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LA REPUBBLICA 45 MARTED 23GENNAIO2007

I
l curioso mostriciattolo (al
quale nessuno augura lunga
vita) uscito dalla Commis-
sione senatoriale, in tema di co-
gnomi, invita a riflettere sul si-
gnificato e la storia di un istituto
secolare connaturato al nostro
vivere come lo sono il giorno e la
notte. Secondo la proposta, i ge-
nitori hanno quattro possibi-
lit: imporre al figlio il cognome
del padre, o quello della madre,
o ambedue in ordine padre-ma-
dre, o madre-padre. Poich i fi-
gli, i nipoti, e gli altri discenden-
ti potrebbero fare, a loro volta,
difformi libere scelte, il percor-
so generazionale diventerebbe
una gimkana onomastica della
quale non si capiscono n il si-
gnificato n lutilit. Eppure nel
mondo occidentale - e in paesi
allavanguardia nella tutela dei
diritti individuali - convivono
senza traumi sistemi distinti
nella trasmissione del nome: gli
islandesi danno ai figli un co-
gnome formato dal nome di
battesimo del padre e da un suf-
fisso che significa figlio di o
figlia di; gli anglosassoni im-
pongono il nome del padre (la
madre gi ha perduto il suo co-
gnome col matrimonio, assu-
mendo quello del marito); in
area ispanica e portoghese i figli
hanno il doppio cognome, in or-
dine padre-madre nella prima e
madre-padre nella seconda.
Lansia omologatrice dellU-
nione europea, per fortuna, non
si ancora intromessa in questo
delicato campo.
La storia del cognome - come
identificativo di una famiglia e
di una discendenza - di gran-
dissimo interesse sociale. Nel
medioevo, smarrita la tradizio-
ne romana di indicare con nomi
diversi lindividuo, la sua fami-
glia e la gens di appartenenza, la
persona era normalmente iden-
tificata con un nome imposto al
momento del battesimo. Que-
sto era sufficiente in societ po-
co strutturate, con popolazioni
disperse, radi insediamenti,
modeste citt. Tuttavia questo
semplice sistema diventa ina-
deguato alla fine del primo mil-
lennio quando la societ rico-
mincia a crescere, sviluppando-
si demograficamente, cultural-
mente ed economicamente.
Comincia a farsi necessaria li-
dentificazione non equivoca
delle persone, per lapplicazio-
ne delle norme giuridiche, per
far funzionare la giustizia e
lamministrazione, per le tran-
sazioni economiche, i passaggi
di propriet, gli atti di successio-
ne. Necessit tanto pi sentita
in quelle societ nelle quali il
numero dei nomi utilizzati al
battesimo era ristretto e le omo-
nimie frequenti; necessit ine-
ludibile man mano che cresceva
la popolazione e si sviluppava-
no i centri urbani. Nelle classi
nobiliari e aristocratiche si
diffonde il desiderio di afferma-
re lidentit della discendenza
con un nome fisso e non con una
complicata successione genea-
logica di individui. Questi sono
identificati da un nome perso-
nale e da un cognome che rias-
sume lascendenza, identifica la
famiglia di appartenenza e vie-
ne trasmesso in via ereditaria.
Un processo lungo e graduale
che si diffonde lentamente nel-
larco di un millennio.
In Toscana, luso dei cognomi
cento nelle altre citt toscane e il
9 per cento nelle campagne.
Questo a conferma del gradien-
te geografico. Tra i 100 contri-
buenti pi ricchi, 88 (cio quasi
tutti) avevano un cognome,
mentre tra i 1493 nuclei familia-
ri pi poveri (che non pagavano
tributo: oggi si chiamerebbero
incapienti) solo 176 nuclei (il
12 per cento) avevano un co-
gnome. E questo a conferma del
gradiente economico. Sempre a
Firenze, secondo il censimento
del 1551, solo il 32 per cento dei
capifamiglia uomini aveva un
cognome, ma nel 1630 la pro-
porzione era raddoppiata al 64
per cento, e nelle strade delle zo-
ne benestanti praticamente tut-
ti avevano un cognome. Il Con-
cilio di Trento, e lobbligo della
tenuta dei registri parrocchiali
per iscrivervi battesimi, sepol-
ture e matrimoni, dette una
spinta decisiva alla diffusione
dei cognomi, anche se in certe
zone (per esempio nella diocesi
di Perugia) questi si affermano
solo nella seconda met del
700. In epoca napoleonica, il
cognome fisso ed ereditario di-
venta un obbligo in larga parte
dEuropa.
