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Addio, Napoli

La grande mutazione negli anni di Bassolino,


le sue illusioni, le ragioni
del suo successo e della nostra delusione.

a cura di Lo straniero
Questo libretto è il frutto di una discussione Sommario
durata negli anni tra i collaboratori napoletani di
“Lo straniero” e altri collaboratori meridionali.
Hanno collaborato alla sua preparazione 5 Dieci anni di gloria
Vittorio Avella, Stefano De Matteis, Goffredo Fofi
Peppe Esposito, Alberto Landolfi,
Alessandro Leogrande, Sara
Maisano, Emanuela Nicolcencov, 15 E adesso, senza barbari?
Enzo Stoccoro. Maurizio Braucci

Chiunque desideri ricevere copie


dell’opuscolo o riprodurlo 25 Dai margini
può scrivere a: Giovanni Zoppoli
lo.straniero@contrasto.it

Ringraziamo sentitamente
Miim
M mmmo
oPPaa ll a
ad
diin
noo per l’illustrazione
di copertina.

Napoli, giugno 2003.

www.lostraniero.net
Alla cara memoria di Sergio Bruni
Dieci anni di gloria
di Goffredo Fofi

L a grande mutazione napoletana è avvenuta


negli anni Novanta dello scorso secolo, in con-
nel Sud, si era potuto sperare in una rinascita
della società meridionale tutta, che finalmente
comitanza con “l’era Bassolino”. Se la nostra liberata dalla soggezione ai modelli settentrio-
analisi è esatta, quello che Pasolini temeva è nali (che erano anche quelli dei “comunisti”,
accaduto. Le ragioni per cui egli prediligeva in progressisti per eccellenza e i più tenaci sogna-
Italia Napoli su ogni altra città, la sopravvivenza tori dell’adeguamento ai modi in cui la società
di un popolo e di una sua specifica cultura italiana “matura” amava rappresentarsi) e
capaci di resistere alle lusinghe della omologa- riconquistata a una dimensione civilmente uto-
zione, non hanno più corso: anche Napoli è irri- pistica e progettuale, sembrava avere molto da
mediabilmente, definitivamente “mutata”, ed è offrire alla comunità nazionale e non solo a
diventata una città comune e conforme. A otte- quella, in fatto di modelli di convivenza e di
nere questo risultato non è stata solo la bor- accoglienza, in fatto di civiltà. Più preparata di
ghesia nazionale e internazionale, per il tramite altri luoghi del mondo, per antica tradizione e
dei rovesciamenti economici e dei modelli con- mediterranea centralità, al nuovo muoversi del
sumistici, e non sono state le idee correnti nella mondo. La ricerca di nuovi modelli era infatti
società italiana del tempo (verificabili giorno impellente, o avrebbe dovuto esserlo almeno
per giorno, nella loro atroce continuità e ipocri- per la sinistra nel tempo lungo del “crollo dei
sia, sulle colonne dei principali quotidiani, in muri” a Est, mentre, nell’Est vicino come in quel-
testa a tutti il luogo centrale delle nuove voghe li lontani e nei Sud, il contrasto tra le condizioni
e degli eterni giochi, “la Repubblica”) ma pro- di vita degli abitanti del pianeta, cioè ancora tra
prio la sinistra, e per essa, alla sua testa, il sin- ricchi e poveri, era diventato più evidente e
daco del rinnovamento che aveva fatto della insostenibile che mai per i più poveri, irrequieti,
conquista “della normalità” (bisogna pur rico- oppressi. Costoro hanno dunque cercato, e cer-
noscergli tutti i suoi meriti) la propria bandiera. cano in ogni modo, di raggiungere le nostre
Nella prima metà degli anni Novanta, almeno sponde, per fermarsi tra noi o per attraversare il

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nostro paese verso altri Nord nella convinzione sinistra, proprio negli anni Novanta – al ritorno statali, anche partiti, e interessata a sperimen- forse è da sempre nella storia della nazione, a
di trovarvi, se non un regno ideale, almeno dei trionfante delle destre. Questo avverrà anche a tare una sua possibile, perlopiù inedita, capaci- un ruolo non soltanto propedeutico o accessorio
luoghi di possibile, di onorevole sopravvivenza. Napoli, forse, chissà, prima o poi. È dubbia la tà di elaborazione, col gusto dell’azzardo. alla politica. Di questa operazione, però, che è di
Anche per Napoli il problema dell’immigrazione previsione, tanto sono consustanziali alla situa- E c’erano infine, assieme a una piccola rappre- sollecitazione delle (poche) forze positive in
è diventato importante, e se è meno vistosa che zione le giunte di sinistra campane, nel Comune sentanza di borghesia intelligente e aperta, c’e- campo, di critica della politica e più in generale
altrove la presenza, nel mezzo di una vociante e nella Provincia di Napoli e, nonostante o gra- rano ancora, istituzioni non completamente sof- del potere e di ogni potere, ci è sembrato che il
ed estroversa varietà di nuova e più ricca plebe, zie a Bassolino, nella Regione Campania. focate e soffocanti – soprattutto la scuola – paese, e Napoli, avessero soprattutto bisogno.
degli stranieri, rispetto a città dove gli insedia- Esistevano allora, negli anni Settanta, e ancora sulle quali era possibile far leva: su molti inse- Attenti alle trasformazioni di un humus cultura-
menti appaiono fisicamente più rilevanti e più negli anni Ottanta e negli anni che hanno pre- gnanti nelle medie e inferiori, sugli studenti e le e sociale, si tratta in definitiva di saper assu-
varii, essi però ci sono, sono tanti, e si organiz- ceduto lo scontro Mussolini-Bassolino e il così molti insegnanti nelle superiori, e nell’Università. mere le proprie responsabilità di preoccupati
zano in proprie comunità scavando le proprie pessimamente utilizzato trionfo bassoliniano, La quale Università, luogo abituale di grandissi- della cosa pubblica, però renitenti nei confronti
nicchie in un mercato del lavoro ancora semi- delle condizioni per proporre, inventare, attua- ma corruzione perché d’importanza centrale in di quell’occupazione della cosa pubblica che
clandestino e soggetto a troppi ricatti sia eco- re qualcosa d’altro e di meglio, e soprattutto ogni gestione del potere nel caso di alcune caratterizza i politici e, a maggior ragione, in
nomici che sociali, cioè “politici”. esistevano tensioni sociali identificabili in ceti e facoltà (Diritto, Architettura e Ingegneria, e pianta più stabile, i burocrati di carriera. Si
In questo senso, però, la novità storico-sociale categorie tradizionalmente tenuti lontani da accessoriamente Medicina), aveva in altri ambiti parla qui per un giro di persone che venivano
maggiore del decennio 1990-2000 non ha ogni possibilità concreta di incidenza sul desti- personalità di rilievo non trascinate del tutto nei dai movimenti e non hanno scelto la politica
riguardato tanto Napoli, e neanche la Sicilia o no della città, come sul proprio immediato vortici della complicità, e studenti che sperava- come loro percorso fisso, proprio perché la poli-
tutte le regioni dell’arco tirrenico, ancorché destino. no, che credevano ancora in un loro positivo tica si faceva mestiere e queste persone, anche
esposte al mare e assolutamente “mediterra- C’era da un lato un “sottoproletariato” che tale ruolo nell’opera di cambiamento. Anche sulla se tante si sono perse per strada risucchiate dal
nee”, bensì l’Adriatico e lo Ionio, ieri e di nuovo non era, proletariato marginale di un mercato scia, sia pure flebile e progressivamente conqui- “particulare” e dal “tengo famiglia” di eterna
oggi porta all’Oriente, e luogo degli scambi e del lavoro da sottosviluppo, soggetto alle stata al peggio nella sua smania di collocazioni tradizione, queste persone si sono presto ritrat-
intrecci di civiltà più intensi e più duraturi. E imprese del Nord e ai locali imprenditori specu- dentro o ai margini dei poteri politici e mediatici, te disgustate dalla conoscenza dei modi della
anche, sul momento, più tragici. La Storia con la lanti sull’arte d’arrangiarsi e le sue possibili di un ’68 che a Napoli era stato meno ideologico politica – anche di quelli dei gruppi, delle mino-
esse maiuscola ha riguardato – riguarda – varietà non infinite, attirato dalla malavita per che altrove e più radicato che altrove nei bisogni ranze la cui aspirazione non era e non è quella
soprattutto le zone più marine del nostro Est, fisiologica necessità ma non necessariamente e nelle pieghe di una società più affamata, e che di testimoniare una diversità e operare per e
per arrivi, benché osteggiati, irrefrenabili, e per catturato dalla malavita, se non in minima insomma appariva nella sua migliore e maggior con il basso, credendo in una democrazia del
mille traffici di tipo economico che si sono parte, semmai a essa soggetto e aspirante ad parte più concreto del ’68 nazionale. basso, ma di collocarsi nella progressiva farsa
riaperti con l’Est: l’Est ex “sovietico”, e più in altro di più sicuro e più degno; c’era una picco- della rappresentanza o della caccia al “succes-
basso il Sud-Est, e quell’Asia Minore che è la borghesia variegata e decentrata, non solo so” personale e alla carriera istituzionale.
anche, però, terra di passaggio per chi arriva fin statale e municipale, fragile nelle sue volontà e Ma la politica era davvero una “cosa sporca”. Nel corso del tempo, si può forse dire che l’ulti-
qui dalle più lontane lande della “Maggiore”. nei suoi caratteri, capace di ideologizzare a pro- L’abbiamo appreso sulla nostra pelle, nella ma speranza di un’adesione alla politica di cui
Alla condizione di degrado della metropoli par- prio uso e consumo e di affiliarsi cambiando nostra ostinazione a occuparci non da politici non ci si dovesse poi vergognare sia stata pro-
tenopea non avevano saputo dare risposta né i rapidamente bandiera a chi le offrisse più sicu- della “cosa pubblica” in nome dei non-privile- prio la battaglia per Bassolino sindaco, non
movimenti degli anni Settanta né il loro pallidis- rezza, ma tuttavia decentrata e difforme, al suo giati, dei nuovi nati, dei nuovi ospiti, e insomma certo per i suoi aspetti folklorici (gli scontri tele-
simo esito municipale dei fiacchi anni della interno confusa, sulle cui componenti migliori o di tutti quei “minori” che non hanno voce in visivi, con la contrapposizione Bassolino-
giunta Valenzi, rappresentante un Pci ancora sui cui interessi più sani sarebbe stato possibi- capitolo e che non contano, stimolandoli all’au- Mussolini…) o per il tradizionale revanscismo
forte e però sempre confuso tra grandi ambizio- le operare con risultati decorosi, e che sarebbe torganizzazione quand’era il caso, e semplice- della sinistra sempre frustrata nella sua aspira-
ni e piccoli, abituali, stupidi interessi di parte, stato dunque possibile “egemonizzare” se si mente difendendo i loro diritti quando non zione a occupare i piani alti della politica e di lì
con tutte le loro conseguenze dei piccoli cabo- fossero avuti progetti di riscatto e di richiamo erano in grado di difenderli da soli. programmare, decidere, premiare, e soprattut-
taggi e delle intermediazioni tattiche che non non solo elettoralistico; e c’era perfino una Quest’operazione è quanto mai inattuale anche to, alleandosi, occupare.
potevano, dovunque e comunque, localmente e parte di borghesia stanca di essere tutta e solo nei movimenti, che in Italia sono pervicacemen- Non ci siamo tirati indietro, ci siamo assunti per
nazionalmente, che aprire il passo – e nell’uni- parassitaria, legata ai carri del Nord e dei clien- te votati a entrare nella politica, a servirla o a un certo tempo qualche responsabilità, e poi
co caso di un governo nazionale pienamente di telismi che si dipartivano dai grossi potentati servirsene, a farsi politica rinunciando, come c’è stato chi si è “incastrato” nel sistema, e talo-

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ra infognato, o chi si è allontanato senza clamo- altrove. Un paragone con Bari, amministrata l’unica forse vincente a tutti gli effetti, com- ma rispetto ai tatticismi e dottrinarismi dei ver-
re, senza vergognarsi del poco che erano riusci- dalla destra, sarebbe illuminante: stesso per- preso quello del “ritorno d’immagine” che è tici). La scelta di campo dell’immagine, la politi-
ti a fare, ma ovviamente con un sano ribrezzo corso e velocità anche maggiore, ma con la dif- sempre stato l’assillo numero uno del sindaco ca decisamente e americanamente post-moder-
nei confronti, ancora una volta, dei politici. ferenza che lì davvero si giocano carte grosse e dei suoi accoliti, ha voluto dire lasciare in na dell’immagine hanno avuto più fasi, ma non
Vanno riconosciuti a Bassolino tutti i suoi meri- per il futuro. La riapertura delle “porte secondo piano tutte le altre, considerandole è così importante, ci pare, distinguere, sul
ti di volpe della politica, ma nell’unico modo di dell’Oriente”, l’altra sponda dell’Adriatico, la comunque meno importanti. Se un progetto piano della cosiddetta “cultura” intesa da tutti
intendere la politica che, al dunque, anche la tradizione levantina di una borghesia partico- partiva o non partiva, se da esso nasceva qual- come cultura-spettacolo e cultura-merce, o pro-
sinistra ha dimostrato di conoscere e di volere – larmente aggressiva e amorale (l’intellighenzia cosa di buono o di non buono, questo contava cacciatrice di movimento economico attorno a
che è quello eterno della manovra, dell’allean- appresso: e c’è da strabiliare seguendo volta- sempre meno rispetto all’insieme. E l’insieme eventi e monumenti – tra una linea Nicolini e
za, della clientela, della retorica e della menzo- faccia e carriere di coloro che fino a ieri occupa- era l’immagine, il “Maggio” perenne della ven- una D’Agostino e una Furfaro. E a maggior
gna “in nome di”. vano cattedre di marxismo italico dandoci lezio- dita dell’immagine (e talvolta della sostanza) ragione tra Bassolino e una Iervolino senza idee
Anche Bassolino, semplicemente ha tradito ni di materialismo dialettico) fanno di quella di una Storia e di una Civiltà. proprie.
(come d’uso tra i comunisti) le speranze riposte mutazione qualcosa di terribilmente vivo, dagli La città che doveva tornare a esser vivibile per i La prima puntava all’evento spettacolare di
nelle sue parole. Egli resta, è accorto quanto esiti ancora non tutti realizzati, anzi incomben- bambini? La lotta alla camorra? Il traffico? La dignità culturale (vera o presunta, comunque
basta per sopravvivere a venti e maree, e nella ti, e forse oggi ancora insospettabili. Non ha giovane criminalità? Il “genocidio” morale di un convalidata dai media e dai loro critici-funzio-
sostanza non ha mai voluto essere altro da ciò bisogno del turismo, Bari, per mutare arricchire ceto sociale fondamentale come era stato il nari); la seconda si attestava tradizionalmente
che è: mediatore tradizionale di interessi di crescere! cosiddetto sottoproletariato e la “cultura del sull’intervento “alla democristiana”, a pioggia,
gruppi forti (per carità, se lo sono abbastanza, La stagione che ha preso il nome dai sindaci, vicolo”? I progetti variamente pedagogici? La e sulla costruzione di una clientela politica tra-
se si agitano abbastanza, anche gli interessi di quando il Sud pareva potesse dare a tutto il lotta all’abusivismo? Ai motorini selvaggi? Allo dizionale; la terza si trascina con scarsa auto-
gruppi “di sinistra” o che rappresentano la base paese esempi di novità e di invenzione – libera- smog? Alla monnezza? Aria fritta, al solito. Quel nomia, rinunciando via via alle sue migliori
e ceti sociali non privilegiati). Allievo egregio to dalle sudditanze e dai sentimenti di inferiori- che contava era l’immagine. E allora, certo, ambizioni, diciamo “pedagogiche”, e si limita a
del compagno Togliatti “il migliore”, ben più tà accortamente intrattenuti dalla cultura riapertura dei “monumenti”, degli spazi, dei gestire e mediare tra le maggiori forze in
delle pompose e nefaste cariatidi del “manife- sabauda, fascista, democristiana, comunista – vicoli a nuovissimi frequentatori; ripulitura campo, e il modello è ancora democristiano e
sto” e dei loro allievi saltabeccanti tra giornali- e di affrontare tempi nuovi come nuovi progetti generale, imbiancamento e disneylandizzazio- clientelare, come ha fatto con il Mercadante.
smo e istituzioni, Bassolino “sa come muover- e nuove concezioni dello sviluppo, del progres- ne come nel resto d’Italia, da Bergamo a San Sarebbe più importante analizzare, nel decen-
si”. Intuisce, previene, sa “stare al mondo”. Ma, so, della democrazia, è stata davvero breve. Gimignano, dai luoghi leghisti a quelli comuni- nio dal 1992, altre scelte e tappe, da Bagnoli a
in sostanza, non sembra aver mai nulla da dire Essa è stata osteggiata da molto statalismo, e sti, come dovunque, come è nel vento… Secondigliano, da Barra ai Quartieri Spagnoli.
di proprio che non sia, per l’appunto, connotato forse con più acrimonia che da ogni altro pote- Si potrebbe rifare la storia di questa politica, e Ma ogni iniziativa – anche le migliori e benve-
da un’antica astuzia nel cavalcamento delle re proprio dai compagni di partito di Bassolino, c’è chi l’ha fatta (vedi Maria Federica Palestino, nute, che comunque ci sono state e sono molte
nuove mode e situazioni. a cominciare da D’Alema, che del Sud stava miraNapoli, edizioni Clean, con un saggio di – è sempre stata ricondotta sotto il segno di
Grazie a lui e al suo primitivo staff di collabora- diventando un competente affarista. Ma non è Vincenzo Andriello, che è uno dei pochi, nella quella politica, prima culturale che economica e
tori – molti via via allontanati o allontanatisi, colpa di D’Alema, se le strade scelte per Napoli, infinita produzione cartacea napoletana auto- sociale, e certamente oggi economica e sociale
alcuni con risentimento nei suoi confronti – la in presenza di un’economia mondialmente referenziale di questi anni, degno di consulta- in quanto culturale. Due eventi simbolo vanno
città è davvero cambiata rapidamente e rapidis- mutata, sono state solo quelle, molto al passo zione). Con conclusioni non meno sconsolate però ricordati: la liberazione dalle auto di
simamente. Quel che non era accaduto nei coi tempi, della terziarizzazione turistica. delle nostre, anche se meno abbacchiate, e Piazza Plebiscito con la magnifica scadenza
decenni precedenti, la “mutazione” consolidata L’intelligenza di Bassolino e dei suoi consiglie- senza quella sensazione di sconfitta definitiva della Montagna del Sale di Mimmo Paladino, il
negli anni Ottanta nel resto d’Italia, è accaduto ri più arditi (o più “borghesi” o più “vili”, a di antiche e alte speranze che il vecchio meri- cui significato fu evidente, di liberazione e riap-
a Napoli nel decennio di Bassolino; e per una seconda dei punti di vista) non è in discussio- dionalismo non-comunista ci aveva prospetta- propriazione di uno spazio storico da parte
sinistra velleitaria e meschina ma non ancora ne: la mutazione che hanno intravisto per to, di una morale della politica, di una dimen- della città e di festa della città; e il nuovo dise-
del tutto “laicizzata” secondo vocazioni più o Napoli dopo un breve periodo di un tenten- sione diversa e più armonica della democrazia gno di Piazza Dante, spazio neutro e non-luogo,
meno “democristiane”, è stato il trionfo. Ma, e nante saggiar l’ambiente locale e il paesaggio e, più ancora, dell’umano e del sociale. (Non- da luogo che era, per volontà di Bassolino e sul
lo si è già detto ma merita di insisterci, questo nazionale, andava nella direzione vincente. E comunista, sia chiaro, non in rapporto alle spe- progetto di una micidiale scenografa per i ricchi
trionfo, questa mutazione, ci sono stati anche seguire quella direzione, la meno rischiosa e ranze e alla generosità della base comunista, di sinistra e di destra, Gae Aulenti.

