Sei sulla pagina 1di 22

See discussions, stats, and author profiles for this publication at: https://www.researchgate.

net/publication/281899656

Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 and IUS-12): Two preliminary studies

Article  in  Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale · October 2015

CITATIONS READS

15 6,162

7 authors, including:

Gioia Bottesi Marta Ghisi


University of Padova University of Padova
123 PUBLICATIONS   1,126 CITATIONS    145 PUBLICATIONS   2,058 CITATIONS   

SEE PROFILE SEE PROFILE

Caterina Novara Marco Boido


University of Padova Studio medico "Mind", Asti, Italy
65 PUBLICATIONS   2,161 CITATIONS    6 PUBLICATIONS   17 CITATIONS   

SEE PROFILE SEE PROFILE

Some of the authors of this publication are also working on these related projects:

rTMS AND HYPNOTIC PSYCHOTHERAPY IN WOMEN WITH A DIAGNOSIS OF ANOREXIA NERVOSA View project

THE MEANING OF BEAUTY - Part II: Development and implementation of psychological interventions aiming to promote a positive body image View project

All content following this page was uploaded by Mark Freeston on 06 December 2016.

The user has requested enhancement of the downloaded file.


Ricerche

Intolerance of Uncertainty Scale


(IUS-27 e IUS-12): due studi
preliminari
Gioia Bottesi, Marta Ghisi, Caterina Novara, Jessica Bertocchi, Marco Boido e Ilaria
De Dominicis – Dipartimento di Psicologia Generale, Università degli Studi di Padova
Mark H. Freeston – School of Psychology, Newcastle University, Newcastle upon Tyne (UK)

Riassunto
Per «intolleranza dell’incertezza» si intende un insieme di convinzioni negative riguardanti
l’incertezza e ciò che ne deriva; tale fattore cognitivo sembra rivestire un ruolo chiave nello
sviluppo e nel mantenimento del worry patologico, anche se recentemente ne è stata evidenziata
la natura transdiagnostica. L’Intolerance of Uncertainty Scale (IUS) rappresenta il principale
inventario volto a misurare tale costrutto, che è articolato in due sottocomponenti: «intolleranza
prospettica dell’incertezza» e «intolleranza inibitoria dell’incertezza». Recenti ricerche indicano
come una versione ridotta e rivista della scala (IUS-12) presenti una serie di vantaggi rispetto alla
versione originale (IUS-27). Nella presente ricerca, per verificare preliminarmente l’adeguatezza
della IUS in ambito italiano, sono stati realizzati due studi. Nel primo, condotto su un campione
costituito da 244 individui tratti dalla popolazione generale, l’analisi fattoriale esplorativa ha
evidenziato che la IUS-27 ha una buona affidabilità ed è costituita da due fattori, che tuttavia non
riflettono dimensioni chiaramente definibili del costrutto. Nel secondo studio sono state esaminate
struttura fattoriale e proprietà psicometriche della IUS-12 in un campione formato da 208 studenti
universitari. I risultati emersi hanno evidenziato che il modello a due fattori presenta indici di fit
migliori rispetto a quello monofattoriale. Inoltre, la IUS-12 ha mostrato buona coerenza interna,
invarianza di genere e soddisfacenti validità di costrutto e discriminante. Dovranno essere condotti
ulteriori studi al fine di valutare la bontà della scala nella popolazione italiana sia generale sia
clinica.

Parole chiave: Intolleranza dell’incertezza, Questionario, Struttura fattoriale, Proprietà


psicometriche.

Abstract
Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 and IUS-12): Two preliminary studies
Intolerance of uncertainty refers to a set of negative beliefs about uncertainty and its
consequences; it is thought to play a key role in the development and maintenance of
pathological worry, but its transdiagnostic nature has been recently demonstrated. The
Intolerance of Uncertainty Scale (IUS) represents the main instrument designed to measure this
construct; two separated components, namely «prospective intolerance of uncertainty» and

Edizioni Erickson – Trento Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale Vol. 21, n. 3, 2015


(pp. 345-365)

© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.


Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

«inhibitory intolerance of uncertainty», have been identified. Furthermore, recent evidence


suggests that the newly developed reduced and revised version of the scale (IUS-12) is
characterised by a greater number of strengths than the original one (IUS-27). The aim of this
research was to preliminary test the goodness of the IUS in the Italian context through the
conduction of two studies. In Study 1, 244 community individuals were administered the IUS-27;
results from exploratory factor analysis revealed that the questionnaire was a reliable measure
made up of two factors; nonetheless, these two dimensions did not reflect clearly distinguishable
facets of intolerance of uncertainty. Consequently, Study 2 was performed to assess the factor
structure and the psychometric properties of the IUS-12 in a sample composed of 208 university
students. Confirmatory factor analyses showed that the two-factor model had a better fit to data
that the one-factor model. Furthermore, the IUS-12 demonstrated good internal consistency
values, gender invariance, and adequate construct and discriminant validities. Further studies
investigating the factor structure and the psychometric properties of the scale in both community
and clinical Italian samples are necessary.

Keywords: Intolerance of uncertainty, Questionnaire, Factor structure, Psychometric pro-


perties.

INTRODUZIONE
I criteri diagnostici per il disturbo d’ansia generalizzata proposti nel Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders – Fifth edition (DSM-5; American Psychological
Association – APA, 2013) enfatizzano il worry (preoccupazione) in quanto componente
cruciale per la diagnosi del disturbo; la persona che tende a preoccuparsi in maniera
eccessiva ha difficoltà nella gestione del worry, al punto che le altre attività rilevanti ne
risultano compromesse. Si stima che circa il 9% degli individui siano a rischio di mani-
festare questo disturbo almeno una volta nella loro vita; inoltre, ansia e preoccupazioni
sono frequentemente esperite da un gran numero di persone a livello subclinico (APA,
2013). Per quanto concerne la diffusione del disturbo d’ansia generalizzata in Italia, i
dati emersi dall’European Study on the Epidemiology of Mental Disorders (ESEMeD,
2004) riferiscono un tasso di prevalenza a un anno pari allo 0,5% (0,1% nei maschi;
0,5% nelle femmine) e un tasso di prevalenza lifetime pari all’1,9% (0,8% nei maschi,
3% nelle femmine).
Nonostante numerosi modelli eziopatogenetici sul disturbo d’ansia generalizzata siano
stati proposti, validati empiricamente e abbiano ispirato lo sviluppo di interventi terapeu-
tici, le problematiche legate all’ansia rimangono tra le più difficili da trattare: il tasso di
remissione completa oscilla, infatti, tra il 50 e il 60% (Fisher, 2006), a dimostrazione del
fatto che rimane ancora molto da indagare rispetto ai fattori implicati nell’evoluzione del
disturbo al fine di migliorare gli esiti del trattamento. Vari autori hanno cercato di concet-
tualizzare in maniera sistematica le variabili coinvolte nell’insorgenza e nel mantenimento
del worry (per una rassegna completa si veda Behar, DiMarco, Hekler, Mohlman e Staples,
2009); tra questi, il Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza (Dugas, Gagnon, Ladoceur
e Freeston, 1998; Freeston, Réhaume, Letarte, Dugas e Ladoceur, 1994) ha ricevuto par-
ticolare supporto a livello sperimentale e clinico.

