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Cap.1
Spia, esploratore, confidente e agente segreto
Ci sono vari modi nella Venezia dei tempi moderni per indicare la figura della spia
Abbiamo innanzitutto la parola spia con connotazione peggiorativa di chi opera all’interno dello
stato
Ovviamente è utilizzato in senso negativo, come sinonimo di delatore e riferito spesso al sistema
politico veneziano
Spia -usata dai veneziani per indicare la persona mandata in territorio nemico a osservare le
mosse politiche e militari, sia quella che all’interno dello stato indaga i comportamenti
ostili e devianti dei concittadini
-Nel 1621 compare anche l’espressione spia doppia
Spion espressione peggiorativa che opera all’interno dello stato, sia a servizio degli stranieri, sia
degli inquisitori di stato, macchiandosi di infamia agli occhi dei concittadini
Nel Quattrocento più che spia o spion si utilizza la voce latina di explorator
Esploratore uomo mandato in avanscoperta a indagare le mosse dei nemici, soprattutto
durante le campagne militari
Molti scrittori rinascimentali con esploratore, sinonimo di spia, indicano ance l’informatore interno
allo stato
Confidente indica informatore segreto all’interno della repubblica per acquisire notizie utili alla
sicurezza e all’ordine pubblico, oppure una persona, spesso di ceto sociale elevato, che dentro
un’amministrazione straniera rivela segreti a Venezia
Refendario voce colta, usata da storici e scrittori italiani con forte connotazione negativa, per
indicare chi riferisce qualcosa con malignità
Cap.2
Lo spionaggio e il consiglio dei dieci
l’esistenza di organi pubblici chiamati a vegliare sulla sicurezza interna ed esterna è una
caratteristica che si riscontra soltanto negli stati moderni
il consiglio dei dieci istituito il 10 luglio 1310 come tribunale eccezionale, assolve sin dall’inizio il
compito di tribunale politico, cui sono demandati gli affari segreti della sicurezza dello stato
l’atmosfera di segretezza che circonda l’attività del consiglio dei dieci crea un alone di terrore cui
poi le aspre contestazioni degli avversari e le veementi polemiche politico-storiografiche finiranno
per conferire addirittura contorni mitici e favolistici
dall’iniziale repressione dei delitti di ribellione si passa più in generale all’ordine pubblico e poi a
tutte le principali materie della gestione dello stato sino ad arrogarsi la conclusione della pace con
i turchi nel 1540 e nel 1573
dal suo interno nascono nuovi organismi, volti a tutelare la sicurezza e la tranquillità dello stato
permanenti diventano gli inquisitori di stato, inizialmente deputati all’esclusiva tutela dei segreti
pubblici
secondo la legge del 18 dicembre 1468 il consiglio dei dieci si occupa di tradimenti, sette,
perturbazione del pacifico stato, trattati contro terre e luoghi sudditi, sodomia, scuole, cancelleria,
promissioni di rettori e ufficiali e di cose che meritano di esser trattate secretissime
opera sull’assassinio di nemici interni ed esterni e ci forniscono le sue parti miste puntuale
documentazione dell’uso di exploratori
cap.3
il segreto di stato tra sospetto e tradimento: gli inquisitori di stato
il culto e quasi l’ossessione del segreto permeano la prassi politica veneziana sin dall’istituzione del
consiglio dei dieci; avvolto nel segreto è il rito inquisitorio; segrete sono spesso le denunce a carico
dei traditori affidate ai raccordi e alle bocche di leone e le esecuzioni di eretici, spie nemiche e
prigionieri di guerra
difatti si può notare come solo per i delinquenti comuni e alcuni grandi traditori prevale l’interesse
a una spettacolare ed esemplare esecuzione pubblica
poggio Bracciolini nel Quattrocento richiama l’attenzione dei contemporanei sulla straordinaria
segretezza dei patrizi veneziani, adducendo l’esempio dell’inchiesta su condottiero Francesco
carmagnola, durata otto mesi nel più profondo silenzio
tra le grinfie del consiglio dei dieci finisce anche Giorgio valla nel 1496 sotto l’accusa di spionaggio
valla riesce a provare la sua innocenza e viene “cum lode liberato”
lo stillicidio di fughe di notizie del senato e persino dal consiglio dei dieci non si ferma neppure nei
primi decenni del Cinquecento, che vedono Venezia impegnata in logoranti conflitti con i turchi,
con i collegati di cambrai e con Carlo V
nel Quattrocento e nel Cinquecento in materia di segreti ci sono una serie di interventi senato e
consiglio dei dieci disciplinano ogni aspetto del loro funzionamento interno, con l’obiettivo di
garantire segretezza di sedute e delibere e custodia delle carte, e ad ogni violazione imposta
adeguata sanzione, pecuniaria o di interdizione dai pubblici uffici
la svolta decisiva nella lotta contro la divulgazione del segreto di stato arriva il 20 settembre 1539
quando il consiglio dei dieci elegge tre inquisitori sopra qualunque
un decreto del 19 aprile 1583 ripristina le funzioni specifiche dei tre inquisitori contro i propalatori
dei segreti
la loro attività inquisitoria si estende a tutto quanto riguarda la sicurezza e la tranquillità dello
stato, tradimenti, congiure, ma anche ordine pubblico e moralità: restano ovviamente al centro
delle loro competenze la materia delle spie, interne ed esterne, e la tutela del segreto di stato
negli ultimi anni di vita della repubblica ritorna il leitmotiv della tutela del segreto
per esempio, è vietato ai nobili di aver contatti con gli ambasciatori e altri ministri stranieri
presenti a Venezia
ogni ambasciatore era considerato una vera e propria spia in tutta Europa
le annotazioni e i processi degli inquisitori e le denunce segrete segnalano numerosi casi di
violazione dei vari divieti
però a questo punto cosa fanno concretamente gli inquisitori per frenare la fuga di notizie e quali
mezzi usano per scovare i colpevoli? Ovviamente è l’offerta di cospicui premi in denaro,
salvacondotti e voci liberal banditi a chi indica i propalatori
cap.4
i grandi tradimenti
Girolamo Grimani
Gli atti del processo sono stati perduti, non ci resta che la citazione a comparire davanti al consiglio
dei dieci il 15 settembre 1617
Il 29 settembre Grimani è bandito, ripara in un monastero, poi dal cardinale Borgia e infine a
Napoli dove negozia segretamente con il viceré
Il 12 ottobre il consiglio promette impunità per ogni complicità e liberazione dal bando a chi lo leva
di vita e incarica prima l’ambasciatore a Roma poi quello di Napoli di procurarne l’uccisione
Il 24 ottobre 1617 spinelli ha trovato due banditi veneziani disposti ad ammazzare il reo ma
Grimani vive cauto e nel frattempo cerca contatti con spinelli e con Giovanni fantin minotto, altro
bandito da Candia per sollecitare il ritorno in patria
Febbraio 1618 contatta il residente e gli dichiara il suo pentimento
Spinelli sollecita andorsiglia a eseguirne l’assassinio
Questi accetta l’impresa e incassa i soldi ma poi rinuncia all’impresa
Grimani tenta nuovi approcci ma nel frattempo i servizi segreti veneziani sono attivissimi:
intercettano a Venezia e a Napoli, la sua corrispondenza con la moglie, la figlia e altre persone,
arruolano a Napoli nuove spie
La farsa dei rapporti grimani-venezia continua senza soste nell’ottobre del 1618 presenta
all’ossuna un piano per sollevare i nobili poveri di Venezia
Nell’ottobre 1624 Grimani è ancora segnalato a Napoli, a progettare nuove imprese anti-veneziane
in Dalmazia, Albania e Istria, poi finisce di nuovo in carcere e viene relegato a Capua
Diventa di nuovo confidente degli inquisitori di stato, cui invia numerosi dispacci
Da questa azione di spionaggio si aspetta l’autorizzazione ad avvicinarsi a Venezia in attesa della
grazia, ma non abbiamo più sue notizie dal 10 settembre 1630
Cap.5
Venezia, centro di <<nove>>, di <<avvisi>> e di spie
l’Europa di fine Quattrocento e inizi cinquecento è affamato di <<nove>> (notizie, nuove)
sia per quanto riguarda i turchi e le loro offensive, sia sui grandi disegni dei re di Francia e spagna
in duello per l’egemonia in Italia e nel continente, sia sui grandi viaggi in africa e nelle indie e sulle
scoperte e conquiste degli spagnoli in America
ogni veneziano che si trovava all’estero si credeva obbligato a farsi confidente o spia del proprio
governo
il servizio delle informazioni non si concentra solo sull’aspetto militare ma su tutti i settori della
vita pubblica soprattutto nell’impero ottomano
la professione di novellista o scrittore di rapporti delle cose del mondo si colloca in una zona di
confine tra la raccolta lecita e libera di notizie di pubblico dominio e la captazione, più o meno
legale, di informazioni riservate o coperte dal segreto di stato
tutti i governi diffidano dei novellisti, ne sorvegliano le fonti di informazione, ne reprimono gli
abusi
a Venezia il consiglio dei dieci interviene contro i novellisti e rapportisti troppo disinvolti
ai divieti formali seguono a più riprese processi e condanne e un’intensa attività dei confidenti per
sorprendere novellisti e rapportisti al servizio di corrispondenti stranieri
negli ultimi anni del Seicento sembra che l’attività dei novellisti si faccia ancora più audace o forse
le loro azioni sono più note perché in giro per Venezia opera Camillo Badoer che riesce a pizzicarne
più di uno
cap.6
lo spionaggio straniero a Venezia e il controspionaggio
i turchi
notizie su spie turche nei domini di levante o a Venezia sono numerose nelle fonti veneziane
dopo la presa di Costantinopoli nel 1453, la paura nei confronti di questo popolo barbaro e
infedele diventa una costante nella vita di molti popoli europei
l’immagine di Venezia figlia prediletta della chiesa, baluardo della fede cristiana nella secolare lotta
contro la mezzaluna islamica, è un evidente mito politico-religioso contraddetto dalla realtà dei
fatti in quanto oltre a vari periodi di pace, ci sono stati anche periodi di vera e propria alleanza
politica
ma ovviamente quando le guerre con l’impero ottomano scoppiano e il pericolo diventa concreto,
la paura del turco invade i veneziani
arresti, torture ed espulsioni di presunte spie turche continuano numerose negli anni delle guerre
la tensione e quindi anche gli arresti di spie non cessano del tutto negli anni seguenti
le fonti veneziane sono insolitamente mute su eventuali azioni di spionaggio turco durante del
1538-42
la prova più impegnativa per il controspionaggio veneziano è la guerra di Cipro del 1570-73
l’8 maggio 1560 un eunuco bosniaco informa il bailo del progetto di un suddito veneto di dar fuoco
ai depositi di munizioni e all’arsenale, infiltrare mille turchi e poi sorprendere Venezia con la flotta
il 4 agosto 1562 lo stesso bailo informa il provveditore generale a Corfù delle azioni sospette di un
gruppo di rinnegati spagnoli e veneti
il 13 gennaio 1566 l’ambasciatore francese a Costantinopoli confida al bailo del progetto turco di
invadere Cipro
tra il 1567 e il 1°luglio 1570, quando forze turche sbarcano a limisso, i segnali di un’intensificazione
dello spionaggio turco sono inequivocabili
nello spaventoso incendio nella notte tra il 13 e il 14 settembre che devasta l’arsenale, molti
veneziani sospettano lo zampino dei servizi segreti turchi
il controspionaggio veneziano dimostra in molte occasioni di essere ben informato
nel giugno 1593 cerca di mettere le mani su martin altmann, un ingegnere tedesco che ha avuto
contatti ebrei a Venezia e ora è in viaggio verso Costantinopoli per rinnegare e consegnare ai
turchi disegni di fortezze, square per artiglierie e altre invenzioni
l’invasione di Candia (creta) nel 1645 e la venticinquennale guerra per l’isola riaprono il capitolo
dello spionaggio turco in levante e a Venezia
gli uscocchi
nemici mortali dei turchi ma anche di tutti quelli he solcavano l’adriatico, gli uscocchi sono
annidati nell’imprendibile base di segna, negli ultimi anni del Cinquecento e nei primi del Seicento
conducono contro i veneziani una spietata guerra di corsa, accompagnata da efferate crudeltà
la repubblica reagisce con raid navali, spietate rappresaglie, il consueto sistema delle taglie e
addirittura una guerra di due anni
la Francia
spie francesi operano in territorio veneto durante la guerra di cambrai
il grande colpo dello spionaggio francese a Venezia è quello dei segretari del 1542
negli ultimi anni del Seicento lo spionaggio francese da evidenti segni di presenza sulle lagune
il controspionaggio veneziano intercetta anche agenti francesi in terraferma
una forte attività dello spionaggio francese a Venezia si registra durante la guerra di successione
spagnola
l’ambasciatore pomponne impianta una rete di informatori nei Balcani, intercetta lettere sulle
strade di Padova, invia spie nel campo austriaco
negli anni centrali e finali del Settecento gli ambasciatori francesi sono molto meno interessati alle
vicende politiche e militari di uno stato ormai privo di influenza sulla scena europea
ovviamente la situazione muta bruscamente nel 1789, con lo scoppio della Rivoluzione francese
L’Inghilterra
L’Inghilterra non ha mai avuto stretti rapporti politici con Venezia
I suoi interessi, prevalentemente proiettati sull’atlantico, rendono meno vitale che per altre
nazioni la conoscenza rapida e sicura delle nove di levante
Di qui lo scarso interesse a tenere a Venezia un efficiente servizio informativo
Nell’unico periodo della storia dei rapporti inghilterra-venezia in cui è forte l’interesse reciproco
per più stretti legami politici, compare anche un’intensa attività spionistica inglese sulle lagune
L’Austria
Poco sappiamo dello spionaggio austriaco a Venezia nel Cinquecento
Per tutta la prima metà del Cinquecento i servizi segreti austriaci agiscono in coordinazione con
quelli spagnoli nell’ambito della politica imperiale di Carlo V
Nella seconda metà del Cinquecento, quando per gli Asburgo d’Austria diventa sempre più
preminente il problema turco, le interferenze dei servizi segreti austriaci con quelli veneziani
diventano più frequenti
La chiesa
Il problema dello spionaggio della chiesa nella repubblica di Venezia è complesso in quanto la
