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Materiali Ceramici
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Sommario:
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MATERIALI CERAMICI
INTRODUZIONE
I materiali ceramici sono stati inventati dall’uomo a partire da circa diecimila anni
fa ma il loro scarso utilizzo ha fatto sì che il termine venisse indicato principalmente
per quei materiali ottenuti per cottura di impasti minerali argillosi.
CARATTERISTICHE
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maniera diretta all’assorbimento di acqua e inversa alle caratteristiche meccaniche
e alla resistenza all’abrasione.
Elevato modulo elastico. Questa quantità indica quanto sia difficile la deformazione dei
materiali ceramici, sottoposti a sollecitazioni.
Basso carico di rottura. I materiali ceramici presentano una bassa resistenza alla
deformazione plastica, ciò implica una elevata fragilità.
Notevole fragilità. Quasi tutti i materiali ceramici sono soggetti a frattura fragile, che
può essere innescata o velocizzata dalla presenza di micro cricche e difetti del
materiale.
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CLASSIFICAZIONE
Esistono diverse classificazioni dei materiali ceramici. Una delle più comuni
consente di dividerli tra materiali ceramici tradizionali e avanzati.
I materiali ceramici avanzati detti anche “new materials” sono dei composti puri
o quasi puri come l’ossido di alluminio, il carburo di silicio o il nitruro di silicio, di
composizione controllata, che consentono di realizzare, con tecnologie innovative,
prodotti con rilevanti caratteristiche strutturali e/o funzionali. Per composizione
controllata si intende che la purezza delle materie prime deve essere di qualità molto
più alta rispetto ai ceramici tradizionali. Talvolta le materie prime sono prodotte di
sintesi.
Ceramici a pasta non porosa, con bassa porosità e buone doti di impermeabilità
per effetto della saldatura delle particelle ad elevate temperature di cottura. Questi
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a loro volta possono suddividersi in base al colore della pasta e alla composizione
della superficie in materiali ceramici a pasta bianca non smaltata (vitreous), a pasta
bianca smaltata (porcellane), a pasta colorata (gres).
SILICATI
Molti materiali ceramici contengono dei silicati: strutture formate da ioni di silicio
e di ossigeno legati insieme in modi differenti. Ne sono esempi i materiali che si
trovano in natura come l’argilla, il feldspato e la mica.
Alla base di un silicato, sia esso naturale che sintetico, esiste la struttura tetraedrica
(SiO4)4- nella quale il silicio e l’ossigeno sono legati tra di loro da un legame
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essenzialmente covalente. Il silicio, condivide i quattro elettroni del livello più
esterno con i quattro atomi di ossigeno vicini, formando quindi un tetraedro.
Siccome le nubi di elettroni localizzate nei legami covalenti respingono tutte le altre,
invece di trovarsi su un piano, queste tendono ad allontanarsi nelle tre dimensioni
puntando agli angoli opposti di un cubo. Da queste considerazioni emerge che
l’angolo tra i legami è di 109° 5’.
I silicati possono a loro volta unirsi formando diverse strutture; inoltre si deve
considerare il fatto che le strutture formate da silicio e ossigeno presentano una
carica negativa residua che può essere neutralizzata da ioni positivi di metalli. Ciò
giustifica la grande varietà di silicati che si conoscono. I gruppi tetraedrici che si
formano possono essere isolati oppure formare strutture più complesse (a catena,
a strati, in modo tridimensionale). Distinguiamo cinque gruppi:
Nesosilicati. I gruppi SiO44– sono isolati e non concatenati tra loro. La carica della
loro struttura ionica indefinita viene compensata da quella di ioni positivi. Esempi
di nesosilicati sono lo zircone ZrSiO4 olivina (Mg,Fe)2 [SiO4] topazio Al2[(F,OH)2
SiO4].
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Fillosilicati. I silicati possono condividere tre vertici ciascuno dando origine a un
reticolo esagonale piano formando strati (a foglia o lamelle). Fanno parte dei
fillosilicati anche le miche, le quali, grazie alla loro particolare struttura lamellare,
sono usate come isolanti elettrici. Anche le argille contengono fillosilicati sotto
forma di piccole lamelle. Le argille hanno la capacità di assorbire molecole di acqua
diventando pastose e lavorabili, per questo motivo vengono utilizzate nella
fabbricazione di laterizi e ceramiche.
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successivamente essiccato a spruzzo per formare così dei piccoli agglomerati sferici.