346
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

Studi randomizzati controllati hanno dimostrato l’efficacia dei trattamenti basati sul
Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza nella riduzione dei sintomi del disturbo d’ansia
generalizzata (Dugas e Ladoceur, 2000; Dugas et al., 2003), al punto che tali interventi
sono attualmente raccomandati tra le terapie di prima scelta per il disturbo d’ansia ge-
neralizzata dalle linee guida predisposte dal National Institute for Health and Clinical
Excellence (NICE) britannico. Nonostante questi trattamenti si siano dimostrati efficaci
a livello di terapia sia individuale (dimostrata tramite analisi delle serie temporali a base-
line multipla; Dugas e Ladoceur, 2000), sia di gruppo (disegno sperimentale: gruppo in
trattamento vs. condizione in «lista d’attesa»; Dugas et al., 2003), i risultati emersi da uno
studio più recente (Dugas et al., 2010) hanno evidenziato che l’efficacia di un trattamento
cognitivo-comportamentale basato sul Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza era solo
leggermente maggiore di quella ottenuta tramite un training di rilassamento in pazienti
affetti da disturbo d’ansia generalizzata. Tuttavia, occorre sottolineare il fatto che le perso-
ne sottoposte a trattamento cognitivo-comportamentale hanno riportato una riduzione del
worry decisamente maggiore rispetto a coloro che erano stati inseriti nella condizione di
«lista d’attesa», mentre i benefici esperiti dai pazienti sottoposti a training di rilassamento
erano solo marginalmente superiori rispetto a quanto riportato dalle persone incluse nella
waiting list. Inoltre, gli individui che avevano intrapreso il trattamento cognitivo e com-
portamentale hanno riportato livelli di worry progressivamente minori una volta concluso
il trattamento (decrementi a 6, 12 e 24 mesi); al contrario, chi aveva praticato il training
di rilassamento ha riportato un mantenimento dei benefici derivanti dal trattamento nel
tempo (e dunque a 6, 12 e 24 mesi), senza però il riscontro di ulteriori decrementi nella
sintomatologia (Dugas et al., 2010).
Secondo il Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza, nello sviluppo e nel manteni-
mento del worry sarebbero coinvolte quattro variabili cognitive: intolleranza dell’incer-
tezza, orientamento negativo al problema, evitamento cognitivo e convinzioni positive
sul worry. L’intolleranza dell’incertezza, variabile chiave del modello, riflette un in-
sieme di convinzioni negative riguardanti l’incertezza e ciò che ne deriva; tali convin-
zioni agiscono come un filtro mediante il quale viene interpretata la realtà (Koerner
e Dugas, 2008) e sarebbero responsabili dell’esacerbazione dei numerosi «E se…?»
che costituiscono il concatenamento inesorabile di preoccupazioni che caratterizza gli
individui affetti da disturbo d’ansia generalizzata. Poiché nella vita di ogni giorno il
fatto di dovere affrontare situazioni ambigue o incerte è un’evenienza generalmente
frequente, chi abbraccia tali convinzioni è portato a percepire numerose fonti di pericolo
nella propria quotidianità (Ladouceur, Gosselin e Dugas, 2000). Il background teorico
alla base del Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza affonda le proprie radici nella
letteratura sull’intolleranza dell’ambiguità (intolerance of ambiguity), definita come la
tendenza individuale a interpretare le situazioni ambigue (ovvero nuove, imprevedibili
e apparentemente complicate) come minacciose, a cui seguono reazioni di disagio e
tentativi di evitamento (Frenkel-Brunswick, 1948); tali situazioni ambigue, quindi,
andrebbero a determinare nell’individuo sensazioni di incertezza (Krohne, 1993). Un
altro spunto decisivo per la formulazione del modello da parte del gruppo di Laval è
ascrivibile agli studi condotti da Butler e Matthews (1987): essi avevano osservato che

347
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

chi presentava elevati livelli di worry tendeva a interpretare le situazioni ambigue come
possibili minacce.
Lo stretto legame intercorrente tra intolleranza dell’incertezza e worry è stato più
volte documentato a livello sperimentale (per una rassegna completa, si rimanda a Birrell,
Meares, Wilkinson e Freeston, 2011), e sempre più evidenze supportano l’intolleranza
dell’incertezza come fattore di vulnerabilità cognitiva per il worry (Koerner e Dugas, 2008);
ciononostante, ci si interroga tuttora sulla natura di tale costrutto. Sulla base dei resoconti
clinici di pazienti affetti da disturbo d’ansia generalizzata, e quindi in assenza di un modello
teorico che ne guidasse la costruzione, Freeston et al. (1994) hanno sviluppato l’Intolerance
of Uncertainty Scale (IUS); a oggi, tale misura continua a rappresentare l’inventario più uti-
lizzato nello studio dell’intolleranza dell’incertezza, sia nel disturbo d’ansia generalizzata
sia nell’ambito di altre psicopatologie (ad esempio, disturbo ossessivo-compulsivo, depres-
sione, disturbi alimentari, psicosi; Holaway, Heimberg e Coles, 2006; Jacoby, Fabricant,
Leonard, Riemann e Abramowitz, 2013; Konstantellou e Reynolds, 2010; White e Gumley,
2010). Alcuni studi sono stati condotti avvalendosi della IUS con l’obiettivo di chiarire
che cosa significhi, effettivamente, non tollerare l’incertezza. Il principio alla base di tale
linea di ricerca è che la IUS, pur essendo stata sviluppata secondo un approccio a-teorico,
si caratterizza per un’ottima validità di costrutto; tale bontà psicometrica ne ha giustificato
l’impiego in ambito sia clinico sia di ricerca. Rimane quindi da definire con maggiore
precisione che cosa misuri effettivamente.
Birrell e collaboratori (2011) hanno passato in rassegna i principali studi che si sono
occupati di indagare la struttura latente di tale costrutto mediante analisi fattoriali esplo-
rative. Gli autori hanno ipotizzato che l’intolleranza dell’incertezza sia costituita da due
dimensioni distinte, denominate desire for predictability (o prospective intolerance of
uncertainty, «intolleranza prospettica dell’incertezza»; Carleton et al., 2012) e uncertainty
paralysis (o inhibitory intolerance of uncertainty, «intolleranza inibitoria dell’incertezza»;
Carleton et al., 2012). La prima si riferirebbe alla tendenza a ricercare il maggior numero
possibile di informazioni sulle situazioni percepite come minacciose, al fine di ristabilire
una condizione di certezza. Alla base vi sarebbe la convinzione che la sensazione di incer-
tezza sia inaccettabile; il focus è sul futuro e, pertanto, tale dimensione si configura come
una strategia attiva per la gestione dell’incertezza.
La seconda, invece, consisterebbe in una strategia di evitamento nei confronti di si-
tuazioni percepite come ambigue e si manifesterebbe come l’incapacità di agire a causa
della sensazione di incertezza. Tale paralisi comportamentale può essere interpretata in
tre maniere differenti: come tentativo di procrastinazione dell’azione, finalizzato a un’ul-
teriore raccolta di informazioni atte a risolvere l’incertezza percepita; come tentativo di
procrastinazione della presa di decisione, dovuto a una scarsa fiducia rispetto alle proprie
capacità decisionali; come semplice risposta fisiologica d’ansia (nell’ambito del fight,
flight or freeze) (Birrell et al., 2011).
Recentemente, Carleton, Norton e Asmundson (2007) e Carleton et al. (2012) hanno
sottolineato come la versione originale della scala (IUS-27), seppure caratterizzata da
buone proprietà psicometriche, presenti un limite fondamentale: essendo stata sviluppata
nel contesto del Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza per il disturbo d’ansia generaliz-

