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ADDONE, Basileo Giovanni Pasquale

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 01 (1960)


di Tommaso Pedio ADDONE, Basileo Giovanni Pasquale. - Nato a Potenza il 10 febbr. 1772 da Gaetano, dottore in utroque iure e ricco proprietario, dopo lo scioglimento della municipalit repubblicana di Potenza e dopo l'uccisione del vescovo G. A. Serrao, concorse a riordinare le file repubblicane. Attirati e uccisi nella propria casa gli assassini del Serrao, partecip allo scontro armato contro le residue forze antirepubblicane che ancora minacciavano la citt. Restaurata la municipalit, assunse il comando della Guardia civica e partecip attivamente alla resistenza contro le forze del cardinale Ruffo. Sfuggito, nel maggio del 1799, all'arresto, soffr, da parte delle truppe sanfediste che occuparono Potenza, ingenti danni nel patrimonio. Mentre il padre fu costretto a trasferirsi in Napoli, l'A. con il fratello Nicola ripar in Francia. Fece parte dell'Armata d'Italia e, dalla Lombardia, rientr a Potenza soltanto nel 18o6. Durante il decennio francese fu comandante della legione provinciale di Basilicata. Nel marzo del 1807 represse i moti contadini di Brindisi di Montagna e si distinse, successivamente, nella repressione del brigantaggio. Nel 1815 ader al movimento carbonaro promosso dal fratello Nicola e da Diodato Sponsa. Mor in Potenza nella prima met del sec. XIX. Fonti e Bibl.: Notamento dei rei di Stato (copia ms. presso l'autore; l'originale, gi nell'Arch. di Stato di Napoli, and distrutto nel 1943); Parrocchia S. Gerardo, Potenza Reg.;Arch. di Stato di Potenza, Intendenza di Basilicata, Amministraz. comunale,fasc. 1415, 1426; ibid., Processi pol.,13/2-13; ibid., Atti notar Atella,a.1799, f.9r.; P. Ciccotti, Per D. Gerardo ed altri Addone contro D. Giulio ed altri Corbo. Nel Tribunale civile di Basilicata,Potenza 1853; P. Colletta, Storia del Reame di Napoli,a cura di N. Cortese, II, Napoli 1951, p. 39; R. Brienza, Il martirologio della Lucania,Potenza 1882, p. 68; R. Riviello, Cronaca Potenzina dal 1799 al 1882,Potenza 1888, pp. 40 ss.; A. Tripepi, Curiosit storiche di Basilicata,Potenza 1915, pp. 87 ss.; T. Pedio, Uomini e martiri di Basilicata durante il Risorg.,in Arch. stor. per la Calabria e Lucania,XXV (1956), p. 296; Id., Radicali moderati e conservatori durante la Repubblica Partenopea,Potenza 1958, pp. 31 s., 81. Invia articolo Pubblica sul tuo blog o sito Segnala alla redazione

apr 032011

Linsurrezione antifrancese in Basilicata nel 1806 (terza e ultima parte)


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[Traduttore]

seconda parte

11. Il successo degli insorti , per, di breve durata. Essi non possono pi contare sullaiuto inglese: per la mutata situazione politico-diplomatica, in corso le trattative che il Talleyrand conduce con il Fox per il riconoscimento della conquista francese del Regno di Napoli e la eventuale consegna della Sicilia a Napoleone, gli inglesi abbandonano di fatto gli insorti meridionali m entre la resa di Gaeta del 18 luglio 1806 consente a Giuseppe Bonaparte di inviare in Calabria al comando del maresciallo Andrea Massena le truppe sino ad allora impegnate a Gaeta. Lo stesso sovrano preannunzia il 29 luglio al Pignatelli linvio di nuove truppe contro gli insorti.

Il Massena ha ordini categorici. Contro i ribelli non basta, come hanno fatto sinora le Commissioni Militari istallate nelle province meridionali subito dopo la conquista francese, applicare lart. 8 del titolo 4 della legge del 21 brumaio dellanno V che prevede, in tutti i paesi occupati dalle armate repubblicane, la pena di morte per i rei di rivolta, di sedizione o di semplice disobbedienza anche nella ipotesi del tentativo senza conseguenze. Bisogna trattare questa gente alla stregua dei delinquenti comuni: non sono combattenti, ma volgari brigants, le cui azioni non trovano giustificazione alcuna. Non meritano alcuna benevolenza. Il loro comportamento non ammette il perdono: per mantenere il paese occorrono misure straordinarie e la massima energia. La rappresaglia sostiene Napoleone nel dare disposizioni al nuovo sovrano di Napoli impegnato a reprimere la rivolta giustificata e legittima. Il saccheggio e lincendio dei paesi ribelli e di quelli che minacciano di ribellarsi e le fucilazioni in massa varranno ad incutere il terrore e lobbedienza. E il Massena si uniforma alle disposizioni impartite da Napoleone. Anche in Basilicata la repressione sar violenta e sanguinosa. Chi sfugge ai massacri, viene inseguito, braccato e, per non cadere nelle mani di uomini che hanno lordine di passare per le armi chiunque abbia cercato di opporsi allinvasore, costretto a darsi alla guerriglia che, per la cieca crudelt e la inumana ferocia dei conquistatori, degenera nel brigantaggio.

In attesa degli aiuti promessi da Napoli il Pignatelli impartisce al generale Vernier lordine di riorganizzare gli uomini che lo hanno seguito a Matera nella sua ritirata dalla Piana di Sibari e di portarsi sulla costa jonica per ristabilirvi lordine e raggiungere, in Calabria, il generale Reynier. Inoltre prende tutte le misure per impedire che la rivolta possa estendersi anche nel Potentino.

Per chiudere le strade che dallAgri portano verso lalta e la media valle del Basente vengono rinforzati i presidi francesi di Calvello, di Laurenzana e Stigliano, mentre da Bernalda e da Policoro, ora che le forze del Pannarese, decimate a Rocca Imperiale, riparano verso la Calabria inseguite dal generale Vernier, reparti armati risalgono il Sinni per ridurre allobbedienza

Senise e Chiaromonte. Respinti dall Enchenbronnes gli insorti che, al comando di Francesco Borrello di Fardella e di Giuseppe Tufari di Cassano, hanno occupato Senise, dove soltanto un prete, che sar fucilato dai francesi, non ha seguito la popolazione insorta contro i brigants borbonici, anche a Chiaromonte la popolazione si unisce al reparto francese contro gli uomini di Borrello e del Tafuri. Impotenti a resistere in un paese ormai ostile, decimati dai francesi e dalla Guardia Civica, gli insorti abbandonano il paese, si disperdono in piccole bande e riparano in Calabria.