Queste operazioni conferiscono quelle caratteristiche idonee alla successiva
formatura.
Formatura. La formatura può generalmente può essere fatta con tre tecniche
diverse: la pressatura se la percentuale di acqua dell’impasto è bassa, il colaggio se la
percentuale è alta, l’estrusione se è intermedia.
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- Estrusione. Il materiale ceramico plastico viene estruso attraverso una
matrice di formatura. Viene utilizzata la macchina con estrusore a vite sotto
vuoto, nella quale il materiale viene incanalato attraverso una matrice di
acciaio o lega dura per mezzo di una vite a motore.
Cottura. La cottura è una delle fasi più importanti nella fabbricazione dei materiali
ceramici poiché consente al prodotto di acquisire diverse caratteristiche a seconda
della tipologia utilizzata. Essa può avvenire a seguito dell’essiccamento
dell’impasto, qualora la fabbricazione del prodotto non preveda lo smaltamento;
per i prodotti smaltati, invece, avviene dopo il processo di smaltatura. In alcuni casi
può essere effettuata una prima cottura, che genera ciò che viene definito biscotto,
per poi procedere alla smaltatura e a un’ulteriore cottura. Questo processo genera
appunto prodotti smaltati in bicottura.
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temperatura possono essere riassunte nelle seguenti fasi: perdita di umidità,
deossidrilazione, ossidazione della materia organica, trasformazione del quarzo,
lieve variazione volumetrica, formazione dello spinello, ritiro, formazione di
mullite. In particolare, a partire dai 900°C, si ha la formazione di silico-alluminati
complessi, i quali impartiscono al corpo ceramico le particolari proprietà fisico-
meccaniche. Inoltre, a temperature sufficientemente elevate, in dipendenza della
composizione chimica del sistema in esame, si verifica il fenomeno della
sinterizzazione, ovvero il processo di densificazione di un compatto di polveri, che
comprende la rimozione della porosità tra le particelle di partenza, la coalescenza e
la formazione di forti legami tra particelle adiacenti.
La cottura avviene in appositi forni a tunnel, nei quali transita il prodotto disposto
su dei carrelli. La temperatura nei tunnel raggiunge il picco massimo al centro e
diminuisce gradualmente verso le estremità. Questo consente al prodotto di
ricevere una cottura graduale, aumentandone quindi la densità e diminuendone la
porosità.
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ALTRE MATERIE PRIME UTILIZZATE
Scelto il materiale di base, che viene chiamato inerte, restano da definire le altre
materie prime impiegate per la formulazione degli impasti. Nella tecnologia di
fabbricazione ceramica si individuano molti componenti importanti alla
realizzazione di un prodotto, al di fuori dell’elemento principale che è l’inerte.
Questi componenti sono individuati e suddivisi in base alla loro funzione principale
in:
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MATERIALI REFRATTARI
INTRODUZIONE
La normativa UNI 4450 -60 definisce i materiali refrattari come “sostanze non
metalliche le quali, indipendentemente dalla composizione chimica, hanno una
refrattarietà, determinata secondo UNI 4453, non minore di quella di un giroscopio
equivalente a 1500°C.
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CLASSIFICAZIONE SECONDO LA COSTITUZIONE CHIMICO-
MINERALOGICA
-Refrattari acidi. Sono materiali in cui è contenuta silice in quantità rilevante; essa ad
alta temperatura può dare reazione chimiche con refrattari basici, con fondenti
basici o con scorie basiche.
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CARATTERISTICHE DEI REFRATTARI:
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progressivamente. In questo processo di riscaldamento
raggiungeremo dei punti critici a determinate temperature:
REFRATTARI SILICEI
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Diagramma di fase della silice. Il diagramma di fase della silice può essere
rappresentato sul piano cartesiano con ascissa la temperatura, che va da quella
ambiente a circa 1200° C, e ordinata la tensione di vapore. A temperatura ambiente
la silice si presenta come quarzo β e mantiene questa forma fino ai 573° C, limite
oltre il quale prende la forma di quarzo α, composizione mantenuta fino a 870° C.
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Sarà, dunque, necessario aggiungere dall’esterno un agente mineralizzante da
miscelare con le quarziti per facilitare la tecnologia produttiva.