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P arliamo ora di un ceto che ci è stato a cuore fatto di artigiani, di lavoranti a domicilio per Gli “scugnizzi” per primi: non più bambini e ado- sfornato così tanti artisti e opere come nella
e che abbiamo avuto la ventura, anzi la fortuna, ditte del Nord, di industriosi lottatori per il pane lescenti poveri e inventivi, ma isterici consumisti Napoli dalla seconda metà degli anni Novanta,
di conoscere bene, il cosiddetto sottoproleta- quotidiano della famiglia, e anche, va da sé, di (in giro a modo loro) su micidiali motorini senza ad libitum. Ma che artisti? e che opere? Negli
riato. Parliamo della sua morte, piangendola; attratti dal sottomondo paracamorristico o legge (che le autorità si guardano dal condizio- anni del “rinascimento” molto di buono nasce-
perché è in essa la morte della storia e identità camorristico; il sottoproletariato è stato aggre- nare) o in gruppi che, quando il terreno o l’ora va o si consolidava, dai primi film di Martone,
più forte che la città abbia avuto nel corso alme- dito e rinchiuso dentro spazi più ristretti, il cen- sono propizi, potrebbero farsi capaci del peggio. Corsicato, Capuano, ai primi romanzi di
no degli ultimi, lunghissimi secoli. tro gli è stato tolto e, nei vicoli del Decumano Sono questi gli effetti più vistosi del “genoci- Montesano, Braucci, a spettacoli memorabili
Napoli è cambiata, perfino gli scugnizzi sono Maggiore e perfino delle “roccaforti” che sono dio” di un ceto, sono queste le nuove realtà come Rasoi a fotografi come Biasiucci e pochi
cambiati. Quando anni fa Pasolini scriveva la sua state i Quartieri Spagnoli e la Sanità, sono arri- urbane con cui il potere dovrà fare i conti ora e altri, all’ultima grande produzione musicale di
“lettera a Gennariello”, un ideale interlocutore- vati e si sono insediati gli intellettuali e artisti in futuro. Il folklore non c’entra, e non c’entra Bruni e Palomba e poi agli Almamegretta, alla
ragazzo, pensava e sceglieva ovviamente qual- (perlopiù, come dovunque, intellettualini, arti- più neanche Pasolini. maturità di Nino D’Angelo, alla nascita di un’e-
cuno che la sua lettera potesse leggerla e medi- stini) e i “mercanti da turisti” (non più artigiani ditoria di portata nazionale con L’Ancora del
tarla, ma parlava a Gennariello anche in nome di ma rivenduglioli), come è accaduto in tante altre Mediterraneo e altre più piccole iniziative, ai
quelli che non l’avrebbero certamente letta. città prima che a Napoli. Il sottoproletariato non La produzione culturale e artistica napoletana primi Galassia Gutenberg presto appassiti nel
Ipotizzava ancora un incontro, uno scambio tra è più un ceto importante e inventivo, centrale. E è ricchissima anche oggi, ma come lo è in ogni familismo liguoriano, eccetera eccetera – e sor-
due Napoli “positive”, quella di una piccola bor- poco è rimasto da questo “genocidio”, per dirla parte del paese o quasi. Ai giovani si dà una prendeva l’Italia, e si sintonizzava, partendo da
ghesia che tra mille difficoltà e separatezze alla Pasolini, di un intero ceto che, poco alfabe- laurea e si moltiplicano corsi di tutto, scuole di qui, con quanto di egregio si produceva lontano
riuscisse a emanciparsi dai modelli imposti dal tizzato, aveva dato alla storia di Napoli due cose tutto ma fuori dalla scuola istituzionale, distrut- da Roma, a Palermo, a Torino, a Milano, a Lecce.
potere (consumismo e conformismo, in definiti- fondamentali sul piano delle arti come il teatro ta dal suo ceto pedagogico quanto dai suoi Ma da allora, anno dopo anno, la qualità si
va) e a farsi carico di un processo di trasforma- e la canzone: Viviani, Eduardo, Totò eccetera e ministri, a cominciare, prima della Moratti, dai abbassava e abbassava mentre aumentava a
zione positiva, aperta, e quella di un proletaria- la sceneggiata, e i musicisti ed esecutori di una suoi Berlinguer e De Mauro e dai “pedagogisti dismisura la quantità delle opere insignificanti,
to marginale, abitualmente detto sottoproleta- splendida storia canora. di sinistra” del modulo e del quiz. velleitarie, consolatorie, nel flusso di una sotto-
riato, tenuto lontano da quasi tutto e spesso È incomparabile questa storia a quella assai Si dice ai giovani di essere “creativi” e che è cultura costernante. Si è partiti, nel “rinasci-
destinato, per la sopravvivenza, alla malavita. misera della cultura scritta, del romanzo per facile essere “creativi”. Le Università sfornano mento”, coi giovani di Rasoi – una riflessione
Erano gli anni Settanta turbolenti e confusi, ma esempio, con rarissime eccezioni (il solito Ferito ovunque, a Napoli come altrove, masse di gio- storica e poetica del basso di un ceto di cui si
nei quali ancora albergava la speranza: emanci- a morte) almeno fino a… un decennio fa. Quella vani molto ignoranti e molto presuntuosi. Non auspicava il riscatto – e si finisce con i vecchi, i
pazione e omologazione sembravano e non erano storia ha dato alimento a centinaia di film, gli si dà il lavoro, però gli si dà “la cultura” e l’il- vecchissimi di Napoli milionaria!, filodrammati-
un’alternativa radicale; e invece la storia ci ha inchieste, articoli, canzoni, luoghi comuni che è lusione della facilità, una sensazione di quasi ca miliardaria che avrebbe dovuto celebrare i
dimostrato che potevano andare insieme. Napoli senza paragone con altri ceti di altre città e onnipotenza… Col tempo, la loro disillusione dieci anni del trionfo bassoliniano e ne rivela
è mutata fortissimamente nel decennio bassoli- regioni, esclusa la mafia siciliana, nella storia crea dei cinici o degli spostati. Ma su questo tutti i tradimenti, le miserie, le impotenze.
niano in concomitanza con un cambiamento che dell’Italia unita. E non c’è più, oggi, questa cul- non vogliamo insistere, anche se ne varrebbe la
ha investito un po’ tutto il Sud. Un cambiamento tura. È diventata una variante della nazionale pena poiché, appunto, la produzione culturale e
forte c’è stato per effetto della maggior circola- fiacchezza dell’immaginario e della comune vol- artistica abbonda e, priva di strumenti di sele- I n questi anni, dunque, mentre fioriscono le
zione di denaro e l’uscita allo scoperto di un ceto garità, televisione assistendo. zione critica – nella decadenza o morte della cri- parodie della napoletanità, una piccola borghe-
sociale, appunto la piccola borghesia, appunto i Confinato, aggredito, il sottoproletariato dei tica e di una selezione operata dal mercato, poi- sia vorace di tutto si appropria risibilmente
“gennarielli”, che si è modernizzata e messa al vicoli è diventato una tragica minoranza varia- ché assai più del mercato contano la protezione della tradizione e del passato delle classi subal-
passo e ha abilmente e irresistibilmente invaso mente assediata, soprattutto da interventi di e il finanziamento degli enti pubblici e l’inseri- terne, che sembrano peraltro ben felici di sven-
pressoché tutto. Come dovunque nel Centro- tipo poliziesco e militare. Perché sì, il sottopro- mento per cooptazione clientelare nel grande derle e semmai mimarle assieme alle contadi-
Nord, prima che a Napoli o a Bari o a Reggio. letariato è diventato una ristretta realtà assai circuito delle iniziative spettacolari – non può nelle desimoniane con appartamento o villa a
A Napoli questo ha comportato cambiamenti pericolosa: sostanzialmente ricco, per traffici che produrre una proliferazione di graziose sce- Posillipo. Queste parodie sono perfettamente
vastissimi. Proviamo a soffermarci sul più evi- illeciti e soprattutto la droga, ma culturalmente menze o di deprecabili idiozie. consone alla cultura del berlusconismo, che
dente, che riguarda appunto il sottoproletariato, deprivato dalla sua identità, esso è caduto in Romanzo, teatro, cinema, musica, e quel che si come si è detto ha fin troppe affinità con un
cioè quel proletariato, di cui abbiamo detto, una sorta di isteria aggressiva e autodistruttiva. chiama “belle arti”, e fotografia, non hanno mai certo bassolinismo, ma qualche artista ha cer-

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cato di “uscire” dal ricatto di Napoli e azzardare speranza in ben altre trasformazioni, poi veloce- anzitutto dalla “loro” classe dirigente monoco- torio a occupare ogni piccolo spazio in attesa di
un’altra modernità che non quella balorda mente svanita), mentre l’ultimo, con le “capoz- lore, è sempre più indispensabile distaccarsi. ogni piccolo o grande finanziamento, associazio-
offertagli dalla città, e rifiutare una ormai fasti- zelle”, ha dimostrato anche ai ciechi come la Per poter ragionare, anzi per poter vivere senza ni di cui conta solo la interna burocrazia e in cui
diosissima – perché più falsa che mai – autore- città ormai non abbia più la vecchia identità, e vergognarci di noi stessi. perdono di peso e di senso gli scopi sociali
ferenzialità quasi d’obbligo per il successo abbia dimenticato lo ieri e non subisca più nes- Questo trionfo di mediocrità, questa voluttà del dichiarati); Rifondazione è una lobby, a Napoli,
locale e per quello nazionale. sun fascino della cultura che peraltro ha contri- cosiddetto nuovo sono stati narrati meglio che da sempre; e si è precipitato Bassolino a fondare
E se ha fallito nell’impresa, perché? Penso ad buito ad ammazzare. Una lezione amara, mi da ogni altro da Giuseppe Montesano, che nel la sua, la più lustra e soddisfatta di tutte. Sono
alcune opere interessanti proprio per il loro pare, su un avvenuto distacco. suo ultimo romanzo Di questa vita menzognera morti i partiti, si va verso una democrazia presi-
coraggio: i film di Pappi Corsicato (Chimera) e di Opere come Inverno, Chimera, Imaginaria ecce- (il titolo viene da Blok: “Di questa vita menzo- denziale, e le lobbies sono il modo di riciclare i
Nina Di Majo (Inverno), gli ultimi dischi degli tera non sono “istituzionali” e sono partite da gnera / cancella l’untuoso rossetto /…/ e anche gruppi di potere locali e collegarli a quelli nazio-
Almamegretta (Quattro quarti, Imaginaria) dove altre esigenze, diverse anche da quelle che non vedendo l’avvenire, / di’ no ai giorni del nali e sovranazionali, trasversali. Quante lobbies
più forti erano gli impulsi ad altri suoni e armo- mossero tanti anni fa le fatiche degli Amelio, dei presente”) racconta il progetto di trasformare in Italia, a destra al centro a sinistra e fittamente
nie, o disarmonie. Il film di Corsicato non ha un Vitiello e Neiwiller, del primo Martone eccetera, Napoli in Eternapoli avanzata da un’oscena intrecciate tra loro, ed economiche e sindacali e
retroterra napoletano evidente, quello di Di che erano, da dentro una sorta di stagno, degli ricca famiglia di dominatori napoletani, i culturali variamente corporative! e quanta corsa
Majo è ambientato in una Roma-Europa; le radi- aneliti al nuovo. Negromonte, alleata a un presidente e un pote- a entrarvi o a fondarne di altre! E quante mafie,
ci se ci sono non vengono mostrate, non si fa re certamente berlusconiani. Il progetto è la camorre, ’ndranghete, e quante mescolanze tra
leva su di esse e non le si mette in mostra, non si costruzione di “un enorme parco tematico” in buona e mala vita, quante clientele, quanta amo-
vuole usarle per una comunicazione facile facile. C’è una strada da consigliare, una strada “giu- cui “ricostruire la vita di un tempo” a uso dei ralità e immoralità politica, sociale, culturale!
Si tratta di opere importanti, lodevoli, significa- sta”? Sono gli artisti veri a dover uscire dalla turisti di tutto il mondo. “Bisognava ricostruire Finché il modello regge, l’adesione di massa gli
tive, ma come astratte ed esangui. Troppa loro prigione e a dover trovare le strade più fer- la vita dell’antica Neapolis, della città angioina sarà garantita, dentro l’unico ceto vincitore e
distanza? O troppa poca? (questo non implica tili (o anche le più mortali, perché no?), ma che e della città spagnola, e su quei palcoscenici far avvolgente della piccola borghesia con laurea e
una vera distanza fisica degli autori, un loro non possono essere che strade ardue, di nega- recitare la storia”. E ancora: “Il potere centrale, diploma.
radicarsi altrove, sia pure per mezzo come è di zione più che di affermazione, o di affermazione l’esercito e le televisioni nazionali restavano
ogni sradicamento attuale). Quel che questi arti- attraverso la negazione. Di opposizione in un nelle mani del Presidente, il governo dava il Sud
sti hanno capito è che la tradizione soffoca inve- paese privo di opposizione, in cui, e si parla in concessione ai Negromonte e agli altri Due conclusioni possibili, per noi:
ce di liberare, e che non c’è più nessuna “casa” anche per Napoli, i volti e i corpi di una delle imprenditori e in cambio riceveva la massima La prima è l’abbandono del campo, nella con-
possibile se non il pianeta – e dunque neanche civiltà meno omologate del mondo fino appena fedeltà. Era una forme di outsorcing, no?” vinzione che la sconfitta delle prospettive di
un “ritiro a casa” plausibile. Che nella “casa” a ieri si sono rapidissimamente adeguati allo Non siamo così lontani dai progetti che possia- una civiltà migliore non solo sui piani dei con-
che ci è data ci si può stare solo con un piede standard delle masse solitarie dell’Occidente mo chiamare “bassoliniani”, e questo, purtrop- sumi sia definitiva, per Napoli e forse per
dentro e uno fuori, se proprio ci si vuol stare. producendo democratiche somiglianze, piattez- po, Montesano dimentica di dirlo: che la sini- l’Italia. Bisogna saper perdere, e ci siamo abi-
Il loro tentativo di volare secondo un’altra ispi- ze, clonazioni. stra non ha oggi sul fondo idee di sviluppo e di tuati. Ma al loro gioco non ci staremo.
razione e altre immagini o suoni è stato punito La classe dirigente napoletana di oggi ha tutta progresso diverse da quelle della destra, anche Resteremo pronti a farci in quattro se ci sarà
con un relativo insuccesso, e certamente con il la stessa faccia, destra, centro, sinistra, ben se restano delle differenze nella gestione, in ancora bisogno di noi pochi “volontari” senza
disinteresse da parte della città. E con una forte pochi si distinguono nella massa che noi pos- parte e solo in parte e non grande. associazioni e senza prebende, ma diffidando
incomprensione critica, in generale, anche altro- siamo ben chiamare “loro”. Il popolo napoleta- Per il momento, la sinistra napoletana sta atten- ormai di ogni potere, di ogni politica, e anche, è
ve, perché dagli artisti napoletani ci si aspetta no di oggi comincia ad avere anche qui un’uni- ta a consolidare le sue clientele e l’ultima sua bene dirlo, di ogni sinistra o centro o destra!
sempre una dose massiccia di umori (e colori) ca faccia. È un “loro” cui ahimé apparteniamo a grande invenzione – imitatrice d’America anche La seconda, l’interesse che permane per i mar-
locali. A Napoli viene meglio accettata, anzi esal- volte anche noi, se non altro nei modelli e nelle questa, va da sé – è la fondazione di lobbies. Ha gini, per le periferie, per i “lontano dal centro”,
tata, la post-modernità di facciata e che viene da pratiche di molto consumo e nella soggezione, cominciato Amato Lamberti, presidente della che a Napoli vuol dire ancora – ma è prevedibi-
fuori. Il caso dei Natali di piazza Plebiscito è per quanto recalcitrante, alla produzione di Provincia, a convocare con appelli roboanti attor- le non sempre perché anche qui il modello allar-
esemplare: solo il primo anno, con la Montagna massa che propongono “loro” (dirigenti) e i no a sé come lobby e gruppo di pressione, per lui ga le sue braccia – disagio, disparità, e in qual-
del Sale, si intuirono delle strade possibili (ma “loro” (piccoli borghesi all’arrembaggio, dovun- base elettorale, una pletora di associazioni del che modo novità, come dovunque nelle altre
era anche il primo anno di Bassolino, cioè di una que dilaganti e corrodenti). Da questi “loro”, e cosiddetto volontariato (ormai dilagate sul terri- grandi città d’Italia e d’Europa.