Anche sul versante tirrenico gli insorti non riescono pi a tenere le loro posizioni. Una armata di seimila uomini al comando del maresciallo Massena supera facilmente Campestrino, sale lungo il Tanagro, presidia Teggiano, Padula e Montesano sulla Marcellana e da Casalbuono muove contro Lagonegro. Il 4 agosto, abbandonata dagli insorti che ripiegano su Lauria, la citt posta al sacco.

Il 7 agosto da Lagonegro larmata francese muove contro Lauria: Il sette allalba riferisce il 9 agosto da Rotonda il Massena al sovrano sono partito da Lagonegro. Prima di mezzogiorno ero nei pressi di Lauria : questa citt, uno dei focolai della rivolta, era occupata dai briganti, quegli stessi che, al comando di Vincenzo Geniale Versace, il 4 agosto, dopo strenua resistenza avevano abbandonato Lagonegro ai francesi. La citt in tumulto: il paese, nella quasi totalit, si oppone a chi consiglia la resa. Popolani e civili inferociti assalgono la casa dei Segreti, una ricca famiglia di Lauria ritenuta amica dei francesi, e massacrano il dottore in urroque jure Antonio e suo figlio Pier Francesco sospettati, per il loro atteggiamento, di essere disposti a tradire il paese e consegnarlo ai francesi che si avvicinano alla citt. Poich la campana batteva a martello da tre ore continua nella sua Relazione il Massena mi resi conto che bisognava agire con la massima rapidit. Gli ordini furono dati in pochi istanti: il generale Gardanne avrebbe attaccato la parte alta della citt dalle colline che la sovrastano, mentre io avrei fatto circondare la borgata da un paio di compagnie di volteggiatori. Le prime truppe che si presentarono alle porte furono accolte a fucilate; si sparava sui soldati dalle alture che dominavano labitato e dalle finestre di ogni casa. I nostri tuttavia riuscirono a penet rare nellabitato; ma tutte le strade, tutte le case erano barricate; non cera altro mezzo che appiccare il fuoco Lincendio divamp immediato, i ribelli cercarono di darsi alla fuga e molti perirono sotto i colpi dei nostri valorosi soldati.

Conquistata la citt e ammainato il vessillo della rivolta, i francesi contano, tra morti e feriti, venticinque soldati. Il parroco della chiesa di san Nicola annota nel Liber mortuorum i lauroti caduti in difesa del loro paese: oltre il giudice a contratti ed un notaio sono diciotto, di cui soltanto tre popolami . Non sono soltanto venti i caduti in difesa del loro paese o vittime del sacco nel corso del quale omnia devastata fuere, et domus, et Ecclesae depopulatae, et flam-mis incensae: Ad opera del maresciallo Massena narra il cronista circa mille cittadini caddero sotto il ferro nemico, cento quarantadue case furono preda delle fiamme in Lauria Superiore e due terzi di tutte le altre in Lauria Inferiore, e in esse le due chiese madri e il magnifico Co nvento dei Minori Osservanti. Il saccheggio fu generale.generale il pianto, la desolazione, il lutto. E non mancano tra i morti anche le donne: furono viste delle donne ricorda il de Montigny-Turpin che era al seguito del Massena donne in gran numero ed anche giovinette difendere le proprie case e il proprio onore e preferire la morte alla violazione del focolare domestico.

I morti non si contano: pi di cento persone rifugiatesi nelle grotte furono sgozzate; e fucilati furono i fuggiaschi. In Lauria scrive il Gachot nella sua Histoire militaire de Massena, La troisime campagne dItaliefurono trovati quattrocentodiciassette cadaveri, fra cui erano quelli dei dodici cappuccini e di cinque preti; trecentodiciassette perirono fuori della citt;

trcentoquarantuno restarono prigionieri. Perci dei millecinquecento difensori, solo un piccolo numero pot scampare. Gli individui presi che non portavano luniforme, per ordine di Massena finirono sulla forca. La presa della citt che contava novemila abitantifrutt ai francesi un bottino che fu venduto ai mercanti che seguivano larmata, 90.000 ducati, ma osserva il Gachot naturalmente sar valsa molto di pi.

Caduta Lauria, reparti francesi si spingono verso Sapri dove fanno capo alcune bande che hanno cercato di ostacolare la marcia del Massena nel Vallo di Diano. Anche Sapri e Torraca, che non si sono affrettate ad accogliere i francesi come hanno fatto Rivello e il villaggio di San Costantino, vengono poste al sacco e date alle fiamme. Da Lauria ora i francesi procedono la loro marcia verso Cosenza lasciando alle spalle Maratea ancora tenuta dagli insorti. Il 9 agosto, superata Castelluccio, i francesi sono a Rotonda: il vecchio Gerardo de Rinaldis, che nel febbraio aveva accolto Francesco di Borbone e nel luglio non si era opposto al Versace diretto a Lagonegro, ora, vantando i suoi precedenti giacobini e repubblicani e la carica di presidente della Municipalit del paese nel 1799, scorta con la Guardia Civica le armate francesi sino ai confini della provincia.

Notevoli sono le ripercussioni dei fatti di Lagonegro e di Lauria sugli insorti che ancora mantengono nel centro della Basilicata lalta vai dAgri.

II comitato insurrezionale di Sarconi nella impossibilit di controllare la situazione e, molto ridotta per le perdite subite a Lagonegro la sua Guardia Civica, non riesce ad impedire che nella limitrofa Moliterno riparino gli amici dei francesi ed i vecchi giacobini che hanno abbandonato Corleto e gli altri paesi che ancora sono con gli insorti. Grossi e piccoli centri a sud della Lata, sullesempio di Castelsaraceno, abbandonano gli insorti, innalzano la bandiera francese e passano per le armi chi viene sorpreso ancora con la coccarda rossa dei Borboni. Mentre la situazione precipita, Marsicovetere, Tramutola, Montemurro e Armento accolgono emissari francesi scesi da Calvello e da Laurenzana per annunziare nuovi successi francesi nella valle del Sinni a Senise e a Chiaromonte, il sacco e lincendio di Lauria e limminente arrivo del maggiore Casella diretto in vai dAgri per costringere alla resa e punire i paesi che ancora resistono ai francesi.

