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I servizi segreti di Venezia

Cap.1
Spia, esploratore, confidente e agente segreto
Ci sono vari modi nella Venezia dei tempi moderni per indicare la figura della spia
Abbiamo innanzitutto la parola spia con connotazione peggiorativa di chi opera all’interno dello
stato
Ovviamente è utilizzato in senso negativo, come sinonimo di delatore e riferito spesso al sistema
politico veneziano

Spia  -usata dai veneziani per indicare la persona mandata in territorio nemico a osservare le
mosse politiche e militari, sia quella che all’interno dello stato indaga i comportamenti
ostili e devianti dei concittadini
-Nel 1621 compare anche l’espressione spia doppia

Spion  espressione peggiorativa che opera all’interno dello stato, sia a servizio degli stranieri, sia
degli inquisitori di stato, macchiandosi di infamia agli occhi dei concittadini

Nel Quattrocento più che spia o spion si utilizza la voce latina di explorator
Esploratore  uomo mandato in avanscoperta a indagare le mosse dei nemici, soprattutto
durante le campagne militari
Molti scrittori rinascimentali con esploratore, sinonimo di spia, indicano ance l’informatore interno
allo stato

Confidente  indica informatore segreto all’interno della repubblica per acquisire notizie utili alla
sicurezza e all’ordine pubblico, oppure una persona, spesso di ceto sociale elevato, che dentro
un’amministrazione straniera rivela segreti a Venezia

Refendario  voce colta, usata da storici e scrittori italiani con forte connotazione negativa, per
indicare chi riferisce qualcosa con malignità

Emissario  nel significato di agente segreto

Delatore  raro nel linguaggio spionistico veneziano

Altri termini  rapportista-riportista, corrispondente, novelliere, indagator

Cap.2
Lo spionaggio e il consiglio dei dieci

l’esistenza di organi pubblici chiamati a vegliare sulla sicurezza interna ed esterna è una
caratteristica che si riscontra soltanto negli stati moderni
il consiglio dei dieci istituito il 10 luglio 1310 come tribunale eccezionale, assolve sin dall’inizio il
compito di tribunale politico, cui sono demandati gli affari segreti della sicurezza dello stato
l’atmosfera di segretezza che circonda l’attività del consiglio dei dieci crea un alone di terrore cui
poi le aspre contestazioni degli avversari e le veementi polemiche politico-storiografiche finiranno
per conferire addirittura contorni mitici e favolistici
dall’iniziale repressione dei delitti di ribellione si passa più in generale all’ordine pubblico e poi a
tutte le principali materie della gestione dello stato sino ad arrogarsi la conclusione della pace con
i turchi nel 1540 e nel 1573
dal suo interno nascono nuovi organismi, volti a tutelare la sicurezza e la tranquillità dello stato
permanenti diventano gli inquisitori di stato, inizialmente deputati all’esclusiva tutela dei segreti
pubblici
secondo la legge del 18 dicembre 1468 il consiglio dei dieci si occupa di tradimenti, sette,
perturbazione del pacifico stato, trattati contro terre e luoghi sudditi, sodomia, scuole, cancelleria,
promissioni di rettori e ufficiali e di cose che meritano di esser trattate secretissime
opera sull’assassinio di nemici interni ed esterni e ci forniscono le sue parti miste puntuale
documentazione dell’uso di exploratori

cap.3
il segreto di stato tra sospetto e tradimento: gli inquisitori di stato

il culto e quasi l’ossessione del segreto permeano la prassi politica veneziana sin dall’istituzione del
consiglio dei dieci; avvolto nel segreto è il rito inquisitorio; segrete sono spesso le denunce a carico
dei traditori affidate ai raccordi e alle bocche di leone e le esecuzioni di eretici, spie nemiche e
prigionieri di guerra
difatti si può notare come solo per i delinquenti comuni e alcuni grandi traditori prevale l’interesse
a una spettacolare ed esemplare esecuzione pubblica

poggio Bracciolini  nel Quattrocento richiama l’attenzione dei contemporanei sulla straordinaria
segretezza dei patrizi veneziani, adducendo l’esempio dell’inchiesta su condottiero Francesco
carmagnola, durata otto mesi nel più profondo silenzio

tra le grinfie del consiglio dei dieci finisce anche Giorgio valla nel 1496 sotto l’accusa di spionaggio
valla riesce a provare la sua innocenza e viene “cum lode liberato”
lo stillicidio di fughe di notizie del senato e persino dal consiglio dei dieci non si ferma neppure nei
primi decenni del Cinquecento, che vedono Venezia impegnata in logoranti conflitti con i turchi,
con i collegati di cambrai e con Carlo V
nel Quattrocento e nel Cinquecento in materia di segreti ci sono una serie di interventi  senato e
consiglio dei dieci disciplinano ogni aspetto del loro funzionamento interno, con l’obiettivo di
garantire segretezza di sedute e delibere e custodia delle carte, e ad ogni violazione imposta
adeguata sanzione, pecuniaria o di interdizione dai pubblici uffici
la svolta decisiva nella lotta contro la divulgazione del segreto di stato arriva il 20 settembre 1539
quando il consiglio dei dieci elegge tre inquisitori sopra qualunque
un decreto del 19 aprile 1583 ripristina le funzioni specifiche dei tre inquisitori contro i propalatori
dei segreti
la loro attività inquisitoria si estende a tutto quanto riguarda la sicurezza e la tranquillità dello
stato, tradimenti, congiure, ma anche ordine pubblico e moralità: restano ovviamente al centro
delle loro competenze la materia delle spie, interne ed esterne, e la tutela del segreto di stato
negli ultimi anni di vita della repubblica ritorna il leitmotiv della tutela del segreto
per esempio, è vietato ai nobili di aver contatti con gli ambasciatori e altri ministri stranieri
presenti a Venezia
ogni ambasciatore era considerato una vera e propria spia in tutta Europa
le annotazioni e i processi degli inquisitori e le denunce segrete segnalano numerosi casi di
violazione dei vari divieti
però a questo punto cosa fanno concretamente gli inquisitori per frenare la fuga di notizie e quali
mezzi usano per scovare i colpevoli? Ovviamente è l’offerta di cospicui premi in denaro,
salvacondotti e voci liberal banditi a chi indica i propalatori

cap.4
i grandi tradimenti

i segretari del 1542


Alvise Badoer dopo aver concluso la pace coi turchi con la cessione di Napoli di Romania e
malvasia cade in disgrazia, rivela allora agli inquisitori che la sua commissione era nota ai turchi
tramite gli agenti dell’ambasciatore di Francia che a loro volta l’avevano avuta dai segretari del
consiglio dei dieci
i colpevoli furono i segretari Costantino e Nicolò cavazza e agostino Abbondio, loro intermediario
con l’ambasciatore francese Francesco Guglielmo pellicier, vescovo di Montpellier
per costringere il pellicier a consegnare l’Abbondio, il consiglio dei dieci circonda a mano armata
l’ambasciata francese minacciando di demolirla
Costantino cavazza fugge attraverso Chioggia e il polesine nello stato pontificio, dove Venezia lo
perseguita
gli inquisitori torturano spietatamente gli arrestati e allargano l cerchia degli arresti a numerosi
nobili
il consiglio chiude la vicenda con condanne esemplari: l’Abbondio e Nicolò cavazza sono impiccati
il 20 settembre 1542, una taglia di millecinquecento ducati insegue a vita costantino cavazza
mentre condanne a vari anni di bando colpiscono i nobili colpevoli o favoreggiatori degli imputati

Girolamo lippomano (1591)


“suicidio o delitto di stato”: tragica fine di Girolamo lippomano, bailo a Costantinopoli
(ambasciatore in Turchia), morto accidentalmente o fatto suicidare il 19 luglio 1591 poco prima di
un clamoroso processo per rivelazione di segreti di stato e tradimento
L’ex bailo Lorenzo bernando viene mandato a Costantinopoli per ottenere l’arresto e la traduzione
in patria per il processo, ma durante il viaggio di ritorno, giunto in vicinanza del lido, il 30 agosto
1591, annegò
Due interrogativi: quali segreti ha propalato lippomano e come è morto, dato che si pensa che o
sia stato un suicidio o che fu una messa in scena degli inquisitori per mascherare un delitto di
stato?
Lippomano divenuto amico degli spagnoli durante l’ambasceria a Madrid, spedisce più volte
tramite il fratello Pietro, all’ambasciatore spagnolo a Venezia messaggi della spia a Costantinopoli
Gli inquisitori ne intercettano uno siglato con la lettera M, sospettano di una più vasta trama di
tradimenti e decidono fulmineamente il blitz; dato che si tratta di un caso singolo decidono di
chiudere nel modo più sbrigativo
Le prove del tradimento vengono direttamente dalla spagna: l’ambasciatore de vera nei suoi
dispacci a filippo II, non solo confe3rma l’amicizia del bailo verso la spagna ma ammette di aver più
volte ricevuto e trasmesso a Madrid lettere della spia segui di Minorca pervenute tramite il fratello
di lippomano
Per quanto riguarda la sua morte non si hanno molti documenti a riguardo
A Corfù e a zara aveva appreso del bando contro il fratello, all’altezza del porto si san Nicolò al lido
resistette ai tentativi di salvataggio rituffandosi in mare finché non fu ripescato e spirò nel
monastero del porto
Alcuni pensano però che il lippomano è giunto regolarmente e al massimo segreto a Venezia, vi è
stato interrogato, torturato, strozzato o avvelenato e poi riportato in mare per fingere una caduta
accidentale o un suicidio

Angelo Badoer (1612-1630)


Il 13 aprile 1612 è convocato dal consiglio dei dieci sotto l’accusa di aver ricevuto uno stipendio
per propalare i segreti della repubblica
Preferisce sfuggire al processo, lascia Venezia e viene condannato in contumacia al bando
perpetuo
Egli ammette contatti epistolari con sovrani e ministri ma li dipinge come relazioni d’affari e di
cortesia, nega la propalazione di segreti e chiama a sua discolpa Ascanio quarantotto che avrebbe
ammesso di averlo calunniato
Le spie inquisitoriali in realtà avevano ragione  duemila ducati richiesti dall’ambasciatore
bedmar, cominciano a fluire nelle tasche di un patrizio che risulta essere proprio Badoer
Badoer ripara in Francia e comincia una lunga, avventurosa e tormentata esistenza di trame
politiche anti-veneziane, intervallate da disperati tentativi di ottenere il perdono
Il 26 giugno 1626 il consiglio dei dieci delibera di spendere diecimila ducati per tentare il colpo
Il sicario prescelto, il piemontese taberna, si fa notare intorno alla casa parigina di Badoer, che
fugge
Dopo uno scontro in cui non riesce ad ucciderlo, fugge a Lione dove viene catturato e dopo
incarcerato dove verrà poi impiccato
Badoer passa gli ultimi anni della sua vita a Roma sotto la protezione del papa
Prima di morire scrive una lettera alla signoria di Venezia per giustificare le sue relazioni con le
diverse corti europee e proclamare la sua innocenza
Ma il 19 aprile il consiglio dei dieci ordina che la lettera sia bruciata senza essere aperta

Girolamo Grimani
Gli atti del processo sono stati perduti, non ci resta che la citazione a comparire davanti al consiglio
dei dieci il 15 settembre 1617
Il 29 settembre Grimani è bandito, ripara in un monastero, poi dal cardinale Borgia e infine a
Napoli dove negozia segretamente con il viceré
Il 12 ottobre il consiglio promette impunità per ogni complicità e liberazione dal bando a chi lo leva
di vita e incarica prima l’ambasciatore a Roma poi quello di Napoli di procurarne l’uccisione
Il 24 ottobre 1617 spinelli ha trovato due banditi veneziani disposti ad ammazzare il reo ma
Grimani vive cauto e nel frattempo cerca contatti con spinelli e con Giovanni fantin minotto, altro
bandito da Candia per sollecitare il ritorno in patria
Febbraio 1618  contatta il residente e gli dichiara il suo pentimento
Spinelli sollecita andorsiglia a eseguirne l’assassinio
Questi accetta l’impresa e incassa i soldi ma poi rinuncia all’impresa
Grimani tenta nuovi approcci ma nel frattempo i servizi segreti veneziani sono attivissimi:
intercettano a Venezia e a Napoli, la sua corrispondenza con la moglie, la figlia e altre persone,
arruolano a Napoli nuove spie
La farsa dei rapporti grimani-venezia continua senza soste nell’ottobre del 1618 presenta
all’ossuna un piano per sollevare i nobili poveri di Venezia
Nell’ottobre 1624 Grimani è ancora segnalato a Napoli, a progettare nuove imprese anti-veneziane
in Dalmazia, Albania e Istria, poi finisce di nuovo in carcere e viene relegato a Capua
Diventa di nuovo confidente degli inquisitori di stato, cui invia numerosi dispacci
Da questa azione di spionaggio si aspetta l’autorizzazione ad avvicinarsi a Venezia in attesa della
grazia, ma non abbiamo più sue notizie dal 10 settembre 1630

