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t+j →t+j+1 S j=
{ aSj p
b S j 1− p
per fissare le idee si assuma che sia a>b cosicché un
Si consideri al tempo t un’opzione call che scade nel prossimo istante t+1 di
apertura del mercato. I valori iniziali e finali dell’opzione e del sottostante in
ciascuno dei possibili stati del mercato sono cosi riassunti: t →t+1 S❑=
{b Sa S1−pp
❑
❑
C❑ = {Ca =max( aS−K ,0) p
Cb =max ( bS−K , 0 ) 1− p
Se supponiamo di costruire un portafoglio composto da Δ azioni e da un
investimento di B euro in ZCB al tasso i. l’evoluzione del valore di questo
portafoglio di stock e bond si può schematizzare così:
due equazioni lineari in due incognite ammette una soluzione unica espressa da
C a−C b aC b−bC a
: Δ= ( e B= e per questa composizione del portafoglio dovrà
a−b ) S ( a−b ) m
valere la legge del prezzo unico: per evitare arbitraggi privi di rischio, il prezzo
in t della call dovrà essere uguale al prezzo in t del portafoglio replicante (o
equivalente) si ottiene quindi C= SΔ+B. se prendiamo le espressioni di delta e B
e le sostituiamo in C, possiamo trovare una formula operativa per il pricing di
un’opzione, dato che i valori di Δ e B sono calcolabili direttamente una volta
Ca −Cb aC b−bC a
specificati i parametri di valutazione: C= + se si pone q=
( a−b ) ( a−b ) m
m−b
che è un probabilità risk-neutral, C possiamo scriverlo come C=
( a−b )
1
(q C a + ( 1−q ) Cb ) e vediamo che nel prezzo della Call non compare la probabilità
m
in senso stretto se la call termina out of the money nello stato b, cioè se è
bS<K; se l’opzione va in the money si ha bS=K e nella relazione vale il segno di
uguaglianza. Quindi si conclude che 0<Δ<1. Con il caso uguale a 0 solo se la
call termina comunque out of the money e il caso uguale a 1 se l’opzione va in
the money in caso di rialzo e at the money in caso di ribasso. Mentre per
quanto riguarda B che è il valore dell’investimento obbligazionario, non può
aC b−bC a
essere positivo. Dato che il denominatore di B= è positivo,
( a−b ) m
dobbiamo studiare il segno del numeratore: C b ¿ C a=0 che rappresenta
sicuramente un’opzione out of the money, abbiamo B=0. Se è
una procedura alternativa per giungere al pricing della call può essere basata
sull’argomentazione di hedging: si costruisce un portafoglio composto da quote
dell’opzione e dello stock sottostante; nonostante si tratti di un mix di titoli
rischiosi è possibile calibrare il portafoglio in modo che questo produca un pay-
off non rischioso. Per evitare arbitraggi questo portafoglio dovrà avere un
rendimento uguale al tasso risk-free. Consideriamo un portafoglio composto da
una call e da α unità di sottostante S. possiamo rappresentarne l’evoluzione
cosi: C+αS = { C a +α a S p
Cb + α b S 1− p
e richiedere che il portafoglio sia non-rischioso
equivale a imporre l’uguaglianza tra i valori assunti dal payoff nei due stati,
cioè C a+ α a S=Cb + α b S . l’ identità si ottiene se il numero di azioni acquistate è
¿ C b−C a
dato da: α = =− Δ poiché se alfa è uguale a meno delta il payoff
( a−b ) S
C a+ α a S( o Cb + α b S ) è deterministico, per evitare arbitraggi privi di rischio, il suo
prezzo in t deve coincidere col suo valore attuale al tasso i: deve cioè aversi C-
1
ΔS= (C − ΔaS): e se sostituiamo l’espressione di Δ al secondo membro,
m a
otteniamo C= B+ΔS . quindi abbiamo ottenuto la stessa espressione di C sia
con la tecnica di un portafoglio replicante, sia con la tecnica di un portafoglio
non rischioso: un portafoglio ottenuto acquistando una unità dell’opzione Call e
vendendo allo scoperto delta unità di sottostante equivale ad un portafoglio di
investimento obbligazionario di valore B.