Il 7 agosto forze regolari al comando del maggiore Casella occupano Corleto, il 14 ristabiliscono lordine a Spinoso e, dopo aver disperso una colonna di insorti provenienti da Montemurro al comando di Domenico di Nubila, il 17 raggiungono Viggiano. Spie al servizio dei francesi hanno riferito che i briganti gi da qualche giorno hanno lasciato Viggiano e che in questo grosso c entro abitato gli elementi filoborbonici hanno perduto il controllo della situazione. Anche se il 29 luglio ha assistito al massacro dei de Cunto, vecchi giacobini distintisi nel 1799, e il 3 agosto alla fucilazione di un sacerdote e di un giovane figliuolo del not aio de Cunto accusati di essere amici dei francesi, il paese con i francesi, ed pronto ad accoglierli. Le informazioni fornite al maggiore Casella risultano inesatte. Nonostante le bande dei briganti abbiano effettivamente lasciato Viggiano per raggiungere le forze borboniche che operano sul versante tirrenico, questa cittadina non accetta lofferta di resa e tenta di resistere allattacco. Prevalgono le forze regolari. Cadono a Viggiano il 17 agosto del 1806 quarantaquattro cittadini uccisi dalla truppa francese durante il sacco. Non si d tempo ai superstiti di seppellire i loro morti. Si vuole dare un esempio che sia, pi di quello di Lauria, di monito agli oppositori e ai nemici dei francesi. Il 22 agosto annota larciprete Fabio Pisani nel Libro dei Defunti della chiesa parrocchialeper ordine del Comandante Francese della Colonna Mobile di Basilicata cinquantasei

abitanti, vengono fucilati nella strada tra il Peschiera e il muro del Giardino del Monastero della Terra di Viggiano e seppelliti nella grotta sopra la Cappella di Santa Lucia

12. Con Viggiano cade lultimo centro di resistenza degli insorti lucani. I soldati del disciolto esercito borbonico e delle bande armate che con Alessandro Mandarini resistono allassedio che i francesi hanno posto a Maratea, sono isolati e non riescono a mantenere e a riprendere i contatti con il resto della provincia: presidiata da forze francesi, la strada che dal Sele, attraverso il Vallo di Diano, porta a Mormanno, tiene lontana la costa tirrenica della Basilicata dal resto della regione e rende ardui e q uasi impossibili ogni rapporto e ogni comunicazione tra questi paesi costieri e lalta valle dellAgri. Dopo la decimazione del 22 agosto a Viggiano, il Comitato Insurrezionale di Sarconi si scioglie: i suoi componenti, arrestati dagli uomini del maggiore Casella, torneranno alle loro case soltanto nel 1807 e finiranno con laccettare il nuovo regime.

Dei ribelli soltanto pochi sfuggono al rastrellamento operato su larga scala in tutta la regione. I fratelli de Mauro sono con la Guardia Civica di Sarconi a Maratea e con essi sono anche gli uomini che hanno seguito Pasquale Mauriello. Paolo Robilotta, che stato agente del Viggiani, non rientra a Montemur-ro e, al comando di una banda, opera nella valle dellAgri spingendosi sulla costa jonica . Donato Micucci, che ha promosso linsurrezione antifrancese a Roccanova e partecipato attivamente allattivit del Comitato Insurrezionale di Sarconi, mantiene in efficienza la sua banda e si costituir nel maggio del 1807 al governatore di Chiaromonte.

Non mancano alla resistenza contro i francesi accanto ai galantuomini e ai civili anche artigiani e popolani. Dopo la resa di Viggiano operano ancora al comando di bande annate Pasquale Pinto, uno dei pochi superstiti degli insorti di Corleto Perticar a, e quel tale Squaquecchia che Pignatelli non era riuscito a fare arrestare a Potenza e che riparer successivamente in Sicilia. Tra i difensori di Lagonegro e di Lamia sfuggono alla cattura Gaetano Lonigro, che con gli insorti di San Severino Lucano ave va seguito il Perrore a Santa Domenica e poi a Lagonegro, e Giovanni Longo da Castelluccio. Sfuggono ancora alla cattura tra gli insorti di Santarcangelo Giuseppe Antonio Cicchelli e, tra quelli della Valle del Sarmento, Nicola Pagnotta, un contadino di Terranova di Pollino che nel luglio del 1806 sceso nella pianura jonica con cento uomini e che, sfuggito al Vernier, continua ad operare nella valle del Sarmento spingendosi anche in Calabria.

Consapevoli delle difficolt cui andranno incontro, questi capimassa continuano a battersi per la causa di Ferdinando IV. Nella impossibilit di affrontare in campo aperto le forze regolari che operano contro di loro nelle campagne lucane, essi si uniformano alle direttive impartite agli insorti degli agenti borbonici: il loro compito ora limitato a semplice azione di disturbo. Raccolti in bande di pochi uomini, essi devono ora colpire i nemici, discendere dai monti inaccessibili e dai boschi ad insidiare le forze regolari e soprattutto ha detto Giovanni Battista de Michele agli insorti calabresi raccolti a Fiumefreddo dopo la resa di Cosenza punire notabili e galantuomini che hanno tradito il loro sovrano e che, al servizio del nuovo regime, continuano a tenere nella miseria uomini che sono stati sempre sfruttati e vilipesi ed ai quali nulla mai stato concesso.

Il rancore che cova contro la ricca borghesia spinge i paria a guardare con simpatia i loro concittadini cui negato il ritorno alle proprie case. E a questi si uniscono perch soltanto con essi possono colpire e vendicare antichi e recenti arbitri. Con gli insorti sono ora anche esseri senza scrupoli e che finiscono con il prevalere sui primi. Il che favorisce quello che nelle intenzioni e

nella malafede dei francesi e che sar accettato poi anche dalla nostra storiografia: presentare cio come brigantaggio comune la lotta iniziata per scuotere il giogo straniero e restituire al paese il suo legittimo sovrano, ma che ha le sue cause e le sue origini in rivendicazioni economiche e sociali.

