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FENOMENO BADANTI
Una soluzione sempre più diffusa
Un mondo sconosciuto
IL LAVORO IN ÉQUIPE
Potenzialità, indicazioni e risultati
Modello OASIS per l’assistenza
La sperimentazione di Atlanta
INCONTINENZA URINARIA
Valutazioni utili alla comprensione
Caratteristiche, impatto e test
LAVORO IN ÉQUIPE
Il modello organizzativo PLST
INTEGRAZIONE POSSIBILE
L’operatore nell’équipe assistenziale
IL LAVORO IN ÉQUIPE
Il modello organizzativo ECSIP
ALLEANZA ANTI-DEMENZA
L’importanza del patto terapeutico con la famiglia
> AIOCC INDICE
FENOMENO BADANTI
Una soluzione sempre più diffusa
Avere una badante che si prende cura badante. La soluzione “badante” non è interagire con una badante che fa da
dei nostri anziani è una realtà oramai solo più economica, ma consente di tramite tra i servizi in cui lavoriamo (as-
ampliamente diffusa. Queste donne, per mantenere l’anziano a casa, tra i ricordi sistenza domiciliare, centro diurno, ospe-
lo più provenienti dai paesi dell’Est, sono e le cose care di una vita e sedare i sen- dale, casa di riposo) l’anziano e la sua
apparse nelle nostre case, insinuandosi si di colpa che inevitabilmente accom- famiglia. Ma chi sono queste donne, da
senza clamore nel tradizionale rapporto pagnano la scelta di ricorrere alla Casa dove provengono, cosa le ha spinte a ve-
tra famiglie e servizi tanto che se fino a di Riposo. Non v’è dubbio, infatti, che seb- nire in Italia per occuparsi dei nostri an-
qualche anno fa la Casa di Riposo rap- bene le nostre strutture siano nella quasi ziani?
presentava la soluzione cui ricorrere in totalità dei casi luoghi piacevoli, dove Patrizia Farina, Docente di demografia
situazioni di salute precaria e necessità ogni tentativo è fatto per accogliere l’an- presso la Facoltà di Scienze Statistiche,
di aiuto nello svolgere tutte le attività ziano e la sua famiglia e fare sentire en- Università degli studi Milano Bicocca ha
necessarie a svolgere una vita autonoma trambe a proprio agio, i retaggi del pas- svolto un indagine da cui ha desunto un
(camminare, mangiare, vestirsi…), oggi sato, quando le si chiamava ospizi e ad sintetico profilo delle badanti riportato
il primo pensiero delle famiglie è quello di esse si rivolgevano i poveri, i soli, riaf- nell’articolo seguente. (Ermellina Zanet-
provare a risolvere la situazione rivol- fiorano e alimentano vissuti negativi. Co- ti, Associazione Italiana Operatori
gendosi all’assistenza fornita da una me operatori spesso ci troviamo ad Cure Continuative)
TABELLA 1 > IL PROFILO DELLA POPOLAZIONE emigrazione anche per L’appartenenza al gruppo irregolare oltre
CHE SI PRENDE CURA DEGLI ANZIANI l’incompatibilità di a condizionare i legami con il proprio
CARATTERISTICHE STRUTTURALI questo con il tipo di la- paese - è impossibile tornare a casa -
voro esercitato. Le moti- modifica anche le credenziali lavorative.
Genere (femminile) 95,0%
vazioni a emigrare di Ad esempio, le donne di origine polacca
Cittadinanze prevalenti: (%) questo gruppo sono es- usano la regolarità della presenza come
Ucraina 28,1 senzialmente da ricon- credenziale competitiva rispetto ad altre
Filippine 12,1
Romania 9,5 durre ad un investimen- nazionalità, prime fra tutte quella ucraina
Perù 9,3 to che si realizza al pae- e moldava4.
Ecuador 9 se di origine: l’acquisto o A completamento del profilo di questa
Moldavia 7,8 l’ampliamento della ca- popolazione va sottolineato il fatto che per
Altre Est Europa 17,3
sa, il matrimonio dei figli, molte donne l’Italia è il primo paese di
Età media: anni
Donne 39 il sostegno economico emigrazione per lavoro. Solo l’8,7% infatti,
Uomini 32 agli studi hanno progetti è stato per almeno sei mesi in un altro
migratori che non pre- paese e quando questo è successo le
Stato civile: (%)
Celibe/nubile 24,1 vedono il radicamento destinazioni sono state europee per le
Coniugata/o 48,6 sul territorio lombardo. donne est europee; medio orientali per le
Separata/divorziata 27,2 La temporaneità della poche filippine; spagnole e portoghesi per
Genitore di almeno un figlio 80,0% loro presenza e la mis- le latino americane.
Istruzione superiore o laurea 67,1% sione che si prefiggono
- ottenere il massimo I legami
STATUS GIURIDICO vantaggio economico con la popolazione accudita
Permesso o carta di soggiorno 80,0% nel minor tempo possi- Il sostegno agli anziani può essere di-
bile - le rende i soggetti stinto nella cura della persona e della ca-
Utilizzo sanatoria 44,2% ideali per la cura degli sa, due tipologie che si differenziano per
DIMENSIONE LAVORATIVA anziani non autosuffi- competenza e tempo richiesto, ma diffi-
cienti. Esse non sosten- cilmente separabili perché la prima spes-
Permesso per lavoro dipendente 91,9%
gono spese per il vitto e so implica anche la seconda, tuttavia,
Occupato regolare 69,4% l’alloggio massimizzan- l’archivio dei dati della sanatoria compie
Abitazione sul luogo di lavoro 68,0% do il guadagno. Per con- questa distinzione5.
tro vivono in condizioni Un primo carattere rilevante dei legami fra
Reddito medio (euro) 800,00 di disagio sia per la scar- domanda e offerta di servizi si osserva
Esperienze di lavoro internazionale 8,7% sa possibilità di avere nella correlazione che esiste tra l’età del
relazioni con i connazio- datore di lavoro e il numero di assistenti
nali e per il contatto qua- alla persona e i domestici, con i primi che
posto nella graduatoria dei lavori svolti si esclusivo con la persona che curano, si concentrano nell’età 80-90 anni (44%),
dalla popolazione straniera presente in generalmente anziana e malata. Esse, mentre i secondi sono più equamente
Lombardia (6,6%) preceduta solo dal la- inoltre, per le stesse ragioni si adattano distribuiti in tutte le età del datore di
voro operaio non specializzato (12,6%)2. ad esercitare questo lavoro pur avendo lavoro (tabella 2).
