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Università degli Studi di Genova Dipartimento di Scienze della Formazione

ESAME DI PEDAGOGIA GENERALE II (Prof. Giancarla Sola)

Cognome e nome: Mancini Andrea Matricola: 4241315


Corso di Laurea: Scienze dell’Educazione e della Formazione Codice esame: 67645
Programma didattico a.a. 2020-2021 CFU: 6

Genova, 17 febbraio 2021

Il Candidato sviluppi un breve elaborato critico-problematico (frutto della propria autonoma


elaborazione) nel quale s’intreccino i contenuti appresi dai libri studiati e dalle lezioni frequentate, con
riferimento al seguente tema: la svolta epistemologica prodotta nel dibattito pedagogico
contemporaneo dal “Documento Granese-Bertin”, con particolare riferimento alla definizione
del destinatario della ricerca pedagogica.
Al termine della trattazione, il Candidato corredi il proprio lavoro con una breve bibliografia,
comprensiva dei testi oggetto d’esame e di altri 5 volumi che considera fondamentali per il discorso
affrontato.

Criteri di valutazione: pertinenza dei contenuti, argomentazione delle conoscenze acquisite, coerenza
logica, proprietà di linguaggio, capacità critico-problematica.

Criteri redazionali dell’elaborato: si richiede che l’estensione dell’elaborato sia compresa fra un
minimo di 4.000 e un massimo di 6.000 battute (caratteri), spazi inclusi.

Utilizzare, senza modificarlo, il presente format per l’elaborato, scrivendo nello spazio
sottostante:

Il “Documento Granese-Bertin” dà una svolta al dibattito pedagogico contemporaneo, - utilizzando la


sempre efficace tautologia - anche perché è il dibattito pedagogico contemporaneo. Infatti, le sedici
pagine coinvolgono più figure differenti: <<circa settanta fra docenti e cultori delle discipline di area
pedagogica e didattica>>.
<<Per quanto concerne il destinatario della conoscenza pedagogica, il “Documento” e il dibattito non
sembrano, anche qui, giungere a una definitiva precisazione. Si evocano – nei diversi testi degli
interventi e nei differenti contesti della riflessione – <<l’uomo>>, la <<persona>>, il <<singolo>> e
l’<<individuo>> senza che emerga però una chiara distinzione fra i termini (e i loro significati) di volta
in volta impiegati. All’interno di questo scenario semantico è tuttavia possibile riscontrare una duplice
tendenza: coloro che propendono per una curvatura filosofica del discorso pedagogico usano con
maggior frequenza i concetti di <<uomo>>, di <<soggetto>> e/o di <<persona>>; quanti invece, sono
protesi verso un orientamento pratico-operativo della pedagogia fanno prevalentemente ricorso ai
lemmi <<individuo>> e <<singolo>>. Tale considerazione, facente essenzialmente riferimento alla
dimensione terminologica, consente di rilevare come il “Documento” e il dibattito siano
prevalentemente concentrati nel gettare luce sulle logiche e i contenuti della pedagogia, lasciando
più in ombra la prospettiva connessa con il linguaggio della pedagogia.>>
Invece paragonando la pedagogia al linguaggio stesso, ad una proposizione, o per meglio intenderci
ad una frase complessa, costituita da specifici elementi non sostituibili l’uno con l’altro - in
contraddizione con la logica elementare della proprietà commutativa, ove gli addendi possono
scambiarsi ed il risultato rimane inalterato – per la prassi dell’analisi logica possiamo e dobbiamo
cercare, sperando di trovare: il soggetto, i predicati e i vari complementi oggetto o no, che siano.
Come sappiamo, la pedagogia è la scienza generale della formazione, dell’istruzione e
dell’educazione dell’uomo. Da questa definizione, possiamo dedurre che il destinatario così come
l’autore della ricerca pedagogica sia come predetto – letteralmente - l’uomo, in quanto essere
umano. Analizzando l’etimologia di quest’ultima parola, arriviamo e deriviamo dal latino “homo”, legati
ed incatenati alla parola “humus”, traducendo e parafrasando - perdendo quindi l’autentica semantica
– in italiano “terra”.
Dunque, dobbiamo conoscere e riconoscere la nostra provenienza dal pianeta terrestre, come se
fosse una coordinata nello spazio, per individuarci all’interno dell’universo. Forse solo così possiamo
apprezzare anche con la mente l’importanza e la bellezza della corporalità, della fisicità di tutto ciò
che è materiale.
Provando a trarre un piacere pragmatico dal contatto con le cose (“res”) del mondo, oltre al pensiero
teoretico stesso di piacere, uscendo così dall’idealizzazione, per entrare nella concretezza;
attraverso il “Logos” si coglie il “Bios”.
L’etimologia del termine “persona” invece deriva dalla lingua fenicia, traducendo letteralmente il
termine più simile italiano è “maschera”. Questa esperienza ermeneutica, dunque, impone di aver
letto un copione, come se fossimo attori al teatro dietro a maschere o di seguire un canovaccio, così
non è, poiché conosciamo poco e nulla della nostra vita (presente, futura e passata) e agiamo dietro
ad impulsi dettati sempre e comunque dall’incognita spazio/temporale del qui ed ora.
Il “singolo” per natura ontologica del significato, è sempre in rapporto ad una moltitudine di elementi,
quindi non è mai veramente “singolo”, nelle profondità dell’essere umano risiede il tutto, appunto
dell’essere.
L’”individuo” è qualcuno di separato fisicamente da un altro, è un frammento, dunque se la riflessione
non provoca neppure una riga allo specchio è perché forse è più funzionale dell’individuazione che
implica la violenta rottura della struttura di vetro stessa.

Bibliografia:

- G. Sola, L’epistemologia pedagogica italiana e il “Documento Granese-Bertin”, Il Melangolo,


Genova, 2015;
- M. Gennari, Filosofia del discorso, Il Melangolo, Genova, 2018;
- M. Gennari, Trattato di Pedagogia Generale, Bompiani, Milano, 2006.
- R. Descartes, Meditazioni metafisiche, 1641
- A. Granese, Che cos’è la pedagogia? Un dibattito tra studiosi italiani, in “Scuola e città”,1986
- M. Gennari e G. Sola, Logica, linguaggio e metodo in pedagogia, Il Melangolo, Genova, 2016
- M. Gennari, Formema, Il Melangolo, Genova, 2015
- R. Laporta, Avviamento alla pedagogia, Carocci, Roma, 2001

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