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Vania Dal Maso

« Sopra la vera & naturale formatione,


& modulatione di tutti li Tuoni,
& di ciascuno il natural effetto »
Natura e proprietà dei modi in Zarlino, Vecchi e Diruta,
con alcune considerazioni sulla registrazione dell’organo

Questo articolo prende spunto dalla descrizione degli effetti della


musica, data da Johannes Tinctoris nel Complexus effectuum musices,
per ripercorrere alcuni aspetti della teoria modale dei secoli xvi e
xvii attraverso le descrizioni di natura e proprietà di ciascuno dei
dodici modi. Punto d’arrivo di questo percorso è l’applicazione pra-
tica esposta in una mirabile sintesi d’affetti e sonorità da Girolamo
Diruta nel « Discorso sopra il concertar li registri dell’organo » nel
quarto libro della Seconda parte del Transilvano. Sono presi in consi-
derazione i teorici che – come Diruta – accolgono pienamente l’idea
esposta da Henricus Glareanus nel Dodecachordon (Basel 1547), di
estendere a dodici il numero dei modi fino allora limitato ad otto.
Stabilito un limite temporale compreso tra il 1558 e il 1609
– rispettivamente anni della prima pubblicazione de Le Istitutioni
Harmoniche di Gioseffo Zarlino, e della Seconda parte del Transilva-
no di Diruta – limite varcato solo in caso di riferimenti di rilevante
interesse, andremo a focalizzare alcune riflessioni sulla modalità,
servendoci della più che esauriente trattazione fatta da Zarlino,
poi accolta e sintetizzata dai suoi allievi Orazio Vecchi e Girolamo
Diruta. In particolare, ci soffermeremo sulla definizione di modo,
con alcune considerazioni sulle passioni veicolate dalla “natura e
propietà”, il carattere dei testi da associarvi, i registri dell’organo
da concertare, osservando corrispondenze ed eventuali divergenze
dei nostri autori nell’esporre la materia, trattata con impostazione
speculativa da Zarlino, e con spirito pratico e sperimentale da Vec-
chi e Diruta.

Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, cix (2012), fasc. i-ii
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Scopo di questo lavoro è verificare la concordanza o meno di


questi ultimi nei confronti del loro predecessore e maestro nelle de-
scrizioni di natura e proprietà dei modi. Materia questa d’importanza
nodale per l’interpretazione e la restituzione del carattere musicale
dei modi, che si realizza anche con la scelta appropriata dei registri
dell’organo.

I poteri della musica


La convinzione che un modo, o tono 1, possa suscitare determi-
nate emozioni o avere particolari caratteristiche intrinseche ha origini
remote ed ha attraversato molti secoli. Fin dall’antichità sono stati ri-
conosciuti alla musica poteri essenziali, come quello terapeutico (pu-
rificare sentimenti e passioni umane), educativo e morale (modificare
affetti e forze interiori dell’uomo), e cultuale (adornare la preghiera).
Innumerevoli e variegate figure di teorici, filosofi, scrittori e stori-
ci ne hanno trattato. Solo per citarne alcuni, si possono fare i nomi
di Platone, Aristotele, Cicerone, Quintiliano, Boezio, Regino Pru-
miensis, Johannes Cottonius, Johannes de Muris, Johannes Tinctoris.
Quest’ultimo, nel Complexus effectuum musices 2, riconosce, elenca e
descrive venti possibili effetti della musica:
Deum delectare,
Dei laudes decorare,
Gaudia beatorum amplificare,
Ecclesiam militantem triumphanti assimilare,
Ad susceptionem benedictionis divinae praeparare,
Animos ad pietatem excitare,
Tristitiam depellere,
Duritiam cordis resolvere,
Dyabolum fugare,
Extasim causare,
Terrenam mentem elevare,
Voluntatem malam revocare,
Homines laetificare,

1
 Ciò che oggi generalmente si indica con modo, all’epoca era designato indiffe-
rentemente con il termine tono. Nel presente studio si preferisce modo. Nel caso di
citazioni o di riferimenti ad autori che usano tono si mantiene la forma originale.
2
  J. Tinctoris, Complexus effectuum musices, in Scriptorum de musica medii aevi
novam seriem a Gerbertina alteram, ed. E. de Coussemaker, vol. 4, Paris, Durand, 1876
(rist anast. Hildesheim, Olms, 1963), pp. 191-195: 192.
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Aegrotos sanare,
Labores temperare,
Animos ad praelium incitare,
Amorem allicere,
Jocunditatem convivii augmentare,
Peritos in ea glorificare,
Animas beatificare.

Intorno alla metà del Cinquecento, per Zarlino ne Le Istitutioni


Harmoniche 3, le caratteristiche affettive fanno sì che la musica « scac-
ciando la noia, che si piglia per le fatiche, ne rende allegri, et l’alle-
grezza raddoppia et conserua. [...] Questa [la musica] eccita l’animo,
muoue gli affetti, mitiga et accheta la furia, fa passare il tempo vir-
tuosamente, et hà possanza di generare in noi vn’habito di buoni
costumi » 4. E specificamente riferendosi ai modi, attribuisce alla loro
natura la potenza « di indurre ne gli animi de gli ascoltanti varie
passioni, inducendo in loro nuoui, et diuersi habiti, et costumi. De
qui vene poi, che tutti quelli, che hanno scritto alcuna cosa di loro,
attribuirono a ciascuno la sua propietà, da gli effetti che vedeuano
nascer da loro » 5. Vecchi e Diruta, che pure descrivono le proprietà
dei singoli modi, non fanno riferimenti generali ai poteri della musica.