Tale attività è esercitata soprattutto da titoli di studio elevati - la proporzione di La più debole correlazione fra età e lavoro
stranieri provenienti dall’Europa dell’Est laureate è del 16% - cosicché il tasso di domestico si riconferma guardando
e in misura minore dall’Asia e dall’Ame- disoccupazione fra questo collettivo è all’indice di specializzazione assistenziale
rica Latina. Questo collettivo ha un’età solo del 6,7%, la metà di quello medio (ISA) che indica la prevalenza del lavoro
media relativamente elevata (tabella 1) se straniero regionale. L’accesso al mondo domestico solo nelle prime due classi di
si considera che l’insieme degli immi- del lavoro è favorito dalle conoscenze e età, tale correlazione si inverte invece
grati presenti non supera i 31-32 anni. ciò si spiega anche con il fatto che nelle classi di età più avanzate, in parti-
Esso, inoltre, è composto soprattutto da almeno fino alla sanatoria Bossi-Fini una colare nella classe degli ultranovantacin-
donne (95%) inserite in una rete comu- quota consistente di queste donne era quenni dove si ha un rapporto ISA pari a
nitaria di aiuto circoscritto soprattutto irregolarmente presente e quindi 176. (tabella 2). Come si può ben com-
all’ambito lavorativo. Il 27% di questi impossibilitata ad accedere al lavoro prendere questo risultato è determinato
soggetti appartiene a famiglie spezzate attraverso canali formali. Al proposito si dal fatto che con il raggiungimento delle
da divorzio o da separazione e l’80% ha osserva che il 44% di queste donne ha età più anziane insorgono difficoltà che
avuto esperienze di maternità o paternità, utilizzato sanatoria cosicché il permesso rendono auspicabile un aiuto globale,non
ma il modello insediativo prevalente non di soggiorno è un titolo attualmente in circoscritto alle cure domestiche. Le don-
prevede il ricongiungimento dei figli in possesso dell’80% di queste 3 . ne assistite gravate da maggiore disabi-
TABELLA 2 ASSISTENZA E AIUTO DOMESTICO PER ETÀ DEL DATORE DI LAVORO domestico, mentre solo il 5% di uomini
proveniente dall’Europa maggiormente è
Età del datore di lavoro Assistenza alla Aiuto domestico Totale ISA*
persona impiegato nell’assistenza diretta alla
persona.
N. % N. %
65-69 1.162 10,9 1.771 19,1 2.933 66 La specializzazione di genere all’interno
70-74 1.153 10,9 1.508 16,3 2.661 76 del collettivo che si offre per questi lavori
75-79 1.817 17,1 1.669 18,0 3.486 109 sembra essere accompagnata anche da
80-84 2.278 21,4 1.734 18,7 4.012 131
una specializzazione di genere fra i datori
di lavoro (tabella 5).
85-89 2.400 22,6 1.487 16,1 3.887 161
L’incrocio di questo carattere, infatti sem-
90-94 1.480 13,9 899 9,7 2.379 165 brerebbe indicare che gli uomini si fanno
95+ 335 3,2 190 2,1 525 176 curare prevalentemente dalle donne, ma
Totale 10.625 100,0 9.258 100,0 19.883 100,0 non si sottraggono alla cura da parte
degli uomini.
*ISA= indice di specializzazione assistenziale:
(N. assistenti alla persona/N. occupati nell’aiuto domestico) *100 Le donne italiane, invece, sembrano op-
porsi all’assistenza prestata dagli uomini
stranieri (solo il 5.7% delle donne si fa as-
TABELLA 3 ASSISTENZA E AIUTO DOMESTICO PER ETÀ E GENERE sistere da lavoratori di sesso maschile) e
DEL DATORE DI LAVORO ciò è dovuto probabilmente al fatto che le
mansioni di cura prevedono anche azioni
Assistenza Aiuto domestico ISA che le donne non gradiscono siano fatte
Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne
dagli uomini come ad esempio la cura del
corpo.
65-69 693 523 973 798 66 66
A conferma della sensibilità di questo
70-74 485 668 750 758 65 88 carattere basta valutare che per l’aiuto
75-79 682 1.135 684 985 100 115 domestico la proporzione di uomini triplica
80-84 672 1.606 631 1.103 106 146 (13,1%) rispetto all’assistenza (5,7%)
85-89 674 1.726 457 1.030 147 168 mentre fra gli uomini aumenta solo di
90-94 353 1.127 241 658 146 171
circa un terzo (20,2% per aiuto domestico
contro il 14,1% per assistenza).
95+ 69 266 43 147 160 181
In definitiva, il profilo emergente dall’ar-
Totale 3.574 7.051 3.779 5.479 95 129 chivio delle regolarizzazioni e dall’inda-
gine lombarda conferma, e allo stesso
tempo rivela, alcuni caratteri delle po-
polazioni che appartengono a questo
lità, sono più numerose degli uomini venienza delle lavoratrici straniere. mondo poco conosciuto perché som-
soprattutto nelle fasce di popolazione Considerando solo le provenienze princi- merso e isolato nelle case. In particolare
più anziane e quindi per loro il ricorso alle pali si osservano età molto differenziate: si confermano alcune specificità di chi fa
cure è più intenso. sono più giovani le donne africane ed assistenza, ma anche in senso alle rela-
Non è escluso tuttavia che la minore asiatiche rispetto alle moldave ed ucraine zioni che intercorrono fra “datori di lavoro”
eterogeneità fra cura e assistenza dome- (tabella 4). anomali e lavoratrici e lavoratori che sod-
stica rivolta agli uomini sia anche il frutto La maggior parte di queste ultime sono disfano una domanda intensa di cura
del fatto che essi frequentemente sono occupate nell’assistenza alla persona, mentre perseguono silenziosamente, ma
accuditi dalle mogli più longeve e che, le americane sono equamente distribuite in modo determinato, i loro progetti mi-
laddove in coppia, siano i firmatari del tra la cura della persona e e l’aiuto dome- gratori.
contratto di lavoro (tabella 3). L’indice di stico mentre le asiatiche e le africane * Docente di demografia presso la Facoltà di
specializzazione assistenziale per genere sono prevalentemente dedite all’aiuto Scienze Statistiche, Università degli studi
mostra lo stesso andamento crescente a domestico (tabella 4). Milano Bicocca
favore dell’assistenza alla persona ri- La prevalenza di uomini tra i lavoratori
spetto all’aiuto domestico, ma si accentua stranieri addetti all’assistenza e aiuto
in relazione all’età e al sesso femminile domestico è mediamente pari al 14%, NOTE
(tabella 3). con una maggiore presenza di uomini tra 1
L’indagine campionaria è svolta nell’ambito
Un altro aspetto interessante si rileva coloro che provengono dall’Asia (86%) e dell’Osservatorio Regionale per
guardando le singole nazionalità di pro- che sono principalmente dedicati all’aiuto l’integrazione e la multietnicità promosso
4
TABELLA 4 SETTORE LAVORATIVO PER CITTADINANZA DEL LAVORATORE Le donne di origine polacca godono oggi
CON DATORE DI LAVORO ANZIANO del privilegio entrare nel nostro paese
Cittadinanza Assistenza Aiuto domestico Totale ISA Età media Rapporto di senza visto, ma anche in passato esse
mascolinità* erano perlopiù regolari organizzando turn-
Europa di cui 6.336 4.397 10.733 144 40,9 5 over con altre connazionali.
Questo non era possibile con i dati
Ucraina 4.068 2.341 6.409 174 42,3 3
dell’Osservatorio che indicano il tipo di
Romania 810 843 1.653 96 33,7 10
lavoro, ma non per chi è svolto. Un ulteriore
Moldavia 813 582 1.395 140 38,8 6 elemento di cautela è costituito dal fatto
Africa di cui 277 457 734 61 30,6 39 non è quantificabile la numerosità di datori
Asia di cui 380 1.227 1.607 31 32,9 86 di lavoro non riferibili, nei casi più gravi,
Filippine 232 883 1.115 26 33,0 72 all’assistito.
IL LAVORO IN ÉQUIPE
Potenzialità, indicazioni e risultati
IN QUESTO NUOVO ANNO VORREI DEDICARE ALCUNI INSERTI CURATI DALLA NO-
STRA ASSOCIAZIONE AL LAVORO IN ÉQUIPE IN AMBITO GERIATRICO, CON L’O-
BIETTIVO DI VALUTARNE POTENZIALITÀ, INDICAZIONI E RISULTATI. FACENDO
RIFERIMENTO ALLA LETTERATURA E ALLE ESPERIENZE PIÙ SIGNIFICATIVE.