Di cognomi c grande variet
nel nostro paese, arricchita nel
tempo da variazioni lessicali
(sorta di mutazioni) o da pro-
cessi migratori. I cognomi fissi
sono anche una sorta di marca-
tore genetico che ha permesso
agli studiosi interessanti analisi
di genetica delle popolazioni.
Cognomi con origini spesso le-
gate a un patronimico; oppure
al mestiere o alla professione
esercitati; o alla toponomastica
e allorigine geografica; o anco-
ra a particolari caratteristiche
personali (un difetto o una qua-
lit fisica, o del carattere) di un
qualche capostipite. Un terreno
fertile di ricerca per i linguisti.
A volere essere cinici, po-
tremmo dire che nellera del-
linformatica non c pi biso-
gno del cognome fisso. La prima
missiva che ogni neonato riceve
proviene dallagenzia delle en-
trate, e contiene il tesserino di
plastica verde col codice fiscale.
Si possono facilmente creare
appositi algoritmi per collegare
i vari codici personali in fami-
glie, discendenze, gruppi. Per-
ch dunque aggrapparsi alla
tradizione del cognome? Per-
ch non permettere a ciascuno
di identificarsi come meglio
crede? In questa luce la propo-
sta-mostriciattolo potrebbe an-
che essere tollerata. Eppure ha
un senso dare unidentificazio-
ne alla discendenza familiare,
per sottolinearne la continuit o
affermare lappartenenza. Che
sarebbe compromessa dal cer-
vellotico sistema proposto.
La legge italiana prevede sag-
giamente che la donna sposa-
ta conservi il suo cognome.
Sembra sensato sperare che
rafforzi la propria saggezza, di-
sponendo che ai figli vengano
trasmessi, come giusto, en-
trambi i cognomi. E che lordi-
ne sia fisso, e una volta per tut-
te si decida se si vuol stare dalla
parte degli spagnoli o dei porto-
ghesi, dando il primo posto al
cognome del padre come tra-
dizione dei fieri castigliani o ce-
dendo cortesemente il passo
alla madre secondo lamabile
usanza lusitana.
diventa frequente nel XII secolo
tra le grandi famiglie urbane,
spesso di origine feudale; cos in
Piemonte e nelle Venezie. An-
che in Francia, in Germania e in
Inghilterra il processo inizia
nellXI o nel XII secolo. Pi a
nord, nellEuropa scandinava,
lutilizzo di un cognome (patro-
nimico) stabile si afferma nel
XVIII secolo, mentre ancor oggi
in Islanda (come si detto) ai fi-
gli imposto un patronimico
che varia di generazione in ge-
nerazione.
La diffusione del cognome,
come tante altre innovazioni
culturali o sociali, ebbe un gra-
diente economico e geografico:
prima nei ceti signorili e nobili,
nelle lite mercantili e borghesi,
poi nel volgo e tra i contadini;
prima nelle citt, poi nelle cam-
pagne; prima nelle regioni ad al-
ta densit poi nelle aree meno
popolate. I due medievisti Chri-
stiane Klapisch e David Herlihy,
cui si deve un monumentale
studio sul Catasto del 1427, han-
no trovato che il 37 per cento dei
contribuenti di Firenze avevano
un cognome, contro il 20 per
DALLA consecuzione araldi-
ca allinventiva (a volte crude-
le: Travaglio, Afflitto, Maldo-
nato) dei religiosi negli orfanotrofi, i cognomi nascono con
la pretesa di attribuire ogni gens a una categoria, un me-
stiere (come per Fabbri e gli equivalenti Smith, Lefvre e
Fernndez, o come per i calzolai Schumacher e Zapatero)
o un luogo di provenienza (Romani, Parisi, Catalano).
Una parola diventa compiutamente cognome, per,
quando il suo senso perduto: i Fabbri non battono pi la
lastra, i Lombardi non abitano a Milano. Ogni stirpe, indi-
viduo per individuo, prover a conferire un nuovo senso al
cognome. Onorandolo con buone azioni, distinguendo-
lo nella rete delle omonimie, rendendolo marchio di fab-
brica, griffe, firma dautore. La massima gloria dellono-
mastica la deonomastica: quando il cognome torna a es-
sere una parola, che deve il significato allopera o alla per-
sonalit di chi lha portato (machiavello, felliniano,
macadam). La vita di un individuo il tentativo di da-
re un significato al significante puro, ricevuto ancora
prima di nascere, del proprio cognome.