chiesa è presente, cioè struttura ecclesiastica di preti secolari e ordini regolari e come stato
secolare, dal 1485 rappresentato stabilmente da un nunzio che agisce come un normale
ambasciatore ma tende a diventare il tramite naturale del clero nei rapporti con la curia
Il timore di una fuga di notizia verso Roma all’interno degli organi di governo induce Venezia a
prendere una serie di misure per escludere dai consessi deliberanti i papalisti, cioè i nobili con
parenti ecclesiastici o comunque con legami di interesse con la curia
Tutti i timori per le attitudini spionistiche del clero esplodono durante l’interdetto ordini
severissimi impongono di non intrattenere relazioni con Roma e spie degli inquisitori sorvegliano
sudditi e religiosi filo curiali
La spagna
Da Carlo V all’interdetto
Ci sono lunghi periodi del regno di Carlo V e di filippo II in cui Venezia è più proclive a tenere buoni
i turchi che gli spagnoli e in alcuni casi isolati li informa puntualmente
Durante la vertenza dell’interdetto i turchi offrono il loro aiuto militare, peraltro cortesemente
declinato
Venezia è insieme a Ragusa la base operativa dello spionaggio spagnolo in terra turca
la corruzione di dragomanni del bailo e di funzionari di reggimenti delle isole ionie consente agli
spagnoli l’acquisizione di preziose notizie sui turchi
importante il ruolo spionistico di molti greci residenti, come agenti o come consoli, nelle isole di
Corfù, Cefalonia, zante
La congiura di Bedmar
Fasi:
1) Scoppiata nel 1618
2) L’ambasciata diventa con lui un vero e proprio quartier generale dello spionaggio
3) Recluta varie spie tra cui angelo badoer
4) Ma molti di questi vengono arrestati
5) Dopo tutto il polverone alzato Madrid intima di andare con cautela in una repubblica così
sospettosa come è Venezia
6) Bedmar rallenta la sua azione spionistica
7) Nel 1614 è all’opera per riannodare le fila della rete di confidenti
8) Nel mentre a Venezia si sviluppa un’azione di controspionaggio che da l’avvio a
un’organizzazione di confidenti a scopo interno che poi diventerà permanente
9) Questa attività ha portato tra il 1610 e il 1613 a smantellare l rete spionistica e porta
all’espulsione del vescovo bollani, al bando di angelo Badoer, ecc.…
10) Questa complessa operazione di controspionaggio è nelle informazioni dell’ambasciatore a
Madrid, grazie alle soffiate negli ambienti diplomatici e comunica così a Venezia la certezza
che c’è fuga di notizie verso bedmar
11) I veneziani riescono ad infiltrare una spia nella rete di bedmar alessandro grancin
12) Grancino il 14 novembre entra al servizio di Venezia e comincia a fare una pioggia di
rivelazioni
13) Una delle rivelazioni più importanti è una nuova attività spionistica nel 1630-33, forse con
una parentesi a Vienna
14) Se da una parte cioè che dice Grancino sembra esagerato dall’altro ci sono testimonianze
sull’imponenza e ramificazione di questa rete di spionaggio
De vera è prodigo di particolari sulle sue imprese spionistiche a Venezia, di cui accentua i rischi e i
contorni avventurosi e tragicomici per orgoglio
Il rovinoso declino della potenza spagnola nei lunghi anni dei regni di filippo IV e Carlo II si può
cogliere anche nelle vicende dello spionaggio a Venezia
Gli ambasciatori si lamentano di non avere denari per coltivare i confidenti
Tra il 1642 e il 1667 è quasi impossibile ottenere a Venezia importanti informazioni segrete
Dopo la guerra di successione spagnola l’interesse di filippo V e dei successori per Venezia diventa
minimo
La presenza di qualche spia spagnola a Venezia nella seconda metà del Seicento è anche segnalata
dal controspionaggio veneziano
cap.7
1618: congiura o provocazione?
Bedmar protesta la sua innocenza ma per prudenza si ritira a Milano dove lo raggiunge l’ordine di
trasferimento nei paesi bassi da parte del consiglio di stato, preoccupato delle ripercussioni
internazionali delle vicende e desideroso di chiudere il contenzioso politico con Venezia
Sulla congiura cala rapidamente il silenzio e la stessa relazione di sarpi non viene mai pubblicata
Si può comprendere la congiura del 1618 solo nel contesto delle relazioni veneto-spagnole agli
inizi del Seicento la spagna e gli Asburgo d’Austria mirano a ridurre lo spazio politico di Venezia
in Italia, l’interdetto vede la spagna schierata decisamente a fianco del papa sino a minacciare un
intervento
L’ossuna dirige nel 1617-18 una campagna navale in adriatico che viola le tradizionali pretese
veneziane all’esclusivo dominio del golfo
Probabilmente gli inquisitori e i dieci non hanno mai creduto a una vera congiura bedmar-ossuna
per impadronirsi della città
C’era un complotto di avventurieri e mercenari ancora in preparazione, probabilmente mirato al
saccheggio ben visto da bedmar e ossuna
I dieci e gli inquisitori colgono la palla al balzo e annientano la macchinazione, raggiungendo così
una serie di straordinari obiettivi politici esterni ed interni
Ottengono il richiamo di bedmar e costringono l’ossuna a obbedire finalmente agli ordini regi e
ritirare la flotta dell’adriatico, smantellano la rete spionistica spagnola, eliminano gli elementi più
riottosi tra i mercenari olandesi, colpiscono il partito dei vecchi costretto ad appiattirsi su una
scontata solidarietà di ceto e di stato, trovano un ottimo pretesto per rafforzare il controllo su ogni
dissenso politico
Cap.8
Il cittadino collabora
I raccordi
cap.10
i servizi segreti veneziani in occidente
l’ambasciatore, <<spia onorata>>
che l’ambasciatore abbia come compito primario la raccolta di notizie e il vero e proprio
spionaggio è quasi ovvio sin dal tardo medioevo e nei primi tempi dell’età moderna
il perfetto ambasciatore è una certa specie di spia onorata
spiare è azione lecita, raccomandata e non soggetta a castigo, cui invece soggiacciono i suoi
esecutori, come i mercanti
cap.11
Ragusa e Venezia: guerra di nove e di spie
Ragusa: avvisi in cambio di indipendenza
nel primo periodo le notizie procurate dalle spie nei Balcani vanno direttamente ai dominatori
veneziani
tra 1358 e il 1526 il servizio informativo di Ragusa è un po’ al servizio di tutti, sia pure con qualche
significativa preferenza, almeno in occasione dei conflitti militari
la repubblica fornisce ai re di Napoli a Sigismondo e Ladislao e poi Carlo V e al papa preziose
notizie sulle mosse delle galere e dell’esercito veneziani, però passa qualche novità militare
turchesca ai veneziani
per tutto il Cinquecento e il Seicento Ragusa si destreggia in una difficile neutralità tra turchi e
cristiani
il 1° luglio 1570 le truppe turche sbarcano a Cipro, ma già il 28 gennaio Ragusa, da segretamente
ordine alle sue navi di rientrare in patria e solo il 27 marzo avvisa il suo ambasciatore a Roma
perché ne informi il papa, che una grande flotta ottomana fa vela verso l’isola
Venezia accusa allora pubblicamente i ragusei di tradimento e di avvisare minutamente i turchi
delle mosse delle potenze cristiane e invoca dal papa drastici provvedimenti
i ragusei informano i turchi di ogni novità, inviano armi e segnalano i cristiani disposti a rinnegare