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Di due realtà cerchiamo in quest’opuscolo di
dare testimonianza: quella del vecchio ceto che
è stato Napoli e ha vissuto il suo centro, e che è
eventi, talmente quotidiani ormai da meritare il
nome di rumore di fondo. “Fa’ quel che devi,
accada quel che può”, ci ha insegnato tanti anni
E adesso, senza barbari?
ormai scompaginato e cacciato, o corrotto; e fa, al momento della nostra scoperta del Sud e
quella delle periferie, che è più mobile e vitale del nostro innamoramento per Napoli, il vec- di Maurizio Braucci
di quanto non si pensi, benché oggi sottoposta chio Salvemini.
a dirompenti mutazioni che sono destinate a Addio, Napoli. E soprattutto, addio trionfante
cambiarne ogni assetto. Le periferie si allonta- stoltezza dell’immagine, addio politica e sogno
nano, ma non scompaiono, anzi crescono. di democrazia dal basso. Il mondo cambia e
Il più e meglio che possiamo fare è forse, anco- cambierà ancora. Cose da fare ce ne sono tante.
ra e sempre, “rompere le scatole”, e cioè affer- Non è più tempo di perderlo, il tempo, appresso
mare il nostro diritto di tener gli occhi bene al superspettacolo di una città che ha voluto
aperti su ciò che è politica e cultura, nella città essere uguale a mille altre, nella comunanza
che pur da nomadi abitiamo e che è il nostro della loro stessa stupidità.
punto di riferimento primario, anche se non più
una vera “casa”. Difendiamo il nostro diritto di
critica dell’esistente. Continuiamo a “non fidar-
ci degli occhi” e a voler vedere oltre le apparen- E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? Raffaele Viviani. Una scelta logistica per far rivi-
ze, e capire oltre le chiacchiere e oltre la chilo- Era una soluzione, quella gente. vere nel loro alveo naturale e naturalistico le
metrica kermesse di eventi e altri eventi e altri (Konstantinos Kavafis) dieci dannazioni di don Raffaele. Grande afflus-
so di pubblico, da ogni parte della città in pre-

I l popolo di Napoli non è più “più popolo di un


altro”. Rileggendo saggi e romanzi che tanto
valenza esponenti della classe medio-borghe-
se, ma si coglie l’entusiasmo e la curiosità degli
abitanti della zona popolare. L’intento genero-
fanno archivio della natura proletaria di questa so del regista è che i popolani si riconoscano in
città, ci si accorge che ormai non è più possibile scena, che si osservino in un’ambientazione del
guardare a quelle pagine se non da un’altra dopoguerra, che esclamino in pratica “quelli
sponda, lontane testimonianze di un modus siamo noi” oppure “quelli erano i nostri” a
vivendi. Se dal caos della città si levano suone- seconda dei casi. In effetti, la partecipazione
rie di cellulari, rombi di scooters, getti di para- dei residenti è notevole se commisurata alla
boliche e altri deflussi, che accompagnano grida loro proverbiale indolenza: essi ritengono di
dialettali e gesticolazioni teatrali, possiamo star ospitando sul “loro” territorio qualcosa di
chiederci se qualcosa è cambiato? Certamente importante mentre si dovrebbe trattare di qual-
osserviamo delle mutazioni, ma sono tali da tra- cosa che li rappresenta. Eppure l’aria è priva di
sbordare oltre il normale greto di necessari ade- catarsi, la proiezione di sé è vaga, nebulosa
guamenti sociali e farci parlare della fine di una anziché essere immediata e istintiva come ci si
certa condizione? Credo di sì, che si possa e anzi attendeva. Gioca forte, invece, un’altra aspetta-
si debba provare a farlo. Il sospetto che ne viene tiva: la presenza da alcuni giorni di grossi
è che il proletariato, popolo più popolo che camion con la scritta Rai, la televisione che
altrove, sia in definitiva estinto. riprende l’evento e che lo mostrerà dilazionato
8 ottobre 2001. In un parco del centro storico attraverso “l’apparecchio per tutti”. I commenti
napoletano si mettono in scena, per la regia di sono per le “brave persone” accorse a vedere lo
Mario Martone, I dieci comandamenti di spettacolo da altre zone della città, una borghe-

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sia che raramente si concede qui; per l’attrezza- gestirsi quotidiani da parte dei ceti inferiori, modelli di sopravvivenza, fa ancora percepire, bale si acciuffano con i residui caratteri natura-
tura della Rai sono prova che qualcosa di “uffi- una cultura dello spreco delle proprie risorse di ad esempio, l’illegalità come una prassi neces- li dei giovani napoletani, usi della città stabiliti
ciale” si sta svolgendo presso di loro. Lo spetta- tempo e di energia, in diseconomie dei nuclei saria a ridurre gli ingiusti effetti della distribu- dal passato si intrecciano con aspirazioni e dis-
colo in sé passa in secondo piano, non è suffi- familiari per cui, mentre aumentano i beni con- zione delle ricchezze. Ma nessuno a Napoli agi di un presente europeo fatto di privilegi e
ciente, pochi si riconoscono nella matrice del- sumati o posseduti non aumenta l’accesso a “ruba più per mangiare”, il delinquere, oggi, è contraddizioni.
l’opera e, chi cerca in essa un motivo di identifi- servizi chiave dello sviluppo sociale. Finanziarie per la maggior parte motivato dalla brama di Quest’area della città fa da sfondo al conflitto
cazione, lo coglie senza troppo interesse, già domestiche, microcrediti, usura e altre forme di benessere e di lusso o cerca di rimediare ai tra corpi e veicoli e a quello sociale tra garantiti
soddisfatto dal riguardo borghese e dall’atten- dilazione permettono di detenere beni che il devastanti comportamenti diseconomici ordi- e non, e mentre questi ultimi si accostano con
zione televisiva. Due mesi più tardi saranno lieti consumatore razionale, a parità di reddito, non nari, tant’è che in esso si è smesso di fingere spirito bellicoso agli utenti dei bar e dei locali, i
di riconoscere sul piccolo schermo il parco del metterebbe nel suo paniere di acquisti. Come che nessun fine possa giustificare certi mezzi. primi dimostrano indifferenza o cinismo, e la
loro quartiere, reso bello dalle luci e dall’inge- sempre, gran parte di questo virtuale aumento Così, mentre in passato un proletariato, forte di trasversalità delle classi che qui si radunano è
gno scenografico. Un parco che normalmente della propensione al consumo viene rivendicato una cultura unitaria di lingua e di pensiero, mediata dalle nevrosi di condizioni di vita
disdegnano, che vedono come un affronto alla dai giovani e va a pesare sull’indebitamento viveva le sue tremende sfide nel rifugio di una nuove per tutti. La tensione sociale raggiunge i
loro privacy e alla abituale struttura ippodamea familiare: abbigliamento, scooters, automobili. morale condivisa, oggi i suoi componenti, come suoi picchi di violenza in quei punti, crescenti,
dei vicoli, covo di schiamazzi e di pericoli, che si A questo si affianca la crescita dell’indebita- quelli del mondo occidentale, agiscono agli dove l’identificazione con una cultura della reci-
rifiutano tassativamente di frequentare per il mento (esistono per questo, talora, anche col- ordini di una immoralità privata. Di comune procità si sgretola. La storia, un passato codifi-
passeggio, questo parco sarà per una notte laudate modalità di frodo attraverso prestano- rimane lo spettro di una civiltà regionale, il cui cabile nel linguaggio e nei costumi, trasuda
luogo di interesse televisivo e borghese, per mi o mediatori che percepiscono parte del rica- solo effetto è di preservare il colore nelle dis- dallo schema urbanistico stringente, lo spazio è
tornare a essere un corpo estraneo che si fareb- vato), creando un’illusoria partecipazione ai crasie delle moderne condizioni di vita. insufficiente e il consumo del tempo dunque
be meglio a “spostare da un’altra parte” perché modelli di vita celebrati dalla pubblicità televisi- massificato. Si sta a ridosso degli incontri e
“non ce lo meritiamo”, “perché non lo sanno va e da altri prosseneti del consumismo. degli scontri, degli idrocarburi e del Thc, prossi-
gestire”, “perché è inutile”. Il Parco Ventaglieri L’oggetto di turno genera nel giovane proletario Le piazze del centro storico affollate di giova- mi al delirio o all’odio.
è una delle opere cittadine più belle della rico- un piacere più entusiasta e nevrotico di quello ni, deliri di scooters che sfrecciano tra i passan- Inevitabilmente due città si fronteggiano in
struzione del dopoterremoto. del piccolo borghese, poiché è vissuto come ti mentre questi a loro volta si infilano con peri- quell’unica che le accomuna: l’indolenza abitu-
conquista civile e non solo sociale. Al mondo, la zia tra costellazioni di auto parcheggiate e in dinaria della piccola e media borghesia giovani-
merce soddisfa gran parte dei bisogni d’identi- sosta, cerchi concentrici di comitive disposte le si spende nei locali e nei punti di ritrovo in cui
S e in passato la napoletanità è stata rappre- tà delle masse e, in un contesto come quello intorno ai monumenti, postazioni combinate in celare o ostentare la propria appartenenza men-
sentazione dell’ingegnosa sopravvivenza di una napoletano ad alto tasso di disoccupazione gio- base a regole e rituali sociali quasi ferrei, schia- tre il protagonismo catastrofico dei sottoprole-
comunità e dei suoi valori, oggi, questa comuni- vanile, le cose acquisite dai giovani dei ceti mazzi, motori, musiche, accelerazioni, frangersi tari sbandiera e organizza il nulla o l’incidente.
tà disintegrata prosegue, senza esserne troppo bassi, a scapito dell’equilibrio economico fami- di bottiglie. Flussi densi e incerti di persone si In questa commistione di massa serpeggiano
convinta, una recita a memoria di se stessa. liare, riempiono il loro tempo con la celebrazio- incanalano e confluiscono da strette vie, con- le sistematiche incursioni di gang di giovanissi-
Una tradizione di miseria è giunta al termine, ne di quel fatuo con cui la società si è offerta e tendendole alle auto con grande attitudine alla mi (15-20 anni) che si organizzano in sella ai
ma persistono invece i suoi gesti, le sue parole, che essi hanno preso terribilmente sul serio. sopportazione: carne, ossa, vestiti, chassis, vei- loro scooters, provenienti dai quartieri limitrofi
in una parodia identitaria che ha abbandonato A queste condizioni, l’irrealizzata emancipazio- coli, telai, carrozzerie e rumore, rumore, rumo- o dalle zone periferiche, dopo aver quasi sem-
la solidarietà tra poveri e persino il rifugio della ne crea un maggiore attaccamento a quella tra- re, in un unico ribollente crogiuolo delimitato pre convogliato i loro soldi nell’acquisto di pal-
famiglia, sostituendoli con la competizione e il dizionale “cultura di fuga dalla povertà” nata da cantoni, facciate di antiche case e meandrici line di coca, si esercitano sulla folla o contro
ricatto. Oggi, l’accesso al consumo è garantito a come risposta alle sfide lanciate dalla propria vicoli a ridosso. La zona storica e turistica, che solitari passanti. Si tratta per loro di spendere
tutti, indipendentemente da quanta parte del storia. Oggi ne permane un certo patrimonio si incunea tra i quartieri di residenza popolare e la notte secondo le note della noia e dell’alie-
reddito venga sottratta alle spese primarie a rappresentativo, privato però della comunità, di antica intersocialità, interdetta ai veicoli nazione. Rigorosamente maschi, indumenti
vantaggio di quelle superflue o accessorie. A delle sue relazioni, delle sue regole. Questa durante il giorno, perde la sua carica di zona casual griffati, aggregati nel branco, esaltati
Napoli ormai la miseria non esiste più di quanto “schizofrenia” culturale, che si realizza nella pedonale a partire dalle ore serali, quando dalle merci che possiedono, talvolta armati di
non esista in altre città, ma permane la misera- vita quotidiana con una torbida contrapposizio- accoglie il consumo giovanile del tempo libero. coltello, trasportano nelle serate dei week-end
bilità di una disorganizzazione del vivere e del ne tra mutazione sociale e permanere di vecchi Comportamenti eteronomi della modernità glo- il modello degli ultras da stadio. Il loro scopo è

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turbare (poiché essi stessi sono turbati), di ampio, anche extranazionale, e di sfuggire a suoi aspetti popolari, ignorando il ruolo della un errore, pagato caro, ritenere che ciò che
umiliare e se necessario picchiare. Cercano di una realtà che ha generato codici e valori auto- borghesia locale che infatti talvolta si è ricavata avveniva in modo collettivo e diffuso dovesse
imporre la loro presenza in contesti che li rifiu- nomi. La Napoli decantata da Pasolini e definita un ruolo di anfitrione che le è poi rimasto. fermarsi nella forma politica che la trasforma-
tano o da cui si sentono esclusi, sbandierando da Elsa Morante una grande civiltà si è svilup- Questo ha generato spesso la reazione rancoro- zione stava avendo, cioè nei suoi risultati elet-
le proprie merci come affermazione sociale, pata come comunità chiusa, autonoma, ma sa degli intellettuali locali che inscenavano, su torali. Sia perché la politica non poteva fare
eletti dalla pubblicità a una parità nei consumi capace di metamorfosi e di rielaborazioni che le tale volontà di potenza frustrata, la tragicom- scelte che fuoriuscissero dalle logiche del con-
a cui non corrisponde niente in termini di dirit- hanno permesso la sua persistenza in termini di media del conflitto tra Ragione e Natura. Lo senso e del mantenimento del potere, sia per-
ti e di cultura, mediocri parvenu del disagio cultura e identità. Dalla sua cultura di fuga dalla spettacolo della plebe napoletana ha da sem- ché un solo piano d’azione non poteva sosti-
sullo sfondo del cinico moralismo generale. povertà, essa ha capitalizzato un patrimonio di pre minacciato l’identità della borghesia, tant’è tuirsi a quelli dei tanti gruppi e persone che
Noia, nevrosi e una cultura della forza e dell’a- risposte alle sfide esterne, che ha saputo tene- che il rinascimento recente, datato con l’ascesa avevano cooperato al mutamento. La classe
stuzia compatibile con le droghe eccitanti re in equilibrio per secoli questa comunità su di Bassolino, ha badato bene a cancellare il cen- politica ha perso di vista, al solito, il suo ruolo
modellano il comportamento di questi giovani un codice ferreo, stratificato e complesso: “Era tralismo dei proletari (che intanto lo erano sem- di stimolo delle migliori forze umane in gioco,
dentro la schizofrenia del loro ambiente socia- l’assoluta naturalezza con cui i napoletani vive- pre meno) dall’immagine cittadina, di rifare il per le quali vi era una innegabile esigenza di
le di appartenenza. vano questo codice che li rendeva stranieri al look alla città secondo i valori e gli emblemi del potenziamento e di formazione. L’obiettivo di
Sono i figli di una breve estate del benessere potere e a chi in qualche modo vi appartenesse. ceto medio. Tutte le parole d’ordine di normali- “normalizzare” la vita quotidiana è l’effetto di
dovuta agli affari illeciti o alle chimere dell’in- Si trattava di un universo ‘reale’ dentro un uni- tà, legalità e vivibilità celavano le aspirazioni una visione megalomane che possa soddisfare
debitamento, hanno assaporato un’agiatezza verso che, rispetto a esso, era ‘irreale’: anche borghesi di riappropriazione di un territorio su le esigenze identitarie e politiche dei ceti che si
estemporanea e ne sono stati corrotti senza se questo secondo in realtà rappresentava il cui mai avevano potuto dominare e che invece sono trovati, per affinità o direttamente, al
avere alcuna difesa, dai loro padri hanno appre- logico corso della storia. Il rovesciamento di ora potevano provare a ridisegnare col consen- potere. Il tema della normalizzazione ha ridotto
so l’avidità, dalle loro madri il disordine, dai prospettiva del napoletano che vede il mondo so degli stessi abitanti dell’altra città. Il tentati- la questione della trasformazione al solo piano
loro amici un narcisismo sfrenato. In un’appa- dall’interno del suo universo reale ma astorico, vo di amministrare una trasformazione nel pre- tecnico e burocratico, azzerando l’aspetto cul-
rente coerenza, questi elementi vengono tenuti è uno scacco della storia” (Pasolini, Uomini valere di una rivalsa civile è stato uno degli atti turale (l’insieme dei valori). Alla fine, le possibi-
insieme dalla lingua, emblema della loro cultu- colti e cultura popolare). più stupidi che la borghesia abbia mai tentato, lità di trasformazione, fiorite dal basso in modo
ra, ma una lingua sempre più privata, in cui si va È chiaro come questa anomalia dovesse essere con un effetto peggiorativo che oggi sta sotto molteplice, sono state sequestrate dalla politi-
interrompendo la funzione di trasmissione di percepita all’esterno come carattere essenziale gli occhi di tutti. ca, con la convinzione che il dominio di pochi
valori. Confusi dalla cocaina e dalla velocità, della civiltà locale, divenendo poi, nel bene e Dall’esercizio del potere, la borghesia ha sapu- fosse una condizione risolutiva.
disinteressati anche ai diktat del mass cult, pre- nel male, l’idea comune della napoletanità. A to ricavare nell’ultimo decennio un savoir faire Bisogna chiarire che dire oggi che il popolo
parano la strada al dolore della maturità, quan- dispetto di una borghesia che, mentre era inca- amministrativo e politico tale da iniziare final- napoletano non è più “quel popolo” non signifi-
do dovranno accettarsi per il loro non contare pace e disinteressata ad assumere un ruolo mente quella normalizzazione così essenziale al ca che non esiste più un proletariato o che i
niente. Ma intanto non si può che “lasciarli sociale attivo sul territorio, si ribadiva ben dis- suo prestigio e alla sua identità. Lo scopo era fenomeni della povertà si siano del tutto dile-
fare” poiché nulla intorno è di un’integrità tale posta a farsi europea anche per non identificar- portare il territorio verso dinamiche di sviluppo guati. Bisogna tener conto degli effetti di una
da fargli giustificare una variazione in corso d’o- si con quell’universo “reale e illogico” che l’a- e di modernizzazione equivalenti a quelle collocazione della città in un panorama di svi-
pera, che del resto non avrebbero la forza di vrebbe privata dei suoi privilegi, della sua lin- nazionali e cioè globali, di allinearsi alla norma luppo economico e sociale voluto dalla classe
realizzare e che il contesto gli impedirebbe. gua e della sua ambizione al potere (in pratica, della borghesia metropolitana italiana e oltre, politica per soddisfare i propri bisogni di ade-
del suo senso). La lotta di classe napoletana è generando contraddizioni e limiti che potessero guamento storico, e certamente il livello del
stata caratterizzata anche dalla sfida delle clas- essere ammortizzabili dentro il costo di un benessere è aumentato (siamo pur sempre nel
Napoli è da sempre due città: quella del dia- si non proletarie per affermare il proprio privile- modello sociale più ampio, meno imputabili mondo occidentale dei privilegiati) e parte del
letto e quella della lingua, con un largo territo- gio sociale sul piano culturale, di fare in modo agli amministratori locali.. Nella prima metà proletariato è oggi leggibile come piccola bor-
rio intermedio che autoregola i suoi processi di che davvero la cultura dominante fosse quella degli anni Novanta, a Napoli, la gestione ghesia. Più del benessere è però aumentato il
valicamento sociale. La prima città adopera di classe. Tolta la bellezza della natura che, fino della modernizzazione è diventata impresa consumo e la propensione a esso da parte dei
naturalmente il linguaggio che rappresenta la al trionfo dell’industrializzazione, apparteneva dell’Amministrazione Comunale, rispecchian- ceti bassi, come del resto la perfetta orchestra-
sua vita quotidiana, la seconda cerca di ricollo- a tutti, l’attenzione dei visitatori stranieri che do in tal modo la visione della priorità della zione tra televisione e merce ha saputo dispor-
carsi linguisticamente in un panorama più hanno scritto di Napoli è sempre caduta sui categoria politica su tutte le altre. Ma è stato re, mutando nel profondo i codici culturali e tra-