COGNOMI

dal medioevo
che al nome
di battesimo
si unisce quello
della famiglia
Dal doppio
cognome iberico
allIslanda dove
vige ancora
il patronimico
DIARIO
DI
COSA CAMBIEREBBE CON LA NUOVA LEGGE
DI
COGNOMI
Lalbero genealogico della famiglia Vanderbilt
MASSIMO LIVI BACCI
In quella parola la nostra identit
STEFANO BARTEZZAGHI
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Repubblica Nazionale
46 LA REPUBBLICA MARTED 23GENNAIO2007
D I A R I O
I LIBRI
LE TAPPE
VALERIO
CAPPELLO
Il nome e il
cognome nel
diritto di
famiglia
Maggioli
2006
JHUMPA
LAHIRI
Lomonimo
Guanda
2006
THOMAS
MANN
I
Buddenbrook
Einaudi 2006
MICHELE
FRANCIPANE
Dizionario
ragionato dei
cognomi
italiani
BUR 2005
GEORGE
SEMPRUN
Vivr col suo
nome,
morir col
mio
Einaudi 2005
ITALO
SVEVO
La coscienza
di Zeno
Einaudi 2005
GIOVANNI
VERGA
I Malavoglia
Einaudi 2005
DON
DELILLO
I nomi
Einaudi 2004
AMLIE
NOTHOMB
Dizionario
dei nomi
propri
Voland 2004
LUIGI
SASSO
Nomi di
cenere.
Percorsi di
onomastica
letteraria tra
Ottocento e
Novecento
Ets 2003
LUIGI
PIRANDELLO
Il fu Mattia
Pascal
BUR 2007
Suo marito
Mondadori
1994
SPAGNA
Vige labitudine del doppio cognome:
prima quello del padre e poi quello della
madre, destinato a cadere. Il premier
Zapatero usa il cognome materno e non
quello del padre, Rodriguez.
GRAN BRETAGNA
La scelta tra cognome materno, paterno o
entrambi libera. Per i nati fuori del
matrimonio si pu assegnare un cognome
diverso da quello dei genitori. Nella pratica
prevale il cognome paterno
FRANCIA
Dal 2001 i genitori possono scegliere il
cognome dei figli: quello del padre, della
madre o entrambi. In caso di disaccordo
vige lobbligo di doppio cognome in
ordine alfabetico
GENEALOGIE
Lalbero
genealogico in
una miniatura
francese del
1471 di Loyset
Liedet; a
sinistra, una
tavola del
Beato
Angelico
ECCO LIDENTIKIT
DI UN POPOLO
ALLORIGINE PATRONIMICI, LUOGHI DI PROVENIENZA , MESTIERI E SOPRANNOMI
MICHELE FRANCIPANE
I
l nome e cognome sono il
marchio di fabbrica perso-
nale. Il nome del neonato lo
scelgono i genitori; il cognome
quello del padre (in corso il di-
battito legislativo sulluso di
quello paterno e materno o in
alternativa).
Il nome e cognome si posso-
no leggere e analizzare da va-
ri punti di vista: storico, geogra-
fico, antropico, sociale, psico-
logico, linguisti-
co, comparativo,
g e ne a l og i c o,
esoterico, stati-
stico... e curioso.
Partiamo pro-
prio da una cu-
riosit statistica:
in Italia ci sono
settemila nomi
propri di persona
contro i 350 mila
cognomi (prima-
to mondiale im-
battibile). In sol-
doni: su quasi 60
milioni di italiani
ogni nome pro-
prio conta in me-
dia 8600 perso-
ne, ogni cogno-
me 171. La media
oscilla fra due
estremi: lo spa-
ruto numero di
certi nomi come
Esuperanzia o
Agrippino e lalta
frequenza di altri
come Maria e
Giuseppe. I co-
gnomi, invece,
vanno dai tre Re-
mida ai circa
mezzo milione di Rossi-Russo
in testa alla classifica dei pi
gettonati. Lenorme scarto
ancor pi marcato se si pensa
che nella popolosa Cina si con-
tano appena un migliaio di co-
gnomi che nelluso precedono
il nome (quasi tutti monosilla-
bi: Hu, Li, Chen... Inezie rispet-
to allitaliano pi lungo in asso-
luto: Giuratrabbocchetti).
