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SON IA EMANUELA CAMPUS


S O N I A EMANU EL A CAMP US

SERGIO CAMPUS
SERGIO CAMPUS

Civiltà Agropastprale della Sardegna


Piante tra Natura e Tradizione nella
Arbures Matas Erbas -

Arbures Matas Erbas


LA MADDALENA
Piante tra Natura e Tradizione nella
ARCIPELAGO DA SOGNARE
Civiltà Agropastprale della Sardegna

www.sardegnaweb.it
www.sardegnablu.net
E D I T R I C E A R C H I V I O F OT O G R A F I C O S A R D O
25,00
SERGIO CAMPUS . EMANUELA CAMPUS
COLLABORAZIONE DI COSTANTINA FRAU

FOTOGRAFIE
DI SERGIO CAMPUS E SALVATORE COLOMO

EDITRICE ARCHIVIO FOTOGRAFICO SARDO . NUORO


Arbures Molas Erbas - Piante tra Natura e Tradizione
nella Civiltà Agropastorale della Sardegna

Collana «Viaggio in Sardegna»

Testi e didascalie di Sergio Campus e Emanuela Campus, con la collaborazione


di Ottavio Campus, Costantina Frau, Salvatore Colomo
Fotografie di Sergio Campus e Salvatore Colomo
Editing e coordinamento Salvatore Colomo I N T E R N E T editrice archivio
Revisione scientifica Ignazio Camarda fotografico sardo

© by Editrice Archivio Fotografico Sardo, Nuoro


www.sardegnablu.net
Collana «Viaggio in Sardegna»
www.sardegnaweb.it
© Photograph and text copyright by Ed. A.F.S.
© 2008 by Editrice Archivio Fotografico Sardo s.a.s. - Nuoro, via Foscolo 45, per il volume
«ARBURES MOLAS ERBAS PIANTE TRA NATURA E TRADIZIONE NELLA CIVILTÀ
AGROPASTORALE DELLA SARDEGNA», XVIII della Collana «Viaggio in Sardegna».
1° edizione - 2008
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in
alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema,
radio, televisione, internet, compact disk, senza autorizzazione scritta dell’editore.

Selezioni: Grafica Francesco Curreli, Nuoro.


Progetto Grafico: Salvatore Colomo Si ringraziano per i preziosi contributi forniti: Alda Con-
RINGRAZIAMENTI
gera, Giuseppina Corronca, Francesco Frau, Mariassunta
Frau, Domenico Cabiddu, Gesualda Lino, Anna Rita
Mele, Mena e Tonino Miscali, e in modo particolare
il professor Ignazio Camarda per i preziosi consigli.
In copertina: i frutti del corbezzolo e i fiori della

Gli arnesi riprodotti fanno parte delle collezioni etnogra-


lavanda; sullo sfondo, i frutti del castagno.
fiche di Antonello Frau, Vittoria e Michele Manca, Mena
Foto di Salvatore Colomo e Ninni Marras.
Pes, Luca Schirra. Attrezzi e reperti per la lavorazione
del lino sono stati fotografati da S. Campus al Museo del
Lino di Busachi (OR). Le foto relative alla lavorazione
del lino sono di proprietà di Giovanni Battista Mele.
I dolci di sapa sono della Pro Loco di Abbasanta.

SOMMARIO
PRESENTAZIONE, 3 LA COLTIVAZIONE DEL LINO NELLA
INTRODUZIONE, 4 MEDIA VALLE DEL TIRSO, 244
Alberi - Arbures o Matas, 8 APPENDICE, 250
Arbusti - Molas, 84 BIBLIOGRAFIA, 253
Erbe - Erbas, 118 INDICE, 256
Erbe coltivate - Erbas pastinadas, 230

s.a.s. di S. Colomo, via Foscolo 45, 08100 NUORO - tel. e fax 0784/257121
EDITRICE ARCHIVIO FOTOGRAFICO SARDO
Presentazione
e specie vegetali di cui si parla in questo libro sono solo alcune tra quelle presenti
L nel nostro territorio. Sono comunque le più significative che, per millenni e fino agli anni
cinquanta-sessanta del secolo XX, hanno caratterizzato l’economia, la vita, le tradizioni, e
in definitiva la Cultura stessa della Sardegna, permeando indelebilmente il mondo straordinario
della nostra Civiltà Agropastorale.
Tutto sommato sono le stesse che hanno cantato i poeti, dipinto i pittori, studiato e descritto i bo-
tanici e i naturalisti, sperimentato i medici e gli erboristi, difeso e valorizzato gli ambientalisti.
Spesso maltrattate da coloro che le sfruttano per propria utilità o le annientano con disboscamenti
selvaggi e col fuoco. Ignorando che distruggendo la Natura, fanno del male a se stessi.
Ignorando che anche i vegetali, oltre a nascere, crescere e morire, come ogni essere vivente, se ven-
gono maltrattati, soffrono.
Ignorando quanto di buono e di utile hanno dato le piante quando il mondo non era meccaniz-
zato e computerizzato come ora, e quanto potrebbero dare ancora, per la sua salute e nella sua e-
conomia.
Dunque si parlerà in queste pagine della stretta correlazione tra le piante e la gente che ha abita-
to i nostri villaggi e paesi nell’epoca premoderna.
Per fare ciò ci siamo serviti dell’aiuto di nonne e nonni, che hanno trascorso gli anni della giovi-
nezza e della maturità quando la terra si arava con l’aratro a buoi, quando si filavano e si tessevano
le fibre vegetali con attrezzi di legno, ci si svagava con strumenti di canna e di ferula, si curavano i
disturbi con decotti e impacchi fatti con le erbe delle nostre campagne. Che poi sono le stesse che
utilizzavano nell’alimentazione, quando si badava veramente alla qualità del cibo, anche perché a
causa della povera economia era difficile ottenere anche la quantità.

Presentassione - Sos vezetales chi muntovamos in custu libru sunt ebbia calecunos de cussos chi cre-
schent in logos nostros, mancari sos prus de importu de sa Cultura e de sas Usantzias de sa Tzivilidade de
sos Pastores e Massaios, chi po millennios sunt bivios de su chi zaiat sa terra e su bestiamene, finas a sos an-
nos chimbanta e sessanta de su 1900.
De su restu, sunt sos matessi chi ant cantau sos poetas, pinturau sos pintores, istudiau, e relatau sos botà-
nicos e sos naturalistas, ispirimentau sos méigos e sos butecàrios, amparau e balorizau sos ambientalistas.
Medas bortas trataos male dae chie abbadiat solu a su torracontu suu, o dae chie che ddos isperdet, se-
gandecheddos dae fundu o ponìndebis fogu.
Custa zente no si abbizat, no si cheret abbizare, chi isperdìndeche sa Natura faet male a issa e totu.
No ischit ca matas, molas e erbas naschent creschent e morint comente totus sos chi bivent in custu mun-
du, ma patint puru si ddas tratant male.
No ischit su bene e sa utilidade chi sos vezetales ant zau a s’òmine, e zant, in salude e in azudu, mesca-
mente cando su tribballu no fut mecanizau e computerizau comente como.
E duncas est de sa dipendéntzia paribari, de sas matas e de sa zente chi est bìvia in custas biddas in s’ò-
peca premoderna, chi amos a faeddare in custas pazinas.
Po cussu amos pediu s’azudu de mamais e babbais chi dae pitzinnos a mannos ant bisu sos òmines arande
sa terra cun s’arau tirau dae sos boes, sas feminas filande e tessinde su filu e sa lana cun sas ainas de lin-
na. Cando piticos e mannos s’ispelegaiant cun zoghitos de canna e de ferula. Cando totugantos curaiant
sos istrobbos cun brou e impiastros fatos cun sas erbas chi agataiant in su sartu, sas matessi chi impitaiant
in su papare. Cando a malaoza contaiat prus sa calidade de sa cantidade de su màndigu.

Gli autori – Sos autores

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INTRODUZIONE

L a storia delle piante che descriviamo in


questo volume è anche la storia di ciò
che mangiavano le popolazioni dei cen-
tri minori (ma non solo quelli), sparsi nelle cam-
menta, l’aglio, il basilico, la cipolla, la salvia, il
rosmarino, l’alloro ecc.; sappiamo poi che alcu-
ne di queste si usava bruciarle nelle funzioni re-
ligiose e in determinate festività. Molte erbe,
pagne sarde, quando ci si nutriva per vivere e drupe e bacche venivano consumate crude, più
non sempre si aveva il cosiddetto “necessario”. saporite e con le proprietà integre, altre le cuci-
Un ruolo importante nell’alimentazione dei navano, dopo averle pulite e lavate.
nostri parenti più anziani e dei nostri antenati lo Certamente, per poterle cogliere, i nostri non-
avevano i vegetali: le erbe, con le loro foglie, ni e bisnonni e le nostre nonne e bisnonne co-
steli, tuberi, radici; gli arbusti e gli alberi con i noscevano bene bietole, cicorie, cardi, finoc-
loro frutti ricchi di vitamine e di sali minerali. chietti, crescione, borragine, rafano, per citare
Le diverse parti delle piante avevano tempi di le più comuni, sapevano dove cercarle e quali
cottura maggiori o minori: semplificando, 10-20 parti adoperare in cucina o a scopo medica-
minuti per foglie e fiori, 20-30 minuti per tuberi mentoso.
e radici. Non mancavano mai in cucina le erbe In particolare erano le donne che conosceva-
aromatiche, che oltre a rendere più saporito il ci- no le dosi occorrenti per curare, o alleviare, il di-
bo, erano apprezzate per le numerose proprietà sturbo di cui si soffriva. In molti casi, a secon-
medicamentose atte a prevenire molti disturbi fi- da del bisogno, erano di giovamento solo alcu-
sici e mentali. Possiamo ricordare almeno la ne parti: le radici, il tronco, la corteccia, le fo-
glie, i fiori o i frutti.
Conoscevano

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INTRODUZIONE

l’importanza di prendere delicatamente ciò che sità di sopravvivere, mentre ora potrebbe essere
serviva, senza mai eccedere, usando il rispetto utilissimo allo spirito stanco a causa della vita fre-
che si deve a tutti gli esseri viventi. netica e tumultuosa di oggi, complicata ancora di
Esse ci hanno insegnato che niente è più salu- più dai cibi preconfezionati surgelati e conserva-
tare di una bella passeggiata in campagna, e que- ti in barattoli, provenienti chissà da dove.
sto ben prima delle mode “ecologiche”: immer- Dal loro esempio e dalle loro parole, ma anche
gersi nel verde e nel silenzio della Natura, ascol- da ciò che abbiamo visto e letto, abbiamo ap-
tare il canto delle piante fatto di suoni lievi ed e- preso che l’alimentazione è un fatto naturale
terni, nati dal vento e dal fruscio delle foglie, co- il cui significato trascende l’aspetto nutriziona-
me parole che ci raccontano storie infinite. E poi le. Essa è un sistema di comunicazione di im-
fare ritorno a casa con il cuore più sereno, i maz- magini e di comportamenti, un patrimonio di sa-
zi di erbe e i frutti di stagione tra le mani, utili al peri da trasmettere a tutti noi. L’alimentazione
benessere del nostro corpo. Un tempo l’amore passa attraverso i sensi, che suscitano piacere
per la natura dipendeva anche dalla pura neces- quando mangiamo cibi genuini. Quando in es-
In queste pagine, erbe coltivate e spontanee della nostra isola. Sotto, basilico, prezzemolo, aglio e cipolla sono ancora
diffusamente presenti nei nostri orti e utilizzati in tutti i piatti della gastronomia tipica e nei pasti di tutti i gior-
ni. Nella pagina a lato: accanto al prezzemolo si notano salvia, rosmarino e timo.

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INTRODUZIONE

sa si trovano i sapori e i saperi, allora c’è la no- mai l’acqua dove si cuociono le verdure, perché
stra cultura, c’è la nostra identità, c’è il nostro be- in essa sono contenute preziose sostanze nutri-
nessere. Salvaguardare la nostra cucina tipica è tive (ora sappiamo trattasi di sali minerali), da u-
salvaguardare la nostra storia, per poterla tra- tilizzare per le minestre.
smettere ai nostri figli. Nella preparazione delle erbe selvatiche si do-
Cucinare ciò che la terra ci dà spontaneamen- vrebbe ridurre all’indispensabile l’uso del sale,
te, è conoscerla e valorizzarla, è star bene con noi che pure gli antichi consideravano simbolo di
e con gli altri. Dopotutto la preparazione dei saggezza, tanto che i preti mettevano un gra-
frutti e delle erbe selvatiche non richiede più nello di sale nella bocca dei battezzandi, ac-
tempo di quelle coltivate, o di certe pietanze e- compagnando il gesto con la frase: “Ricevi il
laborate che hanno perso le virtù salutari. È suf- sale della sapienza”. I romani lo usavano per e-
ficiente lavarle, tagliarle a pezzi, lessarle e con- liminare l’amaro di alcune erbe, da cui la paro-
dirle con olio, oppure saltarle in padella, farci le la insalata, ma anche per salvaguardare il cibo
torte salate e le frittate, e il minestrone. dal deterioramento. Leggiamo poi che essi, per
Con i frutti di alberi e arbusti, come le rosacee insaporire i cibi, utilizzavano le bacche di alcu-
o le mirtacee, si fanno squisite e sostanziose ni arbusti, insieme alle erbe aromatiche, come i
marmellate da conservare, liquori gradevoli e finocchietti, i porri, gli asparagi e tante altre, e
digestivi. con esse preparavano le salse. Perché non pro-
I cuochi dell’antica Roma, quelli dei monaste- vare anche noi a condire con esse la pasta e il ri-
ri del Medioevo ma anche nell’età moderna, ci so, o a metterle nel minestrone? Sentiremo allora
hanno trasmesso questi saperi nei libri di cuci- profumi e sapori che dal gusto e dall’olfatto ar-
na, le nostre nonne e le nostre mamme ce le riveranno al cervello e vi resteranno.
hanno tramandate con la scuola della loro vita Questi profumi e questi sapori inebrieranno il
semplice e frugale. Nel libro De re coquinaria (I cuore e la mente con dolci e ancestrali “melodie
sec. d.C.) Apicio raccomanda di non buttare gastronomiche”, le stesse che con ogni proba-
bilità erano apprezzate dall’anti-
co popolo nuragico.

Il mandorlo è uno degli


alberi coltivati più diffu-
si. I suoi frutti si utilizza-
no per la preparazione di
tantissimi dolci tipici.

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INTRODUZIONE

Introduzione - S’istoria de sos mannos, est fintzas s’istoria de su chi papaiant, cando papaiant po
bivere, e no sempere teniant su chi bis bisonzaiat.
De importu mannu in su màndigu funt sos vezetales: sas erbas, cun sas fozas sos chimos e sas raighinas,
sas molas e sas matas, cun su frutu ricu de vitaminas e de sales minerales. No mancaiant in coghina sas
erbas de fragu bellu ricas de propiedades meighinosas, chi faiant prus saboriu s’ite papare e curaiant pa-
ritzos istrobbos de sa carena e de sa mente. Innoghe amentamos s’azu, s’afràbbica, sa menta, sa chibud-
da, su pedrusèmene, sa salvia, su romasinu, su lauru etz. Ischimos puru ca calecuna de custas ddas bru-
siaiant in sas funtziones relizosas e in sas festas. Ischimos puru ca b’aiat erbas chi papaiant cruas, prus
saborias e cun sas propriedades intreas, ateras ddas coghiant, apustis ddas aere innetiadas e samunadas.
De seguru a impitare sas diferentes calidades vezetales, beda, iaparau, cardu, frenugu, limbuda nastrutzu,
muntovande sas prus connotas, tocaiat a ddas connoschere, a ischire inue ddas cricare, cale parte impi-
tare in coghina e in sas meghinas, e sa cantidade zusta a curare, o a illebiare, s’istrobbu de sa carena.
Mamais nostras ischiant ca a segunda de su bisonzu faiat bene una o prus partes: sa raighina, su trun-
cu, s’iscorza, sas fozas, sos frores e sos frutos, cun tempus differente de cottura, 10-20 minutos frores e fo-
zas, 20-30 minutos sas raighinas.
Issas ischiant s’importàntzia de impitare su chi serbiat cun delicadesa, chena esagerare e cun su respetu
chi si depet zare a sos chi bivent, amentande de nde lassare a sos benidores, poite s’ambiente est de totus.
Issas nos ant imparau ca no b’at nudda de prus sanu comente una bella passizada in su sartu, in mesu
de una natura birde e silente, iscurtande su cantu de sas matas fatu de paraulas eternas, chi contant un’i-
stòria chena fine, posca recuire a domo cun duos matzuleddos de erbas, calecunu frutu de istajone, de u-
tilidade a su corpus, ma fintzas a sa selenidade de s’animu istracu de sa vida baticollosa de oe. Istracos
de papare mandigos zai prontos, surzelaos e regortos in botos, chi bae e crica dae inue benint.
Dae s’esempru e de sas paraulas de mamais nostras, e dae su chi amos leziu, amos imparau ca s’ali-
mentatzione est unu fatu naturale e su sinnificu est prus importante de su nutrimentu. Est unu sistema
de imazine e de cumportamentu, una richesa de connoschéntzias chi tocat a imparare.
Est cun piaghere chi papamos alimentos sanos, e cando in custos bi sunt sos sabores e sas connoschéntzias
antigas, tando bi est sa cultura nostra, bi est s’identidade e su benistare nostru. A imparare su modu de
coghinare de sos mannos est a amparare s’istoria nostra, po dda imparare posca a fizos nostros.
A coghinare su chi sa terra nos zat debbadas est una manera de dda connòschere, de dda balorizare e de
istare bene cun nois e cun sos àteros. De su restu a aprontare sas erbas e su frutu de sas matas de sartu no
bi cheret prus tempus de su chi bi ponimos a aprontare cussas comporadas, a fàere calecunu màndigu is-
siminzosu chi ch’at perdiu sas propiedades bonas a sa salude. Abbastat a ddas samunare, a ddas segare a
cantos, a ddas còghere a buddiu, a ddas cundire cun ozuermanu, a ddas frìere, a fàere tzìpulas e trutas
e minestrone. Cun su frutu de sas matas e de sas molas podimos fàere cufeturas sustantziosas po ddas co-
stoire e licores chi faent dizerire.
Sos coghineris de Roma antiga, cussos de sos monasteros de su medioevo e de s’epoca moderna, nos ant las-
sau custas connoschentzias in sos libbros de coghina, mamais e mamas nostra cun s’imparu de onnia die,
cun sa vida issoro sempritze e moderada. In su libbru De re coquinaria de Apicio, in su primu seculu a-
pustis de Cristu, lezimos a no che fuliare s’abba inue coghimos sas birduras, ma a dd’impitare a fàere sa
minestra. In s’aprontadura de sas erbas de sartu si diat dépere impitare sale pagu, mancari sos antigos
ddu cussideraiant sinnu de sabiore, ( sos peidres poniant unu ranu de sale in buca de sos pitzinnos can-
do ddos funt batiande, nande “retzi su sale de su sabiore”). Sos romanos ddu impitaiant po che trantzi-
re s’arranchidore de calecuna erba, (de cue sa paraula issalada) e po no s’impudire s’ite papare. Lezimos
fintzas ca issos impitaiant sas meligheddas de calecuna mola a fàere prus saboriu s’ite papare, e poniant
a cundire fintzas su frenugu, s’isparau, s’azu areste e àteras erbas.
Poite no ddas ponimos nois puru a cundire sos macarrones, s’arrosu e a faere su minestrone?
Tando amos a nuscare fragos bellos, amos a assazare sabores bonos chi dae sa buca e dae su nasu ch’ant
arribbare a sa mente e bi ant arreare. Custos fragos e custos sabores nos ant allergare su coro de melodias
antigas, sas matessi chi allergaiant su populu de sos nuràzicos.

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ALBERI
spontanei e coltivati
ARBURES o MATAS
arestes e pastinadas

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Agrifoglio
Olostrighe
Ilex aquifolium (Aquifoliaceae)

Habitat e descrizione eccezionali può raggiungere anche i venti. Le sue


L’agrifoglio è albero di alture e di luoghi om- foglie sono lucide, coriacee e pungenti, i fiori
brosi; cresce bene in terreni freschi e profondi, maschili e femminili sono portati da piante di-
ricchi di sostanza organica e di minerali. stinte, sono bianchi e sbocciano in aprile e in
Presenta portamento arboreo o arbustivo: la maggio. I frutti, piccoli, si colorano di rosso vi-
sua altezza va dai quattro ai dieci metri, in casi vo in inverno.