348
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

zata (Dugas et al., 1998; Freeston et al., 1994), alcuni item in essa contenuti misurano più
caratteristiche legate al worry che non il costrutto in sé (ad esempio, «La mia mente non
avrà tregua fino a quando non saprò quello che mi accadrà domani»). Inoltre, la letteratura
ha riportato diverse strutture fattoriali (1, 2, 4 e 5 fattori) per la IUS-27, le quali differivano
a seconda della lingua impiegata, ovvero olandese, inglese, francese; de Bruin, Rassin, van
der Heiden e Muris, 2006; Buhr e Dugas, 2002; Freeston et al., 1994). Infine, differenti so-
luzioni fattoriali sono state identificate in campioni appartenenti a culture diverse (Norton,
2005), il che suggerisce che la IUS-27 non sia dotata di sufficiente validità cross-culturale.
In considerazione di tali punti di debolezza della scala a 27 item, è caldeggiato il ricorso
alla versione ridotta e rivista della stessa (IUS-12; Carleton et al., 2007; Carleton, 2014;
Freeston et al., 2014).
Per quanto concerne la IUS-12, due studi condotti su studenti universitari canadesi
e americani hanno confermato sia la presenza dei due fattori, ora chiaramente distinti,
di «intolleranza prospettica dell’incertezza» e «intolleranza inibitoria dell’incertezza»,
sia la bontà delle proprietà psicometriche (Carleton et al., 2007). Simili risultati sono
stati riportati anche relativamente alla versione olandese della IUS-12 (Helsen, Van den
Bussche, Vlaeyen e Goubert, 2013), testata su un campione di studenti universitari: valori
di coerenza interna compresi tra _ = 0,72 e _ = 0,83, validità di costrutto convergente e
divergente soddisfacente e invarianza dei punteggi in base al genere, fatta eccezione per
la scala «intolleranza inibitoria dell’incertezza», in cui le donne hanno ottenuto punteggi
maggiori rispetto agli uomini.
La IUS-12, lungi dal rappresentare una misura perfetta del costrutto, vanta comunque il
merito di misurare in maniera più specifica e meno ambigua l’intolleranza dell’incertezza.
Ulteriori miglioramenti alla scala sono stati apportati da Walker, Birrell, Rogers, Leekam e
Freeston (2010) attraverso la riformulazione di alcuni dei 12 item individuati da Carleton
et al. (2007), con l’obiettivo di rendere la scala adeguata alla somministrazione in diffe-
renti fasce d’età e a persone caratterizzate da un diverso livello culturale. Dati presentati
in un recente studio sembrano avvalorare la bontà del modello a due fattori nella versione
ridotta e rivista; i risultati emersi da otto distinte analisi fattoriali confermative condotte
su altrettanti gruppi (non clinici) di giovani britannici e spagnoli (fasce d’età: 6-8 anni,
9-11 anni, 12-14 anni e studenti universitari) hanno infatti supportato la presenza di due
componenti principali nella definizione dell’intolleranza dell’incertezza, le quali sembrano
essere presenti fin dai primi anni d’età (Bottesi e Freeston, 2012).
A conoscenza degli autori, nel contesto italiano finora non sono stati condotti studi
finalizzati a effettuare una validazione della IUS. Alla luce di ciò, e seguendo l’iter che ha
caratterizzato lo sviluppo dell’inventario in ambito internazionale, sono stati realizzati due
studi distinti volti alla valutazione preliminare dell’adeguatezza di questa misura anche
in ambito italiano. Nel primo studio sono state indagate, in un campione tratto dalla po-
polazione generale, la struttura fattoriale e la coerenza interna della versione originale del
questionario (IUS-27). Il secondo studio è invece consistito nella somministrazione della
versione ridotta e rivista (seguendo le indicazioni di Walker et al., 2010) dell’inventario
(IUS-12) a un campione di studenti universitari, al fine di valutarne struttura fattoriale e
caratteristiche psicometriche.

349
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

Gran parte della letteratura sul modello dell’Intolleranza dell’Incertezza e sulla IUS si
è avvalsa di campioni di questo genere (si veda, ad esempio, Buhr e Dugas, 2002; Carleton
et al., 2007; Helsen et al., 2013); pertanto, si è ritenuto adeguato procedere allo stesso
modo anche per lo sviluppo della versione italiana. In particolare, nel secondo studio ci
si è proposti di: (a) indagare la struttura fattoriale della IUS-12 mediante la conduzione di
due differenti analisi fattoriali confermative (modello a un fattore vs modello a due fattori);
(b) esaminare le proprietà psicometriche della scala (affidabilità e validità di costrutto) e
valutare la presenza di eventuali differenze di genere.

STUDIO 1
Metodo
Partecipanti
Al primo studio hanno partecipato 244 individui (59 maschi e 185 femmine) tratti
dalla popolazione generale e provenienti da varie regioni del Nord, Centro e Sud Italia.
L’età variava da un minimo di 19 a un massimo di 65 anni (M = 35,65; DS = 20,75); per
quanto riguarda la scolarità, il 39,3% era in possesso di un diploma di scuola secondaria
di secondo grado, il 25,4% del diploma di laurea triennale, il 22,5% del diploma di laurea
specialistica/magistrale, il 12,3% della licenza di scuola secondaria di primo grado e lo
0,4% di quella di scuola primaria. Rispetto all’occupazione, il 60,3% dei partecipanti erano
lavoratori, il 29,9% studenti, il 5,7% disoccupati, il 2,9% casalinghe e l’1,2% pensionati.
Infine, il 55,3% degli individui era celibe/nubile, il 29,9% sposato/convivente, il 13,9%
separato/divorziato e lo 0,8% vedovo.

Procedura
L’Intolerance of Uncertainty Scale-27 (IUS-27; Buhr e Dugas, 2002; Freeston et al.,
1994) è un inventario che valuta l’intolleranza dell’incertezza, così come concettualizzata
dal Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza (Dugas et al., 1998; Freeston et al., 1994),
mediante 27 item su scala Likert a 5 punti (1= «per niente d’accordo», 5 = «completamente
d’accordo»). Alla persona è richiesto di valutare quanto ciascuna affermazione proposta la
descriva effettivamente e, dunque, indicare il livello di accordo. La versione originale, in
lingua sia francese (Freeston et al., 1994) sia inglese (Buhr e Dugas, 2002), ha dimostrato
ottime proprietà psicometriche. Nel presente studio ci si è avvalsi di una traduzione ad
hoc in italiano della IUS-27.
Il reclutamento dei partecipanti è avvenuto mediante l’applicazione di un paradigma
snowball (a valanga): i partecipanti, informati circa gli obiettivi dello studio, hanno
compilato la IUS-27 on-line; potevano accedere al questionario solo dopo che era stato
comunicato loro un apposito link. È stata utilizzata la piattaforma Google-Drive. Tutte
le analisi statistiche sono state condotte mediante il software statistico SPSS 20.0 (SPSS
Inc.).

350
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

Risultati
Analisi fattoriale esplorativa
Al fine di testare preliminarmente la struttura fattoriale del questionario IUS-27, è stata
condotta un’analisi fattoriale esplorativa (Exploratory Factor Analysis, EFA); gli item
della IUS-27 sono stati valutati in un’unica analisi fattoriale effettuata con il metodo degli
assi comuni (Principal Axis Factoring, PAF), seguita da una rotazione obliqua (Promax).
Un’analisi fattoriale condotta con il metodo degli assi comuni è generalmente ritenuta più
corretta rispetto al tradizionale metodo delle componenti principali, soprattutto quando si
è in presenza di un numero ridotto di variabili latenti (Floyd e Widman, 1995; Gorsuch,
1997). Inoltre, una rotazione obliqua pare più adatta quando si ipotizza che i fattori siano
sostanzialmente correlati tra di loro (si veda, ad esempio, Floyd e Widman, 1995). Alla
luce di quanto suggerito in letteratura (si veda, ad esempio, Birrell et al., 2011; Carleton
et al., 2007), la struttura interna della scala è stata dunque valutata inserendo il vincolo
dei due fattori.
L’analisi ha evidenziato che i due fattori spiegano complessivamente il 41,36% della
varianza. Nella tabella 1 è riportata la matrice dei modelli; tali risultati supportano la
possibilità di una struttura a due fattori. Tuttavia, gli item inclusi nei due fattori non
sembrano confluire in maniera distinta nelle due dimensioni identificate in letteratura
(«intolleranza prospettica dell’incertezza» e «intolleranza inibitoria dell’incertezza»);
inoltre, l’item 9 («L’incertezza mi impedisce di vivere una vita piena») satura su en-
trambi i fattori, l’item 2 («Se una persona è incerta, vuol dire che è disorganizzata»)
non satura su alcun fattore e alcuni item (3, 4, 24, 25) presentano pesi fattoriali bassi
(0,328 < h < 0,430).

