gnlilt:U, c sn lito SOjln\ un munte, se ne
come un cervo, e la 1ingua dei muti si scioglierà » stava coli, sed uto. E gli si awicinurono roUe nu·
(Is. XXXV, 5-6). merose, che u\'cvano COli sè zoppi, storpi, ciechi,
Così il paese al di là del Giordano vede nuo- muti cù altri molti, c li deposero ai suoi piedi ed
egli Il guarì ; d i modo che la gente era tutta stu·
vamente la gloria de l Signore: la sua prima visita pita mirando i mUli parlare, gli storpi risanat i. gli
in questa regipne aveva portato il terrore: oggi zoppi camminare ed i ciechi vedere ; e d iedero gloria
al Dio d'Israele.
Egli viene tutto dolcezza c attira i cuori, fa ri- Ora Gesù. chiamati a sè i tliscepoli, di sse: '" Ho
splendere la luce della fede su coloro che si assi- pietà d i questo popolo; sono già tre giorni. che l'i·
dono nelle tenbre e nelle ombre della morte. mangono con mc e non hanno più di che mangiare,
c manda.rli via digiuni non vuglio. non forse ven~
Questo miracolo è, per cosÌ dire, l'aurora del gana meno per via _. Gli dicono i discepoli: « E
santo Battesimo. Per quanti il Battesimo è statu donde potremo avere nel deserto tanti pani da sa·
la guarigione che ha dato il senso del sopranna- :dare una folla sl grande? _. E Gesù ad ess i : «Quant i
pani avete? _. '" Sette, risposero quelli. c pochi pc-
turale! Che gioia, che dolce senso di energia, che sciolini _. Allora egli ordinò alla gente di adagiarsi
impressione di nuova vita dovette provare quel per terra ; e presi i .sette pam c i pesci, rese grazie,
li spezzò c li diede ni discepoli ; i discepol i li die-
povero pagano a l quale si rivelava una vita così dero alte turbe, E tutti mangial'ono fino a s.'1zie tà;
magnifica ! c degli avanzi rimas ti ne portarono viu sette sporte
Anche per noi, per ciascuno di no i, nel S. Bat- piene. Oru, a mangiare erano qua ttromila uomini,
senza le donne e i fanciu ll i. Licenziata poi la gente ,
tesimo il Signore nel la sua b ontà ci h a aperto le Gesù snlì in harcn e s i l'CCÒ llClla regione di Ma·
orecchie e sciolto la lingua per mezzo dello Spi- gedan.
rito Santo, iI cuj soffio ci ha comunicato la vita M,\Rt"O VIII, 1-9, Di quei giorni, essendo di nuovo grande la folla,
c non avendo ess i di che mangiare, Gesù, chiamati
soprannaturale. Voglia Egli conservarci questa a sè i discepoli, disse 101"0: c Mi fa pietà questa
vita, difenderla in noi, perfezionarla, affinché pos- gente; chè già da t~ giorni non s i staccano da me
siamo sempre ascoltare, vedere, e parlare in modo c non hanno da mangia re; e se li rimando digiuni
a casa 101'0, pel' istrada verranno meno; c alcuni
soprannaturale e vivere secondo Dio! d 'ess i sono venuti da lontano _, Gli risposero i disce-

340 341
-.
MARCO Vlll, 1-9. poli: « E come si puo sfam"rli di pane , costoro, ljui
in un deserto? ». Chiese loro Gesù: ~ Quanti pani
o ,o avete? " . «Sette », risposero essi . Allora ordinò alla
Km. folla di adagiarsi a terra; c, presi i sette pani, rese
grazie e li spezzò, dandoli ai suoi discepoli, perchè
li distribuissero; ed essi li distribuirono alla gente.
Avevano pure al cuni pochi pcsciolini; li benedisse, c
ordinò che fossero auche quelli distribuiti. Man-
giarono essi c si saziarono; c si raccolsero dei pezzi
F E N C A
rimasti selte canestri. Ed erano circa quattro mila ;
Gesù poi li congedò.

Il Salvatore si aVVICIna a poco a poco al lago


_... ----- di Genesaret. Viene dalla pianura che si estende
tra il lago e le colline non lungi da Betsaida (Ju-
lias) ave già è avvenuta la prima moltiplicazione
dei pani (M!. XV, 29). Al suo avvicinarsi e sul suo
passaggio la folla si assiepa conducendo ciechi,
sordi, zoppi che depongono ai piedi di Gesù, sia
perché affaticati dalla strada, sia per la fretta di
vederE guariti, sia finalmente per la precipitazione
" causata dalla moltitudine che si accalca. E Gesù
li guarisce tutti.
Il popolo è fuor eli sè per la meraviglia e com-
penetrato di riconoscenza per Dio, vedendo i ma-
lati e gl'infelici guariti (MI. XV, 30, 31) . Il de-
serto è quindi divenuto una specie di campo ave
la folla si è dunita. Durante tutto il giorno il
Salvatore moltiplica i suoi miracoli e i suoi inse-
gnamenti (MI. XV, 32; Mc. VII, 2).
Naturalmente le provvigioni portate per il viag-
" gio sono esaurite; il popolo non ha più nulla da
mangiare (Mc. VIII, 1; MI. XV, 32). Allora Gesù
Nazareth opera la seconda moltiplicazione dei pani.
O
Perché la seconda volta questo miracolo? Cer-
to perché per la seconda volta la folla si trova

342 343
nella stessa necessità; nla si possono dare anche
--
perché il Signore ha pietà di questa folla (Mt. XV,
altre ragioni. 32, Mc. VIII, 2).
Il Salvatore si propone di rivelarsi come profe- E 'quindi innanzi tutto da parte del Signore una
ta non inferiore a Mosè: ecco, perché due volte fa, bontà e una misericordia preveniente: è anche la
nelle stesse circostanze, il miracolo operato da onniscienza, poiché Egli sa da quanto tempo quel-
Mosè nel deserto. Inoltre con ciò Egli prepara la la folla lo segue, quanto è lunga la strada; inol·
istituzione delI'Eucaristia, di cui la moltiplicazione tre è il suo amore immenso che veglia amorosa-
dei pani è, non meno della nlanna, l'annunzio e la mente agli interessi dell'anima e del corpo, che si
figura. propone immediatamente (senza dubbio) il bene-
L'oggetto di questa meditazione è il conside- ficio temporale nella manna come nella moltipli-
rare le relazioni che esistono tra la Eucaristia, la cazione dei pani, ma non senza riferirlo al bene
manna e la moltiplicazione dei pani. Queste re~a­ dello spirito; poiché il Signore vuole con questo
zioni sono di tre specie. Relazioni nella causa del duplice miracolo risvegliare la vita spirituale del
dono, nella sua natura e nei suoi effetti. suo popolo, ridestare la fede, attirarlo a sè e pro-
varIo (Esod. XVI, 4).
La Eucaristia è soprattutto l'alimento dell'ani-
I - Causa di questi doni ma, come il Salvatore lo dice annunziandone la
istituzione: riguardo al corpo, essa prepara la sua
La manna, la moltiplicazione dei pani e la gloriosa trasfigurazione per l'altra vita, trasfigu-
Eucaristia hanno come principio la misericordia razione di cui è pegno e caparra. Ma lJEucaristia .
di Dio, la sua bontà, il suo amore. non è solo l'opera di misericordia e di bontà: è
Israele senza pane, nel deserto «grande e il trionfo dell'Amore, è il Sacramento dell'Amore.
terribile" (neut. VIU, 15) e il popolo senza ali-
menti in quella pianura isolata sulle rive del lago,
con la fona dei malati, degli infermi, dei ciechi. II - Natura del pane - Con qual modo vien dato
dei paralitici (MI. XII, 55), è la figura dena Chiesa Nei due miracoli della moltiplicazione dei pani,
e della umanità in questo mondo. il pane è un pane meraviglioso prodotto miracolo-
samente. Così si chiama la « manna l), « il pane del
Il nutrimento che « perisce» (Gv. VI. 27) è im- cielo ", « il pane degli Angeli" (LXXVII, 24; Sap.,
potente a soddisfare i bisogni dell'anima. Se dun- XVI, 20; Esod. XVI, 4; Num. XI, 9). Ogni giorno
que il Signore non viene in nostro aiuto, noi pe- si rinnova miracolosamente.
riamo nella via, perché tutti veniamo di lontano Nella solitudine vicino al lago di Genesaret, il
ed abbiamo da percorrere una lunga strada. Ecco pane distribuito alla folla è anch'esso un pane

344 345
miracoloso. Il popolo mangia i sette pani p resen-
--
Hl - Gli effetti
tati dai discepoli; sono quelli e non altri pani
creati per la circostanza. Gli effetti sono simili dappertutto. Tutti sono
L'Eucaristja non presenta meno meraviglie: noi saziati: gli uni sono pieni di riconoscenza, gli altri
la riceviamo, ma essa non è annientata nè distrut- disprezzano questo pane (Num. XXI, 5), mormora-
ta dall'uso: è sempre lo stesso pane non moltipli- no sono senza fede (Esod. XVI, 20, 27) e abban-
cato, ma transustanziato. E' il Corpo di Cristo, do~ano il Signore. Quel che è avvenuto nel de-
non solo reso presente con un miracolo, ma il serto si rinnova sulle rive del lago di Genesaret.
quale continua la sua presenza per un cumulo di La Eucaristia per gli effe tt i che produce è l'ali-
miracoli che fanno della Eucaristia il compendio mento e il nutrimento spirituale dell'anima che
di tutte le meraviglie del Signore. fortifica ed -eleva. La S. Comunione è per l'anin13
Il modo con cui il pane è dato, sia a Israele quello che il nutrimento materiale è per il corpo:
sia alla folla, è molto semplice: nel deserto la essa produce in modo speciale l'amore a Gesù.
manna cade dal cielo, sulle rive del lago di Tibe· Eppure troviamo qui, come negli altri due casi,
riade il pane si moltiplica per una semplice be- l'indifferenza, l'incredulità, il disprezzo, le profa-
nedizione, esteriormente simile alla benedizion e nazioni, il sacrilegio.
Eucaristica (Mt. XV, 36; Mc. XIII , 6). l--a preparazione necessaria per ricevere degna-
Dappertutto inoltre vediamo il miracolo com- mente con frutto la Eucaristia, è figurata dalle
piersi con l'aiuto e la mediazione degli uomini: disposizioni del popolo nella moltiplicazione dei
per mezzo di Mosè nel deserto, per mezzo degli pani. Questo popolo ha una grande stima dei beni
Apostoli sulle rive del lago e per mezzo del Sa- che gli offre il Salva tore ed ha per lui un pro-
cerdote nella Eucaristia. fondo affetto. Da tre giorni lo accompagna, la-
Di più, il miracolo è operato a beneficio di tutti, sciando ogni interesse temporale, dimenticando
il pane si dà a chiunque vuole riceverlo: è dato anche il cibo. II vero modo di prepararsi alla San-
con abbondanza per ben due volte. Il dono della ta Comunione è: d esiderio dei beni spirituali, sti-
manna si è prolungato durante quarant'anni: qui ma profonda d el 55. Sacramento dell'Altare, ar-
nella moltiplicazione dei pani si riempiono con i dente desiderio.
resti sette sporte, lo stesso numero dei pani por- Gesù con i suoi insegnament i, la promessa del-
tati dai discepoli (Mt. XV, 37; Mc. VIII, 8). la istituzione della 5S. Eucaristia, col duplice mi-
racolo della moltiplicazione dei pani, prepara gli
L'Eucaristia supera tutte le figure che l'hanno spiriti, e soprattutto g li Apostoli, alla istituzione
preannunziata con la pienezza e la importanza dei effettiva del 55. Sacramento. Infatti oggi alla do-
suoi benefizi. manda del Salvat ore « quanti pani avete? », gli Apo-

346 347
_.
stoli sembrano rispondere meno esitanti e dub-
biosi della prima volta alla moltiplicazione dei
pani (M!. XV, 33; Mc. VIII, 4) ; prova del loro
progresso nella fe de.
La Sapienza divina si estende con potenza da
MEDITAZIONE 99
una estremità all'altra def mondo e tutto governa
con bontà (Sal'. VIII, 1).
IL LIEVITO DEI FARISEI ED ERODIANI

MATTEO XVI, 1012. Or si accostaronu a lui i Far isei e i Sadducci


e, pe r metterlo a prova, gli domandarono di most ra r
loro un qualche segno dal cielo. Ed egli rispose
loro! 1[ Quando si è fa tto sera, voi dite: Tempo bello,
perchè il ciclo rosscggia ; e sul mattino : Oggi tem-
pes ta , perchè II cielo è d'un rosso cupo, Voi dun-
que ben sapete d iscernere l 'aspetto del cielo; e non
pote te discernere i segni del tempo! Una razza mal-
vagia ed adultera domanda u n segno , cd altro segno
non le sarà dato se n on quello di Giona 1> . E la·
sciandoli se n 'andò,
E nel passare all 'altra sponda , i discepoli si erano
dimenticati di prendere dci pane. Disse loro Gesù :
.. Vedete d i guardarvi dal lievi to dei Fari sei e dei
Sadducei 1> , Ed essi stavano ripensando tra sè e si
dicevano: .. Non abbiamo preso il pane ~. Gesù, co-
noscendo i loro pensieri , disse: « Perchè , o genle di
poca fede, s lale ragionando denfro di voi, che non
avete preso del pane? O non comprendete ancora
e più non r icordate i cinque pan i per cinquemila
uoml.ni, e quante ceste ne toglieste? e I selle pani
per quallromila , e quante sporte ne portaste via?
Come, non avete compreso che non vi parlavo del
pane? Guardatevi dal lievito dei Farisei e dei Sad-
dueci ,. . Compresero essi allora che non parlava di
gunrdarsi dal lievito del pane , ma sI dalla dot-
trina dei Farisei c dei Sadducei .
MARCO VIII, 10-21. E subito montò in barca con i suoi discepoli
e a ndò nella regione d i Dalmanu ta. Allora vennero
fuori dei Farisei e cominciarono a disputare con lui ,
chiedendogli, per metterlo a prova , un segno dal
cielo. Ed egli , gemendo in cuor suo, disse: " Ma
perchè questa generazione chiede u n segno? Vi dico
M,\IK'U VIII , 10-2 1. in writb.: nessun segno sarà dato et questa gene·
--
mente sopra i segni dai quali si deve riconoscere
razione. E s ubito, lasciandoli, r imontò in ba rca per
trngittar e a lla riva opposta. l'avvento del Messia. Fo r se essi pretendono che
Ora j discepoli s i erano dimenticati di prende re questo avvenimento debba essere accompagnato
dci pani e con sè in barca non ne a vevano che ed annunziato da segni nel cielo (Gioel. II , 30 ;
uno . Inta nto Gesù dava loro questo avver timento:
• State ben a ttenti! Guardatevi dal lievito dci Fa- Is. VII, 11), come Mosè ha dalo agli Ebrei il pane
ri sei e dal lievito di Erode •. Ma essi discuteva no e la nube dal cielo e come il proteta Elia ha tatto
1m loro, d icendo: • Non abbiamo pane ! ., Gesù ,
essendosene accorto, disse loro : • Che andate \'oi
discendere il fuoco dal cielo (III Re XVIII, 38).
di scu tendo perché no n avete pane? O non ave te nn- Se dunque Gesù è il Messia, dia loro anche
COl'n riOetluto nè compreso? Il vostro cuore è an- Lui un prodigio simile . Pretesa perfettamente inu-
cora indurito? O avendo occhi non vedete , c avendo
oi'ecchi, non sentite? E più non vi ricordate, quan- tile, perché, se avessero vol ut o credere, il Salva-
do spezzai quei cinque pani pcr quei cinquemila , tore aveva fatto già tanti miracoli e recentemente
quaote ces te piene di pezzi ne portaste v i a? ~, Gli
rispondono essi: • Dodici li . « E quando spezzni quei
ancora. Ostinati nella loro incredulità avrebbero
selle pani pe r quei quattromi la, quanti canestri pieni negato il nuovo prodigio come avevano negato i
d i pc.1,l i ne portaste via? li . Rispondono: • Sette . , precedenti. Inoltre la loro intenzione è ispirata da
Ed egli : • Come mai dunque ancora Ilon capite? ,
un cattivo proposito: vogliono tentare Gesù (Mc"
VIII, 11 ) e, qualunque s ia la ris pos ta, vogliono
Dopo avere nutrito il popolo con la seconda
accusarlo.
moltiplicazione de i pani, il Salvatore licenzia la
Che fa Gesù ? Non opera alcun segno di quelli
folla, sale in una barca con i suoi Apostoli e si
che loro desiderano (Mt . XIV, 4 ; Mc. VIII, 12) con
dirige verso la sponda occidentale nella region e
intenzioni cattive, perché un prodigio avrebbe solo
di Magdala o di Dalmanutha (Mc. VIII, IO; MI.,
soddisfatto la loro vana curiosità; c dà loro una
XV, 39). Là avviene una discussione con i Farise i.
bella risposta appropriata e severa.
I Giudei sapienti, pare che abbiano molto cu-
I - Il Salvatore rifiuta ai Farisei un segno rato la conoscenza dei segni del cielo e del tempo :
con ciò Gest.l con f u ta i suoi avversari, dicendo ch e
del Cielo
sanno interpretare gli aspetti del cielo e quelli
Appena il Salvatore ha cominciato il suo mini- del tempo; se il cielo è rosso al mattino, prev e~
stero in questa regione, i Farisei lo provocano. dono la pioggia per la sera; se è rosso alla sera,
Escono dalle borgate vicine (Mc. VIII, l ), cercano predicono il bel teu1po; ma riguardo ai segni del
Gesù, vanno da Lui (Mt. XVI, 1). tempo, cioè all'avvento del Messia e alla sal-
Ancora una volta i Farisei ed i Sadducei, pro- vezza del popolo e degli individui , non sanno pro-
babilmente gli Erodiani, si uniscono contro di Lui, prio giudicare. Ignorano quindi il più importante
e cominciano a discutere (Mc. VIII, Il ): certa- (Mt. XVI, 2, 4). E tuttavia Gesù ha o perato tante