Cap.5
Venezia, centro di <<nove>>, di <<avvisi>> e di spie
l’Europa di fine Quattrocento e inizi cinquecento è affamato di <<nove>> (notizie, nuove)
sia per quanto riguarda i turchi e le loro offensive, sia sui grandi disegni dei re di Francia e spagna
in duello per l’egemonia in Italia e nel continente, sia sui grandi viaggi in africa e nelle indie e sulle
scoperte e conquiste degli spagnoli in America
ogni veneziano che si trovava all’estero si credeva obbligato a farsi confidente o spia del proprio
governo
il servizio delle informazioni non si concentra solo sull’aspetto militare ma su tutti i settori della
vita pubblica soprattutto nell’impero ottomano
la professione di novellista o scrittore di rapporti delle cose del mondo si colloca in una zona di
confine tra la raccolta lecita e libera di notizie di pubblico dominio e la captazione, più o meno
legale, di informazioni riservate o coperte dal segreto di stato
tutti i governi diffidano dei novellisti, ne sorvegliano le fonti di informazione, ne reprimono gli
abusi
a Venezia il consiglio dei dieci interviene contro i novellisti e rapportisti troppo disinvolti
ai divieti formali seguono a più riprese processi e condanne e un’intensa attività dei confidenti per
sorprendere novellisti e rapportisti al servizio di corrispondenti stranieri
negli ultimi anni del Seicento sembra che l’attività dei novellisti si faccia ancora più audace o forse
le loro azioni sono più note perché in giro per Venezia opera Camillo Badoer che riesce a pizzicarne
più di uno

cap.6
lo spionaggio straniero a Venezia e il controspionaggio

i turchi
notizie su spie turche nei domini di levante o a Venezia sono numerose nelle fonti veneziane
dopo la presa di Costantinopoli nel 1453, la paura nei confronti di questo popolo barbaro e
infedele diventa una costante nella vita di molti popoli europei
l’immagine di Venezia figlia prediletta della chiesa, baluardo della fede cristiana nella secolare lotta
contro la mezzaluna islamica, è un evidente mito politico-religioso contraddetto dalla realtà dei
fatti in quanto oltre a vari periodi di pace, ci sono stati anche periodi di vera e propria alleanza
politica
ma ovviamente quando le guerre con l’impero ottomano scoppiano e il pericolo diventa concreto,
la paura del turco invade i veneziani
arresti, torture ed espulsioni di presunte spie turche continuano numerose negli anni delle guerre
la tensione e quindi anche gli arresti di spie non cessano del tutto negli anni seguenti
le fonti veneziane sono insolitamente mute su eventuali azioni di spionaggio turco durante del
1538-42
la prova più impegnativa per il controspionaggio veneziano è la guerra di Cipro del 1570-73
l’8 maggio 1560 un eunuco bosniaco informa il bailo del progetto di un suddito veneto di dar fuoco
ai depositi di munizioni e all’arsenale, infiltrare mille turchi e poi sorprendere Venezia con la flotta
il 4 agosto 1562 lo stesso bailo informa il provveditore generale a Corfù delle azioni sospette di un
gruppo di rinnegati spagnoli e veneti
il 13 gennaio 1566 l’ambasciatore francese a Costantinopoli confida al bailo del progetto turco di
invadere Cipro
tra il 1567 e il 1°luglio 1570, quando forze turche sbarcano a limisso, i segnali di un’intensificazione
dello spionaggio turco sono inequivocabili
nello spaventoso incendio nella notte tra il 13 e il 14 settembre che devasta l’arsenale, molti
veneziani sospettano lo zampino dei servizi segreti turchi
il controspionaggio veneziano dimostra in molte occasioni di essere ben informato
nel giugno 1593 cerca di mettere le mani su martin altmann, un ingegnere tedesco che ha avuto
contatti ebrei a Venezia e ora è in viaggio verso Costantinopoli per rinnegare e consegnare ai
turchi disegni di fortezze, square per artiglierie e altre invenzioni
l’invasione di Candia (creta) nel 1645 e la venticinquennale guerra per l’isola riaprono il capitolo
dello spionaggio turco in levante e a Venezia

gli uscocchi
nemici mortali dei turchi ma anche di tutti quelli he solcavano l’adriatico, gli uscocchi sono
annidati nell’imprendibile base di segna, negli ultimi anni del Cinquecento e nei primi del Seicento
conducono contro i veneziani una spietata guerra di corsa, accompagnata da efferate crudeltà
la repubblica reagisce con raid navali, spietate rappresaglie, il consueto sistema delle taglie e
addirittura una guerra di due anni

la Francia
spie francesi operano in territorio veneto durante la guerra di cambrai
il grande colpo dello spionaggio francese a Venezia è quello dei segretari del 1542
negli ultimi anni del Seicento lo spionaggio francese da evidenti segni di presenza sulle lagune
il controspionaggio veneziano intercetta anche agenti francesi in terraferma
una forte attività dello spionaggio francese a Venezia si registra durante la guerra di successione
spagnola
l’ambasciatore pomponne impianta una rete di informatori nei Balcani, intercetta lettere sulle
strade di Padova, invia spie nel campo austriaco
negli anni centrali e finali del Settecento gli ambasciatori francesi sono molto meno interessati alle
vicende politiche e militari di uno stato ormai privo di influenza sulla scena europea
ovviamente la situazione muta bruscamente nel 1789, con lo scoppio della Rivoluzione francese
L’Inghilterra
L’Inghilterra non ha mai avuto stretti rapporti politici con Venezia
I suoi interessi, prevalentemente proiettati sull’atlantico, rendono meno vitale che per altre
nazioni la conoscenza rapida e sicura delle nove di levante
Di qui lo scarso interesse a tenere a Venezia un efficiente servizio informativo
Nell’unico periodo della storia dei rapporti inghilterra-venezia in cui è forte l’interesse reciproco
per più stretti legami politici, compare anche un’intensa attività spionistica inglese sulle lagune

L’Austria
Poco sappiamo dello spionaggio austriaco a Venezia nel Cinquecento
Per tutta la prima metà del Cinquecento i servizi segreti austriaci agiscono in coordinazione con
quelli spagnoli nell’ambito della politica imperiale di Carlo V
Nella seconda metà del Cinquecento, quando per gli Asburgo d’Austria diventa sempre più
preminente il problema turco, le interferenze dei servizi segreti austriaci con quelli veneziani
diventano più frequenti

La chiesa
Il problema dello spionaggio della chiesa nella repubblica di Venezia è complesso in quanto la
chiesa è presente, cioè struttura ecclesiastica di preti secolari e ordini regolari e come stato
secolare, dal 1485 rappresentato stabilmente da un nunzio che agisce come un normale
ambasciatore ma tende a diventare il tramite naturale del clero nei rapporti con la curia
Il timore di una fuga di notizia verso Roma all’interno degli organi di governo induce Venezia a
prendere una serie di misure per escludere dai consessi deliberanti i papalisti, cioè i nobili con
parenti ecclesiastici o comunque con legami di interesse con la curia
Tutti i timori per le attitudini spionistiche del clero esplodono durante l’interdetto  ordini
severissimi impongono di non intrattenere relazioni con Roma e spie degli inquisitori sorvegliano
sudditi e religiosi filo curiali

Gli altri stati italiani


Poche e frammentarie le notizio sullo spionaggio a Venezia dei piccoli stati italiani
I visconti e gli sforza hanno spesso inviato spie a Venezia o nei territori lombardo-veneti oggetto di
contesa e di operazioni militari infatti le fonti veneziane ci segnalano qualche sospetto e cattura

La spagna
Da Carlo V all’interdetto
Ci sono lunghi periodi del regno di Carlo V e di filippo II in cui Venezia è più proclive a tenere buoni
i turchi che gli spagnoli e in alcuni casi isolati li informa puntualmente
Durante la vertenza dell’interdetto i turchi offrono il loro aiuto militare, peraltro cortesemente
declinato
Venezia è insieme a Ragusa la base operativa dello spionaggio spagnolo in terra turca
la corruzione di dragomanni del bailo e di funzionari di reggimenti delle isole ionie consente agli
spagnoli l’acquisizione di preziose notizie sui turchi
importante il ruolo spionistico di molti greci residenti, come agenti o come consoli, nelle isole di
Corfù, Cefalonia, zante
La congiura di Bedmar
Fasi:
1) Scoppiata nel 1618
2) L’ambasciata diventa con lui un vero e proprio quartier generale dello spionaggio
3) Recluta varie spie tra cui angelo badoer
4) Ma molti di questi vengono arrestati
5) Dopo tutto il polverone alzato Madrid intima di andare con cautela in una repubblica così
sospettosa come è Venezia
6) Bedmar rallenta la sua azione spionistica
7) Nel 1614 è all’opera per riannodare le fila della rete di confidenti
8) Nel mentre a Venezia si sviluppa un’azione di controspionaggio che da l’avvio a
un’organizzazione di confidenti a scopo interno che poi diventerà permanente
9) Questa attività ha portato tra il 1610 e il 1613 a smantellare l rete spionistica e porta
all’espulsione del vescovo bollani, al bando di angelo Badoer, ecc.…
10) Questa complessa operazione di controspionaggio è nelle informazioni dell’ambasciatore a
Madrid, grazie alle soffiate negli ambienti diplomatici e comunica così a Venezia la certezza
che c’è fuga di notizie verso bedmar
11) I veneziani riescono ad infiltrare una spia nella rete di bedmar  alessandro grancin
12) Grancino il 14 novembre entra al servizio di Venezia e comincia a fare una pioggia di
rivelazioni
13) Una delle rivelazioni più importanti è una nuova attività spionistica nel 1630-33, forse con
una parentesi a Vienna
14) Se da una parte cioè che dice Grancino sembra esagerato dall’altro ci sono testimonianze
sull’imponenza e ramificazione di questa rete di spionaggio

Il successore di bedmar evita stretti coinvolgimenti in attività spionistiche o almeno lo fa con


maggior discrezione
Negli anni 1623-30 si placa la psicosi dello spionaggio spagnolo e del tradimento, ma non si
attenua la vigilanza del controspionaggio

De vera è prodigo di particolari sulle sue imprese spionistiche a Venezia, di cui accentua i rischi e i
contorni avventurosi e tragicomici per orgoglio

Il rovinoso declino della potenza spagnola nei lunghi anni dei regni di filippo IV e Carlo II si può
cogliere anche nelle vicende dello spionaggio a Venezia
Gli ambasciatori si lamentano di non avere denari per coltivare i confidenti
Tra il 1642 e il 1667 è quasi impossibile ottenere a Venezia importanti informazioni segrete
Dopo la guerra di successione spagnola l’interesse di filippo V e dei successori per Venezia diventa
minimo
La presenza di qualche spia spagnola a Venezia nella seconda metà del Seicento è anche segnalata
dal controspionaggio veneziano
cap.7
1618: congiura o provocazione?