Cognome che vai storie che
trovi
Se da una parte ogni cogno-
me ha una storia a s che ne do-
cumenta il percorso dalla na-
scita allattestazione, dalla dif-
fusione e frequenza allaraldi-
ca, dallaltra lo studio dei co-
gnomi nel loro insieme aiuta a
tracciare lidentikit dun popo-
lo lungo la sua storia evolutiva.
I cognomi italiani attuali
affondano le radici nellera ro-
mana precristiana e comincia-
no a farsi strada nel cuore del
Medioevo, fra i secoli XI e XII
quando il volgare subentra al
tardo latino. Una tale distanza
temporale ne rende non sem-
pre facili da individuare e de-
scrivere origini, fonti, motiva-
zioni, etimologie, significati,
ranghi nobiliari... I Romani per
riconoscersi, usavano preno-
me, nome e cognome, per
esempio Marco Tullio Cicero-
ne. Nei casi ambigui, aggiunge-
vano un soprannome: Marco
Porcio Catone il Censore e Mar-
co Porcio Catone lUticense.
Nel passaggio al volgare-italia-
no prevarr luso di un solo co-
gnome (gens).
Le diverse e numerose forme
cognominali doggi si attestano
e si codificano soprattutto nel-
larco di tempo che va dal basso
Medioevo (XIV-XV secolo) al
Settecento. Dopo il Concilio di
Trento (1545) vengono istituiti i
primi registri battesimali dove
accanto al nome proprio an-
notato anche il casato; fra il XVII
e il XVIII secolo i primi rudi-
mentali uffici di anagrafe ini-
ziano a registrare i cognomi; e
non di rado capita che, nella
trascrizione anche dialettale,
lettere e sillabe vengano stor-
piate dagli anagrafisti, il che
spiegherebbe le numerose va-
rianti duno stesso cognome: si
pensi ai circa 300 derivati, spes-
so irriconoscibili, del nome
proprio Domenico, fra cui Goi,
Menegoi, Minghi, Rumma,
Donnarumma...
Pochi i cognomi di nuovo co-
nio in data posteriore al Sette-
cento. Fra essi, uno dei pi rari
e curiosi risale alla prima met
dellOttocento: Quasimodo,
attribuito per... caso in quel di
Ragusa. Si presenta allufficio
danagrafe una ragazza-madre
per registrare il suo neo-beb:
Nome?. chiede lanagrafista.
Vincenzo risponde la donna.
Cognome?. Fate voi.... Luf-
ficiale di stato civile capisce e,
appassionato lettore di Victor
Hugo, propone: Vi piace Qua-
simodo?. S... E cos Vincen-
zo Quasimodo, prima marinaio
e poi capostazione, diverr il
nonno di Salvatore il poeta e
premio Nobel del 1959... Que-
sto aneddoto ce lo racconta De-
metrio Vittorini, figlio dello
scrittore Elio (che spos Rosi-
na, sorella di Salvatore).
Quasimodo, nella cultura
francese, ha unorigine lettera-
ria ben motivata:
creando lomo-
nimo gobbo di
Ntre Dame de
Paris Hugo ne
volle rispecchia-
re anche nelleti-
mologia la carat-
teristica defor-
mit fisica. Infat-
ti, la voce viene
dal latino quasi
modus: quasi
[fuori] misura.
Come si vede,
nellanalisi an-
tropica e filologi-
ca dei cognomi,
fa capolino pure
laspetto esoteri-
co e psiconoma-
stico.
Nomen est
omen
Si tramanda
che nel nome, ri-
tenuto sacro e in-
violabile sin dal-
l anti chi t,
scritto il destino:
Nomen est
omen ossia il
nome lauspi-
cio, laugurio. Lo
disse una volta per tutte il com-
mediografo latino Plauto nella
commedia Persa. Qui la prota-
gonista femminile si chiama
Lucride e perci non pu che
occuparsi di... affari.