Il lavoro in équipe rappresenta lo stru- La sua efficacia si può valutare attraverso La sua implementazione necessita di
mento ottimale di lavoro in tutte le situa- indicatori di OUTCOME clinici e assisten- alcuni requisiti organizzativi volti a mas-
zioni caratterizzate da elevata comples- ziali. simizzare e supportare la circolarità delle
sità clinica (instabilità, fragilità, elevato informazioni e richiede la condivisione di
rischio di disabilità) e organizzativa (è • Riduzione degli errori modelli operativi.
richiesta continuità di cura, gli interventi e degli eventi avversi. In questo primo intervento dedicato al la-
richiedono sinergia di competenze e ap- • Riduzione delle Infezioni ospedaliere. voro in équipe è presentato un interes-
proccio multidimensionale).La sua effi- • Riduzione degli errori nella sante modello organizzativo per il lavoro
cienza si può misurare attraverso risultati somministrazione di farmaci. in équipe utilizzato in ambito ospedaliero.
di OUTPUT. • Minor incidenza e gravità del delirium.
• Riduzione della durata della degenza. • Riduzione delle lesioni da pressione. (Ermellina Zanetti -
• Aumento del numero delle prestazioni. • Decorso post operatorio più celere Presidente Associazione Italiana
• Continuità assistenziale. e con minori complicanze. Operatori Cure Continuative)
Il modello di mortalità (Inouye, 1993). Principali intervento per tutti i ricoverati che pre-
Questo modello si propone di reinge- obiettivi del modello OASIS sono l’ottimiz- sentano le seguenti caratteristiche: età
nierizzare l’assistenza infermieristica per zazione dell’assistenza ai pazienti anziani superiore a 70 anni, necessità di ricovero
gli anziani in ospedale a partire dalla con problemi medici acuti e gli outcome la cui durata si prevede superiore alle 48
considerazione che se l’assistenza ai considerati sono: riduzione della degenza ore, ammissione per patologia medica.
pazienti anziani acuti non è pianificata e delle riammissioni a 30 giorni, riduzione Sono esclusi i soggetti ricoverati in condi-
tenendo in considerazione le loro neces- dell’incidenza di cadute e di complicanze zioni terminali e coloro che provengono
sità funzionali e l’eventuale deficit cogni- iatrogene. da una casa di riposo.
tivo, aumenta il rischio di complicanze Particolarità del modello è che la sua L’équipe di assistenza è coordinato da un
acquisite durante l’ospedalizzazione e applicazione non richiede la creazione di infermiere con specializzazione in geria-
la perdita di funzione, con conseguente un’unità operativa, ma di una équipe di tria e coordinamento (nell’attuale assetto
aumento dei giorni di degenza, dei costi, assistenza che all’interno del dipartimento formativo italiano potrebbe essere para-
della necessità di istituzionalizzazione e medico adotti protocolli di valutazione e gonato a un infermiere con laurea di pri-
TABELLA 3 > MODELLO OASIS: ETÀ, GIORNI DI DEGENZA E COSTI NEL GRUPPO DI INTERVENTO E NEL GRUPPO DI CONTROLLO
INCONTINENZA URINARIA
Valutazioni utili alla comprensione
L’INCONTINENZA URINARIA È UN PROBLEMA DIFFUSO TRA GLI ANZIANI E SPESSO
L’UNICA PREOCCUPAZIONE, SIA DA PARTE DI CHI NE SOFFRE SIA DA PARTE DI NOI
OPERATORI, È ARGINARE LE PERDITE, SENZA INVESTIGARE PER COMPRENDERE
SE VI SIA LA POSSIBILITÀ DI INTERVENTI VOLTI A RIDURRE GLI EPISODI DI INCON-
TINENZA. NELL’ARTICOLO CHE SEGUE DI CINZIA BERTELLI SONO PROPOSTE LE
CONOSCENZE NECESSARIE AD INQUADRARE IL PROBLEMA ED È PRESENTATO
UNO STRUMENTO PER VALUTARE L’IMPATTO DELL’INCONTINENZA SULLE ATTIVITÀ
DELLA VITA QUOTIDIANA.
> Ermellina Zanetti
LAVORO IN ÉQUIPE
Il modello organizzativo PLST
> di ERMELLINA ZANETTI *
SPESSO i rilevanti disturbi del compor- conseguenza del progressivo deterio- del soggetto,
tamento che accompagnano la demenza ramento cognitivo, affettivo e funzionale 4. multipli e sovrapposti o contrapposti
e la sensazione di impotenza che talvolta che caratterizza la malattia, la difficoltà stimoli,
pervade gli operatori inducono atteggia- a ricevere, interpretare e rispondere agli 5. risposte affettive alle percezioni di
menti di difesa e protezione (richiesta di stimoli ambientali,. Il modello, in accordo perdita (compresa la rabbia),
sedazione, contenzione fisica). L’adozio- con altri studi (Gerdner et al, 2002), rico- 6. stimoli fisici, quali il dolore e i trattamenti
ne di questo modello, oltre a rappresen- nosce 6 principali gruppi di agenti stres- medici invasivi o percepiti come tali.
tare un intervento attivo e di risposta po- santi negativi che possono indurre nei Con il progredire della malattia si modifica
sitiva ai bisogni dei soggetti affetti da de- soggetti affetti da demenza disturbi del la capacità del soggetto di reagire agli
menza si è dimostrata efficace nel ridur- comportamento: stimoli diminuendo la sua capacità di co-
re la frequenza e la gravità dei disturbi 1. affaticamento, ping e aumentando la comparsa di com-
comportamentali e nel ridurre lo stress 2. cambiamenti (nella routine, nell’ am- portamenti distruttivi anche in risposta ad
negli operatori e nei familiari. La sua co- biente, dei cargiver), agenti stressanti di minore intensità (Hall
noscenza è dunque opportuna e la sua 3. richieste che eccedono le capacità e Buckwalter,1987; Gerdner et al,2002).
adozione raccomandata!
Il modello
Il modello PLST, ampiamente sperimen-
tato a partire dagli anni ‘80 in tutti i setting
di cura (ospedale, casa di riposo, domi-
cilio) e da cargiver formali e informali
(Smith et al, 2004), parte dal presupposto
che molti dei disturbi comportamentali
manifestati dai soggetti affetti da demen-
za altro non sono che la risposta allo
stress prodotto da una negativa intera-
zione con l’ambiente. Il modello fornisce
una serie di elementi atti a valutare e ri-
conoscere gli elementi/eventi stressanti
per evitare che gli stessi accadano o
che il soggetto affetto da demenza sia
loro esposto.
Obiettivi perseguiti dal modello sono il
miglioramento della qualità di vita dei
pazienti e il miglioramento del livello del-
l’assistenza infermieristica a loro fornita.
Il modello riconosce come una diretta
La valutazione clinica ha rilevato che demenza: cognitivi, affettivi e conativi è opportuno intervenire con attività alter-
molte persone affette da demenza spe- (Ballinger et al, 1982) e altrettante sono native o allontanando lo stimolo mal tol-
rimentano minori livelli di stress durante le tipologie di fluttuazione progressiva lerato la cui ricomparsa dovrà essere, se
la mattinata e, senza un opportuno inter- del comportamento rilevate: comporta- possibile, evitata.
vento, eventi stressanti si possono accu- mento osservato alla baseline, comporta- Il modello propone sei principi da rispet-
mulare durante la giornata fino a superare mento ansioso e comportamento disfun- tare nell’attività assistenziale al fine di
la soglia di tolleranza, diversa da individuo zionale. contenere lo stress:
a individuo e modulata dalla gravità della Il modello PLST propone di utilizzare il 1. Massimizzare le abilità residue e soste-
malattia, con comparsa di disturbi del comportamento come un “barometro” nere in modo protesico quelle perse.
comportamento (Hall e Buckwalter, 1987; per determinare la tolleranza del paziente 2. Assicurare un incondizionato atteggia-
Gerdner et al, 2002). allo stimolo stressante: se si manifesta mento positivo.