Teoria modale
Nei trattati dal medioevo al rinascimento il sistema modale occupa
stabilmente uno spazio proprio: in forma sintetica con la sola definizio-
ne delle note finali e della struttura, oppure in forma estesa con l’ag-
giunta della descrizione dell’organizzazione melodica e delle cadenze.
Gli aspetti relativi ad affetti e passioni sono trattati come supplemento.
Johannes Tinctoris nel 1476, nel Liber de natura et proprietate
tonorum 6, definisce il tono (o modo) nei seguenti termini: « Tonus
itaque nihil aliud est quam modus per quem principium, medium et
finis cujuslibet cantus ordinatur » (« Il modo quindi altro non è che

3
  G. Zarlino, Le Istitutioni Harmoniche, 1561 (rist. anast. Bologna, Forni, 1999) [d’ora
in poi IH].
4
  IH, i, Cap. 4, « Dell’vtile che si ha della Musica, et dello studio che vi douemo
porre, et in qual modo vsarla », p. 9.
5
  IH, iv, Cap. 5, « Natura, o propietà delli Modi », p. 301.
6
  J. Tinctoris, Liber de natura et proprietate tonorum, in Scriptorum de musica medii
aevi novam seriem a Gerbertina alteram, pp. 16-41: 18.
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la maniera in cui l’inizio, la parte centrale e la fine di qualsivoglia


melodia sono organizzati »).
Il modo è appunto stabilito dalla nota finalis, e dalla struttura
basata sulla diversa disposizione di toni e semitoni che definisce le
specie di quinte e quarte che compongono le ottave; di conseguenza
la scelta di un modo piuttosto che un altro influisce sullo sviluppo
melodico del pezzo. Il modo di una composizione incide sul carat-
tere del brano perché ne genera gli intervalli. Il riconoscimento del
modo sul quale una composizione è basata è quindi un elemento
fondamentale per la comprensione del testo musicale da parte di
un esecutore. Come afferma Georg Rhau nel 1538, in Enchiridion
utriusque musicae practicae 7: « [...] totius enim cantus natura, melodia,
et solfizatio, ex ipsius cantus tono accipiuntur. Non possumus igitur
cantum aliquem artificialiter modulari, nisi praecognoscamus tonum
eius » (« infatti la natura di tutto il canto, la melodia e la solmisazione
derivano dal modo del canto stesso. Non possiamo eseguire alcuna
melodia con maestria se non ne conosciamo preventivamente il suo
modo »).
Come espresso in apertura, si fa riferimento ai teorici che accol-
gono i dodici modi secondo il Dodecachordon 8 di Glareanus, men-
tre sono stati tralasciati coloro che si mantengono sugli otto modi
ecclesiastici. Zarlino dedica due interi capitoli 9 per argomentare che
« per tal maniera haueremo ne più, ne meno di Dodici Modi », fatto
che peraltro sostengono tra altri anche Lodovico Zacconi in Prattica
di Musica 10 nel quarto libro ai capitoli xii (« Perche causa i Tuoni
harmoniali non sono né piu né meno de dodeci ») e xv (« I sufficien-
ti mezzi con i quali si proua che i Tuoni harmoniali non sono ne
furono mai manco de dodeci »), e Rocco Rodio nella dimostrazione
« Come li Tuoni sono dodeci », nelle Regole di Musica 11, stampate a
Napoli nel 1609.

7
  G. Rhau, Enchiridion utriusque musicae practicae, Wittemberg, Georg Rhau, 1538
(rist. anast. Kassel, Bärenreiter, 1951), p. n.n.
8
  H. Glareanus, Dodecachordon, [Dodekachordon], Basle, Henrichus Petri, 1547
(rist. anast. New York, Broude Bros., 1967).
9
  IH, iv, Cap. 10, « Che li Modi moderni sono necessariamente Dodici, et in qual
maniera si dimostri »; Cap. 11, « Altro modo da dimostrare il Numero delli Dodici Modi ».
10
  L. Zacconi, Prattica di mvsica, Venezia 1596 (rist. anast. Bologna, Forni, 1983).
11
  R. Rodio, Regole di mvsica [...] aggiontavi vn’altra breve dimostratione de dodeci
tuoni regolari, finti e trasportati, Napoli, Carlino e Vitale, 1609.
NATURA E PROPRIETÀ DEI MODI IN ZARLINO, VECCHI E DIRUTA 183

« Quello che sia Modo »

Veniamo dunque al significato in senso generale del termine


modo, perché al di là delle descrizioni tecniche, « ragionando in
vniuersale », al vocabolo modo appartengono anche questi concetti e
considerazioni. Per modo si intende: guisa, via, quantità (dal latino
modus, via, ratio), ma anche maniere, costumi, come pure misura,
regola (da modus, mensura). È in quest’ultimo senso che – citando
il motto oraziano 12 – Zarlino avverte
che questa parola Modo, oltra di ogn’altra sua significatione, che sono
molte; significa propiamente la Ragione, cioè quella misura, o forma, che
adoperiamo nel fare alcuna cosa, laqual ne astrenge poi a non passar più
oltra; facendone operare tutte le cose con vna certa mediocrità, o mode-
ratione. Et bene veramente, [...] In ciascuna cosa è Modo, o misura; Il che
disse anco Horatio [...]; Est modus in rebus, sunt certi denique fines; Quos
vltra citraque nequit consistere rectum 13,

precisando qualche pagina dopo in riferimento alla musica: « Sono


anco detti Modi da questa parola latina Modus, che deriua da
Questo verbo Modulari, il quale significa Cantare: ouero sono detti
Modi dall’ordine moderato, che si scorge in loro: Imperoche non è
lecito, senza offesa dell’vdito, passare oltra i loro termini; et di non
osseruare la propietà, et natura di ciascuno » 14.

« Natura, o propietà »

La teoria degli affetti (ethos) dei modi ha origine dagli antichi


greci. Questo pensiero è stato accolto dai teorici dell’umanesimo e
del rinascimento con errori e malintesi, dovuti al fatto che numero
e denominazione dei modi medievali si basa su un sistema diverso
da quello dei modi antichi. Zarlino, rispetto a Glareanus, compie
un passo in avanti, e – pur avendo preso in considerazione la

12
  « Est modus in rebus, sunt certi denique fines; Quos vltra citraque nequit consi-
stere rectum »: Orazio, Satire i, 1, 106-107 (« C’è una misura nelle cose, vi sono precisi
confini; al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto »).
13
  IH, iv, Cap. 1, « Quello che sia Modo », p. 293.
14
  Ivi, Cap. 2, « Che li Modi sono stati nominati da molti diuersamente, et per qual
cagione », pp. 298-299.
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varietà di vedute sugli affetti espressa dagli antichi – si attribuisce


il merito di aver chiarito la differenza tra il sistema modale antico
e quello della sua epoca. Egli spiega così le differenze intercorse
attraverso i secoli:
Il per che mi penso, che tal varietà poteua nascere dalla varietà
de i costumi di vna prouincia; che essendo dopo molto tempo variati,
variassero ancora li Modi; [...] percioche se dalla varieta delle harmonie
nasce la variatione de i costumi; [...] non è inconueniente anco, che
dalla variatione de i costumi si venga alla varietà delle Harmonie, et
delli Modi 15.