350 351
- _.
nleraviglie affinché essi possanu, cun 111aggiur cero 5adducei » (MI. XVI, 6) o di Erode e degli Erodia-
tezza ancora, concludere sull'avventu del Messia. ni , che sia per i costumi sia per le tendenze po-
Questi segni del tempu sono tutte le profezie litiche, si avvicinano ai Sadducei e si SODO parec-
relative al Cristo finora avverate: la ste lla apparsa chie volte uniti a i Farisei contro Gesù (Mt. XVI,
alla sua nascita, Ja voce discesa d,al cielo, la ma- 6; Mc. VIII, 15).
nifes tazione celeste sulle rive del Giordano al bat- Una duplice . circostanza porta a questo avver-
tesimo del Salvatore : questi segni sono pure mi· timento che Gesù dà agli Apostoli. Innanzitutto
racoli di Gesù_ la malizia e la corruzione dei Farisei e dei Sad-
Il Salvatore condanna con accento severo il ducei, congiurati insieme contro il Salvatore, i
desiderio di ottenere un prodigio o un segno: quali in questo stesso momento proseguono atti-
« Questa generazione perversa e adultera doman- vamente le loro perfide insidie.
da Wl segno: e non le sarà dato altro segno tran- Pare che lungo il tragitto Gesù sia preoccupato
ne quello di Giona » (MI. XVI, 4)_ Egli rivela così della triste situazione: Egli soffre e geme per iI
la corruzione interiore e la defezione del popolo loro accecamento e per la sciagura in cui trasci-
la cui alleanza con Dio è rappresentata nelle pro- nano il popolo, e con ragione chiama lo spirito
fezie come la unione della sposa con lo sposo di questi uomini e la loro condotta un « lievito »,
(Gel'. IlI, 8)_ L'adultera è oggi molto più colpevole cioè un principio di corruzione, un fermento spiri-
che al tempo dei profeti, perché oggi lo Sposo s i tuale, capace di dare buoni risultati, come pure
rivela Egli stesso in per sona al suo popolo, che di produrne dei cattivi.
vuole condannarlo a morte per seguire fa lsi Mes- Qui non si tratta certo di un principio di pro-
sia. gresso, ma di corruzione, che dai Farisei e dai
Con queste parole Gesù rimanda i Farisei; sa- Sadducei passa n el popolo e penetra la vita di
lendo sopra una barca si avvia v~rso le rive di Israele, non per condurlo a salvezza, ma per spin-
nord est del lago (MI'. VIII, 13); ma il suo Cuo- gerla all'odio e al male. GeStl altrove chiam~ sem-
re è pieno di tristezza come lo manifesta il gemito plicemente questo « lievito » la ipocrisia (Le. XII ,
di cui parla l'Evangelista (Mc. VIII , 12). l ). L'avviso che Egli dà agli Apostoli è come la
conclusione di queste riflessioni e lo dà con voce
II - Il Salvatore premunisce gli Apostoli contro alta e forte per timore che si lascino attaccare dal
il lievito dei Farisei loro contagio.
Una seconda circustanza dà al Salvatore occa-
Durante il tragitto o all'arrivo sulla sponda sione di questo avviso. Gli Apostoli, lasciando la
orientale (MI. XVI, 5) il Salvatore dice agli Apo- sponda occidentale del lago, hanno dimenticato di
stoli: « Guardatevi dal lievito dei Farisei E' dei portare del pane, ed hanno con sé un solo pane

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(Me, V1U. '" E," ~"""" ,,,,,, <h,. , ,(~, l
cOSÌ, il Maestro li avverta di non usare del pane
dei Farisei, e sono inquieti. Il Salvatore, che vede
lorché per obbedirgli si
coltà.
-
SOllO
-
trovati nelle dilTl-

A questo scopo procede con domande e rispo-


ste: chiede quante ceste sono avanzate alla molti-
loro pensieri, vuole provarli ed istruir11 . . plicazione dei pani (Mc. VIII, 19, 20; Mt. XVI, 9,
lO) e ne ritrae la conclusione pratica che i due
miracoli insegnano agli Apostoli, cioè la fiducia
III _ Il Salvatore spiega il suo dire e rimprovera nella sua potenza· e nella sua bontà in ogni evento.
agli Apostoli la loro poca intuizione Il tono piuttosto vivace della riprensione pro-
va quanto dispiaccia al Salvatore la preoccupazio-
In questo malinteso vi è insieme un .errore e~ ne delle cose temporali, perché tal e inquietudine
lma colpa. L'errore sta in questo, che gll Apostoli proviene dalla mancanza di fiducia (Mc. VIII , 17,
capiscono che essi non devono comperare Il pane 18, 21).
dai Farisei nè mangiare in casa loro nè con loro. Se Egli ha saziato cinquenli1a uomini, e una
Ed essi n~n vedono come potranno evitare la seconda volta quattromila, con pochi pani, quanto
cosa. più potrà, se fosse necessario, nutrire i suoi do-
La colpa è la inquietudine, il turbamento, la dici Apostoli con un sol pane l
mancanza di fiducia. E si domandano come faran - -In questo mistero vediamo come la persecu-
no a vivere con i loro concittadini; come soprat- zione da pane dei nemici del Signore aumenta c
tutto potranno procurarsi gli alimenti .~ qu~st~ come il Salvatore giudica bene allontanarsi da
regione abitata in gran parte dai GentJ!J, pOlche loro, passando dalla sponda occidentale del lago
pensano di non potere più usare del ~o~o ,pane; a quella orientale.
per questo il Salvatore li chiama ({ uomlDi dI poca Inoltre ques to mistero ci rivela un segno della
fede» (Mt. XVI, 7, 8; Mc. VIII, 17) . . . vita interiore di Gesù, mostrandoci come questa
TI Salvatore fa dunque due cose: pnrna Egh persecuzione odiosa rattrista il s uo Cuore, lo af-
dissipa l'errore degli Apostoli: non si tratta. del fligge e gli strappa un grido di dolore (Mc. VITI ,
lievito che serve a fermentare il pane, ma dl un 12).
lievito che può penetrare nel loro cuore : lo spi· Finalmente vediamo come Egli vuole che il
rito dei Farisei (Mt. XVI, l I, 12). passato ci s ia sempre presente e ci serva di le-
Rimprovera poi agli Apostoli la loro mancanza zione. Le due moItiplicazioni dei pani avrebbero
di comprensione e la pusillanimità, ricordando ~oro dovuto ispirare agli Apostoli, con la fede nella sua
la esperienza fatta già due volte, quando Egh ha divinità, una in crolla bile fiducia nella P rovvi denza
n101tiplicato i pani per dimostrare loro ~el m,odO divina.
più chiaro e reale la sua potenza, per a lUtarh al-
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--
piamo. Se GeSti non vuole fare il miracolo nello
stesso borgo, è probabilmente perché si trova in
una regione quasi tulta pagana e dove perciò
compie i miracoli con grande circospezione.
MEDITAZIONE 100 Commovente particolare! L'Evangelis ta no ta
espressamente che Gesù in persona conduce il
IL CIECO D I BETSAIDA povero cieco; forse per disporlo benevolmente
col dargli quel segno di carità (Mc. VIII, 23).
MAIlCO VIII, 22-26 . Gi unsero ess i a Betsaida ; c gli menano un
cit!co, pt"Cgandolo di tocca rlo. Egli , prendentlu il
cicco per mano, lo condusse fuori del villaggio; e, II - Il Salvatore guarisce il cieco a poco a poco
dopo avergli messo della saliva sugl i occhi c im-
poste le mani, gli domandò: • Vedi tu qualche
cosa?. E quegli, guardando in su, rispose: • Scor- Uscito dall'abitato, il Salvatore mette della sa.
b'O gli uomini . perchè vedo come degli alberi a
cammi nare .. , Di nuovo gli pose Gesù le mani sopra
liva sugli occhi del cieco, gli impone le mani e gli
gli occhi; cd egli vide distintamen te e fu guarito si domanda se vede. Il cieco risponde che vede cam~
bene, che vedeva tutto nettamente da lontano. Al - minare degli uomini che gÌi sembrano alberi, ciot:
lora Gesù. lo rimandò a casa , dicendogli : • Non
entrare neppure nel villaggio ,., che la sua vista è ancora confusa e indistinta. Ma,
avendogli Gesù imposto le mani una seconda vo l~
Arrivato alla sponda del lago, il Salvatore va ta, il cieco vede distintamente tutto (Mc. VIII ( 25).
a Betsaida (Giulia) una delle più importanti città Perché Gesù non guarisce s ubit o quest'uomo,
del principato (Traconitide) di Filippo, ove il Gior- ma lo fa a poco a poco? Probabilmente la fede
dano si getta nel lago di Genesaret. e la fiducia del cieco erano deboli: lo avevano con~
Gli conducono un cieco, pregandolo d'imporgli dotto al Salvatore e avevano interceduto per lui.
le mani (Mc. VIII, 22). Il miracolo si compie preso Ma la sua fede, la fiducia e il desiderio di com-
so a poco come nel1a guarigione del sordo muto. pleta guarigione aumentano vedendo il risultato
Possiamo tuttavia notare qui qualche particolare. ottenuto. E grida con gioia che già vede gli uomi-
ni camminare. La s ua ceci tà quindi pare fosse ef-
fetto di una disgrazia avvenuta .
.I - Il Salvatore conduce il cieco fuori Inoltre il Salvatore ci mostra che la sua poten-
dell'abitato z~ non dipende da CIrcostanze esteriori; proba-
bIlmente anch e nel suo modo es teriore di opera-
Il luogo di cui si parla è la stessa Betsaida o re un nliracolo, tien conto delle disposizioni di
un sobborgo, o qualche borgata vicina? Non sap- chi ne è l'oggetto.

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357
--
III - Il Salvatore proibisce assolutame~te
di pubblicare il miracolo

Gesù, dopu aver guaritu il cieco, lo rimanda a


casa sua ingiungendogli di non parlare del mira- MEDITAZIONE 101
colo a nessuno nel borgo (Mc. VIII, 26). Il motivo
. di questa raccomandazione è quello già detto: il CONFESSIONE DI S . PIETRO E PROMESSA
Salvatore è in una regione pagana, e forse anche DE L PRIMATO
non vuole attirarsi nuove contraddizioni.
Possiamo anche pensare che Gesù mand i il
cieco a casa sua perché pensi nel raccoglimerrt'o MArroo XVI , 13-20. Venu to poi Gesù nella l'egiom: di Cesarea di
e nella soli tudine al beneficio ricevu to, ne rin- Fi lippo, cosl interrogò i suoi discepoli: <t Lp. gcnte
chi dice che sia il Figlio dell 'uomo? l>, Risposero essi
grazi Dio e non faccia servire al suo amor proprio " Alcuni Giovanni Battista, altri Elia, ed altri Ge-
il beneficio ricevuto. l'cmia o qualcuno de' Profc li. " E voi, soggiunse egli ,
chi dite che lo sia? , Gli rispose Simon Pietro:
Noi vediamo ancora qui come, con la guari- " Tu sei il Cris to, il Figlio del Dio vivente lO, E Gesù
gione dei ciechi, il Salvatore ci dà una figura del a lui: "Te beato, o Simone figlio di Giona, perchè
Sacramento del Battes imo con i suoi mistici effetti non è la carne n~ il s.:!;nguc , che te l 'hanno rivelato ,
ma il Padre mio, che è nei cieli. Ed io dico a te
c le sue cerimonie. che lu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la
mia Chiesa, c le porte dell 'inferno non prevarranno
contro di essa , Ed io darò a te le chiavi del regno
dei cieli , e quanto tu legherai sopra la terra, sarà
legato nei cieli , e quanto tu scioglierai sopra la terra ,
sarà sciolto nei cieli ., Allora ordinò ai discepoli che
non dicessero a nessuno che egli era il Cristo,
M"'KO VIU, 27-30, Gesù poi dj là se ne andò coi suoi disceJloli
verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo; e per
via interrogò i suoi discepoli, dicendo loro: "Chi
dice la gente che io mi sia? » Risposero essi: « _Chi
Giovann,i Battista, chi Elia, e chi qualcuno dci P ro-
feti)l, " E voi, domandò loro , chi dite ch'io sia ?_.
Rispose Pietro : « Tu sei il Cristo _, Ma egli in-
giunse loro di non dire nulla di lui a nessuno.
LUCA IX, 18-21. Stando egli un Ciomo in adorazione in un
luogo solitario, c'erano con lu i anche i suoi disce-
poli, cd cgli cosl Il intcrrogò : " Chi dice la gente che
io sia?, Risposero essi : • Giovanni Battista ; aUri:

359
358

l
_.
Luc,\ IX, 18·21. Elia , ed altr i d icono: lJno degli antichi Profeti risu -
scitato ». Riprese Gesù: ~ E voi chi dite che io mi
sia?~. Rispose Pietro: u Il Cri sto di Dio >'> . Ed cglì o 5 'o Km.
intimò loro con rorza di non dirlo ad alcuno.

Da Betsaida (Julia) il Salvatore si avvia al nord


con i suoi Apostoli, costeggiando, in una giornata
di cammino, il lago di MerOlTI per arrivare nelle F E N c A

vicinanze di Cesarea di Filippi, detta anche Pa·


neas {Mt. XVI, 13; Mc. VIII, 27). E là interroga i
suoi Apostoli, chiedendo loro che dice la gente di
Lui, chi crede sia; c riceve la confessione di San ------
Pietro al quale promette il primato.

I . Domanda del Salvatore agli Apostoli

Esaminiamo innanzi tutto tutte le circostanze in


cui il Salvatore rivolge la domanda agli Apostoli,
quindi la domanda.
Circostanze di tempo: sono già trascorsi due
anni dall'inizio della vita pubblica; le profezie so-
no già in gran parte avverate e gli Apostoli abba~
stanza istruiti, quando Gesù li interroga in tal
modo. Si avvicina poi il momen to della Passione
ed è sul punto di parlarne apertamente ai suoi
discepoli per fortificarli e prepararli alle sue sof-
ferenze.
Circostanze di luogo: le vlcmanze di Cesarea
di Filippo, distretto montano grazioso e grandioso
insieme, ai piedi del monte Hermon (vedi intro~
Nazaretb
duzione). o
Di più, Gesù rivolge questa interrogazione agli
Apostoli dopo avere molto pregato, sia che n1en~

360 361
-,
tre pregava gli Apostoli siano rimasti nelle vici- sta (Mc. VI, 14); altri, finalmente, Geremia, riflet-
nanze, sia che abbiano anch'essi partecipato alla tendo che il Profeta ha salvato l'Arca dell'Allean-
sua orazione (Lc. IX, 18), za ed ha interceduto particolarmente in favore del
Questa domanda è dunque iU1portante, essa è popolo (II Mac. II, 5; XV, 14), o qualcuno degli
stata molto meditata: il Salvatore ne ha parlato antichi Profeti (Lc. IX, 19),
a Dio nella preghiera e gliene ha affidato il risul- Il popolo credeva, non senza ragione, che l'av-
tato. vento del Messia dovesse essere preceduto dal-
Finalmente Gesù interroga gli Apostoli; non vi l'apparire dei Grandi Profeti e particolarmente di
sono altri testimoni. Notianlo ancora che proibi- Elia. Per queste diverse opinioni, ne consegue che
sce agli Apostoli di dire ad alcuno che Egli è il la folla vedeva nel Salvatore il garante, il malle-
Messia (Le. IX, 21; Mc. VIII, 30; Mt. XVI, 20). Gli vadore e il messaggero del regno del Messia, nn-
Apostoli sono tutti presenti; il momento è solen- viato da Dio (Mt. XVI, 14; Mc. VIII, 28; Le. IX,
ne e della massima importanza (Le. IX, 18), 19).
Riguardo alla domanda stessa, essa comprende Alla seconda parte della domanda di Gesù:
due parti. Il Salvatore domanda prima ai suoi « E voi, chi dite che io sia? )} S. Pietro risponde:

Apostoli quello che si dice di Lui (Mt. XVI, 13; « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt.,

Mc. VIII, 27; Lc. IX, 18); domanda poi quello che XVI, 16; Mc. VIII, 29; Le. IX, 20).
essi stessi pensino riguardo a Lui: «Ma voialtri Consideriamo la sublimità di questa risposta:
chi dite che io sia? » (MI. XVI, 15; Mc. VIII, 29; bella, magnifica, attraente: essa è il compendio d i
Le. IX, 20). Vuole quindi che confessino aperta- quanto la rivelazione ci insegna dell'Uomo-Dio.
mente e francamente quello che essi credono di Pietro confessa prima la Incarnazione: ({ Tu,
Lui. Gesù di Nazaret, che io vedo con i miei occhi qui
Domanda prima la opinione degli altri per pre- vivente »; confessa ]a mission e e la funzione della
parare i discepoli a quello che devono rispondere , santa Umanità del Salvatore: ( Tu sei il Cristo,
e fare rilevare poi questa risposta in opposizione l'Unto, il Messia, cioè Tu sei Sacerdote, Profeta
alla opinione della folla. e Re l). Egli confessa la divinità: « Tu sei il Figlio
del Dio vivente », di Jéhova; « sei dunque il Si-
gnore, l'oggetto e l'erede di tutta la rivelazione ».
II - Risposta degli Apostoli e di S_ Pietro I • E' nel tempo stesso la confessione della SS. Tri-
La risposta è duplice: Primo, gli Apostoli ri- nità: Padre, Figlio e Spirito Santo, almeno riguar-
spondono ricordando ciò che il popolo dice del do alla unzione di Cristo Sacerdote, Re e Profeta.
Salvatore; gli uni 'lo credono Elia (Malae, IV, 5; Consideriamo inoltre il modo onde è fatta que-
Eccli. XLVIII, IO ; MI. XL, 14), altri Giovanni Batti- sta confessione. Pietro la fa primo tra tutti gli

362 363
A,",oo", i"",,,,, " """, bù " '"'", '"' ,i' d,
parte loro nè semplicemente in nome di loro, ma
indipendentemente, in suo nome, per sè quale or-
gano della rivelazione divina, COlne lo afferma
l \
- _.
per la gloria che ti sarà data in cielo l Forse da
queste parole ha origine il titolo dato al Papa:
« Beatissimo Padre ».
II Salvatore promette il primato a S.Pietro:
chiaramente la risposta del Salvatore (MI. XVI, 17). Tu mi chiami il Cristo, il Figlio di Dio vivente
Pietro fa la sua professione con piena e intera ({ E io ti dico che tu sei Pietro e su questa Pietra
coscienza di ciò che afferma; in termini solenni e io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'infer-
con la convinzione intima del cuore che si rivela no non prevarranno contro di essa» (Mt. XVI, 18).
dalle sue parole. Gesù lo chiama col suo nome primitivo per
Immaginiamo Pietro ripieno di Spirito Santo non lasciar alcun dubbio a chi si rivolge e chi deve
che si avanza risoluto dinanzi agli Apostoii e con ricevere il primato: ({ Simone. figlio di Giona, io
la mano stesa, lo sguardo ispirato, rende al Sal- ti dico». Cambiando iI nonle al suo Apostolo,
vatore questa ll1agnifica testimonianza. Gesù gli annunzia un altro cambiamento che ave-
Mai Pontefice ha formulato una decisione dot- va per motivo la sua condizione; gli promette una
trinale in modo più sublime! vocazione sublime come quella di Abramo (Gen.,
XVII, 5), di Giacobbe (Gen. XXXII, 28) allorché
Dio li scelse per essere i padri del popolo di Israe-
III - Risposta data a Pietro per la sua le, e gli eredi di tutte le benedizioni (Gv. I , 42).
confessione
Poi il Salvatore spiega e precisa questa voca-
Il Salvatore conferma la testimonianza di Pie- zione e le sue funzioni più sublimi. Esse riguar~
tro e l'attribuisce non già a una scienza naturale, dano la Chiesa e la riguardano essenzialmente:
ma ad una ispirazione soprannaturale (Mt. XVI, nientemeno, il primato. Primato che Gesù descrj~
17). ({ Non è punto la carne né il sangue che ti ve nella sua essenza, nei suoi effetti interni ed
hanno rivelato queste cose, ma il Padre celeste» esterni.
(Gv. VI, 44,46). Il primato è essenzialmente il fondamento della
Gesù proclama che Pietro è beato: « Beato Si~ Chiesa. Gesù Cristo fonderà su Pietro la sua
mone, figlio di Giona, » (Mt. XVI, 17). Beato per la Chiesa. La Chiesa è un edificio, e la solidità del-
tua fede nella divinità di Gesù Cristo e per i fe- l'edificio dipende dalle fondamenta che ne son
lici risultati di questa magnifica confessione, cioè parte e la sostengono. Così è il primato su cui pog~
per le relazioni più intime, che per il primato ti gia la Chiesa: Chiesa docente e Chiesa discente:
uniranno al Salvatore e al suo regno: beato per su di esso la Chiesa poggia e s'innalza. Ma vi è di
la tua santità e per il martirio che ti attende c più; dottrina, sacramenti, autorità dei pastori,