Tre cluster di disturbi del comportamento un comportamento ansioso (perdita del 3. Utilizzare l’ansia per misurare il livello
sono stati osservati nei soggetti affetti da contatto oculare, tentativo di allontanarsi) di stress collegato alle attività proposte.
4. Insegnare ai caregiver ad osservare e
TABELLA 1 - PIANO DI ASSISTENZA SECONDO I PRINCIPI ascoltare il paziente.
DEL PROGRESSIVELY LOWERED STRESSTHRESHOLD 5. Modificare l’ambiente per compensare
le perdite e aumentare la sicurezza.
Ridurre gli stimoli stressanti ambientali 6. Provvedere adeguati livelli di formazio-
• Evitare stimoli eccessivi e confusi ne, supporto, assistenza e risoluzione
• Evitare di far soggiornare il paziente in spazi indefiniti dei problemi. Il modello prevede una
• Mantenere costante il team assistenziale serie articolata di interventi per ridurre gli
stimoli stressanti ambientali e individuali,
Compensare le funzioni perse riassunti nella tabella 1.
• Valutare le abilità residue
• Assicurare interventi appropriati nei tempi e nei modi Sperimentazione del modello
• Non eccedere con richieste di prestazioni e risultati
• Incoraggiare il paziente con rinforzi positivi Il modello PLST è stato applicato in nu-
merosi setting residenziali e non, e gli stu-
Promuovere atteggiamenti propositivi e positivi di condotti ne hanno dimostrato l’efficacia
• Sottolineare i successi del paziente nel ridurre la frequenza e la gravità dei
• Assicurare la comunicazione paziente-operatore disturbi comportamentali e nel ridurre lo
• Usare il contatto fisico per rassicurare stress nei cargiver formali e informali
• Facilitare il paziente nell’utilizzo delle abilità sociali residue (Hall et al, 1986; Swanson et al,1993;
• Ricreare situazioni piacevoli per il paziente Swanson et al, 1994; Mobily et al,1992;
• Non utilizzare atteggiamenti punitivi Maas et al, 1994; Kelley, et al, 2000;
Buckwalter et al,1997; Maaset al, 2001).
Tenere conto della minore tolleranza alla fatica e della diminuita riserva di energia Studi condotti nelle Special Care Units
• Creare situazioni piacevoli (unità di cura residenziali specializzate nel
• Alternare attività e riposo trattamento dei soggetti affetti da demen-
• Valutare, in presenza di aumento dell’ansia, eventuali problemi associati (eccessiva stimolazione, za con rilevanti disturbi del comporta-
dolore, sofferenza) mento) hanno rilevato accanto alla ridu-
• Fare un elenco personalizzato delle cause di comportamento disfunzionale e degli interventi zione dei disturbi del comportamento,
rivelatisi utili da utilizzare in successivi episodi; condividerli con lo staff e la famiglia. un aumento delle attività riabilitative e
ricreative e delle interazioni positive tra i
Incoraggiare il caregiver a prendersi cura di se stesso pazienti e tra i pazienti e lo staff e i fami-
• Pianificare nel tempo ricoveri di sollievo liari. Si è anche osservata una riduzione
• Fornire indicazioni per le procedure per esenzioni, assistenza legale e finanziaria (se dello stress nell’equipé di cura. I familiari,
necessario) per i quali il modello prevede un ruolo di
• Attivare l’assistenza domiciliare (se e quando necessaria) cura anche dopo l’istituzionalizzazione,
• Offrire consulenza sui problemi intercorrenti manifestano comportamenti maggior-
mente collaborativi con lo staff (Mobily et
Tradotto e adattato da: Smith M, Gerdner LA, Hall GR, Buckwalter KC. History, Development, al,1992; Maas et al, 1994; Kelley, et al,
and Future of the Progressively Lowered Stress Threshold: A Conceptual Model for Dementia 2000; Buckwalter et al,1997; Maaset al,
Care Journal of the American Geriatrics Society 2004; 52 (10): 1755-60 2001). Il National Institute of Nursing
Research ha promosso uno studio multi-
TABELLA 2-APPLICAZIONE DEL PROGRESSIVELY LOWERED STRESSTHRESHOLD Hall G, Kirschling MV, Todd
IN UN REPARTO PER ACUTI S.Sheltered freedom--an Alzheimer's
unit in an ICF.Geriatr Nurs. 1986 May-
Valutare il paziente all’ammissione Jun;7(3):132-7
• Osservare il comportamento e ottenere dai caregiver informazioni sul comportamento abituale Kelley, L.S., Specht, J.K. & Maas, M.L.
e sulle abitudini in relazione alla soddisfazione dei bisogni di base Family involvement in care: a research-
• Valutare la presenza di sintomi fisici quali dolore, fame, sete based protocol for person with
dementia or other chronic illnesses
Prevenire danni iatrogeni Journal of Gerontological Nursing
• Valutare la necessità di applicare dispositivi quali catetere, linee intravenose, sondino 2000; 26(2), 13-21
nasogastrico: se indispensabile prevedere, in accordo con la famiglia, l’eventualità di intensificare Maas M, Buckwalter KC, Swanson E et
l’assistenza al. The caring partnership: Staff and
• Evitare l’utilizzo della contenzione fisica families of persons institutionalized
• In relazione alla gravità della patologia acuta, alla necessita dell’utilizzo di dispositivi, alle abilità with Alzheimer's disease. Am J Alzh
funzionali conservate definire il piano di assistenza (vd tab 4) e condividerlo con lo staff Care & Rel Dis & Research 9(6):21-30,
1994
Collaborare con la famiglia Maas, M. L ., Reed, D., Specht, J. P.,
• Presentare alla famiglia il piano di assistenza e concordare la loro possibilità di collaborazione Swanson, E., Tripp-Reimer, T.,
• Istruire i familiari ad affrontare situazioni nuove causate dalla patologia acuta in atto Buckwalter, K. C., Schutte, D., &
• Concordare la dimissione Kelley, L. S. (2001). Family
involvement in care: Negotiated family-
Adattato da: McCloskey RM. Caring for patients with dementia in an acute care environment.Geriatr staff partnerships in special care units
Nurs. 2004 May-Jun;25(3):139-44. Review for persons with dementia. In S. G.
Funk, E. M. Tornquist, J. Leeman, M.
S. Miles, & J. S. Harrell (Eds.), Key
centrico caso controllo che ha valutato * Presidente AIOCC - aspects of preventing an managing
l’efficacia del modello nella formazione Gruppo di Ricerca Geriatrica, Brescia chronic illness (pp. 330-345). New
alle abilità di cura e di presa in carico dei York: Springer Publishing.
cargiver di soggetti affetti da demenza McCloskey RM. Caring for patients
(Gerdner,1996). Bibliografia with dementia in an acute care
L’applicazione del modello in un setting Ballinger BR, Reid AH, Heather BB. environment.Geriatr Nurs. 2004 May-
per pazienti acuti trova la sua ragione Cluster analysis of symptoms in elderly Jun;25(3):139-44. Review
nell’elevata esposizione ad agenti stres- demented patients Br J Psychiatry. Mobily PR, Maas ML, Buckwalter KC,
santi ambientali che si associano allo 1982 Mar;140:257-62. Kelley LS Staff stress on an
stress legato al ricovero e alla patologia Buckwalter KC, Maas M, Reed D. Alzheimer's unit. J Psychosoc Nurs
acuta in atto. In particolare molti sono gli Assessing family and staff caregiver Ment Health Serv. 1992
stimoli ambientali che possono indurre outcomes in Alzheimer's disease Sep;30(9):25-31.