« Della Natura, o propietà delli Modi » è il titolo del capitolo


quinto della quarta parte delle Istitutioni Harmoniche, dove il signifi-
cato di natura è da intendersi come « proprietà, quidità, ed essenza »
(lat. essentia, gr. οὐσία), e quello di propietà come « Il proprio, e
particolar di ciascuna cosa » (lat. proprietas) 16. Qui Zarlino espone
l’argomento con particolare riferimento agli antichi, che « attribuirono
a ciascuno [modo] la sua propietà, da gli effetti che vedevano nascer
da loro ».
Le passioni, o effetti dei modi, generati quindi dalla loro natura o
proprietà, sono ritenuti di aiuto per rendere musicalmente l’espressi-
vità dei testi. L’idea è quella che per comporre musica efficacemente,
si debba prima considerare il significato delle parole, per poi sce-
gliere il modo conveniente ad esprimerlo. Zarlino infatti « pone la
Oratione, come cosa principale », e prosegue:
Non sarà adunque conueniente, che in una materia allegra vsiamo
l’ Harmonia mesta [...]; ne doue si tratta materie funebri, et piene di
lagrime, è lecito vsare vn’Harmonia allegra [...]. Per il contrario bisogna
vsare le harmonie allegre [...] nelle materie allegre; et nelle materie meste
le harmonie meste [...]; accioche ogni cosa sia fatta con proportione. Il che
penso, che ciascuno lo saprà fare ottimamente, quando hauerà riguardo
[...] et considerato la natura del Modo, sopra ’l quale vorrà comporre la
cantilena 17.

15
  Ivi, Cap. 5, « Della Natura, o propietà delli Modi », p. 304.
16
  Definizioni tratte dal Vocabolario degli Accademici della Crusca, ed. Venezia 1612,
versione elettronica online.
17
  IH, iv, Cap. 32, « In qual maniera le Harmonie si accommodino alle soggette
Parole », p. 339.
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Generalmente i modi autentici e quelli con la terza maggiore


sono ritenuti allegri e brillanti, rispetto ai modi plagali e quelli con
la terza minore considerati più cupi. Sebbene oggi alcuni studiosi
rifiutino questa idea a causa delle qualità divergenti che i vari teorici
attribuiscono ai singoli modi, piuttosto di respingere il concetto a
causa delle incoerenze rilevate, si dovrebbe ritenere notevole e signi-
ficativo il diffuso interesse per l’argomento. L’impegno profuso da
parte dei musicisti riguardo agli affetti sta a significare quanto fosse
importante questo aspetto.

Gioseffo Zarlino

Zarlino (Chioggia 1517 - Venezia 1590), studioso eclettico, allievo e


poi successore di Willaert in qualità di maestro della Cappella Ducale
di Venezia, intellettuale, profondo conoscitore dell’antichità classica,
e membro dell’Accademia della Fama, è noto – più che per le sue
composizioni musicali – per le sue opere teoriche. Tra queste ultime
spicca il trattato Le Istitutioni Harmoniche, una delle più importanti
opere di teoria musicale, pubblicato nel 1558 e più volte ristampato.
Diviso in quattro parti, è sostanzialmente strutturato in due se-
zioni, la prima dedicata alla « Theorica », la seconda alla « Prattica »,
e si pone lo scopo che « quelli, che dell’arte della Musica vogliono
fare professione, s’innamorino della scienza, et diano opera allo
studio della speculatiua: percioche non dubito, che congiungendo
insieme queste cose, non habbiano da diuentare virtuosi, honesti, et
costumati » 18.
Fine di Zarlino è infatti quello di creare un sistema teorico
coerente che possa influenzare e regolare la pratica compositiva.
L’importanza che Zarlino attribuisce alla fusione delle competenze
teoriche con la pratica, emerge nell’affermazione che « il Musico prat-
tico senza la speculatiua; ouero lo speculatiuo senza la prattica, potrà
sempre fare errore, et far cattiuo giuditio delle cose della Musica » 19.
La quarta parte del trattato, quella che ci riguarda, contiene
uno studio accurato sui modi. Nel primo capitolo, « Quello che sia

18
  IH, i, Cap. 4, « Dell’vtile che si ha della Musica, et dello studio che vi douemo
porre, et in qual modo vsarla », p. 10.
19
  IH, iv, Cap. 36, « Della fallacia de i sentimenti; et che ’l giuditio non si dè fare
solamente col loro mezo: ma si debbe accompagnarli la ragione », p. 346.
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Modo », Zarlino afferma che « il Modo anticamente era una certa,
et determinata forma di Melodia, fatta con ragione, et con arteficio,
contenuta sotto vn determinato, et proportionato ordine de Numeri,
et di Harmonia, accommodati alla materia contenuta nell’Oratione »,
e continua:
Et tale ordine di cantare con diversa maniera, overo aria dimandano
Modo; & alcuni lo chiamano Tropo; & alcuni Tuono. Ne di ciò dovemo
prender maraviglia, poi che Γρόπος [tropos] è parola greca, che significa
Modo, o Ragione, dalla quale vogliono, che siano cosi detti. [...] però io
per schiuare la Equiuocatione, più che hò potuto, hò voluto nominarli
Modi, et non Tuoni 20.

Nel terzo capitolo, « Del Nome, et del Numero delli Modi », Zar-
lino fissa il numero dei modi in dodici, in quanto, « secondo l’vso
de i Musici moderni [...] in Dodici maniere solamente, et non più,
commodamente si possono diuidere; de i quali Sei sono li principali,
et Sei i loro collaterali » 21. Mantiene l’ordine dato da Glareanus, ma
ne esclude la denominazione per evitare confusione, e nei capitoli
successivi dimostra come i modi, in base alla loro formazione, otte-
nuta dalla sovrapposizione di una quinta e una quarta (proporziona-
lità harmonica: 6.4.3), oppure di una quarta e una quinta (propor-
zionalità arithmetica: 4.3.2), debbano necessariamente essere dodici.
Per motivi pratici ammette la possibilità di trasportare « qualun-
que Modo [...] verso l’acuto, o verso il graue, a nostro bel piacere.
[...] tali Trasportationi sono vtili, et sommamente necessarie [...] per
accommodare il suono di quelli [strumenti] alle Voci » 22.
Nel dodicesimo capitolo, « Diuisione delli Modi in Autentichi,
et Plagali », fa cenno ad una teoria bipolare dell’ethos, affermando
che « se l’harmonia che nasce dall’Autentico dispone l’animo ad
vna passione, quella del Placale la ritira in diuersa parte » 23. Nei
capitoli 18-29 ragiona intorno ai dodici singoli modi, sulla loro na-
tura, principi e cadenze, e in base alle passioni attribuite, considera
quali siano i contenuti convenienti per le parole da accomodare a
ciascuno di essi.

