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1 Gennaio-Marzo 2015
DOI 10.1393/gdf/i2015-10214-y
1. Introduzione
(∗ ) Da una comunicazione al 100◦ Congresso della Società Italiana di Fisica, Pisa, 2014.
46 Massimiliano Malgieri, Pasquale Onorato e Anna De Ambrosis
storico, solitamente utilizzato nei libri di testo delle scuole superiori, è stato criticato,
e una delle obiezioni più forti che vi è stata opposta è che esso, enfatizzando più del
dovuto gli aspetti della “vecchia teoria quantistica”, e fermandosi comunque a quello
che era lo stato della FQ attorno agli anni venti del secolo scorso, può contribuire a
generare nello studente erronee concezioni ibride classico-quantistiche.
Nella nostra linea di ricerca per la formazione degli insegnanti, che si tradurrà nel
prossimo futuro anche in sperimentazioni dirette in classe, il metodo della somma sui
cammini di Feynman viene utilizzato nella duplice veste di un algoritmo che permette
di affrontare le difficoltà matematiche della FQ in un modo accessibile agli studenti di
scuola superiore, e di un linguaggio che consente di esprimere i temi concettuali più
profondi ed ardui (primi fra tutti, il “dualismo onda-particella” e il “problema della
misura”) in un modo chiaro e soddisfacente per gli studenti. In effetti, il formalismo
dei cammini di Feynman viene utilizzato, nella ricerca scientifica e specialmente in
ottica quantistica, prima di tutto come un apparato concettuale che permette di
analizzare la struttura astratta degli esperimenti che vengono eseguiti [2], di capire
ciò che ci si aspetta dai loro risultati, e quindi di progettare esperimenti atti a verificare
sperimentalmente le caratteristiche desiderate della teoria.
Una delle linee guida più importanti del nostro lavoro è stata perciò quella di
includere nella sequenza la discussione di esperimenti moderni, che possano servire a
mostrare lo stato dell’arte della teoria, e a rappresentare il dibattito sui temi episte-
mologici nella sua forma attuale. Poiché la maggior parte degli esperimenti recenti più
illuminanti sulla natura della FQ proviene dal campo dell’ottica quantistica, è stato
per noi naturale iniziare il percorso dalla natura della luce, e dal concetto di fotone.
Il metodo della somma sui cammini ha una storia rilevante nella didattica della
fisica [3–6] e vari autori hanno messo in evidenza l’importanza della formulazione di
Feynman per una comprensione qualitativa e concettuale del paradigma quantistico.
Tuttavia, molti di tali studi sono limitati dalla difficoltà nell’ottenere, con le tecni-
che usuali, una trattazione didatticamente efficace di alcuni contenuti estremamente
importanti per un corso introduttivo di FQ. Tali temi includono i sistemi confinati
con livelli di energia discreti, e più in generale problemi stazionari, nei quali l’energia
si considera fissata. Nel nostro percorso, per affrontare tali casi, abbiamo utilizzato la
versione indipendente dal tempo (dipendente dall’energia) dell’integrale sui cammini,
sviluppata a partire dai lavori di Gutzwiller [7] dagli anni ’70 del secolo scorso. In es-
sa, lasciando completamente inalterata la struttura concettuale della formulazione di
Feynman, vengono considerati tutti i cammini tra sorgente e rivelatore a energia fissa-
ta, e di conseguenza con tempi di arrivo e partenza arbitrari, anziché tutti i cammini
con tempo di percorrenza fissato ed energia arbitraria. In questo modo si ottengono
come soluzioni gli stati stazionari a energia fissata, il che è quanto richiesto in mol-
tissimi problemi di FQ. Nella sezione 3 riportiamo brevemente la teoria alla base di
questa variante del metodo dei cammini che ha costituito un riferimento importante
per la costruzione del nostro percorso.
