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MAURIZIO MESCHLER S. J.

MEDITAZIONI
SULLA VITA DI
GESU ' CRISTO

l edi~iO!;l~ italiana
curata dal J'.. Ambrogio M . Fiocchi S. J.

Vol. III

TIPOGRAI'IA ED. • DON CALABRI A • - MILANO • Via Pusiano. 42 EDITRICE ~


MILANO - PIAZZA SAN FEDELE N. 4
SELECTA
Titolo originale dell'opera: DAS l-EBEN UNSERES HERRN
JESU CHRISTI IN BETRACHTUNGEN (Friburgo 1892).

Versione italiana di: MADRE GIUSEPPA ZELANO, Reli·


giosa dorotea della Beata Paola Frassinetti (1958).

LA VITA PUBBLICA
P. Maurizio Meschler - « Meditazwni sulla Vita di Nostro Signore
DEL SALVATORE
Gesù Cristo • - Vers ione italiana.
NIHIL OBSTAT QUOMINUS IMPRIMATUR, Mediolani , 28-1-1959 - CONTINUAZIONE
P. Fra11ciscus Brambilla S. J ., Cens. Ecci.

Opus Patris Mauritii MESCHLER S.J. in versione italica cui titulus;


• Meditazioni sulla Vita di Nostro Signore Gesù Cristo» - IMPRIMI
POTEST, Vcronae, 2 februarii 1959- Laurentius Fezzi, SJ.,_V. Praep.
Prov. Ven. Medio!.

N.B. I numeri che contrassegnano gl'itinerari nelle cartine geogra-


fiche , si riferiscono ai paragrafi del • Vangelo unificato »
della Editrice Missioni - Venezia 1958.

IMPRIMATUR. In Curia Arch. Mediolani, die 6-2-1959 - t J. S chia-


vini, Vie. Gen.
o
4l
Sarepta MEDITAZIONE 112.

IL SALVATORE TRAVERSA LA SAMARIA


E VA A GERUSALE~E PER LA FESTA
DEI TABERNACOLI

LucA IX, 51-56. E quando già s tava per compiersi il tempo della
sua assunzione, Gesù prese la d soluzione di anda-
re a Gerusalemme, c mandò dei messaggeri davan·
Cesarea ti a sè, che, messisi in via, giunsero ad un vii·
s laggio di Samaritani a preparare per lui. Ma essi
rifiutarono di riceverlo, perchè si dirigeva verso
Gerusalemme. Ciò vedendo, i discepoli Giacomo e
Giovanni esclamarono: c Signore, vuoi tu che inv~
chiamo fuoco dal cielo che li consumi? • · Ma Ge-
sù, volgendosi loro, li rimproverò. E s i avviaro-
no ad un altro villaggio.
GIOVANNI VII, 2-10. Ed era prossima la festa dei Giudei, dei Ta-
bernacoli. Gli dissero dunque i suoi fratelli:
« Partiti di qua c va in Giudea, affinchè anche l
tuoi discepoli vedano le opere che tu fai; chè non
fa le cose di nascosto chi cerca di essere cono-
sciuto. Se tanto fai, mostrati al mondo. - Poichè
neppure i suoi fratelli credevano in lui. - E Ge-
s ù rispose ad essi: c Per me, il tempo non è an-
cora venuto; per voi esso è sempre pronto. Il mon-
do non può odiar voi, ma odia me, perchè io at-
testo di esso che le sue opere sono malvage. Anda-
t e voi a questa festa; per me io non ci vengo an-
D E A cora, pcrchè il tempo mio non è ancor venuto •.
Ciò detto ad essi , rimase In Galilea.
JO ZO Ma quando i suoi fratelli furono saliti alla fe-
ES 40 Ka!.
sta, allora anch'egli vi ascese, non però aperta-
mente, ma quasi di nascosto.

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I - Il Salvatore lascia la Galilea mente, come essi vorrebbero. La risposta pre-
senta un equivoco.
Si avvicinava la festa dei Tabernacoli (Gio. Il Salvatore dà anche la ragione della sua ri-
VII, 2) che si celebrava verso la fine di settembre. sposta. Voi potete andare alla festa; per voi non
I parenti del Salvatore Io esortano ad andare in c'é nulla, perché il mondo non vi odia e nulla
Giudea e a Gerusalemme per la festa, affinché i dovete quindi temere da lui poiché voi gli appar-
Giudei e i discepoli che ha in Giudea siano testi- tenete e non gli siete contro. Per me, il tempo non
moni dei suoi miracoli (Gio. VII, 3). è ancora venuto di andare a questa festa e di
Nessuno, gli dicono 1essi, allorché desidera manifestarmi come voi desiderate, poiché il mon-
comparire e farsi conoscere, rimane nell'oscurità do mi odia perché io attesto che le sue opere sono
e nel nascondimento d~lla Galilea. Se vuoi rive- cattive (Gio. VII, 6-8). ·
larti come Messia, mostrati al m ondo, cioè al Spiega così nel tempo s tesso perché rima-
fiore dei Giudei in Gerusalemme in occasione ne in Galilea e dichiara che non pensa affatto
della grande festa nazionale; il momento é op- ad una regalità come· i suoi fratelli immaginano,
portuno e il luogo appropriato per affermare il soprattutto a Gerusalemme; perché Egli non può
tuo dominio {Gio. VII, 3-4). aspettarsi a Gerusalemme se non l'odio, le per-
Queste parole sono ispirate, se non proprio secuzioni, la morte. Infatti il Salvatore prolunga
dallo spirito mondano, dalla ambizione e dall'egoi- ancora il suo soggiorno in Galilea (Gio. VII, 9).
smo, per lo meno da mancanza di fede, come fa ·Dopo la parteQza dei suoi fratelli Gesù si av-
notare S. Giovanni dicendo che « Neppure i suoi via a Gerusalemme, non pubblicamente, con l'ap-
fra telli credevano in Lui» (Gio. VII, 5); vale a parato di una festa, come era in uso, né istruen-
'd ire, che non comprendevano chi Egli era e ciò do la folla mentre passava, ma semplicemente con
che volesse. pochi compagni, facendo prima un giro per en-
Certamente anch'essi, come gli altri Giudei, at- trare nel territorio di Samaria e costeggiare il
tendevano un regno temporale: e non si spiega- Giordano. Perché fa così? Il Salvatore stesso Io
vano perciò come Gesù potesse rimanere in Ga- spiega nella risposta ai suoi fratelli.
lilea e volevano indurlo a dichiararsi e a rivelare Egl; aveva ragione, come uomo, di temere per
la sua regalità a un tratto. la vita, se la sua partenza per Gerusalemme fosse
II Salvato:r;e risponde che essi devono andare stata conosciuta. E cco perché compare. improvvi-
alla festa, ma che lui non va (Gio. VII, 6). Non samente a me tà della festa, allorché già molti dei
dice che non andrà, m a che non va, cioè a dire, Galilei suoi seguaci sono presenti in Gerusalem-
che non va ancora (Gio. VII, 8), o non con essi me . .E nonostante tale precauzione, deve alia sua
né in pubblico, né infine per rivelarsi gloriosa- potenza divina S{;· può sfuggire alla morte. Ecco in

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quali circostanze Egli si mette in viaggio per Ge- rità molto semplice ; ma lascia intravvedere in
rusalemme. essi uno zelo imprudente, il vero spirito di Elia
(IV Re, I, 10), l'abuso dei doni che sono stati
II - Accoglienza inospitale in Samaria loro dati per edificare e non per distruggere.
Forse vi è anche l'amor proprio offeso, una
e irritazione degli Apostoli
secreta avversione per i Samaritani. In una pa-
Il Salvatore aveva scelto una strada per cui rola, quello che gli Apostoli chiedono non é il più
doveva traversare un tratto della Samaria. ·Egli perfetto. Con ciò essi si mostrano proprio « lÌ figli
invia innanzi a sé dei m etsi {Le. IX, 52) inca~icati del tuono» (Mc. III, 17). Ma essi d'altra parte
di preparargli la ospitalità : saggia precauzwne, sono scusabili, perché in oriente rifiutare la ospi-
·data la poca importanza dei villaggi che deve talità era una cosa odiosa, e rifiutarla poi a pel-
attraversare e per la compagnia dei suoi Apo- legrini che andavano a Gerusalemme, attirava la
stoli. Egli vuole inoltre esercitare gli Aposto~i alle vendetta del cielo.
molteplici funzioni dell'aposto~ato, ·for~arh ~la
prudenza, al coraggio, alla paztenz~ ~eh.e umiha-
zioni. Forse si proponeva anche d1 d1ss1pare dal III - Condotta di Gesù con gli Apostoli
loro spirito il pregiudizio· che un abisso insupe- e i Samarltani
rabile separa i Giudei dai Samaritani.
In un certo luogo i viaggiatori incontrano cat- Certo, dinanzi all'insulto di questo rifiuto, il
tiva accoglienza da parte dei Samaritani. Forse ~ Salvatore ha proseguito il suo cammino senza ri-
messi del Salvatore non hanno saputo comportarsi spondere nulla, allorché gli Apostoli lo fermano:
con prudenza e criterio. Se all'infuord. delle. epo: poiché é detto che Egli « si voltò verso di loro »
che di feste i Samaritani non davano nme a1 (Le. IX, 56). Allora risponde: «Non sapete di
pellegrini eh~ si recavano a Gerusalemme, essi quale spirito siete. Il Figliuol dell'uomo non è
non spingevano la loro tolleranza fino ad accordar venuto a perdere le anime, ma a salvarle » (Le.
loro la ospitalità (Le. IX, 53). IX, 56).
Giacomo e Giovanni, che forse erano i messi Quanto é bella la pace del Salvatore, la sua
in questa occasione, si adirano della cattiva ac- grande umiltà! Quanto é dolce opporla alla ingiu-
coglienza; e chiedono se devono fare discendere stizia dei Samaritani e allo sdegno degli Apo-
fuoco dal cielo su questi dispregiatori del loro stoli! Egli non repiica, non punisce, si contenta
Maestro ( Le. IX, 54). Questa domanda certamente di andare in un altro villaggio, applicando cosl
é d.spirata dal loro amore e rispetto ve rso !il Sal- quello che aveva insegnato: « Se qualcuno non vi
vatore, dallo zelo della sua gloria, da una since- riceve o non ascolta le vostre parole, uscendo da

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quella casa o da quella città, scotete la polvere il suo ·C uore provi, umanamente parlando, preoc-
dai vostri piedi » (Mt. X, 14). cupazione, amarezze e timore.
In quale magnifica luce la sua misericordia, la La inesauribile ricchezza del suo Cuore che fa
sua carità, il suo zelo per le anime si rivela nella reprimere anche ne. suoi Apostoli i moti della
risposta data agli Apostoli! Come insegna loro collera, la energia, la imperturbabilità con cui af-
quanto deve essere lontano anche dal p ensiero ferma la risoluzione di andare a Gerusalemme
il fare servire a propria utilità il potere che essi per offrire ancora una volta a quella città la sal-
hanno ricevuto dall'alto! vezza, effettuando così i suoi immutabili disegni
La partenza di Gesù \:talla Galilea, per recarsi nonostante la previsione degli avvenimenti che lo
a Gerusalemme, ha una ,grande importanza nella attendono: tutto ciò è ammirabile e sublime !
vita del Saìvatore. « E quando già stava per com- Questo coraggio il Salvatore lo raccomanda
piersi il tempo nel quale doveva essere tolto dal anche a noi in m odo sp edaìe : esso edifica, ispira
mondo, Egli si avviò verso Gerusalemme ''· Que- nobili sentimenti e generose risoluzioni, compie
sta introduzione solenne di S. Luca indica già ·c he grandi cose ed onora Dio per la fiducia che si
trattasi di un avvenimento grave che inizia un pone in Lui e nel suo aiuto.
nuovo p eriodo, e questa partenza segna la fine Che energia, che efficacia per operare hanno
dell'3postolato in Galilea. Oramai Gesù si volge tanto spesso comunicato alle anime le parole di
verso la Giudea e la Perea per completare i giorni S. Luca (IX, 51) e l'esempio del Salvatore!
della sua vita, i giorni della Passione e della sua
glorificazione.
Questa partenza dalla Galilea é il segnale della
lotta vera e propria contro il Salvatore. Sei mesi
circa più tardi la lotta termina con la morte di
Gesù, e Gerusalemme ha in questo dramma una
parte speciale, come afferma lo stesso Salvatore.
La situazione é già pericolosa, come lo di-
chiara Gesù rispondendo ai suoi fratelli: essa é
anche abbastanza pericolosa perché ·Egli non giu-
dichi prudente di manifestarsi pubblicam ente a
Gerusalemme e di farvi conos·cere il suo arrivo. E'
quindi naturale che in queste circostanze, senten-
dosi abbandonato da tutti, al punto che gli stessi
suoi non credono in Lui e non lo comprendono,

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lo saluta rispettosamente chiamandolo « Maestro »
e gli dichiara di volerlo seguire in ogni luogo ove
andrà (Mt. VIII, 19; Le. IX, 57). Il suo dire spira
deferenza, decisione, ammirazione.
MEDITAZIONE 113 ·Per qual motivo si presenta? Sono considera-
zioni di ordine puramente temporale? La risposta
del Salvatore sembra indicarlo.
TRE VOCAZIONI ALLA VITA APOSTOLICA
Ad ogni modo questa risposta é per lo meno
destinata a provare l'aspirante alla vita aposto-
LucA IX, 57-62. Ora, essendo essi in via, un tale gli disse: • Si- lica. Gesù gli mette sott'occhio la condizione in-
gnore, ti seguirò l dovunque tu vada •· Gli rispose
Gesù: • Le volpi hanno tane, e nidi gli uccelli del dispensabile: la povertà; non solo la povertà inte-
cielo; ma il Figlio dell'uomo non ha dove posa- riore e spirituale, ma anche la povertà esteriore
re il capo •. Ad un altro disse: • Seguimi! •. Rispo- ed oggettiva; la privazione dei beni materiali, la
se quegli: • Permettimi prima.' o Signore, che vada
a seppellire il padre mio •. E Gesù a lui: • Lascia povertà estrema, come la pratica lo stesso Sal-
che i morti seppelliscano i loro morti; tu va a pre- vatore. Egli spiega :J_ suo pensiero paragonando
dicare il r egno di Dio •· E un altro pure gli dis-
se: • Signore, ti seguirò, ma prima lascia che mi la sua povertà a quella degli stessi animali, gli
congedi da quei di casa •· Gli rispose Gesù: • Chiun- animali selvatici che son più poveri di quelli do-
que, avendo messo la mano all'aratro, riguarda in- m estici di cui l'uomo ha cura. Ebbene, la povertà
dietro, non è atto per il regno di Dio ».
M.\TTEO VIII, 19-22. E un certo Scriba, awicinatosi a lui, gli disse: del Salvatore é più grande ancora di quella degli
• Maestro, io ti seguirò dovunque tu vada • · Gli animali selvatici, i più poveri. «Le volpi hanno
rispose Gesù: • Le volpi hanno tane, e nidi gli uc-
celli del cielo, ma il Figlio dell'uomo non ha dove
le loro tane, gli uccelli dell'aria i loro nidi; ma
posare il capo ». E un altro dei suoi discepoli gli il Figliuol dell'uomo non ha ove posare il capo ».
disse: « Signore, permettimi prima di andare a Infatti é proprio così. Egli non ha casa pro-
seppellire mio padre •. E Gesù a lui: • Seguimi
e lascia che i morti seppelliscano i loro morti ». p ria, né dimora fissa : i Samaritani gli hanno ri-
fiutato l'ospitalità e deve preoccuparsi di cercare
Nel ritornare a Gerusalemme, il Salvatore in- altrove un ricovero. Per lui tutto é incerto: il
còntra lungo la strada tre casi di vocazione alla vitto, la casa e tutto riceve come elemosina dalla
vita apostolica. carità altrui.
Ecco una povertà tanto grande e commovente,
quando si pensa chi Egli é e che cosa potrebbe
I · Prima vocazione avere. 'Egli è il « Figlio dell'uomo », l'Uomo-Dio,
Il primo è uno scriba che si presenta e si il padrone del cielo e della terra. ·Per questo ap-
offre a seguire Gesù nell'apostolato. Viene a Gesù, p unto la sua povertà é tutta maestà e grandezza,

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perché volontaria, scelta per amor nostro con lo bisogna essere certi che il Salvatore ne Ignora il
scopo di arricchire noi. quarto precetto del decalogo, né i riguardi più
La condizione é quindi questa. Se ·Io scriba delicati ed opportuni.
cerca il suo interesse temporale, la sua risoluzio- Vi devono •q uindi essere serie ragioni per giu-
-ne di seguire il Maestro deve rimaner scossa, tanto stificare ii diniego dato: la presenza del giovane
più che il Salvatore gli pone questa condizione non é necessaria, ovvero vi é per icolo per la sua
proprio nel momento in cui va a Gerusalemme. vocazione. - Comunque sia, il Salvatore afferma
Se egli obbedisce solo a motivi soprannaturali, chiaramente che ·Egli ha dei diritti su di noi, più
questa povertà che gli é proposta così chiara- diritto di qualunque altro, senza eccettuarne i ge-
mente e risolutamente, deve avere per lui la più nitori: che Egli ha anche tutti ·i diritti e che la
potente attrattiva. ' carità verso Dio· deve superare tutti gli altri do-
veri, sia verso i genitori, sia verso la famiglia
(Deut. VI, 5; Lev. XXI, 11; Num. VI, 6).
II - Seconda vocazione
Allorché Dio chiama bisogna obbedire, dovesse
Nel secondo caso, lo stesso Salvatore chiama nostro padre restare insepolto: non si lascia forse
alla vocazione apostolica un giovane che incontra, il padre, quando la patr .a è in pericolo? Il Gran
e gli dice: « Seguimi » (Le. IX, 59). Sacerdote e i Nazareni erano dispensati dalla legge
Qui é il chiamato che pone la condizione: di dare sepoltura ai loro genitori (Lev. XXI, 11;
chiede il permesso di potere prima seppellire il Num. VI, 6). Che dire allora quando si tratta di
padre (Le. IX, 59; Mat. VIII, 21). Il che vuoi dire: servire il regno di Dio?
« Permettetemi di restare con mio padre e cir- Dio chiama: tale é il primo motivo indicato
condarlo di cure fino alla sua morte , ; ovvero, in nella prima parte della risposta data dal Salva-
senso più letterale e più preciso: << Permettetemi tore. La seconda parte dà un'altra ragione: la su-
di andare a seppellire mio padre». In oriente si blimità della vita apostolica in opposizione alla
dà sepoltura lo stesso giorno della morte. vita mondana. ,, Seguimi, e va' ad annunziare il
·L a rispos ta del Salvatore é categorica: « La- regno di Dio » (Le. IX, 60).
scia che i morti seppelliscano i morti, e tu va ad Abbracciare la vocazione apostolica vuoi dire
annunziare il regno di Dio , {Le. IX, 60; Mt. VIII, seguire Gesù, darsi a Lui, restare con Lui: vivere
22). Se si dà alla domanda di .q uesto giovane il nel mondo vuoi dire rimanere nella società degli
primo dei due sensi indicati, il motivo della ri- uomini, seguire la vita ordinaria. Vivere la vita
sposta è evidente: la condizione è inaccettabile apostolica, vuoi dire servire le anime, giovare alla
con la vocazione e la compromette. - Nel secon- vera vita ; vivere nel mondo con i legami della
do caso la risposta sembra dura. In tutti i casi famiglia, vuoi dire servire il corpo e preoccupar-

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sene: è quindi, in ultima analisi, seppellire i morti. po. Dare meno, vuoi dire essere inetti per il ser-
Ce~tamente quegli di cui si parla avrà capito la vizio del regno di Dio.
leziOne; ma tuttavia non si dice che l'abbia messa Ques ti insegnamenti del Salvatore ci dimostra-
in pratica. no anzi tutto le virtù esse!lziali e necessarie alla
vocazione apostolica e a quali di esse l'operaio
apostolico debba soprattutto applicarsi: il com-
III - Terza vocazione pleto distacco dai legami della carne e del san-
Il terzo discepolo si era presentato da sé o gue, dalla patria, dai beni e dalle preoccupazioni
era s tato chiamato daJ Salvato re? Il Vangelo non del mondo. Il solo modo con cui il Salvatore
lo dice espr essamente1 Egli vuole seguire Gesù, parla di questa necessità é già un forte motivo
ma desidera tornare a casa p er ordinare i suoi per praticare il distacco.
affari o accomiatarsi dai suoi. Il motivo del ri- Evidentem ente, il Salvatore m ette Lui stesso
tardo é quindi anche qui la preoccupazione e il una grande differenza tra le diverse virtù che
pensiero degli affari temporali (Le. IX, 61). La ri- deve possedere l'apostolo. Men tre parla di alcune
sposta del Salvatore ingiunge il completo distacco con dolcezza, discrezione e, per così dire, con
da tali preoccupazioni e ne dà il motivo nella riserbo (Mc. II, 19), Egli è qui assolutamente
stessa vocazione apostolica. autoritario: si mostra preciso, severo, inesorabile.
Questa vocazione è tale infatti, che reclama Nulla forse meglio ci rivela lo spirito di Gesù e
tutto l'uomo : intelletto, volontà, tempo. Il Sal- lo spirito interiore dell'apostolato.
vatore lo prova con un paragone, quello del cam- Ma questo rigore del Salvatore é giustificato
po che si ara (Le . IX, 62). L'agricoltore, guidando da motivi intrinsechi : il distacco di cui parla é
l'aratro, deve guardare innanzi a sé e fare orni b
necessario riguardo a Dio perché possiamo adem-
sforzo per riuscire: se guarda indietro, devierà piere jl gran precetto che ci comanda di amarlo
dalla linea retta e non potrà affondare in profon- c~n tutta .l 'anima, con tutte le forze. Nulla può
dità l'aratro. d1spensarcr da quest'obbligo, n é sostituirlo. Quel
Tanto più questo sguardo indietro e la preoc- che Dio vuole é il nostro cuore, tutto il resto gli
c~~azione degl~ affari temporali sono incompati- é indifferente.
b~h ~on la coltrv~zione del campo che è il reg no Secondariamente questo distacco é necessario
dr Dro e della Chresa, e i cui frutti devono essere in vista del prossimo perché possiamo essergli ve-
la gloria di Dio, la salvezza degli uomini, la vita ramente utili: ed è impossibile esserlo vera-
eterna. mente senza la forza che dà il distacco, senza la
Tale vocazione prende tutto l'uomo e richiede edificazione che ne é H frutto, senza il sacrificio,
che ad essa consacri tutte le fo rze e tutto il tem- che per questo distacco diviene il prezzo delle

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anime: senza di esso non saremo affatto utili alle
anime, anzi saremo loro di danno.
Il distacco poi diviene necessario per la carità
ben regolata verso noi stessi: solo con esso avre-
mo libertà d'azione presso i nostri simili, solo con MEDITAZIONE 11 4
ciò guadagneremo la loro fiducia. Senza il distacco
avviliamo noi stessi e non possiamo gustare la ELEZIONE E MISSIONE DEI SETTANTA
pace e la dolcezza dell'abnegazione, della lealt à
DISCEPOLI
e fedeltà nel serviziJ di Dio.
Riguardo alla perspna stessa e al carattere del
nostro divin Salvatore, abbiamo qui un esempio
LucA X. 1-16. Di poi il Signore d esignò ancora altr i settanta e li
della sua grande rettitudine e schiettezza. Egli di- mandò a due a due innanzi a sè in ogni città e
chiara apertamente e francamente le condizioni luogo, dove stava per andare . E d iceva loro: « La
per seguirlo; nulla dissimula e nulla esige che messe è m olta, pochi gli operai : pr egate dunque
il padrone della messe che mandi operai nella sua
Lui stesso non faccia prima. Anche Lui ha ab- m esse. Suvvia, andate; ecco io v i mando come agne l-
bandonato tutto, e in questo stesso momento s'in- li in mezzo ai lupi. Non portate nè borsa, nè bisac-
cammina verso Gerusalemme ove deve morire. cia, nè calzari , e non salutate nessuno per via. E in
qualsias i casa entriate , p rima dite : Pace a questa
Troviamo ancora la profondità del suo spirito casa! E se lì c 'è un figlio d ella pace, su di lu i
n el detto: « Lasciate ch e i m orti seppelliscano i r iposerà la vostra pace; se no essa rito rne rà a voi.
E dimorate in quella casa , mangiando e bevendo di
morti », sia che voglia designare i mondani, sia ciò che vi s i darà, perchè l'operaio mer ita la sua
che voglia dire: « E' m eglio aspettare che i morti m ercede; non passate di casa in casa. Se entr ate in
seppelliscano i morti : cioè, meglio lasciare i morti qualche c ittà e vi s iete ben accolti, m angiate di
ciò, ch e vi sarà servito, e guarite gli ammalati, ch e
senza sepoltura, che n egarsi alla divina chiamata "· ci sono, e dite a tutti di cas a : • E' vicino a voi
i l regno d i Dio. Che se poi entr a te in qualche città,
e i cHtadioi r icusano d i a ccogliervi , andate sulle
piazze pubbliche e dite: Persin o la polvere della vo-
s tra città, ch e ci si è attaccata ai piedi, la scuo-
tiamo s u di voi e ve l a lasciamo; pure sappiate
che il regno d i Dio è vicino. Vi assicuro che in quel
giorno s i userà meno rigore con Sodoma, che con
quella città .
Guai a te, o Corozain, guai a te, o Betsaida;
poichè se in Tiro e in Sidone fossero stati operati
i p rodigi compiuti in voi, già da gran tempo, ri-
vestiti di cilicio e cospars i di cenere , prostrati av reb·
bero fa tto penitenza. E però n el giudizio s i u serà

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LucA X, 1-16 minor rigore con Tiro e con Sidone, che con vot . a sé nei luoghi dove pensa di andar e lui stesso.
E tu, o Cafarnao, sarai forse elevata sino al Il primo motivo della scelta ci é indicato dalle
cielo? Tu sarai precipitata sino all'inferno.
Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi,
p arole : << La messe é grande e gli operai sono
disprezza me, e chi disprezza me disprezza colui pochi» (Le. X, 2). Sì, la messe che Egli vuole rac-
che mi ha mandato • . cogliere in Giudea e in Perea é grande; ma più
MATTEO X, 23. • Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in grande ancora é il campo della Chiesa che il Sal-
un 'altra. Vi dico in verità: Non avrete percorso
le città di Israele, prima che venga il Figlio del- vatore vede in ispirito.
l'uomo • · Si é confrontato con ragione il numero di set-
MATIEO X, 40-42. • Chi accoglie voi, accoglie me. e chi accoglie tanta ai settanta popoli (Gen. X, 1-32; XI , 8) da
me, accoglie co\ui che mi ha mandato. Chi ac-
coglie un profeta, in qualità di profeta, riceverà cui é uscito il genere umano, il mondo intero; la
ricompensa di profeta; e chi riceve un giusto, in u niversalità dei tempi e dei popoli: ecco la gran-
qualità di giusto, riceverà ricompensa di giusto. de messe della Chiesa. Sempre più il Salvatore
E chiunque avrà dato a bere ad uno di questi
piccoli anche un solo bicchiere d'acqua, perchè è conduce i suoi ad estendere il loro sguardo non
mio discepolo, ve Io d ico in verità, non perd erà solo sulla Giudea, ma sopra un campo molto più
la sua ricompensa •.
vasto che Egli apre al loro .zelo.
MATTEO XI, 20-24. Allora cominciò a rimproverare severamente le Il secondo motivo é quello di dare un aiuto
cit tà, nelle quali era avvenuta la maggior parte
dei suoi miracoli, di non aver fatto penitenza: • Guai agli Apostoli. Con la predicazione ed i m iracoli
a te, Betsaida; poicbè se in Tiro e in Sidone fosse ro devono annunziare e preparare la venuta del Sal-
avvenuti i miracoli, compiuti in mezzo a voi, già
da gran tempo avrebbero fatto penitenza in cilicio vatore ovunque Egli debba recarsi (Le. X, 1).
e cenere. E però io vi d ico: Con Tiro e Sidone sarà E cco perché Gesù li manda a due a due (Le.
usato minor rigore nel giorno del giudizio che con X, l); non solo per darci un esempio di carità e
voi. E tu, o Cafarnao, sarai forse esaltata sino al
ciclo? Tu sarai precipitata fino all'inferno. Poichè per procurare ai discepoli uno scambievole aiuto
se in Sodoma fosser o stati fatti i miracoli in te avve- (Prov. XVIII, 19); ma per assicurare la validità
nuti, ancora oggi Sodoma sussisterebbe. Del resto vi
dico: Col paese di Sodoma nel dì del giudizio sarà
della loro testimonianza (Mt. XVHI, 16) quali rap-
usato minor rigore che con te •. presentanti della Chiesa (Mt. XVIII, 20; Mc. VI,
7 ). E come aveva già inviato gli Apostoli, manda
ora i discepoli con l'intenzione di esercitarli prati-
I · Motivi e importanza della ·elezione c amente alla vocazione apostolica e ispir ar loro
dei settanta coraggio e amore alla vocazione (Le. X, 17). I set-
t anta discepoli erano già figurati nei settanta con-
Nell'andare a Gerusalemme, Gesù provvede ad
siglieri che Dio diede a Mosé per aiutarlo (Num.
una istituzione importantissima. Tra i numerosi
XI, 16).
discepoli, che oltre gli Apost oli lo segu ono, ne
Un motivo, che é l'ultimo e nel tempo stesso
sceglie settanta, o settantadue, e li manda innanzi

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il più profondo, é la bontà, la sapienza, la po-
tenza di Dio che vuole chiamare alla gerarchia stolica per annunziare il regno di Dio (Le. X, J,
ecclesiastica non solo gli Apostoli, ma ancora, 9-11).
con loro e sotto la loro autorità, molti uomini per 2) Accorda loro il potere di guarire i mala ti
accordare ad essi la gloria . e la felicità di esser e e di scacciare i demoni (Le. X, 9-17).
associati agli Apostoli nei meriti e nelle ope-re, e 3) Dà loro delle regole di condotta.
nell'onore di essere tra i loro simili i rappresentan- Queste regole di condotta precisano le virtù
ti del Signore. Questo motivo ci è indicato dalle apos toliche che il Salvatore raccomanda ai disce-
parole: « Pregate dun<Jue il padrone della messe poli. Innanzi tutto lo zelo apostolico: essi devono
ch e mandi operai alla sua messe» (Le. X, 2). La essere gli operai della messe e il lavoro è grande
vocazione proviene dtinque da Dio come prima (Le. X, 2).
sorgente; ma è un mistero di bontà e di miseri- Non devono nulla ritenere di quanto possie-
cordia. dono o di quello che h anno ricevuto per la sal-
La elezione e la missione dei settanta hanno vezza delle anime, ma dare tutto senza riserva:
quindi w1a importanza particolare, perché abbia- benefici e benedizioni (Le. X, 5), l'insegnamento
mo qui la istituzione e la formazione di un grado della dottrina (Le. X, 9), la guarigione dei malati.
della gerarchia ecclesiastica, subordinato ai vesco- I noltre per quello che li riguarda personalmente,
vi ; il sacerdozio nel clero regolare e secolare. il Salvatore raccomanda loro la semplicità, la r i-
Lo stesso episcopato si reclutò più tardi tra questi servatezza, la povertà (Le. X, 4 ), il disinteresse, in
discepoli (Att. I, 21-23 ). m odo ch e essi regolino le loro visite e il loro
Fa bene e commuove il vedere quanto sono soggiorno nei diversi luoghi n on secondo le loro
numerosi coloro che H Salvatore con questa isti- considerazioni personali, ma unicamente secondo
tuzione chiama a p artecipare alìa gerarchia. Con le necessità del ministero.
quale riconoscenza, coloro che h anno avuto parte Essi non saluteranno nessuno per istrada -
a un tale onore, devono m editare questo mistero ! in Oriente i saluti, incontrandosi, sono intermi-
nabili e fanno perdere molto t empo ; - non an-
dra nno di casa in casa : ciò per edificare e non an-
II · Missione dei settanta noiare i loro ospiti e per non esporsi alla ricerca
Il Salvatore provvede i settanta Discepoli delle di se stessi (Le. X, 4-7). Possono invece accettare
stesse armi che già aveva dato agli Apostoli, per- quanto loro verrà offerto, e il Salva tore non li
ché lo scopo della loro missione é lo stesso. Le obbliga con alcuna prescr.izione speciale per i pa-
armi sono di tre sorta : sti. Qui é chiaramente affermato il diritto che i
l) Gesù conferisce ai discepoli l'autorità a p o· discepoli hanno al loro mantenimento.
Finalmente il Salvatore li prepara alle con-
26
27
traddizioni, ai maltrattamenti che potranno in- III - Doveri degli uomini verso i ministri
contrare (Le. X, 3, 10, 11); li manda come agnelli del Signore
in mezzo ai lupi. Vuole quindi da loro dolcezza,
purezza, sacrificio di sé per apporli alle insidie, Il Salvatore minaccia severi castighi a coloro
alla violenza e rapacità del lupo, così ben rappre- che non riceveranno i suoi ·ministri. Per loro il
sentato dall'Impero Romano, alle cui origini si giudizio sarà più severo che per Sodoma e Go-
trova appunto l'antica lupa di Romolo. mor ra, perché Sodoma non ha r icevuto tante gra-
In S. Matteo (X, 16) il Salvatore vuole che essi zie (Le. X, 12; M t. XI, 3, 24 ). Egli pronunzia in
uniscano la semplicità ella dolcezza pacifica della particolare una maledizione su Corazain e· Bet-
colomba alla prudenza cjlel serpente: la prudenza saida, perché esse non si sono commosse ai m i-
è loro necessaria per non provocare inutilmente racoli operati, m iracoli che avrebbero portato
la persecuzione e per sottrarvisi. Si può dunque Tiro e Sidone a fare penitenza (Le. X, 13 ; Mt. XI,
riportare a questo punto la raccomandazione di 21-22). Cafarnao orgogliosa si innalzava ·fino al
fuggire la persecuzione (Mt. X, 23 ). cielo; essa sarà immersa nel regno della morte,
E' una qualità della prudenza apostolica, e in dell'oscurità, del silenzio, in cui tutta la gran-
certe circostanze anche un dovere. Se si rifiuta dezza é ridotta a un nulla (Le. X, 15; Mt. XI,
di ascoltare i -Discepoli e di accoglierli, essi si 23-24).
limiteranno a scuotere sulle pubbliche piazze la Il Salvatore giustifica il rigore di questo giu-
polvere dai loro calzari in segno che essi non han- dizio, con la incredulità ed ostinazione di questi
no nulla in comune con quelli che Ii disprezzano uomini riguardo allo stesso Dio, di cui, per la
così, e ad attestare che il regno di Dio è vicino loro missione, i suoi ministri sono rappresen-
(Le. X, 11). tanti: « Chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza
E ' manifesto che il Salvatore parla qui ai di- voi disprezza me: e chi disprezza me, disprezza
scepoli delle contraddizioni molto più chiaramen- Colui che mi ha mandato» (Le. X, 16).
te di quello che ha fatto nelle istruzioni date agli La incredulità e la ostinazione sono più fu-
Apostoli. La situazione è molto modificata: sono neste e più degne di castigo, che non la corru-
avvenute nuove e splendide manifestazioni deJia zione dei sensi. Egualmente e per analoga ragio-
divinità di Gesù Cristo; e d'altra parte l'odio ne, l'accoglienza fatta ai ministri del Salvatore e
contro il Salvatore é aumentato, il tempo della il minimo seg; o di carità di cui essi saranno ~g­
Passione si avvicina; questa Passione Lui stesso getto, con buona intenzione, saranno ricompen-
l'ha ripetutamente predetta, e oggi stesso si avvia sati. Tutto dipende dal motivo. Così chi riceve
verso Gerusalemme, ove deve compiersi. un profeta o un giusto nella loro qualità di pro-
feta o di giusto, cioé di servitore di Dio, avrà la

28 29
ricompensa di un profeta o di un giusto: un sem-·
Basta vedere oggi il lago di Genesaret per com-
plice bicchier d'acqua riceverà la sua ricompen-
prendere fino a qual punto si é avverata .la ma-
sa, se è dato a qualcuno di questi « più piccoli »
ledizione comminata dal Salvatore! Corozam, Bet-
perché é il discepolo del Signore (Mt. X, 40-42).
saida e Cafarnao sono scomparse: non ne restano
In questo mistero si è fatto un gran passo verso tracce: cardi e rovine indicano il luogo ove già
la fondazione e la costituzione della gerarchia ec- furono. Non più campi verdeggianti, colline bo-
clesiastica: é la istituzione di un ordine inferiore schive, ville fiorite! ma muri anneriti, rocce e
all'episcopato. Durante le sue istruzioni pastorali, blocchi di basalto sulle rive solitarie del limpido
il Salvatore espone egualmente i consigli e i pre- lago. Lo stesso lago pare un b ello smeraldo splen-
cetti necessari a questJ ordine, perché i suoi dente su una montatura vecchia e deteriorata!
membri possano esercitare degnamente e con
{Schegg).
frutto le loro funzioni.
Le virtù che corrispondono a questo grado
della gerarchia eccl~siastica sono proprio confor-
mi al carattere di Gesù: zelo apostolico, sempli-
C!tà, umiltà, povertà, abnegazione, nobile spirito
di libertà.
Il primo dovere che il Salvatore impone al
mondo riguardo ai discepoli che manda in suo
nome, é nel tempo stesso un grave monito dato
agii stessi discepoli : il dovere di prendere la
loro vocazione con serietà e corrispondervi con
tutta la perfezione possibile.
Considerato nei riguardi di Gesù in relazione
con la sua vita, questo mistero è come H solenne
e doloroso addio del Salvatore aUa Galilea; la sua
ultima parola é una maledizione agli increduli, ma
vi é di più la elezione e la missione dei discepoli
per la sua relazione con i settanta popoli della
Genesi e la grande messe che rappresenta tutto
il mondo; é in qualche modo il Salvatore che si
allontana da Israele per rivolgersi verso la Gen-
tilità.

30 31
M.ITT. XI , 25-30. Venite a me voi tutti che siete travagliati ed op-
pressi, cd io vi conforterò. Prendete su di voi il
mio giogo e fatevi miei discepoli, perchè io sono
dolce ed umile d i cuore, e troverete r iposo per le
anime vostre; perchè soave è il 1nio giogo e il mio
carico leggero "·
MEDITAZIONE 115

IL RITORNO DEI SETTANTA I · Il ritorno dei Discepoli


I Discepoli erano stati inviati nei luoghi ove
LucA X, 17-24. Tornarono poi i settanta tutti lieti, dicendo: « Si- il Salvatore contava poi andare lui stesso (Le.
gnore, anche i ~emani ci stanno soggetti, in vir-
tù del tuo nome ». Ma Gesù disse loro: « Vedevo X, l); per conseguenza e senza dubbio, nei vil-
Satana precipitare come folgore dal cielo. Ecco, io laggi e nelle borgate situate sulle rive del Gior-
diedi a voi potere di camminare su serpenti e
scorpioni, e potere sopra tutta quanta la poten-
dano scendendo il fiume verso la Giudea e la
za del nemko, c niente mai vi nuocerà. Pure, non P e rea.
vi rallegrate perchè gli spiriti sono a voi soggetti, La loro missione poteva compiersi in breve
ma perchè i vostri nomi sono scritti in cielo».
In quel .momento stesso Gesù esultò di gioia in
spazio di tempo, data la vicinanza delle diverse
Spirito Santo e disse: « Io rendo lode a te, o località: essi r-itornano dunque dopo qualche gior-
Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai no dal Salvatore che allora si trova probabil-
nascosto queste cose ai sapienti e agli avveduti
e le hai rivelate ai semplici. Sì, o Padre, perchè mente in ·Giudea, e sono pieni di gioia per il
tale è stato il tuo beneplacito. frutto della loro missione. I Discepoli dimostra-
Tutto mi è stato dato dal Padre mio, e nessuno no questa gioia pubblicamente. « Anche i demoni
conosce chi è il Figlio, se non il Padre, e chi è il
Padre, se non il Figlio e quegli, a cui il Figlio lo sono sottomessi a noi in virtù del tuo nome »
voglia rivelare». E rivoltosi poi ai discepoU , disse (Le. X, 17).
loro in disparte: " Beati gli occhi, che vedono
ciò che voi vedete; vi assicuro che molti profe·
Non vogliamo supporre che questa gioia sia
ti e molti re hanno desiderato di vedere ciò che vana e futile; pare invece che fosse p roprio in-
voi vedete e non lo videro, e di udire ciò che voi nocente e ispirata da buone . intenzioni. E ssi lo
udite e non l'udirono ».
dicono formalmente: I demoni nel nome di Gesù
MATTEO XI, 25-30. In quel tempo Gesù prese a dire: « Io do lode
a te, o Padre, Signore del cielo e della terra, per- si sono loro sot tomessi: rendono quindi tutta la
chè ha i nascoste queste cose ai sapienti e agli gloria al S alvatore, e oggetto della loro gioia é
abili, e le hai rivelate ai semplici. Sl, o Padre, per-
chè tale è stato il tuo beneplacito.
l'onore del loro Maestro ch e manifesta la sua po-
Tutto mi è stato trasm esso dal Padre mio, e nes- tenza, non solo con gìi Apostoli, ma anche con
suno conosce appieno il Figlio, fuori del Padre, i Discepoli, compiendo un'opera t<mto difficile,
n è alcuno conosce appieno il Padre, fuori del Figlio
e di colui, al quale il Figlio lo voglia rivelare.
quale la liberazione degli ossessi.

32 33
Tale g101a é naturale dopo le fatiche coronate 2) Il Salvatore ispira ai Discepoli sentimenti
da felice esito: essa é poi necessaria per incorag- di una .gioia più sublime e perfetta, ricordando
aiare e animare allo zelo e alla perseveranza. La· loro che hanno da rallegrarsi per un motivo
"'condotta dei Discepoli é, anche qui, tutta lealtà più grande e reale : la loro elezione : « Rallegra-
e semplicità filiale. . tevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti
nel cielo >> (Le. X, 20), cioè nel libro della vita di
cui spesso parla la S. Scrittura (Esod. XXXII, 32;
II - Risposta del Salvatore
Sal. LXVIII, 29; Dan. XII, l ).
Nella risposta del tSalvatore vi sono tre ele- Tutto il resto é un dono della graz-ia,. comuni-
menti: cato per il bene altrui: per se s tessi questi doni
1

l) Gesù conferma i Discepoli nei loro senti- non rendono chi li possiede né buono, né felice,
m enti di gioia, manifestando loro più intimamente e possono anche essere posseduti da un'anima
il principio del potere di cui essi hanno parlato nemica di Dio. Basti pensare a Giuda!
dicendo: « In virtù del tuo nome ». Questo potere 3) Il Salvatore rivela se stesso come ,prin-
infatti ·è la potenza stessa dell'Uomo-Dio su Satana cipio, autore, mezzo e scopo della gloria di que-
e proviene dal primo trionfo riportato sopra gli sta elezione, facendç>ci gettare uno sguardo sui
Angeli ribelli. << Io contemplavo Satana cader dal disegni e i consigli ammirabili del Padre nella
cielo a guisa di folgore>> (Le. X, 18). predestinazione. Magnifica visione di quei dise-
E anche quando si volesse intendere questa gni e consigli !
frase della vittoria che i Discepoli hanno riportato Da una parte sono i sapienti e i potenti del
su Satana per virtù di Ge-sù Cristo, questa stessa mondo dalla sua origine al presente e fino alla
vittoria si collega col trionfo primitivo, e non. é consumazione dei secoli: d'altra parte i piccoli
per così dire che una nuova battaglia nella lotta e gli umili che insieme agli Angeli buoni rimasti
che prosegue; il trionfo si compirà con la scon- fedeli riconoscono di non esser capaci a nulla da
fitta dei paganesimo vinto dagli Apostoli in tutto se stessi: si sottomettono a Dio, aderiscono a
il mondo e terminerà nell'ultimo giorno con il Gesù Cristo, é tra loro e con loro Gesù Cristo
giudizio universale. Tutto ciò é racchiuso n ella stesso, come autore e mediatore di questa scelta
parola del Salvatore. Egli infatti soggiunge: « Ec- del Padre e .quale causa e principio determinan-
co, io vi ho dato il potere di calcare i serpenti te della scelta: « Tutte le cose mi sono state
e gli scorpioni, di superare tutta la potenza del affidate dal Padre mio, e nessuno conosce chi sia
nemico, e nulla potrà ·farvi del male>> (.Le. X, 19). il Figliuolo, se non il Padre, né chi sia il Padre,
Naturalmente questa é anche una esortazione del se non il F igliuolo e colui al quale· il Figliuolo
Salvatore per far praticare la umiltà. avrà voluto rivelarlo >>. (Le. X, 22).

34 35
L'uomo-Dio é il Verbo e la Sapienza del Pa- ed autorità, a diventare· suoi discepoli e ad impa-
dre: come tale è la sorgente della conoscenza che rare da Lui soprattutto la dolcezza e la umiltà
abbiamo di Dio, della salvezza; e chiunque vuole (Le. XI, 29-30).
pervenirvi deve andare a Dio in Lui, e per Lui. B~sogna essere nel numero dei ,, piccoli », al-
Egli é quindi realmente il libro della vita. Ma-· lontanare ogni fiducia in noi stessi, per sotto-
gnifica rivelazione della eccellenza e della divi- metterei ed attaccarci a Gesù Cristo nella umil-
nità dell'Uomo-Dio! Ecco perché il Salvatore tà e docilità. Allora solo il Padre ci rivelerà il
esulta di gioia nello Spirito Santo, sorgente di Figlio, e solo allora saremo tra gli eletti.
luce e di gioia : loda i\ Padre e lo ringrazia : « Ti Il Salvatore appoggia questo invito sopra ec-
rendo gloria, o Padre1 Signore del cielo e della cellenti motivi. l) Il gran bisogno che abbiamo
terra, perché hai nascoste queste cose ai savi ed d~ c~nosce~e, amare ed essere felici nel possesso
ai prudenti e le hai rivelate ai pargoli. Sì, o d1 Dw. Nm soffriamo, siamo oppressi da mali e
Padre, perché così ti è piaciuto» (Le. X, 21). Per da stanchezza nel corpo e nell'anima: nell'ordine
i meravigliosi disegni nel modo con cui le anime naturale e in quello soprannaturale, gemiamo
sono elette e predestinate, la scelta e la predesti- s~tt~ ~ giogo del peccato, la tirannia delle pas-
nazione sono la gloria dell'Uomo-Dio e di Dio: swm, 1l peso delle calamità temporali. A tanti
Egli afferma dai più intimo del suo Cuore, il mali si aggiungeva ancora il pesante fardello del-
suo consenso ai disegni del Padre. la -L egge antica. (Att. XV, 10). Chi ci solleverà chi
Ecco perché Egli proclama gli Apostoli più ci libererà da queste miserie se non il Salva~ore
fortunati dei profeti e dei re : perché nessuno é Nostro Signor Gesù Cristo? (Mat. XI, 29). 2) ri
vissuto come loro nella intimità del Salvatore, secondo motivo viene dalìa persona stessa del
perché a nessuno é stato dato come ad essi di Salvatore. All'orgoglio, al crudele- egoismo del
vedere e di capire i misteri e i consigli di Dio mondo e del demonio Egli oppone la sua dolcez-
nell'Uomo-Dio. (Le. X, 24). za, carità e mansuetudine: noi dobbiamo impa-
rare da Lui la umiltà e la dolcezza.
Inoltre il suo giogo e il suo peso, la sua dot-
III - Conclusione che il Salvatore trae dalla trina e i suoi precetti son soavi e leggeri perché
sua risposta la sua dottrina risponde ai bisogni della nostra
Poiché il Salvatore é la via che conduce al natura, la consola e la innalza: i suoi precetti so-
Padre e alla esecuzione dei suoi disegni sugli no pochi, la sua grazia abbondante, magnifiche
le sue promesse (Mt. XI, 30).
eletti, Egli invita tutti perché vadano a Lui con
fede e con amore, a sottomettersi a Lui, a pren- ~in_al~ente, Egli esaudirà tutte le nostre aspi-
dere il giogo della sua dottrina, dei suoi precetti raziOm, Cl solleverà, soddisferà la nostra intelli-

36 37
genza con la sua verità, il nostro cuore con la della grazia che devono apportare agli uomini la
sua bontà, gli stessi nostri sensi con la bellezza felicità e fare tremare l'inferno: è l'apostolato
e la eccellenza della sua Persona, con la magni- dello stesso Uomo-Dio strettamente legato ai
ficenza del suo regno eterno in cielo. Solo in Lui grandi disegni di Dio ai quali si r iferiscono tutte
troveremo il perfetto ,, riposo della nostra ani- le opere divine.
ma». (Mt. XI, 29). I noltre é un mistero che ci rivela l'ammira-
Che preziosa rivelazione della Persona del Sal- bile vita di preghiera del Divin Cuore di Gesù:
vatore ci offre anche questo mistero! Se questa vediamo come Egli é costantemente occupato di
frase : « Io vedevo Satana cadere dal cielo come Dio, come tutto riferisce al Padre celeste ; in qua-
la foìgore » deve intendersi della caduta degli le intima conformità di volere é sempre cori Lui;
Angeli, si tratta di un 1asserzione abbastanza rara vediamo come lo Spirito Santo abita nel suo
con cui in termini misteriosi il Salvatore allude Cuore, come ne ispira e dirige la vita e come con
alla sua vita eterna nel seno della Divinità: una dolci trasporti di gioia' e di estasi in ogni oc-
stretta relaz.one si stabilisce allora tra la caduta casione Egli si espande meravigliosamente in
degli Angeli e il mistero della Incarnazione. adorazione, amore e lode a Dio.
· Se questa stessa frase deve invece intendersi Finalmente che cosa potrebbe meglio delle pa-
della vittoria riportata dai discepoli sopra i de- role pronunziate dal Salvatore a ttaccarci a Lui
moni, essa é una nuova e magnifiéa .i mmagine fedelmente e irrevocabilmente? Tutti i mot ivi,
della potenza del Salvatore che ci appare simile che abbiamo per donarci a .Lui, sono qui rias-
a un capitano vittorioso il cui esercito ha distrut- sunt i: Egli é il nostro Dio, da tutta l'eternità,
to le forze nemiche e può dire ai soldati: Ho principio, origine e capo di tutta la creazione:
veduto il nemico annientato ai miei piedi. in Lui e per ·L ui si concentrano e si svolgono i
Con quale bontà, con qùanta affettuosa sim- destini degli angeli e degli uomini, in Lui e per
patia, Gesù si degna condividere la gioia dei suoi Lui gli eletti sono predestinati : Egli é il nostro
Discepoli! Non proibisce loro di r allegrarsi del Signore e Maestro, tutto bontà e mansuetudine ·:
frutto dei loro lavori apostolici, ma invece que- Egli é il Dio e il Redentore dei poveri, degli op-
sta gioia la innalza e la · aumenta, ed apre ai suoi ~ressi, dei miseri, dei peccatori. Risposta piena,
Discepoli un orizzont e nuovo facendo intravvede: mtera e consolante a tutte le nostre aspirazioni,
re loro una gloria e una gioia che sono il retag- a tut ti i nostri bisogni. Egli é l'amore e il riposo
gio dell'apostolato, e che essi non supponevano di tutte le creature.
davvero. A chi dunque andremo noi, se non a Lui?
Questo stesso apostolato ci é mostrato in tut-
ta la sua magnificenza col suo corredo dei doni

38 39
I - Occasione della parabola

La domanda di un dottore sopra un precetto


del decalogo dà occasione a questa parabola.
Probabilmente il Salvatore si trova nella Pe-
MEDITAZIONE 116 rea o nelle vicinanze di Gerico; forse alla presen-
za di testimoni più o meno numerosi Gesù ha
proclamato beati i discepoli, perché i loro nomi
LA PARABOLA ! DEL SAMARITANO sono scritti nel libro della vita.
Un dottore della Legge coglie l'occasione per
interrogare il Salvatore sulla via che conduce al
LucA X, 25- 37. Ora, un certo dot~ore levatosi, per metterlo a pro·
va, chiese a Gesi1: • Maestro, che devo io fare per
cielo.
conseguire la vita eterna? » . Gli disse Gesù: '' Che La domanda ste-ssa, che è occasione della pa-
cosa è scritto nella Legge? Che vi leggi ;u? ». Ri- rabola, è duplice: Il dottore della Legge chiede
spose egli: • Ama il Signore Dio tuo con tutto
il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte prima semplicemente il mezzo per arrivare al
le tue forze e con tutta la tua mente, c il tuo pros· cielo; e quando il Salvatore gli ricorda il gran
simo come te stesso • . • Hai risposto b<:n',simo,
gli disse Gesù; fa questo e vivrai ' · Quegli però,
precetto dell'amor di Dio e dell'amore del pros-
volendosi giustificare, domandò a G~sù: • E chi simo {Le. X, 26, 27, 28), egli si rifà a questa rispo-
è il mio prossimo? •. Gesi1 r ispose t d isse: « t ln sta, e domanda chi é dunque .il suo prossimo
uomo discendeva da Gerusalemme a Gerico cd in-
cappò nei !adroni, i quali, spogliatoio c caricatolo che deve amare come se stesso (Le. X, 29).
di percosse, andarono via, lasciaodc lo mezzo mor- Questa duplice domanda é buona in sé, ma
to. Discendeva per quella via per caso un sacerdo-
te, che vedutolo passò oltre. Parimcn.ti anche un non lo é nella intenzione del dottore della Legge,
)evita, sopraggiunto in quel luogo e vedutolo, pas- che vuole unicamente tentare il Salvatore (Le.
sò oltre. Ma un Samaritano , che era in vinggio,
X, 25).
giunto là vicino a lui, al vederlo ne sentì com·
passione; si appressò, ne fasciò le ferite, ve,·sand·YJi La prima parte della domanda, quale é il mez-
sopra olio e vino, e adagiatolo sopra '" sua ca- zo per arrivare al cielo, era discussa nelle scuole
valcatura lo condusse ad un albergo c 'i prese cu·
ra di lui. E la dimane, trasse fuori due denari giudaiche e dava luogo a diverse opinioni.
e li diede all'albergatore, dicendogli: Abbi cura di La intenzione del dottore è quindi di provare la
lui; e quanto spenderai di più te lo pagherò al mio
ritorno. Chi di questi tre ti pare che sia stato il perspicacia del Salvatore o di metterlo per la sua
prossimo per colui, che cadde nelle mani dei !a- decisione alle prese con qualcuno dei partiti o
droni? • · Rispose quegli: • Colui, che gli usò mise-
ricordia • E Gesù a lui: • Va' e anche tu fa' al·
delle diverse scuole. La seconda parte della do-
trettanto • · manda manca egualmente di lealtà. Il dottore