20
  Ivi, Cap. 1, « Quello che sia Modo », p. 297.
21
  Ivi, Cap. 3, « Del Nome, et del Numero delli Modi », p. 300.
22
  Ivi, Cap. 17, « Della Trasportatione delli Modi », p. 319.
23
  Ivi, Cap. 12, « Diuisione delli Modi in Autentichi, et Plagali », p. 313.
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La Tabella i affianca per ciascun modo la natura o proprietà, e


le caratteristiche richieste ai contenuti dei testi da abbinarvi, ricavate
dai rispettivi capitoli dedicati ad ogni singolo modo.

Tabella i

modo natura parole, materie

i hà un certo mezano effetto tra il piene di gravità, et che trattaranno


mesto, et lo allegro; per sua natura di cose alte, et sentenziose
è alquanto mesto.
ii contenesse in se una certa gravità è Modo atto alle parole, che rapre-
severa, non adulatoria; et che la sua sentano pianto, mestitia, solicitudine,
natura fusse lagrimevole, et umile; cattività, calamità, et ogni generatio-
di maniera che mossi da questo ne di miseria;
parere, lo chiamarono Modo lagri-
mevole, umile, et deprecativo.
[...] gli Ecclesiastici [...] l’hanno usa-
to nelle cose meste, et lagrimose;
[dal Cap. 23 Del Sesto Modo] è
più tosto funebre, et calamitoso,
che altro.
iii alcuni hanno avuto parere, che ab- gli accommodarono volentieri quelle
bia natura di commovere al pianto; parole, che sono lagrimevoli, et pie-
ne di lamenti.
iv Modo adulatorio. Questo è alquanto si accommoda maravigliosamente a
più mesto del suo principale, parole, o materie lamentevoli, che
contengono tristezza, overo lamen-
tatione supplichevole; come sono
materie amorose, et quelle, che si-
gnificano otio, quiete, tranquillità,
adulatione, fraude, et detrattione
v arrechi modestia, letitia, et solleva- usarono di accommodarlo alle pa-
tione a gli animi dalle cure noiose. role, o materie, che contenessero
[...] alcuni lo dimandarono Modo alcuna vittoria
giocundo, modesto, et dilettevole.
vi dicono, non esser molto allegro, ne lo usarono nelle cantilene gravi, et
molto elegante; [...] lo chiamarono devote, che contengono commisera-
Modo devoto, et lagrimevole; tione; et lo accompagnarono a quelle
materie, che contengono lagrime.
vii si conviene parole, o materie, che
siano lascive; o che trattino di lasci-
via; le quali siano allegre, dette con
modestia; et quelle, che significano
minaccie, perturbationi, et ira.
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modo natura parole, materie

viii hà natura di contenere in se una lo accompagnarono con le parole,


certa naturale soavità, et dolcezza o materie mansuete, accostumate,
abondante, che riempe di allegrez- gravi, contenenti cose profunde, spe-
za gli animi de gli ascoltanti, con culative, et divine; come sono quelle,
somma giocondità, et soavità mista; che sono accommodate ad impetrar
et vogliono, che sia al tutto lontano gratia da Dio.
dalla lascivia, et da ogni vitio
ix alcuni l’hanno chiamato aperto, et ter- se li potranno accommodar quelle
so, attissimo a i versi lirici; hà in sè una parole, che contengono materie alle-
grata severità, mescolata con una certa gre, dolci, soavi, et sonore:
allegrezza, et dolce soavità oltra modo.
x la natura di questo Modo sia non
molto lontana da quella del Secondo,
et del Quarto, se tal giudicio si può
fare dall’harmonia, che nasce da esso
xi alcuni lo dimandarono Modo lascivo è di sua natura molto atto alle dan-
ze, et a i balli
xii atto alle cose amatorie, che contengo- è nelli Canti fermi Modo lamentevo-
no cose lamentevoli le, et hà alquanto di mestitia

Orazio Tiberio Vecchi


Vecchi nasce a Modena nel 1550, e vi muore nel 1605. L’unica
testimonianza scritta delle sue speculazioni in ambito teorico, è il breve
trattato manoscritto, non autografo, Mostra delli Tuoni della Musica,
cioè li naturali e trasportati, et insieme tutte le cadenze che in essi ui
si ricerchino, altresi di quelle fuori de’ Tuoni ch’artificiosamente uengo-
no poste ne i componimenti, e ui sono altre cose, curiose da uedere in
leggendo, e poi metterle in esecutione. L’esemplare custodito presso il
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna, olim Civi-
co Museo Bibliografico Musicale, MS C30, è una copia per mano di
Ercole Giacobbi che porta la data del 5 ottobre 1630, ed è stato tra-
scritto da Mariarosa Pollastri 24. Secondo la musicologa Ruth DeFord 25

  O. Vecchi, Mostra delli Tuoni della Musica, introduzione e trascrizione [di] M.  Pol-
24

lastri, presentazione [di] P. Marenzi, Modena, Aedes Muratoriana, 1987 (Deputazione di


storia patria per le antiche Provincie Modenesi, Biblioteca, Nuova serie, n. 93). Ringra-
zio Mariarosa Pillastri per avermi cortesemente fornito una copia del lavoro.
25
  R. DeFord, Orazio Vecchi’s treatise on the modes and its application to his four-
voice “Canzonette”, in Theatro dell’Udito, Theatro del Mondo. ��������������������������
Atti del convegno interna-
zionale nel iv centenario della morte di Orazio Vecchi (Modena-Vignola, 29 settembre -
NATURA E PROPRIETÀ DEI MODI IN ZARLINO, VECCHI E DIRUTA 189