Bedmar protesta la sua innocenza ma per prudenza si ritira a Milano dove lo raggiunge l’ordine di
trasferimento nei paesi bassi da parte del consiglio di stato, preoccupato delle ripercussioni
internazionali delle vicende e desideroso di chiudere il contenzioso politico con Venezia
Sulla congiura cala rapidamente il silenzio e la stessa relazione di sarpi non viene mai pubblicata
Si può comprendere la congiura del 1618 solo nel contesto delle relazioni veneto-spagnole agli
inizi del Seicento  la spagna e gli Asburgo d’Austria mirano a ridurre lo spazio politico di Venezia
in Italia, l’interdetto vede la spagna schierata decisamente a fianco del papa sino a minacciare un
intervento
L’ossuna dirige nel 1617-18 una campagna navale in adriatico che viola le tradizionali pretese
veneziane all’esclusivo dominio del golfo
Probabilmente gli inquisitori e i dieci non hanno mai creduto a una vera congiura bedmar-ossuna
per impadronirsi della città
C’era un complotto di avventurieri e mercenari ancora in preparazione, probabilmente mirato al
saccheggio ben visto da bedmar e ossuna
I dieci e gli inquisitori colgono la palla al balzo e annientano la macchinazione, raggiungendo così
una serie di straordinari obiettivi politici esterni ed interni
Ottengono il richiamo di bedmar e costringono l’ossuna a obbedire finalmente agli ordini regi e
ritirare la flotta dell’adriatico, smantellano la rete spionistica spagnola, eliminano gli elementi più
riottosi tra i mercenari olandesi, colpiscono il partito dei vecchi costretto ad appiattirsi su una
scontata solidarietà di ceto e di stato, trovano un ottimo pretesto per rafforzare il controllo su ogni
dissenso politico

Cap.8
Il cittadino collabora
I raccordi

i servizi di spionaggio e di controspionaggio hanno bisogno di una collaborazione degli apparati di


stato e dei cittadini, convinti del dovere morale e civile di contribuire alla sicurezza comune
Venezia sin dal Quattrocento escogita un raffinato metodo per stimolare la cooperazione dei
sudditi, e talvolta anche di singoli stranieri, alla raccolta di notizie e segreti pertinenti l’economia,
l’amministrazione pubblica, la sicurezza dello stato, le grandi vicende politiche
il raccordo è un memoriale, sottoscritto personalmente o da terza persona per conto
dell’interessato, che un cittadino privato consegna al consiglio dei dieci su una materia di rilevante
importanza per lo stato
il vero regno dei recuerdos e degli arbistras che li propongono è la spagna del secondo
cinquecento e de seicento
i raccordi veneziani sono numerosissimi e coprono tutti i settori della vita pubblica, a cominciare
dall’economia e dalla finanza
il raccordante si avvale quasi sempre di persona che presenta la proposta, poi vagliata dai dieci o
dalla magistratura finanziaria competente
ci sono vari tipi di raccordi  originali espedienti fiscali
invenzioni di utilità pubblica
macchine e segreti militari
carattere politico
frequenti sono anche i raccordi che segnalano pericoli e tradimenti contro il palazzo ducale e
immaginano la sua distruzione come parte di un più complesso e diabolico piano per distruggere la
zecca e uccidere i nobili riuniti in maggior consiglio
il flusso di raccordi continua ininterrotto per tutto il Seicento, con un impennato subito dopo la
fallita congiura di bedmar
altrettanto ricca e articolata è la fioritura dei raccordi sui trattati macchinati contro le fortezze e le
piazze di levante e di terraferma
altri raccordi toccano temi nodali del rapporto fra Venezia e i turchi e con gli uscocchi
i raccordi politici calano nettamente nella seconda metà del Seicento

le denunce segrete e le bocche di leone


la denuncia può essere fatta da una persona segreta, che si riserva di comparire in un secondo
momento e si fa rappresentare da un terzo o che si sottoscrive ma che i magistrati tengono
segreta
ma la denuncia può essere anche anonima
denuncia segreta  se il denunciante è un semplice cittadino chiede di fruire della taglia o di una
parte del patrimonio de reo, o del premio stabilito dal legislatore allora la non denuncia segreta
non differisce molto dal raccordo
il 13 agosto 1635 i dieci vietano di prendere in considerazione tutto ciò che viene infilato
nell’apposita cassella
le denunce di grande interesse devono essere dichiarate tali all’unanimità dai consiglieri ducali e
dai capi dei dieci e da almeno 5/6 del consiglio dei dieci
le famose bocche di leone in realtà compaiono piuttosto tardi
per molto tempo le denunce segrete sono recapitate ai magistrati da terze persone o gettate in
qualche luogo pubblico
di norma le denunce segrete vengono gettate in apposite casselle mobili, per lo più di legno,
appese sulle pareti dei palazzi ove si trovano le magistrature alle quali si riferiscono
bocche di leone  -si tratta di mascheroni, talvolta anche di notevole pregio artistico,
accompagnate da un’epigrafe indicante l’oggetto delle denunce
-attraverso una fessura le polizze segrete scivolano nella cassella incorporata
nella parete e apribile dall’interno
le lettere orbe e denunce segrete ai fini di giustizia penale e delazione politica sono in uso in età
moderna in varie città italiane e in alcuni stati stranieri come la Russia e la Cina
sono ovviamente le denunce in materie di stato che attirano di più l’attenzione
queste si caratterizzano per la sottoscrizione retorica e ampollosa, concentrata sui valori
preminenti dell’amor di patria e dello zelo del pubblico bene
molte denunce in materia di stato segnalano comportamenti politici vietati dalle leggi o comunque
sospetti
le più insidiose, e anche le più desiderate dagli inquisitori, sono le denunce di spionaggio e
complotto
Cap.9
Ordine pubblico e confidenti nel Cinquecento e seicento
Ordine pubblico, moralità e spionaggio
I confidenti del Seicento coprono tutta la gamma degli interessi spionistici ma pian piano si coglie
un avvio alla specializzazione delle sue funzioni
I confidenti sono naturalmente attentissimi a qualsiasi forma di dissenso politico, sia tra il popolo,
sia tra il patriziato
Il controllo e la repressione sempre più attenta del dissenso politico, religioso, sociale da parte
degli inquisitori si colgono in molti provvedimenti, dalla destinazione al loro servizio
Il consiglio dei dieci tende a estendere il suo controllo repressivo a qualsiasi turbamento
dell’ordine sociale, inserendosi con precisi interventi normativi in molti settori della moralità
pubblica e privata

I confidenti degli inquisitori e gli albori dell’opinione pubblica veneziana


Per tutto il Cinquecento siamo quasi completamente privi di notizie sui confidenti interni, o meglio
abbiamo le notizie ma di chi le da non sappiamo nulla
L’attenzione per quanto concerne la sicurezza dello stato, il dissenso politico, l’ordine pubblico è
ovviamente il compito primo di questi confidenti
Temi spiccatamente politici anche nello spionaggio di Camillo Badoer  sorveglia diplomatici,
nobili che frequentano prostitute visitate anche da diplomatici ecc.
Tra il 1645 e il 1669 si susseguono gli interventi inquisitori per moralizzare i comportamenti dei
fedeli nei luoghi di culto
Interesse crescente per tutti gli aspetti della pubblica moralità, anzi immoralità

I confidenti del capitan grande


il capitan grande, cioè il capo degli sbirri
i confidenti assunti dal capitan grande sono addetti alle indagini di bassa polizia anche se non
disdegnano osservazioni su materie di rilevanza politica

cap.10
i servizi segreti veneziani in occidente
l’ambasciatore, <<spia onorata>>
che l’ambasciatore abbia come compito primario la raccolta di notizie e il vero e proprio
spionaggio è quasi ovvio sin dal tardo medioevo e nei primi tempi dell’età moderna
il perfetto ambasciatore è una certa specie di spia onorata
spiare è azione lecita, raccomandata e non soggetta a castigo, cui invece soggiacciono i suoi
esecutori, come i mercanti

le spie degli ambasciatori e dei consoli


un’anonima relazione su Venezia assicura che i suoi ambasciatori scrivono alla repubblica tutte le
azioni
il complotto informativo degli ambasciatori veneziani, sanzionati con l’obbligo dei dispacci e poi
delle celebri relazioni, è ben noto a tutti sin dal 1400
gli ambasciatori veneziani sono il centro di molte attività spionistiche all’estero, curano operazioni
di sabotaggio in tempo in guerra, di spionaggio economico, intellettuale, sanitario e di acque,
fanno intercettare lettere, vigilano sulle maestranze emigrate, in particolare i vetrai muranesi,
organizzano assassinii politici
la spagna è ovviamente una delle mete d’obbligo dell’attività informativa dei diplomatici
veneziani: già nel 1504 l’ambasciatore collabora, inviando alcune lettere da medina del campo a
Venezia, a una delle principali operazioni di spionaggio di Venezia nei primi anni dell’età moderna
lontana per lunghi periodi dai suoi più immediati interessi l’Inghilterra non è tra gli stati ove più
intenso si esplica lo spionaggio politico di Venezia
i paesi bassi, giunta alla formale indipendenza solo con la pace di westfalia del 1648 (Guerra dei
trent’anni) attirano gli interessi dei veneziani per la prima volta nel 1697 quando il console ad
Amsterdam riceve dagli inquisitori l’incarico di seguire in segreto i lavori del congresso di pace di
ryswick (guerra della lega di augusta)
spie veneziane agiscono più volte a Milano e in Lombardia
per tutta la seconda metà del Cinquecento i residenti sono spesso impegnati nel raccogliere
raccordi di ogni genere
la loro attività spionistica subisce un’accelerazione nei primi decenni del Seicento quando più tese
sono le relazioni veneto-spagnole
un altro centro nevralgico dello spionaggio veneziano all’estero è Napoli, però non abbiamo molte
notizie a riguardo
anche a Roma, presso la curia papale, gli ambasciatori veneziani esercitano un’intensa attività di
spionaggio
anche l’ambasciatore a Torino non disdegna l’attività spionistica e quando le relazioni
diplomatiche sono interrotte provvedono i colleghi di Milano
delle attività spionistiche dei residenti a Firenze siamo informati dagli ultimi anni del Cinquecento
spiare non rientra tra i compiti istituzionali dei consoli ma gli inquisitori ricorrono anche a loro per
informazioni, soprattutto in aree geografiche non coperte da rappresentanze diplomatiche stabili

le spia dei rettori in terraferma


i rettori delle città di terraferma e gli altri magistrati straordinari non dispongono in modo
permanente di un apparato spionistico
naturalmente sono meno intense e frequenti le attività spionistiche dei rettori di Padova e Treviso,
città lontane dai confini e quindi da tutti i problemi di informazione che essi comportano
molto attivo è il rettore di Chioggia
fortemente interessati allo spionaggio. In terra austriaca sono ovviamente i rettori di Feltre e
Belluno
il Friuli è il naturale punto di partenza delle missioni esplorative nei territori slavi soggetti al
dominio turco e nelle province austriache meridionali
Bergamo è la base di spie in molteplici direzioni, verso la Lombardia e il Piemonte e verso la
svizzera, lungo le valli seriana e Brembana
il ruolo strategico di Bergamo nello spionaggio veneto di terraferma risulta evidente anche nelle
numerose notizie fornite anche dopo la fine delle guerre d’Italia
oltre ai rettori anche i vari magistrati straordinari in terraferma arruolano spie di volta in volta,
secondo le necessità

le spie dei dieci e degli inquisitori


il consiglio dei dieci e gli inquisitori di stato tengono all’estero delle spie alle loro dirette
dipendenze è spesso difficile tracciare un profilo biografico a meno che non si tratti di personaggi
altolocati
per il resto de cinquecento e seicento non compaiono confidenti diretti da Parigi
molto frequenti e attive sono le spie de dieci e degli inquisitori in Austria, Germania e svizzera,
anche per la relativa facilità di reperire a Venezia persone che abbiano conoscenze in questo paese
e parlino il tedesco
le ultime vicende della guerra di successione austriaca ci offrono come in uno specchio molti tratti
esemplari Dello spionaggio estero di Venezia nel Settecento
ormai ai margini della grande politica europea la repubblica è tenuta all’oscuro delle trattative in
corso ad Aquisgrana per concludere il conflitto
così si decide di mandare Francesco Locatelli lanzi che per vari motivi riesce ad arrivare ad
Aquisgrana solo quando la pace è stata sottoscritta