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l
- -,
tutto proviene dal primato, e in esso ha il suo nei limiti fissati: illimitata riguardo alla estensio-
principio. E' un fondamento vivente. ne della Chiesa, che comprende la terra e il cielo
Il Salvatore descrive anche l'esercizio e gli ef- « Tutto ciò ch e tu legherai sulla terra sarà legato
fetti del primato: esso rende la Chiesa inespu- nei cieli, e tutto ciò che tu scioglierai sulla terra
gnabile e irremovibile agli attacchi esterni che sarà sciolto nei cieli ». E' un potere umano e divi-
vengono dagli uomini e dai demoni, sia che pren- no insieme, per . così dire, teandrico come quello
dano forma di menzogna (eresia, incredulità), di del Salvatore. Il fondame nto di questo potere, il
odio (scisma), di morte (peccato), di bestemmia Capo invisibile, è Gesù Cristo; il Capo visibile
(sacrilegi, maledizioni) o di persecuzione esteriore. della Chiesa è Pietro. Il fondamento del suo po-
Queste potenze nemiche sono le porte dell'in- tere, non è tanto la fede, quale convinzione per-
ferno; lna la loro scatenata violenza non prevarrà sonale e soprannaturale, quanto !'infallibilità ine-
contro il fondamento che sostiene la Chiesa, né rente alla funzione.
per conseguenza, contro la stessa Chiesa.
Evidentemente è qui compresa la infallibilità Questo mistero è anche importante rispetto al
nelle definizioni relative al dogma e alla morale, carattere del Salvatore: esso ci mostra }'mnmira-
poiché la Chiesa è innanzitutto una società unita bile calma e sapienza di Gesù, la sua U1niìtà e ]a
nella fede, e la fede ha per fondamento la infalli- profonda abnegazione per il modo con cui djsponc
bilità, la infallibilità ufficiale, la infallibilità del Ca- e prepara le rivelazioni successive nella economia
po da cui dipendono e su cui riposano tutte le della salvezza, per cui fonda la sua Chiesa. Come
cose (Mt. XVI, 18). Egli sa lungan1ente attendere prima di provocare
Quanto agli effetti esteriori e all'esercizio del la confessione di Pietro! Come tutte le cose, parole
primato, secondo la parola stessa del Salvatore e circostanze, testificano anche allora del suo ri-
essi consistono nel potere illimitato delle chiavi, serbo !
in altri termini nel potere di legare e di sciogliere Egli vuole solo i suoi Apostoli testimoni delJa
(Mt. XVI, 19), di spiegare il dogma e la morale, professione di Pietro e proibisce di manifestare
di fare leggi e abrogarle, di imporre pene eccle- al popolo che Egli è il Messia, perché non è anco-
siastiche e di toglierle; infine di rimettere i pec- ra utile il farlo, essendosi le profezie avverate fino-
cati e le pene del peccato. ra solo in parte, e perché il mistero non può esse-
« ·P otere di legare e di sciogliere, potere delle re esposto chiaran1ente prima che sia chiaramente
chiavi» (Giob. XII, 14; Is. XXII, 22; Apc. III, 7): esposta la dottrina relativa alJa SS. Trinità e alla
queste espressioni hanno lo s-tesso significato, cioè Incarnazione del Verbo (MI. XVI, 20; Mc. VIII,
un'autorità illimitata sulla Chiesa: illimitaTa se- 30; Lc. IX, 21).
condo la natura dell'oggetto, rimanendo tuttavia

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- _.
Per il dogma questo mistero racchiude due delle divinità di ques to mondo, per mezzo di alcu-
punti importantissimi: .il primo è costituito dalla ni poveri pescatori di Galilea.
risposta di Pietro che confessa la fede nella divi-
nità di Gesù Cristo, confessione più esplicita e più Quale dunque deve essere il valore e la impor-
completa di quante !,hanno finora preceduta. Il tanza di questo mistero per noi, figli della Chiesa
Salvatore accetta questa dichiarazione, la confer~ Cattolica! Poiché si tratta della organizzazione del-
ma e dichiara che è ispirazione ed effetto di rivela~ la Chiesa, della promessa che assicura in Pietro
zione divina. un Capo supremo, che fa di questa, la Chiesa una,
apostolica, santa e cattolica!
S. Pietro ci offre un bell'esempio di fede viva, Con -q uesta promessa il Salvatore mostra an-
ferma, zelante, arden,t e : e la sua fede è ricompen~ cora chiaramente' e praticamente che l'antica le~
sata nel primato che gli sarà conferito. Questo gislazione di cerimoniale e di giudizio è abrogata,
primato, la cui promessa è sì chiara, la cui na- e con il Nuovo Tes tamento, una nuova Chiesa è
tura ed estensione trovano qui la loro più forte fondata.
dichiarazione, è in questo mistero il secondo pun-
to importante che si rife risce al dogma.
Con quale fedeltà, con quanta gloria e magnifi-
cenza è stata mantenuta la promessa fatta dal
Salvatore nel silenzio e nella pace alla sola pre-
senza degli Apostoli, in terra straniera e pagana!
Essa ha scosso il mondo, occupato i secoli e ai
nostri giorni ha ricevuto la solenne conferma in
un Concilio Ecumenico ( il Vaticano) e ha trovato
una eco cordiale in ogni cuore cattolico; questa
promessa è divenuta ~( il segno del tempo n.
Si direbbe che, sceglien do per teatro della pro-
messa del primato la regione leggiadra, fertile e
grandiosa dell'Hermon, il Salvatore ha voluto pre-
sagire la bellezza, la magnificenza, la stabilità, i
trionfi e i benefici del primato ecclesiastico. Là,
aH'ombra del tempio consacrato a Pan e ad Au-
gusto, è stato gettato il fondamento di questa po-
tenza ch e doveva trionfare di tutto, dei prìncipi e

368 369
_.
MATT . XV I , 21 ·28 . mostnlO1-e, dicendo : " Ab! non s ia mai, o Signorel
questo non ti avverrà mai! _. Ma egli rivolgendosi
disse a Pietro: « Via da m c , o Satana; tu mi sei
di scandalo, perchè non hai il senso delle cose di
Dio, ma delle cosc degli uomini lO.
Allora disse Gesù a i suoi discepoli : " Se. qualcuno
MEDITAZIONE 102 vuoI venire dietro a mc, rinneghi se s tesso, e
prenda la sua croce c mi segua. Poichè chi vorrà
salvare la s ua vita. la perderà. ma chi perdern
la vita sua per a mor mio , la troverà. Che cosa
PREDIZIONE DELLA PASSIONE infatti · j>otrà giovare ad un uomo guadagnare il
mondo intero, se poi perde l'anima sua? o qual
riscatto darà l'uomo in cambio dell 'anima sua? Poi·
DOTTRINA DELLA CROCE chè il Figlio dell 'uomo ha da venire nella gloria del
Padre suo coi suoi angeli, e a llora retribuirà cia-
scuno secondo le sue opere . In verità vi dico: Vi
MARtO VIII, 31·38. E comincio ad insegnar loro che il F.iglio del- sono alcuni qui · presenti, ch e non gusteranno 13
l 'uomo doveva patire molto, ed essere riprovato dagli morle prima di aver veduio il Figlio dell 'uomo ve-
Am':iani e dai Capi dei sacerdoti e dagli Scribi ed nire nel suo regno lO ,
essere messo a morte, e dopo tre giomi risorgere.
E diceva queste cose apertamente. Pietro allora, L UCA IX , 22·27. E aggiun se : «E' necessario che il Figlio dell'uomu
prendendolo a parte, comincio a fargli delle rimo- jlalisca molto e s ia dgcttatu dagli Anziani c dai Capi
s tranze. Ma Gesù vcItasi indietro è guardando i suoi dei sacerdoti c dagli Scribi , c sia messo a morte ,
discepoli, rimproverò Pie tro, dicendogli; a Via da e che risusciti il terzo giorno_.
mc, Satana l perchi! i tuoi sen timen ti non SOllO quelli E diceva a tutti : « Chi vuoI venire dietro di me,
di Dio, ma quelli degli uomini _, rinneghi s e s tesso c prenda sopra di sè la sua croce
E chiamata a sè la folla , insieme con i s uoi di- ogni giorno e mi scgu.'\. Poiehè chi vorrà salvare
scepoli , disse loro: " Se alcuno vuoi venire dietro l 'anima. sua, la perderà; e chi perderà l'anima sua
a me, rinneghi se slesso e prenda la sua croce c per ragion mia, la salverà. E che giova all'uomo
mi segua. Perchc colui che vorrà salvare la sua d'aver guadagnato il mondo intero, se h a perduto o
vita, la perderà; c colui, che perderà la vita per rovinato se s tesso? Poichè chi si sarà vergognato
Causa mia t: del Vangelo, la salvcrà. Che giova in- di me .c della mia dottrina, d i lui pure si "crgogncrà
btti alI 'uomo di guadagnare il mondo intero c per- il Figlio dell'uomo, quando verrà nella sua gloria
dere l 'anima sua? O chc cosa può fare l 'uomo in e del Padre c degli angeli san ti , Or io vi dico in
cambio dell'anima s ua? Poichè ch i si sarà vergo- verità : Vi sono alcuni qu i tra i presenti , che n on
gnato di me c delle mie parole in ques ta genera· gusteranno la morte pl"ima d i aver veduto il regno
zione adultera c peccat rice, anche i l Figlio de ll'uomo di Dio ».
s i vergognerà di lui, quand:l verrà ncIla gloria del
Pa dre suo con gl i angeli san ti li.
Il Salvatore ha certamente lasciato il territorio
MAT'[l:O XVI, 21 -28, Da quel momento Gesù cominciò a far sapere
ai suoi di scepoli che bi sognava che egli si r ecasse u della tetra~chia di Filippo per rientrare in Galilea,
Gerusalemme c soffrisse molto dagl i Anziani e dai allorché predice la sua Passione e insegna la doto
Capi dei Sacerdoti e dagli Scribi, e fosse messo a
mor te, e che sarebbe r isuscitato il tel-lO giorno .
trina della Croce. Sarebbe difficile comprendere
Onde Piet ro, lraltolo in disparte , prese a fargli ri- che Egli parlasse così a un uditorio di Gentili.

370 37 \
- _.
I - II Salvatore predice la sua Passione tato di allusioni e di figure (Gv. Il, 19; VI, 52).
Inoltre, Egli ritorna spesso su questo argomento.
Il momento di questa predizione è scelto con I! Salvatore si propone di far penetrare a poco
grande sapienza ; Gesù non ha ancora apertamen- a poco gli Aposto li nel mistero clelia Croce, ren-
te parlato della sua Passione, perché i discepoli dere loro familiare il pensiero clella sua Passione e
non avrebbero potuto sostenere quel discorso. Ma morte dolorosa, prepararli, insegnar loro ad ama-
ora sono fortificati con i molti miracoli e con le re il dolore, animarli con i :n;tezzi pitl sublimi ed
replicate testimonianze deJJa loro fede nella di- eccellenti. Riconosciamo in ciò la grande sapienza
vinità del Salvatore. del Salvatore, la sua prudente sollecitudine, la sua
Questa predizione non è differita oltre, per la- grande umiltà.
sciare agli Apostoli il tempo di abituarsi a questo
pensiero e approfondirne il senso. Mancavano an- II Il Salvatore rimprovera S. Pietro che vuole
cora dieci mesi circa all'ultima Pasqua. distoglierlo dalla Passione
Questa prima predizione della Passione è abba-
s tanza evidente e precisa. Il Salvatore dice agli E' tacile comprendere come la predizione della
Apostoli il luogo in cui soffrirà: Gerusalemme Passione capovolgeva tutte ie speranze degli Apo-
(Mt., XVI, 21), la città des ignata dai Profeti quale stoli e sconvolgeva le loro idee. Ognuna delle
teatro dove si revelerà la gloria del Messia (Sal. parole di Gesti « Gerusalemme », {( Sacerdoti »,
II , 6; I s. LX); nel tempio (Agg. II, 7-10), i cui sa- « soffrire», « morire» è per loro come una fol-
crifizi cruenti, del resto, sono una continua profe- gore improvvisa, e Pietro, come sempre, si fa su-
zla del sacrirfizio di Gesù. bito interprete dei pensieri di tutti.
II Salvatore svela pure chi lo farà soffrire: sarà I! Salvatore forse ha preceduto gli Apostoli e
il popolo rappresentato dai ministri ufficiali del- Pietro, avvicinandolo, lo prega vivam ente d i non
l'autorità ecclesiastica, i grandi Sacerdoti , gli Seri· permettere ch e ciò s i avveri e di non consen t ire
bi e gli Anziani (MI. XVI, 21; Mc. VIII, 31; Le., a una fine così terribile. cc Non sia mai vero, Si-
IX, 22). gnore; 'questo non ti avverrà mai)) (Mi. XVI, 22;
Finalmente svela quello che dovrà soffrire: Mc. VIII, 32).
soffrirà molto, sarà rinnegato pubblicamente (Le., . Pietro parla così senza che nessuno gli abbia
IX, 22), sarà condannato a morte; ma soggi unge chiesto di farlo, e lo fa in secreto, in disparte (MI.,
che Egli risorgerà. XVI, 22), forse perché non vuole riprendere il
Riguardo al modo in cui è fatta la predizione, Maestro in presenza degli altri; .f orse anche con
Gesù parla francamente (Mc. VIII, 32), mentre ri- l'intenzione men retta, di attribuirsi poi il merito
guardo alla sua Passione si è fino ad ora acconten- del suo intervento.

372 373
Certo Pietro è i; pirato da un grande affetto per una volta per sempre dis toglierci formalm ente da l
il Salvatore ; m a è un affetto non illuminato, im- lasciarci guidare da ques to spirito, che tra le Dlani
perfetto, come Gesù gli dice chiaramente. Forse di Satana diventa tentazione di opporei a lla va·
anche vi è in Pietro un secreto amor proprio : egli lontà di Dio.
è molto spiacente dì essere il rappresentante di Si potrebbe chiamare questo passo di Pietro la
un Salvatore umiliato e sofferente. La preminenza seconda tentazione dell'inferno: una terza tenta-
che gode tra gli Apostoli ha potuto indurlo a que- zione lo a ttendeva al momento dell a Passione.
s to passo.
In ogni modo, san la carne e il sangue che par·
lana, e H terrore natura le p~r la croce e il patire: III - Il Salvatore predica per la prima volta
a questi sentimenti, poi, si aggiungono alcune fal- la dottrina della Croce
se idee che i Giudei si formano del Messia. Può Gesù approfitta dell'occasione per confermare
quindi essere anche che Pietro parli a nome degli la sua predizione e predicare la dottrina della Cro-
altri, poiché il Salvatore gli risponde in modo che ce. Questa dottrina racchiude tre punti.
il rimprovero sia udito da tutti gli Apostoli (Mc., Primo, il Salvatore spiega ciò ch e deve inten-
VIII, 33). dersi p er Croce. COI) essa Gesù intende tutte le
La rispos ta del Salvatore è un rimprovero ener· contraddizioni e tutte le difficoltà, interiori ed
gico, grave, solenne (MI. XVI , 23; Mc. VIII, 33). esteriori, spirituali, morali e fisiche. La Croce E gli
Pietro, che è stato appena scelto per essere il fon- ]a mostra sia come l'abnegazione di se stesso, la
damento della sua Chiesa ed il suo rappresen- mortificazione delle cattive passioni per poter ob-
tante, che ha or ora proclamato beato, Gesù lo b edire alla legge di Gesù Cristo (Mt. XVI, 24; Mc ..
chiama « Satana », il nemico dei m isericordiosi di- VIII, 34; Lc. IX, 23) ; sia com e sacrifizio della pro-
segni di Dio p er la salvezza degli uomini, e per pria ' vita per rendere coraggiosa testi monianza al-
conseguenza, « oggetto di scandalo ), perché vuole la fede ed al Va ngelo dinanzi a un popolo incredulo
distogliere il Salvatore dalla sua Passione, che è (Mc. VIII, 35): è quindi seguire perfettamente Gesù
la volontà di Dio. Cristo nella vita apostolica, seguirlo fino alla m or-
La riprensione è severa non tanto per ·la colpa te, malgrado le sofferenze e le contraddizioni, ch e
di Pietro, (che il Salvato re scusa per così dire, da- una imitazione fedele susciterà, secondo le diver-
ta la ignoranza del piano divino c l'impulso di un se occasioni. Parlando così della Croce, il Salvato·
sentimento naturale), quanto per lo sp irito al qua- re al1ude all'uso in vigore, di condannare i co1pe-
le inconsciamente l'Apostolo aderisce: ed è questo voli a portare da sè la Croce del loro supplizio.
spirito che Gesù condanna energicamente in Pie- Secondo, il Salvatore ci dà le rall'ioni per cui
tro, negli Apostoli, in ciascuno di noi. Egli vuole bisogna portare la propria croce e accettare la sof-