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vuole scusarsi (Le. X, 29), non vuoi dar l'impres- Samaritano, il quale usa una grande carità e il
sione di aver ignorato una cosa tanto semplice massimo disinteresse in favore d'uno straniero
e di aver avuto l'intenzione di tentare il Salvatore. d'un disgraziato, che probabilmente appartien~
In realtà questa seconda interrogazione, per la alla nazione giudaica c per conseguenza ad una
stessa natura era più insidiosa della prima, per- religione detestata.
ché era molto discussa e la passione se ne era Considerazioni personali, pregiudizi, esempio,
impossessata per eludete il precetto dell'amore nulla deve impedirci di vedere in ogni uomo il
del prossimo. Si era arrivati a comprendere sot- nostro prossimo, di trattarlo come tale. EccÒ ciò
to il nome di « fratdlli » e di « amico » (Lev. che il Salvatore afferma espressamente con una
XIX, 17-18), i soli Israeliti. questione abilissima, che Egli propone al dottore
I -F arisei quindi si domandavano se un Israeli- della Legge obbligando così lui stesso a dare la
ta era obbligato alla carità e alla misericordia risposta.
verso un pagano e un Samaritano. se poteva sen- <<Quale di quei tre vi pare sia stato il pros-
za colpa usare verso di loro carità e misericordia. simo di colui che cadde nelìe mani dei !adro-
Con questa discussione il giudaismo degenera- ni? » (Le. X, 36 ), o, in altri termini, poiché la
to, cwè il fariseismo, voleva per lo meno scusar- parola << prossimo » implica mutua relazione:
si ed eludere il precetto. La questione era quindi << Per chi di questi tre, l'infelice é stato << pros-
pratica, scottante, la risposta ardua. simo»? Il dottore della Legge risponde: << Per
quello che gli ha usato misericordia ».
II - La parabola Dunque il Samaritano ha riconosciuto il suo
prossimo in questo straniero, in ,q uest'uomo che
Il Salvatore risponde con la parabola del Sa- appartiene a una religione differente dalla sua
maritano, ottenendo tre effetti. in quel nemico del suo popolo e l'ha trattato co~
l) Spiega chiaramente chi si debba inten- me suo prossimo. << Va' e fa' lo stesso"· Così il
dere per il « prossimo » di cui parla il precetto: dottore della Legge tronca da sé la questione tan-
il prossimo sono tutti gli uomini, anche gli stra- to discussa.
nieri, i nemici e quelli di religione differente. Un
uomo é nostro prossimo non p erché appartiene 2) Con . questa parabola il Salvatore condan-
alla nostra stessa nazione, neppure vi appartiene na energicamente, ma nel tempo stesso con molto
perché si trova nel bisogno, ma semplicemente riserbo, la dottrina e la pratica contrarie della .
perché è un uomo ed appartiene al par di noi scuola giudaica. Innanzi tutto fa dare la lezione
alla natura umana. ai Giudei da un .Samaritano, da uno di questi Sa-
La parabola lo insegna con l'esempio del buon maritani tanto odiati e disprezzati, e a questo Sa-

42 43
maritano oppone proprio i rappresentanti della
religione giudaica; nella loro condotta riguardo (Le. X, 33, 34, 35), verso un uomo che gli é com-
al disgraziato viaggiatore li pone in una meschi- pletamente estraneo, sconosciuto e nemico del
na luce, .pe·rché essi sottostanno sia a motivi di sUo popolo. Egli non si ferma dinanzi a nessun
ordine pratico, come il timore della fatica, del- pregiudizio di setta o di razza: in qu~ll'infelice
la spesa e del fastidio, sia a ragioni di ordine vede solo un suo simile e ciò basta al suo b\lon
teorico e morale, come i pregiudizi di setta e di cuore.
casta. E tuttavia il sacerdote ed il !evita ritor- Un secondo motivo è lo stesso Salvatore, l'in-
nano èerto dal servizi~ religioso nel Tempio, ove tenzione che gli ha ispirato questa parabola, la
avrebbero dovuto innanzi tutto in1parare la ca- sua esplicita sentenza: « Va' e fa' lo stesso » (Le.
rità e lo spirito di sacJ.Iificio. X, 37). I SS. Padri trovano sotto questa parabola
Finalmente il Salvatore condanna i Giudei rim- del Samaritano una figura di Gesù Cristo. Infatti
proverando loro di non manifestare abbastanza Gesù Cristo é sceso dal cielo in terra nella triste
carità anche quando si tratta di un concittadino, e solitaria valle della morte, vi ha trovato la po-
di un Israelita, come era il disgraziato viaggia- vera umanità depredata dai ladri, sanguinante
tore: gli stessi sacerdoti mancano a questo dove- per mille ferite, mezza morta. Nessun sacerdote,
re (Le. X, 31-32). Questo rimprovero si rivela dal- né altri che volesse o potesse aiutarla. Lui solo
la forma stessa sotto cui è posta la domanda: Gesù, il vero Sacerdote, possiede la misericordia
« Quale dei tre ti pare sia stato prossimo, per e il potere; l'olio e il vino : Egli cura le ferite
colui che s'imbatté nei !adroni? » (Le. X, 36). dell'uomo malato, lo trasporta nell'asilo da Lui
Secondo la interpretazione degli stessi Farisei, fondato, la sua Chiesa, là l'uomo é curato a spese
é il sacerdote ed il levita che avrebbero dovuto del suo misericordioso Liberatore fino al giorno
essere prossimo, poiché il viaggiatore era loro in cui Egli ritornerà per la ricompensa.
fratello, loro amico e concittadino. Ma essi lo di- Il Salvatore é veramente il buon Samaritano
menticano e lasciano l'infelice senza aiuto. Del che vuole tenere conto delle fatiche da noi sop~
resto, ·è proprio quello che fanno in generale per portate per coloro che ha affidato alle nostre
il popolo: pas tori infedeli e mercenari l sollecitudini.
Abbiamo un terzo motivo nell'esempio di tan-
3) In questa parabola, il Salvatore ci dà ma-
ti, che, nella misura delle loro diverse vocazioni
gnifici motivi per spingerei a compiere e pra-
hanno imitato iÌ buon Samaritano esercitand~
ticare la carità con il prossimo.
verso la umanità la misericordia sia spirituale che
Un primo motivo é il commovente esempio corporale.
del Samaritano che esercita la carità con tanta
compassione, premura, abnegazione ed eroismo

44
45
III · Conclusione

Pr.i ma conclusione: << Va' c fa' lo stesso >>, dice


il Salvatore. Noi dobbiamo quindi praticare l'amo-
re del prossimo dietro l'esempio del buon Sama-
ritano e divenire noi pure buoni Samaritani per
la povera umanità, per i nostri fratelli. E pe,r
questo scopo accumuliamo una gran provvista
di balsamo di sent:menti di affetto, di pietà,
di benevolenza: facciamo buona provvista di vino
in parole ed opere che fortifichino e consolino,
facciamo tanta provvista di denaro con la pre-
ghiera e il desiderio di fare opere buone: acqui-
stiamo una buona cavalcatura con .la pazienza,
perseveranza, moderazione -e frugalità. Questo é
l'equipaggiamento del buon Samaritano.
Seconda conclusione : Amore grande al Salva-
,,----, tore e_profonda stima di Lui, il cui carattere si ri-
l
vela anche qui tanto magnificamente, prima nel-
... ~~~__. ... '\ l'incontro e nella conversazione col dottore della
Legge, Quanto Egli é buono e come é dolce il ve-
(''_,,,,··"'/ dere con quale mitezza e condiscendenza si lascia
_, interrogare da tutti, anche quando le interroga-
....... .•''~ zioni di tutti non sono egualmente leali. Con qua-
'; G E ~ A le moderazione e pmdenza domanda e risponde
,l !
l a sua volta : << Che cosa leggi nella Scrittura?>>
l

l
l (Le. X, 26); con quale riserbo, e nel tempo stesso
con quale equità e sapienza ricoÌ10sce quanto può
esservi di buono anche nel suo avversario (Le.
X, 28) ; con quale tatto e quale opportunità co-
stringe il dottore della Legge a dare una rispo-
sta schiacciante per lui! Il dottore della Legge
o lO ~o
Km. domandava: << Chi è dunque il mio prossimo? >>. II

46 47
Saìvatore gli domanda inveçe dì chi è prossimo lui, salemme a Gerico, città sacerdotale; le locande,
terminando la parabola con queste parole: « Chi che ancora si vedono lungo la strada, l'equipag-
di questi tre ti pare sia stato prossimo, per giamento del Samaritano, tutti i particolari del-
colui che s'imbatté nei !adroni»? Questa inversio- la parabola sono vivi e dovevano fare impres-
ne della domanda è perfettamente legittima, per- sione, soprattutto se, come é probabile, il Sal-
ché la parola « prossimo » suppone una relazione vatore si trovava allora in vicinanza di questa
reciproca. L'inversione presenta inoltre degli altri regione.
vantaggi. Quale forza, quanta autorità, senza che tutta-
via vi sia alcun che di offensivo nei rimproveri
Innanzi tutto, perm~tte al dottore della Legge
rivolti al dottore della Legge e ai Capi di Israele,
di rispondere più facilq1ente, anzi l'obbliga a dare
per il modo con cui essi intendono il precetto
la risposta giusta. Perciò a Gesù torna più sem-
dell'amor del prossimo, per la opposizione tra la
plice domandargli non già chi debba egli riguar-
loro condotta e quella del Samaritano t
dare come prossimo, ma piuttosto da chi voglia
.L a Chiesa docente d'Israele é ridotta a condan-
essere considerato e trattato come si considera e
nare se stessa per la bocca del dottore della
si tratta il prossimo. Alla lettera della Legge, il Legge !
Salvatore· oppone qui il sentimento naturale.
Secondo: invertendo la questione, il Salvatore
ci dà una direzione essenzialmente pratica, mo-
strandoci che l'amore del prossimo é vero solo,
quando si traduce nelle opere. (Schanz). Sotto
questo aspetto il colloquio di Gesù col dottore
della Legge é un vero modello di discussione
scientifica.
iLa stessa parabola è un capolavoro che ci
rivela la bellezza e la fecondità della intelligenza
del Salvatore, se non si tratta di un fatto realmen-
te avvenuto. Vi é tanta naturalezza e tale armo·
nia con il paese e gli abitanti: la strada da Geru-
salemme a Gerico, strada deserta attraverso lu-
gubri gole di monti, tristamente celebre per il
brigantaggio e gli omicidi, che era frequentata
da sacerdoti e da !eviti per ritornare da Geru-

48 49
plativa. Tra loro é lo stesso Salvatore, modello
completo della più alta perfezione che unisce que-
ste due specie di vite.

MEDITAZIONE 117
I . Marta modello della vita attiva
M A R T A E M A R I A
Marta é modello della vita attiva in due modi :
l in quello che vi é di buono e di grande, e nelle
LucA X, 38-42. Mentre erano in viaggio, Gesù entrò in un villag- imperfezioni che possono in essa riscontrarsi.
gio, ed una dorh1a di nome Marta, lo accolse in
casa sua. Aveva essa una sorella, chiamata Maria, E' bello- e questa bellezza si ritrova nella vita
che sedutasi ai piedi del Signore stava ad ascol- attiva quando si esercita per amore a Gestt Cri-
tare le sue parole. Marta invece era affaccendata
alle molte cure del servizio; e avvicinatasi a Gesù
sto- è bello vedere Marta accogliere con tanta ca-
gli disse: « Signore, e non ti importa che mia ·so- rità il Salvatore nella sua casa, e fare ogni sfor-
rella mi lasci così sola ad attendere al servizio? zo per trattarlo con l'onore che mer ita la sua di-
Dille adunque che mi venga in aiuto ». « Marta, Mar-
ta, le rispose il Signore, tu ti affanni e turbi per gnità: questo pare sia il significato di queste
troppe cose; una sola è necessaria. Maria ha scel- parole: « Marta, Marta, tu ti affanni e t'inquieti
to la parte migliore-, che non le sarà tolta ».
per troppe cose» (Le. X, 41). Marta sembra essere
la maggiore e che diriga la casa: perciò a lei
Il Salvatore seguitando la sua strada verso appartengono le cure della ospitalità.
Gerusalemme, arriva ad una borgata - senza dub- Va bene ricevere il Salvatore e onorario tanto
bio Betania - ove una donna chiamata Marta, .quando nei giorni della sua vita mortale Egli
gli offre ospitalità. Marta ha una sorella che si viaggia e soggiace alle fatiche, alla fame e alla
chiama Maria (Le. X, 38-39). sete. Inoltre è cosa molto m eritoria, poiché l'eser-
Il non cercare Gesù ospitalità a Gerusalemme, cizio della vita attiva esige la pratica di numerose
ma a Betania, é un'altra prova del pericolo a cui
virtù: occorre vincere la timidità e la pigrizia ed
poteva esporlo un prolungato soggiorno in città.
esercitarsi nella pazienza, nello zelo, nella gene-
Marta e Maria sono probabilmente le sorelle di
rosità. Ma anche la ricompensa è grande. Quel .
Lazzaro (Gio. XI, 1) e tutte due, ciascuna a modo
ch e fate al più p iccolino dei suoi frateili è fatto
suo, si preparano per ricevere e onorare il Sal-
a Gesù Cristo stesso, e un semplice bicchier d'ac-
vatore.
qua dato per amor suo sarà ricompensato in cielo.
Si é sempre considerato in queste due sorelle
Finalmente le cure, gli onori, l'amore mani-
la immagine della vita attiva e della vita contem-
festato al Salvatore sono cose belle c commoventi,
so 51
« Ti inquieti di troppe cose ». Il turbamento non
e certo si faceva una gran festa a Betania ogni proviene mai da un buon principio: nella fatica
volta ch e Gesù vi ritornava, nulla si ometteva deriva spesso da malumore, da impazienza, da
per rendergli tutti gli onori della ospitalità. La invidia o da una certa vanità.
vocazione di Marta - vocazione magnifica - é Marta si avvicina dunque al Salvatore, dopo
di ricevere il Salvatore con amore, carità e zelo. aver forse ripetutamente represso la propria im-
Tuttavia si riscontrano in Marta certe imper- pazienza, e lo prega di congedare Maria (Le. X, 41 ).
fezioni che possono ritrovarsi nella vita attiva. Si rivolge al Salvatore, perché sarebbe stato scor-
Evidentemente é un rimprovero che il Salvatore tese chiamare Maria, assisa ai suoi piedi, e· perché
le rivolge, allorché e~a lo invita a sollecitare pensa che un ammonim ento dato da Gesù alla
Maria per aiutarla nei, preparativi. Si vede dun- sorella sarà più efficace. Si riscontra in Marta la
que che tutto ,non é perfetto, non nella cosa in dedizione e l'attaccamento di una serva .fedele del
sé, ma nelle circostanze e nel modo con cui Mar- Signore; ma si .n ota anche una certa imperfezio-
ta si occupa dell'ospitalità. Innanzi tutto, la con- ne nelle sue azioni.
dotta di Marta è ispirata forse da un giudizio Allora avviene il rimprovero di Gesù, rimprove-
erroneo, ch e dà alla esteriorità della ospitalità, ro tutto amore, severità e sapienza insieme. D'amo-
al servizio materiale, tale importanza, che dinanzi re, p erché Gesù chiama Marta per nome due
ad essa tutto il resto deve cedere ; e vuole quindi volte; di severità perché le dice in che cosa la
che anche Maria vi concorra. Evidentemente vi sua condotta é imperfetta, e dà ragione a Maria;
è un errore, ·e questo errore si riscontra spesso. di sapienza, perché non condanna la cosa in sé:
Ognuno è tentato di conslderare come la cosa le occupazioni esteriori, che sono buone e legit-
più importante quella che gìi piace di più e in time, che sono un mezzo p er andare a Dio, che
cui riesce meglio. Inoltre le preoccupazioni di suppongono e danno un senso pratico della vita.
Ma rta sembra siano state inutili ed eccessive, co- Forse Marta deve a questo genere di vita pratica
me dice il Salvatore. '' Marta, Marta, tu ti affanni il non essere caduta nei traviamenti di Maria,
e ti inquieti per troppe cose» (Le. X, 41 ). supposto che si tratti ,qui di Maria Maddalena.
Marta non si contenta di ricevere degnamen- Il Salvatore condanna le imperfezioni inerenti
te il Salvatore, essa vuole una ospitalità sfarzosa, alla vita attiva: una troppo alta opinione di sé,
vuole tutto quello che é possibile fare e crede di una grande importanza per le cose esteriori, il
non aver fatto mai abbastanza. Tale preoccupa- turbamento, la impazienza, l'agitazione. Se notia-
zione non é necessaria e in questa circostanza mo in noi qualcuno di questi difetti, pensiamo che
non va bene. il Salvatore ci vede e ci dice: « Marta, Marta, tu
Finalmente il Salvatore rimprovera Marta spe- ti affanni e ti inquieti per troppe cose ».
cialmente p er il suo turbamento ed agitazione:
53
52
II - Maria modello di vita contemplativa cessario passare dalla vita interiore alle occupa-
zioni della vita attiva (Gio. XII, 3) e il Salva-
L'attrattiva p er la riflessione, il gusto del sen- tore lo riconosce e se ne compiace {Gio. XII, 7).
timento e dell'ideale sembrano essere stati nel 2) Il Salvatore stesso ci r ivela in questa oc-
carattere di Maria. Nella ipotesi che la sorella casione il valore e la eccellenza della vita contem-
di M aria s'identifichr con Maria Maddalena, ve- plativa nella rispos ta che dà a Marta.
diamo come quest a disposizione naturale che ha Tre motivi per i quali la vita interiore supera
potuto essere la causa dei suoi traviamenti, é la vita attiva. Innanzi tutto la n ecessità: «Una
divenuta uno strumento di bene, un m ezz_o di sola cosa è n ecessaria» (Le. X, 42). Questo uno
santificazione. Essa ama stare alla scuola d1 Ge- necessario é Dio; il bene assolutamente necessa-
sù. Mentre Marta si ot:cupa delle cose esteriori, rio per l'anima, l'amor di Dio, l'attaccamento a
Maria si asside ai piedi del Salvatore ed ascolta la Di~. il commercio dell'anima nostra con -Dio, pre-
sua pa rola {Le. X, 39); essa diviene così il tipo parazione per goderlo un giorno in cielo. Il resto,
della vita contemplativa, della vita interiore. quello che è al di fuori, le « molte cose » di
Due cose sono da notare in lei sotto questo cui Marta si preoccupa, tutto ciò è necessario so-
punto di vista: l) Bisogna supporre una cosa, sen- lo secondo le circostanze. Molto più, anche p er
za la quale Maria non può essere la figura e il queste altre molte cose, per la vita attiva alla
modello della vita contemplativa; una condizione quale mai ci si può sottrarre interamente, è ne-
che dà tutto il pregio alla vita contemplativa: p en- cessario un certo grado di vita interiore, onde
sare cioè che Mar:ia sia persuasa che il suo aiuto acquistare meriti per il cielo, poiché il m erito
non è affatto necessario per offrire l'ospitalità proviene dal cuore; per lavorare con frutto sia
al Salvatore, che basta Marta per pensare a tutto, per n oi che per gli altri, per compiere con fe-
e che non sia volontà del Signore che Lei se ne deltà e costanza i doveri della vita attiva sempre,
occupi: invece essa onora di più il Salvatore e ci vuole una grande generosità nel sacrifizio, e
risponde meglio ai desideri di Lui, stando assisa ·q uesta disposizione è frutto di preghiera e di
ai suoi piedi per ascoltarlo. Senza ques ta condi- vita interiore.
zione, la condptta di Maria sarebbe stata errata. Il secondo motivo è la . sublimità della vita
Così la vita interiore e contemplativa é buona interiore. 11 Salva tore lo rivela con queste paro-
e m eritoria solo a condizione di fare la volontà le: « Maria ha scelto la parte migliore» (Le. X,
del Sig nore e di avere soddisfatto ai doveri del 42). Maria sceglie il con tatto con Dio, e p er con-
proprio sta to. Anche Marta è a lla scuola del Mae- seguenza lo stesso Dio (Sal. LXXII, 26, CXLI, 6;
stro; i servizi che gli rende sono necessari. In I er. X, 16; Tren . .JII, 24). Tale p arte ha in se stes-
r ealtà Maria sap eva quando era conveniente o n e- sa il su o valore soprannaturale, mentre tutto il

54 55
rimanente ha valore solo se . si riferisce a Dio. mente più perfetto ardere e ilìuminare, che illu-
Marta è la serva del Signore : Maria ne è la disce- minare soltanto : è meglio santificare se stesso
pola e l'amica. e santificare gli altri che lavorare alla sola perso-
II terzo motivo è la fedeltà e la durata della nale san tificazione.
vita contemplativa. « Questa parte non le sarà II Salvatore ha scelto questa vita e con il suo
tolta in eterno ». (·Le. X, 42), non solo nel senso esempio la insegna come la più perfetta. Mentre
che la vita interiore e i suoi esercizi, sono e re- Marta sceglie la vita attiva e Maria preferisce la
steranno quaggiù la porzione di Maria, alla quale contemplativa,- Egli le unisce tutte .e due, passa
non saranno tolti, mentre le cure esteriori saran- alternativamente dall'una all'altra, o piuttosto,
no il compito di Marta ; ma ancora in un senso senza lasciare la contemplazione e la unione con
1
più sublime, perché la occupazione di Maria non Dio, si presta alle azioni esteriori: insegna, viag-
è interrotta dalla morte e continua nella eternità, gia, guarisce i malati; ma nella contemplazione e
poiché la vita eterna è la contemplazione, il feli- nella unione con nio attinge l'ispirazione e la forza
ce possesso del Bene infinito, m entre le occupa- per lavorare ·e steriormente alla salvezza delle ani-
~ioni della vita cessano con la morte. E anche me, come vediamo qui.
quaggiù la vita contemplativa è più stabile, perché Se viene a Betania, non è semplicemente per
si può continuare più facilmente ed a lungo, p er- visitare una famiglia cara, ma perché Betania è
ché essa alletta l'anima, la soddisfa e la attira sulla strada di Gerusalemme dove é incammina-
con le sue dolcezze e consolazioni. to. (Le. X, 38). Arrivato dai suoi ospiti, non può
Tale é la risposta del Salvatore alla domanda restare ozioso e si mette subito ad ammaestrare.
di Marta; e termina con un solenne elogio, che Pure lodando altamente la contemplazione di
potremmo chiamare la canonizzazione della vita Maria, Egli esercita la vita attiva con ispirito
contemplativa. apostolico, che si rivela perfino nella freschezza
con cui risponde a Marta: la biasima, senza timo-
re di scontentarla. Tale franchezza suppone gran-
III - Il Salvatore modello della vita mista de distacco e gran libertà di spirito, somma au-
torità. II Salvatore ci dà questo esempio.
La vita mista è · la unione della vita contem-
. plativa e della vita attiva, di modo che l'attività Difficile, ma bello unire come Lui la vita con-
esterna nasca dalla pienezza della contemplazio- templativa alla vita attiva; è la vera perfezione
n e e della carità. La vita contemplativa diviene evangelica; la vita della Chiesa, la vita di tutti i
così mezzo e principio della vita attiva. grandi apostoli, la vita stessa di Dio.
Tale attività esteriore é da preferirsi alla vita Questo mistero ci mostra in modo particolare
esclusivamente contemplativa, perché è indubbia- e meraviglioso come nel Vangelo tutto è vita, tut-

56 57
to ridesta la vita e la diffonde. Parole, atti, sen-
timenti del Salvatore, nel segreto nel suo Cuore
come nelle manifestazioni che Egli ci lascia intrav-
vedere, tutto è davvero parola di vita, che con-
tiene in embrione altre cose più grandi che av-
LA VITA PUBBLICA
verranno e si svilupperanno nei tempi avvenire
in magnifiche rivelazioni di vita. DALLA PESTA DEI TABERNACOLI
-Così in questa circostanza le persone e le paro- FINO ALLA FESTA DELLA DEDICAZIONE
le che esse pronunziayto, servono come modello
e principio alle grandi vocazioni e ai diversi ge- Dalla festa dei Tabernacoli comincia la lotta
neri di vita che si ritrovano nel Regno di Gesù mortale impegnata dal Giudaismo contro il Sal-
Cristo, ordini attivi ed ordini contemplativi del- vatore.
la Chiesa, o piuttosto la distinzione di questi or- Alle grandi rivelazioni che durante questa fe-
dini secondo che sono dediti alla vita attiva o alla sta Gestt fa della sua divinità con i miracoli e gli
vita contemplativa e alla vita mista: . vi ritroviamo insegnamenti, "i Giudei rispondono con l'odio, e
la loro natura, le loro leggi, i meriti, i pericoli, un odio che giunge sino a _cercare di farlo morire.
i risultati. Da questo momento l'opera del Salvatore va
Si direbbe che S. Tommaso meditava questa svolgendosi fino alla festa della <Dedicazione. Da
scena evangelica, quando, esaminando qual genere un lato la irritazione dei Farisei aumenta e si
di vita si doveva preferire, concludeva che la vita manifesta con violenti attacchi e orribili b estem-
contemplativa è superiore alla vita puramente mie, dall'altro il Salvatore non li risparmia più;
attiva (Il, II, q. CLXXXVII, art. 1), ma che la vita e dichiara pubblicamente la loro malizia, parla
mista è da preferire alla vita puramente contem- apertamente del disegno che i Giudei hanno for-
plativa {II, II, q. CLXXXVIII, art. 6). mato di perderlo e annunzia la sua morte.
Riguardo ai suoi, li fortifica insegnando loro a
pregare, r accomandando le virtù apostoliche, quel-
le soprattutto che possono fornire armi per difen-
dersi nella lotta: la povertà, la vigilanza, la ma-
gnanima professione della loro adesione alla cau-
sa del suo Regno.
Questi diversi misteri pare abbiano avuto per
teatro la Giudea.

58 59
pasto. Egli non era obbligato a farlo, poiché nes- purificare il loro cuore dalle sue impurità: que-
suna .legge lo esigeva in quel momento. I noltre sto mezzo: è il fare l'elemosina ai poveri, l'elemo-
Egli vuole istruire, e non già scandalizzare. sina del contenuto dei loro piatti e dei loro bic-
chieri, poiché l'elemosina giustifica, quando sia
congiunta alla contrizione del cuore e al propo-
II - I rimproveri nimento, e da se stessa ottiene grazie di giusti-
Gesù risponde ai pensieri temerari del Fari- ficazione e fa sparire la causa principale del male,
seo con i seguenti rimproveri. Essi comprendono ch e è nella durezza del cuore e nella cupidigia.
due parti: la prima è li volta ai Farisei, la secon- 2• - Gesù rimprovera ai Farisei la loro man-
da ai dottori della Legge. canza d'intelligenza e Ii chiama « insensati », per-
Il Salvatore dmprovera ai Farisei, prima di ché si attaccano con cura esagerata a minuzie
tutto, l'ipocrisia: lo fa con forza, cominciando: che non formano oggetto di alcun precetto; per
« Dunque voi, o [Farisei », cioè: oDunque, basta esempio, la decima di certe piante, come la rota
ipocrisia; ora devo parlare io, e bisogna che voi e la mentuccia, e trascurano e trasgrediscono i
ascoltiate; ovvero: la vostra ipocrisia si rivela: grandi precetti della giustizia e della carità.
basta. - Gesù usa un paragone, quello delle cop- 3" - Gesù rimprovera loro la vanità e l'orgoglio
pe e dei piatti che sono sulla tavola e che i Fa- ch e Ii porta a prendere nella sinagoga i migliori
risei puliscono e pur:ificano scrupolosamente, men- posti, le sedi più onorifiche e a ricevere per le
tre lasciano H loro cuore -p ieno di rapine e di strade e nelle piazze pubbliche i saluti e i segni
iniquità. Iniquità lo spogliamento delle vedove, di profondo rispetto, non solo come una distin-
la venalità nei giudizi, l'oppressione dei poveri, zione dovuta al loro grado e condizione sociale,
come vediamo in altri passi del discorso di Gesù ma come un onore reso alla loro superiorità in·
(Mt. XXIII, 14, 23-25; Le. XVI, 14). tel~ettuale c alla loro santità.
Il Salvatore mette in evidenza anch e l'assur- Egli insiste su questo p regiudizio e lo spiega
dità e l'ingiustizia di questa condotta riguardo a paragonando i Farisei ai sepolcri nascosti nei cam-
Dio (Le. XI, 40), nell'intenzione del Quale i pre- pi, dai quali non ci si allontana perché n on si
cetti relativi alla purificazione non erano se non scorgono e sui quali si cammina e si toccano senza
un mezzo destinato a condurre alla purificazione saperlo: essi nascondono la putredine che conta-
interiore (Lev. XIX, 2), e i l cui onore esige la m ina al suo contatto. Tale contatto produceva
purità del cuore, altrettanto e più ancora della un'impurità legale (Num. XIX, 16); perciò si aveva
purificazione esteriore. cura d'imbiancare le tombe ogni anno per poterle
Inoltre Gesù indica ai Farisei un mezzo p er più facilmen te riconoscere.

188 189
Con questo paragone il Salvatore vuol dimo-
strare come i Farisei contaminino il popolo, na- cui sembrano così condannare gli atti, m entre essi
scondendo al di fuori l'intimo del loro cuore, che condividono gli stessi sentimenti e perseguiteran-
è tutto putridume. no gli Apostoli ch e Gesù vuole loro mandare. Essi
li tra tteranno come la « Sapienza di Dio , ha detto
·L a seconda parte del dis corso del Salvatore ri· al tempo di Zaccaria e il loro castigo sarà uguale
guar da gli Scribi e i dottori della Legge. La causa (II Parai. XXIV, 19, 22-23). Fra questi testimoni del
di questi rimproveri è data da uno di essi che sangue, Abele è il primo di cui parla Ja S. Scrit-
nota l'allusione offensiva1contro i Farisei, didendo tura, e Zaccaria, .i l figlio di Joia da (Barachia) è
che l'onore dei dottori della Legge è compromesso l'ultimo.
da questo discorso: ·l o spirito della setta era in· ·Finalmente il Salvatore r improvera gli Scribi
fa tti ispirato dalle decisioni e dalle interpretazioni di esser e i nfedeli alla loro vocazione, che era di
degli Scribi e, d'altra par te, Farisei e Scribi face- condurre il popolo a Gesù Cris to, p oiché lo scopo
vano causa comune. e il fine della Legge è Gesù Cristo (-Gal. III, 24).
Questi ultimi formavano una setta ufficiale· •L a conoscenza di Gesù Cristo è un vero tesoro,
essi dovevano essere i capi e le guide spirituali un augusto santuario di cui i dottori della Legge
del popolo. II Salvatore rimprovera loro, prima di avevano la chiave nella S. Scrittura e nella Legge,
tutto, d'imporre al popolo dei pesi intollerabili. ma non se ne ser vivano né per sè né per il popolo :
I precetti riguardanti l'impurità lega1e, l'osservan- essi la p rendevano e la nascondevano p er ché la
~a del saba:o, le regole p er gli alimenti e i p asti, Legge, come la spiegavano loro, a llontanava da
11 commerciO con i Gentili: la legge era già per se Gesù Cristo invece di condurre a Lui.
stessa•
abbastanza dura. A questi precetti bcrJi Scribi
aggmngevano ancora un giogo molto più duro con
III · Effetti di questi rimproveri
le « tradizioni umane , che riguardavano la purifi-
cazione delle vesti, del corpo, degli utensili che I Farisei e gli Scribi, invece di arrossire e di
servono al pasto, e di tutte queste minuzie indi- trem are, si .irritano sempre più contro il Maestro
stintamente facevano altrettanti obblighi, con una che E rimprovera con tanto vigore, si ostinano
severità inesorabile. nella loro avver sione e nel loro odio contro il Sal-
Il Salvatore poi rimprovera la loro slealtà: m en- vatore, ordiscono un piano, s.i mettono d'accordo
tre essi si dispensano dall'osservare i prec"etti e li per tendere un'insidia a Gesù, opprim endolo di
trasgrediscono .i n segreto, puniscono rigorosamente domande per trovare nelle sue risposte un prete-
quelli che li violano: inoltre essi innalzano monu- sto di accusa (Le. XI, 53-54). Da ciò si comprende
menti ai Profeti fatti uccidere dai loro padri, di evident emente un progresso nel loro odio, un at-
tacco diretto contro il Salvatore-.
190
191
Riguardo alla persona di Gesù, notiamo in par-
ticolare, da una parte la condiscendenza con cui
Egli si adatta alle circostanze e, d'altra parte, la
sua costanza, franchezza e coraggio dinanzi alla
slealtà, all'ipocrisia dell'egoismo e dell'assurdità. MEDITAZIONE 138
E' la prima volta che Gesù avverte i Farisei
con quel terribile «Guai a voi ». Nulla gli ripugnR CONFESSARE LA FEDE SENZA TIMORE
tanto quanto lo spirito dei Farisei e degli 6cribi,
spirito contrario ed op\Josto al suo, che è spirito
di giustizia, di sapienz~, di umiltà, di semplicità Luc.\ XII, HZ. Intanto, essendosi la gente affollata in modo straor-
e di fedeltà alla propria vocazione. dinario sino a schiacciarsi gli uni gli altri, egli
cominciò a dire ai suoi discepoli: • Guardatevi
bene dal lievito dei Farisei, che è l 'ipocrisia. Or
non c'è niente di nascosto che non debba essere
rivelato, e niente di segreto che non debba essere
conosciuto. Perciò quanto voi dite nelle tenebre,
sarà udito nella luce, e quanto voi raccontate al-
l'orecchio nell'interno della casa, sarà annunziato
sopra i tetti. Vi dico poi, o amici miei: Non te-
mete quelli che uccidono il corpo e fatto questo
altro di più non vi possono fare. Vi indicherò io
chi dobbiate temere: Temete colui, che dopo avervi
tolta la vita, ha il potere di precipitarvi nella geen-
na. Sì, vi dico, temete lui. Cinque passeri non si
vendono per due soldi? Eppure uno solo di essi non
è dimenticato dinanzi a Dio. Ma anche i capelli del
vostro capo sono tutti contati. Non temete: voi
valete ben di più che molti passeri.
Vi d ico ancora: Chi mi confesser'<l dinanzi agli
uomini, anche il Figlio dell'uomo lo confesserà da-
vanti agli angeli di Dio. Chi invece mi rinnegherà
davanti agli uomini, sarà egli pure rinnegato da-
7anti agli angeli di Dio. A chi avrà parlato male
del Figlio dell 'uomo, sarà perdonato; ma chi avrà
bestemmiato contro lo Spirito Santo, non sarà per-
donato.
Quando vi condurranno nelle sinagoghe o davan-
ti ai magistrati e alle autorità, non affannatevi a
cercare come o qualmente vi difenderete o che do-
vrete dire; chè lo Spirito Santo nel momento s tesso
vi insegnerà quali cose vi convenga dire •.

193
192
MATTEO X ,
26-33. Dunque non li t emete , poichè non c'è niente eh che gli Apostoli, i discepoli e il popolo fossero in-
nascosto, che non s i abbia a svelare, c niente di
segreto, che non s i abbia a conoscere. Ciò che io
timiditi dalle minacce dei Farisei. Qualche parola
vi d ico nelle tenebre ditelo fort e alla luce, e ciò d'incoraggiamento pare quindi trovi qui il suo po-
che udite all'orecchio. predicatclo sopra i tetti. E sto naturale, e il Salvatore approfitta di un'occa-
non temete quelli, che uccidono il corpo, ma non
possono uccidere l'anima ; temete piuttosto chi può sione in cui una gran folla di migliaia di uomini
c anima e corpo far perire nella geenna. ForscchO:, si stringono attorno a Lui, al punto « di accalcarsi
d ue passe ri non si vendono per un asse? Eppure, uno gli uni sugli altri », per insegnare queste conso-
solo di essi non cadrà a terra senza il permesso
del Padre vostro. E quanto a \•oi, persino i capelli lanti verità.
del vos tro capo soilO tutti conta ti. Non temete d un-
que ; voi vale te beo di più che molti passeri. O-
gnuno quindi, che 1 mi confesserà dinanzi agli uo-
mini, anch 'io l o confesserò dinanzi al Padr e mio, II - Gl'insegnamenti
che è nei cieli ; ma chi mi rinnegherà dinanzi
agli uomini , anch'io lo rinnegherò dinanzi al Pa- Gl'insegnamenti comprendono tre parti:
dre mio che è nei cieli • .
l o - La prima racchiude il tema del discorso
ed espone la verità di cui il Salvatore vuole con-
vincere i suoi uditori. Il tema stesso è duplice.
I - Occasioni nelle quali Gesù dà questi Gesù dà a tutti il consigUo di non seguire il par-
insegnamenti tito dei Farisei e di non condividere i loro inse-
gnamenti: << Guardatevi soprattutto dal lievito dei
Esse sono: Farisei, che è l'ipocrisia ».
:E ssi devono invece aderire alla sua dottrina e
1o - Circostanze di tempo: dopo il pranzo del non temere di confessarla pubbJicamente, senza
Fariseo in cui Gesù ha smascherato, più severa-
mente :u
quanto avesse fatto prima, la m alizia dei
paventare la persecuzione dei Farisei. Questo tema
è contenuto nelle parole : << Nulla di nascosto che
Farisei e dei dottori della Legge. non debba essere rivelato, nulla di segreto che non
2o - I dottori della Legge e i Farisei sono furio- debba essere conosciuto. Perciò quanto avete detto
si : essi deliberano tra di loro e congiurano contro nelle tenebre, sarà udito nella luce, e quant o avete
il Salvatore· (Le. Xl, 54). ·Forse Gesù insegna que- detto in un orecchio, nell'in terno della casa, sarà
propagato sui tetti » (Le. Xli, 2-3). Oppure, secon-
ste cose ai suoi Discepoli durante il pranzo, o
pochi giorni dopo quel pasto o immediatamente do un testo parallelo di S. Matteo: « Quello che
io vi dico nelle tenebre, ditelo alla luce del sole:
dopo di esso. e ciò c he vi è stato detto in un orecchio, predi-
3o - Quanto era accaduto poteva far temere catelo sui tetti >> {Mt. X, 27). ·E ' un p rover bio che

194 195
ucciso, ha il potere di gettarvi anima e corpo nel-
allude, come già abbiamo notato, a un u so orien-
l'inferno "·
tale, in cui cer ti annunzi si ·f anno al popolo dal-
l'alto deHe terrazze delle case, che non sono molto b) Secondo motivo, la protezione di Dio, la
sua ·P•rovvidenza, senza la cui permissione nulla
alte.
accade, e che veglierà sui confessori della fede
2o - La seconda parte del discorso comprende i per difenderli nell'anima e nel corpo. Per il corpo,
m otivi che confermano la doppia raccomanda- nulla avverrà senza la permissione di Dio. Il Sal-
zione. vatore spiega e svolge eccellentemente questa ve-
Il primo motivo pe~ guardarsi dalla dottrina rità ricordando quale cura Dio prende delle sue
dei Farisei è che essi e, la Joro dottrina sono un creature, pur molto inferiori all'uomo.
« lievito », un lievito di corruzione, un principio di I passeri p er esempio, che pa re non abbiano
malizia e di depravazione per l'intelletto e per il nessun valore, tanto che si danno quasi per nulla,
cuore con .Ja loro ipocrisia, perché vogliono fare sono sotto la particolare custodia di Dio. E questo
passare « le tradizioni umane » per precetti di- è vero non soltanto della specie dei passeri in
vini, e le più sordide passioni umane come virtù. generale, ma di ciascun passero in particolare, co-
Il Salvatore non ritira quindi nulla dei rim- me di ogni capello della nostra testa. Chi dunque
proveri rivolti ai ·F arisei .in occasione del pranzo s'inquieta per sapere se nel mondo v'è un passero
che uno di ·l oro gli ha offerto, ma li conferma e di meno o se è caduto un -cap ello dal nostro capo?
li riassume in una parola. Alla folla n on dice di Eppure nemmeno un passero muore o un cap ello
più per prudenza. cade, senza ch e il Padre vostro Io sappia e Io per-
Secondo motivo: quest'ipocrisia dev'essere sm a- metta. Non temete dunque; voi valete più di mol- ·
scherata, come lo sarà .i nfatti dinanzi a t utto il ti passeri.
mondo, con ·l a predìcazione degli Apostoli ; perch é Lo Spirito Santo n on lascerà di assistere m a!!-
essi am1unzieranno allora pubblicamente la verità giormente i confessori ·d ella fede, allorché es:i
che E gli insegna loro oggi in segreto, e confon- saranno citati dinanzi ai tribunali, o piuttosto
deranno la loro ipocrisia. Egli Ii aiuterà direttamente. Non si preoccupino
dunque della maniera di rispondere dinanzi ai
3o - Circa -la confessione intrepida della fede giudici: lo Spirito Santo ispirerà loro quello che
e della dottrina, nonostante tutte le persecuzioni, dovranno dire.
il Salvatore ne dà i motivi più belli: c) Un t erzo motivo di fortezza è, da una par-
a) « Non abbiate paura di coloro ch e u cci- te, la ricompensa promessa alla confessione ge-
dono il corpo, e dopo ciò non possono fare nulla nerosa e, dall'altra, il castigo riservato a coloro
di più: temete piuttosto colui ch e, dopo aver che si vergognano della dottrina del Salvatore.

197
196
Quale è la ricompensa? Meglio la si comprende Egli apre agli sguardi l'avvenire della Chiesa
da questa antitesi: Chi rende testimonianza? Voi la cui storia si svolge attraverso le persecuzioni
e Io, Io il Figliuol dell'uomo. E dinanzi a chi? cruente o incruente, segnata da vili apostasie o da
Dinanzi al .P adre celeste, ai santi Angeli e a tutti generose confessioni della fede ; e la storia segui-
gli uomini. terà così sino alla fine dei tempi, per chiudersi il
Testimonianza per testimonianza: la testimo- gran giorno del giudizio con la ricompensa agli
nianza di Dio risponde a quella dell'uomo, la te- uni e il castigo agli altri.
stimonianza del cielo a quella della t~rra. Che Dinanzi a tutto il popolo Gesù ·r ivela l'avvenire,
gloria, quale ricompensa <lssere presentati dal Sal- perché tutti sono obbligati a confessare la fede e
vatore al .P adre celeste come uno dei « testimoni perché il glorioso esercito dei testimoni fedeli si
fedeli»! E inve-ce, quale vergogna, qual casti- recluterà in ogni .Juogo, senza distinzione d'età e
go ci sarà nella sorte opposta, qual è descritta a di sesso.
vivi colori in S. Marco! (Mc. VIII, 38); soprattutto Ma per animarci ad affrontare tale avvenire
quando l'apostasìa positiva diventa una bestemmia senza spavento, il Salvatore ci dà i motivi più deci-
contro lo .Spirito Santo, com'è il caso, nel mistero sivi e più consolanti: il timer di nio, la fiducia
precedente, dei .farisei, ai quali il Salvatore dà nella sua protezione, la gioia di una magnifica ri-
qui un nuovo avvertimento, ripetendo loro che compensa.
tale bestemmia è senza remissione (Le. XII, 10). Ecco i motivi, ecco i pensieri che hanno infuso
>Rinnegando la fede e rinnegandola così, !ungi coraggio nell'anima dei martiri e li hanno resi
dall'avere l'assistenza delio Spirito Santo, si segue invincibili in mezzo alle persecuzioni e ai supplizi.
. uno spirito m olto differente: lo spirito di men- Mai la protezione divina promessa è venuta loro
zogna, di odio e di bestemmia. meno. Tutta la storia della Chiesa, testimonianza
cruenta o incruenta, attesta la verità delle predi-
zioni e delle promesse racchiuse in questo di-
III - Conclusione scorso.
Non si possono leggere e meditare queste pa- E il discorso dimostra anche come l'eloquenza
role senza avere l'impressione che la situazione del Salvatore sa scegliere e disporre mirabilmente
si va continuamente aggravando. Ma finora il Sal- gli argomenti.
vatore aveva parlato di rendere alla fede la testi-
monianza del sangue davanti ai tribunali dei per-
secutori. Con questo Egli vuol dire che i suoi di-
scepoli devono essere preparati a tutto e tutto
aspettarsi fino alle ultime conseguenze.

198 199
doveva sobbarcarsi la cura della madre e delle
sorelle nubili; i minori erano ricompensati pecu-
niariamente, e ciò produceva spesso contesta-
zioni.
MEDITAZIONE 139 II rimprovero col quale il Salvatore risponde,
sembra indicare che quest'uomo reclamava così
per avarizia. Per raggiungere il suo intento ricor-
FUGGIRE L'A V ARI Z I A
re all'autorità di Gesù contro il fratello, che for-
se era lì presente.
LucA XII, 13-21. Or uno della foll~ , disse a Gesù: • Maestro, di' a Ecco il frutto che gli uomini ricavano dagli
mio fratello di spat1ire con me l 'eredità •. E Gesù insegnamenti del Salvatore. Egli ha parlato con
gli rispose: • O uomo, e chi mi ha costituito vostro
giudice o spartitore? ». E soggiunse loro: « Fate at- energia ed eloquenza della necessità di confes-
tenzione e guardatevi da ogni cupidigia, poichè , sia sare la fede a costo di perdere tutti i beni tem-
pure altri nell'abbondanza, la sua vita però non porali e la stessa vita, e quest'uomo ha in cuore
dipende da ciò cbe possiede • ·
Ed a proposito disse loro una parabola: • C'era solo pensieri e desideri volgari, terrestri, cupidi!
un ricco le cui possessioni avevano fruttato molto;
e tra sè andava ragionando: Ch e debbo fare? per-
chè non ho dove riporre i miei raccqlti. E disse II · Risposta del Salvatore
egli: Farò cosl: demolirò i granai, ne fabbricherò
dei più capaci, e vi radunerò tutti i miei prodotti
c i miei beni; poi dirò all'anima mia: Anima mia,
Con la sua risposta il Salvatore fa due cose:
tu possiedi molti beni riposti per molti anni ; r i- respinge la domanda di ·quell'uomo e ci avverte
posati, mangia, bevi, divertiti. Ma Dio gli disse: di stare in guardia dall'avarizia. Egli rifiuta di
Insensato, proprio stanotte ti si richiederà l'anima;
e quanto hai posto in serbo di chi sarà? Cosi è di fare quello che si desidera da Lui, chiedendo a
chi tesoreggia per sè e non arricchisce in vista di quel tale chi Lo abbia costituito giudice tra lui e
Dio •.
suo fratello. II senso non è affatto che Egli non
abbia il diritto di decidere anche in questa ma-
I - Occasione di questo avvertimento teria. Tale diritto lo ha; ma non rientra nella
sua missione immediata l'esercitarlo: non è ve-
L'occasione è data da un uomo della folla il nuto per giudicare, ma per salvare; non è venuto
quale, m entre il Salvatore insegnava, gli doman- per gl'interessi temporali, ma per le anime: sa-
dò di consigliare il fratello a dividere con lui l'e- .r ebbe stato contrario a questo scopo tutto spi-
redità. rituale l'intervenire in un affare puramente tem-
Secondo la Legge, il primogenito riceveva il porale. II suo esempio avrebbe incoraggiato gli
doppio degli altri fi~li (Deut. XXI, 17), perché uomini ad occuparsi di simili interessi. Si sarebbe

200 201
inimicati tutti coloro contro i quali si fosse pro- za di Dio. I beni, quest'uomo, li chiama suoi, sono
nunziato, sar ebbe stato assalito continuamente da i « suoi beni », i « suoi prodotti », e non già i doni
r.ichieste analoghe, che gli avrebbero fatto per- di Dio. Non pensa né a ringraziare Dio, né a dare
dere tempo. Non mancano tribunali per gli af- qualche cosa ai poveri.
fari di questo genere; e finalmente occuparsi di c) 11 terzo inconveniente è che l'avaro pensa
tali interessi sarebb e stato un'umiliazione per il solo alla vita an imale ; dice a se stesso di m an-
Salvatore: sono cose che servono com e m ezzi, giare e bere, come farebbe un animale.
ma non seno il fine. Tale è il senso della risposta d) Il quarto inconveniente è una falsa sicu-
(vedi Gio. VIII, 3; Le. XfC· 22). rezza. Quell'uomo si ripromette lunghi anni di
godimento, e << l'insensato » m orirà la notte stessa.
Gesù approfitta di quest'occasione per met- Che diverranno per lui tutti i su oi beni ?
terei in guardia contro ogni avarizia. E su questo
Finalmente il Salvatore ci indica il rimedio
soggetto espone tre punti: dell'avarizia: questo rimedio è nel « fervore di
1• - Egli dimostra in che cosa consiste l'ava- arricchirci dinanzi a Dio » (Le. XII, 21) con la
rizia. Non è una semplice preoccupazione delle pratica delle virtù e delle buone opere.
cose temporali che ci sono necessarie: è la preoc-
cupazione del superfluo. L'avarizia si attacca a un III • Lezione che dobbiamo ricavame
bene temporale, non già perché questo bene è
necessario e quanto è necessario, ma si attacca Innanzi tutto impariam o che l'avarizia, la r i-
a questi beni per se stessi e non ne ha mai ab- cerca esagerata dei beni temporali, è una follia
b astanza. ·E cco p erché il Salvatore dice: « La e una disgrazia. Follia il pretender e di soddisfare
vita di un uomo non dipende dall'abbondanza dei l'anima e renderla felice col denaro e i beni ma-
beni che possiede ». teriali, follia lasciarsi attrarre da questi beni, fol-
lia il voler acquistare con t utti i mezzi cose ch e
2• - Sotto la forma di una parabola Gesù ci siamo sicuri di dover lasciare un giorno, che pos-
dà i motivi ch e ci devono allontanare dall'avari- sono esserci tolte in ogni istante, e di cui non
zia, e ci presenta in modo sensibile nella vita e resterà assolutamente nulla, nemmeno ra traccia.
nei sentimenti di un avaro gl'inconvenienti dì
questa passione. L'avarizia è u na disgrazia, perché abbassa l'uo-
· a) Il primo è una preoccupazione importuna: mo alla stregua degLi animali, gl'impedisce di
la messe è tanto abbondante, che quest'uomo non produrre per il tempo e per l'eternità, gli fa assu-
sa che farne; bisogna che costruisca nuovi granai. mere una grave responsabilità .e gli prepara un
b) Il secondo inconveniente è la dimentican- castigo spaventoso (Eccl. V, I , 9; Giob. XI, 19;

202 203
XXVII, 13). Le .cose temporali sono concesse al-
l'uomo ~finché si arricchisca dinanzi a Dio, pra- r~o, al su? tribunale le stesse cause temporali
ticando la virtù e le buone opere. nguardar:ti la salvezza delle anime. Ma la rispo-
sta non e affatto un argomento in favore della
Ma tale non è lo spirito del mondo: questo spi- pretesa separazione della Chiesa dallo Stato· essa
rito si rivela nell'uomo che tra la folla « interroga invec~ stabi~isce i loro rapporti reciproci.' e li
Gesù »: come molti altri dei suoi contemporanei, mantiene nei loro rispettivi compiti.
viveva solo per i beni temporali. Il Messia da lui
atteso era un uomo potente e ricco. I discorsi
più sublimi del Salvatort non hanno potuto svel-
lere dal suo cuore i pensieri e i desideri terreni.
Peggio ancora: quest'uorho vuoi f~re dell'autorità
di un Maestro sì celebre ed eloquente, lo stru-
mento della sua avarizia, vuoi farla servire alla
sua passione!

Vediamo ora lo spiri.to di Gesù. Certo il Cuore


del Salvatore dovette essere preso da sdegno per
i sentimenti indegni del suo interlocutore e per
il modo con cui la domanda gli era rivolta. La
parola « uomo », con cui comincia la sua risposta,
sembra già manifestare il suo disgusto; poi ri-
sponde direttamente. Egli, che non ha mai riget-
tato una preghiera, respinge le pretese dell'ava-
dzia: non una parola d 'incoraggiamento o di con-
forto, ma un severo ammonimento! :Con ciò de-
linea anticipatamente e per sempre il programma
della Chiesa e di tutti gli uomini apostolici.
Mai essi dovranno ingerirsi in affari terreni
per le ragioni suddette. Nella sua risposta Gesù
riconosce allo Stato il diritto d'intervenire in tali
questioni, ma non rinunzia affatto alla suprema-
zia che appartiene a Lui e alla sua Chiesa, e che
permette a questa di avocare, quando è necessa-

204
205
MATTEO VI, 25-34. lete voi assai più di essi? Eppoi chi tra voi a forza
di affannarsi può aggiungere un solo cubito alla
sua vita? E del vestito pcrchè vi a ngustiate? Os-
sen-ate come crescono i gigli del campo: non lavo-
rano, non filano. eppu re ,.; assicuro che neppur Sa-
lomone, in tutto il suo splendore, fu m a i vesti to
MEDITAZIONE 140 come uno di essi. Se dunque Dio r iveste in tal mo-
do l 'erba del cam(lO, che oggi è c domani la si get-
ta nel fo rno, quanto più voi , gen te di poca fede!
L'ECCESSIVA PREOCCUPAZIONE DELLE Non vi preoccupate dunque dicendo: Che mange-
remo? o: Che berremo? oppure: Di che ci vestire-
COSE TJlMPORALI mo? - di tutto questo invcro si preoccupano i Gen-
tili - poichè il vostro Padre celeste sa che di tutte
queste cose voi a\•ete bisogno. Ma cercate innanzi
tu tto il r egno di Dio e la sua giustizia e tutte
Luc.1 XII, 22-3 1. Disse ancora Gesù ai suoi discepoli: • Perciò vi queste cose vi saranno date per di più. Non datevi
dico: Non vi affannate per la vostra vita, di che dunque pena per il domani, poichè il domani avrà
mangerete nè per il vostro corpo di che vi vesti- i suoi pensier i; basta a ciascun giorno la sua
rete; chè la vita vale ben più del cibo e il corpo pena ».
più del vestito. Ponete mente ai corvi, che non se-
minano, nè mietono, nè hanno dispensa o granaio,
eppure Dio li nutrisce. E voi quanto valete più de-
gli uccelli! Chi di voi inoltre, con tutte le cure, I · In che cosa consista la preoccupazione
può allungare d'un cubito la sua vita? Se dunque eccessiva
non potete fare neppure le più piccole cose, per-
ché vi affannate per le altre? Ponete mente ai
gigli , come crescono, non Je·..orano nè filano; eppu-
La preoccupazione può essere esagerata per
re vi dico, nemmeno Salomone in tutto il suo splen- l'oggetto, se questo oggetto non è in nostro potere
dore, era vestito come uno di essi. Che se Dio o non dipende da noi, come, per esempio, quando
così riveste nei campi dell'erba, che è oggi e doma-
ni si bulla nel forno, quanto più farà con voi. si tratta dell'avvenire, che dobbiamo lasciare a
gente di poca fede! Anche voi, non state a cerca- Dio. {Mt. VI, 31-34).
re di che mangerete o di che ber rete, e non state in II disordine può consistere anche nel m odo con
ansietà - chè sono le nazioni del mondo, che
vanno in cerca di tutte queste cose - poichè il Pa- cui si ricercano le cose necessarie alla vita, fa-
dre vostro sa che ne avete bisogno. Ma cercate il cendo di questa cura la principale preoccupazione
suo regno, e tutte queste cose vi saranno date in
più».
e lo scopo dell'esistenza o, peggio ancora, operan-
do senza spirito di fede e senza fiducia in Dio,
MATTEO VI, 25-34. « Perciò dico a voi : Non vi angustiate per la vo·
stra vita di quel che mangerete o di quel che ber- come se non vi fosse una Provvidenza e dovesse
rete; nè per il vostro cor po di che vi vestirete; e ognuno essere provvidenza a se stesso.
non vale dì più del cibo la vita, e il corpo più Così, dice il Salvatore, agiscono i Gentili che
del vestito? Osservate gli uccelli del cielo ; non
seminano, nè mietono, nè raccolgono nei granai, ignorano Dio; ma questo disordine esisteva an-
eppure il vostro Padre celeste li nutre. E non va- che presso i Giudei. I Gentili credevano ch e Dio

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ignorasse i nostri bisogni e non si preoccupasse come essi lo sono, di porpora, d'oro e di bisso.
delle sue creature. Che cosa sono essi pertanto? Un'erba che oggi è,
e domani sarà gettata nel fuoco.
Finalmente il disordine può essere nel modo
col quale si ricercano queste cose, per l'ansietà e Con quanto più forte ragione Dio non si occu-
l'inquietudine in cui ci si getta, al punto di es- perà di voi? Questa conclusione il Salvatore la
sere, per così dire, fuor di sé e per"cter la testa. ripete per ben due volte (Mt. VI, 26-30; Le. XII,
Questo significa l'espressione usata da S. Luca 24-28). Vi è dunque una Provvidenza che si esten-
« in sublime tolli » {Le. Xli, 29). Il Salvatore pre- de a tutto, che tutto sa e non si smentisce mai.
munisce i suoi uditori ha questi eccessi. Dio ha per le sue creature una bontà e delle cure
veramente paterne: verità, questa, riassunta bre-
vemente e in modo commovente ·i n quelle parole:
II - Perché bisogna evitare la preoccupazione << Il vostro Padre sa che voi avete bisogno di tutte

eccessiva queste cose >>. Non credere a questa Provvidenza


e non affidarsi ad essa è quindi diportarsi come
Il Salvatore ce ne dà due ragioni. i pagani.
L'una si riferisce a Dio. Dio è sapiente e buo- Le altre ragioni di astenerci dalla preoccupa-
no: ci ha dato dei beni maggiori e preziosi dan- zione esagerata sono i difetti stessi di tale pre-
doci la vita del corpo; con b en maggior ragione occupazione. Essa è inutile: tutte le nostre dili-
ci darà il nutrimento e il vestito, che sono ne-
genze non arriveranno ad aggiungere un cubito
cessari alla vita del corpo e che valgono molto alla nostra statura e a prolungare la nostra vita
meno. di un solo istante. Da noi stessi non possiamo
Inoltre Dio non provvede soltanto il necessa-
nulla e meno ancora possiamo per quello che è
rio; dà ancora .n superfluo a infinite creature
fuori di noi o al disopra di noi.
meno nobili dell'uomo, come fa, per esempio, coi
corvi e coi passeri, le cui specie sono molto nu- Inoltre, non è affatto saggio aggiungere aJle
merose e che sono uccelli voracissimi, selvatici, preoccupaz·i oni dell'oggi quelle dell'avvenire. Dio
brutti e senza canto; ma essi n~n seminano e non ha sapientemente distribuite le pene ripartendole
mietono, non hanno né dispensa né granaio, e tra i giorni e gli anni di nostra vita, affinché noi
« Dio li nutre ». Lo stesso per i gigli del campo: le potessimo sopportare facilmente. E' dunque
essi non lavorano e non filano, e tuttavia cresco- fonia concentrare in un sol giorno le preoccupa-
no : Dio dona loro non solo il necessario, ma li zioni di tutta la vita: una follia. perché si tratta
riveste di bellezza e magnificenza, così che Salo- di una cosa impossibile.
mone in tutto lo splendore suo non era rivestito

208 209
III . Mezzi che il Salvatore ci dà in proposito Che verità, che sublimità nel modo con cui
il Salvatore ci fa considerare le cose di questo
Il Salvatore ci mostra il miglior m ezzo per mondo l Quanto è bella ed eletta la sua intelli-
attirare su di noi le benedizioni della Provviden· genza, che abbraccia con uno sguardo tanto po-
za paterna di Dio, dicendoci di cercare prima il tente le relazioni del mondo visibile con il mondo
regno di Dio e la sua giustizia. superiore della verità cristiana e ce la espone con
Che si deve intendere per « regno di Dio e la tanta facilità nei paragoni e sotto immagini sì
sua giustizia ,, ? Il regno di Dio è il cielo e tutto attraenti e commoventi!
ciò che ci conduce ad tesso; l'economia della sal· Il Cuore di Dio, nostro Salvatore, si dipinge
vezza; in altri termini, la salvezza dell'anima. Ma da se stesso in quei sublil'Il:i sentimenti e nella
questa economia della' salvezza bisogna metterla tenera sollecitudine per le sue creature. Non se
in relazione con l'Orazione domenicale, il lavoro ne può ascoltare e meditare le magnifiche parole
e una cura moderata delle cose temporali. ·. senza sentirsi animati dalla più profonda pietà
Si può dare a queste stesse parole un senso e da tenera filiale fiducia nella paterna bontà
molto più nobile e più sublime, r-iferendole allo di Dio.
zelo apostolico esercitato da ciascuno secondo la Questa fiducia e questo filiale abbandono, que-
propria vocazione, o la diligenza nel lavorare al- sto nobile disinteresse, sono de1Ia massima impor-
l'estensione della Chiesa e alla salvezza delle ani- tanza per il regno di Gesù Cristo e particolarmen-
me; e può darsi che questo fosse il pensiero del te per i suoi apostoli e per i suoi servitori fedeli.
Salvatore.
Se abbiamo questo zelo, lavorando all'avvento
del regno di Dio in noi e in molti altri, possiamo
sperare che Dio ci darà per « soprappiù ,, quanto
ci è necessario nell'ordine temporale.
Spesso un negoziante .f a qualche dono ai suoi
clienti più fedeli; un principe ricompensa grandi
servigi. con qualche favore materiale: Dio fa lo
stesso per coloro che zelano gl'interessi del suo
regno. In proporzione alla ricompensa eterna, le
cose temporali non sono che un « soprappiù ,,
(Sal. LIV, 23; I Pet. X, 7). Al contrario, spesso
Dio toglie i beni temporali a coloro i quali sono
negligenti per gli interessi del suo regno.