cap.11
Ragusa e Venezia: guerra di nove e di spie
Ragusa: avvisi in cambio di indipendenza
nel primo periodo le notizie procurate dalle spie nei Balcani vanno direttamente ai dominatori
veneziani
tra 1358 e il 1526 il servizio informativo di Ragusa è un po’ al servizio di tutti, sia pure con qualche
significativa preferenza, almeno in occasione dei conflitti militari
la repubblica fornisce ai re di Napoli a Sigismondo e Ladislao e poi Carlo V e al papa preziose
notizie sulle mosse delle galere e dell’esercito veneziani, però passa qualche novità militare
turchesca ai veneziani
per tutto il Cinquecento e il Seicento Ragusa si destreggia in una difficile neutralità tra turchi e
cristiani
il 1° luglio 1570 le truppe turche sbarcano a Cipro, ma già il 28 gennaio Ragusa, da segretamente
ordine alle sue navi di rientrare in patria e solo il 27 marzo avvisa il suo ambasciatore a Roma
perché ne informi il papa, che una grande flotta ottomana fa vela verso l’isola
Venezia accusa allora pubblicamente i ragusei di tradimento e di avvisare minutamente i turchi
delle mosse delle potenze cristiane e invoca dal papa drastici provvedimenti
i ragusei informano i turchi di ogni novità, inviano armi e segnalano i cristiani disposti a rinnegare
d’altra parte, anche i turchi accusano Ragusa di scarsa collaborazione, li accusano di fornire
polvere da sparo ai veneziani e li sorvegliano mugoli di spie
i ragusei cercano di restare a galla ma ormai per i veneziani sono spie doppie per eccellenza
tra il 1690 e il 1694 Ragusa è soggetta a un prolungato blocco navale veneziano che ha per scopo
l’imposizione dell’obbligo per tutte le mercanzie di passare da Venezia e la cessazione di ogni aiuto
ai turchi e una sorta di protettorato a Ragusa
Ragusa informa i provveditori generali in Dalmazia delle novità politico-militari di levante
la pace di carlowitz non libera i ragusei dal tributo della porta e li costringe a proseguire nella loro
politica di equidistanza
poco dopo la pace di passarowitz una Ragusa in evidente declino economico, si attiene alla più
stretta neutralità

lo spionaggio veneziano a Ragusa


l’azione dello spionaggio veneziano a Ragusa si articolare su quattro piani:
1) Acquisizione di confidenti all’interno del governo raguseo, per ottenere le novità politico-
militari trasmesse all’ambasciatore a Costantinopoli
2) Raccolta nei circoli privati delle notizie politiche, commerciali, militari provenienti dai
consoli e dalle colonie mercantili sparse nei Balcani e nel mediterraneo
3) Individuazione e controllo delle spie turche di passaggio verso l’occidente e di quelle
spagnole e francesi
4) Organizzazione di reti spionistiche in territorio ottomano, e in tempo di guerra, di canali
clandestini di comunicazione con i diplomatici rimasti a Costantinopoli o con i confidenti da
essi procurati
Ignoto è rimasto l’amico fidel che scrive ripetutamente nel 1501, ma potrebbe trattarsi di un
nobile del governo
Talvolta l’azione spionistica è esercitata in modo saltuario da un cittadino di passaggio
Lo spionaggio veneziano a Ragusa riprende durante la guerra di Cipro

Cap.12
Lo spionaggio antiturco
Rispetto all’occidente i servizi segreti veneziani nell’impero turco incontrano qualche difficoltà ma
anche qualche vantaggio
Le lingue parlate nei territori soggetti al dominio turco sono per lo più ignote a Venezia e questo
costringe a fare affidamento su agenti locali reclutati tra le popolazioni slave della penisola
balcanica e tra i mercanti
In tutta la Dalmazia e in oriente sono fiorenti due categorie di spie  i banditi e i sudditi cristiani,
greci e slavi, del sultano, ansiosi di liberarsi dell’oppressione ottomana
Inoltre, da Venezia spesso partono fedeli cristiani per pellegrinaggi in Terrasanta o anche, dopo la
caduta di Costantinopoli, nella speranza di trovare libri e manoscritti
I trasportatori armeni dell’acqua di un pozzo persiano, ritenuta rimedio miracoloso contro le
cavallette, nel loro viaggio di ritorno verso Cipro sono più volte usati come discreti messaggeri
segreti dalla persia e talvolta anche arrestati
Negli anni che vanno fino all’invasione di Cipro, Venezia era in buoni rapporti con i turchi ma
questo non impedì una continua attività di informazione da parte della repubblica
Marc’antonio barbaro  bailo trattenuto a Costantinopoli in u regime di semilibertà
Un medico ebreo si assicura una rischiosa e decisiva copertura ai più alti livelli della porta e invia
numerose lettere in cifra
Lo stesso barbaro e altri corrieri segreti le recapitano a Venezia
Qualcuna viene intercettata, ma non decifrata
Il bailo allora chiede al visir di poter scrivere una lettera aperta, di natura privata, ai familiari e tra
le righe verga con succo di limone messaggi in cifra che diverranno visibili, con l’esposizione al
calore, a Venezia
Spese per spie segrete compaiono spesso nelle relazioni finali dei magistrati di spalato, traù e zara

Collaterale, ma non meno importante per i rapporti con l’impero ottomano, è lo spionaggio contro
gli uscocchi
Venezia cerca anche nel 1653 di indurre il commissario generale dei francescani a mettere a
disposizione qualche missionario in terra turca come informatore
Cap.13
Le cifre e gli altri mezzi occulti di comunicazione
Origine ed evoluzione della crittografia moderna
Le scritture cifrate sviluppate in Europa
si possono distinguere in  1. Trasposizione, cioè quando gli elementi di un testo chiaro sono
cambiati di posizione secondo una regola convenuta
2. sostituzione, quando gli elementi del testo chiaro vengono
sostituiti da altri secondo determinate regole
i principali metodi di cifratura per trasposizione sono  semplice, a chiave, doppia, con griglie o
con figure
quelli per sostituzione  monoalfabetici semplici o polialfabetici
frequente l’uso di nulli cioè segni senza significato corrispondente e di omofoni, cioè più segni
usati per e lettere più frequenti
fondamentale è l’uso dei repertori nomenclatori, lunghi elenchi di lettere, numeri, sillabe, parole o
intere frasi sostituite da cifre particolari, talvolta oggetto di un’ulteriore operazione di sopra
cifratura
sussidio importante sono la ruota o disco cifrante, elaborato da leon battista Alberti, e le griglie
ideate da Girolamo cardano
la crittografia entra in un’epoca completamente nuova con l’invenzione del telegrafo
leon battista Alberti  -invenzione della cifra polialfabetica a chiave, con alfabeti disordinati
mutati continuamente in segreto
-disco cifrante
-principio dell’analisi delle frequenze delle lettere
Nei primi tre secoli dell’età moderna accanto ai vari sistemi di cifratura numerici e letterari in
progressivo sviluppo sopravvivono i cifrari in gergo, in cui le singole parole sono sostituite da altre
in lingua convenzionale
In molti di essi più che le capacità di celare la segretezza del messaggio, colpiscono i fantasiosi e
ingenui termini prescelti, specchio della cultura e delle passioni dei compilatori
Alla nascita delle moderne strutture statali nelle grandi monarchie europee corrisponde un rapido
sviluppo della crittografia in uso nelle cancellerie

Le cifre di Venezia
La prima testimonianza di una scrittura cifrata risale a Venezia al 13 marzo 1226, quando in un
passo del liber plegiorum communis alcune vocali sono sostituite dalla maiuscola X
Nel XIV secolo si sviluppano i nomenclator e il linguaggio convenzionale spesso mutuato dal
mondo mercantile
Il Quattrocento vede l’ulteriore ampliamento dei nomenclatori e la comparsa di lineette trasversali
e di segni e figure di fantasia, spesso tratti dal linguaggio alchemico
L’innovazione e il progresso nell’arte delle cifre vanno di pari passo con la sopravvivenza di forme
tradizionali di scrittura segreta, scientificamente meno elaborate e teoricamente meno sicure, ma
molto pratiche e alla portata di tutti
Spie locali, informatori semiufficiali, privati o nobili che carteggiano con parenti usano semplici
ziffrette, costituite di alfabeti in cui le singole lettere sono sostituite da numeri, oppure di brevi
repertori in cui ogni lettera dell’alfabeto corrisponde a un personaggio pubblico o privato o ad un
sostantivo di frequente uso
Naturalmente uh prezioso contributo allo sviluppo della crittografia veneta viene anche dalle
numerose cifre intercettate ai nemici
Esemplare dell’efficacia della crittografia veneziana è l’incontro-scontro con lo stato turco, che non
dispone di una diplomazia stabile e neppure di un qualsivoglia sistema di cifratura dei messaggi: i
turchi reagiscono con rabbia e indignazione a un metodo di comunicazione occulto che sembra
violare i tratti più elementari della fiducia nelle relazioni interpersonali e interstatali
Tra le più singolari cifre usate da Venezia sono quelle sillabiche dette babuini: dal latino medievale
babuinare cioè miniare le iniziali di un manoscritto con figure, mostri, babbuini; riferito alla
credenza diffusa tra gli egiziani sulle presunte capacità di questo animale di comprendere le
lettere, e in connessione con una forma di abbecedaria preparata per il nuovo pubblico nei primi
anni della stampa, che per ogni vocale riporta su cinque colonne tutte le possibili combinazioni
sillabiche

Altri mezzi occulti di comunicazione


Mezzi occulti e spesso originali per trasmettere notizie in pace e in guerra sono già noti tra gli
antichi
Anche nell’Europa delle cifre il problema di trasmettere messaggi importanti in modo sicuro e
occulto viene talvolta risolto con mezzi singolari
Durante la guerra di cambrai lettere cifrate vengono nascoste negli stivali, nell’asta di una
partesana e nelle scarpe
Già i romani conoscevano le proprietà del titimalo, il cui succo bianchissimo evapora senza lasciar
segno apparente e ricompare una volta cosparso di cenere
Nei primi secoli dell’età moderna la gamma degli inchiostri simpatici o invisibili si arricchisce
notevolmente  titimalo o erba caprina, succo di limone, cipolla, melarancia, mela, fico, aglio,
paglia bruciata con fuliggine, urina, sale ammoniacale, cristallo, monossido di piombo, sebo o altro
grasso, gomma