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ALBERI - ARBURES

Proprietà e impiego
Il tronco, non molto grosso ma facile da lavo- Sos logos inue creschet e sa descritzione
rare, viene utilizzato per costruire mobili. Seb- S’olostrighe est mata de artura e de logos um-
bene sia un albero protetto dalla legge, con i brosos, creschet bene in terrinos arenosos, chi b’a-
rami si ornano le case nel periodo natalizio. pet ladàmene e minerales.
Il brodo ottenuto dalle foglie, bollite nell’acqua Bi nd’at a mola e a mata, arta dae sos bàtoro a
per qualche minuto, fa bene alle coliche; gli im- sos deghe metros, podet arribbare finas a sos bin-
pacchi ai dolori reumatici e ai gonfiori; quello ti. Sas fozas sunt lùghidas, corriatzas e ispinosas,
fatto con le radici è diuretico. Grazie all’ilicina sos frores, masculinos e femininos, sunt presentes in
contenuta nelle foglie il decotto fatto con esse ab- matas diferentes, sunt biancos e ispraghent in ar-
bassa la febbre, mentre quello fatto con la cor- bile e in maju; sos frutos, piticos, si tinghent de
teccia è efficace per la cura del fegato. ruju lughente in s’ierru.
Dalla scorza e dalle foglie si ricava l’acido gli-
colico, che pulisce la pelle rendendola liscia. Le Propiedades e impitu
bacche sono da evitare perché tossiche. Su truncu, pagu russu ma fàtzile a ddu trib-
ballare, dd’impitant a fàere mobilia. Mancari
L’agrifoglio è un albero particolarmente gradevole e
sa leze brivet de che segare sos chimos, a Paschi-
ornamentale nei giardini. Nella pagina accanto: le
sue magnifiche bacche rosse. ghedda ddos ponent a addobbare sas domos.
Su brou de sas fozas, iscotadas in s’abba po cale-
cunu minutu, faet bene a sas còlicas, sos impacos
a sos dolores ’e sos ossos e a sas ufraduras. Cussu fa-
tu cun sas raighinas faet pissiare.
Po more de sa ilicina chi est in sas fozas, su brou
abbassat sa callentura, cussu de s’iscorza azuat
a curare su fìgadu. Dae sa corza e dae sas fozas
fàent s’àcidu glicòlicu, chi serbit a innetiare e
apraniare sa pedde. Tocat no papare su frutu ca
est felenosu

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Alloro
Làuru, Laure, Lavru
Làurus nobilis (Lauraceae)

Habitat e descrizione malati per ottenerne la guarigione. Gli indovi-


L’alloro è un tipico albero, o anche arbusto, ni predicevano il futuro dopo averne bruciato le
dell’area mediterranea. È originario dell’Asia foglie. Nel santuario di Delfi la Pizia era inco-
Minore e in Sardegna lo si trova, allo stato spon- ronata con fronde d’alloro, sacro ad Apollo, il
taneo, nei luoghi ombrosi e umidi, ma non mol- dio che proteggeva l’arte e la poesia.
to freddi. Sia nelle pianure come nelle monta- Pianta simbolo di onore, di gloria e di vittoria,
gne di media altitudine, vegeta spesso verso i la si piantava nei luoghi sacri. I romani, con le
bordi dei boschi di leccio e di roverella. sue fronde, facevano delle corone per i poeti,
È una pianta sempreverde e può innalzarsi dai per gli eroi e per i generali vittoriosi. Credeva-
sei ai dieci metri. Le foglie sono verde scuro e no anche che i fulmini non avessero potere su
coriacee; se sfregate emanano un aroma molto quest’albero, in quanto pianta sacra a Giove. A
intenso. I fiori sbocciano in alberi separati, tra proposito si racconta che Tiberio, durante i tem-
marzo e aprile; i frutti sono piccole drupe che porali, si cingesse il capo con fronde d’alloro.
diventano nere e lucide in autunno, quando rag- Pare che la corona di Napoleone fosse di fron-
giungono la piena maturazione. de d’alloro e con esse ancora oggi s’adornano i
laureati.
Mitologia e Storia
Si pensa che il nome làurus derivi dal latino Proprietà e impiego
laudo. Il mito greco raccontava che Dafne, fug- Viene utilizzato come siepe e frangivento, in-
gendo da Apollo che voleva possederla, fu tra- torno alle case e agli orti. Esso contiene alcuni
mutata in alloro da Gea. I greci usavano ap- composti, tra cui oli essenziali, sostanze grasse,
pendere ai rami di questo albero gli abiti dei tannino, amido, zucchero ed altre sostanze utili.

I fiori dell’alloro e, nelle altre foto, viste ravvicinate


dei rami. Le foglie, molto profumate, sono utilizzate
come condimento in numerosi piatti tipici sardi.

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ALBERI - ARBURES

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ALBERI - ARBURES

Le drupe ridotte in poltiglia si applicano sulle le carni, i pesci, le conserve di verdure (funghi,
parti dolenti per via dei reumatismi. I decotti cardi, carciofi, melanzane), alcuni frutti come i
delle foglie alleviano alcuni disturbi dello sto- fichi secchi che s’infilzano nello spago alternati
maco, aiutano a digerire, decongestionano i a foglie d’alloro. C’è chi ne mette in mezzo al-
bronchi, calmano la tosse e il mal di testa. Se ne l’uva passa. Sarebbe meglio usarle un po’ appas-
fa bollire un pugno in un litro d’acqua per un site, perché perdono il sapore amaro e l’odore
quarto d’ora; il brodo ottenuto si lascia riposa- troppo forte. Le drupe ben mature si lasciano un
re, quindi se ne beve una tazza dopo pranzo ed mese a macerare nell’alcool; si aggiunge poi una
un’altra prima di andare a letto. Versato nella va- quantità più o meno uguale di acqua bollita con
sca da bagno profuma l’acqua. Gli impacchi eli- una dose a piacere di zucchero, si filtra e si spre-
minano i brutti odori e alleviano i gonfiori del- me il tutto ottendendo il liquore d’alloro, ottimo
la pelle. Le foglie vengono usate per insaporire come digestivo.

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ALBERI - ARBURES

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su làuru, mata sèmpere birde, ma fintzas mola, de sos logos a inghìriu
de su Mediterraneu, nos benit dae s’Asia Minore. In Sardinna est a-
reste e bi nd’at meda in logos umbrosos de sos paris e de sas arturas, i-
nue bi proet, ma no b’at fritu meda. Sos prus sunt a lacana de buscos
de èlighe e de crecu. S’artesa podet andare dae ses a deghe metros. Sas
fozas sunt lùghidas, corriatzas e birde-iscuru. Sos frores ispraghent in
matas diferentes, tra martzu e arbile, su frùture est una melighedda
e cando est cota, in s’atonzu, si faet niedda e lùghida.

Mitolozia e Istòria
Fortzis su lùmene de su làuru benit dae su latinu laudo. Sos gre-
cos contaiant ca Dafne, fuìndesi dae Apollo chi dda cheriat a ma-
laoza, si est mudada in làuru. Issos etotu acostumaiant de apicare
in sos chimos de custa mata sos bistimentos de sos malaidos po coi-
tare a che sanare. Sos devinos leziant su tempus benidore apustis n-
de àere brusiau sas fozas. In su santuàriu de Delfi sa Pizia zughiat
una corona de chimos de làuru, sagru a Apollo, su deus chi ampa-
raiat s’arte e sa poesia. In cantu mata sinnu de onore, de groria e
de vitoria, dda pastinaiant in logos sagraos.
Fintzas sos romanos cun sos chimos suos faiant coronas a sos poetas,
a sos eroes e a sos zenerales vitoriosos. Creiant fintzas ca sos lampos In alto e nella pagina a lato: la
no teniant perunu podere suba su lauru, poite fut una mata sagrada pianta con i caratteristici frutti ne-
a Zove. Contant ca Tiberiu, cando lampaiat e tronaiat, si poniat ri. Sotto: con il legno dell’ alloro si
facevano pale e tridenti (palas e
in conca chimos de làuru.
triutzos).
Nachi sa corona de Napoleone fut de chimos de làuru e, como chi est
como, ddos ponent in conca a sos laureaos.

Propiedades e impitu
Su làuru ddu impitant a faere cresuras de domos e de ortos, e po am-
paru dae su bentu. In mesu de sas propiedades chi ddu cumponet b’at
ozu de importu, sustàntzias rassas, tannino, midone etz. Cun sas
méligheddas faent un’impastu chi faet bene a sos dolores reumaticos.
Fainde buddire unu punzu de fozas in d-unu litru de abba, su brou
illebiat sos istrobbos de s’istògomo, azuat a dizerire, a iscatarrare,
allenat su tùssiu e su dolore de conca. Tocat a nde bufare unu tzi-
cherone apustis papau e unu innanti de si che crocare. Betàndeddu
a sa bartza de su bannu, zat unu fragu bellu a s’abba. Sos impacos
che trantzint su fragu malu e allenant s’ufrore de sa pedde.
Sas fozas ddas impitamos a fàere saboria sa petza, su pische, sas bir-
duras in botos (antunna, cardu, cartzofa, perdinzanu), e sa frù-
ture. Ponimos una foza de làuru tra una figu sicada e s’àtera, in-
tradas in s’ispau. B’at zente chi nde améschiat a sa pabassa.
Diat a èssere menzus de impitare sas fozas unu pagu sicas, po bi che
faere pérdere su sabore forte e arrànchiu.
Cun sas méligheddas bene cotas e postas in àrcolo nessi unu me-
se, azunghindebi posca abba pesada a buddire cun su tzùcaru
(sa cantidade est a piaghere) faent unu licore po dizerire.

15
Bagolaro
Suzarga, Surzaga
Celtis australis (Ulmaceae)

Habitat e descrizione
Il bagolaro preferisce terreni freschi, acidi, ric-
chi di sostanze organiche, ma poiché le sue ra- Sos logos inue creschet e sa descritzione
dici scavano in profondità, cresce anche nei ter- Sa surzaga cheret de prus terrinos friscos e nied-
reni aridi e rocciosi (da cui il secondo nome i- dos, ma dae su mamentu chi sas raighinas iscor-
taliano, spaccasassi). Non teme né il caldo né la rovant in profundidade, creschet fintzas in terri-
siccità, tanto che lo si trova facilmente in colli- nos lanzos e cun rochile. No timet ne caentu ne si-
ne soleggiate. canna e po custu bi nd’at medas in montigos so-
I bagolari sono alberi longevi, spesso secolari, lianos. Est una mata seculare, bi nd’at de chimbe-
e se ne possono trovare di cinque-seicento an- seschentos annos e podet artziare finas a binti-bin-
ni. Possono raggiungere i venti-venticinque me- tighimbe metros. Su truncu arribbat a medire u-
tri di altezza. Il tronco arriva a misurare un me- nu metru de diametru, sa corza est colore de chi-
tro di diametro, la corteccia è grigio cenere, ab- sina, sas fozas sunt birde-iscuru in su chirru ’e su-
bastanza chiara, le foglie sono verde scuro nel- su, colore ’e chisina in suta, che arruent in atonzu.
la parte superiore, grigie in quella inferiore, e ca- Sos frores biddastros ispraghent cando bessint sas
dono in autunno. I fiori verdastri sbocciano in fozas, in arbile-maju. Su frutu est una melighed-
contemporanea alla fogliazione, in aprile-mag- da pitica, sos latinos dda mutiant faba siriaca.
gio. Il frutto è una piccola drupa non più gran- Cando est cota si tinghet a nieddu ed est druche.
de di un cece, detta in latino faba siriaca. Quan-
do è matura si colora di nero e ha un sapore Impitu
dolciastro. In sos tempos colaos, cun sa linna de surzaga sos
massaios faiant mànigas de istrale, de
Impiego cavana, de marrone e àteras ainas
Nel passato, col legno di bagolaro i contadini de tribballu e sos craboneris dda
costruivano i manici per scuri, roncole, zappe faiant a crabone. Cun sa corza sas
e per altri utensili da lavoro; i carbonai con féminas faiant una tinta groga.
i rami facevano il carbone, le donne con la Sos pitzinnos pigaiant a sa mata a
corteccia una tintura gialla. boddire sas méligheddas, a si ddas
I ragazzini si arrampicavano sull’albero papare, ma fintzas a zogare, si ddas
per cogliere le drupe e mangiarle, ma an- tiraiant pari pari cun s’isticarolu
che per giocarci “sparandole” con le cer- de saucu.
bottane di sambuco. In certe zone del- In sartos nostros de custas matas bi
la Sardegna questi alberi sono presenti nd’at mescamente a probe de sos mo-
soprattutto nelle vicinanze dei monu- numentos archeolozicos, ma nde podi-
menti archeologici, in altre un po’ o- mos bìere in sas biddas, poite si arran-
vunque ma soprattutto in territori sel- zat a calesisiat terrinu e zat umbra.
vaggi, ma ne vediamo anche negli abi-
tati per il facile adattamento ai diversi Con il legno del bagolaro si facevano
tipi di suolo e per la loro ombra. i manici delle falci per trebbiare il
grano (sas fraches).

16
ALBERI - ARBURES

FAGACEAE

Esempi di Faga-
cee: le ghiande
del leccio e, nel
disegno, ghiande
e foglie di rove-
rella.

Generalità - Gli alberi di questa importan-


te famiglia risalgono a più di cento milioni di an- Descritzione - Sas matas de custa famìllia
ni fa, come testimoniano i fossili. In autunno sunt antigas dae sos chentu e prus miliones de an-
perdono le foglie; i fiori, maschili e femminili, nos, comente distimonzant sos fossiles. Sas fozas si che
verdi o giallognoli, sbocciano nella medesima bolant in s’atonzu, sos frores birdes o grogatzos, ma-
pianta. I frutti, ghiande e castagne, sono più o sculinos e femininos, ispraghent in sa matessi ma-
meno piccoli e marroni. ta, su frutu, lande e castanza, est piticu e colore de
Il nome Castanea pare provenga dalla città di terra. Sa paràula Castanea amentat una bidda
Kastanis nella Lidia, ricca di boschi di castagni. de sa Tessaglia rica de litos de Castanza, cussa de
Il nome Quercus potrebbe essere celtico, Cuer Quercus podet bènnere dae su tzerticu Cuer = ma-
= albero, o Quer= bello. Entrambe le voci signi- ta, o Quer = bellu. Ambas paràulas ispricant sa
ficano la vera natura di queste piante, simbolo natura de custas matas, sinnu de possanza e de bel-
di potenza e di bellezza. Esse sopportano il tem- lesa. Issas subbecant sas traschias, fritu, abba e ben-
po inclemente, freddo, pioggia e vento, ma an- tu, ma fintzas su caentu e sa sicanna. Sos chimos
che il caldo e la siccità, e sono molto longeve. I russos e fortes si trochent ma no si truncant. Apu-
robusti rami si piegano ma non si spezzano. Do- stis chi ddas brusiant sas matigheddas torrant a
po gli incendi le pianticelle rinascono dalla ba- nàschere dae fundu de su truncu.
se del fusto. In Sardinna ch’at siat matas de Castanza siat
In Sardegna sono presenti sia il genere Casta- ratzas diferentes de Crecu.
nea sia diverse specie di Quercus.

17
Castagno
Castanza
Castanea sativa (Fagaceae)

Habitat e descrizione che, cadono in autunno, dopo la maturazione


Il castagno è albero di montagna non molto dei frutti, e spuntano nuovamente tra aprile e
alta, ma dal clima temperato e piovoso. Ha biso- maggio; i fiori sbocciano tra giugno e metà lu-
gno di terreni fertili, profondi, sciolti e leggeri, ric- glio.
chi di potassio e di fosforo. In Sardegna i casta- I frutti sono degli acheni marroni contenuti
gneti più vasti vegetano nel versante occidentale nei tipici ricci spinosi, prima verdi e chiusi, poi
del Gennargentu, tra Desulo, Aritzo, Tiana, To- giallastri e spesso aperti almeno in parte, quan-
nara e Sorgono; sono diffusi, anche se meno, in do vengono raccolti, da settembre a novembre.
Gallura, Guilcieri, Barigadu e Montiferru.
È un albero maestoso e longevo, che può su- Storia
perare i cinquecento anni: ne esistono di mille- La pianta è originaria dell’Asia occidentale. Le
nari. L’altezza media è di venti metri, in via ec- fonti letterarie che testimoniano la bontà del
cezionale può raggiungere i trenta-trentacin- suo frutto sono molte, dalle Bucoliche di Virgilio
que metri; il tronco può superare i quattro me- alla Storia Naturale di Plinio, fino alle opere di
tri di diametro. tanti scrittori e poeti moderni e contempora-
La corteccia forma dei cordoni longitudinali; nei, che ne esaltarono la bontà e chiamarono il
le foglie, lunghe ed ellitti- castagno albero del pane.

18
L’infiorescenza del castagno.
Nella pagina a lato:
i ricci ancora verdi e, nella
foto piccola, un albero fiorito.
ALBERI - ARBURES

Un tempo il legno del castagno si utilizzava intensamente per produrre ogni genere di oggetti. In queste foto:
arcolai (sos ghindalos); un carretto per i bambini (su carrutzu); una vecchia cassapanca (sa cassia).

Le cassapanche sarde venivano In queste foto, una cassapanca vista Contenitori per lavorare il formag-
usate per riporre svariati oggetti. chiusa e aperta. gio(iscos de faere su casu).

La culla(su brassolu). Macinini per il caffè (sos molinetes). Tavolo per fare il pane (mesa de
faere su pane).

Oggetti per lavorare e marcare il Setacci per la farina (sedatzos). Tavolino e seggiole (mesighedda e
pane (trastes po su pane). iscannitos).

Proprietà e impiego to ricche di glucidi, di sali minerali, di vitamine


Il legno, resistente e semiduro, viene utilizzato B e C e di tannino. Sono buone anche secche e
per fare mobili di tutti i tipi, travi, porte e finestre tuttora rientrano nella preparazione di squisite
e, in passato, per realizzare le sponde del carro. pietanze e di dolci.
Le castagne si raccolgono da terra dopo aver- Per avere capelli lucidi e lisci si sciacquano in
le liberate dai ricci, che si fanno cadere dall’al- un litro d’acqua dove sono state bollite una
bero colpendoli con bastoni. Un tempo, in mol- manciata di foglie di castagno, colte prima del-
ti paesi, mangiate crude, arrostite o bollite, sop- la fioritura. Questo decotto fa bene anche per ca-
perivano alla mancanza di altri alimenti, in quan- tarro e tosse.

20
ALBERI - ARBURES

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa castanza, est mata de monte pagu artu, inue
bi proet ma no b’at fritu meda. Tenet bisonzu de
terra niedda, lebia e prufunda, rica de potassiu
e de fosforo. Che nd’at pagas in su Guilcieri, ma
medas in Barigadu e in sos montes a probe.
Est una mata maestosa e de vida longa, podet
Mestoli per fare il formaggio e la ricotta (frucones po bìvere finas a chimbighentos e prus annos, paret
faere su casu e su soru).
chi si nd’agatat millenarias. S’artesa media est
de binti metros, ma capitat de arribbare a sos
trinta-trintaghimbe, e su diametro de su trun-
cu a bàtoro metros e prus. S’iscorza est sinnada
dae artu in bassu dae cordones; sas fozas, longas
e ovales, che arruent in s’atonzu, apustis de cò-
ghere su frutu, torrant a bogare dae arbile a
maju; sos frores ispraghent dae sa fine de làm-
padas a sa metade de trìulas. Su frutu est ain-
tro de s’eritzu ispinosu, prima birde, posca gro-
gatzu. Che ddu regollint in sos meses de cabu-
Anche il falegname realizzava i suoi strumenti in danni e de santandria
castagno. Ecco le pialle (pranas), che si potevano fare
anche in olivastro.
Istòria
In sos tempos prus antigos b’aiat matas de castan-
za in s’Asia otzidentale. Medas sunt sos paperis in s’i-
stòria literaria chi distimonzant sa bontade de cu-
stu frutu, dae sas Bucolicas de Virzilio a sa Història
Naturalis de Plinio, finas a sas operas de sos iscrito-
res e de sos poetas modernos e de oe, chi dd’ant ban-
tau e ant tzirriau sa castanza sa mata de su pane.

Propiedades e impitu
Cun sa linna de castanza, meda resistente,
faent dònnia zenia de mobìlia, petzos, zennas e
fentanas. In sos annos colaos faiant sas zerdas
de su carru.
Su frutu che ddu collint de terra e che ddu bo-
gant dae s’eritzu chi che iscudent de sa mata cun
d-unu fuste. In medas biddas papaiant sa castan-
za, crua, arrustia o cota a buddiu, a su postu de à-
teros alimentos, poite b’at in cantidade glucidi, sa-
les minerales, vitamina B e C e tannino. Dda po-
diant fintzas sicare. Ancora oe b’at chie cun sa ca-
stanza faet màndigos saborios e druches.
Po illughidare e allìsiare sos pilos ddos sàmunant
in d-unu litru de abba pesada a buddire cun d-
Qui sopra: uno degli utilizzi più noti di questo legno
sono i taglieri (sos trazzeris), i mestoloni (sos truddo- una zunta de fozas de castanza, boddias innan-
nes) e i mestoli (sa terudda, nella foto piccola). A de- tis de ispraghere sos frores, custu brou faet bene
stra: pale del forno, per cuocere il pane (palas de su fintzas a chie est tussiu e acatarrau.
furru).

21
Cotogno
Mela chidonza
Cydonia vulgaris (Rosaceae)

Habitat e descrizione tarono a Roma i cotogni, che là vegetavano in


Il cotogno proviene dall’Asia occidentale e abbondanza. Di vero c’è che la cotogna era un
centrale, ma lo si coltiva nell’area mediterranea frutto assai apprezzato nel mondo antico. In
da tempi molto antichi. Attecchisce in terreni Grecia era offerto agli dei nei riti religiosi; do-
freschi e ricchi di humus, in pianura e nei mon- nato da un uomo a una donna era pegno di a-
ti, nei climi caldi e freddi. Si può innalzare per more e le spose, prima di entrare nella camera
alcuni metri. Le foglie, ovali e di colore verde- nuziale, dovevano mangiare una mela cotogna.
lucido, cadono a fine autunno, rispuntando in Forse fu uno di questi frutti a provocare la di-
primavera insieme ai fiori, che sono bianchi e scordia tra Giunone, Atena e Venere.
rosa. I frutti maturano in autunno, sono di co-
lore giallognolo, ricoperti da peluria. Hanno sa- Proprietà e impiego
pore asprigno e caratteristico; si possono con- È risaputo che i medici greci e romani ne co-
servare per gran parte dell’inverno. noscevano le proprietà alimentari e salutari.
Grazie alle sostanze contenute (glucosio, mu-
Mitologia e Storia cillagini, amido, enzimi, oli, tannino ecc.), la
Dice una leggenda che i romani, dopo aver mela cotogna fa bene all’acidità
conquistato la città cretese di Cidonia, por- di s t o m a c o , a i d o -
l o r i reumatici,
alle infiam-
mazio-

Un cotogno e, nella
pagina a lato, il frut-
to. Nella foto piccola,
una giovane mela co-
togna, come si presen-
ta al principio dell’e-
state.

