Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Corso di Laurea in
Ingegneria Energetica
Giulia
Sommario
Il tema del controllo microclimatico è da tempo di particolare interesse per i
conservatori dei musei. È noto infatti come i parametri ambientali
(temperatura, umidità relativa, velocità dell’aria, concentrazione dei
contaminanti…) possano innescare o aggravare processi di degradazione che
riducono sensibilmente le aspettative di vita di un bene culturale. Ciascun
oggetto artistico deve essere mantenuto in predefinite condizioni
termoigrometriche e spesso è necessario un impianto di trattamento dell’aria
dedicato per ciascuna vetrina espositiva. Tuttavia la necessità sempre
crescente di diminuire il fabbisogno energetico per la climatizzazione nei
musei pone l’attenzione sulle tecniche di conservazione passive, che hanno il
merito di stabilizzare le fluttuazioni di temperatura e di umidità relativa senza
consumo di energia. Tutto ciò viene perseguito aumentando l’inerzia termica
ed igrometrica delle vetrine espositive, con l’introduzione di opportuni
materiali.
L’obbiettivo del presente elaborato è quello di analizzare le proprietà
igroscopiche dei materiali adsorbenti più comuni (tra cui l’Artsorb, il silica
gel RD, il sodio poliacrilato, l’allumina attivata e la cellulosa) al fine di
caratterizzarne in maniera rigorosa la capacità d’adsorbire e rilasciare
l’umidità contenuta nell’aria ambiente, anche detta moisture buffering
capacity. La prima parte di questo lavoro introduce i modelli empirici per la
trattazione delle isoterme di adsorbimento e una descrizione delle principali
grandezze che le contraddistinguono. Inoltre, sempre nella parte introduttiva,
viene fornito un overview delle principali famiglie di essiccanti in commercio.
Nella seconda parte vengono descritte le prove effettuate e i dati sperimentali
raccolti. Le isoterme di adsorbimento dei materiali sono state ottenute in
camera climatica a 23±0.5°C, tramite il metodo gravimetrico. In particolare
lo strumento utilizzato è una bilancia termogravimetrica Quantachrome,
caratterizzata da un’altissima risoluzione. Inoltre si è analizzata la comparsa
di isteresi, fenomeno spesso trascurato, anche se responsabile del
decadimento nel tempo delle proprietà igroscopiche del materiale. Si vuole
sopperire infatti all’urgenza di dati sperimentali in grado di descrivere in
modo scrupoloso l’effetto dei materiali sulla stabilizzazione dell’umidità
relativa.
Nella parte finale dell’elaborato si è analizzato il rapporto di ciascun materiale
con la dinamica di scambio termico e di massa di una vetrina standard:
attraverso simulazioni numeriche, fondate sul modello a parametri
concentrati, si sono definiti gli aspetti fondamentali, con e senza la presenza
di isteresi, al variare delle quantità e delle forzanti esterne.
Parole chiave: isoterme di adsorbimento; isteresi; controllo microclimatico;
vetrine da museo; stabilizzazione dell’umidità relativa
I
II
Abstract
Museum conservators have been interested for times in the theme of the
microclimatic control. In fact, the indoor climate might be one of the main
causes for degradation of museum objects. Inappropriate values or rapid
fluctuations of temperature and/or of the air humidity may cause serious and
irreparable damages. Moreover, it is difficult making the indoor climate
suitable for the preservation of objects. Care of artefacts sensitive to RH in
historic buildings especially requires a different approach than in buildings
designed as museums. In historic buildings, it is very hard and expensive to
install air-conditioning and maintenance and running costs are high in terms
of energy. In order to lower energetic consumptions, artefacts are often
preserved in showcases and desiccants are used to passively stabilize the
hygrometric conditions.
This research investigates the highly absorbing materials capacity to dampen
RH% variations. The moisture sorption isotherms of conventional materials
(silica gel RD, Artsorb, sodium polyacrylate, activated alumina, cellulose) are
experimental determined at 23±0.5°C by gravimetric dynamic vapour
sorption (DVS) in accordance with BS EN ISO 12571:2000 and compared
each other. The aim is severely characterize desiccants with accurate
measures.
The second objective was to describe the effect of hysteresis by recent
empirical model. In fact, every sorption isotherms show hysteresis loop that
quite strongly influences the water vapour transport in the material.
Finally, this research analyses the reliability of the measured hygroscopic
properties and their influence on numerical simulation at lumped parameters
is carried out. It is investigated the difference between desiccants
performances by forcing and varying external temperature and RH%.
III
IV
Indice
Sommario ...................................................................................................... I
Abstract ...................................................................................................... III
Introduzione .............................................................................................. XV
Isoterme di adsorbimento ............................................................................ 1
Classificazione IUPAC .................................................................... 2
Modelli semi-empirici ..................................................................... 4
1.2.1 Adsorbimento mono-strato ....................................................... 4
1.2.2 Adsorbimento multi-strato ....................................................... 5
L’isteresi e i modelli per la sua interpretazione ............................. 11
Calore di adsorbimento .................................................................. 20
Stato dell’arte dei materiali adsorbenti .................................................... 21
Silica gel ........................................................................................ 21
Materiali compositi a base di silica gel.......................................... 22
MS – Molecular Sieves .................................................................. 23
Allumina attivata ........................................................................... 24
Zeoliti ............................................................................................. 25
Alluminofosfati .............................................................................. 25
Carboni attivi ................................................................................. 26
Cellulosa ........................................................................................ 27
Sodio Poliacrilato........................................................................... 28
Prove sperimentali ...................................................................................... 31
L’apparato sperimentale ................................................................ 34
Isoterme di adsorbimento .............................................................. 36
3.2.1 Laterizi: mattone industriale e pietra di Noto ......................... 36
3.2.2 Silica gel Regular Density ...................................................... 39
3.2.3 Artsorb .................................................................................... 43
3.2.4 Cellulosa Climacell Pure ........................................................ 47
3.2.5 Sodio Poliacrilato ................................................................... 50
3.2.6 MS-Type A: 3A e 4A ............................................................. 53
3.2.7 Allumina Attivata ................................................................... 54
Materiali a confronto ..................................................................... 56
3.3.1 Moisture buffering capacity ................................................... 60
3.3.2 Ripetibilità e Riproducibilità .................................................. 66
V
Indice
VI
Indice delle figure
Figura 1. Classificazione IUPAC delle isoterme di adsorbimento ................. 2
Figura 2. Adsorbimento di Azoto a 77.3K tracciato secondo l’equazione
(1.9) ricavata dalla teoria BET. ...................................................................... 7
Figura 3. Interazione fase gas e solido poroso secondo la teoria del
potenziale di M. Polanyi. ................................................................................ 9
Figura 4. Classificazione IUPAC delle forme di isteresi. ............................ 11
Figura 5. Cicli di isteresi: L-T-U isoterma di desorbimento teorica; C1, C2,
C3 cicli d’adsorbimento e desorbimento dipendenti dall’isteresi. Fonte: [7]
...................................................................................................................... 12
Figura 6. Rappresentazione schematica della condensazione capillare nei
materiali porosi. Durante il desorbimento il capillare non viene svuotato
completamente, dando inizio alla formazione del ciclo d’isteresi. Fonte: [8]
...................................................................................................................... 13
Figura 7. Ciclo di isteresi a spirale interno alle curve fondamentali nel range
xL<x<xU ...................................................................................................... 15
Figura 8. Scanning curves complete ottenute in Matlab per il silica gel RD;
i turning points inferiori (j-1) appartengono all’isoterma di desorbimento
principale. Tutte le curve secondarie seguono la stessa forma e terminano
nel limite superiore U. .................................................................................. 16
Figura 9. Scanning curves complete ottenute in Matlab per l’ARTsorb®; i
turning points inferiori (j-1) appartengono all’isoterma di desorbimento
principale. Tutte le curve secondarie seguono la stessa forma e terminano
nel limite superiore U. .................................................................................. 16
Figura 10. Scanning curve ottenute con il modello di Rajniak and Yang per
il silica gel. ................................................................................................... 18
Figura 11. Scanning curve ottenute con il modello di Rajniak and Yang per
l’ARTsorb. .................................................................................................... 18
Figura 12. Processo di adsorbimento/ desorbimento intermedio con
variazioni di umidità relativa nel range 0.4-0.6 P/P₀ del silica gel RD; in
rosso e verde le isoterme principali, in blu il ciclo dipendente dall’isteresi. 19
Figura 13. Sintesi del MCM-41 con il metodo Sol gel ................................ 23
Figura 14. Isoterma di adsorbimento dell’allumina attivata:
chemisorbimento, fisisorbimento e condensazione capillare. ...................... 24
Figura 15. Struttura cristallina della Zeolite. ................................................ 25
Figura 16. Distribuzione della dimensione dei pori delle principali famiglie
di essiccanti .................................................................................................. 26
Figura 17. Isoterme di adsorbimento del vapore acqueo a 25°C (A) allumina
in granuli, (B) allumina in sfere, (C) silica gel, (D) 5A zeolite, (E) carbone
attivo. Fonte: Yang, 1997. ............................................................................ 27
Figura 18. Struttura polimerica a catena della cellulosa. ............................. 28
VII
Indice delle figure
VIII
Indice delle figure
IX
Indice delle figure
X
Indice delle figure
XI
Indice delle tabelle
TABELLA 1. Materiali testati in laboratorio, (*) materiali consigliati per
uno sviluppo futuro e riferimenti in letteratura. ........................................... 32
TABELLA 2. Specifiche tecniche di Aquadyne DVS ............................... 35
TABELLA 3. Parametri dei modello utilizzato per l’interpolazione dei dati
sperimentali del mattone industriale e la pietra di Noto. .............................. 38
TABELLA 4. Parametri del modello DA ottenuti tramite regressione non
lineare per il Silica gel .................................................................................. 42
TABELLA 5. Parametri dei modelli DA, DR ottenuti tramite regressione
non lineare per l’ARTsorb. ........................................................................... 46
TABELLA 6. Parametri dei modelli DA e DR ricavati dalla regressione
non lineare per il sodio poliacrilato. ............................................................. 52
TABELLA 7. Stima delle grandezze fisiche fondamentali dei materiali:
area superficiale, volume dei pori e diametro medio dei pori. ..................... 58
TABELLA 8. Valori del parametro M nell’intervallo 0-100 % UR per i
materiali misurati al Museum Lab................................................................ 62
TABELLA 9. Peso di un panetto di ARTsorb pre conzidionato al 50%UR.
...................................................................................................................... 68
TABELLA 10. Estratto dalla UNI 10829 che indica i valori microclimatici
entro i quali sarebbe opportuno conservare le diverse categorie di materiali
per prevenire danni di tipo chimico-fisico o microbiologico. ...................... 73
TABELLA 11. M-Specific moisture reservoir e quantità di essiccante
necessaria in una vetrina 160x140x30 affinchè non si esaurisca entro 90
giorni. ........................................................................................................... 94
XIII
XIV
Introduzione
I materiali porosi sono noti da tempo per le loro capacità di adsorbimento di
specie liquide e gassose. Accanto alle più note e tradizionali applicazioni
industriali di purificazione e filtrazione, lo sviluppo di nuovi composti e la
spinta verso l’efficienza energetica negli edifici, ha dato l’avvio a un
rinnovato interesse scientifico-tecnologico, dovuto alla possibilità di
utilizzare solidi porosi quali componenti chiave per il controllo termo-
igrometrico negli ambienti indoor. Infatti tali materiali hanno la capacità di
catturare e rilasciare l’umidità, stabilizzandone le fluttuazioni nel tempo: si
parla in questo senso di effetto tampone o di moisture buffering capacity.
Nell’ambito museale è ancor più di vitale importanza il controllo delle
condizioni termo-igrometriche, dal momento che hanno l’arduo compito di
conservare opere dal valore artistico e/o storico spesso incommensurabile.