375
- _.
ferenza. Innanzitutto è una necessità, necessità (I anilna » « vita )) dando loro una grande pienezza
che si impone a tutti senza eccezione .. Il Salvato- di espressione. Ora noi non possiamo salvare 1'a-
re parla in modo generico: « Se qualcuno vuole ·nima se non siamo pronti a sacrificare la vita del
essere mio discepolo, porti la sua croce ». Ecco corpo per GeSti Cristo. Infatti salvare la vita del
perché Egli chiama tutti ad ascoltare questa le- corpo, rinunziando a Gesù Cristo, vale perdere la
zione; il popolo, come i discepoli, e predica la vita dell'anima: sacrificare la vita del corpo per
dottrina a tutti (MI. XVI, 24; Mc. VIII, 34; Le., GeStI Cristo assicura la vita, la salvezza dell'ani-
IX, 23). ma (Mt. XVI, 25; Mc. VIII, 35; Lc. IX, 24).
. Questa necessità, che inlpone a tutti gli uomini Finalmente, portare la Croce è condizione ne-
di portare la propria croce, Egli la fonda su tre cessaria per partecipare al regno di Gesù Cristo e
considerazioni. 'Prima di tutto, portare la propria alla sua gloria. Questa gloria è certa, e qualcuno
croce, nel senso che or ora abbiamo spiegato, di coloro che ascoltano il Salvatore in questo mo-
è condizione indispensabile per essere discepolo mento, non moriranno senza avere veduto il prin-
di Gesù (Mt. XVI, 24; Mc. VIII, 34; Lc. IX, 23). cipio di tale glorificazione nella Trasfigurazione,
Senza questa condizione, non vi è conformità come nella rovina di Gerusalemme; ma la glo-
possibile, nè all'interno, nè all'esterno tra la vita rificazione completa sarà al giudizio finale (Mt.,
lo spirito la condizione di discepolo, e la vita lo XVI, 28; Mc. VIII, 39; Lc. IX, 27).
spirito la con dizione del Maestro. Gloria grande e magnifica: essa manifesterà
Quale potente motivo se si paragona l'invito a nel Salvatore il Figlio di Dio c il Signore del cie-
portare la Croce con la croce che il Salvatore deve lo, poiché Egli verrà in tutta la magnificenza della
portare, sulla quale deve morire, come or ora ha gloria del Padre con gli Angeli santi (MI. XVI, 27;
predetto! La croce, una specie di patibolo, era un Mc. VIII, 38; Le. IX, 26). Ognuno parteciperà a
supplizio usato dai Giudei ed era il colmo della questa gloria secondo le sue opere (Mt. XVI, 27;
ignominia (Deut. XXI, 52). Mc. VIII, 38; Lc. IX, 26): « Se uno avrà vergogna
Portare la croce è, inoltre, una condizione ne- di me e delle mie parole, il Figliuol dell'uomo
cessaria per salvare l'anima (MI. XVI, 25, 26; Mc., avrà vergogna di lui quando verrà nella sua gloria
VIII, 35, 37; Lc. IX, 24, 25). La nostra anima o la e in quella del Padre e dei Suoi santi Angeli»
salvezza della nostra anima, ecco iI bene supremo, (Mc. VIII, 38; Lc. IX, 26).
al quale il possesso di tutto il mondo non potreb- E' la prima volta che il Salvatore predica di-
be essere paragonato; e neppure alcun altro bene, nanzi al popolo la dottrina della croce; predica-
la cui perdita è pure irreparabile. come, per esem- zione necessaria in quel momento in cui aumenta-
pio, la vita (Mt. XVI, 26; Mc. VIII ; 36; Lc. IX, 25) . va la ostili tà dei nemici di Gesù. Ma Gesù parla
Ecco perché il Salvatore adopera queste parole con precauzione, con prudenza; non parla aIJo

376 377
stesso modo al popolo e ai discepoli. Al popolo
-,
nulla dice della sua Passione, perché il popolo
non avrebbe capito tale linguaggio . .Dinanzi ai
suoi discepoli si esprime più chiaramente.
Insomma, negli insegnamenti del Salvatore ai
Discepoli e a Pietro e in quelli rivolti al popolo, MEDITAZIONE 103
abbiamo una rivelazione completa della dottrina
della Croce: vediamo che cosa è la Croce, in che LA TRASFIGURAZIONE
consiste, quali sentin1enti dobbiamo avere per la
Croce, quale idea dobbiamo . farcene, come lo di· LUCA IX , 28-36 . Cire" 0110 giorni dopo questi discors i, Gesll pre se
mos trano le parole di Pietro a Gesù e la risposta con sè Pietro e Giovann i c Giacomo c san sopra
un monte per farvi orazionc. E mentre pregava ,
di Gesù al suo Apostolo: infine vediamo come dob- l'aspetto del suo volto si trasfigurò c la sua veste
biamo tradurre in pratica questi sentimenti. divclUle di UD candore abbagliante . Ed ecco due
I motivi più decisivi sono: necessità di salva~ personaGgi si intratlenevano con lui; erano Mosè ed
Elia i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua
re l'anima, gloria e vantaggi che si truvano nell'es~ morte, che doveva subire in Gerusalemme. Pietro
sere discepoli di Gesù, l'esempio che il Salvatore intanto c i suoi compagni erano oppressi dal sonno ;
ma , essendosi tenuti ben svegli , videro la gloria di
stesso ci ha dato con i suoi atti e i suoi senti- Gesù e i due personaggi, che erano con lui. E nel
menti. mentre che questi si separuvano da lui. Pietro disse
Notiamo qui quanto il Salvatore insiste sulla a Gesù: il Maestro, è bene che noi s tiamo qui; c
. faremo tre tende, una per te , una pel" Mosè e l'altra
ricompensa, mostrandoci così che la sofferenza per Elia lO , non sapendo che s i dicesse. Mentre egli
non è il fine,ma un mezzo e una condizione. così parlava, si levò una nube, che li avvolse; onde
essi ebhero spavento di h'o\'arsi così avvolti dentro
la nube. Ed una voce s i fece senti re dalla nu be:
or Ques ti Ì! il mio Figliuolo diletto: lui ascoltate _.
E mentre quella voce si raceva sentire, Gesù rimase
solo . Ed essi non ne fecero parola . e in quel tempo
non dissero nulla a nessuno di quanto avevano ve-
duto.
M,uU"l) IX , 2-13. Sei giorni dopo , Gesù prese con sè Piet ro, Giacomo
c Giovanni , c li condusse soli da parte sopra un alto
monte, e in Joro presenza si trasfigUrò. Le sue vesti
diventarono splendenti, di un tale candore , che nes-
sun lavatore sulla terra potrebbe mai renderle tanto
candide. Ed apparve loro Elin con MOSè, che stavnno
parlando con Gesù. Pietro allora prese a dire a Gesù:
« Maestro, i! bene che noi st iamo Qua : facciamo Ire
tende, una per te, una per Elia cd u n:J. per Mosi! - .
Perchè egli non sapeva che dire , tanto erano ester-
refatti. Quando, venne una nuhe a r icoprirli , ed una

378
379
_.
MMICOIX , 2-13. voce uscì dalla nube: «Questo Ì! il mio Figliuolo di·
I - Circostanze e scopo della Trasfigurazione
Ietto: lui ascoltate ». E d'un suhito, volgendo intorno
lo sguardo, 11011 \'idero più nessuno, cccelto il solo Circostanza di tempo: sei giorni (M!. XVII. I;
Gesù con essi. Nello scendere (loi dal monte egli
comandò loro di non raccontare a nessuno ljuanlo Mc. IX, 1) o, come dice S_ Luca, ({ otto giorni cir-
avevano veduto, se non quando il FigIlo dell'uomo ca" (Le. IX, 28) dopo l'annunzio della Passione
fosse risuscitato da morte. Mantennero essi la rac-
comandazione, domandandosi però tra loro che cosa
si compie questo grande mistero,
significasse « risorgere da morte». Che si tratti di una cosa importante e che il
Poi gli chiesero: CI; Perchè gli Scribi vanno dicendo , mistero si colleghi con gli avvenimenti precedenti,
che prima ha da venire Elia? ». Rispose loro Gesù:
« Certo, prima deve venire Elia e rimettere tutto in
lo prova la doppia circostanza della data preci-
ordine; ma allora, come mai sta scritto del Figlio sata dagli Evangelisti che raccontano il fatto.
ddl'uomo che deve soffrire molto cd essere trattato Circostanza di luogo: verosimilmente, secondo
con disprezzo? Ah! io vi dico, che in verità Elia
già è venuto - ma gli hanno fatto quel che essi vo- la tradizione, la Trasfigurazione avvenne sul monte
levano - come è stato scritto di lui ". Tabor_ Il Salvatore poteva facilmente in sei gior~
MAnEo XVlI, 1-12. Sei giomi dopo, Gesù prende con sè Pietro, ni percorrere la distanza (100 km. circa) che se-
Giacomo e Giovanni suo fratello e lì fa salire, in
disparte, sopra un alto monte. E si trasfigurò in
para Cesarea dal Tabor. Nel mistero che segue
loro presenza, sì che il suo volto rifulse come il sole immediatamente questo, troviamo presenti gli
e le sue vesti diventarono candide come la luce: Scribi: ciò prova che siamo. in Galilea.
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che parla-
nmo con lui. Pietro allora prese a dire a Gesù : Il monte Tabor, staccato nel massiccio di
" Signore, è cosa buona che noi stiamo qui. Se !u Esdrelon con la sua mole maestosa, la cui forma
vuoi, io farò qui tre tende: una per te, una pcr
Mosè ed una per EUa », Parlava egli ancora, quando
rassomiglia ad una grande piramide tronca, nel
una nube luminosa li avvolse ed eceo una voce venne magnifico orizzonte aperto sul lontano mare Me~
dalla nube che diceva: «Questi è il mio Figliuolo diterraneo, sul lago di Galilea, sull'intero teatro
dilelto , in cui ho riposto le mie compiacenze: lui
ascoltale ". Sentendo ciò , i discepoli si gettarono
delI/apostolato di Gesù, con i grandi ricordi sto~
11occoni a terra, presi da gran paura , Ma Gesù , av- rici che richiamano la vittoria di Barach sui re
vicinandosi ad essi, li toccò e d isse loro : «Alzatevi Cananei e il cantico di Debora; il monte Tabor,
c non temete li . E, levando gli occhi, non videro nes-
sun altro se non il solo Gesù, Mentre Jloi discen. pareva fosse destinato a diventare l'altare d.ella
devano . dal monte, intimò loro Gesù: «Non par- Trasfigurazione.
Jnte a nessuno di questa visione , sill0 a che il
Figlio deiI'uomo non risorga da morte ». E i di·
Il Salvatore prende come testimoni tre dei
scepoli lo interrogarono: ~ Perchè dunque gli $cribi suoi Apostoli: Pietro, ,Giacomo e Giovanni. Non
vanno dicendo che prima deve venire Elia?". Ri- meno di tre, perché è il numero legale dei testi-
.spose egli: « Sì , Elia deve venire e ristabilirà tutte
le cose . Ma io vi dico che Elia è già venuto c non
mani: non ne vuole di più per non rivelare il mi~
lo riconobbero, ma lo trattarono com'essi ,'oUero. stero, se non quanto è necessario.
Allo stesso modo nnche il Figlio dcII 'uomo ha du Sono gli stessi Apostoli che ritroveremo con
soffrire dn loro parte ".

380 381
Gesù agonizzante nel giardino del Getsemani: af-
finché possano alla lor volta fortifica;'e gli altri, tana (Le. IX, 32), e quando si svegliano, il Sal-
dev~no essi stessi essere fortificati. Anche qui con- vatore appare loro già trasfigurato.
statiamo una certa gerarchia negli Apostoli.
Quanto allo .scopo, il Salvatore, conducendo ì
tre Apostoli sul monte, dice che va a pregare )
(< II - La Trasfigu razione
(Le. IX, 28); e infatti Egli prega sul monte (Le .,
IX, 29), altra prova che si tratta di cosa importan- ·L a Trasfigurazione stessa comprende tre parti
te. Ma la preghiera non è l'unico scopo. Il Salvato- principali, mirabilmente appropriate per raggiun-
re SI contenta di esprimere questo motivo per te- gere lo scopo che il Salvatore si propone.
ner segreta la cosa e per non eccitare la invidia Innanzitutto la Trasfigurazione in se stessa . Es-
e il malcontento degli altri Apostoli. . sa è la confenna di quanto ha detto della s ua glo-
ria futura come Giudice e Re, e lascia trasparire
I tre Apostoli scelti da Gesù rispondono volen- un riflesso della gloria di Dio a traverso" la for-
tieri all'invito di pregare: con ciò vediamo che è ma di schiavo» che Egli ha rivestito per amor no-
un male il resistere alle ispirazioni della grazia stro (·F ilipp. II, 6-8; Colosso II, 9).
che ci spingono a pregare: ignorianlo che cosa ri- La Trasfigurazione non è una trasformazione
fiutiamo. piena e completa del corpo di Gesù Cristo nello
Il vero scopo del Salvatore n ella Tras(igurazio- stato glorioso che seguirà la resurrezione, ma solo
ne è di confermare la fede negli Apostoli relati- una apparenza trasfigurata, una luce e uno splen-
vamente agli avvenimenti di cui or ora ha par- dore esterno; forse il suo corpo si eleva da terra
lato, cioè la gloria futura, l'avvicinarsi della s ua per librarsi in aria. E' quello che significano le
Passione e la sua Divinità. espressioni: «Egli apparve trasfigurato » (Mt.,
Queste sono le tre verità di cui vuole convin- XVII, I; Mc. IX, I). "Il suo volto fu mutato»
cerli e dare loro una più completa cognizione. Per (Le. IX, 29). " Il suo volto risplendeva, le sue vesti
ques.to sco~o prende seco i tre Apostoli: possia- divennero sfolgoranti e candide come la neve»
mo lI~magmare la gioia e la dolcezza di questa (Mc. IX, 2; Le. IX, 29).
ascenSlOne la sera, all'ombra dei boschi di quer- Che magnificenza l La possiamo comprendere
ce, di olmi e di pistacchi, piante la cui vegetazione da queste frasi: « Il suo volto risplendeva come il
lussureggia sui fianchi della montagna. sole e le sue vesti erano candide come la neve »
Ar.rivati aI1~ sommità, Gesù comincia a prega- « così che nessun lavandaia della terra sarebbe ca-
re, gh Apostoh pregano sul suo esempio; ma, sic- pace di fenderle tanto candide ) (Mt. XVII, 2; Mc.,
come la preghiera si prolunga, questi si addormen- IX, 2).
Mosè ed Elia condividono questa gloria (Le.,
382
383
_.
IX, 31). E possiamo anche gi udi care di tanta ma- vol uta di un disegno divino: non è una sconfhla
gnificenza dagli effetti che produce negli Apostoli. irr eparabile, ma il compimen to degli eterni de-
Ciò che essi vedono è sì bello, i sentiment i ch e creti di Dio ; e siccome la Passione di Gesù Cristo
provano sono tanto soavi, la luce cosÌ dolce c gra- ha per conseguenza anche il deicid io, di cui il po-
devole, che un incanto es tasiante impedisce loro polo d'I sraele è colpevole, e la riprovazione del
di parlare (Mc. IX, 5) o, sull'esempio di Pietro, popolo ele tto, fors e i due san ti Profeti dell'Antico
parlano di questa m eraviglia come di un sogno Testamento intervengono pe r I sraele.
beato. « Maestro, è bene per noi lo s tar qui; se
vuoi, facciamo q ui tre tende, una per Te, una per Terza par te del mis tero de lla Trasfigurazione:
Mosè ed una per Elia» (Mt. XVII, 4; Mc. IX, 4). la frase di S. Pietro: «E' bene per noi lo stare
Queste frasi sono una eco della gioia del cielo. qui»; una nube lum inosa discende sul Salvatore
e sugli Apostoli e li avvo lge; inoltre una voce si
La seconda parte della Trasfìgurazione è la fa udire: « Questi è il mio Figliuolo diletto, nel
compa rsa di Mosè ed Elia. Quest'ultimo appare quale ho riposto la mia compiacenza; a scoltate-
nel S UD corpo mortaìe, poiché non è · ancora mOf- lo» (MI. XVII, 5; Mc. IX, 6; Le. IX , 34, 35). Evi-
to; Mosè s i m ostra forse sotto un'apparenza est r a- dentemente è l'espressa e solenne conferma della
nea o forse anche nel suo corpo vero risuscitato: d ivin ità di Gesù Cristo e della sua luissione co-
tutti e due sono ne lla gloria come il Salva tore. me Sacerdote e Profeta.
Ma perché sono apparsi? E ssi sonq venut i in- Nella S. Scrittura l'appa ri re d i una n ube lunl i-
nan zi tutto per onorare il Salvatore ed adorarlo. n osa è sempre segno dell'avvicinarsi della pre-
Non vi è dunque d iscordanza t ra l'Antico Tes ta- senza di Dio (Esod. XL, 32; III Re VIII, I O), e
m en to ed il Nuovo Tes tament o: tutt'altro! Mosè d'altra parte il tes to lo indi ca abbastanza. Cosi
ed Elia non sono ch e i garanti del r egno di Gesù Mosè (Esod. XXIV, 9; XXX IV , 28) ed Elia (III Re,
Cristo e del suo futuro progresso; la Legge ed i XIX, 9) sono entrati in misteriosa comunicazione
Profeti non sono che i suoi servi: lo scopo, il Si- con Dio; Abramo in circostanze si mili (Gen. XV,
gnore, è GeSll. Inolt re essi vengono per imparare I ss.), Isacca (Gen. XXVI, 2) e Giacobbe (Gen.,
in che modo avverrà la Redenzione d'Israele, cioè XXVIII, 14) hanno r icevuto ùa Dio conferma del-
per m ezzo delle sofferenze e della morte del Sal- l'Alleanza.
va tore (Le. IX, 31). L'impressione prodotta sugli Apostoli da que-
Questa rivelazione della Passione deve anche sta ultima apparizione e rivelazione è tale, che.
confermare i Disce poli nella fede alla ~pr e dizion e pieni di rispetto e di t imore, cadono con ]a fac-
fatta lo ro e mostrare loro che la Passione non E- cia a terra e rima ngono così p rost rati fm ché il
una cosa imprevis ta, ma l'esecuzione liberam ent'~ Salvatore, avvicinandosi lo ro, li tocca dicendo d i

