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MINIORI MIGRANTI RIASSUNTO

Racconta le storie di vita di 3 giovani protagonisti convinta che, attraverso i loro racconti, si possano comprendere le
ragioni che spingono queste persone a rischiare la vita con la speranza di guadagnarne un’altra migliore. Questo con la
consapevolezza che la vita è tale solo se può essere narrata, ovvero che tutto ciò che noi viviamo, deve essere narrabile
e narrato perché la narrazione rappresenta essa stessa la migrazione, da chi racconta verso chi ascolta.

I migranti di cui parla la scrittrice, provengono da tutta la parte del mondo. Questi minori fino al 2004 non avevano
nessun tipo di visibilità in quanto venivano segregati in centri di permanenza temporanei che non erano accessibili ad
operatori sociali nè a ricercatori. Questa visibilità si comincia ad avere dal 2004. La scrittrice parla in generale delle
migrazioni e del loro problema, anche facendo un’analisi a livello internazionale del fenomeno per poi effettuare
un’analisi delle migrazioni minorili in Italia e principalmente in Campania.

La scrittrice non si limita a criticare l’inadeguatezza del modo in cui viene gestito il fenomeno dell’accoglienza dei minori
stranieri. Per esempio fa notare di come la legge prevede solo l’obbligo dell’accertamento dell’identità del minore
quindi il suo nome, lo stato da cui proviene ecc… ma lei fa notare che non è solo importante questo, ma più importante
è entrare in empatia con i minori per capire le motivazioni che li hanno spinti a partire, quali sono i loro bisogni e quali
anche le loro aspettative.

SPAZIO, TEMPO, MIGRAZIONI, POSTMODERNITA’.


La migrazione per questi bambini rappresenta occasione di trasformazione culturale dove per esempio i ruoli familiari
tradizionali, vengono invertiti. Infatti non è più il padre di famiglia, o comunque la figura maschile in famiglia ad
emigrare, ma il giovane figlio. Questo viene definito un PARADOSSO dalla Di Nuzzo, seppur dettato da necessità. Infatti
il padre non parte perché deve garantire, nel proprio luogo d’origine, la sopravvivenza della numerosa famiglia che
rimane. Mentre il figlio viene mandato proprio per esplorare nuovi mondi e cercare di migliorare la condizione di vita
futura.

Due differenti tipi di cultura (Hall):


 Policroma culture che pongono l’accento sulle relazioni esistenti tra le persone, e il tempo non è scandito da
attività precise e quindi si ha la capacità di svolgere più attività e avere più relazioni contemporaneamente.
 Monocrome culture in cui la persona viene vista in modo del tutto isolato dal contesto. Gli avvenimenti
avvengono secondo una precisa sequenza lineare. Le culture di questo tipo tendono ad isolare le persone che
svolgono un compito specifico e ad evidenziare il carattere separato di ogni azione.

Le migrazioni contemporanee:
 hanno rimescolato questa suddivisione netta dei due tipi di società
 si assiste ad una crescente femminilizzazione dei flussi in quanto sono sempre di più le donne che emigrano e in
molti casi gli emigranti non sono necessariamente poverissimi.
 Hanno carattere globale ovvero si muovono più rapidamente verso le città delle società più ricche.

Le ragioni che spingono ad emigrare, sono dovute a squilibri sia di tipo economico, demografico, politico, ad emergenze
di tipo ambientale ma anche da un’attrazione culturale verso l’occidente, una sorta di fascino che l’occidente ha nel
mondo nei confronti delle popolazioni migranti.

Nello studio delle migrazioni, un fattore importante è quello di definire e quindi di capire i contesti in cui questi migranti
approdano e quindi il modo in cui i migranti vengono ricevuti. È importante sensibilizzare le società riceventi alle
problematiche culturali e sociali dei nuovi soggetti in maniera da evitare conflitti e fratture sociali. Infatti se non avviene
questa integrazione e accoglienza, si possono creare delle minoranze etniche che in qualche modo non favorisce la
coabitazione. Bisogna anche considerare che l’arrivo del migrante causa cambiamenti nel contesto d’accoglienza per cui

MIGRAZIONI INVISIBILI: I MINORI NON ACCOMPAGNATI


I minori non accompagnati, sono quei cittadini di paesi non appartenenti all’UE, di età minore ai 18, che entrano nel
territorio nazionale senza essere accompagnati da una persona adulta e rimangono tali fino a quando non ci sia nessuno
che si prenda la responsabilità per essi stessi. Quest Sono giovani adolescenti che hanno tentato l’avventura migratoria
per conto proprio, e che si trovano a fronteggiare tantissime problematiche non solo a livello giuridico, ma anche
psicologico, soprattutto per il fatto che sono dei ragazzi che si percepiscono già come adulti capaci di affrontare un
viaggio simile, ma che poi vengono considerati vulnerabili e bambini, nel paese in cui approdano.
Nella storia ci sono stati vari esempi di diaspore e quindi di migrazioni così massicce e spesso sono stati i genitori a
spingere i loro figli a fuggire dal loro paese d’origine. Questo perché spesso ci sono stati degli eventi storici, prima della
seconda guerra mondiale, come la Germania Nazzista, o ancora anche in molti stati del nord Africa o nel Ruanda nel 94,
in cui tanti ragazzi sono fuggiti da guerre o povertà estrema, che hanno spinto le famiglie a far partire i propri figli
proprio con la speranza che potessero trovare delle condizioni migliori rispetto a quelle in cui si trovavano.