Cap.14
L’intercettazione delle lettere
tra seicento e settecento le principali monarchie europee mettono in funzione quei “gabinetti
neri” o “camere nere” specificatamente deputato alla intercettazione della corrispondenza
ordinaria che passa attraverso i servizi postali, privati o pubblici, ormai in via di radicale
riorganizzazione in tutto il continente
Venezia non ha una vera e propria camera nera ma pratica sistematicamente l’intercettazione e lo
svaligio della corrispondenza, si dei suoi nemici politici stranieri sia dei propri cittadini sospetti
il Settecento è il secolo d’oro delle camere nere europee e la corrispondenza veneziana finisce più
volte nelle loro maglie
Venezia pratica l’intercettazione delle lettere a danno dei suoi nemici pressoché ininterrottamente
nel corso di tutta l’età moderna
per tutto il Seicento la camera nera non ufficiale del bailo agisce puntualmente
i principali governi europei e anche molti privati sono convinti che Venezia pratichi normalmente
l’apertura della corrispondenza
più che a Venezia la sottrazione o apertura delle lettere avviene nelle città di terraferma, durante
le soste dei corrieri per il cambio dei cavalli o il riposo
Cap.15
Spie militari, sabotaggi e guerra chimica e batteriologica
Le guerre d’Italia nel Cinquecento
I condottieri e i magistrati veneziani incaricati di seguire le operazioni militari usano esploratori nel
campo nemico e nel territorio, secondo prassi e tecniche di tutti gli eserciti del mondo
La guerra di cambrai ne stimola la vigorosa volontà e capacità di resistenza e mobilitazione: lo
spionaggio militare, gli attentati
e i sabotaggi ne costituiscono uno dei momenti più significativi
si rafforza la vigilanza contro lo spionaggio nemico francese e austriaco
un ruolo di primo piano giocano i contadini, protagonisti della disperata guerra rustica che da filo
da torcere ai nobili filoimperiali ai todeschi di Massimiliano
sono loro infatti ad infiltrarsi negli accampamenti nemici e a portare i messaggi dei comandanti
Venezia non esita a usare tutte le armi, anche quelle più segrete e moralmente opinabili: invoca e
negozia in segreto il soccorso militare turco e progetta senza esitazioni assassinii di ribelli e sovrani
la propensione dei veneziani per i cauti e segreti modi nel toglier di mezzo i nemici non è ignota
all’imperatore Massimiliano
abbiamo notizie di varie azioni di sabotaggio condotte durante la guerra di cambrai
l’episodio più clamoroso di questa guerra segreta è senza dubbio la serie di incendi dolosi appiccati
nel 1512 in varie località dell’Austria da agenti veneziani
le attività di informazione militare e politica si intensificano tra il 22 maggio 1526, quando Venezia
aderisce alla lega di cognac, e il 23 dicembre 1529 quando viene sottoscritta la pace di bologna
rettori e provveditori mandano regolarmente esploratori nelle retrovie nemiche e infiltrano spie
negli accampamenti

sabotaggi, assassinii e attentati antiturchi


durante le numerose guerre contro i turchi una delle azioni segrete più frequentemente
accarezzate da Venezia e spesso oggetto di volontari è l’incendio della flotta turca, direttamente
nell’arsenale di Costantinopoli o nelle varie località dove opera durante i conflitti
anche la guerra di Candia vede molti progetti e tentativi di sabotaggio, ma con pochi risultati
concreti
un’ennesima offerta di bruciare la flotta turca viene, nell’ottobre 1695, da giacomo galizi, un greco
di Napoli di Romania (città greca nel Peloponneso) molto introdotto nel mondo turco dove pratica
il riscatto di schiavi, ma gli inquisitori di stato esitano anche perché alcune soffiate insinuano che il
galizi faccia il doppio gioco e miri invece a bruciare proprio la flotta veneziana
Venezia è ostinata a far fuori il sultano
gli ultimi due attentati al sultano sono discussi in occasione delle due grandi guerre di Cipro e
Candia
il primo consiste nella solita generica offerta di un gentiluomo spagnolo in cambio di ricompensa, il
secondo invece matura durante la guerra di Candia, proprio nel segreto del palazzo ducale
la pace del 1670 non mette fine anzi, sembra intensificare i progetti di attentati ai capi turchi in
Dalmazia e in levante
i documenti testimoniano una spietata e cinica efficienza dei veneziani nell’eliminazione segreta
dei prigionieri turchi, di guerra e non
la guerra chimica e batteriologica
il mondo greco-romano conosce già armi e astuzie della guerra biologica, si tratti dell’ingegnoso
trucco di catapultare serpenti velenosi o vermi tra i nemici, di spingere avversari su terreni
paludosi infestati dalla malaria o più semplicemente di avvelenare le acque potabili
il diritto musulmano enuncia il divieto di avvelenamento di fonti e corsi d’acqua, ma con la
significativa precisazione che ciò non vale se la vittoria non si può conseguire in altro modo
non pare che la classe politica veneziana sia mai stata partecipe di queste discussioni etico-
politiche
l’interesse Dello stato viene prima di ogni altra considerazione, il bene della repubblica giustifica
l’uso di qualsiasi mezzo, veleno nelle acque compreso
del resto, anche i veneziani sono vittime più volte della guerra chimica
se nei conflitti in Italia l’impiego dei veleni in cibi e acque dei nemici è un occasionale espediente
militare, contro i turchi, fieri nemici della patria e della fede, è un mezzo quasi normale cui si
affianca anche la tremenda arma della guerra batteriologica

cap.16
“cum quel più cauto, destro et secreto modo”, ovvero l’assassinio di stato
Per importantissimi rispetti di stato ma per vie caute et secrete
L’uccisione del re d’Ungheria, progettata due volte risponde all’interesse e ala salute dello stato
L’assassinio del sultano dei turchi è fondamentale e ci si deve assicurare che il veleno colpisca
davvero l’infedele e non qualche cristiano
Se poi si tratta di rinnegati, che hanno tradito insieme la patria e la fede, la liceità dell’uccisione
non può parere scontata anche alle anime più scrupolose
La ragion di stato suggerisce però di allontanare con virtuoso sdegno dalla repubblica ogni
sospetto di delitto segreto: dunque la morte di Francesco sforza nel giro di pochi mesi è rifiutata
ed esaltata come promesso di salute e pace per Venezia e l’Italia tutta
La necessità di evitare incidenti diplomatici o rappresaglie rende più che ovvia la riservatezza sugli
assassinii dei tradizionali nemici turchi
I rispetti di stato militano a favore della segretezza anche quando si tratta di attentare alla vita dei
principi cristiani
Traditori, rinnegati, avversari politici interni dichiarati creano meno problemi ma è meglio non
irritare i loro potenti amici
Segretezza, cautela e destrezza si manifestano in tutte tre le fasi dell’azione: delibera,
comunicazione ai magistrati locali o ai sicari prescelti, esecuzione e occultamento del cadavere
Se l’omicidio avviene a Venezia o i sicari sono contattati direttamente da qualche agente dei dieci,
la commissione avviene a voce, per interposta persona
Il pagamento del compenso è effettuato di solito su una piazza estera mediante girata su un nome
fittizio
Se l’incarico di eseguire l’assassinio è affidato ai rettori di una città della terraferma o del levante la
lettera contiene nella sopracoperta la scritta legat solus
L’assassinio deve ovviamente avvenire nel più gran segreto, senza mai coinvolgere la dignità della
carica e per la sua esecuzione ci si affida a banditi, a occasionali criminali allettati dalle ricche taglie
offerte o a veri e propri sicari di professione
Fantasia e realtà degli assassinii politici di Venezia
Voci e velate accuse ai veneziani di attentati a principi italiani del Quattrocento, ai re d’Ungheria e
di Francia, a Massimiliano, a Carlo V, a Ferdinando III, circolano più o meno pubblicamente già tra i
contemporanei
Ancora più diffusi sono i sospetti che l’omicidio politico sia prassi consueta della lotta politica
veneziana
La mancanza di informazioni certe alimenta le fantasia più sfrenate e così i dieci e gli inquisitori
sono accusati di morti sospette forse del tutto naturali e il numero degli assassinii politici da loro
perpetrati viene dilatato a dismisura

Condottieri, principi, re e perturbatori ai confini


I grandi re europei contro i quali, con assoluta certezza Venezia medita e approva attentati mortali
sono -Sigismondo, re d’Ungheria e poi imperatore, ostile agli interessi veneziani in Dalmazia,
Istria e Friuli
-Carlo VIII
-luigi XII
-Massimiliano
Tra gli altri uomini di governo e d’armi nel mirino dei dieci nel Quattrocento e cinquecento c’è il
duca di Mantova e il duca di Calabria, cesare Borgia, il duca di Borbone

Rinnegati: licenza di uccidere


I rinnegati d’Europa  quella folla di cristiani che si fanno musulmani per stabilirsi in terra islamica
Rinnegati d’origine veneziana si trovano in gran numero per tutto l’arco della storia veneziana in
età moderna tra le masse più povere delle popolazioni greche del levante, da sempre scontente
del dominio veneziano e pronte a emigrazioni di massa oltre il confine
Altri provengono da prigionieri di guerra o schiavi catturati dai corsari, che con l’abiura sfuggono ai
maltrattamenti e si aprono un avvenire
Altri ancora escono dalle file degli innumerevoli banditi che popolano le città e le isole del levante
in attesa di u rientro in patria non sempre pronto e facile
Alcuni sono addirittura frati la cui fuga verso l’islam provoca l’angoscia di paolo sarpi
Ci sono infine le abiure clamorose e le carriere esaltanti di coloro che col tradimento portano via
un ricco patrimonio di esperienze, cognizioni tecniche o addirittura segreti politico-militari preziosi
per i turchi
I rinnegati con uno specifico ruolo tecnico-militare nell’esercito, o rei di tradimento in occasione
delle guerre con i turchi, attirano una particolare indignazione pubblica: contro loro i dieci e gli
inquisitori scatenano una spietata caccia segreta
Cap.17
I veleni
Italia e Venezia, le patrie dei veleni
La convinzione che gli italiani del rinascimento facciano spesso e volentieri ricorso al veleno per
risolvere i loro problemi politici è largamente diffusa
Che l’Italia sia davvero la patria dei veleni si ricava da un episodio successo a Ragusa
Benché la piccola repubblica abbia già usato i veleni quando, nel dicembre del 1654, pensa di
impiegarli in grande stile contro gli haiduzzi che infestano i confini, ricorre al gran duca di toscana
che ne manda una cassetta col relativo antidoto
In questa Italia dei veleni i veneziani non sono secondi a nessuno anzi, sono addirittura considerati
maestri dell’arte degli avvelenamenti

Veleni antichi e moderni


Tra i veleni minerali più diffusi ci sono l’orpimento e il resegallo (bisolfuro di arsenico), i grandi
veleni politici dell’Italia del rinascimento, la polvere di Borgia, la polvere di successione, l’acquetta
di Perugia, l’acquetta di Napoli sono tutti a base di arsenico
Celeberrima è l’acqua di tofàna o acqua di Palermo, una soluzione acquosa di arsenico, che prende
il nome di teofania di Adamo, un’avvelenatrice palermitana
Tra gli altri veleni minerali spesso menzionati a Venezia oltre all’orpimento ci sono il sublimato
(bicloruro di mercurio), il sale ammoniaco (ammoniocloruro), il verderame (solfato di rame),
l’argento vivo, l’allume di rocca, il slnitro (potassio nitrato)
Tra quelli vegetali  mandragola, oppio, cicuta, titimalo, il princeps venenorum cioè l’aconito e la
scamonea
Molto usata anche la polvere di cantaridi (piccoli coleotteri)
Un largo uso di veleni giustifica anche un forte interesse per gli antidoti

I veleni dei dieci e degli inquisitori


Avvelenamenti privati non sono rari nella storia di Venezia ma le fonti non indicano di solito il tipo
di veleno usato
Sappiamo però da Camillo Badoer che alla fine del Seicento circola l’acqueta del petesin che da
morte a tempo senza segno ne rimedio
Il governo veneziano provvede molto per tempo a disciplinare la vendita dei veleni
Il capitulare medicorum e quello de specialibus vietano la somministrazione di veleni a scopi
criminosi
Le ricette dei veleni non devono essere la cura principale dei segretari dei dieci, che spesso le
smarriscono e devono chiederne di nuove agli speziali o ai professori dell’università di Padova
Ogni tanto dieci e inquisitori tornano ad interessarsi dei veleni, seguono le novità del mercato e si
procurano ricette o materie prime sempre pronte per l’impiego
I dieci e gli inquisitori sembrano avere un’alta considerazione dei pregi del veleno come arma
silenziosa ed efficace per risolvere delicati problemi politici
Qualche dubbio semmai riguarda ogni tanto l’opportunità di mettere in mano a sicari poco
affidabili uno strumento di morte così tremendo e facilmente applicabile anche a fini privati
Nel Cinquecento i dieci dispongono in palazzo ducale di un piccolo deposito di ricette e materie
prime, periodicamente aggiornato con l’apporto degli speziali cittadini o di altri tecnici
Cap.18
Tre grandi operazioni segrete
L’insabbiamento dell’affare Pietro gallo
Bernardino Pietro gallo, comincia nel 1644 a macchinare operazioni ostili ai confini tra la
repubblica e l’Austria, arruola croati e albanesi e si dice che voglia guidare trentamila turchi in
Friuli
L’ordine al provveditore di palma  ucciderlo in segreto
Quattro soldati del capitano dranzi si recano in un’osteria di Codroipo e lo ammazzo
Il capitano dranzi però in seguito ha il dubbio di aver ucciso un altro uomo e due giorni dopo la
ricognizione del cadavere lordo di sangue conferma che si è trattato di un fatale scambio di
persona
Il provveditore di palma supplica gli inquisitori di trovare una via d’uscita per il dranzi e i suoi
cappelletti che, terrorizzati, hanno varcato il confine imperiale, meditano di arruolarsi nell’esercito
spagnolo e potrebbero anche propalare tutto
Ma tra il 10 e il 20 febbraio gli inquisitori di stato realizzano una perfetta azione di insabbiamento
Il provveditore fa in modo che la notizia sia soppressa, poi esegua la rassegna dei reparti della
guarnigione e dichiara assenti i quattro omicidi, il luogotenente contatta la famiglia del morto e le
da soddisfazione, poi emana un proclama con nomi falsi e intanto i soldati vengono trasferiti a
Brescia
Per quanto riguarda gallo il 19 febbraio alcuni informatori lo segnalano a Venezia ma scappa
Il 4 marzo è al servizio del granduca a Firenze