è databile ai primi anni ’80 del Cinquecento, ed è quindi antecedente


alla Seconda parte del Transilvano, dialogo di Diruta di cui ci occu-
piamo in questo studio.
Probabilmente pensato con scopo didattico (si presenta come un
documento informale), e destinato ai principianti (come espressamen-
te dichiarato alle pp. 2 e 5) 26, ha lo stile di un prontuario scritto
da un maestro per i suoi allievi in un linguaggio semplice. Anche se
questionabile, l’attribuzione del trattato si può considerare plausibile.
Vecchi si ispira a Zarlino fin dall’esordio con la descrizione (ripresa
da Le Istitutioni Harmoniche) della differenza tra i modi autentici e
i plagali: « Prima si de’ sapere ch’i tuoni, o vogliam dir modi, sono
xii, come tiene tutta la scola dei moderni, e come giudiciosamente ci
dimostra il dotto Zarlino, nella quarta parte detta Musica pratica, al
capo x » 27, e concorda pure nella bipolarità autentico/plagale:
« Gli autentici sono detti ab augendo, perché vanno di sopra il
lor fine una ottava et apetiscono cose gioviali et allegre; i placali
sono detti a placando, per la loro depressione o bassezza, e sono
atti per l’ordinario alle cose placali e flebili, e vanno sopra il lor fine
una quinta, e sotto una quarta » (p. 1). Passa poi alla descrizione
– o « mostra » – di ogni singolo tono, con gli affetti ad esso perti-
nenti, le cadenze, le varie trasposizioni. In armonia con i suoi scopi
di musicista pratico, lascia in disparte il bagaglio filosofico dei teorici
inclini alla speculazione.
Negli esempi che illustrano i modi, a differenza di Zarlino e
Diruta che usano dei bicinia, Vecchi fornisce esempi a quattro voci,
riferendoli il più possibile alle chiavi di uso comune. Aggiunge una
sezione riassuntiva con le cadenze regolari, e riguardo a quelle irre-
golari afferma che « spesso cotalli cadenze apportano maggior gratia
che le proprie, anzi di più aiutano ad arricchire i componimenti
d’inventione » (pp. 3-4).
A differenza di Zarlino, che associa a ciascun modo le proprie
passioni e non solleva la questione se queste possano cambiare con
la trasposizione, Vecchi si sente in dovere di spiegare come la tra-
sposizione influenzi gli affetti del modo:

1 ottobre 2005), a cura di M. Privitera, Bologna, Mucchi Editore, 2010.


26
  I rinvii alla fonte fanno riferimento alle pagine della trascrizione in edizione
moderna di Mariarosa Pollastri, che riporta il facsimile in appendice.
27
  Il passo si trova esattamente in IH, iv, Cap. 12, « Diuisione delli Modi in Auten-
tichi, et Plagali », p. 313.
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il grave appetisce sempre il moto tardo, il moto tardo genera gravità, la


gravità genera la mestitia, [...] ma [...] tutti i tuoni, sian pur mesti quanto
esser si vogliano [...] sempre si ponno colorire con l’allegro: [...] allora
cesserà quella depressione, o bassezza, perché i movimenti verso l’acuto
sonno sempre più allegri che nel grave (pp. 12-13).

Orazio Vecchi ribadisce l’importanza della resa degli affetti anche


nell’introduzione ai lettori dell’Amfiparnaso 28: « sappiano essi ch’ogni
soggetto, che s’è composto in essa, è dirizzato al suo proprio affet-
to; il qual debb’esser trouato, e conosciuto dal prudente Cantore,
& espresso bene, e con ordine per dar spirito alla Compositione ».

La Tabella ii riunisce l’elenco delle caratteristiche di ciascun


modo, secondo la descrizione da p. 2 a p. 35.

Tabella ii

i È misto con l’allegrezza e con la gravità


ii atto a i componimenti di pianto, di mestitia, per la depressione.
iii atto al pianto; è molto in uso perché s’accomoda le parole dolorose e piene
di pianto.
iv atto ad ogni sorte di parole che sentin il grave.
v atto alla modestia
vi atto alle cose di chiesa.
vii atto alle cose lascive
viii atto alle parole soavi e dolci; è meraviglioso alle cose soavi e dolci, et anco gravi;
ix atto alle parole severe e miste con l’allegrezza
x atto alle parole flebili, e minacciose
xi atto alle parole danzevoli
xii atto al trionfo

Nella Tabella iii sono inseriti i dati raccolti dalle pp. 35-37, in cui
sono esemplificate le « trasportationi » e le caratteristiche di ciascun
modo.

  O. Vecchi, L’Amfiparnaso Comedia Harmonica, Venezia 1597; Bologna, Museo


28

internazionale e Biblioteca della musica di Bologna, olim Civico Museo Bibliografico


Musicale, U.287.
NATURA E PROPRIETÀ DEI MODI IN ZARLINO, VECCHI E DIRUTA 191

Tabella iii

i naturale Primo Trasportato. Atto alle parole allegre, miste con la gravita
Una quarta alta.
ii naturale Trasportato. Una Atto alle parole funebri, et piene di pianto,
ii .
Quarta alta. quando è nelle sue corde naturali
iii naturale iii.Trasportato. Una Atto alli casi miserabili, dogliosi, et pieni di
quarta alta. pianto.
iv naturale iv.Trasportato. Una Atto alle parole lagrimevoli, et piene di com-
Quarta alta. passione.
v naturale v. Trasportato. Una Atto alle parole modeste, continenti segni di
quinta bassa. cortesia.
vi naturale vi.Trasportato. Una Atto alle parole deprecative, usato assai nella
Quarta alta. Chiesa.
vii naturale vii.Trasportato. Una Atto alle parole lascive, et amorose.
quinta bassa.
viii naturale viii.
Trasportato. Una Atto alle parole soavi et piene di dolcezza.
Quarta alta.
ix naturale ix. Trasportato. Una Atto alle parole severe miste con l’allegrezza.
quinta bassa.
x naturale x.Trasportato. Una Atto alle parole flebili, et minacciose.
Quarta alta.
xi naturale xi.Trasportato. Una Atto alle parole danzevoli et giocose.
quarta alta.
xii naturale xii.Trasportato. Una Atto alle parole vittoriose, et trionfanti.
Quinta bassa.

Per comodità di confronto, la Tabella iv riunisce i dati raccol-


ti nelle due precedenti, riferiti ai modi naturali e a quelli tra-
sportati.