Nell’analisi delle migrazioni minori, si è visto che nella maggioranza dei casi si tratta di migrazioni maschili ma dal 2015
vanno aumentando le migrazioni di sesso femminile . Mentre negli adulti è sicuramente maggiore la migrazione
femminile. Le nazioni da cui provengono i minori non accompagnati, sono l’Albania, l’Egitto, il Pakistan, Costa d’Avorio.

Le storie che racconta la scrittrice, si riferiscono alle storie di due ragazze Nigeriane che, a distanza di circa 6 anni,
migrano nel nostro territorio e cadono nella tratta femminile e dello sfruttamento sessuale femminile. Queste due
ragazze fanno parte di sistemi familiari tradizionali che non investono sulle figlie perché convinti della loro fragilità come
soggetto sociale, o perché ne riconoscono il peso che hanno nella società, in quanto viste solo come donne alla quale
devono fare la dote, a cui devono fare dei contratti matrimoniale, e quindi visti solo come un peso. Per questo motivo
vengono vendute all’occidente.

Le giovani vengono reclutate in Nigeria e una volta arrivate in Italia, sono costrette a prostituirsi per pagarsi il debito che
hanno contratto per affrontare il viaggio. Lo sfruttamento di queste donne può anche iniziare in viaggio. Questo
sfruttamento è quasi interamente gestito da altre donne, sia nella fase di reclutamento (quando devono essere
contattate nel loro paese d’origine), sia nella fase di assoggettamento e sfruttamento della prostituzione. La maggior
parte delle ragazze nigeriane, dicono che al momento della partenza dalla Nigeria, non sono per nulla consapevoli di
quale sarà il loro destino in Italia. Infatti alle minori nigeriane e alle loro famiglie, viene descritta la partenza come
un’occasione di lavoro, cambiamento di stile di vita. Poche sono le ragazze che affermano di essere consapevoli di quello
che gli aspetta (coinvolgimento nella prostituzione). Un esempio è la storia di Aurora, nome convenzionale, inventato, è
una ragazza che è in fuga dalla Libia ed è in fuga da sola, senza un’organizzazione alle spalle. È difficile che ci siano
ragazze che non siano vittime di tratta e prostituzione.

Intervista ad una ragazza coinvolta nel traffico della prostituzione:


Ragazza che è stata intervistata circa 6 anni fa nel centro culturale Nanà della Dedalus. Questa ragazza era approdata in
Italia senza avere idea in cosa sarebbe stata coinvolta. In un primo momento viene accolta bene da due donne che le
offrono da mangiare e un posto in cui dormire. Dopo le dicono che lei non ha nessun documento con lei e quindi può
soltanto fare il lavoro di strada. Lei non capisce di cosa si tratta. Parla con la madre nel paese di origine. Anche il fratello,
che a sua detta è cattivo, le dice di si perché non può fare altro se non accettare. Si prostituisce per 3 mesi. Dopo le
dicono che deve comunque dare un sacco di soldi e che quindi deve continuare a farlo. Ma lei vuole solo scappare. Un
giorno si reca in chiesa e qui incontra una famiglia che frequenta la chieda della Caritas, e grazie ad un incontro quasi
casuale con un operatore della Caritas, riesce a iniziare il suo periodo di riscatto. Fa parte di un programma della quale
fanno parte 6 ragazze, comincia a studiare e le viene comunicato che se dovesse riuscire a prendere il diploma, sarebbe
potuta diventare anche lei un’operatrice. Si tratta di una storia in cui lei riesce a riscattarsi e ad esorcizzare la paura delle
violenze subite, e invertendo il suo ruolo sociale, diventando mediatrice per altri ragazzi e costruendosi una propria vita
in occidente. In questa storia di vita, diventa quindi determinante sia l’incontro casuale di questa associazione che si
occupa si accoglienza di migranti, sia la determinazione di questa giovane ragazza che, a dispetto del suo sistema
familiare e a causa della distanza con la famiglia, si è adultizzata ritrovando rispetto di se.

LA FORTEZZA EUROPEA E I MINORI (figura del tutore)


Tanti sono gli immigrati senza permesso di soggiorno e molti di essi sono minori. Le procedure con le quali i minori
migranti vengono accolti nei diversi luoghi, sono completamente diverse da un Paese ad un altro. Questo perché non si
è davvero presa la situazione in considerazione a livello europeo.

In queste migrazioni, il problema non è tanto il fatto che vengono presi provvedimenti diversi da Paese a Paese, ma
tanto la contraddizione tra il considerare la cultura europea come unica vera e autentica, e il concetto di cosmopolitismo
(uomo abitante del mondo). Quindi dal punto di vista antropologico, è importante educare questi ragazzi ad un’idea di
mondo senza confini, dove ognuno è protagonista.

Ogni provvedimento che viene preso, deve tenere conto dell’interesse del minore anche se questo risulta
estremamente complicato da comprendere. In realtà però, i diritti per i minori non accompagnati vengono messi in
discussione da coloro che considerano i minori non come tali ma come stranieri. I minori stranieri non accompagnati,
proprio in quanto minori, non sono tutelati e non hanno una rappresentanza legale. Per colmare questa mancanza, il
consiglio d’Europa obbliga ad ogni minore ad essere assistito e supportato dalla figura di un tutore che si assuma la
responsabilità giuridica del minore. Il minore non accompagnato diviene autonomo e visibile, al compimento dei 18
anni. Anche qui siamo di fronte ad un PARADOSSO questi minori non accompagnati vengono definiti minori fino al
18esimo anno di età ma in realtà hanno già compiuto un processo di adultizzazione durante il viaggio che hanno dovuto
subire, in un contesto non idoneo, e subito dopo essere diventati maggiorenni, vengono considerati stranieri da
espellere. Nell’Africa precoloniale c’era la distinzione solo di piccoli e adulti senza prendere in considerazioni le altre fasi
della crescita. Le grandi città in Africa vanno diventando sempre di più popolate da giovani che hanno una visione e
mentalità diversa degli anziani e che quindi non prendono più gli adulti come punto di riferimento e quindi subiscono
processi di adultizzazioni che li spingono ad affrontare questi viaggi in Europa.