d’altra parte, anche i turchi accusano Ragusa di scarsa collaborazione, li accusano di fornire
polvere da sparo ai veneziani e li sorvegliano mugoli di spie
i ragusei cercano di restare a galla ma ormai per i veneziani sono spie doppie per eccellenza
tra il 1690 e il 1694 Ragusa è soggetta a un prolungato blocco navale veneziano che ha per scopo
l’imposizione dell’obbligo per tutte le mercanzie di passare da Venezia e la cessazione di ogni aiuto
ai turchi e una sorta di protettorato a Ragusa
Ragusa informa i provveditori generali in Dalmazia delle novità politico-militari di levante
la pace di carlowitz non libera i ragusei dal tributo della porta e li costringe a proseguire nella loro
politica di equidistanza
poco dopo la pace di passarowitz una Ragusa in evidente declino economico, si attiene alla più
stretta neutralità
Cap.12
Lo spionaggio antiturco
Rispetto all’occidente i servizi segreti veneziani nell’impero turco incontrano qualche difficoltà ma
anche qualche vantaggio
Le lingue parlate nei territori soggetti al dominio turco sono per lo più ignote a Venezia e questo
costringe a fare affidamento su agenti locali reclutati tra le popolazioni slave della penisola
balcanica e tra i mercanti
In tutta la Dalmazia e in oriente sono fiorenti due categorie di spie i banditi e i sudditi cristiani,
greci e slavi, del sultano, ansiosi di liberarsi dell’oppressione ottomana
Inoltre, da Venezia spesso partono fedeli cristiani per pellegrinaggi in Terrasanta o anche, dopo la
caduta di Costantinopoli, nella speranza di trovare libri e manoscritti
I trasportatori armeni dell’acqua di un pozzo persiano, ritenuta rimedio miracoloso contro le
cavallette, nel loro viaggio di ritorno verso Cipro sono più volte usati come discreti messaggeri
segreti dalla persia e talvolta anche arrestati
Negli anni che vanno fino all’invasione di Cipro, Venezia era in buoni rapporti con i turchi ma
questo non impedì una continua attività di informazione da parte della repubblica
Marc’antonio barbaro bailo trattenuto a Costantinopoli in u regime di semilibertà
Un medico ebreo si assicura una rischiosa e decisiva copertura ai più alti livelli della porta e invia
numerose lettere in cifra
Lo stesso barbaro e altri corrieri segreti le recapitano a Venezia
Qualcuna viene intercettata, ma non decifrata
Il bailo allora chiede al visir di poter scrivere una lettera aperta, di natura privata, ai familiari e tra
le righe verga con succo di limone messaggi in cifra che diverranno visibili, con l’esposizione al
calore, a Venezia
Spese per spie segrete compaiono spesso nelle relazioni finali dei magistrati di spalato, traù e zara
Collaterale, ma non meno importante per i rapporti con l’impero ottomano, è lo spionaggio contro
gli uscocchi
Venezia cerca anche nel 1653 di indurre il commissario generale dei francescani a mettere a
disposizione qualche missionario in terra turca come informatore
Cap.13
Le cifre e gli altri mezzi occulti di comunicazione
Origine ed evoluzione della crittografia moderna
Le scritture cifrate sviluppate in Europa
si possono distinguere in 1. Trasposizione, cioè quando gli elementi di un testo chiaro sono
cambiati di posizione secondo una regola convenuta
2. sostituzione, quando gli elementi del testo chiaro vengono
sostituiti da altri secondo determinate regole
i principali metodi di cifratura per trasposizione sono semplice, a chiave, doppia, con griglie o
con figure
quelli per sostituzione monoalfabetici semplici o polialfabetici
frequente l’uso di nulli cioè segni senza significato corrispondente e di omofoni, cioè più segni
usati per e lettere più frequenti
fondamentale è l’uso dei repertori nomenclatori, lunghi elenchi di lettere, numeri, sillabe, parole o
intere frasi sostituite da cifre particolari, talvolta oggetto di un’ulteriore operazione di sopra
cifratura
sussidio importante sono la ruota o disco cifrante, elaborato da leon battista Alberti, e le griglie
ideate da Girolamo cardano
la crittografia entra in un’epoca completamente nuova con l’invenzione del telegrafo
leon battista Alberti -invenzione della cifra polialfabetica a chiave, con alfabeti disordinati
mutati continuamente in segreto
-disco cifrante
-principio dell’analisi delle frequenze delle lettere
Nei primi tre secoli dell’età moderna accanto ai vari sistemi di cifratura numerici e letterari in
progressivo sviluppo sopravvivono i cifrari in gergo, in cui le singole parole sono sostituite da altre
in lingua convenzionale
In molti di essi più che le capacità di celare la segretezza del messaggio, colpiscono i fantasiosi e
ingenui termini prescelti, specchio della cultura e delle passioni dei compilatori
Alla nascita delle moderne strutture statali nelle grandi monarchie europee corrisponde un rapido
sviluppo della crittografia in uso nelle cancellerie
Le cifre di Venezia
La prima testimonianza di una scrittura cifrata risale a Venezia al 13 marzo 1226, quando in un
passo del liber plegiorum communis alcune vocali sono sostituite dalla maiuscola X
Nel XIV secolo si sviluppano i nomenclator e il linguaggio convenzionale spesso mutuato dal
mondo mercantile
Il Quattrocento vede l’ulteriore ampliamento dei nomenclatori e la comparsa di lineette trasversali
e di segni e figure di fantasia, spesso tratti dal linguaggio alchemico
L’innovazione e il progresso nell’arte delle cifre vanno di pari passo con la sopravvivenza di forme
tradizionali di scrittura segreta, scientificamente meno elaborate e teoricamente meno sicure, ma
molto pratiche e alla portata di tutti
Spie locali, informatori semiufficiali, privati o nobili che carteggiano con parenti usano semplici
ziffrette, costituite di alfabeti in cui le singole lettere sono sostituite da numeri, oppure di brevi
repertori in cui ogni lettera dell’alfabeto corrisponde a un personaggio pubblico o privato o ad un
sostantivo di frequente uso
Naturalmente uh prezioso contributo allo sviluppo della crittografia veneta viene anche dalle
numerose cifre intercettate ai nemici
Esemplare dell’efficacia della crittografia veneziana è l’incontro-scontro con lo stato turco, che non
dispone di una diplomazia stabile e neppure di un qualsivoglia sistema di cifratura dei messaggi: i
turchi reagiscono con rabbia e indignazione a un metodo di comunicazione occulto che sembra
violare i tratti più elementari della fiducia nelle relazioni interpersonali e interstatali
Tra le più singolari cifre usate da Venezia sono quelle sillabiche dette babuini: dal latino medievale
babuinare cioè miniare le iniziali di un manoscritto con figure, mostri, babbuini; riferito alla
credenza diffusa tra gli egiziani sulle presunte capacità di questo animale di comprendere le
lettere, e in connessione con una forma di abbecedaria preparata per il nuovo pubblico nei primi
anni della stampa, che per ogni vocale riporta su cinque colonne tutte le possibili combinazioni
sillabiche
Cap.14
L’intercettazione delle lettere
tra seicento e settecento le principali monarchie europee mettono in funzione quei “gabinetti