ansia nei soggetti affetti da demenza ac- research. Alzheimer Dis Assoc Disord Smith M, Gerdner LA, Hall GR,
colti in una divisione ospedaliera: il ripe- 1997;11: 105–116 Buckwalter KC. History, Development,
tuto suono del telefono o dei campanelli Gerdner L, Buckwalter K, Reed D. and Future of the Progressively
di chiamata, l’utilizzo dell’interfono per le Impact of a psychoeducational Lowered Stress Threshold: A
comunicazioni tra lo staff, il via vai di intervention on caregiver response to Conceptual Model for Dementia Care
parenti e operatori, l’alternarsi di opera- behavioral problems. Nurs Res Journal of the American Geriatrics
tori che si occupano dello stesso pa- 2002;51:363-74. Society 2004; 52 (10): 1755-60
ziente. Gerdner, L.A.; Hall, G.R.; Buckwalter, Swanson EA, Maas ML, Buckwalter
La routine ospedaliera prevede inoltre K.C. Caregiver training for people with KC. Alzheimer's residents' cognitive
nella stessa giornata repentini cambia- Alzheimer's based on a stress and functional measures: special and
menti con periodi di forte stimolazione e threshold model. Image-The Journal of traditional care unit comparison. Clin
periodi di inattività. Il modello PLST forni- Nursing Scholarship. Fall 1996; vol. Nurs Res. 1994 Feb;3(1):27-41
sce agli infermieri un rifermento per attua- 28(3), pp. 241-246. Swanson EA, Maas ML, Buckwalter
re nei confronti dei soggetti affetti da de- Hall G, Buckwalter K. Progressively KC. Catastrophic reactions and other
menza interventi volti a minimizzare gli Lowered Stress Threshold: a behaviors of Alzheimer's residents:
stimoli ambientali negativi e a ottimizzare conceptual model for care of adults special unit compared with traditional
gli interventi assistenziali come riassunto with Alzheimer’s disease. Arch units. Arch Psychiatr Nurs. 1993
in Tabella 2 (McCloskey,2004). Psychiatr Nurs 1987;81:399-406. Oct;7(5):292-9.
INTEGRAZIONE POSSIBILE
L’operatore nell’équipe assistenziale
> di GIUSEPPINA GAVAZZI *
A SEI ANNI DALL’INTRODUZIONE DELL’OPERATORE SOCIO SANITARIO PERMAN- della conduzione della ricerca, include-
GONO ANCORA MOLTE PERPLESSITÀ RISPETTO ALLE ATTRIBUZIONI E AL RAPPOR- vano nel loro organico OSS inquadrati
TO CON LE ALTRE FIGURE PROFESSIONALI. RIPORTIAMO L’ESTRATTO DI UNA TESI contrattualmente e che quindi già svolge-
SULL’ARGOMENTO CHE DOCUMENTA, ATTRAVERSO UNA RICERCA CONDOTTA IN vano le funzioni previste dal relativo pro-
ALCUNE CASE DI RIPOSO, LA DIFFICILE INTEGRAZIONE E DELINEA ALCUNE POS- filo. Su 32 RSA dell’ASL di Milano (luglio
SIBILI SOLUZIONI (ERMELLINA ZANETTI, PRESIDENTE AIOCC). 2005) 3 RSA non avevano ancora inserito
la figura dell’OSS nell’organico e, solo 9
RSA si sono rese disponibili alla realizza-
INTRODUZIONE eventuali cambiamenti organizzativi ri- zione dell’indagine. In una RSA milanese
L’ultimo decennio per la professione in- guardanti l’assistenza infermieristica in è stato effettuato il pretest, al fine di tarare
fermieristica è stato caratterizzato da seguito all’inserimento dell’OSS. il questionario stesso prima di un’effettiva
grandi innovazioni e grandi conquiste Le ipotesi su cui si è fondata l’indagine so- somministrazione al campione in esame.
culturali e normative sia nell’ambito della no le seguenti: Per raggiungere il livello di rappresenta-
formazione che dell’esercizio professio- • l’integrazione dell’OSS nelle equipe tività (10 RSA), ritenuto necessario per
nale. L’infermiere, mantenendo la com- assistenziali delle RSA viene realizzata verificare le ipotesi formulate, è stata in-
pleta responsabilità di tutte le fasi del senza tenere in considerazione i presup- clusa nell’indagine una RSA dell’ASL
processo di assistenza infermieristica si posti organizzativi e culturali che la lette- provincia di Milano 1. In realtà il campione
può avvalere, ove necessario, nella rea- ratura propone per un inserimento effica- definitivo risultava costituito da 11 RSA in
lizzazione degli interventi assistenziali ce ed efficiente di tale figura; quanto una struttura dell’ASL di Milano ha
degli operatori di supporto, così come • l’inserimento dell’OSS nelle RSA rispon- dato successivamente la propria disponi-
prevede il D.M. 739/94. L’attribuzione di de più all’esigenza di colmare la carenza bilità a partecipare all’indagine.
attività assistenziali agli operatori di sup- infermieristica che alla necessità di miglio- Pertanto l’indagine è stata realizzata in 11
porto dovrebbe consentire, attraverso rare la qualità assistenziale. RSA, anche se sono state effettuate
una previa valutazione qualitativa dell’or- complessivamente 15 interviste ai rispet-
ganizzazione ed un’analisi delle attività Materiale e metodi tivi coordinatori che gestivano variabil-
assistenziali, di “sollevare” gli infermieri da L’indagine è stata condotta attraverso la mente uno o più nuclei operativi della me-
attività improprie e da attività ad elevata “tecnica della domanda” ovvero un’inter- desima RSA. I risultati dell’indagine si
standardizzazione e, di conseguenza, vista, guidata da un questionario struttu- riferiscono generalmente a un totale di 15
dovrebbe assicurare un’ottimizzazione rato, ai coordinatori infermieristici delle strutture/nuclei RSA corrispondenti alle 15
dei tempi infermieristici ed un migliora- RSA campione. La costruzione del que- interviste.
mento della qualità assistenziale. In que- stionario è stata realizzata sulla base
sto particolare contesto si è inserita l’istitu- della normativa vigente e di un quadro Risultati dello studio
zione della figura dell’OSS che dovrebbe teorico di riferimento rappresentato dalla Identificazione dell’organico e rilevazione
essere considerata una risorsa in grado letteratura inerente l’inserimento dell’OSS delle presenze giornaliere in rapporto al
di consentire la valorizzazione delle fun- nelle equipe assistenziali. Il questionario numero di posti letto.
zioni infermieristiche, alla luce dell’evolu- è stato suddiviso in tre parti: L’analisi ha evidenziato che, in circa metà
zione culturale e professionale di questi 1. identificazione dell’organico (personale delle RSA indagate, gli infermieri svolgo-
ultimi anni. infermieristico e di supporto) e rilevazione no la propria attività lavorativa soprattutto
delle presenze giornaliere in rapporto al in qualità di libero professionista e/o di-
Obiettivi dello studio numero di posti letto; pendente di cooperativa. Tale dato con-
L’indagine realizzata nelle RSA dell’ASL 2. modalità di inserimento e di integrazio- ferma quanto sostenuto in letteratura,
di Milano e provincia aveva come obiet- ne dell’OSS nell’equipe assistenziale; ossia che le RSA non sono considerate
tivo quello di conoscere principalmente le 3. identificazione delle attività che l’OSS dagli infermieri un luogo di elezione in cui
modalità di inserimento dell’OSS nell’e- svolge in autonomia e/o in collaborazione svolgere la propria attività lavorativa.