MINORI MIGRANTI IN ITALIA


Nei dati del 2012, il numero dei minori migranti che arrivano da soli in Italia, è aumentato. Organizzazioni del terzo
settore come “Save the Children, ONU e UE” hanno cercato di creare dei programmi che si validi per più nazioni.
La richiesta di asilo che poteva sembrare la soluzione migliore per tutti i migranti minori, risulta non essere la migliore in
quanto le commissioni si intaserebbero per tutte queste richieste di Asilo politico e poi va a finire che chi davvero
dovrebbe usufruire di questo diritto, non ne usufruisce.

LA MIGRAZIONE NEL SUD ITALIA


Le regioni del sud, in particolare la Campania sono l’ennesimo esempio di PARADOSSO regioni con un elevata
disoccupazione, basso reddito, alto numero di emigrati, ma allo stesso tempo sono delle regioni che più delle altra
riescono ad accogliere gli immigrati, più per cultura che per la presenza di organizzazioni che aiutano con il processo di
immigrazioni.
Nel momento in cui i minori migranti arrivano in Italia senza documenti, iniziano le prime difficoltà per le forze
dell’ordine e per i servizi sociali. Quando i minori arrivano in Italia:
1. vengono accolti nei centri di prima accoglienza e nei centri di identificazione necessari per accertare la loro età. In
Italia non esiste una procedura unica per stabilire l’età, quindi le istituzioni rispettano gli standard internazionali
consistono nell’esame radiografico del polso e se si vuole fare un’analisi più profonda, si procede con l’esame
radiografico delle arcate dentarie.
2. Si procede con l’analizzare la situazione in cui il minore si è trovato. Se sono ragazzi in stato di abbandono, allora
devono essere affidati ad una casa famiglia, se invece non sono stati abbandonati, allora possono essere affidati ad
una famiglia che si prende la responsabilità legale.
3. Capire le ragioni del suo ingresso in Italia.
4. Gli studi compiuti.
5. I lavori precedentemente svolti.

I DATI PRIMA E DOPO L’EMERGENZA NORD AFRICA


I dati degli sbarchi avvenuti nel 2011, sono diversi rispetto a quello degli anni precedenti soprattutto a causa
dell’emergenza Nord Africa. Sono di più gli sbarchi registrati nel 2011 essendo che negli anni precedenti nelle statistiche
venivano prese in considerazione anche minori appartenenti a quei paesi che oggi appartengono alla comunità Europea.
Il cambiamento di questi flussi migratori, è dovuto sia a motivi di tipo socio-economico, sia alle recenti politiche
riguardanti l’accoglienza, politiche che vanno contro gli immigrati via mare dal Nord-Africa.
Per cambio status ci si riferisce al cambiamento di status giuridico ossia da “Minori non accompagnati, a Richiedenti
asilo politico”.
Dal 2012 al 2019, la Sicilia, e in particolare Lampedusa, rappresentano il punto principale di approdo. Dal 2013 l’Italia si
è occupata dei soccorsi in mare attraverso l’operazione “Mare nostrum”. Si sente sempre di più l’esigenza che l’Unione
Europea dia la possibilità a questi migranti di raggiungere in sicurezza i territori d’asilo.

IL CAMPO SOCIALE TRANSNAZIONALE IN CAMPANIA


Ricerca sul campo:
Le aree scelte per la ricerca sul campo sono state scelte in base al numero di minori immigrati al sud e in due contesti
diversi fra loro ovvero in un contesto metropolitano ovvero Napoli e in piccoli comuni come Padula.
Come oggetto di studio sono stati intervistati i minori migranti stessi, gli operatori delle associazioni del terzo settore e
le istituzioni giuridiche e sanitarie. Così facendo, le diverse visioni del mondo si sono potute incrociare fra di loro. Lo
scopo è quello di far diventare comune questa tipologia di studio di ricerca sul campo, e riconoscere la diversità come
un aspetto normale.
Se per certi versi è vero che non esistono delle istituzioni di accoglienza e di integrazione, è pur vero che si stanno
realizzando pratiche di COSMOPOLITISMO VERNACOLARE ovvero esperienze concrete di riconoscimento della
persona come cittadino del mondo e quindi riconoscimento della diversità.

Etnografia, campo sociale, empatia:


