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Università degli Studi di Genova Dipartimento di Scienze della Formazione

Esame di Storia della Pedagogia, dell’Educazione e della Scuola (Prof. Paolo Levrero)

Cognome e nome: Mancini Andrea Matricola: 4241315


Corso di Laurea: Scienze dell’educazione e della formazione Codice esame: 67620
Programma didattico A.A. 2020-2021 CFU: 6
Genova, 27 maggio 2021

Il Candidato sviluppi un breve elaborato critico-problematico (frutto della propria


autonoma elaborazione) nel quale s’intreccino i contenuti appresi dai libri
studiati e dalle lezioni frequentate, con riferimento al seguente tema:

Il rapporto scientifico tra storia e pedagogia, còlto anche con riferimento


al concetto di generatori culturali della storia. Si espongano, inoltre, i
significati pedagogici della Bildung neoumanistica, così come emergono
nel pensiero di J.W. Goethe.

Al termine della trattazione, il Candidato corredi il proprio lavoro con una breve
bibliografia, comprensiva dei testi oggetto d’esame e di altri 5 volumi che
considera fondamentali per il discorso affrontato.

Criteri di valutazione: pertinenza dei contenuti, argomentazione delle


conoscenze acquisite, coerenza logica, proprietà di linguaggio, capacità critico-
problematica.

Criteri redazionali dell’elaborato: si richiede che l’estensione dell’elaborato sia


compresa fra un minimo di 4.000 e un massimo di 6.000 battute (caratteri),
spazi inclusi.

Prima di chiarire - parlando o meglio scrivendo - i concetti che vengono


richiamati dal rapporto scientifico tra storia e pedagogia, vorrei consegnare al
lettore una precisa citazione che può delineare che cosa per me si può
riassumere con le parole scientificità ed epistemologia: <<La ricerca scientifica
si dimensiona quale sistema di saperi che si costruiscono mediante l’indagine
della realtà>>.
Vorrei continuare ad analizzare ancora per alcuni caratteri cosa personalmente
intendo con il termine Scienza.
Al di là di banali e noiosi patriottismi - peraltro erronei perché la data dell’Unità
di Italia è il 1861 - a mio avviso il padre della Scienza è il pisano Galileo Galilei.
Egli gettò le basi del metodo scientifico, ovvero ideò uno schema preciso e
cronologico di procedimenti. Da una fase ipotetica e da una elaborazione di
certi dati empirici, si arriva alla formulazione di una teoria, che possa essere il
più oggettiva, affidabile e veritiera per l’intero gruppo sociale umano.
Solo leggendo le righe che ho scritto si può cogliere l’importanza della propria
singola formazione, – in questo caso della mia personale – dell’educazione del
singolo e dell’istruzione dello stesso, per quanto riguarda avere un proprio
punto di vista storiografico quindi scientifico della vita di tutti gli esseri umani,
presenti, passati e futuri.
Il punto di vista non è certo dato dagli occhi ma da una serie di riflessioni
avvenute nella coscienza individuale, di pensiero divenuto e poi rilasciato. Esso
(il pensiero più in generale non il mio nello specifico) costituisce le colonne della
cultura occidentale, a cui si sono ispirati i “Maestri del Sospetto” di Paul
Ricoeur, ovvero Freud, Marx e Nietzsche poiché essi hanno presa come vera
solo l’arte del dubbio cartesiano, in una realtà che può essere completamente
percepita in modo differente da tutti i soggetti in questione rimane una verità: il
loro pensiero, la loro coscienza (individuale dei soggetti).
I generatori culturali della storia sono: << “chi” ha prodotto la storia e “che cosa”
la storia a sua volta produce. […] Pertanto, i generatori della storia sono
molteplici, come altrettanto variegati risultano gli esiti della storia. Che cosa ha
potuto generare Auschwitz? La selezione razziale o il rifiuto della diversità,
l’apologia del capo o il mito della Terra, la liturgia della stirpe o la tecnica dello
sterminio? Oppure tutto ciò insieme, ma unito con il capitale finanziario, il
nichilismo nell’uso della tecnica, la nazionalizzazione delle masse a loro volta
intrecciate con i miti del sangue e della patria, i riti del denaro e del potere? […]
Ma è altrettanto importante capire quale lascito culturale Auschwitz consegni
all’umanità tutta: una lezione decisiva sulla pericolosità del fanatismo, del
razzismo, dell’antisemitismo, del dogmatismo ideologico portati fino all’estremo
smarrimento dell’identità umana. Ieri accaduto con il nazionalsocialismo
hitleriano, >> oggi accade con la guerra sionista nei confronti del popolo di
Palestina, dove ogni giorno muoiono diversi civili.
Mentre in Europa, più specificatamente in Germania, a fine ‘700 nasceva
Johann Wolfgang von Goethe, egli attraverso i suoi romanzi e racconti a sfondo
pedagogico ha contribuito a far parte della cultura neoumanistica, a carattere
fortemente formativo, a “360 gradi”: riscopre alcuni valori greco-latini come
l’apprendimento di svariati tipi diversi di arti.
Inoltre, egli – sempre dal mio più possibile umile punto di vista – ha una visione
positiva della vita del singolo uomo all’interno della storia, esso è capace di
cambiare le sorti di una società, di un contesto grazie alla propria intelligenza.
Una delle opere a cui tengo di più, emotivamente e razionalmente è “Le
avventure di Pinocchio” di Collodi, credo che l’autore toscano si sia
palesemente ispirato ad alcuni racconti di Goethe come “Il serpente verde”.
Entrambi i racconti possono sembrare bislacchi e divertenti, ma credo siano
pregni di significato esoterico e educativo di conseguenza pedagogico.

Bibliografia:

- M. Gennari (a cura di), Neuhumanismus. Pedagogie e culture del


Neoumanesimo tedesco. Terzo Volume, Il Melangolo, Genova, 2020;
- P. Levrero (a cura di), Pedagogia della storia, Il Melangolo, Genova, 2016;

- A. Antoniazzi, La scuola tra le righe, ETS, Pisa, 2014;


- J.W. Goethe, Das Märchen, Die Oren, 1795;

- C. Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, 1883;

- M. Gennari, Trattato di pedagogia generale, Bompiani, Milano, 2018;

- M. Foucault, Storie della follia nell’età classica, Rizzoli, Milano, 1961;

- G. Sola, L’epistemologia pedagogica italiana e il documento Granese-Bertin, Il


Melangolo, Genova, 2015.

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