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tecnica è possibile facilitare anche il passaggio a cristobalite, ottenendo così una
miscela finale costituita da tridimite/cristobalite interconnesse, mentre il liquido
wollastonitico, al raffreddamento, in parte ricristallizza in silicato, ed in parte va a
formare una fase vetrosa. Il rapporto tra il tenore di tridimite e cristobalite dipende
molto, dal gradiente termico con il quale si regola il riscaldamento sopra i 1300°C:
per alte velocità di riscaldamento prevarrà la cristobalite, mentre per basse velocità
prevarrà la tridimite. È importante notare che al termine del processo produttivo,
il quarzo si è completamente trasformato o in tridimite o in cristobalite, poiché la
trasformazione tridimite/cristobalite è accompagnata da una minore variazione di
volume rispetto alle trasformazioni quarzo/tridimite e quarzo/cristobalite, così
come i polimorfismi di spostamenti delle due forme di alta temperatura hanno una
variazione volumetrica inferiore rispetto alle ultime due.
REFRATTARI SILICO-ALLUMINOSI
Sono materiali refrattari ancora acidi aventi come materia prima le argille (caolinite
in particolare). Il tenore massimo di Al2O3 non supera il 44% (che è quello
sostanzialmente dell’allumina nell’argille). È possibile studiare tali refrattari,
andando a studiare il diagramma di stato silice-allumina, nel quale, in base al tenore
di allumina, è possibile stabilire il tipo di refrattari e le sue caratteristiche. La cottura
di un refrattario silico-alluminoso parte sempre dalla macinazione e miscelazione
delle materie prime, essenzialmente caolinite (plastificante) e chamotte (argilla
torrefatta, con funzione smagrante). Dopo la formatura si esegue la cottura le cui
fasi sono esattamente identiche a quelle di un ceramico tradizionale. Un refrattario
di questo genere ha una refrattarietà sotto carico inferiore rispetto ai refrattari
silicei, ma come questi presenta una buona resistenza agli sbalzi termici e a
differenza di questi presenta un comportamento sotto carico con un collasso meno
improvviso di quelli silicei e che quindi permette di rientrare in condizioni di
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sicurezza se ci si accorge per tempo che si sono superati i limiti di refrattarietà del
manufatto.
REFRATTARI ALLUMINOSI
REFRATTARI BASICI
Questo tipo di refrattari, come detto in precedenza, non reagisce all’attacco chimico
ad alta temperatura da parte di refrattari o fondenti o di scorie acide e basiche. In
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campo siderurgico sono i cosiddetti refrattari grafitici o di carbone. Sono
caratterizzate da un’altissima temperatura d’impiego (3500° C) e un’elevata
conduttività termica. Il loro limite consiste nel loro utilizzo che risulta possibile solo
in atmosfere riducenti (non ossidative).
VETRO
INTRODUZIONE
COMPOSIZIONE
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Esistono alcuni ossidi detti modificatori di reticolo responsabili della rottura del reticolo
vetroso. Possono essere di natura alcalina o alcalinoterrosa e vengono aggiunti per
diminuirne la viscosità e quindi permetterne la lavorazione più agevolmente. In
questo caso gli atomi di ossigeno entrano nel reticolo nei punti di unione dei
tetraedri e lo rompono generando atomi di ossigeno con elettroni non condivisi.
Gli ioni invece non entrano nel reticolo ma rimangono come ioni metallici legati
ionicamente negli interstizi del reticolo.
Esistono ancora altri tipi di ossidi detti ossidi intermediari, come l’allumina (Al2O3),
che non possono formare da soli un reticolo vetroso ma possono unirsi a un altro
preesistente.
VISCOSITA’
-Punto di rammollimento. A questa temperatura il vetro scorre per effetto del suo peso
proprio. Un vetro “hard” ha un alto punto di rammollimento al contrario di uno
“soft”.
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-Punto di ricottura. A questa temperatura vengono eliminati gli sforzi interni.
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• Pressatura: consiste nell’immettere e nel pressare la pasta vetrosa in stampi
predisposti. Esiste una particolare tecnica detta del Float Glass (vetro
galleggiante) che comporta la colata della massa vetrosa su un bagno di
stagno fuso: in questo modo si combinano l’azione della gravità e la
tensione superficiale, dando luogo alla formazione di lastre perfettamente
piane e parallele.
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Ricottura: consiste in un riscaldamento del vetro fino alla temperatura superiore di
ricottura e serve ad eliminare le torsioni che si generano durante la formatura e che
rendono difficile le operazioni di finitura come, ad esempio, il taglio.
VETRI DI SICUREZZA
Sono dei vetri piani che offrono una maggiore resistenza alle sollecitazioni
meccaniche e/o termiche e godono di minore pericolosità in caso di rottura.