Non esistono delle istituzioni statali, ma a livello locale, le varie associazioni (Dedalus, CIDIS,) si occupano insieme
dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati creando una vera e propria rete.
Dedalus gestisce varie case famiglia in cui alloggiano i minori. Servirebbero più strutture, ma le condizioni economiche
non lo consentono. La mancanza di alloggi porta sempre di più al lavoro nero. La presenza di queste associazioni ha
limitato la fuga degli immigrati dal territorio a conferma che la presenza di queste case famiglia è positiva.
A Napoli c’è una rete di associazioni che si prende in carico i soggetti minori, dal momento in cui arrivano a tutto il
processo che segue. L’aggancio avviene per tam-tam ovvero per passa parola. Per esempio a Napoli, a piazza Garibaldi,
tutti ormai conoscono queste associazioni e gli immigrati che arrivano, vengono indirizzati ad andare in queste strutture.
L’approccio con gli immigrati risulta essere molto pratico. La prima cosa che si cerca di fare, è comunicare con il ragazzo
per cercare di capire i suoi bisogni e dopo viene reso partecipe del processo di accoglienza informando loro che questo
processo include la casa famiglia. Dato che i ragazzi vengono messi a conoscenza, sono più propensi a rimanere. Spesso
però, all’interno delle casa famiglia, nascono dei problemi con gli operatori perché non sempre hanno gli strumenti
culturali per capire le differenti tradizioni e per questo devono essere spesso sorretti da mediatori (Ramadan, non
mangiano il maiale).
Proprio perché l’accoglienza è insita nella cultura Campana, l’integrazione degli immigrati, avviene in maniera fluida
nonostante le varie difficoltà a livello burocratico.
Si è notato che nel 2008 si è avuto una diminuzione di immigrati provenienti dalla Somalia, Nigeria ed Eritrea
probabilmente perché bloccati in Libia. MIGRAZIONI DISSEMINATE tante persone che vengono da varie parte con
barconi, sfuggendo così ai controlli da parte delle autorità.

GLI SPAZI E I TEMPI DELL’INCONTRO


Il vivere continuamente con la percezione della morte che può arrivare da un momento ad un altro, rende forse il vivere
più autentico.
La responsabilità che i padri trasmettono a questi piccoli minori che devono partire per mandare viveri alla famiglia
rimasta in patria, rafforza il processo di adultizzazione. Tutto ciò spinge il giovane ragazzo ghanese intervistato, a
rivedere il tempo e le sue priorità. Non ha tempo per giocare, per prendere il diploma, per divertirsi. Ha solo tempo per
lavorare e mandare i soldi alla famiglia.

IL PAESAGGIO, GLI ELEMENTI DELLA NATURA, GLI ATTRAVERSAMENITI


Il camminare, connaturata possibilità di movimento dell’essere umano, ritorna in molte fasi del viaggio come mezzo per
garantire lo spostamento. Said, attraverso la sua testimonianza, sottolinea la capacità di un soggetto giovane capace di
resistere alla stanchezza e capace di attraversare luoghi con metodi del tutto antichi a paragone con i mezzi oggi
presenti in questo mondo globalizzato.

DAL DESERTO ALLA PIAZZA: MODI E TEMPI TRASNAZIONALI


Il tempo percepito da chi accoglie, è quello dell’emergenza, della rapidità. Don Vincenzo spiega i modi in cui questi
ragazzi vengono educati e istruiti attraverso un lavoro svolto seriamente. Educare ed educarsi all’attesa, crea forti
emozioni. La tradizionale lentezza tipica del meridione, si trasforma in tempo accelerato volto a trovare soluzioni efficaci
all’emergenza.

RIASSUNTO DELLA SCRITTRICE


La scrittrice su focalizza su come è possibile creare una società trans-culturale e come è possibile creare processi di
integrazione e di successo. Per fare questo, la scrittrice ha messo il focus su quelle che sono le migrazioni di successo, su
coloro che riescono e su ciò che queste persone creano in questo campo sociale trans-nazionale (senso
dell’attraversamento continuo e dinamicità continua che il mondo attuale continuamente vive). La scrittrice sostiene che
esaminando come si muovono questi soggetti all’interno del campo sociale, solo così possiamo trovare una risposta
possibile per creare una società che non sia conflittuale e che non veda l’emigrazione o l’immigrazione come qualcosa
da cui difendersi, ma invece un’opportunità e una crescita per tutti. La scrittrice parte dal suo campo d’indagine che è la
Campania, da lei stessa definita come PARADOSSO della migrazione.

Come si muovono lo spazio e il tempo Il tempo che vivono gli operatori, è un tempo di ansia perché devono trovare
delle soluzioni il più presto possibile per questi giovani che arrivano in massa. Il tempo che vivono i migranti è un tempo
opposto. Un tempo sospeso in cui per avere un permesso ci vogliono anni.
Motivi dell’emigrazione diritti umani sanciti dall’ONU a proposito al diritto allo spostamento e al viaggio e a cercare in
qualche modo il proprio posto nel mondo. I motivi economici, culturali, affettivi, politici.. ci sono tanti motivi che
spingono all’emigrazione, fenomeno globale e che è sempre stato presente nella storia dell’uomo che è nato nomade e
poi diventato sedentario.
Oggi si tende a dare una definizione terribile come quella di migrante economico per indicare qualcuno che non ha la
necessità di doversi spostare.

C’è oggi sempre di più l’idea dell’invasione, cioè l’idea che l’Europa è sottoposta ad un assalto migratorio. Nella
percezione che noi abbiamo in Europa e specialmente in Italia, l’unica strada sembra essere quella del mare, gli sbarchi.
Ma ci si dimentica che uno dei percorsi di arrivo, è anche quello via terra (Mustafà) che forse sono superiori rispetto agli
sbarchi a partire dalla Turchia e dai Balcani. Percorsi che vengono fare per la maggior parte a piedi.