Uno degli obiettivi della nostra ricerca è stato quello di portare gli studenti a rag-
giungere, in parallelo alla comprensione degli aspetti concettuali, adeguate capacità
tecniche nella risoluzione di esercizi e problemi. Gli strumenti matematici richie-
Fisica quantistica a scuola con il metodo dei cammini di Feynman 47
sti nella formulazione della somma sui cammini sono semplici, e sostanzialmente si
basano sulla rappresentazione dei numeri complessi mediante fasori. Tali strumenti
possono essere introdotti, a partire da un’attenta rivisitazione dell’ottica ondulatoria
basata sul principio di Huygens, anche molto prima dell’inizio del percorso di mecca-
nica quantistica, che è situato, nei nuovi programmi ministeriali, nella parte centrale
dell’ultimo anno del liceo.
Come per altri autori che hanno operato una ricostruzione didattica della FQ
basata sul metodo della somma sui cammini, hanno un ruolo essenziale anche nel
nostro percorso le simulazioni interattive, a supporto della possibilità degli studenti
di visualizzare e comprendere gli esempi e le applicazioni proposte. Abbiamo realiz-
zato tali simulazioni con il software open source GeoGebra, ampiamente utilzzato ed
apprezzato nella comunità degli insegnanti di matematica e fisica.
In questa sezione esponiamo brevemente la teoria alla base della trattazione dei
sistemi confinati come presentata nel nostro percorso, proponendo alcune referenze
per il lettore interessato. Partiamo dalla consueta espressione per il propagatore
di Feynman, che rappresenta l’ampiezza di probabilità di trovare nel punto dello
spazio-tempo (x , t ) una particella che si trovava inizialmente in (x, 0).
x (t )
i
(1) K(x0 , x , t ) = D[x(t)]e h̄ S[x(t)] ,
x0 (0)
dove S[x(t)] = L(x(t), ẋ(t))dt è l’azione classica sul cammino considerato. Se l’ha-
miltoniana del sistema è indipendente dal tempo, operando una trasformata di Fourier
sul propagatore si ottiene la funzione di Green dipendente dall’energia G(x0 , x , E)
che rappresenta l’ampiezza di probabilità di trovare nel punto x una particella di
energia totale E emessa nel punto x0 :
∞
G(x0 , x , E) = K(x0 , x , t)e h̄ Et dt.
i
(2)
−∞
50 Massimiliano Malgieri, Pasquale Onorato e Anna De Ambrosis
ψn (x0 )ψ ∗ (x )
(3) G(x0 , x , E) = n
.
n
E − En
fornisce il modulo quadro della funzione d’onda stazionaria per E = En nel punto x.
Il punto centrale dell’approccio da noi usato è che la funzione di Green dipendente
dall’energia può essere a sua volta espressa come integrale sui cammini possibili tra x0
e x , dove la fase di ciascun cammino non dipende dall’azione S(x, t), ma dall’azione
ridotta o funzione caratteristica di Hamilton
1
(5) S0 (x) = S(x, t) + Et = p(x)dx = 2m(E − V (x)) 2 dx.
L’equazione (6) è una correzione del più noto propagatore di Van Vleck-Gutzwiller
dipendente dall’energia [7]. In essa la somma va estesa a tutti i possibili cammini a
energia fissata tra x0 e x (contrassegnati dall’indice p), indipendentemente dal tempo
di percorrenza. k0 e k sono i numeri d’onda iniziale e finale della particella, mentre i
pesi Wp , in generale complessi corrispondono ai coefficienti di Fresnel di trasmissione
e riflessione espressi in termini del numero d’onda k [22] da applicare ogni volta che il
cammino considerato attraversa il confine tra due zone a diverso potenziale, oppure ne
viene riflesso. Nel caso della buca di potenziale quadrata di altezza infinita, che viene
considerato nel percorso didattico, tali coefficienti corrispondono semplicemente alla
Fisica quantistica a scuola con il metodo dei cammini di Feynman 51
moltiplicazione per e−iπ per ogni riflessione prodotta dai bordi della barriera, e quindi
ad uno sfasamento δφ = −π, per ciascuna riflessione, per il cammino corrispondente.