neri” o “camere nere” specificatamente deputato alla intercettazione della corrispondenza
ordinaria che passa attraverso i servizi postali, privati o pubblici, ormai in via di radicale
riorganizzazione in tutto il continente
Venezia non ha una vera e propria camera nera ma pratica sistematicamente l’intercettazione e lo
svaligio della corrispondenza, si dei suoi nemici politici stranieri sia dei propri cittadini sospetti
il Settecento è il secolo d’oro delle camere nere europee e la corrispondenza veneziana finisce più
volte nelle loro maglie
Venezia pratica l’intercettazione delle lettere a danno dei suoi nemici pressoché ininterrottamente
nel corso di tutta l’età moderna
per tutto il Seicento la camera nera non ufficiale del bailo agisce puntualmente
i principali governi europei e anche molti privati sono convinti che Venezia pratichi normalmente
l’apertura della corrispondenza
più che a Venezia la sottrazione o apertura delle lettere avviene nelle città di terraferma, durante
le soste dei corrieri per il cambio dei cavalli o il riposo
Cap.15
Spie militari, sabotaggi e guerra chimica e batteriologica
Le guerre d’Italia nel Cinquecento
I condottieri e i magistrati veneziani incaricati di seguire le operazioni militari usano esploratori nel
campo nemico e nel territorio, secondo prassi e tecniche di tutti gli eserciti del mondo
La guerra di cambrai ne stimola la vigorosa volontà e capacità di resistenza e mobilitazione: lo
spionaggio militare, gli attentati
e i sabotaggi ne costituiscono uno dei momenti più significativi
si rafforza la vigilanza contro lo spionaggio nemico francese e austriaco
un ruolo di primo piano giocano i contadini, protagonisti della disperata guerra rustica che da filo
da torcere ai nobili filoimperiali ai todeschi di Massimiliano
sono loro infatti ad infiltrarsi negli accampamenti nemici e a portare i messaggi dei comandanti
Venezia non esita a usare tutte le armi, anche quelle più segrete e moralmente opinabili: invoca e
negozia in segreto il soccorso militare turco e progetta senza esitazioni assassinii di ribelli e sovrani
la propensione dei veneziani per i cauti e segreti modi nel toglier di mezzo i nemici non è ignota
all’imperatore Massimiliano
abbiamo notizie di varie azioni di sabotaggio condotte durante la guerra di cambrai
l’episodio più clamoroso di questa guerra segreta è senza dubbio la serie di incendi dolosi appiccati
nel 1512 in varie località dell’Austria da agenti veneziani
le attività di informazione militare e politica si intensificano tra il 22 maggio 1526, quando Venezia
aderisce alla lega di cognac, e il 23 dicembre 1529 quando viene sottoscritta la pace di bologna
rettori e provveditori mandano regolarmente esploratori nelle retrovie nemiche e infiltrano spie
negli accampamenti
cap.16
“cum quel più cauto, destro et secreto modo”, ovvero l’assassinio di stato
Per importantissimi rispetti di stato ma per vie caute et secrete
L’uccisione del re d’Ungheria, progettata due volte risponde all’interesse e ala salute dello stato
L’assassinio del sultano dei turchi è fondamentale e ci si deve assicurare che il veleno colpisca
davvero l’infedele e non qualche cristiano
Se poi si tratta di rinnegati, che hanno tradito insieme la patria e la fede, la liceità dell’uccisione
non può parere scontata anche alle anime più scrupolose
La ragion di stato suggerisce però di allontanare con virtuoso sdegno dalla repubblica ogni
sospetto di delitto segreto: dunque la morte di Francesco sforza nel giro di pochi mesi è rifiutata
ed esaltata come promesso di salute e pace per Venezia e l’Italia tutta
La necessità di evitare incidenti diplomatici o rappresaglie rende più che ovvia la riservatezza sugli
assassinii dei tradizionali nemici turchi
I rispetti di stato militano a favore della segretezza anche quando si tratta di attentare alla vita dei
principi cristiani
Traditori, rinnegati, avversari politici interni dichiarati creano meno problemi ma è meglio non
irritare i loro potenti amici
Segretezza, cautela e destrezza si manifestano in tutte tre le fasi dell’azione: delibera,
comunicazione ai magistrati locali o ai sicari prescelti, esecuzione e occultamento del cadavere
Se l’omicidio avviene a Venezia o i sicari sono contattati direttamente da qualche agente dei dieci,
la commissione avviene a voce, per interposta persona
Il pagamento del compenso è effettuato di solito su una piazza estera mediante girata su un nome
fittizio
Se l’incarico di eseguire l’assassinio è affidato ai rettori di una città della terraferma o del levante la
lettera contiene nella sopracoperta la scritta legat solus
L’assassinio deve ovviamente avvenire nel più gran segreto, senza mai coinvolgere la dignità della
carica e per la sua esecuzione ci si affida a banditi, a occasionali criminali allettati dalle ricche taglie
offerte o a veri e propri sicari di professione
Fantasia e realtà degli assassinii politici di Venezia
Voci e velate accuse ai veneziani di attentati a principi italiani del Quattrocento, ai re d’Ungheria e
di Francia, a Massimiliano, a Carlo V, a Ferdinando III, circolano più o meno pubblicamente già tra i
contemporanei
Ancora più diffusi sono i sospetti che l’omicidio politico sia prassi consueta della lotta politica
veneziana
La mancanza di informazioni certe alimenta le fantasia più sfrenate e così i dieci e gli inquisitori
sono accusati di morti sospette forse del tutto naturali e il numero degli assassinii politici da loro
perpetrati viene dilatato a dismisura
cap.19
lo spionaggio economico
i segreti dell’allevamento del baco da seta e della produzione della porcellana, ambedue sottratte
ai cinesi, l’uno dai bizantini, sono due esempi emblematici dello spionaggio industriale in età
medievale e moderna
Venezia è il primo stato europeo a concedere le patenti industriali, che consentono non solo uno
sfruttamento monopolistico, ma anche una licenza di servizio
in Inghilterra nella seconda metà del Cinquecento le patenti, disciplinate per legge, costituiscono i
veri precedenti delle moderne privative industriali
ma si deve attendere la Rivoluzione francese perché la legge sui brevetti fissi i diritti dell’inventore
lo spionaggio industriale assolve la funzione fondamentale di incentivo al progresso scientifico e
alla nascita dell’industria
un po’ ovunque nell’Europa dei lumi ministri riformatori e società di promozione scientifica inviano
negli stati ritenuti più progrediti nelle singole branche produttive spie tecnologiche, sotto le vesti
di colti viaggiatori in viaggio d’istruzione
tutta la storia del commercio veneziano è intessuta di episodi di spionaggio di singoli mercanti,
attentissimi a cogliere su piazza notizie utili per i loro affari
l’arte degli specchi di cui Venezia va orgogliosa e che difende con rabbiosa determinazione dalle
piraterie industriali e straniere, si avvale di un paio di iniziative per sottrarre segreti e opere ai
lorenesi
attenti a capire i segreti all’estro i veneziani lo sono ancora di più a vigilare contro lo spionaggio
commerciale e industriale straniera in casa loro