MIGRAZIONI INVISIBILI non si parla più di immigrati, ma di migranti e trans-migranti. I migranti non hanno un’unica
meta. Si spostano all’interno della stessa Europa e Italia. C’è sempre l’attraversamento di più mondi e realtà proprio per
costruire una sorta di identità plurima. Quindi il migrante è un soggetto trans-migrante e si muove continuamente in
varie realtà che gli da tanta forza da un lato ma anche tanta debolezza delle volte e provocare un forte crash culturale e
quindi uno spaesamento e quindi una difficoltà di integrazione. C’è però anche la possibilità di creare una fortissima
resilienza (stereotipo, quello che non ti uccide, ti fortifica). Lo spostamento migratorio crea anche un rapporto
completamente diverso con lo spazio e con il tempo. Non è più un tempo lineare, ma un tempo che diventa sospeso, e
poi improvvisamente accelerato. L’etnografia offre l’uso dello spazio e la percezione e l’organizzazione del tempo. La
ricerca sul campo è quindi il materiale scientifico per gli antropologi per riuscire a ricostruire quello che può essere il
vissuto e il confronto con i mondi diversi con cui i migranti devono far fronte.

Due specifiche visioni dell’emigrazione: donne e minori non accompagnati


VULNERABILITA’ il vulnerabile per noi è chi non ha forza sufficiente, il debole. In termini giuridici il vulnerabile è
attribuita a due categorie di migranti specifiche: le donne e minori non accompagnati. Questo tipo di migrazione
ultimamente è aumentato a dismisura fino a diventare un vero e proprio flusso sempre più riconosciuto dalle statistiche.
Il primo campo d’indagine della scrittrice sono state proprio le migrazioni femminili e come le donne hanno costituito
un mutamento nel modo classico dell’emigrazione, e i minori non accompagnati.
Nelle migrazioni del 900 partiva l’uomo forte, il capofamiglia, non il più vecchio, ma colui che aveva un’età tale da poter
affrontare il viaggio e venivano lasciate a casa le donne e i figli.
In queste migrazioni studiate dalla Di Nuzzo, invece i ruoli si invertono e quindi siamo di fronte ad un PARADOSSO in
quanto non partono più i padri di famiglia, ma i ragazzi dai 12 fino ai 17 anni, e le donne che lasciano a casa il resto della
famiglia. Questo è una sorta di risposta alle leggi create dall’Europa nei confronti dei migranti. I minori partono perché
secondo la legislazione Europea i ragazzi migranti fino al 18esimo anno di età, non possono essere respinti ma devono
essere accolti, bisogna farli studiare e quindi istruirli e bisogna trovare loro una casa famiglia che li accolga.
Improvvisamente al 18esimo anno, se non si sono verificate delle condizioni di integrazione, potrebbe diventare
improvvisamente clandestino e quindi potrebbe essere respinto (cambio di status del soggetto).

CAPABILITY essere messi in grado di essere ciò che si è. La traduzione dei diritti umani. Non si deve parlare mai di
assimilazione che significa far morire la diversità, ma di integrazione. Lèvi Stross sosteneva è proprio la diversità che
porta al progresso.
Secondo la scrittrice per trovare delle buone soluzioni, bisogna fare ricerca sul campo. Solo in questo modo si possono
capire gli interessi dei migranti e solo capendo i loro interessi è possibile un processo di integrazione che vada a buon
fine.
L’empatia produce una capacità comunicativa e di entrare nei vissuti di questi migranti, che ci consente di avvicinarsi
davvero alle persone. Quindi un po' scompare quello che Malinoski sosteneva dell’osservazione partecipante.

RICERCA SUL CAMPO


Campo sociale studiato comprende: istituzioni, organizzazioni… vengono intervistati anche quelli che accolgono e la loro
modalità di entrare a contatto in empatia con i minori, e di come questi ragazzi siano diventati a loro volta mediatori
culturali.
La ricerca sul campo viene fatto in Campania viene scelta la grande città ovvero Napoli e delle zone periferiche e
vengono comparate le piccole aree con la grande città e le diverse modalità con cui avvengono i processi di integrazione.
La Campania è un PARADOSSO nel campo migratorio perché è una delle regioni con un grande flusso di emigrazioni e
allo stesso tempo si registra un tasso di immigrazioni molto elevato.

I media hanno dato la possibilità di attraversare spazio e tempo e di rimanere in contatto. Chi emigra, riesce a tenere i
contatti con la madre patria.

Secondo la scrittrice per non esserci conflitti all’interno delle società a causa dei flussi migratori, è importante creare
progetti di integrazione attraverso associazioni del terzo settore in modo da supportare i migranti nell’inserimento in un
contesto diverso da quello in cui provengono.
Cosmopolitismo vernacolare l’inserimento quasi silenzioso, disseminato, nella nuova cultura. L’educazione mira a
formare i ragazzi con una cultura trans-nazionale e quindi un ragazzo cosmopolita e quindi cittadino del mondo e quindi
con una visione più aperta. Come se una cultura scivolasse all’interno di un’altra con la formazione di una nuova
identità culturale che non è né propria di quella di provenienza, né uguale a quella del luogo di accoglienza, ma è una
nuova identità frutto della fusione delle due precedenti

Fattoria Alvaneta a Padula una casa famiglia che ha accolto i minori stranieri degli ultimi sbarchi del 2011 in seguito
all'emergenza nord-africana

Edil, Mustafà, Aurora. C’è stato un cambiamento nel processo di accoglienza in Italia e la scrittrice cerca di percorrere i
vari processi attraverso la storia di 3 giovani dal 1991 ad oggi. Ciò che accumuna tutti e tre, è la consapevolezza
dell’impossibilità di ritorno nella loro patria ma ognuno di loro ha finalmente ottenuto il loro posto nel mondo grazie alla
loro caparbietà e coraggio. Per tutti e tre la scuola è stata la porta di accesso.