384 385
- _.
ma che in cominci il regno del Messia o prima del·
non temere e di alzarsi (Mt. XVII, 6-8; Mc. IX,
l'avvento del Messia (Mt. XVII, lO ; Mc. IX, lO).
7; Lc. IX, 36). Questa tradizione degl i Scribi poggiava sulle pro-
fezie (Mal. IV, 5; Eccli. XLVIII, lO ).
Gli Apostoli chiedono duoque come possono
III - Dopo la Trasfigurazione
accordarsi le due cose: secondo gli Seri bi, Elia
Allorché gli Apostoli si rialzano, la magnificenza deve comparire prima del Messia e tuttavia egli
e lo splendore di questa scena sono scomparsl: è comparso or ora dopo il Mess ia. Risponde il
essi vedono solo il Salvatore, che ha ripreso le ap- Salvatore che tutto s i s piega facilmente. E' vero,
parenze ordinarie. . Elia deve apparire prlma del Messia e ristaurare
Scendendo dal monte, Gesù ordina loro di non tutto, cioè ricondurre Is raele al Messia; ed è an·
parlare assolutamente di quanto ~ann.o vedut~ che vero che Elia è già comparso. Difatti Malachia
fin ché Egli non sia ri sorto da morte: gh ApostolI parla di un duplice avvento del Messia: l'uno av-
hanno obbedito (Mt. XVII, 8-9; Mc. IX, 7-9; Lc., verrà al giudizio finale, ed è questo che deve essere
IX, 36). Sarebbe anche stato inutile fare il contra- preceduto dall'apparizione di Elia (Mal. IV, 5);
rio. Più si raccontavano cose llleravigliose del Sal- l'a ltro è l'avvento del Messia per la redenzione deì
vatore, più l'incredulità era contraria alla SU~ pas- mondo, e questo deve essere preceduto dalla ve-
sione e alla sua morte. Forse anche gli stessI Apo- nut"a di Giovanni Batti sta (Mal. III, I). Ora Gio-
stoli non avrebbero compreso : anche qui bisogna vanni è venuto; ma essi non lo hanno riconosciu-
che gli uni vengano ad aiutare gli altri per -fortifi- to e l'hanno trattato come loro piacque (Mt. XVII,
carli ed istruirli. 11-12; XI, 14) così tratteranno il Figlio deli'Uomo.
Questo giorno giorioso rima.ne quindi, dopo tut- Nel testo di S. Marco, benché la risposta differisca
to come un giorno ordinario della vita del Salva- alquanto, ha lo stesso significato (Mc. IX, 11-12).
to~e, umile e silenzioso con la prospettiva della Elia verrà e ristabilirà ogni cosa e le ristabilirà
croce. . . nello stesso modo che è scritto del Figliuol del-
Scendendo dal m o nte la conversazione SI avvIa l'Uomo; cioè soffrirà , sarà disprezzato, respinto.
prima sul senSO delle parole con le quali il Salva- Ma io vi dico anche: « Elia (Gjovanni Battista) è
tore ha annunziato la sua resurreZlOne, prOIbendo già venuto e lo hanno trattato come hanno vo-
agli Apos toli di man ifestare quant.o h~nno . veduto, luto, nel modo che è scritto di lui » (Mc. IX, 11-12)
fino a che il Figliuol dell'Uomo SIa rISUSCItato da cioè, come è annunziato sotto la ngura di EHa. E
m orte (Mc. IX, 9). • . come il profeta ·Elia è stato perseguitato da Ge-
Poi gli Apostoli interrogano il Maestro e g~1 do· zabele (III Re XIX. 2), così Giovanni Battista è
mandano come mai tutto ciò può accordarSI con stato perseguitato da Erode.
quanto dicono gli Scribi, che Elia deve venire pri.
387
386
- ..
Secondo questo testo d i S . Marco, il Salvatore
profetizza molto apertamen te le sofferenze e la d ~rre alla gloria l'autore de lla nostr a fede e i fi-
morte di Elia negli ultimi tempi (Ape. XI , 8-13). ghuolI deUa gloria (Ebr. Il , 9-10 ).
In questo mistero tutto converge allo scopo Il M,essia soIferen te è il vero Messia, tale è la
con una sapienza e discrezione ammirabili . Per conclu,slOne de lla conversazione di Gesù con i due
convincere gli Apos toli della gloria che è s tata P,r~fe tl dell'Antico Testamento, Quanto più ci avvi-
promessa, Gesù non si contenta di lasciarne tra- cl m~~o a ,Gesù e condividiamo ]a sua opera, tan- '
sparire un riflesso sulla sua persona e su quella to plU ~n c he partecipiamo al mi stero della Croce:
dei due profeti, ma la fa gustare, per così dire, ne abb iamo la prova qui nei due precursori del
agli stessi Apostoli nella consolazione e gioia che S~l vatore. La Croce abbraccia l'Antico Testamento
dona loro. e Il N uovo,
La Trasfigurazion e è un riflesso della gloria Questa è una verità che non soia ci riconcilia
futu ra; è l'aurora della mistica cristiana. Tutti gli con la Croce, ma ci sprona a portarla coraggio-
stati soprannaturali de i Santi non sono che un samente, allegramen te, cd anche a ricercarla ed
raggio della gloria del Tabor e per mezzo della ama rla per amor di GeS tI Cristo e per la sua D'I oria
magnificenza di questa aurora che preannunzia (I Peto II, 21 ; IV, 13). b

la gloria futura di Gesù , noi comprendiamo la gran-


dezza de l sacrificio che Egli ha fatto spogliando-
sene per rivestire la forma di schiavo . Dobbiamo
quindi ringraziarlo con tutto il cuore.
La divin ità ha qui una conferma luminosa, in
modo così impressionante che, molti anni dopo,
S. Pietro non aveva potuto dimen ticare questa
splendida rivelazione; tra le fat iche e le prove del
suo pellegrinare quaggiLl, la ripensava come una
lllce che splende in luogo oscuro (II Peto I, 16-19).
La Trasfigurazione è una delle grandi manife-
stazioni rese da l Padre Celeste al Figlio, nello
splendore della potenza c de lla maestà, com e già
al Battes imo del Salva tore, e come lo farà poi nel
Temp io, immediatamente prima della ..Passione,
F inalmente la Croce è gius tificata, in quanto
essa è il piano div ino che deve consumare e con-

~88
389

j
-.
M,IRCO lX , 14·29, Glielo cundussero, Non appena vide Gesù, lo spirito
lo fece dare in convu lsioni, e cadendo a terra, vi si
rotolava mettendo schiuma .
Chiese Gesù a s uo I)adre: • Da qua nto tempo gli
s u ccede questo? _, • Fin dalla fanci u llezza, rispose
lo'Sli, e s pesse volte (lo spiri to) lo gettò c nel fuoco
\: nell'acqua per farlo perire. Ma tu , se puoi qual.
MEDITAZIONE 104 che cosa, vieni in nostro aIUto, pc\" pietà verso di
noi! >I, Gli diss~ Gesù: « Se tu puoi?. Tutto c
l)Qssibile a chi crede! lO . E suhito il padre del fan ·
ciul.lo gridò, tra le lagrime: « l o c redo; deh! t u
GUARIGIONE DEL LUNATICO aiUla la mia poca fede! _. E vedendo Gesù che
nuo\'a gente accorreVll, comandò allo 51pirito immon -
do, dicendogli: ~ Spirito muto e sordo , io a te lo
t'o mando: Esci da lu i c in lui più non ritornare ft ,
LUCA
IX, 37-43. Il giomo seguente discendendo essi dal monte, gli E lo spi rito , udando e agi tandolo con fort i convul-
si fece incontro una gl'an folla di gente; quando un s ioni. se ne lIsel. Rimase il fanciullo come morto,
cotale cominciò a gridare di mezzo alta folla: .. Mae- tanto che i più dicevano : E' morto, Ma Gesù, pren-
~tro. io l i pr~go di gettare uno sguardo su .Il~io dendolo per mano, lo r ialzò cd egli ste lle d ir itlb
11gl io, l'unico ch e io mi abbia ; e vedi, uno splnl~ in piedi.
s'impad ronisce di lui , c s ubito egli urla; e lo SPI- Quando poi Gesù fu entrato in casa e furono
rito lo contOITe coovulsivamente si che egli mette da soli, i suoi discepoli gli domandarono: " Perchè
~cbiurna, c n gran stento se ne ' va \-ia da lui, di- noi non l 'abbiamo potuto scacciare via? ». Rispose
laniandoLo tutto. Ho pregato i tuoi discepoli perch~ loro: • Cotesta genia di demoni non s i può caecian
[o cacciassero via, ma non ci sono riusciti~. Gesù se non con la IJI"\:ghlera e ':01 digiu no _.
pn.:sc allora a dire: .. O generazione incr~dula ~ per-
\'ersa, sino il quando starò io con \'01 e VI sop-
parlerò? Su, tuO figlio menalo qui ~ . E nel men tre M :l"m ,o: XV IL , 14·21. Ed essendo essi giunt i presso In gente, un
si a\'vit.:inm'a, i l demonio lo gettò il terra e l~ uomo gli sì appressò, e, gellatosi in ginocchi o di·
contorse con violcnzll. Ma Ge5Ù comandò allo Spl· nanzi a lui , gli disse: « Signote, abbi picta del mio
rito immondo e gu<lrl il fanci ullo, c lo consegnò Il figliuolo, ch e 1: l unatico e soffre tanto; perchè spesso
::;uo padre. E tulli erano presi da grande stupOI"t! cade nel fuoco e spesso nell'acqua. Già l'ho con-
davanti a lla grandc7.za di Dio. dotto ai tuoi discepoli, ma non l'hanno potuto gua-
r ire Il. " O generazione incred ula c perve rsa , r ispose
M,\RUJ IX. 1-4-29, Tornando dai discepoli , videro lIna fo lla nume rosa Gesù, e sino a quando sta rò con voi? s ino a qua ndo
intorno ad essi c degli Scribi, che stavano discu - vi sopporterò? conducetemelo yui ~ . E Gesù lo sgri do
tendo con loro. E tutta qllella geDle toslochè lo vide ~ md da lui il demonio ; e in qllell'istante il fan -
tuUu stupefatta accorse da lu i a salutarlo. Domandl~ c iullo fu guarito , f discepoli ull ora s i 'l.vvicinarollo
GCSlt: « Di che disputate con essi? lO , " Maestro, gli a lui in disparte e gli chiesero : " Ma perchè noi
ri::;pose uno di coloro, t i ho condollO Qui mio figlio , a ltri non lo potemmo cacciar via? _. E Gesù ad essi:
c hc è im'asalo da un demon io muto; il quale, dove c A causa della vost ra poca fede; poiehè vi dico
s i impadronisce d i lui, lo butta a te rra; ed egli spu- in veri tà: Se .",rete tanla fede qUilnt 'è u n grano
ma, e digrigna i denti e si irdgidisce. H o domall ~ di senapa , direte a questo monle: Traspòr ta ti di qu)
,IalO a i tuoi discepoli di cacciarlo ,'ia ; ma non CI fin là ... ed esso si trasportera, c ni ente vi sarà im-
sono riusciti ]f . Ma Gesù disse loro cosl: « O gell~. possibile. Quanto a questa genia di demoni. non
rozione incredula, e tino a quando starò con VOI? esce se non con la preghiera e col digi u no~ .
tino il <luando vi sopportero Conducetelo -<la me ».

39 1
390
Mentre il Salvatore discende da l mon te della
- -
Le ci rcostanze non sono favorevoli; anzi esse
Trasfigurazione (Le. I X, 37) guarisce un ossesso s i rito rcono contro lo stesso Sa lva tore, pe rché è
lunatico e muto. Ecco i particolari del miracolo. Lui che ha da to agli Apostoli il potere di scacciare
j demoni, e gli Apostoli hanno la ve rgogna di uno
smacco per cui sono tu rbati. Poco fa sul Tabor
I - Il Salvatore condanna la incredulità
la gloria e la maestà; ora, a poca dist anza, le af-
Cil"costanze in cui è fatta q uesta rip rensione. llizioni e le difficoltà della vita! Pochi is tanti pri-
Il Salvatore, avvicinandosi, trova molta folla e i ma eran o le gioie della mistica divina, e ora il ter-
suoi discepoli ch e discutono con gli Scribi (Mc. IX, r ibile spettacol u dell a mistica diab olica!
13). La discussione er a sulla questione del Messia Il r imp rovero fa tto dal Salvatore si riferisce
e sul caso dell'ossesso che avevan o din anzi. Gli alla manca nza di fede: « Razza incredul a e perver-
Seri bi, a quanto pare, approfit tavano volentieri del sa ! fino a qu and o sarò con voi ? fino a quando vi
l'assenza del Maestro per molestare i discepoli, sopporterò?» (Lc. IX , 41; Mc. IX, 18 ; Mt. XVII,
che a stento sapevano di fe nde rsi dai loro ass al ti. 16). Il rimprovero è rivo lto a tut ti, secondo che
Il Salvatore cmupare; il popolo è sorpreso e ciascun o più o m eno lo merita. Va agli Apostoli
penetra to da ri spettosa meraviglia; sia che GeSti cui la prima sconfitta scoraggia (Mt . XVII , 19), co-
conservi ancora lo splendore e la maes tà, riflesso me al padre de ll'ossesso, a cui manca fede e fidu-
della Trasfigurazione, sia che la folla, d iscutendo, cia (Mc. IX, 22).
abbia vivamente contrariato gli Apostoli. Tutti s i Il Sa lvatore vuo le ecci tare la fede e la fiducia.
adunano, vanno r is pettosamente d inanzi a Gesù Se Egli si affligge, è unicamente perché queste d ue
e lo salu tano (Mc. IX, 14). « Di ch e cosa discu- vir tù m ancano loro.
tete? )} domanda Egli.
Allora un uomo si fa innanzi, gli s i getta ai pie·
d i, lo scongiur a di muoversi a com passione di suo II - Il Salvatore conduce alla fede il padre
fig lio e ad avere p ietà d i lui. Il figlio è epilettico, è dell'ossesso e compie il miracolo
muto; e causa del suo male è l'ossessione diabo· Per cond urre alla fede il padre dell'ossesso, il
lica: il demonio s'impossessa di lui, lo getta a ter - Salvatore usa tre m ezzi. Primo: Egli p ermett e a l
ra: a llor a il fanciullo urla, manda bava dalla boc- demonio d i esercitare il s uo potere sul1'ossesso
ca) digrigna i denti, è scosso da violente convul· condotto alla sua presenza. « Al vedere Gesù lo
sioni, come se il demonio volesse sbranarlo. Lo spirito fece dare in cun vul sioni il fanciullo' il
sfortun ato padre ha p r egato i dis cepoli di scac- quale, caduto a ter ra, si ravvo ltolava schiumando»
ciare il demonio, ma non vi sono riusciti. (Mc.,
I X, 16-17; Lc. IX, 38-39-40; Mt. XJ<II, ·14-1 5).
{Mc. IX, 19; Lc. IX, 42). 11 demonio rive la così il ,
suo timore e la sua impotenza d inanzi al Salva.

392 393
_.
tore, risveglia nel disgraziato padre un più vivo Gesl' si diparta sempre e dappertutto egual-
desiderio di vedere liberato il figlio. mente: riguardo al demonio potere e maestà, con
Secondo: Gesù manifesta al padre grande sim- gli uomini dolcezza c tenera bontà.
patia: gli chiede notizie sull'ossessi~n~ e ~alattia
del figlio. Il padre risponde: suo flgho, fmo dal-
l'infanzia è stato tormentato dal demonio che lo III - Il Salvatore insegna agli Apostoli
getta ora nel fuoco e ora nell'acqua per farlo mo- il segreto per scacciare i demoni
rire (Mc. IX, 21). La simpatia dimostrata dal Sal-
vatore guadagna quest'uomo e gli mette sulle lab- Il Salvatore entra poi in una casa e gli Apostoli
bra una preghiera pressante: « Se potete fare qu~!­ gli domandano segretamente perché essi non naIl-
che cosa, abbiate pietà di noi e soccorreteCI)' no potuto scacciare il demonio (Mc. IX, 27; Mt. ,
(Mc. IX, 21). Tuttavia si vede che queste parole XVII, 18 ). Consideriamo qui lo zelo degli Apostoli
mostrano una fede ancora imperfetta. per istruirsi e formarsi alla loro vocazione, ma
Terzo: il Salvatore impegna espressamente anche la loro sen1plicità e umiltà.
quest'uomo a credere ed attribuisce ?oi all~ fede II Salvatore risponde ed insegna agli Apostoli il
il buon esito. ({ Se puoi credere, ognI cosa e pos- modo p er scacciare ii demonio, in quanto dipende
sibile a chi crede ». (Mc. IX, 22). Allora il padre dagli stessi Apostoli e dalle loro disposizioni spi-
piangendo esclama: « Credo, Signore, ma aiuta la rituali. Il potere di scacciare i demoni veramente
mia incred ulità" (Mc. IX, 23). è l'effetto di un potere comunicato da Dio, un
Questa buona volontà di credere, è già la fe- dono speciale ( Le. IX, l).
de: tale è poi la sua fiducia, che egli non domanda Tuttavia Dio fa dipendere l'esito di questo po-
più solo la guarigione del figlio, ~a. an.che la sua. tere da quello stesso che ne è il deposii"'a rio. La
Allora, con queste buone dispos1Z1oDl d~1 padre, prima cosa da fare è quindi credere. E il Salvatore
in mezzO alla folla che aumenta sempre, Il Salva- rimprovera i discepoU di non aver potuto scaccia-
tore compie il miracolo e ordina al demonio: re i demoni per la loro poca fede; aggiunge che
« Spirito sordo e muto, io te lo comando, escI essi trasporterebbero anche le montagne e nulla
da lui e non entrarci più» (Mc. IX, 24-26). sareb be loro impossibile, se avessero fede sola-
Il demonio esce dopo aver cacciato un urlo e mente come un granello di senapa. « In verità vi
agitato l'ossesso con violente convu l sion~, ~osic­ dico, che se aveste tanta fede quanto un granello
ch é il fanciullo rimane tramortito e moltI dIcono di senapa, potreste dire a questo monte: - passa
che è morto .. Ma Gesù prende il fanciullo per ma- da qui là! - e passerebbe" (Mt. XVII, 19).
no lo rialza e lo rende al padre (Mc. IX, 24-26; Questa fede non è altro che la fede la quale
Le. IX, 43; MI. XVII, 17). opera i m iracoli, cioè una fede che suppone unE!

394 395
-. •

tale HducÌa e un a lale sicurezza, da cui risulta il


mi racolo.
Gli Apos toli non aveva no questa fede robusta.
Alt r i, per esempio S. Grego r io il tauma turgo, han
MEDITAZIONE 105
no in grazia di questa fede realmente compiuto jl
miracolo di cui parla il Salva tore: essi hanno tra-
spo rt ato le m ontagne. RINNOVATA PREDIZIONE
Il secondo mezzo è la preghiera e il digiuno. DELLA PASSIONE
« Demoni siffa tti non si scacciano se non con la
preghiera e col d igiuno (Mt. XVII, 20; Mc. IX, 28).
Infatti col digiuno l'uomo si scioglie dai legami LtJc.\ IX. 44-45 . Or mentre tutt i e ra no meraviglia ti per tutto ciò,
e dall'impero della natura corrolla, si libera dal che egli faceva. disse ai su ui discepoli: " I mpri-
metev i ben e in mente tutte queste cose , pcrch è il
giogo delle cattive passioni ch e lo assogge ttano al Figlio dell'uomo deve essere consegnalo nelle ma ni
potere del demonio: con la preghiera si unisce a degl i uomini lO. Ma essi non comprendevano u n la l
padare, che rimaneva velato per loro in m odo da
Dio e partecipa della s ua potenza di vina. Ilon capirlo . e tcmevano di in tcrrogarlo su quel.
Evidentem ente tutto ques to ha per iscopo di l 'argomento.
raccomandarci la fede e la fiducia e nei tempo MARCO TX, 30·32. Essendo partiti d i là, passarono ,ltra'/crso al1 n
Ga.li l ~a; Gesu però non voleva che lu si sapesse;
s tesso, le parole del Salva to re r elative alla pre- pOlche a mmaestrava i suoi discepoli , c diceva loro:
ghiera e al d igiuno, sono una direttiva importante « Il . F.iglio de.l I'uo mo sa rà, dalo nclie mani degli
UOm ini, che lo uccideran no; ma tre giorni dopo
per la vita s pirituale. essere ucciso, risorge rà _. Or essi non capivam)
Pregare e mortificar si è il secreto della forza quella cosa e avevano t imore d i in tcrrogarlo.
che ci rende terribili al n emico, invincibili ai suoi MATn:o XVII . 22. Or ment re essi erano insieme u ni ti in Galilea.
Gcsu disse loro: .. Il Figlio del l'uomo sta per es-
satelliti . sere dato nelle mani degli uomini , che lo met·
teranno a morte, ma il terzo .giom o egli ris usci te-
rà ,. . Ed essi nc furo no grand emen te rattr is tat i.