13. Non mancano certo nuove rivolte e nuovi tentativi di ribellione. Dopo la resa di Maratea, lultima roccaforte borbonica in Basilicata costretta il 10 dicembre del 1806 a cedere con lonore delle armi al generale Lamarque, nella zona del Pollino, a Pedali, un casale di Viggianello, un fatto occasionale provoca un rivolta contro i francesi. Nel dicembre del 1806 a Viggianello, un piccolo centro a ridosso del Pollino, viene disposto larresto di Francesco Palazzo del casale di Pedali resosi responsabi le di omicidio. Il Palazzo, un popolano meglio conosciuto come Muscariello, ha molto ascendente tra i contadini del casale : nel 1799 egli ha promosso una manifestazione popolare contro gli agenti del feudatario conclusasi con luccisione di un bargello del principe di Bisignano signore di Viggianello. Attaccato al governo legittimo, dopo la caduta della Repubblica Napoletana ha esercitato notevole influenza nella vita del suo paese ed ha goduto di particolare protezione da parte delle autorit locali e, dopo la conquista francese, stato agente del Rusciani. Arrestato ora per omicidio, i contadini di Pedali ne pretendono la scarcerazione perch ritengono che egli abbia ucciso un amico dei francesi. Accorrono i contadini del casale a Viggianello, invadono le carceri baronali e liberano colui che li ha sempre difesi contro il barone e i suoi agenti. Soldati polacchi accorsi da Rotonda non riescono ad occupare Pedali, dove rientrato il Palazzo, e sono costretti a ritirarsi. Interviene ora da Francavilla sul Sinni il colonnello Grasson. Pedali sta per cedere. Ma, in aiuto degli insorti, giunge dalla valle del Mercure Giuseppe Necco. Battuto a Castrocucco dal generale Pignatelli di Cerchiara mentre, il 4 dicembre, si dirige verso Mara-tea, il Necco non riesce a raggiungere il Mandarini. Ora, dopo la resa di Mara-tea ai francesi, risponde allappello dei contadini di Pedali e, dai boschi del Serramala e del Cigola, si dirige con i suoi uomini verso il casale che sta per cedere ai francesi. Sorpreso alle spalle, il Grasson si ritira a Viggianello. Inseguito dagli insorti, non riesce a difendere il paese : Viggianello posto al sacco e un amico dei francesi, Crisostomo Mazzioli, viene massacrato.

Anche se un galantuomo amico dei francesi caduto vittima dei contadini di Pedali, questi non sono certo insorti contro il nuovo regime per difendere la causa di Ferdinando IV. Essi si sono ribellati al potere costituito per sottrarre allarresto un popolano che li ha difesi nel 1799 contro gli agenti baronali e nel quale essi ravvisano il difensore di una plebe immiserit a ed offesa, desiderosa di avere un capo che sia in grado di difenderla contro gli egoisti e gli avidi padroni di terra. Considerati ora brigants per avere resistito ai francesi, anche Francesco Palazzo e i contadini del casale di Viggianello hanno bisogno di una bandiera. Suggestionati da Giuseppe Necco, che indica loro nei ricchi galantuomini amici dei francesi i nemici dei paria e della povera gente, i ribelli di Pedali e il loro capo scelgono per propria bandiera quella portata dai calabresi accorsi al comando di Giuseppe Necco in difesa del villaggio lucano contro i soldati del colonnello Grasson. E questa la stessa bandiera di chi reagisce contro il modo duro, barbaro e insultante e la ferocia con cui dai soldati francesi vengono trattate le popolazioni dei paesi occupati, dove anche i fautori del nuovo regime, fino allultimo dei suoi subalterni credono che sia loro tutto consentito e permesso. Anche i contadini di Pedali, ritenuti briganti per essersi opposti allarresto di Francesco Palazzo, scelgono quella stessa bandiera che, contro la spietata azione repressiva dei soldati francesi, unisce i diseredati delle terre pi povere del Regno di Napoli nelle manifestazioni del loro atavico e profondo rancore contro coloro che, per difendere le loro sostanze, non hanno esitato a tradire

il loro sovrano e porsi al servizio del nuovo regime che assicura loro posizione preminente ed antichi privilegi nella societ che viene realizzata con leversione della feudalit.

Forti del successo ottenuto a Viggianello contro il colonnello Grasson ed i galantuomini schierati con i soldati francesi, i contadini di Pedali con la bianca bandiera borbonica muovono ora contro Terranova del Pollino per punire coloro che hanno tradito il Rusciani. Dopo il sacco di Terranova la volta di Francavilla sul Sirmi che il Grasson non riesce a difendere. Dal Sinni il Muscariello e il Necco si spingono in Calabria. Battono e disperdono reparti regolari e saccheggiano Oriolo e Alessandria del Carretto. Diretti ora verso la Piana di Sibari, informatori comunicano che da Cassano reparti francesi muovono contro di loro. Poich scarso affidamento danno le popolazioni a sud di Oriolo atterrite dalla ferocia con cui nellagosto i francesi hanno punito i ribelli, il Necco consiglia di ritirarsi sul versante tirrenico e di unirsi ai ribelli che ancora operano nella valle del Mercure e nei boschi del Palanuda. Ed i ribelli di Pedali salgono sul Pollino e scendono sul Lao. Ma il loro destino segnato: divisi dal Necco, che si ritira in Calabria, essi depongono presto le armi. A Castelluccio il loro capo cade in un tranello tesogli da una spia. Gli uomini che hanno seguito Muscariello non sfuggono ora ai francesi e soltanto pochi riescono a raggiungere le loro case.

14. La storia della Basilicata non certo diversa da quella delle altre province del Regno di Napoli. Anche nei paesi lucani, e non soltanto durante il decennio francese, la storia fatta di piccoli e gretti interessi privati, di ambizioni, di rancori personali, di opportunismi che sono alla base di fazioni locali in cui sono schierati, in opposte posizioni politiche, individui o gruppi familiari in lotta tra loro per ottenere, con la conquista delle cariche municipali, una posizione di preminenza nella vita locale. Accant o a questi piccoli interessi, che denotano una mentalit gretta e meschina e che, a volte, degenerano anche in scontri armati tra le diverse fazioni, non ne mancano altri di carattere pi vasto e che interessano non il singolo, ma un ceto sociale non ancora in grado di realizzare le proprie aspirazioni.