Tabella 1 – Studio 1: Analisi fattoriale esplorativa, matrice dei modelli (n = 244)

Fattore
Item
1 2

IUS13 0,841

IUS22 0,804

IUS15 0,794

IUS17 0,681

IUS16 0,651

IUS12 0,641

IUS14 0,640

IUS23 0,623

351
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

Fattore
Item
1 2

IUS20 0,499

IUS1 0,485

IUS25 0,415

IUS3 0,359

IUS24 0,328

IUS2

IUS19 0,819

IUS5 0,712

IUS7 0,689

IUS10 0,665

IUS21 0,651

IUS8 0,638

IUS18 0,632

IUS6 0,628

IUS11 0,595

IUS27 0,523

IUS26 0,449

IUS9 0,345 0,447

IUS4 0,430

Coerenza interna
La coerenza interna è stata misurata attraverso l’indice _ di Cronbach. Per quanto
riguarda il punteggio totale alla IUS-27, la coerenza interna è risultata eccellente: _ =
0,93. Nel calcolare l’affidabilità delle due dimensioni emerse dall’EFA, alla luce di quanto
riportato nella tabella 1 si è deciso di non includere gli item 2 e 9. I valori _ di Cronbach
sono risultati pari a 0,89 sia per il fattore 1 sia per il fattore 2.

352
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

STUDIO 2
Partecipanti e procedura
Alla ricerca hanno preso parte 208 studenti universitari (119 maschi e 89 femmine)
dell’Università degli Studi di Padova. I partecipanti avevano un’età compresa tra 18 e 29
anni (M = 21,87; DS = 1,90), la scolarità variava tra 13 e 22 anni di istruzione (M = 14,24;
DS = 1,88) e, per quanto riguarda lo stato civile, tutti hanno dichiarato di essere single/
fidanzati (non conviventi).
Per effettuare il reclutamento del campione, sono stati contattati vari docenti titolari di
corsi universitari nell’ambito delle lauree triennali e magistrali in Psicologia e Ingegneria
dell’Ateneo di Padova. I docenti che hanno acconsentito a partecipare alla ricerca hanno
concesso che la somministrazione dei materiali avvenisse nelle aule dove avevano luogo le
loro lezioni. Prima di procedere con la distribuzione dei questionari, gli studenti sono stati
genericamente informati sulle finalità della ricerca; ogni partecipante ha aderito volonta-
riamente e ha ricevuto per primo il modulo di consenso informato per la partecipazione ad
essa. Dopo avere firmato il modulo di consenso informato, i partecipanti hanno compilato
una scheda anagrafica e una batteria di questionari somministrati in ordine controbilanciato
per evitare gli effetti dell’ordine sulla compilazione. La presente ricerca è stata approvata
dal comitato etico dell’Area 17 dell’Università degli Studi di Padova.
Tutti i partecipanti hanno compilato i seguenti questionari in ordine controbilanciato:
– Intolerance of Uncertainty Scale-12 (IUS-12; Carleton et al., 2007; Walker et al., 2010):
valuta l’intolleranza dell’incertezza mediante 12 item su scala Likert a 5 punti (1 =
«per niente d’accordo», 5 = «completamente d’accordo»). La versione originale ha
dimostrato ottime proprietà psicometriche (coerenza interna: 0,91 < _ < 0,85; ottime
validità convergente e di costrutto; Carleton et al., 2007). La traduzione in lingua ita-
liana del questionario è stata realizzata mediante la classica procedura forward and
back translation (Brislin, 1986), avvenuta mediante la collaborazione con la Newcastle
University (UK). La IUS-12 è stata dunque inizialmente tradotta dall’inglese all’italiano
da tre psicologhe madrelingua italiane con ottima conoscenza della lingua inglese; in
seguito, le tre traduzioni sono state comparate e si è pervenuti a una versione italiana
definitiva e condivisa. Successivamente, presso la Newcastle University una psicologa
di madrelingua inglese e con buona conoscenza dell’italiano si è occupata di fornire
una back translation, la quale è stata successivamente confrontata con la versione ori-
ginale inglese al fine di evidenziare eventuali incongruenze o importanti differenze di
significato.
– Penn State Worry Questionnaire (PSWQ; Meyer, Miller, Metzger e Borkovec, 1990;
versione italiana a cura di Morani, Pricci e Sanavio, 1999): valuta il livello di preoc-
cupazione patologica, focalizzandosi sulle caratteristiche di generalità, eccessività e
incontrollabilità della stessa, attraverso 16 item. Buone proprietà psicometriche sono
state riportate per quanto riguarda sia la versione originale sia quella italiana. Nel pre-
sente campione, l’_ di Cronbach è risultata pari a 0,70, indicativa di una buona coerenza
interna.

353
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

– Beck Anxiety Inventory (BAI; Beck, Epstein, Brown e Steer, 1988; versione italiana a
cura di Sica, Coradeschi, Ghisi e Sanavio, 2006): misura la gravità delle manifestazioni
fisiologiche tipiche dell’ansia mediante 21 item ed è dotato di buone proprietà psicome-
triche sia nella versione originale sia in quella italiana. L’affidabilità è risultata eccellente
anche nel campione che ha preso parte alla presente ricerca (_ = 0,87).
– Beck Depression Inventory – Second Edition (BDI-II; Beck, Steer e Brown, 1996; ver-
sione italiana a cura di Ghisi, Flebus, Montano, Sanavio e Sica, 2006): costituito da 21
item, valuta presenza e gravità delle manifestazioni affettive, cognitive, motivazionali,
psicomotorie e vegetative della depressione sulla base dei criteri del DSM-IV (APA,
1994). Versione originale e versione italiana godono di ottime proprietà psicometriche.
Nel presente campione, la coerenza interna si è rivelata buona (_ = 0,76).
Le analisi statistiche sono state condotte mediante i software statistici SPSS 20.0 (SPSS
Inc.) e MPlus (Versione 7.10).

Risultati
Analisi fattoriale confermativa
Al fine di testare la struttura fattoriale del questionario IUS-12 sono stati condotti due
modelli di analisi fattoriale confermativa (CFA), a un fattore e a due fattori, su matrici di
correlazioni policoriche utilizzando lo stimatore weighted least squares (Muthén, 1984).
Per valutare l’adeguatezza dei due modelli sottoposti a verifica sono stati considerati diversi
indici di fit: Comparative Fit Index (CFI, accettabile per valori superiori a 0,90; Bentler,
1990), Tucker and Lewis Index (TLI, accettabile per valori superiori a 0,90; Tucker e Lewis,
1973), Root Mean Square Error of Approximation (RMSEA, accettabile per valori inferiori
a 0,06; Steiger e Lind, 1980), Weighted Root Mean Square Residual (WRMR, accettabile
per valori inferiori a 1; Muthén, du Toit e Spisic, 1997).
Nella tabella 2 sono riportati gli indici di fit per entrambi i modelli testati. L’analisi
degli indici suggerisce che, complessivamente, il modello a due fattori è migliore di quello
unifattoriale. Tuttavia, l’indice RMSEA non presenta valori ottimali nemmeno per quanto
riguarda il modello a due fattori.

Tabella 2 – Indici di fit relativi ai due modelli CFA testati nello Studio 2 (n = 208)

Modello CFI TLI RMSEA WRMR


Monofattoriale 0,88 0,91 0,15 1,24
Due fattori 0,94 0,96 0,10 0,94

Nella tabella 3 sono riportati i coefficienti di saturazione standardizzati per entrambi


i modelli. Tutti i coefficienti sono risultati significativi (p < 0,001). Tuttavia, l’item 3
presenta un coefficiente di valore inferiore a 0,30 in entrambi i modelli, indicativo di una

354
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

saturazione scarsa (Comrey e Lee, 1992). Nel modello a due fattori, la correlazione tra gli
stessi è risultata pari a r = 0,72 (p < 0,001).