22
ALBERI - ARBURES

ni delle vie urinarie e intestinali e alla diarrea, an-


che a quelle delle bestie. La polpa si cuoce a Sos logos inue creschet e sa descritzione
fuoco basso con poco zucchero, o anche senza, Sa chidonza benit dae s’Asia otzidentale e de
ed acqua a piacere; dopo aver filtrato il liquido mesu, ma in sos logos a inghìriu a su Mediterra-
se ne può bere una tazza all’ora di pranzo e u- neu dda pàstinant dae s’antighidade. Creschet
na all’ora di cena. in terrinos friscos e ricos de humus, in paris e in
Le nostre mamme usavano mettere le coto- montes, cun tempus fritu e caente. Est arta ses
gne, dal profumo forte e gradevole, tra la bian- metros e prus. Sas fozas, ovales e de colore birde-lù-
cheria. Oggi il cotogno è presente in molti giar- ghidu, si che bolant in s’ierru e torrant a bessire
dini anche per la bellezza dei fiori. in beranu, paris cun sos frores biancos e de colore
La confettura è ottima, molto durevole e si rosa. Su frutu coghet in atonzu, si podet collire
può ottenere anche terminando di cuocere la parte manna de s’ierru. Sa corza est piluda e gro-
polpa utilizzata per l’infuso (vedi la ricetta, di se- gatza, su sabore est arghionzu.
guito).
Mitologia e Istòria
Contant ca sos romanos, apustis àere binchiu sos
de sa tzitade cretese de Cidonia, che ant leau ma-
tas de melachidonza a Roma. De seguru b’at ca
fut unu frutu chi aggradaiat in totu su mundu
antigu. In Gretzia ddu oferiant in sos ritos reli-
zosos, e a sas féminas, comente sinzale de amore. Is-
sas nde depiant papare unu innanti de intrare a
s’aposentu de crocare.
Fortzis fut una chidonza a intzitare Giunone, A-
tena e Venere a brigare.

Propiedades e impitu
De beru b’at puru ca sos méigos de cussu tempus
nde connoschiant sas propiedades alimentares e
meighinosas. Difatis sa chidonza faet bene a s’ar-
ghiore de s’istògomo, a s’iscardidura de sas bias
urinarias e de s’istentina, a s’iscurrenziadura,
fintzas a cussa de su bestiamene. Tocat de dda cò-
ghere cun pagu tzùcaru, o sentza, e de nde papa-
re unu tzicherone a s’ora de bustare e unu a che-
nare. Po more ’e su fragu bellu sas massaias nde
poniant calecuna in mesu de sa pannia.
Oe sa chidonza, po sa bellesa de sos frores, est u-
na mata de ortos.
Bona meda est fintzas sa cufetura.

23
ALBERI - ARBURES

La confettura Sa cufetura
Ingredienti: mele cotogne, zucchero e limone Su chi bi cheret: melachidonza a piaghere, tzù-
a piacere. caru e limone tretegau
Preparazione: si privano le cotogne del torso- Comente si faet: tocat de dda impitare chena
lo, si lavano e, senza sbucciarle, si tagliano a pez- su tenaghe e cun sa corza. Dda segamos a can-
zi grossi; quindi si pesano e si mettono a cuocere tos, dda pesamos e dda ponimos a còghere in d-
in una casseruola antiaderente, mescolando con- una cassarola chi no s’atacat, sèmpere mori-
tinuamente. Quando la mela è cotta, si frulla il gande. Cando est cota che istudamos su fur-
composto e si rimette la pentola sul fornello; reddu e dda molimos, posca bi azunghimos su
quindi si aggiunge lo zucchero, da 250 a 500 g tzucaru, 500 gr. po unu chilu de melachidon-
per ogni chilo di mele. Si continua a cuocere fi- za, e dda lassamos in su fogu finas a si caza-
no a quando il composto non si addensa bene. re. Innanti de che dd’istudare bi azunghimos
Prima di spegnere il fornello si aggiunge la buc- sa corza tretegada de su limone. Po ùrtimu,
cia grattugiata del limone, si riempiono i barat- sende sa cufetura ancora buddia, prenimos sos
toli di vetro, si chiudono e si la- botos e ddos ponimos a ifritare issuta de una
sciano raffreddare sotto u- manta.
na coperta. Vassoio con mele cotogne in primo pia-
no e, dietro, melagrane e mele, che si
utilizzano per l’ottima confettu-
ra della pagina a lato. In
alto: l’utilizzo più fre-
quente per questa
confettura è
la crostata.

24
Fico
Figu, Ficu, Carriga, Figga
Ficus carica (Moraceae)

Habitat e descrizione settembre-ottobre, a seconda delle zone e del-


Del fico esiste la varietà selvatica, il caprifico, le diverse varietà. I veri frutti sono i semi e la pol-
a carattere arbustivo, e quella coltivata che può pa è formata da ciò che resta del fiore.
raggiungere uno sviluppo di dieci metri. En- In molti casi i frutti maturano due volte al-
trambe crescono anche nei terreni sassosi, pia- l’anno sullo stesso albero, all’inizio e alla fine
neggianti e collinari, purché soleggiati. Quanto dell’estate.
più la terra è magra e asciutta, più i frutti sono
ricchi di zucchero, di proteine e di vitamine. Mitologia e storia
Il legno del tronco è leggero, la chioma mol- Proveniente dal Medio Oriente, dove era te-
to ampia, le foglie larghe e a forma di cuore. nuto in grande considerazione ed era alla base
I fiori, maschili e femminili, si trovano in pian- dell’alimentazione di quei popoli, il fico si è dif-
te separate, sono numerosi e molto piccoli e fio- fuso in tutta l’Asia, nel Nord Africa, in Europa
riscono in inverno. Quello che noi chiamiamo e successivamente in America. Il nome deriva
frutto è in realtà un’infruttescenza, detta soro- dalla radice fik = succo; nessun frutto è infatti
sio, che matura in estate, succulento come il fico. Il nome scien-
a partire da giugno- tifico carica si riferisce alla Ca-
luglio e fino a ria, regione dell’Asia Mi-
nore, oggi Turchia,
specializzata
nella sua
coltiva-
zione.

26
ALBERI - ARBURES

Nella Bibbia leggiamo che Adamo ed Eva, do- Gli scrittori greci e latini parlano di frequente
po aver mangiato il frutto proibito, si accorse- di quest’albero. Platone scrive che il frutto del
ro delle proprie nudità e le coprirono con foglie fico è dei filosofi. Lo descrivono Teofrasto (IV
di fico. Altrove si legge che la vite e il fico, sim- secolo a.C.) e Plinio (I secolo d.C.). Ne parla-
bolo quest’ultimo d’Israele, erano segni di pro- no Ovidio nelle Metamorfosi e Apicio nella sua
sperità. Ai tempi di Salomone “ciascuno sta sot- De re coquinaria. Egli consiglia di cucinare nel
to la propria vite e il proprio fico”. Ai tempi di Da- brodo di fichi e di alloro il prosciutto delle scro-
vide c’erano i sovrintendenti per gli olivi e per fe, ingrassate con fichi secchi.
i fichi, tanto diffusi e necessari agli uomini che Nei primi secoli dell’Era Cristiana alcuni Padri
nei Salmi leggiamo come Dio, irato per i loro della Chiesa considerarono il fico simbolo del
peccati, li abbia distrutti assieme alle viti. peccato, ma S. Agostino scorgeva in quest’al-
Presso molti popoli, qui ricordiamo quelli del- bero la misericordia divina, e S. Girolamo ne
l’Egitto e dell’India, l’Albero della Vita era raf- considerava il frutto come un dono dello Spiri-
figurato dal fico, che i buddisti chiamano an- to Santo.
che Albero della Saggezza, perché Buddha eb- Nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni, il fi-
be quest’ultima mentre era seduto accanto a un co ha ispirato molti poeti. García Lorca scrive-
albero di fico. Comunque questo era specie di- va “il fico mi tende le braccia…- il fico mi urla
versa da quella diffusa nell’area mediterranea. e m’assale - tremendo e moltiplicato…”
Nel mito greco il fico è simbolo di vita fecon-
da, ma anche di morte. Si racconta che Dioni- Proprietà e impiego
so avesse piantato un fico all’ingresso dell’Ade. Ciò che conta è che il fico si mangia perché
Nelle feste a lui dedicate si portava in proces- buono, saporito, nutriente ed energetico per il
sione, insieme alle anfore di vino, alla vite e al ca- corpo e per la mente. Possiede inoltre molte
pro, un cestino di fichi secchi. Le donne usava- proprietà salutari, vitamine, sali minerali, pro-
no appendere collane di fichi selvatici tra gli al- teine, zuccheri ecc. Fa andare di corpo, aiuta la
beri del proprio orto. digestione e scioglie il catarro.
In Grecia, oltre a mangiare i fichi, freschi e sec- Un fico fresco, tagliato a metà e posto sugli
chi, li arrostivano. occhi per 15-20 minuti, ne elimina il gonfiore.
A Roma il fico era sacro a Saturno, dio della fer- Il decotto ottenuto facendo bollire per quindi-
tilità al pari di Dioniso. Sarà forse perché il frut- ci minuti tre fichi secchi in un quarto di latte, be-
to, se aperto, ricorda i genitali femminili, men- vuto caldo porta giovamento ai disturbi delle
tre se è chiuso rassomiglia a quelli maschili. I vie respiratorie.
latini avevano in grande considerazione il fico, Il lattice che fuoriesce dal frutto appena colto
tanto che un albero secolare si trovava nel Fo- veniva utilizzato per curare i calli, i porri e i
ro romano. Era chiamato Ficus Ruminalis, da morsi delle bestie, insetti compresi e, da qualche
rumen-mammella, perché si credeva che alla sua pastore, per cagliare il latte.
ombra la lupa avesse allattato Romolo e Remo. I diabetici e gli obesi dovrebbero evitare di man-
In realtà, non era proprio quello “originario”: giare fichi per gli zuccheri, presenti in notevole
infatti, quando si seccava, lo sostituivano con quantità.
un altro di uguali dimensioni. Con i fichi si fanno ottime confetture.
Vassoio con fi-
chi maturi a
buccia verde e
a buccia vio-
letta. A lato, i
rami di un
albero carico
di frutti. Nel-
la pagina ac-
canto, una
pianta.

27
ALBERI - ARBURES

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sas matas de figu, s’areste, tzirriada cabrufigu, chi si faet a mola, e sa pastinada, creschent
fintzas in terrinos pedrosos, abbastet chi sient solianos.
Cantu prus sa terra est lanza e lebia, tantu prus su frutu est ricu de propiedades.
Sos chimos de sa figu si allargant, ma podent artziare finas a deghe metros, sa linna de su
truncu est lebia, sas fozas sunt mannas a froma de coro. Sos frores, masculinos e femininos,
arreant piticheddeddos e ispraghent in matas diferentes. Sunt cussos chi nois connoschimos co-
mente su frutu, mentras custu est su sèmene chi est ameschiau a sa prupa, su chi arreat de
su frore.
Sa figu coghet duas bortas a s’annu, a comintzu e a urtimu de istiu.

Mitolozia e Istòria
Dae su Medioriente, inue fut unu màndigu de importu, sa figu dd’ant pastinada in totu s’A-
sia, in su Nord Africa e in Europa, apustis in America.
In sa Bibbia lezimos ca Adamo e Eva, apustis de àere papau sa frùture preubbia, si sunt ab-
bizaos de èssere nuos e si ant ammuntau sa natura cun fozas de figu. Lezimos puru ca sa bide
e sa figu, sinnu custu de Israele, funt sinnales de abbundantzia.
Medas pòpulos, innoghe ammentamos sos de s’Ezitu e de s’India, cussideraiant sa figu s’Ar-
bure de sa Vida e sos buddistas dda tzirriaiant Arbure de Sabiore, su chi fut beniu a Buddha
tzetziu acanta a una ratza de figu, mancari esseret diferente de cussas chi creschent in sos lo-
gos a probe de su Mediterraneu.
In sa Mitolozia greca sa figu est sinnu de vida fèrtile, ma fintzas de morte. Nachi Dionisu
nde aiat pastinau una mata in s’intrada de s’Ade. Sas féminas apicaiant coronas de figu a-
reste in sas matas de s’ortu. In Gretzia papaiant sa figu frisca, sicada e fintzas arrustia.
In Roma sa figu fut sagrada a Saturno, deus de sa fertilidade che Dionisu. At a èssere po cu-
stu chi su frutu, cando est isperrau, est sinnu de sa natura de sas féminas, de sa ’e sos omines
cando est serrau. A dònnia modu sos latinos dda teniant in contivizu si est beru chi in su Fo-
ru romanu b’aiat una mata de figu seculare, sa Ficus Ruminalis, dae rumen – tita, ca in su-
ta de s’umbra sua, nachi, sa lupa aiat allatau Romolo e Remo. Cando si che sicaiat nde pa-
stinaiant luego un’àtera mata.
De sa figu faeddant fitianu iscritores grecos e romanos: po Platone fut su frutu de sos filosofos,
mentras Teofrasto e Plinio nde ant ispricau sa natura. Dd’ant muntovada Ovidio in sas Me-
tamorfosi e Apicio in su libbru suu de coghina.
In sos primos sèculos de su Cristianesimu calecunu Padre at iscritu ca custa mata fut sin-
nu de pecau.
Ma S. Austinu in sa figu bidiat sa misericordia de Deus e S. Zirolamu iscridiat ca su frutu
fut un’istrina de s’Ispiridu Santu.

Propiedades e impitu
Su chi contat est ca papamos sa figu ca est bona, saboria, sustantziosa e zat fortza a sa care-
na e a sa mente. Zughet vitaminas, proteinas, sales minerales, tzùcaru etz. Est meighinosa, faet
andare de corpus, azuat a dizerire e a iscatarrare. Sa figu isperrada e posta in sos ogos che trant-
zit s’ufrore. Su brou de tres figos sicas postas a buddire in d-unu quartu de abba po bindighi
minutos e bufau caente faet bene a sos istrobbos respiratorios.
Su late chi bogat su frutu cando ddu boddimos faet bene a sos pirinzones e a sa mossicadura
de onni zenia de bobboi, calecunu pastore dd’impitaiat a cazare su late.
Po s’abbundantzia de tzucaru diat a essere menzus a no nde papare sos diabeticos e sos rassos.
Cun sa figu podimos fàere sa cufetura bona meda.

28
ALBERI - ARBURES

La confettura mettono in una teglia che s’infila nel forno cal-


Ingredienti: per 1 kg di fichi ben maturi, con do, ma spento. Per ultimo si bucano con l’ago
la buccia, sono sufficienti 300 grammi di zuc- su cui è inserito lo spago, alternando i fichi con
chero e un limone. foglie d’alloro, o con gambi di finocchietto sel-
Preparazione: si mette un tegame largo sul for- vatico. La corona così fatta si ripone in dispen-
nello con 1 dl d’acqua, il succo del limone, lo sa, in soffitta o in cantina, comunque in un luo-
zucchero e, quando bolle, si versano i fichi con go fresco, appesa a un chiodo di legno.
la buccia, tagliati in quattro. Si fanno cuocere a A Sedilo e nei paesi vicini si offrivano fichi sec-
fiamma bassa, schiumando il liquido di tanto in chi ai bambini che andavano di casa in casa a
tanto, finché non si condensa. Quindi vi si ag- chiedere frutta autunnale, fresca e secca, dicen-
giunge la buccia grattugiata del limone e si riem- do “Per le anime del Purgatorio”. Era facile ac-
piono i vasetti di vetro, si chiudono bene e si si- contentarli perché in tutte le case i cestini era-
stemano coperti di panni pesanti, perché raf- no colmi di melagrane, mele cotogne, castagne,
freddino gradatamente. noci, mandorle e, appunto, fichi secchi.

I fichi secchi
Si colgono dall’albero quelli sani, ben maturi Sa cufetura
e possibilmente già un po’ secchi, si sistemano Su chi bi cheret: po 1 kg de figu bene cota ab-
su una tavola e si espongono al sole, avendo cu- bastat 300 gramos de tzùcaru e 1 limone.
ra di girarli ogni tanto. Quando sono pronti si Comente si faet: ponimos una cassarola larga
in su furreddu, una tassita de abba, su sutzu de
su limone e su tzùcaru, ddu lassamos buddire e
che betamos sa figu chena ispuligare, segada a ba-
toro cantos. Dda faimos còghere a fogu lenu, i-
sprumande su sutzu de pagu in pagu. Cando e-
st cazau azunghimos sa corza tretegada de su
limone e prenimos sos botos. Ddos tuponamos e
ddos ammuntamos cun d-una manta po ifrita-
re a bellu a bellu.

Sa figu sicada - cariga - figardu


Comente si faet: boddimos sa figu sana, bene cota e
unu pagu sica e dda assetiamos in susu de una taula,
lassandedda in su sole finas chi est sica de su totu. Po-
sca dda ifurramos in d-una lama po unu tantu de mi-
nutos a furru istudau. A ùrtimu dda istampolamos
una po una cun s’agu ifilada a una cordiola e in me-
su bi ponimos fozas de làuru, o de finugu. Sa corona
gasi fata dd’apicamos a unu rocu fichiu in su muru.
A Sedilo, e in sas biddas a probe, istrinaiant sa figu
sicada a sos pitzinnos cando, po sos mortos, andaiant
de domo in domo a pedire frùture atonzina, frisca e si-
ca, nande “Animas de Prugadoriu Ave Maria”. In
dònnia domo bi aiat pischedditas prenas de fruture
sica e de cariga.

La confettura di fichi.
Leccio
Ilighe, Élighe
Quercus ilex (Fagaceae)

Habitat e descrizione Purtroppo nel corso dei secoli le hanno quasi


Il leccio non ha preferenze in fatto di terreni: distrutte i vari dominatori che si sono succedu-
è resistente al freddo, al calore del sole, agli sbal- ti nell’isola, dai cartaginesi ai romani, che ave-
zi di temperatura, anche se cresce meglio nei vano bisogno di grano per sfamare gli eserciti,
climi temperati, in pianura e in montagna. ai piemontesi e al governo italiano dopo l’U-
È un albero molto longevo, può raggiungere nità, che vendette estesi boschi a società senza
un’età che va dai cinquecento ai mille anni e scrupoli per trarne carbone e traversine per i bi-
un’altezza fino ai venti metri. Più di un metro nari.
è il diametro del tronco, con legno rosso-bru-
no, duro e resistente. I rami sono fitti, le foglie Proprietà e impiego
verde scuro di sopra, grigiastre sotto. La fiori- Nel bosco di lecci pascolano greggi di pecore
tura si ha nella tarda primavera. I frutti sono le (per il fogliame) e soprattutto branchi di maia-
ghiande, di color castano e di dimensione va- li che divorano le ghiande sulla terra priva di er-
riabile. ba. Spesso la pianta è colpita dai bruchi di un Le-
pidottero, Lymantria dispar, che si mangia le
Storia foglie e condiziona lo sviluppo della chioma;
In Sardegna le foreste di lecci, che si riprodu- talvolta la quantità di ghiande diventa insuffi-
cono in modo spontaneo, erano molto estese. ciente a sfamare il bestiame.

In queste pagine: le ghiande del leccio e un


ramo fiorito.

30
ALBERI - ARBURES

Con il tronco di leccio si facevano le travi dei


tetti, i telai, le maciulle per il lino, i gioghi dei Sos logos inue creschet e sa descritzione
buoi, gli aratri e i carri. I carbonai con i rami S’élighe no tenet preferèntzia de terrinu, subbe-
grossi facevano il carbone, i fini venivano uti- cat su fritu, su calore de su sole, sa mudadura de
lizzati nelle case per accendere il fuoco e il for- su tempus, ma creschet menzus inue su crima est
no. Col tannino contenuto nella corteccia si a mesu témpera, in paris e in montigos.
conciavano le pelli. Con le galle, strutture sfe- Est una mata seculare, podet arribbare a lòmpere
riche destinate alla deposizione delle uova e ge- chimbe, e fintzas deghe, sèculos e a créschere in ar-
nerate da insetti della stessa famiglia delle ve- tesa binti metros, su truncu medit prus de unu
spe, si faceva una specie di inchiostro, ed inol- metro de diametro. Sos chimos sunt cracos, sas fo-
tre i ragazzini ci giocavano a biglie. zas de colore birde iscuru in su chirru de susu, co-
lore de chisina iscuru in suta sos frores, ispraghent
a urtimos de beranu. Su frutu est cussu chi mu-
timos lande, colore de castanza e de mannesa di-
ferente s’unu dae s’àteru.

Istòria
In Sardinna sos litos de élighe, chi naschet solu so-
lu, funt mannos e possentes. Male po nois sos do-
minadores che ddos ant isperdios, comintzande
dae sos cartazinesos e sos romanos chi teniant bi-
sonzu de trigu a isfamigare sos esertzitos, finas a
sos piemontesos e a su guvernu italianu chi, apu-
stis s’Unidade, at béndiu buscos intreos a sotzie-
dades de malasintrannas, a fàere crabone e bi-
narios.

Propiedades e impitu
In su buscu de élighes paschent arbeghes e procos
chi si che unturzant su lande in su terrinu chena
erba. Cando sa ruga impestat sa mata, si che pa-
pat sas fozas, e su pagu lande no isfamigat su be-
stiamene.
In sos tempos colaos, cun su truncu de elighe
faiant sos petzos de sas crabeturas, sos telarzos,
sas àrganas, sos zuales, sos araos e sos carros. Cun
sos chimos russos sos crabonajos faiant su crabo-
ne, mentras sos chimos fines ddos impitaiant in
sas domos a allumare su fogu e su furru. Cun su
tanninu de s’iscorza contziant sas peddes. Cun
sa làddara fata dae sos bobbois de sa matessi
famìllia de su espru, sas féminas faiant una ze-
nia de tinta po iscriere. Sos pitzinnos bi zoghiant
a brìllias.

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ALBERI - ARBURES

Su cafè de lande
Finas a sos annos chimbanta de su sèculu XX
sas massaias ispuligaiant su lande, ddu turraiant,
ddu mòliant e faiant una zenia de cafè.

Su pane de lande
Ancora in sas primas deghinas de su Noighentos
in calecuna bidda faiant su pane de lande. Ddu
poniant a modde paritzas dies, posca dd’ispuli-
gaiant e ddu poniant a còghere in d-una paded-
da manna cun abba e lunzana. Ddu lassaiant cò-
ghere nessi oto oras, posca che ddu sucutaiant, d-
du mòliant e ddu impastaiant cun abba ame-
schiada a chisina de sermentu, a urtimu bi a-
Qui sopra e in basso a destra (foto piccole): alcune
zunghiant ozu de lardu. Cun custu impastu
parti degli antichi telai per tessere erano fatti con le-
gno di leccio, così come le selle per gli asini e soprat- faiant panes mannos chi assetiaiant in fozas de
tutto i carri a buoi. Nella pagina a lato: i giovani fragu bellu e ddu ifurraiant. Cando fu dorau
tronchi dei lecci crescono spesso strettamente affianca- che ddu bogaiant dae su furru e ddu segaiant a
ti, quasi a sembrare una sola pianta. fitas. Nachi su sapore fut unu pagu arghionzu,
ma in annos de fàmene ddu papaiant cun gana.
Tocat a nàrrere ca fut sustantziosu. Su tannino
Il caffè di ghiande chi est in su lande est tonicu e istringhet, in sa
Fino agli anni Cinquanta del secolo XX le ca- lunzana b’at medas sales minerales, ferru, cal-
salinghe sarde e non solo sbucciavano le ghian- cio, magnesio, fosforo, sodio etz. In prus faet bene
de, le tostavano e le macinavano per fare il sur- a sas istentinas e a sas ulceras.
rogato del caffè.