Lo stesso varrebbe per i co-
gnomi. Un esempio classico, il
sommo pisano doppiamente
favorito dal nome ripetuto nel
cognome: Galileo Galilei. La
voce deriva da un mix di radici
ebraico-aramaiche: gl-gol che
indica sfera, agulah cer-
chio o circonferenza e galil
cilindro, rullo. Nel raddop-
pio del radicale si ottiene una
serie di allitterazioni sinonimi-
che: gilgal rotolare, far girare;
gilgul moto circolare, galgal
sfera, orbita. Come si vede,
tante credenziali etimologiche
delineano una certa predesti-
nazione alla meccanica cele-
ste o allastronomia. E, curiosa-
mente, allastrologia. Gi, per-
ch Galielo Galilei, per sbarca-
re il lunario, inventava pure gli
oroscopi per i signori del suo
tempo.
Galileo, infine, un etnoni-
mo, ossia un nome etnico e de-
signa chi nasce o proviene dal-
la Galilea, lantica regione sto-
rica della Palestina.
Le mille e una fonte dei co-
gnomi
I 350 mila cognomi italiani -
circa un settimo sono dialettali
- vengono da molteplici fonti.
Tre le principali: nomi propri
(come Angeletti, Di Matteo, De
Anna...), toponimi (Milano,
Enna, Romagnoli) e sopranno-
mi da mestieri, arti e professio-
ni, aspetto fisico, doti caratte-
riali o intellettive eccetera.
La fonte dei nomi propri
spiega linflusso geo-storico
del Medioevo cristiano nella
cognonomastica grazie al culto
di Santi omonimi. Pure la carit
cristiana moltiplica i cognomi
dei neonati deposti sulla famo-
sa ruota dei conventi: Rota,
Esposito, Ignoti, Trovato, Inno-
centi, Diotallevi... Cos come la
vasta gamma dei mestieri ri-
specchia le antiche corporazio-
ni darte rifiorite e sviluppate
ben oltre il Medioevo. Anche le
circostanze storiche (incursio-
ni, conquiste, occupazioni
straniere in Italia, flussi migra-
tori) spiegano i tanti cognomi
di ascendenza francese, nor-

,,
RECORD MONDIALE
Il nostro paese con 350 mila
cognomi detiene un primato
mondiale imbattibile. I cinesi
ne hanno appena un migliaio
Di nome faceva Arturo, ma
avrebbe preferito chiamarsi
John. Di cognome faceva
Bandini ma lui avrebbe
preferito chiamarsi Jones
Aspetta primavera, Bandini
1938
JOHN FANTE
Certi cognomi - Strozzani,
Parbetta, Martoni, Bartusi -
mi irritavano, non vi trovavo
alcun senso. Come se i
cognomi dovessero averne...
Il fu Mattia Pascal
1904
LUIGI PIRANDELLO
Venivano da una famiglia
chiamata Pamuk (cotone)
per il colore molto chiaro
della pelle e dei capelli. Mia
nonna aveva sangue circasso
Istanbul
2003
ORHAN PAMUK
I suoi genitori portavano il
medesimo cognome, Muoz
cos che lei, secondo luso
spagnolo, portava il doppio
cognome Muoz Muoz
Aracoeli
1982
ELSA MORANTE
Repubblica Nazionale
LA REPUBBLICA 47 MARTED 23GENNAIO2007
EMIDIO DE
FELICE
Dizionario
dei cognomi
italiani
Oscar
Mondadori
2000
Nomi e
cultura
Marsilio
1987
I nomi degli
italiani
Marsilio
1982
JOS
SARAMAGO
Tutti i nomi
Einaudi
1998
ANDREA
MALOSSINI
Cognomi
italiani
Vallardi
1997
ELENA
MOIRAGHI,
MARIO
SALA
GALLINI
Il grande
libro dei
cognomi
Piemme
1997
CARLO
FRUTTERO,
FRANCO
LUCENTINI
Il nuovo
libro dei
nomi di
battesimo
Mondadori
1996
HONOR
DE
BALZAC
Illusioni
perdute
BUR 1995
NUTO
REVELLI
Il disperso di
Marburg
Einaudi
1994
ENZO LA
STELLA
Santi e fanti
Zanichelli
1993
EMMANUEL
LVINAS
Nomi
propri
Marietti
1984
I LIBRI
USA E ASIA
Negli Usa ogni Stato ha proprie
direttive. Tra i tibetani e gli abitanti di
Java non si usano cognomi. In
Giappone la moglie obbligata a
prendere il cognome del marito
ITALIA
Un disegno di legge apre la possibilit
di trasmettere anche il cognome della
madre. Si sceglier tra cognome del
padre, della madre, o entrambi
nellordine concordato dai genitori
GERMANIA
I coniugi possono decidere quale
cognome di famiglia tramandare, lo
stesso per tutti i figli. In caso di
mancato accordo sar il giudice ad
affidare a uno dei genitori la scelta
manno-tedesca, spagnola...