Tabella 3 – Item della IUS-12 e relativi coefficienti di saturazione standardizzati per


entrambi i modelli

Intolleranza Intolleranza
Item Un fattore prospettica inibitoria
dell’incertezza dell’incertezza

1. Quando le cose accadono improvvisa-


0,623 0,683
mente mi agito molto.

2. Le cose che non conosco mi infastidisco-


0,559 0,613
no.

3. Le persone dovrebbero sempre pensare a


cosa potrebbe accadere. Questo farà sì 0,232 0,246
che non accadano cose brutte.

4. Anche quando pianifichi molto bene le


cose, un piccolo dettaglio può rovinare 0,467 0,504
tutto.

5. Voglio sempre sapere cosa mi accadrà in


0,516 0,575
futuro.

6. Non sopporto quando le cose accadono


0,705 0,804
improvvisamente.

7. Dovrei essere sempre preparato prima


0,552 0,603
che accada qualcosa.

8. Sentirmi incerto mi blocca nel fare la


0,767 0,813
maggior parte delle cose.

9. Quando non sono certo su cosa fare ri-


0,771 0,809
mango paralizzato.

10. Quando non so cosa accadrà, non riesco


0,705 0,746
a fare le cose molto bene.

11. Anche la più piccola preoccupazione può


0,849 0,814
bloccarmi nel fare le cose.

12. Devo stare lontano da tutte le cose di cui


0,679 0,716
non sono certo.
Nota: Tutti i pesi fattoriali sono significativi (p < 0,001).

355
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

Coerenza interna
La coerenza interna è stata misurata attraverso l’indice _ di Cronbach. Per quanto
riguarda il punteggio totale alla IUS-12, l’indice _ di Cronbach è risultato pari a 0,80. Per
quanto concerne le due sottoscale, la coerenza interna ha mostrato valori compresi tra l’ac-
cettabile e il buono: _ = 0,68 per la dimensione «intolleranza prospettica dell’incertezza»
e _ = 0,79 per la dimensione «intolleranza inibitoria dell’incertezza». Inoltre, nessun item
rimosso migliorerebbe i valori di coerenza interna osservati.

Differenze di genere
La presenza di eventuali differenze di genere è stata testata mediante l’Analisi della
Varianza Univariata (ANOVA). Non si sono riscontrate differenze significative tra maschi e
femmine né rispetto al punteggio totale, né per quanto riguarda le due sottoscale (p > 0,05).

Validità di costrutto
La validità di costrutto della scala è stata in primo luogo valutata analizzando l’as-
sociazione tra IUS-12, PSWQ, BAI e BDI-II mediante il calcolo degli indici di correla-
zione di Pearson. Le correlazioni tra IUS-12 (totale e sottoscale) e gli altri questionari
(PSWQ, BAI e BDI-II) sono risultate di grado lieve-moderato (tabella 4). È bene notare
come la correlazione riscontrata tra IUS-12 (totale e sottoscala «intolleranza prospettica
dell’incertezza») e PSWQ sia risultata significativamente più forte di quella osservata tra
IUS-12 (totale e sottoscala «intolleranza prospettica dell’incertezza») e BAI (rIUS12_PSWQ >
rIUS12_BAI, Steiger Z = 2,36, p = 0,02; rIUS12prospettica_PSWQ > rIUS12prospettica_BAI, Steiger Z = 2,79,
p = 0,005). Non si sono riscontrate differenze nella forza della correlazione tra la sotto-
scala «intolleranza inibitoria dell’incertezza» e PSWQ e la correlazione tra la sottoscala
«intolleranza inibitoria dell’incertezza» e BAI (rIUS12inibitoria_PSWQ > rIUS12inibitoria_BAI, Steiger
Z = 0,94, p = 0,35). Inoltre, la correlazione tra IUS-12 (totale e sottoscala «intolleranza
prospettica dell’incertezza») e PSWQ è risultata significativamente più forte di quella tra
IUS-12 (totale e sottoscala «intolleranza prospettica dell’incertezza») e BDI-II (r IUS12_PSWQ
> rIUS12_BDI-II, Steiger Z = 2,34, p = 0,02; rIUS12prospettica_PSWQ > rIUS12prospettica_BDI-II, Steiger Z =
2,78, p = 0,005), mentre non sono emerse differenze nella forza della correlazione tra
la sottoscala «intolleranza inibitoria dell’incertezza» e PSWQ e la correlazione tra la
sottoscala «intolleranza inibitoria dell’incertezza» e BDI-II (rIUS12inibitoria_PSWQ > rIUS12inibito-
ria_BDI-II, Steiger Z = 0,87, p = 0,39).
In seguito si è proceduto conducendo una regressione multipla gerarchica. Nello spe-
cifico, per valutare se la IUS-12 rappresenti un predittore in grado di spiegare la varianza
nei punteggi ottenuti al PSWQ, è stata condotta una regressione multipla gerarchica avente
come variabile dipendente il PSWQ. Nel primo blocco sono state incluse le variabili socio-
demografiche genere ed età; nel secondo blocco, i punteggi al BAI e al BDI-II; nel terzo
blocco, i punteggi ottenuti alla IUS-12. I risultati emersi hanno messo in evidenza come
la IUS-12 sia un predittore significativo dei punteggi al PSWQ, più di quanto non lo siano
le variabili incluse nei blocchi precedenti (tabella 5).

356
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

Tabella 4 – Correlazioni di Pearson tra IUS-12 (totale e sottoscale), PSWQ, BAI e BDI-II

IUS-12 IUS-12
PSWQ BAI BDI-II
Prospettica Inibitoria
IUS-1
0,91** 0,83** 0,50** 0,34** 0,35**
Totale
IUS-12
0,53** 0,44** 0,24** 0,25**
Prospettica
IUS-12
0,37** 0,38** 0,44**
Inibitoria
PSWQ 0,40** 0,48**
BAI 0,47**
Nota: IUS-12 = Intolerance of Uncertainty Scale-12; PSWQ = Penn State Worry Questionnaire; BAI = Beck Anxiety
Inventory; BDI-II = Beck Depression Inventory-Second Edition; ** = p < 0,01.

Tabella 5 – Regressione multipla gerarchica con predittori variabili sociodemografiche,


BAI, BDI-II e IUS-12 sui livelli di worry (PSWQ)

Predittori B SE B ` t ∆R2 F gdl


Blocco 1 0, 01 1,36 2,185
Età 0,08 0,45 0,01 0,19
Genere 2,64 1,62 0,12 1,63
Blocco 2 0,26 32,01 2,183
BAI 0,36 0,13 0,21 2,88**
BDI-II 0,81 0,16 0,37 5,11**
Blocco 3 0,12 35,19 1,182
IUS-12 0,63 0,11 0,38 5,93**
Nota: BAI = Beck Anxiety Inventory; BDI-II = Beck Depression Inventory-Second Edition; IUS-12 = Intolerance of
Uncertainty Scale-12; ** = p < 0,001; R2 = 0,39; R2 corretto = 0,37.

Validità discriminante
Infine, per valutare la validità discriminante della IUS-12 sono state condotte due
ulteriori analisi della regressione multipla gerarchica, aventi come variabili dipendenti,
rispettivamente, BAI e BDI-II. Nel primo blocco sono stati considerati genere ed età, nel
secondo, rispettivamente, PSWQ e BDI-II e PSWQ e BAI; nel terzo, la IUS-12. La IUS-
12 è risultata un predittore significativo dei punteggi al BAI, anche se meno forte rispetto

357
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

a quanto emerso col PSWQ. Nessuna relazione predittiva è invece emersa tra IUS-12 e
BDI-II (tabelle 6 e 7).