210 211
MATTEO XXIV, 42-44. lascerebbe che si forasse la sua casa. Perc1ò
ancne voi siate prepamti, perché proprio in quel-
l 'ora, che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.

Il seguito di .questi insegnament•i è rivolto


MEDITAZIONE 141 certamente agli Apostoli e a coloro che saranno
chiamati ad imitare la loro vocazione (Le. XII, 41).
P O V ERTA' APOSTOLICA Il Salvatore vuole non solo che essi evitino l'ava-
rizia e ogni preoccupazione esagerata delle loro
cose temporali, ma richiede da loro anche la
Luc,\ XII, 32-40. Non temere, to piccolo gregge; pcrchè piacque al povertà perfetta.
Padre vostro di dare a voi il regno. Vendete quanto
avete e date in elemosina; fatevi delle borse, che
non si consumano; fatevi un t esoro inesauribile in
cielo, dove l adro non ani va, nè tignuola corrode; I - In che consiste la povertà apostolica
poichè dove sta H vos tro tesoro, là pure sarà il
vostro cuore. Il Salvatore dice loro : ·« Vendete i vostri beni
Siano sempre cinti i vostri fianchi, e le lucerne
accese; e siate simili a coloro, che stanno aspet-
e fate elemosina. ·F atevi delle borse che non si
tando H l oro padrone al suo ritorno dal convito logorano, u n tesoro che non vien mai meno nel
nuziale, a fine di aprir gli subito, appena giunge c cielo, dove il ladro non s'accosta e la tignola non
picchia alla porta. Beati quei servi, che il padrone
al suo arrivo troverà vigilanti; in verità, ve lo consuma>>. Essi devono spogliarsi interamente di
dico, egli s i cingerà, c, fattili adagiare a mensa, si ogni proprietà, senza pensare di riceverne quag-
presenterà a servirli. E sia che venga alla seconda giù ricompensa o profitto, ma con intenzione di
vigilia, sia che venga alla terza, se cosl li ritrova,
beati quei servitori! Questo però sappiate, che s e fare delle opere buone e di praticare la perfe-
il padrone di casa conoscesse in che ora deve ve- zione per accumulare ricchezze davanti a Dio; per
nire il ladro, starebbe desto per non lasciare forare
la sua casa. E voi state preparati, perchè in quel-
servire gli interessi di Gesù Cristo e del suo Re-
l'ora, che non vi pensate, verrà il Figlio dell'uomo•. gno, in vista della ricompensa loro promessa in
MATTEO VI, 19-21. Non vi ammassate teso•·i sulla terra, dove la rug·
cielo. Cioè disprezzo assoluto delle cose della ter-
gine c la tignuola li consumano, e dove i ladri ra, perfezione della povertà evangelica {Mt. XI X,
sfondano e derubano; accumulatevi invece tesori nel 21 ; Sal. CXI, 9).
cielo, dove nè tignuol a nè ruggine corrode, e dove
i ladri non sfondano nè derubano; chè dov'è il Questa perfezione suppone in essi la totale
tuo tesoro, quivi pure sarà il tuo cuore. rinunzia a ogni risorsa temporale, ad ogni appog-
MATTEO XXIV, 42-44. Vigilate dunque, perchè non sapete in che gio umano nel perseguire il loro scopo apostolico
giorno verrà il Signore. Comprendete bene questo: e nei doveri della loro vocazione, in mezzo a un
Se il padrone di casa sapesse a quale vigilia della mondo pieno di nemici potenti che dispongono
notte deve venire il ladro, certo veglierebbe e non

212 213
di tutti i vantaggi temporali. Perciò il Salvatore I beni celesti invece, ci9è i meriti acquistati
chiama i suoi Apostoli «piccolo gregge>>, disprez- e le anime salvate, sono ·b eni che non si consu-
zato, disarmato in mezzo a lupi pieni di astuzia mano, tesori che non periscono, << tesori nel cie-
e di violenza, senza alcun mezzo naturale per di- lo »; ed ecco perché gli apos.toli non possono di-
fesa e protezione (Mt. X, 16). E' una grande per- menticare Dio; perché << dove è il vostro tesoro,
fezione questa, è la morte completa di ogni desi- ivi è il vostro cuore » con i suoi pensieri, desideri
derio naturale di potenza, di aiuto e di difesa. ed affetti.

3° - Il terzo motivo è la prontezza, il coraggio


II · Esortazione alla povertà nel servizio di Dio e del Vangelo; e questa solerzia
Per esortare gli Apostoli alla pratica della po- è necessaria: il Salvatore l'esige (Le. XII, 35).
vertà, il Salvatore porta tre motivi: Ma in che cosa consiste? Egli lo dice in modo
l o - Il primo motivo è la certezza del risul- impressionante. Gli apostoli devono avere i lom1:>1
tato, nonostante l'insufficienza dei mezzi naturali. cinti, avere nelle mani <<le lampade accese», ve-
Non temete, nella vostra povertà e nel vostro gliare fedelmente così tutta la notte, sempre pron-
spogliamento di ogni appoggio, poiché nei con- ti ad andare, agire, servire, in modo da non lasciar
sigli misericordiosi del Padre celeste il regno, cioè mai il loro padrone aspettare allorché batte alla
il cielo, vi è riservato e perciò nulla vi mancherà porta, neanche il tempo necessario per cingersi
quaggiù di quanto ad esso conduce: sopravvi- ed accendere la lampada. P er essi il lavoro n on
venza, stabilità, trionfo della S. Chiesa (Le. XII, è mai troppo, l'attesa mai lunga, la fatica sempre
32). poca. D'altr a parte, hanno ragione di agire in tal
Questa promessa e questa convinzione produ- modo; ed ecco i grandi motivi che il Salvatore
cono sicurezza e coraggio: esse rendono indipen- mette loro dinanzi per esortarli a servire con
denti da ogni mezzo umano. tanta fedeltà.
zo -Il secondo motivo è dedotto dai vantaggi a) Innanzi tutto la certezza e l'incertezza della
spirituali riservati agli apostoli: invece dei beni venuta del padrone, che verrà di certo: ma verrà
terreni incerti, essi acquistano i beni che durano egli alla prima vigilia , alla seconda o alla terza?
in eterno. Tutti i beni del mondo sono soggetti Essi non lo sanno.
a cambiamenti: l'oro e l'argento si spendono, la I Giudei dividevano la notte in tre ed anche
seta e la porpora sono rose dai vermi; tutto può in quattro vigilie: dalle sei alle nove: dalle nove
diventare preda dei ladri, per lo meno, della gran- alle dodici, dalle dodici alle tre e dalle tre alle
de ladra che toglie tutto inesorabilmente: la mor- sei (Mt. XXV, 5-9). Il Salvatore insiste su questo
te. punto; e lo spi!'ga con l'esempio di un padre di

214 21 5
famiglia che certamente veglierebbe se sapesse Con questo spirito si rinunzia volentieri ai
che il ladro deve venire. Il Signore verrà, e verrà mezzi umani o, per lo meno, si conta poco su di
di sorpresa come un ladro. essi ; ed è questa la vera spiritualità che si appog-
b) Il secondo motivo è il premio : questo pre- gia sulla parola del Salvatore: « E' piaciuto al
mio è bello, grandioso, in perfetta armonia con Padre di darvi il regno, la potenza, il trionfo ».
lo zelo dei servi fedeli. Pe'r ben due volte, il Sal- La seconda qualità è una sublimità di pensieri
vatore li proclama beati : beati, perché il padrone e di sentimenti che, lungi dal ricercare vantaggi
riconosce la loro fedeltà e ne fa l'elogio; beati, temporali, si vuole arricchire solo dinanzi a Dio
perché il Maestro li sente a sua volta. con i servizi resi alla Chiesa e alle ·anime. Ecco
Il Signore celebra le sue nozze presso il Padre le borse che non si consumano e che la morte
in cielo. Egli viene a prendere il suo servitore stessa non può carpire.
come lo sposo va incontro alla sposa, lo fa sedere La terza qualità è uno zelo instancabile e co-
e lo serve come un amico; già lo fece nell'ulti- stante nel servizio di Dio, della Chiesa e delle
ma Cena. Egli Ii farà sedere e li servirà: duplice anime, come il Salvatore lo descrive nella persona
atto, che significa il riposo del cielo, la gioia e la del servo fedele e vigilante : una premura vera-
gloria: riposo per la lunga attesa, gloria per il mente eroica, un servizio - noi diremmo - ve-
servizio umile e costante. ramente coi fiocchi, fatto di vigilanza, di premu-
rosa diligenza, come ce ne danno esempio i san-
ti: è il m artirio, la testimonianza dei confessori:
III · Importanza di questo insegnamento nella
merita una gloriosa ricompensa.
vita apostolica
Ma nulla di tutto questo è possibile senza la
II Salvatore delinea qui in tratti rapidi, ma povertà, la completa rinunzia a tutti i beni tem-
fondamentali, tre caratteristiche importantissime porali, senza lo spirito di distacco. Solo questo
nella vita apostolica. spirito può vincere la negligenza, ricusare gli espe-
La prima è la fiducia in Dio, fiducia che at- dienti umani, per appoggiarsi solo sulla potenza
tende il trionfo della cau sa di Dio e il felice risul- del Dio vivo. Tale è lo spirito della ·povertà evan-
tato dei lavori apostolici, non già dalle forze na- gelica, che nulla tem e e trionfa di tutto.
t urali o dai mezzi umani : dalla r iputazione per 11 Salvatore ci mostra qui il piccolo gruppo,
esempio, dalla ricchezza, dallo splendore della che è il nucleo del nuovo popolo da Lui suscitato
condizione, dal credito degli amici, dai talenti; ma per il regno di :Oio: giudicando dalle apparenze,
unicamente da Dio e dalla sua grazia, come S. è un «piccolo gregge>>, debole e senza mezzi, ma
Paolo ripete tanto spesso (I Cor. II, 5; I Tess. lo spirito da cui è animato lo rende potente ed
I, 5; II Cor . VI, 7). invincibile.

216 217
MAITEO, XXIV, 45-51. di un tal servo ve rrà in giorno, che egli non
l 'attende, e in ora, che non sa, e lo farà straziare a
furia di colpi e lo metterà con gli ipocritì; ivi sarà
pianto c s tridore di denti •

MEDITAZIONE 142 Potevamo chiederci se il quadro che il Salva-


tore aveva tracciato, di una prontezza e vigilanza
IL DISPENSATORE APOSTOLICO perfetta nel servirlo, era presentato all'imitazione
di tutti o soltanto a quella degli Apos toli : ecco
perché Pietro interroga il Maestro.
LUCA XII, 41-48. Gli disse allotla Pietro: • Signore, la dici per
noi questa parabola o per tutti? •. E il Signot·e gli
rispose: « Qual è dunque l'amministratore fedele e I · Il Salvatore presenta questo ideale
avveduto, che il padrone costituirà s opra i suoi do-
mestici per dar ad es.si al tempo stabilito la loro all'imitazione degli Apostoli
razione? Beato quel servo, che il padrone al suo
arrivo troverà agire in tal modo. Vi dico in ver ità Il Salvatore evidentemente ha pensato agli Apo
che lo costituirà sopra tutti i suoi beni. Ma se quel stoli ed in particolare a S . .Pietro. Ciò che si rileva
servitore dice in cuor suo: Il m io padrone tarda dalla risposta che Gesù dà a Pietro (Le. XII, 42),
a vénire, e comincia a battere gli altri servi e le
serve, a mangiare, a bere e ad ubriacarsi, il pa- come per dirgli : « Questo dispensatore chi può es·
drone di quel servo giungerà nel giorno che non sere se non voi, miei Apostoli, e tu stesso, Si mon
se l 'aspetta, e nell'ora che non sa, e lo farà stra-
ziare a furia di colpi e far à che la sua sorte sia
Pietro?»
come quella degli infedeli. E il servo che, cono- In ogni caso, la risposta non potrebbe appli-
scendo la volontà del suo padrone, non avrà prepa·
rate le cose e agito secondo il volere di lui, sarà
carsi a tutti i fedeli, senza esser e in contraddi-
flagellato aspramente. Mentre colui che, non cono- zione con quanto è detto di quell'economo o di-
scendola, avrà fatto molte cose meritevoli di per- spensatore. Questi infatti è preposto a tutti i servi
cosse, sarà flagellato leggermente. Da colui, a cui
molto fu dato, molto sarà richiesto, e da colui, a e ciò non si addice che a S . Pietro e agli Apo-
cui molto fu confidato, si domanderà ancora di più • . stoli. Bisogna dire altrettanto per la conoscenza
MAITEO XXIV, 45-51. « Chi è dunque il servo fedele e prudente, che ufficiale che egli possiede e che è messa in oppo-
il padrone ha costituito sopra la gente di casa sua sizione con quella degli altri che è « ex auditu »
per dis tribuire loro il cibo a suo tempo? Beato quel (Le. XII, 47) .
ser vo, che il padrone, al suo . ritorno, troverà a fare
così. In verità vi dico: Lo costituirà sopra tutti i .F inalmente è affermato espressamente che a
suoi beni. Ma se per contro, da servo malvagio, questo dispensatore è stato affidato « molto», cioè
costui dica in cuor suo: 11 mio padrone ritarda a
venire, e commct a picchiare i suoi compagni, a
tutto. 'Presso gli antichi Israeliti uno schiavo era
mangiare cd a bere con gli ubriaconi; il padrone p reposto in qualità di economo o dispensatore

218 219
per la cura e il mantenimento dei servi (Gen. XXIV, 4° - La .quarta qualità è la dolcezza e bontà;
2, XXXIX, 4). non bisogna usare né durezza, né prepotenza (Le.
Evidentemente anche Pietro interroga in nome XII, 45; Mt. XXIV, 49). Nulla è più contrario agli
suo e degli altri Apostoli, e perciò in nome della interessi del padrone della mancanza di carità.
futura Chiesa docente. E' quindi certo che il Sal-
vatore ha in vista gli Apostoli e i Vescoyi, come
dispensatori delle Chiese particolari, e . S. Pietro, III - Motivi per ben adempiere il proprio
come capo della Chiesa universale. dovere
l II Salvatore espone molto' chiaramente il mo-
II - Qualità che il Salvatore esige dagli tivo della ricompensa. Poiché la gestione della
Apostoli carica di dispensatore è pesante, assillante, piena
di preoccupazioni e per conseguenza tanto meri-
Il Salvatore esige dagli Apostoli quattro qua- toria, il padrone istituisce l'economo sopra tutti
lità: i beni. La ricompensa è proporzionata all'ufficio
e al lavoro. Il modo con cui è promessa ha qualche
1• - Innanzi tutto la fedeltà, che nomina in pri-
cosa di intimo e di affettuoso, che ne fa in qual-
mo luogo {Le. XII, 42). Il dispensatore fedele deve che modo l'espressione di una riconoscenza per-
curare gli interessi del suo padrone come suoi,
sonale per i servizi resi, talora anche per un vero
non già cercare il proprio vantaggio personale a
sentimento di affetto dimostrato verso il padrone.
danno del padrone.
Ma vi sono anche altri motivi intrinsechi: per
2• - La prudenza (Le. XII, 42). La prudenza è la esempio, Ia bellezza, la sublimità di una funzione,
virtù dei superiori, perché senza di essa non si che permette di rappresentar e il padrone e di
raggiunge lo scopo e tutto cade nel disordine. risparmiargli la fatica prendendola su di sè ; la
fiducia che il padrone testimonia all'economo affi-
3•- La giustizia rispetto al padrone (Le. XII, 45) dandogli tutti i suoi beni temporali, le anime e i
e ai subalterni : bisogna dare a questi la loro tesori spirituali della Chiesa: finalmente l'affetto
parte al tempo fissato (Le. XII, 42). Anticamente che il padrone deve necessariamente avere per il
gli schiavi ricevevano il loro salario in generi. La suo intendente.
dottrina e i Sacramenti non sono affatto pro- Un ultimo motivo è il castigo che s'infligge al-
prietà dei superiori ecclesiastici, che sono sem- l'economo infedele. Il padrone non lascerà di do-
plici economi {l Cor. IV, l) e che devono dispen- mandargli conto, Jo coglierà ,all'improvviso, gli
sarli secondo la giustizia e il diritto (L Cor. IV, ritirerà la sua carica e lo farà condannare a un
12) e secondo i bisogni (I Timot. V, 1). crudele supplizio {Ebr. XI, 37; I Re. XV, 33; Dan.

220 221
XIII, 55-59); e il castigo sarà proporzionato alla
conoscenza che l'economo aveva della volontà del
suo padrone, conoscenza formale e perfetta delle
sue .funzioni e dei suoi doveri, perché questo eco-
nomo fa parte della Chiesa docente.
Se una semplice disobbediénza è punita seve- MEDITAZIONE 143
ramente, quale non sarà il castigo di colui che
si mette in contraddizione voluta e formale con PER O CONTRO IL REGNO DI CRISTO
gli obblighi del suo ufficio e la conoscenza dei suoi
doveri? (Le. XH, 47-48; 1 Mt. XXIV, 51; Giac. III,
l ; Sap. VI, 7). LucA Xll , 49-59. Sono venuto a gettare il fuoco s ulla terra, e quanto
Il rigore della punizione è giustificato dall'in- desidererei che fosse già acceso ! Ma devo ricevere
fedeltà, dalla follia e leggerezza di spirito, e dal- un battesimo e come sono in angustia, finchè non
sia compiuto! Cred ete voi che io sia venuto per m et·
l'iniquità che suppone una tale condotta. Questa tere la pace sulla t~rra? No, vi d ico, ma la divi-
dimenticanza di tutti i propri doveri, un modo sione. Poiché d 'ora innanzi , cinque persone in una
s tessa casa saranno divi se , t re contro due c d ue
di agire sì ·i ndegno, dimostrano anche come il contro tre; saranno divisi, il padre contro il figlio e
Salvatore ha ragione di fare dello spirito di po- il fig lio contro il padre, la madre contro la figlia
vertà perfetta il principio della fedeltà e dello e la figlia contro la madre, l a suocera contro la
nuora e la nuora cont ro la s uocera » .
zelo per servirlo (Le. XII, 35). Diceva Gesù ancora alla folla: • Quan do vedete una
nube che si leva dall'occidente, voi dite subito: Vien
pioggia, e cosl avviene; e quando sentite soffiar lo
scirocco, dite: Farà caldo, e cosi succede. I pocriti,
sapete r iconoscere l 'aspetto della terra e del cielo,
come non sapete rico noscere il tempo d'adesso? E
perch è anche non giudicate da voi stess i ciò che è
giusto? Infatti quando tu vai col tuo avversario dal
magistra to, per via fa ' di aggius tarti con lui, ch'egli
poi non ti tmscini davanti al giudice, e il giudice
non ti consegni al birro, e il birro ti cacci in pri-
gione. Ti assicuro che non uscimi di là, finchè n on
abbia pagato sino ali 'ultimo spicciolo » ,

MATTEO X, 34·36. • Non crediate che io sia venuto a portare la pace


sulla terra; non sono ven u to a portare la pace, ma
la spada, poichè sono venuto a separare l 'uomo dal
padre, c la figlia dalla madre, e la n uora dalla suo-
cera; e l'uomo avrà per nemici proprio quelli di
casa sua».

222 223
I · Esortazione a schierarsi per il regno di l o - La prima immagine è in queste parole :
« S ono venuto a portare fuoco sulla terra, e cosa
Gesù Cristo
desidero se non che si a·ccenda? "· Il cristianesimo
Questo insegnamento riprende, compie e con- è quindi un fuoco : è fuoco per la sua natura,
clude l'esortazione a dichiararsi per il Regno di il suo dogma e la sua morale, che illuminano di
Gesù Cristo. p rofonda luce l'intelligenza e il cuore; a somi-
·L 'esortazione, cominciata con queste parole: glianza del fuoco che tutto distrugge e pmifica,
« Non temete » {Mt. X, 26; Le. XII, 4) è stata in- investono nell'uomo la menzogna, l'egoismo, le
terrotta da un uomo che domandava al Salvatore tenebre del peccato, compiendo in lui una dolo-
d'intervenire in una qftestione di eredità (Le. XII, rosa purificazione, spesso anche esteriore ; perché
13). l'adesione alla dottrina di Gesù Cr.isto talvolta è
Gesù ne prende occasione per mettere i suoi a prezzo di persecuzioni e della morte stessa.
discepoli in guardia contro l'avarizia e l'eccesso Con la sua legge Gesù Cristo ha apportato
delle preoccupazioni temporali: poi parla della questo fuoco e lo getta sulla terra tra gli uomini,
perfezione della povertà apostolica, tanto necessa- affinché esso agisca, illumini e arda. Lo Spirito
ria ai pastori dì anime. Egli conclude ricordando Santo è anche designato come fuoco, perché sol-
la punizione riservata ai pastori dimentichi dei tanto dopo la discesa dello Spirito Santo il cri-
loro doveri, e questo pensiero Io riconduce alla stianesimo ha cominciato ad illuminare e ad ar-
n ecessità di dichiararsi risolutamente e genero- dere all'esterno con la predicazione, e all'interno
samente per la causa del Vangelo, che, per la sua con la purificazione compiuta nel cuore degli uo-
stessa natura, vuole un'attitudine decisa dinanzi mini. ·L o Spir.i to Santo infatti doveva «accu sare
alle più gravi difficoltà e ai più dolorosi sacrifici. il mondo quanto a peccato, a giu stizia e a giu di-
Tale è lo scopo e il senso di questa istruzione: zio,, (Gio. XVJ, 8; Le. III, 16).
tale è, del resto, l'ordine dei pensieri tenuto da zo- La seconda immagine è questa: << Io devo
S. Matteo. ancora essere battezzato con un battesimo; e co-
me sono angus tiato finché esso n on si compia ! »
II . Motivi ·per agire in tal modo E v-identemente qui il Salvatore parla della sua
In quanto ai motivi di prendere quest 'attitu- Passione, che paragona a un battesimo (Mc. X, 38).
dine risoluta e una d ecisione che richiede dei sa- E' un battesimo nelle acque dell'afflizione (Sal.
crifici, il Salvatore li espone ricorrendo alle tre LXVIII, 2, 15; CXXIII, 4 ; CXLIII, 7) che lo som-
immagini che rappresentano la natura del regno e mergono e lo nascondono : è un battesimo di san-
che mostrano la n ecessità grande di determinarsi gue.
nonostante tutti gli ostacoli. La Passione è un battesimo, una consacrazio-

225
224
ne religiosa, un sacrificio che calma la ~olle~a di ma vi è in noi il peccato e l'opposizione a Dio
Dio ed espia il peccato. Le acque battes1mah ~e~­ ed ecco perché è necessaria la guerra, la lotta
la Passione di Gesù Cristo battezzano e punh- interna ed esterna per giungere alla pace. Quando
cano tutto il mondo (Rom. VI, 3). la natura diventa nell'uomo o intorno a lui un
Il battesimo della Passione di Gesù Cristo è ostacolo al soprannaturale, l'ostacolo deve essere
un esempio per il cristianesimo e per ogni cri- abbattuto con la spada della mortificazione.
stiano. Infatti per mezzo del Battesimo noi diven-
Il Salvatore descrive in modo molto espressivo
tiamo cristiani ed entriamo a far parte della
la divisione e la separazione che il Vangelo por-
Chiesa· col ·B attesim() l'uomo vecchio muore e
terà nelle famiglie. Così è sempre stato il cristia-
viene ~eppellito. Il Battesimo obbliga tutti gli
uomini al martirio, se 1 è necessario: chiunque ri- nesinio nella storia, dall'epoca dei martiri fino
ceve il Battesimo deve essere preparato ad af- ai giorni nostri, sia che la grazia abbia chiamato
le anime dall'incredulità o dall'eresia p er condur-
frontare le acque della tribolazione e il battesimo
le alla vera fede, o che nel seno stesso della Chie-
del dolore. sa abbia ispirato ad elevarsi al disopra della vita
Quali debbano essere i nostri sentimenti ri-
del cristianesimo ordinario per seguire la via della
ruardo al Battesimo il Salvatore ce lo indica con
perfezione.
~ueste parole: « Come sono angustiato finc~é es_-
so non si compia! ». Poiché questo battesimO e Questa è dunque l'idea che il Salvatore ci dà
doloroso; ma è nel tempo stesso gradito a Dio, del cristianesimo . e del regno di Gesù Cristo: è
di cui calma la collera, Gesù lo paventa e lo desi- un fuoco, un battesimo nel dolore e nel sangue;
dera insieme. Da una parte l'ansietà e l'angoscia, è una spada che apporta la divisione e la sepa-
dall'altra il rispetto, l'amore, il desiderio : ecco i razione nelle famiglie, nei cuori, come dice l'Apo-
sentimenti del suo Cuore al pensiero della Pas- stolo : << La parola di Dio è viva ed efficace, più
sione (ved. Gio. XII, 27). Tali possono e devono tagliente di una spada a due tagli e penetrante
essere i sentimenti di tutti coloro che vogliono fino a dividere l'anima e lo spirito e le giunture
essere cristiani. e le midolla e scrutatrice dei sentimenti e dei
3• - La terza immagine che ci rappresenta il pensieri del cuore» (Ebr. IV, 12).
regno di Gesù Cristo, lo mostra come una guerra, Chiunque non è pronto a tanto, non può essere
una divisione, una separazione dolorosa. << Crede- discepolo di Gesù. Bisogna passare per il ferro
te che io sia venuto a portar la pace sulla terra? e per il fuoco: non poter superare l'angoscia e
Non già, ma la divisione e la spada ». Lo scopo lo spavento del battesimo nelle acque della tribo-
del regno di Gesù Cristo è la pace (Le. II, 14; lazione e dell'umiliazione, vuoi dire non essere
X, 5; Gio. XIV, 27; XX, 19, 21; I Cor. VII, 15), degni del Salvatore.

226 227
corruzione della nostra natur a, dispone essenzial-
III . Questa decisione s'impone attualmente mente alla mortificazione e al sacrificio per sal-
La natura stessa del regno di Gesù Cristo ri- vare l'uomo.
chiede il decidersi risolutamente e senza ritardo: C'insegna da quali sentimenti dobbiamo essere
questo regno esiste e si mostra, e ad ognuno è animati dinanzi agli obblighi imposti dalla nostra
intimato di pronunziarsi, se non vuole essere con- religione. Questi sen timenti sono proprio quelli
dannato. che il Salvatore richiede qui: risolutezza, energia,
Che il regno di Dio e del Messia esista e che generosità nel sacrificio, se non vogliamo che la
i Giudei possano saperfo e che lo sappiano real- nostra coscienza divenga un avversario che de-
m ente, è quanto il Salvatore prova loro con u n pone contro di noi.
~rgomento perentorio e1 personale che già ha usa- Il discorso è importante ancora perché sotto
to altra volta (Mt. XV·I, 2-4). Voi sapete tanto la figura del Battesimo, figura tanto profonda e
b ene riconoscere i segni del t empo, che avete ver- sublime, Gesù racchiude una predizione della sua
gogna allorché quello che avete annunziato non Passione, ci m ostra le disposizioni e i sentimenti .
avviene. Ora i segni della venuta del Messia, del suoi di fronte al pensiero delle sue sofferenze.
suo regno e dell'economia novella della salvezza, Queste parole ci permettono anche di leggere
cioè del «bene» e della giustizia, sono talmente nel suo Cuore: il timore e il rispetto, l'angoscia
importanti e certi, che voi, negandoli, siete degli e il desiderio si dividono quel Cuore, quando per-
« ipocriti »: tanto più che voi lo potete ricono- mette al ricordo della sua Passione (il cui mo-
scere da voi stessi (Le. XII, 54-57). Il Salvatore mento si avvicina sempre p iù), di produrre in Lui
in tal modo chiama ipocriti quelli tra i suoi udi- il suo effetto naturale. Dalla gravità ed emozione
tori che condividono i sentimenti dei Farisei. delle sue parole, si scorge l'imminenza della crisi.
In quanto alla punizion e e alla condanna, Gesù
le annunzia in una specie di parabola o paragone,
esortandoci ad aggiu starci col nostro avversario,
per timore che egli ci consegni al giudice e al-
l'ufficiale giudiziario e ci faccia gettare in una
prigione, dalla quale non si può uscire senza ave:e
pagato fino all'ultimo spicciolo. Quest'avversano
è la coscienza, il giudice la morte, la prigione l'in-
ferno.
Questo discorso del Salvatore ha una grande
importanza, perché ci rivela .iJ vero carattere del
cristianesimo, che, n ell'ipotesi del peccato e della
229
228
rante una delle tre settimane solenni che seguono
la festa dei Tabernacoli; in ogni caso fu in una
circostanza in cui molti stranieri pellegrini si re-
cavano a Gerusalemme.
MEDITAZIONE 144
I - Racconto dell'assassinio dei Galilei
LA PARABOLA DEL FICO
Il fatto è forse raccontato dai pellegrini che
t ritornano da Gerusalemme e che sono stati testi-
LUCA Xlii , 1-9. In quel tempo art·~,·arono alcuni a r~ccontargli l'ac-
moni della carneficina.
caduto ai Galilei, il cui sangue Ptlato aveva mi- Si suppone che il racconto fosse accompagnato
schiato col sangue dei loro sacrifizi. E Gesù prese
a dir loro: " Pensate forse voi che questi Galilei
da riflessioni e commenti, da cui si rilevavano i
fossero più grandi peccatori che gli altri Galilei, sent imenti d'irritazione nazionale, politica e reli-
per aver subito una tale sorte? No, vi dico io ; ma, giosa provocati dal delitto e dall'insofferenza del
se non fate penitenza, tutti voi perirete allo stesso
modo . O forse pensate che quei diciotto, sui quali
giogo crudele dello straniero. L'irritazione s'in-
cadde la torre di Siloe, uccidendoli, siano colpevoli travede da queste parole: « Il loro sangue è stato
pi(I di tutti gli altri abitanti di. Gerusalem_me?. No, mischiato a quello dei sacrifici», il che suppone
vi dico io; ma, se non fate pemtenza, tutti VOI pe-
rirete come essi » .
u n delitto esecrabile ed un'orribile profanazione
Disse poi questa parabola: • Un tale aveva u~ del Tempio.
fico, piantato nella sua vigna, e .andò pe~ ce~carv1 Il contesto dimostra pure che al racconto del-
frutto, ma non ne trovò. Allora d1sse al v1gnamolo:
Ecco, sono già tre anni, che vengo a cercar frutto la strage s'era aggiunto un sospetto: la sorte di
da questo fico seo7.a t rovarne: t~gl ~alo ! cosa fa q~ i quest i infortunati, uccisi nel momento in cui com-
a render st erile il terreno? Gh nspose colu 1: St-
pivano un atto religioso, è forse il castigo di qual-
gnorc, !ascialo ancora quest'anno, ch'io l~ :appi be_ne
intorno e gli metta del concime, se mat m segutto che grande delitto di cui essi si erano resi segreta-
facesse flutto; se no, lo taglierai •· mente colpevoli? Noi abbiamo già incontrato
quest o pregiudizio (Gio. IX, 2), che qui trovava
Si ha la notizia che Pilato ha fatto uccidere un'occasione nella preghiera solenne fatta all'epo-
dei Galilei che offrivano i loro sacrifici nel Tem- ca della consacrazione del Tempio (III Re, VIII.
pio. Evidentemente il Salvatore non si t:ova. a 28).
Gerusalemme e nemmeno in Galilea, ma m Gm- 'S u questi due punti i narratori e coloro che li
dea; se no parlerebbe in modo differente dei circondavano aspettavano la risposta del Salva-
Galilei (Le. XIII, 2). tore, tanto più che si trattava dei suoi compa-
Questo misfatto di Pilato avvenne forse du- trioti.

230 23 1
Questo racconto dimostra la situazione di que- colpevoli dei loro compatrioti; i diciotto abitanti
sto popolo disgraziato. Da u na parte la durezza, di Gerusalemme schiacciati ultimamente per la
la crudeltà implacabile dell'oppressore: sempre cadu ta di un bastione presso lo stagno di Siloe,
nuovi attacchi e sempre nuove violenze: il pro- non erano più colpevoli di tu tti gli altri loro con-
console romano è infaticabile. S'ignora in quale cittadini. Il inale domina purtroppo presso i Ga-
occasione Pilato commise la strage. Dalla torre lilei come presso gli abitanti di Gerusalemme, e
Antonia i Romani dominavano il Tempio, essi perciò tutti hanno bisogno di fare penitenza.
potevano ad ogni momento farvi irruzione. D'altra
parte l'orgoglio, insieme1 politico e religioso del Il Salvatore allude a un fatto che doveva essere
popolo, si rivela qui: i Giudei sono persuasi che accaduto di recente e di cui tutti conservavano
Dio non può abbandona~li, se essi non abbando- vivo il ricordo. Lo stagno di Siloe si trovava ai
nano la Legge; ed essi non hanno coscienza della piedi delle mura della città {vedi introd.). S'ignora
loro defezione e nessuno riesce a convincerli. la causa dell'avvenimento.
•Da ciò la loro meraviglia, la loro indignazio- « Se non farete penitenza, perirete tutti allo
ne: come mai Dio ha permesso che il Tempio e i stesso modo ». La loro pretesa amicizia con Dio,
loro sacrifici fossero profanati dai pagani? Non i loro sacrifici e il loro Tempio non li preserve-
vi è che una spiegazione: qualche colpa segreta ranno dalla rovina, come il Tempio e i sacrifici
degli infelici Galilei è stata la causa della crudeltà dei Galilei non hanno p reservato questi ultimi;
di Pilato. e come lo stagno di Siloe, simbolo della casa di
Davide e del Messia (Is. VIII, 6), ogget to della
speciale protezione di Dio che qui rivelava la sua
II - Risposta del Salvatore ed esortazione alla potenza (Gio. IX, 7), non ha preservato gli abi-
penitenza tanti di Gerusalemme.
Queste parole, di cui nessuno comprese allora
Alle parole, che potevano essere la manifesta- il senso, erano una profezia esatta e impressio-
zione dell'irritazione nazionale e politica, il Salva- nante, compiutasi poi con la rovina di Gerusalem-
tore non risponde . Certo Egli sente compassione me e del Tempio. Gli abitanti che poterono fug-
per l'infelice stato del popolo, ma non vuole irri- gire, si rifugiarono sull'altura del Tempio, si na-
tarlo di pitt. Ciò non concerne la sua missione. scosero nei sotterranei: vi furono massacrati e
Ma Gesù profitta della manifestazione d'orgo- perirono sepolti sotto le macerie. Il sangue dei
glio spirituale dei Giudei per esortarli a fare peni- Galilei mischiato a quello dei sacrifici e la caduta
tenza e a raccogliere dall'avvenimento una lezione della torre di ·Siloe erano quindi delle vere pro-
utile. No, quei disgraziati Galilei non erano più fezie.

232 233
III - Motivi di fare penitenza insegnati con una gna, ma anch e il fico per il quale intercede e che
parabola Egli irrorerà col suo sudore e col suo san~ue.
3" - La minaccia di sradicare il fico, se non
Riguardo ai motivi di fare penitenza, il Sal-
produce frutto alcuno. - La ragione della minaccia
vatore Ii insegna con la parabola del fico sterile,
che presenta tre caratteri importanti. è che n fico occupa inutilmente un posto e nuoce
a~ altri alberi fruttuosi. Lo stesso vignaiuolo è
1• - La sterilità del fico piantato in una vigna. d1 questo p arere. Sotto forma diversa, è la mi-
Il fico è l'immagin~ del popolo d'Israele e il naccia già fatta prima dal Salvatore, quando ha
paragone è mirabilmente scelto. La vite e il fico detto che i Giudei periranno tutti.
sono le due piante p ili comuni in Palestina; si Si vede il senso profondo che Gesù nasconde
citano ad ogni momento per indicare la fertilità sotto queste parole, le quali paragonano I sraele
della regione (Deut. VIII, 8; III Re IV, 25; Mich. a ~n. fico piantato in una vigna. La piantagione
IV, 4). Molte volte Israele era stato paragonato pnncrpale, la piantagione novella è la Chiesa:
al fico ed al suo frutto (Ger. XXIV, l ; Os. IX, 10), Israele vi si trova come un fico, gli è stato fatto
in quanto è una figura della Chiesa, che si para- un posto. Ma se il fico non produce alcun frutto
gona anche piì1 spesso alla vigna. (Sal. LXXXIX, se nuoce alla vigna, allora, come un albero inu~
9; I s. V). tile, lo si sradicherà dalla piantagione di Dio.
Qui il Salvatore ci mostra .i l popolo d 'Israele Con questa parabola il Salvatore annuncia
sotto l'immagine di un fico sterile piantato in una s?tto un'immagine diversa, il giudizio e la puoi~
vigna fiorita, forse per apporlo alla Chiesa novel- zwne, e ne dà Ja ragione, ricordando da una parte
la, che produce già dei frutti e ne produrrà dei la commovente sollecitudine di Dio per il popolo
più abbondanti, mentre da tre anni il fico n on d'Israele, e dall'altra parte dimostrando che I srae-
ha prodotto nulla, delude tutte le speranze e ren- le non produce alcun frutto ed a ssomiglia a un
de inutili tutte le fatiche, quando sarebbe il caso albero inutile e nocivo.
di attendersi che desse dei frutti. Vediamo ancora in questa parabola sempre
più l'intelligenza del Salvatore, che sa valersi di
2• - Il desiderio e la pazienza del padrone della paragoni presi alla natura visibile per spiegare
vigna, l'amore, le cure, l'intercessione del vigna- le cose spirituali e invisibili: come Egli in questi
iuolo. - ·Padrone della vigna è il Padre celeste, il stessi paragoni e nelle applicazioni che ne fa, si
vignaiuolo rappresenta tutti i profeti e in ultimo sa conformare agli usi del paese, ai suoi costumi,
il Divin Salvatore, che da tre anni con tutto l'ar- alle sue condizioni. In Palestina le vigne sono
dore del suo zelo, con la sua dottrina e con gli ordinariamente circondate di mandorli, eli fichi
esempi e coi miracoli, coltiva non soltanto la vi- e di peschi.

234 235
Ma soprattutto notiamo la franchezza e la ret-
titudine con cui il Salvatore no n teme di ' dire
verità dure agli stessi suoi compatrio ti ed amici.
Quando Egli parla della corruzione del cuore e
della necessità di fare penitenza, non ne eccettua
affatto i Galilei; suppone invece che gl'infelici
Galilei, condannati a morte da Pilato, fossero col- ME DITAZIONE 145
p evoli, senza ch e avessero tuttavia com messo de-
litti straordinari. GUARIGIONE DELLA DONNA RATTRAPPITA
1
Inoltre Gesù ci dà un bell'esempio del tat to
a postolico, n on lasoianddsi distogliere dalla sua
missione per spirito nazionale e col pretesto di Luc,, XIII, 10-17. Stava egli un sabato insegnando in una sinagoga.
C'er a là una donna, che da diciott 'anni uno spirito
servire gl'interessi temporali dei suoi concitta- rendeva inferma; ed era cos\ r icurva da non poter
dini. Su tale questione nulla dice, ma invece sa in .alcun m odo sollevare il capo. La vide Ges ù e
tr arre da tutti gli avvenimenti una lezione salu- chiamatala le disse: • Donna, sei libera ta dal t uo
male ! » e le impose le mani. Al momento essa s:
ta r e per le anime. raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sina-
La sorte crudele dei Galilei e degl'infelici abi- goga, indignato, perchè Gesù di s abato avesse ope-
tanti di Gerusalemme, gli dà occasio ne d'esortare rato una guarigione, pr ese a di re alla gente: • Ci
sono sei giorni apposta per l avorare; io quelli adun-
i Giudei alla p enitenza e di minacciare loro un q ue venite a fan-i guarire e non in sabato • . Ma
simile castigo se non si correggono. Nel tempo il Signor e così gli replicò: « I pocriti , ciascuno di
stesso è il modo migliore per salvaguardare gli voi non scioglie forse di sabato il suo bue ò il suo
asino dalla ma ngiatoia per menarli a bere? E questa
inter essi temporali della nazione. figlia d'Abramo, che Satana teneva legata da di-
Gesù insegna a tutti che dinanzi a Dio solo ciott'anni, non doveva venire sciolta da cotesto le-
game in sabato? • · A queste sue parole, i suoi av-
l'innocenza o la p enitenza può trovar e grazia e versari si ricoprirono di v<;rgogna, e tutto il popolo
sicurezza. godeva delle meraviglie da lui operate.

I · La guarigione

In questo miracolo abbiam o le seguenti circo-


s tanze di tem po e di luogo : è in giorno di sabato
e in u na sinagoga, dove Gesù sta i nsegnando aJ
popolo.
E' f orse q u alche giorno o qualche settimana
236
237
piuto in giorno di sabato, non sa dominare la
dopo il discorso che abbiamo s tudiato nel miste- sua collera e la sua indignazione. Il Salvatore
ro precedente? Non sapremmo dirlo. . . chiama ipocrita e sleale la sua condotta e le sue
Se il Salvatore compie questo \lmracolo m parole. Il rimprovero è ben meritato per tre
presenza del popolo e in giorno .di sab~to, ~o~ ragioni:
è certo con intenzione di scandalizzare 1 Fanse1
e di provocarli. Secondo il testo di S. Luca, pare 1• - Quest'uomo si scandalizza perché il Sal-
che a caso Gesù scorga tra la folla questa donna. vatore ba guarito un malato in sabato: non se la
la cui triste infermità attirava facilmente l'atten- prende con Gesù, ma col popolo, come se questo
zione. t . avesse provocato il miracolo con le sue preghiere :
Il motivo del miracolo è quindi la compassiOne sa invece che la cosa non è proprio così, ma dis-
per la povera inferma. Da diciotto anni questa simula. Ha di mira il Salvatore, ma rimprovera il
donna è curvata e ripiegata su se stessa, al punto popolo per non dimostrare di combattere Geslt
di non poter raddrizzarsi né « guardare i~ _cielo >~. o forse per timore di una risposta che lo farebbe
Questo s tato già penoso in sé è tanto pm tern- arrossire; la folla invece non oserà ribattere.
bile in quanto è effetto d'ossessione diabolica:
l'Evangelista lo chiama: « uno spirito d'infe:mi- 2• - Egli dissimula il suo scandalo sotto appa-
tà » e il Salvatore dice che è il demonio che tiene renza di zelo per la legge del sabato, mentre è
così legata e incatenata questa figlia di Abramo. mosso da odio contro il Salvatore e dalle vane
Ecco perché Gesù ne ha compassione, ecco e false interpretazioni del precetto sabatico. Su
perché la sua compassione è preveniente e si questo punto i Farisei avevano formulato innume-
manifesta in azione. E gli scorge la donna e, senza revoli prescrizioni che r egolavano quello che era
essere pregato, spontaneamente la chiama a sè permesso o proibito fare il sabato per le neces-
e con una parola: « Donna, sei liberata dalla tua sità della vita o anche per la conservazione della
infermità», scaccia da lei il demonio, le impone salute; a queste osservanze, d'altra parte molto
le mani come un segno di presa di possesso, per gravose, essi sacrificavano ciò che è l'essenza e
attestare ed affermare la guarigione e come un lo scopo del sabato, il culto religioso.
pegno di protezione, poiché questo significa la im- Eppure quest'uomo era nella sinagoga p er
posizione delle mani. pregare pubblicamente e chiedere a Dio l'avvento
del Messia, e aveva letto o sentito leggere la S.
Scrittura, che ad ogni pagina parla della carità
II - Recriminazione del capo della sinagoga
e della misericordia verso il prossimo.
II capo della sinagoga si mostra imbevuto del-
3• - Benché si dia l'aria di serbare una grande
lo spirito farisaico. Alla vista del miracolo com-
239
238
moderazione, il capo della sinagoga presenta sot- imporre le man i; il sabato finalmente non ha
to una cattiva luce la condotta del p opolo e quel- che ventiquattro ore, e sono diciotto anni che
la del Salvatore : " V~ sono sei giorni per lavo- questa p overa donna è possedu ta dal demonio!
rare, venite dunque a farvi guarire in quelli e Il Salvatore u sa lo stesso paragone in un'altra
n on in sabato »: come se il popolo fosse venuto occasione, ma in modo un po' diverso (Mt. XII,
solo per chiedere la guarigione dei suoi malati, 11-12).
e il Salvatore fosse un m edico ambulante il quale Liberare un uomo dalla schiavitù di Satana
scegliesse di preferenza il sabato per esercitare è certo un'opera di religione per fettamente into-
·l a sua professione. Tra poco, il capo della sina- nata allo spirito del sabato, che è un'immagine
goga vedrà nell'imposizione delle m a ni un'opera dell'eterno riposo di Dio e .della felicità del cielo.
servlle. La forza della risposta è nell'opposizione che
stabilisce tra la facilità con cui i Farisei si dispen·
sano dalla legge del sabato quando si tratta dei
III - Risposta del Salvatore loro meschini interessi, e il rigore esagerato quan-
La risposta del Salvatore è, come il miracolo do vi sono di mezzo gl'interessi più importanti
dei loro simili.
operato, «gloriosa», per u sare l'espressione de lla
folla. E' gloruosa innanzi tutto p er la gravità, la I nemici del Salvatore non possono far e obie-
fortezza e il coraggio di cui dà prova, smasche- zioni ad una risposta tanto perentoria: tacciono
rando l'ipocrisia. Forse il capo della sinagoga è e sentono vergogna, ma non si correggono affatto.
ricco, autorevole, in grado di vendicarsi. Nulla Il popolo invece si rallegra di tutte le azioni e
trattiene il Salvatore, che tratta apertamente co- di tutte le parole « gloriose » di Gesù.
me ipocrita lui e coloro che condividono gli stessi In questo mistero riconosciamo il carattere
sentimenti. degli spiriti cattivi: pieni di malizia e di odio
La confutazione è anche «gloriosa» perché è contro Dio essi perseguitano gli uomini, che sono
decisiva, per entoria, inconfutabile: quello che si sua immagine e suoi figli per la grazia; essi li
fa per un animale senza violare il precetto, molto tormentano e li. umiliano. Si mettono dei freni
più si può fare per un uomo, dice Egli; e fa agli animali, si legano alla greppia, si conduco no
rilevare quest o pensiero per m ezzo di un con- per la briglia; allo stesso m odo Satana trattava
trasto : da una parte l'asino e il bue, dall'altra la nostra povera umanità, come vediamo con
<< una figlia di Abramo»; là si tratta di scioglierlo questa povera donna; e talora, ahimè, gli u omi-
dalla greppia per condur lo a bere: qui è questione ni lo sanno e vi consentono, facendo delle loro
dl liberare dai legami di Satana; si conducono gli cattive passioni altrettanti legami che li conse-
animali all'abbeveratoio: Egli si è contentato di gnano in potere del demonio.

240 241
Il Salvatore poi, si rivela come Colui ch e è
venuto a distruggere le opere di Satana (I Gio.
III, 8). Egli riconosce subito il nemico, e scac-
ciandolo fa scomparire la causa della malattia ;
come lo vediamo in altra occasione rimettere
prima i peccati e fare della guarigione del malato MEDITAZIONE 146·
l'effetto di questo perdono (Mt. IX, 2).
PARABOLA DEL GRANELLO DI SENAPA

LucA XIII, 18-19. Disse allora Gesù: • A qual cosa è simile il


regno di Dio, cd a che Io rassomiglierò? E ' simile
ad un granello di scnapa, che un uomo prese c
gettò nel suo giardino ; c crebbe , diventò un grande
a lber o, sì che gli uccelli del cielo vennero a fare
il nido tra i suoi rami • .

MATTEO XIII, 31-32. Quest'altra parabola propose loro dicendo: • E'


simile il regno dei cieli a un granello di scnapa, che
un uomo prese c seminò nel suo campo. E' il più pic-
colo di tutti i semi, ma quando è cresciuto, è il più
grande degli erbaggi c si fa albero, sì che gli uccelli
del ciclo vengono a fa re il nido tra i s uoi rami •·

MARCO IV, 30-32. Diceva pure: • A che rassomiglieremo il regno di


Dio, o con quale parabola lo potremo rappresentare?
E' come un granello di senapa, che, quando viene
seminato in terra, è il più piccolo di tutti i semi,
che siano in terra. Ma poich'è seminato, cresce e
diventa più grande di tutti gli erbaggi , ed estende
così largamente i suoi ranù, che gli uccelli del cielo
possono ripararsi alla sua ombra •·

.Probabilmente il Salvatore ha insegnato que-


s ta parabola e la seguente andando verso Geru-
salemme (Le. XIII, 22) per la festa della Dedi-
cazione del Tempio.

242 241
molanti lo rendono utile nell'alimentazione e in
I . Scopo della parabola medicina, soprattutto in Oriente. In quanto al suo
svilupparsi ed al suo crescere, esso raggiunge
Lo scopo della parabola evidentemente è que- l'altezza del fico e gli uccelli godono di rifugiarsi
sto: il Salvatore ci vuole insegnare in che modo
alla sua ombra.
il regno di Dio verrà sulla terra e si svilupperà:
cioè, che i suoi principi saranno umili e oscuri,
ma che t:sso crescerà con una efficacia benefica III . Verità della parabola e sua attuazione
e una grande potenza, contro l'aspettazione dei
Giudei e l'opinione dit coloro che giudicano se- Quello che il Salvatore diceva della sua Chiesa
condo le viste puramente umane. sotto forma di un paragone, è divenuto una legge
l
universale.
Tale legge si applica al Salvatore stesso, figura
II . Scelta della parabola in relazione allo scopo della Chiesa e di tutti i suoi eletti. Quanto il suo
esteriore sembrava umile e spregevole agli occhi
Perché il Salvatore sceglie per termine di para- dei Giudei, che giudicavano secondo le apparenze
gone il grano di senapa, e non il cedro, per esem- dei sensi!
pio, come fa Ezechiele? (Ezec. XVII, 22). Forse Nella sua Passione e nella sua Morte è scom-
perché quel genere di pianta cadeva in quel mo- parso agli sguardi come il granello di senapa nella
mento sotto lo sguardo di Gesù e dei suoi uditori. terra in cui è seminato; ma ora ogni gloria e ogni
In ogni caso, il termine di paragone era ben potere gli appartengono.
noto a tutti, ed esso è molto appropriato al sog- La stessa legge si applica alla Chiesa. Dap-
getto dal punto di vista dell'utilità e delle appli- pertutto e sempre i suoi principi sono umili; ma
cazioni pratiche: il paragone col granello di sena- essa cresce, si fortifica: cresce esteriormente in
pa è migliore di quello col cedro. estensione e in potere, perché essa è la Chiesa
I punti di paragone sono due: umiltà e oscu- cattolica; cresce interiormente in vigore ed effi-
rità dei principi; importanza e grandezza della cacia per la dottrina e i Sacramenti, la fede e la
virtù intrinseca, dell'utilità e dello sviluppo este- . grazia (D an. II, 34-35, 44 ).
riore. Tutto quanto vi è di grande nelle idee, nelle
Il granello di senapa risponde mirabilmente verità, nello scopo perseguito, si ritrova nella
a queste condizioni: è il più piccolo seme usato
Chiesa : i popoli, i maggiori geni vengono a rifu-
nelle colture in Oriente: la piccolezza del gra·
giarsi in essa, come gli uccelli attratti dalla dol-
nello di senapa pare fosse proverbiale (Le. XVII,
cezza dei granelli di senapa si riposano sui suoi
6). Conosciamo le sue qualità, j suoi usi nella
· rami. La dottrina delle sette separate è, invece,
vita domestica: le sue proprietà caustiche e sti-
245
244
senza sapore e senza vigore: è un sale scipito.
L'applicazione è per ciascuno di noi in parti-
colare. Bisogna incominciare nell'umiltà e nel-
l'umiliazione: bisogna farsi piccoli per entrare
nella Chiesa: e quanto pitl uno si compenetra
MEDITAZIONE 147
dello spirito della Chiesa, tanto più diver.~a umi-
le. Ma con ciò riceve nella sua anima l'efficacia
del granello di senape che Dio ha seminato in LA PARABOLA DEL LIEVITO
noi, e diventa strumen\o valido ne11e mani di Dio.
LUCA XIII, 20-21. Disse egli ancor a: '' A qual cosa rassomiglierò
il regno d i Dio? E' s imile ad un po' d i lievito, che
una donna prese e m escolò in tre m is ure di farina
sino a che non fu lievitato t utto quanto ».
MArrEo XIII, 33. Ancora quest 'altra parabola d isse loro : « E ' simile
i l regno dei cìeli a del lievito, che una donna prese
c nascose in tre staia di farina, fìnchè tutta la
pasta levò ».