Il pane di ghiande
Ancora nei primi decenni del 1900 in alcuni
paesi si faceva il pane di ghiande. Le mettevano
a bagno in acqua fredda per qualche giorno,
quindi le sbucciavano e le cuocevano in una ca-
piente pentola con acqua e argilla, per almeno ot-
to ore. Quindi le scolavano, le macinavano e le
impastavano con acqua mischiata a cenere di sar-
mento. A questo impasto mischiavano un po’
di strutto e confezionavano dei grossi pani che
cuocevano nel forno su foglie di erba aromati-
ca. Quando erano dorati, li sfornavano e li ta-
gliavano a fette.
Dicono che il sapore fosse un po’ agro, ma ne-
gli anni in cui c’era grande fame si mangiavano
volentieri. Questo pane era nutriente: il tannino
che abbonda nelle ghiande ha proprietà toniche
e astringenti, l’argilla contiene minerali come il
ferro, il calcio, il magnesio, il sodio e tanti altri.
Inoltre può favorire il superamento di patologie
come disturbi intestinali e ulcere.

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Mandorlo
Mèndula
Amygdalus communis - Prunus dulcis
(Rosaceae)

Habitat e descrizione fascinati dal suo mantello di fiori bianchi e ro-


Il mandorlo, proveniente dall’Asia sud occi- sati che non temono i rigori dell’inverno, e so-
dentale e dai Balcani, cresce ovunque nelle zo- no i primi ad annunciare la primavera.
ne a clima mediterraneo, dalla pianura alla mon- Sarà perché può sopportare il freddo che anche
tagna. Non teme i freddi, ma preferisce i luoghi la religione cristiana considerò il mandorlo mi-
riparati. racoloso. In Abruzzo c’e l’usanza di lasciare a
In altezza può raggiungere i nove metri. Le Natale la tavola imbandita e la porta aperta per
foglie, strette, un po’ allargate verso la parte ricordare Gesù Giuseppe e Maria che, scappan-
centrale, cadono in autunno e rispuntano (tra do dalle guardie di Erode, trovarono riparo sot-
marzo e aprile) dopo i fiori, che sono ermafro- to un mandorlo, che nascose la Sacra Famiglia
diti. I frutti hanno la scorza verde-grigiastra che sotto un manto di fiori bianchi, sbocciati anzi
avvolge uno strato coriaceo con dentro il seme, tempo.
ossia la mandorla. Esistono oltre seicento va- Di esso hanno scritto pagine bellissime i poeti
rietà di mandorli, che tra l’altro si utilizzano per nordici, come W. Goethe e Rainer Maria Rilke;
innestare il prugno, l’albicocco e il pesco. lo hanno dipinto molti pittori, tra cui Van Gogh.

Mitologia e Storia Proprietà e impiego


Il mandorlo, sacro nell’antica Grecia, è stato Le mandorle maturano d’estate e si lasciano
considerato un albero che ha del prodigioso. seccare sull’albero, quindi si colgono, o si rac-
Lo hanno cantato i poeti e dipinto i pittori, af- colgono dal terreno. Si pestano con il martello

34
ALBERI - ARBURES

per togliere il seme, che è la parte commestibi-


le. Contengono vitamine, proteine, sali minerali, Sos logos inue creschet e sa descritzione
zuccheri, oli vari, che ne fanno un alimento di Sa mèndula benit dae s’Asia sud-otzidentale e
elevato valore nutritivo, energetico, antianemi- dae sos Balcanos. A inghìriu de su Mediterraneu
co. Il decotto di fiori, foglie, semi e guscio è di- creschet in totue, dae sos paris a sos montes, no ti-
gestivo, sedativo, emolliente e lassativo. I semi met su fritu, ma bi aggradat de prus sos logos
fatti a sciroppo apportano sollievo alla tosse. Il cuerraos. Podet artziare fintzas a noe metros. Sas
latte di mandorla rinfresca gli intestini. fozas sunt istrintas, allargadas acanteddu in me-
Con le mandorle sbiancate e macinate si fa u- su, si che bolant in s’atonzu e torrant a bogare a-
na salsa per condire i maccheroni. Lasciate intere pustis sos frores, tra martzu e arbile. Sos frutos zu-
si possono coprire di cioccolata o di glassa di ghent sa corza birdastra, custa imboligat unu pi-
zucchero; spezzate o macinate, si usano per fa- zu corriatzu, aintro bi est su sèmene, chi mutimos
re torte e molti dolci tipici. mèndula. In custa mata faet a b’innestare sa pru-
na, su barracoco e su péssighe.
In queste pagine: un mandorlo durante la tipica e
spettacolare fioritura invernale, l’albero con le foglie
(foto piccola) e i frutti pronti per essere raccolti, an- Mitolozia e Istòria
cora all’interno del guscio verde. Sa mèndula dd’ant cussiderada una mata me-
ravizosa, dd’ant cantada sos poetas e pinturada sos
pintores, ispantaos de su mantu de frores biancos e
de colore rosa chi no timent a su fritu de s’ierru e
sunt sos primos a annuntziare a beranu.
At a èssere ca podet subbecare su fritu chi puru sa re-
lizone cristiana dd’at cussiderada meraculosa. In A-
bruzzo b’est s’usantzia de lassare a Paschighedda sa
mesa aparitzada e sa zenna aperta po ammentare
Zesus, Zusepe e Maria chi, fuindesi dae sas gardias de
Erode, ant atzapau aparu in suta de una mata de
mèndula. Issa at cuau sa Famìllia Sagrada in suta
de unu mantu de frores biancos, ispartos innanti de
su tempus, a riscu de s’astrore de s’ierru. De sa men-
dula ant iscritu pazinas bellas meda sos poetas de su
nord, comente W. Goethe e R. Maria Rilke, dd’ant
pinturada paritzos pintores, Van Gogh.in mesu.

Propiedades e impitu
Sa mèndula, sagra in sa Gretzia antiga, est bona
a papare in s’istiu, ma dda lassant sicare in sa ma-
ta, posca dda boddint, o che dda collint dae terra. D-
da pistant cun su martzeddu e bi che bogant su chiu.
Zughet vitaminas, proteinas, sales minerales, ozos, e
po cussu est un’alimentu sustantziosu chi zat fortza
e salude. Su brou de sos frores, de sas fozas, de su chiu
e de sa corza allenat sos nérbios e faet dizerire. S’is-
siropo de su chiu illebiat su tussiu, su late ’e mendula
ifriscat sas intestinas. B’at chie ponet sa mèndula, fa-
ta in biancu e mòlia, a cundire sos macarrones, las-
sandedda intrea dda imbestit cun su tzuculate, o
cun sa capa de tzùcaru; afitada o mòlia, dda ponent
in sas trutas e in medas calidades de druches.

35
ALBERI - ARBURES

Lo sciroppo
Si fa con un etto di mandorle sgusciate, sbian- S’issiropo
cate e macinate, che si fanno bollire in due litri Ponimos a buddire in duos litros de abba cun
d’acqua con un etto di zucchero fino a con- tres untzas de tzùcaru, tres untzas de mèndula, i-
densarsi. Si lascia riposare e se ne bevono tre spuligada, fata in biancu e mòlia, e dda lassa-
bicchierini al giorno. La stessa quantità, mesco- mos fintzas a si cazare. Apustis chi at pasau nde
lata a latte o ad acqua termale, rende liscia la bufamos tres tassitas a sa die. Sa matessi cantidade,
pelle e spiana le rughe del viso. amischiada a su late, o a s’abba termale, allìsiat
sas pinnigas de sa pedde.
I germini
Ingredienti: 400 g di mandorle sgusciate, sbol- Sos Zerminos
lentate nell’acqua per togliere la pellicina e ta- Su chi bi cheret: 400 g de mèndula ispuligada, fa-
gliate fini, oppure anche tostate, 400 g di zuc- ta in abba buddia e segada a fine, o fintzas tur-
chero, la scorza di un limone. rada, 400 g de tzùcaru, una corza de limone.
Preparazione: si versa lo zucchero nel tegame Comente si faet: in d-una cassarola cun mesu
con mezzo bicchiere d’acqua e la buccia del li- tassa de abba ponimos a buddire po 20 minutos su
mone, e si fa bollire per 20 minuti. Si aggiun- tzùcaru e sa corza de limone. Cando est tirau a
gono le mandorle e si rigirano finché assorbono puntu che betamos sa mèndula, morigàndedda
l’acqua e diventano bianche. Volendo si può ag- sèmpere, finas chi su tzùcaru che dda suspit e si e-
giungere un bicchiere di liquore. Quando il com- st fata bianca. Cherinde podimos azùnghere u-
posto si è raffreddato si formano i fiori della na tassa de licore. Cando s’impastu si ch’est ifri-
grandezza che si desidera. tau faimos sos frores de sa mannesa chi cherimos.

I sospiri
Ingredienti: 1 kg di mandorle sbiancate e ma-
cinate, 1 kg di zucchero, mezzo bicchiere d’ac-
qua, un bicchiere di liquore (anice o sambuca),
la scorza grattugiata di tre o quattro limoni.
Preparazione: in un tegame si versa lo zucche-
ro con mezzo bicchiere d’acqua e si mette sul
fornello a fiamma bassa per farlo sciroppare, poi
si aggiungono le mandorle e il limone rimestan-
do continuamente fino ad amalgamare bene il
composto, che si deve attaccare al tegame. Si spe-
gne il fornello e si fanno le palline della grandez-
za di una noce, inumidendosi di tanto in tanto le
mani nel liquore: così facendo l’impasto non si ap-
piccica e i dolci sono più buoni. Per ultimo si fan-
no rotolare le palline nello zucchero e si lasciano
asciugare. Il giorno successivo s’incartano nella
carta velina, intagliata con le forbici.

Qui a lato: i sospiri (in basso, quelli già confezionati


nella carta velina). Nella pagina a lato: in alto, le
mandorle ancora con il guscio e un piatto con i frut-
ti già sgusciati e “sbiancati”, cioè privati della buc-
cia. Nella foto grande, i germini fatti con le man-
dorle tostate (a fianco, una ciotola con un po’ di
mandorle ancora con la buccia). Questi dolcetti si
possono fare anche con le mandorle solamente sbol-
lentate.

36
ALBERI - ARBURES

Sos Suspiros
Su chi bi cheret: 1 kg de mèndula mòlia, 1 kg de tzùcaru, mesu tassa de abba, una tassa de licore, sa cor-
za tretegada de tres-bàtoro limones. Comente si faet: che betamos su tzùcaru a sa cassarola cun s’abba, d-
du faimos tirare a puntu in su furreddu a fogu lenu. Posca bi che azunghimos sa corza de limone e sa mèn-
dula, morigande sèmpere finas chi s’impastu si cazat e si atacat a sa cassarola. Ch’istudamos su fogu e n-
de atundamos una pitzigada de sa mannesa de una nughe. De tretu in tretu tocat de nos ifundere sas
manos in su licore, po no s’apitzigare s’impastu, ma fintzas ca sos suspiros sunt prus bonos. Po ùrtimu d-
dos faimos troulare in su tzùcaru. Ddos lassamos assutare e s’incras ddos imboligamos in sos paperis.

37
ALBERI - ARBURES

I ravioli di mandorle
Ingredienti per la pasta: 500 g di semola, 50 g Sos culurzones de mèndula
di strutto, acqua. Su chi bi cheret po sa pasta violada: 500 g de
Ingredienti per l’impasto: 250 di mandorle sìmbula, 50 g de ozu de lardu.
sgusciate sbiancate e macinate, 250 g di zuc- Su chi bi cheret po s’impastu: 250 g de mèndula
chero, la buccia grattugiata di 1 limone, 1 bic- ispuligada, fata in biancu e mòlia, 250 g de tzù-
chierino di liquore bianco, zucchero a velo, o- caru, sa corza tretegada de unu limone, una tas-
lio per friggere. sita de licore, tzùcaru a velo, ozu a friere.
Preparazione: si impasta la farina con acqua Comente si faet: impastamos sa sìmbula cun ab-
tiepida, si apre l’impasto e vi si spalma lo strut- ba tebia, dda cariamos finas a dd’ apraniare, po-
to, si continua a lavorare fino al suo completo sca a su cumassu apertu bi unghimos s’ozu de pro-
assorbimento. Si lascia riposare e nel mentre si cu, iscarassandeddu bene po che ddu suspire, finas
prepara l’impasto delle mandorle con gli altri a cando est corriatzu e modde. Tando ddu lassa-
ingredienti. Quindi si prende un pezzo di pasta mos pasare un’iscuta, e istantonis ameschiamos a
e lo si spiana col matterello, si riempie metà sfo- sa mèndula totu s’àtera cosa. Posca segamos unu
glia con il composto, il tanto di un cucchiaino, piculu de su cumassu, ddu illadiamos e in sa me-
e si copre con l’altra metà sfoglia, pressando i tade de su pizu bi ponimos a cotzerinos s’impa-
bordi con le dita. A questo punto si ritagliano i stu, dd’ammuntamos cun s’àtera metade, caria-
ravioli a forma di quadrati o di rombi, e si frig- mos a inghìriu cun sos poddighes e cun sa rodantza
gono in olio bollente; per finire si spolverano sestamos cuadros e rombos, chi fridimos in ozu
con lo zucchero a velo. buddiu. A ùrtimu pispiamos a susu acanteddu
de tzùcaru.
Nelle foto: la preparazione dei ravioli di mandorle.

38
I ravioli di man-
dorle già pronti e
zuccherati, con
gli ingredienti
principali.
Melo
Mela
Malus communis (Rosaceae)

Habitat e descrizione Adamo, come si desume dalla Genesi e dalla let-


La famiglia del melo comprende numerose teratura cristiana.
specie e varietà coltivate, diffuse ovunque. Quel- Non così per gli scrittori greci e romani, che la
le del melo selvatico sono poche decine, pre- consideravano il frutto dell’amore. Saffo scrisse
senti dal Caucaso alle foreste dell’Asia centrale “la dolce mela rosseggia \ alta sul ramo \ alta sul
e sud orientale. ramo più alto: \ Non l’hanno vista i coglitori \ oh
Il melo coltivato può raggiungere gli otto me- sì l’hanno vista \ ma non hanno potuto raggiun-
tri d’altezza, ha le foglie caduche e dentate ai gerla”.
margini e i fiori, bianchi e rosa, che sbocciano Simbolo dell’amore fu anche per gli scrittori ri-
in primavera. Il falso frutto è un pomo carnoso, nascimentali fino ai contemporanei. Ariosto ne
dai tanti sapori, asprigno in quello delle mele parla nell’Orlando Furioso, Goethe nel Faust,
selvatiche. Il torsolo contiene i semi. Nel no- García Lorca e Neruda nelle loro poesie, Calvi-
stro territorio maturano a fine estate. no nelle favole, Pavese nei romanzi.

Mitologia e Storia Proprietà e impiego


Fin dai tempi più antichi, lungo la via della se- Le mele, ricche di vitamine e sali minerali, si
ta, molte specie e varietà di meli si incrociarono consumano crude ma anche cotte; abbassano il
e diedero origine ad altre che, selezionate dagli colesterolo e la pressione alta, calmano i nervi,
uomini, vennero coltivate, prima nei territori regolano l’attività intestinale e, se mangiate a
più vicini, poi gradualmente in tutta l’Asia O- digiuno, determinano grandi benefici per lo sto-
rientale e nei paesi attorno al Mediterraneo, da maco. Una mela al giorno toglie il medico di tor-
dove si diffusero in Europa e nel mondo. no, dice la saggezza popolare. Con le mele si
Al tempo di Roma pare se ne coltivassero deci- fanno squisite torte e ottime confetture.
ne di specie: Plinio ne aveva individuato ventitre. Il procedimento di preparazione della confet-
La mela fu considerata simbolo di disubbi- tura è lo stesso descritto per le cotogne, mentre
dienza e di peccato, in quanto Eva l’aveva col- per quanto riguarda le torte si può dare molto
ta, nonostante il divieto divino, e poi offerta ad spazio alla fantasia.

40
ALBERI - ARBURES

Sos logos inue creschet e sa descritzione


In sa famillia de sa mela b’at medas ratzas chi
agatamos in totue. Cussas de sa mela areste sunt
una deghina, a probe de su Caucaso e in sos bu-
scos de s’Asia de mesu e de sud-est.
Sa mela chi pastinant podet artziare finas a
sos oto metros, che iscudent sas fozas a ùrtimu de
atonzu; sos frores, biancos e colore de rosa, fro-
rint in beranu, su frutu frassu est tundatzu,
mudat sabore segundu sa calidade, s’areste est
aspronzu. In su tenaghe b’est su sèmene.
In logos nostros coghet a urtimos de s’istiu.

Mitolozia e Istòria
Dae s’antighidade, sighinde su caminu de sa se-
da, si est ameschiau su sèmene de medas melas, at
tzurulau e nde at fatu nàschere àteras, chi sos o-
mines ant seberau po ddas pastinare, prima in
cussos logos, posca manu manu a inghìriu de su
Mediterraneu, e sighinde in Europa e in totu su
mundu. Nachi sos romanos nde connoschiant duas
deghinas, segundu Plinio bintitres.
Sa mela dd’ant cussiderada sinnu de su pecau o-
rizinale poite Eva dd’at boddia chena pònnere in
mente a Deus, posca dd’at zada a Adamo, co-
mente lezimos in sa Genesi e in sa literadura de
su cristianesimu.
Imbetze sos grecos e sos romanos dda cussideraiant
In queste pagine: un melo fiorito e un magnifico frutu de s’amore. Saffo at iscritu: “sa mela dru-
“grappolo” di frutti (nella foto qui sotto). Nella pa- che est ruja \ arta in su chimu \ arta in su chimu
gina a lato, due mele sull’albero e un ramo fiorito di prus artu \ no dd’ant bisa sos boddidores \ emo
melo selvatico; nella foto piccola in alto, vista totale dd’ant bisa \ ma no bi sunt arribbaos”.
di una pianta.
Sinzale de amore fut fintzas po sos iscritores de su
Rinassimentu, finas a dies de oe. Ariosto nde al-
legat in s’Orlando Furioso, W. Goethe in su Fau-
st, García Lorca e Pablo Neruda in sas poesias is-
soro, Italo Calvino in sas Paristorias, Cesare Pa-
vese in sos romanzos.

Propiedades e impitu
Sa mela est rica de vitaminas e de sales minera-
les, dda papamos crua e cota, fata a cufetura, pa-
gu prus a mancu comente sa chidonza, in sas tru-
tas donniunu a piaghere suu. Amentamos ca u-
na mela a sa die che istesiat sos mèigos, abbassat
su colesterolo e sa pressione, allenat sos nérbios, re-
gulat sas istentinas e, papada a sa zauna, faet
bene meda a s’istògomo.

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Melograno
Melarenada
Punica granatum (Punicaceae)

Habitat e descrizione succosi, dolci o asprigni, di colore rosa o rosso,


Il melograno è pervenuto nei paesi dell’area sono contenuti in specie di logge separate da u-
mediterranea dall’Asia occidentale: pare che in na pellicola, bianca o gialla, e aderente.
questi territori siano stati ritrovati i reperti fos- Columella, nel suo De Rustica, dà consigli per-
sili, risalenti al Pliocene. La pianta è diffusa nel- ché non si spacchino sull’albero, e per una buo-
le alture come nelle pianure. na conservazione dopo averle colte.
Nei terreni più assolati può arrivare fino ai sei
metri d’altezza, ma tende a conservare il carat- Mitologia e Storia
tere arbustivo, perché i rami spinosi, se non po- Il melograno, sacro presso tutti i popoli anti-
tati, si estendono anche in larghezza, e altre pian- chi, è tra gli alberi più citati nei secoli passati. I
tine germogliano alla base del tronco. Le foglie greci chiamavano la pianta e il frutto roià, o
sono piccole, di forma allungata e color verde roiè, e ne cantavano la bellezza. I romani, dato
lucido, su cui spiccano i fiori rossi, singoli o a che Plinio nella sua Naturalis Historia lo chia-
mazzetti. All’inizio dell’autunno, quando ma- ma Malum Punicum, dovevano averlo portato
turano i frutti, cominciano a cadere le foglie. Il a Roma dal Nord Africa, allora sotto Cartagine,
frutto ha forma di una mela ma termina in bas- della cui biblioteca pare si fosse salvato solo un
so con una coroncina: i botanici lo chiamato ba- trattato agronomico scritto da Magone. Nel de-
laùstio. La buccia, coriacea, quando è ben matura serto africano il succo acidulo e rinfrescante do-
diventa rossastra. All’interno i numerosi semi veva essere un toccasana per le arsure causate
dall’eccessivo caldo, mentre in Persia ancora og-
gi è considerato la bevanda nazionale: le spose,
prima di entrare nella nuova casa, pestano una
melagrana con i piedi.
Gli studiosi biblici pensano che l’Albero della
Vita fosse il Melograno. Per gli ebrei il suo frut-
to era simbolo del peccato, come il fico. Tutta-
via, in certe parti del Vecchio Testamento, en-
trambi i frutti erano considerati segno di pro-
sperità e la melagrana era una benedizione divina
per l’abbondanza dei semi. Salomone la consi-
derava simbolo di regalità per la coroncina po-
sta sul vertice inferiore, ma anche di femminilità,
come si può leggere nel Cantico dei Cantici,
dove si paragona ad essa la bellezza delle gote
dell’amata (i tuoi germogli sono un giardino di
melegrane \ con i frutti più squisiti). I disegni di
esse ornavano i paramenti dei sacerdoti ebrei.
Per i cristiani sono simbolo della Chiesa, spo-
sa di Cristo: i semi sono i fedeli, il succo è il san-
gue dei martiri.