Possono essere divisi in tre categorie: temprati, retinati, stratificati.
• Vetri retinati. Trattasi di vetri piani che incorporano una rete metallica (es.
vetro armato).
VETROCERAMICHE
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un processo controllato di nucleazione, seguito dall’accrescimento di fasi cristalline,
le quali risultano immerse in una matrice vetrosa.
CEMENTO
INTRODUZIONE
Possiamo generalizzare gli stadi della produzione del cemento in uno schema che
porta a una classificazione concettuale delle tipologie di cemento esistenti. La
classificazione dei cementi in base alla norma europea sarà descritta in un’altra
sezione.
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A partire dal clinker, composto da calcare (roccia a base di carbonato di calce) e
argilla (silico-alluminato) possiamo realizzare il cemento Portland, con l’aggiunta di
gesso. Qualora insieme a quest’ultimo materiale, vengano aggiunti pozzolana o
loppa, otterremo rispettivamente il cemento pozzolanico e il cemento altoforno.
Il cemento, diluito con acqua e altri elementi dà origine ad altri materiali tra cui:
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• Macinazione del materiale crudo nel mulino a sfere (cilindro in acciaio di
diametro 2-4 m, lunghezza 6-12 m, suddiviso in camere contenti sfere di
acciaio di dimensione progressivamente decrescente, 30 giri al minuto);
Raggiunti i 100 °C viene persa l’acqua presente nelle materie prime che
costituiscono la farina.
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A partire dai 450 °C i minerali argillosi si decompongono perdendo acqua di
cristallizzazione formando silice (SiO 2), allumina (Al2O3) e rendendo disponibile
l’ossido di ferro (Fe2O3): Al2O3 · 2SiO2 · 2H2O → Al2O3 + 2SiO2 + 2H2O.
A partire da circa 1000 °C si verificano reazioni tra l’ossido di calcio e gli ossidi
dell’argilla con formazione dei seguenti composti: allumino ferrito tetracalcico
C4AF, alluminato tricalcico C3A e parte del silicato bicalcico C2S;
A circa 1300 °C si realizza la fusione del C4AF e del C3A, continua la formazione
del C2S e, a temperature superiori ai 1350 °C, si ha la formazione del silicato
tricalcico (C3S).
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Modulo della calce restante: indica il rapporto tra la calce combinata nei silicati e la
silice.
COSTITUENTI MINERALOGICI
- Silicato bicalcico(C2S)
- Alluminato tricalcico(C3A)
- Fase ferrica(C4AF)
Tra i costituenti mineralogici del clinker i più importanti sono i silicati, sia perché
essi sono presenti in percentuale preponderante (dal 75 all’ 80 %), sia perché essi
sono responsabili delle prestazioni meccaniche della pasta di cemento indurita alle
quali, invece, non contribuiscono gli alluminati. Con le formule di Bogue, è
possibile stabilire, conoscendo la composizione chimica del cemento, la
percentuale relativa dei vari costituenti mineralogici.
Nel processo di idratazione del cemento la maggior parte della percentuale di acqua
funge da reagente chimico ma è necessaria anche un’altra percentuale di acqua per
rendere lavorabile e fluido il composto. Dopo circa 45 minuti dall’inizio
dell’idratazione avviene la fase di presa, in cui si forma una patina gelatinosa
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superficiale e un suo progressivo indurimento causato dall’unione dei diversi
granuli, che aumentano di volume. A seguire, l’aumento di volume dei granuli
interesserà tutta la massa che si irrigidirà (fase di indurimento). Il primo costituente
mineralogico a reagire all’acqua è l’alluminato tricalcico che, insieme al gesso dà
origine alla ettringite o sale di Candlot, un solfo alluminato complesso. Esaurito il
gesso, che è in quantità stechiometrica inferiore all’alluminato tricalcico, l’etringite
contribuisce alla formazione di un monosolfato interagendo con l’alluminato
tricalcico. La fase di idratazione dei silicati, invece, porta alla formazione di silico
alluminato idrato e calce idrata o portlandite. Quest’ultima risulta essere solubile e
quindi può rendere il materiale poroso con conseguente diminuzione delle
caratteristiche meccaniche.
Il composto del calcestruzzo può essere suddiviso in tre zone ben distinte: la matrice
cementizia, la zona di transizione e l'aggregato.