I - Scopo della parabola


Lo scopo è analogo a quello della parabola
precedente. E' una profezia che c'insegna come
il regno di Dio - la Chiesa - nascerà e crescerà
nel mondo.
Tuttavia si tratta qui piuttosto di un'azione
interiore, di uno sviluppo ·i ninterrotto e silenzio-
so, che è l'effetto di una virtù intrinseca ; mentre
la parabola precedente ci dimostra più special-
mente, da u n lato, l'umiltà dei principi e, dal-
l'altro, la grandezza dei progressi.
I Giudei pensavano che l'avvento del regno di
Dio si sarebbe manifestato come un lampo e
d'un tratto; essi credevano che solo Israele fosse
chiamato ad appartenervi e il resto della uma-
nità rimanesse escluso.

246 247
Queste due parabole sono quindi un annunzio principio di vita e di trasformazione spirituale.
dell'avvento e dei progressi del regno di Dio, ma La Chiesa continua ad agire così in virtù di
esse capovolgono le idee che i Giudei se ne erano questo principio interiore, a poco a poco, lenta-
formati. mente, da un capo all'altro. Bisogna avere pazien-
za, bisogna sapere aspettare. Ma se la vita comin-
cia in un punto, essa andrà guadagnando conti-
II - La parabola nuamente e penetrerà .la m assa. Senza questo
Anche qui, per corrispondere allo scopo che lievito vivificante che sarebbe l'umanità?
si propone, il divin Salvatore sceglie un paragone Sotto questo aspetto, la Chiesa si differenzia
preso dagli usi della v~ta domestica. essenzialmente dal Giudaismo e dalle sette che
Il paragone è familiare a tutti: si parla del crescono e si sviluppano non già per un vigore
lievito. In Oriente sono le donne che si occupano intrinseco, ma grazie a metzi esterni, per il lievito
d'impastare il pane. Tre misure di farina pare della malizia e della corruzione.
fosse la quantità ordinaria che s'impastava in una La parabola si applica ancora ad ognuno di
volta (Gen. XVIII, 6; I Re I, 24). noi per la vita spirituale. La vita spirituale non
II fermento · è mescolato alla pasta e vi pro- si sviluppa bruscamente e a strappi, ma con un
duce il suo effetto, non già con violenza o sopra progresso incessante e tranquillo. La fede e la
una sola porzione della massa, ma lentamente, grazia agiscono sull'intelligenza, questa sulla vo-
dolcemente, p er una virtù intrinseca e su tutta la lontà, e l'azione della volontà s'estende ai prin-
massa, rendendo la pasta leggera e morbida, gon- cipi, ai pensieri, alle parole, agli atti, a tutta l~
fiandola e rendendola salubre e adatta all'alimen- vita, a tutto l'uomo.
tazione. La farina e l'acqua, senza il lievito, non
sarebbero che una massa compatta e indigesta.

III - Applicazione della parabola


La parabola si è avverata nella Chiesa, che è
il regno del Messia. Non ·già bruscamente ne m
un tratto la Chiesa è diventata quello che è.
Gesù Cristo ha nascosto il lievito ne1la Chiesa,
cioè lo Spirito Santo; con la parola della fede,
con .la grazia dei Sacramenti ha messo nella Chie-
sa, e per mezzo di essa in tutta l'umanità, un

248 249
LA VITA PUBBLICA
DALLA FESTA DELLA DEDICAZIONE
ALLA PASSIONE

Questo periodo della vita pubblica e Impor-


tantissimo per il discorso pronunziato nella festa
della Dedicazione, il miracolo della resurrezione
di Lazzaro e l'entrata trionfale in Gerusalemme
il giorno delÌe Palme.
I t re fatti segnano l'apogeo della r ivelazione
che Gesù Cristo fa di se stesso per mezzo della
dottrina e dei miracoli. L'incredulità dei Giudei
risponde, non solo con un nuovo attentato diretto
contro la vita del Salvatore, ma con la decisione
che il Gran Consiglio prende formalmente e uffi-
cialmente di condannarlo a m orte: per conse-
guenza, essi p rovocheranno di quando in quando
delle discussioni per trovare nelle parole di Gesù
un pretesto legale e portare contro di Lui una
accusa definitiva.
Il Salvatore trionfa di tu tte le insidie e si oc-
cupa soprattutto di condurre il popolo alla fede
con le minacce sempre più chiare del castigo e
del giudizio. Il luogo dei diversi avvenimenti di
questo periodo è soprattutto la Perea.

251
MEDITAZIONE 148

LA FESTA DELLA DEDICAZION E

GrovANNJ X, 22-42. Si celebrava in quel tempo a Gerusalemme la


festa della Dedicazione del tempio; sì era d 'inverno;
c Gesù passeggiava nel tempio sotto il port ico di
Salomone. Gli si fecero a ttorno i Giudei e gli di-
cevano: " E fino a quando terrai sospeso l'animo
nostro? Se tu sci il Cristo diccelo chiaro"· Rispose
loro Gesit: • Già ve l 'ho detto e non credeste; le
opere che io faccio in nome del Padre mio, ren-
dono testimonianza in mio favore. Ma voi non cr e-
dete, percbè non siete delle mie pecorelle. Le mie
pecoreIle ascoltano la mia voce, e io le conosco ed
esse mi seguono, ed io do ad esse la vita eterna;
e mai non per iranno, e nessuno le r apirà a mc di
m ano. Il Padre mio, che me le ha date, è più
potente di tutti, c n essuno le può rapire di mano al
Padre. Io c il Padre siamo una sola cosa •-
! Perciò i Giudei di nuovo diedero di piglio alle

('' pietre per lapidario. Domandò loro Gesù: • Molte


opere buone ho fatto davanti a voi in virtù del
Padre mio; per quale di queste opere mi volete la-
I pidare? •· E i Giudei gli r isposero : • Non ti lapi-
.S.''~~ Efraim ,:::::'~ diamo per qualche opera buona, ma per la be·
o { ">' stcmmia, e perché tu , essendo uomo, t i fa i Dio».
Replicò ad essi Gesù: • E non sta scri tto nella
\ ,_Gerico
vostm Legge : Io ho detto : Voi siete dèi? Or a se
l a Legge chiama dèi col oro, ai quali è stata rivolta
la parola di Dio - e la Scr ittura n on può essere
smentita - come potete voi di re a colui , che i l
Padre h a mandato nel mondo : Tu bestemm i , per chè
bo detto : Io sono il Figlio di Dio? Se non faccio
le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le
O IO
faccio, anche se non credete a me, credete alle
ope1·c, affmchè sappiate e r iconosciate che il Padre

252 253
Gmv,\NNI X, 22-42. è in me ed io sono nel Padre • · Perciò nuova- va il muro orientale della corte dei Gentili ed
mente cercavano di prenderlo; ma egli sfuggl loro era l'unico resto della costruzione del colossale
di mano.
E se ne andò ancora oltre il Giordano in quel Tempio di Salomone. Là il Salvatore passeggia
luogo, dove Giovanni a.vcva cominciato a ba ttezzare , insegnando, non permettendo le piogge invernali
e là s i trattenne. E molti vennero a lui e dice- di farlo all'aperto.
vano: • Giovanni per verità n on fece alcun pro-
digio, ma quanto Gim•anni ha de tto d i quest'uomo
era vero •· E molti colà credettero in lui. c) In quanto alla domanda jn sè, essa è posta
dai Giudei, cioè dai seguaci dei Farisei, nemici
di Gesù, ed è formulata in modo strano, severo,
Per la festa della Dedicazione, Gesù è di nuovo quasi minaccioso. Essi circondano Gesù sotto il
a Gerusalemme. portico di Salomone e gli domandano fino a quan-
do terrà sospeso il loro animo : se egli è il Cristo,
lo dichiari apertamente, senza ambagi. Queste
I · I Giudei insistono a che Gesù dichiari se è parole dimostrano come H popolo fosse preoccu-
Lui il Messia pato della questione.
Lo interrogano però con intenzione non retta.
Notiamo le circostanze nelle quali i Giudei Il Salvatore si è già spiegato abbastanza chiara- ·
insistono così apertamente presso il Salvatore. mente per tutti quelli che hanno buona volontà
a) E' la festa della Dedicazione, festa che da (Gio. V, 26; VIII 12, 18, 58; X, 25). Ma se Egli
duecento anni viene celebrata in ricordo e in rin- parla, essi chiedono dei segni (Gio. II, 18; VI,
graziamento della purifi.cazione del Tempio, dal 30); se dà .l oro dei segni, vogliono parole; se
quale Giuda Maccabeo, dopo la presa della città, rende testimonianza di sè, respingono la sua testi-
aveva proscritto il culto degli idoli introdotto dal monianza (Gio. VIII, 13); se Egli si riferisce ai
re Antioco (I Macc. IV, 52-59 ; II Macc. X, 5-8). suoi miracoli e alle testimonianze del Padre, essi
La festa era solennissima : le case della città esigono che si dichiari da se stesso (Schanz).
venivano illuminate, perciò era anche chiamata Quello che si propongono nell'interrogarlo è
la festa dei Lumi o la festa dei Tabernacoli del di trovare in una risposta formale motivi per ac-
mese di Casleu {dicembre). Tutto vi r.ichiamava cusarlo, sia davanti al Sinedrio sia davanti ai Ro-
il ricordo della riconoscenza verso Dio. mani; poich é nell'idea dei Giudei il Messia deve
essere un dominatore spirituale e temporale in-
b) Circostanza di luogo. La domanda al Sal-
vatore è fatta nel Tempio, che è stato sempre il sieme. L'interrogazione non è quindi ispirata a
luogo della rivelazione messianica, e sotto il por- un sentimento di fede, ma da una perversa vo-
tico di Salomone, galleria aperta che fiancheggia- lontà.

254 255
II - Il Salvatore afferma d'essere Dio d ) Ammonisce i Giudei sulle conseguenze
della loro incredulità e dichiara inutile il loro odio
Con la sua risposta Gesù : contro di Lui e del suo gregge.
1• - Evita di rispondere direttamente alla do-
manda: Sei tu il Messia? E perché? Prima di 2° - Riguardo a quest'ultimo punto, il Salvatore
tutto, perché non può rispondere dirett~mente: afferma che Egli è Dio e veramente Figlio di
infatti non è il Messia wme intendono ess1; e non Dio. Nonostante la vostra incredulità, seguita Egli,
può rispondere negativamente, perché Egli è il io radunerò le mie pecore e le condurrò a sal-
vero Messia. Una. risposb diretta, d'altra pa~te, vezza, e nessuno può strapparle dalle mie mani :
non è necessaria, perché, com'Egli afferma, SI è e spiega il perché: « Quello che il Padre mi · ha
dichiarato già abbastanza e si è anche rivelato dato, cioè la potenza divina, è al disopra di tutto »
con i miracoli. o, secondo un'altra versione: Il Padre che so-
vrasta tutte le cose, mi ha dato queste pecore,
Una tale risposta poi sarebbe inutile, perché
essi non credono e non vogliono credere: e, come e qu ando esse sono nelle mie mani, sono anche
già ha fatto diverse volte, il Salvatore indica la in ·q uelle del Padre e nessuno me le rapirà; poi-
causa della loro incredulità (Gio. VI, 44): non so- ché « io e il Padre siamo uno >>, non solo per la
conformità della volontà, ma per l'unità e iden-
no sue pecorelle : le sue pecorelle lo seguono e
tità della potenza, e, di conseguenza, per l'unità
ascoltano la sua voce. Essi poi non si contentano
di natura e d'essenza.
di ostinarsi nella loro incredulità, ma persegui-
tano Lui e coloro che gli appartengono, scaccia~­ Il Salvatore afferma quindi la sua divinità,
doli dalla sinagoga (Gio. IX, 22). Con questa n- la sua unità di natura col Padre per l'unità e iden-
sposta evasiva il Salvatore ci dà quattro motivi tità di potenza. Il Padre e Lui sono due Persone,
per credere in ·L ui : ma vi è unità di natura. I Giudei, del resto, capi-
scono proprio così e dicono che E gli bestemmia,
a) Egli riassume qui tutte le ?rov~ che gi~ ché si fa Dio mentre è un uomo; ed ecco perché
ha date della sua divinità : la test1momanza de1 lo vogliono lapidare.
miracoli, la testimonianza del Padre celeste e la
La risposta d el Salvatore sorpassa quindi quel-
sua personale (Gio. X, 15). lo ch e i Giudei gli hanno ch iesto: è la testimo-
b) Fa rilevare ai Giudei la loro incredulità. nianza più chiara e più formale ch e Egli abbia
dato f inora della sua divinità, benché si contenti
c) Mostra loro la felice sorte delle sue peco- di affermare indirettamente ch e Egli è Dio e di-
relle, che credono in Lui, cioè la loro sicurezza rettamente che è il Figlio di Dio, il che certamen-
e la loro felicità eterna. te fa per non urtare i suoi uditori.

256
257
3" . Il Salvatore conferma questa testimonianza III - Il Salvatore sfugge alla violenza dei
della sua divinità. I Giudei lo vogliono lapidare Giudei e si ritira in Perea
per le parole pronunziate; Egli però non solo no~
le ritira, ma in siste· c porta novelle prove. Pn- Come rispondono i Giudei? Vogliono impadro-
ma di tutto, però, calma l'irritazione c la collera nirsi di Gesù per lapidario o gettarlo in prigione,
dei Giud..:!i, ricordando loro in modo inaspettato ma Gesù sfugge dalle loro mani. Pare quindi che
i suoi benefici, per i quali essi lo vogliono ora i suoi nemici abbiano messo le mani su di Lui,
lapidare, e fa comprendere loro eh~ ~ulla. fa _di ma che il Salvatore sventi il loro piano, sia con
sconveniente quando si dichiara F1gho d1 D10, qualche manifestazione della sua divinità che im-
poiché gl'inviati da Dio, giudici, re e profeti, sono pone loro rispetto, sia con qualche altro miracolo.
chiamati figli eli Dio nella S. Scrittura (Esod. VII, Da Gerusalemme il Salvatore si avvia verso
1 · XXII, 28; Sal. LXXXI, 6). il Giordano, che sorpassa per andare in Perea, nel
' Con questa abile diversione Gesù calma l'ira luogo dove Giovanni già battezzava e ove Egli
della .folla e la costringe a riprendere la conver- stesso aveva cominciato il suo apostolato. Là Egli
sazi~ne. Ma quest'ultima risposta, che a tutta pri- insegna e con maggior frutto che in Giudea.
ma sembra una concessione, diventa una novella Il ricordo di S. Giovanni, della sua predicazio-
prova della sua divinità. Infatti Eg~ dice: _se si ne e soprattutto la testimonianza ch e egli aveva
può senza contraddire la Scrittura c~amar.e 1 Pro- reso a Gesù, è rimasta viva nel popolo. Ed ora
feti « figli di Dio >>, questo nome SI addice ben ecco che lo stesso Gesù viene a loro: la testimo-
di più a Lui che il Padre ha santificato (unto, nianza del Precursore, le molte e straordinarie
consacrato: I Re. VII, 1; Gerem. I, 5; Esod. XIII, meraviglie operate dal Salvatore, mentre Giovanni
2) con la comunicazione della natura divina e che non ha fatto ·alcun miracolo, fanno loro ricono-
ha mandato nel mondo. scere in Gesù colui al quale Giovanni ha reso
I Profeti e i Re non erano che l'ombra e la testimonianza; e molti credono in 'L ui.
fiaura; Egli è invece il Figlio di Dio per natura. Apprezzano secondo il giusto valore la rela-
Ir~oltre basterebbe ai Giudei vedere i miracoli zione che vi è tra il Precursore e il Salvatore.
che il Padre compie per mezzo suo: essi provano Giovanni è inferiore a Gesù, ma la sua esistenza
abbastanza che il Padre è in Lui e che Egli è nel e la sua importanza provengono dalla testirrio-
Padre, e cioè che Egli e il Padre sono uno. Di- nianza che egli ha reso al Messia.
nanzi alle minacce dei Giudei il Salvatore non Tempo addietro egli aveva con la sua testimo-
ritratta l'affermazione che ha .f atto della sua divi- nianza preparato la venu ta del Salvatore; ora con-
nità, ma la ripete e conferma solennemente. tinua, dopo la morte, a testimoniare in suo fa-
vore; per parte sua, Gesù attesta la verità del

258 259
suo fedele discepolo in presenza di t utti coloro no lapidare il Messia nel suo Tempio, con le stesse
che giudicano rettamente e che hanno buona vo- pietre del Tempio! Sarebbe stata veramente la
lontà. Dedicazione del Tempio e l'abominazione della
desolazione nel luogo santo! Come non ricono-
Questa festa della Dedicazione conferma an- scere un giusto castigo nella sorte toccata ai Giu-
cora una volta una verità ben conosciuta, cioè dei seppelliti più tardi sotto le rovine del Tempio?
che il Messia si rivela a Gerusalemme e· nel suo Ma tuttavia nel cielo oscuro e minaccioso di
Tempio; là sono in gioco, per così dire, i suoi questo giorno della Dedicazione, un raggio di luce
destini e quelli d'Isratlle. La presenza di Gesù e di gioia illumina il tramonto: è l'accoglienza
sconvolge il mondo giudaico. Chi è? Tale è la piena di fede che Gesù trova nel popolo al di là
grande domanda che preoccupa il popolo. Impa- del Giordano.
zienti e quasi minacciando, i Giudei domandano Così nelle ore deila sera, quando il sole è
al Salvatore se Egli è il Messia, e il Salvatore scomparso dall'orizzonte, le colline di Gerusalem-
risponde · con l'affermazione espressa e solenne me sono già immerse nell'ombra, ma sulla via
della sua divinità, dichiarando di essere il Figlio orientale del Giordano la cima delle montagne
di Dio. Sempre e in ogni luogo, queste parole sono si corona ancora di riflessi iridescenti.
state riguardate come una delle più important:
rivelazioni della sua divinità fatte da Gesù.
Anche qui il carattere del Salvatore si rivela
magnificamente nella sua calma sovrumana e nel-
la libertà di spirito che conserva in presenza del-
l'accanimento del suoi contraddittori, del loro
odio implacabile, del loro furore deicida: nella
prudenza e sapienza meravigliosa con cui calma
la tempesta che rumoreggia minacr:iosa, sottopo-
nendo due semplici osservazioni alla riflessione
dei suoi nemici.
Se il Messia si rivela in Gerusal~mme e nel
suo Tempio, là trova pure l'incredulità e la con-
traddizione.
Gesù non può più mostrarsi in mezzo al suo
popolo senza esporsi ad essere condannato amor-
te. Le cose arrivano al punto che i Giudei voglio-

260 261
si chiede al Salvatore « se sono pochi quelli che
si salvano "·
La domanda è fatta da un dis cepolo o da
qualcuno della folla. Il contesto semb ra indicare
che l'interlocutore è imbevuto dei pregiudizi giu-
MEDITAZIONE 149 daici, e quindi convinto che Israele non può es-
sere riprovato, perché ha per padre il patriarca
NUMERO DEGLI ELETTI E RIPROVAZIONE Abramo (Gio. VIII, 33-39; Mt. III, 9). I n ogni
m odo la domanda è fatta solo riguardo a I sraele.
DI fsRAELE In quanto alla domanda in se stessa: « Sono
pochi quelli che si salvano?», essa è per lo meno
inutile, quando non supponga u na curiosità indi-
LuCA XIII , 23-30. Or un tale gli disse: « Signore, sar anno pochi screta, un timore pu erile e pigrizia nella vHa spi-
quelli che si salvano? •-
Ed egli r ispose loro: • S forzatevi di entrare per rituale. A che serve sapere se il numero di quelli
l a porta stretta·, perchè molti , vi assicuro, cerche- che si salvan o è p iccolo o grande? Non potrebbe
ranno poi d'ent rare c non vi riusciranno, dopocbè
il padrone di casa s i sarà alzato e avrà chiuso
risu ltarne ch e scoraggiamento, oppure presunzio-
la porta , c voi comincerete, stando fuori, a pic- ne e negligenza.
chiare alla por ta dicendo: Signore, S ignore, aprici !
Ma egli vi risponderà: Non so donde voi siate. f
allora comincerete a dire: Abbiamo m angiato e ab-
biamo bevuto in tua presenza, c tu hai insegnato H - Risposta del Salvatore
s ulle nostre piazze. Replicherà egli: Vi ripeto, non
so donde siate! Andate via da mc, voi tutti, ope- Da una domanda oziosa, la sap ienza e la carità
ratori d'iniquità. Ed ivi sarà gran pianto e stridore del Salvatore sanno trarre un'utilità. La risposta
di denti , quando vedrete Abramo e !sacco e Gia-
cobbe e tutti i Profeti nel regno di Dio, e voialtri
con tiene tre parti :
cacciati fuori. E da oriente e da occidente, da set-
tentrione e da mezzodl verranno a mettersi a me nsa 1• - P er le ragioni già ricordate, Gesù non ri-
nel regno di Dio. E cosi molti degli ultimi saranno sponde· direttamente all'oggetto della domanda
i primi; e molti dei pr imi saranno gli ultimi ». «sono pochi quelli che si salvano?», ma dice sem-
plicemente che « molti » n on si salvano, e ciò per
propria colp a.
I - Questione del numero degli eletti
Le circostanze di questo mistero sono: 2• · Spiega perché m olti n on si salveranno,
Circostanze di luogo : siamo in Perea: Là, for- ed insegna perciò i m ezzi per salvarsi. Queste cau-
se in occa sione di un discorso o di una conversa- se e questi m ezzi sono due: la prima causa di
zione avvenuta durante il percorso (Le. XIII, 22), perdizione è che molti non si sforzano di entrare

262 263
per la porta stretta che sola conduce alla salvezza zati; e così primi sono gli ultimi e gli ultimi i
(Mt. VII, 14 ). Questa porta stretta è la mortifi- primi.
cazione delle passioni nell'osservanza dei precetti
e dei consigli. L'osservanza dei primi, almeno,
è necessaria. La seconda causa è nel disprezzo III - Importanza della risposta
della grazia e della longaniroità di Dio. Il Salva-
L'importanza di questa risposta del Salvatore
tore spiega a questo punto con un paragone me-
viene soprattutto da quello che predice espressa-
raviglioso che prende dalla vita domestica: il
mente e solennemente: che Israele sarà riprovato
padre di famiglia atte~de i suoi ospiti e, final-
e i Gentili saranno chiamati alla fede: e n e dà
mente, stanco dell'attendere, si ritira, chiude la
le ragioni:
porta e respinge ineSorabilmente come degli
Evidentemente quelli che restano fuor.i e di-
« estranei » e ·« operatori d'iniquità » quelli che
nanzi alla porta saranno « esclusi, cacciati fuo-
prima egli ha atteso invano.
ri >>, e la descrizione del regno celeste sotto l'im-
3• - Ritornando sulle ragioni che abbiamo di magine di un convito, in cui Abramo e i Profeti
approfittare del tempo della grazia, il Salvatore sono i pr.incipali convitati, risponde perfettamen-
descrive .in termini energici la punizione, che con- te a questo senso.
siste nell'esclusione e riprovazione definitiva nel Gl'Israeliti erano veramente i familiari di Dio
giorno del giudizio finale. Punizione inesorabile : {Is. LXIII, 16), i figli della casa per la continua
nulla servirà il lamentarsi, il ricordare di essere presenza di Dio, per la comunione dei sacrifici,
stati familiari del Padrone di casa, uniti a lui coi per la rivelazione che il Signore si degnava di far
legami dell'amicizia. . loro di se stesso, finalmente per i legami di san-
Punizione amara per il rimpianto di vedersi gue che li univano al Messia (Ebr. II, 14). Essi
esclusi dal regno del Messia, rappresentato qui non mancavano di prevalersene, si riguardavano
come un gran palazzo ave molti invitati gustano come << i primi » (Le. XIII, 30), persuasi che Dio
le gioie di una fésta e di un convito magnifici. non li poteva abbandonare perché possedevano il
Due elementi servono per indicare questo dolore: Tempio.
il rimorso della coscienza e la sofferenza fisica. La condotta del padre di famiglia nella para-
significati dal p ianto e dallo stridore di denti, bola rappresenta esattamente la condotta di Dio
che sono i segni della disperazione e della rabbia. riguardo a Israele. Ora si faceva tardi: l'avvento
Finalmente la punizione è resa ancor più dura del Messia era un'ultima grazia offerta, un'ultima
dall'umiliazione: i posti dei membri di famiglia dilazione, e i Giudei non ne facevano alcun conto.
che sono esclusi e lasciati fuori dalla porta, sono Ecco perché la punizione è certa, inesorabile,
occupati da estranei, da coloro che erano disprez- terribile, soprattutto al pensiero che loro vedran-

264 265
no, « loro, i figli del regno "• il proprio posto oc-
cupato dai Gentili. E' la prima volta che il Salva-
tore annunzia così chiaram ente e palesemente la
riprovazione d 'I sraele e la vocazione dei Gentili :
e questa predizione è secondo le grandi profezie
(Gen. XVIII, 18; XXII, 18; l s. LX, 3). Era anche MEniTAZIONE 150
stato annunziato che solo i resti d'Israele sareb-
bero salvi (l s. X, 19 e ss.). TENTATIVO D'INTIMIDAZIONE DA PARTE
Questo mistero ha abche un'importanza gene-
rale: c'insegna che nel]a vita spirituale non ci DI ERODE
dobbiamo preoccupare di questioni oziose, come
quella del piccolo numero degli eletti di cui si
tratta qui. Il modo con cui il Salvatore r isponde LUCA XIII . 31-35. In quello s tesso giorno alcuni farisei s ì avvicina-
rono a Gesù a dirgli : • Rit irati e partì dì qui. pcrchè
ai suoi interlocutori ci dimostra come dobbiamo E rode cerca di uccidcrti • . Rispose loro : • Andate
considerare praticamente simili questioni. I nvece a dire a quella volpe: Ecco io caccio i demoni ed
di entrar e in discussioni, Gesù ci esorta a ricor- opero guarigioni oggi e domani, e il te no giorno
io sarò al termine. Ma oggi e domani o doman
rere ai mezzi che ci condurranno certamente a l 'altro bisogna che io cammini, perchè non con-
salvezza. viene che un profe ta abbia a perire fuori di Geru-
Tali m ezzi Egli si degna indicarceli chiaram en- salemme.
O Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i Pro-
te. Certo è proprio inutile preoccuparci di sapere fe ti e lapidi quelli, che a te sono inviati, quante
se quelli che si salvano sono pochi o molti; invece volte ho voluto radunare i tuoi ftgli, come la gal-
è di somma importanza sapere se noi camminia- lina raduna i s uoi pulcini sotto le ali, e voi non
avete voluto. Ecco la vost ra casa vi sarà lasciata
mo nella via che conduce alla salvezza, e nulla (deserta). Or io vi dico, non mi vedrete più, !ìnchè
dobbiamo trascurare per giungere alla certezza venga quel giorno, che direte: Benedetto colui che
che siamo veramente sulla strada del cielo. viene nel nome del Signore •.

Il Salvatore stesso ci dà norme ~recise quan-


do parla di lottare, di « sforzarci "• di entrare per Mentre il Salvatore esercita il suo mini:,;tero
« la porta stretta ». Se combattiamo le nostre pas-
in Perea, i Farisei vanno un giorno a trovarlo per
sioni, se resistiamo ad esse energicamente nono- esortarlo a non fidarsi di Erode : bisogna, dicono
stante tutte le difficoltà della lotta, allora siamo essi, che Egli lasci la Perea, perché Erode lo vuole
su~ la buona strada. Gli sforzi che facciamo al ser-
uccidere.
vizio d~ Dio, sono il pegno della nostra salvezza
·La Perea dipendeva infatti da E rode.
eterna.

266 267
I - Il tentativo d'intimidazione lecitato E rode per far perire il Salvatore ; essi
Che Erode entri un poco nella notizia che i si vedrebbero in tal modo liberati dal loro avver-
Farisei apportano al Redentore sembra certo. Se sario senza temere la collera del popolo. Non
questa notizia infatti non è che un'invenzione dei avendo Erode acconsen tito p er le ragioni già det-
Farisei, non si capisce perché il Salvatore, che te a ricorrere alla violenza, lo hanno potuto con-
sa tutto, rivolga la su a risposta ad E rode: egli sigliare di tentare almeno di int imorire Gesù, per
si sarebbe esposto al p ericolo e al ridicolo. Erode obbligarlo ad uscire dal suo territorio. Gesù così
non è dunque estraneo alla domanda dei Farisei. sarebbe C'Ostr etto a rientrare in Giudea, e là non
Come? Non lo sappiamo, ma possiamo sup- potrà evitare le loro msidie. Essi avrebbero allora
porre che Erode, forse a\lora in Perea, sia turbato offerto al principe di sbrigare la f accenda per
nel sapere che ,Gesi1 è in quella regione e vi eser- conto su o : certe parole della risposta di Gesù
cita il suo apostolato: lo abbiamo già veduto tur- rivolte ai Farisei confermano quest'interpretazio-
barsi per il soggiorno di Gesù ù1 Galilea dopo ne. In tutti i casi, è certo ch e i Farisei non a gi-
l'assassinio del Precursore ( Le. IX, 7-9). scono davvero per sen timento di simpatia verso
Erode sarebbe lieto di veder.Jo lontano dal t er- Gesù , chè Farisei ed Erodiani vanno d'accordo.
ritorio di sua giurisdizione sia per rimorso di co-
scienza, sia per rendersi accetto ai Giudei, ai quali
dispiace certo sap ere che quel Gesù ch e essi odia- II - Risposta del Salvatore
n o trova liber tà e protezione sotto il governo di Dal m odo come risponde, il Salvatore lascia
Erode. capire che ha capito la trama. ·La risposta è divisa
Questo principe potrebbe, senza dubbio, fare in due parti, rivolta ai due gruppi di provocatori
morire il S alvatore, ma l'assassinio di Giovanni gli del tentativo d'intimidazione.
è già costato tanti rimorsi; p are qumdi che Ero-
de personalmente si sia opposto alle misure vio- l o - La prima parte della r isposta è per Erode.
lente: bisogna inoltre tener conto dell'opinione Il Salvatore lo chiama « volpe », designando così
pubblica, e il popolo rispetta profondamente Ge- non solo la parte del principe m questa circostan-
sù. Egli crede dunque di trarsi d'impaccio ricor- za, ma il suo vero carattere generale, che è l'ar -
r endo ai Farisei per intùnori~e il Salvatore e co- tifizio, la leggerezza e l'astuzia, pi uttosto che la
stringerlo a lasciare la Perea. La risposta ch e forza, il coraggio e la violenza.
Gesù gli trasm ette per mezzo dei Farisei sembra Gesù gli fa dire che non tien conto della minac-
conferm are quest'interpretazio ne. c~a, ma che ·Egli deve continuare ancora un poco,
E' tuttavia possibile che in tutto questo vi cwè ·« oggi, domani e il terzo giorno» (Os . VI, 3)
sia una m anovra dei Farisei: forse essi hanno sol- a lavorare e a fare quei miracoli di cui E rode

268 269
dall'Egitto, lo condusse attraverso il deserto, e
sembra spaventato; e allora egli .finirà, cesserà o continuò dal trono della sua misericor dia collo- ·
sarà preso dalla morte. , cato a Gerusalemme a stendere su di lui le sue
2" - Ma ai .f arisei che vogliono farlo a ogni costo ali per protegger lo (Deut. XXXII, 11 ; I s. XXXI, 5 ).
morire, sia per mezzo di Erode, sia obbligandolo b) A questa bontà di Dio il Salvato re oppone
a lasciare la Perca per ritornare in Giudea, dove l'ingratitudine di Gerusalemme, la sua ostinazione
lo attende la morte, Gesù risponde che per ora e la sua crudeltà: essa uccide i profeti e gl'inviati
non segue i loro desideri; ma presto lascerà la Pe- da Uio, li lapida e oggi giunge perfino a minaccia re
rca . .Deve ancora cammtnare un breve viaggio di la stessa sorte al Messia. La storia d'Israele è vera-
tre giorni o di tre tappe che designano forse gli mente la storia dell'abuso della grazia, perché di-
ultimi viaggi del Salvato~e a partire da questo mo- sprezza le manifestazioni dell'amore di Dio. Con
mento: il viaggio per resuscitare Lazzaro, a Efrero, quanta veemenza la noncuranza per le grazie più
in Samaria, a Gerico {Le. XIII, 22; XVII, 11; XVIII, splendide è espressa da quelle parole: << Io ho
31-35). E' un cammino verso Gerusalemme e verso voluto e tu non bai voluto »!
la morte come essi desiderano, perché è impossi-
c) Infine il Salvatore predice all'infelice città
bile che un profeta perisca fuori di Gerusalemme.
il castigo che l'attende. Egli abbandonerà il Tem-
Egli designa così Gerusalemme come il centro
pio, dove risiedette per tanti secoli; lo abbando-
della congiura fatta contro di Lui. Non è già Ero-
nerà alla desolazione e alla devas tazione. Che sa-
de da temere, ma la Giudea e Gerusalemme. ranno allora questi por tici deserti e questo edificio
Al nome di Gerusalemme il Salvatore è doloro-
devastato?
samente commosso e indirizza una terribile apo- Egli non entrerà più nel Tempio fino a che
strofe a questa città, che è la capitale dei Giudei non si dica: << Benedetto Colui che viene nel nome
e che rappresenta ai suoi occhi tutta la nazione. del Signore », cioè fino al giorno della su a entrata
In questa apostrofe sono da notare tre cose. trionfale in Gerusalemme nella Domenica delle
a) Con un magnifico e commovente paragone Palme.
Gesù ricorda a Gerusalemme le grazie e le mise-
ricordie di cui Dio l'ha ricolmata dall'origine a
oggi, coi profeti inviati e, infine, con lo stesso III - Conclusione
Gesù Cristo. Il Salvatore paragona quest'amore e Siamo commossi e sentiamo una grande com-
questa misericordia all'amore della chioccia per passione considerando da quali insidie il Salva-
i suoi pulcini sui quali veglia e che raduna sotto tore è circondato in ogni luogo, come tutto cospi-
le ali per m etterli al sicuro. Pare che sia una r a contro di Lui e come il complotto dei suoi ne-
allusione all'aquila divina che trasse il suo popolo
271
270
miei si va sempre più stringendo attorno a Lui.
Non è più sicuro in nessun luogo : dappertutto
trova inganni e minacce.
E tuttavia il Salvatore sempre conserva la pie-
na coscienza della sua missione e della sua fine. MEDITAZIONE 151
Conosce tutti i complotti: con una calma inaltera-
bile li vede svolgersi e compiersi e non vi s!
IL CONVITO PRESSO IL FARISEO
sott rae. ,f a il suo piano, lo persegue e non si
lascia distogliere da ntssuna minaccia: anzi, se L'IDROPICO
mai, è proprio Lui che seriamente minaccia. Pur-
1
troppo è il solo mezzo che gli lasciano l'incredu-
LucA XIV, 1-6. Un saba to, essendo Gesù entrato nella casa di uno
lità e l'ostinazione. dei Farisei per prender cibo, questi lo spiavano. Ora
~Egli predice il castigo e il giudizio : la predi- un idropico gli er a dinanzi. Allora Gesù domandò
ai dottori della Legge e ai Farisei: • E' lecito di
zione è formale e solenne, ma è anche accompa- saba to fare una guarigione o no? » .
gnata da novelle prove di amore, da rinnovati Ma essi se ne stettero zi tti; ed egli lo prese per
pegni di misericordia. E' proprio « il padre di mano, lo guarì e lo congedò. E poi disse loro: « Chi
eli voi, se suo figlio o il suo bue cade in un pozzo
famiglia » che fino all'ultima ora attende, e atten- in giorno eli sabato, non lo r itrae s ubito? •· Ed a
de ancora, i suoi figliuoli l Come la chioccia pr~· questo non seppero che l'ispondergli.
occupata per i suoi pulcini, Egli chiama il suo
popolo, apre le sue ali per off.rirgli rifugio e
Questo mistero avvenne in Perea, o piutt osto
protezione.
ai confini del paese. Molti Giudei abitavano la
E' l'ultimo sforzo del buon pastore per salvare
Perea e avevano frequenti rapporti con la Giudea.
il suo gregge già votato alla rovina {Zacc. XI, 4).
La situazione dei partiti era presso a poco la stes-
Il suo lamento, la sua ironia piena di severità
sa: anche là si trovavano dei Farisei e degli Scribi,
{Le. XIII, 33), hanno un accento che spezza il
come si può rilevare da certi particolari del pre-
cuore.
cedente mistero {Le. XIII, 31).

I - L'insidia
Un giorno di sabato Gesù va da un capo dei
Farisei per pranzare : è probabile che fosse stato
invitato dal padrone di casa. L'invito .forse non è

272 273
stato fatto propr io con cattiva intenzione, ma non nel tempo stesso, che i Farisei l'osservano, e che
è però ispirato da benevolenza verso il S alvatore. spesso lo hanno accusato di violar e il precetto del
. I. co~vitati sono .F a risei e dottori della Legge, sabato guarendo gli ammalati in tal giorno. Che
1 cm a ttL e sent imenti sono quelli della loro setta
fa dunque il Salvatore? Una semplice domanda
~ome dimos trerà il seguito del mistero: p erciÒ ai F arisei e ai dottori della Legge: « E ' permesso
e detto espressam ente che essi lo spiavano attenta- di guarire in giorno di sabato? ». Li obbliga così
m ente, per vedere se Egli si permettesse qualcosa a chiedersi se la ragione e la coscienza non lo per-
contro le loro dottrine e i !oro u si. mettano; vuoi vedere se essi cercano .Ja verità con
Non vi sono .in quttJ convito se n on cose spia- semplicità e rettitudine, se hanno rìcavato pro-
cevoli per il Salvatore; tuttavia Egli accetta l'invi- fitto dai suoi insegnamenti; bisogna infine che
to, come già ha fatto 'in altre occasioni: novella siano loro a dargli il permesso di guarire il ma-
prova della magnanimità del suo Cuore, sempre lato, affinché non possano più accusarlo. Egli li
generoso, sempre dimentico di sè.
mette quindi veramente alla p rova.
Fin dal principio del pasto pare che il Salva tor e Come superano i Farisei la difficoltà? S econdo
sia m esso a una seconda prova per la presenza le convinzioni che ostentano, dovr ebbero rispon-
eli un povero idropico: forse è un'insidia tesa dai dere che la cosa non è permessa; ma non lo f anno
Farisei. ,fanno venire il malato alla presenza del per timore che il Salvatore li confut i vittoriosa-
Salvatore per vedere se lo guarirà in giorno di mente : non rispondono affermativamente, p erché
sabato. O forse il malato, spinto dal bisogno e a tti- non vogliono contraddirsi né comprom e ttersi, né
r ato dalla fiducia, è venuto da · sè nella sala d~.! l rendere tes timonianza alla verità. Ecco perché tac-
convito. Non pare abbia parlato, forse p er timo r e ciono. E' sempre la stessa slealtà di cui danno
dei Fa risei, p erché è sabato. continue prove e che finirà per perderli.
Quanto è onorifico per il Salvatore il vedersi
sempre attorniato da quelli che soffrono, com e un
III · La decisione
pastore dalle sue pecorelle!
La decisione e la risposta alla domanda sono
date dallo st esso S alvatore, e la risposta è duplice.
II · Una domanda imbarazzante I nnanzi tutto il Salvatore risponde con i fatti:
prende il m ala to per mano, lo guarisce e Io man-
S e i Farisei, mettendò avanti il m alato, t ende- da libero: con ciò non solo dà una novella prova
vano un'insidia al Salvatore, questi da parte sua della s ua potenza e della sua bontà, ma conferma
stava per mettere alla prova lor o. S'avvede del in modo divino gl'insegnamenti della santificazione
malato e la compassione Io spinge a gua rirlo. Sa, del sabato.

274 275
In secondo luogo previene le obiezioni dei Fari-
sei ch iedendo loro: « Chi di voi, se di sabato gli
cade l'asino o il bue nella fossa, non lo tira fuori
subito? » Il paragone è pratico e sorprendente ;
non ammette obiezioni: « Ed essi non gli potevano MEDITAZIONE 152
opporre nulla ». Sarebbe stato irragionevole fare
il contrario e nessuno agiva altrimenti, nonostante IL CONVITO IN CASA DEL FARISEO
il rigore qel precetto sabatico.
Non era dunque vio$re il precetto. La ragione
e la rivelazione sono d'accordo su questo punto e
PARABOLA DELLA PR.ECEDENZA AL CONVITO
lo sono anche relativamente alla guarigione dei
DI NOZZE
malati. In altra occasione - la guarigione del-
l'uomo dalla mano inaridita - il Salvatore aveva
usato lo stesso paragone, ma sotto forma diversa. Luc,> XIV, 7-11. Poi, osservando la sollecitudine loro a prendere
Quest'accostamento tra un animale che cade nel- i primi posti, disse ai convitati una parabola: •Quan·
do sci invitato da qualcuno a nozze, non mettcrti
l'acqua e un uomo che muore per idropisia è scel- al primo posto, per timore che non sia invitato da
to con un senso di opportunità ammirevole. Pur lui uno più degno di le, e chi invitò te e lui venga
a dirti: Cedigli il posto, e cosi tu debba con ver-
dicendo la stessa cosa, il Salvatore ·la sa mostrare gogna occupare l 'ultimo posto. Ma, quando sei i n-
sotto un diverso aspetto. vitato, va' a metterti nell'ultimo posto, affinchè, ve-
n endo chi t i invitò, ti dica: Amico, vieni più su;
e allora ne avrai onore in presenza di tutti i tuoi
commensali. Poicl1è chi si esalta sarà umiliato, c
chi si umilia sarà esallato •

La guangwne dell'idropico serve come da in-


troduzione al convito. Subito dopo Gesù espone
la parabola della precedenza al convito di nozze.

I . Occasione della parabola

1• - La prima causa è l'indiscrezione, l'arrogan-


za e l'orgoglio di cui i Farisei invitati danno prova

276 277
nella scelta dei posti. Il Salvatore nota che non II . La parabola e il suo significato
si limitano a pensare ai primi posti e a de-s iderarli,
ma senz'altro se li arrogano e se li prendono. Il Salvatore prende dunque la parola e dice
Anche qui si ritrova l'orgoglio, la stima esagerata che quando uno è invitato a nozze non deve su-
di se stesso, che il Salvatore già altrove rimprovera bito e senza esservi ch iamato pren dere il primo
(Mc. XII, 39; Mt. XXIII, 6; Le. XX, 46 ). posto, per n on correre il rischio d'essere umiliato
La presenza stessa di un estraneo di riguardo dinanzi a tutti i convitati e rimandato all'ulti-
non basta per ricondurli al sentimento del decoro mo posto. Bisogna invece scegliere l'ultimo posto,
e per rep r imere la lorp presunzione. Questo è solo e può accadere allora di essere chiamato al posto
un lato del loro orgoglio. tDal punto di vista spi- di onore.
rituale, essi non si sfimano meno. I primi posti Benché l'applicazione della parabola sia facile,
nel regno di Dio competono loro di diritto. D Sal- il Salvatore parla tuttavia con circospezione e in
vatore ha dunque dinanzi a sè dei veri Farisei. modo gener ico, secondo l'uso dei Giudei e dei dot-
2•· - Una seconda causa è la bontà stessa del tori della Legge, che dura nte i pasti proponevano
Salvatore, che sempre e dappertutto vuoi fare il e spiegavano ai convitati degli assiomi o dei pro-
bene in parole e in opere; ciò proviene dal suo verbi.
zelo ardente per le anime e dal desiderio di essere I n quanto al senso della parabola, a prima
loro utile. Egli vuoi essere non solo amico e ospi- vista essa non sembra niente di più di una mas-
te, ma benefattore e m edico, vuole guarire non sima della saggezza naturale, la quale con siglia
solo i corpi, come ha fatto con l'idropico, ma an- la discrezione e la modestia, perché il presuntuoso
che le anime. subisce spesso l'umiliazione, mentre l'umile è ono-
I convitati con ·L ui sono tutti malati nell'ani- rato.
ma, molto più malati dell'idropico. Il loro cuore ·C on ciò vediamo che il Salvatore non disdegna
è gonfio di presunzione e di egoismo: scoppia punto di appellarsi ai motivi della prudenza uma-
quasi dall'orgoglio. na, ma che invece tiene in giusto conto la natura
e dà i suoi insegnamenti conformandosi ad essa.
3• - Una terza causa, o piuttosto una condizione Il naturale e il soprannaturale non si contraddi-
necessaria, è il coraggio del Redentore : Egli fla- cono: la natura a servizio del soprannaturale ren-
gella il vizio ovunque lo trova: se il m ale si mani- de l'uomo profo ndamente buono: Quindi si può,
festa all'esterno, se diventa un soggetto di scandalo, anzi si deve ricorrere anche ai motivi naturali
lo flagella pubblicamente. per innalzarsi fino ai soprannaturali.
Ma si può legittimamente dare anche a que-
sta parabola un significato più profondo. Non a

278 279
caso il Salvator e, anziché di un semplice convito, Nessuno può esigere il regno dei cieli come
parla di una « festa di nozze »: con ciò Egli dà un diritto: la vita eterna è una grazia (Rom. VI,
alla parabola · un significato soprannaturale. La 23), e se in qualche modo la si può meritare,
gioia del regno dei cieli e del r egno del Messia è quel modo è l'umiltà e solo l'umiltà. Nulla di più
spesso rappresentata negli insegnam enti e nel lin- certo: nessuno può entrare n ella Chiesa e in cielo
guaggio della t eologia giudaica sotto il simbolo senza un certo grado di umiltà e sommissione al-
delle nozze: quest'espressione è u sata ordinaria- l'economia della salvezza da Dio stabilita, e quan-
mente (Mt. VJII, 11 ;_IX, 15; Le. XXII, 30; Apoc. to più saremo stati umili quaggiù, tan to più sare-
XIX, 7). ! mo glorificati in cielo.
La questione della precedenza tra i convitati
del festino diventa qttindi un'immagine della ge-
rarchia stabilita nel cielo. I Farisei, che rivendi-
cavano qui i primi posti alla tavola del loro ospi-
te, certamente si credono autorizzati ad avere le
stesse pretensioni per il convito delle nozze cele-
sti. II SaJvatore perciò li ammonisce di rinunziare
a tali p retensioni e al loro orgoglio, poiché non è
davvero il mezzo per arrivare ai primi posti nel
r egno dei cieli e del Messia.

III - Conclusione della parabola


Il Salvatore stesso tira in modo chiaro la con-
clusione o, come noi diremmo, la morale della
parabola : « Chi si umilia sarà esaltato e chi si
esalta sarà umiliato >>.
1E' la legge fondamentale dell'ordine sulla terra
e in cielo, p erché è legge di gius tizia. Quaggiù la
constatiamo per esperienza nelle piccole cose co-
me nelle grandi; la r itroveremo nell'eternità. E '
questa la legge che regola l'entrata nel regno di
Dio e del Messia ; e ques ta legge, che si applicava
allora ai Gi udei, ora si applica al cristianesimo.

280 281
non vi ha nemmen o pensato: neppure l'idropico
guarito dal Salvator e è s ta to invitato. Anche sotto
questo a spetto è pr oprio la casa di un Fariseo.
L'antico orgoglio n azionale e lo spirito di ca-
sta, che conducono gli uomini a sacrificare con
MEDITAZIONE 153 sdegno e senza compassione quello che non li
interessa da vicino p er comunanza di origine o
IL CONVITO PRESSO IL FARISEO di sentimenti - come i poveri, i piccoli, i pecca-
t tori pubblici e i pagani ; - lo spirito di egoismo,
CONSIGLI DEL SA~VATORE AL SUO OSPITE
che solo nella speranza d'un ricambio accorda un
beneficio: tale è il car attere dell'ospite del Sal-
vatore; come il car attere degl'invitati ha rive-
lato un altro aspetto del f ariseismo: un'arroganza
Luc.1 XIV, 12-14. Diceva inoltre egli a chi lo aveva invitato : intollerabile.
« Quando fai un desinare o una cena, non invitare Il Salvatore ha appena condannato lo spirito
i tuoi amici ni: i tuoi fratelli , nè i tuoi parenti ,
nè i ricchi del vicinato, per timore che essi poi non farisaico e dato ai convitati una lezione utile;
ti invitino a loro volta e non ti ren dano il cont rac- vuole ora r endere lo st esso favore al padrone
ca mbio. Ma quando dài un convito, invita poveri ,
storpi, zoppi e ciechi ; e sarai felice, che essi non
di casa .
possano rendert i il contraccambio, per chè il con-
traccambio ti sa rà reso nel giorno della risurrezione
dei gius ti • . II - Qual è il consiglio
II Salvatore gli consiglia proprio il contrario
di questa condotta farisaica. « Allorché dài un
I - Circostanze che offrono a Gesù l'occasione banchetto o una cena, non invitare né i tuoj amici
di parlare né i tuoi parenti, né i tuoi vicini, perché non
avvenga che anch'essi ti invitino e ti sia reso il
Il S alvatore ha preso posto alla tavola del Fa- contraccambio. Ma quando fai un convito chiama
riseo e pare che scruti i convitati. II capo di casa i poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi, e sarai
ha senza dubbio riunito invitati che appartengono fortunato che non abbiano modo di contraccam-
alla sua setta e condividono i suoi sentimenti: biarti; perché il contraccambio ti sarà dato r.er-
gente ricca, parenti, vicini. In quanto a i poveri tamente alla r esurrezione dei giusti ».
dei dintorni e a quelli che gironzolano intorno Ogni parola vuol essere m editata. Notiamo
alla casa , come avviene in simili circostanze, egli subito l'intenzione con cui si deve agire: bisogna

282 283
rinunziare ad ogni compenso temporale: bisogna vano più felicità nel dare che nel ricevere, sono
evitarlo e fuggirlo; essere felici di non trovarlo; accolti.
bisogna perfino cercare di non incontrarlo e non ·Per essere di Gesù ·Cristo e con Gesù Cristo
volere altra consolazione che la ricompensa eter- bisogna quindi amare i poveri. na ciò la predile-
na. zione e venerazione soprannaturale che la Chiesa
e tutti coloro che sono animati dallo spirito di
Gesù Cristo sentono per i poveri e i malati. Ecco
III - Perché il Salvatore dà questo consiglio perché il medio-evo col suo spirito di fede chia-
mava i poveri « nostri signori e padroni »; ed ecco
Innanzi tutto Gesù J uole stabilire qui un prin- perché innalzava tanti ospizi e rifugi dove la vita
cipio interamente sopmnnaturale, . diametralmen- dei poveri era al sicuro, e quando i ricchi offri-
te opposto alle massime deìla natura e dell'egoi- vano un banchetto, non lasciavano mai di invitare
smo; vuole così rivelarci il suo spirito, spirito i poveri.
deì più nobile disinteresse, della più vera pietà. ,s i vede facilmente che con questa prima para-
Fare il bene non per vedute naturali o per van- bola il Salvatore prepara la seconda.
taggi temporali, ma unicamente per -bio e per il
cielo: ecco Io spirito di zelo e disinteresse, lo
spirito di Gesù.
Il Salvatore non proibisce d'·i nvitare le persone
care; ma in vista della vita eterna si può fare
meglio e più: i santi ce ne danno l'esempio. La
fedeltà a questo consiglio sarebbe bastata per
condurre lo stesso Fariseo alla santità.
Inoltre il Salvatore ci vuole insegnare secondo
quali criteri saremo ammessi al festino della re-
surrezione dei giusti (Le. XIV, 15), che sarà la
vera ricompensa, il vero premio di tutto il bene
che avremo fatto. Noi vediamo chiaramente che
gli orgogliosi ne sono esclusi; che i poveri e i
reietti, - i quali secondo il contesto rappresen-
tano i Gentili, i « primi » chiamati alla Chiesa -
(Le. XIV, 21, 23) vi sono ammessi; che gli egoisti
sono scacciati, mentre i disinteressati, i quali tro-

284 285
I - Occasione e scopo

L'occasione immediata è data dall'esclamazio-


ne di uno dei convitati, un Fariseo, che, sentendo
parlare della re<;urrezione e della retribuzione
MEDITAZIONE 154 data ai giusti rappresentata nell'immagine abitua-
le di un convito, esdama: « Beato chi avrà parte
al banchetto nel regno di Dio! ». Si sente in queste
IL CONVITO PJfESSO IL FARISEO parole non soltanto la bramosia, ma l'orgogliosa
sicur~zza del Fariseo: lo si vede giungere le mani,
LA PARABOLA DEL GRAN CONVITO innalzare beatamente gli occhi al cielo, godendo
già dei cibi celesti che egli crede scorgere. Il tono
severo della parabola autorizza la supposizione.
LucA XIV. 15-24. Sentendo questo, uno dei convitati disse a Gesù: In tutti i casi, questo Fariseo è uno di coloro ai
• Beato chi prenderà par te a l convito nel r egno di
Dio •· E Gesù a lui : « Un uomo aveva preparato
quali la parabola si riferisce, non certo in loro
un gran convito, e invitò molti ; all'ora della cena favore.
mandò il s uo servo a dire agli invitati: Su , ve-
nite: tutto già è pronto. Ma tutti parimenti comin-
ciarono a scusarsi : il primo gli disse: Ho com- II Salvatore risponde con questa parabola: il
prato un podere ed ho necessità di a ndarlo a vedere; suo scopo è quello d'insegnare ai Farisei e a tutto
abbimi, ti prego, per iscusato. E un altro: Ho com-
perato cinque paia d i buoi e li vado a provare; ti
Israele che, per partecipare al convito celeste, il
prego, abbimi per iscusato. Ed un altro: Ho preso semplice desiderio o un'orgogliosa sicurezza non
moglie, e perciò non posso venire. Tornò il servo basta, se non si adempiono le condizioni m esse
a riferire tali cose al padrone. Allora il padrone
di casa sdegnato disse al servo: Su, va' presto per dal padrone del banchetto e non· si risponde al
le piazze e per le \'ie della città, e poveri c s torri suo invito o, in altri termini, se si lascia passare
e ciechi e zoppi, menali qua. Gli disse poi il sen •o: il tempo della grazia senza trarne profitto. La re-
Signore, si è fatto come hai comandato, e c'è ancor
posto. E il padrone al servo: Suvvia , va' nelle strade gola in questo caso è che gli sprezzanti sorio esclu-
e lungo le siepi, e fo17.ali a venire, che la mia si e l'invito è fatto ad altri. Sarà così nel regno
casa sia piena. Poichè vi assicum che n essuno di
coloro, che erano stati invitati, gusterà la mia
dei cieli.
cena ». La parabola non è quindi solo una novella ispi-
razione della grazia, ma è la predizione e la spie-
gazione di questa verità, che Israele sarà pro-
In questa stessa occasione, Gesù p ropone 111 scritto dal regno di Dio e che i Gentili vi saranno
parabola della grande cena. chiamati e vi prenderanno posto.