I meccanismi di danneggiamento (meccanico, biologico e chimico) di
quest’ultime sono strettamente dipendenti, infatti, dalle condizioni ambientali
e dalle loro modalità di variazione. Spesso le collezioni fisse dal più grande
valore sono conservate in edifici storici, che, sebbene la struttura muraria di
grande inerzia termica, non sono l’ideale per loro natura a mantenere
l’ambiente interno in condizioni di equilibrio: apertura porte, apertura
finestre, ingresso visitatori, irraggiamento e mancanza talora di impianti di
climatizzazione idonei sono sufficienti a rendere l’ambiente di conservazione
instabile nel tempo. Talora gli oggetti antichi sono stati sottoposti per secoli
a particolari condizioni di temperatura e umidità relativa, rimanendone
condizionati irreversibilmente. Spesso si ritrovano collezioni di oggetti
costituiti da materiali molto diversi tra loro, che necessitano per una
conservazione ottimale, condizioni ambientali altrettanto differenti. La
soluzione privilegiata allora consiste nell’adozione di vetrine espositive che,
delimitando fisicamente lo spazio intorno all’opera, concedono la possibilità
di trattare e controllare in modo differenziato l’aria in contatto con l’opera.
L’adozione di tecniche di controllo passivo, che consistono appunto
nell’introduzione in vetrina di materiali adsorbenti, è spesso la soluzione
migliore in termini di costi/benefici. L’alternativa infatti sarebbe quella di
dedicare per ciascuna vetrina un vero e proprio sistema di trattamento
dell’aria per il riscaldamento, il raffrescamento, la deumidificazione,
l’umidificazione e la filtrazione di quest’ultima.
XV
Introduzione
Proprio per questi motivi, a partire dagli anni ’60, si è largamente diffuso nei
musei l’impiego di materiali altamente adsorbenti come agenti buffer
dell’umidità relativa. Da quel momento, in realtà, si originò anche una gran
confusione sull’utilizzo di questi materiali: tipologia e caratteristiche del
materiale, quantità necessarie, modalità di inserimento nella vetrina e
procedura di gestione e manutenzione sono i principali aspetti su cui bisogna
soffermarsi. Ciascuno di questi aspetti è innanzitutto condizionato dalla
capacità intrinseca del solido poroso di adsorbire vapor d’acqua. Per questo
vi è l’urgenza di dati sperimentali che possano quantificare questa proprietà.
XVI
Capitolo 1
Isoterme di adsorbimento
I materiali porosi hanno la capacità di catturare e rilasciare il vapore presente
in aria. Questa proprietà è molto diffusa in natura, basti pensare al legno e
all’argilla, ma quello che distingue gli essiccanti commerciali è la loro
capacità di assorbimento che può superare, anche di molti punti percentuali,
il proprio peso. Da qualche tempo viene investigata la capacità dei materiali
igroscopici di tamponare le fluttuazioni dell’umidità relativa, in inglese
moisture buffering, per migliorare il benessere negli ambienti, siano essi
materiali naturali (cellulosa, fibra di legno, paglia..), lapidei artificiali
(calcestruzzo e laterizi), o prodotti più sofisticati a base di alluminosilicato
(per esempio MCM-41); l’utilizzo appropriato di questi materiali potrebbe
infatti contribuire in modo significativo all’aumento del comfort termo-
igrometrico e della qualità dell’aria negli ambienti indoor [1]. La curva che
racchiude le informazioni principali che definiscono il fenomeno di scambio
di massa tra il solido poroso e l’ambiente viene detta isoterma di
adsorbimento. Essa definisce la relazione non-lineare ad una data temperatura
tra la massa adsorbita e l’umidità relativa, quest’ultima definita come il
rapporto tra la pressione parziale del vapore e la pressione di saturazione a
pari temperatura:
𝑃
𝑤 = 𝒻( ) (1.1)
𝑃0 (𝑇)
Dove:
𝑤 è la quantità di sostanza adsorbita, in inglese amount adsorbed;
𝑃 è la pressione parziale del vapore;
𝑃0 è la pressione di saturazione del vapore;
L’adsorbimento, sia di tipo chimico che fisico, è un processo spontaneo ed
esotermico e perciò sfavorito dall’innalzamento della temperatura, secondo il
principio di Le Châtelier.
A differenza del chemiadsorbimento il fisisorbimento è un processo a bassa
specificità (a temperatura sufficientemente bassa l'adsorbimento fisico ha
luogo su qualsiasi superficie e per qualsiasi gas, mentre il chemiadsorbimento
dipende dall'affinità chimica tra un particolare adsorbente e un particolare
1
Isoterme di adsorbimento
CLASSIFICAZIONE IUPAC
Nel contesto del fisisorbimento è conveniente classificare i pori secondo la
loro dimensione caratteristica:
2
Capitolo 1
L’isoterma Tipo V è anch’essa poco comune; è legata al Tipo III per le deboli
interazioni tra il solido e l’adsorbato ed esibisce un’isteresi associata al
meccanismo di riempimento e svuotamento dei pori.
3
Isoterme di adsorbimento
relative diverse da quelle a cui si osservano i gradini, niente o poco del gas
resta adsorbito.
MODELLI SEMI-EMPIRICI
Per la complessità dell’interfaccia solido/gas reali e per i differenti
meccanismi che possono contribuire al fisisorbimento non è così difficile
sorprendersi del fatto che nessuna delle teorie correnti è capace di descrivere
matematicamente un’isoterma sperimentale su tutto l’intervallo delle ascisse
𝑃
. Nella pratica esistono due differenti procedure per sopperire a questo
𝑃0
problema. Il primo prevede l’applicazione di varie equazioni semi-empiriche,
la cui forma matematica dipende dall’intervallo di regressione dei dati e dalla
natura del sistema. La seconda procedura fa uso di isoterme standard ottenute
da materiali di riferimento non-porosi. In questo capitolo si riassumono le
teorie su cui si basano le equazioni semi-empiriche sopradette.
Queste assunzioni implicano che ciascun sito può adsorbire al massimo una
molecola di soluto e che la probabilità di adsorbimento è la stessa per ciascun
sito. La collisione di una molecola di gas con un solido viene considerata
anelastica, cosicché la molecola di gas rimane in contatto con il solido per un
tempo finito prima di ritornare nella fase gassosa. Questo tempo viene
considerato responsabile per il fenomeno dell’adsorbimento.
La derivazione dell’equazione ha origine nel considerare il processo di
equilibrio tra la specie gassosa A e la specie B, i siti vacanti del solido poroso:
4
Capitolo 1
1
b è una costante solo se il calore di adsorbimento è indipendente dal grado di “copertura”:
questa è la seconda maggiore assunzione di Langmuir.
5
Isoterme di adsorbimento
Dal momento che le forze di Van Der Waals sono a corto raggio, l’effetto
dell’adsorbente è trascurabile già nel secondo substrato molecolare. La
derivazione dell’espressione dell’isoterma BET parte dall’uguaglianza tra la
velocità di condensazione nello strato più profondo e della velocità di
evaporazione sulla superficie per ogni strato. Il procedimento analitico è
descritto in [1].
Il volume totale adsorbito risulta:
𝑣𝑚 𝑐 𝑃
𝑣= (1.6)
(𝑃0 − 𝑃)[1 + (𝑐 − 1)(𝑃⁄𝑃0 )]
Dove:
𝑐 è la costante BET ;
𝑃
Questa espressione può essere linearizzata nell’intervallo 𝑃 = 0.05 − 0.35
0
ottenendo:
𝑃 1 𝑐−1 𝑃
= + (1.7)
𝑣(𝑃0 − 𝑃) 𝑣𝑚 𝑐 𝑣𝑚 𝑐 𝑃0
𝑣𝑚 𝑐𝑥 1 − (𝑛 + 1)𝑥 𝑛 + 𝑛𝑥 𝑛+1
𝑣= (1.9)
1 − 𝑥 1 + (𝑐 − 1)𝑥 − 𝑐𝑥 𝑛+1
I parametri 𝑣𝑚 , 𝑐 e 𝑛 sono ricavati dai dati sperimentali tramite regressione
non lineare. In figura 2 viene mostrato come all’aumentare del parametro n
6
Capitolo 1
Figura 2. Adsorbimento di Azoto a 77.3K tracciato secondo l’equazione (1.9) ricavata dalla teoria
BET.
𝑝 2𝜎𝑉𝑚
𝑙𝑛 = (1.10)
𝑝0 (𝑇) 𝑟𝑐 𝑅𝑇
7
Isoterme di adsorbimento
Dove:
𝜎 è la tensione superficiale dell’acqua;
𝑉𝑚 è il volume molare dell’acqua;
𝑟𝑐 è il raggio critico del capillare;
𝑅 è la costante universale dei gas;
Il termine 𝑔 = 𝑒 𝑄/𝑅𝑇 tiene conto delle forze capillari; gli altri termini hanno
lo stesso significato illustrato precedentemente. Per c<1 si ottiene l’isoterma
Tipo V per c>1 l’isoterma Tipo IV. Per g=1 questa espressione rappresenta
isoterme Tipo II, III.
8
Capitolo 1
Figura 3. Interazione fase gas e solido poroso secondo la teoria del potenziale di M. Polanyi.
9
Isoterme di adsorbimento
1) Il vapore della fase gas obbedisce all’equazione di stato dei gas ideali;
2) Il liquido della fase adsorbita è incomprimibile;
Ne segue:
𝑝0
𝑅𝑇
𝜖𝑖 = ∫ 𝑑𝑝 (1.13)
𝑝𝑥 𝑝
Le isoterme che derivano da questa teoria hanno trovato impiego
nell’interpretare le isoterme Tipo IV e V affette da condensazione capillare o
dal riempimento dei pori. Sono specialmente utili a descrivere le curve
caratteristiche dei carboni attivi. La teoria del potenziale è una teoria empirica
che assume il volume della fase adsorbita in funzione del potenziale ε.
Dubinin (1960) propose la seguente forma empirica:
𝜀2
𝑉 = 𝑉0 exp(−𝑘 ) (1.14)
𝛽2
Dove V₀ è il valore limite del volume adsorbito corrispondente al monostrato,
k una costante, β è il coefficiente di affinità che caratterizza la polarizzabilità
dell’adsorbato. Questa equazione prende il nome di Dubinin-Radushkevich o
DR equation che può essere rimaneggiata nella seguente forma:
𝑃0 2
𝑉 = 𝑉0 exp[− (𝐾𝑙𝑛 ) ] (1.15)
𝑃
con
𝑅𝑇
𝐾= (1.16)
𝛽𝐸0
E₀ è l’energia di adsorbimento caratteristica di un vapore standard
(usualmente benzene). L’esponente 2 nell’equazione DR può essere sostituito
con n, ottenendo la cosiddetta Dubinin-Astakhov o DA equation. Il valore
empirico di n varia da 1 a 14 (Kapoor and Yang, 1988; Kapoor et al., 1989a)
e può essere collegato all’eterogeneità dei pori nel solido (Jaroniec and
Madey, 1988; Rudzinski and Everett, 1992).
10
Capitolo 1
11
Isoterme di adsorbimento
Figura 5. Cicli di isteresi: L-T-U isoterma di desorbimento teorica; C1, C2, C3 cicli d’adsorbimento
e desorbimento dipendenti dall’isteresi. Fonte: [7]
Rajniak and Yang nel 1993 [7] proposero a riguardo una spiegazione fisica
denominata pore blocking theory. Tale modello è l’estensione del indipendent
𝑃
pore model: esiste un singolo valore del rapporto 𝑃 al quale un capillare
0(𝑇)
12
Capitolo 1
𝑃
formi del liquido all'interno dei pori anche quando il rapporto è minore
𝑃0(𝑇)
di 1.