I ' Circostanze di questa predizione


La pred izione è fatta in Galilea , cioè nella re-
gione che il Salvatore a tt rave r sa, di sceso dal mon ~
te della Trasfigurazion e (Mc. IX, 30 ; Mt . XVII, 22 ):
A quanto pare Gesù annunzia la sua Passione
durante il viaggio; e fu gge i grandi cen tri popola-

397
396
_.
ti, perché la guangIOne miracolosa del lunatico, ne, perché non lo perdano di vista, specialmente
da cui ha or ora scacciato il demonio, ha riempito nei momenti in cui l'entusiasmo della folla au-
la folla di ammirazione: tutti sono meravigliati menta, e d'altra parte l'ora della Passione si av-
« del potere di Dio) e pieni di entusiasmo (Le, vicina sempre più.
IX, 44.) Commovente prudenza del Salvatore, ammira~
Gesù vuole dunque evitare di dare ansa a que- bile umiltà che ci lascia intravvedere i sentimenti
sti trasporti, e approfitta invece di circostanze del suo Divin Cuore, là ave la Croce estende
tanto gloriose per parlare della sua Passione. ognor più la sua Olubra con tristezze e angosce
ognor crescenti, lTIa tuttavia sempre perchè Egli
si degna permetterIo e nella misura in cui lo
II - Predizione della Passione permette.
In quanto alla predizione in sè, senza essere
cosÌ particolareggiata come la prin1a, essa ne rac- III - Effetti della predizione sugli Apostoli
chiude tuttavia i punti principali: il Salvatore
annunzia la sua morte e la sua risurrezione ag- Vediamo come gli Apostoli accolgono questa
giungendovi una nuova circostanza, quella del tra- nuova predizione Gli Evangelisti ci indicano tre
dimento: (, Il Figliuol dell'uomo sta per essere cose al riguardo:
dato nelle mani degli uomini; lo uccideranno e Prima: gli Apostoli non comprendono le pa-
nel terzo giorno risusciterà )} (Le. IX, 44; Mc. IX, role del Salvatore che sono per loro un enigma
31; MI. XVII, 22). (Le. IX, 45; Mc. IX, 31) ; essi non vedono come
La predizione è ben grave e formale. Che pro- sia possibile che il Salvatore, il Messia che è Dio,
fonda tristezza nel contrasto! ({ Il Figlio dell'uo- muoia di morte violenta e finisca la sua vita
mo,}) jl fiore più nobile della umanità, Lui, glo- cosÌ ignominiosamente.
ria e capo degli uomini, sarà dato a morte da Essi danno piuttosto a queste parole un senso
questi stessi uomini che è venuto a salvare! ben diverso da quello vero con cui il Salvatore
Ma pare che il Salvatore voglia nel tempo stes- intende dirle; e ciò sia per l'idea che essi si osti-
so che i suoi discepoli s'imprimano queste parole nano a farsi di un Messia glor~oso, sia per la loro
nel profondo del cuore. «Ascoltate attentamente ripugnanza al soffrire e alla Croce.
ciò che vi dico », mettete queste parole in cuor Seconda: gli Evangelisti ci dicono che gli Apo-
vostro, cioè: ascoltatele, custoditele, non dimen- stoli si rattristano e si affliggono (Mt. XVII, 22)
ticatele mai. Evidentemente l'intenzione di Gesù come ognuno naturalmente fa all'annunzio di gra-
in questa rivelazione è di richiamare sempre più ve disgrazia che colpirà lui e i suoi cari.
alla mente degli Apostoli il pensiero della Passio- Terza: gli Apostoli, malgrado il loro timore c

398 399
-.
la loro tristezza, non osano chiedere spiegazivni
(Le. IX, 45; Mc. IX , 32). E ' tanto naturale all'uo-
mo allontanru'e dalla sua mente il pensiero di una
disgrazia , e di una c roce, di res pinge rn e il ricordo,
di non volerne spiegazion i! MEDITAZIONE 106
Il Salvatore li lascia alle proprie r iflessioni,
non aggiunge altro pe r timore che, sa pendo trop· LA TASSA PER IL TEMPIO
p o, si scoraggino (Le. IX, 45).
Negli Apos toli riconosciamo lTIan mano i p en·
sieri e l'atteggiamento che l'uomo ispirato dai MATTf.O XV II. 23-26. Giunti poi cht: fu rono a Cafa rnao, si accosta·
rono a Pietro gli esatto ri dei didrammi. c gli d is,
soli sentimenti naturali prende dinanzi a l dolore sero: « li vostro maestro non paga le due dramme? ~,
e a lla croce. Tali qua li sono anche i nostri pen· « SI ", rispose egli. E nell'entrare in casa, Gesù lo

sieri, le nostre impressioni e la nos tra condotta pr{'ven ne con djrgli : .. Che te ne pare, o Simone? J
re del la tel'l<\ da chi ricevono tasse o tributo? dai
in simili circostanze, se la grazia non ci assiste loro fig li o dagli estranei?, E avendogli Pietro ri-
per trasformare le nos tre vedute ed i nost ri sen· sposto: .. Dagli estra nei », Gesù gli replicò: .. Dunque
timenti. i figli nc sono escn t i. Pe rò per non scandaJizzarc
cosloro, va' al mare, getta l'amo c tira su il primo
Nel Salvatore, invece, vediamo i pensieri e i pesce che salirà; aprigli la bocca, vi troverai lIlIO
sentimenti della graz ia. ,Egli pensa continuam ente statc rc; pre nd ilo c dallo <Id essi pcr me e per te ».
aUa sua Passione, ne parla e va coraggiosamente
incon tro ad essa. Si degn i il di vin Maestro attirarci Dopo ques ti viaggi apostol ic i, il Salvatore ri-
tutti alla scuola dci suo Cuore sÌ amante della torna a Cafarnao (MI. XVII, 23). Quivi gli esat-
Croce! tori delle imposte si presen tano a Pietro.

I - Domanda dei ricevitori delle imposte


a Pietro
L'imposta raccolta dagli esattori e ra una tas·
sa che ogni Israelita, dai venti anni in su, do-
veva pagare per sopperire alle spese del cul to nel
Tempio. Era quindi un tributo offerto a Dio: esso
era di u n mezzo sic10 o due dramme (circa cento
lire) e si ra ccoglieva al domicilio di ciascuno alla
fine dell 'ultimo mese clell'anno, cioè prima del

400 401
-,
mese di Pasqua. I Sacerdoti, e probabilmente ano rabola gli pone una questione la quale dimostra
che i leviti e i rabbini, ne erano esenti (Esod. che, come Figlio di Dio, non è obbligato a pagare
XXX, 13; IV Re XII, 4; II Para1. XXIV, 6; II una tassa religiosa. Tuttavia per carità e per pru-
Esdr. X, 32). denza vi si sottomette, manda Pietro a gettare
Dal modo con cui gli esattori delle imposte l'amo in mare e fa il miracolo che conosciamo
adempiono il loro incarico, si vede la loro premu- (MI. XVII, 24-26).
ra e il loro zelo, poichè il tempo del pagamento Abbiamo qui divers e cose notevol i da meditare
è passato c tuttavia essi vi pensano ancora e non riguardo al Salvatore.
tralasciano alcuno. Prima di tutto la sua grande povertà. Egli non
, Si vede anche la loro condotta cortese e ri- possiede nemmeno un mezzo siclo per pagare que-
servata: cruedono a Pietro, se il loro Maestro non sta tassa tanto modica; deve ricorrere alla bene-
paga la tassa; in altri termini, se forse l'ha già volenza altrui o fare un miracolo.
pagata altrove, o se ordinariamente la paga. Non Il Salvatore inoltre attesta qui la sua dignità
si rivolgono direttamente al Salvatore, ma a Pie- e grandezza come Figlio di Dio, protesta contro
tro per deferenza e rispetto a GeStI, ovvero per- la precipitazione di Pietro che ha dimenticato tale
chè la casa in cui abita il Maestro appartiene a verità. Ma questa p r otesta è piena di bontà, op-
Pietro (Mt. XVII, 23). portunità e dolcezza.
Gesù interroga il suo · Apostolo: per mezzo di
II . Risposta di Pietro una parabola gli chiede se i re esigono le tasse
dai figli o dai sudditi. La risposta era facile, e
Pietro, senza tanto riflettere, rispOl~de affer- con quella il Salvatore afferma la sua dignità di
mativamente. E' il suo carattere! Egli non pensa Figlio di Dio, che prova nuovamente sia per la
di avere con ciò praticamente confessato che Gesù onniscienza che gli fa rivelare a Pietro la conver-
è il Figlio di Dio: la sua risposta lascia intendere
sazione avuta . CO:9 il collettore della tassa, sia per
il suo pensiero: che il Maestro paga la tassa come il miracolo che compie creando una dramma in
tutti, ed è senza dubbio quello che il Salvatore bocca al pesce, a meno che non si voglia anunet-
aveva già fatto . Tali potevano essere i mot ivi della tere che Egli conoscesse già la esistenza della
risposta di Pietro (MI. XVII, 14). dramma in bocca al pesce, e allora una prova di
più della sua onnisct!nza.
III . Il Salvatore rettifica la risposta di S. Pietro Terzo: notiamo la prudenza, riservatezza e ca-
Allorquando Piètro torna in casa, sia per pren- rità del Salvatore. Per non scandalizzare e non
dere il denaro, sia per informare il Maestro del- provocare l'attenzione, la malevolenza e l'ostilità,
l'accaduto, il Salvatore lo previene e con una pa- si sottomette volontariamente a pagare una tassa

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_.
religiosa fissata per gli altri e non per Lui; non
vuoi fare nulla con detrimento della carità.
Finalmente, il Salvatore mostra la sua stima
ed amore per S . Pietro pagando la tassa per lui
ed a,s sociandolo al miracolo.
Lo scopo del mistero è, innanzi tutto, questa ri- MEDITAZIONE 107
velazione di una scienza e potenza divina, per
confermare la fede di Pietro nella divinità di Gesù GLI APOSTOLI SI DISPUTANO
(la Filiazione divina) e condurlo a tradurre pra-
ticamente tale fede nei pensieri, giudizi e opere: LA PRECEDENZA
inoltre mediante l'aulInirabile condiscendenza,
che gli fa mettere Pietro allo stesso suo livello,
LuCo\ IX, 40·48. Entrò poì in essi un pens iero : chi di loro fosse il
pagando la tassa per sé e per l'Apostolo con que- maggiore. Ma Gesù, conoscendo quel pensiero del
sto miracolo che crea la dramma in bocca al pe- loro cuore, preso un fanc iullo, se lo pose accanto
e disse loro : "Chi riceve cotes lo piccolo fanciullo
sce, Gesù Cristo voleva figurare ]a Chiesa e spe- in nome mio, riceve me ; e chi riceve me, riceve
cialmente il primato nella sua natura, le sue pro- colui che mi ha mandato ; perchè colui che è tra
prietà e relazioni telnporaIi col mondo. voi il minore quegli è grande~.
E' la stessa autorità, è lo stesso potere: è la tvhRCO IX) 33-37. E vennero a Cafarnao; c quando furono in casa,
stessa grandezza che lo innalza al disopra di certe Gesù li interrogò: <t Di che discutevate per via? ».
Ma essi tace,'ano; perchè , s lrada facendo, avev1.\Oo
rivendicazioni temporali; ]a stessa esenzione da dìscusso tra di loro chi fosse il maggiore. Ed es·
obblighi ai quali altri sono soggetti; ma è anche lo sendosi seduto chiamò a sè i Dodici e disse loro:
stesso assoggettamento alle necessità delIa vita " Se qualcuno vuole essere il primo, sarà l'ultima
di tutti e il servo di tutti»: Poi, preso un fan-
e del tempo: la stessa stabilità nel concorso della ciullo, lo mise in mezzo ad essi, c tenendolo tr,l
potenza divina e di quella umana, delle cause na- le hraccia disse loro: «Chi accoglie uno di codesLi
turali e di quelle soprannaturali, come si vede, fanciulli per causa del mio nome, accoglie lJle ; c
chi accoglie me, non tanto accogli.e me , quan to co-
per esempio, nella formazione e costituzione de- lu i, che mi ha mandato ».
gli stati della Chiesa.
.\h'fTEO XV ITI , l-S. In quel momenlo si appn:ssarono a Gesll i
Finalmente è la stessa condiscendenza tutta discepoli, e gli dissero: "Chi è dunque il mag-
bontà e dolcezza dinanzi alle esigenze dei tempi. giore nel regno dei cieli?~. E Gesù, chiamato a sè
un fanciullo, lo pose in mel.l.o a [oro, e disse:
·Noi quindi ritroviamo anche qui il Salvatore: " In verità vi dico, se non \'i convert ite e non di-
grande, amabile, condiscendente. ventale come i fanciulli , non entrerete mai nel
regno dei cicli. Chiunque pertanto si fara piccolo
come questo fanciullo, quegli è il più grande nei
cieli; e chi riceve un fanciullo solo come questo
m mio nome , rice"e me ~ .

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405
- _.
Durante un viaggio nei dintorni di Cafarnao perché gli Apostoli non osano rispondere quando
(Mc. IX. 32) gli Apostoli si mettono a disputare tra il Messia li interroga.
di loro sulla precedenza nel regno del Messia.

II . R improvero del Salvatore


I • Disputa degli Apostoli
Gesù si assi de in mezzo agli Apostoli a bias>ima
Forse occasione di questa disputa fu la predi- la loro condotta. Qui ci si rivela lo zelo del Salva-
zione della -resurrezione del Salvatore e la rivela- tore nella formazione degli Apostoli. Egli non la·
zione del suo regno: forse anche la deferenza ri- scia passare nulla inosservato. Ma vediamo poi il
pet utamente accordata a tre degli Apostoli, e spe· modo con cui fa loro la riprensione: innanzi tut-
cialmente a Pietro. to, con dolcezza e affabilità; nemmeno una paro-
A quando pare la discu ssione fu molto anima- la un po' dura.
ta e proseguì durante tu tto il tragitto, fino a Ca· Secondo: condanna la loro ambizione in modo
faraao, mentre il Salvatore precedeva i suoi Apo- stupendo con le parole e con gli atti. Chiama
stoli o li seguiva forse pregando, raccolto nel vicino a sé un fanciulletto, lo abbraccia, lo mette
suo pensare. in mezzo agli Apostoli e dice: « Se voi non diven-
Arrivati a casa, Gesù li in terroga: « Di che ave- terete come i pargoJ.ì, non entrerete nel regno dei
te parlato lungo la strada? » Essi tacciono; però cieli. (Mt. XVIII, 3).
per trarsi d'impiccio, porgono al Salvatore il sog- In quel fanciullo il Salvatore presenta loro l'imo
getto della loro discussione: « Chi è il più grande maginc più amabile, più commovente dell'oblio di
nel regno dei cieli . ? (Mc. IX, 32·33; Le. IX, 46; sé, dell'umiltà dell 'obbedienza.
Mt. XVIII, l ). Terzo : la riprensione è fatta per elevare il
Notiamo' quanto in questa circostanza la di- loro spirito e incoraggiarli. Non proibisce loro
scussione è vana e fuori posto. Innanzi tutto è inu- ogni desiderio di grandezza e di preminenza; ve li
tile, perchè non si può ritraroe niente di bene. esorta invece, m a loro mos trando a qual meta de-
Poi è ridicola: su quale fondamento appoggiarsi, ve tendere la loro ambizione, cioè alla umiltà, aJ
quale ragione supporre? Che poteva pen sarne il .sacrifizio di sé. «( Se uno vuole essere ,jJ primo, sa-
Salvatore? Che cosa avete che non abbiate rice- rà l'ultimo di tutti e il servo di tutti. (Mc. IX, 34;
vuto? (Cor. IV, 7). Lc. IX, 48).
Ed è anche funesta perché é unicamente ispi· E per timore che gli Apostoli indietreggino di.
rata dalla gelosia, da\l'invidia e da\le false idee sul nanzi alla gra ndezza dell'umiltà loro rkhiesta, Egli
regno del Messia; dall'ambizione, e per conseguen- esalta la dignità di quel fanciullo e mostra come
za non poteva che condurre alla d iscordia . Ecco ne lla su::j stessa umiltà vi sia grandezza e merito.

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- _.
«Chi dunque si farà piccolo come questo fanciul- l'egoismo e il princi p io de lla unione con Dio.
lo, sarà il pilI grande nel regno "dei cieli)) (Mt. (Mc. IX, 36. Lc. IX, 48).
XVIII, 4). Alla misura della umiltà corrisponderà Lo spirito di semplicità, di candore, di umiltà
la misura della gra ndezza nel regno dei cieli: e d 'innocenza è come il sale che purifica in noi
{( Chiunque riceve un fanciullo in nome mio, riceve quanto è impuro; ,i l sale da cui ognuno deve es-
me; e chi mi riceve, non f1ceve me, ma Colui che sere purificato, se non vuole esserlo con il fuoco
mi ha mandato " (Lc. IX, 48; Mc. IX, 36). dell'inferno. (Mc. IX. 48 ).
Il fanciullo infatti è l'immagine dell'umiltà di
Gesù Cristo, e perciò esso è l'oggetto delle prefe·
renze del Padre celeste.