Chi possiede la terra, unica fonte di ricchezza in un paese in cui profonde sono le differenziazioni economiche e sociali, ignora le condizioni in cui versano i ceti popolari e, in particolare, i contadini. Questi subiscono prepotenze e soprusi non solo dai baroni e dai loro agenti, ma anche dai galantuomini che dei contadini si servono come strumento nella lotta per il predominio nella vita sociale. Pur tuttavia non mancano, specie nei paesi pi poveri della regione, contrasti tra chi detiene la terra e chi chiede di poter impiegare nel lavoro della terra le proprie braccia. Sempre latenti e repressi, questi contrasti esplodono sp esso in violente manifestazioni popolari che si concludono con la momentanea occupazione di terre i cui possessori negano ai naturali lesercizio degli usi civici. A Banzi, ad esempio, a Genzano, a Pietragalla, a Tito, a Rotondella, a Pomarico, a Pis ticci, a Casalnuovo lattuale San Paolo Albanese nella valle del Sarmento sulle falde del Pollino, a Francavilla sul Sinni, ad Accettura, a Incarico, ad Albano, a Vaglio, a Tolve, a Rionero in Vulture, sin dalla fine del XVII secolo cittadini affamati di terra non hanno esitato ad armarsi per occupare pascoli e boschi sui quali negato loro lesercizio degli usi civici cui i contadini hanno diritto.

Manifestazioni del genere si verificano in Basilicata anche dopo la conquista francese. Pur comuni le cause e le origini con le agitazioni che hanno sconvolto i paesi del Lagonegrese, delle valli dellAgri, del Sinni e del Sarmento sin sulla costa jonica, le manifestazioni contadine che si concludono con la momentanea occupazione di terre non vengono considerate atti di

brigantaggio. Le autorit militari e quelle giudiziarie non ritengono tali, ad esempio, le agitazioni popolari che nellalta Valle del Basento provocano nel 1806 manifestazioni collettive conclusesi con loccupazione di terre a Brindisi di Montagna e a Trivigno, due piccoli centri abitati del Potentino.

Non insorgono i contadini di Brindisi e di Trivigno contro il nuovo regime e contro i galantuomini amici dei francesi per sostenere la causa di Ferdinando IV. Anche essi, per, costretti a vivere in una spaventosa miseria, sono spinti contro il potere costituito. Non prendono, per, a pretesto la causa per cui sembrano essersi battuti gli insorti che, in Basilicata, hanno accolto lappello del Rusciani e dei suoi agenti ed aderito al Comitato Insurrezionale di Sarconi nellestate del 1806.1 contadini di Brindisi e di Trivigno reagiscono al sistema in cui persistenti sono antiche iniquit sociali che rendono sempre pi grave il tormento delle popolazioni immiserite ed avvilite da prepotenze ed abusi non puniti n dal potere centrale, n dai suoi rappresentanti in provincia. In questi due centri abitati i contadini hanno fame di terra e, negato loro lesercizio delluso civico nel bosco feudale, lo invadono per dissodarlo.

A Trivigno, dove gi nella seconda met del XVIII secolo alcuni naturali sono stati inquisiti di violenze ai danni dellagent e baronale che si opposto alle minacce di invadere quel feudo, nel 1806 i contadini tornano ad occupare il bosco feudale e a recidere alberi fruttiferi146. Ma anche in questo piccolo centro del Potentino i contadini si lasciano facilmente suggestionare e finiscono, ancora una volta, con il divenire strumento di chi ha interesse ad evitare leversione della feudalit.

Le leggi eversive non il caso di ripetere quanto gi in altre occasioni abbiamo ripetutamente sostenuto preoccupano forse eccessivamente piccoli e grandi feudatari nel Regno di Napoli e, ancor pi dei baroni, i loro agenti e, soprattutto, coloro che hanno in fitto le terre feudali. E un aspetto questo che sfugge di solito a chi studia questo problema nei paesi interni del Mezzogiorno dItalia.

L dove i contadini non riescono a sottrarsi a quel senso di servile devozione nei confronti di chi dispone della terra, fac ile suggestionarli ed ingannarli. Ai contadini di Trivigno, un piccolo centro dellalta valle del Basento tra Brindisi di Montagna ed Albano di Lucania, abitato allinizio della dominazione borbonica da 1500 persone tutte applicate alla zappa e dove non vi neppure la strada che scende a valle, coloro i quali vivono sulle terre feudali fanno intravedere ai contadini quale grave pericolo sia per loro la minacciata abolizione degli usi civici sulle terre salde e sul bosco del barone. E a Trivigno, istigatori un sacerdote, laffittuario delle terre feudali e gli agenti baronali, con la complicit del governatore Tommaso Aquino, i contadini manifestano nel settembre del 1806 contro lentrata in vigore delle leggi eversive.

Se a Trivigno questa manifestazione popolare viene rapidamente composta senza gravi conseguenze, diverso il comportamento delle autorit provinciali intervenute a Brindisi di Montagna nel marzo del 1807 quando ormai sembra scongiurato il pericolo che linsurrezione antifrancese ha costituito per il nuovo regime. Gi nellagosto del 1806 il colonn ello della Legione Provinciale Basileo Addone, antico giacobino costretto a riparare in Francia dopo la caduta della Repubblica Napoletana per sottrarsi al visitatore borbonico, accorso a Brindisi perch i contadini minacciavano di occupare il bosco baronale. Il pericolo che questa manifestazione degeneri in una rivolta contro i francesi consiglia di agire con molto tatto e molta cautela: di fronte alle richieste dei contadini, per tema che qualcuno possa allontanarsi per raggiungere gli insorti che si

difendono a Corleto ed a Viggiano contro il maggiore Casella, il colonnello Addone consente che i contadini si rechino nel bosco baronale e nel corso di una simbolica presa di possesso qualche albero fruttifero viene reciso. Neppure questa volta intervengono i legionari per cui contro il loro comandante viene inoltrato un ricorso in cui gli Antinori denunziano lAddone per avere, con alcuni notabili del posto, istigato i naturali di Brindisi ad occupare simbolicamente il bosco.

Diverso, invece, il comportamento che in altra occasione adotta a Brindisi la stessa Legione Provinciale. Dei milleseicento abitanti di questo piccolo centro contadino un terzo, costituito da popolazione di origine albanese, esente da pagamenti e da tributi. Da tempo il duca di Brindisi non dispone delle rendite del suo feudo perch si trovano sequestrate dal Regio Fisco. Nel dicembre del 1806, tramite i suoi agenti, il duca pretende il casalinaggio da tutti gli abitanti di Brindisi, anche dagli oriundi albanesi, i Greci Coronei, che, per privilegio de Serenissimi Re antichi, ne sono esenti. I notabili si oppongono alla richiesta ma, il 9 marzo del 1807 gli uomini del duca iniziano la riscossione di questo tributo. Il giorno successivo tutta la popolazione in piazza, le campane suonano a martello e Carlo Lauria, governatore e luogotenente a Brindisi, nella impossibilit di disperdere i dimostranti, invia un suo uomo a Potenza e da Potenza giungono, con il colonnello Addone, due compagnie di Legionari. La presenza di questa forza irrita la popolazione. Essa ritiene che i legionari siano venuti a Brindisi per costringere gli ex vassalli del duca a corrispondere il tributo arbitrariamente preteso. La mattina del 15 marzo, mentre il colonnello della Legione ancora nel castello, la popolazione si raccoglie tumultuosamente in piazza con atteggiamento chiaramente ostile. I tenenti Corrado e Laudati impartiscono lordine di sparare sulla folla. I dimostranti si disperdono e lasciano sul terreno quattro morti e sedi ci feriti. Questa volta luso arbitrario delle armi viene considerato illegittimo. Oltre i promotori della manifestazione, vengono inquisiti anche gli ufficiali della Legione Provinciale: lAddone per imprudente condotta il Corrado e il Laudati per aver dato ordine a tirare sopra il popolo a fine di respingerlo.