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scinando i napoletani poveri verso la schizofre- zo altrettanto difficile stretto oggi tra cocaina, gine che recano con sé il ricordo e la rabbia di cati, nella sua famiglia c’è un vincolo invisibile
nia di cui si è parlato. Anche quella cultura della furti, galera e un autolesionismo giunto a vari un’identità araba, contrapposta a quella euro- (e, in realtà, inesistente) che lega l’uno all’altro
povertà, per la quale l’indigenza era vista come tentativi di suicidio. Ciò che dà ritmo alla sua pea, come ideologia di una diversità non accet- e tutti poi alla comunità intorno. E al di sopra di
un accadimento fatalistico che poteva riguarda- gioventù incendiata sono solo i soldi, i soldi che tata. Anche se a Napoli è più la ferocia che la questa comunità non vi è nulla se non un con-
re ogni membro della comunità e dava vita per- servono ad acquistare e non a mettere su o a rabbia a regolare le tensioni nelle zone calde, testo nebuloso, incerto, di cui diffidare poiché
ciò a una spontanea solidarietà tra gli individui, capitalizzare, i soldi che devono essere spesi esiste un equivalente peso del passato, un non ha corpo, non è vicino e non parla la stessa
cede il posto a una idea della povertà come ina- parlando lo slang dialettale del quartiere, a una patrimonio di codici che accompagna l’esordio lingua. Questa stretta rete asfissiante, chiusa e
bilità economica, e quindi come giusta punizio- spanna dalla camorra senza mai appartenervi, dei giovani nella massa dei consumi occidenta- impenetrabile dall’esterno, indigente ma spinta
ne sociale. Il popolo e la sua cultura, pur per- ma sapendone abbastanza da poter evitare li. Tali codici sono serviti per un millennio alla al consumo per reagire a quel senso di morte
manendo formalmente, hanno smesso di esse- guai durante i propri illeciti. Sono i soldi per sopravvivenza di un popolo cittadino (e regio- che l’accompagna, questa rete è un contesto
re quella “tremenda alternativa” alla modernità comprare vestiti, scooter o auto, serate dispen- nale) in risposta alle continue sfide di invasioni adatto per il malaffare e allora Francesco può
di cui scrisse Pasolini, divenendo oggi vuoto diose a “pariare” (divertirsi) e tanta coca, coca, e malgoverni, con una capacità di mediazione mettersi d’accordo con il clan per vendere coca
rumore e gesti senza azioni. coca che oggi a Napoli è la droga del maschio che ha sempre mirato a soddisfare le proprie nel quartiere, chiedendo il permesso al clan e
bianco ghetto-style. Il suo è un ghetto culturale, ortodossie estetiche e morali, cedendo alla cedendogli una quota perché “mio padre sta in
dove il consumismo ha fatto completamente controparte la conduzione della Storia. Ma tali galera e la famiglia ha bisogno”. Ma la famiglia
F rancesco potrebbe chiamarsi anche Ciro ma presa sui giovani, dove i valori tradizionali lega- codici diventano oggi il punto di scontro con chi è un pretesto, i soldi servono alla propria gio-
non sarà mai un elemento di spicco di nessuna no alla certezza del passato ma incagliano ogni a queste conquiste socio-economiche è appro- ventù senza futuro.
parte della società, legale o illegale che sia. manovra strategica verso il futuro, mentre la dato con maggiore gradualità e protagonismo: Si va avanti a creare relazioni insufficienti, con
Francesco (o Gennaro, se volete) è un ragazzo modernità si impone con le sue mode improvvi- gli abitanti dell’altra città. Perché se Napoli è dentro il dolore di sapere di avere imboccato
legato a doppio filo alle prospettive della sua se e tiranniche, creando salti comportamentali almeno queste due città, ambedue cercano di una direzione sbagliata perché somiglia a quel-
famiglia, una famiglia napoletana del ventunesi- ipocriti e schizofrenie tutte determinate dal e imporsi a scapito dell’altra o si ignorano pro- la di chi picchia Francesco da quand’era bambi-
mo secolo, stretta tra un’era che finisce e un’al- rivolte al consumo. fondamente. La prima è privilegiata, minoritaria no e che se ora non lo può fare è solo perché
tra che va. Francesco ha 23 anni e il peso di una Ofanità è una parola inventata a Napoli, che ma legata a un ben più vasto ambito di infor- spesse mura di cemento lo separano dal resto
cultura molto strutturata per cui la vergogna è sempre è stata riferita a quel “pare brutto” della mazioni e di risorse, mentre l’altra è precaria del mondo. E questo dolore si fa tormento, per-
più temibile della colpa, e in cui l’apparire è da morale partenopea da commedia di Scarpetta, ma pur sempre forte della sua autoreferenziali- ché ragazzi come Francesco hanno una grande
secoli la chiave delle relazioni sociali. A Napoli, ma oggi ofanità è il “pare brutto” riferito alla tà culturale. sensibilità, hanno l’amarezza di chi ha subito
città che sta cambiando mentre è già cambiata, povertà, è la necessità di sembrare, di apparire, È in questa seconda città che Francesco risiede conosciuto cosa vuol dire “stare sotto” e patire.
ragazzi come Francesco vivono in un conto alla potenziata dai soldi e dalle proposte confezio- con la sua storia, è qui che si ambientano le sue L’unica terapia comprensibile resta per lui la
rovescia di cui la società ha premuto lo start e nate del mercato. Per i giovani è questa la spin- corse verso il nulla, adornate di orpelli che cela- droga, la coca che ben si sposa con quel senso
che trova accelerazione e alimento nel loro istin- ta vitale, il senso di affermazione che a Napoli no il vuoto di possibilità e di ambizioni. Nei di potenza che la propria comunità richiede per
to di autodistruzione. Oggi quello che questa diventa reazione alla molteplicità degli stimoli, vicoli dei Quartieri Spagnoli ci sono regole fisse affermarsi: e allora venderla, consumarla, sot-
gioventù consuma è acquistabile sul mercato, molti dei quali conflittuali, portati dell’ambien- ma senza che nessuno le imponga, non sono le traendosi allo sguardo delle auto azzurre che
quello che le rassomiglia appare sugli schermi te. Bisogna avere soldi, poter spendere, con regole dettate da un clan, sono quelle speri- sfilano ogni tanto nel quartiere a sirene spiega-
tv e questo gioco narcisistico che banalizza le voli nel lusso di un momento, lasciando gli inte- mentate da una comunità in cui ognuno ha fatto te. In questo modo si fanno tanti soldi, quanti
energie del futuro, quando si imbatte in contesti ressi agli usurai o alla prigione di Stato, nulla dell’altro un fattore fondamentale per vedere se mai se ne sono visti e mai se ne vedranno con
contraddittori pieni di vitalità e di dolore come mutando nel proprio patrimonio culturale e stesso. E Francesco viene educato in una fami- un lavoro onesto, se pure lo si trovasse per
sono ancora i bassifondi napoletani, può diven- morale poiché esso conferisce appartenenza e glia a pezzi, in cui non mancano le botte per miracolo. Giungeranno, invece, le auto di pro-
tare una rapida roulette russa secondo le rego- identità a chi è inadeguato di fronte alla moder- tutti e magari le improvvise riappacificazioni, in prietà dello Stato e delle robuste manette e un
le di un degrado metropolitano “moderno”. nità e può entrarvi solo come consumatore. Ma cui nessuno spiega ai bambini cosa fare e come magistrato che magari, alla terza occasione, si
Francesco è un ragazzo non solo fragile, infran- i giovani dei bassi di Napoli non vi entrano farlo, ma lascia che essi vedano cosa fanno gli farà inflessibile. E tanto astuta è quella comuni-
to dalle botte ricevute in famiglia, unico riparo come i neri dei ghetti americani, emarginati da altri bambini del vicolo. A casa sua Francesco tà da cui Francesco viene, che anche il carcere,
di affetti ma anche di ricatti e catene, piegato un centro che li domina, essi rassomigliano a non ha alcuna garanzia, alcuna intimità, gli che le appartiene come luogo mentale, diventa
da un genitore difficile che ha forgiato un ragaz- quei giovani metropolitani delle banlieues pari- affetti sono dati per scontati e raramente prati- un valore, un elemento del proprio curriculum

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utile a costruire identità per chi un’identità deve garantita dal generale sviluppo. A Napoli “il rina- spendibilità in termini di consenso e di immagi- emancipazione, continuando a regalarli al
cercarsela tutti i giorni. Il carcere non ha ovvia- scimento” ha significato un politico di razza ma ne per i loro promotori e attori, sacrificando la populismo di una destra che a Napoli è molto
mente nessun effetto correttivo, rinchiude per dei blandi amministratori, chiusi dentro un siste- valutazione delle loro effettive incidenze sulla più di destra che altrove. Se la vittoria della sini-
un certo periodo un corpo tra mura dove le ma che consuma per il proprio mantenimento al società e trascurando di tastare il polso agli stra a Napoli fu salutata come inversione di ten-
regole sono le stesse del ghetto, dove la vici- potere parte dei vantaggi ottenuti dal consenso utenti meno garantiti. È mancata (e oggi non denza ma anche come speranza di moralità
nanza forzata con gli altri dà vita a strategie ter- della collettività. La ricerca del consenso è anda- sorprende più questa mancanza) quell’assun- dentro un contesto amorale o immorale, oggi la
ribili e codici folli. Da lì si entra e si esce, in una ta quindi a scapito di un oculato uso delle risor- zione di rischi che, se da una parte può disinte- mutazione culturale del popolo (cioè dei bassi
inesorabile statistica, aspettando ennesimi se politiche, economiche, sociali e culturali, nel ressare talune categorie dominanti, dall’altra ceti, ma non solo) è stata affidata alla sola
mandati, pendolando quel corpo tra il ghetto e tessuto ostico della città, alla luce della quale può avere effetti moltiplicativi di consenso sul modernizzazione dei consumi. Questioni morali
il carcere, tra il carcere e il ghetto. l’accusa di aver svolto pure operazioni di faccia- lungo periodo proprio su quelle basse fasce, a e culturali (in senso antropologico) sono state
Eppure, conoscere Francesco significa conosce- ta (la cosiddetta politica di immagine) non è Napoli assai consistenti, oltre chiaramente a un tarate dal desiderio di rivalsa della classe
re un pezzo di storia, conoscere una maschera data dal prevalere di canoni spettacolari e guadagno etico e civile. media, e, in generale, la ricerca di trasformazio-
forgiata da tante esperienze pesanti, un corpo mediatici, per i quali le amministrazioni succe- Tuttavia, se oggi Napoli è alla sua terza e con- ne ha avuto un segno solo materialistico e auto-
piegato da infinite negazioni. Conoscere dutesi in quasi dieci anni hanno sempre trovato secutiva amministrazione di sinistra è perché referenziale.
Francesco significa conoscere ciò che la società condiscendenza e comprensione, ma per aver essa ha lavorato per il mantenimento del con-
ha fatto di un ragazzo e che lo stesso ragazzo vincolato i vantaggi di queste manovre in primis senso attraverso tattiche e alleanze, logorando
ha continuato a fare di sé, significa avere alla propria immagine e alle esigenze di mante- però questa strategia nell’irrisolta questione di
davanti due occhi veri che inquadrano il mondo nimento del potere, e solo in secondo luogo a quei ceti ancora lontani da una condizione di
alla ricerca di un bene di cui ha sentito vaga- quelle di una saggia amministrazione.
mente parlare senza mai sperimentarlo. Nella Questa accusa è valida per tutta la politica e per
realtà il suo corpo è carne da macello, e forse tutti i suoi uomini, è lo stesso meccanismo poli-
un giorno sarà lui stesso a provvedere, mentre tico-elettorale che la porta con sé. Ma per un
oggi resta schiacciato dietro le porte di una for- contesto così complesso e stratificato come
tezza per privilegiati asserragliandosi sempre di quello napoletano, questo vincolo è risultato
più nel suo angolo, illudendosi che così il male troppo condizionante. In pratica, la necessità di
resti fuori per poi scoprire che il vero spettro sta ampliare o mantenere alleanze e carriere politi-
all’interno e continua a mietere vittime. che, il luogo comune della priorità di consenso
Eppure Napoli è una città che cambia, in fondo è di alcune categorie (commercianti, lobbies
già cambiata e si è quasi messa al passo con le finanziarie eccetera), la natura burocratica degli
tendenze tipiche delle metropoli italiane. L’inizio apparati tecnico-amministrativi rivolta alla pro-
di questa trasformazione è datato con la prima pria salvaguardia, la qualifica politica o media-
affermazione della giunta Bassolino nel ’93, con tica, più che progettuale, di gruppi e associa-
l’inaugurazione della legge dell’elezione diretta zioni operative, la pletora dei clientes e dei que-
del sindaco, con il partito dei sindaci che parve stuanti insieme ad altri contingenti fattori
inaugurare una gloriosa stagione per alcuni hanno smussato la punta dei progetti, pure pre-
comuni del Sud. È innegabile che dal punto di senti e tenuti in conto, intesi a perforare il tes-
vista tecnico una classe dirigente più responsa- suto sociale. Ne è conseguito, con rare eccezio-
bile sia riuscita a strappare il testimone alle ni, che le politiche mirate al rinnovamento
bande di quel malgoverno che a Napoli era socioculturale sono giunte alla fase realizzativa
diventato modello e costume, ma è innegabile dopo troppe mediazioni e troppe polarizzazioni
allo stesso tempo che il suo affondo nella condi- interne che le hanno allontanate e intimidite
zione sociale e culturale sia stato molto timido o rispetto agli obiettivi. Tali politiche sono state
solo delegato alla generale modernizzazione poi misurate con troppe concessioni alla loro

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Dai margini
di Giovanni Zoppoli

L a progressiva privatizzazione dello stato


sociale portata avanti in questi anni dai governi
precedentemente erano stati più accorti nello
scegliersi le relazioni “giuste”, nel maneggiare
nazionali ha ridisegnato analisi, progetti e pra- adeguatamente la burocrazia, nell’acquisire
tiche cittadine. La delega al privato di interi insomma maggiore dimestichezza con le leggi
pezzi dell’intervento pubblico ha spesso con- del mercato della miseria e dell’emarginazione.
sentito di raggiungere sacche del disagio e qua- C’è chi (in pochi) è riuscito a mantenersi integro
lità del servizio prima sconosciuti. Negli anni trasformando il proprio impegno civico anche in
Novanta le associazioni, le cooperative sociali e attività lavorativa remunerata. E chi nella ricer-
le altre aggregazioni sociali hanno preso a sob- ca dichiarata della purezza ha finito per dege-
barcarsi di un lavoro quantitativamente e quali- nerare in una sfrenata schizofrenia.
tativamente molto grande, dove non era più Tutto questo a Napoli ha assunto connotati esa-
possibile un impegno part-time. In crisi sono speratamente tribali, per la storica faziosità (di
stati messi soprattutto i gruppi storicamente stampo familistico prima che aziendale) dei suoi
improntati al modello volontaristico, associa- gruppi. E quando ormai la simbiosi tra partiti e
zioni cattoliche o centri sociali occupati che fos- terzo settore aveva raggiunto livelli di asfissia
sero. Il requisito principale per occuparsi di irreversibile, le vicende si sono fatte ancora più
“sociale” è diventato sempre più l’essere ferra- intricate per la rappresentazione collettiva di
ti nella burocrazia e nelle reti di potere, renden- “roccaforte della sinistra” che si è data del gover-
do velleitario ogni tentativo di fare comunità. no cittadino (in una città dove la destra riesce a
Molte sono state le piccole associazioni (anche essere addirittura più becera e criminale di quel-
quelle radicate e antiche) che in questo decen- la nazionale). Fatto sta che a Napoli a un certo
nio hanno dovuto scegliere tra lo snaturarsi o il punto è sembrato che l’unico modo di concepire
morire. Spesso sono state costrette ad affiliarsi il cambiamento fosse quello che passa per le
ad altri enti meno attenti alla sostanza, ma che associazioni e per il sistema che le tiene in vita,