III - Conclusione
Qusto mistero c'insegna da una parte con qua~
le diligenza, per i motivi già detti, bisogna fuggi-
re l'ambizione, poichè la t rov iamo anche nella
compagnia immediata del Salvatore e come siano
invece desiderabili la umiltà e la semplicità del
fanciullo, e questo per tre mot·ivi.
Primo: l'umiltà è necessaria a tutti e in certo
senso è condizione indispensabile per giungere a
salvezza ed essere partecipi del regno di Dio. Sen-
za un certo grado di umiltà, non si può apparte-
nere alla Chiesa, nè entrare ,in Cielo.
Secondo: l'umiltà è l'oggetto delle preferenze
di Dio e degli uomini. Vediamo il Salvatore av-
vicinare a sé con bontà il fanciullo, che è la per-
sonificazione della um iltà. Egli l'onora, lo abbrac-
cia e lo benedice. (Lc. IX, 47; Mc. IX, 35).
Terzo: vi è nell'umiltà una vera grandezza e
maestà, una rassomiglianza vivente con Gesù
Cris to, un riverbero della filiazione divina, della
purezza e santità di Dio: essa è la mo rte del-

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_.
dagli Apostoli biasimati per la loro ambizione.
Spesso, volentieri si cerca di uscire dalla confu-
sione passando ad al tra tema: forse anche le pa·
role precedenti : « Chi avrà ricevuto uno di que-
MEDITAZIONE 108 sti piccoli in nome mio, riceve me, e chi mi avrà
ricevuto, non riceve me, ma Colui che mi ha
I DONI DI GRAZIA E IL COLLEGIO mandato" (Mc. IX, 36; Le. IX, 48), han no fallo
pensare a Giovanni che , per riceveJ;'e Gesù, biso-
APOSTOLICO
gna almeno seguire Lui esteriormente, come fan·
no gli Apostoli e appartenere al collegio Aposto-
Ll'CA IV, 49·50. E Giovanni g li disse: ~ Maestro, abbiamo y..:duto un lico per fare miracoli in nOlne di Gesù. Forse
colale che cacciava i dt'nlolli in tuo nome , c gliel 'flh·
biamo proibito. pcrcbè non ti segue con noi l> . Ma anche il ricordo dell'uomo che scacciava i demo-
GeSil gli disse: « Non glielo proibite , poichè ch i ni in nome di GeSti, si è presentato improvviso
non è cont ro di voi . sta per voi ".
alla memoria dell'apostolo.
MARCO IX . 38-41. Gli di sse Giovanni : " Maestro , abbiamo visto lln
cotale cacciare i demoni in tuo nome, e gliel 'ab·
biamo proibito, perchè non ci segue Il . Ma Gesù II - La domanda si basa sopra una falsa Ipotesi
d isse : " Non glielo pro ihite più ; perchè non c 'è
nessuno, che possa fa re un miracolo in mio nome . La domanda fatta da Giovanni sembra supporre
e subito dopo parlar m ale dì me . Colui infatti che
non è contro di noi , è per noi.
che l'usufruire di una tale grazia è cosa essen-
Chiunque vi darà a bere un bicchiere d'acqua per ziale all'apostolato. E' vero che il Salvatore ha
questa ragione che vo i appar tenete al Cristo, ve ] 0 dato questo potere agli Apostoli, ma è un dono
d ico in verità, non perderà la sua r icompensa ".
di supererogazione e non è punto essenziale. L'es-
S. Giovanni, approfittando di un intervallo di senza dell'apostolato consiste nella triplice au-
silenzio, che si era fatto tra gli Apostoli, dopo torità di Sacerdote, Profeta e Pastore, Giovanni.
il rimprQvero del Salvatore, rivolge una domanda pare non faccia questa distinzione ; da ciò, l'im-
a l suo Maestro: ( C E' permesso a chi non appar- portanza ch'egli annette alla cosa.
tiene al Collegio apostolico, scacciare i demoni Ed è anche uno sbaglio supporre che tali doni
in nome di Gesù? ». Essi hanno incontrato qual- siano il privilegio esclusivo del collegio aposto-
cuno che lo faceva e glielo hanno impedito. lico : e per questo ess i hanno impedito a quel-
l'uomo di scacciare i demoni (Le. IX, 49 ; Mc.
I - Occasione della domanda IX, 37).
Finalmente questa domanda è ispirata da un
Diverse circostanze hanno potuto provocare la motivo pitI intimo: una certa grettezza di spirito,
domanda. Prima di tutto la confusione subita la suscettibilità e u n poco di gelosia.

410 411
-,
perché siete di Cristo, in verità vi dico, non per~
III - Il Salvatore corregge l'errore derà la sua ricompensa" (Mc. IX, 40),
Il Salvatore fa. tre cose: Primo: disapprova In questo mistero, vediamo come l'invictia può
la condotta degli Apostoli: essi hanno avuto torto. insinuarsi anche tra le persone piil spirituali .e
({ Non glielo proibite, perché chi non é contro con quale attenzione e diligenza dobbiamo aste~
di voi è per voi" (Le. IX, 50; Mc. IX, 38-39). nerci da questo difetto.
Secondo: dà due motivi della sua decisione: L'invidia é una certa tristezza del bene del
il primo riguarda Ja sua stessa persona. In realtà prossimo . in quanto questo bene ci sembra im-
chi fa un mPracolo in nome di Gesù, crede certa- piccoliTe il nostro: é quindi una offesa alla carità,
men te in Gesù e aderisce a Lui; non é quindi ed ha per principio la piccolezza di cuore. la viltà.
contro dì Lui e non sparlerà del Salvatore, ben- I suoi effetti sono spesso avversione e scontento
ché non appartenga al Collegio apostolico. (Mc. riguardo a Dio e il prossimo; la gioia per le disgra~
IX, 38). Meglio ancora: è una grande gloria per zie del prossimo, la tristezza per i suoi successi.
Gesù che vi siano molti favoriti, in suo nome e in Queste ragioni sono bastevoli per farci bandire
virtù di Lui, dai doni della grazia: è questo una accuratamente dal cuore un sentimento tanto con~
prova della potenza, libertà ed indipendenza del trario allo spirito del Salvatore e così opposto
Salvatore. Infatti' accade spesso che tali grazie so- alla sua condotta. Già anticamente Mosé aveva
no accordate a semplici fedeli, come cOlnpenso, dato di sé un bell'esempio di larghezza di animo
per così dire, dei vantaggi r iservati alle funzioni e di cuore (Num. XI, 29).
ufficiali dell'apostolato e del sacerdozio. Il secondo
Consideriamo ancora la dolcezza e la delicatezza
motivo riguarda gli Apostoli: «Chi non è contro
del Salvatore, la retHtudine e franchezza con le
di voi, é per voi" (Mc. IX, 39; Le. IX, 50). In-
quali Egli proclama ed insegna sempre la verità,
fatt i se ,qualcuno 110n fa parte del vostro Colle~
e finalmente la nobile generosità del suo Cuore
gio, non vuole dire con ciò che sia vostro ne-
tanto sapiente e benefico: questa generosità an~
mica: forse é un fedele, che per conseguenza é
che noi dobbiamo esercitarla non solo nei nostri
ben disposto verso di voi.
rapporti personali col prossimo, ma ancora in
Terzo: il Salvatore conferma quest'ultimo punto
tutti i doveri della nostra vocazione.
promettendo un'eterna ricompensa per la minima
La sentenza ({ Chi non é contro di voi é con voi)}
benevolenza dimostrata agli Apostoli; e li consola
é proprio a proposito per quietare e calmare un
così, dopo averli biasiInati, dimostrando loro
mondo di vani sentimenti e di gelosia. I successi
quanto gli sono cari, come li prcfer.isca agli altri,
degli altri non sono affatto atti ostili contro di
anche quando gli piace di comunicare i doni della
noi; essi servono invece la causa comune e n-
grazia al tale o tal altro all'infuori di essi. «Chi
dondano a profitto del comune Maestro.
vi darà da bere un bicchier d'acqua in nome mio,
413
412
-.
i\bn. XVIII . 6-14, colpa del quale succede lo sClindal0. Chc sc la tua
mano o il tuo pie de è pe!' te di scanrud o. taglialo e
genalo via da le ; m cglio per te cntrare nelIa vita
o monco o zoppo, che , con d ue m,mi o d ue piedi ,
essere getta lO ncl fuoco e terno. E se l'occhio tuo ti
è di scandalo, càvatelo e ge n a lo via da te: meglio
MEDITAZIONE 109 per te con un solo occhio entra l'e nella vita, che,
con due occbI, essere gettato nella geenna del fuoco .
Guardale\'i dal dispreu.arc. uno solo di questi pic.
L O S C A N D A L O culi; poichè vi dico, che i loro angeli nei cieli
contemplano sempre la (accia dd Padre m io, che è
nei cicli •.
.. Poichè il Figliuolo dell 'uomo è venu to a salvare
4uel che era perduto,
Che ve ne pare? Se un uomo lla cento pecore, e
una di esse si perde, non la scia egli for se le no.
M,\Jt(1I IX. 42-50. '" E chitm'luc $<lrà causa di scandalo per uno di van tanove su pei momi, c se ne va in ccrca d ella
cotesti piccoli. che credono in me, è meglio per lui pecorc ll a smarrila? Che se gli avviene di r itroval'la,
che gli si mclla al collo u na macina da mulino e vi dico in verità che si l'allegra per essa , più che
lo si getti in mare. per le nova nlanove, che n Oll si sono slx:rdute . Così
Che se la tua mano ti è di scandalo, troncala ; non è volere d el Padre vostro, che è nei cieli , che
meglio per te enlrare nella vita cosI monco, cbe p!.'riSca uno solo di questi piccoli .,
con tutt'c due le mani andartene nella [I,~enna nel
fuoco inestinguibile. ( Dove il loro verme tlon muore
c il fuQCo ilOti si spegne). E se il tuo piede t i e
oggetto di scan dalo, tagliato via ; meglio pel' le
Dopo l'intermezzo della s piegazione sui doni
entr.:arc neUa vita così zoppo. che con tutt'c due i di grazia, il Sa lva to re ritorn a al discor so sul fan-
piedi essere buttato nella geenna nel fuoco incstin- ciullo e dopo ave r a nnunziato la r icompen sa pro-
guibile. (Dove il loro verme 110/1 muore e il fuoco
tlon si spegne). E se l'occhio ti è di scandalo. stra p-
messa per ogni beneficio fatto a uno d i questi
palo via; meglio per te con un solo occhio entrare piccoli (Mc. IX, 36; MI. XVIII, 5) ci mette in guar-
nel regno di Dio che con tu tt 'e due gli occhi es- d ia contro il pericolo d i scandalizzarli.
sere gellato nella geenn a , dove il loro verm e tlOll
m llore e iI fuoco Ilon si esting/le . Poichè tutt i sa-
ran no sala ti col fuoco, u quel modo che. ogni v it-
tima viene sala ta col sale. Bliona cosa è il sale, ma
se d ivenla inSipi do, con che cosa gli 1"idnr ele il s a- I . Natura dello scanda lo
pore? Abbiat e del sale in voi stcssi, e vivete In
pace con gli altri .,
M,\T1'tiO XVIIl , &.14 ... Ma colui ch e. scandalizzerà u no solo di cotesti
Lo scand alo è ogni parola, ogni azio ne per cui
piccoli, che in me credono, meglio per lui cbe si è ad altri causa di cadut a e d i peccato; com e
gri fosse appesa al collo una macina da asino e invece, ricevere un fanci ull o é fargli del bene, spe·
fosse precipitato nel profondo del mare . Guai :'1,1
mondo per gli scandali! Certo è inevi tabile. che
cialm ente nell'ordine spirituale.
avvengano degli scandali , ma guai a ll 'uomo, per Ques ta es press ione «gli altri» il «prossimo»

414 415
designa tutti gli uomini , ma particolarmente i fe-
- -
Per l'autore dello scandalo, il Salvatore espli-
deli e i fa nciulli, cioè a dire i deboli , pill esposti ca il suo pensiero; primo. ricordando ril supplizio
per questa debolezza spirituale alle deleteria in- di un colpevole gettato in mare con una macina
flu enza dello scanda lo (Mt. XVIII, 6 ; Mc. IX, 41 ). da m ulino al collo: la punizione è quindi certa,
grave, ignominiosa, esemplare. Essa é tuttavia un
male minore dello scandalo, perché lo scandalo é
II - Esistenza e realtà dello scandalo in sé un peccato che porta le più ·f uneste conse~
In questo ammonimento il Salvatore non parla guenze per chi lo dà e per chi lo ~iceve. La pu-
solo della possibilità dello scandalo, ma delia sua nizione indica abbastanza che lo scandaloso é un
realtà: lo scandalo esiste : è necessario, nel corso flagello per la società, contro il quale non sono
ordinario degli avvenimenti, che esistano scandali mai troppe le precauzioni (Mt. XVIII, 6; Mc.
nel mondo (Mt. XVIII, 7), non per la realtà as- IX, 41).
soluta, ma per effetto di cause completamente li- Secondo: il Salvatore fa rilevare la gravità
bere. Esse sono: la permissione cii -Dio, la tenta- dello scandalo, opponendovi la premura dei santi
zione - del demonio, la malizja e debolezza del- Angeli, che, grazie alla loro vicinanza a Dio di
l'uomo. Vediamo infatti che il mondo è un im~ cui contemplano il volto, sono i nobili e potenti
mensa e spaventoso s is lema di scandali dat·i e protettori dei « piccoli » , e non -r itengono di ab·
ricevuti. bassare la loro dignità prendendosi cura di loro
(Mt. XVIII, IO ). Poi v-i oppone la stessa solleci-
tudine del Figliuol dell'uomo, la cui m issione
III - Gravità dello scandalo quaggiù é di -ricondurre e salvare ciò che era per-
La gravità dello scandalo è mostrata dalla duto, con tanta tenerezza, fatiche e una gioia, de-
minaccia del Salvatore : « Guai al mondo ... guai scritte in modo veramente commovente nella pa-
all'uomo, pe r causa de l quale avviene lo scan~ rabola della pecorella sm3rrita e ritrovata (Mt.
dalo »! Questa duplice frase è una manifesta- XVIII, 11-13 ); e finalmente vi oppone l'eterno
zione di compassione per quelli che sono esposti decreto del ·Padre, ch e vuole la salvezza di questi
allo scandalo ed é nel tempo stesso un avviso ed "piccoli » {Mt. XVIII, 14), che nulla -tralascia per
una minaccia di castigo pe r l'autore dello scan- raggiungere lo scopo e dirige tutta la creazione a
dalo (Mt. XVIII, 7). tal fine .
La gravità dello scandalo si rileva inoltre e Gli uomini, gli Angeli, il Figlio di Dio trovano
specialmente dai grandi mali che dobbiamo e s- in questo misericordioso disegno del Padre, che
sere disposti a soUrire piuttusto che dare s can ~ è per loro in qualche modo come una rivelazione
dalo o riceverlo. di Dio, il motivo, la luce e la forza necessari per

416 41 7
- _.
lavorare a lla salvezza delle anime. Queste grandi Marco: « Ognuno sarà salato col fuoco e ogni
cose, lo scandaloso le rende vane e inutili per- vittima sarà salata col sale» (Mc. IX, 48). Per la
dendo le anime. sua virtù di purificare, condire e conservare il
Lo scandalo é quindi veramente un'opera dia- sale é un simbolo dell'Alleanza (Lev. II, 13 ), ed
bolica: lo scandaloso é uno strumento di Satana ogni vittima doveva essere salata per dimostrare
o un vero Satana, cioè l'avversario dei d-isegni e che apparteneva a ·Dio. Così é per tutti gli uomini
delle op ere d i Dio. Da ciò naturalmente si com- dal punto di vista s pirituale. ·P er gli eletti, il sale
prende la sorte riservata al10 scandaloso ; i santi della purezza e del dolore h a fa tto quaggiù la sua
Angeli , la st essa causa di Dio sono là per testi- opera di purificazione e di cond·imen to: nel cielo
moniare, accusatori e vendicatori insieme. esso mantiene solo la sua opera di conservazione,
Riguard o a colui che riceve lo scandalo, il Sal- stabilendo i beati nella eterna unione con Dio.
vatore ci rivela tutta la gravità del male mostran- Ma quelli che danno lo scandalo o lo ricevono
da ci a quali sacrifici ci si debba sottoporre piut- che non si san voluti lasciar salare quaggiù coi
tosto che esporsi ad essere scandalizzato. Tagliare sale della purezza e della innocenza e non hanno
il piede, la lnano, cavare l'occlUo, quando siano cosÌ voluto diventare vittime gradite a Dio; essi
per n oi motivo di scandalo (Mt. XVIII, 8-9), cioè saranno vittime della sua giustizia e salati col
rinunziare a quanto abbiamo di più caro e di fuoco dell'inferno.
più necessario, a quanto ci appartiene più perso- Nello stile della S. Scrittura, i dannati sono
nalmente, piuttosto che lasciarci trascinare al le vittime della giu stizia di .oio (Gerem. XLVI, lO ;
peccato (Mt . V, 29). Ezec. XXI, 9; XXXIX, 17 ). L'espressione « saran-
E il Salvatore ci dà la ragione di questo: tutti no salati col fuoco dell'inferno » è dunque l'im-
i mali sono un nulla, paragonati alJ'inferno, puni- magine di un supplizio terribile , acuto, jmmensa-
zione del peccato grave. L'inferno stesso ci é viva- mente doloroso: è nel tempo stesso l'immagine
men te descritto come un fuoco crudele, in luogo della eternità di quel supplizio, poiché il sale,
ignominioso e infame (Mt. XVIII, 8-9; V, 22) qual benché piccante, non distrugge, ma invece pre-
e ra la valle della Geenna; come una punizione serva dalla corruzione .
eterna, poiché per ben due volte S. Marco ripete In S. Marco il divin Sa lvatore termina la sua
che quel fu oco è « in estinguibile », e per tre volte istruzione sullo scandal o con questa frase, che si
soggiunge: (C Dove il verme non muore e il fuoco collega alla espressione « saranno salati dal fuo-
non si estingue" (Mc. IX, 42-45-47; Ts. LXVI , 24; co », e soggiunge: « Il sale é buono, ma se il sale
XXX, 33; Ecc1. VII, 19 ). diventa scipito, con che gli darete sapore? Ab-
Questa immagine del castigo diviene ancora biate il sale con voi e siate in pace gli uni con
più terribile per le parole del Salvatore in S. gli altri» (Mare. IX, 49).