Figura 6. Rappresentazione schematica della condensazione capillare nei materiali porosi. Durante il
desorbimento il capillare non viene svuotato completamente, dando inizio alla formazione del ciclo
d’isteresi. Fonte: [8]
13
Isoterme di adsorbimento
𝑤𝐴 = 𝑤𝐴 (𝑥) 0 ≤ 𝑥 ≤ 1
𝑤𝐴 (𝑥) 𝑥 ≤ 𝑥𝐿 𝑜 𝑥 > 𝑥𝑈
𝑤𝐷 = {
𝑤𝐷 (𝑥 − 𝑥𝐿 ) 𝑥𝐿 ≤ 𝑥 ≤ 𝑥𝑈
𝑤𝐷 (𝑥𝑈 − 𝑥𝐿 ) = 𝑤𝑢 = 𝑤𝐴 (𝑥𝑈 )
Segue una procedura step by step per predire le isoterme secondarie:
2
Il limite Upper è facilmente riconoscibile perché corrisponde alla biforcazione iniziale
dell’isoterma di desorbimento da quella di adsorbimento; invece per il limite Lower a volte
è necessaria una forzatura in quanto alcuni materiali presentano isteresi fino alla fine della
fase di desorbimento.
14
Capitolo 1
Figura 7. Ciclo di isteresi a spirale interno alle curve fondamentali nel range xL<x<xU
1 𝑛𝐴
𝑤𝐴 (𝑥) = 𝑎𝑚,𝐴 ∙ exp [−𝑘𝐴 ∙ 𝑙𝑜𝑔 ( )] (1.18)
𝑥
𝑤𝑎 (𝑥) = 𝐶1 + 𝐶2 ∙ 𝑤𝐴 (𝑥)
(1.19)
15
Isoterme di adsorbimento
e 𝑤𝑗−2 − 𝑤𝑗−1
𝐶2 = (1.21)
𝑤𝐴,𝑗−2 − 𝑤𝐴,𝑗−1
Dall’espressioni (1.20) e (1.21) si capisce come ogni isoterma dipenda da
quella precedente, infatti è sempre necessario conoscere i punti j-1 e j-2,
ovvero i limiti inferiore e superiore del ciclo passato. In figura 8 e 9 vengono
illustrate le scanning curves di adsorbimento ottenute per il silica gel RD e
l’ARTsorb tramite l’algoritmo riportato in appendice A. Tutte le curve
convergono in 𝑥 = 𝑥𝑈 limite superiore del ciclo.
Figura 8. Scanning curves complete ottenute in Matlab per il silica gel RD; i turning points inferiori
(j-1) appartengono all’isoterma di desorbimento principale. Tutte le curve secondarie seguono la
stessa forma e terminano nel limite superiore U.
Figura 9. Scanning curves complete ottenute in Matlab per l’ARTsorb; i turning points inferiori (j-1)
appartengono all’isoterma di desorbimento principale. Tutte le curve secondarie seguono la stessa
forma e terminano nel limite superiore U.
16
Capitolo 1
𝑛𝐷
1
𝑤𝑑 = 𝑤𝑗−1 + 𝑎𝑚,𝑗 ∙ exp [−(𝑘𝑗 ∙ 𝑙𝑜𝑔 ( )] (1.23)
𝑥 − 𝑥𝑗−1
17
Isoterme di adsorbimento
𝐶𝑗
𝑎𝑚,𝑗 = 𝑛𝐷
exp [−(𝑘𝑗 𝐷𝑗 ) ] (1.29)
1
𝐵𝑗 = 𝑛𝐷 𝐷𝑗 𝑛𝐷−1
𝑥𝑗 − 𝑥𝑗−1 (1.30)
𝐶𝑗 = 𝑤𝑗 − 𝑤𝑗−1
(1.31)
1
𝐷𝑗 = 𝑙𝑛
𝑥𝑗 − 𝑥𝑗−1 (1.32)
𝑛𝐴 1
𝐴𝑗 = (𝑙𝑛 ) 𝐸𝑗 𝑤𝑗 𝑘𝐴 𝑛𝐴
𝑥𝑗 𝑥𝑗 (1.33)
Figura 10. Scanning curve ottenute con il modello di Rajniak and Yang per il silica gel.
Figura 11. Scanning curve ottenute con il modello di Rajniak and Yang per l’ARTsorb.
18
Capitolo 1
Figura 12. Processo di adsorbimento/ desorbimento intermedio con variazioni di umidità relativa nel
range 0.4-0.6 P/P₀ del silica gel RD; in rosso e verde le isoterme principali, in blu il ciclo dipendente
dall’isteresi.
19
Isoterme di adsorbimento
CALORE DI ADSORBIMENTO
Secondo la teoria BET il fisisorbimento è caratterizzato da quattro costanti:
c, 𝑣𝑚 , n, g. Due di queste, 𝑣𝑚 e n, sono da considerarsi constanti
dimensionali, la prima dipendente dalla superficie totale adsorbente, la
seconda dalla dimensione media dei pori. In particolare la costante
𝑣𝑚 dipende dal numero di molecole richieste per coprire l’intera superficie del
mono-strato molecolare; così l’area superficiale è misurata a partire dalla
proiezione della superficie (anche chiamata cross-sectional area) delle
molecole del gas. La costante n è il numero massimo di strati che possono
essere riempiti in un capillare; perciò la grandezza dei pori è misurata a partire
dallo spessore di molecole adsorbite perpendicolarmente alla superficie. Le
altre costanti, c e g, sono considerate costanti energetiche poichè dipendono
dal calore di adsorbimento del primo e dei successivi strati. Il calore di
adsorbimento del mono-strato risulta dall’interazione tra adsorbente-
adsorbato, mentre il calore di adsorbimento degli strati successivi dipende
dall’interazione adsorbente-adsorbente. Si assume inoltre che il calore di
adsorbimento degli strati successivi al primo (ad eccezione dell’ultimo) sia
uguale al calore di condensazione e del vapore adsorbito.
Non di rado il calore di adsorbimento è spesso espresso nei termini della sua
variazione da superficie libera a superficie coperta. Esso di ottiene mediante
una serie di isoterme costruite a differenti temperature secondo il cosiddetto
metodo isosterico. In analogia con l’equazione di Clausius-Clapeyron per un
sistema bifase gas - liquido, la seguente equazione può essere applicata per
determinare il calore di adsorbimento differenziale 𝐻𝑎𝑑𝑠 [𝐽⁄𝑘𝑔]:
𝑅 𝑇1 𝑇2 𝑃1 (1.34)
𝐻𝑎𝑑𝑠 = − ln
𝑇1 − 𝑇2 𝑃2
Dove R è la costante universale dei gas, e P₁, P₂, T₁, T₂ sono le pressioni di
equilibrio e le temperature per una data quantità di vapore adsorbito.
20
Capitolo 2
Stato dell’arte dei materiali
adsorbenti
L'obiettivo di questa sezione è quello di fornire uno sguardo d’insieme sui
materiali adsorbenti più diffusi e di maggiore interesse attuale,
evidenziandone le caratteristiche fondamentali e il processo produttivo. Tra
questi sono stati poi selezionati i candidati per le prove sperimentali, cercando
di identificare quelli più indicati nel campo della conservazione preventiva di
beni artistici e/o storici.
SILICA GEL
Il silica gel è un materiale sintetico amorfo formato dall’aggregazione di
particelle di silice la cui dimensione e impacchettamento determinano l’area
superficiale specifica e le dimensione dei pori. La struttura del materiale può
essere variata agendo su alcuni parametri come la natura chimica e la
concentrazione dei precursori, la temperatura, la durata e il Ph dell’idrolisi, la
condensazione, la transizione sol gel, temperatura e durata dell’asciugatura
del gel (Iler, 1979). Come risultato il diametro dei pori varia dai 2 nm per il
Regular Density (RD) silica gel ai 15-20 nm per i gel a bassa densità, mentre
il volume dei pori varia rispettivamente da 0.3-0.4 a 1-1.5 𝑐𝑚3 . RD è il
materiale più usato perché più stabile e risulta il più disponibile/economico
sul mercato, nonostante la sua minore capacità di adsorbimento rispetto ai
materiali compositi di silica gel.
Il Silica gel può essere sintetizzato seguendo due strade: (1) polimerizzazione
dell’acido silicico, e (2) per aggregazioni di particelle di silice colloidale. Il
prodotto commerciale viene preparato attraverso il primo metodo miscelando
una soluzione di sodio silicato con un acido minerale, ad esempio l’acido
idrocloridrico. La reazione produce la dispersione di particelle di SiO2 idrate,
finemente divise, composto conosciuto come acido silicico o hydrosol:
22
Capitolo 2
MS – MOLECULAR SIEVES
Questi materiali, a differenza del gel di silice, presentano un sistema di canali
regolari con dimensioni dei pori uniformi. Si trovano in commercio sotto il
nome di setacci molecolari (altrimenti detti molecular sieves) e vengono
impiegati solitamente nel campo della filtrazione. Si differenziano dagli altri
silicati, caratterizzati da pori irregolari dalle dimensioni ampiamente
variabili, poiché presentano una distribuzione della porosità relativamente
limitata con pori dal diametro medio di 2.5 nm a 15 nm.
I materiali del tipo MCM appartengono ad una nuova famiglia di silicati/
alumino-silicati mesoporosi; mediante un processo di sintesi, in presenza di
particolari tensioattivi che fungono da veri e propri stampi, viene ottenuta una
struttura ordinata (Beck et al., 1992). Per esempio MCM-41 presenta un
ordinamento di mesopori uniformi (figura 13) da 2 nm a oltre 10 nm, invece
per SBA-15 le dimensioni variano da 6 a 13 nm. La sintesi dei materiali
mesoporosi è un processo top down che permette la creazione di strutture di
diverse dimensioni e forme in base alle necessità.
Una delle principali ragioni per cui le nanoparticelle mesoporose di silice
sono d’estremo interesse scientifico è l’elevata porosità che possiedono.
Come ricavato dalle analisi d’adsorbimento e desorbimento di azoto, in media
23
Stato dell’arte dei materiali adsorbenti
ALLUMINA ATTIVATA
L’allumina attivata è anch’essa largamente utilizzata come essiccante perché
condivide le medesime proprietà del silica gel. Tuttavia, a differenza di
quest’ultima è cristallina e non amorfa. Si può modificare la chimica della
superficie attraverso trattamenti con acidi o basi e controllare la struttura
porosa mediante trattamenti termici. Come risultato l’allumina attivata è più
versatile del silica gel e maggiormente applicata come adsorbente. Una tipica
isoterma di adsorbimento viene riportata in figura 14, la quale evidenzia che
il processo di adsorbimento è la somma del chemiadsorbimento, del
fisisorbimento e della condensazione capillare.
L’allumina attivata figura soprattutto negli impianti industriali in cui è
necessario deumidificare flussi di aria compressa o gas di processo. L’uso
abbondante di questo materiale è dovuto a diverse proprietà, come il basso
costo, la resistenza chimico-fisica, la facilità nella rigenerazione e l’elevata
capacità di adsorbire l’acqua. La produzione di questo materiale è ottenuta
attraverso la disidratazione termica o l’attivazione di triidrato di alluminio,
Al(OH)₃ (MacZura et al., 1977). Convenzionalmente il materiale grezzo da
cui si origina l’allumina attivata è la bauxite. Essa, attraverso il cosiddetto
processo Bayer, viene trasformata in alluminato di sodio, viene lavata e
separata dalle impurità (come ossidi di ferro e silice) e resa gibbsite. Il
prodotto finito si ottiene attraverso calcinazione a 400°C-600°C. Tuttavia in
questo modo si ottiene un prodotto dall’area superficiale ridotta (solo pochi
metri quadrati per grammo) e un altrettanto modesto volume poroso. Per
questo alcune aziende produttrici, per ottenere prodotti migliori sottopongono
la gibbsite ad uno speciale processo tecnologico, chiamato flash process.
24
Capitolo 2
ZEOLITI
Le zeoliti sono solidi cristallini microporosi la cui struttura regolare è
caratterizzata da un’enorme quantità di volumi vuoti interni ai cristalli.