L’atroce morte del dragomanno marco pace


L’avventura di marco pace, dragomanno (interprete) al servizio della repubblica a Costantinopoli,
comincia nel 1659 quando, irritato per il mancato o ritardato pagamento dello stipendio e per
altre cose, lascia improvvisamente il servizio, si reca in Dalmazia e minaccia di farsi turco
Il 19 dicembre parte l’ordine all’ambasciatore a Vienna di levarlo di vita
Gli inquisitori preparano veleni che fanno l’effetto senza mostrarne la causa
L’affare torna di attualità quattro anni dopo  il 22 novembre 1664 pace si rifà vivo col nuovo
ambasciatore, minaccia di nuovo di farsi turco e di raggiungere Costantinopoli, ottiene anche un
salvacondotto per Venezia ma poi scompare
Dopo quattro mesi di nuovo
L’ambasciatore Giorgio corner incarica dell’operazione un colonnello Baglioni ma il colpo fallisce:
colpito da un colpo di pistola alla schiena pace si trascina verso la casa dell’ambasciatore dove il
personale ferisce l’attentatore, che ora deve curarsi in segreto insieme a un complice
Pace ricoverato in un convento si fa alimentare dal frate guardiano
La decisione degli inquisitori è ormai ostinata  se va a Costantinopoli il bailo deve toglierlo di
mezzo
Corner dopo aver saputo cosa ha combinato pace con conte Pietro di idrino, raggiunge
Costantinopoli e offre una somma di denaro al conte per farselo consegnare o ammazzarlo
durante il viaggio in Croazia
Al castello di legra viene arrestato, tenta la fuga in barca ma viene finito a colpi di manarino
La caccia spietata all’indemoniato traditorie Andrea barozzi
il 6 settembre 1669 dopo 25 anni di guerra logorante e 28 mesi di furibondo assedio, Candia
capitola
a Venezia l’improvvisa decisione de comandante morosini suscita polemiche, recriminazioni e un
tentativo di processo
la classe dirigente prende coscienza che alla precipitosa resa di morosini hanno contribuito le falle
nel sistema difensivo provocate da vari traditori
tra questi c’è Andrea barozzi  di origine veneziana, ma nato nell’isola
conoscitore delle fortificazioni
ha passato ai turchi i segreti delle artiglierie, delle parallele e una
pianta della città incisa su pietra molle
ha suggerito al gran visir di concentrare gli attacchi contro i più
deboli bastioni di sant’Andrea e sabbionera
questi preziosi consigli, decisivi per l’assalto finale, sono compensati a guerra finita con una
pensione di tremila talleri, investiti in terre pubbliche dell’isola
per dodici anni i baili che si succedono a Costantinopoli ricevono la speciale commissione di toglier
dal ondo questo infame
giacomo querini riesce a conoscere gli spostamenti e i maneggi a corte dell’indemoniato traditore
nel maggio del 1673 dopo un soggiorno in polonia, torna a Candia e contatta paolo nani
accenna alle insidie già macchinate alla sua vita, si mostra disposto al pentimento e gli porge un
dispaccio con informazioni sui turchi
il requisito arriva a Costantinopoli ma il Barozzi fa assaggiare i cibi da un servo, fa mangiare prima i
forestieri e amici e si porta il vino da Candia
per quattro anni i baili devono limitarsi a screditarne la figura presso il governo turco
nell’aprile del 1681 il segretario del bailo convince un bandito a uccidere il traditore
i due gli propinano una pozione di veleno ma grazie ad alcuni antidoti barozzi si riprende e
sopravvive anche alla polvere di diamante
il 6 giugno il barozzi invitato ad una festa di carnevale all’ambasciata di Francia, ha bevuto un caffè
avvelenato ed è morto

cap.19
lo spionaggio economico
i segreti dell’allevamento del baco da seta e della produzione della porcellana, ambedue sottratte
ai cinesi, l’uno dai bizantini, sono due esempi emblematici dello spionaggio industriale in età
medievale e moderna
Venezia è il primo stato europeo a concedere le patenti industriali, che consentono non solo uno
sfruttamento monopolistico, ma anche una licenza di servizio
in Inghilterra nella seconda metà del Cinquecento le patenti, disciplinate per legge, costituiscono i
veri precedenti delle moderne privative industriali
ma si deve attendere la Rivoluzione francese perché la legge sui brevetti fissi i diritti dell’inventore
lo spionaggio industriale assolve la funzione fondamentale di incentivo al progresso scientifico e
alla nascita dell’industria
un po’ ovunque nell’Europa dei lumi ministri riformatori e società di promozione scientifica inviano
negli stati ritenuti più progrediti nelle singole branche produttive spie tecnologiche, sotto le vesti
di colti viaggiatori in viaggio d’istruzione
tutta la storia del commercio veneziano è intessuta di episodi di spionaggio di singoli mercanti,
attentissimi a cogliere su piazza notizie utili per i loro affari
l’arte degli specchi di cui Venezia va orgogliosa e che difende con rabbiosa determinazione dalle
piraterie industriali e straniere, si avvale di un paio di iniziative per sottrarre segreti e opere ai
lorenesi
attenti a capire i segreti all’estro i veneziani lo sono ancora di più a vigilare contro lo spionaggio
commerciale e industriale straniera in casa loro
l’azione di controspionaggio economico tocca innanzitutto il settore delle materie prime
indispensabili alle industrie nazionali delle quali è severamente vietata l’esportazione
molteplici sono i tentativi dei concorrenti europei di sedurre da Venezia operai di ogni settore
produttivo
la tessitura, la manifattura per eccellenza dell’Europa e del veneto preindustriale, è ovviamente la
più presa di mira
nel Settecento il fenomeno della migrazione esplode: nel 1732-33 si arriva a far pattugliare di notte
un filatoio di Treviso insidiato da alcuni bolognesi
nel 1768 viene arrestato il prete Pietro longaretti, accusato di voler sedurre dodici operai
bergamaschi per una nuova iniziativa industriale a Gorizia ma egli si difende di aver solo promesso
al vescovo di quella città di mandargli alcune persone per migliorare le colture dei morai
un settore strategico dell’economia e dell’apparato militare veneziano è ovviamente quello delle
costruzioni navali e dell’arsenale
nel Settecento anche qui il demone della migrazione morde con successo: nel 1717 emissari
ungheresi reclutano squeraroli per costruire bastimenti sul Danubio
un capomastro va nel 1739 a riparare le stesse navi
calafati e altri operai migrano a Roma, Trieste, rimini
nel 1788 Giovanni spada si offre ad angelo tamiazzo di andare a recuperare un disegnatore e
costruttore dell’arsenale da poco fuggito
un caso clamoroso di emigrazione è quello dei perleri
già nel 1757 un confidente trasmette un elenco di operai che contrabbandano prodotti ai
diplomatici delle liste
nel 1766 è lo stesso gastaldo Gaetano Acquabona a progettare l’impianto di una fabbrica
concorrente in Germania
il sublimato di mercurio è prodotto a Venezia sin dal Seicento e i tentativi di sottrarre operai
cominciano già nel 1672 per opera dei genovesi

cap.20
la lunga guerra contro i vetrai di murano
orgoglio e fiore all’occhiello della produzione artistica e industriale di Venezia i vetri di murano
sono anche fonte perenne di preoccupazioni per il governo
sin dall’età medievale l’organizzazione produttiva prevede una vacanza nel periodo estivo-
autunnale, per smerciare i prodotti e ricostruire i forni
la forzata inattività della manodopera, le frequenti controversie per l’ammissione alla qualifica di
maestro e per la definizione del comparto alimentano un flusso di emigrazione, temporanea o
permanente, ulteriormente incrementato dai numerosi maestri e garzoni banditi dalle
magistrature veneziane per delitti comuni
la diaspora dei maestri vetrai muranesi comincia nel Trecento, verso Treviso, Padova, Vicenza,
Mantova, Ravenna, Ferrara e bologna e altre terre aliene
continua ininterrotta anche in età moderna
nel Cinquecento e nel Seicento nuclei di vetrai muranesi, emigrati spontaneamente o allettati da
governi e imprenditori privati, si insediano un po' ovunque nei vari stati d’Italia e in Europa
dopo la guerra degli specchi del 1664-67 anche in questo campo Venezia perde la sua esclusiva e
conosce una grave crisi d’identità e produzione
la repubblica non si rassegna facilmente a perdere i vetrai di murano e i loro preziosi segreti a
vantaggio degli altri stati e tenta tutti i mezzi per indurli a tornare: promette la revoca dei bandi,
supplica o impone ai creditori di dilazione l’esazione dei crediti e di sospendere le azioni di
pignoramento
a partire della metà dei seicento gli inquisitori prendono decisamente nelle mani la delicata
materia  stimolano consoli e ambasciatori a sguinzagliare spie per conoscere le mosse dei
fuggitivi, individuarli, sedurli, ricattarli, minacciandoli se necessario, attivano confidenti nella stessa
Venezia per sventare casi di spionaggio industriale e l’azione di ingaggiatori stranieri, conoscere in
anticipo malumori e proteste foriere di probabili fughe, bloccare imbarchi clandestini, tener
d’occhio le mogli degli emigrati per sorprendere corrispondenze segrete e recapiti dall’estero
quando infine tutti i mezzi preventivi e dissuasivi non hanno successo e i vetrai traditori rifiutano
categoricamente di tornare in patria o, tornati, fuggono di nuovo, magari portando con sé altri
compagni e preziosi macchinari o segreti di lavorazione, passano ai consueti metodi cauti e segreti
negli ultimi anni del Cinquecento Ferdinando de’ medici fa venire alcuni muranesi per dar impulso
alla mal ridotta vetreria di Pisa, nel 1618-19 arrivano quattro maestri per aprire una fornace di
cristalli per bicchieri con figure scherzose e nel 1620 si aggiunge un altro maestro

guerra degli specchi  -1664-1667


-da un lato abbiamo colbert, deciso ad attrarre abili maestri muranesi per
impiantare anche in Francia questa manifattura pregiata
-dall’altra il governo di Venezia deciso a stroncare con tutti i mezzi l’audace
attacco alla sua industria
Nell’autunno del 1664 colbert incarica l’ambasciatore a Venezia pierre bonzi, di sedurre alcuni
operai che danno vita alla periferia di Parigi a una nuova fornace
L’aiuto di altri compagni fatti arrivare nei mesi successivi, le paghe alte e altri benefici convincono i
vetrai a lavorare di buona lena, anche se rifiutano di insegnare i segreti agli apprendisti
Colbert cerca di far espatriare anche le mogli, procura ragazze con doti di venticinquemila scudi
agli scapoli e fa visitare la manifattura dallo stesso luigi XIV, che fa generosi donativi
La controffensiva degli inquisitori  l’ambasciatore convince alcuni gregari a tornare, alletta con la
prospettiva di un salvacondotto e un onorevole ritorno in patria, sguinzaglia spie a informarsi sui
lavori e a esercitare ogni sorta di pressione sui muranesi
Intanto a Venezia gli inquisitori scrivono false lettere a nome delle mogli ma i vetrai capiscono
subito che non vengono dalle loro umili consorti
Le donne riescono a lasciare Venezia e a raggiungere Parigi
Il 14 agosto gli inquisitori ordinano di uccidere Antonio della rivetta, considerato il leader del
gruppo, convinti che caduto lui tutto precipita
Nel settembre 1666 muore un levigatore seguito, il 25 gennaio da Domenico morasso, avvelenato
Un intermediario veneziano offre quattro-cinquemila ducati e combina il ritorno in patria
Quando nel 1669, rivetta, barbini e civran fanno delle avances per ritornare in Francia,
l’ambasciatore Francia lascia cadere l’offerta anche perché colbert da Parigi assicura che ormai la
manifattura è be avviata e non necessita più di operai: la Francia ha vinto la guerra degli specchi