286 287
II - Particolari e applicazione della parabola
della sera alla fine dei tempi e dopo il lavoro
La parabola ha tre parti : della vita; lo è anche per il riposo, la sazietà,
la gloria e la gioia nell'abbondanza dei doni di
1• - La prima comprende l'invito alla cena. Il Dio (Sal. XXXV, 9); esso lo è finalmente per il
padrone del convito è ricco e potente, fa prepa- numero dei convitati. Sì, veramente sarà beato
rare un gran banchetto per molti invitati; la sua chi avrà un posto a quel banchetto.
casa è vasta e vi è sempre posto; egli è buono Queste due interpretazioni della grande cena
e vuole il bene di molti, o meglio di tutti senza convengono anche al banchetto eucaristico, che
distinzione; vuole chet la sua casa sia riempita è il centro e il focolare della Chiesa sulla terra e
e invita i suoi ospiti con deferenza e nel tempo nel tempo stesso la figura, il preludio, il saggio
stesso li sforza a venire;l
ma egli è anch e giUsto
.
del cielo nel possesso di Dio e di Gesù Cristo ...
e ha il nobile senso della dignità e non vuole che Con l'istituzione di questo banchetto e col sa-
si disprezzi n é il suo amore né i suoi benefici. crificio della sua morte, il Salvatore compie l'al-
Questo padrone è ,G esù Cristo stesso, il fonda- leanza: l'ora della cena è arrivata, i suoi servi
tore della novella Alleanza e della Chiesa; è Lui sono incaricati di portare l'invito (Le. XIV, 17).
che con un'altra parabola è rappresentato come La Chiesa stessa conferma ·questa interpretazione
il padre di famiglia (Le. XIII, 25). I servi incaricati scegliendo questo passo d i S. Luca per la Dome-
d'invitare in suo nome, sono gli Apostoli, che in nica entro l'ottava del Corpus Domini.
nome di Gesù Cristo hanno chiamato prima i
Giudei e poi i Gentili (Att . XIII, 46). Il grande 2• - La seconda parte della parabola espone
banchetto, al quale gl'invitati sono convocati, è i sentimenti dei convitati e il modo col quale
il regno del Messia, il regno di Dio, e qui è in corrispondono all'invito. Nessuno vuole venire·
modo particolare la Chiesa, che è la preparazione tutti rifiutano l'invito. I motivi del rifiuto son~
sulla terra del regno ·del Messia. accennati. Per uno è la preoccupazione dei beni
•E cco perché è indispensabile rispondere al pri- materiali: ho comperato una casa in campagna
mo invito di entrare nella Chiesa, senza di che e devo andare a vederla e visitarla tutta. L'altro
non si avrà l'invito di entrare in cielo. La Chiesa è tutto dedito agli affari del mondo: ha compe-
della terra è la vasta casa ove « molti», tutti, rato dei buoi e vuole p rovarli. II terzo ha pres')
trovano posto e ove si compie il gran convito. moglie ; perciò poco gl'importa l'onore dell'invito
Questo convito, del resto, rappresenta anche il e la gioia del banchetto. Tutti declinano l'invito
cielo, che è il coronamento della Chiesa della e rifiutano di venire. Figura dei Farisei e di tutti
terra. coloro che in tanti modi diversi combattono o
Il cielo è il « banchetto», la « cena», il pasto disprezzano la nuova economia della salvezza che
loro offre Gesù Cristo. TuW costoro lasciano' pas-
288
289
sare il tempo della grazia senza ricavarne pro-
fitto. ub~~~-e ~on riconoscere nei primi i peccatori
p F _ICI~ I. pubblicani, e nei secondi i Gentili' ?
3• - La t erza parte della parabola racchiude l anse1 h giud' · d egm. del regno di' D' -.
lCano m
la punizione di questi dispregiatori della grazia ed ecco che 1 b à IO,
e dei favori di Gestt Cristo. La punizione è dupli- sti di ~ on_t del Signore va a cercare que-
sprezzati e h costringe vale a d' I'
ce. Primo, essi non arriveranno giammai al ban- muove · · . ' Ire I com-
. t . ' con ISpirazwni p articolari della grazia sia
chetto e non vi prenderanno parte alcuna: saran- m enore che esteriore. Tali sono . . . .
no esclusi dal regno di l!) io e del M essia nel signi- del recrno d'1 n· . l fehci ered1
"' IO e del Messia.
ficato più ampio che si può dare alla parola « re-
gno». ·Perch é essi non 'v ollero entrare nella Chie-
sa, non entreranno nemmeno in cielo. III - Conclusione
Il castigo è perfettamente giustificato. Disprez-
Innam:i tutto
zare l'invito, fatto n el modo più dignitoso e in d' .. . . questa parabola ci rivela sotto
nome del padrone dai suoi servi autorizzati, è fi:;:I ::Fett~ Il cara_ttere del Salvatore. S~tto la
come disprezzare lo stesso padrone. I motivi che . pa rane dJ casa Egli si mostra a n .
ncco, buono e giusto E r1 dà . ai
i convitati danno per scusa sono poco lusinghieri denza e di · . · .g prova di condiscen-
e sono piuttosto una rinnovata offesa per il pa- 1. . . . mJ~encordia : ma la bontà ha i suoi
drone di ca sa, per il quale la festa del convito Imiti, allora VIene ii castigo ed EcrJ' I .
con fermezza e c . ' o I o annunz1a
è anche amareggiata per aver fatto tante spese cara . '· oraggw. Era necessario un vero
inutilmente. Ecco perché il padrone giustamente ggw per prendere l'attitudine che il S I t
assume durant a va ore
si irrita e tronca per sempre le relazioni con i seo. e questo convito in casa del Far~.
primi invitati.
I convitati Io oss ~
Vi ·è un secondo castigo: l'invito viene portato condotta un motiv e~~ano per trovare neiia sua
ad altri, che lo accettano e prendono i posti rifiu- u . o I accusa: ed Egli a uno a
tati dai precedenti: questa è una grande umilia- no Cita al suo tribunale tutti i . . . .,
zione per i primi invitati, poiché i nuovi sono rag~uardevoli, flagella i loro difet:iu~J .o~pi1! ~l~
e fmalmente li . . l oro vrzr
proprio quelli che essi disprezzavano e nemmeno faccia con una c:~ac~~a del c~stigo, benché lo
degn2·1ano di uno sguardo. Questi ultimi sono parabola. mr ezza e ncorrendo ad una
di due specie: gli uni vengono dalla città e sono
i concittadini di quelli ch e il padrone ha escluso: Abbiamo anch e qui un esem . ,
il Salvatore fa dei! pro deii uso che
i poveri, i deboli, i ciechi e gli zoppi ; i servi in- sgradevoli ai suoi e pa.rab?le per :rattare soggetti
contrano gli altri fuori della città: vagabondi, er- Notiamo inoltre cheudrton. e . pencolosì per Lui.
ranti per le strade e lungo le siepi. propno m Pcrea Egl' d'
ce apertamente a divers . l pre 1-
, e nprese, che Israele sarà
290
291
escluso dal regno del Messia. Là sulla riva orien-
tale del Giordano, s'innalza il monte Nebo, che
domina pianure verdeggianti e fertili: di là, fu
dato a Mosé di scorgere la Terra Santa; ma ivi
ME-DITAZIONE 155
pure quel grande Profeta morì senza aver potuto
entrare n ella Terra promessa, per avere diffidato
(Num. XX, 12; Deut. XXXIV, 1-6). ABNEGAZIONE E ODIO DI SE'
Il luogo non è :nrravigliosamente scelto per PER CHI VUOL SEGUIRE GESU'
annunziare ad Israele che sarà escluso dal regno
del Messia, di cui la 11erra promessa era la figura
e il pegno? Nel predire la punizione il Salvatore LUCA XlV, 25·35. Seguiva Gesù gran folla di gente, ond'cgli si
non lascia di segnalare il male che la provocherà, volse a dlr loro : • Chi viene a mc e a me non
e vuole stornarne il pericolo. Il male consiste pospone e padre c madre, e moglie e figli, e fra-
te!!' e sorelle, cd anche la sua stessa vita non
n ella slealtà, l'orgoglio, l'indurimento del cuore, puo essere m io discepolo. E ch i non si carica ' della
le preoccupazioni materiali dei primi invitati, che sua croce e _vieu dietro a me, non può essere mio
pensano di trovare in ciò una scusa al loro rifiuto. dlsccpo!o. Po:chè chi è tra voi , che volendo edificare
una torre, pnma non s i s iede a computare la spesa
Il castigo non rimane senza risultato: dì esso per vedere se ha con che cond urla a termine ? Ond~
profittano altri, i quali ricevono quello che è stato non awe~ga che, gettato il fondamento, non po-
tolto a Israele. Come dobbiamo ringraziare il ten~o ~m rla, rutti i riguardanti non comincino a
farsJ g~uoco di lui , dicendo : Costui ha cominciato
Salvatore noi, che siamo i successori di quei po- a fabbr lcare senza poter finire. Oppure qual re men-
veri, di quei vagabondi che il padrone mandò ad t~·e _sta per muovere contro un altro re, pri n~ non
Sl Slede a cons~lt':"e, se può con dieci m ila uomini
invitare per le strade, lungo le siepi per condurli anù~r co~tt·o clu vwne contro di lui con venti mila?
con tanta bontà e misericordia al convito del suo Alt n mentl , mentr e l 'a l tro è ancora lontano J'
manda un ' am bascJata· g 1
regno! a domandare la pace. , Allo
stesso modo ognuno di voi, che non rinunzia a
Da secoli questa folla si ass-iepa nella Chiesa quanto possiede, non può essere mio discepolo.
e nel cielo, e « i figli del regno » ne sono 'e sclusi ; . Buon_o, _d~V\•ero, è il sale; ma se anche il sale di-
vt~ne mstplùo, con che gli si darà sapore? Non è
la loro condizione è diventata quasi tanto mise-
p~u buono neppure per il terreno nè per il con-
ra quanto quella in cui il Salvatore ha trovato Clme, ~ lo si butta via. Chi ha orecchi da inten-
dere, lntenda».
noi.
M,\1TF.O X, 37-39. Chi ama il padre e la madTe pi' d'
Finalmente, questa. parabola è un grave mo- d d· u ' me, non è
cgno ' me_; e chi ama il figlio o la figlia pii•
nito per tutti di profittare della grazia e dell'in- dt me, non e degno di me; e chi non prende la
vito di Dio e di non sacrificarla a preoccupazioni sua croce e ~i segue, non è degno di me . Chi vuoi
serbare . la Vlta, la perderà; c chi perde la vita
materiali. per cag1on mta, la troverà.

292 293
I - Circostanze preliminari II - Dottrina de1l'abnegazione

Forse uscendo dalla casa del Fariseo, o almeno Questa dottrina è quella della completa rinun-
subito dopo, e probabiìmente ancora in Perea, zia. Il Salvatore dichiara che per essere suo di-
il Salvatore prosegue il suo viaggio. scepolo non basta andare da Lui, come fa questa
Lo segue una gran folla. Sembra che Gesù folla: bisogna inoltre essere risoluti ad una com-
abbia trovato nella Perea una fede viva e che pleta rinunzia. Egli spiega poi in che consiste tale
la sua predicazione sia stata accolta benevolmen- rinunzia, e dice: « Se uno viene a me e non odia
te (Gio. X, 42); quindi è facile che un gran nu- suo padre e sua madre e la m oglie e i figli e i
m ero di abitanti, attn'jtti dalla maestà della sua fratelli e le sorelle e perfino la sua vita, non può
persona e dalla potenza delle sue opere, nonostan- essere m io discepolo. Odiare così, vuoi dire non
te l'ostilità dei Farisei, anzi proprio per tale osti- preferire i propri parenti e la stessa vita alla
lità, abbiano stimato una gioia e un onore vedere volontà di Dio, ma subordinarli a tale volontà
il Salvatore tra loro e poterlo scortare pubblica- trattarli anche come nemici allorché sono pe;
mente. Essi si considerano già come suoi e si noi un ostacolo al compimento della volontà di
m ettono nel numero dei suoi discepoli. Dio ed alla fedeltà dei nostri doveri verso di Lui.
Ma non verso il trionfo cammina il Reden- ·P raticare questa abnegazione, è quel che Gesù
tore. Il giorno in cui deve essere tolto dal mondo chiama portare la propria crocè dietro di Lui,
si avvicina sempre più (Le. IX, 51). Da quando attraverso tutte le difficoltà ch e s'incontrano nel-
Gesù ha lasciato la Galilea, Egli avanza, pur allun- la vita. Ora la Croce è ·i l compendio di tutti i do-
gando il cammino, verso Gerusalemme ove deve lori, di tutte le ignominie, di tutti i mali tempo-
essere « consumato ». La Passione e la Croce so- rali e della stessa morte.
no sempre più vivamente presenti al suo spirito, Queste due parole « odiare e portare la propria
la loro ombra si proietta sopra i suoi pensieri croce » comprendono dunque tutti i sacrifici ne-
(Le. XII, 50; XIII, 32) e sopra le sue parole. gativi e positivi: l'abbandono di tutto quello che
E' quipdi il momento di precisare, senza lascia- possediamo e di tutto quel che ci riguarda; il
re ombra di dubbio, quali sono le condizioni per sacri·ficio anche della vita, tutto quanto vi può
seguirlo e diventare suo discepolo. Gesù si volge essere di straziante per il cuore umano. Ecco dun-
allora verso la folla e insegna le condizioni neces- que a ch e bisogna risolversi anticipatamente per
sarie per essere annoverato tra i suoi discepoli. essere i veri discepoli di Gesù. E' la condizione
indispensabile.
Notiamo in quale modo il Salvatore richiede
questa condizione:

294 295
l o - la richiede con energia : usa un. fras.ario
le somme o le truppe necessarie per la costru-
negativo dicendo: " Non può essere miO disce- zione dell'edificio o per fare la guerra, senza di
polo» e questa frase ripete più volte •. per~hé non che sarebbe la vergogna, la sconfitta o una pace
isfugga a nessuno e non vi siano malmtesl. infamante.
zo- Inoltre parla così a tutti; non si rivol?e Così è per colui che vuoi seguire Gesù Cristo:
soltanto agli Apostoli, ma alla folla .che Io .ctr~ dovrà fare molti sacrifici, ed è quindi necessario
conda e che vuole rimanere con Lm:. « Eg~t st che sia disposto e pronto ad ogni rinuncia. La
voltò e disse loro ». Opesta perfetta nnunZia è determinazione di vincersi, di rinunziare a se
quindi la condizione necessaria non. sol~ dell~ stesso, di portare la croce, ecco il denaro, ecco
vita apostolica, ma anche della semphce VIta cn- le truppe necessarie al discepolo di Gesù. Senza
stiana. Ogni cristiano deve ~sser~ pronto e d~- questa condiz:ione si fallisce nell'impresa.
. a tutti i sacrifici. La rmunzia altro non e .Se camminare dietro a Gesù Cristo designa
CISO • • (Mt la vita apostolica, queste espressioni - « calco-
che l'abnegazione o mortificazione cnstmna. .
XVI, 24 ; Mc. VIU, 34; Le. IX, 23 ). lare » se si vuoi intraprendere l'edificio e « chie-
dere la pace » - devono essere prese nel senso
proprio: la vita apostolica infatti non è un obbli-
III _ Conferma della dottrina go, essa è lasciata alla libertà di ognuno, è una
cosa di supererogazione: ma se si tratta sempli-
La natura stessa dell'abnegazione, condizion~ cemente della vita cristiana, queste stesse espres-
necessana. per segmre · Gesu, Cr"sto
I , prova
. che . e sioni non significano più che si deve esaminare
un'impresa difficile e dolo.ro~a ~ che b.tso~na qum~ se si vuole o no seguire Gesù Cristo : la libertà
di prima procurarsi degli amtl sufficie~tl. Q~esti su questo punto non esiste; sarebbe fare pace
aiuti o mezzi consistono nèlla ferma nsoluzwne, con il mondo e il demonio.
nella generosa determinazione di fare tutto quello Il senso è .quindi che bisogna prima compren-
che da noi potrà esigere questa perfetta abne- dere chiaramente cosa significa seguire Gesù Cri-
gazione. . . · 1 sto e armarsi di generosità e di sacrificio. Sfor-
Il Salvatore mostra la necessità ~I t~le. nso u~ ziamoci di non essere come questa folla, che si
zione e ricorre a tre paragoni: n m numamo. I crede di aver fatto abbastanza attaccandosi este-
due primi in uno solo, dat~ la. lor~ analogia. riormente al seguito del Salvatore: non confon-
Camminare al seguito· di Gesu Cnsto e come co- diamo il principio col termine: sarebbe preparar-
struire una torre o intraprendere u~a gue~ra. ci la delusione e la sconfitta.
Cose entrambe molto ardue e dispendws~: biso-
2° - II Salvatore usa un altro paragone per di-
gna prima esaminare prudentemente se SI hanno
mostrare la necessità d'essere pronti a qualunque

296
297
sacrificio, ed è il paragone del sale: « Il sale è il ~ran precetto dell 'abnegazione e la sua appli-
buono, ma se diventa insipido, non serve più a ~azr~ne. non solo alla vita apostolica, ma a tutto
nulla». rl cn~tlane~imo ~n .generale. Né la vita apostoli-
I cristiani e gli apostoli devono custodire se ca, n.e la ~rta cr.rstrana sono possibili senza que-
stessi e preservare gli altri dalla corruzione del sta ns~luzr~ne dr mortificarsi e r innegarsi, e nep-
mondo: essi devono condi re il mondo, « salarlo » pure sr puo concepirla senza tale condizione.
(Mt. V, 13). Per questo bisogna che il sale abbia . ·~o spirito di abnegazione: ecco << il denaro ,
la sua forza, la sua corroborante virtù. Questa md1sp ensabile a chiunque voglia costruire la « tor-
fo rza e questa vir tù sdno precisamente nella vo- r e» della salvezza, della perfezione cristiana e
lon tà e nella ferma ri?oluzione di vincersi e di apostolica: ci vuole abnegazione per gettare le
mortifìcarsi. fondamenta dell'edificio, e ce ne vuole per arri-
Quegli che ha lasciato insipidire il sale, il Sal- vare a l corona1nento.
vatore lo minaccia del castigo: non solo non avrà E cco le « truppe » che bisogna m ettere in mo-
più azione efficace, m a è egli stesso incorreggi- to con tro i Item ici di Dio e della salvezza cioè
bile ed è condannato al disonore. E il Salvatore contro il demonio, il mondo suo alleato ;antro
soggiunge: « Chi ba orecchie per intendere, in- le nostre voglie e catUve passioni. '
tenda». Questo prova che quanto dice è di grande Le immagini e i paragoni sotto i quali il Sal-
importanza. vatore ~i. mostra l'abnegazione, ci insegnano pure
·Questo avviso si rivolge a tutti i cristiani; le quahta che q uesta abnegazione deve avere :
era rivolto agli I sraeliti di quei tempi, che in gran essa dev~. iimanzi tutto, divenir e p er n oi u na
parte erano r ealmente un sale insipido. Vi è an- regola essc:1ziale e fondamentale; de-,e essere la
che in t ermini velati una nuova predizione della no.st ra l_egg''· e st>condo tale !egge n :::i dobbiamo
r iprovazione d 'I sraele. a~rre; b~sogna che l'abnegazione sia la nostra m as-
-Per quan to r iguarda la persona e il caratter e srma e Il nostro p rincipio.
del Salvatore, notiamo con quale nobile sincerità . Il ~aie e i nemici di Dio, in noi come fuori
dichiara a tutti, apertamente e senza r igiri, cosa dr •nor, hanno
• •
le loro massime e le loro leo-a·1..
00
devono fare p er seguirlo. Egli è la stessa lealtà essr c~stltUiscono una forza. Ora forza, massime
e rettitudine, e non ha scelto per sé altra s trada: e l~ggr non si possono vincer e se non opponen-
·Egli è il primo a dare l'esempio dell'abnegazio ne do~! forza, leggi e massime. I noltre questa abne-
e del sacrificio che richiede da noi. gaziOne deve essere universale ed estendersi a
Ma la cosa più importante di tutte è la legge tutto e a tutte le cattive passioni, senza escludere
fondam entale, la condizione essenzialè segnata alcun sacrificio, neppure quello della vita. Lascia-
·q ui a tutti coloro ch e vogliono seguire Gesù : è re una sola passione senza domarla, è lasciare

298 299
dietro a sé un'armata e una fortezza nemica.
Finalmente l'abnegazione deve essere costan-
te: solo a questa condizione sarà per noi una
legge e una forza. Così praticata ci darà sic~­
rezza consolazione e merito: il mondo sarà edi-
fìcat;, la Chiesa, il Vangelo di Gesù Cristo ne rice-
veranno onore e gioia. Agire altrimenti, sarebbe MEDITAZIONE 156
preparare confusione e vergogna a noi e alla
causa del Salvatore. PARABOLA DELLA PECORELLA E DELLA
DRAMMA SMARRITE

LucA XV, 1-10. Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a


lui per ascoltarlo. E i Farisei c gli Scribi ne mor-
moravano dicendo: « Pcrchè costui accoglie dei pec-
catori e mangia con essi? ». Onde egli disse loro
questa parabola: • E chi di voi, avendo cento pe-
core, se mai ne perde una, non lascia le novan·
tanove nel deserto, e va in traccia della s marrita,
finchè non l'abbia r itrovata? E appena l a ritrova,
se la pone lieto in ispalla, e di ritorno a casa con-
voca gli :unici c i vicini, e dice l oro : Rallegra·
tevi con me, perchè ho ritrovat o la pecorella mia,
smarrita. Così, vi assicuro, vi sarà in cielo maggiore
gioia per un solo peccatore, il quale si pente, che
per novantanove giusti, i quali di penitenza non h an-
no bisogno. Ovvero quale è quella donna, che, aven-
do dicci dramme, se mai ne perde una, non ac-
cende la lucerna, e spazza la casa e cerca attenta-
mente fincbè non la trova? E appena l 'ha trovata,
convoca a sè le amiche e le vicine e dice loro:
Rallegratevi con me, perchè ho ritrovato la dram-
ma, che avevo smarr ita. I n tal modo, vi assicuro,
sono pieni di gioia gli angeli di Dio per un solo
peccatore, che si pente •·

Pare che il Salvatore esponga questa pa rabola


e le seguenti ancora in Perea.

300 301
da un Jato descrive meravigliosamente Ja sua na-
I - Circostanze e scopo della parabola
tura, i suoi sentimenti, i suoi motivi, i suoi me-
Occasione immediata: pubblicani e peccatori todi; dall'altro dimos tra la strada che l'umanità
pubblici si avvicinano al Salvatore per ascoltare colpevole deve seguire per ottenere misericordia.
le sue istruzioni; essi sono molti, ed anche qui, Ci insegna da quale spirito bisogna essere anima-
come in Galilea, sono attratti dalla dolcezza, di- ti per profittare della Redenzione e quale spirito
screzione e sapienza degl'insegnamenti, dall'affa- invece n e rende inutili i benefici.
bilità e condiscendenza del Maestro. I m maginia- Bisogna far gran conto di queste circostanze
mo con quanta fiduci~ e desiderio di salvezza e di questa intenzione del Salvatore per avere
essi accorrono e trovano un cuore tutto benevo- la chiave dei due punti che seguono.
lenza e compassione per loro.
Ma i Farisei e i dottori della Legge sono là
anch'essi e non cercano la salvezza, ma osserva- II · La parabola
no e spiano: non si voglion rallegrare della con- I personaggi della parabola sono un pastore
versione dei pubblicani, queste pecore perdute o il padrone di un gregge, al quale manca una
del gregge d'Israele, ma sono malcontenti e si delle sue pecore, e una donna che ha perduto
scandalizzano. Questo scandalo farisaico si ma- una moneta. L'oggetto perduto è un bene esteriore
nifesta nelle loro mormorazioni: « Essi mormo- materiale. I sentimenti della più tenera solleci-
rano perché il Salvatore riceve i peccatori e man- tudine per il recupero della cosa perduta sono
gia con loro ». merav·igliosamente descritti, sotto un triplice pun-
Ecco proprio lo spirito della loro setta, cuore to di vista.
gretto, su scettibilità dell'orgoglio : essi si riguar-
dano come i soli giusti e santi, mentre, per la 1• - II valore ch e si attribuisce al bene per-
durezza del loro cuore e la loro ostinazione nel duto. La p ecora e la dramma sono rispettivamen-
respingere la verità conosciuta, sono peggiori dei te la proprietà del pastore e della donna : è la
pubblicani. Non ·è detto qui che Gesù mangiasse pecora di un pastore, è la dramma di una donna:
coi p eccat ori: lo aveva fatto una volta in Galilea; sono beni cari a loro, benché poco importanti.
una volta, per i suoi calunniatori, vuoi dire sem- P er un uomo il quale possiede appena cento
pre; tale è la forza del pregiudizio e l'effetto delle pecore, una sola pecora ha un valore; e per una
chiacchiere. povera donna, una dramma è molto: corrisponde
In queste circostanze l'intenzione del Sal va- al salal'io di una giornata di faticoso lavoro (Mt.
t ore è di attirare e incoraggiare i pubblicani a XX, 2). II rimpianto di quello che si è perduto
fa contare quasi un nulla quanto si possiede an-
una vera conversione, e insegnare ai Farisei a cora.
correggersi. Egli insegna quindi la misericordia:

302 303
2• - La diligenza si rileva dall'affanno per ri- zelo con cui la cerca, la gioia trionfale quando
trovare l'oggetto perduto. Il pastore abbandona le l'ha ritrovata.
novantanove pecorelle, non indietreggia dinanzi
t • - Il valore che Dio dà all'anima del pecca-
alla lunga strada da percorrere, cerca, chiama
tore. Dio vede in noi la sua proprietà e la sua
nelle solitudini del deserto arido e selvatico, fin-
immagine, come il sovrano di uno stato vede la
ché non ritrova la pecora smarrita. Infatti una
sua effigie nelle monete. Il Padre celeste vede
pecora smarrita è da compiangere: il povero ani-
in noi le sue creature, i figliuoli dei suoi eterni
male non ha l'istinto di ritrovare la sua strada
consigli, ravvisa in noi il suo proprio Figliuolo
né mezzo di. difend~rsi ; perciò il pastore ne ha
compassione, la mette con gioia sopra le sue spal- al quale ci ha associati. Il Figlio vede ed ama
in noi i disegni di misericordia del Padre (Gio. VI,
le e la riconduce all'ovile.
,L a donna accende la lucerna - presso gli 37, 39; X, 15, 28): da ciò il valore che attribuisce
alle nostre anime e il suo amore per esse.
antichi era sempre pronta - cerca e fruga in
tutti gli angoli della sua povera casa, che riceve 2• - La misericordia di Dio si manifesta nella
luce solo dalla porta, e spende più in olio e fa- premura con cui va in cerca del peccatore e
tica di quanto vale la moneta. soprattutto nelle grazie e nei mezzi di salvezza
3" - La sollecitudine e l'amore si dimostrano coi quali ha prevenuto Israele e tutto il genere
nella gioia del ritrovare l'oggetto perduto. La gio- umano, e previene ognuno di noi in particolare.
ia è grande ed è nel cuore di colui che ha ritro- Questa misericordia si rivela sensibilmente
vato il suo bene, e si manifesta nel parlare, che ai nostri sguardi nella persona di Gesù Cristo il
trova un'eco simpatica nel cuore dei vicini e de- buon Pastore, il quale, per venire alla rice~ca
gli amici. della pecorella smarrita, - l'umanità- si è fatto
uo~o ;. e che a~esso ancora non lascia di perse-
g~tre 1 .peccaton. con le ispirazioni della sua gra-
III - Applicazione della parabola zta e dt portarli, per così dire, sulle spalle, per
L'applicazione della parabola è indicata breve- m ezzo dei sacramenti e del ministero èei suoi
zelanti sacerdoti.
mente con queste parole: « Così si farà in cielo
più festa per un peccatore pentito, che per novan- La luce che la Sapienza eterna ha acceso in
tanove giusti i quali non hanno bisogno di peni- questo mondo con l'Incarnazione, la dramma per-
tenza». duta tra la polvere di questa terra, è ritrovata·
L'applicazione è facile. La misericordia di Dio essa riacquista il suo splendore e rientra nel te~
sora regale.
è qui descritta sotto un triplice punto di v-ista:
il prezzo che Dio stima l'anima del peccatore, Io 3• - Nella misericordia di Dio vediamo infine

304 30~
la gioia di cui parla la parabola. La conversione,
la giustificazione del peccatore è per Iddio una zioni e la condotta di Dio verso quelle anime sono
grande gioia, una gioia straordinaria, perché la molto diverse. I Farisei disprezzano i peccatori
bontà e la misericordia sono gli attributi di Dio !i scacciano anticipatamente dal r egno di Dio, si
(Sal. CVIII, 21); e in nessun altro luogo la mi- scandalizzano dei loro sforzi per convertirsi e
sericordia si manifesta più splendida che nel della condiscendenza che loro v.ien manifestata.
perdonare il peccato. Dio, invece, riconosce il valore di queste anime,
E' una gioia generale: Dio si rallegra con tutti le ama, le ricerca premurosamente, le accoglie
quelli che lo circondélllo: essi si rallegrano con con bontà, si rallegra della loro conversione, e
tutto il cielo si rallegra con lui.
Lui e tanto più si rallegrano quanto più gli sono
vicini. ' Questo contrasto meraviglioso - << Voi mor-
morate contro ciò che è una grande festa in cielo
.Così si rallegrano gli Angeli, che sono gli ami-
e per gli A.ngeli » (Le. XV, 7) - non fa loro com-
ci e gl'in timi di · Dio, si rallegrano per Lui, per
prender e come i loro sentimenti siano opposti ai
se stessi e p er noi. Sono i nostri cari amici del
cielo, amici fedeli, i quali non conoscono gelosia. sentimenti di Dio? e non insegna che essi devono
lasciare tali disposizioni per entrare in quelle di
E' chiaro che con questa commovente istr u-
Dio, se vogliono essere gli << amici e i prossimi »
zione sulla misericordia di Dio il Salvatore mira
di questo Dio?
a un duplice scopo.
Forse ,q uelle parole: « I novantanove giusti
a) Vuole attirare i peccatori, consolarli, in- che non hanno bisogno di penitenza » sono un
coraggiarli, mostrando loro la miser.icordia divi- rimprovero discreto, ma tuttavia severo, rivolto
na, la sua natura e la sua condotta; Egli li vuole ai Farisei, che si credono giusti e santi.
portare alla penitenza e alla conversione, dimo- Checché ne sia, questa parabola insegna a tutti
strando loro qual tenerissima accoglienza t r ove- ad ammirare la misericordia di Dio, ad esaltarla,
ranno in Dio, facendo loro sentire il gran valore a mostrarsi riconoscenti verso di essa, perché
che oDio annette alla loro conversione e quale gioia anche verso di noi ha agito in tal modo. Impa-
perciò essi possono dare a tutto il cielo. Vi pos- riamo anche ad avere per i peccatori sentimenti
sono essere motivi più belli e più commoventi per di bontà e di carità: la lezione si rivolge parti-
esor~are alla penitenza? colarmente agli operai apostolici.

b) Con questa parab ola il Salvatore si pro-


pone anche di correggere i Farisei: vuole ispirare
loro altri sentimenti ed altre idee riguardo ai
poveri peccatori, m ostrando loro che le disposi-

306
307
LucA XV, 11-32. Intanto il figlio maggior e e m ai campi, e quando,
al l"itomo, fu vicino a casa, sentendo suoni e danze,
chiamò uno dei servi e gli domandò che ma i fosse
tutto que llo. Gli rispose quegli: E' tornato tuo fra-
tello, e tuo padre avendolo riavuto sano e salvo,
h a fatto uccidere il v itello grasso. Montò egli al-
lora in collera e non voleva e ntrare, si che il padre
suo uscì fuori ad esortarlo ad entrare. Ma egli
MEDITAZIONE 157 disse a l padre: Vedi, d a tanti anni io ti servo sem.a
m ai trasgredire un tuo comand o, e non mi hai mai
d ato neppure un capretto d a godermelo con gli
LA PARABOLA DEL FIGLIUOL PRODIGO amici. Quando invece è tornato cotesto figlio tuo,
t che ha mangiato i tuoi averi con le male fem mi-
ne, tu ha i ammazzato il vitello gra sso. Gli replicò
LucA XV, 11-32. Disse egli aqcora: • Un uomo aveva due figli; allora il padre: Figlio, tu sei sempre con me, e
ora il più giovane di essi disse a l padre: Padre, quan to è mio è an che tuo; ma bisognava bene far
dammi la parte del patrimon io, che mi spetta. Ed festa e rallegrarsi, pcrchè tuo fratello era morto cd
egli divise tra loro i suoi beni. Poch i giorni dopo, è ritornato in v ita, era perduto e Jo s i è ritrovato ».
il fi glio più giovane, messo tutto insieme, se ne
parti per un lontano paese, cd ivi scialacquò tutta
la sua sostanza, con una vita di folle prodigalità.
Quando egli ebbe dissipato ogni cosa, una terri- Ques ta parab ola si ricollega immediatamente
bile carestia infi crì in quella regione, sì che egli co-
minciò a soffrire gran miseria. E andò a mettersi
alla precedente. Essa tende allo stesso scopo, ma
al servi7.io d i uno degli abitanti di quella regione, è più particolareggiata ed insiste maggiormente
il quale lo mandò nei s uo i campi a guardare i sopra un triplice punto di vista riguardo ai tre
porci. Avrebbe egli agognato di em pirsi il ventre
d elle carrube, che i porci mangiavano, ma nessuno principali p ersonaggi della parabola.
gliene dava. Rientrò allora in sè, e disse: Quanti
mercenari di mio padre sovrabbondano di pane,
ed io qui mi muoio di fam e: mi a lzerò e and1·ò d al
padre mio e gli dirò: Padre m io, ho peccato con-
I - Il figliuol prodigo
tro il cielo e contro te; io non merito più di es-
sere chiamato tuo figlio; t rattami come uno d ei tuoi Quello che qui si perde non è un bene mate-
mercenari. E al zatosi andò da suo padre. Era egli r.iale, un b en e esteriore all'uomo; ma un giovane,
ancora lontano, quando il pad re lo scorse, e, tocco
un essere ragionevole, particolarmente caro, un
di compassione, corse, gli s i buttò a l collo e lo
ricoperse di baci . Padre mio, gli disse il figliuolo, figlio, il quale non è, per così dire, se non una
ho peccato contro il cielo e contro te; non merito sola cosa col padre. Tale è, per eHetto della vo-
di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai
suoi servi: Pre'sto, cavate fuori la veste più bella
lontà divina, la condizione dell'uomo riguardo a
c met teteglicla indosso, c ponetegli u n anello in dito Dio.
e il calzari ai piedi ; menate il vi tello grasso e L'uomo è il figlio di Dio, colmato dei suoi doni,
uccid etelo, e facciamo un fes toso convito, pcrch è
questo mio figl io era morto ed è tornato in vita, teneramente amato, elevato al massimo onore e
era perd uto e lo s i è r itrovato. E cominciarono a all'unione con Lui (Le. XV, 11).
fare gran fes ta.

309
308
Allora un secondo sviluppo della parabola pre-
del giovane prodigo, ci racconta il suo pentimen-
cedente ci mostra in quale traviamento e in quale
to sincero e spontaneo. E' una descrizione mera-
disgrazia cade questo figlio quando si allontana
vigliosa.
da Dio e si perde. Il traviamento è vivacemente
Nella sua disgrazia il figliuol prodigo rientra
descritto nel giovane figlio del padre di fami-
in se stesso: paragona il suo stato attuale alla
glia: egli ·r eclama con alterigia la sua parte di
sua condizione passata; pensa a suo padre, alla
patrimonio, abbandona il padre e la casa paterna,
bontà con cui tratta anche i servi; spera il per-
dissipa tutti i suoi beni vivendo lussuriosameme.
dono, si decide a tornare, a riparare la sua colpa,
Egli ha tutta l'incons~deratezza della gioventù:
e subito si mette in cammino ; e appena s'incon-
è il più giovane, ama i'indipendenza, non spera
tra col padre, mantiene il suo proposito. E' pro-
d'essere felice accanto, al padre: ecco quel che
prio il ritratto della vera penitenza, della per-
lo spinge a un tal passo.
fetta conversione, avendone tutte le proprietà in-
La sventura non è meno vivacemente descrit- trinseche ed estrinseche.
ta: dissoluzione interiore e miser.ia esteriore, che Il traviamento e la conversione del figliuol
secruono
o l'abuso della libertà ; lo stato di dipen- prodigo sono per i pubblicani un'esortazione a
denza e di servitù in cui cade il povero prodigo: convertirsi e a fare penitenza. Essi hanno sot-
vergogna infine di custodire .i porci, che per i t'occhio la viva descrizione della loro miseria e
Giudei sono il simbolo della corruzione; il disgra- apprendono il mezzo per uscirne. Vi è anche una
ziato giunge al punto d'invidiare a quegli animali esortazione per i Farisei a mostrarsi compassio-
le ghiande che essi ricevono con abbondanza, nevoli e misericordiosi con i pubblicani: i motivi
mentre a lui, causa la carestia, si misura anche sono la gravità della sventura descritta, il coraggio
il pane. e la nobiltà che riparano la colpa.
Che vivo ritratto dello stato di questo pecca-
tore, dello stato in cui si trovavano i peccatori
pubblici e soprattutto i Gentili di cui i pubbli- II - Il padre del prodigo
cani condividevano e il livello sociale e la vergo-
gna! (M t. XVIII, 17). Il paganesimo era una spa- L'immensa bontà e l'eccessiva misericordia del
ventosa miseria, perché aveva dissipati i beni na- padre del prodigo si rivelano, prima di tutto, nel
turali e i beni soprannaturali: era la più vergo- rispetto alla libertà del figlio, che lascia andare
gnosa delle schiavitù, sotto la tirannia delle pas- lontano con la sua parte di eredità. Dio fa così
sioni e del demonio : la più terribile delle deso- con noi: ci tratta con rispetto (Sap. XII, 18) e
lazioni. sa trarre il bene dal male; preferisce permettere
il male e trame un bene, anziché impedire asso-
Un terzo sviluppo, scaturito dalla natura stessa
lutamente il male.
310
311
La parabola precedente ci dimostrava il pa- che una debole immagine, una pallida ombra
store e la donna alla ricerca della pecora e della della m isericordia di Dio verso il peccatore pen-
dramma : era una rivelazione della misericordia. tito. Che lezione tenera ed eloquente insieme per
Qui non si parla di ricerca, benché si dica che i peccatori e i Farisei che ascolt avano Gesù !
il padre vide da lontano il suo figliuol prodigo.
Ma in realtà Dio arriva prima di noi con la gra-
zia preveniente e con essa va alla ricerca del III - Il figlio maggiore
peccatore e lo conduce a conversione.
Nelle parabole precedenti i sentimenti di mi-
Ma la misericordia! si manifesta nel modo più
sericordia ver so i pubblicani erano semplicemente
commovente nella tenera accoglienza che il padre
suggeriti ai Farisei. Il Salvatore, che non aveva
fa al prodigo, nella sha prontezza a perdonarlo,
loro rimproverato diret tamente la durezza del cuo-
impedendo con un ·b acio le scuse che il figlio
re, lo fa qui in due modi.
ha già sul labbro; nella bontà con cui gli rende
la sua condizione e la sua eredità rivestendolo l 0 - Descrivendo l'atteggiamento del fratello
della veste nuova, e i suoi diritti di nascita met- m aggiore del prodigo, Egli mostra ai Farisei da
tendogli in dito l'anello che è pegno di amore quale spirito essi sono animati. Quel fratello mag-
(Gen. XLI, 42; Ger. XXII, 24) ; gli rende inoltre giore è proprio il rude lavoratore del campo della
la libertà e la nobiltà, .facendogli indossare i cal- falsa devozione giudaica, che si riduce alle opere
zari che gli schiavi non possono portare : altret- esterne: e ritorna precisamente da questo campo,
tanti simboli dello stato di grazia che con la fiero della fedeltà di cui si vanta. Egli nulla sa
giustificazione diventa l'eredità del peccatore. delle misericordiose condiscendenze di Dio per
La bontà e l'amore si rivelano poi per mezzo i peccatori, non le comprende, e vi oppone il suo
della manifestazione della gioia pitl cordiale: il orgoglio, la sua invidia, rimanendone scan daliz-
banchetto per cui si uccide il miglior vitello, la zato, sino a rispondere a suo padre con un'alte-
musica, la danza, l'allegrezza espressa in modo così rigia quasi insultante. Egli non ha che disprezzo
commovente nelle parole del padre : « Si mangi per il fratello, che anzi non chiama f ratello, ma
e si banchetti, perché questo mio figliuolo era figlio di suo padr e, richiamando con amarezza
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è la disgrazia del p rodigo.
stato r itrovato». Ed è ancora l'intervento paterno Ecco delineato lo spirito farisaico, e questo
che scusa il prodigo presso il fratello maggiore. spirito era, in una certa misura, quello di t utto
Non è questa una bontà e una misericordia il Giudaismo. Gli stessi Apostoli hanno avuto bi-
tanto più ammirabile, quanto più il prodigo è sogno di un cenno speciale da parte di Dio per
stato ingrato verso suo padre? Tuttavia non è interessarsi dei Gentili (Att. X, 28).

312 313
2• - Il Salvatore presenta inoltre ai Farisei cer- né condividere con essi la casa paterna; nono-
ti motivi che li devono convincere a desistere da stante le esortazioni del padre di famiglia, hanno
questo rigore. •Prima di tutto, la condotta del disertato la casa: non possono che prendersela
padre, che esce in persona di casa per esortare con se stessi; la m isericordia Ii accuserà e li
il figlio maggiore a prender parte alla gioia comu- giudicherà, questa misericordia di Dio che il Sal-
ne; poi, le sue commoventi parole, che ricordano vatore ci dipinge sì bella e sì commovente, nel
da una parte la felicità di cui il figlio maggiore tempo stesso che ci rivela tanto meravigliosa-
ha sempre goduto accanto a lui, e d'altra parte m ente i sentimenti del suo stesso Cuore.
l'infelicità del più gi~vane, infelicità così degna
di compassione, per cui la resurrezione di questo
figliolo obbliga a rallegrarsene.
La parabola del figliuol prodigo è quindi real-
mente la continuazione, la conferma delle para-
bole precedenti: essa ne accentua il duplice sco-
po e lo fa rilevare in modo più diretto ed insisten-
te. Con una forza e un'eloquenza meravigliosa,
questa inimitabile parabola non spinge solo i pec-
catori a convertirsi proponendo loro nel figliol
prodigo l'esempio e i motivi della loro conver-
sione; ma essa esorta anche i Farisei e prendere,
nei riguardi dei peccatori, i misericordiosi senti-
menti di Dio stesso.
·L e stesse ragioni che devono condurre gli uni
alla penitenza, devono piegar gli alt ri alla mise-
ricordia.
II Salvatore non dice se il figlio maggiore
ha aderito all'invito del padre partecipando al
banchetto. Sta ai Farisei il prendere la loro riso-
luzione. In realtà la maggior parte dei Giudei non
hanno accettato l'invito: hanno rifiutato di en-
trare ostinandosi nel loro scandalo, nel loro orgo-
glio, n ella loro invidia. Essi non si son voluti mo-
strare indulgenti verso i peccatori e i Gentili,

3 14 315
LucA XVI, 1-18. l 'uno e amerà l'altro, ovvero si attaccherà all'uno
e sprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e alle
r icchezze •·
Stavano ascoltando tutte queste cose anche i Fa-
r isei, cosl avidi di denaro, e si ridevano di lui.
MEDITAZIONE 158 E Gesù disse loro : « Voi vi fate passare per giusti
davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori;
perchè ciò che per gli uomini è elevato, dinanzi a
LA PARABOLA DELL'ECONOMO INFEDELE Dio è abominevole. La Legge e i Profe ti vanno fino
a Giovanni; da allora in poi si annunzia il regno
di Dio, c ognuno lo prende a forza. Ma è pii1 facile
che passi il cielo c la ter ra, di quello che cada un
LucA XVI , 1-18. Diceva ancora egli ai suoi discepoli: • Un uomo solo apice della Legge.
ricco aveva un 'fattore, che fu a lui accusato come Chi r ipudia la moglie e ne sposa un'altra, com-
dissipatore dei suoi averi . Chiamatolo adunque, gli mette adulterio, e chi sposa una ripudiata dal ma-
d isse: Che è mai questo, eh 'io sento di te? Ren- rito, commette adulterio •.
dimi conto della tua amminis trazione, perchè ormai
tu non devi più essere m io amministratore. Allora
il fattore disse tra sè c sè : Che debbo io fare· Anche questa parabola sembra collegarsi alle
perchè il mio padrone mi toglie l 'amministrazione? precedenti.
Zappare, non son buono; accattare, mi vergogno. So
ben io cosa devo fare, affinché, quando sru:ò rimosso
dall'amministrazione. ci sia chi mi accolga in casa
sua. E chiamati, uno per uno, i debitori del suo
I - Dinanzi a chi e perché il Salvatore espone
padrone, chiese al primo: Quanto devi al mie questa parabola
padrone? Rispose quegli: - Cento barili d'ol io. -
E lui: Su, gli disse, prendi la tua scritta, siediti Sono presenti i discepoli propriam ente detti
c scrivi s ubito cinquanta . E al secondo chiese: E
tu quanto devi? - Cento staia d i grano, egli ri-
e quelli in senso generico: son p resenti anch e i
spose: - Prendi la tua scritta, gli disse il fat- Farisei, p oiché si rileva che essi « ridevano » de-
tore, e scrivi ottanta. Lodò il padrone quel suo gl'insegnamenti del Salvatore; e probabilmente
fattore infedele, perchè aveva agito con accortezza,
perchè i figli di questo secolo con gente del loro anche i pubblicani.
genere sono più avveduti che i figli della luce. Ed E' quindi presso a poco lo stesso uditorio del-
io pure dico a voi: Fatevi degli amici con le ric- le parabole precedenti ; per lo meno questa pa-
chezze, occasione di iniquità, aflinchè quando que-
ste vengano a mancare, essi vi ricevano nei taber- rabola, per il suo soggetto e il suo scopo, con-
nacoli eterni. viene a queste diverse classi di udit ori.
Chi è fedele nelle piccole cose, è fed ele anche
nelle grandi, e chi è ingiusto nelle cose piccole,
anche nelle grandi è ingius to. Se dunque voi non II - Qual è lo scopo del Salvatore in questa
siete stati fedeli nelle ingiuste ricchezze, chi vi
confider à i veri beni? c se non siete stati fedeli nei parabola
beni altrui, chi vi darà i vostri beni? Nessun ser-
vitore può servire a d ue padroni ; perchè o odierà Se colleghiamo questa parabola alla preceden-
te, vediamo che il Salvatore insegna anche qui
316
317
III - In qual modo il Salvatore cerca
la strada del cielo; ma questa strada è una di-
gressione. La vera s trada, il retto sentiero dopo di raggiungere lo scopo
avere peccato, è la penitenza, e ques ta via Egli
Il Salvatore cerca di pervenire allo scopo in
l'ha mostrata nella parabola del figliuol prodigo.
Vi è però un a ltro mezzo per arrivare al cie- tre modi:
lo, ed è il fare buon uso delle ricchezze per otte- 1o - con la parabola in, sé ;
ner e la grazia della riconciliazione con Dio: il
2" - aggiungendo alla parabola certi altri mo-
Salvatore qui ci insegna questo m ezzo.
tivi;
Lo scopo della par~ola si addice proprio ai
pubblicani, i quali fan, parte dell'uditorio. Essi 3o . portando alcune ragioni che riguardano
devono assicurare la loro conversione o mante- specialmente i Farisei. .
nersi nei sentimenti di pentimento, consacrando La parab~la racchiude parecchi ~otivi p~opri
le loro ricchezze alle opere di misericordia. Forse a confermare l'insegnamento dato. L uomo ncco,
la parabola è un semplice racconto de-l modo con che sembra essere stato un gran proprietario di
cui i funzionari si comportavano riguardo al fi- terre, è buono e generoso, ma sorveglia la , sua
sco romano : in questo caso, << l'uomo ricco », di fortuna domanda i rendiconti e punisce, pero da
cui si tratta, sarebbe l'imperatore (Le. III, 12-13; uomo ;nesto, ritirando al colpevole la sua dignità
XIX, 8). e le sue attribuzioni.
Lo scopo della parabola conviene ugualmen- L'uomo ricco è Dio, con la sua bontà, sapien-
te ai Farisei, che vi troveranno un mezzo supple- za e giustizia. L'economo è un uomo superficiale,
mentare per arrivare al cielo, poiché essi non pigro, sleale; ma tuttavia prudente e sagace a
comprendono la necessità di fare penitenza. Già suo modo.
altra volta il Salvatore aveva loro dato Io stesso Quest'economo è l'uomo che usa ed abusa dei
consiglio (Le. XI, 41). E' la via più facile, un ulti- molti beni temporali che Dio gli ha affidato.
mo ripiego. Questi si mostra prudente allorché, con opere di
·L 'insegnamento conveniva anche ai discepoli e misericordia, si fa degli amici nei poveri, che gli
a tutti i fedeli. Per quanti il buon uso delle ric- otterranno con le loro preghiere la grazia della
chezze t emporali consacrate alle opere di miseri- conversione e gli assicureranno così l'avvenire.
cordia è stata la strada del cielo! I debitori sono quindi i poveri e tutti coloro
Lo scopo della parabola è chiaramente espres- ai quali si fa del bene, riguardando in essi i figli
so in .ques te parole: << Fatevi degli amici col mam- di Dio. Essi si prendono, per così dire, pensiero
mone d'iniquità, affinché, quando voi verrete a del ricco generoso; essi pregano, e Dio r iguarda
mancare, vi accolgano nei tabernacoli eterni "· le buone opere fatte per amor suo, come un de-

319
318
bito ch'Egli contrae col ricco: per scontare il cose » di cui Egli parla (Le. XVI, 10), beni spesso
debito, gli accorda la grazia della conversione. I << ingiusti », vani, pericolosi (Le. XVI, 21), « estra-
poveri sono i soli amici che l'economo può tirar nei» all'anima, ben !ungi dall'essere i beni che le
da parte sua e senza vergogna. si confanno (Le. XVI, 12) noi ci formiamo ad
Il padrone loda la prudenza e l'abilità con cui una sapiente amminis trazione dei << veri, beni del-
l'economo provvede al suo avvenire, ma non loda le << grandi cose», dei beni che ci apparten~ono,
l'ingiustizia del suo procedere. Infatti non si può vale a dire la grazia e i mezzi di salvezza: lo
negare l'abilità di quest'uomo. dice il proverbio : cc Chi è fedele ne l poco lo sarà
Quanto ai motivi ph imitare l'economo della anche nel molto ''·
parabola, vi è, prima cp tutto, la certezza di do- Inoltre, continua il S alvatore, non si può dav-
ver rendere conto un giorno della nostra ammi- vero servire a due padroni tanto opposti l'uno
nistrazione; poi la punizione, e anche la facilità all'altro come Dio e la ricchezza: l'uno deve esse-
offerta di provvedere all'avvenire· ; infine poi la re subordinato all'altro. B isogna quindi servirsi
bontà del Signore, che accetta un tale accomoda- del denaro in modo che esso non sia un pericolo,
mento. Gesù c'invita a questa santa prudenza, ri- ma un mezzo per la salvezza.
chiamandoci gli esemp1 dei figli del secolo, più ·F inalmente certi motivi riguardano specialmen-
prudenti << nel loro genere » - cioè in tutto quan- te i Farisei che ne danno occasione << ridendo »
to li riguarda - dei figli di Dio. dei consigli del Salvatore. Essi si burlano di que-
ste parole, perché riguardano la loro ricchezza
Inoltre Egli applica espressamente la parabo-
come una ricompensa che Dio loro accorda a mo-
la alle opere di giustizia e di misericordia e ci
tivo della loro giustizia: si può quindi, secondo
fa vedere come si può usare al bene e alla sal-
essi e contrariamente all'affermazione di Gesù
vezza dell'anima << il denaro dell'iniquità», sia
(Le. XVI, 13), servire a due padroni.
che si tratti di denaro ingiustamente acquistato,
Ma la loro pretesa giustizia non è che malizia
come spesso avviene, sia di denaro usato p er l'in-
e corruzione. Essi sono, infatti, pieni d'avarizia
giustizia, o di cui si abusa per peccare. Una tal
e cupidigia, mentre si attribuiscono una santità
prudenza è quindi sen:.>:a colpa, non è un peccato,
che non ha bisogno di .fare penitenza e di puri-
ma un'opera buona che produce il bene.
ficarsi con l'elemosina. Il Salvatore insiste su
Per lo stesso scopo il Salvatore annette alla
quest'ultimo punto, dicendo che la loro giustizia
parabola qualche motivo che si riferisce a tutti ·
e la loro santità possono bensì passare per tali
indistintamente, ma che può riguardare special-
agli occhi degli uomini, ma esse sono una abo-
mente i pubblicani. Mediante il buon uso del de-
minazione a quelli di Dio, e ne dà due ragioni.
naro e una sapiente amministrazione dei beni
temporali, che sono per loro natura le << piccole l o - La Legge ed i profeti, che erano una sem-

320 321
plice p reparazione, hanno durato fino a G!cv:mui; Ma n· d.
ma ora ii r egno del Messia è apparso ed essi F . ~~ ve Iamo anche quanto erano colpevoli i
fanno violenza al Vangelo, che sottraggono al po- ansei. che, per orgoglio e p er malizia disd
polo {Le. XVI, 16). vano d_I ent~are in una via così facile.' egna-
Notiamo m qual modo il Sa lvatore rimprovera
2° - Essi spiegano ed interpretano la Legge espressam ente la loro grande ava . . .
facendola servire alle loro passioni ; p er esempio ralità. n zia e 1mmo-
la legge del divorzio, di cui, con la loro interpre-
tazione e la loro dotir~a, fanno la sanzione del-
l'adulterio; ma la Legge, che è l'eterna prescri-
zione della volontà divina, n on può essere m odi-
ficata neppure in un punto; essa sarà quindi la
loro a ccusatrice e li condannerà (Le. XVI, 17-18).
Per tutte queste ragioni è necessario che essi
facciano penitenza o che almeno pratichino l'ele-
mosina; n e hanno bisogno più di tutti.
Quest'insegnamenti del Salvatore sono di una
grande importanza pratica, perché ci insegnano
a formarci una gius ta idea dei beni temporali e
a farne buon uso, e ci mos tra no anche un m ezzo
secondario per giungere al cielo. Quanti, che a-
vrebbero trovato la loro rovina nelle ricchezze,
hanno incontrato invece la salvezza nella .fedel-
tà a questo con siglio del Salvatore!
L'elemosina e le opere di misericordia sono
un m ezzo sicuro, p erché ad esse il Salvatore pro-
mette il cielo (Tob. IV, 11; XII, 9), annettendovi
grazie di c onversione. Questa via non è soltanto
sicura : essa è anche gradevole. Dio benedice il
misericordioso dandogli con solazione e dolcezza,
e ispirandogli rinnovato desiderio di fare il b ene;
è facile allora giungere al cielo (! s. LVIII, 7-11 ).
Quale riconoscenza al divino Maes tro p er la
su a bontà di condurci al cielo con tanti m ezzi !