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Correlazioni con le caratteristiche fisico-meccaniche dei cementi. A influenzare le
caratteristiche fisico-meccaniche dei cementi possono essere diversi fattori, tra cui
la composizione chimica. Ciò che determina maggiore rilevanza, in particolare,
sono le percentuali di costituenti mineralogici, le quali determinano:
- la resistenza alla compressione, che può essere valutata nel tempo per
individuare il comportamento del cemento;
- il calore di idratazione;
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La porosità del gel ammonta al 28% del volume occupato dalle particelle solide
della pasta cementizia e non può essere sostanzialmente modificata. Al contrario,
la porosità capillare può essere significativamente modificata attraverso il rapporto
acqua/cemento e/o il grado di saturazione α, cioè la frazione di cemento idratato.
La dipendenza della porosità capillare dai due fattori è stata quantificata con la
teoria di Powers:
dove VP è il volume dei pori capillari in litri per ogni 100 kg di cemento. Powers ha
anche elaborato con un suo modello matematico la relazione che lega la resistenza
la Resistenza alla compressione (RC) e la porosità totale (P):
RC= k * (1-P)3
CEM I Cemento Portland: sono costituiti almeno per il 95% da clinker e in misura
variabile da 0 a 5% da costituenti minori. Sono generalmente utilizzati nella
prefabbricazione di calcestruzzi armati semplici e precompressi.
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volanti, scisti calcinati e calcare. Hanno proprietà molto simili a quelle dei CEM I
che li rendono idonei ai più comuni impieghi nella realizzazione di calcestruzzi
armati normali e precompressi, di elementi prefabbricati.
CEM III Cemento d'altoforno: sono costituiti da clinker fino al 64%, e loppa
granulata basica d'alto forno. Questo tipo è articolato in tre sottotipi con contenuti
di loppa variabile dal 36% al 95%. Rispetto al cemento Portland, i CEM III sono
principalmente indicati nelle situazioni in cui il calcestruzzo è soggetto ad ambienti
chimicamente aggressivi e per la realizzazione di opere di grosse dimensioni.
CEMENTI DI MISCELA
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materiale viene infatti inserito nei cementi Portland come componente reattivo,
partecipando alle reazioni di idratazione secondo un meccanismo che ne riduce gli
inconvenienti tipici in ordine alla resistenza ad acque dilavanti e ad acque solfate.
Infatti, in un cemento Portland, la calce idrata (CH) può reagire all’anidride
carbonica, dando origine a carbonato, oppure essere solubilizzata da acque lavanti
che ne riducono la resistenza meccanica aumentandone le porosità, oppure reagire
con acque solfatiche, dando origine all’ettringite, che essendo espansivo genera
tensioni interne. La pozzolana interagisce con la calce idrata, originando altrettanto
alluminato di calcio (CAH) e silicato di calcio idrati (CSH), favorendo la riduzione
della calce e la resistenza all’anidride carbonica, alle acque solfatiche e alle acque
dilavanti. La pozzolana influisce, in tempi lunghi, anche sulle caratteristiche
meccaniche del calcestruzzo migliorando la resistenza alla compressione e sul
calore di dilatazione.
- La somma di CaO, MgO e SiO2 deve costituire almeno i due terzi della
loppa stessa;
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CAUSE DI DEGRADO DEL CALCESTRUZZO
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- Dilavamento. Avviene sulle strutture soggette a contatto con acque ricche
di anidride carbonica, come ad esempio quelle montane. L’idrossido di
calcio viene trasformato in carbonato, e successivamente in bicarbonato,
sale molto solubile in acqua e quindi facilmente dilavabile. Il degrado si
manifesta con una parziale asportazione della pasta cementizia superficiale,
mentre lascia gli aggregati sostanzialmente inalterati.
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CEMENTO ARMATO
Per opere di grande mole viene spesso utilizzato il cemento armato, un particolare
tipo di cemento ottenuto dall’unione del calcestruzzo con elementi metallici, come
ad esempio tondini di acciaio, disposti opportunamente per creare un’armatura. Il
cemento armato, così costituito, gode di efficienti valori di resistenza alla trazione,
resistenza alla flessione e allungamento.
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
https://www.vetropack.com/it/il-
vetro/glossario/ https://www.encosrl.it/porosita-e-
permeabilita-del-calcestruzzo/
http://educazionetecnica.dantect.it/
2014/02/20/il-vetro/ https://modulo.net/it/approfondim
enti/recupero-del-calcestruzzo-
https://www.aitecweb.com/Il- cause-di-degrado-e-interventi
cemento/Classificazione-dei-
cementi.
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