42
ALBERI - ARBURES

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa melarenada in sos logos a inghìriu de su Mediterraneu che dd’ant batia dae s’Asia otzidentale, i-
nue nachi ant agatau fossiles de su Pliocene. De melarenada bi nd’at in paris e in montes.
In terrinos solianos creschet finas a ses metros de artesa, ma arreat a mola, ca sos chimos ispinosos si al-
largant e àteras matigheddas puzonant dae sas raighinas. Sas fozas sunt piticas, longhitas e de unu bir-
de lùghidu. Sos frores sunt rujos, a unu a unu o a matzuleddos. A comintzu de s’atonzu, cando coghet su
frutu, si che bolant sas fozas. Su frutu est a froma de mela chi che finit a corona. Sos botanicos ddu ant
tzirriau balaùstio; sa corza est corriatza, cando sa renada est bene cota, si faet rujastra. Su sèmene sut-
zosu, druche o arghionzu, de colore rosa o ruju, istat in tzelleddas biancas, aintro de sa corza.
Columella at zau cussizos bonos po no s’aperrere in sa mata e po ddas regòllere in domo.

Mitolozia e Istòria
Totu sos pòpulos antigos ant cussiderau sagra sa melarenada, ed est puru una de sas matas chi ant mun-
tovau de prus in sos sèculos. Sos grecos tzirriaiant sa mata e su frutu roià, o roiè, e nde cantaiant sa bel-
lesa. Plinio dd’at tzirriada Malum Punicum e duncas sos romanos che dda depiant àere leada a Roma
dae su Nord Africa, tando suta su dominiu de Cartagine.
Contant ca in sa bibbrioteca de custa tzitade ant sarvau solu su libbru de agronomia de Magone.
In Persia cussideraiant su sutzu de custa mela de importu meda e sas isposas, innanti de intrare a sa
domo noa, pistaiant cun sos pes un’arenada.
Sos chi istudiant sa Bibbia pentzant chi custa mata èsseret s’Arbure de sa Vida. Difatis su frutu fut sin-
nu de su pecau, comente sa figu. Però in àteras pazinas de sa Bibbia, lezimos ca ambos frutos ddos cussi-
deraiant sinnu de prosperidade e sa melarenada fut una beneditzione de Deus po s’abbundantzia de su
sèmene. Po Salomone sa corona fut sinnu de regalidade, ma fintzas de feminilidade, comente podimos le-
zere in su Cantigu de sos Cantigos, inue assimbizat sa bellesa de s’isposa a custa mela. Sinnu de sa Cre-
sia e isposa de Cristu po sos cristianos, sos fideles sunt su sèmene, su sutzu est su sàmbene de sos martires.

In queste pagine: un fiore non ancora aperto e i frut-


ti maturi del melograno.
ALBERI - ARBURES

Le melograne vengono citate nella mitologia


delle antiche civiltà. In Egitto erano dipinte nel- Sa melarenada fut sinnu de vida e de morte,
le tombe e alcune vennero deposte nella tomba ma puru de fertilidade. In sa mitolozia de sas t-
di Ramsete IV. Il nome di Iside indicava sia la zivilidades antigas, dae s’Ezitu, inue dd’ant pin-
vulva, sida, sia la melagrana, side. Nella Fenicia turada in sas tumbas (a Ramsete IV che ddu ant
e nella Grecia, il melograno simboleggiava la interrau cun sas melarenadas) e inue su lùmene
morte e la vita, come anche la fecondità e l’a- de Iride inditaiat sa natura de sa femina, e fint-
more. Era sacro alla dea Madre Mediterranea, ad zas sa melarenada, sighinde cun sa Fenitzia e sa
Astarte, alla pronuba Giunone, ad Atena e a Ve- Gretzia,
nere, dea della bellezza. Pare che in Grecia le In cantu sinnu de fertilidade e de amore, fut
spose facessero cadere una melagrana per terra sagrada a sa Dea Mamma Mediterranea, a A-
per sapere, dal numero dei grani fuorusciti dal starte, a Zunone chi amparaiat sas isposas, a Ve-
frutto, quanti figli sarebbero nati. Simbolo di nere, dea de sa bellesa. Nachi in Gretzia sas cojua-
vita dunque, ma anche di morte, in quanto era das a nou, che imbolaiant a terra una melare-
sacro a Demetra e alla figlia Persefone che, a- nada po intzertare sos fizos chi bis diant nàsche-
vendo mangiato sette chicchi del frutto dell’al- re dae sos ranos chi che bessiant dae custu frutu.
bero che cresceva nell’Ade, fu costretta a passa- Comente frutu chi creschiat in s’Ade, fut sinnu
re l’inverno nel mondo dei morti. de morte, e duncas sagrau a Demetra e a sa fiza
Questi simboli di vita e di morte sono presen- Persefone, chi po nde àere papau sete ranos, dd’ant
ti anche nell’iconografia medioevale, rinasci- obbrigada a che colare s’ierru in su mundu de sos
mentale e moderna, fino ai nostri giorni, ac- mortos. Custos sinnos de vida e de morte, accan-
canto a quelli della bellezza, della castità, della ta a sos de sa bellesa, de sa castidade, de sa fideli-
fedeltà e dell’unità della chiesa: così, il Botti- dade e de s’unidade de sa cresia, torrant in sas
celli dipinse un melograno accanto alla Vergine. pinturas e in sa poesia, dae su Medioevu a su Ri-
Molti poeti moderni, dell’Europa e dell’Asia, nassimentu, finas a dies de oe. Medas poetas, eu-
cantarono la bellezza del melograno: ricordiamo ropeos e asiaticos, nde ant cantau sa bellesa de sa
il greco G. Seferirs e il giapponese O. Hosai. mata e de su frutu, amentamos su grecu G. Sefe-
rirs e su zaponesu O. Hosai.

Una melagrana matura e un particolare con i fiori


aperti. Nella pagina accanto: un vassoio con melagra-
ne raccolte.

44
ALBERI - ARBURES

Proprietà e impiego
Fin dall’antichità se ne conoscono le virtù salu- Propiedades e impitu
tari, descritte anche nel Papiro di Ebers. Dae s’antighidade connoschiant sas propiedades
I medici del lontano passato, tra cui Galeno ed meighinosas de sa melarenada, comente podimos
Aezio, usavano frutti e fiori per curare le malattie lezere fintzas in su Papiru de Ebers.
del corpo. Con i decotti ottenuti dalle radici, o Sos mèigos, comente Galeno e Aetzio, impitaiant
anche dalla scorza, in quanto gli alcaloidi volatili frutos e frores a curare sos istrobbos de sa carena.
si trovano in tutta la pianta, curavano le infiam- Cun su brou fatu cun sas raighinas curaiant ca-
mazioni, la diarrea e la tenia; le foglie e i fiori so- lesisiat iscardidura, s’iscurrentziadura e sa ma-
no depurativi. ladia de sos bremes. Impitaiant fintzas sa corza,
Le bacche, ricche di vitamina A e B e di ferro, ca sos alcaloides bolatiles sunt in totu sa mata. Sas
contengono delle sostanze antitumorali, come i fozas e sos frores sunt depurativos.
flavonoidi, indicati per prevenire i tumori al se- Sos ranos, ricos de vitamina A e B e de ferru,
no. Il succo è rinfrescante, astringente, cardio- zughent sustàntzias chi curant sos tumores, co-
tonico e calma la tosse. La scorza veniva impie- mente sos flavonoidos, difatis ddos cussizant con-
gata per tingere i tessuti. Si faceva bollire per tra su cancru a sas titas. Su sutzu infriscat, i-
un’ora buona, si filtrava e nel liquido s’immer- stringhet, faet bene a su coro e allenat su tussiu. Sa
geva la stoffa, che diventava di un bel giallo. Per corza dda impitaiant a tìnghere sa pannia de
ottenere il nero si mescolava a questo stesso li- tramas vezetales o de animale; dda faiant bud-
quido un po’ di solfato di rame. dire un’ora bona, colaiant su brou e poniant a
modde sa pannia chi si faiat de colore grogu. Po
La confettura si faere niedda bi ammeschiaiant surfure de ra-
Ingredienti: il succo della melagrana, mescolato mene.
ad altri tipi di mela, come le renette e le cotogne.
Le dosi sono in parti uguali, zucchero compreso, Sa cufetura
più la buccia grattugiata di tre limoni. Su chi bi cheret: su sutzu de s’arenada amme-
Preparazione: si sgrana la melagrana, si frulla- schiau a àteras melas, comente sas renetas e sa chi-
no i chicchi e si filtrano, quindi si versa il liqui- donza. Sas cantidades de totas tres calidades sunt
do in una capiente pentola antiaderente; si ta- su matessi, gasi su tzùcaru, in prus sa corza trete-
gliano a pezzi grossi, senza sbucciarle, le altre gada de tres limones.
mele private del torsolo, si mescola il tutto e si Comente si faet: ispruniamos sa melarenada, dda
fa cuocere a fiamma moderata, rigirando di fre- molimos, dda colamos de su sèmene e che betamos
quente con il mestolo di legno. su sutzu in d-una padedda chi no s’atacat, bi a-
Quando le mele sono ben cotte, si spegne il zunghimos sas àteras melas a cantos mannos, chena
fornello e si frulla il composto. tenaghe e chena ispuligare. Alluimos su furreddu a
Quindi si versa lo zucchero e il limone grattu- fogu lenu e morigamos de continu cun sa terudda
giato. Si rimette la casseruola sul fuoco e si con- de linna finas a cando sa mela est bene cota.
tinua a cuocere rimestando fin Tando che dda calamos de su furreddu, dda mo-
quando il composto risulta limos e dda sighimos a còghere paris cun su
condensato e resta attacca- tzùcaru e su limone tretegau.
to al mestolo. Ancora bol- Dda lassamos còghere su tantu de si
lente, lo si versa nei ba- cazare e finas a cando sa cufetura
rattoli di vetro che, s’atacat a sa terudda. Po urtimu
ben chiusi, vanno prenimos sos botos de bidru chi e-
messi a raf freddare st ancora buddia, ddos serramos e
lentamente sotto una ddos ammuntamos cun d-una
coperta pesante. Si fauna, lassàndeddos a ifritare a
conservano in luogo bellu a bellu. Si depent costoire in
fresco. logu de friscura.

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Noce
Nughe
Juglans regia (Juglandaceae)

Habitat e descrizione Mitologia e Storia


Il noce è un albero di collina e di bassa mon- I giardini di noce sono citati nella Bibbia, nel
tagna. È originario dell’Asia centroccidentale, Cantico dei Cantici. Presso i greci era tanto ap-
dove cresce spontaneo, mentre da noi è coltivato prezzato da essere chiamato albero regale. Se-
e si trova anche in pianura, nelle vigne e negli or- condo la mitologia fu sacro ad Artemide Caria-
ti. In terreni profondi, fertili e freschi può rag- tide, che aveva portato la notizia agli spartani
giungere anche venticinque-trenta metri di al- della morte della ninfa Caria, amata da Dioni-
tezza. Ha il tronco lungo, eretto e resistente, so e da lui trasformata in noce. Gli spartani si ser-
anche di due metri di diametro; la corteccia è gri- virono del suo legno per fare le colonne di for-
gio-biancastra, più o meno screpolata. I rami, ma femminile del tempio dedicato alla dea.
grossi e nodosi, formano una vasta chioma ro- I romani lo chiamavano Jovis glans, ghianda di
tondeggiante; quelli di normale grossezza ven- Giove, da cui il nome scientifico.
gono usati per fare il fuoco. Le foglie, lunghe e Per i primi cristiani il noce era simbolo della Tri-
alterne, cadono in autunno per ricomparire in nità, ma successivamente, fino al Medioevo, lo
primavera. I fiori, piccoli e poco appariscenti, consideravano un albero dannoso e se ne abban-
sono bianchi e sbocciano tra aprile e maggio. I donò la coltura e, di conseguenza, il consumo.
frutti hanno una buccia verde e carnosa che co- Tale decisione fu presa per le affermazioni del
stituisce il mallo; questo avvolge due valve che medico alessandrino Dioscoride, che aveva at-
a maturità diventano legnose e contengono il tribuito alle noci dolori al capo, bolle in bocca
seme, detto gheriglio. e perdita dei denti. I medici salernitani consi-

Le foglie del noce. In alto: i fiori; nella pagina a lato:


una vista dell’albero intero.

46
ALBERI - ARBURES

gliavano di mangiarne una sola, perché già la


seconda era dannosa e la terza dava la morte, a Sos logos inue creschet e sa descritzione
meno che non le si innaffiasse di buon vino. Sa nughe est una mata de montigos e de montes pa-
Forse queste errate e assurde convinzioni furo- gu artos. Benit dae s’Asia de mesu e otzidentale, inue
no determinate dal fatto che le radici dell’albe- est areste, mentras in logos nostros dda pastinant fint-
ro sono tossiche, e l’ampia chioma opprime e fa zas in sos paris, in binzas e in ortos. In terra russa,
quasi scomparire la vegetazione sottostante. niedda e frisca podet crèschere finas a bintighimbe-
Nel Medioevo era chiamato albero delle stre- trinta metros. Su truncu longu, eretu e resistente po-
ghe e tale credenza ha alimentato non poche leg- det medire duos metros de diametru, sa corza andat
gende, soprattutto nell’Italia meridionale. dae su biancu a su colore de chisina, a zassos est fre-
Il noce, presente nella letteratura e nei pro- sada. Sos chimos russos e prenos de noos ddos ponent a
verbi fin dai tempi delle Favole di Esopo, è ci- su fogu. Sas fozas longas si che bolant in s’atonzu, tor-
tato da molti autori tra cui Boccaccio, Manzo- rant a bessire in beranu, paris cun sos frore piticos e
ni (nel miracolo riferito da fra’ Galdino), Calvi- biancos. Sa corza de su frutu, partziu in duos, est
no in “Il barone rampante”, ed ancora il poeta birde e modde, aintro bi est su chiu.
francese Apollinaire, che scrisse: “Io sono nato sot-
to il segno della costellazione d’autunno \ e per- Mitolozia e Istòria
ciò amo i frutti e detesto i fiori \ i baci che do li Sa Bibbia, in sos Cantigu de sos Cantigos, muntovat
rimpiango uno per uno \ noce bacchiato che dice sos ortos de nughe. In Gretzia zaiant unu balore gasi
al vento i suoi dolori”. mannu a sa nughe chi dda mutiant regale. Su mitu
Infine, si credeva che il noce non venisse col- narat ca sa mata fut sagrada a Artemide Cariatide
pito dai fulmini. chi aiat fatu ischire a sos ispartanos sa morte de Caria,
istimada dae Dioniso, chi dda at mudada in nughe.
Sos ispartanos nde ant impitau sa linna a fàere sas
culunnas de su tempru de sa dea, a froma de femina.
Sos romanos mutiant sa nughe Jovis glans, lande de
Zove, chi poi est su lùmene issentificu. Plinio at iscritu
ca sos romanos che dd’ant batia dae sa Gretzia. Po sos
primos cristianos fut sinnu de sa Trinidade. Ma zai in
sos primos sèculos de s’opeca nostra, finas a totu su Me-
dioevo, cussideraiant sa nughe una mata dannosa e ant
lassau a pérdere de dda pastinare, fintzas de dda im-
pitare e de dda papare. Teninde contu de su chi aiat
iscritu su méigu alessandrinu Dioscoride, “ca sa nughe
faiat bènnere su dolore de conca, sas bubbullicas in bu-
ca e che bogaiat sas dentes”, sos mèigos salernitanos cus-
sizaiant de nde papare una ebbia, ca sa segunda faiat
male e sa tertza batiat a mortu. Custu no capitaiat si
ddas acumpanzaiant cun binu bonu. Fortzis naraiant
gasi ca sas raighinas de custa mata sunt felenosas e sa
coma larga faet morrere sas matigheddas a probe de is-
sa. In su Medioevo dda tzirriaiant mata de sas istrias
e custa credentzia dd’agatamos in medas paristòrias,
mescamente de s’Italia meridionale. De sa nughe nde
faeddant sos iscritores, a comintzare dae Esopo, ifatu
Boccaccio, Manzoni, in su meraculu de frà Caldino,
Calvino in su Barone Rampante, e àteros, in mesu de
issos su poeta frantzesu Apollinaire. Meda creiant chi
a sa mata de sa nughe no bi feriat sos lampos.

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ALBERI - ARBURES

Il braciere, su brasieri, era in rame, ma poggiava su un supporto protettivo


in noce. A destra, un vassoio da portata dipinto e dorato, sa sufata.

L’imbuto per versare il grano nella Pale e sassole, sas palas e sas tzicador- Nella foto a lato: in molte vecchie
mola, s’imbudeddu pro sa mola. zas, si realizzavano in noce o castagno. case si trovano ancora bellissimi
mobili in noce sardo, come questa
credenza da cucina, sa credenza.

Il matterello, su canneddu, per fa- Tagliere, trazeri, per la carne.


re la pasta.

La squadra, s’isquadra, strumento Quando non c’erano stoviglie di cerami- I marchi, sos sinnos, per marchiare
di muratori e falegnami. ca, si usava il piatto in noce, su pratu. il bestiame, con manico in noce.

Proprietà e impiego go e febbrifugo. Ne traggono beneficio i piedi


Il legno del noce è compatto, facile da lavorare sudati, stanchi e sofferenti, e anche i geloni. Ver-
e pregiato. Lasciato stagionare, lo si usa per fare sandone in quantità nell’acqua del bagno, dà e-
ogni genere di oggetti, dai mobili alle armi, dalla nergia a tutto il corpo. L’infuso, ricco di tannino,
pavimentazione a oggetti artistici e per l’arreda- lo si usa per fare i gargarismi.
mento. Le noci contengono vitamine A, B1, B2, C, PP,
Il decotto delle foglie, che si raccolgono da mag- oli, una molteplicità di sali minerali e di altre so-
gio ad agosto e vanno bollite 12 minuti nell’acqua, stanze salutari che fanno bene al fegato, al pancreas
è depurativo, antianemico, astringente, vermifu- e allo stomaco. Sono buone da mangiare a giugno,

48
ALBERI - ARBURES

Propiedades e impitu
Sa linna de nughe est consistente e tenet balore
meda. Lassada a imbetzare una pariga de annos
dda impitant a fàere onnia zenia de trastes, dae
sos mobiles a sas armas a sos panimentos.
Su brou de sas fozas, chi boddint dae maju a a
austu, postas a buddire in abba doighi minutos,
faet bene a sos anèmicos, depurat su sàmbene, ab-
bassat sa frebbe e bochit sos bremes.
Poninde a modde sos pes sueraos faet bene fint-
zas a sos pirinzones, betándeddu in cantidade a
s’abba de su bannu, zat fortza a totu sa carena.
In sa nughe b’at vitaminas A, B1, B2, C, PP, o-
zu, medas sales minerales e àteras sustàntzias mei-
ghinosas chi faghent bene a su fìgadu, a su pan-
creas e a s’istogomo.
Est bona a papare a làmpadas, cando est frisca e
sa corza est modde. Su prus dda lassant sicare in sa
mata e che dda boddint in atonzu, cando sa corza
est linnosa, oburu che dda regollint dae terra.
Cun sa nughe frisca e de sapore dìligu, faent u-
nu licore, apustis ddu àere lassau in mesu de s’àr-
colo nessi unu mese. Ddu faent a su matessi mo-
du de su licore de murta.
In alto: un altro tagliere, su trazeri, che si realizzava- Sa nughe sica dda pistant cun su martzeddu, o
no anche in castagno (come questo nella foto) e servi- cun su seganughe.
vano da “piatto di portata” per la carne. Vengono u-
sati ancora, grazie alla loro praticità, nelle cene fami-
Sa corza innantis dda poniant a contzare sas
liari e con gli amici, e in tutti gli agriturismo della peddes. Faíndedda buddire paris cun sas fozas,
Sardegna. Qui sopra: una valigia in noce, sa valisa, cun su brou sas feminas si tinghiant sos pilos.
certamente uno degli usi più curiosi e inaspettati del Po faere màndigos e druches tocat de che trant-
legno di questa utilissima pianta. zire sa napa a su chiu, poníndedda a modde in ab-
ba buddia. In biddas nostras ponent sa nughe in
ancora fresche e col guscio tenero. Ma per lo più sos pabassinos chi faent po sos mortos.
si lasciano seccare sull’albero e si colgono in au- A Sedilo ddos faent po S. Antoni de su fogu. Su
tunno, quando il guscio è legnoso. manzanu de sa die innanti sos pitzinnos andant
Il guscio lo si faceva bollire con le foglie e le don- de domo in domo a ddos pedire, sas féminas nan-
ne usavano il decotto per tingersi i capelli. de “sa fita mia ca mi naro Maria”, sos omines
Il sapore delle noci fresche ha un gusto delicato, “su tureddu meu ca mi naro Antoneddu”.
con esse si fa un liquore detto nocino. Vengono
messe a macerare nell’alcool almeno un mese. Il
procedimento e gli ingredienti sono simili a quel- Tra i dolci a base di noci più diffusi nei nostri
li per fare il liquore di bacche di mirto, di cui si par- paesi ci sono i papassini. Li fanno per i morti,
la nella parte dedicata agli Arbusti. mentre a Sedilo vengono fatti per S. Antonio del
Le noci secche si schiacciano col martello, o con fuoco (a gennaio) e offerti ai bambini che, la mat-
lo schiaccianoci, e si mangia il gheriglio. Le buc- tina della vigilia, vanno di casa in casa dicendo, le
ce le usavano per conciare le pelli. femminucce, “(datemi) una fetta (di dolce) che
Per utilizzare le noci in cucina, ai gherigli biso- mi chiamo Maria”, mentre i maschietti dicono
gna togliere la pellicina, immergendoli per alcuni “(datemi) la pagnotta di sapa di fico d’India che
minuti nell’acqua bollente. mi chiamo Antonino”.