322
323
Questa parabola pare si colleghi immediata-
mente alla precedente.

I - Scopo della parabola


MEDITAZIONE 159
La parab ola è l'energica conclusione delle due
precedenti, soprattutto riguardo all'ultimo punto
LA PARABOLA DEL RICCO CATTIVO E DEL della parabola dell'economo infedele. ·Il Salvatore
POVERe# LAZZARO ha consigliato a tutti la pra tica dell'elemosina
com e m ezzo di salvezza e l'ha raccomandata spe-
LucA XVI , 19-31 • C'era un uomo ricco, che vestiva di porp~m cialmente ai Farisei che « r idevano » del suo con-
e . di lini finissimi • e faceva ogni giorno splendidi siglio. Ai gravi motivi coi quali li ha distolti dal
conviti. , confidare nella loro pretesa giustizia, aggiunge
C'era pure un poveretto, di nome Lazzaro, che sta\~
a giacere accanto alla sua porta, t utto c;o~erto d i un'ultima ragione capace d 'ispirare il loro t errore :
ulceri, e che bramava di sfamarsi delle bnc!Ol.e. eh~ è lo spaventoso castigo che Ii attende, se non
cadevano dalla mensa del ricco; e perfino ' ca~ I
venivano a leccargli le piaghe. Or venne ~ morte Il rinunziano all'indurimento del cuore, alla lor o
povero e fu portato dagli a ngeli nel seno di Abramo; incredulità e iniquità, se al~eno non cercano di
morì pure il ricco e gli fu data sepo!tt~ra. E ne~ ottenere la g r azia della conversione con la pra-
soggiorno dei morti, stando nei tormenti, alzò gh
occhi e vide da lont ano Abramo e Lazzaro nel s u~ tica delle opere di misericordia corp orale_ Il ca-
seno; e ad alta voce esclamò: Padre A~rru;no. abbi s tigo dell'impenitenza dei Farisei è l'oggetto prin-
compassione di mc e manda Lazza~o, ~he ·~tmga nel- cipale della parabola.
l'acqua la punta del dito e mi rcfngcn la hngu~, pcr-
chè io spasimo di dolot·c in ques ta. fi.amm~. 'Rt~pose
Abramo: Figlio, r icordati cbc avest i ' tu~I \:cm d u:
rante la vita. e Lazzaro parimenti i .mah: ~ra egl~ II - Svolgimento della parabola
è qui consolato e tu soffrì. E in .tutti qu~stt !uoght
tr-a noi c voi è p:Jsto un grande abi s~ , cosicche quel- I particolari della parabola r iguardano tanto
li ch e di qui volessero passare da "~' non lo pot re~·
bero e neppure di costì si può t r agtttare fino a noi. il cattivo ricco quanto il povero Lazzaro. Il ricco
Ripr~se quegli: Ti prego dunque, o padre . che lo rappresenta il Fariseo, Lazzaro invece rappresen-
mandi a casa del padre mio - chè ho cmgue fra- ta i poveri, a cui bisogna aggiunger e i peccatori
telli - per attestare loro queste cose. perch~ no~ .ve~~-
essi pure in questo luogo di tonnenh. Ripigho e i pagani, che i Farisei disp rezzavano e giudi-
gano, • f · l' !t'no E
Abramo: Hanno Mosè ed i Pro eh : 1 asco ~ · . cavano indegni del r egno di Dio.
l'. No padre Abramo ; ma se qualcuno di tra '
queg
morti'·va da• loro, fa r anno penitenza. Gl't ~~spose
· Abra
. ,-
II ricco rappresenta il Fariseo sotto due aspet-
mo: Se non ascoltano Mosè ed i Prof~tt, n~n SI la- ti: prima di tutto, nel castigo. Il castigo è dupli-
sceranno persuadere neppure se uno nsusCI tasse da ce : vi è un castigo negativo, che consiste nell'es-
morte».

325
324
sere escluso dal « seno di Abramo », dal soggior- ha or ora dato nella parabola dell'economo infe-
no nell'eterna felicità. L'idea del paradiso o del dele.
cielo è unita particolarmente al ricordo di Abra- Vi è poi l'incredulità, anche riguardo alla rive-
mo, perché questo patriarca è il padre della fede lazione mosaica; e quest'incredulità si riconosce
e a lui sono state fatte le promesse (Mt. XIII, 11; nella strana domanda del cattivo ricco, il quale
Le. VIII, 28; Gen. XII, 3; Rom. IV, 17-18). Il pretende un miracolo, confessando così che né
cattivo ricco è « sepolto nell'inferno , e solo da lui né i suoi fratelli, cioè Israele imbevuto di
lontano vede il paradiso, separato dall'inferno da fariseismo, hanno la fede: Abramo attesta la loro
un abisso insuperabile. t incredulità (Le. XVI, 31). Ed è ques ta infatti la
II castigo positivo consiste
l
nelle sofferenze e causa ultima della riprovazione dei Giudei. Essi
nelle pene del corpo e dell'anima. Il ricco è se- si rifiutavano dd credere, non solo al Salvatore,
polto nell'inferno, soffre nelle fiamme, in un luogo ma anche a Mosè ; e p erché non credevano a
di tormenti. Anche l'anima soffre al pensiero e Mosé, non credevano ai miracoli di Gesù Cristo
alla vista del cielo. e nemmeno a quello della sua risurrezione. '
Queste sofferenze sono grandi, tanto grandi e Lazzaro rappresenta i poveri, i derelitti, ai
intollerabili, che il ricco orgoglioso e crudele do- quali bisogna aggiungere, come già detto, i pec-
manda ed implora un sollievo, e lui stesso sup- catori pubblici e i pagani, che i Farisei, nel loro
plica Lazzaro; ma il suo supplizio non ba il orgoglio sconfinato, riguardavano come il rifiuto
minimo sollievo: è fisso, è eterno ed è giusto. degli uomini e come tali li trattavano. Ora Laz-
Ciascuno riceve una parte determinata di sod- zaro .rappresenta questi derelitti sotto un triplice
disfazioni e di gioie; egli l'avrà quaggiù o nel- aspetto: -
l'altra vita: scelga; egli ha quello che ha scelto.
Insomma l'infelicità del cattivo ricco è tale, che l • - Nella loro povertà, nel loro abbandono
i più grandi ml_'\li sopportati da Lazzaro sulla nella loro miseria e umiliazione. Egli giace all~
terra non potrebbero reggere al paragone. porta del ricco, coperto di ulceri, divorato dalla
fame, in compagnia dei cani, tanto disprezzati in
Il cattivo ricco rappresenta anche il fariseismo
giudaico sotto un altro aspetto: la causa del ca- Oriente: muore di miseria e nella miseria. Così
Farisei trattavano i poveri, i peccatori, i pagani.
stigo. Duplice causa: innanzi tutto il cattivo uso
dei beni temporali, la dissolutezza, il lusso, la du- 2• - Lazzaro personifica la pazienza, l 'umiltà
rezza di cuore verso i poveri; egli non ba mai e la fede, per cui nel Vangelo i pubblicani e i
dato neanche le briciole della sua tavola al povero pagani si distinguono vantaggiosamente dai Fari-
Lazzaro, che disprezzava. Si è dunque perduto sei, come si può costatare in diverse occasioni
per aver trascurato il consiglio che il Salvatore (Mt. VIII, 8; Mc. VII, 28).

326
327
3° - Lazzaro è anche figura dei poveri, dei cattivo r icco, il quale chiede che Lazzaro sia man-
peccatori e dei pagani pentiti, ammessi com e lui dato ai suoi fratelli per attestare l'orrore del ca-
in cielo, dove è trasportato dagli angeli; men tre stigo, il Salvatore fa rispondere da Abramo: « Es-
il cattivo ricco e i ricchi increduli, che esso rap- si hanno Mosè e i profeti e se non credono ad essi,
presenta, ne sono esclusi. I poveri e i Gentili non cr ederanno nemmeno a un morto risuscita-
divengono così i possessori e gli eredi di tutte le to».
con solazioni e di tutte le benedizioni della pro- Qui, senza dubbio, Ges ù allude alla resurre-
m essa; tanto che la minima parte della loro zione di Lazzaro che sta p er avvenire, alla sua
felicità basterebbe a rianlmare e satollare Israele propr ia r esurrezione e a quella di molti giusti
(Le. XVI, 24 ). ~ell'antica Legge, che alla sua m orte risorgeran-
no: non senza motivo dà al povero il nom e di
Lazzaro e parla della « resurrezione da m orte >> .
III - Senso e importanza della parabola Ma i Giudei non credettero ad alcuno di que-
Se si esamina attentamente questa parabola, sti miracoli. Il Salvatore p ensa qui al loro deplo-
si vede che il Salvatore fa due cose : revole accecamento e prepara il loro spirito a
meraviglie strepitose, affinch é, quando avver ran-
l • - Minaccia i Giudei increduli, annunziando no, si r icordino delle sue parole e credano in Lui.
loro il castigo che li attende se non rientrano in
se stessi, se non credono e non fanno p enitenza.
Notiamo con qua le precisione e con quale chia-
rezza il Salvatore descrive qui le p ene dell'infer-
no. Del dogma dell'inferno, che noi crediamo,
troviamo in questa parabola tutto ciò che sap-
piamo dell'infelicità dei dannati: la pena del dan-
no, i castighi posit ivi dell'anima e del corpo, l'im-
mutabilità delle p ene, la loro eternità, la loro
giustizia: tutto è compendiato in questa descri-
zione.
2• - Il Salvatore dichiara, bench é i ndirettamen-
te, ch e I sraele, nonostante tutti i miracoli di cui
è s tat o l'oggetto, non sfuggirà, per colpa della
sua incredulità, a tale e così grande castigo. Non
senza una pr ofonda r agione alla preghiera del

328 329
questo viaggio dopo le parole del Salvatore (Le.
XVII, 11).
Le tre virtù da Gesti particolarmente racco-
mandate agli Apostoli sono: la carità fraterna e
MEDITAZIONE 160 il p erdono, la fede viva, l'umiltà.

TRE V I R TU' APOSTOLICHE I · Correzione fraterna e perdono

L'occasione di questa esortazione è fornita al


LUC I\ XVII. l-lO. Disse ancor"' ai suoi discepoli: • E' inevitabile Salvatore da un nuovo avviso che Egli dà agli
che avvengano scandali; ma guai a colui per colpa Apostoli, parlando dello scandalo e della sua esi-
del quale vengono; meglio per lui che gli si ponga
intorno al collo una macina da mulino e s ia gettato stenza nel mondo e della sua gravità, e presso a
in ma re, piuttosto che scandali>.zare uno solo di que. poco negli stessi termini u sati prima del viaggio
sti piccoli. Guardatevene bene. Se tuo fratello pecca, a Gerusalemme p er la festa dei Tabernacoli (Le.
riprendilo ; e se si pente, perdonagiL E peccasse
pure sette volte al dì contro di te, e sette v~lte a~ XVIII, 7-11; Mc. IX, 41-49).
dì ritorna a t e, dicendo: Mc ne pento, tu gh devt Forse Gesù pensa allo scandalo che i suoi
perdonare • - discepoli incontreranno nella s ua Passione e mor-
Dissero poi gli Apostoli al Signore: • Aumenta
in noi la fede • - Rispose il Signore: • Se aveste te, n el tradimento di Giuda, nella caduta di Pie-
tanta fede , quanto un grano di senapa, direste a tro, nell'odio sempre più vivo dei Giudei, n el loro
questa pianta di gelso: Sbarbicati di qui e va' a
metter r adici in mare , c vi ubbidirà . accanimento nel perseguitarlo. Egli vuole certo
Chi di voi, avendo un servo ad arare o a pascere, prepararveli.
gli dice al s uo ritorno: Su, vieni a sede~i a Come mezzo per combattere lo scandalo e le
mensa? O non gli dice piuttosto : Preparamt da
m angiare, poi ricingiti e scrvimi finchè io non abbia colpe di cui è occasione, il Salvatore indica qui,
mangiato e bevuto, e dopo mangia e bevi anche tu? come ha fatto altrove, la correzione fraterna. Ol-
O for se s i ritiene obbligato verso quel servo, perchè tre i motivi che già ha dati, cioè l'importanza
ha compiuto gli ordini datigli? Così anche voi quan-
do avete fatto quanto vi è stato comandato, dite: della correzione, perché è un mezzo per far ces-
Siamo servi inutili , abbiamo fatto il nostro dover e• . sare e correggere il male dello scandalo, e la sua
eccellenza, perché è un atto di carità e di mise-
ricordia, il Salvatore sembra .fare delìa correzio-
Quest'is tr uzione apostolica forse è stata fatta ne fraterna u ri dovere speciale degli apostoli, per-
in Perea, o per lo m eno prima della resurrezion e ché E gli . comincia così: « Guai a voi"». Perché?
di Lazzaro e dell'ultimo viaggio di Gesù a Geru- Perché gli apostoli, in grazia della loro vocazione
salemm e, perché vi è fatta espressa menzione di e del lm'o ministero, possono esercitare la corr e-

330 331
zione fraterna più .facilmente e con maggior frut-
to di qualunque altro. ragione, che la fede li innalzerà all'altezza della
Il secondo mezzo indicato dal Salvatore è la loro vocazione e permetterà loro di trionfare d·1
generosità nel perdonare. Gesù suppone che il tutti gli ostacoli.
colpevole ricoriosca la sua colpa e la deplori. La risposta del Salvatore conferma interamen-
Allora bisogna sempre rimettere la colpa, sia uf- te i.l pensiero degli ApostaTi. Gli stessi miracoli,
ficialmente con l'assoluzione, sia personalmente Egh afferma, sono possibili alla fede ; coman-
accordando il perdono richiesto. Allora si deve dino essi con fede a un gelso di trapiantarsi al-
rimettere sempre la c~lpa. Il numero « sette » è trove, ed esso obbedirà (M t. XXI, 21 ). - II Sal-
messo come numero indeterminato e significa vatore aveva allora probabilmente sott'occhio
che si deve perdonare !iempre, tanto volte quante qualcuno di questi alberi. - Non è nemmeno
il nostro fratello viene a noi pentito. ·n ecessaria, per questo, una fede particolarmente
In quanto ai motivi di perdonare, vi è, in- grande; basta un minimo grado di quella fede
nanzi .t utto, l'esortazione stessa del Salvatore; che opera i miracoli (fides miraculorum).
inoltre, è certo che il perdono è il miglior mezzo Perciò il Salvatore dice: '' Se aveste tanta fede
di farla finita con i peccati, che altrimenti si per- q~anto. un granello di senapa ,, : Egli sembra la-
petuano ; infine non possiamo dimenticare che sciare rntravedere questa fede agli Apostoli e pro-
anche noi ricorriamo spesso a Dio per chiedergli ~nette:la ~oro .(almeno secondo il testo greco);
perdono delle nostre colpe. mfatt1 essi la n cevettero nel giorno di .P entecoste.

Il - Fede viva II - L'umiltà


La seconda virtù che il Salvatore domanda . Il .Salvatore aggiunge a queste parole una spe-
agli Apostoli è la fede, una fede viva e sublime. Cie d1 paragone o di parabola per raccomandare
L'occasione di questo ammaestramento è la pre- agli Apostoli l'umiltà, e l'umiltà più commovente.
ghiera del discepolo che dice a Gesù: « Signore, Un uomo ha un servo il quale è incaricato di la-
accresci in noi la fede ». Questa stessa preghiera vorare i campi e insieme di preparare il cibo
è forse stata ispirata da quanto il Salvatore ha ~I suo padrone. Quando la sera rientra dai campi,
poco prima detto dello scandalo (Le. XVII, 1), o Il suo padrone non gli dice di riposarsi e di man-
dal pensiero dell'insistenza con cui raccomanda ?iare, ma gli ordina di preparare prima la cena per
sempre la fede, quando afferma che rutto è possi- ~I padrone e di pensare poi a sé. Facendo così
blle alla fede e le attribuisce l'onnipotenza {Mt. Il. servo non spererà e non ·r iceverà nessun ringra-
XVII, 19; Mc. IX, 22). I discepoli credono, e con Ziamento particolare.
La ragione per cui il Salvatore mette qui la
332
333
parabola, è evidentemente la possibilità e il pe-
ricolo che vi è di cadere nell'orgoglio ed attender e
da Dio una ricompensa ed una riconoscenza spe-
ciale per ché si p ossiede questa fede potente e p er
m ezzo di essa si fanno opere m eravigliose.
MEDITAZIONE 161
II Salvatore rivolge la parabola particolarmen-
te agli Apostoli: essa si applica p e:rfettamente ad
essi. ,E ssi sono i servitori, i pastori, i vignaiuoli, LA RE S U R RE Z I O N E DI LAZZARO
i m inis tri di Gesù Cr is tf:J. Le funzioni dell'apos to-
lato sono molteplici ; esse prendono tutto l'uomo
ed esigono che vi con~acri tutte le s ue facoltà, GIOVANN I Xl, 1-46. E c"era un ammalalo, Lazzaro di Be tania, il
tutto il suo tempo ; ma esse non gli conferiscono villaggio di Marla e di Marta , di lei sorella . Mar ia
era quella, che unse d i profumo il Signore c gl i
di p er sé alcun diritto a una ricompensa, a un asciugò i piedi con i suoi capelli ; l 'infermo era
favore p articolare. Lazzaro, suo fratello. Le sorelle di lui per tanto man-
Per quanto sublimi e numerose siano, qualun- darono a dire a Gesù: • Signore, ecco, colui, che
tu ami, è ammala to •· Ciò udendo, Gesù disse: • Non
que sia la cura che essi pongano a disimpegnarle, è GUesta una malattia da morirne, m a è per la
esse n on costituiscono affatto un diritto speciale. gloria di Dio, affinchè ne venga glorificat o il figlio
di Dio "· Ora Gesù amava Marta e la sore lla di Ici
Tutto quello che il padrone accorda a quest o ri- e :Lazzaro. E com'ebbe udito che questi c.:ra am-
guardo, Io accorda p er bontà e p er grazia (Le. ma lato, si t rdttcnne ancora due giorn i in quel l uogo
XII, 37 ; Gio. XUI, 13-15). Quindi il Salva tor e con dov'er a. E solo dopo questo disse ai discepoli: • Ri-
torniamo in Giudea ». • Maestro, gli risposero i di·
ragione soggiunge: « Quando avr ete fatto tutto scepo!i, pur ora i Giudei ti volevano lapidare c
quello ch e vi è com andato, dit e : siamo servi inu- tu vuoi r itornare colà? •. Soggiunse Gesù : • Non
tili; abbiamo .fatto quanto dovevamo fare ». sono fo rse dodici !e ore del gi~rno? Quando uno
cammina di giorno non inciampa, perchè vede la
Ciò è vero non solo dell'apostolato, ma di qua- luce di questo mondo ; m a quando uno cammina
lunque dono ricevuto dal cielo. Il Salvator e in- di notte inciampa, pcrchè non c'è in lui la luce•.
Così disse e poi aggiunse loro: • Lazzaro, l 'amico
dica .qui in gener ale le relazioni della cr eatura nostro, dorme; ma io vado a r isveglia r lo • . • Mae-
col suo Creatore. stro, gli dissero i di scepoli, se dorme, gua rirà •.
Veramente Gesit aveva parlato della morte di lui ·
essi invece pensavano che parlasse del r iposo del
sonno. Allora Gesù disse chiaro: • Lazzaro è morto;
c io sono contento per ragion vostra di non essere
stato là, allìnchè crediate; ma andiamo da lui •.
E Tommaso, chiamato Didimo, disse a i compagni :
• Andiamo anche noi per morire con lui •. Giunto
dunque Gesù trovò che già da quattro giorni Laz-
zaro era nel sepolcro. Distava Betania circa quin·

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Grov. XI, 1-46. dici stadi da Gerusalemme. E molti Giudei erano Gmv. XI, 1-46. Gesù, solleva ti gli occhi in a lto, d isse : • Padre, li
venuti da Marta e da Maria per consolarle a ri- r ingrazio ch e m i hai esaudito. Io ben sapevo che tu
guardo del fratello. Tosto che Marta ebbe udito che s empre mi esaudisci ; ma l 'ho del to per r agione di
Gesù venjva gli uscì incontro; Maria invece se ne questo popolo circostante affinchè credano che t u
s tava i n casa. E Marta disse a Gesit: « Signore, se mi hai mandato ». Ciò dettò, gridò a gran voce :
tu cri qui, mio fr atello non moriva; ma anche ~< Lazzaro , vieni fuo ri ! )) . E uscì il tnorto, l egato
ades so io so che quanto domande1·ai a Dio, Dio te lo piedi e m ani da fasce, e la faccia ravvolta in un
concederà», Le risponde Gcsit: « Tuo fratello ri- sudario. Dice loro Gesù : " Scioglietclo e !asciatelo
sorgerà ». E Marta a lui: « Lo so bene che risor- andar e».
gerà al momento della risurrezione nell'ultimo Perciò molti Giudei , ch e er ano venuti da Maria
giorno ». ed erano stati spettatori di quan to Gesù aveva fat-
E Gesù: • Io : ono la risurrezione e la vita: chi t o, credettero in lui; ma alcuni di l'Ssi se ne anda-
crede i n me, benché sia morto, vivrà, e chiunque rono dai Far isei a narrare loro qud lo che Gesù
vive c crede in mc non morirà in eterno. Lo credi aveva operato.
1
tu? » . Ed essa: {< Sì, o Signore, io credo che tu
sei il Cristo, i l Figlio di Dio, che sei venuto nel
m ondo». E detto questo se ne venne a chiamar e
la sorella Maria, dicendole sommesso: « Il Maestro Ecco ora il grande miracolo della resurrezion e
è qui, e ti chiama •- Com 'ebbe ciò udito, essa si
alza in fretta c va da lui - chè Gesù non era
di Lazzaro. Per compierlo, il Salvatore lascia la
entrato nel villaggio, ma era ancora colà dove Marta riva Orientale del Giordano e ritorna a Betania,
l'aveva incont rato. - Ed anche i Giudei, che sta- in Giudea.
vano con essa in casa per consolarla, vedendo che
Maria si er a levata in tutta fretta ed era uscita,
le tennero dietro, pensando che andasse al sepol-
cro a piangere. I - Sulla riva orientale del Giordano
Quando Maria giunse dove stava Gesù, veden-
dolo, gli si gettò ai piedi dicendogli : « Signore, se
tu cri qui, m io f ratello non mo1·iva » . E Gesù, come
Alcuni fatti che si .r iferiscono a questo mistero
1a vide tutta in lacrime e i Giudei, che l'avevano avvennero sulla riva orient ale d el Giordano; si
accompagnata, anch'essi in lacrime, ebbe un fre- possono r idurre a due : il messaggio delle sorelle
mito in cuor suo e si conturbò e chiese: « Dove
l 'avete messo? ». • Signor e, gli rispondono, vieni e di Lazzar o e la condotta del Salvatore riguardo a
vedi», questa famiglia.
E Gesù pianse. Diceva no perciJ i Giudei: • Guar- Mentre il Salvatore esercita ancora il suo m ini-
ùa, quanto lo amava "· Ma alcuni di essi soggiun-
s ero : " E non poteva egli, che ha aper to gli occhi del
stero apostolico nella regione a oriente del Gior-
cieco, fare sì che anche costui non morisse?». Gesù dano, un'ambasciata delle sorelle eli Lazzaro gl'
pertanto, fremendo d i nuovo in se stesso, viene al fa sapere che il lo r o f ratello è gravemen te m alato
sepolcro. Era una grotta con una pietra post a sul-
l 'ingresso. Dice Gesù: « Levate via la pietra ». E a Betania_ La famiglia era composta d i Lazzaro e
Marta, la sorella del morto : « Signore, gli dice, de1le due sor elle, Marta e Maria : pa re f osse ric-
puzza gia, poichè è di quatt ro giorni ». Le risponde
Gesù: « E non ti ho detto, che se crederai, vedrai
chissima e di gr an censo e risiedeva a Betania, un
la glor ia di Dio? » . Rimossero dunque la pietra . E tre quarti d'ora di cammino da Gerusalemme_

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Nella famiglia regna la pietà; essa è affeziona- l'umiltà e la fiducia. Inoltre il S alvatore vuole
tissima al Salvatore (ved. Le. X. 38), ed anch e Gesù accordare a Lazzaro un beneficio p iù prezioso :
da parte sua ama questa famiglia, che è visitata trarlo -d alla tomba, invece di semplicemente gua-
da una dura prova. Lazzaro, il capo di casa, è gra- rirlo dalla malattia.
vemente ammalato, le sue sorelle inviano a Gesù
un messaggio pieno d'umiltà e tli fiducia, poichè si Finalmente il Salvatore par te per la Giudea,
contentano d 'informarlo della ma lattia, r imetten- ed è questa una novella e grande prova di affetto
dosi a Lui per il resto. per Lazzaro e per le sue sorelle. Quando dice dove
Che condotta tiene .if Salvatore riguardo a que- vuole andare, i discepoli si spaventano, gli ricor-
sta famiglia? Egli ama Lazzaro e le sue sorelle, e dano che ultimamente an cora, alla festa della De-
lo prova a nche in qu~sta circostanza; poiché a dicazione, i Giudei lo volevano lapidare. Gesù li
più riprese parla di Lazzaxo, è evidente che pensa rassicura con un paragone o parabola. ·
a lui, che è con lui in ispirito e segue H corso del- Un viaggiatore n on corre alcun pericolo quando
la malattia. ~P erciò consolerà Mar·t a e Maria con è giorno ; così è per Lui : è ancora giorno e può
queste misteriose parole : « Questa malattia non è lavorare; la n otte della Passione non è ancora ve-
morta le, ma p er la gloria di Dio, affinché per essa nuta. Il viaggiatore non ha in sè la luce del giorno
sia glorificato H Figlio di Dio ». e della vita, ma Lui questa luce l'ha in se stesso.
Il Salvatore resta tuttavia ancora per due gior- Tuttavia Egli s'incammina proprio alla morte, co-
ni nel luogo dove ha ricevuto il messaggio, ben- me dice S. Tommaso ai suoi compagni di aposto-
ch è sappia ch e Lazzaro è mor.to il giorno stesso lato per incoraggiarli. Questo miracolo diventerà
ch e gli hanno portato la notizia della malattia. difatti la causa immedia ta della morte di Gesù :
Pe rché questo ritardo, quando egli mostra in altre il Salvatore non lo ignor~ e tuttavia parte per
occasioni tanta premura per recarsi dove lo chia- compiere il miracolo.
mano? (M t. VHI, 7; IX, 19). Questi fatti che avvengono di là dal Giorda-
Egli non vuole interrompere i suoi lavori apo- no, servono di preparazione remota al miracolo;
s tolici per motivi di ordine privato: è necessario essi sono, in questo grande dramma, come il pri-
per la gloria di Dio, per la glorificazione del Sal- mo atto, in cui tutta l'azione è esposta con le sue
vatore ch e Lazzaro muoia: se Gesìt ritarda la sua origini, le cause, le circostanze di tempo e di luo-
partenza, se permette che il malato muoia, non go; incomincia l'intreccio e la catastrofe si lascia
per questo ama meno Lazz<l'ro e le sue sorelle; intravedere. L'importanza del miracolo è messa
questa morte è per Lazzaro e le sue sorelle l'occa- in risalto dalle differenti circostanze di tempo e
sione di un gran bene, poiché offre loro la possi- di luogo. Il miracolo si fa rà nelle vicinanze di
bilità di esercitare la pazienza, l'amor fraterno, Gerusalemme, quasi alle porte della città; in una

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famiglia ricca e aristocratica; un uomo influente toria sulla morte e sulla corruzione della tomba.
e noto ne sarà l'oggetto. n significato e lo scopo del miracolo risalte-
Bisogna che quest'uomo muoia e sia sepolto ranno chiaramente: è la prova e l'effetto dell'af-
perché il miracolo risulti più meraviglioso ed in- fezione del Salvatore, ed è nel tempo stesso la
contestabile. Perché Lazzaro muoia, Gesù ritarda prova della sua missione e della sua divinità.
la sua partenza : il nodo si stringe. Tutto è diretto a questo duplice scopo.
Si mette in rilievo lo scopo dell'azione: con Quando Gesù arriva a Be tania, Lazzaro è se-
questo miracolo >Dio sarà onorato, il Salvatore si polto da quattro giorni; il sepolcro è sigillato,
rivelerà come Messial i discepoli saranno confer- e allorché il Salvatore ordina di aprirlo, Marta ri-
mati nella loro fede. sponde che il cadavere è già in decomposizione;
·L a causa immediata dell'azione è la carità del con Gesù è arrivato da Gerusalemme un gran
Salvatore per i suoi, la carità che si afferma in numero di Giudei per fare visita di condoglianza
modo meraviglioso. Scorgiamo anche la relazione alle due sorelle: altrettante prove della morte
di questo miracolo con la ·P assione che si avvi- reale di Lazzaro. Inoltre i Giudei accompagnano
cina; questa relazione è indicata, benché in ter- Maria da Gesù, vanno con loro alla tomba e diven-
mini velati, con quelle parole: «Andiamo e moria- gono così i testimoni oculari della resur.r ezione,
m o con Lui "· che avrebbero indubbiamente negata se vi fossero
Si sente da questa scena preliminare che l'at- stati solamente i discepoli e le sorelle di Lazzaro.
mosfera è grave, oscura, tempestosa: è il lampo .Così la realtà del miracolo, il fatto materiale resta
che brilla, la folgore sta per scoppiare. confermato senza alcun dubbio. Il Salvatore è
voluto arrivare a questo risultato.
Rimane a stabilire il lato formale del miracolo,
II - A Betania, immediatamente prima del cioè il suo significato. Innanzitutto esso è una pro-
miracolo va dell'affetto del Salvatore. Tale è lo scopo di
questa scena ammirabile, ove Maria viene e, come
Gli avvenimenti di là dal Giordano sono la prima certamente aveva .fatto Marta, si getta ai
preparazione remota del miracolo; quelli avvenuti piedi del Salvatore; i Giudei, che lo hanno accom-
a ·B etania immediatamente prima del miracolo pagnato, piangono anche loro; dappertutto dun-
traggono la loro importanza e la loro unità dal que le lacrime e la desolazione intorno al Salva-
fatto che costituiscono l'ultima e immediata pre- tore, che costituisce ormai l'unica speranza.
parazione del Salvatore. Per tutto questo, la real- Anche Gesù è profondamente commosso; « fre-
tà del miracolo deve essere stabilita con tale evi- me » e si fa violenza per domandare: « Dove l'ave-
denza che non si possa non riconoscervi una vit- te messo? » e per ben due volte piange. Profondo

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mistero, ch e ci rivela i sentimenti del Cuore di un preludio dell'agonia del Getsemani, e Gesù per-
Gesù! mette ch e la sua anima ne risenta il turbamento,
Certi commentatori dis tinguono il « fremito , la ripugnanza, l'orrore. Come è naturale che Egli
e le << lacrime » : essi vi scorgono due ordini di frema e si turbi quando s ta per compiere u n mi-
fa tti. L'espressione « fremere, turbarsi » denota un racolo le cui conseguenze sono tanto spaventose!
sentimento vivo e profo ndo di dolore, cii tristezza (Keppler). Gesù h a già provato, o meglio, ha voluto
e soprattutto di timore, di ripugnanza e di resi- provare già una volta questo sentimento (Le. XII,
stenza della volo ntà, di collera. Il .fremito di Gesù , 50).
si può quindi spiegare fOSÌ: E gli sta per compiere
un miracolo strepitoso, vi è indotto da ogni parle Ma il Salvatore piange pure. Quale è il motivo
e, poiché ama tenerambnte Lazzaro, vi è sospinto delle sue lacrim e? ·E videntemente la causa, o per
anche dal suo Cuore. Nel tempo stesso però, Egli lo meno la cau sa prima, non è la morte dell'amico;
vede in ispirito tutte le conseguenze del miracolo, la morte di Lazzaro può far versar e lacrime ai
il quale determinerà la sua Passione e la sua suoi amici, al cui affetto è stato tolto, ma non a
morte, ne sarà la cau sa e, per così dire, il preludio. Gesù che vuole risu scitarlo; nemmeno è l'eterna
·Egli vede come questo miracolo, che dimostre- infelicità di Lazzaro, che era un santo ed è morto
rà veramente la sua divina potenza e carità, fìinirà in g razia di Dio.
col sollevare i suoi nemici contro di ·L ui, e trv Quale è dunque la causa di queste lacrime?
coloro che lo circondano, ravvisa già quelli che, E ' difficile trovarne altra che non sia la tenera
aUontanandosi dal luogo ove la potenza divina compassione del Salvatore per il dolore delle so-
si sarà così luminosamente rivelata, avranno pre- relle e degli amici di Lazzaro; quel sentimento
mura di correre a preparare n uove tram e, di cui cioè, che noi chiamiamo simpatia. Un u omo di
Egli diventerà la vittima. buon cuore, se vede quelli che ama in preda a
Nella morte e nella sepoltura del suo amico una pena legittima, anche solo per questo si sente
Lazzaro, ·E gli vede l'igno minia e il dolore delia sua mosso al pianto. In uno strumento musicale una
m orte, perpetrata con la più nera malizia. Nd corda che vibra, fa vibrare le altr e ch e sono al-
dolore e nelle lacrim e di Marta, di Maria e degli l'unisono. Noi abbiamo qui non solo una prova
amici di Lazzaro, Egli vede il dolore e l'inconso- commovente d ella •r eale natura umana in Gesù,
labile pena della sua santa Madre e dei suoi amici, dotata di tutte le facoltà e di tutti i sentimenti
·q uando Egli stesso morirà e sarà sepolto. della sensibilità, ma vediamo anche come il Sal-
Il tetro mistero dell'ora della potestà delle te- vatore è umanamente buono, affettuoso e delicato.
nebre · si presenta al suo s p irito e versa nella sua Queste lacrime sono ancora più preziose, se
anima l'ombra e il terrore della m orte. E' già noi pensiamo come e in qual modo il Salvat ore

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ha pianto. Per noi uomini queste impressioni della dal sentimento del dovere; ma piangere su qual-
sensibilità, le lacrime, non sono volontarie: esse cuno è come assicurarlo che può fare assegnamen-
prevengono la nostra volontà, da cui sono indipen- to sul nostro cuore. •Ed è proprio questo che ca-
denti, quindi non hanno sempre un gran valore; piscono i Giudei e dicono: « Vedete quanto lo
ma nel Salvatore esse erano pienamente volontarie, amava! Ma non poteva Lui, che ha aperto gli
sottomesse alla sua volontà, senza cui non pote- occhi al cieco nato, fare che non morisse? ». Que-
vano sgorgare e che ne determinava il grado e sto ·è il mistero delle lacrime e del turbamento
l'intensità. di Gesù.
Nulla penetrava nella sua sensibilità, nulla lo
commoveva se non perché Egli :voleva e come lo Vicino alla tomba e al momento stesso di com-
voleva. Qui, vedendo c'be jl dolore delle sorelle piere il miracolo, Gesù permette ancora una volta
e degli amici di Lazzaro è giusto, ragionevole e alla sua anima di provare questo sentimento di
santo, permette che questo dolore influisca sulla angoscia e d'emozione. Ma non è sua abitudine
sua sensibilità in modo così vivo ed intimo, che i indietreggiare né esitare un solo istante per com-
suoi sentimenti si manifestano all'esterno con le piere la volontà del suo Padre celeste. Risoluto
lacrime. anche a morire, se è necessario, fa il miracolo: e
E non si vergogna di queste lacrime, di questa così ci dimostra le cause del miracolo: il suo
emozione: non fa come tanti uomini dal cuor buo- amore per Dio, il suo affetto per Lazzaro.
no e sensibile, ma che si vergognano di apparire Bisogna inoltre che questo miracolo sia una
commossi e si allontanano per nascondere le loro prova della missione e della divinità di Gesù. 11
lacrime! No, Gesù non è così! Egli ·resta fra Salvatore prepara questo ·r isultato prima di tutto
coloro che piangono Lazzaro e piange insieme con nel suo incontro con Marta. Marta, che dimostra
essi; le sue lacrime scorrono dolcemente per le tanto zelo alla scuola di Gesù ed è la prudente
gote e tutti possono vederle. O lacrime b elle, lacri- padrona di casa, va incontro al Salvatore; ella va
me preziose! •Preziose non solo per Lazzaro e la da sola; dopo, chiama sommessamente Maria per
sua famiglia, ma anche per tutti noi! Il Signore non lasciare Gesù nella sgradita compagnia dei
piange, versa laorime, non solo per i nostri peccati, Giudei. Ella ha tanta fede e tanta fiducia nell'af.
ma anche per i nostri mali temporali. O Cuore fetto e nella potenza del Salvatore, il quale anche
generoso, tenerissimo! O amore veramente uma- adesso la può aiutare, almeno pregando Dio.
no! Sì, veramente «il Verbo si è fatto carne». Ciò però non basta al Salvatore; Marta deve
Le lacrime sono il sangue del cuore e dell'amo- procedere oltre nella sua fede: non solo deve cre-
re; provano l'amore meglio dello stesso sàngue. dere che suo fratello risorgerà nella resurrezione
Si può affrontare la morte per qualcuno, spinti generale dei morti, o semplicemente per il fatto

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che Gesù pregherà il suo Padre celeste, ma deve Questi Giudei sono di alto lignaggio, gli uni
credere che Lui, Gesù che le parla in questo mo- favorevoli al Salvatore, gli altri ostili. Essi circon-
m ento, ha in sé la pienezza della vita divina, che dano il Salvatore c le sorelle di Lazzaro; anche ad
è veramente oDio, e può p erciò resuscitare i morti essi bisogna far comprendere chiaramente il si-
per virtù propria, quando vuole. gnificato del miracolo, le sue cause, il suo scopo ;
Tale è la « gloria di Dio » che il miracolo deve bisogna far loro comprendere come devono consi-
manifestare; ed ecco quel che significa la magni- derarlo e trarne profitto: è un segno divino che
fica affermazione: << Io sono la resurrezione e la deve condurli a credere la divinità della missione
vita». Come condizione: del miracolo Gesù vuole di Gesù; per questo scopo appunto, davanti alla
questa fede viva: << Chi crede in me, quand'anche tomba, il Salvatore rivolge una preghiera solenne
fosse morto, vivrà, e chi vive e crede in me, non al ·P adre celeste.
morrà in eterno. Credi tu questo? >>. In questa preghiera eli Gesù notiamo due cose.
E quando più tardi accanto alla tomba, veden-. J.n primo luogo ringrazia il Padre eli averlo ascol·
do il cadavere in decomposizione, Marta sembra tato. Il senso non è già che il Salvatore non operi
esitare, ma si ricorda della condizione richiesta il miracolo in virtù della sua divinità, o che operi
dal Salvatore, essa ripete la magnifica professione soltanto come i santi per l'efficacia della sua in-
di fede: << Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, tercessione presso Dio: Gesù soggiunge subito che
il Figliuolo del Dio vivo che sei venuto in questo Egli sa che il Padre lo ascolta sempre, il che equi-
mondo >>. vale a dire che ·E gli possiede essenzialmente in
Questa è la .fede che Gesù vuole, e l'idea che sè il potere di fare miracoìi. Il Salvatore invece
Egli vuole che ci si ·f accia del miracolo. Fede, che ringrazia il Padre di avergli dato occasione di com-
Maria pare abbia avuta intera ; quindi il Salvatore piere per sua gloria e per la salvezza · dei Giudei
non le chiede né un'altra preparazione né un'altra un'opera così strepitosa, e la preghiera di Gesù
disposizione d'animo. Ecco come le sorelle di Laz- Cristo poteva certo contribuire a questo effetto.
zaro devono cooperare al miracolo e meritiulo. Gesù lo ringrazia poi di poter compiere que-
st'opera con pericolo della vita, anzi a costo delb
II significato che vuoi dare al miracolo, Gestt vita, e r ingrazia il Padre celeste come Uomo-Dio
lo afferma con più veemenza e solennità dinanzi dal punto di vista della sua natura umana, che
ai Giudei, p er i quali soprattutto la resurrezione ha tutto ricevuto dal Padre e che a Lui è sogget-
di Lazzaro deve essere un « segno>>. Con questa ta; lo ringrazia infine e attribuisce a Lui il mira-
intenzione Egli ha regolato ogni cosa perché un colo per causa dei Giudei, che non r iconoscono in
gran numero di Giudei venuti da Gerusalemme Gesù il Figlio di Dio né l'Inviato da Dio, ma Io
possano essere i testimoni del prodigio. strumento del demonio (M t. IX, 34; XII, 24).

346 347
Per .f ar comprendere ai Giudei che Egli opera Secondo l'espressione di un Padre della Chiesa,
il miracolo non per se stesso, come essi pensano, il Salvatore ha ripreso la .figlia di Giairo dalle
ma in nome di Dio e per virtù di Dio, e che per mani della morte, ba cavato il figlio della vedova
conseguenza è veramente << un segno » divino, Egli di Naim dalle fauci della morte, ha riestratto Laz-
lo attribuisce al Padre . Sotto una forma diversa zaro dalle viscere stesse della morte.
esprim e il pensiero già più volte manifestato di- Nelle sue circostanze questo miracolo, come
nanzi ai Giudei (Gio. V, 19, 30; VIII, 28-29; X, 25). tutti i prodigi compiuti da Gesù, è divino ed unico,
Nello stesso senso ancora il Salvatore indica così per la semplicità della causa come per la
Io scopo del miracold, che è questo: perché il perfezione e rapidità dell'effetto. Il Salvatore non
popolo che lo circond"' creda che Dio Io ha ma..Tl- entra nel sepolcro di •Lazzaro, resta fuori, chiama
dato. Compie dunque l'atto prodigioso, con l'in- ad alta voce e con tono di comando: « Lazzaro,
tenzione formale di dimostrare la divinità della vieni fuori », per dimostrare che la sua chiamata
sua missione; ecco perché prega ad alta voce: per- è Io strumento sensibile della sua potenza divina.
ché tutti lo odano. Mai fino allora ed in nessuna .J noltre - circostanza v·e ramente meravigliosa
occasione il Salvatore aveva sì espressamente e, e che si può considerare come un secondo mira-
per così dire, in anticipo ricorso alla sua potenza colo - Lazzaro non solo ritorna in ·v ita, ma si
miracolosa p er manifestare la sua dignità di Mes- alza, si avanza, ed eccolo immediatamente dinanzi
sia, domandare la fede e sfidare l'incredulità. Tutti a Gesù, in mezzo a molti spettatori. E tuttavia
gl'interessi vi sono impegnati: la preparazione al egli era stato sepolto secondo l'uso dei Giudei,
miracolo è completa. cioè con le membra legate e avvolte in fasce, la
testa coperta da un sudario o pannolino, così che
gli era assolutamente impossibile camminare e
III - Il miracolo star in piedi, .fino a che il Salvatore non ordina
di scioglierlo.
Allora il miracolo si compie: grande ·i n sè e
nei suoi effetti. Il Vangelo nulla dice degli effetti del miraco-
·Il miracolo in se stesso è grande per la sua lo; ma possiamo immaginare quali sentimenti di
natura: la resurrezione di un morto ! prova del timore e di spavento, di gioia e di riconoscenza
supremo dominio che il Figlio di Dio possiede penetrarono il cuore dei testimoni; come Lazzaro
sulla morte e sulla vita. Questa ·r esurrezione si e le sue sorelle cadono ai piedi del Salvatore per
distingue dagli altri miracoli dello stesso genere, adorarlo e ringraziarlo, come essi si uniscono agli
perché Lazzaro è risuscitato quando il cadavere Apostoli per rallegrarsi della g1oria del loro Mae-
era già in decomposizione. stro, mentre i Giudei sono presi dallo spavento

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al vedere Lazzaro uscire dalla immobilità della in tal m odo manifestato la s ua divinità, richiesta
morte, avanzarsi rapido verso di loro, fermarsi e, la fede, sfidata l'incredulità.
sotto le fasce che lo ricoprono, ritornare a muo-
versi e vedere la luce del giorno. Come si vede, il m iracolo è grande nei suoi
effetti. Il passato e l'avvenire vi s'incontrano e si
Non è Gesù di Nazareth, non il Dottore potente uniscono. I miracoli precedenti, la stessa guari-
in opere e in parole, non è qualcuno degli antichi gione del cieco nato, gli servono, per così dire,
Profeti, neppure un angelo del cielo che ha fatto di base e di appoggio. L'avvenire, col trionfo e
questo miracolo in mhzo a loro; ma è lo stesso con la morte, ha qui il suo punto di partenza.
Dio vivo. La sua parola 1
risuona negli abissi del- L'ent·r ata trionfale del Salvatore in Gerusalemme
l'eternità, richiama le anime dalle voragini più il giorno delle Palme sarà la m a nifestazione della
profonde dell'altra vita, brilla come una luce nella riconoscenza del popolo e un onore provocato da
notte del sepolcro e rianima in un cadavere la questo miracolo (Gio. XII, 17); la rabbia dei suoi
scintilla della vita. nemici è ora spinta agli estremi, la s ua Passione
Colui che è la Vita eterna, il Giudice dei vivi e la sua morte sono il contraccolpo naturale del
e dei morti, è lì tr a loro, visibilmente presente. m iracolo. Passa ogni limite per gl'increduli il ri-
E la decisione è subitanea: tra i Giudei testimoni chiamare Lazzaro dall'eternità alle porte stesse
del miracolo molti credono in Gesù e non possono di Gerusalemme! Lazzaro diventava oramai il t e-
ricusare tale prova della divinità (Gio. XI, 45; XII, stimonio vivente della parola che Gesù aveva un
21); altri inv:ece, simili agli angeli ribelli fulminati giorno detta ai Giudei nel Tempio : « Come il Pa-
dal castigo, scompaiono immediatamente, corrono dre risuscita i morti e dona la vita, così anche il
dai Farisei a raccontare il fatto, preparando così Figlio darà la vita a chi vuole» (Gio. V, 21). « In
le conseguenze di cui dovremo parlare. verità vi dico, Io sono la resurrezione e la vita,
Tale è il miracolo della resurrezione di Lazza- chi crede in me, quand'anche fosse morto, vivrà,
ro. L'importanza di questo mistero consiste nel- e chi vive e crede in me non morirà in eterno »
l'essere come l'apogeo della rivelazione che Gesù (Gio. V, 25-26).
fa di se stesso coi miracoli. Se si eccettua la sua Così, com e Gesù diceva in una parabola, Laz-
personale resurrezione, questo fatto è il più gran- zaro è realmente rit ornato per rendere testimo-
de tra i miracoli compiuti da Gesù: grande, non nianza ai suoi fratelli (Le. XVI, 31); ma i suoi
soltanto per la n atura del prodigio, ma ancora fratelli non credono e vogliono uccidere il risorto
per le circostanze che lo accompagnano. Queste e Colui che lo ha resu scitato {Gio. XII, 10). Ecco
circostanze il Salvatore s tesso le dispone in modo ciò che forma la mestizia di questo miracolo; e si
che l'attesa di tut ti è a l colmo. Giammai Egli ba comprende come Gesù , che vedeva chiaramente

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tutte queste conseguenze, naturalmente esitasse a Lui, nonostante tutti gli avvenimenti, e mostrarc1
dare così il segnale della sua morte. riconoscenti.
Certamente Lazzaro si offrì a Gesù con rinno-
Ma ecco ancora quello che dimostra l'amore del vato amore e una più viva r iconoscenza. Con quale
Salvatore p er i suoi. Non vi è .forse un altro mi- zelo, diventato più tardi vescovo d i Mars1glia, non
stero in cui questo amore si riveli così p erfetta- dovette predica re la fede nel Salvatore, mostrando
mente con tutte le sue proprie tà. Amore che sa in sé ai pagani la p rova vivente della divinità di
tutto, al .q uale nulla è nascosto, che ci ha sempre Gesù, del suo amore, della sua potenza!
presenti al pensiero ptr occuparsi continuamente Quello che Gesù ha fatto per Lazzaro, lo farà
di noi: ma non è forse un grande conforto il pen- un giorno p er ognuno di noi: .Ja sua voce ci chia-
sare che Colui il qua\e ci ama, anche ci veda? merà dal sep olcro a ·v ita gloriosa: tutti allora
Amore sapiente e paterno, che permette la prova, nei nostri corpi trasfigurati saremo per tutta l'eter-
ma sempre per nostro bene. Amore tutto dedizio- nità i testimoni viventi della sua potenza e del
n e ·fino all'immolazione, e che si è sacrificato per suo amore.
noi, come per Lazzaro. Amore tenerissimo, ch e ha
pianto sulla nostra disgrazia e la nostra miseria.
Amore onnipotente, a cui nulla è impossibile, che
può aiutarci anche quando tutto ci vien meno e ci
fa obbedire anche oltre la tomba.
Questo amore e questo Cuore non sono morti:
essi vivono in cielo, vivono quaggiù in m ezzo a
noi n el Sacramento .d ell'Altare ed hanno per noi
la stessa .tenerezza e la stessa amabilità. Che feli-
cità avere p er amico fedele Colui che non ci ab-
bandona neppure quando tutto ci viene a man-
care ! Come era degna d'invidia la f amiglia di
Lazzaro, di cui è detto che Gesù l'amava! Che non
dovremmo fare per m eritare anche noi questa
amicizia!
Lazzaro e le sue sorelle ci insegnano come •
meritare l'affetto del Salvatore: bisogna credere
in Lui, aderire e donarsi a Lui con tutto il cuore:
bisogna finalmente avere una ferma fiducia in

352 353
I - Occasione del consiglio
Occasione remota: l'odio e l'invidia che i Giu-
dei al potere nutrono contro Gesù, e il timore che
h anno del Salvatore. Occasione prossima: la no-
MEDITAZIONE 162
tizia del gran miracolo compiuto da Gesù, la resur-
rezione di Lazzaro. Alcuni Giudei, testimoni del
IL GRAN CONSIGLIO SI ADUNA PER miracolo, vanno a raccontarlo ai Farisei (Gio. XI,
PERDERE GESU' 41 ), farse per prevenire le molestie che avrebbe
p otuto attirare loro il fatto d'essere stati presenti
a Betania.
G !O\'A~Nl Xl , 45-56. Perciò molti Giudei, che erano vc~ull da Maria
ed erano s!ali spe tta!Ori di qua nto Gesu aveva fatto, La notizia si diffonde r apidamente e m ette in
c1·edc ttero in lui; ma alcuni dì essi ne a ndarono m oto tutta la città. Impossibile negare il mira-
dai Farisei a na rrare loro quello che Gesù aveva
operato. I Capi dei sacerdoti ed i Farisei allora
colo: è quindi tempo di prendere una decisione,
r ad1marono un consiglio e dicevano : « E che fac- se si vuole procedere contro il Salvatore. O adesso
ciamo? Poiché questo uomo opera tanti ~1i ra~oli. o mai, dicono certamen te i nemici di Gesù, e ciò
Se lo lasciamo fare cosl , tu tti crederanno m l u1, e
verranno i Romani c distr uggeranno il luogo santo si rileva dalla loro deliberazione. Il Gran Consi-
e la nostra nazione •. Ma uno di essi, Caifa, in quel· glio si riunisce subito.
l 'anno Sommo sacerdote, disse loro : • Voi non ci
capite nulla e non r iflettete come è . di nostro
in teresse che m uoia un solo uomo per li popolo e
non perisca l 'intera nazione • . Ora egli non disse II - La deliberazione
questo di suo, ma essendo Sommo sa~erdote m
quell'anno, profetò che Gesù doveva monr~ per la Autori della deliberazione sono i Farisei e i
sua nazione, e non soltanto per quella naz~one , . ma
anche a fme di radunare insieme i dispersi figi! dt
pontefici, sia Caifa che ·e sercita le funzioni di
Dio. Gran Sacerdote, sia Anna, deposto dai Romani,
Da quel giorno adunque essi delibe:a rono di m~~­ ma che era ancora tenuto in grande stima, sia
terlo a morte. Gesù per questo non St mostrava p1u
apertamente tra i Giudei , m~ di là si . ritirò ~n una finalmente le principali famiglie sacerdotali. La
r egione vicina a l deserto, m una. c1~tà chiamata convocazione è ufficiale; il Gran Consigìio è quindi
Efrem, dove s i tr attenne con i suo1 dtscepoh. . al completo (Gio. XI, 47).
Ora la Pasqua dei Giudei era vicina e m olti d 1
quella regione prima di Pasqua salirono a Gerusa- Il luogo delle riunioni ufficiali era una sala
lemme a purifica rsi. E cercavano Ges ù, e stando nel della parte m eridionale del Tempio, nelle costru-
tempio dicevano: • Che ve ne pa re? Che non venga
egli alla festa? •. I Capi dei Sace rdoti intanto e i
zioni contigue alla Corte dei Sacerdoti; si chiama-
Farisei avevano da to ordine che se qualcuno s apes· va Gazith o sala lastricata.
se dov'era, lo denunziasse per catturarlo. Riguardo al soggetto della deliberazione , si trat-

354
355
ta di sapere che si deve fare contro Gesù, poiché essi dovrebbero invece prestar fede a questi mi-
non è possibile lasciare andare così le cose. Il racoli o esaminarli.
presidente, forse Caifa, d'accordo coi suoi seguaci, Ma il vero motivo a cui obbediscono, è il ti-
espone i motivi. more di essere costretti a riconoscere il Messia
e perdere la loro carica. La bestemmia contro
l" - Gesù, fa molti miracoli. E ssi non conte- Dio, la violazione del sabato di cui è stato spesso
stano quindi i miracoli del Salvatore, ma li rico- accusato, non viene neppure ricordata.
noscono e confessano che questi miracoli sono
molti.