E uno dei tanti episodi questo di Brindisi di Montagna che, pur non degenerando in brigantaggio, conseguenza delle condizioni in cui vivono le popolazioni lucane.

A Trivigno e a Brindisi di Montagna le manifestazioni popolari non sono esplosione dellodio del contadino contro il ceto dei galantuomini e dei ricchi massari, n reazione alle prepotenze e agli arbitri dei francesi. In questi due centri abitati si reclama il riconoscimento di diritti che leggi vigenti riconoscono ai contadini, per cui questi non sono costretti a scegliere una bandi era intorno alla quale raccogliersi. Dove, invece, lodio covato da sempre spinge una classe contro laltra e la presenza dei francesi provoca la rivolta, il ribelle ha bisogno di una bandiera con cui coprire le vendette e le stragi e giustificare una lotta che, come ogni lotta di popolo, ha sempre un movente e un carattere economico-sociale.
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CXXI Nicola Addone. Nous avons racont comment Salvato avait t envoy par le gnral Championnet Salerne dans le but dorganiser et de diriger une colonne sur Potenza, o lon craignait une raction et les malheurs terribles qui laccompagnent toujours dans un pays demi sauvage o les guerres civiles ne sont que des prtextes

aux vengeances particulires. Quoique les vnements de Potenza appartiennent plutt lhistoire gnrale de 99 quau rcit particulier que nous avons entrepris, lequel ne met sous les yeux de nos lecteurs que les faits et gestes des personnages qui y jouent un rle, -comme ces vnements ont le caractre terrible, et de lpoque dans laquelle ils ont t accomplis et du peuple chez lequel ils se passent, nous leur consacrerons un chapitre, auquel ils ont un double droit, et par la grandeur de la catastrophe et par linfluence nfaste que le voyage qui amena la rvlation par Michele du complot des Backer, eut sur la vie de lhrone de notre histoire. En rentrant de cette soire chez la duchesse Fusco, o les vers de Monti avaient t lus, o le Moniteur parthnopen avait t fond et o le perroquet de la duchesse avait, grce ses deux professeurs, Velasco et Nicolino, appris crier : Vive la Rpublique ! meurent les tyrans ! le gnral Championnet avait trouv au palais dAngri un riche propritaire de la Basilicate nomm Nicola Addone. Don Nicola Addone, comme on lappelait dans le pays, par un reste dhabitude de moeurs espagnoles, habitait Potenza et avait pour ami intime lvque monseigneur Serrao. Monseigneur Serrao, Calabrais dorigine, stait fait dans lpiscopat une double renomme de science et de vie exemplaire. Il avait acquis lune par des publications estimes et lautre par sa charit vanglique. Dou dun sens juste, dune me gnreuse, il avait salu la libert comme lange du peuple promis par les vangiles, et propag le mouvement libral et la doctrine rgnratrice. Mais lazur de ce beau ciel rpublicain, peine son aurore, commenait dj sobscurcir. De toutes parts des bandes de sanfdistes sorganisaient. Le dvouement aux Bourbons tait le prtexte ; le pillage et lassassinat taient le but. Monseigneur Serrao, qui avait compromis ses concitoyens par son exemple et par ses conseils, avait rsolu de pourvoir au moins leur sret. Alors, il eut lide de faire venir de Calabre, cest-dire de son pays, une garde de ces hommes darmes connus sous le nom de campieri, restes de ces bandes du Moyen ge, qui, aux jours de la fodalit, se mettaient la solde des haines et des ambitions baroniales, descendants ou, qui sait ? peut-tre anctres de nos anciens condottieri. Le pauvre vque croyait avoir dans ces hommes, ses compatriotes, surtout en les payant bien, des dfenseurs courageux et dvous. Par malheur, quelque temps auparavant, monseigneur Serrao avait censur la conduite dun de ces mauvais prtres, dont il y a tant dans les provinces mridionales, quils esprent toujours chapper aux regards de leurs suprieurs en se confondant dans la foule. Ce prtre sappelait Angelo Felice Vinciguerra. Il tait du mme village que lun des deux chefs de campieri, nomm Falsetta. Le second chef se nommait Capriglione. Le prtre avait t li dans son enfance avec Falsetta, et se lia de nouveau avec lui. Il fit comprendre Falsetta que la paye que lui