Chimicamente sono allumosilicati idrati cristallini con una struttura
tridimensionale. Le unità fondamentali sono i gruppi tetraedrici [SiO₄] e
[AlO₄]⁻, ognuno unito per i vertici ad altri quattro tetraedri mediante gli atomi
di ossigeno (figura 15). La carica negativa in [AlO₄]⁻ deve essere bilanciata
dalla presenza di cationi, da cui deriva la capacità di scambio cationica. Sono
conosciuti più di 180 tipi di zeoliti; le proprietà di adsorbente possono essere
adeguate variando la composizione, particolarmente il rapporto Si/Al
(Thompson, 1998): più basso è questo rapporto e più la zeolite diventa
idrofila. La superficie della struttura è costituita essenzialmente da atomi di
ossigeno, mentre gli atomi di Si o Al sono collocati nei piani interni della
struttura. L’interazione della struttura zeolitica con un gas è essenzialmente
dovuta alle interazioni di Van Der Waals tra le molecole di ossigeno e quelle
del gas.
Per alcune zeoliti, l’affinità con l’acqua è talmente elevata che possono
ottenere un largo adsorbimento anche a bassi valori di umidità relativa; infatti
si instaurano forti interazioni dei dipoli delle molecole di H₂O, molecola
polare, con il campo elettrostatico della struttura cristallina. La sostituzione
di Al e/o di Si con altri elementi porta a sintetizzare una miriade di setacci
molecolari (che formalmente non sono zeoliti), che sono però utilizzati
principalmente come catalizzatori.
ALLUMINOFOSFATI
Gli alluminofosfati rappresentano la prima famiglia di ossidi sintetizzati
senza Silica. Come le zeoliti e i MS questi materiali appartengono ai setacci
molecolari presentando una dimensione dei pori uniforme di 0.3 e 0.8 nm.
Data la maggior complessità nel processo di sintesi sono molto più costosi
degli altri adsorbenti. L’affinità con le molecole d’acqua è sicuramente
minore rispetto a quelle delle zeoliti, ma maggiore dei MS.
25
Stato dell’arte dei materiali adsorbenti
CARBONI ATTIVI
I carboni attivi sono materiali contenenti principalmente carbonio sotto forma
di micro-cristalli di grafite, trattati in modo da ottenere una struttura porosa
con una vasta area superficiale interna. I processi di produzione coinvolgono
fondamentalmente i seguenti stadi: la preparazione del materiale grezzo, la
carbonizzazione a basse temperature e l’attivazione. I materiali di partenza
per i carboni attivi sono costituiti da differenti tipi di materiali carbonacei. A
partire dai pori inizialmente presenti nel materiale grezzo, attraverso diversi
processi di attivazione, si fa in modo di incrementare la porosità secondo la
particolare distribuzione desiderata.
Figura 16. Distribuzione della dimensione dei pori delle principali famiglie di essiccanti
26
Capitolo 2
Figura 17. Isoterme di adsorbimento del vapore acqueo a 25°C (A) allumina in granuli, (B) allumina
in sfere, (C) silica gel, (D) 5A zeolite, (E) carbone attivo. Fonte: Yang, 1997.
CELLULOSA
La cellulosa è il biopolimero più abbondante in natura dal momento che
costituisce la struttura dei vegetali. É un materiale naturale grezzo largamente
utilizzato dall’uomo: carta, legno, cotone sono prodotti che troviamo nella
nostra quotidianità. È versatile e ben si presta alla modificazione chimica. Il
nome cellulosa fu coniato da Payen nel 1838 dopo esser stata riconosciuta
come sostanza a sé, mentre i primi esperimenti chimici risalgono agli anni
1920-30 solo negli anni ’20-’30. La catena polimerica è illustrata in figura
18.
È risaputo che i materiali ottenuti dalla cellulosa possono essere adoperati
come buoni adsorbenti e spesso li ritroviamo nei prodotti per l’igiene
personale. Le forme chimicamente modificate mediante acidi organici, basi o
agenti ossidanti invece esibiscono ottime capacità di adsorbimento al pari
degli altri essiccanti [10].
Nell’industria delle costruzioni il termine “cellulosa” viene utilizzato per
indicare un materiale isolante. Generalmente è ottenuto dalla carta di giornale
riciclata, dopo esser stata trattata con acido borico per diventare ignifuga e
resistente a batteri e insetti. Soprattutto in questo settore viene apprezzata la
capacità del materiale di tamponare le variazioni di umidità: contribuendo al
miglioramento della qualità dell’aria ambiente è possibile ottenere un
considerevole risparmio energetico e un livello di confort superiore [11].
27
Stato dell’arte dei materiali adsorbenti
SODIO POLIACRILATO
Il Sodio Poliacrilato è un polimero super assorbente (SAP) ottenuto mediante
la polimerizzazione dell’acido acrilico. Posto a contatto con l’acqua aumenta
di volume e si trasforma in un gel trasparente. Si trova in commercio come
idroritentore tra i prodotti per l’igiene intima, per l’agricoltura e per il
giardinaggio. Come la cellulosa è stato recentemente studiato per la sua
elevata capacità di moisture buffering. I risultati sperimentali mostrano infatti
che le proprietà di questo materiale di assorbire vapore acqueo sono molto
maggiori rispetto a tutti gli altri materiali tradizionali, come il silica gel e le
zeoliti sintetiche [12] .
Alcune ricerche sperimentali riportano risultati interessanti sull’utilizzo di
cemento alleggerito con sodio poriacrilato, SAP, Vermiculite espansa, VER,
e Perlite, PER, nell’edilizia. Mentre i materiali densi tendono a saturarsi
velocemente risultando poco idonei al controllo passivo di umidità, i materiali
arricchiti in SAP mostrano una capacità eccellente di mitigare le fluttuazioni
dell’umidità relativa in ambiente indoor [13].
Figura 19. Adsorbimento di H₂O del Sodio Poliacrilato: deformazione delle catene polimeriche.
28
Capitolo 2
29
Capitolo 3
Prove sperimentali
Nonostante i progressi dei modelli numerici per lo Heat Air and Moisture
Transfer (WUFI, DELPHIN, HAM lab, XAM…) rimane un generale bisogno
di dati sperimentali in grado di quantificare la prestazione igroscopica dei
materiali porosi. Recenti risultati di confronto, ottenuti in occasione di
progetti internazionali per la validazione dei modelli [14], hanno posto in
evidenza la necessità di accurate validazioni sperimentali, sebbene i dati siano
talora affetti da incertezza. Il confronto dei risultati sulla permeabilità al
vapore e sull’isoterma di adsorbimento/desorbimento ottenuti da diversi
laboratori sugli stessi materiali (materiali di finitura e laterizi) evidenzia
grandi differenze nei valori misurati. È fondamentale quindi definire
procedure univoche di prova e di scelte delle tecniche di misura, fornendo
istruzioni più precise e stringenti su come preparare i campioni e su come
condurre i test (metodo di test, valori soglia, durata, numero di misure,
intervalli tra diverse misure, temperatura di riferimento ecc…).
31
Prove sperimentali
Laterizio
industriale/ pietra - [15],[16],[1],[14]
di Noto
Axens
Allumina attivata [22]
IFT Group Technologies
Carbone attivo
Sigma Aldricht [22]
mesoporoso*
TABELLA 1. Materiali testati in laboratorio, (*) materiali consigliati per uno sviluppo futuro e
riferimenti in letteratura.
32
Capitolo 3
Allumina attivata MS 4A
33
Prove sperimentali
L’APPARATO SPERIMENTALE
AQUADYNE DVS DYNAMIC VAPOUR SORPTION – QUANTACHROME
Figura 21. Apparato sperimentale presso il Museum Lab del Politecnico di Milano: Aquadyne DVS
Dynamic vapour sorption, bilancia termogravimetrica prodotta dalla Quantachrome; bombola di
Azoto e PC.
34
Capitolo 3
Bilancia
Capacità massima 5g
Risoluzione ± 0.1 μg
Accuratezza ± 1 μg + 0.001% della massa sospesa
Umidità relativa %
Range 2%-98%
Risoluzione 0.1%RH
Accuratezza della ± 0.8%RH a 20°C – ±1.8%RH a 70°C
sonda
Temperatura
Range 25°C-85°C stabilità ±0.1°C
TABELLA 2. Specifiche tecniche di Aquadyne DVS (Quantachrome)
35
Prove sperimentali
ISOTERME DI ADSORBIMENTO
Per ogni materiale verranno riportati i seguenti diagrammi:
𝑃𝑒𝑠𝑜 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑖𝑜𝑛𝑒
1) Cinetica di adsorbimento e desorbimento ( ⁄𝑇𝑒𝑚𝑝𝑜);
36
Capitolo 3
Cinetica UR %
47,7 100
47,6 90
47,5 80
70
47,4
Peso [mg]
60
47,3
UR%
50
47,2
40
47,1
30
47,0 20
46,9 10
46,8 0
0 5 10 15 20 25
Tempo [ore]
37
Prove sperimentali
1,8
1,6
1,4
EMC % 1,2
1,0
0,8
0,6
0,4
0,2
0,0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
UR%
Figura 24. Isoterme di adsorbimento del mattone industriale e della pietra di Noto. Test preliminare.
∆𝐻
𝑤𝑚 = 𝑤𝑚,ℎ exp ( ) (3.2)
𝑅𝑇
𝐻𝐿 − 𝐻𝑁
𝐾 = 𝐾ℎ exp ( ) (3.3)
𝑅𝑇
GAB Model
𝒘𝒎 C K Resnorm
0,0005 185.39 0.9776 7,411E-05
TABELLA 3. Parametri dei modello utilizzato per l’interpolazione dei dati sperimentali del mattone
industriale e la pietra di Noto.
38
Capitolo 3
55 100
53 90
80
51
70
Peso [mg]
49 60
UR%
47 50
45 40
30
43
20
41 10
39 0
0 2 4 6
Tempo [giorni]
39
Prove sperimentali
0,8
w*[-]
0,6
0,4
0,2
0
0 2 4 6 8
Tempo [ore]
Figura 26. Cinetica di adsorbimento “single step” del silica gel RD a 23°C.
35
30
25
EMC %
20
15
10
5 Preliminare 1 2 3
0
0 20 40 60 80 100
UR%
Tra le misure della prova preliminare (chiamata anche fast isotherm) e quelle
delle prove successive all’equilibrio esiste una differenza percentuale
davvero elevata, anche più del 60%; ciò significa che sottoponendo il
materiale a variazioni di umidità repentine, dalla durata molto inferiore al
tempo con cui il materiale arriva all’equilibrio (denominato 𝑡𝐸𝑀𝐶 ), si
otterrebbe un adsorbimento di umidità esiguo, ridotto del 60% o più.
Un’escursione oraria di soli 3°C potrebbe produrre in un sistema che deve
essere mantenuto a 20°C e 50%UR, per esempio per la conservazione
ottimale di una tela dipinta, un’oscillazione di umidità del 10%UR. Le
variazioni di temperatura possono essere molto rapide, soprattutto negli
edifici storici, che spesso ospitano collezioni fisse di grande valore. Infatti
sebbene la struttura muraria dalle pareti molto spesse, quindi con grande
inerzia termica, sia la più idonea per sua natura a mantenere l’ambiente
interno in condizioni di equilibrio termoigrometrico, le perturbazioni
40
Capitolo 3
35
30
25
EMC%
20
15
10
0
0 20 40 60 80 100
UR %
Figura 28. Valor medi e barre d’errore delle misure di adsorbimento più rappresentative.
3
Si intende più precisamente il processo di essiccazione in camera climatica mediante il
flusso costante di gas secco, a temperature compatibili con il funzionamento della macchina
(≤ 90°C)
41
Prove sperimentali
Figura 29. Fitting dei dati sperimentali del silica gel RD con il modello empirico DA e modellizzazione
del ciclo di isteresi secondo la teoria del pore blocking.