L’equazione (6) offre la possibilità di costruire un approccio didattico coerente
(ma semplice dal punto di vista formale) che utilizza il metodo dei cammini per
trattare i sistemi confinati: per calcolare l’ampiezza di probabilità di trovare in x
una particella emessa in x0 con energia E, costruiamo tutti i possibili cammini tra
il punto di partenza e quello di arrivo, e sommiamo fasori la cui fase corrisponde
all’azione (in questo caso l’azione ridotta, indipendente dal tempo) della particella
calcolata sul cammino. Poiché cerchiamo soluzioni ad energia fissata, non può essere
fissato anche il tempo di percorrenza, perciò la somma va estesa a tutti i cammini che
vanno da x0 ad x includendo anche i cammini che comportano un numero arbitrario
di riflessioni dalle pareti della buca di potenziale. I livelli di energia permessi del
sistema sono, a questo punto, quei valori dell’energia per i quali i cammini si sommano
costruttivamente, portando l’ampiezza a divergere (vedi la sezione 5.8).
Applicazioni didattiche di questa forma dell’integrale sui cammini sono state
proposte nei rif. [23, 24].
Fig. 1. – Rappresentazione grafica del percorso, con evidenziata la scansione temporale prin-
cipale (percorso centrale), gli esperimenti discussi (riquadri blu) e le tematiche concettuali ed
epistemologiche affrontate (in arancione).
Il metodo della somma sui cammini può inizialmente essere visto come un modo
conveniente per descrivere i fenomeni di interferenza, senza necessariamente uscire
dalla prospettiva dell’ottica ondulatoria. Nel nostro percorso partiamo da una di-
scussione del principio Huygens (fig. 2(a)), la cui idea di un’onda che “eccita” nuo-
ve sorgenti d’onda in tutti i punti nello spazio ha una chiara corrispondenza con
il principio di base del metodo della somma sui cammini [28, 29]. In questa pro-
spettiva, gli studenti apprendono inizialmente come calcolare il valore dell’ampiezza
di un’onda monocromatica in un punto P nello spazio sommando i fasori derivanti
da tutti i possibili cammini ottici che una perturbazione elementare dell’onda può
seguire per raggiungere il punto P da una sorgente posta in S. Tale filosofia sorgente-
rivelatore [30] ha un ruolo centrale nell’ approccio basato sulla somma sui cammini;
ed è spesso utilizzata (talvolta implicitamente) nel consueto trattamento di fenome-
ni di interferenza in ottica ondulatoria. Semplici attività sperimentali nelle quali gli
studenti acquisiscono con una fotocamera figure di interferenza, le analizzano median-
te il software di video analisi Tracker (fig. 2(b)) e le confrontano con le simulazioni
(fig. 2(c)) aiutano a collegare la descrizione astratta di tali fenomeni ai reali risultati
sperimentali.
Fig. 2. – (a) Animazione che illustra il collegamento tra il principio Huygens e l’idea di utilizzare
tutti i possibili cammini ottici dalla sorgente al rivelatore. (b) Analisi Tracker dell’intensità luminosa
nell’interferenza da doppia fenditura. Viene sfruttata la possibilità di Tracker di misurare e riportare
in un grafico la luminosità pixel per pixel dell’immagine acquisita (c) Simulazione GeoGebra dell’
interferenza da doppia fenditura.
– L’effetto fotoelettrico, come prova fondamentale della granularità della luce nel-
la sua interazione con la materia, e veicolo per l’introduzione della relazione di
quantizzazione E = hν.
– L’esperimento di doppia fenditura con con fotoni singoli [25] che introduce
l’interpretazione probabilistica per il singolo oggetto quantistico.
– L’esperimento di Grangier et al. [31] sull’ indivisibilità del fotone.
Il nucleo del nostro messaggio agli studenti può essere riassunto come segue: se la luce
è immaginata come un’onda, si attribuisce ad essa la proprietà di essere distribuita
nello spazio; cosicché, per esempio, essa può passare attraverso entrambe le fenditure
nell’ esperimento di Young, producendo la figura di interferenza. Ma se, a seguito
di evidenze sperimentali in conflitto con l’ipotesi ondulatoria, si adotta un modello
della luce come composta di fotoni; e se si osserva l’interferenza persistere anche
quando l’intensità della luce è cosı̀ bassa che solo un fotone alla volta passa attraverso
le fenditure, quale spiegazione si può fornire? L’idea di Feynman del fotone che
segue tutti i percorsi possibili viene quindi presentata come una risposta logicamente
Fisica quantistica a scuola con il metodo dei cammini di Feynman 55
Fig. 3. – Schema del setup sperimentale per l’esperimento Grangier sull’indivisibilità del fotone.