quipe assistenziale delle RSA, gli stru- con gli infermieri. I coordinatori infermieristici sono presenti
menti utilizzati per l’integrazione profes- Il campione è stato costituito dalle RSA cinque giorni alla settimana e svolgono
sionale, la definizione delle attività ed accreditate di Milano che, al momento prevalentemente attività di gestione e di
prattutto all’OSS. La pulizia e la disin- affidate attività che prima dell’inserimento mente, il target considerato per la raccolta
fezione dei carrelli (terapia, medicazioni erano affidate agli infermieri (rilevazioni dei dati è stato disomogeneo. Ad esem-
e urgenze) è effettuata dagli operatori di parametri, semplici medicazioni, aiuto pio, i coordinatori infermieristici (intervi-
supporto (rispettivamente nel 53,8%, assunzione terapia orale…). stati) avevano responsabilità differenti: in
47,8% e 40,9% dei casi). Due sono le problematiche maggiori alcune RSA il coordinatore gestiva più
La raccolta dei dati assistenziali e la emerse durante l’analisi dei dati: nuclei (anche cinque nuclei contempora-
realizzazione dei piani di assistenza, atti- 1) l’OSS è impiegato per attività di cui non neamente), mentre in altre si occupava di
vità caratterizzanti lo specifico infermie- si fa cenno nel relativo profilo regionale un solo nucleo composto da massimo 30
ristico, sono svolte dall’infermiere rispet- (es. “collabora nell’attività del personale posti letto.
tivamente solo nel 33.3% e nel 40% dei infermieristico che garantisce la corretta Tale indagine ha messo però in risalto il
casi. Entrambe le attività sono state attri- applicazione delle prescrizioni diagno- ruolo fondamentale dei coordinatori infer-
buite non solo agli OSS, ma anche agli stico-terapeutiche, anche attraverso l’u- mieristici nell’inserimento dell’OSS nell’e-
ASA in una percentuale pari rispettiva- tilizzo di apparecchiature medicali di quipe assistenziale in RSA in quanto, in
mente al 66,7% e al 60,0% dei casi. semplice uso” VS > rilevazione parametri mancanza di un servizio infermieristico,
Nella maggioranza del campione gli OSS clinici; “collabora alla somministrazione la gestione diretta del personale (infer-
svolgono le stesse attività affidate agli della terapia: farmaci per via enterale - mieri e operatori di supporto) e degli a-
ASA (assistenza diretta ed aiuto dome- supposte, clismafleet - e tramite aerosol, spetti organizzativi dei nuclei è comple-
stico alberghiero) ma, in mancanza degli farmaci transdermici, gocce oftalmiche ed tamente affidata a loro. Sicuramente la
infermieri, soprattutto durante il turno po- auricolari” VS > preparazione e sommini- mancanza di un supporto e di un confron-
meridiano in cui si riduce numericamente strazione terapia orale). Ciò dipende, to con figure dirigenziali infermieristiche
la presenza infermieristica e l’infermiere molto probabilmente, da un’erronea inter- ha portato i coordinatori a fare scelte a
svolge la propria attività lavorativa su pretazione della norma che lascia effetti- volte non sostenute da un progetto con-
più piani posti verticalmente, gli OSS si vamente aperti diversi spunti di rifles- cettuale.
occupano anche di attività prettamente sione. Basti pensare al termine di “colla- Le RSA diventano quindi un luogo da pre-
sanitarie, compresa la distribuzione della borazione” con il personale preposto che sidiare da un punto di vista infermieristico,
terapia orale preparata precedentemente lascia aperto un profondo dibattito: “in dato l’aumento dei bisogni della persona
dall’infermiere. Generalmente nelle RSA, presenza o solo su indicazione del perso- anziana sia per numero che per comples-
il momento della preparazione non coin- nale preposto?”. sità, così come rilevano anche i dati
cide con l’assunzione della terapia stessa 2) L’OSS è il responsabile dell’assistenza ISTAT. Gli infermieri in RSA dovrebbero
proprio perché tutta la terapia è preparata diretta e del PAI degli ospiti nei nuclei rivestire un ruolo fondamentale nella for-
da un unico infermiere, prevalentemente RSA. mulazione di un piano di assistenza infer-
nel turno della mattina, per le 24 ore L’OSS diventa quindi una figura centrale mieristico individualizzato orientato alla
successive. in RSA occupandosi sia di assistenza risoluzione dei molteplici e complessi
diretta sia di prestazioni sanitarie di varia bisogni dell’anziano fragile.
Considerazioni e conclusioni natura, mentre gli infermieri si occupano Il prossimo passo che potrebbe aiutare a
Dai risultati dell’indagine è possibile affer- prevalentemente delle procedure diagno- definire l’importanza ed il ruolo specifico
mare che le ipotesi formulate all’inizio stiche-terapeutiche. che l’infermiere riveste in RSA è la verifica
della ricerca sono state confermate. L’OSS quindi non è inserito nell’equipe a distanza dei risultati in termini di qualità
L’OSS è stato inserito nell’equipe assi- assistenziale con l’intento di migliorare la delle prestazioni (valutazione di alcuni
stenziale delle RSA tenendo scarsa- qualità dell’assistenza, ma “sgravare” gli indicatori assistenziali come il tasso di
mente in considerazione i presupposti infermieri da attività ritenute non fonda- cadute, lesioni da decubito, contenzione
culturali ed organizzativi descritti dalla mentali (sia dalla direzione delle strutture ecc.) e di soddisfazione degli utenti, in
letteratura, presupposti considerati fonda- che dagli stessi infermieri) che, in realtà, seguito all’inserimento dell’OSS, così
mentali per un inserimento efficace ed rappresentano lo specifico infermieristico come prevede anche la letteratura in
efficiente di tale figura. Sebbene siano come la pianificazione assistenziale. merito a tale argomento.
stati effettuati degli incontri informativi e Le difficoltà incontrate durante l’indagine
siano stati elaborati dei documenti per fa- sono state numerose e soprattutto legate: * Piccolo Cottolengo don Orione, Milano
cilitare l’integrazione dell’OSS nelle équi- • alla mancanza, all’interno delle strutture,
pe assistenziali, non è possibile affermare di una figura dirigenziale infermieristica
che l’inserimento dell’OSS sia avvenuto che coordini il personale sanitario e assi-
sulla base di un progetto ad hoc. Inoltre, stenziale (ed infatti la maggiore disponi- L’articolo è tratto dal lavoro di tesi svolto
nonostante solo quattro RSA abbiano bilità la si è avuta dalle tre RSA che ave- dall’autrice a conclusione del Master in
affermato di aver inserito l’OSS in sosti- vano un servizio infermieristico); Management Infermieristico per le fun-
tuzione di un infermiere, all’OSS, nella • alla diversità dell’organizzazione delle zioni di coordinamento (a.a. 2004/2005).
maggior parte delle strutture, sono state RSA; infatti, come citato precedente- Relatore Anna Castaldo.