Tabella 6 – Regressione multipla gerarchica con predittori variabili sociodemografiche,


PSWQ, BDI-II e IUS-12 sui livelli di ansia somatica (BAI)

Predittori B SE B ` t ∆R2 F gdl

Blocco 1 0,01 3,64 2,185

Età -0,45 0,26 -0,13 -1,71

Genere 1,47 0,95 0,12 1,55

Blocco 2 0,26 34,02 2,183

PSWQ 0,21 0,04 0,20 2,88**

BDI-II 0,50 0,09 0,38 5,43**

Blocco 3 0,02 5,32 1,182

IUS-12 0,16 0,07 0,17 2,30*


Nota: PSWQ = Penn State Worry Questionnaire; BDI-II = Beck Depression Inventory-Second Edition; IUS-12 =
Intolerance of Uncertainty Scale-12; ** = p < 0,01; * = p < 0,05; R2 = 0,32; R2 corretto = 0,30.

Tabella 7 – Regressione multipla gerarchica con predittori variabili sociodemografiche,


PSWQ, BAI e IUS-12 sui livelli di depressione (BDI-II)

Predittori B SE B ` t ∆R2 F gdl

Blocco 1 0,01 0,16 2,185

Età 0,10 0,21 0,04 0,50

Genere 0,29 0,74 0,03 0,39

Blocco 2 0,33 45,71 2,183

PSWQ 0,15 0,03 0,34 5,110**

BAI 0,28 0,05 0,36 5,433**

Blocco 3 0,01 0,55 1,182

IUS-12 0,04 0,06 0,05 0,74


Nota: IUS-12 = Intolerance of Uncertainty Scale-12; BAI = Beck Anxiety Inventory; BDI-II = Beck Depression
Inventory-Second Edition; ** = p < 0,001; R2 = 0,34; R2 corretto = 0,32.

358
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
Il tentativo di concettualizzare in maniera sistematica i meccanismi potenzialmente re-
sponsabili dell’instaurarsi e del protrarsi nel tempo del worry patologico è stato perseguito
da molteplici autori. Il focus è stato posto, alternativamente, sugli aspetti emozionali e
sui processi cognitivi potenzialmente coinvolti nella sintomatologia del disturbo d’ansia
generalizzata (Behar et al., 2009). Il Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza (Dugas et
al., 1998; Freeston et al., 1994) propone come variabile chiave l’intolleranza dell’incer-
tezza, candidata fattore di vulnerabilità cognitiva per lo sviluppo e il mantenimento del
worry (Koerner e Dugas, 2008). Il presente lavoro aveva pertanto l’obiettivo di fornire
una versione italiana della IUS, inventario finalizzato a effettuare una valutazione di tale
variabile cognitiva.
I risultati emersi dallo Studio 1 sono sostanzialmente in linea con quanto riportato in
letteratura in merito alla IUS-27, supportando sia la possibile adeguatezza di una struttura
a due fattori sia la buona coerenza interna della scala (si veda, ad esempio, Freeston et al.,
1994; Birrell et al., 2011; Buhr e Dugas, 2002). Coerentemente con quanto evidenziato in
studi più recenti (si veda, ad esempio, Carleton et al., 2007; 2012), tuttavia, i fattori emersi
dall’EFA non riflettono due dimensioni chiaramente distinguibili del costrutto; inoltre, la
possibile mancanza di validità cross-culturale dell’inventario già osservata in letteratura
(Norton, 2005) ha ulteriormente motivato lo sviluppo e la preliminare valutazione di una
versione ridotta e rivista composta da 12 item, che è stata costruita alla luce delle indica-
zioni provenienti dalla letteratura internazionale (Carleton et al., 2007; Walker et al., 2010).
Coerentemente con quanto riscontrato in letteratura relativamente alla IUS-12 (si veda,
ad esempio, Bottesi e Freeston, 2012; Carleton et al., 2007; Helsen et al., 2013), il modello
a due fattori è risultato migliore di quello monofattoriale anche nel presente studio; dunque,
a conferma della bontà cross-culturale della scala, è possibile affermare che il costrutto di
intolleranza dell’incertezza include le due dimensioni «prospettica» e «inibitoria» anche
in un campione di studenti universitari italiani. Fatta eccezione per un solo indice di fit
risultato inadeguato, il modello a due fattori si è caratterizzato infatti per indici più che
soddisfacenti e decisamente migliori rispetto a quelli emersi per il modello unidimensio-
nale. Inoltre, la coerenza interna relativamente sia al punteggio totale sia alle sottoscale è
risultata accettabile/buona e comparabile a quella riportata per le versioni inglese (Carleton
et al., 2007) e olandese (Helsen et al., 2013), suggerendo l’adeguatezza di utilizzo di tutti
e tre i punteggi. In generale, non si sono rilevate differenze di genere: questo risultato è
parzialmente in linea con quanto riportato da Helsen et al. (2013), i quali hanno osservato
che i punteggi medi ottenuti da maschi e femmine erano simili per quanto riguarda il totale
e la dimensione di «intolleranza prospettica dell’incertezza», mentre le donne avevano
riportato punteggi più elevati nell’«intolleranza inibitoria dell’incertezza».
Anche i dati relativi alla validità di costrutto, predittiva e discriminante della scala
sono risultati promettenti. Infatti, le correlazioni tra il punteggio totale, il punteggio re-
lativo all’«intolleranza prospettica dell’incertezza» e i livelli di worry si sono dimostrate
più forti di quelle emerse con i livelli di ansia fisiologica e di depressione; al contrario,
le correlazioni tra la dimensione dell’«intolleranza inibitoria dell’incertezza» e i livelli di

359
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

worry, ansia fisiologica e depressione sono risultate tutte significative ma non differenti
tra loro. Pattern simili sono stati osservati anche per quanto riguarda la versione olandese
della IUS-12 (Helsen et al., 2013). Tali risultati sembrano essere indicativi del fatto che
l’«intolleranza prospettica dell’incertezza» rappresenti una caratteristica più specifica e
peculiare del worry e, di conseguenza, del disturbo d’ansia generalizzata, rispetto al-
l’«intolleranza inibitoria dell’incertezza». Per quanto riguarda la validità discriminante,
l’intolleranza dell’incertezza si è infine dimostrata un predittore significativo dei livelli
di worry, una volta tenuto conto del ruolo delle variabili genere, età, ansia fisiologica e
depressione; al contempo, l’intolleranza dell’incertezza è risultata un predittore significa-
tivo dei livelli di ansia fisiologica, mentre nessun potere predittivo è emerso nei confronti
delle caratteristiche depressive.
La presente ricerca rappresenta il primo tentativo di affrontare la tematica relativa
all’intolleranza dell’incertezza mediante la IUS-12 in ambito italiano. Tuttavia, la scarsa
numerosità dei partecipanti e la popolazione su cui sono state condotte le analisi (studenti
universitari) costituiscono i principali limiti che caratterizzano questo studio. Sebbene molti
lavori inerenti sia la IUS-27 sia la IUS-12 abbiano difatti impiegato campioni analoghi di
studenti universitari al fine di indagare la struttura e le proprietà metriche del questionario
(Buhr e Dugas, 2002; Carleton et al., 2007; Helsen et al., 2013), i risultati qui presentati
non consentono di trarre conclusioni generalizzabili; al fine di sviluppare una versione
italiana valida e affidabile dell’inventario, si rendono necessari ulteriori studi di validazione
della scala nella popolazione generale e clinica italiana. A tal proposito, segnaliamo che è
attualmente in corso la somministrazione della IUS-12 ad ampi campioni — clinici e non
— tratti dalla popolazione italiana. Disporre di un questionario di autovalutazione agevole,
valido e consolidato come la IUS-12 è certamente indispensabile a fini sia di ricerca sia
clinici, con l’obiettivo di fornire al clinico un inventario utile in fase di assessment e di
valutazione dell’esito del suo intervento.
È importante sottolineare come la validità stessa del Modello dell’Intolleranza dell’In-
certezza dovrebbe essere oggetto di studio in ricerche future. Infatti, rimane da chiarire
il ruolo rivestito dalle altre componenti del modello, ovvero l’orientamento negativo al
problema, l’evitamento cognitivo e le convinzioni positive, su worry e ansia: nonostante
alcuni studi abbiano dimostrato la presenza di associazioni tra queste componenti e le
preoccupazioni patologiche, non è stato ancora definito quanto e in che modo ciascuna
di esse contribuisca a determinare la sintomatologia del disturbo d’ansia generalizzata (si
veda, ad esempio, Dugas et al., 2007; Koerner e Dugas, 2008). Un recente tentativo in tal
senso proviene da un lavoro condotto da Bottesi, Heary, Ham, Peden e Freeston (2012),
i quali hanno riesaminato l’originale Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza al fine di
determinare quale sia il ruolo rivestito da ciascuna variabile appartenente al modello. I
risultati principali hanno evidenziato che l’intolleranza dell’incertezza, in quanto fattore
di vulnerabilità, esplicherebbe la sua influenza sul mantenimento del worry attraverso le
componenti più cognitive del modello, ovvero l’assunzione di un atteggiamento negativo
nei confronti del processo di problem solving da un lato e la convinzione che preoccuparsi
sia una strategia efficace per la risoluzione dei problemi dall’altro. Nel contempo, più un
individuo valuta come intollerabile l’essere incerti, maggiore è l’impatto che questi me-