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quello dei finanziamenti pubblici, dei progetti for- rette”. Era l’83. Così entrammo nelle sigarette. I frutti del contrabbando andavano per lo più lo più legali o a nero, ad esempio dipendenti
mali, dei bandi. Quello del “servizio” e dell’“uten- Noi eravamo un gruppo che faceva politica. Altri nell’economia del vicolo ed è su quel tipo di pubblici o lavori in fabbrica.
za”. Del resto con la scomparsa di industria e contrabbandieri se li spendevano nei locali i comunità che il contrabbando si reggeva. Prima Molti sono andati a lavorare al Nord. Altri si
agricoltura per l’economia cittadina oltre a turi- soldi. Noi aiutavamo i compagni in carcere. Là che la Yugoslavia diventasse il punto di smer- sono immessi nel flusso di danaro che è arriva-
smo e servizi non rimaneva molto altro. c’erano i comitati di lotta. Lotta Continua, i Nap, cio, le sigarette arrivavano a Napoli con gli to con il turismo, ad esempio vendendo noccio-
Negli ultimi tempi i movimenti nati attorno ai Autonomia Operaia… Molti contrabbandieri ne scafi. E se ti trovavi a Mergellina, anche che non line e vino sulle bancarelle. Infine, un 20% su
temi della globalizzazione hanno contribuito a facevano parte. Tu considera che in ogni quartie- c’entravi niente, davi una mano a scaricare. Era per giù, sono entrati a far parte della Camorra o
riportare al centro del dibattito cittadino re a un certo punto c’erano almeno dieci realtà di qualcosa di grande, attorno a cui lavoravano hanno iniziato a spacciare droga.
approcci e questioni ormai accantonate, ren- base, tra Pci, Lotta Continua, Anarchici... Chi ci almeno mille persone. In ogni caso la povertà in questi ultimi anni è
dendo ancora più marcata la distanza tra le viveva nei quartieri era in qualche modo orienta- Io mi sono levato da mezzo quando non mi sti- aumentata di molto, guardati in giro. È una cosa
ricette internazionali e le pratiche locali di molti to da questi centri e il contrabbando era il modo molava più. È stato verso gli inizi del ’90. Vedevo di cui ci accorgeremo sempre di più.
politici napoletani. che molti avevano trovato per non stare né sotto che non c’erano nell’aria più i meccanismi giu- I contrabbandieri erano una forza enorme. Era
Per riprendere un filo a noi è stato utile cercare al padrone né dentro alla Camorra. sti. Le sigarette iniziarono a scarseggiare. una rete formata da mille piccole strutture auto-
il collegamento tra chiacchierate fatte nell’ora Insomma mettemmo un piccolo capitale e Arrivavano sigarette strane dalla Polonia, dalla nome ma interdipendenti. Era un esercito senza
di spacco con contrabbandieri nostalgici, mae- cominciammo a lavorare con le sigarette. Turchia. Mancavano alcuni tipi come le Merit. Il testa. Avevano un senso dell’organizzazione di
stre perseveranti, ribelli indomiti, abitanti cor- In Svizzera si facevano le contrattazioni tra le flusso cominciava a scarseggiare, lo sentivi a cui non erano nemmeno loro coscienti. E tutto
sari, coloni arricchiti… Componendo ragiona- case produttrici come la Philip Morris e gente naso. Si cominciarono a fare molte ipotesi. si alimentava con il tabacco che scorreva dentro
menti e ripartenze attorno a quanto ancora potente di Napoli che comprava le quote e le por- Fino ad arrivare al 2000, quando le sigarette le vene. Quando è venuto meno lui è crollato
determina esistenze individuali e collettive. tava in Yugoslavia. Una volta che le casse di siga- non arrivavano proprio più e i prezzi di quelle tutto. Un’intera generazione di contrabbandieri,
rette erano arrivate in Yugoslavia piccole struttu- poche che c’erano diventarono altissimi. Molti di semiribelli, oggi non esiste più ed è rientrata
re autonome, come la mia, compravano il proprio vendevano addirittura le sigarette comprate dal nei meccanismi di passività, di annullamento
DISMISSIONI carico e lo sbarcavano in Puglia. Sulle coste della tabaccaio. Quasi contemporaneamente i tabac- della personalità.
DDee ll ccoonnttrraa bbbbaa nnddoo,, ddee llll ’’iinndduussttrrii aa,, Yugoslavia c’erano delle vere e proprie colonie di cai misero le macchinette che permettevano di
ddee llll ee ffaa bbbbrriicchhee napoletani, molti erano latitanti. E che si fidava- comprare le sigarette anche di notte e poi i con- Ritorno. Lasciamo la tavernetta. Salite le scale,
no di fare! Loro l’hanno inguaiata la Yugoslavia. trabbandieri smisero di esistere. c’è di nuovo Lucia, che in queste tre ore ha fatto
CCoonnttrraabbbbaa nnddoo Una volta che il carico lo avevi comprato era il Perciò è finito il contrabbando. Perché le siga- le pulizie. L’ex contrabbandiere le dà 20 euro e
Andata. Prendiamo la tangenziale. In macchina tuo, nel bene e nel male. Quella del contrab- rette non arrivavano più. Venivano bloccate già dopo ci accompagna alla Cumana.
oltre a me e a un ex contrabbandiere c’è Lucia, bando era un’organizzazione molto complessa: in Yugoslavia. Io penso che le cose là sono cam-
una ragazza sui 40 anni dalla vocina stridula c’era chi portava gli scafi, chi commerciava biate quando si è cominciato a ragionare in ter- BBaa ggnnoollii
che viene dall’Ucraina. A mille metri dal casello all’ingrosso, chi al dettaglio… Chi vendeva, chi mini di guerra e non di politica. Fino a due, tre anni fa a Bagnoli di immigrati
di Pozzuoli l’ex contrabbandiere tira un sospiro, comprava, era proprio un mercato. E quindi hai capito? La fine del contrabbando non se ne vedevano quasi per niente. Adesso
“Basta che arrivo qua e già comincio a respira- Dalla Puglia a Napoli sull’autostrada succedeva non è stato un fatto traumatico, ma una cosa invece durante l’estate, la domenica soprattut-
re. Non senti com’è diverso?”. di tutto. A volte la Finanza buttava il sale, a lenta durata quasi un decennio. Tu considera to, ucraini e altra gente dell’Est fanno quello
Arriviamo in una villetta del litorale Domizio, volte ti trovavi a scappare a 200 chilometri all’o- che con il contrabbando potevi arrivare a gua- che un tempo facevano i napoletani. Prendono
dove l’ex contrabbandiere vive con la sua fami- ra su una Fiesta modificata. Bisognava inven- dagnare pure 30 milioni al giorno. Molti aveva- la Cumana o la Metropolitana e vengono a
glia da oltre dieci anni. Lucia va al piano di tarsi di tutto, dal finto carro funebre alla falsa no messo su una vera e propria fortuna e si Bagnoli a farsi il bagno. Sai i napoletani di 30,
sopra e noi scendiamo giù, in tavernetta. autoambulanza, alle altre mille scappatoie che erano già aperti un’altra attività parallela, lega- 40 anni fa? Quelli col ruoto, la pasta al forno,
trovavamo. E proprio questo era il bello, una le o illegale. Chi un negozio, chi un bar, chi una l’ombrellone, un figlio da qua uno da là uno da
Il racconto. Sono entrato nelle sigarette con un lotta continua dove l’arma più importante era produzione di cd contraffatti. La gente ha avuto sotto… Questi sono più sobri, in verità, rispetto
gruppo di persone con cui ero uscito di galera. Di l’ingegno. Attorno al contrabbando lavoravano il tempo di abituarsi. ai napoletani. Meno pasta al forno, meno figli.
stare sotto a un padrone non c’era voglia e così un sacco di persone, c’era un indotto imponen- Quei pochi che sono andati a istituzionalizzarsi In aggiunta ai napoletani che a Bagnoli sugli
andammo da certa gente che conoscevamo a te. In primis le officine meccaniche, che si (nei corsi degli Lsu o simili) sono quelli che già scogli continuano a farsi i bagni.
Posillipo. Gli dicemmo: “nui vulimmo fà ’e siga- inventavano le modifiche più strabilianti. facevano oltre al contrabbando altre attività per Paolo, abitante di Bagnoli

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Io a Bagnoli ci sono arrivata nel ’76. Una delle suo piano su Bagnoli, in cui si prevedevano città. Anche i pochi comitati di base che esisto- secondo te che fa? Se ne va. Con cento milioni
cose che contribuì a cambiare la fisionomia del innanzitutto lo smantellamento e la bonifica no si mobilitano più che altro su questioni spe- si compra una casa a Villaricca, o a Castel
quartiere fu il bradisismo dell’84. Si sentiva il degli ex siti industriali, Bassolino dichiarò che cifiche, spesso molto private. Sia nell’ultima Volturno o a Marano e gli altri 200 milioni gli
rumore della solfatara e poi la scossa e noi ogni sarebbero bastati i tempi previsti dal finanzia- giunta Bassolino che in quella Jervolino tutto il servono a integrazione del reddito o per risol-
volta scendevamo giù con tutta la classe e mento. E cioè sette o otto anni. Ne sono passa- dibattito politico è stato così dirottato solo sulla versi qualche problema, per esempio a siste-
aspettavamo che finisse. Il bradisismo però ti quasi dieci e se lo smantellamento è in parte questione dei nuovi fondi che dovevano arriva- mare i figli.
andò a incidere su una situazione che già era di avvenuto, la bonifica invece si potrebbe dire re, e che il Governo non voleva sbloccare… Ma questo è un flusso cominciato oramai da
precarietà diffusa. Perché in Italsider i licenzia- che non è mai veramente iniziata. Non si vedo- senza mai riuscire a parlare in maniera sostan- anni. L’effetto annuncio ha cambiato l’intera
menti erano già iniziati da qualche anno, molti no segni tangibili di nessuno degli elementi ziale del Piano Urbanistico Esecutivo, cioè di economia del quartiere. Tu partivi da un costo
erano in cassa integrazione e con il cambiamen- riqualificanti dichiarati all’inizio. Il porto turisti- quello che forse un giorno si realizzerà. Almeno della vita bassissimo, proprio di uno dei quar-
to della fabbrica mano mano cambiava attorno co, gli alberghi… Quello che era un muro attor- oggi sarebbe importante riuscire a evitare tieri più popolari di Napoli. Oggi il costo della
tutto il quartiere. Con il bradisismo le famiglie no alla fabbrica è ancora un muro. La gente non quanto è successo fin ora: che il procedere vita a Bagnoli si è quasi allineato con il centro.
cominciarono ad andare via da Bagnoli, spesso sa niente di quanto sta succedendo. Sa che si della bonifica serva soprattutto ad attivare i Ovviamente, in questo modo, a quello che era
verso il litorale Domizio spinte anche dalla fab- sta facendo qualcosa, ma se gli vai a chiedere meccanismi di speculazione immobiliare e gli prevalentemente un quartiere operaio stanno
brica che là gli proponeva di andare. cosa, ormai non lo sa più. appetiti della camorra. Quando per anni tutti i subentrando impiegati e professionisti. Cioè un
Gabriella Giardina, maestra Secondo me una delle occasioni che si è persa giorni leggi sui giornali del parco, del porto, ceto medio che a Napoli aveva l’esigenza di
in questi anni è stata quella d’inventarsi la degli alberghi… senti ai telegiornali del parco, restare, o di tornare. Un ceto medio magari
Molte sono state le cose apparentemente Fabbrica della Bonifica. La Bagnoli s.p.a., la del porto, degli alberghi… è naturale che le anche con discrete possibilità economiche ma
inspiegabili accadute in questi dieci anni. Per società inizialmente incaricata per la bonifica, attenzioni del mercato immobiliare si concen- che probabilmente nelle zone bene, come
esempio il sito dove un tempo c’erano gli stabi- ereditò alcune centinaia di operai precedente- trano su quest’area e che tutta la questione Posillipo e via Dei Mille, non ci riesce a stare
limenti dell’Eternit era un’area completamente mente impiegati nelle fabbriche dismesse. Dal rischia di ridursi a qualche metro cubo di con comodo, agiatamente. Un ceto insomma
inaccessibile, inquinata al punto da non poterci- primo piano di bonifica a quello attuale, che è cemento in più. consistentemente più alto rispetto a quello sto-
si avvicinare. Un anno e mezzo fa, nel giro di sei passato sotto la gestione di una nuova società, Mauro Forte, Collettivo politico rico del quartiere, ma non la Napoli “bene”.
mesi, il Comune ha dichiarato che era stata la Bagnoli Futura, gli operai ereditati sono stati Facoltà di Architettura di Napoli Quella sa i posti dove deve andare e Bagnoli
bonificata e ci ha fatto il concerto di Pino sempre considerati come un fardello scomodo. non sarà mai concorrenziale con quelle zone là.
Daniele. Come si sdogana un’area che fino a Non si è mai pensato a un vero programma di Una casa a Bagnoli oggi costa anche quattro Paolo, abitante di Bagnoli
qualche giorno prima tutta la città aveva imma- formazione nel campo della bonifica dei siti volte tanto rispetto a 8 anni fa. Sono le regole
ginato come pericolosa? Facendo cantare inquinati, cosa che avrebbe consentito alla città del mercato immobiliare che in questo momen- AA oorriiee nnttee
Napule è a Pino Daniele. La memoria della gente di dotarsi di una forza lavoro preziosa. Così la to stanno incidendo con forza sul ceto sociale di Ersan si era imbarcato clandestinamente nel
si lega agli eventi: là un tempo ci sono stati gli vicepresidente della Bagnoli Futura pochi mesi Bagnoli e molta è stata la gente “espulsa”. porto di Monravia, in Ghana. Per mesi aveva
operai morti. Oggi c’è Pino Daniele. Magari fa dichiarava ancora con soddisfazione di esse- Gente che fino a un decennio fa viveva in una progettato quella fuga lavorando intorno al
comincia un po’ a diminuire il terrore che la sola re riuscita a mandare a casa altri 70 di questi delle zone più insalubri della città e pagava 200 porto. Aveva esaminato a lungo tutte le ope-
parola “Eternit” incute. Al concerto è andato un operai. Alle previsioni iniziali che garantivano la mila lire al mese, ora dovrebbe sostenere un razioni, i movimenti delle navi. Per il giorno
sacco di gente e si è alzato un gran polverone. creazione di un migliaio di nuovi posti di lavoro fitto di 2 milioni e non può permetterselo. della partenza aveva fatto la sua scorta di
La Società di bonifica in realtà aveva rimosso i hanno finora corrisposto nuove casse integra- Tieni conto che molte case popolari a Bagnoli provviste. Acqua e biscotti che avrebbe
corpi grossi, i tubi e i manufatti in cemento zioni per centinaia dei vecchi operai. danno sul mare. So’ case stupende. Bagnoli è nascosto nelle tasche larghe senza alcun altro
amianto. Ma tu sai che la cosa più pericolosa La cosa che lascia maggiormente sconcertati è comoda per i collegamenti della Cumana e bagaglio. La partenza il 3 marzo 2002. Ersan
dell’amianto sono le polveri, che sono volatili e che opposizione sociale e controinformazione a della Metropolitana. E poi c’è il mare. Molti prende posto sulla nave nascondendosi in un
che magari se le trovano sul tetto le signore del Bagnoli sono praticamente inesistenti. erano riusciti a comprarsi la casa popolare di container, sulla prua dell’imbarcazione. Dopo
quartiere accanto, e nemmeno lo sanno. Rifondazione Comunista, che occupa postazio- cui erano stati inquilini. Se oggi io immobiliare 7 giorni di viaggio le provviste finiscono men-
Nei programmi di Bassolino Bagnoli, da quar- ni di potere (in Città della Scienza come nella mi presento a un prepensionato dell’Italsider e tre la nave resta in avaria per un giorno intero
tiere inquinato e periferico, doveva diventare Circoscrizione, di cui ha la presidenza) è in per una casa che lui aveva comprato per quat- nelle acque spagnole. Ersan non può uscire a
l’area turistica della città. Quando presentò il piena linea con la maggioranza che governa la tro lire gli offro 300 milioni, il prepensionato prendere la sua quotidiana boccata d’aria a

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causa dei marinai. “Quando poi la nave iniziò diamento più frammentato e stratificato, con le campo nomadi… Dopo 7 anni di inerzia, dopo gli Serve ancora una volta una tragedia perché il
a muoversi feci il segno della croce”. È il 13 continue dismissioni e trasformazioni produtti- incendi appiccati a uno degli accampamenti per Comune ritorni al campo. Il 6 maggio 2002,
marzo 2002 e la nave attracca nel porto di ve che si sono succedute nel corso di due seco- mano di alcuni abitanti del quartiere, nel luglio durante la festa di S. Giorgio, al villaggio ci sono
Napoli. “Io guardo fuori dal container e vedo li. È da circa un ventennio che alle dismissioni 1999 l’amministrazione progressista non poté degli scontri dove due bambini e tre adulti
la grande montagna”. A mezzanotte del 14 la non hanno più corrisposto nuovi insediamenti. più stare a guardare. Malgrado gli avvertimenti rimangono feriti. La giunta progressista ancora
nave attracca. Ersan sceglie il momento più Quando si parla di zona orientale si parla di molte associazioni, Bassolino accelerò la una volta non può più stare solo a guardare.
opportuno per uscire dal container e scappa comunque di quartieri molto diversi. Su quar- costruzione già iniziata da alcuni mesi, ma bloc- Anche se ora non sa proprio più che pesci pren-
dalla nave. “Non vedendo nessuno scesi nel tieri come Ponticelli, più che la dismissione catasi, di un megacampo stretto tra un carcere dere. Il responsabile delle Politiche sociali
porto, ma qualcuno mi notò e iniziò a urlare industriale ha inciso il fatto di aver potuto offri- e una strada a scorrimento veloce, sormontato dichiarerà: “Abbiamo sbagliato ad affidarci
‘CLANDESTINO!!!’. Allora iniziai a correre nel re in passato una grande quantità di suolo agri- dai tralicci dell’alta tensione e lontano un chilo- all’‘autogestione’ come metodo di conduzione
porto, tra i containers. Scavalcai un muro colo, quindi libero. Molti abitanti del centro e di metro dalla prima fermata d’autobus. Un anno del villaggio”.
mentre c’era un altro uomo che mi stava per altri quartieri sono venuti a viverci, tra disfun- dopo circa 800 rom, i più vistosi, vi vennero tra- (“Corriere del Mezzogiorno”, mercoledì 8 mag-
acchiappare. Dall’altra parte del muro trovai zioni amministrative e occupazioni abusive, sferiti. Non potendo vantare molto altro rispet- gio 2002).
un piccolo fiumiciattolo, lo passai e mi nasco- dando vita alla più grande 167 di Napoli dopo to al quartiere, in campagna elettorale
si per un paio d’ore sotto un ponte. Più tardi Scampia. Bassolino sfoggiò il “primo villaggio rom auto- PPaarrttee cciippaazziioonnee
iniziai a camminare, trovai un altro muro, lo Nei piani delle amministrazioni progressiste rizzato della Campania”, grossa prova di Ancora i rom
scavalcai ed ero finalmente uscito dal porto. quest’area doveva in qualche modo conservare Solidarietà dei cittadini di Scampia e dell’ammi- La giunta Bassolino accompagnò l’apertura del
Trovai il percorso dei binari, lo seguii e vidi le la sua natura industriale, puntando su nuovi nistrazione comunale verso il popolo rom. campo con una delibera chiamata “Patto di cit-
intersezioni delle strade, le macchine che cor- insediamenti di quella che oggi si chiama indu- tadinanza sociale”. In realtà di questa delibera
revano, iniziai a sentire freddo. Comunque stria pulita, cioè un’industria compatibile con AAuuttooggee ssttiioonnee ne sapeva qualcosa solo il Comune, un paio di
continuai la mia corsa e mi fermai alla fine un tessuto urbano abitato. Ma questo per il Una volta costruito, il campo viene completa- associazioni e un paio di rom chiamati a fare le
fuori a una chiesa”. momento rimane solo un progetto. Come il mente abbandonato a se stesso per oltre due comparse. Non ne sapevano niente né il resto
La fuga di Ersan è avvenuta attraverso via grande parco verde che dovrebbe sostituire il anni, salvo dare qualche centinaio di milioni dei rom, né tanto meno i cittadini napoletani. In
Brecce, già via di fuga per i duemila soldati cuore del vecchio insediamento industriale e alle associazioni del terzo settore. Tra i motivi ogni caso, anche se ne fossero stati messi a
nolani che secoli fa scappavano da Palepoli per servire da collegamento con il resto della città. c’è anche quello dell’estrema litigiosità dei par- conoscenza non avrebbero proprio saputo a
ripararsi nella loro città. L’attuale stato di via Francesco Ceci, sociologo urbano titi di maggioranza che non riescono a mettersi cosa partecipare. I primi erano stati nascosti in
Brecce è quello di una strada fantasma. Perduto d’accordo e lasciano l’assessorato alle Politiche un posto desolato, i secondi non li vedevano più
il rapporto naturale col fiume che la costeggia- sociali praticamente vacante per quel paio e il Comune si era volatilizzato. Prima della
va è oggi disseminata dei vari impianti petroli- GLOSSARIO MINIMO d’anni, il periodo di transizione da Bassolino a segregazione nel villaggio autorizzato, su que-
feri in dismissione. Una strada ombra frequen- Jervolino. Il Comune viene meno a tutti gli oneri sta questione c’erano stati momenti rari quanto
tata da camion e prostitute. Costeggiata da SSoollii ddaarriiee ttàà di gestione del campo. Bastano pochi mesi per- preziosi di attivazione di una parte di rom e di
depositi di containers. Gli immigrati vengono A Napoli esistevano circa 8 insediamenti rom da ché la polveriera che si è creata esploda. alcune associazioni cittadine. Si erano avviati
qua a occupare containers e siti industriali dis- oltre 20 anni. Alla prima giunta Bassolino que- Degenerano in breve tempo relazioni e struttu- dei percorsi dentro e fuori ai campi, si erano stu-
messi, più che le case. Stanno quel poco che sti insediamenti creavano essenzialmente due re del villaggio. Quasi una metà dei rom, anche diate soluzioni e avanzate proposte. Uno degli
basta per trovare una sistemazione più decente problemi. Duemila persone accampate senza per il clima di panico diffuso dalla Bossi-Fini che effetti più immediati dell’apertura del villaggio è
da una qualsiasi altra parte. acqua e luce, in baracche fatte d’immondizia, si incombe, va via dal campo e dalla città dove stato il completo annientamento di questi pro-
Luisa Venruso, via Margine, tesi di laurea trovavano in una zona troppo visibile di viveva da decenni. Espulsioni in guanti bianchi, cessi di partecipazione. Quel che ne rimaneva è
Scampia e l’opinione pubblica iniziava a farsi di questo alle giunte di sinistra bisogna dar presto degenerato attorno alla possibilità di
Ponti, binari, sopraelevate, capannoni e residui pressante. Il piano di riqualificazione del quar- merito (parliamo sempre delle giunte comunali lavorare nei progetti comunali. I rom più attivi,
industriali segnano l’altra area industriale della tiere non riusciva a partire e una delle colpe, si ovviamente, che almeno il coraggio di fare delle una famiglia che da mesi denunciava la situazio-
città, quella più antica, nella zona orientale di diceva, ce l’avevano i rom: l’asse mediano non scelte l’hanno avuto. Perché Regione e ne disastrosa del campo, dopo gli scontri di S.
Napoli. A differenza di Bagnoli in quest’area apre perché sotto ci sono i rom, l’Università non Provincia invece sulla questione rom non hanno Giorgio fu costretta ad abbandonare villaggio e
non c’è mai stata un’unica fabbrica, ma un inse- viene perché sotto alla Metropolitana ci sta il saputo fare proprio niente di sostanziale). città. Nemmeno un mese prima questa famiglia