l’azione di controspionaggio economico tocca innanzitutto il settore delle materie prime
indispensabili alle industrie nazionali delle quali è severamente vietata l’esportazione
molteplici sono i tentativi dei concorrenti europei di sedurre da Venezia operai di ogni settore
produttivo
la tessitura, la manifattura per eccellenza dell’Europa e del veneto preindustriale, è ovviamente la
più presa di mira
nel Settecento il fenomeno della migrazione esplode: nel 1732-33 si arriva a far pattugliare di notte
un filatoio di Treviso insidiato da alcuni bolognesi
nel 1768 viene arrestato il prete Pietro longaretti, accusato di voler sedurre dodici operai
bergamaschi per una nuova iniziativa industriale a Gorizia ma egli si difende di aver solo promesso
al vescovo di quella città di mandargli alcune persone per migliorare le colture dei morai
un settore strategico dell’economia e dell’apparato militare veneziano è ovviamente quello delle
costruzioni navali e dell’arsenale
nel Settecento anche qui il demone della migrazione morde con successo: nel 1717 emissari
ungheresi reclutano squeraroli per costruire bastimenti sul Danubio
un capomastro va nel 1739 a riparare le stesse navi
calafati e altri operai migrano a Roma, Trieste, rimini
nel 1788 Giovanni spada si offre ad angelo tamiazzo di andare a recuperare un disegnatore e
costruttore dell’arsenale da poco fuggito
un caso clamoroso di emigrazione è quello dei perleri
già nel 1757 un confidente trasmette un elenco di operai che contrabbandano prodotti ai
diplomatici delle liste
nel 1766 è lo stesso gastaldo Gaetano Acquabona a progettare l’impianto di una fabbrica
concorrente in Germania
il sublimato di mercurio è prodotto a Venezia sin dal Seicento e i tentativi di sottrarre operai
cominciano già nel 1672 per opera dei genovesi
cap.20
la lunga guerra contro i vetrai di murano
orgoglio e fiore all’occhiello della produzione artistica e industriale di Venezia i vetri di murano
sono anche fonte perenne di preoccupazioni per il governo
sin dall’età medievale l’organizzazione produttiva prevede una vacanza nel periodo estivo-
autunnale, per smerciare i prodotti e ricostruire i forni
la forzata inattività della manodopera, le frequenti controversie per l’ammissione alla qualifica di
maestro e per la definizione del comparto alimentano un flusso di emigrazione, temporanea o
permanente, ulteriormente incrementato dai numerosi maestri e garzoni banditi dalle
magistrature veneziane per delitti comuni
la diaspora dei maestri vetrai muranesi comincia nel Trecento, verso Treviso, Padova, Vicenza,
Mantova, Ravenna, Ferrara e bologna e altre terre aliene
continua ininterrotta anche in età moderna
nel Cinquecento e nel Seicento nuclei di vetrai muranesi, emigrati spontaneamente o allettati da
governi e imprenditori privati, si insediano un po' ovunque nei vari stati d’Italia e in Europa
dopo la guerra degli specchi del 1664-67 anche in questo campo Venezia perde la sua esclusiva e
conosce una grave crisi d’identità e produzione
la repubblica non si rassegna facilmente a perdere i vetrai di murano e i loro preziosi segreti a
vantaggio degli altri stati e tenta tutti i mezzi per indurli a tornare: promette la revoca dei bandi,
supplica o impone ai creditori di dilazione l’esazione dei crediti e di sospendere le azioni di
pignoramento
a partire della metà dei seicento gli inquisitori prendono decisamente nelle mani la delicata
materia stimolano consoli e ambasciatori a sguinzagliare spie per conoscere le mosse dei
fuggitivi, individuarli, sedurli, ricattarli, minacciandoli se necessario, attivano confidenti nella stessa
Venezia per sventare casi di spionaggio industriale e l’azione di ingaggiatori stranieri, conoscere in
anticipo malumori e proteste foriere di probabili fughe, bloccare imbarchi clandestini, tener
d’occhio le mogli degli emigrati per sorprendere corrispondenze segrete e recapiti dall’estero
quando infine tutti i mezzi preventivi e dissuasivi non hanno successo e i vetrai traditori rifiutano
categoricamente di tornare in patria o, tornati, fuggono di nuovo, magari portando con sé altri
compagni e preziosi macchinari o segreti di lavorazione, passano ai consueti metodi cauti e segreti
negli ultimi anni del Cinquecento Ferdinando de’ medici fa venire alcuni muranesi per dar impulso
alla mal ridotta vetreria di Pisa, nel 1618-19 arrivano quattro maestri per aprire una fornace di
cristalli per bicchieri con figure scherzose e nel 1620 si aggiunge un altro maestro
Cap.21
Le spie anticontrabbando
Aperta con le sue frontiere verso molteplici realtà economiche e commerciali Venezia convive, col
contrabbando
Nel Settecento quando crescente rilevanza finanziaria va assumendo il monopolio del tabacco e
quindi ampio è il contrabbando, i processi relativi alla delicata materia passano alla competenza
degli inquisitori di stato
Per fronteggiare questo sfuggente esercito di contrabbandieri le spie sono uno dei mezzi più
frequentemente messi in campo dalle autorità
Oltre allo sbirro personaggio abietto, un malandrino, una canaglia della peggior specie
Opera nella penombra il confidente che si infiltra nella banda dei contrabbandieri, scruta le mosse
dei sospetti e dà la soffiata giusta al capo degli spadaccini
Alla caccia dei contrabbandieri contribuiscono anche i confidenti del capitano delle barche del
consiglio dei dieci che sorvegliano traghetti, alberghi, caffè e barberie
I generi più comunemente contrabbandati oltre al solito tabacco sono il vino, l’olio, i drappi di seta
Cap.22
Lo spionaggio intellettuale
Lo spionaggio intellettuale è uno dei mezzi con cui il governo veneziano cerca di assicurarsi il
consenso dell’opinione pubblica e di garantire, all’interno e all’estero l’immagine di uno stato
pacifico, ben regolato, fondato sull’equità e la giustizia
Gli inquisitori tengono d’occhio tutte le pubblicazioni che possono pregiudicare gli interessi e
l’immagine della repubblica
Tra le sue molteplici attività spionistiche Camillo Badoer non trascura il mondo delle lettere
La presenza delle opere dei grandi philophes d’oltralpe sui tavoli degli uomini colti veneziani è
costante e ampia, a dispetto di una censura dalle maglie più larghe di quanto non sembri a prima
vista
Passa il meglio della cultura europea, si ristampano i grandi filosofi italiani
Il controllo sui libri di importazione in teoria è rigido, in pratica fa acqua da tutte le parti e non
impedisce una larga, costante introduzione furtiva di libri forestieri perniciosi alla religione e alla
cultura
Tra il 1763 e il 1781 le spie degli inquisitori sono prontissime a intercettare le pubblicazioni empie
o comunque pericolose per la religione, lo stato e la società, ma mai come in questo caso si coglie
l’immenso divaria tra la conoscenza dei mali e l’azione per estirparli gli inquisitori acquisiscono
l’informazione e tutto finisce lì
I confidenti sorvegliano anche la diffusione di stampe e pubblicazioni oscene e pornografiche, è
casanova protagonista, per ora come vittima, di questo singolare spionaggio