Un cenno, infine, sui cogno-
mi israelitici. Sono un bel nu-
mero e si formano tra il XV e il
XVI secolo quando gli ebrei
vengono espulsi dalla peniso-
la iberica (Sefarditi, dallanti-
co nome di Spagna) o dal Cen-
tro-Est dEuropa (Aschenazi-
ti): quasi tutti toponomastici,
perch i profughi, in segno di
gratitudine, mutavano il loro
originario cognome in quello
del paese ospite.
Per esempio, i tanti Milano,
Bologna, Faenza...
Andar per etimo alla ricerca
di Napoleone
Un altro punto di vista intri-
gante letimologia. Non sem-
pre facile risalire alletimo di
un cognome, specie di quelli
storpiati dalla tradizione orale
e nella trascrizione anagrafica.
Un paio di esempi: Parlato non
ha nessun nesso con la... paro-
la, ma un semplice... prelato
calabrese. Ramolino (casato di
Letizia, mamma di Napoleone)
la deformazione nordica di
Raimondino. A proposito, nel
Brindisino, fra gli omonimi fa-
mosi, ce n uno davvero singo-
lare: Napoleone Bonaparte!

,,
DECLINO
Non appena ci si inoltra
negli anni Ottanta, implacabile
avvio dellindividualismo,
i cognomi declinano
COME DISTINGUERSI
NELLA MASSA
DALLA SCUOLA AL SERVIZIO MILITARE
EDMONDO BERSELLI
C
i voleva lesprit lunare di
Tot per incenerire i
nessi nominali fra realt
e identit: Lei un donatore
di sangue? Allora di cognome
fa Sanguigno. La battuta, una
delle innumerevoli con cui il
principe Antonio De Curtis ha
maltrattato i cognomi delle
sue spalle nei film, deforman-
doli, distorcendoli, beffeg-
giandoli, proiettandoli nel-
lassurdit metafisica, figlia
della concezione mitico-ma-
gica secondo cui cognomina
sunt consequentia rerum.
Vale a dire che sul depositario
del cognome, che sia limma-
ginario, nella gag, onorevole
Trombetta, o viceversa il reale,
nel Parlamento dellItalia re-
pubblicana, onorevole Ma-
stranzo, si siano sedimentati i
caratteri di intere generazioni
ed esistenze, modellate o per-
lomeno influenzate proprio
da quel cognome; e che nella
vita individuale del loro pos-
sessore la ripetizione dellap-
pellativo abbia fissato un mar-
chio di fabbrica sullindole e la
personalit, tale da far coinci-
dere lindividuo fenomenico
con la sua astrazione, con il se-
gno, il suono, il potenziale si-
gnificato evocato dal patroni-
mico.
Che lidentificazione av-
venga per via professionale,
come si d per i Ferrari, i Ma-
rangoni o i Borsari, o per lo
spettro cromatico evocato dai
Rossi e dai Bianchi, Neri e Ver-
di, un qualche effetto i cogno-
mi dovranno pur averlo. Il co-
gnome ci casca addosso, si
eredita e non lo si pratica fino
allet scolare, e comincia a
essere adottato nelluso non
appena si entra a far parte a
qualche titolo di unorganiz-
zazione pubblica, in cui le-
lencazione alfabetica porta a
rispondere presente. E di-
fatti la scuola sempre stato il
primo luogo in cui il generale
e il particolare, il nome e il co-
gnome, si fondono diventan-
do tuttuno, generalmente a
vantaggio esclusivo del se-
condo. In ogni caso con il co-
gnome che si diventa soggetti
pubblici.
Anzi, luso del nome sempli-
ce (Luca, Diego, Paolo, Carlo,
Giulio), una conquista o
unacquisizione relativamen-
te recente, che testimonia
prossimit, forse condivisio-
ne di amicizie, comunque lo
stigma ufficiale della frequen-
tazione comune di ambienti e
circuiti di un certo prestigio e
di una implicita autorevolez-
za. Probabilmente costituisce
anche lattestazione di una fa-
miliarit di cui la confidenza
il segnale mondano: in ogni
caso, la dimostrazione che
nella societ liquida, priva
dei confini di classe, ci sono in-
dividualit che si sottraggono
alla genericit del cognome
(perfino dei cognomi partico-
larmente complessi e tali da
suggerire nobilt), staglian-
dosi nella scena pubblica e
mediatica con una riconosci-
bilit immediata, il loro char-
me, il lato attraente di un pote-
re vistoso (ma gi con le donne
funziona peggio, e nessuno
chiamerebbe solo Letizia la
Moratti, o Rossana la ragazza
del secolo scorso Rossanda).