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era riuscita a incontrare l’assessore alle alle 17.00 e poi non ci va nessuno. Così ci met- una sala cinematografica. Noi ne abbiamo già SCAMPIA
Politiche sociali, Raffaele Tecce, a chiedergli temmo a lavorare a quest’idea della piazza, che una comunale, all’interno del complesso che È il quattro luglio 2002. Nella sede del Dun si
aiuto perché sapeva di essere in pericolo. Quello chiamammo “La piazza dei Giovani”. Facemmo ospita anche la sede della Circoscrizione. Esiste presentano i risultati della progettazione par-
stesso assessore, in un convegno pubblico un’assemblea a cui invitammo anche il da oltre dieci anni ma non sono mai riusciti a tecipata fatta con il Coordinamento
organizzato nella Facoltà di Architettura (Le rose Comune. L’amministrazione non aveva capito metterla in funzione. A ogni modo questa piaz- Piazziamoci. Il responsabile del Dun lamenta
di giugno, 8 giugno 2002) incalzato dalle bene quello che gli proponevamo e venne con za se la stava costruendo il Comune, senza nes- l’assenza del committente del progetto, il
domande sul perché si fossero lasciate degene- tutte le carte del piano di riqualificazione, che sun dichiarato intento partecipativo. Poi Comune di Napoli. Tutto il lavoro viene sapien-
rare a quel modo le cose nel campo e perché voleva spiegarci tutte le cose che erano in can- Martinelli ci parlò di un’altra piazza ancora che temente illustrato ma c’è un problema.
nessuna tutela fosse stata garantita a questa tiere. Noi ascoltammo e poi cambiammo il tiro, si doveva realizzare, alla testa della villa Mancano i fondi per realizzarlo.
famiglia, dichiarò: “Sono contraddizioni interne riuscendo in qualche modo a fargli accogliere il Comunale. Un paio d’anni fa su quello spiazzo Un signore sui sessant’anni si alza. Ha un gilè e
al popolo che vanno risolte dal popolo stesso”. nostro progetto e a strappargli un impegno. c’era stata un’altra iniziativa, anche questa gui- un aspetto composto e morigerato. Diventa
Racconti del Com.p.a.re Da quel momento concentrammo tutte le nostre data dal Dun, coinvolgendo i bambini delle rosso in volto e si sfoga: “Basta, sono vent’an-
attività in quello spazio. Per oltre un anno lavo- scuole nella realizzazione di plastici e disegni ni che ci studiate addosso. Vi ringraziamo, ma
PPaa rrtteeccii ppaa zziioonnee 22 rammo con scuole, associazioni, parchi e le perché si orientasse l’amministrazione nella adesso basta, per favore basta!”.
La guerra delle piazze altre realtà del territorio per far passare quest’i- realizzazione di quella piazza. Il lavoro didattico
“Piazziamoci” è un coordinamento formato da dea della piazza. Parallelamente il Dun (a cui il fu tutto realizzato e consegnato alle autorità, UUnnaa VVee llaa
una ventina tra associazioni di base, scuole, Comune aveva commissionata una serie di cose ma anche di quella piazza non se n’è fatto anco- Io credo veramente che a noi ci devono fare solo
comitati, parchi privati, nato sull’onda di un a Scampia, tra cui questa) portava avanti nelle ra niente. Ora sembra che gli abbiano dato una una puntata di Quark addosso e poi stiamo a
convegno sulla sicurezza organizzato a scuole la progettazione partecipata dello spa- destinazione, ma totalmente sganciata dal pro- posto! Veramente delle Vele hanno viviseziona-
Scampia dal Dun (Dipartimento di Urbanistica zio, realizzando con i bambini disegni e plastici. getto urbanistico che era venuto fuori con i to proprio tutto.
di Napoli). I risultati di questo lavoro vennero presentati il bambini. La “piazza degli eventi” dovrebbe Ti dico la verità. Io dei miglioramenti nel primo
In quel convegno ci dicemmo che oltre ai grandi 4 luglio. chiamarsi questa qua. mandato Bassolino li avevo visti anche a
piani di riqualificazione era possibile tentare Aldo Bifulco, Comunità di Base Noi stemmo ad ascoltare, poi ricominciammo a Scampia. È chiaro che c’è stata l’urgenza di fare
delle operazioni più piccole ma più coinvolgen- del Cassano, circolo La Gru insistere per la nostra piazza, perché il Comune il centro di Napoli, però di riflesso qualcosa si è
ti, che potevano realizzarsi in tempi relativa- realizzasse quello che era uscito dalla progetta- vista pure qua. Tipo che sono aumentati i pull-
mente brevi, con spese non eccessive e la par- Prima dell’estate scorsa, un anno fa ormai, zione partecipata. Avevamo investito energie, man, hanno finalmente finito la villa Comunale
tecipazione della gente. Con il Dun individuam- avemmo l’incontro con l’architetto Martinelli, sollecitato speranze, motivazioni. L’architetto che andava avanti da vent’anni (che poi non ci
mo uno spazio e pensammo di cominciare da preposto dal Comune a seguire il piano di riqua- alla fine ci disse che sì, questa cosa poteva parti- va nessuno alla villa Comunale, ma questo è un
quello. Là c’era parecchio passeggio e l’idea era lificazione del nostro quartiere. Ci illustrò quel- re anche di lì a pochi mesi, sempre che avessimo altro discorso). In breve tempo quella cosa che
di progettare e costruire in quello spazio una lo che si prevedeva che si sarebbe realizzato avuto da parte dell’amministrazione l’impegno a era la Metropolitana e che tutti ormai dicevano
piazza assieme alla gente. anche in tempi piuttosto brevi. mettere in bilancio questa spesa. La possibilità che non esisteva veramente, l’hanno finita. La
Scampia è strana perché ci sono delle forme di Ci disse che loro stavano già intervenendo su c’era. Allora noi prendemmo contatti anche con Metropolitana che sta a Scampia quando venne
aggregazione, ma sono tutte chiuse. Ci sono un’altra area, tra la villa Comunale e la la Circoscrizione, con l’assessore. Tanti sì, sì, sì... aperta la gente diceva: “qua 3 giorni e salta
scuole che magari lavorano fino alle 10.00 di Metropolitana. Là avevano intenzione di creare e poi invece il bilancio è passato senza la nostra tutto”. Invece guai a chi la tocca, ce la si difen-
sera, però dentro. Le parrocchie che lavorano un’altra piazza, “La piazza della Socialità”. voce di spesa. Se ne parla per il prossimo piano de quotidianamente e con i denti.
parecchio, attività frenetiche, ma dentro, sem- Avrebbero realizzato un lungo percorso, una finanziario, ci dissero. Adesso abbiamo ricomin- Io abito nelle Vele dal maggio dell’80, quindi
pre dentro. Noi avevamo bisogno di luoghi di sorta di passeggiata, con una serie di servizi e ciato a bussare di nuovo, ma risposte non ce ne prima del terremoto. Poi è venuto il terremoto e
aggregazione spontanea e i luoghi per l’aggre- uno spiazzo appunto chiamato piazza della stanno. Noi non abbiamo altri strumenti se non di fronte al terremoto che ci vuoi fare? Però mò
gazione spontanea sono le piazze e le strade. A Socialità. Nelle loro intenzioni su questa “pas- quello di cercare di far prendere impegni solenni so’ passati vent’anni e stiamo ancora a quel
Scampia le uniche piazze che esistono sono seggiata” sarebbero sorti anche negozi di un alle amministrazioni nei momenti pubblici. Non livello là! La mia è una delle Vele che non hanno
quelle dello spaccio di droga e le strade sono certo pregio, visto che a Scampia fino a ora ci abbiamo mollato la presa. buttato giù e all’interno ancora non ci sono gli
delle autostrade a cui manca la segnaletica. Ci sono quasi solo alimentari. Capii che nella piaz- Ernesto Mostardi, “Fuoricentro Scampia”, ascensori, non arriva la posta, non ci sono le
sarebbe la villa Comunale, ma quella chiude za della Socialità volevano realizzarci anche periodico on-line luci. Il caso vuole che al 16° piano ci abitano per

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lo più persone anziane che o se la fanno a piedi ghe leggere che non portano assuefazione. sono rimaste pressoché invariate. Anche se di persona da seguire. Qualcuno che mi dava delle
o rimangono reclusi a vita. Io la mattina scendo, Venivano ai servizi abbastanza disorientati drogati con le siringhe dentro al braccio se ne sicurezze, mi spiegava come si fa come non si
vado a lavoro, torno a casa la sera. Siccome noi dalla “rota” inattesa, perché non sapevano che vedono un po’ di meno per le strade. Il cambio fa… come ti devi stare accorto alle guardie. Per
facciamo tutti quanti questo, a casa mia non ci era eroina. Si trattava, e si tratta, di persone per c’è stato nella manovalanza perché oggi vengo- esempio mio nipote aspettava me e mio fratello
sta mai nessuno e il postino non sa dove mette- lo più integrate, che vivono spesso con un no preferiti i minori per spacciare. Si cercano per fare questa sorta di piccola organizzazione.
re la posta, perché non ci sono le cassette. Io mi senso di fastidio lo stato di dipendenza. Oltre al come il pane. Nel momento in cui sto mio nipote ha capito
sono dovuto fare la casella postale, perché i cobret c’è poi tutta l’area dei consumatori delle Nel mio rione, negli ultimi 2 anni, non si è più che noi non ne volevamo sapere più, c’è rimasto
documenti dell’Università, i documenti del Cnr, i piazze, del consumo di droghe per così dire venduta la droga. Io ho cercato più ragioni. Una proprio male.
documenti della macchina… è un macello! I miei voluttuarie come l’ecstasi. Questi consumatori è sicuramente che gli ex, i veterani, i ragazzi di Non trovando più questo riferimento i ragazzi
rapporti con gli altri abitanti delle Vele sono hanno una differenza che si nota rispetto ai tos- 26-27 anni che una volta spacciavano e si buca- stessi si saranno fatti qualche domanda: “Questi
buoni. Buon giorno e buona sera. “Chill’ è n’u sici storici. Non vengono ai nostri servizi, per- vano in questo rione, oggi se li vai a piglià a uno per non farlo più…” Un ragazzo poi se le fa que-
bravo guaglione, s’ fà i cazzi suoi”, dicono. Si ché li vedono targati un po’ “eroinomani” ed a uno, a parte magari qualcuno che è morto o si ste domande. Infatti poi alle volte che ci mettia-
parla del Napoli, e quindi c’è poco da ridere. hanno ragione. Loro si considerano diversi dagli è affiliato, la stragrande maggioranza si è trova- mo a parlare qua giù, loro mi chiedono ancora:
Spesso mi dicono; “tu sì strunz’!” Perché? gli altri e hanno spesso un pregiudizio forte rispet- ta una forma alternativa per sopravvivere. Nel “Ma poi perché ti sei levato da mezzo? Io non ci
chiedo io. “Perché vai a lavorare un mese intero to ai tossicodipendenti. Non li accolgono nel mio caso è stata quella di andare a vendere la posso pensà!”. E senti a me, e senti a Ettoruccio
e pigli 2 milioni. A me 800 mila lire me le danno loro gruppo, tendono a differenziarsi. biancheria per dentro ai paesi. Qualcun altro e a quell’altro e a quello ancora… e vedi che poi,
in una settimana. Sì è vero che hai studiato, Gli anni Novanta sono stati così caratterizzati da semplicemente ha pigliato un triciclo, s’e messo per quanto possa essere preso dal sistema, uno
però…” Che gli rispondi a uno così? Però sicura- una sperimentazione da parte delle persone, sopra e ha cominciato a vendere la frutta. dice aspetta un momento, famm’ verè buono.
mente la stragrande maggioranza di quelli che realizzata attraverso le logiche del consumo di Comunque sempre cose ai margini della legalità. È difficile da spiegare. Questo è un rione dove la
stanno nelle Vele è gente che scende la mattina merci, per di più vendute in un circuito di illega- Il perché non lo so. Io ne ho dato una giustifi- gente non si vuole rassegnare a non tenere le 10
e si fa un mazzo tanto per lavorare onestamen- lità che peggiora il livello di informazione e cazione di presa di coscienza, nel caso mio. lire in tasca e siccome la via legale ha tutte le
te. Nel mio palazzo ci saranno qualcosa come rende particolarmente pericoloso il consumo. Però se poi voglio piglià a Gennarino, a sue difficoltà, qua sembra che l’unica sia quella
1.200 famiglie. Io ne conosco sì e no un 5%. C’è stato in definitiva un sostanzioso aumento Toppitop, a Ettoruccio, a Mimmo che probabil- illegale. Ma pure il giovane che si avvicina all’il-
Antonio, velista del volume complessivo del consumo di sostan- mente non hanno avuto questa presa di legalità ha bisogno di un punto di riferimento. È
ze stupefacenti illegali per la venuta di nuovi coscienza, non lo so qual è a molla. come se questi ragazzi avessero trovato un
DDrroogghhee prodotti e nuovi consumatori. Sicuramente una cosa è certa, ognuno di noi si vuoto avanti a loro.
Penso che il mercato dell’eroina non poteva Stefano Vecchio, psichiatra dei servizi sociali è fatto almeno 8-9 anni di carcere. Almeno. Un 3 anni fa ci stava un piccolo boss appena
estendersi oltre un certo livello, per motivi del Comune di Napoli Trovandosi poi con niente in mano. Cioè ti trovi uscito da galera. Siccome lui in questo rione già
sociali ed economici. Quel mercato ha un suo che hai fatto tanti anni di carcere, sofferenza a c’aveva avuto una piazza di spaccio, chiamò a
equilibrio, tra persone che consumano ogni In questi ultimi dieci anni le associazioni a tutta forza, sapere che tua moglie, tua madre me e mi chiese di poter avviare di nuovo l’attivi-
giorno, altre che consumano saltuariamente, Scampia sono venute fuori come i funghi. Trovi viene sotto al carcere tutti i giorni, per anni, per tà. Io non gli potevo dire di no, perché il no è un
un certo numero che integra l’eroina o la cocai- associazioni dappertutto. Con alcune io ci ho che cosa poi? Per non trovarti neanche una lira rifiuto e comunque ti può portare delle conse-
na col metadone preso nei servizi. E come suc- lavorato anche e ho capito che se uno ci vuole e stare sempre tutto fatto. guenze. Cercai di arginare la cosa, di trovare un
cede in ogni forma di mercato quando c’è un restare si deve mettere là, tranquillo, in fila e Nel momento in cui uno o due di noi ci siamo modo di dirgli no senza dire no.
settore che si stabilizza, le forze economiche nun’adda rompere ’o cazzo a nisciuno. Perché si levati da mezzo, c’è stata una specie di effetto Un giorno stavo con la busta piena di magliette
che vi sono collegate e hanno bisogno di romp ’o cazzo, se vai a dare fastidio n’a vota ’e a catena. e calzettoni per andarli a vendere e lo incontrai.
ampliare il loro volume di affari provano a indur- cchiù, il primo nemico diventa proprio quell’as- Quando io sono uscito da carcerato, e mi ricor- Che fai, che non fai…? E mi vede con questa
re nuovi bisogni, introducono nuove sostanze sociazione. Tra le tante sicuramente l’associa- do che erano usciti pure Mimmo e Ettoruccio, i busta in mano. Quando l’aprì subito s’accorse
per nuovi target di clienti. Il cobret ad esempio, zione più antica e più potente a Scampia resta ragazzi del rione mi ricordo che ci aspettavano che era ’na cosa di sti guaglioni che vanno a
che non è altro che eroina da fumare, ha rap- quella propriamente chiamata Camorra. come fossimo dei miti, quelli che dovevano vendere. “Ah questa è la fine che hai fatto? A
presentato soprattutto all’inizio un modo per Le attività principali della Camorra, tra Scampia essere liberati per avviare le attività all’interno vennere cazettini e magliette?!”. Mi disse. Io
reclutare nuovi consumatori. Molti lo avevano e Piscinola, restano la droga e l’edilizia. Non so del rione. Pure io quando ho cominciato cerca- non risposi, dissi e ch’aggia fa? E ho continuato
confuso con il “fumo” in generale, con le dro- quale di più. Le attività di spaccio in questi anni vo qualcuno che l’aveva fatto prima di me come per la strada mia.