Fig. 4. – Simulazione GeoGebra della diffrazione da singola fenditura, con la possibilità di variare
la larghezza della fenditura.
5.4. L’interferometro di Mach Zehnder con fotoni singoli: confutare il concetto classico
di traiettoria
Questo risultato va confrontato con quanto accade nel caso in cui uno dei due
bracci venga bloccato: in questo caso, i rivelatori 1 e 2 hanno la stessa probabilità di
individuare il fotone, poiché per ogni rivelatore vi è un solo cammino possibile, e non
vi è pertanto alcuna interferenza. Si può concludere quindi che i risultati osservati so-
no incompatibili con l’ipotesi che, nell’esperimento con la configurazione completa, il
fotone sia passato attraverso uno solo (quale che esso sia) dei due possibili percorsi. È
utile a questo punto confrontare ciò che si verifica nell’interferometro Mach-Zehnder
con il caso dell’interferenza da doppia fenditura. Si ritrova, infatti, una situazione
concettualmente simile: la figura di interferenza risultante dalle due fenditure, ossia
la distribuzione di probabilità per la rivelazione del singolo fotone, è statisticamente
incompatibile con la somma delle due figure di diffrazione per le due fenditure separa-
te. In questo modo gli studenti possono comprendere che l’impossibilità di attribuire
una precisa traiettoria agli oggetti quantistici è un fatto generale; ma ridurre lo spa-
zio dei possibili risultati a solo due rivelatori piuttosto che considerare uno schermo
continuo ha, per molti studenti, significativi vantaggi didattici.
La nostra simulazione del Mach-Zehnder consente poi di introdurre uno sfasamen-
to variabile tra i due cammini ottici, modificando le probabilità ai due rivelatori. La
simulazione può essere cosı̀ utilizzata come supporto ad esercizi nei quali gli studenti
debbano calcolare tali probabilità. In particolare, esercizi di questo tipo risultano utili
per affrontare alcune difficoltà riscontrate riguardo al problema della normalizzazione
delle probabilità calcolate con il metodo della somma sui cammini.
laser a bassa intensità attraversa un beam splitter, suddividendosi in due fasci, ciascu-
no dei quali colpisce un cristallo non lineare che emette una coppia di fotoni. A causa
della bassa intensità della sorgente, e della bassa efficienza dei cristalli non lineari,
statisticamente solo uno dei due cristalli alla volta emette una coppia di fotoni. Nella
configurazione mostrata in fig. 6(a), l’apparato è allineato in modo tale che il fotone
secondario sia indirizzato verso lo stesso rivelatore 2, a prescindere da quale dei due
cristalli abbia emesso. In questo modo, gli eventi “fotoni emessi dal cristallo 1” e
“fotoni emessi dal cristallo 2” sono indistinguibili, e pertanto interferiscono: varian-
do leggermente la lunghezza del cammino ottico di uno dei due possibili percorsi si
osserva una figura di interferenza al rivelatore 1.
Se, al contrario, l’apparato è configurato in modo tale che solo uno dei due possibili
fotoni secondari sia diretto verso il rivelatore 2 (fig. 6(b)), allora i due casi possibili
non sono più indistinguibili. In altre parole, è stata ottenuta informazione su quale
dei due cristalli non lineari ha emesso i fotoni (in senso astratto, informazione su
“quale via” ha preso il sistema nell’apparato) e pertanto variare la lunghezza di uno
dei due cammini ottici non ha più alcun effetto: la figura di interferenza scompare, e
il conteggio dei fotoni al rivelatore 1 diventa costante.