{ aS
schematizzabili: S❑= b S 1−p
❑
❑ p
{a
Y= Y =f
b
Y =f (aS) p
(bS)1− p la replicazione del derivato
portafoglio è quindi { aS Δ+ mB p
B+ΔS= bS Δ+ mB 1−p le condizioni da soddisfare affinché il
portafoglio stock-bond replichi il payoff prodotto dal derivato sono espresse dal
Y a−Y b a Y a−b Y b
sistema è data da Δ= ( e B dato da B= e la legge del prezzo
a−b ) S ( a−b ) m
unico richiede che il prezzo Y in t del derivato coincida con il costo in t del
portafoglio, per cui si ottiene la formula di pricing Y= ΔS+B e con passaggi
m−b
identici a quelli utilizzati per la call otteniamo q= e l’equazione di Y
( a−b )
1
possiamo esprimerla come Y= m (q Y a+ ( 1−q ) Y b )
Nel caso particolare di una opzione put si ha P(T)= max(K-S(T),0) che è il payoff
in T=t+1 e si ha Pa = max(K-aS,0) e Pb = max(K-bS,0) . il portafoglio replicante è
P a−Pb aPb −b Pa
specificato da Δ= ( e B= Δ= ( e si ha P=
a−b ) S a−b ) m
1
ΔS + B= (q P a+ ( 1−q ) Pb ). Dato che il payoff P(T) di una put è funzione non-
m
crescente del valore S(T) del sottostante, dal discorso già fatto per le call
otteniamo che il delta di una put non può essere positivo. E dato che per una
call valeva 0<Δ<1, per una put deve aversi -1<Δ<0 dove il caso = -1 deve aversi
per un’opzione che termina comunque in the money, oppure at the money in
caso di rialzo e in the money in caso di ribasso. Il caso =0 si ha in caso di
un’opzione che termina certamente out of the money. Quindi una posizione put
si replica assumendo una posizione short sul sottostante.
Corrispondentemente, il valore dell’investimento obbligazionario B non è
negativo. Dall’espressione di B della call, si ricava subito che se è Pa=P b=0 si
poi si ha Pa >0 e Pb >0 sarà Pa= K−aS e Pb= K−bS per cui
a( K −bS)−b(K −aS) K
B=
( a−b ) m
= m
. Si conclude quindi che un’opzione put che non
abbia valore comunque nullo si replica assumendo una posizione di vendita sul
sottostante effettuando un investimento a tasso fisso. Si può dire che il
portafoglio equivalente di una put si compone vendendo allo scoperto Δ unità
dello stock sottostante e acquistando Bm ZCB unitari.
Y −−¿ (t +1 )=u ¿¿
e secondo questo approccio avremmo Y=
−−¿ ( t +1)
1 −1 Y
u ( pu ( Y a ) + ( 1− p ) u ( Y b ) ) = ¿
m m
e per l’avversione al rischio l’equivalente certo non potrà essere maggiore del
valore atteso di Y(t+1): u
−1
( pu ( Y a ) +( 1−p ) u ( Y b ) )<¿ ( p ( Y a ) + ( 1− p ) ( Y b ) ) e la differenza
tra valore atteso ed equivalente certo rappresenta il premio per il rischio
richiesto da un individuo avverso al rischio. Se un individuo è indifferente al
Et (Y ( t +1 ))
rischio (risk neutral) valuterà il derivato secondo la regola Y(t)=
m
.
1
Nella formula Y(t)= m (q Y a+ ( 1−q ) Y b ) non compare ne la probabilità p ne la
per illustrare l’uso del modello binomiale nel pricing di derivati con scadenza
dopo n periodi, sarà opportuno soffermarsi prima a discutere il caso a 2 periodi,
riferendosi al pricing di una call di tipo europeo che scade in T=t+3.
L’evoluzione di S che non paga dividendi e di C sul reticolo binomiale
ricombinante produce 3 vertici finali. Prendiamo come ipotesi il tasso di
interesse i costante su ogni periodo e prendendo la probabilità risk neutral q
m−b 1
come q= Si ha C a= ( q C a a + ( 1−q ) Ca b )
( a−b ) m
1 1
C b= ( q C a b + ( 1−q ) Cb b ) C❑= (q C a + ( 1−q ) Cb ) e cioè
m m
1 2 2
C❑ = 2
(q C a a +2 q ( 1−q ) C a b + ( 1−q ) C b b ) e la probabilità risk neutral in t di trovarmi in
m
2
1)aa i t+2 è q ,
2
di trovarmi in 2)ab è 2q(1-q), di trovarmi in 3) bb è ( 1−q ) quindi
si conclude che il prezzo dell’opzione si può esprimere come valore attuale al
tasso risk-free del valore atteso del payoff a scadenza, calcolando l’aspettativa
EQt max ( S t +2−K , 0)
con le probabilità risk neutral: cioè C(t)=
¿¿
.
C a−C b
Inoltre il portafoglio replicante è dinamico: in t è uguale a Δ= in t+1 è
( a−b ) S
Ca a −C ab C −Cb b
uguale a Δ a= Δ b= a b
( a−b ) aS ( a−b ) bS