2• - Se le cose continuano così, tutti crederanno III - La decisione


in Lui, cioè riconosceranno in Lui il Messia, in-
somma tutto il popolo andrà a Lui, essi perderan- Finalmente Caifa decide la questione (Gio.
no la loro carica e Gesù stabilirà il regno del Mes- XVHI, 14) e lo fa:
sia tal quale ~ssi immaginano.
l " - ·Con irritazione e senza riguardo; perduta
3" - ·I Romani avranno per tal modo un'occa- la pazienza, senza dubbio per l'opposizione e le
sione di venire, d'impadronirsi della città e del esitazioni degli altri membri del Consiglio, dice
Tempio, di saccheggiarlo e devastarlo. - Sciente- loro apertamente: «Voi non sapete nulla"·
mente essi prestano al Salvatore le loro proprie 2• - Egli pronunzia la sentenza con piena sleal-
idee sul regno del Messia e si ammantano del pre- tà, richiedendo la morte di Gesù sotto il falso
testo di salvaguardare gl'interessi del popolo. Era pretesto di un pericolo nazionale.
per ipocrisia: se Gesù li avesse favoriti e il buon
esito fosse stato probabile, essi non avrebbero la- 3" - Tale sentenza è ingiusta; Caifa dice infat-
sciato di schierarsi contro i Romani, senza pre- ti: « E' meglio per il popolo che muoia un solo
occuparsi del bene della nazione. uomo, anziché perisca l'intera nazione». Certo, in
Tale è dunque la questione; e allora si deli- sé è meglio che sia così ; ma non è né giusto né
bera come ·fare per impossessarsi di Gesù, man- lecito fare morire qualcuno senza motivo. Qui lo
darlo a morte e liberarsi di Lui. A quanto pare, scopo doveva giustificare il mezzo.
non sono tutti d'accordo: per lo meno i più assen- Caifa ottiene tuttavia la soluzione che desidera.
nati tra loro, gli amici di Gesù, come Nicodemo Il Consiglio si schiera dalla sua parte : Gesù sarà
e Giuseppe di Arimatea, fanno forse osservare l'as- messo a morte. Già in ·p recedenza si era deliberato
surdità e l'insufficienza dei motivi allegati contro sui mezzi da usare per impossessarsi di Gesù, ma
il Salvatore. Fare un miracolo, non è un delitto: la deliberazione non era stata ufficiale o, se lo era

356 357
stata {Gio. VII, 30), non avevano deciso di ucci- All'esecuzione di questo consiglio .della sua
derlo. giustizia, della sua misericordia e della sua sa-
Oggi, il dado è tratto. In questa occasione sem- pienza, Dio farà mirabilmente servi·re il consiglio
bra che il Gran Consiglio si occupi esclusivamente di Caifa, consiglio d'ingiustizia, di odio, di falsa
dei provvedimenti da prendere contro il Salva· sapienza. Ciò che Caifa, nella sua malizia diaboli-
tore, ed è dato ordine a tutti d 'informare le auto- ca, ha giudicato più opportuno, Dio lo giudica
rità circa il luogo ove si trova Gesù per poterlù anche la cosa migliore nelle sue mire tutte santità
arrestare. Questa seduta e questa deliberazione e misericordia. Come fa notare S. Giovanni, Caifa
sono opera di slealtà, fl'ipocr1sia, d 'iniquità e di profetava perché era pontefice di quell'anno, ma
malizia; è veramente il « condlium malignan- profetava inconsciamente, in tutt'altro senso e con
tium ,, o, come ordinarìamente si chiama, ,, il cat- intenzione ben diversa.
tivo consiglio ». Per Caifa, « il popolo » era la nazione giudaica;
Tuttavia il decreto del Consiglio, per lo meno per Dio, tutta l'umanità. Vi è in ciò una prova
quanto al suo significato materiale e al suo ogge1- lampante della fedeltà di Dio alla promessa da lui
to, è confermato da un tribunale superiore: esso fatta al Gran Sacerdote dell'antica Legge, incari-
è ratificato dal Consiglio della SS. Trinità. Anche cato di manifestare al popolo la volontà divina
là si ammette: « E' meglio per il popolo che uno {Num. XXVII, 21 ; Deut. XVII, 8-9). Ma Caifa, non
solo muoia e non perisca tutta la nazione ». E avendo consultato il Signore, annunzia inconsape-
questo decreto è un'opera di giustizia: è giusto che volmente la volontà di Dio, esponendo scientemen-
i peccati del mondo siano espiati con la morte te il piano inventato dalla propria malizia, e in-
di uno solo, poiché sta a Dio, l'offeso, di fissare vece di essere utile al popolo lo precipita nella
le condizioni della soddisfazio~e da offrire per rovina.
l'offesa. Nel consiglio della SS. Trinità e nella delibera-
E ' un'opera di misericordia, che Uno solo muo- zione del Gran Consiglio di Gerusalemme, vi è
ia per tutti; ed è un'opera di sapienza che questa anche un altro che approva la decis-i one, ed è lo
morte di Uno solo divenga per tutti principio di stesso Divin ·S alvatore. Egli sa tutto, ascolta tutto,
unità, col sopprimere le divisioni tra i popoli e e con umHtà, con amore, con una totale abnega-
fondare una sola Chiesa universale (Gio. XI, 52). zione di se stesso, approva la decisione di Caifa
Questa Clùesa universale avrà il suo. fondamento nel senso fissato dal Padre celeste; Egli si im-
nella morte di Gesù : così vuole il Padre celeste mola per noi con amore infinito.
e così ci manifesta ii suo amore, dandoci il suo Gli amici che Gesù ha nel Gran Consiglio gli
-proprio Figlio e facendo di tutti gìi uomini, per riferiscono la decisione presa; Egli perciò si allon-
la sua morte, un sol popolo. tana dai dintorni di Gerusalemme, si ritira a Nord

358 359
Est verso la cittadina di Efrem, nel deserto di
Gerico (ved. •Introd.). Si allontana dai suoi nemici
non già per .fuggire la morte, ma per attendere
il momento fissato da Dio e sottrarre dal pericolo
i suoi discepoli. Questo accadeva all'epoca dell'an-
no che corrisponde al nostro gennaio, un m ese e MEDITAZIONE 163
mezzo prima dell'ultima Pasqua e della morte
del Salvatore. I D I E C I LEBBROSI
La decisione del Gran Consiglio è quindi la
risposta allo stupendo m\racolo della resurrezione
di ·Lazzaro, risposta ufficiale data dai capi e .rap- LucA XVII, 11-19. Mentre era in via pe r Gerusalemme, passò tr<>
presentanti di tutto il popolo, provocata dal Gran la Samaria c la Galilea. E, stando per entrare in
Sacerdote nel Tempio, all'ombra stessa del Santo un villaggio, gli si fecero incontro dieci lebbrosi,
che fermat isi in distanza , levarono la voce dicendo:
dei Santi: risposta dell'inoredulità, dell'ostinazio- " Gesù, Maestro, abbi compassione di noi! ». A quella
ne ·n el male, della slealtà, di un odio mortale con- vista, egli disse loro: « Andate e mostratevi ai sa-
cerdoti • · E, mentre vi andavano, furono mondati.
tro un'opera sublime di amore e di misericordia. Ora uno di essi. vedendosi guarito, tornò indietro.
In realtà, questa r isposta è funesta per i Giu- dando gloria a Dio a gran voce , e s i gettò con la
faccia a terra davanti a i piedi di Gesù a r ingra·
dei : essi hanno messo innanzi il bene della na- ziarlo; cd era egl i un Samaritano. Allora Gesù disse:
zione, ed è invece la sua rovina che essi affrettano • Non sono s tati forse mondati tutt'e dieci ? E gli
e confermano. Solo la fede nel Messia poteva altri nove dove sono? Non se n'è t rovato nessun
altro, che s ia tornato per dar gloria a Dio, se non
salvarli. Tuttavia Dio fa servire la risposta del questo. straniero • . E a lui : • Alzati e va' : la tua
Gran Sacerdote deicida per rivelare al mondo il fede ti ha salvato! • .
mistero più sublime della sua misericordia. Toc-
cava al Gran Sacerdote manifestare questa volontà
di Dio, ed egli non poteva nè meglio nè più perfet- Il Salvatore si ritka dunque ad Efrem. Passa
tamente esprimere l'eterno disegno della Reden- probabilmente per Anathot, patria del profeta Ge-
zione. Profeta, in virtù della sua vocazione, egli remia, che è figura del Messia sofferente. Questo
annunzia, novello Balaam, la salvezza di tutto il fu l'ultimo viaggio di Gesù: prima a ·E frem, ai
mondo e la rovina del suo popolo : Balaam bene- confini della Samaria e della Galilea, poi verso il
diceva Israele invece di maledirlo. Giordano, di cui il Salvator e rasentò la sponda
orientale attraverso la ·P erea per ritornare a Geri-
co e a Betania.
La guarigione d ei dieci lebbrosi è il solo fatto
conosciuto di questo periodo dell'apostolato di
360
361
loro fiducia, il loro desiderio. Una circostanza par-
Gesù in Samaria e in Galilea. Questo mistero può ticolare rivela la loro fede: appena Gesù ha ordi-
essere considerato sotto un triplice aspetto. nato di andare a .presentarsi ai sacerdoti, partono
.subito, prima ancora d'essere guariti. Appunto per
la strada sono risanati.
1 _ Senso storico del mistero Anche qui, come già nella guarigione del p rimo
Questo mistero offre diverse. analogie con la lebbroso, il Salvatore si conforma esattamente alle
. . dl. un lebbroso meditata precedente- prescrizioni della legge e mette a prova la fede
guanglOne
m ente (Mt. VIII, 2; Mel I , 40; Le. V' 12!; ma ~re- di questi dieci infelici, mandandoli dai sacerdoti
senta pure alcune differenze. Tre puntl sono Im- prima ancora che la lebbra sia scomparsa. Nel
portanti al riguar do: 1 dare il comando Egli tien conto di questo parti-
colare che, su dieci, nove sono giudei: lascia al
l o - Dal punto di vista delle circostanze, si trat- Samaritano la liber tà di fare quel che vorrà. Qui
ta di dieci lebbrosi, e non di uno solo; e uno Gesù non tocca i lebbrosi, né loro ingiunge di non
dei dieci è un samaritano. . . . parlare del miracolo.
·Il Salvatore infatti, lasciata Efrem, via~pa ~ 1
confini della Galilea e della Samaria e s~ a~l~ 3° - Il contegno dei lebbrosi presenta una dif-
~ Nord-Est verso il Giordano. Sicco_me del _diecl, ferenza : essi sono stati uniti nella stessa disgra-
nove sono galilei m entre uno solo e sam~ntan~, zia, nella s tessa fiducia e nella stessa guarigione;
si può dedurre che il miracolo è avvenuto m Gali- non conservano però questa unione nella ricono-
lea. La tratlizione designa Ginea. . . . scenza. Evidentemente non hanno camminato mol-
Si perrr.etteva ai lebbrosi di riumrsl t_ra dl loro to, prima di vedersi guariti. Forse bastava si re-
e di abitare insieme. Vi era dunque m. ~uesto cassero alla vicina città, p oiché Ginea (Ain Gan-
luogo un gruppo di tali infelici; la c~mum~a de~la nim) era una delle città levitiche {Jos. XIX, 21;
sventura trionfava così delle antipat~e ?azlOnal~ e XXI, 19).
religiose. A quanto pare questi lebb~osl a caso In- Solo il Samaritano ritorna per ringraziare il
contrarono il Salvatore; ma probabilmente aveva- Salvatore della sua guarigione gettandosi ai suoi
no inteso parlare della sua presenza nel paese e piedi e ringraziandolo. Degli I sraeliti nessuno si
del suo apostolato. Essi implorano, da lontano, fa vedere, essi non ritornano, sia che manchi loro
la gratitudine e l'umiltà, ovvero siano stati tratte-
la guarigione.
nuti dai sacerdoti o dal timore di spiacere ad essi.
2o _ Riguardo al miracolo in sè, Gesù _si ~i­ Qualunque sia il motivo della loro condotta,
spone a fa:rlo per la miseria, la fede e la fiducl~ è biasimevole, poiché il Salvatore si lamenta di
che scorge in essi. Il solo grido: « Ma:stro, abbl loro espressamente, mentre loda la fede, la fidu-
pietà di noi », dimostra già il loro nspetto, la
363
362
eia, la riconoscenza di « questo straniero » e attri-
buisce la guarigione a questa fede, accordandogli naturale della riconoscenza; si attaccano ai loro
p oi nuove grazie, forse la fede nella sua divinità. sacerdoti, pastor i infedeli e tiranni delle anime
e . si. perdono con loro. Ma 1· Gen til'I, g1·1 « stra-'
m en » sono tanto umili e riconoscenti e per que-
II - Senso simbolico del mistero sto meritano di giungere alla fede e di entrare
nella Chiesa.
Il Samaritano e i nove Israeliti colpiti dalla
lebbra e- guariti dal Sal'fltore sono evidenteme_n~~'
sotto un triplice aspetto, una figura della Gentllita III - Senso morale del mistero
e del Giudaismo. . ~l Salvatore l"accomanda qui soprattutto la
lo Nella ·c omune disgrazia : Giudei e Gentili
-
v1rtu della riconoscenza. Si può argomen tarlo da
tre motivi:
sono nel peccato. La lebbra è sempre stata consi-
derata come la figura del peccato e trattata in lo -Dalle parole del Salvatore si comprende
conseguenza. << Dio ha permesso che tutti fossero eh~ l'ingratitudine dei « nove » lo fa soffrire. Egli
rinchiusi nell'incredulità, per usare a tutti mise- chiede se non sono dieci i lebhrosi guariti e dove
r icordia » ( Rom. XI, 32). << Tutti hanno peccato e sono gli altri nove. E ' evidente invece che si
rimangono lontani dalla gloria di Dio '' (Rom. III, ralleg:a della riconoscenza del decimo, tanto più
24). che S I tratta di un Samaritano.
. I Gi_udei hanno ricevuto favori ben più gran-
zo- I dieci lebbrosi sono ancora figura dei Giu- di; essi dovrebbero quindi comprendere meglio
dei e dei Gentili, perché hanno un Liberatore
le cose soprannaturali e i loro doveri verso Dio.
comune. Tutti vanno al Salvatore e ricevono da
I~ fa~to d 'essere preferiti e di godere di certi pri-
Lui la guarigione, perché solo in Lui è la salvez-
vilegi, non costituisce un motivo p e·r manifestare
za (Att. IV, 12). minor riconoscenza: tutt'altro!
3o - I dieci lebbrosi sono pure la figura dei 2°, - La riconoscenza è un atto di giustizia, per-
Giudei e dei Gentili nella loro condotta verso il ché ·e un. atto di convenienza. Bisogna o n on ac-
Salvatore. I Giudei accettano i suoi benefici, m a ~ettare il b eneficio, o accettare nel tempo stesso
non pensano che agl'interessi temporali, senza ar- 1l dovere della riconoscenza. La riconoscenza è
rivare alla vera fede perché non hanno umiltà. Essi una virtù e non una semplice convenienza. L'in-
riguardano tutti i benefici come un diritto, e per- gratitudine è un vizio, e non solo un'inciviltà.
ciò non sentono alcuna riconoscenza: fanno pas-
3o - La nconoscenza ci dà poi unite la nobiltà
sare i precetti del cerimoniale prima del dovere
e l'umiltà; essa attira l'amicizia e la benevolenza
364
365
e diventa principio di nuovi favori, m entre l'in-
gratitudine inaridisce la sorgente delle grazie ..Di~
è il nostro più grande benefattore: non qumd~
solo riguardo agli uomini dobbiamo mostr~c1 MEDITAZIONE 164
riconoscenti, ma anche e soprattutto verso D10,
serbando il ricordo dei suoi benefici e ricambian- L'AVVENTO DEL REGNO DI DIO
doli, almeno con la nostra gratitudine.
LUCA XVII, 20-37. • Essendo stato Gesù interrogato dai Farisei :
« Quando viene il regno di Dio? •, rispose loro: • Jl
regoo d i Dio non ,·iene in modo appariscen te, si
che si possa dire: Ecco è qui, ovvero: E' 13, pcrc h~
il regno di Dio già è in mezzo a voi » .
Disse poi ai suoi discepoli: • Verranno dei gior·
n i, che desidererete vedere anche uno solo dei
giorni del Figlio dell'uomo, e non lo vedrete. E vi
si dirà: Eccolo là, eccolo qui! Voi, non vi move te,
nè andatene in cerca. Poiché, siccome u n lampo
sfolgoreggiando splende da un punto ali 'altro del
cielo, così sarà del Figlio dell 'uomo nel suo gior·
no. Però prima bisogna che egli soffra molto e che
sia r igettato da cotesta generazione. E come avven·
ne nel tempo d i Noè, avverrà pure nel tempo del Fi·
glio dell'uomo. Mangiavano, bevevano, p rendevano
moglie e andavano a marito, fino al giorno, che
Noè entrò nell'arca e venne il diluvio a farli peri·
re tutti. Così pure successe a l tempo di Lot: man·
giavano, bevevano, compravano, vendevano, pianta-
vano, fabbricavano ; ma quel giorno, che Lot uscl da
Sodoma, piovve fuoco c zolfo dal cielo e t utti con·
s umò. Così appunto avverrà quel giorno, che ap-
parirà il Figlio d ell'uomo.
Quel giorno chi si trova sul terrazzo cd ha in
casa le sue cose, non d iscenda a prenderle , e chi ~
ai campi non ritorni indiet ro. Ricordatevi della mo-
glie di Lot! Chi cercherà di salvare la sua vita,
l a perderà; e chi la perderà , la conserverà. Quella
notte , ve lo d ico io, vi saranno due su un Ietto,
uno sarà tolto via, e J·altro lasciato; d ue donne sta·
ranno insieme a macinare: u na sarà presa, l'altra
lasciata ». Gli domandarono allora i d iscepoli: • E
dove, o Sigoore? •. Rispose loro Gesù: • Dove sarà
il corpo, là pure si raduneranno gli avvoltoi ».

367
366 .
Pare che Gesù, prima di passare il Giordano, dore, come essi lo pensano, ma «senza attirare
sia stato interrogato sull'avvento del regno di gli sguardi » cioè nella povertà e nell'umiltà, o
Dio. almeno senza nessuna esteriorità che possa far
dire sicuramente: « Eccolo qui, eccolo là ».
Quanto al momento Gesù risponde loro che il
I · La domanda regno di Dio è già in mezzo a loro, dentro di loro.
Oggetto della domanda: Quando e come il re- Parola volontariamente oscura e misteriosa, che
gno di Dio verrà? Per regno di Dio bisogna inten- può anche voler dire che il regno di Dio è nel
dere il regno del MessiÀ (Atti. I, 6). cuore, nell'interno dell'uomo, nella virtù e nella
La domanda è provoaata sia dalla predicazione santità, molto più che nelle manifestazioni splen-
del Salvatore che annunzia la venuta di questo dide della grandezza e della potenza esteriori e
regno, sia dall'attesa generale, sia dall'importanza sensibili (Le. I, 75); che bisogna avere il senso
stessa della questione, tra le principali della Teo- interiore per scoprirlo e riconoscerlo.
logia giudaica. A questa spiegazione relativa al primo avvento,
L'intenzione di quelli che l'interrogano, poteva si collega la risposta che concerne il secondo, e
non essere maligna; forse si voleva sapere quello che si rivolge ai discepoli. Per secondo avvento,
che Gesù, il grande Dottore, pensava e insegnava il Salvatore intende soprattutto il giudizio su Ge-
su questo punto essenziale, se non si dava Lui rusalemme, senza escludere tuttavia il giudizio
stesso come il Messia. finale. Quando esso avverrà?
La .questione è posta dai Farisei; secondo loro l"- Gesù mette in relazione tale data con quella
il Messia e il suo regno dovevano rivelarsi con della sua Passione e morte, che devono precedere
splendore, con grande pompa, con potenza e mae- tutti gli avvenimenti.
stà, secondo il modo di pensare del mondo.
2" - I discepoli proveranno una tale afflizione
e desidereranno vedere uno solo dei giorni del
II · La risposta Figliuolo dell'uomo, ma non lo vedranno.
La risposta del Salvatore rivolta ai Farisei e 3" - L'immoralità, l'empietà, la dimenticanza
ai discepoli è duplice : Egli distingue due venute di Dio saranno al colmo, come ai giorni di Noè
del suo regno. e di Lot.
Riguardo al primo avvento, Egli espone egual- Come si produrrà tale avvento? Sarà così sfol-
mente due cose: il modo e il momento. Quanto gorante, che nulla potrà essergli paragonato, nem-
al modo, rivolgendosi direttamente ai Farisei, in- meno la luce del lampo; sarà talmente subitaneo
segna che il .regno del Messia non viene con splen- e generale, che il diluvio e la pioggia di zolfo

368 369
che inghiottì Sodoma, possono solo darcene una
2• - La risposta è impor tante perché afferma
idea. - Ovunque siano dei peccatori, si farà il
che il regno di .Dio non deve ancora venire, ma
giudizio: è quanto il Salvatore dichiara allorché
è già tra loro, in mezzo a loro, sia nella Persona
risponde ai discepoli che gli domandano: << Dove,
di ·Lui, come nel cuore degli Apostoli e di coloro
Signore?». ·E .r ipete questa misteriosa parola:
che credono in Lui. La risposta infatti ha certa-
<< Ovunque sarà il corpo, iv.i saranno le aquile,, o,
mente questo senso, benché in termini velati.
come dice Giobbe: << Ovunque sia un cadavere,
l'aquila subito ritrovasi » (Giob. XXX·IX, 30). 3• - Una cosa di grande importanza è qùesta:
A ·q uesto annunzio tdel giudizio il Salvatore il Salvatore annunzia che il secondo avvento sarà
aggiunge i seguenti avvisi: l) non lasciarsi ingan- un giudizio, non solo un giudizio universale, ma
nare dai falsi Messia, che compariranno; 2) nel quello di Gerusalemme. Secondo l'uso dei Pro-
pericolo, sacrificare tutti i beni temporali, anche feti, •Egli non separa mai i due fatti, di cui l'uno
la vita, poiché la vita così perduta si ritroverà; simboleggia e precede l'altro.
3) essere sempre vigilanti, poiché il giudizio ver- Evidentemente qui Gesù parla del castigo che
rà improvviso: << Due donne macineranno insie- colpirà Gerusalemme e della rovina del popolo.
me: l'una sarà presa e l'altra lasciata; due uomini Segni precursori, rapidità del cast igo, strumento
saranno nel campo: l'uno sarà preso e l'altro la- stesso della rovina designato dalle aquile (ro-
sciato"· mane); tutti questi segni si applicano alla caduta
di Gerusalemme, senza doverla nominare espres-
samente. Questa ·è già una risposta allo spaven to
III - Importanza della risposta ipocrita di Caifa {Gio. XI, 48). Tra poco il Salvato-
re annunzierà più ch iaramente la punizione. Qui
l • - L'importanza della risposta proviene in-
profitta dell'occasione per rich iamare i suoi disce-
nanzi tutto da quanto essa precisa circa le idee
poli al pensiero della Passione che si avvicina.
relative all'avvento e alla natura del regno del
Senza dubbio la risposta del Salvatore ha una
Messia, distinguendo chiaramente un duplice av-
impor tanza generale, perché quello ch'Egli dice deì
vento: l'uno nella povertà, l'altro nella potenza
giudizio di Gerusalem me e del giudizio universale,
e nella gloria.
si applica a ciascuno di noi al mom ento della
.n Salvatore contraddistingue così il carattere mor te. La morte è per ognuno i n particolare l'av-
del suo regno al presente. I suoi uditori s'imma-
vento del Figlio di Dio, e questo avver rà in circo-
ginano ed aspettano Io splendore esteriore; Egli
stanze simili.
riporta i loro pensieri verso le condizioni del suo
regno attuale, che è innanzi tutto regno di umiltà
e di pace, un regno interiore.

370 371
va parlato delle afflizioni ch e gli stessi Apostoli
avrebbero dovuto sopportare quando Egli sareb-
be venuto a giudicare (Le. XVII, 22); qui Egli indi-
ca nella preghiera un mezzo per trionfare della tri-
MEDITAZIONE 165 bolazione c li esorta a ricorrere ad essa.

LA PARABOLA DEL GIUDICE INIQUO II - Motivi di ricorrere alla preghiera


I motivi si rilevano sia dalla parabola in sè,
sia dall'applicazione che ne fa il Salvatore.
Luc,\ XVIII 1-8. Rivolse ancor-l. Gesù ai suoi discepoli una para- La parabola in se stessa insegna molte ragioni
bola per mostrare che dovevano essi pregare sempre
senza mai scoraggiarsi: • C'era in una città un per ricorrere alla preghiera fervorosa e per non
giudice, il quale nè temeva Dio, nè aveva riguardo stancarsi mai nell'afflizione e nella tribolazione.
alcuno agli uomini. C'era pure in quella città una
vedova, che andò da lui a dirgli: Fammi giustizia
Questi motivi sono tratti sia dalla condotta del
del mio avversario. Egli per molto tempo non volle, giudice, sia della vedova.
ma poi disse tra sè: Benchè io non tema Dio, nè mi
curi degli uomini, tuttavia perchè questa vedova l) Il giudice, come spesso accade in Oriente,
m i importuna, le renderò giustizia, onde essa non è iniquo, cattivo, senza coscienza: non teme nè
cont inui sino alla fine a rompermi la t esta. Senti-
te - prosegul il Signore - che cosa dice cotesto Dio n è gli uomini; e tuttavia finisce per piegarsi
giudice iniquo? E Iddio non farà giustizia ai suoi alle preghiere e all'insistenza della vedova, le
eletti, che giorno c notte gridano verso di lui, e
·tarderà a loro riguardo? Vi assicuro che pronta·
rende esattam ente giustizia per timore che essa
mente farà loro giustizia. Ma il Figliuolo dell'uomo, non vada a qualche eccesso.
quando verrà, troverà forse fede sulla terra? •. Al giudice, il Salvatore oppone Dìo ch e deve
fare giustizia agli oppressi. Dio, non solo è l'op-
posto di questo giudice: Egli è la stessa giustizia,
La parabola del giudice iniquo si collega imme-
la bontà infinita e vuole onorare e rispettare i di-
diatamente alla precedente conversazione.
ritti di una preghiera fervor osa, che nella sua bon-
tà e giustizia ha promesso di esaudire.
I · Scopo della parabola: nell'afflizione pregare 2) La povera vedova ci fornisce anche lei ec-
Che la parabola si ricolleghi immediatamente cellenti motivi di pregare così. Da una parte, essa
al discorso precedente si rileva dalla frase: « E è una sconosciuta per il giudice, dall'altra, ri-
loro diceva in parabola che bisogna pregare sem- siede nella stessa città e h a diritto al suo appog-
pre, senza mai stancarsi ''· Infatti il Salvatore ave- gio. Inoltre è senza protezione e senza difesa e non

372 373
ha altro m ezzo se non pregare e sollecitare : ma ri-
corre a questo mezzo senza stancarsi e finisce p er III - Proprietà della preghiera
trionfare.
Il Salvatore, nel fare l 'applicazione della pa-
rabola, rileva una proprietà della preghiera e una
Figura ammirabile della Chiesa, prima di tutto condizione necessaria perché essa sia esaudita:
nella sua dipendenza riguardo a Dio, di cui quag- bisogna che la preghiera sia perseverante, fervo-
giù è la città ed il regno; indi nel suo isolamento rosa, indefessa : « giorno e notte ''• dice Gesù; bi-
~inanzi all'afiflizione e alla persecuzione, alle qua- sogna pregare sempre, cioè spesso, molto; non bi-
li essa non può oppoqe se non la pazienza ; e sogna abbandonare la preghiera per la noia, il
infine nella sapiente politica, la quale consiste n el dubbio o la pusillanimità. {Si dice che si fa sem-
non contendere a lungo l::on i suoi oppressori, ma pre una cosa quando si fa spesso e non si tralascia
nel ricorrere direttamente a Dio, rifugiandosi in di farla).
Lui che tiene in mano i cuori degli uomini e i Inoltre, come si rileva dalla parabola stessa,
confini della ter.r a! La Ch iesa tratta con Dio la sua questa perseveranza dà alla preghiera una novel-
causa mediante l'incessante preghiera e con la la forza che le assicura il successo, perché la per-
preghiera ottiene vittoria. severanza suppone la fiducia, l'umiltà, la volontà
Dio non resiste tanto tempo a una preghiera risoluta e un desiderio ardente (Le. XI, 8).
perseverante. La parabola di questo giudice ini- Ma, soggiunge, terminando, il Salvatore, quan-
quo ·r icorda la r isposta di Dio a Mosè che inter- do il Figliuolo dell'uomo verrà per giudicare, tro-
cede a favore del suo popolo {Deut . IX, 14). La verà E gli la fede che persevera nella preghiera
preghiera è l'unica forza, la sola potenza ch e Dio per trionfare delle prove e dei pericoli del giu-
tem e, perch é ·E gli non le vuoi resistere. dizio venturo ; Ja troverà nel mondo? (Le. XVII,
Nell'applicazione che il Salvatore stesso fa del- 26-33), la troverà tra i su oi?
la parabola, troviamo un nuovo motivo di ricor- ·L amento doloroso ch e sfugge dal suo Cuore
rere alla preghiera n ell'afflizione: la sua promessa vedendo, da una parte, quanto .Egli fa per radi-
di esaudirci. Egli esaudisce facendo giustizia, co- care la fede nel cuore degli uomini e, dall'altra
me compensando delle sofferenze e dei sacrifici parte, lo spaventoso castigo in cui gli uomini, e
e castigando gli oppressori. Ecco perchè Egli di- particolarmente il suo popolo, si gettano con la
ce : « E Dio non farà giustizia ai suoi eletti e sarà loro incredulità.
lento a loro r iguardo? ». No, E gli farà giustizia Abbiamo in questa par abola un nuovo esem-
prontamente e all'improvviso. E, d.opo tutto, la pio del modo con cui il Salvatore sa insegnare
prova più lunga è breve se paragonata alla ricom- una stessa verità sotto figure e fo rme diverse. Egli
pensa che è eterna.
ci ha già insegnato quanto importi perseverare
374
375
nella preghiera con la parabola dell'amico impor-
tuno che va durante la notte a trovare l'amico
per flomandargli in prestito alcuni pani e riesce
ad attenerli per la sua importunità (Le. XI, 8).
Inoltre è commovente ascoltare Gesù - · ed è MEDITAZIONE 166
un segno della bontà del suo Cuore - è commo-
vente ascoltarlo nel magnificarci la potenza della PARABOLA DEL FARISEO E DEL
preghiera nelle grandi afflizioni, esortandoci così
PUBBLICANO
a pregare, e nel rivelar~ con immagini e con giu-
dizi alla portata di tutti il Cuore di Dio, la forza
e l'eccellenza della preghiera.
LUCA XVIII 9-14. Propose pure questa parabola per quei tali, che
erano convinti di essere giusti e disprezzavano gli
altri. • Due uomini salirono al t empio a pregare:
l 'uno Fariseo, I 'altro pubblicano. Il Fariseo stando
ritto, così pregava dentro d t sé: Ti ringrazio, o
Dio, che non sono come gli altri uomini, rapaci,
ingiusti, adulteri e anche come quel pubblicano là.
Digiuno due volte la settimana, pago le decime di
quanto acquisto. Il pubblicano invece, s tando lon·
tano, non osava neppure alzar gli occhi verso il cie·
lo, ma si picchiava il petto, dicen do: O Dio, sii
propizio a me peccatore! Vi dico, tomò questi a ca-
sa sua gius tificato a differenza d eli 'altro; percbè
chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà
esaltato •·

La parabola si collega intimamente alla prece-


dente, se non per il tempo in cui il S alvatore la
propose, almeno per il soggetto.
Nella parabola precedente e nella predicazione
del regno di Dio (Le. XVII, 23-37), Gesù ci racco-
m a nda di vegliare nell'esercizio della penitenza,
delle buone opere e della preghiera ; ma tutte que-
ste pratiche devono essere animate da sentimenti
di umiltà. Qui dunque ci predica l'umiltà e ci dice

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376
di guardarci dall'orgoglio per le buone opere già za, come la statua della preghiera, come se nella
fatte. casa di Dio fosse in casa propria (Mt. VI, 5).
Ma il suo orgoglio si palesa meglio ancora
Per dare al suo pensiero una forma concreta, nella sua preghiera, la quale manifesta tanto bene
Gesù non ha bisogno di cercare lontano da sè. Or- i suoi p ensieri e i s uoi sentimenti: preghiera che
dinariamente vi sono tra i suoi uditori dei Fari- ha due parti: l'una positiva e l'altra negativa.
sei, tipi perfetti di fiducia in sè e di disprez~o pe~ Il Fariseo comincia, è vero, col lodare Dio e
gli altri (Le. XVIII, 9). Nel numero di questi altn ringraziarlo; ma comincia poi subito a tessere le
i pubblicani hanno il p~imo posto. proprie lodi. Se egli loda Dio, è un pretesto per
La parabola si muoye su queste ~ue sorta .di lodare se stesso : lungi dal ricordare i propri pec-
personaggi, che sono come i due poli della soci~­ cati, enumera le sue virtù e i suoi meriti e dà
tà giudaica contemporanea del Sal~atore: e~sa ~ spettacolo di sé. Tuttavia quello che racconta di
rivolta ai Farisei, come agli Apostoli e a tutti no1. sé, si limita a cose esteriori: invece di digiunare
Gesù sceglie la circostanza della preghiera pub- solo una volta l'anno lui digiuna due volte la set-
blica nel Tempio, perché vuole insegnare l'umil- timana, paga la decima di tutto, non soltanto delle
tà nel pregare, e perché in questa circostanz~ ~o­ sue rendite, ma del cimino, dei frutti e delle erbe
pra tutte le· altre l'uomo dimostra da qual~ ~pmto (Le. XI, 42; XXXIII, 12; Mt. XXIII, 23).
è animato e quale è il suo sentimento rehgwso. Egli quindi non ha nulla da domandare: pos-
siede già t utto: non ha da implorare perdono:
egli è santo; egli deve soltanto ringraziare, e que-
I - Il Fariseo sto ringraziamento gli rammenta le su e virtù, co-
me tutto ciò che lo circonda gli ricorda quanto
Il Fariseo personifica l'orgoglio, la fi ducia nel-
egli superi gli altri uomini. Paragonati a lui, gli
la sua propria giustizia perfino nella preghiera ..
altri sono ladri, uomini ingiusti, adulteri. Certa-
Ciò provano il suo esteriore e ~l su~ ~tteggi~­
mente egli si volta indietro per vedere se qualcuno
mento. Egli sale al Tempio e sta m p1ed1. In se
l'osserva e lo ascolta: il suo sguardo cade allora
lo stare .i n piedi non h a nulla che denoti orgoglio :
sul pubblicano e si affretta a condannarlo.
i Giudei pregavano talvolta in piedi (Ili Re VIII,
22) tal altra in ginocchio (Dan. VI, lO; Att. VII, 59; Che orgoglio disgustoso! Non riconoscere alcun
IX, 40; XXI, 5), o prostrati (II Re XII, 16; I Macc. difetto in sé, trovare solo virtù, vantarsene di-
IV 40 · Ecci. I, 19), o seduti (II Re VII, 18; III nanzi a Dio, accusare e condannare gli altri! E
Re' XIX, 4). Ma qui l'atteggiamento è significativo: proprio così dovevano esse·re i Farisei: il Salva-
il Fariseo si atteggia così con solennità, con fierez- tore probabilmente ha preso questo ritratto dal
vero. Ecco il fior fiore della nazione. Non pare
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379
strano che un uomo possa spingere l'orgoglio a sarà esaltato ». Infatti non si può essere perdo-
questo punto? E' il risultato delle << tradizioni » nati se non per mezzo dell'umiltà.
farisaiche e dello spirito di casta. In ogni modo, la condotta del Fariseo non è
davvero una preparazione alla giustificazione. La
espressione usata dal Salvatore è una formula
II · Il Pubblicano ordinaria, benché mitigata, per dire che il Fariseo
Il pubblicano, all'opposto, personifica l'umiltà non fu giustificato, e per conseguenza fu condan-
interiore ed esteriore. Egli appartiene alla classe nato dinanzi a Dio ( Mt. V, 19; XXI, 31). Giusta
infima e più disprezzala, egli si sente realmente punizione dell'orgoglio di proclamare se stesso
colpevole· e peccatore. 1 Non ha nessuna fiducia giusto, condannando tutti gli altri, e specialmente
nella sua propria giustizia e confida unicamente il pubblicano. Nel giudizio di Dio avviene proprio
nella misericordia di Dio. il contrario.
Il suo atteggiamento è l'espressione dei suoi Evidentemente qui il Salvatore ci vuole inse-
sentimenti di umiltà. Non entra baldanzoso nel gnare l'umiltà, soprattutto nei rapporti con Dio:
tempio, ma si giudica indegno d'avvicinarsi e resta la vera umiltà di cuore, la consapevolezza delle
lontano accanto alla porta. Non fa come il Fari- nostre colpe, ecco quali son o i nostri sentimenti
seo, neppure osa alzare gli occhi in segno di più spontanei e che più ci si addicono dinanzi
pentimento e di penitenza, ma si batte il petto a Dio. E' il miglior mezzo per avere buon esito:
e dice: « O Dio, abbi pietà di me che sono pec- Dio si piega misericordiosamente verso l'umiltà,
catore ». Confessa pubblicamente il suo peccato e mentre resiste all'orgoglio e lo respinge, non solo
ne implora il perdono. Ecco la vera umiltà. negandogli la grazia, ma colpendolo della sua ma-
ledizione.
Inoltre il Salvatore si proponeva di flagellare
III · Il giudizio di Dio e bollare d'infamia l'intollerabile orgoglio dei Fa-
risei ed annunziare ìa loro condanna. La loro con-
Come sono giudicati il Fariseo e il pubblicano? dotta è una abominazione davanti a Dio, come
Il Salvatore lo dichiara in questi termini: « Io ha già detto loro (Le. XVI, 15) essi saranno scac-
vi dico che questi tornò a casa sua giustificato ciati dal Tempio, mentre l'umiltà del pubblicano
(il pubblicano) e l'altro no». Il senso stesso di
e dei pagani ne aprirà loro l'entrata.
questa frase e del contesto indica che solo il pub-
blicano fu giustificato, mentre il Fariseo fu con-
dannato; poiché Gesù soggiunse subito dopo:
<< Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia

380 381
MATTEO XIX, 1-12. del regno dci cicli. Chi può comprendere, com-
prenda •.
l-'lATTEO V, 31-32. Fu detto pure: C/1i ripudia la propria nwglìc, l e dia
il libello di rit>ttdio. Ed io vi d ico: Chiunque ripudJa
la propria moglie, tranne in caso di disonestà, la
rende adullern, c c hi sposa u na don na ri pudiata com-
MEDITAZIONE 167 mette adulterio.
M.\RCO X, 1-12. Partito di là, si recò nel territorio della Giudea c
o lt re il Giordano; c di n uovo gra n gente prcsc ad
INDISSOLUBILITA' DEL MATRIMONIO E accompagnarlo in via cd egli d i n uovo, come era
suo costume, ad ammaestrarla .
VERGJNITA' Anche d ei Farisei, per mettcrlo a prova , vennero
da lui a fargli ques ta domanda: « E' lecito ad un
uomo ripudiare la moglie? •. Rispose loro : «E che
vi ha prescritto Mosè? ». « Mosè, dissero essi, ha
MATTEO XIX, 1-1 2. Quando Gesit ebbe terminati questi discorsi, se permesso di scrivere l'atto di divorzio c di ripu-
n e parti dalla Galilea c venne nel t erritorio della diarla ». Replicò loro Gesù: « Per la durezza del vo-
Giudea, di là dal Giordano. E gli tenne d ietro una stro cuore ha scritto per ;oi tale regola . Ma al
grande moltitudine, e colà egli li guarl. p rincipio della creazione Dio li fece maschio e f em -
AIJora gli si accostarono i Farisei per metterlo mina; per questo appunto lascerà l'uomo il padre
a prova e gli chiesero: « E' lecito ad un uomo ri· e la madre por unirsi con l a moglie, e i due di-
pudiare la moglie per qualsiasi motivo? •. Rispose venteranno una sola carne; in mod o che non sono
egli: • E non avete Ietto che il Creatore li fece da più due, ma u na sola carne. L'uomo adunque non
principio maschio e f emmina e disse: Per questo separi ciò che Dio congiunse • .
lasceriì l 'uomo il padre e la madre e s i unirà con Venuti poi in casa, i discepoli di nuovo lo inter-
l a sua d01111a, e i due saranno una sol a carne? Di rogarono su questo punto. Ed egli rispo~e loro:
modo che non sono più due, ma una sola carne. • Chiunque ripudia la moglie e si sposa ad un 'altra,
Non separi du nque l 'uomo ciò che Dio congiunse •. commette adulterio per riguar do della prima. E se
• Ma allora perchè, soggiunsero essi, Mosè h a pre· una donna ripudia il m arito e si sposa ad un a l-
scritto di dare il libello di divorzio e di ripudiare tro, commette adulterio • .
la moglie? •· Rispose egli : • E' per causa della vo-
stra durezza di cu_ore che Mosè vi permise di ri-
pudiare le vostre mogli; ma da principio non fu
Intanto Gesù, lasciando la Galilea e la S amaria,
cosl. Or io v i d ico: Chiunque ripudia la propria traversa il Giordano per entrare nella Perea. Un
moglie, tranne per infedeltà, e ne sposa un'altra, giorno i Farisei vanno da Lui e lo interrogano
commette adult erio, c chi sposa una donna ripu-
d iata comme tte adulterio ». « Ma se è tale, gli di- sulla indissolubilità del matrimonio.
cono i discepoli, la condizione dell 'uomo per ri-
guardo d ella moglie, non conviene davvero sposar-
si •· Rispose loro: « Non tut t i comprendono que- I · La questione
sta dottrina, ma soltanto quelli a cui è stato con-
cesso. Vi sono infatti degli eunuchi, che sono nati Ch'costanze nelle quali è proposta: il Salva-
tali dal seno della madre; vi sono d egli eunuchi .
che sono s tati fatti dagli uomini ; e vi sono degli
tore è circondato da una gran folla di popolo che
eunuchi, che s i sono fatti tali da sè, per ragione istruisce e di cui guarisce i malati.

382 383
L'oggetto della questione è questo: può un l o - Gesù richiama sapientem e·n te il precetto
uomo rimandare la propria m oglie e sciogliere il primitivo, affinché non possano metterlo in con-
vincolo coniugale per qualunque motivo? t raddizione con la Legge mosaica. Comincia con
Quelli ch e lo interrogano sono Farisei, le cui l'interrogare su quello che Mosè ha prescritto a
opinioni sono molto diverse su questo punto. Gli tale proposito: poi ch iede ai Farisei se non h an-
uni (scuola di Schammai) permettono il divorzio no letto come· Dio all'origine ha stabilito il matri-
solo in caso di adulterio; gli altri (scuola di H il- monio nell'unità e nell'in dissolubilità. Dio, che
lel) lo autorizzano per qualsiasi motivo, m entre ha creato l'uomo, « maschio e femmina li creò "
la Legge richiede effettivamente una ragione ch e (Gen. I, 27): vi è pertanto fra lor o una triplice
renda la vita comune 1 penosa e grave {Deut. unità : unità di origine, poiché Eva ha tratto la
XXIV, 1). sua origine da Adamo (Gen. II, 21, 23 ), unità nel
Sappiamo che su questo punto le cose anda- vincolo coniugale, in vista della generazione (Gen.
vano molto male, non soltanto fra i pagani, ma II, 22), unità infine nell'istinto naturale, che è il
anche fra i Giudei, in grazia soprattutto del las- pitt potente di tutti gl'istinti e in cui Adamo vede
sisma dei Farisei. la volontà di Dio s tesso (Gen. II, 24 ).
Occasione della domanda: la questione è mol- Dio ha unito così l'uomo e la donna in tre
to dibattuta, e forse il Salvatore h a, ancora recen- modi : in vista del matrimonio, essi sono due in
temente in P erea, r improverato ai Farisei di incor- una sola carne·; da ciò il Salvatore deduce l'in-
rere in una grave responsabilità per i loro insegna- dissolubilità del matrimonio: « Quello che Dio ha
menti, che non potevano non essere tradotti in unito, non lo separi l'uomo »,
pratica nella vita {Le. XVI, 18). 2° - Il Salvatore spiega i l senso del libello di
L'intenzione dei Farisei non è buona. Essi si ripudio. Infatti i Farisei · subito replicano: « Per-
propongono unicam ente di tentare il Salvatore: ché dunque Mosè prescrisse di dare alla donna
l'insidia consiste in ciò: qualunque sia la risposta il libello del ripudio e di m andarla via?». Questo
di Gesù, essi cercheranno di metterlo in contrad- libello, risponde Gesù, non è la Legge, ma un'ec-
dizione sia con la Legge sia con se s tesso, sia cezione a lla Legge, una cow:essione che Dio ha
con gli usi in voga, forse anch e con Erode, nel fatta loro per la durezza del loro cuore, per im-
cui territorio è stata posta la questione. pedire più gravi mali, come ha permesso delle
eccezioni e delle mitigazioni alla Legge su altri
II · Ris{>osta del Salvatore dinanzi al popolo punti, per esempio, la poligamia, il taglione, ecc.
Il Salvatore risponde in presenza della folla. Y - Il S alvatore dà allora la sua decisione. Egli
La sua risposta comprende tre pa.r ti: riporta il matdmonio alla sua istituzione primi-

384 385
tiva, abroga l'eccezione e il permesso del libello che anche le donne ne abbiano usato per sé : lo
di ripudio, dichiara che il vincolo coniugale non prova Salomé, sorella di Erode e d i Erodiadc
può giammai essere disciolto, ma che in caso di (Mc. X, 12).
adulterio di uno dei due sposi vi può essere la
separazione. Tale è il senso del testo di S. Matteo 2• - Il Salvatore risponde direttamente al pen-
(Mt. V, 32; XIX, 9). siero dei discepoli, i quali giudicano che, stando
Soltanto in questo modo . la prima parte del così le cose, sia preferibile non sposarsi. Egli dà
versetto nono si può spiegare d'accordo col resto magnifici insegnamenti sul celibato, .scelto per
e con altri testi della ~· Scrittura (Mc. X, 11-12; motivi soprannaturali e in vista del cielo. Ma per
scegliere questo stato occorre:
Le. XVI, 18; I Cor. VII, 10) e con l'interpretazione
della Chiesa (Cane. Treh.to, sess. 24, can. 7). Gli a) prima di tutto, una grazia speciale di lu-
Apostoli stessi sembra che lo abbiano compreso ce e di fortezza: « Non tutti comprendono questa
così, poiché dicono subito al Salvatore : « Se tale parola, ma quelli soli a cui è stato concesso "·
è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non « Chi può comprendere, /Comprenda >>. L'istinto
torna conto ammogliarsi! » - Questa è la rispo- naturale contr ar io al celibato è molto violento e
sta di Gesù ai Farisei: in che cosa e come lo si veemente (M t. XIX, 6; Mc. X, 7); ci vuole quindi
poteva censurare? una g razia particolare per superarlo.
b) Il Salvatore soggiunge poi che questo
III · Spiegazione della risposta per i discepoli stato è lasciato alla libera scelta e non è imposto
ad alcuno; deve quindi essere liberamente scelto
Arrivati a casa, i discepoli riattaccano la stes- ed accettato, non esservi spinti dalla necessità 0
sa questione: essi pensano che se in nessun caso dalla forza. Ecco perché Gesù parla di diverse
il vincolo coniugale può essere disciolto, e solo specie di eunuchi : alcuni lo sono per difetto di
la separazione di abitazione, in caso di adulterio, natura, altri sono stati riçlotti così dalla violenza
è permèssa, allora è preferibile non sposarsi. Con altri infine lo sono liberamente e volontariam~nte:
la sua risposta Gesù dice due cose :
c) Oltre la volontà e la libertà, ci vuole un
l • - Conferma la risposta data in presenza deì motivo soprannaturale, « in vista del regn o dei
popolo e dei ,Farisei, dichiarando formalmente cieli», per servire la Chiesa e la causa del Van-
che il vincolo coniugale non può essere spezzato gelo.
e sopprimendo qualunque eccezione. Da tutto ciò si rileva che una tale vocazione
Secondo la Legge, solo il marito aveva il di- è sublime, che è possibile e persino facile, perché
ritto di dare il libello del ripudio. Sembra però è un effetto della libertà e della grazia. Sotto

386 387
l'influsso della grazia, una tendenza si sviluppa
nell'uomo e questa tendenza è più potente del- trimonio, che vogliono conservare la loro libertà
l'istinto più gagliardo; questa t endenza è il biso- e in corpo mortale conquistare la corona vergi-
gno di aderire a Dio, di servire gli intere'5si del nale degli Angeli: anime i cui pensieri aspirano
suo Regno, di partecipare alla sua gloria. tutti all'ideale e al cielo, anime che vogliono ser-
La questione che ha provocato questa spieg~­ vire Dio con generosità. Per queste a nime c'è il
zione, u sciva, per così dire, dai bassi fondi del celibato, la vocaz·i one alla verginità nel servizio
cuore umano; essa aveva il su o principio nelle di Dio.
vergogne c nei traviamev.ti degli istinti meno no- Ecco fin dove c'innalza la parola del Salva-
bili; ma nell'insegnamerlto che ne costituisce la tore: s i direbbe una profezia, un annunzio, un
dsposta, il Salvatore ci •eleva con sé a pensieri, preludio della visione dell'Apocalisse che ci mo-
istituzioni e leggi che rinnoveranno il mondo ri- s tra la splendida corte dell'Agnello scelta tra le
velandoci ciò che il cristianesimo ha di più bello anime verginali per seguire l'Agnello dappertutt.:J
e di più sublime·. Il matrimonio è riportato alla (Apoc. XIV, 4 ). Falangi luminose che si librano
sua integrità primitiva, la verginità e il celibato tanto al disopra delle grigie tenebre di questa
diventano una vocazione. Perciò ques to mistero terra! Lo stesso Giudaismo non aveva potuto of-
ha una grande importanza. frire al mondo se non qualche esempio rarissimo
Nella limpida esposizione dei p ensieri del Sal- di queste anime celestiali !
vatore vediamo tre stati del matrimonio. Il pri-
mo è .Jo stato ideale costituito da Dio nella per-
sona dei nostri progenitori: conforme a questo
tipo primitivo l'alleanza d'Israele con Dio è stata
un'alleanza indissolubile (I s. LV, 1). Il secondo è
la purezza dell'ideale primitivo, alterata dal libel-
lo del ripudio e dalla poligamia. II terzo stato è
quello dell'ideale primitivo e lo perfeziona elevan-
dolo alla dignità di sacramento. Il matrimonio
così santificato, reso indissolubile· e diventato un
sacramento, prepara proprio la verginità e il celi-
bato della Chiesa. Nel matrimonio cristiano la
grazia trova un terreno ben preparato.
Vi saranno però sempre delle anime che· non
possono accettare l'indissolubi!e servitù del ma-

388
389
l [1.

l
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1 --- -- ---- MEDITAZIONE 168

/
/ G ES U' E I FANCIULLI
/
, /

..-"
..-"' Luc.1 XVIII, 15·17. Gli conducevano poi mnanzi anche dei piccoli
_....... ... ---- fanciulli, perchè li toccasse; vedendo questo. i di-
-- scepoli li rimproveravano. Ma Gesù li chiamò a sè
dicendo: • Lasciate che i fanciulli vengano a me
e non li impedite, perchè il regno dci cieli è di
quelli , che sono ad essi simili . In verità vi db.J:
Chi non riceverà il regno di Dio, come un fan-
ciullo, non ci ent rerà mai >.
MARCO X, 13·16. Gli menavano anche dei fanciullini, affinché li
toccasse, ma i discepoli sgridavano coloro, che li
presentavano. Gesù, ciò vedendo, se ne sdegnò c
disse loro: « Lasciate venire da me i fanciullini
c non li impedite; perchè a i loro simili appart iene
il regno di Dio. In verità vi dico, chi non acco-
gl ie il regno di Dio, come un fanciullo, non en-
trerà in esso •· E prendendoli t ra le braccia, li bene-
diceva, imponendo ad essi le mani.
M.1rrco XIX, 13-15. Allora gli furono condotti dei fanciulli , affin-
chè imponesse loro le mani e. pregasse per essi.
Li sgridarono i d iscepoli. Ma Gesù disse loro: • La-
sciate che cotesti fanciulli vengano a me e non li
impedite; perehè il regno dei cicli appartiene a co-
loro che somigliano ad essi ». E , dopo aver loro
imposte l e mani, si partì di là.

Quest'amabile scena avviene ancora in Perea.