Ma prima del nome sempli-
ce, cio prima che si creasse la
nuova classe dei felici pochi
che dettano uno stile e impon-
gono il proprio nome, i cogno-
mi erano la base fondante de-
gli apparati. Il cognome avvi-
cina e allontana. Suscita lan-
sia dellinterrogazione, quan-
do non era programmata e
nessuno si sognava di presen-
tare in sua vece tesi e tesine, e
produce la volatile confidenza
fra compagni di scuola al liceo.
Dentro la gran macchina della
leva di massa, il cognome era
nello stesso tempo una riserva
contro la spersonalizzazione
totale e lo strumento mecca-
nico che produceva anonima-
to, grigiore esistenziale, su-
bordinazione alla gerarchia e
alla funzione. Nelle strutture
del lavoro, in fabbrica e nella
burocrazia pubblica, produce
uguaglianza o egualitarismo:
accanto al Lul identificato
da Gian Maria Volont nel film
di Elio Petri La classe operaia
va in paradiso, ci sono mi-
gliaia di operai-massa descri-
vibili soltanto con il cognome,
cronometrizzati dal fordismo
e sussunti dagli ideologi nella
forma filosofico-sociale della
lotta di classe.
Quando il padrone era il pa-
drone, i grandi capitalisti era-
no, in base al cognome e alla ri-
ma, Agnelli e Pirelli, ladri ge-
melli secondo lilare e oltrag-
gioso couplet dellala creativa;
ma non appena ci si inoltra ne-
gli anni Ottanta, implacabile
avvio dellindividualismo, i
cognomi declinano e i capita-
ni dindustria vengono identi-
ficati con la loro specializza-
zione: lAvvocato, il Contadi-
no, lIngegnere, portando cos
a una condizione emblemati-
ca una vocazione industriale
ed economica proveniente
dalla tradizione.
In definitiva, il cognome
un fattore di identificazione
debole: ha bisogno di rafforza-
tivi, non fossaltro che lappo-
sizione di un ragionier o un
geometra. Se vero ci che
dice Tommaso Landolfi, ogni
nome reca una certa carica di
destino, riecheggiando il no-
men atque omen di Plauto, i
cognomi portano invece con
s una probabile quota di ne-
cessit, geografica, storica o
sociale: dividono o divideva-
no alla buona gli italiani del
Nord dagli italiani del Centro e
del Sud, gli aristocratici dai
borghesi, le professioni libe-
rali dai mestieri, i Brambilla
della fabbrichetta dagli Espo-
sito del parastato.
Poi avvenuto il grande ri-
mescolamento: limmigrazio-
ne di massa, la modernizza-
zione, la burocratizzazione,
leconomia terziaria. Come ri-
chiamo di unidentit, la forza
del cognome si ulteriormen-
te affievolita. E se nella politi-
ca dantan solo per i democri-
stiani autentici Andreotti era
Giulio e, tanto per stare nel
Caf, solo per i socialisti di ver-
tice Craxi era Bettino, oggi
sono rimasti, a disputarsi il
potere, i cognomi assoluti di
Berlusconi e di Prodi, che len-
tamente hanno spazzato via i
nomignoli precedenti, il Ca-
valiere e il Professore. Cogno-
mi vecchio stampo, cognomi
cognomi: forse la certifica-
zione che anche la politica, og-
gi, ha diversi problemi di iden-
tit.
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delle tematiche pi discusse.
GLI AUTORI
Massimo Livi Bacci professore di De-
mografia a Firenze. Ha scritto per il Mu-
lino Conquista. La distruzione degli In-
dios (2005).
Michele Francipane autore del Di-
zionario ragionato dei nomi (Bur, 2002)
e dellomologo Dizionario ragionato
dei cognomi italiani (Bur, 2006)
STEMMI
Sopra, i Fabbri di Modena
in alto, i Bernasconi di Massagno
Repubblica Nazionale

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