𝑛𝐷
1
𝑤𝐷 = 𝑤𝐿 + 𝑎𝑚,𝐷 ∙ exp [−(𝑘𝐷 log ( )] (3.5)
𝑥 − 𝑥𝐿
Adsorbimento
𝒂𝒎,𝑨 𝑘𝐴 𝑛𝐴 Resnorm
0,2585 0,5973 1,7359 1,91E-04
Desorbimento
𝒂𝒎,𝑫 𝑘𝐷 𝑛𝐷 Resnorm
0,1085 0,1648 1,0736 7,6097E-07
Ciclo di isteresi
𝒘𝑳 𝑥𝐿 𝑤𝑈 𝑥𝑈
0,147 0,3 0,2425 0,7094
TABELLA 4. Parametri del modello DA ottenuti tramite regressione non lineare per il Silica gel
42
Capitolo 3
3.2.3 Artsorb
Questo materiale è un prodotto tecnico, estremamente apprezzato e specifico
che viene ampiamente utilizzato nella conservazione di reperti, manufatti,
oggetti d'arte o qualsiasi altra antichità che deve essere conservata ad umidità
costante. Esso è composto da gel di silice e cloruro di litio ed è disponibile in
sfere sciolte, fogli o cassette.
Artsorb è un prodotto che viene utilizzato in teche museali per preservare
manufatti particolarmente sensibili ai picchi di umidità, in particolar modo
manufatti lignei, dipinti su tavola lignea, libri, diplomi su carta o pergamena
o altri oggetti che rientrano nell’ampio e variegato settore dei beni artistici e
culturali. Artsorb rappresenta una soluzione specialmente in sistemi passivi
tampone per la conservazione di opere che devono essere mantenute tra 60%-
75 % UR. Tuttavia proprio in questo intervallo di umidità il materiale presenta
isteresi (si veda più avanti la figura 34), che causa nel tempo la perdita delle
proprietà igrometriche.
La sua alta capacità di adsorbimento è dovuta sia ad un volume dei pori
notevolmente più ampio del gel di silice convenzionale, sia alla presenza del
sale LiCl. La cinetica di adsorbimento e desorbimento riportata nella figura
30 mette in luce l’elevata capacità igroscopica del materiale nell’intervallo
60-100%UR e la maggiore inerzia del materiale nel raggiungere l’equilibrio:
se per il gel di silice RD sono necessarie circa 5 ore per raggiungere
l’equilibrio per l’Artsorb occorrono anche più di 8 ore. In particolare la figura
31 mette in evidenzia che sono necessarie più di 12 ore perché il materiale
arrivi alla saturazione a 100% UR, ma stranamente poco meno di 2 ore a
90%UR.
Cinetica Umidità Relativa %
100 100
90
90 80
80 70
Peso [mg]
60
UR%
70 50
40
60 30
50 20
10
40 0
0 2 4 6
Tempo [giorni]
43
Prove sperimentali
0,8
W*[-]
0,6
0,4
0,2
0
0 5 10 15
Tempo [ore]
Figura 31. Cinetica “single step” della fase di adsorbimento: raggiungimento dell’equilibrio
dell’ARTsorb.
1 2 3 4
100
90 a)
80
70
EMC %
60
50
40
30
20
10
0
0 20 40 60 80 100
UR%
100
90 b)
80
70
60
EMC%
50
40
30
20
10
0
0 20 40 60 80 100
UR %
Figura 32. a) Isoterme di adsorbimento / desorbimento a 23°C dell’ARTsorb®: in blu i punti della
prova preliminare; in arancione la prova con campione essiccato in azoto per 10h; in grigio la
prova con campione rigenerato in forno a 102°C. b) valor medi e barre di errore.
𝑃
Con 𝑥 =
𝑃0
1 2 1 2
𝑤𝐴 = 𝑎𝑚𝐴1 exp [−(𝑘𝐴1 log ( )] + 𝑎𝑚𝐴2 exp [−(𝑘𝐴2 log ( )]
𝑥 𝑥 (3.6)
𝑛𝐷
1
𝑤𝐷 = 𝑤𝐿 + 𝑎𝑚𝐷 ∗ exp [−(𝑘𝐷 ∗ log ( )]
𝑥 − 𝑥𝐿 (3.7)
Figura 33. Fitting dei dati sperimentali dell’ARTsorb: confronto tra il modello DA e il modello DR.
45
Prove sperimentali
Figura 34. Fitting dei dati sperimentali dell’ARTsorb secondo il modello DR: ciclo di isteresi
modellizzato secondo la teoria del pore blocking.
Adsorbimento – modello DA
𝒂𝒎,𝑨 𝑘𝐴 𝑛𝐴 Resnorm
1,045 2,7504 0,664 1,63E-02
Desorbimento- modello DA
𝒂𝒎,𝑫 𝑘𝐷 𝑛𝐷 Resnorm
0,39115 0,17 1,9715 6,6097E-03
Ciclo di isteresi
𝒘𝑳 𝑥𝐿 𝑤𝑈 𝑥𝑈
0,2307 0,6 0,607 0,8
Adsorbimento – modello DR
𝒂𝒎,𝑨𝟏 𝑘𝐴1 𝑎𝑚,𝐴2 𝑘𝐴2 Resnorm
46
Capitolo 3
60
UR%
36 50
40
34
30
20
32
10
30 0
0 1 2 3 4
Tempo [giorni]
Figura 35. Cinetica di adsorbimento e desorbimento della cellulosa Climacell Pure® a 23°C.
47
Prove sperimentali
0,8
W*[-]
0,6
0,4
0,2
0
0 2 4 6 8
Tempo [ore]
Figura 36. Cinetica “single step” della fase di adsorbimento: raggiungimento dell’equilibrio della
cellulosa Climacell Pure.
35%
30%
25%
EMC %
20%
15% 1
2
10%
5%
0%
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
UR%
Figura 37. Isoterma di adsorbimento/ desorbimento della cellulosa Climacell Pure a 23°C.
48
Capitolo 3
Una seconda ragione presentata da E. Smith in [29] risiede nel fatto che
durante il processo di adsorbimento, come risultato del rigonfiamento delle
fibre di cellulosa (swelling process) si rendono disponibili ulteriori punti di
legame per le molecole d’acqua. Il modello proposto da Smith inoltre
considera allo stesso tempo l’acqua libera 𝑤𝑐 , e l’acqua legata, 𝑤𝑏 , e esprime
il legame tra la somma di queste e la pressione parziale del vapore secondo la
seguente relazione:
𝑤 = 𝑤𝑏 + 𝑤𝑐 = 𝑤𝑏 − 𝑤 ′ ∙ 𝑙𝑛(1 − 𝑃⁄𝑃0 ) (3.8)
Dove 𝑤 ′ è il contenuto di H₂O adsorbito nel primo strato (monolayer)
superficiale. Questi parametri sono stati ricavati diagrammando l’amount
𝑃
adsorbed con −𝑙𝑛 (1 − 𝑃 ). Essi corrispondono all’intercetta e al coefficiente
0
angolare della retta che interpola i dati sperimentali.
0,350
y = 0,0677x + 0,0215
0,300 R² = 0,9989
0,250
0,200
w
0,150
y = 0,0673x + 0,0054
R² = 0,982
0,100
0,050
0,000
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00 3,50 4,00 4,50
-ln(1-P/P0)
Figura 38. Linearizzazione dei dati sperimentali tramite il modello di E. Smith proprio per
l’adsorbimento di vapore d’acqua dai cosiddetti swelling gel.
49
Prove sperimentali
120 100
110 90
80
100
70
Peso [mg]
90 60
UR%
80 50
70 40
30
60
20
50 10
40 0
0 1 2 3 4 5 6 7
Tempo [giorni]
50
Capitolo 3
W* [-]
0,6
0,4
0,2
0
0 5 10 15
Tempo [ore]
Figura 40. Cinetica “single step” della fase di adsorbimento: raggiungimento dell’equilibrio del
sodio poliacrilato
180
1 2 3 4
160
140
120
EMC%
100
80
60
40
20
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
UR%
Figura 41. Isoterme di adsorbimento/desorbimento del sodio poliacrilato a 23°C. In giallo i risultati
della prova più recente con tempo di soglia maggiore di 10 ore.
51
Prove sperimentali
180
160
140
EMC% 120
100
80
60
40
20
0
0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0
UR %
Figura 42. Valor medi e barre di errore delle misure effettuate.
Figura 43. Fitting dei dati sperimentali per il sodio poliacrilato: confronto tra il modello DA il modello
DR.
Adsorbimento – modello DA
𝒂𝒎,𝑨 𝑘𝐴 𝑛𝐴 Resnorm
1,5851 3,3873 0,9508 7,03E-02
Adsorbimento – modello DR
𝒂𝒎,𝑨𝟏 𝑘𝐴1 𝑎𝑚,𝐴2 𝑘𝐴2 Resnorm
1,0012 2,0218 0,6947 11,0437 1,6E-03
TABELLA 6. Parametri dei modelli DA e DR ricavati dalla regressione non lineare per il sodio
poliacrilato.
52
Capitolo 3
3.2.6 MS-Type A: 3A e 4A
Queste zeoliti sintetiche sono formate da strutture cristalline ordinate
formanti cavità microscopiche organizzate della dimensione uniforme di 3 o
4 Ångstrom. Grazie a questo reticolo e all’elevata polarità della superficie la
zeolite si presta ad essere un vero e proprio filtro per le molecole d’acqua, da
cui la denominazione MS, Molecular Sieves (vedere paragrafo 2.3).
I campioni misurati provengono da un’azienda che si occupa di ruote
entalpiche, componenti per la rimozione di umidità e il recupero di calore dai
flussi di aria. Nella figura 44 viene mostrata la cinetica di adsorbimento e
desorbimento: oltre alla rapidità della prova, paragonabile a quella dei laterizi,
si nota come siano solo il primo e l’ultimo livello (rispettivamente 10%UR e
100%UR) quelli con una maggiore capacità di adsorbimento. Per questo
motivo nel prossimo capitolo non verranno presi in considerazione per le
simulazioni numeriche.
37 60
UR%
36,5 50
36 40
35,5 30
35 20
34,5 10
34 0
0 0,5 1 1,5
Tempo [giorni]
12
10
8
EMC %
6 4A
4 3A
0
0 20 40 60 80 100
UR%
53
Prove sperimentali
Non c’è inoltre differenza sostanziale tra i due, poiché si tratta dello stesso
materiale, identico se non per la presenza di sodio al posto del potassio nella
formula chimica del 4A. Avendo la molecola d’acqua circa 1 Ångstrom di
diametro equivalente essa può in entrambi i casi essere attratta nei micropori.
70 100
90
65 80
Umidità Relativa %
70
Peso [mg]
60
60
50
55
40
50 30
20
45 10
0 1 2 3 4 5 6 7
Tempo [giorni]
54
Capitolo 3
45%
40%
35%
EMC % 30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
UR%
Figura 48. Interpolazione dei dati sperimentali mediante il modello DR. Il ciclo di isteresi è stato
modellizzato secondo il modello derivato dalla teoria del pore blocking.
55
Prove sperimentali
MATERIALI A CONFRONTO
La figura 49 illustra le isoterme di adsorbimento dei materiali misurati e
descritti finora in modo da rendere immediatamente evidenti le differenze. Le
curve vengono rappresentate mediante l’indicatore EMC % (Equilibrium
Moisture Content) in funzione dell’umidità relativa, in modo da essere
allineati con lo standard in letteratura.
100
90
80
70
60
EMC %
50
40
30
20
10
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
UR%
Figura 49. Isoterme di adsorbimento a 23±0.5°C ottenute sperimentalmente al Museum Lab del
Politecnico di Milano.
56
Capitolo 3
Figura 50. Fitting dei dati sperimentali nell’intervallo 0<P/P₀<0.4 con il modello GAB (UR%=
P/P₀∙100).