Il linguaggio dei cammini di Feynman è particolarmente adatto per riassumere
la lezione che si può trarre dall’esperimento: interpretando l’espressione “tutti i per-
Fisica quantistica a scuola con il metodo dei cammini di Feynman 59
corsi possibili” come “tutti i percorsi compatibili con l’informazione disponibile sul
sistema”, automaticamente i concetti di “dualismo onda-particella” e di “collasso del-
la funzione d’onda” possono venire espressi in una forma chiara, libera da influenze
degli schemi classici, e comprensibile per gli studenti.
Poiché l’esperimento ZWM, dal punto di vista concettuale, non è altro che un
esperimento di interferenza a due vie, è utile tornare ancora una volta all’esperimento
di doppia fenditura con fotoni singoli e discutere, anche attraverso una simulazione,
l’esempio usuale riguardo al dualismo onda-particella, ossia il fatto che una misura
in grado di discernere attraverso quale fenditura il fotone (o qualunque altro oggetto
quantistico) sia passato distrugge la figura di interferenza sullo schermo. Ma a questo
punto, aver discusso l’esperimento ZWM aiuterà gli studenti a comprendere che la
ragione della sparizione della figura di interferenza non va ricercata nel fatto che
una delle due fenditure sia stata “chiusa” da un apparato sperimentale in grado di
rivelare il passaggio del fotone, o che l’apparato stesso abbia fisicamente perturbato
l’oggetto quantistico, ma va individuata nella riduzione dei cammini possibili dovuta
all’acquisizione di informazione aggiuntiva sul sistema.
Per introdurre agli studenti l’estensione del metodo fino ad ora utilizzato alle par-
ticelle massive ricorriamo ad una analogia, reinterpretando la relazione di fase valida
per il fotone in termini di quantità che abbiano un significato anche per particelle
dotate di massa. Consideriamo quindi la relazione E = h̄ω che si può ottenere dall’a-
nalisi dell’effetto fotoelettrico, e la formula per la quantità di moto del fotone p = h̄k
che deriviamo, come usuale, da una discussione dello scattering Compton. In questo
modo riscriviamo la relazione di fase per il fotone, φ = kx − ωt, come
p E
(7) φ= x − t.
h̄ h̄
Quindi postuliamo che tale relazione sia valida, con le appropriate identificazioni per
p ed E, tanto per i fotoni quanto per le particelle massive. Procedendo per analogia,
deriviamo l’espressione della lunghezza d’onda di De Broglie, λ = hp .
Nel caso in cui la particella si muova in un potenziale V (x) con l’energia totale E
conservata, scriviamo l’espressione più generale
1 E 1 1
(8) φ= p(x)dx − t = (S0 (x) − Et) = S(x, t),
h̄ h̄ h̄ h̄
dove S(x, t) = L(x, t)dt è l’azione, mentre S0 (x) = p(x)dx = 2m[E − V (x)]dx
è l’azione ridotta. L’equazione (8) può essere confrontata con l’analoga espressione
per la fase della luce monocromatica che entra in un mezzo disomogeneo con indice
di rifrazione n(x), cioè
(9) φγ = k(x)dx − ωt = k0 n(x)dx − ωt.
60 Massimiliano Malgieri, Pasquale Onorato e Anna De Ambrosis
Come anticipato nella sezione 4, il nostro obiettivo a questo punto del percorso
è spiegare come, nel limite di piccole lunghezze d’onda (e quindi elevate quantità di
moto) si ottenga, dal metodo della somma sui cammini, l’emergere come casi limite
dell’ottica geometrica e della meccanica classica. Il meccanismo per cui questo avvie-
ne, cioè il crescente peso dei cammini vicini a quello di fase stazionaria al diminuire
della lunghezza d’onda, non è banale, perché i cammini considerati hanno, comun-
que, tutti identico peso unitario; il fenomeno dell’annullarsi reciproco dei contributi
di cammini vicini se la fase varia rapidamente dall’uno all’altro viene verificato con
l’aiuto di opportune simulazioni in cui la lunghezza d’onda (o la massa) dell’oggetto
quantistico può essere interattivamente variata. Alcuni esempi che abbiamo prodotto
includono la rifrazione della luce ad una interfaccia tra due mezzi, la riflessione da
uno specchio parabolico, l’interferenza da doppia fenditura di particelle con massa
variabile.