Tabella iv

pagine 2-35 (modi naturali) pagine 35-37 (modi naturali e trasportati)

i È misto con l’allegrezza e con la gra- Atto alle parole allegre, miste con la
vità gravita
ii atto a i componimenti di pianto, di Atto alle parole funebri, et piene di
mestitia, per la depressione. pianto, quando è nelle sue corde naturali
iii atto al pianto; è molto in uso perché Atto alli casi miserabili, dogliosi, et
s’accomoda le parole dolorose e piene pieni di pianto.
di pianto.
192 VANIA DAL MASO

pagine 2-35 (modi naturali) pagine 35-37 (modi naturali e trasportati)

iv atto ad ogni sorte di parole che sentin Atto alle parole lagrimevoli, et piene
il grave. di compassione.
v atto alla modestia Atto alle parole modeste, continenti
segni di cortesia.
vi atto alle cose di chiesa. Atto alle parole deprecative, usato
assai nella Chiesa.
vii atto alle cose lascive Atto alle parole lascive, et amorose.
viii atto alle parole soavi e dolci; è me- Atto alle parole soavi et piene di
raviglioso alle cose soavi e dolci, et dolcezza.
anco gravi;
ix atto alle parole severe e miste con Atto alle parole severe miste con l’al-
l’allegrezza legrezza.
x atto alle parole flebili, e minacciose Atto alle parole flebili, et minacciose.
xi atto alle parole danzevoli Atto alle parole danzevoli et giocose.
xii atto al trionfo Atto alle parole vittoriose, et trionfanti.

Girolamo Diruta
Diruta è autore de Il Transilvano, dialogo sopra il vero modo di
sonar organi 29, il primo esauriente trattato sul suonare l’organo (pub-
blicato in due parti nel 1593 e nel 1609, più volte ristampate), che
copre ogni aspetto musicale, e offre le migliori soluzioni interpretati-
ve per la musica in esso contenuta, e per quella dei contemporanei.
Allievo di Gioseffo Zarlino, Costantio Porta e Claudio Merulo come
lui stesso si dichiara 30, ne assimila gli insegnamenti, insieme alle tra-
dizioni teoriche (Zarlino) e pratiche della scuola veneziana (Merulo).
Ciò che in questo contesto ci riguarda, è la Seconda parte del
Transilvano, e più precisamente il secondo, terzo e quarto libro.
Per proseguire la disamina su natura e proprietà dei modi, ini-
ziamo dal terzo libro, che tratta della « vera formatione, cognitione,
e trasportatione di tutti i Tuoni ». A differenza di Zarlino, Diruta
usa il termine tuono. Sinteticamente dà dimostrazione del numero
e della formazione dei modi, del trasporto, del procedimento per

29
  G. Diruta, Il Transilvano, dialogo sopra il vero modo di sonar organi, 1593 (rist.
anast. Bologna, Forni, 1997) [d’ora in poi TD i]; Id., Seconda parte del Transilvano,
1622 (rist. anast. Bologna, Forni 1997) [d’ora in poi TD ii].
30
  TD ii, Terzo Libro, p. 11.
NATURA E PROPRIETÀ DEI MODI IN ZARLINO, VECCHI E DIRUTA 193

riconoscerli e delle cadenze, per passare poi agli esempi musicali per
ciascun modo naturale e trasportato. È in questa sede che Diruta
correda gli esempi con le passioni riferite a ciascun modo, nelle sue
corde naturali.

La Tabella v riunisce l’elenco di “natura e propietà” di ciascun


modo, nelle corde naturali, secondo la descrizione data da p. 4 a
p. 11 del terzo libro.

Tabella v

i rende l’Armonia grave, et modesta


ii rende l’Armonia mesta, et calamitosa
iii la natura di questo Tuono è di commuovere al pianto
iv rende l’Armonia lamentevol e dogliosa
v rende l’Armonia gioconda, modesta, è dilettevole
vi rende l’Armonia divota, e grave
vii rende l’Armonia allegra, e soave
viii rende l’Armonia vaga, e dilettevole
ix rende l’Armonia allegra soave, et sonora
x rende l’Armonia alquanto mesta
xi rende l’Armonia viva, et piena di allegrezza
xii rende l’Armonia meno allegra nel suo autentico

Il richiamo a natura e proprietà dei modi viene ripreso nel quar-


to libro, nel « Discorso sopra il concertar li registri dell’organo ».
Diruta fornisce qui istruzioni agli organisti perché sappiano unire i
registri in base al modo della composizione da eseguire. Dispensa
suggerimenti sul « concertar li registri dell’organo » affinché si eviti di
« sonare vna cosa mesta in Registri allegri, né meno vna cosa allegra
in Registri mesti », anche se ammette che « Non si può dar regola
certa di questi accompagnamenti di registri, atteso che gli Organi
non sono tutti eguali » 31.

Nella Tabella vi sono affiancate, per ognuno dei modi, natura e


relativa registrazione consigliata.

  TD ii, Quarto Libro, p. 22.


31
194 VANIA DAL MASO

Tabella vi

i ricerca l’Armonia grave, e dilet- Il principal con l’Ottava, & anco con il
tevole Flauto, overo con la Quintadecima
ii rende l’Armonia malenconica, [...] principal solo con il tremolo
con la modulazione mesta
iii è di questa natura di commovere principale e Flauto in Ottava, overo altri
al pianto Registri che faccino tal effetto
iv rende l’Armonia lamentevole me- Registro principale con il tremolo
sta, e dogliosa. overo in qualche Registro del Flauto
v rende l’Armonia gioconda, mode- Registro dell’Ottava, Quintadecima, e
sta, e dilettevole Flauto
vi rende l’Armonia divota, e grave. principale, Ottava, e Flauto
vii rende l’Armonia allegra e soave Registro dell’Ottava, Quintadecima, e Vi-
gesimaseconda
viii rende l’Armonia vaga, e dilette- Flauto solo, Flauto e Ottava, Flauto e
vole. Quintadecima
ix rende l’armonia allegra, soave, e principale Quintadecima, e Vigesimase-
sonora. conda
x rende l’Armonia alquanto mesta principale con l’Ottava, over con il Flauto
xi rende l’Armonia viva, e piena di diversi registri soli e accompagnati [...];
dolcezza come Flauto solo, Flauto e Quintadecima,
overo Flauto, Quintadecima, Vigesimase-
conda, e l’Ottava con la Quintadecima, e
Vigesimaseconda
xii rende l’Armonia dolce e vivace Registri suoi saranno Flauto, Ottava, e
Quintadecima, & anco Flauto solo

Nella Tabella vii si riprende la descrizione dei modi data nel ter-
zo libro, affiancando quella riportata nel « Discorso sopra il concertar
li registri dell’organo », nelle quali la natura dei singoli modi viene
sostanzialmente confermata, anche se con qualche leggera variante o
diversa sfaccettatura.