Tra il novembre 1754 e il 1755 il confidente Giambattista Manuzzi lo segnala autore di satire
contro l’abate Pietro chiari e di un’empia composizione
Lo stesso casanova si lascia andare ad un’imprudente esaltazione del suo parto poetico
Un’attività spionistica del tutto particolare è quella volta a sottrarre alla circolazione i libri
pregiudizievoli per l’immagine della repubblica
Cap.23
Le spie di sanità e di acque
Le spie di sanità
L’organizzazione sanitaria di Venezia diviene ben presto una delle più efficienti e collaudate
dell’Europa moderna
Venezia è uno dei primi stati europei a praticare e diffondere un costume nuovo della morale
internazionale quello di partecipare anche ai concorrenti commerciali e agli avversari politici gli
avvisi in materia di sanità
Di qui l’obbligo sistematico degli uffici di sanità delle città suddite, dei singoli cittadini, dei consoli e
dei rappresentanti diplomatici stabili di informare i provveditori alla sanità decessi sospetti
Per stimolare la collaborazione dei cittadini al rispetto delle rigide norme igienico-sanitarie Venezia
ricorre al consueto sistema delle denunce segrete bocche di leone per denunce in materia di
sanità sono aperte in occasione delle grandi epidemie di peste
Nell’agosto 1678 Camillo Badoer sfrutta le sue amicizie alla corte di Mantova per raccogliere
notizie sui sospetti di peste
Le spie di acque
Anche nella gelosa materia delle acque la repubblica ricorre allo spionaggio per acquisire
informazioni sui progetti dei confinanti, corrompere funzionari, sabotare opere idrauliche dannose
a suoi interessi
Il 20 ottobre 1483 il consiglio dei dieci ordina nel più profondo segreto al provveditore di lagoscuro
e al capitano della flotta del po di incidere gli argini e procurare quindi la distruzione totale dei
campi del duca di Ferrara
I ricorrenti progetti ferraresi-pontifici di immettere le acque del reno nel po sono oggetto di aspre
controversie con Venezia
Una spinosa questione di acque è anche quella del fiume tartaro che segna per u tratto il confine
tra il territorio veronese e quello mantovano
Forse l’operazione segreta più clamorosa in materia di acque riguarda la chiusa proposta dai
trentini sul torrente Fersina e avversata dalla repubblica perché renderebbe non navigabile l’Adige
e provocherebbe inondazioni della brenta
Cap.24
Il mondo delle spie
Infame delatore o emissario onorato al servizio dello stato?
Necessarie al bene dello stato, ma comunque infami le spie d’Europa non si scrollano più da dosso
questa singolare contraddizione, che talvolta macera la loro coscienza, specie quando si tratta di
nobili attenti al senso dell’onore, personale e familiare
In pieno secolo dei lumi l’infamia della professione di spia viene ribadita da due grandi
philosophes: voltaire e Montesquieu
A Venezia manca una trattatistica pubblica sul tema della liceità e infamia dello spionaggio, ma le
voci dei confidenti ci lasciano tracce preziose dei dubbi e delle incertezze che accompagnano la
loro professione, quasi mai abbracciata liberamente, come una scelta di vita, ma sotto la spinta di
necessità economiche, familiari o politiche
Sono soprattutto i nobili e le persone di civile condizione a vivere con angoscia il marchio
indelebile di infamia impresso alla “riputazione” all’onore personale e familiare della professione
di spia
Invocano la più totale segretezza sul loro lavoro non solo per renderli inabili a proseguire la loro
attività ma soprattutto per allontanare ogni macchia da sé e dalla propria famiglia
Le necessità economiche sono la spinta decisiva a scegliere la professione di spia, sia pure dopo
sofferte esitazioni
C’è infine qualche spia, fuori della classe nobiliare, che di problemi di onore proprio non si
preoccupa e bada sola alla concreta prospettiva di un buon lavoro, equamente remunerato
Le spie onorate
In un lavoro che consiste in primo luogo nel penetrare i segreti politico-economico-militari delle
grandi monarchie abbondano le spie onorate spesso cadetti di famiglie nobili italiane o
straniere, che sfruttano il loro status sociale e le buone relazioni in ambienti di corte, nella
diplomazia e nell’esercito, per carpire notizie a favore di Venezia
Troviamo innanzitutto una serie di nobili spagnoli, assillati dalle strettezze economiche, che
vendono i segreti del loro re
Un bel manipolo di spie onorate esce dalle fila della nobiltà milanese vicino al governatore
spagnolo
I mercanti
Il mercante è il prototipo ideale della spia sin dall’antichità una tradizione trasmessa dalle fonti
greco-romane accredita i fenici di una diabolica astuzia nel commerciare e insieme nel carpire
informazioni utili al loro governo
Quando è in corso una guerra, o una tensione politico-militare in qualche aerea di vitale
importanza per Venezia, sono gli stessi capi del consiglio dei dieci a richiedere a parenti e amici di
mercanti operanti in zone calde di passare ogni notizia di immediato valore politico-militare
oppure a commettere a qualche mercante in partenza una specifica azione spionistica
Spesso al travestimento come mercante ricorrono anche spie ordinarie, alla ricerca di un mezzo
sicuro di infiltrazione in terra nemica
Le donne
I dieci e gli inquisitori di stato sono ossessionati dal timore che le cortigiane, fungano da spie a
favore di potenze straniere
Il controllo dei bordelli semiufficiali e delle case di appuntamento clandestine è una delle attività
più regolarmente attestata dei confidenti
Gli ebrei
La convinzione che gli ebrei siano le spie per eccellenza è pressoché generale nell’Europa cristiana
Alcuni ebrei hanno spiato, a titolo individuale o all’interno di qualche organizzazione, per conto dei
turchi ma non certo con quella intensità e sistematicità che molti fanatici hanno asserito
Del resto, gli ebrei hanno spiato in più occasioni a favore di potenze cristiane
Persino la cattolicissima spagna nel momento più difficile della rivolta dei paesi bassi si rivolge a
loro per informazioni
Molto più rari gli ebrei adoperati come confidenti per lo spionaggio interno appartenenti a una
minoranza discriminata, costretta a vivere segregata nel ghetto e spesso anche a portare segni
esterni di riconoscimento, essi non appaiono agli inquisitori come i più adatti per intrufolarsi
inosservati in caffè, alberghi, ridotti e casini, i luoghi classici dove le spie possono captare i mali
morali e politici della società veneziana
Anche se comunque alcuni ebrei spie del capitan grande e degli inquisitori sono esistiti
PARTE 3
Cap.1
Successi e sconfitte delle spie veneziane in levante nel Settecento
Perturbatori e impostori in Dalmazia
La pace di passarowitz mette fine alle guerre veneto-ottomane
Sino al 1797 lo spionaggio veneziano prosegue ormai concentrato quasi esclusivamente nei Balcani
e nelle isole
Il pericolo turco ormai è un ricordo del passato ma altre minacce incombono
Nela penisola balcanica si affacciano l’Austria, protesa a occupare parte dei territori del vacillante