Aurora ultimissimo fenomeno. Aurora non è un nome vero, ma inventato. È una ragazza arrivata dalla Nigeria all’età
di 16 anni. Fugge perché vuole studiare. Studiare è un sogno quasi ossessivo per questa ragazza. Una signora le consiglia
di partire per andare in un posto in cui potrà studiare. Lei non sa bene in che posto andrà, però è affascinata da questa
idea dello studio. Parte anche lei senza avvisare la madre che non saprà nulla della figlia. Si rende conto che non
affronterà il viaggio come aveva pensato lei, con un aereo. Si rende conto che non può più tornare indietro come
succede anche ad Edil e Mustafà. La signora che l’accompagna muore durante in viaggio. Rimane da sola e finisce nei
campi di accoglienza in Libia dove diventa oggetto di prostituzione. Ma Aurora dice di essere ammalata di AIDS
rischiando la vita perché poteva essere anche uccisa perché merce marcia. Riesce a raggiungere l’Italia, prima
Lampedusa e poi Caserta. Anche per lei la scuola, e lo studio diventano il modo per uscir fuori. Viene affidata ad un
giovane medico che la sta facendo studiare e adesso sta cercando di entrare nella facoltà di medicina e di coronare il
suo sogno. È una ragazza che rappresenta un nuovo modello di femminilità. L’Adultizzazione di Aurora è già avvenuta
quando lei decide di partire a differenza dell’altro racconto in cui la ragazza si adultizza dopo la prostituzione che è
costretta a subire. In Italia, in particolare in Campania, viene dato in affido ad una dottoressa e adesso può finalmente
studiare per diventare medico. Ha anche confessate che se avesse saputo le condizioni con la quale avrebbe dovuto
affrontare il viaggio, non sarebbe mai partita, ma che adesso non vuole ritornare indietro.

EDIL a Napoli dil Sina è un Italo-Albanese esempio di un minore non accompagnato che si è realizzato nel luogo di
accoglienza. Adesso è responsabile di un centro migratorio. E per la scrittrice è stato un incontro del tutto casuale e non
previsto. È un uomo di 40 che nel 1991 ha raggiunto l’Italia non perché mandato dalla famiglia, ma per curiosità, per
mettersi alla prova, per conoscere l’Europa e l’Italia e per affermare la sua libertà (anche il famoso ballerino Kledi era
arrivato con lui). Era arrivato in Italia senza un viaggio organizzato e senza pagare nulla. Era arrivato in Puglia ma a lui
non piaceva vivere lì. Ma gli dicevano che non poteva tornare indietro perché c’era il comunismo e sarebbero stati
arrestati e quindi c’era paura di tornare indietro.
Edil da una testimonianza di come il processo di accoglienza sia cambiato da allora ad adesso. Racconta che quando lui
era arrivato, l’Italia era ancora sprovvista ma pronta ad accogliere e non era consapevole di quanto sarebbe durato
questo periodo di immigrazioni. Racconta di essere stato accolto benissimo e per questo ne sarà sempre grato.
Racconta di come è stato il suo periodo durante il processo di accoglienza e di come è diventato mediatore culturale.
Studiava e lavorava e si è poi laurearato in scienze della formazione.
Racconta poi di come è diventato giuridicamente italiano e di come ha ottenuto la cittadinanza. Ci racconta anche di
quanto adesso sia cambiata l’Albania che ospita molti più abitanti rispetto a prima.

Storia di Salvatore (operatore di una casa famiglia):


il capo della polizia trovò un ragazzino in autostrada. Gli chiese i documenti che invece non aveva. Il capo della polizia
non rispettò tutte le procedure con i centri di prima accoglienza e con i servizi sociali, non avvisò il sindaco e non lo
portò in ospedale per l’accertamento dell’età ma lo portò direttamente nella casa famiglia e Salvatore ha dovuto tenerlo
tre giorni senza nessuna autorizzazione. Dopo di che Salvatore attiva tutte le procedure che sarebbero dovute essere
attivate fin dall’inizio e dalle radiografie spunta che il ragazzino ha 20 anni e non 16 come invece aveva detto alla polizia.
Al che Salvatore gli chiese come fosse possibile che non conoscesse la propria età e rispose che in Africa tutti vengono
registrati con la data del 1° Gennaio di anni diversi. Il metro di misura per definire l’età, è l’altezza. Qui cominciano i
problemi perché non essendo un minore, non poteva rimanere in comunità. Il poliziotto gli da due schiaffi perché si è
sentito preso in giro e lo porta al centro immigrazioni. Salvatore, per non lasciarlo solo, lo segue. Poi la polizia gli
compilò un foglio che lo obbligava ad andare via dopo 5 giorni. Gli spiega come prendere il treno per andarsene
dall’Italia e dopo dieci giorni ebbi informazioni che era arrivato in Finlandia.
In Italia chi si occupa dei minori immigrati è il CMS comitato per i minori stranieri.

Storie a Padula e San Potito (Alvaneta..