LAVORO IN ÉQUIPE
Il modello organizzativo ECSIP
> di ERMELLINA ZANETTI *
n % n %
ALLEANZA ANTI-DEMENZA
L’importanza del patto terapeutico con la famiglia
> di SILVIA VITALI *
NELL’APPROCCIO PROTESICO LE PERSONE CHE RUOTANO INTORNO ALLA talvolta gradatamente, talvolta brusca-
PERSONA CON DEMENZA, SIANO ESSE FAMIGLIARI, AMICI, VOLONTARI O mente, sempre con modalità variabili, il
PROFESSIONISTI DELLA CURA OPERANTI A VARI LIVELLI, COSTITUISCONO UNO ruolo di caregiver e abbandonano più o
DEGLI ELEMENTI CARDINE DELLA “PROTESI” IN RAPPORTO DIALETTICO CON LE meno volentieri i ruoli precedenti. Il coin-
ALTRE DUE COMPONENTI, VALE A DIRE CON LO SPAZIO FISICO E CON I volgimento oggettivo e soggettivo che
PROGRAMMI/ATTIVITÀ. SI RITIENE INOLTRE CHE IL PROCESSO DI CURA DELLA un famigliare sperimenta nel corso
PERSONA CON DEMENZA, SIA AL DOMICILIO CHE IN AMBITO ISTITUZIONALE, SI dell’assistenza al proprio caro muta nel-
SVOLGA ALL’INTERNO DI UN TRIANGOLO SOCIALE DI CURA COMPRENDENTE IL l’arco dell’intero periodo d’accudimento:
MALATO, I CAREGIVER INFORMALI E QUELLI FORMALI. dall’acquisizione del ruolo, al suo ricono-
scimento, all’abbandono del ruolo stesso.
Studi longitudinali evidenziano differenze
IN QUESTA logica la famiglia viene quanto depositaria di quel sapere bio- individuali nell’adattamento al ruolo di
considerata come parte essenziale e il grafico individuale che può aiutare a me- caregiver: mentre alcuni caregiver riferi-
lavoro dei professionisti è volto alla ricerca glio comprendere la soggettività del ma- scono continui e crescenti livelli di carico
del benessere del malato, ma anche di lato, sia in quanto parte direttamente assistenziale e di stress, altri sembrano
chi del malato si occupa ed è quindi fina- coinvolta nel processo di cura e d’assi- in grado di adattarsi ai cambiamenti
lizzato a sostenere il famigliare e in gene- stenza. associati alla progressione della malattia.
rale i caregiver informali lungo tutto il de- Nel lungo percorso della malattia la vita Anche il malato risente di queste tra-
corso della malattia. Al tempo stesso la fa- famigliare viene di fatto trasformata dalla sformazioni, sperimenta vissuti di perdita
miglia è considerata come risorsa, sia in malattia stessa: i famigliari assumono, di ruolo e di privazione di senso che ag-
gravano l’esperienza frustrante determi-
nata dal danno cognitivo. Per il famigliare
la comunicazione della diagnosi, sebbene
venga fatta con ottemperanza ai criteri
della comunicazione delle cattive notizie,
rappresenta spesso un dolore intolle-
rabile, tanto da portare ad un’iniziale
negazione a cui fa seguito, in un arco di
tempo non lungo, un vissuto di rabbia
diffusa che non sempre il famigliare riesce
a gestire non solo nel breve, ma anche
nel lungo periodo. Una rabbia non gestita
aggravata dalla mancanza d’informazioni
circa l’evoluzione della malattia, genera
frustrazione, impotenza e senso di colpa;
impedisce al famigliare di chiedere aiuto
e lo porta a scivolare inevitabilmente
verso reazioni depressive, verso il burn
out, con il rischio di abusi e maltrattamenti
nei confronti del malato.
La comprensione di queste dinamiche, la
creazione di momenti in cui il famigliare
venga guidato in una introspezione
positiva nella quale non manchi lo spazio
al riconoscimento del dolore e alla sua
partecipazione, l’analisi dei problemi
concreti e la pianificazione costruttiva
delle soluzioni, la costante informazione di 8-10 anni; erano prevalentemente pen- problemi posti dall’assistenza del malato,
sull’evoluzione della malattia, rappre- sionati, coabitavano con il malato, ave- ma non esigua (30%) era la quota di
sentano il vero sostegno al famigliare vano minore scolarità, meno frequente- coloro che esprimevano scarsa fiducia
nel percorso di accettazione della malattia mente dei figli avevano altre persone da riguardo alla possibilità di farcela: si
e del ruolo di caregiver. assistere, ricevevano aiuto prevalente- trattava per la maggior parte (66.7%) di
mente da parenti, al contrario dei figli coniugi. La maggior parte dei caregiver
La famiglia e il ricovero in resi- che venivano aiutati in prevalenza da aveva programmato un aiuto successivo
denza: riflessione sui risultati di assistenti privati e immigrati. al ritorno al domicilio, ma non era scarsa,
una ricerca condotta nel “Nucleo I livelli di stress e i suoi correlati. Nell’ana- specie fra i coniugi, la quota di chi, pur
Alzheimer” lisi di questo gruppo di famigliari sono avendone bisogno, non aveva attivato
Il momento dell’istituzionalizzazione, sia emerse correlazioni significative tra livelli aiuti. Quasi due terzi di chi rispondeva
transitoria che definitiva, della persona di stress ed alcune variabili, quali: (73.2%) prevedeva mutamenti nel proprio
con demenza, anche quando si collochi • essere di sesso femminile (p<.005); quotidiano: il mutamento principale riguar-
come parte integrante di un percorso di • avere un grado di parentela stretto dava la riorganizzazione famigliare per i
cura consapevole, non rappresenta sem- (coniuge) (p<.001); figli e l’aiuto esterno per i coniugi.
pre per il famigliare una soluzione che • assistere malati con età inferiore di Stress e genere. Si confermano quindi
ponga fine ai suoi doveri assistenziali e esordio della malattia (p<.01); alcuni dati già noti in letteratura quale la
risolva la fatica e l’angoscia che l’oc- • avere minor scolarità (p<.001); relazione tra stress e genere femminile e
cuparsi del proprio congiunto ha com- • avere una vicinanza abitativa o coa- quella tra stress e vicinanza nella rela-
portato fino a quel momento. Le informa- bitare (p<.001). zione.
zioni emerse in un’analisi condotta presso Riflessioni. Anche per quel che riguarda
i Nuclei Alzheimer dell’Istituto Golgi rap- Lo stress si correlava positivamente i “primary objective stressors” si confer-
presentano lo spunto per alcune rifles- anche con il punteggio dell’NPI (Neuro- mava la correlazione positiva tra disturbi
sioni. psychiatric Inventory, una scala di misu- del comportamento e livelli di stress ed
Coniugi e figli. I caregiver sono in questo razione dei sintomi psichiatrici e compor- emergeva come i disturbi comportamen-
studio risultati distinguibili in coniugi e tamentali), p<.001, tale correlazione si tali fossero in grado di influenzare il be-
figli. I primi, di età media più alta, assiste- manteneva anche quando l’RSS (Rela- nessere psicologico del famigliare, di
vano pazienti in media più giovani di loro tive’s Stress Scale: una scala di misura- condizionarne le abitudini di vita e di
zione soggettiva dello stress dei produrre sentimenti negativi. Non stupi-
famigliari) veniva suddivisa in sce quindi che costituissero il motivo
“area psicologica”, “area delle principale alla base della richiesta di
abitudini di vita”, “area dei sen- ricovero, seguiti dal peso della dipen-
timenti negativi”. denza nelle attività del quotidiano che
Stress e relazione di aiuto. Colo- appariva come il motivo più frequente-
ro che dichiaravano di non aver mente associato. I livelli di stress aumen-
bisogno di aiuto alla dimissione tavano quanto più precoce era l’età
e/o non prevedevano dei muta- d’esordio della malattia, come a indicare
menti del proprio quotidiano alla la difficoltà da parte del famigliare ad
dimissione del loro congiunto a- entrare precocemente nel ruolo di care-
vevano livelli di stress maggior- giver, forse in un momento della vita in cui
mente elevati (p<0.05). questa possibilità neppure era presa in
Al momento della dimissione, considerazione. Questo aspetto si lega
per altro ritenuto opportuno dalla anche alla questione relativa alle modalità
gran parte dei caregiver (78%), d’assunzione del ruolo di caregiver che
la maggior parte di essi (78%) sembrano condizionare gli outcome del
giudicava migliorato il proprio processo stesso di caregiving. Il dato
congiunto, mentre solo il 5% lo relativo alla difficoltà che, proprio i
giudicava peggiorato; nella quasi caregiver più stressati mostravano nel
totalità dei casi (80%), veniva chiedere aiuto, forse pure in rapporto a
espresso rispetto alle modalità di tratti di personalità più nevrotici (che
cura, una corrispondenza tra le condizionano negativamente le modalità
aspettative e il risultato. La mag- di assunzione del ruolo), rimanda anche
gioranza dei famigliari (65,2%), al dibattito sul tipo d’aiuto da offrire ai
pur con difficoltà, pensava di famigliari. La letteratura sembra fornire
essere in grado di affrontare i una certa evidenza circa l’opportunità di
dare aiuti molto finalizzati, ad esempio rappresenta il volontario ideale per il condivisione teorica e pratica degli obiet-
tesi ad alleviare i problemi connessi alla giardinaggio, un pianista dilettante il vo- tivi di cura attraverso lo scambio reciproco
dipendenza nel quotidiano; questo tipo di lontario ideale per un lavoro di remini- dei saperi, l’assunzione di responsabilità
sostegno parrebbe infatti ritardare il scenze, un professore in pensione il specifiche e condivise, il riconoscimento
ricorso all’istituzionalizzazione. Le variabili volontario ideale per un circolo di lettura e il rispetto reciproco dell’impegno pro-
individuate come fonte di stress per co- e così via. Al termine del reclutamento, fuso e dei rispettivi valori di riferimento.