360
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

diatori esercitano sul mantenimento del worry. Allo stesso modo, sarebbero le strategie di
evitamento cognitivo e l’orientamento negativo al problema, il quale si caratterizza per la
presenza di emozioni connotate negativamente, a mediare gli effetti esercitati dall’intol-
leranza dell’incertezza sulla manifestazione somatica dei sintomi ansiosi; anche in questo
caso, l’intolleranza dell’incertezza modera tale effetto mediatore.
Quanto emerso mette dunque in luce il distinto ruolo mediazionale svolto dall’orien-
tamento negativo al problema, dalle convinzioni negative sul worry e dall’evitamento
cognitivo sulle manifestazioni cognitive e somatiche dell’ansia. Tali osservazioni suppor-
tano ulteriormente la validità esplicativa del Modello dell’Intolleranza dell’Incertezza,
fornendo nel contempo una migliore integrazione concettuale delle componenti (Bottesi et
al., 2012). Simili risultati sono emersi in uno studio volto a replicare la validità teorica del
modello rivisitato in un campione tratto dalla popolazione universitaria italiana (Bottesi,
De Dominicis, Man, Novara e Freeston, 2014).
Infine, la letteratura internazionale si sta sempre più orientando verso una riconcettua-
lizzazione dell’intolleranza dell’incertezza come variabile transdiagnostica (Carleton et al.,
2012; Carleton, 2014): essa, infatti, sembra rappresentare un aspetto cognitivo implicato
in numerosi disturbi psicologici oltre al disturbo d’ansia generalizzata, quali il disturbo
ossessivo-compulsivo, la depressione, l’ansia sociale, i disturbi alimentari e le psicosi
(Boelen e Carleton, 2012; Carleton et al., 2012; Gentes e Ruscio, 2011; Holaway et al.,
2006; Jacoby et al., 2013; Konstantellou e Reynolds, 2010; White e Gumley, 2010). Si
rende pertanto auspicabile un’indagine di tale costrutto in differenti gruppi clinici anche
in ambito italiano.

361
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association – APA (1994). DSM-IV. Diagnostic and Statistical
Manual of Mental Disorders, Fourth Edition. Washington, DC: American Psychiatric
Association.
American Psychiatric Association – APA (2013). DSM-5. Diagnostic and Statistical Manual
of Mental Disorders, Fifth Edition. Washington, DC: American Psychiatric Association.
Beck, A.T., Epstein, N., Brown, G., & Steer, R.A. (1988). An inventory for measuring clini-
cal anxiety: Psychometric properties. Journal of Consulting and Clinical Psychology,
56, 893-897.
Beck, A.T., Steer, R.A., & Brown, G.K. (1996). Beck Depression Inventory Second Edition
Manual. San Antonio, TX: The Psychological Corporation Harcourt Brace & Company.
Behar, E., DiMarco, I.D., Hekler, E.B., Mohlman, J., & Staples, A.M. (2009). Current
theoretical models of Generalized Anxiety Disorder (GAD): Conceptual review and
treatment implications. Journal of Anxiety Disorders, 23, 1011-1023.
Bentler, P.M. (1990). Comparative fit indexes in structural models. Psychological Bulletin,
107, 238-246.
Birrell, L., Meares, K., Wilkinson, A., & Freeston, M.H. (2011). Toward a definition of
intolerance of uncertainty: A review of factor analytical studies of the Intolerance of
Uncertainty Scale. Clinical Psychology Review, 31, 1198-1208.
Boelen, P.A., & Carleton, R.N. (2012). Intolerance of Uncertainty, Hypochondriacal
Concerns, Obsessive-Compulsive Symptoms, and Worry. Journal of Nervous and
Mental Disease, 200, 208-213.
Bottesi, G., & Freeston, M.H. (2012, June). An examination of construct of Intolerance
of Uncertainty with groups of typically developing young people of different ages. In
M.H. Freeston (Convenor), Intolerance of Uncertainty, Worry, and Generalized Anxiety
Disorder among young people. Symposium conducted at the 40th British Association
for Behavioural and Cognitive Psychotherapies (BABCP) Annual Conference, Leeds,
United Kingdom, 26-29 June, Congress proceedings, pp. 54.
Bottesi, G., Heary, S., Ham, H., Peden, R., & Freeston, M.H. (2012, August). The Intolerance
of Uncertainty Model revisited: Testing of a moderated mediation model. In G. Bottesi
(Chair), Intolerance of Uncertainty: Diagnostic specific origins and transdiagnostic
future. Symposium conducted at the 42nd Annual European Association for Behavioural
and Cognitive Therapies (EABCT) Congress, Geneve, Switzerland, pp. 49.
Bottesi, G., De Dominicis, I., Man, S., Novara, C., & Freeston, M.H. (2014, July). Testing
the psychometric and conceptual validity of the IUM in the Italian context: Preliminary
findings. In M.H. Freeston (Convenor), New developments in Intolerance of Uncertainty
– Part II: Applications and processes among adults. Symposium conducted at the 42nd
British Association for Behavioural and Cognitive Psychotherapies (BABCP) Annual
Conference, Birmingham, United Kingdom, 22-25 July, Congress proceedings, pp. 37-38.
Brislin, R.W. (1986). The wording and translation of research instruments. In W.J. Lonner,
& J.W. Berry (Eds.), Field methods in cross-cultural research. Beverly Hills, CA: Sage.