donnait monseigneur Serrao, si forte quelle ft, ne pouvait se comparer ce que lui rapporteraient les contributions quil pourrait lever et le pillage quil pourrait faire, si Capriglione et lui, au lieu de se consacrer au maintien du bon ordre, se faisaient, grce aux hommes quils avaient sous leurs ordres, chefs de bande et se rendaient matres de la ville. Falsetta, entran par les conseils de Vinciguerra, fit part de la proposition Capriglione, qui laccepta. Les hommes, on le comprend, ne rsistrent point o avaient succomb leurs chefs. Un matin, monseigneur Serrao, tant encore au lit, vit ouvrir sa porte, et Capriglione, son fusil la main, apparaissant sur le seuil de sa chambre, lui dit sans autre prparation : -Monseigneur, le peuple veut votre mort. Lvque leva la main droite, et, faisant le geste dun homme qui donne sa bndiction : -Je bnis le peuple, dit-il. Sans lui laisser le temps de rien ajouter ces paroles vangliques, le bandit le coucha en joue et fit feu. Le prlat, qui stait soulev pour bnir son assassin, retomba mort, la poitrine perce dune balle. Au bruit du coup de fusil, le vicaire de monseigneur lvque Serrao accourut, et, comme il tmoignait son indignation du meurtre qui venait dtre commis, Capriglione le tua dun coup de couteau. Ce double assassinat fut presque immdiatement suivi de la mort de deux des propritaires les plus riches et les plus distingus de la ville. Ils se nommaient Gerardangelo et Giovan Liani. Ils taient frres. Ce qui donna crance ce bruit que lassassinat de monseigneur Serrao avait t commis par Capriglione, mais linstigation du prtre, cest que, le lendemain du crime, le susdit Vinciguerra se runit la bande de Capriglione, et contribua avec elle plonger Potenza dans le sang et le deuil. Alors, libraux, patriotes, rpublicains, tous ceux qui, par un point quelconque, appartenaient aux ides nouvelles, furent pris dune profonde terreur, laquelle saugmenta encore du bruit qui courut que, le jour o devait se clbrer la fte du Sang-du-Christ, cest--dire le jeudi daprs Pques, les brigands, devenus matres de la ville, devaient massacrer, au milieu de la procession, non seulement tous les patriotes, mais encore tous les riches. Le plus riche de ceux qui taient menacs par ce bruit qui courait, et en mme temps un des plus honntes citoyens de la ville, tait ce mme Nicola Addone, ami de monseigneur Serrao, qui attendait le gnral franais chez lui, sa sortie de la soire de la duchesse Fusco. Ctait un homme brave et rsolu, et il dcida, daccord avec son frre Basileo Addone, de purger la ville de cette troupe de bandits. Il fit donc appeler chez lui ceux de ses amis quil estimait les plus courageux. Au nombre de ceux-ci se trouvaient trois hommes dont la tradition orale a conserv les noms, qui ne se retrouvent dans aucune histoire. Ces trois hommes se nommaient : Giuseppe Scafanelli, Jorio Mandiglia et Gaetano Maffi. Sept ou huit autres entrrent aussi dans la

conspiration ; mais jai inutilement interrog les plus vieux habitants de Potenza pour savoir leurs noms. Rassembls chez Nicola Addone, fentres et portes closes, ces patriotes arrtrent que lon anantirait dun seul coup Capriglione, Falsetta et toute leur bande, depuis le premier jusquau dernier. Pour arriver au but que lon se proposait, il sagissait de se runir en armes, moiti dans la maison dAddone, moiti dans la maison voisine. Les bandits eux-mmes, comme sils eussent t daccord avec ceux-ci, fournirent aux patriotes loccasion qui leur manquait. Ils levrent une contribution de trois mille ducats sur la ville de Potenza, laissant aux citoyens le soin de rgler la faon dont elle serait rpartie et paye, pourvu quelle ft paye dans les trois jours. La contribution fut leve et dpose publiquement dans la maison de Nicola Addone. Un homme du peuple, nomm Gaetano Scoletta, cordonnier de son tat, connu sous le sobriquet de Sorcetto1, se chargea de porter domicile, chez les bandits, une invitation de venir recevoir chez Addone chacun la part qui lui revenait. Les heures du rendez-vous taient diffrentes pour chaque bandit, afin que la compagnie ne vnt point en masse, ce qui et rendu lexcution du projet difficile. Scoletta, tout en bavardant avec les bandits, tait charg de leur faire la topographie intrieure de la maison et de leur dire, entre autres choses, que la caisse, de crainte des voleurs, tait place lextrmit la plus retire de lhabitation. Le jour arriv, Nicola Addone fit cacher dans une espce de cabinet prcdant la chambre o Scoletta avait dit que se tenait le caissier, deux vigoureux muletiers attachs son service, et se nommant, lun 1 Souriceau . Laurito et lautre Sarraceno. Ces deux hommes se tenaient, une hache la main, chacun dun ct dune porte basse sous laquelle on ne pouvait passer sans courber la tte. Les deux haches, solidement emmanches, avaient t achetes la veille et affiles pour cette occasion. Tout fut prt et chacun au poste qui lui avait t assign un quart dheure avant lheure convenue. Les premiers bandits arrivrent un un et furent introduits aussitt leur arrive. Aprs avoir travers un long corridor, ils arrivrent la chambre o se tenaient Laurito et Sarraceno. Ceux-ci frappaient et, dun seul coup, abattaient leur homme avec autant de justesse et de promptitude que le boucher abat un boeuf dans sa boucherie. Au moment mme o le bandit tombait, deux autres domestiques dAddone, nomms Piscione et Musano, faisaient passer le cadavre travers une trappe. Le cadavre tombait dans une curie. Aussitt le cadavre disparu, une vieille femme, impassible comme une Parque, sortait dune chambre voisine, un seau deau dune main, une ponge de lautre, lavait le plancher, et rentrait dans sa chambre avec le mutisme et la roideur dun automate. Le chef Capriglione vint son tour. Basileo Addone, frre de Nicola, le suivit par derrire comme pour lui indiquer les dtours de la maison ; mais, au

milieu du corridor, le bandit, inquiet et souponneux, eut sans doute un pressentiment. Il voulut retourner. Alors, sans insistance pour le faire aller plus avant, sans discussion aucune avec lui, au moment o il se retournait, Basileo Addone lui plongea jusquau manche son poignard dans la poitrine. Capriglione tomba sans pousser un cri. Basileo le tira dans la premire chambre venue, et, stant assur quil tait bien mort, ly enferma et mit tranquillement la clef dans sa poche. Quant Falsetta, il avait eu un des premiers la tte fendue. Seize des brigands, leurs deux chefs compris, taient dj tus et jets dans le charnier, lorsque les autres, voyant leurs camarades entrer et ne les voyant pas sortir, formrent une petite troupe, et, guids par Gennarino, le fils de Falsetta, vinrent pour frapper la porte dAddone. Mais ils neurent pas mme le temps de frapper cette porte. Au moment o ils ntaient plus qu une quinzaine de pas de la maison, Basileo Addone, qui se tenait en vedette une fentre, avec cette mme main ferme et ce mme coup doeil sr dont il avait frapp Capriglione, envoya une balle au milieu du front de Gennarino. Ce coup de fusil fut le signal dune horrible mle. Les conjurs, comprenant que le moment tait venu de payer chacun de sa personne, se lancrent dans la rue, et, visage dcouvert cette fois, attaqurent les brigands avec une telle fureur, que tous y restrent depuis le premier jusquau dernier. On compta trente-deux cadavres. Pendant la nuit, ces trente-deux cadavres furent ports et couchs les uns ct des autres sur la place du March, de manire quau lever du jour, toute la ville pt avoir sous les yeux ce sanglant spectacle. Mais, ds la veille, Nicola Addone tait parti, tait venu raconter lvnement Championnet et lui demander denvoyer une colonne franaise Potenza pour y maintenir lordre et sopposer la raction. Championnet, aprs avoir cout le rcit de Nicola Addone, avait, en effet, reconnu lurgence de sa demande, avait charg Salvato dorganiser la colonne Salerne et avait donn le commandement de cette colonne son aide de camp Villeneuve.