Qui a differenza delle altre storie, gli immigrati che hanno dovuto affrontare questi lunghi e disastrosi viaggi per arrivare
in Italia, spesso non vogliono raccontare la loro storia a causa di quella che viene chiamata la Sindrome di Ulisse o
denominata dai ragazzini stessi, “paurismo”. Quindi sono gli operatori delle strutture a fornirci informazioni. La prima
persona con la quale la scrittrice viene a contatto, è Don Vincenzo, direttore della Caritas di Teggiano-Policastro e
parroco di Padula. La Caritas non si era mai occupata di minori infatti quando gli viene chiesto di occuparsi di questa
emergenza, all’inizio esita in quanto consapevole che non sono provvisti di strutture adatte. Poi con l’aiuto anche di
alcuni amici che possedevano un agriturismo, hanno deciso di accogliere i minori non accompagnati. Nascono infatti le
così dette strutture ponte proprio perché normalmente i bambini devono essere portati nelle case famiglie, ma visto che
non ci sono posti disponibili data l’emergenza Nord-Africa, vengono accolti in queste strutture ponte.
Spiega di come il suo processo di integrazione è stato efficace e spiega che per essere tale, è importante che si crei
quel tipo di rapporto di fiducia tra migranti e operatori. Il campo sociale trasnazionale è efficace solo quando tutti
operano per comprendere i bisogni del minore migrante. In questo caso i loro bisogni sono maternità e paternità e
questo senso di famiglia si può avere tra i minori e gli operatori delle strutture. Il nuovo contesto familiare si realizza
nel momento in cui c’è rispetto nei confronti del diverso e quindi si rispettano le diverse culture che si vengono a
mescolare in questi centri di accoglienza.

Cosa si intende per migrazioni invisibili si intendono tutti quei migranti che, una volta approdati nel luogo italiano o europeo,
non sono in possesso di documenti e non sono richiedenti asilio, e sono quindi impossibili da identificare, risultano invisibili da un
punto di vista giuridico in quanto non possono essere inseriti in quelle liste di migranti che necessitano di aiuto e di un processo di
integrazione.
Quindi sono persone che hanno bisogno a tutti gli effetti di essere aiutati e supportati, ma che per la legge quasi non esistono. Tra le
migrazioni invisibili fanno parte i minori migranti non accompagnati e di cui nessuno ne ha responsabilità finchè non viene affidato
ad un tutore che si prenda le responsabilità per lui. I minori non accompagnati sono anche quelli più vulnerabili proprio per la loro
fragilità e quelli che rischiano più di tutti di diventare vittime di tratta e di prostituzione (Aurora).
Tra le storie di migranti di invisibili, un esempio riportato dalla scrittrice stessa, è la storia di Mustafà.
MUSTAFA’ parte a causa della disperazione della madre che gli dice che a Kabul si muore e non può farlo morire ma preferisce
dargli una possibilità di vita altrove. Parte da casa con il Padre. Poi procederà da solo a piedi. Ha un immaginario dell’Europa che
assolutamente diverso da quella che è la realtà. Aspetta di trovare un benessere, che poi non troverà. L’ultimo tratto del suo viaggio
lo attraverso nel cassone che si ha sotto i camion dove molti muoiono asfissiati. Si getta dal camion in una strada provinciale
dell’Avillano che è un posto di montagna quasi isolato, e si ritrova in un mondo diverso da quello che si era immaginato Crede di
arrivare in una grande megalopoli piena di luce e Taxi.
Mustafà è un esempio di migrante invisibile. Sostiene di essere minorenne e poi invece, attraverso delle analisi al posto che gli
vengono fatte, si scopre che ha 21 anni. Gli viene chiesto come è possibile che non sappia la sua età, e risponde dicendo che nel
luogo da cui proviene tutti vengono registrati lo stesso giorno ovvero l’1 di gennaio. L’unica cosa che cambia è l’anno che viene
stabilito in base all’altezza.
Oggi Mustafà è lui che è stato genitore, possiamo dire, dei suoi genitori, che ha portato avanti l’emigrazione. Il viaggio che affronta è
àproprio il mezzo per il processo di adultizzazione. Da un po' è diventato padre all’interno della casa famiglia e adesso è integrato
perfettamente in questo centro dell’Avellinese.

Cosa si intende per etnografia trans-nazionale è lo studio delle pratiche all'interno di una cultura trans-nazionale, cioè
creata dalla contaminazione da parte di molte culture, quella "ospitante" e quella “ospitata”.
Infatti, oggetto di studio per la scrittrice, sono stati sia i minori migranti, sia gli operatori delle associazioni del terzo settore, sia le
istituzioni giuridiche e sanitarie. Così facendo, le diverse visioni del mondo si incrociano fra di loro. Lo scopo è quello di far diventare
comune questa tipologia di studio di ricerca sul campo, e riconoscere la diversità come un aspetto normale. A questo proposito si
parla di COSMOPOLITISMO VERNACOLARE ovvero l’inserimento quasi silenzioso nella nuova cultura. In questo senso si mira a
formare i ragazzi con una visione del mondo più aperta. Infatti secondo la scrittrice, solo in questo modo è possibile avere una sana
coabitazione. Anche perché, questo incontro tra culture, se vissuto in questi termini, diventa arricchimento anche per il luogo
ospitante.

Spazi e tempo dell’incontro normalmente viene condivisa la distinzione che Hall fa sul tempo differenziando quello:
•Policromo il tempo non è scandito da attività precise e quindi si ha la capacità di svolgere più attività e avere più relazioni
contemporaneamente.
•Monocromo Gli avvenimenti avvengono e vengono vissuti secondo una precisa sequenza lineare. Le culture di questo tipo
tendono ad isolare le persone che svolgono un compito specifico e ad evidenziare il carattere separato di ogni azione.