niugi e figli erano distribuite diversamente: volontario e responsabile concorderanno
il cambio delle abitudini pesava maggior- un programma condiviso e un tempo di
mente per il coniuge; l’impegno di tempo, verifica delle difficoltà e dei risultati. * Istituto Geriatrico C.Golgi, Abbiategrasso
l’assistenza di altre persone e la man- • La fase della formazione. Analogamen-
canza di servizi risultava di maggior peso te al famigliare, il volontario deve cono-
per i figli. scere la malattia, comprenderne l’impatto
sul malato, essere al corrente delle mi- BIBLIOGRAFIA
Volontari gliori strategie di comunicazione, ma de- Annerstedt L., Elmsthal S., Ingvad B., Sa-
Diversamente dal famigliare, il volontario ve anche conoscere l’organizzazione muelsson S.M. “Family caregiving in de-
sceglie di occuparsi della persona con che lo staff si è data nel prendersi cura del mentia-an analysis of the caregiving bur-
demenza, questa libertà di scelta porta malato, comprenderne la filosofia, cono- den and the breakingpoint, when homeca-
con sé numerosi risvolti positivi che ben scerne i punti di forza e i punti di de- re becomes inadequate“. Scand J Public
giustificano la definizione di God Sends bolezza. Health 2000; 28,1: 23-31.
(doni di Dio) contenuta nel Gentle Care. • La fase del sostegno. Affinchè il volon- Burns R., Nichols L.O., Martingale-Adams
I volontari hanno voglia di conoscere e di tario non rimanga un elemento avulso dal J., Graney MJ., Lummus A., “Primary care
interventions for dementia caregivers:2-
imparare, desiderano la nuova espe- gruppo di lavoro è necessario accoglierlo,
year outcomes from the REACH study”.
rienza, sperano di portarla a termine con orientarlo, sostenerlo fino a quando questi
Gerontologist 2003; 43,(4): 547-55.
successo, sono mossi da un ideale di non si senta in grado di lavorare da solo. Greene G.C., Smith R., Gardiner M.,Tim-
dedizione, dalla speranza di essere utili, Tale compito può essere affidato ad un bury G.L. “Measuring behavioural distur-
sono orientati a risolvere i problemi, coordinatore con funzioni di vera e propria bances of elderly demented patients in the
hanno bisogno di stringere nuove rela- guida, tuttavia è necessario che tutto lo community and ist effects on relatives: a
zioni. Come doni non vanno quindi spre- staff sostenga il volontario, ne riconosca factor analytic study”. Age Ageing 1982;
cati e sciupati, le strutture hanno la pos- il valore e lo dimostri. Un feed back rego- 11: 121-6.
sibilità e il dovere di rispondere a questo lare, aperto e onesto è utile al volontario Guaita A., Lionello V., Vitali S.F., Rossi s.,
desiderio multiforme offrendo una guida come a tutti coloro che operano all’interno Andreoni G. “Benessere e stress percepi-
creativa e competente al volontario. di un gruppo, di un’organizzazione. to dallo staff dei Nuclei Alzheimer”. G Ge-
I volontari svolgono un ruolo diverso dal Il volontario ha bisogno di essere rico- rontol 2004; 52(S-5): 46.
Jones M. “Gentle Care. Un modello positi-
personale professionale, non lo sostitui- nosciuto per l’apporto e il contributo che
vo di assistenza per l’Alzheimer”. Edizione
scono e al tempo stesso costituiscono un offre. Il riconoscimento migliore è quello
Italiana a cura di Luisa Bartorelli. Carrocci
ponte tra la struttura e la comunità presso di essere considerato nei fatti, membro a editore, 2005.
la quale possono farsi portavoce di esi- tutti gli effetti dell’equipe di lavoro. Miller B., Townsend A., Carpenter E.,
genze che viceversa non arriverebbero Montgomery R.V.J., Stull D., Young R.
mai al mondo esterno. Il coinvolgimento Conclusione ”Social support and Caregiver Distress: A
dei volontari nell’assistenza richiede L’analisi dei bisogni e dei problemi che Replication Analysis”. J Gerontol Social
quindi una pianificazione attenta e sen- nell’approccio protesico rappresenta la Sci 2001; 56B,4: S249-256.
sibile. E’ perciò possibile orientarsi base su cui costruire e sviluppare il pro- Mittelman M.S., Roth D.L., Haley W., Zarit
seguendo un percorso a fasi: getto di cura, prende quindi in conside- S.H.” Effects of a Caregiver Intervention
• La fase di reclutamento. Riguarda tutto razione i punti di vista dei diversi attori del on Negative Caregiver Appraisals of Be-
lo staff delle strutture ed è utile che tutti si triangolo sociale descritto. Quanto e- haviour Problems in Patients With Alzhei-
mer’s Disease: Results of a Randomized
impegnino nella ricerca di candidati adatti. merge da questa fase analitica, si con-
Trial”. J Gerontol Psychol Sci 2004; 59B,1:
Questi verranno poi valutati da un re- figura come frutto di una mediazione tra
P27-34.
sponsabile perché si possano meglio bisogni da essi espressi, bisogni peraltro Tornatore J.B., Grant L.A., “Family caregi-
conoscere non solo le motivazioni più non sempre confluenti, talora propria- ver satisfaction with the nursing home af-
forti, ma anche le attitudini e le abilità mente divergenti e fonte di dilemmi etici. ter placement of a relative with dementia”.
specifiche. Nell’ambito del Gentle Care La mediazione tra bisogni complessi J Gerontol B Psychol Sci Soc 2004; 59,2:
queste ultime sono considerate preziose rappresenta il presupposto da cui si di- S80-8.
perché possono essere “sfruttate” nella pana la concretizzazione del concetto Zarit SH., Whillach C.J. “Institutional place-
costruzione dei programmi e delle attività di alleanza terapeutica tra operatori ment: phases of the transition”. The Ge-
proposte ai malati. Così un “pollice verde” professionali e famigliari, che tende alla rontologist 1992; 32: 665-72.