𝑃𝑎 𝑉𝑠𝑎𝑡 𝑉𝑚 (3.10)
𝑉𝑇𝑃 =
𝑅𝑇
4𝑇𝑃𝑉 (3.11)
𝑑𝑃 =
𝑆
Dove:
N è il numero di Avogadro;
𝐴𝑐𝑠 è la cross sectional area della molecola di H₂O;
57
Prove sperimentali
Sodio Allumina
Cellulosa Silica gel RD Artsorb
Poliacrilato attivata
𝒘𝒎 [𝒈⁄𝒈] 0,04 0,155 0,1084 0,0922 0,0887
c 7,9442 3,7738 8,7751 0,5304 4,6795
K 0,8112 1,0343 1,0112 1,1904 0,8739
Resnorm 2,70E-06 3,10E-06 3,80E-06 6,32E-06 3,79E-06
S [𝒎𝟐 ⁄𝒈] 167,2 648,0 453,2 385,4 371,0
𝒘𝒔𝒂𝒕,𝟏𝟎𝟎%𝑼𝑹 [𝒈⁄𝒈] 0,3002 0,3102 0,9464 1,397 0,392
VTP [𝒄𝒎𝟑 ⁄𝒈] 0,2750 0,2842 0,8670 1,2798 0,3591
𝒅𝒑 [𝒏𝒎] 6,58 1,75 7,65 13,28 3,87
TABELLA 7. Stima delle grandezze fisiche fondamentali dei materiali: area superficiale, volume dei
pori e diametro medio dei pori.
58
Capitolo 3
1,397
0,946
0,550
0,392
0,300 0,310
0,224
0,055 0,096 0,104
Figura 51. Contenuto alla saturazione del vapore d’acqua adsorbito da i vari materiali.
4
Lo standard ASHRAE definisce il thermal control range l’intervallo 40%-70% UR a cui
conviene riferirsi per confrontare velocemente le prestazioni dei materiali.
59
Prove sperimentali
𝑤 𝑔
𝑀= [ ] (3.12)
𝑤𝑝𝑒𝑠𝑜 𝑠𝑒𝑐𝑐𝑜 ∙ ∆𝑈𝑅% 𝑘𝑔 𝑈𝑅%
60
Capitolo 3
Non avendo a disposizione gli strumenti per il Dry Cup Test (EN IS0
12571:2001) i risultati sperimentali di questo studio verranno confrontati solo
mediante la variabile M.
Si riportano in figura 52 i risultati di recenti studi riguardanti valori di MBV
per alcuni materiali di uso comune, tra cui il sodio poliacrilato e la cellulosa.
Si evidenzia in particolare l’incredibile capacità di adsorbimento del primo e
la più alta prestazione della cellulosa rispetto al gesso e alla perlite. È grazie
a questa evidenza che è stato scelto di approfondirne lo studio e di ricavarne
le isoterme di adsorbimento e desorbimento (paragrafo 3.2.4 e 3.2.5).
Figura 52. MBV di alcuni materiali: sodio poliacrilato, perlite, cellulosa, gesso e gomma. Fonte:
[21] .
61
Prove sperimentali
20,0
16,0
12,0 ARTsorb®
M
Silica Gel RD
8,0 Sodio Poliacrilato
Cellulosa
4,0
Allumina Attivata
0,0
25 35 45 55
UR%
Figura 53. Moisture buffering capacities a confronto: risultati ottenuti dai dati sperimentali utilizzando
un ΔUR% pari a 10%UR.
62
Capitolo 3
7,00 20
18
6,00 Silica gel RD ARTsorb
16
5,00 14
M - Mh 12
4,00
10
3,00 8
2,00 6
4
1,00 2
0,00 0
5 20 35 50 65 80 95 5 20 35 50 65 80 95
UR% UR%
75%
Isteresi %
ARTsorb
50% Silica gel RD
Sodio Poliacrilato
Allumina Attivata
25%
Cellulosa
0%
20 30 40 50 60 70 80
Umidità Relativa %
Figura 55. L’isteresi nelle isoterme di adsorbimento sperimentali ottenute a 23°C presso il Museum
Lab del Politecnico di Milano.
63
Prove sperimentali
Una volta definita la prestazione del materiale, in funzione del risultato che si
vuole ottenere in una data applicazione, bisogna stimare la quantità del
materiale da utilizzare.
Nel campo della conservazione dei beni culturali esiste un metodo formulato
da Thomson nel 1977 per determinare quanto silica gel sia necessario per
stabilizzare l’umidità relativa di una teca lungo un intero anno [34]. Egli prese
in considerazione il fatto che le infiltrazioni nella stagione estiva, tipicamente
caratterizzata da valori di umidità ambiente elevati, bilanciassero le
esfiltrazioni nella stagione invernale, generalmente più secca. Tuttavia
l’obbiettivo più stringente prevede di ottenere un valore di umidità all’interno
della teca sempre diverso rispetto all’umidità relativa della ambiente esterno
e con variazioni giornaliere contenute (massimo 5-6%). È necessario quindi
determinare la giusta quantità di essiccante (sufficiente per almeno una
stagione) per salvaguardare l’opera. Thomson assunse la portata
d’infiltrazione di un volume d’aria per giorno, considerando che le
infiltrazioni seguissero un andamento esponenziale nel tempo (simile al
tempo di dimezzamento dei materiali radioattivi), mentre è ormai uso
costruire vetrine ben sigillate con un tasso di ricambio dell’aria inferiore allo
0.3 vol/h per contenere l’esaurimento del materiale. A tal proposito nel
capitolo successivo verranno confrontate le risposte sul lungo periodo (90
giorni) dei materiali per prevederne la dinamica d’esaurimento.
Thomson definì il concetto di tempo di dimezzamento igrometrico come il
tempo necessario affinchè l’UR% dell’aria interna si porti ad un valore
intermedio tra il valore di progetto e il valore dell’umidità relativa dell’aria
esterna. Per via sperimentale ricavò la relazione (3.15) per stimare la quantità
di silica gel necessaria nell’arco di 150 giorni:
𝑛∙𝑡 (3.16)
𝑄1/2𝑡 =
4∙𝑀
Dove:
Q è la quantità di silica gel richiesta per metro cubo;
t è in numero dei giorni in cui il controllo dell’umidità deve rimanere efficace
(150 giorni);
64
Capitolo 3
60
50
40
Q [kg]
30 Cellulosa
20 Allumina attivata
Silica Gel
10
Artsorb
0
30%UR Sodio Poliacrilato
50%UR
60%UR
Figura 56. Valori minimi di quantità di materiale da inserire in una teca di 1 m³ per ottenere un
controllo efficace sui 150 giorni, semi tempo igrometrico ricavato dalla formula di Thomson, a partire
dalla capacità del singolo materiale di trattenere vapore d’acqua M [g/kg/%UR].
65
Prove sperimentali
66
Capitolo 3
1,2
UR%
Figura 57. Confronto delle isoterme di adsorbimento dell’ARTsorb ottenute in laboratori diversi.
0,4
0,35
Amount adsorbed [g/g]
0,3
0,25
Multisorb Technologies
0,2 Inc.
0,15
David Yu, S. A. Klein,
0,1 Ph.D, and D. T. Reindl
UR%
Figura 58. Confronto delle isoterme di adsorbimento del silica gel RD ottenute in laboratori diversi.
67
Prove sperimentali
0,35
0,3
Amount Adsorbed [g/g]
0,25
Figura 59. Confronto delle isoterme di adsorbimento della cellulosa ottenute in laboratori diversi.
La figura 58 illustra il confronto tra le misure dell’isoterma del silica gel RD:
la forma dell’isoterma è la medesima, tuttavia i valori ottenuti sembrano
essere sottostimati.
68
Capitolo 3
69
Prove sperimentali
a)
b)
c)
Figura 60. Dimensioni delle sfere: a) Allumina attivata; b) Silica gel; c) Artsorb;
Disturbi
Ogni massa sospesa risente di una forza di galleggiamento interferente
data dal flusso del gas di densità ρg e volume v iniettato in camera
[36]:
𝑛
𝐹 = 𝑔 ∑ 𝑘(𝑚𝑗 − 𝑣𝑗 𝜌𝑔,𝑗 )
𝑗=𝑠,𝑡…
Dove ‘s’ indica sample side (k=+1) mentre ‘t’ tare side (k=-1).
Inoltre avviene la creazione di momenti interferenti sul piattino della
bilancia per campioni collocati in posizione non baricentrica.
Isteresi del materiale
Valori soglia
All’aumentare del valore soglia che rappresenta la condizione di
equilibrio (Δw%/min), aumenta l’accuratezza della misura e la durata
complessiva del test. Al variare di questo parametro variano le
isoterme di adsorbimento in quanto cambia la definizione stessa di
equilibrio. In letteratura non viene definito un valore standard, per
questo non si ha la certezza che si stiano confrontando misure
riprodotte alle medesime condizioni. In questo lavoro è stato utilizzato
il minimo: 0.0005%/min.
70
Capitolo 4
Il controllo del microclima
all’interno delle teche museali
Il tema del controllo microclimatico è da tempo di particolare interesse per i
conservatori dei musei. È noto infatti come i parametri ambientali,
temperatura e umidità relativa, possano innescare o aggravare processi di
degrado attraverso meccanismi di tipo chimico, fisico o biologico e come
contribuiscano ad aumentare o ridurre le “aspettative di vita” di un bene
culturale. Risulta quindi evidente come il controllo dei parametri ambientali,
inteso come controllo dei valori medi e delle fluttuazioni temporali, risulti
fondamentale per l’ottimale conservazione delle collezioni.
Per definizione il microclima è la sintesi delle condizioni ambientali
(distribuzione temporale e spaziale, fluttuazione e andamento dei valori medi
ed estremi, gradienti spaziali e frequenza di oscillazione) dovute o alle
variabili temperatura e umidità, o a scambi con altri corpi (emissione
infrarossa, riscaldamento, illuminazione), su un periodo rappresentativo di
tutte le condizioni determinate da fattori forzanti naturali e causati dall’uomo.
71
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
72
Capitolo 4
storici già nel 1959 (Toishi 1959). Da quel momento si diffuse l’uso del silica
gel per il controllo dell’umidità nelle vetrine dei musei. Tuttavia si diffuse
anche una gran confusione sull’ utilizzo delle principali varianti di silica gel
sul mercato [17].
In questo capitolo sono indagate le prestazioni dei materiali testati per
rispondere ai requisiti di progetto più richiesti generalmente in ambito
museale. Nella tabella 10 si riportano i valori guida per una corretta
conservazione di ciascuna tipologia di manufatto. Sulla base delle dimensioni
delle vetrine e dei valori di umidità richiesti, in fase di presentazione del
progetto deve infatti essere specificato:
Tipologia e caratteristiche del materiale tampone da adottare;
Quantità necessarie di materiale tampone;
Modalità di inserimento nella vetrina;
Procedura di gestione e manutenzione del sistema di stabilizzazione
(eventuali sostituzioni/ rigenerazioni e loro ciclicità)
Manufatti Umidità Relativa % Temperatura [°C]
Mosaici di pietre, pietre,
20%-60% 15°C-25°C
rocce fossili, minerali
Mummie, animali
20%-35% 21°C-23°C
impagliati
Papiri, pergamene,
50°C-60°C 13°C-18°C
collezioni filateliche
Disegni, acquarelli,
pastelli su carta, dipinti 40%-55% 19°C-24°C
su tela, avori, coralli
Fotografie, film, materie
30%-45% 0°C-15°C
plastiche
Tavole legno, dipinti su
legno, icone, strumenti 50%-65% 19°C-24°C
musicali
Collezioni
40%-60% 19°C-24°C
entomologiche
Tessuti, arazzi, abiti,
25%-50% 19°C-24°C
paramenti
Affreschi staccati 55%-65% 10°C-24°C
TABELLA 10. Estratto dalla UNI 10829 che indica i valori microclimatici entro i quali sarebbe
opportuno conservare le diverse categorie di materiali per prevenire danni di tipo chimico-fisico o
microbiologico.