Tabella vii

modo definizioni dal Terzo libro definizioni dal Discorso sopra il concertar

i rende l’Armonia grave, et modesta ricerca l’Armonia grave, e dilettevole


ii rende l’Armonia mesta, et calamitosa rende l’Armonia malenconica, [...]
con la modulazione mesta
iii la natura di questo Tuono è di com- è di questa natura di commovere al
muovere al pianto pianto
NATURA E PROPRIETÀ DEI MODI IN ZARLINO, VECCHI E DIRUTA 195

modo definizioni dal Terzo libro definizioni dal Discorso sopra il concertar

iv rende l’Armonia lamentevol e do- rende l’Armonia lamentevole mesta,


gliosa e dogliosa.
v rende l’Armonia gioconda, modesta, rende l’Armonia gioconda, modesta,
è dilettevole e dilettevole
vi rende l’Armonia divota, e grave rende l’Armonia divota, e grave.
vii rende l’Armonia allegra, e soave rende l’Armonia allegra e soave
viii rende l’Armonia vaga, e dilettevole rende l’Armonia vaga, e dilettevole.
ix rende l’Armonia allegra soave, et rende l’armonia allegra, soave, e
sonora sonora.
x rende l’Armonia alquanto mesta rende l’Armonia alquanto mesta
xi rende l’Armonia viva, et piena di rende l’Armonia viva, e piena di
allegrezza dolcezza
xii rende l’Armonia meno allegra nel rende l’Armonia dolce e vivace
suo autentico

A questo punto si possono fare varie riflessioni, che prendono


spunto dalle modalità di esposizione e dai contenuti stessi dei trattati
presi in considerazione. Un primo pensiero riguarda i fruitori finali
di questi scritti. La scelta di accostare Le Istitutioni Harmoniche, la
Mostra delli Tuoni della Musica e Il Transilvano è dovuta al fatto che
in tutti e tre si parla delle proprietà dei modi. Anche se Vecchi e
Diruta proseguono il pensiero di Zarlino, i loro scritti si differenziano
per dimensioni e finalità.
Zarlino, mettendo in riferimento la natura dei modi con i conte-
nuti del testo da musicare, si rivolge ai compositori, perché sappiano
« accompagnare [...] ogni parola, che doue ella dinoti asprezza, du-
rezza, crudeltà, amaritudine, et altre cose simili, l’harmonia sia simile
a lei [...]. Simigliantemente quando alcuna delle parole dimostrarà
pianto, dolore, cordoglio, sospiri, lagrime, et altre cose simili; che
l’harmonia sia piena di mestitia » 32.
Il breve trattato di Vecchi che si caratterizza per il suo senso pra-
tico espresso con naturale semplicità sembra genericamente destinato
a coloro che desiderino trovare una più profonda comprensione della
musica. Diruta invece si rivolge agli esecutori di strumenti a tastiera

32
  IH, iv, Cap. 32, « In qual maniera le Harmonie si accommodino alle soggette
Parole », p. 339.
196 VANIA DAL MASO

fin dal titolo della prima parte, precisando che si tratta di un « dia-
logo sopra il vero modo di sonar organi, et istrumenti da penna »,
e ribadisce questo intento nella seconda parte, indicando nel fronte-
spizio che l’opera è « utilissima, & necessaria à Professori d’organo ».

« Sopra il concertar li registri dell’organo »

Generalmente, le indicazioni fornite nei documenti e nelle fonti


che trattano di registrazione organistica 33, stabiliscono combinazio-
ni appropriate, ricercano effetti timbrici particolari, e mettono in
relazione la scelta del registro con la tipologia delle composizioni
da eseguire e la dimensione fonica delle voci da accompagnare. Si
trovano anche avvertimenti sull’uso del tremolo, che serve a far
l’armonia languida e dolce (Giovan Battista Morsolino, lettera ai
reggenti del duomo di Cremona del 24 settembre 1582) e non si
deve usare nelle canzoni diminuite (Costanzo Antegnati, L’arte or-
ganica, Brescia 1608), sul modo di fare ripieni (Lodovico Viadana,
Cento concerti ecclesiastici, Venezia 1602), come anche indicazioni
specifiche in Claudio Monteverdi (Sanctissimae Virgini Missa senis
vocibus, Venezia 1610), o in Banchieri per la Battaglia che sta ne
L’organo suonarino 34.
In questo panorama, Diruta è l’unico a evidenziare l’importanza
della corrispondenza del modo con la registrazione, stabilendo che
« il principale si può accompagnare con diuersi Registri dell’Organo
e delli Flauti, secondo gli effetti dell’Armonia, che si vol fare ap-
propriata alli Tuoni » 35. È questa una geniale intuizione che collega
affetti e proprietà dei modi con le sonorità dell’organo, e conferma
la necessità di identificare preventivamente il modo di una composi-
zione per poterla eseguire con perizia, come già affermato da Georg
Rhau 36.

33
  O. Mischiati, L’organo della Cattedrale di Cremona. Vicende storiche e documenti
dal xv al xx secolo, redazione e integrazioni a cura di M. Ruggeri, Bologna, Patron,
2007, p. 211; W. van de Pol, La registrazione organistica dal 1500 al 1800, Pistoia,
Accademia di musica italiana per organo, 1966, p. 3.
34
 Tutte indicazioni tratte da van de Pol, La registrazione organistica, pp. 4, 5, 10.
L’ultima opera citata è A. Banchieri, L’organo suonarino, Venezia, Amadino, 1605 (rist.
anast. Bologna, Forni, 1969).
35
  TD ii, Quarto Libro, p. 22.
36
  Vedi sopra, nota 7.
NATURA E PROPRIETÀ DEI MODI IN ZARLINO, VECCHI E DIRUTA 197

Tali suggerimenti possono trovare applicazione pratica nell’ese-


cuzione all’organo delle toccate della prima parte del Transilvano
(composte su nove dei dodici modi), come pure dei dodici ricer-
cari stampati nel secondo libro della Seconda parte del Transilvano
da p. 24 a p. 36. Questi ultimi destinati ad organisti esperti perché
stampati in « spartitura », che richiede la conoscenza di tutte le
chiavi. La registrazione suggerita da Diruta si può estendere alle
sillogi che raccolgono intonazioni o ricercari sui dodici modi che
non danno indicazioni per la scelta dei registri, come quelle di
Andrea e Giovanni Gabrieli 37, e di Costanzo Antegnati 38 solo per
citarne alcune.