POTENZA - Era il 3 febbraio 1799, esattamente 210 anni fa, quando Potenza sulla scia e sullesempio della Repubblica Partenopea al grido di Francia dentro e Ferdinando fuora sotto la direzione e gli auspici del Vescovo Giovanni Andrea Serrao innalza a Piazza del Seggio (attuale Piazza Matteotti per i potentini Piazza Sedile) lalbero della libert. E la rievocazione di quel 3 febbraio 1799 sar il tema che lAmministrazione Comunale di Potenza, in collaborazione con lAssociazione Imago Historiae, porter in scena proprio a Piazza Sedile il prossimo 3 febbraio 2009 alle ore 18,30, contestualmente al convegno organizzato per ricordare la figura di Giovanni Andrea

Lalbero della libert


Serrao dal titolo <<Viva la Libert>>, al quale interverranno il Sindaco di Potenza Vito Santarsiero, il prof. Antonio Lerra dellUniversit degli Studi di Basilicata e S.E. Mons. Agostino Superbo. Il 3 febbraio 1799 attorno allalbero feste, grida, banchetti e musiche popolari. Bernardino Assisi e altri giacobini spiegano la teoria politica dei nuovi diritti con parole calde e seducenti promesse. Il Vescovo Serrao presiede ladunanza popolare per lelezione dei membri della Municipalit, presidente viene eletto Don Domenico Vignola, vicario e arciprete della Cattedrale di San Gerardo. Ma durer solo 21 giorni, il 24 Febbraio 1799, Antonio Capriglione aizzato e sorretto da realisti del destituito governo Borbonico, fra tutti il principe Francesco Loffredo, accorre a piazza Sedile, abbatte lalbero della libert al grido inferocito di Abbasso la Repubblica a morte i Giacobini e si reca con i suoi, al vicino Palazzo Vescovile, trova il vescovo Serrao ancora a letto e lo fredda con un colpo di pistola, insieme ai suoi recide gli il capo dal busto mettendolo sulla punta di un palo stessa sorte toccher al reggente del seminario Serra. Trofei di un massacro che saranno portati in giro per Via Pretoria e nella stessa Piazza. Nello stesso giorno vengono barbaramente trucidati, dagli stessi facinorosi, i fratelli Don Giovanni (sacerdote) e Nicola Siani nel loro palazzo in Via Pretoria 188 dopo averlo saccheggiato e incendiato. La feroce vendetta dei giacobini sar consumata per mano dei fratelli Basileo e Nicola Addone nel loro palazzo posto nellattuale largo Pignatari, il 27 febbraio 1799, attirando Capriglione e gli altri con un raggiro per voce di un certo Gennaro Scolletto chiamato il societto il quale dice loro che gli Addone per non creare scompiglio e ulteriori spargimenti di sangue in citt sono disponibili a elargire una grossa somma di denaro da ritirare proprio

presso la casa degli Addone. Il primo a recarsi dagli stessi Antonio Capriglione, freddato da Don Basileo Addone con un colpo di pistola mentre i suoi vengono massacrati a colpi di scure nellandrone del portone dagli altri giacobini, stessa sorte toccher al figlio di Capriglione, Gennarino, freddato con un colpo di pallettone alla testa sparato da Don Nicola Addone. Il prossimo 3 febbraio 2009 oltre ai rievocatori storici dellAssociazione Imago, gli Ambasciatori Lucani, cureranno le musiche ricostruendo canti ed inni del periodo, le ragazze dellAssociazione Culturale Vita Mia di Brienza indosseranno i costumi femminili del 1783 ricostruiti dal disegno di DAnna e Della Gatta conservati al Museo Pitti di Firenze, completeranno il quadro, i figuranti della Civilt Contadina di Contrada Cavalieri e gli attori Monica Palese e Peppino Santagata, racconteranno, sotto lAlbero della Libert, cosa successo in quel Febbraio di duecentodieci anni fa!

La Corte dei Conti


stato rilevato che le spese soggette a restrizione sono risultate inferiori al tetto massimo consentito, relativamente agli impegni, mentre sono risultate superiori per i pagamenti. Lindebitamento regionale pari a 473,77 milioni di euro, mentre sono stati rispettati gli equilibri di cassa e la gestione di competenza. Considerati ancora insufficienti i dati per chiarire definitivamente quanto tempo passa dallo stanziamento per investimenti alleffettivo impiego delle somme, la Corte ha sottolineato che nel 2007 la Regione ha fatto investimenti pari a 1.231 euro per abitante, ben al di sopra della media nazionale (344 euro), ma addirittura il migliore risultato tra quelli conseguiti dalle Regioni a statuto ordinario. Infine, stato evidenziato che le spese per i dipendenti risultano in calo, mentre sono in crescita quelle per collaborazioni coordinate e continuative,

contratti interinali, incarichi a consulenti e a collaboratori esterni.

Nuova Giunta altroch


difficile, aggravato ormai dallassenza, per troppi anni, di un governo allaltezza delle sfide, e frastornata per le soluzioni adottate, figlie della pervicace volonta di mantenere un potere che esprime, ormai senza pudore, il suo disfacimento e la sua debolezza ideale; che non intende guardare in faccia le ragioni profonde del suo fallimento che consistono nellaver degradato la politica a pura gestione tentacolare, rinunciando a lanciare uno sguardo al bisogno di discontinuita e di futuro che pure si muove in tanti contesti della nostra terra. Il Pd realizza definitivamente il suo suicidio con unoperazione di conservazione che sembra riportare indietro le lancette della storia, deligettimando in un solo colpo la sua stessa classe dirigente e lansia di cambiamento di cui la buona politica dovrebbe essere portatrice. Naturalmente sul piano programmatico si avverte un vuoto ed un silenzio profondo, mentre la regione precipita nelle sue contraddizioni. Le forze del cambiamento hanno piu che mai il dovere di unirsi ed impedire che una deriva improduttiva continui a segnare negativamente il corso delle cose, aprendo invece un fronte di speranza che i lucani si aspettano e meritano davvero.

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