Possono, questi valori guida, essere sempre utili e da seguire per la migliore
conservazione? Valori di UR% e T che, in linea di principio, sono adatti ai
materiali possono essere inadatti o addirittura pericolosi per particolari
oggetti artistici. Infatti un particolare oggetto è stato sottoposto per secoli a
condizioni di UR% e T che hanno provocato tensioni interne, le quali hanno
73
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
I MECCANISMI DI DETERIORAMENTO
La temperatura e l’umidità sono le principali grandezze fisiche coinvolte nella
degradazione dei beni da conservare. In generale le variazioni di temperatura
inducono differenti espansioni nei materiali e sforzi di tensione tra le
superficie le strutture sottostanti. Le variazioni cicliche contribuiscono a
danneggiare i materiali e i danni sono tanto maggiori quanto più rapidi sono
i cicli. Mentre più brevi sono le fluttuazioni tanto più sottile è lo strato
influenzato da esse. Poiché le parti di maggior valore artistico dei monumenti
si trovano sulla superficie, i cicli di temperatura giornalieri (o più brevi) sono
molto più importanti di quelli stagionali.
Sono tre invece le tipologie di degradazione che possono scaturirsi da un
inefficace controllo dell’umidità relativa. La prima, degradazione biologica,
avviene quando la temperature e l’umidità relativa sono tali da far proliferare
funghi e colonie di insetti. La seconda, degradazione meccanica, è legata alle
fluttuazioni dell’umidità relativa che comporta l’espansione o la contrazione
del materiale e quindi tensioni strutturali. La terza, degradazione chimica, è
associata alla velocità di reazione di un processo chimico influenzato dalla
temperatura e dall’umidità.
74
Capitolo 4
Degradazione biologica
In tutto il mondo si assiste al rovinoso attacco ai beni artistici e storici da parte
della proliferazione di microrganismi. L’elevata umidità relativa sulla
superficie crea le condizioni ottimali per la crescita di quest’ultimi [37]; valori
di umidità relative del 75% e oltre rappresentano un pericolo reale per la
conservazione. Spesso dove vi è condensazione superficiale vi è la più alta
probabilità di germinazioni estese di muffe; infatti queste possono assorbire
l’acqua e riprodursi molto velocemente. Anche periodi brevi a RH% elevate
non possono quindi essere trascurati. Ad esempio, il corpo di un fungo, che
si origina sempre da un elemento unicellulare, la spora, dà luogo alla
germinazione ogni qualvolta il valore dell’umidità relativa dell’aria
nell’adiacenza di una superficie rimane, per un sufficiente periodo di tempo,
più alto di un valore di soglia, detto attività minima. Il fungo che richiede il
minimo grado di attività è l’Aspergillus Versicolor, cioè una muffa, per il
quale a è pari al 75% sui materiali idroassorbenti. Gli effetti dei
microrganismi su carta, pitture su tela e canovaccio, legno ed altri materiali
sono visibili ad occhio nudo: inizialmente si formano delle macchie di vari
colori, poi, col passare del tempo, il materiale perde di consistenza e si
disintegra. I tessuti si macchiano irreversibilmente, si bucano e perdono di
consistenza; la plastica e la pelle si macchiano e infragiliscono.
Degradazione meccanica
I manufatti composti da più materiali, come mobili intarsiati, icone, dipinti su
legno e tele, nel momento in cui si rigonfiano o si contraggono perché
reagiscono alle condizioni climatiche indoor creano sforzi prossimi alle
discontinuità, tra uno strato e l’altro. Gli sforzi che superano la tensione di
snervamento, cadendo nella regione delle deformazioni plastiche, vanno
incontro a deformazioni irreversibili se non a rottura. Sia la tensione di
snervamento che il carico di rottura sono proprietà determinabili
sperimentalmente in laboratorio e quindi sono conosciute. Per prevenire
danni irreversibili e la perdita di valore dell’oggetto è opportuno mantenere
le tensioni dei materiali nel campo delle deformazioni elastiche. A causare i
danni maggiori non sono solo le variazioni repentine di umidità relativa ma
anche le fluttuazioni lente. Le fluttuazioni che causano il massimo sforzo
negli oggetti sono infatti quelle di durata maggiore del tempo di risposta
dell’oggetto, ossia il tempo necessario all’intero oggetto di reagire ad un
gradino di umidità.
75
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
Figura 62. Deformazioni nel legno, reversibili e irreversibili, causate dalle variazioni di umidità .
76
Capitolo 4
Degradazione chimica
Spesso ci si limita a porre rimedio e prevenire le degradazioni di tipo
biologico e meccanico, trascurando quelle di tipo chimico. I processi chimici
dipendono o sono accelerati dalla presenza dell’acqua [Erhardt et al, 1994].
La quantità di acqua contenuta nei materiali aumenta all’aumentare
dell’umidità relativa. Inoltre in caso di adsorbimento multistrato, le molecole
sono trattenute con meno forza del materiale e quindi più libere di reagire,
incrementando la velocità di reazione. Ottenere livelli bassi di umidità
relative e temperature basse permette di evitare per esempio l’idrolisi acida
della carta, la decomposizione del cuoio, lo sfibramento e lo scolorirsi dei
tessuti e la corrosione elettrochimica dei metalli. La presenza di acqua allo
stato liquido favorisce per esempio la trasformazione del marmo o delle rocce
calcaree in gesso (in presenza di SO₂). Le pietre, i mattoni, le ceramiche, gli
stucchi, gli affreschi e altri materiali aventi sali solubili nei pori sono sensibili
ai cambiamenti microclimatici: le condizioni ambientali che portano a cicli di
UR% possono generare cristallizzazione e dissoluzione di sali.
Il fenomeno di ossidoriduzione può essere fortemente accelerato in presenza
di opere con metalli a diverso potenziale elettrochimico. In questo caso il
metallo meno nobile tenderà a dissolversi essendo interessato da una reazione
anodica, mentre quello più nobile resterà intatto, essendo interessato da una
reazione catodica.
77
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
I SISTEMI DI CONTROLLO
Le tecniche per il controllo del microclima possono essere divise in due
categorie: attive e passive. Le une prevedono l’utilizzo di sistemi di
condizionamento che necessitano di sorgenti di energia esterne, come
riscaldatori, deumidificatori, ecc.; le altre sfruttano alcune proprietà chimico-
fisiche di taluni materiali, come la capacità di adsorbimento o quella termica,
e non richiedono sorgenti di energia esterne.
Gli umidificatori sono introdotti per mitigare o compensare le variazioni di
umidità dovute a quelle della temperatura, ma se non sono ben bilanciati
possono creare ulteriori variazioni di umidità. Il funzionamento
dell’umidificatore dovrebbe compensare l’aria secca causata dal
riscaldamento ma se non è ben tarato può causare un aumento dell’umidità. I
sofisticati sistemi che mantengono l’umidità relativa in un intervallo
prefissato, causano dannose oscillazioni tra questi valori. Sebbene queste
variazioni siano solo di qualche percento e di breve durata, e quindi non
possono raggiungere gli strati più profondi, la ripetizione di questi cicli può
avere un impatto negativo sui materiali sottili come i dipinti su tela.
Inoltre la necessità sempre più crescente di diminuire il fabbisogno energetico
dei musei ha, negli ultimi anni, spostato l’attenzione sulle tecniche di
controllo passive.
L’adozione dei soli sistemi passivi, costituiti da materiali “buffer”, equivale
ad incrementare l’“inerzia” nel microambiente e quindi permette unicamente
di prolungare i tempi in cui le variabili si portano a regime [19]. In questi casi,
dunque, se l’obiettivo è il mantenimento di valori medi costantemente diversi
fra interno ed esterno occorre prevedere interventi periodici di sostituzione
del materiale tampone (“esaurito”) con cariche nuove e precondizionate ai
valori desiderati.
78
Capitolo 4
79
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
SIMULAZIONI NUMERICHE
Figura 64. POLIteche.m: programma messo a punto dal Politecnico di Milano per simulare
l’andamento dell’umidità relativa all’interno di una teca. Modello a parametri concentrati.
L’aria umida contenuta all’interno della vetrina è stata trattata come una
miscela ideale di gas perfetti; è inoltre supposta valida l’ipotesi di
miscelamento perfetto, ovvero si considerano uniformi le proprietà
termofisiche nel volume considerato.
Infine la portata d’infiltrazione dovuta alla non perfetta tenuta dell’involucro
viene determinata a partire dal numero di ricambi giornalieri, fornito come
dato di progetto. Lo schema della teca e dei relativi flussi termici e di umidità
è mostrato nella figura 65. Le reti elettriche equivalenti sono illustrate nella
figura 66, mentre di seguito si riportano le equazioni di bilancio risultanti.
81
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
Figura 66. Circuito elettrico equivalente per lo scambio termico (a) e per lo scambio di massa (b).
82
Capitolo 4
differenziali lineari del primo ordine. Per risolverlo, viene utilizzato uno
schema alle differenze finite in avanti. In questo modo le equazioni vengono
risolte in sequenza anziché contemporaneamente. Per garantire la stabilità
dello schema di risoluzione esplicito, il passo di integrazione è stato
convenientemente scelto (60 secondi).
83
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
84
Capitolo 4
Figura 67. Trasformazioni dell’aria esterna sul diagramma psicometrico: punto 1 – condizione
iniziale; punto 2-condizione finale; punto P- condizione di progetto; La linea rossa indica la quantità
di umidità che il materiale deve adsorbire.
85
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
31 30,5
a) b)
30 30,0
29 29,5
UR%
UR%
28 29,0
27 28,5
26 28,0
1 panetto 5 panetti
25 27,5
0 20 40 0 20 40
Tempo [ore] Tempo [ore]
37 33,0
c) d)
36 32,5
35
32,0
34
31,5
UR%
UR%
33
31,0
32
31 30,5
30 30,0
1 panetto 5 panetti
29 29,5
0 20 40 0 20 40
Tempo [ore] Tempo [ore]
ARTsorb Cellulosa
Silica Gel RD Sodio Poliacrilato
Allumina
Figura 68. Valore di progetto 30%UR; a) profili UR% dell’aria umida al variare del materiale
essiccante introdotto. Simulazione del gradino di riscaldamento con introduzione di 1 cassetta di
adsorbente; b) gradino di riscaldamento con 5 cassette di adsorbente; c) profili UR% dell’aria umida
al variare del materiale essiccante introdotto. Simulazione del gradino di raffrescamento con
introduzione di 1 cassetta di adsorbente; d) gradino di raffrescamento con 5 cassette.
panetti. Si nota che l’ effetto tampone dei materiali non aumenta in maniera
proporzionale all’aumentare del numero dei panetti (come era stato ipotizzato
in [35]): in particolare silica gel, Artsorb e sodio poliacrilato da un lato e
cellulosa e allumina attivata dall’altro, comportano circa lo stesso ΔUR% dai
4 panetti in su. La cellulosa e l’allumina attivata inoltre mostrano,
inaspettatamente, la capacità di mantenere ΔUR%≤ 1.5%.
31 33 b)
a)
29
32
27
25 31
T[°C]
UR%
23
21 30
19 29
17
15 28
0 5 10 15 20 25 0 5 10 15 20 25
Tempo[ore] Tempo [ore]
T interna T esterna Cellulosa (5P) ARTsorb (5P)
Figura 70. a) profili di temperatura esterna e interna alla teca; b) profili di umidità relativa: confronto
tra cellulosa e ARTsorb.
87
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
51 50,5
a) b)
50 50,0
49 49,5
49,0
48
48,5
UR%
UR%
47
48,0
46
47,5
45 47,0
44 46,5
43 46,0
1 panetto 5 panetti
42 45,5
0 10 20 30 40 0 10 20 30 40
Tempo [ore] Tempo [ore]
61 54,0
c) 53,5 d)
59
53,0
57 52,5
55 52,0
UR%
UR%
51,5
53 51,0
51 50,5
50,0
49
49,5 5 panetti
1 panetto
47 49,0
0 10 20 30 40 0 10 20 30 40
Tempo [ore] Tempo [ore]
Figura 71. Valore a) profili UR% dell’aria umida al variare del materiale essiccante introdotto.