362
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

Buhr, K., & Dugas, M.J. (2002). The Intolerance of Uncertainty Scale: Psychometric
properties of the English version. Behaviour Research and Therapy, 40, 931-945.
Butler, G., & Matthews, A. (1987). Anticipatory anxiety and risk perception. Cognitive
Therapy and Research, 11, 551-565.
Carleton, R.N. (2014, July). The Intolerable Uncertainty of Anxiety. In M.H. Freeston
(Convenor), New developments in Intolerance of Uncertainty – Part II: Applications
and processes among adults. Symposium conducted at the 42nd British Association for
Behavioural and Cognitive Psychotherapies (BABCP) Annual Conference, Birmingham,
United Kingdom, 22-25 July, Congress proceedings, p. 38.
Carleton, R.N., Norton, P.J., & Asmundson, G.J.G. (2007). Fearing the unknown: A short
version of the Intolerance of Uncertainty Scale. Journal of Anxiety Disorders, 21, 105-117.
Carleton, R.N., Mulvogue, M.K., Thibodeau, M.A., McCabe, R.E., Antony, M.M., &
Asmundson, G.J.G. (2012). Increasingly certain about uncertainty: Intolerance of
uncertainty across anxiety and depression. Journal of Anxiety Disorders, 26, 468-479.
Comrey, A.L. & Lee, H.B. (1992). A first course in factor analysis. Hillsdale, NJ: Erlbaum.
de Bruin, G.O., Rassin, E., van der Heiden, C., & Muris, P. (2006). Psychometric proper-
ties of a Dutch version of the intolerance of uncertainty scale. Netherlands Journal of
Psychology, 62, 91-97.
Dugas, M.J., & Ladouceur, R. (2000). Targeting Intolerance of Uncertainty in two types
of worry. Behavior Modification, 24, 635-657.
Dugas, M.J., Brillon, P., Savard, P., Turcotte, J., Gaudet, A., Ladouceur, R., Leblanc, R.,
& Gervais, N.J. (2010). A randomized clinical trial of cognitive-behavioral therapy
and applied relaxation for adults with generalized anxiety disorder. Behavior Therapy,
41, 46-58.
Dugas, M.J., Gagnon, F., Ladoceur, R., & Freeston, M.H. (1998). Generalized anxiety
disorder: A preliminary test of a conceptual model. Behaviour Research and Therapy,
36, 215-226.
Dugas, M.J., Ladouceur, R., Leger, E., Freeston, M.H., Langlois, F., Provencher, M.D.,
& Boisvert, J-M. (2003). Group cognitive-behavioral therapy for generalized anxiety
disorder: Treatment outcome and long-term follow-up. Journal of Consulting and
Clinical Psychology, 71, 821-825.
Dugas, M.J., Savard, P., Gaudet, A., Turcotte, J., Laugesen, N., Robichaud, M., Francis, K.,
& Koerner, N. (2007). Can the components of a cognitive model predict the severity
of Generalized Anxiety Disorder? Behavior Therapy, 38, 169-178.
ESEMeD/MHEDEA investigators (2004). European Study on the Epidemiology of Mental
Disorders. Acta Psychiatrica Scandinavica, 109 (S420), 21-27.
Fisher, P.L. (2006). The efficacy of psychological treatments for generalized anxiety
disorder? In G.C.L. Davey, & A. Wells (Eds.), Worry and its psychological disorders:
Theory, assessment and treatment (pp. 359-377). Chichester, England: Wiley.
Floyd, F.J., & Widman, K.F. (1995). Factor analysis in the development and refinement of
clinical assessment instruments. Psychological Assessment, 7, 286-299.
Freeston, M.H., Rhéaume, J., Letarte, H., Dugas, M.J., & Ladouceur, R. (1994). Why do
people worry? Personality and Individual Differences, 17, 791-802.

363
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale – Vol. 21 - n. 3 • 2015

Freeston, M.H., Sankar, R., Sultana, S., Honey, E., Lomax, C., & Meares, K. (2014, July).
A little more certain about what Intolerance of Uncertainty really means? Intolerance
of Uncertainty in everyday life. In M.H. Freeston (Convenor), New developments
in Intolerance of Uncertainty – Part II: Applications and processes among adults.
Symposium conducted at the 42nd British Association for Behavioural and Cognitive
Psychotherapies (BABCP) Annual Conference, Birmingham, United Kingdom, 22-25
July, Congress proceedings, pp. 38-39.
Frenkel-Brunswick, E. (1948). Intolerance of ambiguity as an emotional and perceptual
personality variable. Journal of Personality, 18, 108-143.
Gentes, E.L., & Ruscio, A.M. (2011). A meta-analysis of the relation of intolerance of
uncertainty to symptoms of generalized anxiety disorder, major depressive disorder,
and obsessive-compulsive disorder. Clinical Psychology Review, 31, 923-933.
Ghisi, M., Flebus, G.B., Montano, A., Sanavio, E., & Sica, C. (2006). Beck Depression Inventory
– Second Edition. Adattamento italiano: Manuale. Firenze: Organizzazioni Speciali.
Gorsuch, R.L. (1997). Exploratory factor analysis: Its role in item analysis. Journal of
Personality Assessment, 68, 532-560.
Helsen, K., Van den Bussche, E., Vlaeyen, J., & Goubert, L. (2013). Confirmatory factor
analysis of the Dutch Intolerance of Uncertainty Scale: Comparison of the full and
short version. Journal of Behaviour Therapy and Experimental Psychiatry, 44, 21-29.
Holaway, R.M., Heimberg, R.G., & Coles, M.E. (2006). A comparison of intolerance of
uncertainty in analogue obsessive-compulsive disorder and generalized anxiety disorder.
Journal of Anxiety Disorder, 20, 158-174.
Jacoby, R.J., Fabricant, L.E., Leonard, R.C., Riemann, B.C., & Abramowitz, J.S. (2013).
Just to be certain: Confirming the factor structure of the Intolerance of Uncertainty
Scale in patients with obsessive-compulsive disorder. Journal of Anxiety Disorders,
27, 535-542.
Koerner, N., & Dugas, M.J. (2008). An investigation of appraisals in individuals vulnerable
to excessive worry: The role of intolerance of uncertainty. Cognitive Research Therapy,
32, 619-638.
Konstantellou, A., & Reynolds, M. (2010). Intolerance of uncertainty and metacogni-
tions in a non-clinical sample with problematic and normal eating attitudes. Eating
Behaviors, 11, 193-196.
Krohne, H.W. (1993). Vigilance and cognitive avoidance as concepts in coping research. In
H.W. Krohne (Ed.), Attention and avoidance (pp. 19-50). Toronto: Hogrefe and Huber.
Ladouceur, R., Gosselin, P., & Dugas, M.J. (2000). Experimental manipulation of intoler-
ance of uncertainty: A study of a theoretical model of worry. Behaviour Research and
Therapy, 38, 933-941.
Meyer, T.J., Miller, M.L., Metzger, R.L., & Borkovec, T.D. (1990). Development and
validation of the Penn State Worry Questionnaire. Behaviour Research and Therapy,
28, 487-495.
Morani, S., Pricci, D., & Sanavio, E. (1999). Penn State Worry Questionnaire e Worry
Domains Questionnaire. Presentazione delle versioni italiane ed analisi della fedeltà.
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 5, 195-209.

364
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
G. Bottesi et al. – Intolerance of Uncertainty Scale (IUS-27 e IUS-12): due studi preliminari

Muthén, B. (1984). A general structural equation model with dichotomous, ordered


categorical, and continuous latent variable indicators. Psychometrika, 49, 115-132.
Muthén, B., du Toit, S.H.C., & Spisic, D. (1997). Robust inference using weighted least
squares and quadratic estimating equations in latent variable modeling with categorical
and continuous outcomes, Reperibile online su http://www.statmodel.com/bmuthen/
articles/Article_075.pdf (ultimo accesso: 19/06/15).
Norton, P.J. (2005). A psychometric analysis of the Intolerance of Uncertainty Scale among
four racial groups. Journal of Anxiety Disorders, 6, 699-707.
Sica, C., Coradeschi, D., Ghisi, M., & Sanavio, E. (2006). Beck Anxiety Inventory.
Adattamento italiano: Manuale. Firenze: Organizzazioni Speciali.
Steiger, J.H., & Lind, J.C. (1980). Statistically based tests for the number of common fac-
tors. Annual Spring Meeting of the Psychometric Society, Iowa City.
Tucker, L.R., & Lewis, C. (1973). A reliability coefficient for maximum likelihood factor
analysis. Psychometrika, 38, 1-10.
Walker, S., Birrell, J.L., Rogers, J., Leekam, S., & Freeston, M.H. (2010). Intolerance of
Uncertainty Scale – Revised, unpublished document, Newcastle University.
White, R.G., & Gumley, A. (2010). Intolerance of uncertainty and distress associated with
the experience of psychosis. Psychology and Psychotherapy: Theory, Research and
Practice, 83, 317-324.

Presentato il 16 novembre 2014, accettato per la pubblicazione il 28 gennaio 2015

Corrispondenza
Gioia Bottesi
Dipartimento di Psicologia Generale
Università degli Studi di Padova
Via Venezia, 8
35131 Padova
e-mail: gioia.bottesi@unipd.it

365
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Copia concessa all’autore.
Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.
View publication stats

Potrebbero piacerti anche