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I principali cambiamenti iniziano negli anni Settanta, con l’introduzione della legge sul divorzio, del
1970, Il modello familiare italiano ispirato ai dogmi della Chiesa Cattolica entra quindi in crisi.
In molti paesi del mondo occidentale i governi mettono a disposizione dei cittadini
programmi di welfare, sia per l’assistenza ai bambini che delle persone anziane, malate
o disabili, in Italia per svolgere questi compiti si conta ancora moltissimo sull’aiuto che
viene dalla famiglia.
Il matrimonio e la convivenza
L’Italia, con la Slovenia, è in fondo alla classifica europea dei matrimoni. Questo perché
non ci si sposa più giovanissimi ma si aspetta la conquista della stabilità economica, che
arriva solitamente dopo i 30 anni. Gli uomini giungono al matrimonio con una età media
di 33,7 anni e le donne di 31,5.
Se ci sono sempre meno giovani i matrimoni e le unioni civili tra giovani diminuiscono.
Le convivenze sono in costante crescita e si sono più che quadruplicate in 20 anni
passando da 329 mila a 1 milione e 368 mila.
Livello di istruzione della popolazione
In Italia i livelli di istruzione sono in aumento, ma restano ancora sotto la media europea.
Siamo indietro sia per numero di diplomati che per quello di laureati.
Gli uomini che vivono in famiglie in cui anche la moglie lavora non aumentano in modo
significativo il loro contributo ai lavori domestici dopo la nascita dei figli e il 10% dei padri
italiani non è mai di aiuto, nella cura dei figli.
La crisi economica ha accentuato un problema: più della metà dei giovani fra i 20 e i 34 anni, celibi e
nubili, vive con almeno un genitore.