Conclusioni

Tornando al tema principale, la “natura e proprietà dei modi”, i


dati riuniti nella Tabella viii (vedila alle pagine seguenti) permettono
di cogliere le affinità tra i tre autori presi in esame, e rilevarne le li-
mitate divergenze. Pur statisticamente parziale, questa raccolta di dati
evidenzia una sostanziale concordanza nell’attribuzione delle passioni
ai modi, con l’uso a volte di termini diversi, ma affini nel significato.
In questa consistente uniformità di vedute, Vecchi sorprende defi-
nendo il dodicesimo modo come « atto al trionfo », modo descritto
invece da Zarlino come « atto alle cose amatorie, che contengono
cose lamentevoli » ed « ha alquanto di mestitia », e che per Diruta
« rende l’Armonia meno allegra ».
Il presente lavoro a questo punto si chiude, senza voler essere
definitivo. L’argomento potrebbe essere ulteriormente sviluppato ed
approfondito con la raccolta di altre affermazioni in materia, senza
esclusione di alcun tipo di fonte. L’unione e la comparazione di dati
presi in considerazione ci ha permesso, nondimeno, di confrontare le
opinioni di tre importanti autori sul medesimo soggetto e attraverso
questo procedimento è stata assodata una rilevante convergenza nella
descrizione della natura dei modi.

37
  A. Gabrieli e G. Gabrieli, Intonationi d’Organo [...] Composte sopra tutti li Dodici
Toni della Musica, Venezia, A. Gardano, 1593 (rist. anast. Bologna, Forni, 1972).
38
  C. Antegnati, L’Antegnata. Intavolatura de Ricercari d’Organo, Venezia, Gardano,
1608 (rist. anast. Bologna, Forni, 1971).
Tabella viii
198

zarlino (natura) zarlino (parole, materie) vecchi diruta, Libro iii diruta, Libro iv

i hà un certo mezano effetto tra piene di gravità, et che trattaran- È misto con l’al- rende l’Armonia ricerca l’Armonia
il mesto, et lo allegro; per sua no di cose alte, et sentenziose legrezza e con la grave, et modesta grave, e dilettevole
natura è alquanto mesto. gravità
ii contenesse in se una certa gravi- è Modo atto alle parole, che atto a i componi- rende l’Armonia rende l’Armonia
tà severa, non adulatoria; et che rapresentano pianto, mestitia, menti di pianto, mesta, et calami- malenconica, …
la sua natura fusse lagrimevole, solicitudine, cattività, calamità, di mestitia, per la tosa con la modulazio-
et umile; di maniera che mossi et ogni generatione di miseria; depressione. ne mesta
da questo parere, lo chiamaro-
no Modo lagrimevole, umile, et
deprecativo. [...] gli Ecclesiastici
[…] l’hanno usato nelle cose me-
ste, et lagrimose;
[dal Cap. 23. Del Sesto Modo]: a
differenza del  Secondo, ilquale è
più tosto funebre, et calamitoso,
che altro.
VANIA DAL MASO

iii alcuni hanno avuto parere, che la onde gli accommodarono vo- atto al pianto la natura di questo è di questa natura
abbia natura di commovere al lentieri quelle parole, che sono Tuono è di com- di commovere al
pianto; lagrimevoli, et piene di lamenti. muovere al pianto pianto
iv Modo adulatorio. si accommoda maravigliosamente atto ad ogni sorte rende l’Armonia rende l’Armonia
è alquanto più mesto del suo a parole, o materie lamentevoli, di parole che sen- lamentevol e do- lamentevole mesta,
principale, che contengono tristezza, overo tin il grave. gliosa. e dogliosa.
lamentatione supplichevole; come
sono materie amorose, et quel-
le, che significano otio, quiete,
tranquillità, adulatione, fraude,
et detrattione
v arrechi modestia, letitia, et sol- usarono di accommodarlo alle atto alla modestia rende l’Armonia rende l’Armonia
levatione a gli animi dalle cure parole, o materie, che contenes- gioconda, mode- gioconda, mode-
noiose. [...] alcuni lo dimanda- sero alcuna vittoria sta, è dilettevole. sta, e dilettevole
rono Modo giocundo, modesto,
et dilettevole.
vi dicono, non esser molto allegro, et però lo usarono nelle cantile- atto alle cose di rende l’Armonia rende l’Armonia
ne molto elegante; [...] ne gravi, et devote, che conten- chiesa. divota, e grave. divota, e grave.
lo chiamarono Modo devoto, et gono commiseratione; et lo ac-
lagrimevole; compagnarono a quelle materie,
che contengono lagrime.
vii si conviene a parole, o materie, atto alle cose la- rende l’Armonia rende l’Armonia
che siano lascive; o che trattino scive allegra, e soave. allegra e soave
di lascivia; le quali siano allegre,
dette con modestia; et quelle,
che significano minaccie, pertur-
bationi, et ira.
viii hà natura di contenere in se una lo accompagnarono con le pa- atto alle parole so- rende l’Armonia rende l’Armonia
certa naturale soavità, et dolcezza role, o materie mansuete, acco- avi e dolci vaga, e dilettevole. vaga, e dilettevole.
abondante, che riempe di alle- stumate, gravi, contenenti cose
grezza gli animi de gli ascoltanti, profunde, speculative, et divine;
con somma giocondità, et soavità come sono quelle, che sono ac-
mista; et vogliono, che sia al tutto commodate ad impetrar gratia
lontano dalla lascivia, et da ogni da Dio.
vitio
ix alcuni l’hanno chiamato aperto, se li potranno accommodar atto alle parole se- rende l’Armonia rende l’armonia
et terso, attissimo a i versi lirici; quelle parole, che contengono vere e miste con allegra soave, et allegra, soave, e
hà in sè una grata severità, me- materie allegre, dolci, soavi, et l’allegrezza sonora sonora.
scolata con una certa allegrezza, sonore:
et dolce soavità oltra modo.
x la natura di questo Modo sia atto alle parole fle- rende l’Armonia rende l’Armonia
non molto lontana da quella del bili, e minacciose alquanto mesta alquanto mesta
Secondo, et del Quarto, se tal
giudicio si può fare dall’harmo-
nia, che nasce da esso
xi alcuni lo dimandarono Modo è di sua natura molto atto alle atto alle parole rende l’Armonia rende l’Armonia
lascivo danze, et a i balli: danzevoli viva, et piena di viva, e piena di
allegrezza dolcezza
NATURA E PROPRIETÀ DEI MODI IN ZARLINO, VECCHI E DIRUTA

xii atto alle cose amatorie, che con- è nelli Canti fermi Modo lamen- atto al trionfo rende l’Armonia rende l’Armonia
tengono cose lamentevoli tevole, et hà alquanto di mestitia meno allegra nel dolce e vivace
suo autentico
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