49
ALBERI - ARBURES

I papassini
Ingredienti: 1 kg di fior di farina, 400 g di noci
mescolate alle mandorle, sbucciate e sbiancate,
frantumate o macinate, 400 g di uva passa,
400 g di zucchero, 400 g di strutto, 6 uo-
va, la scorza di 1 o più limoni grattugiati,
1 bicchiere di liquore, 2 bustine di lievito,
1 di vanillina.
Preparazione: si versa la farina in un
grande catino di terracotta e la s’impa-
sta con le uova e con lo strutto sciolto a
bagnomaria. Poi gradatamente si ag-
giungono tutti gli ingredienti, per ultimo
il lievito e la vanillina. Si amalgama l’im-
pasto e si lascia riposare, quindi se ne
prende un pezzo, lo si allunga sul tavolo,
portandolo a uno spessore di due cm, e lo si
taglia a rombi della grandezza che si desidera. In-
fine si sistemano i papassini nelle teglie che
s’infornano, a fuoco medio, lasciandoli cuocere
finché sono dorati. Si levano dal forno e, se si
vuole mettere la cappa, si lasciano raffreddare.
Con o anche senza cappa, si possono sempre
decorare con sa traggea (i diavolini, palline co-
lorate).
Qui a lato (in alto): le noci da sgusciare e, sotto, i ghe-
rigli “sbiancati” e pronti per l’uso. Nella foto grande,
un vassoio di papassini di noci; nella foto piccola a de-
stra, i papassini all’interno del forno, mentre cuociono.

50
ALBERI - ARBURES

Sos pabassinos
Su chi bi cheret: 1 kg de de farina de tzichi, 400
g de nughe amischiada a mèndula, ispuligada,
segada a fine o mòlia, 400 g de pabassa, 400 g de
tzùcaru, 6 oso, 400 g de ozu de lardu, 1 tassa de
licore, 2 bustinas de lievitu, 1 de vanillina, 1, o
fintzas de prus, corzas de limone tretegadas.
Comente si faet: betamos sa farina a su tianu,
dd’impastamos cun sos oso e cun s’ozu de lardu i-
scazau a bannomaria. Posca, a bellu a bellu, a-
zunghimos totu s’àtera cosa, a ùrtimu su lievitu
e sa vanillina. Tribballamos bene su cumassu e a-
pustis ddu aere lassau pasare un’iscuta nde leamos
unu cantu, dd’illonghiamos in sa mesa de sui-
ghere, dd’illadiamos de s’artesa de unu tzm e d-
du segamos a rombos de sa mannesa chi cherimos.
Ddos assetiamos in sas lamas e ddas ifurramos a
calore mediu. Che ddas bogamos de su furru can-
do sos pabassinos sunt doraos, si ddo cherimos ca-
pare, tocat de ddos lassare ifritare, cherinde bi pi-
spiamos unu pagu de trazea.
Olivastro
Ozastru, Orzastru
Olea oleaster (Oleaceae)

Habitat e descrizione vastro venivano spremute in spremitoi fatti con la


L’olivastro è un albero sempreverde, molto pietra basaltica e mossi da un asino. Quelle di o-
diffuso nelle nostre campagne, dove solitamen- livastro contengono poco olio, che ha proprietà
te è presente insieme alla macchia di lentisco. lassative. Il brodo delle foglie, bollite per alcuni
Può raggiungere anche i sei metri d’altezza. minuti, è disinfettante e astringente, fa bene alla
La corteccia del tronco è grigia e liscia, i rami du- pressione e cicatrizza le ferite.
ri, contorti e spinosi, le foglie ovali e verdi nel- Le frasche alimentavano il bestiame, soprat-
la parte superiore, argentate nella inferiore. tutto in tempi siccitosi; quando erano secche si
I fiori sono piccoli, biancastri e riuniti in grup- portavano a casa per il fuoco.
petti, i frutti drupe ovoidali, prima verdi poi ne- Negli anni passati, col legno di olivastro si fa-
ri-rossastri, con dimensioni minori rispetto alle cevano birilli e trottole, per il divertimento dei
olive. bambini e dei ragazzi; con i rami adatti si pre-
paravano sas furchiddas delle fionde.
Proprietà e impiego
In Sardegna, fin dal Medioevo, gli olivastri ve- Sotto: le foglie dell’olivastro adulto, più verde chiaro
nivano innestati a olivi. Anche le drupe dell’oli- rispetto a quelle dell’olivo, che inoltre le presenta leg-
germente tomentose nella pagina inferiore.

52
ALBERI - ARBURES

Vista totale di una pianta.


Nella foto piccola: gli oliva-
stri molto giovani hanno fo-
glie di dimensioni ridotte,
verde scuro.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’ozastru est una mata sémpere birde, in sos sar-
tos de chirros nostros bi nd’at in totue, mescamente
inue b’at molas de chessa.
Est una mata seculare, podet bìvere finas a sos
chimbe-deghe sèculos e artziare finas a ses metros,
mancari a bellu a bellu. Su truncu est colore de
chisina e lisiu, sos chimos trotos e ispinosos, sas fo-
zas ovales e birdes in su chirru de susu, colore de
prata in suta. Sos frores sunt biancos e piticos, su
frutu, a froma de ou, innantis birde, posca nied-
du-rujastru, est prus minudu de s’olia.

Propiedades e impitu
In Sardinna, ant comintzau dae su Medioevo a
innestare sos ozastros a olia e ispremiant su frutu
de s’una e de s’àtera mata in sas molas de pedra.
Dae s’ozastru bessit pagu ozu, ma faet andare de
corpus. Su brou de sas fozas, iscotadas pagos mi-
nutos, est disifetante, faet bene a sa pressione, i-
stringhet e che faet sanare becos e trincos. Sos pa-
stores zaiant sa sida a su bestiamene, mescamen-
te in annadas malas, sos chimos sicos che ddos car-
raiant a domo a fàere fogu.
Cun sa linna de ozastru faiant birillos e bardù-
fulas, a ispelegu de pitzinnos e de mannos; cun sos
chimos bonos si faghiant sas furchiddas po su tire-
lasticu.

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ALBERI - ARBURES

Bulini e lesine, sos suales. La carriola, sa carretta, realizzata in Contenitori per fare il formaggio,
olivastro, oppure in castagno o in olmo. discos de faere su casu.

La culletta per i neonati, su brasso- Macchina per gramolare la pasta, sa Macchina per fare i maccheroni, sa
lu. machina po cariare sa pasta. machina po faghere sos macarrones.

I pettini per la lana, sos petenes po sa Le spole, sas ispolas, per tessere nel
lana. telaio.

La sega, sa serra, fra gli strumen- La scure, s’istrale, sa sigure. Il piantone per il telaio del carro,
ti più conosciuti, usata da fale- su rocu de su carru.
gnami, taglialegna e muratori. Altri esempi di seghe per legno, sas ser-
Sotto: raschietto, su raschiolu. ras, di varie dimensioni. Le sponde del carro, sas zerdas.

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ALBERI - ARBURES

Sa bardufula
Po dda fàere segaiant unu cantu de ozastru, d-
du atundaiant a froma de pira cun d-unu t-
zumbu in artu po bi pònnere su poddighe in su
mamentu de dda tirare, e bi che fichiant una
puntza chena conca. Cun s’isgubbia e una resor-
za arrodada bi faiant sas rigas inue imboligare
sa cordiola, innantis de dda tirare a terra.

Una trottola (sa bardufula), se ben costruita in le-


gno di olivastro e abilmente lanciata su una superfi-
cie liscia e regolare, continua a girare per parecchio
Il banchetto per tagliare la carne, su banchitu po se- tempo.
gare sa petza, usato un tempo da tutti i macellai.

La cavezza , su crabistu, per gli asini.

La trottola
Per costruire una trottola si prendeva un ramo
di olivastro di opportuno spessore, e lo si lavo-
rava con sa leppa fino a dargli la forma regola-
re, come una pera rovesciata, con un piolo cor-
to e largo nella parte superiore, che serviva per
appoggiarvi l’indice all’atto del lancio.
Quando la trottola era ben rifinita, si conficca-
va un chiodo a cui era stata segata la testa nella
punta inferiore. Infine, con la sgorbia e un col-
tello a serramanico ben affilato, s’intagliavano
le scanalature dove avvolgere lo spago prima di
lanciarla a terra.

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Olivo
Olia
Olea europaea (Oleaceae)

Habitat e descrizione re (comunque la colorazione dipende dalle va-


Gli storici pensano che l’ulivo provenga dalla rietà). Si colgono dal tardo autunno all’inverno.
Mezzaluna fertile, l’attuale Iraq, e che si sia dif-
fuso in tutta l’area mediterranea dal 6000 avanti Mitologia e Storia
Cristo. In Sardegna non mancano oliveti molto L’ulivo è l’albero più citato nelle opere reli-
estesi, talvolta in parte inselvatichiti verso i mar- giose e letterarie, dall’antichità ai nostri giorni.
gini, dalla pianura ai monti di media altezza. Il Papiro di Ebers parla dell’olio d’oliva mi-
In terreni fertili e ben drenati questa pianta, schiato ad altre bacche per la salute e la bellez-
sempreverde e resistente all’aridità, raggiunge za della pelle. In alcune tombe vicino a Tebe
in media i cinque metri di altezza, talvolta di hanno trovato rami e semi di oliva.
più. Le foglie sono piccole, oblunghe e coriacee, Il re babilonese Hamurabi, nel suo Codice, ne
verde scuro e lucenti sopra, grigio argenteo sot- regolava il commercio.
to; i fiori biancastri, anch’essi piccoli e riuniti a Nella Genesi (8, 11) è scritto che “la colomba
gruppetti, sbocciano da maggio a giugno. Le tornò a lui (Noè) sul far della sera; ecco, essa ave-
drupe, ossia le olive, sono ovali e di varia di- va nel becco un ramo scelto di olivo…”. Ancora
mensione, prima verdi, poi rossastre, infine ne- nella Bibbia leggiamo che i patriarchi venivano

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ALBERI - ARBURES

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sos istoricos pentzant chi s’olia benit dae sa Me-
suluna fèrtile e chi posca dd’ant pastinada in sos
logos a inghìriu de su Mediterraneu semila annos
innanti de nàschere Deus.
In Sardinna tenimos ortos mannos de olia, a-
bortas in sas lacanas bi nd’at fintzas arestes.
In terrinos rassos e assutos, custa mata sèmpere
birde e resistente a sas sicannas, arribbat fintzas
a ses metros de artesa. Sas fozas sunt piticas, lon-
ghitas e corriatzas, de colore bird’iscuru in su
chirru de susu, de colore de chisina e de prata in
suta. Sos frores, a matzuleddos, biancatzos e issos
puru piticos, ispraghent dae maju a làmpadas. Su
frutu ddu mutimos olia comente sa mata, est bir-
de, posca si tinghet a rujastru e a ùrtimu a nied-
du. Dda boddimos dae urtimos de s’atonzu a
s’ierru.

Mitolozia e Istòria
Dae s’antighidade a oe, s’olia est sa mata chi prus
muntovant in sas operas relizosas e literarias.
Su Papiru de Ebers faeddat de s’ozu de olia ame-
schiau a àteras méligheddas po sa salude e sa belle-
sa de sa pedde. In calecuna tumba a probe a Tebe
ant agatau chimos e sèmene de olia.
Su re babilonesu Hamurabi nde regulaiat su cu-
mertziu cun sas lezes iscritas in su Coditze suu.

L’olivo costituisce parte integran-


te del paesaggio agricolo sardo. In
questa foto e nella pagina a lato,
due piante con i frutti; sempre
nella pagina a lato, in alto, par-
ticolare dei frutti maturi. In
questa pagina, a lato e in alto, la
fioritura primaverile.

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ALBERI - ARBURES

consacrati con l’olio d’oliva “Samuele prese allo- di Nausicaa, in segno di pace, ungono Ulisse
ra l’ampolla dell’olio e gliela versò sulla testa, poi con l’olio d’oliva.
baciò Saul dicendo: ecco il Signore ti ha unto capo Si pensa che siano stati i greci a portare l’ulivo
sopra Israele, suo popolo” (Samuele 10,1). “E il nella penisola italica, Lazio compreso, dove i
Signore disse a Samuele: riempi d’olio il tuo corno romani lo utilizzavano nella cucina e nella co-
e parti” (Samuele 16,1). “Era fulvo, con begli oc- smesi. Pare che in Sardegna l’abbiano portato i
chi e gentile d’aspetto. Disse il Signore (a Samue- fenici. Successivamente dalle coste si è diffuso o-
le): alzati e ungilo, è lui! Samuele prese il corno del- vunque, in pianura e in montagna. Per altri, co-
l’olio e lo consacrò (Davide)” (Samuele 16, 12,13). me il Lamarmora, la coltura dell’ulivo risalireb-
Dell’olivo parlano gli Evangelisti: “Quando si be al Medioevo, forse introdotto dai genovesi e
avvicinarono a Gerusalemme presso il monte de- dai pisani, soprattutto dai benedettini.
gli Ulivi…” (Marco 11, 1,). Citano l’olio d’oli- Il Cherchi Paba scrive che nel periodo giudi-
va anche Matteo (25,1) e Giacomo (5, 14). cale, in alcuni paesi vicini ad Oristano, erano
Sull’ulivo c’è stata una vastissima letteratura, in presenti ulivi pluricentenari e venivano chiama-
prosa e in poesia, da riempire un’antologia. Par- ti “olia de is pisanis”.
tendo dalla mitologia ricordiamo quella greca, Nella prima metà del Trecento ne favorirono
la lite di Poseidone e di Atena che volevano cia- la coltivazione anche gli aragonesi. Gli spagno-
scuno per sé la costruzione di un tempio sul- li obbligarono i sardi ad innestare ad ulivo al-
l’Acropoli. Giove promise che l’avrebbe avuto meno dieci olivastri per anno e, per far ciò, fe-
chi dei due avesse ideato qualcosa di utile per gli cero venire nell’isola degli esperti innestatori.
uomini. Poseidone ha inventato il cavallo, Ate- Nei secoli successivi si può dire che l’ulivo era
na l’ulivo. Giove le consegnò la palma della vit- diffuso in quasi tutta l’isola, le regioni più den-
toria e da allora l’ulivo è sacro alla dea. Si narra samente coltivate erano la Nurra e il Turritano.
anche che sotto un ulivo Latona avesse partori- Ora lo sono anche altre regioni quali il Monti-
to Apollo, simbolo del sole, e Artemide, simbolo ferru, la Planargia, il Marghine e tutt’intorno al
della luna. L’ulivo rappresenta la fecondità, la sa- lago Omodeo.
lute, la pace, come si desume dai passi del Vec- A Seneghe è nato il Concorso Nazionale Mon-
chio e del Nuovo Testamento succitati. Ma an- tiferru con l’obiettivo di far conoscere l’oliva e
che da alcuni episodi dell’Odissea. Le compagne il suo olio nell’isola e nel continente.

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Nella foto, le olive dopo la
raccolta, pronte per la In sa Bibbia nde allegant fatu fatu in sa Genesi,
spremitura dell’olio. Nella a prepositu de Noè, e in sos libbros de Samuele. Fint-
pagina a lato, vista dei
rami di una pianta cari- zas sos evanzelistas faeddant de s’ozuermanu.
ca di frutti, verso il prin- De s’olia nde lezimos in gasi medas contos e poe-
cipio dell’autunno. sias chi b’est su tantu de nde fàere un’antolozia.
Comintzamos dae su mitu grecu, dae sa briga de
Poseidone e de Atena chi cheriant cadaunu su
fraigu de unu tempru in s’Acropoli. Giove bis at
promitiu de ddu fraigare a chie diat àere im-
bentau calecuna cosa de utile a sos omines. Posei-
done at imbentau su caddu, Atena s’olia. Giove
bi at itregau sa prama de sa vitoria e de tando s’o-
lia est sagrada a sa dea. Contant puru ca in su-
ta de una mata de olia Latona at parturiu A-
pollo, deus de su sole e Artemide dea de sa luna.
S’olia est sinnu de fertilidade, de salude e de pa-
ghe, de su chi lezimos in sa Bibbia e in ateros lib-
bros antigos. In s’Odissea lezimos ca sas cumpan-
zas de Nautica, in sinnu de paghe, unghent a U-
lisse cun s’ozu de olia.
A su chi contant sunt istaos sos grecos a che lea-
re s’olia in sa penisula italica, cumpresu su Lat-
ziu, inue sos romanos dda impitaiant in coghina
e in sa cosmesi.
Nachi in Sardinna ch’ant batiu s’olia sos fenit-
zios, poscas dae sa costera sa mata ch’est revertia
a paris e a montes. Calecunu, comente Lamar-
mora, no est de acordu. Segundu issu ant co-
mintzau a dda pastinare in su Medioevo, ca fort-
zis dd’ant fata connòschere sos zenovesos e sos pi-
sanos, mescamente sos paras benedetinos. Cherchi
Paba at iscritu ca in s’opeca zudicale, in calecu-
na bidda a probe de Aristanis, b’aiat olias de me-
das sèculos e ddas mutiant “ulivi dei pisani”.
In sa prima metade de su 1300 fintzas sos ara-
gonesos ant incorazau a ddas pastinare. Sos i-
spannolos ant obbrigau sos sardos a innestare a o-
lia assumancus deghe ozastros a s’annu, po cussu
ant fatu bènnere zente esperta dae s’Ispanna.
In sos sèculos ifatu si podet nàrrere chi b’aiat
matas de olia azumai in totue, mescamente in sa
Nurra e in su Turritanu. Como bi nd’at meda
fintzas in àteros logos, comente in su Montiferru,
in sa Planargia, in su Marghine e a inghìriu de
su lagu Omodeo.
In Seneghe est naschiu su Cuncursu Nazionale
Montiferru cun s’iscopu de fàere connòschere s’o-
lia e s’ozuermanu in s’isola e in continente.
ALBERI - ARBURES

Proprietà e impiego rare molti disturbi, dai dolori alle ossa, ai tendini
L’ulivo necessita di tre S: il Sole per crescere; la attorcigliati, dalla foruncolosi al prurito, alle scre-
Scure per tagliare il legno, che serviva per co- polature e al gonfiore della pelle.
struire le travi del tetto, i carri, i gioghi, i pali di Nella tradizione sarda si usava pronunciare del-
recinzione, i manici per utensili, le pertiche etc, le preghiere e altre parole magiche, mentre si
mentre i rami si usavano come legna da ardere; in- massaggiavano le parti dolenti. Si credeva di gua-
fine il Sale per addolcire il frutto. rire l’orzaiolo posando l’occhio sul collo di una
Le foglie e soprattutto le drupe contengono tan- bottiglia piena d’olio. Ancora oggi c’è chi crede
tissime proprietà, che sarebbe troppo lungo elen- di scacciare il malocchio facendo cadere delle
care. Possiamo ricordare le vitamine A, C, E, mol- gocce di olio d’oliva in un bicchiere d’acqua.
ti sali minerali, o ancora oli e sostanze azotate. Il Colei che fa la magia recita le preghiere fram-
brodo delle foglie bollite in acqua per una venti- miste a delle formule che solo lei conosce e nel
na di minuti (un pugno di foglie in un litro d’ac- mentre intinge le dita della mano destra nell’ac-
qua) abbassa la pressione, mitiga i disturbi in- qua, quindi fa segni di croce sulle parti del cor-
fluenzali, tra cui la febbre, è diuretico e gli impac- po della vittima del sortilegio, che poi dovrà be-
chi fanno bene alle emorroidi. re il contenuto del bicchiere. A prescindere dai
Le olive più grandi, ancora verdi, si fanno ad- riti magici, l’olio lo si impiega in alcuni momenti
dolcire con l’acqua e il sale, con aggiunta di can- importanti della vita dell’uomo, dal rito del bat-
ne, o semi di finocchietti, foglie di alloro e spezie. tesimo e della cresima a quello dell’ordinazione
Le altre si colgono quando cominciano a cam- dei preti fino all’ora della morte quando gli stes-
biare colore, che non siano molto mature, e si si danno l’estrema unzione ai moribondi.
conservano in cassette prima di portarle al frantoio.
Diversamente l’olio si inacidisce. Se mischiate ai se- Ricette per la bellezza della pelle
mi si ottiene l’olio di sansa, usato per friggere. Si sbatte un cucchiaio di olio d’oliva, uno di fa-
L’olio d’oliva è ricco di vitamine, sali minerali, a- rina e un cucchiaino di succo di limone, si spal-
cidi grassi saturi e insaturi, in particolare gli acidi ma l’emulsione sul viso e si lascia mezz’ora.
linolenico e linoleico, con funzioni antinfiamma- Oppure si frulla un cucchiaio di olio d’oliva, uno
torie e vasostimolanti, importanti per il metabo- di mele grattugiate e il rosso di un uovo, si spalma
lismo e per la rigenerazione delle cellule. Esso ha l’emulsione sul viso e si lascia per mezz’ora.
proprietà lassative, antianemiche, ricostituenti, Ricetta per i capelli: l’emulsione ottenuta da
diuretiche, energetiche, protegge le mucose ga- cinque cucchiai d’olio sbattuto con il succo di
striche, e previene l’arteriosclerosi. un limone, o con il rosso dell’uovo, e messa per
Dolce o amarognolo, sempre gradevole al gusto, un’ora sui capelli, li rende più forti e più belli.
lo si usa nelle insalate e in ogni tipo di pietanza. Versato in una ciotola e tenendovi immerse le di-
Nel passato era considerato benestante chi face- ta rafforza le unghie. Infine, spalmato sul corpo
va una buona provvista di olio d’oliva. Il miglior favorisce l’abbronzatura e previene le scottature.
dono che si potesse fare era quello di una botti-
glia piena d’olio, con la frase “è per i bambini”. Nella foto, i fiori dell’olivo. Nella pagina a lato, olive
Veniva impiegato, e tuttora lo si impiega, per cu- confettate e condite con semi di finocchietto selvatico.
Propiedades e impitu
S’olia tenet bisonzu de tres S: su Sole po crèschere; sa Sigure po segare sa linna chi impitaiant a fàere pet-
zos, carros, zuales, palos, manigas de ainas, frucones, bértigas, sos chimos fines ddos poniant in su fogu; su
Sale po addrucare su frutu. In sas fozas, ma mescamente in su frutu, b’at tantas propiedades, innoghe a-
mentamos sas vitaminas A e C, ozos, sustàntzias azotadas e medas de sos sales minerales chi bi sunt in sos
alimentos. Su brou de sas fozas, chi faent buddire in abba una bintina de minutos (unu punzu de fozas
in d-unu litru de abba), abbassat sa pressione arta, illebiat sos istrobbos de su remadiu, sa frebbe, e faet
pissiare; sos impacos che sanant sas murenas.
S’olia madura dd’indrucant in abba e sale, cun cantos de canna de frenugu, o de sèmene, fozas de làuru
e ispetzias. Dda molent cando comintzat a mudare colore, chi no siet cota meda e, innanti de che dda lea-
re a su mólinu, dda regollint una pariga de dies in cassetas, po no si arghiare s’ozu. Si dd’améschiant a su
sèmene faent s’ozu de sansa, impitau a friere. S’ozu, ricu de vitaminas, de sabore arranchidorzu o druche,
sèmpere lichitosu a sa buca, ddu impitant cruu in s’issalada e in dònnia zenia de màndigu. In tempos co-
laos chie si faiat sa provista de ozuermanu ddu cussideraiant benestante. Sa menzus istrina chi podiant fàe-
re fu cussa de zare un’ampulla de ozu nande “est po sos pitzinnos”. Ddu impitaiant, oe chi est oe ddu im-
pitant, a curare istrobbos meda, dae sos dolores a sos ossos, a sos nérbios acordiolaos, dae sas fruscheddas a su
papinzu, a sas fresaduras e a s’ufrore de sa pedde. In Sardinna fut usanza de nàrrere pregadorias e berbos
in su mentras ch’ifrigatzaiant su zassu chi doliat. Creiant de che sanare s’azarolu poninde s’ogu in sa bu-
ca de un’ampulla prena de ozuermanu. In dies de oe b’at ancora chie creet de che istesiare s’ogu leau betande
butios de ozuermanu in d-una tassa de abba. Cussa chi faet sa meghina de s’ogu narat pregadorias ami-
schiadas a sos berbos chi issa ebbia ischit e in su mentras s’ifundet sos poddighes de sa manu estra in s’abba e
faet rughes in totu sa carena de su chi ant orghiau, chi posca si che depet bufare su chi est in sa tassa. A par-
te sas maias, s’ozu ddu impitant in sos mamentos prus importantes de sa vida de s’omine, dae su batiare a
sa cresima, a cando cantant missa sos peidres, finas a s’ora de sa morte cun s’ozu santu.