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A quel punto lui si rivolse ad altri ragazzi del II. Come campano qua a Scampia? Perché poi fuori al biliardo si frequentano tani rinati, agghindati e passati a lucido per fare
rione. Stranamente nessuno si mise. In questo Va bè, ci sono molti che fanno gli impiegati e ragazzi diversi. C’è il tipo che magari non ha mai acchiappanze. Molti ci riescono e poi li si vede
rione qua siamo 160 famiglie e tra i figli di que- pure qualche professionista. Quelli stanno però fatto il guaio ma anche quello che comunque li andare in giro per la città come ragazzetti con
ste famiglie non ne trovò nemmeno uno. Tant’è dentro ai parchi chiusi. fa. Ci sta comunque un’amicizia. E la mamma fa l’innamorata sotto al braccio. La macchina in cui
vero che lui chiamò ragazzi da altri rioni per La parte di persone che potrebbero fare i mano- i debiti per comprargli il giubbino firmato, per la famiglia dormiva si era definitivamente rotta.
venire a spacciare qua. Roba di 5-6 giorni e vali quasi tutti emigrano. Partono la domenica mandarlo ogni 15 giorni dal barbiere perché si Il padre aveva chiamato un meccanico che era
furono arrestati tutti quanti. Loro non tenevano sera e tornano il venerdì. Vanno a lavorare nel deve rifare le basette. Cose che fino a pochi venuto a vederla. Il meccanico gli aveva detto
nessun tipo di appoggio dentro al rione, non nord Italia, ma anche in Abruzzo, in Umbria. anni fa non esistevano proprio. che lui non la poteva aggiustare che su quel
conoscevano a nessuno, dovevano stare per Questa cosa non è più vista drammaticamente Gaetano Di Vaio, abitante di Piscinola marciapiede non poteva rimanere che doveva
forza là in mezzo. Per cui bastava che entrasse come una volta. Si mettono da parte i senti- chiamare qualcuno per farsela trainare fino a
una pattuglia e se li faceva subito. Mentre io menti. Io so che quando una persona parte (sic- III. Le poche case che trovi tra Scampia e casa. Il padre gli aveva risposto che quella era la
che sono del rione appena ne vedevo una me ne come molti del rione la domenica sera mi ven- Piscinola ormai i prezzi sono altissimi. Intorno sua casa. Il meccanico gli disse che non sapeva
fuggivo sopra, dalla signora del piano di sopra. gono pure a salutare) lo so che stanno male, lo alla Metropolitana i prezzi sono più che raddop- che fare e si prese 50 euro. Per fortuna d’estate
Questo riguarda una realtà molto piccola, che è so benissimo. Solo che queste cose sono diven- piati. Anche perché poi qua si era venuto a fa caldo e la famiglia può dormire su un mate-
quella del rione mio. Era stata una delle piazze tate talmente diffuse che non se ne parla più. E sapere che dovevano fare l’Università e tutta rasso nei giardinetti. Ma la gente, si sa, è mal-
più forti di tutta la 167, penso. In media qua si poi questi non è che vanno e si sistemano. Per un’altra serie di cose che si dovevano fare. pensante e chiama vigili e forze dell’ordine ogni
levavano tremila bustine al giorno solo di eroina. lo più partono con ditte napoletane e spesso Conosco situazioni di persone che sono state volta che qualcuno la molesta. Pronta la pattu-
Gaetano Di Vaio, abitante di Piscinola lavorano comunque a nero. buttate fuori dalle case in cui abitavano da 30- glia di vigili assieme a un furgoncino della net-
Un’altra parte si arrangia con mestieri da ambu- 40 anni. Alcuni dei vecchi proprietari, negli ulti- tezza urbana arriva e si prende il materasso. Ma
SSttii llii ddii vviittaa lante. L’annientamento del contrabbando qua mi 4-5 anni, hanno venduto le abitazioni a per- la famiglia ne trova un altro, sempre nell’immon-
I. Il consumo mensile di una famiglia media di ha portato effetti disastrosi. Fino a 5 anni fa da sone che facevano parte di organizzazioni dizia. A volte piove, anche d’estate e la famiglia
Scampia, di quelle che conosco io, composta da qua alla piazza di Piscinola ci stavano due frutti- camorristiche, o almeno che si vantavano di passa la notte sotto qualche balcone a ripararsi.
madre padre e due figli, è intorno ai due milioni vendoli. Oggi ce ne stanno 5 e 3 di loro prima farne parte. I nuovi proprietari, laddove aveva- Per due mesi abbiamo cercato case tutti i giorni.
di lire. Due milioni col debito però. vendevano le sigarette. Molti degli ex contrab- no avuto informazioni negative sull’inquilino La famiglia era andata a chiedere aiuto agli altri
Poi ci stanno le feste, i battesimi le comunioni i bandieri che conosco vivono così. Altri o sono che per esempio era disoccupato, gli hanno rom che in questi anni ne avevano trovata una al
matrimoni. sette o otto milioni è in genere il andati nella camorra o vanno a rubà. Perché, per dato un tempo di scadenza e se questo non lo centro storico, ma senza risultati. Il padre aveva
costo di un battesimo o di una comunione. I esempio, per fare il fruttivendolo non è come rispettava si presentavano o lo sbattevano fuori cominciato a comprare il giornale degli annunci
matrimoni costano pure di più. Per fare tutto mettere la bancarella con le sigarette. Quando con tutti i mobili. Questo è successo verso la e poi insieme telefonavamo. Quando telefonavo
questo la maggior parte ricorre ai debiti. Se sei vai al mercato se non sei una persona scetata tu fine dell’estate scorsa e per il momento che io io, dicevo di essere della Consulta Comunale per
un dipendente comunale fai un debito sulla compri male e poi non riesci a vendere come si sappia i casi così sono ancora pochi. le problematiche rom, che come Comune avrem-
busta paga. Se non sei protestato fai una cam- deve. Non è come con le sigarette che tu prendi Un abitante anonimo perché non si sa mai mo potuto fare da mediatori rispetto a tutte le
biale. Se no ti rivolgi agli usurai, che ti fanno un 10 stecche le metti sopra alla bancarella e vendi. problematiche presenti e future. Era vero, face-
tasso d’interesse che è praticamente del 120% Poi ci sono quei giovani che non fanno proprio vo parte di questa Consulta costituita dal
annuo. L’usura qua è diffusa e accettata nel- niente. Cioè si alzano la mattina verso le 11.00, CASE Sindaco in persona, Rosa Russo Jervolino. E la
l’immaginario collettivo. È come il Banco di scendono un poco in mezzo alla via a fare una Consulta tra gli scopi avrebbe avuto anche que-
Napoli. Può essere la signora del piano di chiacchierata, se ne vanno fuori al biliardo e così SSttoorriiee zziinnggaa rree sto di trovare case ai rom per favorirne l’uscita
sopra. Un disoccupato che non ha altra strada passano le giornate intere. Nell’ozio, come si La famiglia rimase così nei giardinetti per tutta dal megacampo. Solo che la Consulta si era
può rivolgersi solo a lui. Per fare questo mestie- dice. Solo che questo poi si ripercuote sulle fami- l’estate. I giardinetti sono popolati da filonari, riunita una sola volta e di fatto non serviva a
re però bisogna essere gente avida, tirata, per- glie, perché sti guaglioni pretendono comunque. mamme con bambini e, soprattutto, da colf e niente. Io mi spacciavo per la Consulta quando
ché non ci vuole molto a passare da usuraio a Ci sta per esempio mio cugino che passa la vita badanti dell’Est che si godono il dopo lavoro proprio non sapevo che cosa dire più. Il proble-
usurato. Questa è gente che se vai a casa e la a chiedere il giubbino della Nike, ’e scarpe che sotto un pergolato. La piccola folla di colf e ma era che tutti i possibili proprietari appena
trovi col piatto a tavola manco ti chiedono se costano tanto… La madre è terrorizzata dall’i- badanti ucraine, russe, polacche viene puntual- sentivano la parola extracomunitario iniziavano
vuoi favorire. dea che il figlio possa compiere qualche reato. mente circondata da stormi di vecchietti napole- a tergiversare, quando poi pronunciavo “slavo”

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(perché a dire rom o addirittura zingaro non mi dubbio mi viene: che non ci troviamo tutti in uno storico è antico, fa parte di quei ‘casali’ storici Il comune di Napoli è uscito dallo stato di dis-
azzardavo neppure) dopo un po’ mi attaccavano dei progetti sull’intercultura del Comune? amati e studiati dai cultori della morfologia degli sesto economico solo nel dicembre 2002,
la cornetta in faccia. Per 4 mesi cercammo una Comunque il senegalese che abitava da quasi due insediamenti. E non è abusivo. Gli italiani non ci anche in virtù dei soldi, reali o presunti, dei con-
casa. Ne vedemmo tante. La prima era una stan- anni in un vico del centro, tre stanze condivise con stanno quasi più. Nel terremoto dell’80 molti doni edilizi. “Adesso il Comune potrà finalmen-
za umida e senza finestre dove fino a poco prima una ventina di altri connazionali, ha le credenziali degli antichi casali dei centri periferici vennero te vendersi il patrimonio immobiliare”
ci viveva una famiglia italiana di Montesanto. giuste e inizia a cercare casa alla famiglia. dimessi perché se ne cadevano a pezzi. Alcuni (“Corriere del Mezzogiorno”, 8 dicembre 2002)
Volevano 650mila lire al mese. Quel giorno il Dopo nemmeno un mese gliela trova e la fami- furono ristrutturati e altri no, ma quasi tutti fu allora il primo commento ufficiale. Già da
padre s’era vestito di tutto punto, con tanto di glia può trasferirsi. È una stanza unica anche divennero edifici pubblici perché espropriati e diversi anni la proprietà immobiliare che era in
capelli tirati a brillantina. Il padre è uno alto, questa, con sopra la dicitura su marmo chi ci abitava venne ricollocato in altri alloggi. Gli qualche modo sottoposta a controllo pubblico
robusto, baffetti sottili, io l’ho sempre creduto “Municipio di Napoli. Vano non adibibile ad uso africani di cui ti parlavo sono dislocati in tre (come quella della Società Risanamento e
un divo di Hollywood in incognita. Era emozio- abitazione”. Ma finalmente ora la famiglia ha un insediamenti, di cui il più numeroso sta in uno dell’Istituto Autonomo Case Popolari) aveva
nato, era la prima casa che vedevamo. Non vol- posto dove passare l’inverno. dei casali non ristrutturati. Come gli altri anche cominciato a venire (s)venduta ai privati. Nel
lero fittargliela. Ne vedemmo un’altra, altre 3, Passa un giorno e Roberto lo trovo che gioca a questo è costituito da un insieme di casette alte caso della Società Risanamento l’acquirente è
altre 6, altre 9… sempre più o meno per 600mila pallone in una piazzetta restaurata che i bambi- 2 piani, chiuse a corte, e non essendo ristruttu- stato il Gruppo Pirelli, che questa operazione la
lire al mese. Stanze uniche, spesso garage rifat- ni indigeni hanno subito trasformato in campet- rato dispone di appartamenti tipici di come si sta facendo anche nel resto d’Italia.
ti con tanto di saracinesca come porta e un qua- to di calcio. Può iscriversi anche a scuola. Il viveva 60 anni fa. Sotto avevano la cantina o la È andato così scomparendo anche a Napoli il
drangolo interno in mattoni come bagno. Le uni- primo giorno lo rimandano a casa perché c’è stalla per le mucche e sopra la casa cui si arriva- sistema di garanzie pubbliche rispetto al mer-
che che riuscimmo a vedere furono quelle del appena stato il terremoto e le scuole napoleta- va con la scaletta esterna. Il bagno se c’era stava cato delle case. E per molti questo è un bene,
centro di Napoli. Sul litorale domizio o in zone ne si scoprono pericolanti. Rimarrà chiusa giù. Gli immigrati ora occupano sopra e sotto e viste le condizioni in cui il patrimonio pubblico
un po’ più distanti dalla città la famiglia non almeno per una settimana. Ancora una settima- sono di base in 25 con un bagno. Per bagno versava. L’edilizia pubblica a Napoli è stata
voleva proprio trasferirsi. La famiglia vive na di calcio intensivo. intendo solo la tazza. Il casale è completamente sempre caratterizzata da manutenzione pessi-
soprattutto dell’elemosina e il giro di relazioni, Racconti del Com.p.a.re sfracellato, con i solai che se ne cadono e i muri ma e da imbrogli di ogni tipo da parte di ammi-
di aiuto e protezione, ce l’ha a Napoli. spaccati. È così disastroso anche perché loro lo nistratori, inquilini, proprietari. Decine di man-
Ma la fortuna degli zingari la fanno i figli, si sa. Se PPiiaa nnuurraa lasciano cadere a pezzi. Hanno continue minac- cate scuole, ospedali, polifunzionali, bibliote-
no perché ne farebbero tanti? E la famiglia di figli Pianura è il quartiere abusivo per eccellenza. Si ce di sgombero dal Comune per cui dicono io che... di proprietà degli enti pubblici se ne sono
ne ha uno, ma che vale per 7. Il vicino di banca- chiama così perché sta nella piana ed era una non mi aggiusto il tetto se no spendo i soldi e rimasti a marcire anche in questi ultimi dieci
rella del padre è un senegalese che vende cd con- terra di lavoratori agricoli. Diventa metropoli, poi mi cacciano pure. È un circolo vizioso. anni, intrappolati tra l’ignavia delle pubbliche
traffatti. Il figlio diventa suo amico. Stanno spesso ovvero quartiere periferico di una grande città, La maggior parte di questi africani lavora a amministrazioni e le mire incrociate che i priva-
insieme, lui va a vedere le partite di calcio a casa quando viene invasa dal cemento intorno agli Quarto, un comune vicino. Vanno a offrirsi nella ti avevano su quegli stabili.
loro e fanno festa insieme. Spesso mi racconta anni ‘70. Cominciarono dai costoni, quelli che piazza all’alba per lavorare in campagna o nei
delle cose strane che mangia, che vede, che sente salgono verso i Camaldoli e che ora sono quasi cantieri o per i tanti piccoli lavoretti che possono
dai senegalesi. Lui che fino a un mese fa quando interamente costruiti e non condonati. I pianu- servire. Per cui per nessuno di loro è stata richie- TERRE DI LAVORO
vedeva un negro cominciava a urlargli ingnomi- resi in genere hanno un’idea di città che si fa da sta la regolarizzazione. Chi si mette a regolariz- (Da un’inchiesta fatta l’anno scorso con Marco
niose improperie, ora sembrava davvero innamo- sé e per sé, che non ha niente a che vedere con zare qualcuno che serve un giorno sì e sei no? Carsetti e Domenico Chirico)
rato di questo senegalese e dei suoi amici. Il resto la città amministrativa. Considera che qua in In molti qui ci abitano fissi da oltre 15 anni. Ci
della giornata il figlio gioca a pallone con i ragaz- pochissimi hanno chiesto il condono. vivono anche due famiglie italiane, 2 ragazze Stavo a Napoli, mi hanno indirizzato a Villa
zi del Vomero, o va al bar di fronte alla villa Due dati. A Pianura la camorra è molto presen- con i figli. Ma possono essere 25 come 150. Cioè Literno. Ci sono andato. C’era una scuola che
Floridiana dove la famiglia si appoggia. Sembra te e forte. Pianura è stata storicamente un ser- c’è un nucleo più o meno stabile e quando arri- avevano iniziato a costruire e non l’hanno finita.
che qua al Vomero il figlio sia rinato. Il proiettile batoio di voti per la destra. vano nuovi connazionali questo casale è il primo Praticamente erano solo i pilastri e il tetto ed
che gli si è ficcato nell’addome durante gli scontri In questo quartiere c’è un insediamento storico posto dove trovano ospitalità. Funziona insom- eravamo 2-300 immigrati quasi tutti africani. Io
di S. Giorgio è ormai acqua passata. Trascina di sudamericani, colf e badanti per lo più, sparsi ma da centro di prima accoglienza informale. mi ricordo benissimo come chi trovava un car-
ancora un po’ la gamba ma il suo umore non ha un po’ su tutto il territorio. Nel centro storico di Ilaria Vitellio, che svolge attività tone era fortunato. Fortunatissimo. Un cartone
niente a che vedere con quando stava al campo. Il Pianura ci vivono invece molti africani. Il centro di ricerca presso il Dun per dormirci sopra. Il pomeriggio quando chiu-

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devano i negozi andavamo tutti quanti a cerca- trovano a 13-15 minuti da Napoli, e che in effetti “ghetto di Villa Literno”. Quello a cui verrà dato rivendicare una politica diversa. Raids notturni
re i cartoni. Io l’ho trovato dopo 2 sere e sono sono molto più vicini al centro di Napoli rispetto fuoco in seguito. contro i neri, incendi d’auto, occupazioni stra-
stato fortunato. I negozianti, quelli che vendo- a quartieri come Pianura, Fuorigrotta, S. Fu a questo punto che la camorra, per parte dali, sit-in davanti alla caserma dei Carabinieri,
no elettrodomestici, li vendevano agli extraco- Giovanni. Per molti aspetti questi paesi erano sua, si aggiornò e variò l’offerta. All’edilizia uccisioni… un vero impazzimento! Ma già allora
munitari. Vendevano i cartoni che di solito si anche più vivibili. L’hinterland napoletano si è abusiva e al collocamento nelle campagne, era chiaro – lo hanno poi confermato alcuni pro-
buttano. Per farci le docce, quando avevamo i così spostato verso la “Terra di lavoro”, occu- sostituì il più redditizio mercato dello spaccio cessi e rapporti della polizia – che dietro a tutto
soldi, c’erano alcuni barbieri del paese che si pando e includendo le fasce più contigue. Castel della droga e della prostituzione. Mercati che questo c’era chi soffiava sul fuoco e strumenta-
prendevano 7-10mila lire per doccia. Volturno, in effetti, è un esempio tipico di espan- esistevano già prima ma in forma più ridotta. lizzava gli immigrati per combattere l’ammini-
Lassad sione incontrollata, perché è la zona al limite tra Per quanto riguarda la prostituzione il litorale strazione comunale. Eppure la mia amministra-
due province, quella di Napoli e di Caserta. offre una vetrina di 30 chilometri, la strada zione aveva contenuto e ridotto il fenomeno
CCaa sstteell VVoollttuurrnnoo Di lavoro, allora, ce ne fu davvero in abbondan- Domiziana. Avere le prostitute tutte insieme della criminalità legata agli immigrati clandesti-
Dovremmo rifarci al boom degli anni Cinquanta, za e così a Castel Volturno e sul resto del litora- conveniva, così il cliente poteva scegliere ni. Io li avevo i dati e sapevo come andavano le
a quel tipo di sviluppo sociale ed economico le Domizio arrivarono molti extracomunitari. meglio. Ma era una cosa estremamente fasti- cose. Il Ministero ci stava dando una grossa
che portò la gente a desiderare la seconda Sbarcavano per lo più al largo di Ischitella, e diosa per chi lungo quella strada ci abitava. mano. Da tredicimila che erano nel ’93, nel giro
casa, realizzando con la seconda casa l’illusio- venivano importati per lo più dalla Camorra. Vi L’essere diventato uno dei più grossi centri di di due anni i clandestini presenti sul territorio li
ne di una condizione sociale di tipo diverso. Da sono stati scontri tra la camorra locale e le spaccio della droga e della prostituzione del avevamo portati ad essere tre-quattromila. Ma
lì partì la corsa alla villa a mare, e non solo a mafie nigeriane, ganesi… per lo sfruttamento Mezzogiorno; la mancanza di servizi e infra- questo non era stato sufficiente perché gli
Castel Volturno, ma in tutt’Italia. Il litorale della manodopera straniera. Intorno agli anni strutture; la generale crisi economica e la tren- immigrati ormai erano diventati un problema
Domizio era una zona tipicamente mediterra- Ottanta ci furono grandi sparatorie, con molti tennale invivibilità del territorio… gli autoctoni ideologico e uno strumento di lotta politica. Il
nea, vicina a Napoli e a Caserta, e ancora quasi morti e feriti. Alla fine si raggiunse una specie di attribuirono automaticamente tutto questo alla Centro di accoglienza da noi aperto, uno dei
interamente vergine. Si edificava senza regole, pax mafiosa, che li portò all’accordo sulle per- presenza immigrata. Soprattutto i commercian- primi d’Italia, era diventato il simulacro di tutte
così com’era possibile; non si facevano strade centuali di sfruttamento (per la prostituzione, ti, che diedero inizio a continue manifestazioni le ostilità.
né si realizzavano altri servizi. Si è costruito per il collocamento al lavoro, per lo spaccio contro “i neri”. Anche se tutti sapevano che la La popolazione di residenti iscritti all’anagrafe
anche in zone paludose. Si è creato per il più della droga…). Le prostitute, ad esempio, paga- maggior parte dei “contestatori” erano poi di Castel Volturno è di circa diciottomila unità.
povero degli acquirenti la più sgangherata delle no alla camorra locale la tangente per il posto quelli che fittavano le case agli immigrati. E con Mediamente ci sono quarantamila presenze al
case. Finché a un certo punto a questo fenome- occupato sulla strada, e a quella nigeriana il notevoli vantaggi: se in un appartamento ci va giorno, che durante l’estate arrivano quasi a
no più vacanziero della seconda casa non si è “pizzo” sul guadagnato. una famiglia di italiani ne ricavi un normale centomila. Se Castel Volturno è diventata un
associato un altro fenomeno, quello del biso- Fin tanto che la cementificazione selvaggia è pigione; ma se ci metti 20 stranieri e li fai paga- luogo ideale per l’immigrazione clandestina è
gno abitativo. La periferia di Napoli – special- andata avanti, i rapporti tra stranieri e italiani re 100 mila lire a persona, è ovvio che conviene stato sì per la posizione geografica ma anche e
mente a seguito del terremoto dell’80 – aveva sono stati più o meno passabili. La visibilità molto di più. Ci fu un momento in cui Castel secondo me soprattutto perché era un litorale
bisogno di alloggi. A poco a poco assistemmo in degli extracomunitari era solo quella che dava Volturno esplose come una torre di Babele: di seconde case: disponibilità alloggiativa ma
quegli anni a un imponente spostamento di loro il cantiere. È stato quando l’edilizia abusiva quando al fabbisogno dell’extracomunitario si principalmente un panorama di desolazione
popolazione dall’hinterland napoletano e si è bloccata, più per saturazione del mercato associò quello del disoccupato napoletano, del imperante per la maggior parte dell’anno.
anche da quello casertano verso il litorale che per altro, che sono iniziati i problemi. Una senza casa che veniva dalla periferia e che da Durante l’inverno il litorale domizio è disperata-
Domizio. In un clima politico di assoluta conni- grande massa di manodopera rimasta senza questa zona si aspettava una sistemazione, una mente vuoto e per una certa parte è vuoto
venza e assenza di piani regolatori da parte dei lavoro si riversò per le strade, in cerca del prospettiva. I bisogni dell’extracomuniatrio anche d’estate. In una città tredicimila persone
Comuni, i costruttori hanno avuto la possibilità miglior offerente, diventando improvvisamente straniero e quelli dell’extracomuni-tario italiano le si notano, dove si nascondono? Le seconde
di determinare le sorti di questa o quell’ammi- visibile. Gli ex operai edili cominciarono a rag- si sono scontrati anziché fondersi. Anche il case invece sono state – e restano – come un
nistrazione, oltre che dell’intero litorale. giungere i loro fratelli immigrati che lavoravano commerciante, che spesso era un piccolo eser- bosco nel quale è stato possibile nascondersi,
Il flusso migratorio di napoletani ha interessato nelle campagne dei dintorni, dove la richiesta di cente o il disoccupato, avevano ragione a fare senza dar fastidio e senza correre il rischio di
– oltre ai paesi della fascia Domiziana – anche braccianti era invece in forte aumento. rivendicazioni rispetto a un territorio ridotto in venire scoperti.
quelli dell’interno. Basti pensare a Marcianise, Dormivano per la maggior parte in una zona quello stato. Solo che le facevano contro gli Mario Luise, sindaco di Castel Volturno
S. Marco Evangelista, S. Nicola, comuni che si interpoderale che poi verrà conosciuta come il extracomunitari, invece di mettersi insieme per dal ’70 al’ 71, dal ’71 al ’76 e dal ’93 al ’97.

