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Archeologia, scoperti

in Spagna i resti delle


colonne di Ercole
07 Gennaio 2022

Hanno alimentato sin dai tempi più


antichi miti e leggende sui confini del
mondo conosciuto, quel limite
estremo e invalicabile oltre cui non
era possibile spingersi, pena la
vendetta divina. Adesso un gruppo di
ricercatori in Spagna porta nuova luce
sui resti proprio di quelle colonne di
Ercole su cui tanto, a cominciare da
Dante, la letteratura occidentale si è
interrogata.

Un team dell'Istituto andaluso del


patrimonio storico in collaborazione
con l'università di Siviglia ha
individuato infatti la possibile
ubicazione del mitico tempio di
Ercole Gaditano a Cadice sulla costa
atlantica della Spagna, ritenendo che
questo sarebbe stato più grande di
quanto originariamente si pensasse,
estendendosi più a nord, verso la
spiaggia di Camposoto a San
Fernando.

Le origini del tempio di Ercole


Gaditano risalgono all'epoca
dell'insediamento fenicio nella baia di
Cadice: l'informazione viene riportata
nella Geografia di Strabone, opera
scritta tra il 14 e il 23 d.C., e il
santuario noto per essere stato un
popolare luogo di pellegrinaggio
migliaia di anni fa sarebbe stato
visitato anche da personaggi
importanti come Annibale e Giulio
Cesare. Il tempio doveva essere un
insieme di edifici a cui si accedeva
attraverso una porta con ai lati due
grandi colonne, mentre la facciata
recava rilievi con le raffigurazioni delle
dodici fatiche di Ercole. Ma la sua
posizione era andata perduta e gli
archeologi la stanno cercando da
anni.

Le informazioni scoperte ora sull'area


e gli ultimi ritrovamenti
corrispondono alle notizie sul tempio
di Ercole tramandate dagli antichi
scrittori dell'epoca. Per confermare i
loro sospetti, gli archeologi
indagheranno l'area nel tentativo di
ricostruire la storia e determinare la
cronologia, la tipologia e gli usi di
ciascuna delle strutture che hanno
scoperto.

I ricercatori del Dipartimento di


Preistoria e Archeologia
dell'Università di Siviglia hanno
utilizzato un metodo di
telerilevamento che ha consentito di
individuare quelle che potrebbero
essere alcune strutture di grande
interesse archeologico nei fondali
marini e lungo la costa. Secondo lo
studio il sito dedicato al semidio greco
sarebbe stato un grande complesso
portuale, attivo tra III e I secolo a.C..

L'annuncio della scoperta, arrivato a


metà dicembre a Cadice, sta
sollevando non poche perplessità e
suscitando un vasto dibattito tra gli
accademici spagnoli: c'è chi parla di
"archeologia spettacolo" o addirittura
di "fanta-archeologia".

"Come ricercatori siamo sempre


molto riluttanti a trasformare
l'archeologia in spettacolo, ma in
questo caso ci troviamo di fronte a
risultati davvero spettacolari" ha
detto a El País il direttore del
Dipartimento di Preistoria e
Archeologia dell'Università di Siviglia
Francisco José García. "Abbiamo
trovato indicazioni molto ragionevoli,
reperti per lo più subacquei che ci
portano a credere che ci fossero
grandi strutture, tra cui edifici,
frangiflutti e possibili moli, tra Sancti
Petri e Camposoto", ha aggiunto
García. Finora si pensava che il tempio
si trovasse solo sull'isolotto di Sancti
Petri, nel comune di Chiclana. I
progressi tecnologici hanno anche
permesso la scoperta di nuovi indizi
che finora erano stati solo intuiti, ma
mai provati.

L'esistenza di un "porto interno" alla


bocca del canale di Sancti Petri
rafforzerebbe ulteriormente questa
teoria, che dovrà essere corroborata
conclude García con "molto lavoro nei
prossimi anni. I risultati che abbiamo
ottenuto sono in linea con la
tradizione, con tutte le fonti classiche
e con la bibliografia esistente. Quello
che è stato trovato, quello che dice il
terreno millenario e l'ultimo
programma informatico si adattano
perfettamente a quello che hanno
scritto gli antichi a cominciare da
Strabone. Parlavano di enormi maree
che lasciavano le navi senz'acqua, di
colonne che erano da una parte e
dall'altra, tra Spagna e Africa; di
marinai che aspettavano il ritorno
dell'acqua per sollevare le loro navi, di
un tempio superbo a cui si
prendevano continuamente le misure.
In breve, la scienza sta dando ragione
alla leggenda. I dati, le scoperte,
rafforzano i miti".

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