Meghinas po sa bellesa de sa pedde


Abbatare una cullera de ozuermanu, una de farina e unu cotzerinu de sutzu de limone, apustis friga-
re s’impastu in cara lassandeddu po mesora. Si podet peri abbatare una cullera de ozuermanu, una de
mela tretegada, un’oideddu, apustis frigare s’impastu in cara lassándeddu mesora.
Meghina po sos pilos: s’impastu fatu cun chimbe culleras de ozu abbatau cun su sutzu de unu limone, o
cun d-unu oideddu, e postu po un’ora in conca, afòrtigat sos pilos e ddos faet pru bellos. Betau in d-una
iscu e postos a moddes sos poddighes afòrtigat sas ungras.
S’ozuermanu ifrigatzau in totu sa carena, dda faet innieddigare a su sole, chena si brusiare.

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Olmo
Ulimu, Lumu, Umbulu
Ulmus minor (Ulmaceae)

Habitat e descrizione foglie variano da una pianta all’altra, anche nel-


Come le specie simili, Ulmus procera e Ulmus la medesima pianta, per lo più sono ellitiche e o-
canescens, viene chiamato campestre. Delle tre vali, i fiori di color rosso scuro sbocciano tra
specie è quella più diffusa nelle nostre campagne, febbraio e marzo, i frutti, detti samare, sono
negli abitati, negli orti e lungo i viali. Se la ter- giallastri.
ra è profonda e fertile, crescono bene esposti al
sole, ma anche in ombra. Mitologia e Storia
È un albero longevo, arriva fino a cinque secoli, Risale a tempi antichissimi: pare che che siano
cresce in fretta e può avere grandi dimensioni: stati trovati resti fossili del Miocene inferiore.
un’altezza di trenta-quaranta metri e un dia- Il mito greco racconta che le divinità trasfor-
metro fino a due metri. Può restare anche ar- marono in olmo la ninfa Aretusa, la stessa che,
busto. insieme alle compagne, custodiva i pomi delle E-
Ha il tronco dritto, la corteccia giallo scuro e speridi sottratti da Ercole.
screpolata, la chioma ampia e rotondeggiante. Le Per greci e romani l’olmo era un albero sepol-

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ALBERI - ARBURES

crale, per cui lo piantavano accanto alle tombe.


Per noi è simbolo dell’affetto dei nonni, nei Sos logos inue creschet e sa descritzione
cui orti non mancava mai quest’albero rigo- S’Ulmus minor, comente su Ulmus procera e
glioso e possente, sotto la cui ombra, nei po- su Ulmus canescens ddu tzìrriant campestre..
meriggi assolati dell’estate, essi ci raccontavano De sas tres ratzas est cussu chi creschet in totue, in
le antiche leggende e le difficoltà della loro vi- sos sartos, in sos ortos e in sos istradones, abbastet
ta, quando vivevano di ciò che dava la terra. E- chi sa terra siat prufunda e niedda. Creschet be-
ra bello vedere gli olmi svettare e i nonni rac- ne a su sole, ma fintzas in s’umbra.
contare! Durat fintzas a chimbe sèculos e podet arribba-
re a trinta, baranta metros de artesa e a duos me-
tros de diametro, oburu arreat a mola. Su trun-
Proprietà e impiego cu est deretu cun s’iscorza groga e fresada, sa co-
Il legno d’olmo è resistente, di buon valore e ma larga e tunda, sas fozas, su prus, sunt elliti-
facile da lavorare. Con esso i contadini fabbri- cas e ovales, diferentes de mata in mata, fintzas
cavano i gioghi dei buoi e gli aratri. Tuttora vie- in sa matessi. Si che bolant in atonzu. Sos frores de
ne usato per fare mobili e parquet. colore ruju iscuru ispraghent dae frearzu a mart-
Le varie parti della pianta hanno proprietà me- zu, su frutu est grogatzu.
dicinali. Il decotto della corteccia depura il san-
gue, i gargarismi leniscono le infiammazioni del- Mitologia e Istòria
la bocca e della gola, gli impacchi fanno bene al- Nachi ant agatau fossiles de ùlimu de su Miocene
le emorroidi. I frutti venivano utilizzati per fa- inferiore.
re la marmellata, il cui procedimento era simile Su mitu grecu contat ca sas divinidades ant mu-
a quello delle bacche di altri alberi e arbusti. dau in ulimu sa ninfa Aretusa, chi costoiat sas
melas de sas Esperides, (cussas chi ch’aiat furau Er-
cole). Po grecos e romanos s’ulimu fut mata de
Nella foto, i fiori dell’olmo. Nella pagina a lato, vista
di un ramo; nella foto piccola, un bocciolo.
campusantu e dda pastinaiant acanta a sas tum-
bas. Po nois est sinnu de s’istima de mamais e bab-
bais chi, in sos bortaeddies de s’istiu, suta a s’um-
bra de su lumu de s’ortu, nos contaiant contos an-
tigos e sas peleas de sa vida issoro, cando biviant
de su tribballu de su sartu. Cantu fut bellu a bìe-
re sas comas artas e mannas de sos lumos e inten-
dere sos contos de babbais e mamais!
ALBERI - ARBURES

Le falci, sas fraches, di olmo, bagola- Sopra e qui sotto: gioghi per i buoi (zua- Sopra e qui sotto: la mensola per le
ro o noce. Sotto: carriola, sa carretta. les); accanto, ceste (pischezones) di giunco. stoviglie, sa taula de sas padeddas.

Nella foto qui sotto, un ramo con le tipiche foglie a margine seghettato.

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ALBERI - ARBURES

Propiedades e impitu
Sa linna de lumu est de calidade bona, resisten-
te e fatzile a dda tribballare. Cun issa sos massaios
faiant zuales e araos, ancora oe faent sos mobiles
e sos panimentos.
Corza e fozas sunt meighinosas, su brou de sa
corza, posta a buddire in abba, purificat su sàm-
bene, pigau a cuncos che faet passare s’iscardidu-
ra a sa buca e a su bùturu, sos impacos faent be-
ne a sas murenas.
L’aratro, s’arau, realizzato soprattutto con il legno di Su frutu sas feminas ddu impitaiant a fàere sa
olmo. Nella foto grande, le foglie prima di cadere in cufetura, comente faiant cun sas ateras meli-
autunno, quando assumono un bel colore giallo. Nella gheddas.
foto piccola in basso, i frutti, chiamati samare.
Ontano nero
Alinu
Alnus glutinosa (Betulaceae)

Habitat e descrizione Mitologia


L’ontano nero cresce lungo i corsi d’acqua Il tronco di questa pianta, se intagliato, si tinge
dalla pianura alle alture, in terreni molto umidi, di arancio sangue, da cui la nomea di albero del
ricchi di torba ed esposti alla luce solare. male. Gli antichi la consideravano anche una pian-
Può raggiungere in modo rapido un’altezza di ta apotropaica: c’è chi tuttora la considera tale.
venticinque-trenta metri, ma raramente supera
il secolo. Il tronco è dritto, la corteccia liscia va Proprietà e impiego
dal grigio scuro al nerastro. La chioma è, per- Le foglie e la corteccia contengono sostanze
lopiù, a piramide, i rametti sono vischiosi, così grasse, tannino e sali minerali. Si fanno bollire
le foglie caduche, verdi e lucide, i fiori, maschi- per quindici minuti e si usa il brodo per fare i
li e femminili, sbocciano tra febbraio e marzo, pediluvi: infatti toglie la stanchezza e il sudore
prima della fogliazione. dai piedi.

Un ramo di ontano con fiori e frutti. Nella pagina a


lato: vista del fogliame e, nella foto piccola, un folto bo-
schetto.

66
Sos logos inue creschet e sa descritzione
S’àlinu creschet ororu de frùmene e de sos rios, in
paris e in montigos, in terrinos ùmidos e inue bi
calat su sole.
Podet arribbare impresse a un’artesa de binti-
ghimbe-trinta metros, ma no sèmpere che colat u-
nu sèculu. Su truncu est deretu, s’iscorza lìsia an-
dat dae su colore chisina iscura a su nieddastru.
Sa coma est pagu prus a mancu a piramide, sos chi-
migheddos apitzigaditzos, gasi sas fozas birdes e lù-
ghidas, sos frores, masculinos e femininos, frorint in
frearzu e in martzu, innanti de ispuntare sas fozas.

Mitolozia
Si segamos su truncu de custa mata si tinghet de co-
lore de aranzu chi paret sàmbene, po cussu sos anti-
gos cussideraiant s’àlinu sinnu de male e de morte.

Propiedades e impitu
In sas fozas e in s’iscorza b’at sustàntzias ozosas,
tannino e sales minerales. Faíndeddas buddire bín-
dighi minutos, e ponindenos a modde sos pes in su
brou, no che trantzit s’istrachidudine e su suore.
Perastro
Pirastu, Pirastru
Pyrus amygaliformis
(Rosaceae)

Habitat e descrizione maggio, dopo i fiori, che sono di color bianco,


Il perastro mandorlino, spontaneo in Euro- striati di rosso. Il frutto è piccolo, tondeggian-
pa e nell’Asia occidentale, è una specie rustica, te e di sapore asprigno.
di pianura e di media montagna, che vegeta fi-
no ai mille metri. Si adatta a suoli differenti, fre- Mitologia
schi e asciutti, sopporta il freddo, meno le esta- Era una pianta sacra a Demetra e alla Luna.
ti molto calde. Può restare allo stato arbustivo,
o svilupparsi in forma arborea. La sua altezza Impiego
varia dai tre-quattro metri ai quindici-venti me- Il perastro è usato per innestarvi diversi alberi
tri. Lo si trova sporadico o a piccoli gruppi, in da frutto, tra cui il pero, e per fare le siepi. Nel
mezzo ad altri alberi. passato con questo legno si costruivano mobi-
Da giovane ha la corteccia liscia e verdastra, li, soprattutto quelli da intagliare, da intarsiare,
poi diventa grigio-bruna e solcata. Le foglie, o- e da lavorare col tornio, come le statue, le ma-
vali o tonde, sono verde-scuro nella parte su- schere di carnevale, alcuni strumenti musicali, o
periore, più chiare sotto, spuntano da aprile a parti di essi.
Il perastro è un albero co-
munissimo, spontaneo o in-
trodotto in tutti i pascoli
della Sardegna.

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Nella foto grande, il pera-
stro fiorito è una delle com-
ponenti principali del pae-
saggio primaverile sardo.
Qui sopra: un ramo fiorito;
al centro e in basso, i frutti
degli alberi innestati e, a
destra, quelli dell’albero
ancora selvatico. Il legno di perastro viene utilizzato
per fare le maschere del carnevale
barbaricino(biseras o mascaras).

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su pirastru, areste in s’Europa e in s’Asia otzi-
dentale, est una zenia rustica, de paris e de mon-
tes pagu artos, no prus de milli metros. Creschet be-
ne in terrinos friscos e assutos, subbecat su fritu,
prus pagu su calore meda de s’istiu.
Podet arreare a mola o si fàere a mata, s’artesa
andat dae tres-bàtoro metros a bindighi- binti.
Nde agatamos de zassu in zassu, e in mesu de à-
teras calidades de matas. A pitzinnu zughet s’i-
scorza lìsia e birdastra, posca si faet colore de chi-
sina iscura e a surcos. Sas fozas, ovales o tundas,
sunt birde iscuru in susu, de colore prus craru in
suta, bessint dae arbile a maju, apustis sos frores,
de colore biancu cun rigas rujas. Su frutu est pi-
ticu e tundatzu, de sabore aspru.

Mitologia
Fut una mata sagrada a Demetra e a sa Luna.

Impitu
Su pirastru ddu impitant po b’innestare medas
matas de frùture, primu ’e totus sa pira, e a fae-
re cresuras. In sos annos colaos cun custa linna
faiant mobìlia, mescamente cussa de pintare e
cussa chi tribballaiant cun su tòrrunu, comente sas
istatuas, sas mascaras de carrasegare, sonetes, o
partes de custos.

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Pero
Pira
Pyrus communis (Rosaceae)

Habitat e descrizione moderna che gli scrittori e i pittori cantano i


Il pero, è un albero da frutto coltivato in tut- pregi e la bontà che il frutto si merita. Il pitto-
ta Europa e nell’area mediterranea, dove tutta- re naturalista Bartolomeo Bimbi ne dipinge 115
via risente del caldo intenso. Si adatta ai terre- varietà. In Francia, nel secolo dei Lumi, si co-
ni freschi e a quelli asciutti. noscevano mille e più varietà di pere. Gli intel-
Può raggiungere i quindici metri di altezza, il lettuali dissertarono sull’essenza del frutto, con-
tronco è grigioscuro, i rami spinosi, le foglie ca- siderato categoria filosofica da Marx e da Engels.
duche sono verdescuro nella parte superiore,
sotto più chiare e bluastre, i fiori a grappoli so- Proprietà e impiego
no bianchi e sbocciano in primavera. Il frutto è Le pere contengono zuccheri, vitamine, tan-
conico allungato alla base. nino, che ha azione astringente.
Ne esistono più di mille varietà, per forma e per Calmano i nervi, depurano il sangue, regolano
sapore. Anche la maturazione avviene in diver- la pressione. Facendo bollire le foglie in acqua,
si mesi dell’anno, dall’estate all’inverno. gli impacchi del decotto disinfettano la vescica
infiammata e la prostata.
Storia Si possono consumare crude e cotte, sciroppate e
I romani, più dei greci, apprezzarono le pere frullate, fatte a marmellata o messe nelle tor-
ottenendo da esse bevande e confettu- te, usando lo stesso proce-
re. Ne parlano molti poeti, tra cui dimento delle
Ovidio nelle Metamorfosi. mele.
Ma è nell’età

70
Il pero con i frutti non an-
cora maturi, in primavera. Sos logos inue creschet e sa descritzione
Nella pagina a lato: la sua Sa pira est una mata chi pastinant in totu s’Eu-
spettacolare chioma duran-
te la fioritura. ropa, e in sos logos a probe de su Mediterraneu, i-
nue però patit su calore meda. Creschet in terri-
nos friscos e assutos.
Podet arribbare a bindighi metros de artesa. Su
truncu est colore de chisina iscura, sos chimos ispi-
nosos che perdent sas fozas, chi sunt bird’iscuru in
su chirru de susu, prus craras e biaitonzas in su-
ta; sos frores, a matzuleddos, sunt biancos e ispra-
ghent in beranu. Su frutu est a froma de cono il-
longhiau a sa base, bi nd’at prus de milli calida-
des de froma e de sabore, coghet in diferentes me-
ses de s’annu, dae s’istiu a s’ierru.

Istòria
Sos romanos prus de sos grecos ant tentu in cus-
sideru sa pira e cun issa faiant su sutzu e sa cu-
fetura. Nde allegant medas poetas, tra issos Ovi-
dio in sa Metamorfosi.
Ma est in s’òpeca moderna chi iscritores e poetas
cantant sa virtude e sa bontade chi custu frutu
meressit. Su pitore naturalista Bartolomeu Bimbi
nde at pinturau 115 calidades. In Frantzia, in su
sèculu de sa Resone, connoschiant prus de milli rat-
zas de pira e nde ant resonau sos istudiaos e sos fi-
losofos Marx e Engels.

Propiedades e impitu
In sa pira b’at tzùcaru, vitaminas, tannino etz., pro-
piedades chi isorbent sos nérbios, innetiant su sàmbene,
regulant sa pressione. Cun su brou de sas fozas postas
a buddire in abba si podent faere impacos a sa busica
iscardia. Sa pira est bona crua e cota, in sas trutas e fa-
ta a cufetura, aprontandedda comente amos nau a
prepositu de sa mela.
Pioppo bianco
Fustiarbu, Fusteàrbure
Populus alba (Salicaceae)

Habitat e descrizione pra, quasi bianca sotto; i fiori sbocciano a feb-


Il pioppo bianco è molto diffuso negli am- braio-marzo.
bienti umidi delle zone pianeggianti e montane,
fino a mille metri d’altitudine, in terreni freschi Impiego
e fertili, esposti alla luce e al calore del sole. Nel Il legno del pioppo bianco è molto leggero,
nostro territorio lo si trova lungo i corsi d’acqua per cui è un mediocre combustibile. Più adatto
e nelle vicinanze del lago. a fare mobili, cassette, imballaggi, fiammiferi e
È una specie longeva, può vivere anche tre- cellulosa nelle industrie cartarie.
cento anni, e può raggiungere un’altezza di tren- Il decotto della corteccia, quaranta grammi fat-
ta-trentacinque metri, con un diametro di ol- ti bollire in due litri d’acqua per mezz’ora, fa
tre il metro e mezzo. bene ai reumatismi e all’artrite. Il liquido si la-
Il fusto è dritto e slanciato, la corteccia liscia, scia riposare e poi si filtra, se ne bevono due, o
bianca e lucente, la foglia di un verde intenso so- tre tazze al giorno.

Il pioppo bianco è molto comune


lungo i corsi d’acqua e nei punti
umidi del territorio. Si riconosce
anche per il colore biancastro
della corteccia. Nelle foto, viste
panoramiche della pianta e un
particolare delle foglie.

72
Sos logos inue creschet e sa descritzione
De fustiarbu bi nd’at meda in logos ùmidos de
paris e de arturas finas a milli metros de artitu-
dine, in terrinos friscos e nieddos, e cara a sole. In
logos nostros creschet ororu a frùmene, a sos rios e
a su lagu.
Est una mata seculare, podet durare finas a tre-
ghentos annos e crèschere trinta-trintaghimbe me-
tros in artesa, su diametru de su truncu podet
medire prus de unu metro e mesu, est deretu e cun
s’iscorza bianca, lughida e lìsia. Sas fozas sunt de
unu birde forte, sos frores ispraghent in frearzu-
martzu.

Impitu
Sa linna de su fustiarbu est lebia meda, e dun-
cas serbit pagu a dda pònnere in su fogu. Mentras
dda impitant in sos mobbiles, in sas cassetas, in
sos luminos e in in sas fabbricas de paperi, a fàe-
re sa cellulosa. Su brou de baranta gramos de i-
scorza, posta a buddire in duos litros de abba, po
mes’ora, faet bene a sos dolores reumaticos e a s’ar-
trite. Apustis chi at pasau che colamos su brou e n-
de bufamos duos, o tres, tzicherones a sa die.
Roverella
Crecu
Quercus pubescens (Fagaceae)

Habitat e descrizione Le ghiande sono ovali e brune, cadono tra l’au-


La roverella è diffusa in ambienti diversi, nel- tunno e l’inverno.
le pianure, nelle colline e nei pendii caldi e so-
leggiati delle montagne, fino a 1.500 m di alti- Proprietà e impiego
tudine. Il legno di roverella è di difficile lavorazione.
È un albero secolare che può raggiungere e Fino al secolo scorso lo si utilizzava per fare i te-
superare i venti metri di altezza. Il tronco può lai, le scale dei carri, le travi dei tetti, i sottotetti,
avere un diametro di oltre due metri, la cortec- le traversine ferroviarie, e tanti altri oggetti ne-
cia è grigio-bruna, i rami sono assai grossi, le cessari al lavoro del contadino-pastore. I grossi ra-
foglie, verdi sopra, grigiastre o biancastre sotto, mi sono ottimi come legna da ardere e per fare il
hanno forma variabile e cadono a fine autun- carbone. Con la corteccia i conciatori conciava-
no-inizio inverno, e rispuntano in primavera. no le pelli. Le donne la mescolavano alle foglie,
le facevano bollire e col brodo tingevano le stof-
fe di colore marrone scuro. Le facevano macera-
re anche per ammorbidire i tessuti
di lana grossa che lasciavano a
mollo per alcuni giorni.
Raschiavano quella te-
nera dei rami per far-
la bollire e col bro-
do facevano le la-
vande vaginali.
Bastavano po-

74
ALBERI - ARBURES

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De matas de crecu bi nd’at in logos diferentes in
paris, in montigos e in sos tremenes solianos de sos
Le ghiande della roverella. Nella pagina a lato, in basso montes, finas a 1.500 metros.
una pianta in primavera-estate; a sinistra, un esemplare Est una mata seculare, creschet arta finas a prus
secolare in inverno avanzato, quando perde le foglie. Nel- de binti metros e su truncu podet superare sos duos
la foto piccola: in autunno il fogliame si tinge di rossastro. metros de diametru. S’iscorza est colore de chisina
iscura, sos chimos sunt russos meda, sas fozas, bir-
che gocce di estratto di liquido della pianta per cu- des in susu, dae su colore ’e chisina a su biancastru
rare la diarrea e per abbassare la febbre. in suta, mudant de froma e si che bolant a urti-
In alcuni paesi usavano fare il pane anche con mos de atonzu e a comintzu de ierru, torrant a i-
le ghiande di roverella, macinate e mescolate al- spuntare in beranu. Su lande est ovale e niedda-
l’argilla. Era un buon nutrimento per chi aveva stru, issu puru che arruet tra atonzu e beranu.
mancanza di ferro, ma soprattutto per gli ani-
mali, come pecore e maiali da ingrasso. Propiedades e impitu
Con le galle si faceva una specie d’inchiostro. Sa linna de crecu est mala a tribballare. Finas a
I bambini ci giocavano a biglie nelle vie polve- su sèculu colau dda impitaiant a fàere sos telarzos,
rose dei paesi. sas iscalas de su carru, sos petzos de sas crabeturas,
sos isostros, sas traversinas de sos binarios e meda à-
Una macchina per
teras ainas utiles a massaios e pastores. Sos chimos rus-
fare i maccheroni, sa
machina po faere sos faent brasia e crabone bellu, ddos poniant in su
sos macarro- fogu e a inchéndere su furru a còghere su pane. Cun
nes. Sotto, a s’iscorza sos contzadores contzaiant sas peddes.
sinistra: la Sas féminas dd’amischiaiant a sas fozas, ddas po-
maciulla per niant a buddire e cun su brou tinghiant sa pannia
il lino, s’iscar-
da. In basso e in al- de colore castanza iscuru. Lassàndeddas pudriga-
to a destra: l’utilizzo re una pariga de dies, paris cun su tessinzu de la-
più frequente del le- na russa, custa si faiat prus modde. Rasigaiant sa
gno di roverella era corza frisca de sos chimos, dda poniant a buddire
per botti e botticelle, in abba e cun su brou curaiant sa natura iscardia.
bariles e barilotos. Abbastaiant pagos butios de estratu de sa mata a
curare s’iscurrentziadura e a abbassare sa frebbe.
B’aiat biddas inue faiant su pane fintzas cun su
lande de crecu, mòliu e amischiau a sa lunzana.
Fut bonu nutrimentu a chie zughiat pagu ferru,
a sas arbeghes e a sos mannales.
Cun sas làddaras o luretas faiant una zenia de
tinta a iscrìere. Sos pitzinnos zogaiant a bìllias, in
sas carrelas prenas de proine.