Il primo caso è rappresentato in fig. 7(a): una sorgente di luce isotropa è collocata
nei pressi di un’interfaccia tra due mezzi, con un rivelatore posto oltre l’interfaccia. La
somma dei fasori associati ai cammini considerati conduce alla caratteristica spirale
di Cornu che compare nella finestra grafica di destra. La forma di tale spirale mostra
che i cammini che danno un contributo maggiore all’ampiezza finale sono quelli vicini
a quello di lunghezza, e quindi tempo di percorrenza, minimi; approssimativamente,
i cammini che differiscono da esso per meno di mezza lunghezza d’onda. I cammini
molto lontani dal raggio dell’ottica geometrica forniscono un contributo trascurabile,
in quanto i fasori ad essi corrispondenti si trovano nei “riccioli” alle estremità della
spirale, e la loro somma, periodicamente, (cioè dopo aver considerato un certo nume-
ro di cammini vicini) si annulla. Al diminuire della lunghezza d’onda rispetto alla
distanza sorgente-rivelatore (che è, in questo caso, l’unica altra scala di lunghezza ri-
levante) i cammini che danno un contributo non trascurabile si possono “confondere”
con il raggio dell’ottica geometrica, ricostruendo quindi il Principio di Fermat come
caso limite.
Lo stesso fenomeno può essere osservato sotto un diverso punto di vista nel caso
della riflessione da uno specchio parabolico (fig. 7(b)). Si considera una sorgente molto
lontana dallo specchio (idealmente all’infinito) e una serie di rivelatori posti sull’asse
dello specchio. Utilizzando il metodo della somma sui cammini si trova una probabilità
di rivelazione (modulo quadro dell’ampiezza risultante) che ha un massimo nel fuoco
della parabola. Al diminuire della lunghezza d’onda del fotone incidente (rispetto alla
distanza focale dello specchio, che è ora la scala di lunghezza rilevante del problema)
vediamo tale distribuzione di probabilità divenire sempre più piccata intorno al fuoco.
Per quanto riguarda le particelle massive, abbiamo realizzato una simulazione si-
mile (non mostrata qui, vedi rif. [35]) dell’esperimento di doppia fenditura. In questo
caso, all’aumentare della massa della particella si osserva la figura di interferenza
sullo schermo trasformarsi in quella che è l’aspettativa classica per la distribuzione
della probabilità di rivelazione di particelle lanciate verso due fenditure: due distri-
Fisica quantistica a scuola con il metodo dei cammini di Feynman 61
Fig. 7. – (a) Simulazione GeoGebra per la rifrazione della luce all’interfaccia tra due mezzi. Nella
finestra di destra si può osservare come la somma dei fasori dia luogo alla caratteristica spirale di
Cornu. (b) Simulazione per la riflessione da uno spechio parabolico. Diminuendo la lunghezza d’onda
con la barra scorrevole “lambda” si osserva la distribuzione di probabilità restringersi divenendo più
concentrata intorno al fuoco della parabola.
Come già ricordato, la riflessione, riassunta nella sezione 3, sull’uso del metodo
di Feynman per affrontare problemi stazionari, ha consentito di includere nel per-
corso una trattazione didatticamente semplice dei sistemi confinati. Esemplifichiamo
l’approccio proposto per il caso di una particella confinata in una buca infinita di po-
tenziale di larghezza a, che è anche il caso che trattiamo nella simulazione mostrata
in fig. 8.
Siamo interessati a calcolare l’ampiezza di probabilità di trovare una particel-
la nel punto xD , se essa si trovava inizialmente nel punto xS (ossia la funzione di
Green G(xS , xD , E)). Calcoliamo tale ampiezza mediante il metodo della somma sui
cammini.