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-.
Gesù segnala così la causa prima della discus·
sione che era sorta tra gli Apostoli sulla prece·
denza: è ambizione, spirito contrario alla sem-
plicità del fanciullo; ma indica nel tempo stesso
il rimedio: spirito di semplicità, di umiltà e di
pace. Immagine di questo spi.r ito é ancora il sale MEDITAZIONE 110
come simbolo di sapienza, di pace e di unione con
Dio. L'ambizione invece é la rovina della pace e LA CORREZIONE FRATERNA
della sapienza. Gli Apostoli devono tanto più avere
questo sale, in quanto essi sono chiamati a gua-
rire il mondo e salvarlo. Or come lo daranno agli MATTEO XVIII , IS·20 , « E se il tuo fra ld lo ha peccnlo cont ro di te, \ '(1
e ripl'cndilo tra le e lui sulo; se l 'ascolta , avrai
altri se essi prima non lo possiedono? guadagnato tuo fraldlo ; se poi non ('ascolta, prendi
Per il dogma questo mistero ha una duplice con te ancora uno ti due affinchè, sulla parola di
due o Ire testimoni , lutta la cosa sia tenninata .
importanza: esso insegna espressamente ed irre- Che se ricusa di ascoll.a rli , diUo alla Chiesa ; e se
futabilmente l'eternità dell'inferno; fissa la esi· dcusa anche di ascoltare la Chiesa, sia pel' te
stenza degli Angeli custodi . E per la morale, ve· come i l gen lile e il pubblicano , Vi dico in verilà :
Tullo ciò, che legherete sopra la terra sarà lega-
diamo la gravità dello scandalo spiegata e messa lu in c ielo, e (ullo ciò, che scioylic rete soprd la
in luce. lcrra , sarà sciolto in c ielo.
Finalmente, per quanto si riferisce alla per- Vi dico di più: 5t! due di voi sulla terra sono
d'accordo su qualsiasi cosa, che per cssi domand i·
sona del Salvatore, questo mistero ci rivela in no, sarà loro concessa dal Pad re mio, che e nei
modo particolare, la sua bontà, il suo amore per cieli . Poichè dove sono due o Ire riu nili in mio no·
gli uomini alla cui salvezza EgJi riferisce e dirige mc , ci .-.ono io pu rè in mczzo ad t!ssi ".

tutte le cose, iI cielo e la terra, tutte le sue opere,


il suo avvento quaggiù, le sue fatiche e premure. Il Salvatore trae occasione da quanto ha detto
Abbiamo ancora qui un esempio della sapiente sullo scandalo per trattare della correzione fra-
virtù della parola di Gesù. Con quale forza, con terna.
quanta grandezza con qual modo au,raente rias-
sume i motivi che ci dev'Ono allontanare dallo
I . Cosa è la correzione fraterna
scandalo!
Oggetto della correzione fraterna é il peccato
(Mt. XVIII, 15); non solo il peccato in quanto
ci offende o ci cagiona danno, ma il peccato in
sé, in quanto, manifestandosi con un atto ester-
no, costituisce sempre uno scandalo.
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421
_.
Lo scopo della correzione fraterna non é punt~ fossa? Il peccato é il più gran male, l'errore più
di ottenere una soddisfazione personale, ma dI funesto in cui possa cadere il prossimo. La cor-
guarire, salvare l'anima del prossimo, come, dice rezione fraterna é quindi un'opera eccellente di
il Salvatore: «( Se ti ascolta, hai guadagnato 11 tuo carità per i,l prossimo.
fratello» (MI. XVIII, 15). La espressione" ripren- Terzo motivo: noi stessi; sia il nostro vantag-
dere » « convincere » vuole dire qui mostrare chia- gio, perché il Salvatore ci domanderà conto del
ramente al fratello, condurlo a riconoscere il suo nostro fratello, della sua anima che avremmo po-
fallo e correggersi. Non si tratta quindi nella tuto salvare ed abbiamo lasoiato perdere (Esod.
correzione fraterna di un processo giudiziario. UI, 18) ; sia la nostra utilità, perché la correzione
fraterna é una grande opera di misericordia per
il prossimo e di carità verso Dio, e che molto
II . Motivi per esercitare la correzione fraterna spesso si fa senza difficoltà.
Da tutto questo si rileva che la correzione fra·
Primo motivo: Gesù Cristo, lo stesso Dio, la
terna sta allo scandalo, come il I1imedio sta al
sua parola, il suo esempio. Il Salvatore n~ fa ~
male. Quello che lo scandalo ha rovinato, la coro
precetto per tutti e per gli Apostoli, per l fede:"
rezione ·f raterna cerca di riparare.
e in certi casi l'obbligo può divenir grave: ma \tD
tutti i casi non lo è, come quando la prudenza ci
dice che la riprensione é inutile, perché il male
peggiorerebbe, o perché, facendo la carreZlOne, Cl III . Come si deve praticare la correzione
si espone a gravi inconvenienti, oppure perché un fraterna
altro é più adatto per farla utilmente.
Gesù Cristo ci dà l'esempio nella istruzione Il Salvatore non solo impone la correzione
circa lo scandalo nelle cure che Dio e il Salva- fraterna, ma ci insegna anche il modo di prati-
tore prendono per salvare il peccatore . Come Gesù carla. Egli distingue tre gradi che la correzione
cerca di salvare l'uomo perduto, che è nel tempo fraterna deve osservare, perché produca salutari
stesso colpevole per averlo offeso, così dobbiamo effetti: e osservare questi grad; é obbligo come
fare ancor noi, sia che il peccatore Ci abbia of- la stessa correzione, per carità e per giustizia.
feso o meno. Primo: si deve riprendere il ·f ratello in di·
Secondo motivo: il prossimo. Noi avremo gua- sparte tra lui e noi (Mt. XVIII, 15). Se questo
dagnalO il nostro fratello, un fratello che è no- primo passo é inutile, bisogna ricorrere al se-
stro e lo é di Gesù Cristo. Chi non rimetterebbe condo e prendere seco uno o due testimoni, sia
sulla retta via un viaggiatore che 51. è smarfl' t Q., per più impressionare il colpevole e per ispirargli
Chi non soccorrerebbe un uomo caduto in una vergogna, sia per poter provare dinanzi al tri-

422 423
.. '

di rimettere l'oobligo o la punizione, non solo


bunale supremo che la correzione fu tentata (Mt. in questo mondo, ma nell'altro.
XVIII, 16; Deut. XIX, 15). Secondo: il Salvatore prova ancora ques to po-
Finalmente bisogna denunziare la violazione tere della Chiesa mostrando che, se Egli è pre-
dinanzi la Chiesa, cioè davanti le autorità eccle- sente con la sua virtù ed autorità in ogni privata
s iastiche, e non dinanzi ai tribunali civili, perché assemblea, b enché poco numerosa, dei fedeli riu-
ordinariamente non s i tratta di castigare i·} col- nHi in suo nome, cioé in uni one con lui, p er esau-
pevole, ma di correggerlo e ricondurlo sulla retta dire le loro preghiere, sarà molto più presente alla
via. Ora la Chiesa é ufficialmente incaricata di Chiesa docente e dirigente allorché essa insegna
quanto riguarda la salvezza delle anime. o legifera nei Concili e in ogni altro modo (Mt .
S e poi il colpevole non vuole ascoltare la XVIII, 20).
Chiesa, bisogna riguardarlo come un pagano o un Dal punto di vista morale ques to mistero ci
pubblicano, cioé come uno espulso e messo fuori mostra il dovere deJ1 a correzione fraterna che
dalla Chiesa, ana quale non appartiene più, e si dobbiamo adempiere con ogni r iguardo per la
deve evitarlo, come i ·Giudei evitano i pagani e riputazione del colpevole: ci rivela anche il po-
i pubblicani (Mt. XVIII, 17). tere divino della preghiera fatta con fede in unio-
Ino ltre é detto che bisogna sottomettersi al ne ai fratelli.
giudi zio della Chiesa; essa sola ha il diritto di Dal punto di vista dOlll111atico, ha gra nde im-
separa re dalla sua società e di pubblicare questa portanza per l'affermazione dell'autorità e potere
esclus ione. In altri termini, il diritto di sancire la della Chiesa. La Chiesa è il t ribunale s upremo che
scomunica, il cui scopo d 'altronde resta ancora giudica definitivamente di quanto riguarda la sal-
la correzione del colpevole e la premura materna vezza eterna. La sentenza di lei ch e lega o scio-
per gli altri, appartiene a lla Chiesa. glie é decisiva n el tempo e nella eternità.
Il Salvatore lo dichiara in ques ta frase in cui L'uni one con la Chiesa é p er noi sor gente di
at testa il potere della Chiesa: « In verità, in ve- ogni b ene quaggiù: diviene invece inutile, e la
rità vi dico, che tutt o ciò che voi legherete sulla s tessa preghiera perde la sua efficacia, quando ci
te r r a s arà legato in cielo ; e tutto oiò ch e voi scio- si sep ara dalla Chiesa. Questo potere giudiziario
glierete sulla terra, sarà sciolto in cielo)} (Mt. suppone necessaria m ente una Chiesa visibile: che
XVIII, 18 ). efficacia avrebbe quaggiù un potere invisa.biIe?
E' lo stesso potere promesso a S. Pietro, ma Notiamo inoltre che il potere affidato prima
sempre subordinato a quello del principe degli solo a S. Pietro (Mt. XVI, 19) é qui esteso a tutto
Apostoli: questo p otere é di vino e si estende al il Collegio apostolico ; a tutti i superiori eccle-
« foro » interno e a quello esterno: potere di fare siastici, ma dipendenti da Pietro. Il Sa lvatore con-
leggi che obbligano in coscienza, potere di punire,
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424
_.
tinua dunque così la costituzione della Chiesa e
della sua gerarchia.
Riguardo al carattere e alla persona del Sal-
vatore, questo mistero é, importante perché ci
scopre ancora nuove manifestazioni del suo amore MEDITAZIONE 111
tutto dolcezza e compassione per i peccatori. Nel
suo grande desiderio di salvarli, Egli ricorre agli
stessi uomini, come il demonio per perdere le G E N E R O S I T A' N E L P E R D O N A R E
anime con lo scandalo si serve del mistero del- PARABOLA DEL RE E DEI DUE SERVI
l'uomo.
Ai mali spaventosi dello scandalo, dobbiamo
opporre come un argine. la correzione fraterna. M,m'ED XVIII , 21-35 , Allora Pietro si fece at'anti u dirgli: " Si-
gnore, sino a quante volte debbo perdonare al mio
fratello, se egli pecca contro di me? fmo a set-
te? » . E Gesù a lui: «Non ti dico sino a sette, ma
sino a settanta volte sette}>.
Per questo il regno dci cicli fu paragonato ad
un re, che volle regolare i conli con i suoi SClilito-
ri. E quando ebhe cominciato a regolarIi , gli fu
condono uno, che era debitore di diecimila ta-
lcnti. E non avendo costui di che pagare, il pa-
drone comandò che fossero wnduti lui e la mo-
glie ed i figli e quanto aveva , sì che il debilo
fosse pagato. Ma egli , geltatosi ai suoi piedi, prostra-
to dinanzi a lui. lo supplicava: Signore, abbi pa-
ZIenza con mc e ti pagherò ogni debito. E iI padro-
ne di quel servo, impietositosi. lo lasciò andar li-
bero, e gli condonò anche il debito. Uscendo fuo-
ri il SCl,'VO, si imbattè in uno dei servi , suoi Cf'm-
pagni, che gli doveva cento denari; c afferratolo
lo stringeva per la gola , dicendogli : Pagami quello
che devi. E quel suo compagno, gettandosegli ai
piedi , lo supplicava: Abbi pazienza con me e ti
pagherò. Ma egli non volle, c andò a farlo mette-
re in prigione, finchè non avesse pagato il debito.
Vedendo l'accaduto gli altri compagni, ne furono
grandemente rattristati c andarono a riferire al
loro padrone quanto era avvenuto. Allora il padro-
ne, chiamatolo a sè , gli disse ; Selilo iniquo, io ti
ho condonato tutto quel tuo debito, perchè tu me
ne .pregasti; non dov~"i dunque anche tu avere

426 427
MATT. XVIII , 21 ·35. pictÒ del luO cumpagnu , come ìo ho avutu curo -
--
minato e insienle indeterminato, il cui senso é
passione di le? E sdegnato il padrone lo consegnò <,i
carnefici sino a che non avesse pagato tutto il suo
che bisogna perdonare sempre. Il perdono deve
debito . Così pure il mio Padre celes le farà con voi, essere inesauribile, illimitato.
se proprio di cuore non perdonate ciascuno di voi Si direbbe quasi una allusione alle parole che
al proprio fratello li .
fissano la misura della vendetta contro l'omicida
(Gen. IV, 24): il numero quivi indicato per pre-
Pietro domanda quante volte dovrà perdonare. cisare la misura determina qui la misura del
perdono.
I - Domanda di Pietro
III - La risposta è spiegata e confennata con
La domanda di S. Pietro é senza dubbio in
conseguenza di quanto il Salvatore ha detto sul una parabola
potere che gli Apostoli hanno di legare e di scio- Il Salvatore, alla risposta aggiunge una pa-
gliere (MI. XVI II, 18). La domanda stessa ha per rabola: ,q uella del re e dei due servi. Lo scopo
iscopo di sapere quante volte dovrà perdonare le della parabola é indicato dalle parole: « Così farà
offese personali e praticare lo spirito di dolcezza con voi il mio Padre celeste, se ognun d,i voi non
c di conciliazione. Non si tratta dunque qui del perdonerà di cuore al prop~io fratello» (MI.
perdono ufficiale dei peccati, ma di quello accor- XVIII, 35).
dato alle offese private. Gesù vuole esortare gli Apostoli e tutti gli
Pietro, per precisare con un esempio, chiede uomini ' a trattare generosamente i loro fratelli,
se egli dovrà perdonare fino a sette volte (Mt. come il Padre celeste si mostra generoso verso
XVIII, 21). Gli Scribi forse si basavano su certi di noi.
testi della S. Scrittura (Amos I, 3; II, 2; Giob. Perciò due motivi sono indicati nella para~
XXXII I, 29) e, ispirandosi allo spirito gretto della boIa. Il primo è l'esempio e la generosità di Dio
loro setta, permettevano di perdonare tre volte. r iguardo a noi, misericordia che si manifesta in~
Pietro vuoI conoscere il limite preciso ( Mt. nanzi tutto per l'enormità del debito r imesso. 11
XVIII, 21). servo di cui si tratta, é un alto funzionario, un
intendente del re (I ParaI. XXVII, 25) che deve al
re una grossa somma, il patrimonio di una intera
II - Risposta del Salvatore alla domanda
provincia: diecimi1a talenti (circa cinquanta mi~
Il Salvatore risponde a P·ielm che bisogna per- lioni nel 1890!) (Ester III, 9). Il debito é quindi
donare ( non solo sette volte, ma settanta volte opprimen te, insolvibile.
sette» (Mt .· XVIII, 22), che é un numero deter- Inoltre~ la: mise'r'icordia " di Dio ·s·i rivela nel

428 429
.... •
modo con cui il re rimette l'enorme debito: non ne l'accaduto: il re giustalnente irritato, chiama
lo condona solo in parte, ma tutto e per una sem- il colpevole (MI. XVIII, 31-33).
plice preghiera, senza esigere nessuna delle puni- ·N el castigo, il cattivo servitore prova tutta
zioni permesse allora dalla legge e che erano la severa collera del re e di una .r igorosa giustizia.
molto rigorose, come, d'altra parte, la parabola E' revocato il condono del debito e il servo senza
abbastanza dimostra dicendoci in qual modo 1il misericordia è preso, incatenato, gettato per sem-
servo cattivo ' tratta il suo compagno (MI. XVIII, pre in pl'igione (Mt. XVIII, 34). Così conclude il
25-28; IV Re IV, l). Salvatore: « Similmente farà con voi il Padre mio
celeste, se ognuno di voi non perdonerà eli cuore
Dio fa lo stesso rispetto all'uomo quando gli al proprio fratello ».
perdona ' il peccato. Per le relazioni che lo uni- Questo mistero rivela agli Apostoli e a noi
scono a Dio, l'uomo é veramente un ufficiale della tutti, evidentemente e con i più forti motivi, la
coro!)a: per il. cattivo uso che fa . delle creature, volontà del Signore che noi perdoniamo genero-
contrile un debito insolvibile. Egli non può che samente le offese. Ciò prova la risposta formale
scongiurare Dio; e Dio, pregato, g1i rimette il del Salvatore a S. Pietro e la grandezza della mi-
debito. sericordia divina che ci rimette tanto spesso, pur-
. II secondo motivo é la indegna condotta del ché glielo chiediamo, debiti molto maggiori; e la
servo così perdonato, riguardo al suo conservo e indegnità della condotta contraria, come .iJ castigo
il castigo che questa condotta gli attira. II suo che ne é la pena. ·La quinta domanda della ora-
modo é indegno: prima perché dimentica subito zione Doroenkale é una applicazione pra~ica di
la grazia accordata a lui (Mt. XVIII, 27-28); poi questa dott·r ina.
perché mostra un rigore e una durezza che, se an- Questa parabola ci mostra inoltre, accanto alla
che rientravano nel suo stretto diritto, in queste misericordia di Dio, la sua giusti~ia che ci de-
circostanze, erano una cruqeltà, in, quanto egli ar- manda conto dei nostri debiti, e ci fa vedere la
resta e 111altratta il suo debitore, senza tener al- natura del peccato, sotto la così giusta immagine
cun conto delle sue umili. suppliche. (Mt. XVIII, di un enorme debito che noi siamo incapaci di
28-30); e anche perché si ..tratta di un debito mi- soddisfare.
nimo - .cento danari .- .(circa novanta lire), che
poi avrebbe pagate.
La indegnità di ·una tale condotta ci é ancora
descritta da un particolare ~.eIIa parabola: i com-
pagni del servo sono profondamente rattristati di
quanto,·hanno veduto e riferiscono al loro padro·

430 431
--

INDICE
- _.

VOLUME II

3. VITA PUBBLICA DALLA PR!MA PASQ UA

FINO ALLA SECONDA (cont. dal I vol.)

45 Il Salvatore si ferma a Cafarnao e


incomincia la predicazione mes-
sianica pago 9
46 L'ossesso guarito nella sinagoga 16
47 Guarigione della suocera di San
Pietro 22
48 La pesca miracolosa 28
49 La guarigione del lebbroso » 34
50 La guarigione del paralitico » 41
51 La vocazione di Matteo » 48
52 Istruzione sul digiuno » 55


73
-.
Conclusione del Discorso deUa
4. VITA PUBBLICA DALLA SECONDA PASQUA
Montagna pago 160
FINO ALLA TERZA
74 Il centurione di Cafarnao » 163
75 Resurrezione del figlio della vedo-
53 Guarigione di un paralitico malato va di Naim » 169
da trentotto anni pago 65 76 Il messaggio di San Giovanni Bat-
54 Discorso di Gesù durante la secon- tista » 174
da Pasqua » n 77 La pubblica peccatrice » 183
55 Le spighe colte in giorno di sabato » 79 78 Caratt eri dell'apostolato di Gesù » 192
56 Guarigione della mano inaridita » 85 79 La parabola della semenza » 203

57 ,Elezione degli Apostoli » 91 80 La parabola della zizzania » 213


58 Il Discorso della Montagna » 99 81 La parabola della rete » 219
59 Le otto Beatitudini » 103 82 La parabola del tesoro nascosto
nel campo » 223
61 La prima Beatitudine » 106
83 La parabola della perla preziosa » 226
61 La seconda » » 109
84 I parenti del Signore lo cercano » 230
62 La terza » » 112
85 La tempesta sedata » 236
63 La quarta » » 115
86 Il Salvatore nel paese dei Geraseni »244
64 La quinta » » 117
87 L'emorroissa » 253
65 La sesta » » 119
88 La resurrezione della figlia di Giairo » 260
66 La settima » » 121
89 I due ciechi di Cafarnao » 267
67 L'ottava » » 124
90 La missione degli Apostoli » 270
68 I doveri deU'apostolato presentati
con due paragoni » 128 91 La decollazione di S. Giovanni Bat-
tista » 278
69 Relazione del Salvatore con la Leg-
ge a ntica » 133 92 La prima moltiplicazione dei pani » 285
70 Il precetto dell 'amore del prossimo » 138 93 Gesù cammina sulle acque » 297
71 Doveri verso noi stessi » 148 94 Gesù nella sinagoga di Cafarnao. Il
Salvatore è il pane di vita » 304
72 Stare in guardia dai falsi dottori » 154
- _.
5. DALLA TERZA PASQUA

ALLA FESTA DEI TABERNACOLI

95 ·Conflitto intorno alle tradizioni pago 319


96 La Cananea » 328
97 ·L a guarigione del sordomuto » 336
98 La seconda moltiplicazione dei pani }) 341
99 Il lievito dei Farisei ed Erodiani }) 349
100 Il ricco di Betsaida » 356
101 La confessione di S. Pietro e la pro-
messa del primato " 359
102 Predizione della Passione. Dottrina
della croce )} 370
103 La Trasfigurazione " 379
104 La guarigione del lunatico " 390
105 Rinnovata predizione della Pas-
sione " 397
106 La tassa per il Tempio » 401

107 Gli Apostoli si disputano la pre-


cedenza » 405
108 I doni di grazia e il Collegio Apo-
stolico » 410
109 Lo scandalo » 414
110 La correzione fraterna » 421
111 Generosità nel perdonare Para-
bola del re e dei due servi » 427

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