impero ottomano e la Russia, pronta a sollecitare le embrionali aspirazioni indipendentistiche dei
popoli slavi
Se a questo si aggiungono i frequenti incidenti di confine e le velleità autocefale dei pascià di
scutaru
I servizi segreti veneziani vivono in Dalmazia la loro ultima stagione operativa
Nel 1766 compare nell’Albania veneta e si stabilisce nel villaggio montenegrino di maini uno
sconosciuto erborista, che ben presto alcuni monaci reduci dalla Russia, sostengono essere il
defunto Pietro III, assassinato nel 1762 da Caterina II
Col nome di Stefano il piccolo il falso zar predica pace e concordia tra i montenegrini, assume
un’aria di legislatore e di sovrano, impone autorità e giustizia tra le comunità, suscita un
embrionale movimento di unità nazionale contro il secolare oppressore turco
La minaccia di interventi militari ottomani e la sua proclamazione ufficiale a zar di tutte le russie
provocano sconcerto e allarme in Russia
Caterina II manda un messaggio ai montenegrini per confermare il decesso del marito e invia un
consigliere in missione, ma è bloccato a cattaro dai veneziani
Nel 1769 il principe dolgorukij penetra in Montenegro, depone e arresta Stefano il piccolo ma poi,
sempre più isolato e boicottato dai servizi segreti veneziani che ne ostacolano i contatti con l’orlov
a Pisa, e si vocifera che lo vogliono addirittura avvelenare, cambia tattica, lo libera, lo nomina
addirittura ufficiale e capo supremo del Montenegro poi lo lascia al suo destino e si reimbarca
L’avventura di Stefano il piccolo finisce il 21 ottobre 1773, quando viene sgozzato da un servo di
origine greca, forse pagato dai turchi
Stefano il piccolo scatena un terremoto politico-sociale nelle delicate zone di confine della
Dalmazia e Albania veneziane
cap.3
tre grandi spie del Settecento
Michelangelo bozzini
i suoi dispacci rivelano un’ottima introduzione negli ambienti governativi ma non sempre si riesce
a distinguere quanto sia opera di fantasia da quanto egli abbia realmente appreso da persone
vicine alla segreteria di stato
richiamato a Venezia dagli inquisitori vaga per un po' in Italia sinché a Ferrara riesce a penetrare
alcuni progetti di commercio dal marchese guido Bentivoglio
perduto l’incarico di spia egli inquisitori parte per la Sicilia e a Barcellona si mette a produrre
sapone, poi è al servizio dell’esercito spagnolo e infine viene arrestato per spionaggio a favore dei
veneziani e degli austriaci
bozzini è un agente dei servizi segreti austriaci
Giovanni cattaneo
convinto di essere un rispettabile funzionario statale, che serve fedelmente gli inquisitori di stato
in un ufficio delicato, un onorevole
contatta gli ambasciatori per rilevare destramente dai medesimi nelle presenti circostante tutto
ciò che ad essi ministri arriva di interessante
cattaneo prepara il terreno alle trattative ufficiali, copone amichevolmente vertenze, risolve i più
delicati problemi di protocollo ma anche quotidiani problemi pratici, trasmette in forma
amichevole suppliche su materie scottanti come contrabbandi, salvacondotti, revoche di bandi
il buon cattaneo pratica anche la lettura delle gazzette, ma non le stima molto
il qualche occasione la sua attività si configura più nettamente come spionistica in senso stretto
giacomo casanova
dal 19 febbraio 1776 la sua collaborazione con gli inquisitori diventa pressoché regolare, e le
riferte, coperte dal nome convenzionale di Antonio parolini cominciano a toccare molteplici
aspetti della vita sociale e culturale di Venezia
il 3 ottobre 1780 giunge la nomina a confidente ordinario
il 28 egli presenta il suo programma di lavoro articolato in quattro punti:
1. Religione
2. Costumi
3. Pubblica sicurezza
4. Commercio e manifatture
Forse egli si è fatto prendere la mano nello stilare un programma troppo ambizioso, che
comprende in realtà tutte le varie brache dello spionaggio interno veneziano, o forse la Venezia di
questi giorni è avara di importanti nove politiche da captare
Infatti, tre mesi dopo gli tolgono lo stipendio fisso e decidono di pagarlo di volta in volta a seconda
delle prestazioni
Le sue riferte continuano per altri due anni ma spesso sono di bassa lega
L’avventura spionistica di casanova si conclude il 31 ottobre 1782
Coinvolto in una velenosa controversia finanziaria con un conte Carletto e il nobile giovan Carlo
Grimani si vedica di quest’ultimo con un opuscolo satirico, ma le violente reazione del patrizio lo
costringe ad abbandonare Venezia
Cap.4
attivismo e miseria dei confidenti settecenteschi
le spie al servizio del capitan grande sono occasionalmente impiegate in indagini politiche di alto
profilo e invece per lo più sono incaricate di seguire contrabbandi, furti, rapine e in genere gli
aspetti della vita quotidiana della città
i confidenti degli inquisitori sono equamente distribuiti in tutti gli strati della società e
compongono un mosaico completo delle diverse realtà civili, professionali e morali
cap.5
una Venezia di donne di mondo, bari e stoccheggianti
una presenza importante, vitale e umanamente forte della società veneziana quella delle
prostitute, delle meretrici sumptuose e cortigiane del grande cinquecento
i confidenti hanno un occhio perennemente puntato su questo esercito di donne di ondo e
riempiono quasi quotidianamente le loro riferte di notizie di ogni sorta
i confidenti sono particolarmente solerti nel segnalare la presenza di meretrici nelle botteghe di
caffè, negli innumerevoli casini privati e nel ridotto
i magnamaroni sono una presenza consolidata nel mondo della prostituzione veneziana
anche per il gioco, i confidenti hanno un occhio particolarmente vigile verso il comportamento dei
nobili
cap.6
contro perturbatori, geniali e giacobini
tra il 1776 e il 1780 vari confidenti segnalano unioni di persone malcontente, discorsi
antigovernativi nelle botteghe di caffè, comenti sfavorevoli verso nobili che non raggiungono i roro
reggimenti
i geniali e i massoni
durante la guerra di successione spagnola, un anonimo confidente segala la pertinacia de geniali
che commentano gli eventi bellici e formano una conventicola scandalosa
la guerra di successione polacca non sembra appassionare molto l’opinione pubblica veneziana
i geniali ricompaiono durante la guerra dei 7 anni (1756-1763) e si dividono tra ammiratori di
Maria Teresa e fanatici di Federico II di Prussia
nel 1757 Manuzzi constata sorpreso che nelle botteghe di caffè e nei luoghi di riunione i geniali
delle due parti fanno un bisbiglio grande e parlano senza rispetto e con espressioni molto ingiuste
dei due sovrani
il 19 marzo 1768 Manuzzi raccoglie diffuse lamentele per l’eccesso di libertà di stampa e di parola
in argomenti di religione
lo stesso Manuzzi riesce a conoscere aderenti, luogo e modalità di riunione della loggia di ca’
mosto a san marcuola
per ottener informazioni finge con uno dei confratelli di essere stato in passato iscritto alla loro
setta
per qualche anno i confidenti non registrano segni di attività della società
l’interesse e le scoperte si riaccendono dopo lo scoppio della Rivoluzione francese