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BBrraacccciiaa nnttii seguita all’introduzione di sementi americane. ridurre gli altri, hanno potuto ribassare solo quel- Alcuni anni fa a Casale la camorra emanò un
I primi a incominciare a lavorare nelle aziende La produzione si è così spostata principalmente li del lavoro. Cosa che è stata possibile anche gra- editto: debbono andar via tutti gli immigrati. Di
so’ stati i zingari. Intorno al 1980. Stevano delle su ortofrutta e oro bianco, la mozzarella. zie alla grossa disponibilità di manodopera stra- qualsiasi razza, di qualsiasi colore. Via da Casal
aziende che non trovavano manodopera e Sempre più terreni cambiano destinazione tra- niera che a un certo punto si era resa disponibile di Principe entro 7 giorni. Per fare questo minac-
hanno cominciato a piglià i zingari. Ca chilli po’ sformandosi in pascoli per bufale, su spinta sul territorio e che oggi costituisce almeno il 60% ciarono i proprietari delle case eccetera.
ce jevn. anche delle organizzazioni camorristiche che di della forza lavoro impiegata in agricoltura. Per lo Veramente ci fu la fuga. Gli immigrati fecero le
Sig. Aldo, proprietario di un’azienda bufalina affari ne capiscono e sanno che in questo setto- più a nero e clandestina. Anche se quello che valigie e andarono via. Però in quei giorni, pro-
re il mercato è in forte crescita, con richieste cre- attualmente spinge gli imprenditori agricoli a prio mentre gli immigrati andavano via, scattò
Con me hanno lavorato albanesi, algerini, tuni- scenti da ogni parte del mondo. Mentalità e rivolgersi alla manodopera straniera non è nean- un meccanismo particolare. Da parte degli
sini. Solo i marocchini no. Mi trovo male a lavo- tempi del lavoro rimasti fermi a un secolo fa, si che più tanto il costo del lavoro. imprenditori, dei commercianti, dei distributori
rare con loro. Perché prima erano ragazzi che ti confrontano con leggi di produzione avanguar- Le diecimila lire, che dieci anni fa erano la paga di benzina, che incominciarono a porsi il proble-
capevono, avevano di bisogno. Adesso manco distiche. È recente una normativa che prescrive di una giornata, oggi cominciano a diventare ma. Ma se questi vanno via, io come faccio? Chi
loro ne aveno di bisogno. E allora pattuisceno, il la meccanicizzazione di tutti i processi di produ- una retribuzione vicina alla diaria minima sinda- mi scarica la roba dal camion, chi mi lavora alla
tabacco se mi dai tanto lo faccio, si no lo lascio. zione della mozzarella. cale. Quello che spinge gli italiani a rifiutare il pompa di benzina, chi mi va ad accudire il bestia-
È capace che fatta una raccolta ti lasciano il Nonostante l’alta produttività dei terreni però lavoro agricolo e gli imprenditori a scegliere me in campagna? Chi mi va a zappare la terra? In
tabacco ’ncopp ’e piante. Perché vonno più l’economia agricola delle Terre di lavoro è tut- l’immigrato, è ormai principalmente un elemen- effetti questa reazione bloccò l’editto. Provocò
soldi. Fanno il ricatto. Questo è un ricatto l’ope- t’altro che florida. I motivi sono essenzialmente to giuridico-burocratico e uno relazionale. A un anche il coraggio di denuncia da parte di qualcu-
raio col padrone. tre. La cementificazione selvaggia e il diritto clandestino non si pagano contributi e costi pre- no, di fronte a un soggetto come la camorra che
Se non ci fossero gli extracomunitari non si successorio hanno portato a una polverizzazio- videnziali, se si ammala o si fa male non accam- insomma, nelle nostre realtà, non consente
potrebbe più lavorare il tabacco. No, non riusci- ne estrema dei fondi agricoli, finiti per diventa- pa pretese. Un immigrato è una delle ultime per- spazi di libertà. Eppure il vedersi all’improvviso
te a prendere un italiano neppure si facite la re terreni di estensioni esigue per di più sparsi sone ancora disposte ad accettare un rapporto privati di uno strumento fondamentale per la
richiesta al collocamento. No, non è che è duro. in giro per la regione. lavorativo fatto di urla in testa e sottomissione. propria struttura economica provocò la reazione.
È sporco. È sporco nel senso che quando avite L’incapacità degli agricoltori locali ad aggregar- E così le piazze come quella di Marano, di Villa Renato Natale, medico di Castel Volturno
maniato ’o tabacco v’ potite lavà ’e mani ’e tutte si ha loro impedito di organizzarsi per la com- Literno, di Quarto, dove fino a 50 anni fa si rac-
manere che sò sempre amare. Nun putite man- mercializzazione del prodotto. I mercati del coglievano i manovali italiani per offrire le pro-
già n’u morso ’e pane. Verite che ’e mani s’ Nord Italia vengono così in queste terre a rifor- prie braccia, in questi ultimi 20 anni si sono FOLKLORE
fanno ’e o colore ’e ’stà tazza, più scuro. Nere. nirsi direttamente, trovando prodotti di buona riempite di nuovo ma di extracomunitari. Oggi
Franco, ex bracciante agricolo, qualità e a prezzi modici, a cui a volte mettere il alla selezione di piazza subentra sempre più il EE ccoonnoom
miia
a
attualmente proprietario terriero proprio marchio. Questo oltretutto è un fattore fenomeno del caporalato immigrato. Napoli, come molte altre città, ha seguito la
che priva il territorio della ricchezza di un indot- Per gli stranieri appena arrivati in Europa un ter- strada del cosiddetto marketing urbano. Cioè
A Napoli di agricolo non restano che i nomi di to che attualmente nelle Terre di lavoro pratica- ritorio come quello delle Terre di Lavoro e un vendere il prodotto “città” sul mercato degli
alcuni quartieri come Pianura, Scampia, mente non esiste. settore economico come l’agricoltura, sono investimenti internazionali. La competizione
Vomero. La produzione agricola, che serve L’introduzione di cultivar estere, che oramai stati un buon posto dove nascondersi per i internazionale è il criterio guida di tante politi-
anche la città, è altrove. L’area che va da Napoli hanno sostituito quasi del tutto le sementi ita- primi tempi. Ma non appena riuscivano a trova- che cittadine. Politiche che tendono ad accen-
a Caserta, conosciuta come le “Terre di lavoro” liane, comporta il pagamento di costi altissimi re qualcosa di meglio cambiavano settore pro- tuare tutto quello che può servire ad attrarre
rimane una delle zone più fertili d’Italia, mal- per le royalty che in genere sono americane, duttivo e zona geografica. Hanno così potuto investimenti dall’esterno. Il turismo è una com-
grado lo stupro sistematico e costante perpe- francesi, olandesi, israeliane. “La Provincia di avvalersi della manodopera immigrata anche le ponente di questo tipo di economia urbana e
trato nei decenni su questo territorio. Un quarto Napoli per anni è stata una dei primi produttori tante fabbrichette con le più svariate produzio- per questo una torsione turistica molto forte è
della produzione italiana di frutticoltura viene di patate autoctone. Oggi penso che non abbia ni. Molti napoletani, allettati da una forza lavo- stata data alle politiche culturali. Ad esempio
da queste terre. I pomodori che l’avevano resa un solo Kg di patate fatto con seme nostrano” ro tanto appetibile, si sono lanciati verso l’impostazione di marcata impronta civile che
famosa assieme agli immigrati sudafricani che li dice il tecnico agrario Sergio Di Stasio. avventure imprenditoriali grandi e piccole, spa- aveva “monumenti porte aperte” nell’anno di
lavoravano, oggi sono quasi scomparsi. Tra le Tutto questo fa enormemente alzare i costi di pro- ziando dall’agricoltura all’edilizia, alla produ- fondazione, è stata poi sopraffatta dalle esigen-
cause molti agronomi indicano una virosi duzione per gli imprenditori che, non sapendo zione e al commercio di ogni genere di merce. ze di promozione del turismo.

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Nella stessa direzione sono andate le scelte Più in generale, facendo attenzione a fatti stra- basavano sulla pedagogia popolare ed erano ni legate al dialetto. Il fallimento della scuola
sulle grandi infrastrutture, come l’aeroporto o tegici (ad esempio a come si è arrivati a perde- intrisi della volontà di riscatto dei ceti più pubblica ha fatto però presagire rinunce peri-
la Metropolitana: rendere la città attrezzata per re il Banco di Napoli, con la conseguente acce- deboli, senza un modello di società ben defi- colose, nuove preferenze di separatezza piut-
reggere i rapporti con l’esterno ed essere in lerazione del carattere periferico della città nito a cui arrivare ma piuttosto volendo tenta- tosto che di mescolanza. Anche per i bambini
grado di consentire una forte movimentazione rispetto al sistema economico e finanziario re di costruirne uno nuovo. Erano esperienze stranieri le cose non sono iniziate troppo
di persone dentro la città. Anche questa era una internazionale) verrebbe anzi da dire che Napoli per lo più minoritarie, spesso in contrasto bene, barcamenandosi le tendenze educative
condizione indispensabile al marketing urbano. in questi ultimi anni si è addirittura indebolita. anche con lo stesso Pci che magari un suo tra esotismo della differenza e pietismo
Questo tipo di politica funziona però quando Francesco Ceci, sociologo urbano modello ce l’aveva. Sicuramente costituivano (secondo gli insegnamenti di quella che qual-
una città è forte, perché comporta un problema tentativi di resistenza e andavano verso la cuno chiama pedagogia del couscous).
di equilibrio tra coesione interna e capacità EE dduuccaazziioonnee costruzione di un qualcosa di alternativo Oggi un modello di città c’è ed è pure forte. E
della città di proporsi nella competizione. Ora Prima era difficile reperire l’esperto di botanica rispetto ai modelli dominanti. l’educazione in questi anni ha avuto essen-
mi sembra che questa coesione interna a Napoli o di informatica che sapesse lavorare con i bam- La ricerca pedagogica a Napoli sembra essersi zialmente il compito di assimilare a questo
sia molto precaria, e che si sia fatta troppa poca bini. Il cercarlo, programmare con lui e avviare i fermata a quelle sperimentazioni, a vent’anni modello chi ancora resisteva, che fosse mino-
attenzione per farla crescere. Certo è sempre laboratori aveva un piacevole aspetto artigiana- fa. Alla scuola media statale Lombardi alle re a rischio o straniero. Avercene uno da recu-
difficile distinguere le responsabilità del gover- le e di ricerca. Oggi invece c’è una grande offer- Fontanelle o all’esperienza del 73° circolo di perare è diventato medaglietta al valore da
no nazionale da quelle dell’amministrazione cit- ta che viene fatta alla scuola. Però io ho la sen- Bagnoli e a quella della Mensa dei Bambini appuntare sul curriculum. Spesso quest’edu-
tadina. E anche in quest’ambito bisogna riusci- sazione che la scuola si trovi di fronte a una proletari a Montesanto. cazione si è avvalsa degli strumenti della
re a individuare l’insieme di forze interne che specie di supermercato dove andare a fare la Eppure malgrado i decenni di omologazione lo pedagogia popolare. Cosa di cui non si
governano la città oltre a quelle più propria- spesa e vedere quale offerta ti piace di più. stato di separatezza tra napoletani non ha subi- potrebbe che essere felici, se non fosse che
mente politiche. Solo per citare, il ceto accade- Quindi per forza è molto superficiale. Non hai to grosse modifiche, anzi si è per molti versi tra la deriva new age e la nuova funzione che
mico-professionale, la proprietà immobiliare, più la possibilità di dire ho una serie di compe- accentuato con l’aggravarsi del senso di frustra- era stata loro assegnata, questi strumenti
oltre all’onnipresente camorra. Mi sembra che tenze interne e le utilizzo per tutta la scuola. zione di una fetta consistente di città. hanno rischiato di diventare contenitori vuoti,
questi e altri gruppi sociali abbiano conservate Questo è quello che stiamo vedendo noi a scuo- Separatezza che più che dalle condizioni econo- offerta di consumo per bambini iperstimolati,
immutate cultura e influenza. Ad esempio la lie- la. È più difficile ottenere finanziamenti per fare miche dipende oggi dalla possibilità di accesso iperimpegnati e allevati sin da piccoli a narci-
vitazione dei prezzi dei suoli (che in aree come funzionare un progetto interno e vengono favo- ai circuiti legali e istituzionali, rimasti preroga- sismo esasperato e attività salottiera. In una
quella orientale ha contribuito ad allontanare riti tutti i progetti che utilizzano pacchetti ester- tiva di una minoranza. In più oggi a Napoli ci città dove “la strada” veniva sempre più
nuovi insediamenti industriali) io non penso ni già confezionati. sono gli immigrati, che spesso appartengono al demonizzata e per i bambini non esistevano
che sia avvenuta semplicemente a causa delle Gabriella Giardina, maestra ceto medio per estrazione sociale e culturale, che pochi recinti dove starsene attaccati al
politiche urbanistiche del Comune. La specula- ma che condividono con gli ex proletari il mar- guinzaglio. Dove la vita vera scorreva all’inse-
zione immobiliare tiene in ostaggio immobili e A Napoli molte delle sperimentazioni pedago- chio di estraneità e l’impossibilità di accedere ai gna della reclusione di una cameretta giochi o
aree, è gente che aspetta e quando non riesce a giche che hanno avuto un senso hanno ruota- circuiti ordinari. Trovandosi ai margini più estre- di un campo-ghetto per rom.
incidere direttamente sulle scelte urbanistiche, to attorno a tentativi di mescolanza. Erano mi gli stranieri rendono maggiormente visibili È sembrato insomma che quelli che furono un
riesce poi a vanificarle di fatto ricorrendo a mec- sperimentazioni che funzionavano proprio atrocità e contraddizioni del vivere comune. tempo gli strumenti della pedagogia popolare e
canismi d’inerzia, nell’aspettativa di una cresci- grazie alla presenza di bambini e adolescenti Proprio per questo possono essere un punto di libertaria fossero stati addomesticati per il man-
ta continua dei valori dei propri immobili. di contesti sociali e culturali differenti. Alla partenza per riprendere discorsi interrotti. tenimento dello status quo. E che venissero
A ogni modo di investimenti nella città se ne base esisteva un progetto pedagogico che era Se in alcune scuole il dibattito pedagogico sta accantonati insegnamenti preziosi di maestri
sono attirati ben pochi. Per esempio ci sono i essenzialmente anche politico, perché voleva ripartendo è anche grazie a loro. Quando cioè come Colin Ward, Pasolini, Danilo Dolci o (senza
call center delle grandi compagnie telefoniche, trasformare le condizioni strutturali del vivere invece di accanirsi sul bambino straniero, le andare troppo lontano) Felice Pignataro con il
ma poco altro di veramente qualificante. comune. Molti di questi progetti si avvalevano scuole sono riuscite a vedere l’inadeguatezza suo storico carnevale di Scampia: l’educazione è
I piani di riqualificazione delle periferie da degli strumenti offerti dall’educazione attiva e delle strutture e dei modelli pedagogici di principalmente il risultato delle relazioni instau-
Scampia a Pianura, a Ponticelli, a S. Giovanni venivano portati avanti da movimenti più o un’istituzione che a distanza di un secolo non rate con le persone (i propri coetanei innanzitut-
stentano a produrre effetti significativi e in meno interni alla scuola, come l’Mce era ancora riuscita a risolvere i problemi del- to) e le cose (la casa, il palazzo, la città) con cui si
molti casi non sono proprio partiti. (Movimento di cooperazione educativa). Si l’educazione di massa, a partire dalle questio- entra in contatto durante l’intero arco di una vita.

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LO STRANIERO
è una rivista mensile
nata a Roma nel 1997, fondata da Goffredo Fofi
con un nutrito gruppo di collaboratori.

Si occupa di arte cultura società.


Ha privilegiato e continuerà a privilegiare settori fondamentali
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