A PR O P O S I TO D I FA M I GL I A
Matrimoni misti,
la sfida della
differenza
Una coppia di persone
composta da etnie e culture
diverse deve affrontare i
dilemmi legati a religione,
ruoli di genere, abitudini
radicate. Ma può anche
essere l’occasione di un
grande arricchimento
personale. A certe condizioni
di ROBERTO IANNÒ*
«Moglie e buoni dei paesi tuoi», così
recita un famoso detto italiano,
frutto della saggezza popolare
contadina, per dissuadere chi
cercava moglie (ma anche affari) al di
fuori del proprio territorio culturale.
Il principio di fondo è che c’è più
possibilità di successo matrimoniale
(e negli affari) se si rimane fedeli
alle proprie tradizioni culturali,
esprimendo allo stesso tempo
diffidenza verso persone provenienti
da un Paese straniero, in quanto
realtà sconosciuta. Ma è ancora
seguito questo detto? E, soprattutto,
quanta saggezza (o meno) contiene?
La situazione italiana. Nel 2018, il
17,3% di tutti i matrimoni celebrati
aveva uno sposo straniero. I
matrimoni «misti» sono fortemente
aumentati in Italia negli ultimi
vent’anni (Saraceno e Naldini,
Sociologia della famiglia, Il Mulino
2021) e sono più diffusi nel Centro-
Nord che nel Mezzogiorno (dati
Istat 2019). In particolare, i paesi
di provenienza sono differenti, a
seconda che si tratti del marito o
della moglie. Gli uomini italiani
prediligono mogli che vengono
prevalentemente dall’Est europeo
- Romania, Ucraina e Russia – ma
anche dal Brasile. Le donne italiane,
invece, tendono a scegliere mariti
nordafricani - prevalentemente
da Marocco e Tunisia – ma anche
dall’Albania (Arosio, Sociologia del
matrimonio, Carocci 2017). Infine,
per quanto riguarda l’instabilità
coniugale, l’ISTAT (2008) segnala
come le separazioni delle coppie
miste manifestano un maggior
livello di conflittualità e maggiore
precocità nella separazione.
Opportunità o svantaggio. Le
coppie miste rappresentano per
gli studiosi delle scienze sociali
il luogo ideale per osservare
come la sfida delle differenze
etnico-culturali all’interno
di un matrimonio possano
essere opportunità per perdere
l’atteggiamento negativo verso
coloro che sono percepiti diversi
da noi. Da questa prospettiva,
i matrimoni misti possono
racchiudere al loro interno «un
potenziale di cambiamento
culturale e sociale» (Arosio,
p. 26). Allo stesso tempo, una
coppia mista deve affrontare
non solo le sfide comuni a
qualsiasi altra coppia, ma anche
quelle derivanti dalle diversità
culturali (e religiose), o da una
diversa comprensione dei ruoli di
genere, portando a un maggior
rischio di fallimento coniugale
e apparendo, quindi, come uno
svantaggio. D’altra parte, come
afferma sempre Arosio, le difficoltà
sperimentate da queste coppie,
dove sono presenti differenze
etniche, religiose e culturali,
si possono verificare anche in
quelle unioni dove ci sono altre
differenze rilevanti, quali: il grado
di istruzione, la retribuzione
lavorativa, l’età, o l’estrazione
sociale.
La mia esperienza. Ho diverse
coppie di amici che hanno contratto
un matrimonio «misto». Una
cosa che ho sempre invidiato
in loro è la ricchezza culturale
che hanno al loro interno ma,
soprattutto, la possibilità per i
loro figli di diventare bilingue.
Padroneggiare due lingue è oggi, in
una società sempre più mobile
e transnazionale, una risorsa
in più. Queste coppie hanno
in genere orizzonti più ampi
rispetto ad una autoctona, non fosse
altro che, per mantenere saldo il
rapporto con le famiglie di origine,
sono portate periodicamente a fare
viaggi all’estero. Viaggi che non
fanno da turisti, ma da persone
native, e quindi maggiormente
radicate nel luogo che vanno a
visitare. Un altro vantaggio delle
coppie miste è quello di essere un
luogo naturale e spontaneo per
combattere pregiudizi e diffidenze
verso chi è diverso da noi. In queste
famiglie ci sono più opportunità per
elaborare le rispettive differenze
come occasione di arricchimento.
Certo, ci deve essere la volontà di
uscire dalla propria comfort zone,
la capacità (volontà) di mediare e
trovare continui compromessi, di
negoziare i propri ruoli di genere
e aspettative genitoriali. Senza
queste capacità, il rapporto rischia
di precipitare rapidamente, come
dimostrano le statistiche.
Serve, a entrambi i coniugi, fare
propria la frase biblica espressa da
Ruth alla nuora: «perché dove andrai
tu, andrò anch'io; e dove starai tu, io
pure starò; il tuo popolo sarà il mio
popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio»
(Rut 1:16).
* Pastore della comunità avventista di Cesena,
Pedagogista e Direttore del Dipartimento
Famiglia della Chiesa avventista nazionale
In dialogo
unaltraprospettiva@avventista.it
Quando le
differenze possono
trasformarsi da
svantaggio in
opportunità?
Un’altra prospettiva Marzo/Aprile 2022 7