Simulazione del gradino di riscaldamento con introduzione di 1 cassetta di adsorbente; b) gradino di
riscaldamento con 5 cassette di adsorbente; c) profili UR% dell’aria umida al variare del materiale
essiccante introdotto. Simulazione del gradino di raffrescamento con introduzione di 1 cassetta di
adsorbente; d) gradino di raffrescamento con 5 cassette.
88
Capitolo 4
del medesimo gradino di temperatura più si lavora a valori di UR% alti più
verranno richieste prestazioni elevate da parte del materiale. Inoltre
l’ampiezza stessa del gradino è stata volutamente esagerata per evidenziare la
caduta, laddove ci fosse, della capacità dell’adsorbente.
Si nota in primo luogo come la cellulosa perda la partita contro gli altri
essiccanti e come invece il sodio poliacrilato risponda perfettamente, anche a
partire dall’introduzione di un solo panetto di essiccante (figure 71-a e 71-c).
Introducendo 5 panetti le differenze più marcate si riscontrano tra allumina e
cellulosa da un lato e silica gel, Artsorbe sodio poliacrilato dall’altra (figure
71-b e 71-d). Tuttavia il silica gel RD, in questo intervallo è penalizzato dalla
comparsa d’isteresi: nella fase di riscaldamento non desorbe seguendo
l’isoterma d’adsorbimento, ma una scanning curve interna al ciclo di isteresi
principale. Per dimostrare l’incidenza del fenomeno sul controllo delle
condizioni igrometriche della teca, sono state eseguite un paio di simulazioni
caricando nel modello numerico le funzioni delle scanning curves. Si rimanda
la lettura al paragrafo 4.3.2.
61 60,5
a) b)
60 60,0
59 59,5 RH%progetto
58 59,0
57 58,5 ARTsorb
UR%
UR%
56 58,0
55 57,5 Silica Gel RD
54 57,0
53 56,5 Sodio
52 56,0 Poliacrilato
1 panetto 5 panetti
51 55,5 Cellulosa
0 10 20 30 40 0 10 20 30 40
Tempo [ore] Allumina Tempo [ore]
89
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
72 65
c) d)
70 64
68
63
66
UR%
UR%
62
64
UR% di progetto
61
62 ARTsorb
60
60 Cellulosa
1 panetto 5 panetti
58 59 Silica Gel RD
0 10 20 30 40 0 10 20 30 40
Sodio Poliacrilato
Tempo [ore] Tempo [ore]
Allumina
ARTsorb Cellulosa
Allumina
Figura 72. Valore a) profili UR% dell’aria umida al variare del materiale essiccante introdotto.
Simulazione del gradino di riscaldamento con introduzione di 1 cassetta di adsorbente; b) gradino di
riscaldamento con 5 cassette di adsorbente; c) profili UR% dell’aria umida al variare del materiale
essiccante introdotto. Simulazione del gradino di raffrescamento con introduzione di 1 cassetta di
adsorbente; d) gradino di raffrescamento con 5 cassette.
61 a) 54 b)
60 52
59
50
58
UR%
48
UR%
57
56 46
55
44
54
53 42
52 40
0 10 20 30 40 0 10 20 30 40
Tempo [ore] Tempo [ore]
Silica Gel (1 cassetta) Silica Gel (5 cassette) Silica gel (1 cassetta) Silica gel con isteresi
Silica Gel con isteresi Silica Gel con isteresi Silica gel (5 cassette) Silica gel con isteresi
Figura 73. Simulazione del gradino di raffrescamento, confronto tra le prestazioni del silica gel senza
isteresi e del silica gel affetto da isteresi.
90
Capitolo 4
80
75
UR%
70
65
60
0 10 20 30 40
Tempo [ore]
Bisogna quindi porre l’accento sul fatto che molti software di simulazione
dinamica ancora oggi trascurano per semplicità e/o mancanza di dati
sperimentali questi effetti che sembrano invece fondamentali [39]. Infatti
viene considerata significativa la sola curva di adsorbimento. Al fine di
prevedere realisticamente le dinamiche di scambio di massa sarebbe
opportuno introdurre un algoritmo di calcolo che tenga in considerazione
l’isteresi e l’effetto memoria del fenomeno per prevedere puntualmente e
automaticamente le curve di adsorbimento e desorbimento secondarie,
secondo il modello del pore blocking. In breve quello che dovrebbe fare
l’algoritmo è: determinare se la condizione iniziale di equilibrio appartiene
alla curva di adsorbimento o a quella di desorbimento; definire e memorizzare
i turning points, ovvero i punti in cui si verifica un cambio di direzione dello
scambio di massa e verificare se essi corrispondono ai limiti superiore o
inferiore del ciclo di isteresi; in caso negativo aggiornare i parametri per il
calcolo selle scanning curves.
91
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
31,0
a)
30,5
UR%
30,0
29,5
29,0
0 10 20 30 40
Tempo [ore]
51,0
b)
50,5
UR%
50,0
49,5
49,0
0 10 20 30 40
Tempo [ore]
92
Capitolo 4
60,5
c)
60,0
UR%
59,5
59,0
58,5
0 10 20 30 40
Tempo [ore]
Figura 75. Profili dell’umidità relativa ricavati al variare dei materiali; valutazione dell’incidenza
delle infiltrazioni sul sistema. Caso a) valore di progetto 30%UR; caso b) valore di progetto 50%UR;
caso c) valore di progetto 60%UR.
93
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
TABELLA 111. M-Specific moisture reservoir e quantità di essiccante necessaria in una vetrina
160x140x30 affinchè non si esaurisca entro 90 giorni.
94
Capitolo 4
Per non limitare la verifica al solo contributo delle infiltrazioni è stata imposta
una seconda forzante, ovvero una variazione della temperatura con
andamento sinusoidale (periodo di 24 ore e ampiezza 10°C). Infatti se
nell’arco di una stagione l’umidità relativa si discosta meno del 10% dal
valore iniziale grazie ad un buon controllo delle infiltrazioni, non è detto che
si verifichi la terza condizione, a causa delle rapide fluttuazioni della
temperatura esterna. In alcuni casi il gradiente giornaliero ammesso è
addirittura inferiore al 5% e occorre una progettazione del sistema ancora più
attenta. Nelle figure 76-a, 76-b e 76-c vengono riportati i risultati delle
simulazioni. Si osserva che Qseason in alcuni casi è insufficiente a mantenere
le oscillazioni giornaliere al di sotto dei limiti imposti.
35
a)
34
33
32
UR%
31
30
29
28
0 20 40 60 80
Giorni
95
Il controllo del microclima all’interno delle teche museali
60
b)
58
56
54
52
UR%
50
48
46
44
42
40
0 20 40 60 80
Giorni
68
c)
66
64
62
60
UR%
58
56
54
52
50
0 20 40 60 80
Giorni
Figura 76. Risposta sul lungo periodo e verifica dell’esaurimento del materiale. a) caso 30%UR; b)
caso 50%UR; c) caso 60%UR.
96
Conclusioni
97
Conclusioni e sviluppi futuri
Questo lavoro presenta le isoterme di adsorbimento a 23±0.5°C dei materiali
igroscopici di uso comune: alcuni provenienti dal settore industriale
(materiali altamente adsorbenti a base di gel di silice, alumina attivata e sodio
poliacrilato), altri ancora provenienti dal settore edilizio (materiali laterizi e
cellulosa).
Per le misure è stata utilizzata una bilancia termogravimetrica ultra sensibile,
di cui il costruttore, Quantachrome, dichiara valori di accuratezza di 0.1 μg
(± 0.0001% della massa sospesa). Ciononostante, durante l’esperienza in
laboratorio, sono state riscontrate alcune criticità nella procedura di prova,
che hanno comportato errori sistematici nelle misure iniziali. Questo lavoro
pone dapprima l’attenzione sulle conditio sine qua non si otterrebbero risultati
accurati: il pretrattamento del materiale in particolare è di fondamentale
importanza. Gli errori sistematici infatti sono stati ridotti al minimo
rigenerando i campioni in forno a 102°C. Si consiglia fortemente di
predisporre in laboratorio un forno certificato per la completa rigenerazione
dei materiali, in quanto non è sufficiente il cosiddetto “step purge”
predisposto in macchina, a meno di un consumo ingente di gas inerte, per
ottenere il reale peso secco del campione.
Tra i risultati ottenuti in laboratorio per l’Artsorb e il silica gel RD e quelli di
una ricerca condotta nel 2001 si è verificata una fondamentale accordanza e
successivamente anche per la cellulosa è stata trovata un’ottima
corrispondenza in letteratura. Tuttavia è stato difficile reperire ulteriori
misure e procedure di riferimento in letteratura e in particolare non è stata
trovata traccia di isoterme del vapor d’acqua del sodio poliacrilato, il
materiale con la più alta potenzialità.
Ciò a conferma del generale bisogno di dati sperimentali, richiesti per avallare
le moderne tecniche di controllo passivo e i modelli per lo Heat Air and
Moisture Transfer.
Si propone di eseguire in futuro un numero significativo di misure (minimo
tre per materiale) al fine di verificare la riproducibilità e l’accuratezza delle
isoterme di adsorbimento e di creare un database di materiali adeguato. Non
solo, ma date le quantità esigue utilizzate in macchina (50 mg) e l’elevata
variabilità delle dimensioni delle unità caratteristiche degli adsorbenti
(sferette nella maggior parte dei casi) è possibile che le misure non siano
sufficientemente rappresentative e che solo aumentandone il numero si possa
99
Conclusioni e sviluppi futuri
100
Conclusioni
101
Appendice A
Modello Rajniak and Yang: ciclo di isteresi delle isoterme di
adsorbimento del vapore acqueo.
Silica Gel RD
%Preallocazione variabili
w=w0*ones(1,m);
dw=w0*ones(1,m);
x=x0*ones(1,m);
dx=(A*omega*cos(omega*dt));
xj=x0; wj=amA*exp(-(kA*log(1/(xj)))^nA);
xj_1=xL; wj_1=wL;
xj_2=xU; wj_2=wU;
C2=(wj_2-wj_1)/(amA*exp(-(kA*log(1/(xj_2)))^nA)-amA*exp(-
(kA*log(1/(xj_1)))^nA));
C1=(amA*exp(-(kA*log(1/(xj_2)))^nA)*wj_1-wj_2*amA*exp(-
(kA*log(1/(xj_1)))^nA))/(amA*exp(-(kA*log(1/(xj_2)))^nA)-
amA*exp(-(kA*log(1/(xj_1)))^nA));
D_aA_xj=(amA*kA*nA*exp(-
(kA*log(1./xj)).^nA).*(kA*log(1./xj)).^(nA - 1))./xj;
qj=(amA*exp(-(kA*log(1./xj)).^nA)-wL)/(wU-wL);
qj_1=0;
qj_2=1;
Ej=1-qj+(k/xj)/(D_aA_xj);
Aj=amA*exp(-(kA*log(1./xj)).^nA)*nA*kA^nA*(log(1/xj))^(nA-
1)*(xj-xL)*Ej;
103
Appendice A
Cj=log(1/(xj-xL));
Bj=nD*Cj.^(nD-1);
Dj=wj-wL;
Kj=(Aj./(Bj.*Dj)).^(1/nD);
amj=Dj./(exp(-(Kj.*Cj).^nA));
for i=2:m
x(1,i)=x0+A*sin(omega*dt*(i));
dx(1,i)=(A*omega*cos(omega*dt*(i)));
dw(1,i)=wj_1+amj*exp(-(Kj*log(1/(x(1,i)-xj_1)))^nD);