I · Si presentano dei fanciulli a Gesù


Son certamente le madri che voglion presen-
o IO
Km. tare esse stesse i loro figlioletti a Gesù. E con

390 391
quali intenzioni? Esse desiderano e vogliono che volevano dunque procurare loro i molteplici van-
il Salvatore preghi per loro, li tocchi, imponga taggi derivanti dalla benedizione.
loro le mani e li benedica. Ma perché desiderano sia proprio Gesù a
A quanto pare, si tratta di fanciulli in tenera benedire i loro fanciulli? Certo per la grande
età, forse tra loro ve ne sono di quelli ancora ' opinione della santità di Lui, della sua potenza
lattanti, che non possono quindi profittare né e bontà. Esse vedono in Lui un uomo di Dio, il
degl'insegnamenti del Salvatore, né di moìt'Ì. altri suo inviato, e questo desiderio da parte loro è
benefici: Le loro madri vogliono che almeno ab- quasi una confessione della divinità del Salva-
biano la for tuna di ricevere da Lui una benedì- tore. In tutti i casi, credono di non poter assi-
t
zione. curare ai loro figliuoli nulla di meglio per il
Tutti i popoli religiosd hanno sempre annesso tempo e per l'eternità che la benedizione del Sal-
un ocrran valore alla benedizione; ed era così an- vatore.
che presso il popolo eletto. Benedire, cioè con- I fanèiulli stessi, se non erano in troppo tenera
ferire i beni .t emporali ed eterni, è privilegio di età, potevano essi stessi andare spontaneamente e
Dio e di coloro che lo rappresentano per qual- volentieri da Gesù, la cui dolcezza ed amabilità
che titolo: pa-dri di famiglia, sacerdoti, uomini li attraeva, ed essi si sentivano tranquilli e con-
di Dio, dottori della Legge, rappresentanti del- t enti accanto a Lui.
l'autorità e santità di Lui.
Così nella storia d'Israele vediamo prima Dio
(Gen. I, 22), poi i Patriarchi (Gen. XXVII, 4, 33;
II - I discepoli vogliono allontanare i fanciulli
XLVIU, 14; ~IX, 28), i sacerdoti e gl'inviati del Pare che il Salvatore si trovi in qualche casa,
Signore (Deut. XXXIII, l) benedire. La benedizio- quaudo i fanciulli gli sono portati dalle loro ma-
ne è sempre stata ritenuta come un pegno di dri {Mc. X, 17); per lo meno esse non possono
protezione divina contro tutti i mali, una prova giungere direttamente a Lui, e per essere intro-
-dell'amicizia e dei favori di Dio, poiché colui dotte devono ·r ivolgersi agli Apostoli, che le rifiu·
stesso che riceveva tale b enedizione diventava tano e le r espingono.
uno strumento della grazia. Perché gli Apostoli si dipartano. così? Forse Il
La benedizione dei Patriarchi conferiva parti- Salvatore è stanco e sfinito ed ha bisogno di ri-
colarmente la grazia e l'onore di essere nel nu- poso: i suoi discepoli vogliono risparmiargli un'al-
mero degli antenati del Messia, di far parte di tra .fatica; forse i fanciulli accorsi sono molti e
questa gloriosa genealogia che lo riallaccia ad gli Apostoli sanno che il loro Maestro non fa nul-
Adamo. la a metà, e perciò vorrà benedirli tutti. Forse
Nel presentare i loro bimbi a Gesù, le madri giudicano anche che non vale la pena scomodare

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tanto il Salvatore e imporgli questa fatica: sono segno di b ontà ed è tanto bello. Ma che il Sal-
fanciulli in tenera età e si tratta solo di una be- vatore, il quale è Sacerdote e Dottore per eccel-
nedizione. lenza, Dio rive-stito della natura umana, degni mo-
Forse vi è in loro qualche traccia del rigore strarsi tanto condiscendente per dei fanciullini,
e della severità dei Farisei. In ogni caso, costa- è certo segno di straordinaria amabilità.
tiamo ancora una volta che gli Apostoli sono i
mediatori tra il popolo e il Salvatore: essi per- 3• - Il Salvatore ci rivela inoltre la sua
mettono 0 negano di andare da Lui. In questa profònda Sapienza nella condotta e nelle parole
circostanza particolare, e~si vanno contro le in- con cui biasima il modo d'agire degli Apostoli.
tenzioni di Gesù. La sua affermazione ci dice che un fanciullo non
è senza importanza, ma è degno invece di molta
considerazione. Il regno dei cieli appartiene ai
III - Come Gesù accoglie i fanciulli fanciulli.
G esù si accorge di quanto accade: forse ha .Jl regno dei cieli che Lui è venuto a fo ndare,
inteso il vocio e la discussione tra i discepoli e conquistare e meritare agli uomini a prezzo delle
le madri che hanno condotto i loro figlioletti e sue fatiche, della sua P assione e della sua morte,
che non accettano facilmente di essere congedate. i fanciulli già lo hanno, già è .in loro possesso. I
Egli disapprova la condotta degli Apostoli e chia- fanciulli sono i principi del cielo, i figli di Dio,
i figli del Padre suo, i fratellini del Salvatore.
ma a sè i fanciulli.
I piani divini, così grandi e magnifici, i frutti
1• . Vediamo, prima di tutto, la bontà de1 Sa~­ dei consigli di Dio, sono già in questi cuori in-
vatore che non rifiuta nulla di quello che puo fantili: essi vi riposano e sonnecchiano, per dir
essere un bene o un eonforto per gli u omini, e così; ma un giorno si riveleranno come gloriose
giunge a sdegnarsi con gli A~o~toli, ~erché com- realtà. I noltre questi fanciulli, sono degni di que-
prendono così poco il suo sp1nto e 1l loro_com- sto fine per le qualità che possiedono.
pito . .Prodiga poi a questi fanciulli l~ m~mfe-sta­ E qui ancora il Salvatore propone questi << pic-
zioni del suo affetto e della sua bonta: h prende coli » come modelli agli Apostoli e ai fedeli, per
tra le braccia, impone loro le mani e li benedic~, mostrare loro come essi devono tendere a questo
e certo così fa per ognuno di essi, nonostante 1l scopo glorioso e ricevere in sé il regno del cielo.
loro numero e il tempo che deve impiegarvi. « In verità vi dico, che chiunque non accoglie il
regno di Dio con l'animo di un fanciuHo, non
2• - Ammiriamo l'amabilità del Salvatore. Che entrerà in esso ». (Le. XVII I, 17). Innocenza, umil-
un sacerdote benedica un fanciullo, è sempre· un tà, obbedienza, docilità e semplicità sono i nob1Ìi

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ci dimostra la grande sapienza del Salvatore, la
caratteri dell'infanzia, e queste qualità sono tanto sua bontà così commovente ed amabile che non
più amabili, per la ragione che il fanciullo le indietreggia mai e per cui nulla è mai troppo,
possiede naturalmente·, e neppure ne ha coscien- sia perché ne scaturiscono per noi delle gravi
za. Ora sono proprio queste le qualità necessa- conclusioni. Impariamo a usare bontà con tutti
rie per ricevere il regno di Dio ; senza di esse e a non riguardare nulla come cosa senza importan~
impossibile partecipare a questo regno. za, quando si tratti del bene delle anime.
Il fanciullo è quindi qualche cosa di grande, Apprendiamo inoltre a non trascurare nulla
d'importante, di sacro, e tmerita perciò che lo di ciò che può interessare la formazione e l'edu-
si rispetti, lo si ami e non si risparmino per lui cazione dell'infanzia e della gioventù. Quanti frut-
né cure né pene, tanto piu che egli è bisognoso ti hanno prodotto nella Chiesa le parole e l'esem-
di appoggio e debole; e il mondo e l'inferno usa- pio del Salvatore! Quanti sacrifizi hanno ispirato!
no contro di lui l'astuzia e la violenza per assi- Quante istituzioni dedicate a formare e istruire
curare il proprio trionfo nell'avvenire, a costo la gioventù hanno in esse il loro principio e il
della corruzione dell'infanzia. loro punto di partenza! Quanti ordini religiosi
Forse il Salvatore vede· in questi « piccoli» una sono sorti! Di quali vantaggi e di quanti bene-
imm agine della sua infanzia ; forse pensa a quelli fici per la gioventù la parola e l'esempio di Gesù
che lo h anno allora perseguitato, ricordando come sono stati la sorgente!
un padre e una madre lo abbiano difeso e sal- Noi vediamo ancora una volta come le parole
vato. Egli vede nel fanciullo il mistero del regno, e le azioni di Gesù sono realmente parole di
l'oggetto della predilezione del P adre suo e dei vita e di benedizione, contenendo in gerrne le mas-
Santi Angeli; Egli conosce i perfidi complotti sime e 1e istituzioni che hanno trasformato il
tramati dal mondo e dall'inferno contro l'infanzia. mondo.
Egli sa quanti di q uesti « piccoli » per la negli- Finalmente noi impariamo ch e per arrivare al
genza dei genitori e dei sacerdoti, ai quali appar- regno dei cieli dobbiamo anche noi rassomigliare
tiene il dovere di vegliare su di loro e istruirli, si ai fanciulli. La. cosa è difficile, ma vantaggiosa
.perderanno, nonostante tutti i loro titoli e i loro e sublime .
diritti a un magnifico avvenire nella Chiesa e in
cielo.
Ecco quello che il Salvatore vede nei .fanciulli,
quello che gl'ispira tanto affetto e tanta compas-
sione per essi ; ecco perché Egli non crede di fare
mai troppo per loro.
Questo mister o è molto importante, sia perché

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396
MATTEO XIX, 16·22. terroghi su ciò che è bene? Uno solo è buono; che
s e vuoi entrare nella vita, osserva i comandamcn·
ti ». • Quali? », domandò egli. E Gesù : • Questi :
N on uccidere, uon f are adulterio, non ru bare, l lOH
testinzoniare il falso, onora il padre c la nuulre, e
anra il JJrOssinio COI II C t e stesso ». Gli soggiungc
ME DITAZIONE 169 quel giovane: • l o ho osservato tutto questo: che
a lt ro m i manca? •. Gli rispose Gesù : • Se vuoi es·
sere perfet to, va', vendi ciò che h ai , dàllo ai po-
GIOV A NE RICCO veri e avraj un tesoro nel cielo, c vie ni. scguimi r-.
I L Udendo ciò quel g iovane se ne andò via tutto h·i·
ste, perché possedeva di molti ben i.

L uc,\ XVIII 18-23 Allora u no dei t'r incipali lo interrogò : • Bu~n


m~estro, che debbo fare per con se~ ire la vlla o

eter na? •· Gli r ispose Ges ù : • Perche m• cht~m~ Questo mistero pare si colleghi an cora al pre-
buono? Nessuno è buono, tranne Dio s?lo. Sat t
com andamenti : Non adulterare, non tt cctd~re , non cedente. Qua ndo Gesù esce dalla casa dove h a
rubare non testimoniare il falso, onora d padre benedetto i fanciulli, si presen ta il giovane di
e la :nadre • · Rispose egli : « Tutto ques to ho os· cui trattiam o.
servato si n dalla m ia giovinezza ». Sentcnd.o quc·
sto, Gesli gli r ispose: • Anco~a ~a. c~sa ~~ m:m:
. •endi quanto possiedi e dtstnbutscilo a t PO\ e n
ca·
c avra ' i cost. un tesoro tn · cte · 1o, c po i vieni ·: I - La domanda del giovane
· ·
segutm t » . Ma quegli •
sentendo ciò, si fece molto
t r iste _ chè era molto ricco. -Colui ch e interroga è un giovane ricco e sti·
17-22 . E mentre Gesù usciva fuori per . m~tt~rsi ~n v~a, mato, forse il capo di una sin agoga. Le sue pa role
M,\RCO X, accorse un tale e, gettan doglisi at ptedi , gh ch.te·
se: • Buon Maes tro, che debbo (are per .con ~egu~re e i suoi modi dimostrano nobiltà e deferenza, poi-
la vita eterna ? • · Gli disse Gesù • Pe~chc mt ~~t:>· ché egli saluta il Salvatore con ta nto rispetto;
m i buono? Nessuno è buono, tranne Dto solo. ( o.,..,.
infine egli è sincero e di buoni costumi e ha il
sci i comandamenti: Non uccidere,. non. com';'etrc-
re adulterio ; non rubare, ncm testtm?mare t i fai· senso e il gusto di una vita più perfetta, più vir-
so, rt0 11 fare torto ad alcuno, onora d padre c la tuosa, come si vede dalla domanda ch e rivolge e
Gli rislJose colui : « Maes tro, tutto questo
mad re •. . . . EGe- dal fatto attesta to n el Vangelo che Gesù « lo
io l 'ho osservato sin dalla rota giDvme'lza • ·
sù , fi ssando su di lui lo sguardo, lo amò . e sog· amò».
giunse: • Una sola cosa t i ma nca : va ' ' ~end t quan· La domanda fatta al Salva tore da .q uesto gio
to possiedi , c dallo ai poveri, ed av~a t un ~esoro
nel cielo ; c vie ni e segui mi • · Ma colut ,. fattost scu.- vane è duplice: egli domanda p rima la strada
ro a queste parole se ne andò tutto tns te: perche della salvezza, p oi quella della perfezione. Non
possedeva grandi beni. . . . . si tratta dunque di una cosa inutile o frivola ( Mt.
M.\TTEO XIX, 16-22. Ed ecco gl i s i fece innanzi un tale , che gh dt~se .
• Maestro, e che debbo fare io di bene per ~cqu.•sta·
XII, 38; XXII, 24), n é di un b ene temporale, com e
re la vita e te rna? •· E Gesù a lui : « Pcrche nn tn· sarebbero la san ità o il dena ro (Mt . IX, 18; Le.

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XII, 13), né di un bene spirituale domandato per Gesù risponde con questa frase inusitata: « Per-
curiosità o con cattiva intenzione (Mt. XXII, 36). ché mi chiami buono? Solo Dio è buono ».
Questo giovane ha uno sp irito retto, aspirazio- Quale senso hanno queste parole? Esse pro-
ni sublimi, cerca il meglio e il più perfetto. Pare vano certamente la modestia, la riservatezza e
quindi che possedesse tutte le belle e buone qua- l'umiltà del Salvatore e ci mostrano com e Egli
lità di un aspirante alla vocazione apostolica; e riferisce a Dio tutta la gloria; ma hanno anche
infatti il Salvatore lo accoglie con gioia e cor- un altro motivo. Gesù certo ha veduto che in
dialità. « Gesù lo guardò con tenerezza e lo amò ». questo giovane la sensibilità e l'immaginazione
Nondimeno, nel modo ~on cui il giovane avvi- sono eccessive, ha riconosciuto in lui un carattere
cina il Salvatore e gli pre;senta la sua domanda, impetuoso e volubile, e vuole, rispondendogli con
pare di riscontrare qualche cosa di strano, una freddezza, moderarne e contenerne l'ardore.
certa facilità a impressionarsi e a seguire la sen- Gli spiriti incostanti si lasciano facilmente tra-
sibilità. .E gli accorre da Gesù, si getta ai suoi sportare dalle cose esteriori, secondarie; ne subi-
piedi ed esclama: « Maestro buono, che devo fare scono l'influenza, fermandosi alle apparenze e ai
per acquistare la vita eterna? ». doni naturali. Era quindi molto probabile che,
Da queste circostanze pare doversi rilevare con buona intenzione senza dubbio, ma senza aver-
che, nonostante tante buone .q ualità, questo gio- ne piena coscienza, questo giovane vedess'e in
vane ha un carattere facilmente impressionabile, Gesù soltanto l'uomo, senza pensare a Dio, che
ma difetta p erò di energia, di decisione e di co- solo doveva essere lo scopo delle sue aspirazio-
stani:a. E' forse nel numero di coloro presso i ni. Il Salvatore vuole purificare la sua intenzione,
quali la parola di Dio trova un te~reno sassoso dirigere a Dio i suoi desideri, e con ciò fortifi-
e poco profondo (M t. XIII, 21; Mc. IV, 16; Le. care la sua risoluzione e renderla stabile.
VIII, 13 ). Ciò poteva nascondere un pericolo per Finalmente bisogna riconoscere che, chiamato
il bene. Gesù « Maestro buqno », non mette in perfetto
accordo le sue parole col modo di avvicinare il
II - La risposta del Salvatore Salvatore, né con l'oggetto della sua domanda:
vi è una certa mancanza di fede. Egli si è umil-
Il Salvatore conforma esattamente la sua n - mente inginocchiato, viene a chiedere quale sia
sposta al modo con cui la domanda gli è stata la strada da battere per giungere alla salvezza,
fatta e all'oggetto di essa. ha certo inteso parlare del Salvatore, è stato testi-
1• - Per quello che vi è di un po' bizzarro n ei monio dei suoi miracoli, forse anche suppone
modi del giovane e per la sua maniera di presen- quello che Egli è in realtà: pare quindi che ci
tarsi al Salvatore e nel r ivolgerglì la domanda, si debba aspettare che egli veda in Lui ben altro

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conforma alla capacità, al desiderio di ciascuno :
che un « Maestro buono,,, che lo nconosca
· per tutto il resto è inutile e forse sarebbe nocivo.
vero Messia, vero Dio. · Vediamo inoltre la sua rettitudine e la sua schiet-
~es ù si propone forse di aiutarlo: risponden-
tezza: Egli non si ricusa mai a un desiderio legit-
dogh che « Dio solo è buono » gli mette quasi timo. La sua risposta è completa, intera e appaga
sul labbro questa confessione per portarlo a dire: tutte le aspirazioni della volontà.
« Sì, tu sei Dio >>. Dio solo può insegnare la strada Ammiriamo poi anche la sua bontà. Egli si sa
della salvezza e della perfezione. Il Salvatore evi- impossessare degli spiriti e sublimarli mirabil-
~entemente cerca di risvegliare la fede del . suo
mente con forza e dolcezza e, se chiede un sacri-
mt_erlocutore ed aumeiJ$arla, per disporlo a se- fìzio, fa vedere anche la ricompensa. Sacrificando
g~Ire la sua chiamata quando lo inviterà alla le ricchezze e la famiglia, questo giovane avrebbe
v~ta aposto~ica. La rispo~ta di Gesù equivale p er- trovato l'intimità con Gesù e una ricompensa
CIÒ a un runprovero, biasimando nel giovane la
speciale nel cielo.
mancanza di fede ed eccitandolo amabilmente a
credere di più .
III - Risultato della risposta
. 2• - Alla domanda da lui fatta sui mezzi per
gmngere alla salvezza e alla vha eterna, il Sal- Purtroppo il risultato della risposta è nega-
vat~re risponde ricordando semplicemente i pre- tivo. Il giovane, udendo le parole del Salvatore e
cetti del Decalogo. I comandamenti sono la via vedendo il sacrificio che gli domanda, si turba,
p~ù semplice, la più diretta: essi sono, per così si rattrista, se ne va. Egli rinunzia alle sue aspi-
dire, la strada maestra del cielo. Gesù gli ricorda razioni alla perfezione, rinunzia a seguire Gesù e
solo i pre~etti della seconda tavola della Legge, a diventare suo discepolo e, a quanto pare, non è
perché essi suppongono anche quelli della prima. più ritornato dal Salvatore .
.Certo Gesù dovette riguardarlo con tristezza :
3" - Siccome il giovane ha osservato tutte que- questo giovane respinge una vocazione nobile:
s te cose ed aspira a un bene superiore e doman- senza dubbio sarebbe f ollia entrare in una voca-
~a se vi è qualcosa di m eglio a cui possa tendere, zione contro la volontà di Dio; ma resistere alla
Il Salv~t?re . gli . risponde rivelandogli i consigli chiamata di Dio che invita a tale o tal altra voca-
evangehci, cwè 1 mezzi di p erfezione : « Se vuoi zione, è una ben · triste vittoria.
essere perfetto va', vendi ciò che hai, donalo ai E da che dipende il rifiuto? Questo giovane
po~e~i e avrai un tesoro nel cielo: poi vieni e se- è contristato. Tristezza, scoraggiam ento, mancan-
gmnn >>. za di gioia, mancanza di decisione e di volontà,
In . ·q uesta r isposta del Salvatore vediamo pri- ecco la prima causa. Seconda causa: egli è affe-
ma d1 tutto la sua sapienza e prudenza: Egli si
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zionato alle sue ricchezze: è ricco e il suo cuore
è sch iavo, schiavo dei suoi b eni. Case, ville, giar- « Se vuoi», dice il Salvatore, perché l'essenza deJ.
dini, vigneti, eredità dei suoi: lasciare tutto ciò, la vocazione religiosa consiste nell'osservanza dei
rinunziare alle ricchezze, vendere tutt-i i suoi beni consigli, che sono m ezzi particolari per ~iungere
e darne il prezzo ai poveri, è troppo! Egli voleva alla perfezione; e questi mezzi Gesù Cnsto non
dei mezzi facili per giungere alla perfezione; in- li impone, non ne fa un precetto: ci dice che
vece gli si domanda d'infrangere la sua vita! sono molto graditi a Dio e li lascia alla nostra
Finalmente un'altra causa di q uesto rifiuto è libertà.
la mancanza di fiduci1 in Dio. La mancanza di Gli stessi consigli sono esposti qui nei loro
fiducia e il dubbio sono sempre un effetto del- punti essenziali. Innanzi tutto la povertà racco-
l'attacco del cuore ai behi di questo mondo. Quan- mandata in modo tùtto particolare, la castità e
to più si conta su di essi, tanto meno si conta l'obbedienza, supponendo naturalmente il celiba-
su di se stessi e su Dio: si cade col misero ap- to e l'unione intima col Salvatore. Lo scopo della
poggio al quale ci si affida. vita religiosa è chiaramente segnato: è la per:e-
Perché non poteva anche lui, come tanti altri, zione, il servizio particolare di Dio e della Chie-
fare quello che gli era richiesto, fidando in Dio sa; una ricompensa speciale in cielo, ove tutto
che lo invitava e lo chiamava? Dopo così splendidi ciò che si è abbandonato quaggiù è reso larga-
inizi, chissà dove sarebbe arrivato! Che cosa è mente con beni presentati qui, sotto l'immagine
diventato invece?· Lo sguardo tanto triste con di un tesoro prezioso e veramente regale.
cui Gesù lo ha guardato quando si allontanava, , Abbiamo in poche rrasi il piano meraviglioso
non ha offuscato tutta la sua vita? Ecco il frutto della vita -r eligiosa, ·Che non cessa di strappare
della tristezza, dell'attacco ai beni di quaggiù, del- tante anime al mondo, alle sue preoccupazioni
la mancanza di fiducia ! inutili, insensate e pericolose, per guadagnarle alla
L'importanza di questo mistero deriva, innan- perfezione e al cielo, procurando alla Chiesa infa-
zi tutto, da ·q uanto il Salvatore s tabilisce qui, ticabili operai per i su oi lavori apostolici e le
annunziando i due stati che parteciperanno alla sue opere di carità e per ricopiare e proseguire
sua Chiesa e al suo regno terreno: lo stato se- quaggiù la vita stessa di Gesù Cristo.
colare e lo stato religioso, con le loro differenze Qui ancora la parola del Salvatore è stata pa-
nettamente segnate. rola di vita ammirabile ed eterna.
L'essenza dello stato secolare consiste nell'os-
servanza dei Comandamenti di Dio, e a questa fe-
deltà è promesso il cielo p er .r icompensa. La voca-
zione religiosa è lasciata alla libertà di dascuno:

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405
M11RCO X. 23-31. Io, che non riceva il centuplo fin d'ora, nel tem-
po presente, in case, fratelli, sorelle, madri, figli
c campi , con delle persecuzioni, e nel secolo avve-
nire, la vita e terna. E molti dei primi saranno ulti-
mi, e gli ultimi saranno primi • ·

MATTEO XIX. 23-30. E Gesù disse ai suoi discepoli : • Vi dico in


verità: Difficilmen te u n ricco entrerà nel regno dei
MEDITAZIONE 170 cieli. Ve lo ripeto ancora: E' più agevole ad un
cammello entra re nella cruna di u n ago, che ad
un ricco nel regno di Dio •. In udir ciò i discepo-
LE RICCHEZZE- POVERTA' APOSTOLICA li ne erano grandemente stupiti, e dicevano: • E
t chi d unque porrà mai salvarsi? •. Ma Gesù, fissan-
doli, disse loro: • Per g li uomini ciò è impossi·
LucA XVII I , 24-30. E Gesù vellendolo così. esclamò: • Quanto è bile, ma a Dio tutto è possibile •·
diffici le che coloro, i quali possiedono ricchezze, en- Pietro a llora prese a dirgli : « Vedi . noi abbiamo
t rino nel regno di Dio! E' più facile per un cam· lasciato tutto, e ti abbiamo seguito; che cosa dun-
mello passare per la cruna d 'un ago, che per un que ne riceveremo?"· E Gestt disse loro: • Vi dico
ricco entrare nel regno di Dio ». " Ma chi può al· in verità: Voi che mi avete seguito, nella rigenc-
!ora salvarsi?>, dissero quelli , che avevano sentito. razione, quando il Figliuolo dell'uomo sarà assiso
Riprese egli: • Ciò che per gli uomini è impossibi- sopra il suo trono di gloria, sederete voi p ure
le, è possibile a Dio! • . Soggiunse Pietro: • Tu lo sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù d ' I-
vedi, noialtri abbiamo lasciato i nostri averi e ti sraele . E chiunque avrà lasciato case. o fratelli, o
abbiamo seguito •. Rispose loro Gesù : • I n verità vi sorelle, o padre, o madre, o figli , o campi per cau-
dico: Nessuno avrà lasciato casa, o moglie, o sa del mio nome, riceverà il centuplo e avrà in
fratelli o geni tori o figli per amore del regno di eredità la vita eterna. E molti d iverranno di pri·
Dio, che non riceva molto di più in questo stesso mi ultimi e di ultimi primi •·
tempo, e nel secolo avvenire la vi ta eterna •.

MARCO X. 23-31. Gesù allora, volgendo lo sguardo intorno, disse


ai suoi discepoli: • Quanto sarà difficile per coloro,
Quest'istruzione del Salvatore sulle ricchezze
che hanno ricchezze, entrare nel regno di Dio! >. e sulla povertà apostolica fa seguito immediato
I discepoli erano tutti s tupiti per queste parole ; all'incontro col giovane ricco.
ma Gesù riprese a dire: • Figliuoli, com'è difficile
en trare nel regno per ch i confida nelle r icchezze !
E' più facile a un cammello passare per la cr una
di un ago, che a u n ricco entrare nel regno di I - Occasione di questa istruzione
Dio •· Ond 'essi più che mai stupiti si dicevano l'un
l 'al tro: « Ma allora chi sì può salvare? •. E Gesù, L'istruzion e ha un duplice insegnamento: pri-
fissando su di loro Io sguardo, disse: • Agli uomi·
ni ciò è impossibile, ma non a Dio; perché a ma sulle ricchezze, indi sulla povertà apostolica.
Dio tutto è possibile •. L'occasione della prima parte è data dal giovane
Prese a dirgli Pietro : • Vedi! noi tutto abbiamo ricco che non ha voluto rinunziare alle sue ric-
lasciato e ti abbiamo seguito •. Rispose Gesù: • Vi
dico in verità: Nessuno avrà lasciato una casa o chezze e se n'è andato via triste. Il Salvatore gli
dei fratelli o delle sorelle, o il padre o la madre o dà uno sguardo e guarda poi quelli che lo circon-
i figli o dei c.,mpi per ragione mia e del Vange-

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dano : il suo sguardo è molto significativo e serve II Salvatore non disdice nulla di quest'affer-
come d'introduzione agl'insegnamenti che sta per mazione, nonostante la meraviglia e lo stupore
dare sulle ricchezze. dei suoi discepoli. Ma Egli dà anche una ragione
Riguardo poi alla seconda parte dell'istruzione, intrinseca del pericolo delle ricchezze. ·L e ricchez-
circa la povertà apostolica, essa ha avuto occa- ze infatti, fanno sì che si ponga in esse la fiducia,
sione dalla domanda fatta da S. Pietro : « Ecco, esse dividono il cuore, lo allontanano da Dio e
noi a bbiamo abbandonato ogni cosa e ti abbiamo dalle cose del cielo, lo rendono schiavo : gli .for-
seguito: cosa toccherà dunque a n oi? ». niscono mezzi per soddisfare le passioni, gli crea-
no una felicità terrena, così che egli non vuole
più sentir parlare dei beni celesti e soprannaturali.
II - L'istruzione ·E d ecco il p eggiore dei pericoli. L'uomo pone
Il fatto del giovane ricco dà al Salvatore l'oc- tutta la fiducia in sé e crede che Dio non è n e-
casione di parlare sul pericolo delle ricchezze. cessario alla sua felicità. Soltanto la grazia di Dio
In che consiste il p ericolo? Il pericolo non con- può trionfare di questo pericolo. Del resto la
siste solo nel distogliere dall'aspirare ed arrivare S. Scrittura dichiara che il ricco, il quale sia
alla perfezione, ma anche n ell'impedire la salvezza senza peccato e non ponga tutta la fiducia nelle
e far perdere il cielo. Il Salvatore lo dice chiara- ricchezze, è una cosa meravigliosa {Ecci. XXXI, 9).
m ente: « In verità, vi dico che difficilmente un L'esempio di Giuda prova questa verità.
ricco entrerà nel regno dei cieli ». E gli Apostoli Dopo questo severo avviso sul pericolo delle
lo comprendono proprio così, poiché sono s tupiti ricchezze, S. Pietro domanda al Salvatore ch e co-
e dicono: «Chi potrà dunque salvarsi?». sa avranno per ricompensa coloro che hanno ab-
Il Salvatore prova la verità e la realtà del pe- bandonato tutto per seguirlo. Gesù risponde pro-
ricolo. Abbiamo già una prova estrinseca nell'af- mettendo loro u na magnifica ricompensa e spie-
fermazione espressa dal Salvatore, affermazione gando a quali condizioni .questa ricompensa si
possa guadagnare.
che ·Egli ripete per b en tre volte, alla quale ag-
giunge novella forza con queste parole : « In ve- La p rima condizione è di rinunziare a tutto,
rità, in verità vi dico » e ·c he confe'rma ancora come ha chiesto al giovane ricco. Pietro e gli
con un paragone, mostr ando che, stando nell'or· Apostoli m.-evano già capito così e già hanno mes-
dine naturale, è così impossibile a un ricco en- so in pratica tale rinunzia: « E cco, noi abbiamo
trare n el cielo come a un cammello passare per abbandonato ogni cosa e ti abbiamo seguito; co-
la cruna di un ago: questo è impossibile all'uomo, sa toccherà dunque a noi?». E' quello che vuole
ma tutto è possibile a Dio, perché nulla è impos- il Salvatore: bisogna lasciare casa, ricchezze, fa-
sibile alla grazia. miglia. Si deve anche rinunziare a tutte le cose

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temporali per amore del Salvatore «per _amo:e mai difetto alla Chiesa militante, e soprattutto
del mio nome », « per amor mio e per 1l n:w agli apostoli di Gesù Cristo.
Vangelo», e per un fine apostolico, per. segmre Pare che il Salvatore veda qui in ispirito la
Gesù, aderire a Lui, condividere le sue fat1che per meravigliosa prosperità della Chiesa e degli Or-
il regno di Dio. . dini religiosi ch e, simili ad I sraele, si avanzano
Si tratta ,quindi della povertà apostohca, la attraverso il deserto del I)JOndo: spinti da ogni
povertà scelta in vista della perfezione evangelica, parte dai nemici, ma forti e generosi; senza mez-
la quale consiste nel lavorare non solo alla pro- zi temporali, ma nutriti da una manna celeste e
pria salvezza e p erfezion1, ma anche alla salute refrigerati da un'acqua miracolosa.
e perfezione del prossimo. La ricompensa eterna è anche duplice. Prima
Riguardo alla ricompen'sa, essa è duplice: l'una di tutto, la sicurezza di possedere il cielo e la
per il tempo e l'altra per l'eternità. La ricompensa vita eterna: il Salvatore impegna la sua parola.
terrena il Salvatore la designa con diverse espres- Mai forse promessa è stata più esplicita e più
sioni: « Molto più nel secolo presente », « il cen- evidente.
tuplo » : case, fratelli e sorelle e ma~re e figli: Secondo: nel cielo stesso è promesso loro un
Per " centuplo » bisogna soprattutto mtendere 1 grado particolare di gloria, di onore, di potenza,
beni spirituali: la libertà, la sicurezza, la gioia, di gaudio. Nel giorno della rigenerazione, cioè alla
la fiducia filiale, l'orazione .fervente, l'abbandono fine del mondo, quando il regno di Dio sarà defi-
a Dio la facilità di agire per amor di Dio ed nitivamente stabilito, quando il Figlio dell'uomo
acqui;tare immensi meriti per il cielo. Tuttavia siederà sul trono della sua gloria, gli Apostoli sie-
il Salvatore promette non soltanto i beni spiri- deranno con Lui su dodici troni per giudicare
tuali, ma anche i vantaggi temporali. le dodici tribù d'Israele. E ssi saranno dunque il
fiore, i principi del regno di Gesù Cristo.
Quando entra nella vita apostolica e aderisce Questa partecipazione al giudizio consiste sem-
a Gesù Cristo l'apostolo entra nel tempo stesso plicemente n el confermare la sentenza o sarà
in una nuova famiglia, in una famiglia più gran- qualche cosa di più ? Non lo si può dir<! con
de, di cui gli vengono partecipati i beni temporali, certezza. In ogni modo gìi Apostoli giudich eranno
in cui trova conforto, direzione, sostegno, con le con Gesù Cristo. Ed eccone il motivo.
gioie della vita comune. Felicità temporale di cui Per esercitare le funzioni di giudice ci vuole
si gode largamente aderendo a Gesù Cristo nella grande sapienza, nobiltà d'animo: gli Apostoli
vita apostolica e ciò « in mezzo alle persecuzio- hanno dato prova di avere l'una e l'altra, dispre-
ni>>, cioè nonostante le persecuzioni, nonostante giando le cose della terra e rinunziando ad esse
tutti i sacrifici interni ed esterni che non faranno per il regno di Gesù Cristo. Inoltre già quaggiù

410 411
e la preminenza non saranno come le immaginano
nella Chiesa sono stati associati alla regalita e il mondo e i Giudei. Abramo e i capi tribù non
all'autorità giudiziaria di Gesù Cristo: con i loro saranno i primi, la preminenza apparterrà agli
lavori e i loro sacrifici hanno difeso il regno del Apostoli.
Salvatore, ch e hanno esteso; conviene quindi che Come la gerarchia ecclesiastica è trasformata
in cielo siano r iconosciuti come i grandi dignitari quaggiù, così sarà di quella del cielo. P iù ancora,
e i principi di questo regno e siano così ricom- ci fa capire che molti di quelli i quali oggi sono
peJ1sati, tanto più che il giudizio futuro non è che al primo posto nella gerarch ia ecclesiastica del
una conferma di quanto loro hanno legato e sciol- Giudaismo nemmeno entreranno nel regno dei cie-
to sulla terra. t li {Le. XIII, 28 ). Agli occhi dei Farisei, il cui giu-
La duplice ricompensa, degli Apostoli nell'et<>r- dizio forma l'opinione degli altri, gli Apostoli sono
nità sarà, fatte le debite proporzioni, la parte di realmente gli ultimi; ma essi diventeranno i primi.
tutti coloro che avranno abbandonato tutto p er
Gesù Cristo, perch é essi avranno dimostrato la Le parole del Salvatore racchiudono inoltre
stessa sapienza e la stessa magnanimità. Per le una lezione molto più generale: Egli ci mostra
dodici tribù d'Israele s'intende non solo il popolo qui le relazion i tra la povertà e la perfezione evan-
d'Israele, ma tutta l'umanità e anche, secondo S. gelica ed apostolica, facendo della p overtà una con-
Paolo (I Cor. VI, 3), essi giudich eranno pure .gli
dizione essenziale e il primo dei consigli. I consi-
Angeli ribelli. gli sono i mezzi principali per giungere alla p er-
Quest a rigenerazione e rinnovazione delle cose fezione, vale a dire, all'amor perfetto e al servizio
presenterà dunque u n aspetto nuovo tanto diverso speciale di Dio ; la loro importanza consiste nel
da quello del mondo di oggi. Il cambiamento rimuovere i maggiori ostacoli all'amor di ·Dio.
sarà meraviglioso. Molti di quelli che quaggiù era- Ora il maggiore tra questi ostacoli, quello che è
no p overi, deboli e disprezzati, diventeranno i
anche il più comune, è la ricchezza, per i pericoli
possessori della potenza, della gioia e dell'onore. ch e essa crea riguardo alla salvezza. Bisogna pri-
Ecco perché il Salvatore soggiunge: « Molti, che ma di tutto scartare un tale ostacolo: e si fa
sono i primi, saranno gli ultimi, e parecchi che con la povertà.
sono gli ultimi, saranno i primi ».
Nella su a istruzione sulle ricchezze di questo
mondo, il Salvatore h a dun que posto quale p rimo
motivo di abbracciare la povertà , la necessità stes-
III - Conclusione
sa della povertà : e nella seconda parte Egli dà
Il Salvatore insegna a tutti, e prima al popolo un secondo m otivo, mostrando i vantaggi della
giudaico, ch e n el r egno della gìoria la gerarchia
413
412
povertà ed assicurandole le più magnifiche ricom-
pense, per questa vita e per l'altra.
Quest'istruzione non fa che completare e giu-
stificare i motivi delìa rinunzia, sì dura in appa-
renza, che il Salvatore ha chiesto al giovane ricco,
MEDITAZIONE 171
ed è una grave e commovente esor tazione alla
povertà apostolica. Il giovane ricco avrebbe do-
vuto far tesoro di questi insegnamenti e convin- LA PARABOLA DEI VIGNAIUOLI
cersene. t
Abbiamo qui il glorioso testamento della santa
l
povertà: nulla si potrebbe dire di più profondo, M,\TIEO XX, 1-16. « Il regno dei cieli invero è simi le ad un padrone
di casa, che uscì di buon mattino a prendere a gior-
di più impressionante, di più bello. E' la povertà nata lavoratori per l a sua vigna. E avendo conVe·
che· fa il religioso, che provvede ai suoi bisogni nuto coi lavoratori per un denaro al gimno li
mandò nella sua vigna. Uscito anche sull'ora terza
spirituali e temporali, che lo forma, lo istruisce a ne vide altri, che s tavano sfaccendati in piazza,
lavorare efficacemente per la Chiesa e che gli as- e disse 1oro: Andate voi pure nella mia vigna , e vt
sicura una gloriosa r icompensa in cielo. Perciò darò quello che sarà giusto. Ed essi andarono. Uscit·J
poi di nuovo in sulla sesta e la nona ora, fece lo
molti Santi fondatori di Ordini religiosi chiamano stesso. Uscit o quindi vers o l 'ora undicesima ne
la povertà una madre, e come una madre coman- trovò degli altri là s faccendati , e disse loro: Per-
chio ve ne state tutto il giorno oziosi? Gli r ispo-
dano di onoraria e amarla. sero essi : Perchè nessuno ci ha presi a giornata.
Ed egli: Anche voi andate nella mia vigna. Fattosi
sera, il padrone della vigna disse al suo fattore:
Chiama i lavoratori e dà loro la mercede, comin-
ciando dagli ult imi sino ai primi. Fattisi dunque
avanti quelli dell'ora undecima ricevettero ciascuno
un denaro. Vennem anche i primi e si pensavano
di ricevere di più: ma anch 'essi r icevettero un de·
naro per uno . E nel prenderlo mormoravano contro
il padrone . di casa dicendo : Questi ult imi hanno
lavorato un'ora sola e li hai t rattati come noi,
che abbiamo sopportato il peso della giornata e l 'ar-
sura. Ma egli così rispose ad uno di loro : Amico,
non ti faccio torto ; o non hai tu convenuto con
me per un denaro? Prendi il tuo e vattene ; anche
a quest'ultimo io voglio dare quanto a te. O non
mi è forse lecito di fare dei m iei beni ciò che
voglio? Ovvero il tuo occhio è m aligno, perchè io
sono buono? Così gli ult imi saranno i primi, e i
primi gli ult im i "·

414 415
Questa parabola si ricollega immediatamente Il - La parabola
all'istruzione precedente: essa ha relazione con le
La parabola degli operai mandati alla vigna
parole della sentenza: << Molti che sono i primi
è scelta molto bene per raggiungere lo scopo: è
saranno gli ultimi, e parecèhi che sono gli ultimi
in perfetta armonia con le circostanze di tempo
saranno i primi >> (Mt. XIX, 30).
e con gli usi del paese. E' primavera, l'epoca in
cui si lavora nei campi, negli orti, nei vigneti.
I - Connessione della parabola con l'ist~zione Il Salvatore vedeva spesso come nelle città e
precedfnte nei villaggi gli operai giornalieri si riunivano dal
primo mattino sulla piazza pubblica per offrire il
La conclusione dell'ìstr).lzione precedente è que-
loro lavoro a giornata, secondo il costume orien-
sta: « I primi nel regno celeste del Messia saran-
tale. Gesù trae da queste circostanze la forma del-
no gli Apostoli e non i rappresentanti della Chiesa
la sua parabola.
dell'Antico Testamento, neppure i pitl eminenti e
i più santi (Mt. XIX, 28): ed ecco il gran cambia- La vigna è la religione, la Chiesa: il Padrone
mento, la grande trasformazione di cui ha parlato della vigna è Dio, l'amministratore Gesù Cristo,
il Salvatore (Mt. XIX, 30). gli operai sono gli uomini, la giornata di lavoro
Ora quest'affermazione poteva produrre negli è il durare dei secoli per l'un1anità e la durata
Apostoli un duplice effetto. Primo : gli Apostoli deUa vita per ciascuno in particolare : il denaro
potevano inorgoglirsi alla prospettiva di tanta di- è la vita eterna, il cielo.
gnità. Secondo: potevano, come tutti gli Ebrei Ma in cielo, come si rileva dalla istr uzione pre-
in generale, trovare difficile e giudicare poco con- cedente, vi sono dei « preferiti )), dei privilegiati,
cc i primi)), gli ~< eletti>>, riguardo alla ricompensa.
veniente che, privi delle qualità necessarie, essi
potessero esser preferiti a tanti personaggi e pro- Relativamente al suo scopo, il Salvatore fa due
feti dell'Antico Testamento. cose nella parabola: prima Egli ripete molto chia-
Nel rispondere a questi pensieri, che probabil- nÌmente che la grande trasformazione, di cui ha
mente sono quelli degli Apostoli, il Salvatore mo- parlato, avverrà; poi giustifica il consiglio di Dio,
stra, con la seguente parabola, che i disegni di per modo che nessuno possa trovarvi un soggetto
Dio nell'elezione ai primi posti nel regno celeste di scandalo.
non devono ispirare ad alcuno né presunzione, né Dunque, prima di tutto, il Salvatore conferma
malcontento, perché è un disegno della bontà e ciò che Egli h a detto nell'istruzione preceden_te;
giustizia di Dio. Tale è lo scopo immediato della cioè che nella gloria del regno del Messia sarà
parabola e la lezione che essa racchiude. stabilita una gerarchia del tutto differente per

416 417
quanto concerne le dignità e i primi posti. Egli Il Salvatore giustifica poi il consiglio di Dio,
ripete a questo proposito le parole con cui ha con- mostrando che è, da una parte, opera della bontà
cluso il discorso precedente: « Gli ultimi ·saranno di Dio e, dall'altra, opera della sua giustizia: quin-
i pr~mi e i primi saranno gli ultimi »; e spiega di nessuno ha ragione di inorgoglirsi se è eletto
questo consiglio divino con le. parole che termi- li una ricompensa speciale nella gloria, come nes-
nano la parabola : « Molti sono i chiamati, pochi suno ha diritto di lamentai'si se non si vede pre-
gli eletti ». ferito. L'elezione a questi privilegi è opera della
Questa .frase formula la grande legge che pre- bontà di Dio: la parabola lo dimost:r:a nei termini
siede a tutta l'economia tlell'elezione, così nella usati e nelle circostanze stesse dei fatti.
vocazione efficace, come iq quella inefficace; nel- Certo, è per sola bontà da parte del padrone
l'elezione alla gloria come nella elezione al tale se gli ultimi venuti ricevono un denaro come i
o tal altro grado di gloria o ad una ricompensa primi. Il padrone della vigna lo afferma : « Se
particolare nella gloria. Afferma anche che l'ele- voglio dare a quest'ultimo come a te, non posso
zione non deriva punto dal merito, ma dalla pura fare io quello che voglio delle cose mie? O il tuo
e libera volontà di ·Dio e dal suo amore: nono- occhio è maligno perché io sono buono? ''· Inoltre,
stante tutta la cooperazione che gli uomini de- tutto il modo di comportarsi del padrone nei con-
vono apportarvi da parte loro, nonostante il dono fronti dei diversi operai prova che solo per pura
della gloria come ricompensa, è sempre l'amore bontà e non per necessità egli ingaggia delle ope-
di Dio, amore di elezione e di preferenza, che ha re. Nel dare loro un denaro egli non vuole altro,
la parte più importante. evidentemente, che il loro bene. Gli Apostoli non
Se l'elezione e la vocazione efficace alla gloria hanno quindi nessuna ragione d'inorgoglirsi. Se
sono un puro dono della grazia, quanto più an- i primi posti saranno dati a loro e non ad altri,
cora l'elezione a una speciale ricompensa nella è per mera bontà.
gloria ! E qui si tratta di questa ricompensa spe- Nello stesso modo l'elezione di qualcuno ai
ciale, e non della gloria stessa. primi posti nel nuovo regno è l'opera della giu-
Infatti, tutti gli operai ricevono egualmente stizia di Dio; nessuno ha diritto di lamentarsi se
il denaro, che è il simbolo della gloria; ma solo resta escluso da questa preferenza. Evidentem~n­
gli ultimi venuti sono oggetto di una preferenza. te qui si accenna ai Farisei e alle loro idee del
Ecco in qual senso bisogna prendere la parola regno del Messia : essi si scandalizzano, non solo
del Salvatore: K< Molti sono i chiamati, pochi gli che i primi posti siano dati ad altri e non a loro,
eletti». Altrove (Mt. XXII, 14), si tratta invece ma ancora che altri, come, per esempio, i pagani,
dell'elezione alla gloria in se stessà. vi s-iano ammessi.

418 419
Il Salvatore li raffigura molto bene nella per- « Ma perché state qui tutto il giorno senza far
sona degli operai chiamati per primi. Essi spe- nulla?».
rano di ricevere più degli ultimi venuti, si lamen- Il fondamento di questa dottrina è in questa
tano e mormorano; essi fanno rilevare il tempo verità, che Dio vuole la salvezza di tutti gli uo-
che hanno lavorato, « la fatica e il caldo » soppor- mini e perciò ha disposto in tutte le epoche mezzi
tati. Ma il padrone risponde che lui non commette di salvezza: all'epoca dei Patriarchi e all'epoca
nessuna ingiustizia a loro riguardo: « Amico, non dei Profeti, all'epoca di Gesù Cristo e fino a noi.
ti fo torto : non hai pattuito con me per un dena- Così pure in tutti i tempi Dio invita gli uomini
ro] Prendi il tuo e vattene: io voglio dare a que- alla salvezza. Qui i Giudei sono i primi invitati.
st'ultimo come a te ». Egli attribuisce la loro con- - nio vuole la salvezza di tutti gli uomini: ecco
dotta a una ignobile gelo~ia: « O il tuo occhio è perché .Egli s'impone, per così dire, ad essi.
maligno perché io sono buono? ». çosi tutti i
pensieri che corrispondono allo scopo della para- z• - La parabola c'insegna che tutti dobbiamo
bola sono spiegati con le parole e con le opere. obbedire alla chiamata, lavorare e perseverare per
meritare così la salvezza come una ricompensa,
fossimo pure operai dell'ultima ora. Il cielo è dato
solo a titolo di ricompensa, e anche se esso, come
III . Altri insegnamenti contenuti il denaro, è dato a tutti quelli che lavorano, nes-
nella parabola suno lo riceverà se· non risponde alla chiamata
del maestro e se non lavora.
Oltre lo scopo principale, che è quello di spie- Chiunque rifiuta di rispondere all'invito e re-
gare agli Apostoli le preferenze di cui dovranno sta ozioso sulla piazza pubblica, è un pigro, un
essere favoriti, questa p arabola racchiude diversi mendicante, un malfattore per questo solo motivo
altri insegnamenti generali che non dobbiamo tra- che non .fa nulla e non profitta del suo tempo
scurare. e delle sue forze.
1•- Tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza 3" : Nella gloria del cielo vi sono diversi gradi.
e al cielo. Questa verità è esposta visibilmente nel- La ricompensa non è uguale per tutti. Taluni han·
la parabola. Infatti il padrone della vigna va sulla no distinzioni speciali, privilegi. Ma queste distin-
pubblica piazza in tempi diversi per chiamare gli zioni ne.Jla .ricompensa sono opera della pura bon-
operai : alla terza ora, alla sesta, alla nona e al- tà e misericordia di Dio. Quindi, come nessuno
l'undecima. Tutti quelli che trova, li· invita ad può inorgoglirsi di tali favori, nessuno può irri-
andare a lavorare n ella sua vigna: ed insiste. tarsi se essi non gli sono stati compartiti.

420 421
Dio infatti può, accordando liberamente delle
grazie straordinarie, fare che il tale o tal altro
riceva nella gloria una ricompensa molto più gran-
de che non si sarebbe attesa, data la durata del
suo lavoro. Così un grado più sublime nella gloria
è nel tempo stesso una ricompensa e una grazia:
non vi è quindi nessuna ragione d'inorgoglirsi né MEDI T AZIONE 172
di lamentarsi.
GESU' PREDICE LA SUA PASSIONE

Luu XVIII, 31-34. Avendo poi presi a parte i Dodici, Gesù disse
loro: « Ecco ora m ontiamo a Gerusalemme, e si
compirà tutto ciò, che è stato scritto dai Profeti ,
intorno al Figlio dell 'uomo : perchè sarà consegna-
to ai Gentili e sarà schernito e insultato e sputac-
chiato, e dopo averlo flagellato, lo uccideranno, e il
terzo giorno risusciterà • . Ma essi nulla compresero
di tutto questo, perchè un tal par lare era oscuro
per essi e non capivano le cose loro dette.

MARco X, 32-34. Erano essi in cammino per salire a Gerusalemme c


Gesù precedeva i discepoli: essi ne erano stupiti e
gli altri, che lo seguivano, erano presi da timor<!.
Prendendo d i nuovo i Dodici vicino a sè, comin-
ciò a dir loro ciò che stava per avvenirgli: • Ecco,
noi ora saliamo a Gerusalemme c il Figlio dell'uo-
mo sarà da to nelle mani dei Capi dci sacerdoti e
degli Scribi, e Io condanneranno a morte, e lo
conset~neranno ai pagan i, e questi lo scherniranno
e lo sputacchier anno c lo fla gelleranno e lo met-
teranno a morte, ma dopo tre dì egli risorgerà ».

M.umo XX, 17-19. Di poi Gesù, nel salire a Gerusalemme, presi


in disparte i dodici discepoli, disse loro in via:
« Ecco noi andiamo a Gerusalemme, e il Figlio
dell'uomo sarà dato in mano dei Capi dei sacer-
doti e degli Scribi, che Io condanneranno a mor-
te, e lo consegneranno ai Gentili per essere scher-
nito c flagellato e crocifisso c il terzo giorno ri-
susciterà •.

422 423
I · Circo~tanze delia predizione Qual è l'intenzione del Salvatore in questa pre-
Pare che il Salvatore sia entrato in Giudea, dizione? Innanzi tutto vuoi preparare gli Apostoli
nel paese di Gerico, seguendo la riva orientale al colpo che deve percuoterli e il cui momento
del Giordano: tutti gli .Evangelisti infatti fanno è tanto vicino; vuole così consolarli e fortificarli.
notare che Egli sale con i suoi discepoli a Geru- Ecco perché soggiunge che tutte queste cose ri-
salemme. guardan ti il Figlio dell'uomo sono state predette
Mancano quindi pochi giorni alla settimana dai Profeti. Inoltre Egli li vuoi portare a .f ormarsi
di Pasqua : e pochi passi lo separano da Geru- una giusta idea della Passione: essi non devono
salemme e dalla sua Passtone. Già sui poggi e punto vedervi la rovina dei suoi piani e una con-
sulle colline brillano i fuoyhi che annunziano la clusione imprevista, ma un disegno eterno e di-
luna nuova e invitano a pensare al pellegrinaggio vino. Bisogna che essi si persuadano che tutto
nella Città santa, risvegliando in tutto il paese deve compiersi in tal modo. Vuole infine manife-
sentimenti di una pia giocondità. stare il suo spirito profetico e la sua rettitudine :
Tutti si preparano per la festa, le carovane nulla accadrà ai suoi discepoli, che Egli non Io
dei pellegrini si organizzano a poco a poco e si abbia loro predetto.
avviano. La primavera è già apparsa da .u n bel Come fa il Salvatore questa predizione? Ri-
po'; cielo e terra sembrano disporsi alla festa. guardo alle circostanze esteriori, Egli predice la
In queste circostanze Gesù cammina coi suoi di- Passione agli Apostoli in segreto, e non dinanzi
scepoli e fa loro questa novella predizione della alla folla, perché non vi è ragione di parlarne
sua Passione. al popolo, che non comprenderebbe; una tale
predizione potrebbe invece provocare la sorpresa
della folla, essere causa di scandalo e di turba-
II - La predizione mento. Ed a nessun costo Gesù vuole impedire
Questa predizione ha questo di particolare, la sua Passione.
che precisa meglio di ogni altra (Mt. XVI, 21 ; .Inoltre il Salvatore dimostra una grande in-
XVII, 21-22) le principali circostanze della Pas- trepidezza, una coraggiosa risoluzione. .Egli pre-
sione. « Il .figlio dell'uomo, dice, sar à consegnato cede i suoi discepoli che lo seguono esitanti, per-
ai principi dei Sacerdoti e agli Scribi, deriso, fla- ché si tratta di ritornare a Gerusalemme, ed essi
gellato, sputacchiato, condannato; sarà consegna- ne son o stupiti.
to ai Gentili, messo a morte, crocifisso: ma il Riguardo ai sent imenti intimi -del Salvatore,
terzo giorno risorgerà ». Abbiamo un quadro com- ogni avanzar di passo doveva naturalmente au-
pleto della Passione nel suo ignominioso svol- mentare le sue inquietudini e le sue angosce:
gimento. ogni istante lo avvicina al terribile dramma. Men-
424 425
tre intorno a Lui la natura si riveste di vita bero immaginare il loro Maestro destinato a tan-
novella e tutti i cuori sono in gaudio per le feste te sofferenze e a una tal morte.
di Pasqua e le carovane dei pellegrini si avviano Inoltre essi hanno veduto tante prove della
con allegri canti, Egli pensa alla sua morte, e sua divinità, che una morte così ignominiosa, o
tutto intorno a Lui è, in realtà, una preparazione anche semplicemente la sua morte, sembra loro
al suo gran Sacrificio. una cosa impossibile.
Finalmente essi non hanno affatto penetrato
il mistero della Croce; il loro Maestro ne ha già
III · Effetti della predizione sui discepoli molte volte parlato, ma così misteriosamente, che
essi non possono afferrare il vero senso delle sue
,L 'impressione prodottli sui discepoli da que-
parole.
sta predizione e dalle circostanze che l'accompa-
gnano è triplice : Ora è precisamente questo il mistero della
Croce, e questo mistero essi lo comprenderanno
t• - Essi sono stupiti di sentirlo parlare così solo allorquando lo Spirito Santo sarà disceso
della sua ,P assione e morte e designare proprio su di loro.
Gerusalemme come il luogo ove deve soffrire, e
di vederlo avvicinarsi alla città santa con tanta
fretta e tanto coraggio.

2• - I discepoli ne sono spaventati. Anche se


Gesi1 non predicesse la sua Passione tanto chia-
ramente e formalmente, per essi basterebbe già
solo tornare a Gerusalemme, perché il loro cuore
fosse pieno di tetri pensieri e di gravi presenti-
menti (Gio. XI, 16); e con maggior ragione ade">-
so che il Salvatore parla di queste sciagure che
si avvicinano. Tuttavia i discepoli restano fedel-
mente accanto al loro Maestro.
3" - Gli Apostoli non comprendono affatto la
predizione del Salvatore e non son capaci di ap-
profondirne il senso e scoprirne il significato.
Innanzi tutto, essi amano teneramente 11 loro
Maestro, gli sono così affezionati che non sapreb-

426 427
INDICE
VOLUME III

5. DALLA TERZA PASQUA


ALLA FESTA DEI TABERNACOLI (cont. dal Il. vol.)

112 Il Salvatore traversa la Samaria e


va a Gerusalemme per la festa
dei Tabernacoli . pag. 9
113 Tre vocazioni alla vita apostolica . » 16
114 Elezione e missione dei settanta di-
scepoli » 23
115 Il ritorno dei Settanta . )) 32
116 La parabola del Samaritano » 40
117 Marta e Maria . » 50

6. LA VITA PUBBLICA DALLA FESTA DEI TABERNACOLI


FINO ALLA FESTA DELLA DEDICAZIONE

118 La festa dei Tabernacoli » 61


119 Il S alvatore è sorgente di acqua viva » 70
7. LA VITA PUBBLICA DALLA FESTA
120 La donna adultera Pag. 78
85 DELLA DEDICAZIONE ALLA PASSIONE
121 Gesù luce del mondo »
122 Il cieco nato » 98
148 La festa della Dedicazione . Pag. 253
123 Il Buon Pastore » 111
124 Istruzione sulla preghiera >> 122 149 Numero degli eletti e riprovazione
» 130 d'Israele » 262
125 Il Pater noster
126 Il titolo dell'orazione domenicale » 135 150 Tentativo d'intimidazione da parte
127 La prima domanda t » 140 di Erode » 267
128 Seconda domanda » 144 151 Il convito presso il Fariseo - L'idro-
129 Terza domanda » 148 pico » 273
130 Quarta domanda » 152
152 Il convito presso il Fariseo - Para-
131 Quinta -domanda » 155 bola della precedenza al convito
132 Sesta domanda » 159 di nozze » 277
133 Settima domanda » 162
153 Il convito presso il Fariseo - Consi-
134 L'indemoniato cieco e muto » 164 gli del Salvatore al suo ospite » 282
135 Una donna proclama <<beata» Ma-
154 Il convito presso il Fariseo - La pa-
ria Santissima » 173 » 286
rabola del gran convito
136 Il segno di Giona » 179
155 Abnegazione e odio di sè per chi
137 Rimproveri ai Farisei » 186 » 293
vuoi seguire Gesù
138 Confessare la fede senza timore » 193 e d eUa
156 Parabola della pecorella
139 Fuggire l'avarizia )> 200 dramma smarrita >> 301
140 L'eccessiva preoccupazione delle co- » 308
157 Parabola del figliuol prodigo
se materiali » 206
158 Parabola dell'economo infedele » 316
141 Povertà apostolica » 212
» 218
159 Parabola del ricco cattivo e del po-
142 Il dispensatore apostolico » 324
vero Lazzaro
143 Per o contro il regno di Cristo » 223
160 Tre virtù apostoliche » 330
144 La parabola del fico » 230
161 La resurrezione di Lazzaro » 335
145 Guarigione della donna rattrappita » 237
» 243
162 Il Gran Consiglio si aduna per per-
146 Parabola del granello di senapa
dere Gesù » 354
147 Parabola del lievito » 247
163 I dieci lebbrosi Pag. 361
164 L'avvento del regno di Dio >> 367
165 Parabola del ·giudice iniquo ,, 372
166 Parabola del Fariseo e del pubblicano » 377
167 Indissolubilità del matrimonio e
verginità )) 382
168 Gesù e i fanciulli )) 391
169
170
Il giovane ricco
.'
Le ricchezze - Povertà 1apostolica
))

))
398
406
171 Parabola dei vignaiuoli )) 415
172 Gesù predice la sua Passione )) 423

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