62 Massimiliano Malgieri, Pasquale Onorato e Anna De Ambrosis
Fig. 8. – Simulazione GeoGebra per la buca di potenziale infinita risolta con il metodo dei cammini
di Feynman: (a) se l’energia E della particella corrisponde a quella di un autovalore, i contributi
dei possibili cammini che portano da xS a xD si sommano costruttivamente, portando l’ampiezza
G(xS , xD , E) a divergere; (b) se l’energia E non corrisponde ad un autovalore, i contributi dei
possibili cammini si azzerano dopo un certo numero di giri. Nel limite per cui il numero di cammini
considerato N → ∞ l’ampiezza G(xS , xD , E) si annulla rispetto a quella corrispondente ai livelli
quantizzati.
Osservando fig. 8 ci possiamo rendere conto che esistono quattro cammini fonda-
mentali che possono portare la particella da xS in xD : il cammino diretto xS → xD
(C1 ), il cammino xS → A → xD (C2 ), il cammino xS → B → xD (C3 ) e il cammino
xS → B → A → xD (C4 ). A tutti questi cammini principali vanno aggiunti poi quelli
che differiscono da essi per un numero intero di percorsi interi della buca, ossia di
percorsi xS → B → A → xS . Quest’ultima considerazione è sufficiente a calcolare i
livelli di energia: infatti ciascuno di tali cammini porta una fase φ = 2ka − 2π (dove
il contributo −2π deriva dalle due riflessioni sulle pareti della buca). La condizione
per cui i cammini si sommino costruttivamente è quindi
nπ
(10) 2ka − 2π = 2mπ con m = 0, 1, 2... → k = con n = 1, 2, 3...
a
Per questi valori di k l’ampiezza di probabilità, calcolata con la somma sui cammini,
diverge. Per calcolare le funzioni d’onda utilizziamo la relazione 4 della sezione 3, cioè
Fisica quantistica a scuola con il metodo dei cammini di Feynman 63
in sostanza cerchiamo la funzione di Green G(x, x, E). Per ottenere tale quantità con
il metodo dei cammini occorre far coincidere xD e xS in un unico punto x, e calcolare
la somma sui cammini dei contributi C1 ...C4 con energia coincidente con l’autovalore
En , quindi con k = nπ
a . Utilizziamo qui il formalismo degli esponenziali complessi, ma
nella pratica didattica il calcolo può essere fatto in forma trigonometrica o (mediante
simulazioni) graficamente sommando i fasori. Scrivendo espressamente i cammini e i
loro contributi abbiamo ora
– cammino C1 (cammino fermo): G1 (x, x, E) = ei0 = 1,
– cammino C2 (cammino x → A → x): G2 (x, x, E) = ei[2kn (a−x)−π] =
ei[−2kn x+(2n−1)π] ,
– cammino C3 (cammino x → B → x): G3 (x, x, E) = ei[2kn x−π] ,
– cammino C4 (cammino x → B → A → x): G4 (x, x, E) = ei[2kn a−2π] = ei[(2n−2)π] .
Si ricava quindi G(x, x, E) ∝ G1 + G2 + G3 + G4 = 1 − ei(−2kn x) − ei(2kn x) + 1 =
2−2 cos(2kn x) = 4 sin2 (kn x). Possiamo quindi assumere ψn (x) ∝ sin(kn x), e fissando
la costante di normalizzazione si ottiene l’usuale risultato
2
(11) ψn (x) = sin(kn x).
a
Diversi altri casi di sistemi quantizzati possono essere trattati con questo metodo
in modo relativamente semplice, producendo risultati esatti. Un’altra simulazione
che abbiamo prodotto, per essere utilizzata con gli studenti, è quella della buca di
potenziale quadrata simmetrica, delimitata da barriere di potenziale di altezza finita.
Due degli elementi del questionario finale intendevano verificare se gli studenti
fossero in grado di utilizzare l’algoritmo di Feynman per risolvere semplici esercizi. Si
trattava di problemi di interferenza multipla, con due sistemi di doppie fenditure in
serie, e la domanda consisteva nel calcolare il rapporto tra le probabilità di rivelazione
Fisica quantistica a scuola con il metodo dei cammini di Feynman 65
in due punti di uno schermo posto oltre le fenditure. Il secondo dei due quesiti
includeva anche alcuni aspetti concettuali, in quanto il rapporto delle probabilità
doveva essere calcolato tenendo conto dell’informazione che l’oggetto quantistico non
era stato rivelato da un sensore posto su una delle fenditure del sistema (perciò, in tal
caso i cammini attraverso tale fenditura non andavano conteggiati nel computo finale).