Cap.21
Le spie anticontrabbando
Aperta con le sue frontiere verso molteplici realtà economiche e commerciali Venezia convive, col
contrabbando
Nel Settecento quando crescente rilevanza finanziaria va assumendo il monopolio del tabacco e
quindi ampio è il contrabbando, i processi relativi alla delicata materia passano alla competenza
degli inquisitori di stato
Per fronteggiare questo sfuggente esercito di contrabbandieri le spie sono uno dei mezzi più
frequentemente messi in campo dalle autorità
Oltre allo sbirro  personaggio abietto, un malandrino, una canaglia della peggior specie
Opera nella penombra il confidente che si infiltra nella banda dei contrabbandieri, scruta le mosse
dei sospetti e dà la soffiata giusta al capo degli spadaccini
Alla caccia dei contrabbandieri contribuiscono anche i confidenti del capitano delle barche del
consiglio dei dieci che sorvegliano traghetti, alberghi, caffè e barberie
I generi più comunemente contrabbandati oltre al solito tabacco sono il vino, l’olio, i drappi di seta

Cap.22
Lo spionaggio intellettuale
Lo spionaggio intellettuale è uno dei mezzi con cui il governo veneziano cerca di assicurarsi il
consenso dell’opinione pubblica e di garantire, all’interno e all’estero l’immagine di uno stato
pacifico, ben regolato, fondato sull’equità e la giustizia
Gli inquisitori tengono d’occhio tutte le pubblicazioni che possono pregiudicare gli interessi e
l’immagine della repubblica
Tra le sue molteplici attività spionistiche Camillo Badoer non trascura il mondo delle lettere
La presenza delle opere dei grandi philophes d’oltralpe sui tavoli degli uomini colti veneziani è
costante e ampia, a dispetto di una censura dalle maglie più larghe di quanto non sembri a prima
vista
Passa il meglio della cultura europea, si ristampano i grandi filosofi italiani
Il controllo sui libri di importazione in teoria è rigido, in pratica fa acqua da tutte le parti e non
impedisce una larga, costante introduzione furtiva di libri forestieri perniciosi alla religione e alla
cultura
Tra il 1763 e il 1781 le spie degli inquisitori sono prontissime a intercettare le pubblicazioni empie
o comunque pericolose per la religione, lo stato e la società, ma mai come in questo caso si coglie
l’immenso divaria tra la conoscenza dei mali e l’azione per estirparli  gli inquisitori acquisiscono
l’informazione e tutto finisce lì
I confidenti sorvegliano anche la diffusione di stampe e pubblicazioni oscene e pornografiche, è
casanova protagonista, per ora come vittima, di questo singolare spionaggio
Tra il novembre 1754 e il 1755 il confidente Giambattista Manuzzi lo segnala autore di satire
contro l’abate Pietro chiari e di un’empia composizione
Lo stesso casanova si lascia andare ad un’imprudente esaltazione del suo parto poetico
Un’attività spionistica del tutto particolare è quella volta a sottrarre alla circolazione i libri
pregiudizievoli per l’immagine della repubblica

Cap.23
Le spie di sanità e di acque
Le spie di sanità
L’organizzazione sanitaria di Venezia diviene ben presto una delle più efficienti e collaudate
dell’Europa moderna
Venezia è uno dei primi stati europei a praticare e diffondere un costume nuovo della morale
internazionale  quello di partecipare anche ai concorrenti commerciali e agli avversari politici gli
avvisi in materia di sanità
Di qui l’obbligo sistematico degli uffici di sanità delle città suddite, dei singoli cittadini, dei consoli e
dei rappresentanti diplomatici stabili di informare i provveditori alla sanità decessi sospetti
Per stimolare la collaborazione dei cittadini al rispetto delle rigide norme igienico-sanitarie Venezia
ricorre al consueto sistema delle denunce segrete  bocche di leone per denunce in materia di
sanità sono aperte in occasione delle grandi epidemie di peste
Nell’agosto 1678 Camillo Badoer sfrutta le sue amicizie alla corte di Mantova per raccogliere
notizie sui sospetti di peste

Le spie di acque
Anche nella gelosa materia delle acque la repubblica ricorre allo spionaggio per acquisire
informazioni sui progetti dei confinanti, corrompere funzionari, sabotare opere idrauliche dannose
a suoi interessi
Il 20 ottobre 1483 il consiglio dei dieci ordina nel più profondo segreto al provveditore di lagoscuro
e al capitano della flotta del po di incidere gli argini e procurare quindi la distruzione totale dei
campi del duca di Ferrara
I ricorrenti progetti ferraresi-pontifici di immettere le acque del reno nel po sono oggetto di aspre
controversie con Venezia
Una spinosa questione di acque è anche quella del fiume tartaro che segna per u tratto il confine
tra il territorio veronese e quello mantovano
Forse l’operazione segreta più clamorosa in materia di acque riguarda la chiusa proposta dai
trentini sul torrente Fersina e avversata dalla repubblica perché renderebbe non navigabile l’Adige
e provocherebbe inondazioni della brenta

Cap.24
Il mondo delle spie
Infame delatore o emissario onorato al servizio dello stato?
Necessarie al bene dello stato, ma comunque infami le spie d’Europa non si scrollano più da dosso
questa singolare contraddizione, che talvolta macera la loro coscienza, specie quando si tratta di
nobili attenti al senso dell’onore, personale e familiare
In pieno secolo dei lumi l’infamia della professione di spia viene ribadita da due grandi
philosophes: voltaire e Montesquieu
A Venezia manca una trattatistica pubblica sul tema della liceità e infamia dello spionaggio, ma le
voci dei confidenti ci lasciano tracce preziose dei dubbi e delle incertezze che accompagnano la
loro professione, quasi mai abbracciata liberamente, come una scelta di vita, ma sotto la spinta di
necessità economiche, familiari o politiche
Sono soprattutto i nobili e le persone di civile condizione a vivere con angoscia il marchio
indelebile di infamia impresso alla “riputazione” all’onore personale e familiare della professione
di spia
Invocano la più totale segretezza sul loro lavoro non solo per renderli inabili a proseguire la loro
attività ma soprattutto per allontanare ogni macchia da sé e dalla propria famiglia
Le necessità economiche sono la spinta decisiva a scegliere la professione di spia, sia pure dopo
sofferte esitazioni
C’è infine qualche spia, fuori della classe nobiliare, che di problemi di onore proprio non si
preoccupa e bada sola alla concreta prospettiva di un buon lavoro, equamente remunerato

Le spie onorate
In un lavoro che consiste in primo luogo nel penetrare i segreti politico-economico-militari delle
grandi monarchie abbondano le spie onorate spesso cadetti di famiglie nobili italiane o
straniere, che sfruttano il loro status sociale e le buone relazioni in ambienti di corte, nella
diplomazia e nell’esercito, per carpire notizie a favore di Venezia
Troviamo innanzitutto una serie di nobili spagnoli, assillati dalle strettezze economiche, che
vendono i segreti del loro re
Un bel manipolo di spie onorate esce dalle fila della nobiltà milanese vicino al governatore
spagnolo

Gli uomini di lettere


Neppure gli intellettuali, o gli huomini di lettere, mancano tra le fila delle spie
Il dottor Sigismondo Boldoni, titolare di una lettura a pavia nel 1623 spera in una cattedra a
Padova, ma le sue avances non hanno seguito, anche per la scarsa stima di cui gode nell’ambiente
milanese
Il Settecento è il secolo più fecondo di intellettuali di piccola e media levatura, inquieti e di
mutevoli convinzioni politiche, che in qualche spezzone della loro vita segnata da difficoltà
economiche trovano un incerto pane come confidenti

I mercanti
Il mercante è il prototipo ideale della spia sin dall’antichità  una tradizione trasmessa dalle fonti
greco-romane accredita i fenici di una diabolica astuzia nel commerciare e insieme nel carpire
informazioni utili al loro governo
Quando è in corso una guerra, o una tensione politico-militare in qualche aerea di vitale
importanza per Venezia, sono gli stessi capi del consiglio dei dieci a richiedere a parenti e amici di
mercanti operanti in zone calde di passare ogni notizia di immediato valore politico-militare
oppure a commettere a qualche mercante in partenza una specifica azione spionistica
Spesso al travestimento come mercante ricorrono anche spie ordinarie, alla ricerca di un mezzo
sicuro di infiltrazione in terra nemica

Frati, preti, vescovi e cardinali


La massiccia presenza di religiosi, soprattutto frati, nelle fila dei servizi segreti europei dei primi
secoli dell’età moderna è ben nota
Il generale rispetto per gli uomini di chiesa, il prestigio sociale, il facile accesso alle case dei potenti
e a tutti i luoghi pubblici, la buona cultura, la facilità di trovare alloggio nei conventi e nelle
innumerevoli istituzioni ecclesiastiche disseminate un po' dovunque e infine l’abito, favorisce
l’anonimato e cancella origine sociale e geografica in un mondo fortemente marcato dal costume,
tutte queste caratteristiche fanno del religioso una spia ideale
Le prime notizie di religiosi in missione spionistica in terra turca per conto di Venezia sono degli
anni della guerra di Cipro
Preti-spie sono in piena azione durante la guerra di cambrai
I banditi
Il sistema giudiziario veneziano produce banditi in gran numero
I servizi segreti pescano a piene mani tra questa massa di disperati, lontani dalla patria, spesso in
miseria, rosi dal desiderio di rientrare nelle famiglie e disposti a tutto pur di ottenere la revoca del
bando o almeno un salvacondotto temporaneo
I servizi segreti veneziani sanno utilizzare con abilità anche i banditi da altri stati

Le genti rotte e una varia umanità


Ricevere avvisi da genti rotte non può nuocere, però il senso è che si ricevano da ogni parte, sia
pur con le ovvie cautele
Omo roto  disordinato, vizioso, di mal costume
Genti di bassa lega, malviventi di mezza tacca, persone che vivono ai margini della
società che però per le loro multiformi frequentazioni possono venire a conoscenza
di piccoli segreti o frugare nei meandri più bui e fetidi della società
Molti confidenti di umile condizione si riconoscono per la grafia grossa e incerta delle loro riferte,
vergate in un italo-veneto traballante nelle strutture grammaticali e semantiche e ricco di
solecismi

Le donne
I dieci e gli inquisitori di stato sono ossessionati dal timore che le cortigiane, fungano da spie a
favore di potenze straniere
Il controllo dei bordelli semiufficiali e delle case di appuntamento clandestine è una delle attività
più regolarmente attestata dei confidenti