Con questo fenomeno delle migrazioni, non si può più fare questa netta distinzione perché i migranti vivono in una situazione di
tempo sospeso in cui magari per avere dei permessi ci vogliono anni. Il tempo è vissuto in modo diverso dagli operatori. Il tempo
vissuto come ansia perché devono trovare delle soluzioni il più presto possibile per questi giovani che arrivano in massa prima che
questi diventano maggiorenni. Riguardo i minori migranti, la concezione di tempo è anche determinata dalla responsabilità che in un
certo senso i genitori hanno trasmesso ai figli prima di partire, ovvero la responsabilità di lavorare per mandare i viveri alla famiglia
che è rimasta nel luogo di appartenenza. Tutto ciò spinge i giovani, come per esempio il giovane ghanese che è stato intervistato, a
rivedere il tempo e le sue priorità. Non ha tempo per giocare, per prendere il diploma o per divertirsi. Ma ha solo tempo per
lavorare e mandare i soldi alla famiglia.
Questa responsabilità che hanno, rafforza quello che è il processo di adultizzazione che per molti accresce durante il viaggio dato
tutto quello che sono costretti a subire. Questo processo di adultizzazione può portare ad un’altra problematica o come viene detto
dalla scrittrice, ad un paradosso in quanto per la legge italiana i minori sono considerati vulnerabili e quindi trattati da tali. Questo
viene definito un paradosso e può risultare un disagio per i migranti in quanto loro si sentono già adulti e in realtà vengono trattati
da minori.
gli spazi percorsi e gli spazi in cui poi questi migranti si vengono a trovare, spesso non corrispondono alle loro aspettative (Aurora).
Gli spazi percorsi dai migranti variano: dal deserto, al mare, viaggi anche condotti sotto un camion come l’Esperienza di Mustafà.

Dal deserto alla piazza Durante la ricerca sul campo, vengono analizzati i luoghi di partenza e quelli di arrivo ponendo
l’attenzione sulla grande differenza dei due. Il punto di partenze è il deserto libico, e attraverso il mare arrivano al punto di arrivo
Piazza Garibaldi a Napoli. Il deserto per i migranti è un luogo definito domestico, mentre la pizza d’arrivo assume un aspetto
estraneo quasi infido agli occhi dei migranti e quindi è necessario un processo di integrazione per condurre progressivamente e
gradualmente il giovane dagli spazi della comunitas, da cui proviene, a quelli della societas che li accoglie. Questo passaggio però,
per essere efficiente, deve avvenire in maniera graduale e con un approccio affettivo relazionale. Se questo approccio avviene in
maniera errata, il passaggio può causare dei disagi nel migrante che si considerano spaesati nel nuovo mondo. Infatti la scrittrice
pone attenzione sulla necessità della presenza di figure competenti che siano in grado di ascoltare le necessità dei minori in modo
da attivare per loro un processo di integrazione efficace. Per questo essere efficace però, bisogna prendere in considerazioni tutti gli
aspetti in modo globale ponendo l’attenzione quindi sul migrante ma anche sull’educazione della popolazione stessa mirando a
formare i ragazzi con una cultura trans-nazionale ovvero con una visione del mondo più aperta che veda l’altro no come una
minaccia ma come fonte di arricchimento. Solo così, secondo la scrittrice, è possibile una sana coabitazione e solo così il migrante
non si sente un essere escluso dalla società, ma parte integrante.

Migrazioni nel SUD Italia Il sud e soprattutto la Campania, sono i luoghi in cui più di tutti si verificano questi arrivi in massi di
minori migranti da assistere. Questi luoghi del sud sono un esempio di PARADOSSO regioni con un elevata disoccupazione, basso
reddito, alto numero di emigrati, ma allo stesso tempo sono delle regioni che più delle altre riescono ad accogliere gli immigrati, più
per cultura che per la presenza di organizzazioni che aiutano con il processo di immigrazioni. Importate è individuare quelli che sono
i bisogni dei migranti. Solo capendo questi, è possibile mettere in atto un processo di integrazione che sia funzionale. Trovare
qualcuno che li ascolti, diventa un fattore importantissimo per l’accoglienza. Questo in Campania funziona molto soprattutto per la
cultura. Infatti è insita nella cultura del sud, questo senso di accoglienza che, per certi aspetti può sembrare invadenza nel chiedere e
fare domande, ma che invece dal migrante vengono viste come interessamento nei loro confronti, dando loro quella visibilità che
invece dal punto di vista giuridico non hanno. (Ragazzo Pakistano)

Migrazioni in Italia il fenomeno delle migrazioni in Italia, è aumentato in modo esponenziale soprattutto negli ultimi anni ed è
diventato una delle problematiche più dibattute nel mondo politico e sociale. Nel momento in cui i minori migranti arrivano in Italia
senza documenti, iniziano le prime difficoltà per le forze dell’ordine e per i servizi sociali.
Come vengono accolti i minori migranti
1. vengono accolti nei centri di prima accoglienza e nei centri di identificazione necessari per accertare la loro età. In Italia non
esiste una procedura unica per stabilire l’età, quindi le istituzioni rispettano gli standard internazionali consistono
nell’esame radiografico del polso e se si vuole fare un’analisi più profonda, si procede con l’esame radiografico delle arcate
dentarie.
2. Si procede con l’analizzare la situazione in cui il minore si è trovato. Se sono ragazzi in stato di abbandono, allora devono
essere affidati ad una casa famiglia, se invece non sono stati abbandonati, allora possono essere affidati ad una famiglia che si
prende la responsabilità legale.
3. Bisogna capire le ragioni del suo ingresso in Italia, gli studi compiuti, i lavori precedentemente svolti.
4. E bisogna applicare per loro un processo di integrazione. Per la scrittrice è infatti importate questo ultimo passaggio perché
questo ne determina anche il suo comportamento all’interno della società e la visione che gli altri hanno di loro. È importante
cercare di educare i ragazzi ad una visione più ampia attraverso una cultura trans-nazionale. Solo così secondo la scrittrice è
possibile una sana coabitazione tra connazionali e i migranti. (cosmopolitismo vernacolare)

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