I due quesiti sono stati risolti correttamente da, rispettivamente, 9 e 11 studenti su
12, indicando una buona comprensione degli elementi fondamentali del metodo di
Feynman.
6.3. Post-test: interpretazione dell’interferenza in termini di singolo fotone
“In termini di cammini del fotone, i cammini possibili che passano per la fenditura
A subiscono uno sfasamento che provoca nei fasori che arrivano allo schermo uno
sfasamento di 180◦ rispetto ai cammini che passano per B”.
“Osservare minimi dove prima vi erano dei massimi e viceversa significa che sono
cambiate le fasi di alcuni cammini. Dato che il dielettrico è stato posto davanti alla
fenditura A posso supporre che i cammini passanti per A subiscano, rispetto al caso
precedente, uno sfasamento di 180◦ . In questo modo i versori che prima si sommavano
in fase, dando probabilità di rivelazione massima, ora si sommano in controfase dando
probabilità di rivelazione nulla”.
6.4. Post-test: dualismo onda particella e il ruolo dell’informazione nel processo di misura
Fig. 10. – Quesito a scelta multipla sul ruolo della misura ed il “dualismo onda particella”.
Fisica quantistica a scuola con il metodo dei cammini di Feynman 67
“Nel momento in cui io acquisisco un’informazione sul sistema effettuando una mi-
sura, elimino una parte dei cammini possibili. Tale conoscenza, e quindi questa
limitazione, modifica il risultato dell’esperimento stesso”.
“Questa informazione distrugge la figura di interferenza, che non sarà più osservata.
Questo perché il cammino possibile che giunge al rivelatore si riduce ad uno solo, ed
avrò un solo fasore da sommare”.
“Credo che questo sia uno degli aspetti più forti della meccanica quantistica: non è
necessario che l’osservatore perturbi la situazione sperimentale. Semplicemente l’ac-
quisizione di informazioni aggiuntive, di un dato di realtà fa sı̀ che avvenga una
riduzione dei cammini possibili per il fotone”.
Una lettura completa delle risposte mostra come la comprensione da parte dei
docenti in formazione di questi aspetti possa essere considerata al livello di appro-
priazione [1, 12]: gli studenti parlano spesso in prima persona, immedesimandosi
nello sperimentatore che esegue la misura; usano talvolta un linguaggio colloquiale,
esprimendosi in termini personali, diversi da quelli direttamente appresi (un osserva-
tore “perfettamente trasparente”; l’acquisizione di informazione che altera “l’universo
dei possibili scenari” ). In generale, essi appaiono soddisfatti dai modelli che hanno
costruito, e sembrano essere entrati appieno nella visione del mondo quantistica. Pos-
siamo quindi sostanziare quanto affermato nella sezione 2: il linguaggio dei cammini
di Feynman appare appropriato per trattare didatticamente i problemi epistemologici
e concettuali della FQ, in quanto consente agli studenti di verbalizzare, fornendone
un racconto, aspetti estremamente problematici della FQ come il processo di misura
su un sistema quantistico e le sue conseguenze.
68 Massimiliano Malgieri, Pasquale Onorato e Anna De Ambrosis
personale per la fisica moderna. A questo scopo, saranno dilatati i tempi del per-
corso dedicati alla discussione aperta di temi epistemologici, con ampio utilizzo di
citazioni e brani di membri di rilievo della comunità scientifica, dai “padri” della
meccanica quantistica fino ai grandi fisici del passato più recente. L’indicatore più
importante in questa prospettiva sarà la verifica dell’appropriazione della teoria
da parte degli studenti, anche nel senso dell’assunzione verso di essa di una posi-
zione epistemologica. L’idea di fondo è quella di tentare di rendere per ciascuno
studente la fisica (in questo caso, la fisica quantistica) non solo un argomento del
programma scolastico, ma un elemento della propria identità culturale.
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