Gli ebrei
La convinzione che gli ebrei siano le spie per eccellenza è pressoché generale nell’Europa cristiana
Alcuni ebrei hanno spiato, a titolo individuale o all’interno di qualche organizzazione, per conto dei
turchi ma non certo con quella intensità e sistematicità che molti fanatici hanno asserito
Del resto, gli ebrei hanno spiato in più occasioni a favore di potenze cristiane
Persino la cattolicissima spagna nel momento più difficile della rivolta dei paesi bassi si rivolge a
loro per informazioni
Molto più rari gli ebrei adoperati come confidenti per lo spionaggio interno  appartenenti a una
minoranza discriminata, costretta a vivere segregata nel ghetto e spesso anche a portare segni
esterni di riconoscimento, essi non appaiono agli inquisitori come i più adatti per intrufolarsi
inosservati in caffè, alberghi, ridotti e casini, i luoghi classici dove le spie possono captare i mali
morali e politici della società veneziana
Anche se comunque alcuni ebrei spie del capitan grande e degli inquisitori sono esistiti
PARTE 3
Cap.1
Successi e sconfitte delle spie veneziane in levante nel Settecento
Perturbatori e impostori in Dalmazia
La pace di passarowitz mette fine alle guerre veneto-ottomane
Sino al 1797 lo spionaggio veneziano prosegue ormai concentrato quasi esclusivamente nei Balcani
e nelle isole
Il pericolo turco ormai è un ricordo del passato ma altre minacce incombono
Nela penisola balcanica si affacciano l’Austria, protesa a occupare parte dei territori del vacillante
impero ottomano e la Russia, pronta a sollecitare le embrionali aspirazioni indipendentistiche dei
popoli slavi
Se a questo si aggiungono i frequenti incidenti di confine e le velleità autocefale dei pascià di
scutaru
I servizi segreti veneziani vivono in Dalmazia la loro ultima stagione operativa
Nel 1766 compare nell’Albania veneta e si stabilisce nel villaggio montenegrino di maini uno
sconosciuto erborista, che ben presto alcuni monaci reduci dalla Russia, sostengono essere il
defunto Pietro III, assassinato nel 1762 da Caterina II
Col nome di Stefano il piccolo il falso zar predica pace e concordia tra i montenegrini, assume
un’aria di legislatore e di sovrano, impone autorità e giustizia tra le comunità, suscita un
embrionale movimento di unità nazionale contro il secolare oppressore turco
La minaccia di interventi militari ottomani e la sua proclamazione ufficiale a zar di tutte le russie
provocano sconcerto e allarme in Russia
Caterina II manda un messaggio ai montenegrini per confermare il decesso del marito e invia un
consigliere in missione, ma è bloccato a cattaro dai veneziani
Nel 1769 il principe dolgorukij penetra in Montenegro, depone e arresta Stefano il piccolo ma poi,
sempre più isolato e boicottato dai servizi segreti veneziani che ne ostacolano i contatti con l’orlov
a Pisa, e si vocifera che lo vogliono addirittura avvelenare, cambia tattica, lo libera, lo nomina
addirittura ufficiale e capo supremo del Montenegro poi lo lascia al suo destino e si reimbarca
L’avventura di Stefano il piccolo finisce il 21 ottobre 1773, quando viene sgozzato da un servo di
origine greca, forse pagato dai turchi
Stefano il piccolo scatena un terremoto politico-sociale nelle delicate zone di confine della
Dalmazia e Albania veneziane

Ingaggiatori di soldati ed emigrati


Terreno ideale dunque per gli ingaggiatori clandestini di reclute, vanamente spiati dai confidenti
veneziani e saltuariamente repressi dalla giustizia
Il fenomeno dell’ingaggio clandestino colpisce in realtà anche altre province della repubblica e la
stessa capitale
I confidenti sono attivissimi nel sorprendere questi trafficanti d’uomini
Il vero regno degli ingaggiatori è la Dalmazia, talvolta anche l’Istria
Qui per tutto il secolo le spie si impegnano in una lunga guerra di sorveglianza e repressione
Cap.2
Le spie di Venezia assediano Trieste
il 18 marzo 1719 Carlo VI istituisce i porti franchi di Trieste e fiume
dopo un avvio lento e faticoso il porto di Trieste e la compagnia orientale decollano e sottraggono
a Venezia una fetta consistente di traffici
a ciò si aggiunge la fuga verso Trieste di operai specializzati di ogni genere, attratti da favorevoli
condizioni economiche
Venezia viene a sapere tutto ma nulla può fare se si eccettua qualche occasionale rimpatrio di
operai, per impedire alla sua potente vicina di dar vita a un porto destinato a vibrare u colpo
decisivo alle sue residue ambizioni politico-economiche in levante
tra il 1718 e il 1725, quando ormai il governo veneziano sembra rassegnato al fatto compiuto, le
missioni di spionaggio sono numerose e continue
ovviamente Venezia cerca di avere notizie anche direttamente da Vienna

cap.3
tre grandi spie del Settecento
Michelangelo bozzini
i suoi dispacci rivelano un’ottima introduzione negli ambienti governativi ma non sempre si riesce
a distinguere quanto sia opera di fantasia da quanto egli abbia realmente appreso da persone
vicine alla segreteria di stato
richiamato a Venezia dagli inquisitori vaga per un po' in Italia sinché a Ferrara riesce a penetrare
alcuni progetti di commercio dal marchese guido Bentivoglio
perduto l’incarico di spia egli inquisitori parte per la Sicilia e a Barcellona si mette a produrre
sapone, poi è al servizio dell’esercito spagnolo e infine viene arrestato per spionaggio a favore dei
veneziani e degli austriaci
bozzini è un agente dei servizi segreti austriaci

Giovanni cattaneo
convinto di essere un rispettabile funzionario statale, che serve fedelmente gli inquisitori di stato
in un ufficio delicato, un onorevole
contatta gli ambasciatori per rilevare destramente dai medesimi nelle presenti circostante tutto
ciò che ad essi ministri arriva di interessante
cattaneo prepara il terreno alle trattative ufficiali, copone amichevolmente vertenze, risolve i più
delicati problemi di protocollo ma anche quotidiani problemi pratici, trasmette in forma
amichevole suppliche su materie scottanti come contrabbandi, salvacondotti, revoche di bandi
il buon cattaneo pratica anche la lettura delle gazzette, ma non le stima molto
il qualche occasione la sua attività si configura più nettamente come spionistica in senso stretto

giacomo casanova
dal 19 febbraio 1776 la sua collaborazione con gli inquisitori diventa pressoché regolare, e le
riferte, coperte dal nome convenzionale di Antonio parolini cominciano a toccare molteplici
aspetti della vita sociale e culturale di Venezia
il 3 ottobre 1780 giunge la nomina a confidente ordinario
il 28 egli presenta il suo programma di lavoro articolato in quattro punti:
1. Religione
2. Costumi
3. Pubblica sicurezza
4. Commercio e manifatture
Forse egli si è fatto prendere la mano nello stilare un programma troppo ambizioso, che
comprende in realtà tutte le varie brache dello spionaggio interno veneziano, o forse la Venezia di
questi giorni è avara di importanti nove politiche da captare
Infatti, tre mesi dopo gli tolgono lo stipendio fisso e decidono di pagarlo di volta in volta a seconda
delle prestazioni
Le sue riferte continuano per altri due anni ma spesso sono di bassa lega
L’avventura spionistica di casanova si conclude il 31 ottobre 1782
Coinvolto in una velenosa controversia finanziaria con un conte Carletto e il nobile giovan Carlo
Grimani si vedica di quest’ultimo con un opuscolo satirico, ma le violente reazione del patrizio lo
costringe ad abbandonare Venezia

Cap.4
attivismo e miseria dei confidenti settecenteschi
le spie al servizio del capitan grande sono occasionalmente impiegate in indagini politiche di alto
profilo e invece per lo più sono incaricate di seguire contrabbandi, furti, rapine e in genere gli
aspetti della vita quotidiana della città
i confidenti degli inquisitori sono equamente distribuiti in tutti gli strati della società e
compongono un mosaico completo delle diverse realtà civili, professionali e morali

cap.5
una Venezia di donne di mondo, bari e stoccheggianti
una presenza importante, vitale e umanamente forte della società veneziana quella delle
prostitute, delle meretrici sumptuose e cortigiane del grande cinquecento
i confidenti hanno un occhio perennemente puntato su questo esercito di donne di ondo e
riempiono quasi quotidianamente le loro riferte di notizie di ogni sorta
i confidenti sono particolarmente solerti nel segnalare la presenza di meretrici nelle botteghe di
caffè, negli innumerevoli casini privati e nel ridotto
i magnamaroni sono una presenza consolidata nel mondo della prostituzione veneziana
anche per il gioco, i confidenti hanno un occhio particolarmente vigile verso il comportamento dei
nobili

cap.6
contro perturbatori, geniali e giacobini
tra il 1776 e il 1780 vari confidenti segnalano unioni di persone malcontente, discorsi
antigovernativi nelle botteghe di caffè, comenti sfavorevoli verso nobili che non raggiungono i roro
reggimenti

i geniali e i massoni
durante la guerra di successione spagnola, un anonimo confidente segala la pertinacia de geniali
che commentano gli eventi bellici e formano una conventicola scandalosa
la guerra di successione polacca non sembra appassionare molto l’opinione pubblica veneziana
i geniali ricompaiono durante la guerra dei 7 anni (1756-1763) e si dividono tra ammiratori di
Maria Teresa e fanatici di Federico II di Prussia
nel 1757 Manuzzi constata sorpreso che nelle botteghe di caffè e nei luoghi di riunione i geniali
delle due parti fanno un bisbiglio grande e parlano senza rispetto e con espressioni molto ingiuste
dei due sovrani
il 19 marzo 1768 Manuzzi raccoglie diffuse lamentele per l’eccesso di libertà di stampa e di parola
in argomenti di religione
lo stesso Manuzzi riesce a conoscere aderenti, luogo e modalità di riunione della loggia di ca’
mosto a san marcuola
per ottener informazioni finge con uno dei confratelli di essere stato in passato iscritto alla loro
setta
per qualche anno i confidenti non registrano segni di attività della società
l’interesse e le scoperte si riaccendono dopo lo scoppio della Rivoluzione francese

i geniali francesi e i giacobini


quando si aprono a Versailles gli stati generali, il 5 maggio 1789, Venezia ha alla corte francese
Antonio cappello che per oltre un anno la informa con prontezza degli sviluppi della situazione
politica
il temporaneo spostamento della sede diplomatica a Londra e la spregiudicata e imprevedibile
condotta del direttorio accentuano nella classe dirigente veneziana l’angosciosa sensazione di
isolamento e ignoranza degli eventi
il 4 marzo 1797 siamo ormai agli sgoccioli della vita della repubblica, gli inquisitori scrivono di
nuovo a Parigi con tono accorato: non riescono a penetrano il così gran segreto di Bonaparte
la rigorosa ma sempre più difficile neutralità di Venezia spinge gli inquisitori a indirizzare una
quota crescente delle proprie azioni spionistiche alla sorveglianza degli emigrati sciamati nel suo
territorio, a mano a mano che a Parigi la rivoluzione ha assunto sviluppo radicali
il 26 luglio 1796, quando le gazzette riportano le notizie delle travolgenti vittorie napoleoniche e
dell’ingresso dei francesi a Milano, spadon suggerisce agli inquisitori di vietare tutti i fogli a stampa
e addirittura le lettere private trattanti di novità
i confidenti registrano con preoccupazione anche le voci dei geniali francesi
i francesi che approdano a Venezia per affari e turismo sono tenuti d’occhio in ogni modo
in terraferma e nelle province e isole del levante sin dal 1790 i rettori sono in allarme contro gli
emissari francesi
vigilano dunque contro francesi, forestieri, mercanti, falsi preti, ecc.

lotta di spie con Bonaparte


tra le armate francesi e quelle venete non c’è mai una guerra nel 1796-97
chiusa nella sua ostinata neutralità Venezia non attacca i soldati di Bonaparte neppure quando
dilagano nel suo territorio, lo taglieggiano e favoriscono apertamente la democratizzazione delle
città di terraferma
la neutralità ufficiale della repubblica favorisce lo spionaggio francese, visto che persino ufficiali
dell’armata di Bonaparte possono soggiornare, come normali turisti a Venezia
tra il 9 giugno e il 15 luglio 1796 esploratori e ufficiali francesi sono segnalati più volte a Venezia da
vari confidenti e i loro atteggiamenti non danno luogo a equivoci sugli intenti spionistici
lo spionaggio militare veneziano contro le armate di Bonaparte è lo specchio della politica della
moribonda repubblica: incerto, frammentario e del tutto inconcludente
la rete è probabilmente dissolta quando il 28 aprile 1797 gli inquisitori di stato ordinano al rettore
di Padova di promettere soldi a un generale francese in attesa delle definitive trattative di pace
quindici giorni dopo il 12 aggio 1797, il maggior consiglio adotta il sistema del proposto provvisorio
rappresentativo governo e pone fine alla repubblica

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