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Salice
Pitighe
Salix alba - Salix atrocinerea - Salix purpurea
(Salicaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Esistono centinaia di specie di Salicaceae, ma Nel passato, con i rami grossi del salice si fa-
quelle più diffuse nel nostro territorio sono su cevano pali e bastoni, con quelli più fini, resi-
pitighe (Salix purpurea), con le foglie verdi, e sa stenti e flessibili, ceste e cestini. I conciatori u-
tzoa (Salix atrocinerea), con le foglie color ce- tilizzavano la corteccia nella concia delle pelli.
nere. I fiori, le foglie e la scorza dei rami giovani,
Si trovano in luoghi umidi e lungo i corsi d’ac- ricche di tannino, resina, zucchero, gomma, sa-
qua. Hanno il tronco cespuglioso, i rami rossi- li minerali, tra cui il calcio, si facevano bollire in
ci o gialli e perdono le foglie in autunno, che ri- acqua e si beveva il brodo per calmare i dolori
spuntano in primavera, insieme ai fiori femmi- alle ossa e allo stomaco.
nili e maschili, di colore porporino-scuro. Lo si usava anche per per calmare i nervi, con-
tro l’insonnia e il raffreddore, e per abbassare la
Storia febbre. È noto che l’acido salicilico è alla base
Il nome salix pare derivi dal latino salire, per la dell’aspirina. Il decotto, versato nella vasca da ba-
rapidità con cui questa pianta cresce. Ippocrate, gno, porta benefici alla pelle arrossata e all’ec-
medico greco del 400 a.C., e altri noti cessivo sudore del corpo.
medici dell’antichità, ne men-
zionano le tante Nelle foto, vedute di alcune piante di salice e partico-
virtù salutari. lare delle foglie. Nella foto piccola, l’infiorescenza.

76
Sos logos inue creschet e sa descritzione
S’agatant chentinas de ratzas de Salicaceae, ma
in logos nostros ch’at de prus matas de pitighe, cun
sas fozas birdes, e de tzoa, cun sas fozas colore de
chisina. Creschent in sas iscras e a probe de frù-
menes e rios.
Zughent su truncu totu chimos dae su grogu a su
ruju. Sas fozas si che bolant in atonzu e torrant
a ispuntare in beranu, paris cun sos frores femi-
ninos e masculinos, de colore porporinu-iscuru.

Istòria
Su lùmene salix nachi benit dae su latinu sali-
re, ca custa mata creschet impresse. Ippocrate, méi-
gu grecu de su 400 a.C., e àteros mèigos antigos n-
de muntovant sas virtudes meighinosas.

Propiedades e impitu
In sos tempos passaos, cun sos chimos russos faiant
palos e bértigas, cun sos fines resistentes e bonos a
ddos trochere, pischezones mannos e piticos.
Sos contzadores impitaiant s’iscorza a contzare sas
peddes. Sos frores, sas fozas e s’iscorza, ricas de tan-
nino, resina, tzùcaru, sales minerales, mescamente
calcio, ddas poniant a buddire e bufaiant su brou
po illebiare sos dolores a sos ossos e a s’istògomo. Ddu
bufaiant fintzas a asseliare sos nérbios, a dromire,
a curare su remadiu e a abbassare sa frebbe. Ischi-
mus ca in s’aspirina b’at atzidu salitzidicu.
Betándeche su brou a sa barza inue nos samu-
namos, nde tenet benefitziu sa pedde iscardia e
sa carena suerada.
Sambuco
Saucu
Sambucus nigra (Caprifoliaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Il sambuco è una pianta molto comune, la si Fiori e frutti hanno vitamina C e P, sali mine-
trova in pianura e nelle alture, soprattutto in rali, tannino, acidi, oli e diverse altre proprietà
luoghi ricchi di humus e di umidità. Cresce sel- terapeutiche, note nell’antichità, dato che del
vatico nei boschi, nelle macchie, lungo le siepi loro impiego ne hanno parlato gli scrittori gre-
e nei terreni incolti. Può raggiungere i dieci me- ci e latini. Il decotto di fiori è espettorante, fa be-
tri d’altezza, ma più di frequente rimane ce- ne alle infiammazioni, specialmente a quelle del-
spuglioso. In autunno perde le foglie che han- l’apparato respiratorio, ai dolori reumatici, alla
no un odore sgradevole. I fiori sono grandi, lombaggine, alle scottature e abbassa la febbre.
bianchi e molto profumati, sbocciano da aprile Si fanno bollire cinque grammi di fiori in una
a giugno. I frutti sono bacche di color rosso-ne- tazza d’acqua, se ne beve un bicchiere tre vol-
rastro, quando sono mature. te al giorno. Per gli impacchi si mette un tanti-
no in più di fiori, questi portano a maturazione
Storia le pustole e ne mitigano il gonfiore. Il decotto
Il nome del sambuco pare derivi da Sambuca, ottenuto facendo bollire i frutti, e bevuto tre
uno strumento musicale a corde in uso presso i volte al giorno è efficace contro il mal di testa
greci e i romani, e nei secoli successivi, fino al e di denti, è diuretico e fa andare di corpo.
Medioevo. Per fare lo sciroppo si fanno bol-
lire i frutti per mezzora, si
scolano e il brodo si ri-
mette sulla fiamma
fino a addensarsi.
Si conserva

78
ALBERI - ARBURES

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De saucu bi nd’at in totue, in paris e in arturas,
mescamente in terrinos nieddos e ùmidos. Est una
mata areste de buscos e de terrinos bìnnidos. Dda
ponent a faere cresuras, poite su prus arreat a mo-
la, ma podet artziare finas a deghe metros. In a-
tonzu che arruent sas fozas chi sunt de fragu feu,
imbetze sos frores, mannos e biancos, sunt de fragu
bellu meda, ispraghent dae arbile a làmpadas. Su
frutu, cando coghet, est ruju e nieddastru.

Istòria
Su lùmene de su saucu nachi benit dae Sambuca,
unu sonete a cordas chi soniant sos grecos e sos ro-
manos, ddu sonaiant finas a su Medioevo.

Propiedades e impitu
Sa linna de su saucu est bona a fàere trastes cun
su tòrrunu, surbiolos e sonetes. Sos frores e su frutu
tenent vitamina C e P, sales minerales, tannino,
àtzidos, ozos e àteras sustàntzias connotas fintzas
in s’antighidade. De s’impitu issoro nde ant allegau
sos iscritores grecos e latinos. Su brou faet bene a sos
dolores reumaticos, a sas brusiaduras, a sas iscar-
diduras, a su tussiu e a su remadiu, faet iscatarrare,
faet còghere sas fruscheddas e illebiat s’ufrore. Che
faet calare sa callentura. Si ponent a buddire chim-
be gramos de frores in d-unu tzicherone de abba,
tocat a nde bufare una tassa tres bortas a sa die. Po
sos impacos si ponet acantigheddu de frores in prus.
Su brou de su frutu, bufau tres bortas a sa die, che
Qui sopra, l’infiorescenza del sambuco. Nella pagina faet passare su dolore de conca e de sas dentes, faet
a lato: una pianta e, nella foto piccola, i frutti.
pissiare e andare de corpus. S’issiropo si faet lassande
buddire su frutu po mesora, posca sucutau, si torrat
a ponnere su brou in su furreddu finas a si che cazare,
in una bottiglia e se ne beve un cucchiaio me- si costoit in d-una ampullita e, a s’ocorrentzia, si n-
scolato all’acqua. de bufat una cullera ammischiau a s’abba.
Il romano Apicio nel suo “De re coquinaria” Su romanu Apicio, in su libru “De re coquinaria”
parla di un intingolo fatto con le bacche di sam- faeddat de una sartza fata de su frutu de saucu.
buco. Si lavavano e si facevano bollire in acqua, Ddu samunaiant e ddu poniant a buddire in s’ab-
quindi si scolavano e si mettevano ad asciugare ba, posca che ddu sucutaiant e ddu lassaiant assu-
per un bel po’. Per ultimo si soffriggevano nella tande un’iscuta bona. A ùrtimu ddu fridiant in
padella con un po’ d’olio, aromi e spezie varie, d-una sartània cun ozu, erbas de fragu bellu e i-
rimescolando di frequente e aggiungendovi del spetzias, morigande de tantu in tantu e azunghìn-
vino. Con questo intingolo si condivano le pie- debi binu. Cun custa sartza cunfetaiant sa petza e
tanze, dalla carne al pesce, dai legumi alle verdure. su pische, sos legumenes e sas birduras. Sos pitzinnos
I ragazzini, con la canna di sambuco, reciden- cun sa canna de saucu, segàndedda de unu nou a
dola da un nodo all’altro, costruivano le cer- s’àteru, faiant sos ischitzarolos, (isticarolos). Bi che i-
bottane, utilizzando come proiettili le drupe di stichiant su sísulu e si ddu tiraiant pari pari.
bagolaro e tirandosele l’un l’altro.

79
Sughera
Suerzu
Quercur suber (Fagaceae)

Habitat e descrizione Storia


La quercia da sughero è tipica dell’area medi- La storia del sughero in Sardegna meriterebbe
terranea e dei terreni derivanti dalle rocce silicee. un capitolo a parte, tanta è l’importanza che ha
Può raggiungere trecento anni e oltre, cresce- avuto nella millenaria civiltà pastorale, quando
re fino ai 20 metri in altezza; il tronco può mi- non c’era oggetto utilizzato dal contadino-pa-
surare un metro e mezzo di diametro. Il fusto store e dalle casalinghe che non fosse di legno,
è molto ramificato, la corteccia, prima liscia e gri- o di sughero, dai piccoli utensili di uso comu-
giastra, dopo diventa spessa, spugnosa e scre- ne come ciotole per bere e recipienti dove met-
polata. Le foglie sono ovali, coriacee, color ver- tere il cibo cotto e crudo (carni e verdure), al-
de glauco sopra, bianco grigiastro sotto, i fiori le seggiole, agli sgabelli, ai carretti per i bambi-
sbocciano tra maggio e giugno, ma anche tra ni, e a tanti altri giocattoli e sopramobili.
settembre e ottobre. Le ghiande sono a grup- Qui sotto, le ghiande della sughera e, nella foto piccola,
petti, di forma ovale, grandi e piccole. la pianta in primavera, con la chioma verdeggiante.

80
Sos logos inue creschet e sa descritzione
Su suerzu dd’agatamos mescamente in sos logos
a inghìriu de su Mediterraneu, in terrinos de roc-
cas de silicio. Podet durare a sos treghentos annos
e prus, artziare a binti metros, e su truncu ar-
ribbare a medire unu metru e mesu de diametru.
Su truncu est totu chimos, s’iscorza, innanti lì-
sia e colore de chisina, posca si faet russa, ispunzosa
e fresada. Sas fozas sunt ovales, corriatzas, de u-
nu birde-chelu in susu, de unu biancu-chisina in
suta, sos frores ispraghent dae maju a làmpadas,
ma fintzas a cabudanni-santuaini. Su lande, de
froma ovale, mannu e piticu, est a matzuleddos.

Istòria
S’istòria de s’ortigu in Sardinna diat merèsse-
re unu capìtulu intreu, tantu fut de importu in
sa tzivilidade pastorale, cando no b’aiat traste
chi massàias e massàios manizaiant chi no fut de
linna, o de ortigu, dae sas trobias, mannas e pi-
ticas, a sos banchitos, a sos tzimpeddos, a sos i-
scannos, a sos carrutzulos e ateros zogos de pit-
zinnos e trastes po domo.

Molte sughere, agli inizi dell’estate,


subiscono spesso l’attacco degli inset-
ti defoliatori, come l’esemplare della
foto, per cui appaiono per qualche
tempo “secche”, ma per fortuna solo
apparentemente.
mente lo tolgono
ogni nove-dieci anni, an-
che dieci, quando ha rag-
giunto una consistenza ottimale, è
leggero e poroso. Lo chiamano sughero fem-
mina, o gentile, e si utilizza per ogni sorta di
Proprietà e impiego oggetti, dai tappi delle bottiglie alle suole delle
La spessa corteccia, chiamata sughero, preser- scarpe, dalle cornici agli isolanti delle abitazio-
va la quercia da ogni intemperie, ma non dalla ni. Di recente, anche per confezionare abiti.
Lymantria dispar, il lepidottero che la spoglia di La scorza tenera, raschiata dal tronco della gio-
tutte le foglie, lasciando nudi i rami. vane sughera, si fa bollire in acqua, un etto in un
Il sughero maschio viene estratto dall’albero litro, il brodo ridotto alla metà, filtrato e me-
dopo venticinque-trent’anni di vita. Successiva- scolato con miele, è efficace contro il mal di go-
la e la bronchite. Bisogna berne un bicchiere
tre volte al giorno.

Con il sughero, s’ortigu, da secoli, si ricavano un nu-


mero notevolissimo di oggetti, soprattutto contenitori e,
più recentemente, anche soprammobili, oltre ovvia-
mente ai tappi per le bottiglie di vino e di altre bevan-
de: ecco alcuni esempi. In alto, il vassoio per la carne,
sa trobia; qui sotto, una forma simile può essere anche
un tagliere, sa trobia (sempre per carne, salsiccia, pro-
sciutto, formaggio ecc.); qui a lato, un contenitore, su
moiu, destinato per esempio al grano.
Nella pagina a lato, una serie di contenitori di sughe-
ro (sos trastes de ortigu) e, sotto, un tipico sgabellino,
su tzimpeddu.

82
ALBERI - ARBURES

Propiedades e impitu
S’iscorza russa, chi mutimos ortigu, defendet
su suerzu dae onnia traschia, ma no de sa ruga
chi dda ispozat de totu sas fozas, lassàndebi sos
chimos nuos.
S’ortigu mascru, mancari balet pagu, che ddu
trantzint de sa mata a sos bintighimbe-trint’an-
nos de vida. Posca de noe in noe annos, fintzas de
deghe in deghe, cando est bellu, lebiu e ispunzo-
su. Custu ddu mutint ortigu femina e ddu im-
pitant a faere onnia zenia de traste, dae sos tu-
pones de sas ampullas a sos fundos de sos botinos,
dae s’isolante de sas domos a sos supramobiles etz.
Como fintzas a fàere bestires.
S’iscorza modde, rasigada dae su truncu de su
suerzu pitzinnu, dda ponent a buddire in abba,
tres untzas in d-unu litru, su brou torrau a me-
tade, colau e ameschiau a su mele, faet bene a su
dolore de bùturu e a sa bronchite. Tocat de nde
bufare una tassa tres bortas a sa die.

83
ARBUSTI
MOLAS
Alaterno
Làuru Areste, Laure Areste, Lavru Areste
Rhamnus alaternus (Rhamnaceae)

Habitat e descrizione si presentano con varie tonalità di verde; le dru-


L’alaterno è un arbusto che preferisce terreni pe somigliano al frutto dell’olivastro.
fertili, luoghi caldi e clima temperato. Lo si tro-
va insieme al lentisco e al corbezzolo, e spesso Proprietà e impiego
lo usano nelle recinzioni, perché si presta ad ac- Le diverse parti della pianta venivano bollite
cogliere le piante rampicanti. per tingere le stoffe che assumevano colori di-
Alto da uno a più metri, ha il legno del tron- versi. Le impiegavano anche per scopi terapeu-
co scuro, che cambia colore a seconda delle sta- tici, soprattutto per i disturbi al fegato e alla ci-
gioni; le foglie, somiglianti a quelle dell’alloro, stifellea. Le drupe sono lassative.

86
ARBUSTI - MOLAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su làuru areste est una mola chi cheret terra
rassa, logos de artura, chi no b’apet fritu meda.
Ddu agatamos inue b’at chessa, lidone, e medas
bortas ddu ponent a tancare ortos e cunzaos, poi-
te bi che atacant sas erbas apitzigosas.
Est artu dae unu a prus metros, su truncu est
iscuru, ma mudat colore segundu su tempus de
s’annu, sas fozas sunt birdes de medas tonalida-
des e si assimbizant a sas de su làuru, su frutu e-
st nieddu comente su de s’ozastru.

Propiedades e impitu
Poniant a buddire in abba onnia parte de sa
mata, a tìnghere pannia cun diferentes tonali-
dades.
Dda impitaiant puru a curare medas istrobbos,
mescamente de su fìgadu e de su fele.
Su frutu faet andare de corpus.

Nelle foto, alcune piante di alaterno, un particolare


con i fiori (nella foto piccola) e la vista di un ramo,
con i tipici frutti rossi.
Assenzio
Tzentzu
Artemisia arborescens (Compositae)

Habitat e descrizione andava di moda fare un liquore, esaltato dai più


L’assenzio è un piccolo arbusto che predilige famosi artisti e poeti del secolo XIX, e anche di
i terreni magri, rocciosi e soleggiati. quello successivo.
Può raggiungere due metri in altezza, le fo-
glie sempre verdi sono coperte di peluria ar- Proprietà e impiego
gentea, i fiori sono gialli e molto profumati. L’assenzio possiede dei principi attivi che ne
fanno un ottimo rimedio per la cura e la bel-
Mitologia e storia lezza della pelle. Per il sapore amaro veniva u-
Si pensa che il nome scientifico derivi dalla dea sato contro i parassiti intestinali e i contadini ne
Artemide, dea della fertilità, forse perché il de- utilizzavano i rami per sterminare gli insetti che
cotto fatto con le foglie calma i dolori mestruali. divoravano ciò che loro seminavano.
Le virtù terapeutiche di questa pianta sono ci- Fino a poco tempo fa le nostre nonne li usa-
tate nel Papiro di Ebers, sono conosciute dai vano per alleviare i dolori del corpo e per leni-
greci, dai romani, dai celti, dagli arabi e dai mo- re il gonfiore della pelle. Mettevano i ramoscel-
naci e medici del Medioevo. li in un catino di ferrosmalto, li coprivano con
Nella prima metà del 1800, le truppe francesi delle brace, mettevano sopra un altro strato di
alla conquista dell’Algeria, curarono tifo e colera rami, avvolgevano il catino con un panno e lo ca-
con i decotti di assenzio. Con le foglie e i fiori povolgevano sulla parte dolorante, lasciando-

88
ARBUSTI - MOLAS

velo fino a sopportarlo. Sulle parti doloranti e


gonfie erano efficaci anche gli impacchi col de- Sos logos inue creschet e sa descritzione
cotto di foglie, massime sulle ginocchia. Su tzentzu est una mola chi creschet mesca-
Ci hanno detto che adoperavano le foglie an- mente in terrinos lanzos e solianos.
che per pulire gli occhiali. Podet arribbare fintzas a duos metros, sas fo-
Per il Corpus Domini era usanza spargere le zas sèmpere birdes sunt piludas, sos frores sunt
vie dove passava la processione rami d’assenzio, grogos e de fragu forte e bellu meda.
insieme a quelli di mirto, di pervinca e di la-
vanda, fiori di cui si cibano le api, che trasmet- Mitologia e istòria
tono al miele i profumi e i sapori di essi, tra cui Nachi su lùmene issentificu benit dae Artemi-
quello amaro dell’assenzio. de, dea de sa fertilidade, fortzis ca su brou de sas
fozas illebiat sos dolores de sas féminas cando te-
Immagini di rami fioriti nent sas règulas issoro.
dell’artemisia, all’inizio Sas virtudes meighinosas de custa mola ddas le-
della primavera (qui sotto e zimos in su Papiru de Ebers.
nella foto piccola della pa-
gina a lato). Sempre nella Ddas connoschiant sos grecos, sos romanos, sos t-
pagina a lato, in basso, la zelticos, sos arabos, sos paras e sos mèigos de su
pianta in inverno. Medioevo.
In sa prima metade de su1800, sos sordaos frant-
zesos chi funt conchistande s’Algeria, ant curau ti-
fu e colera cun su brou de tzentzu. Cun frores e fo-
zas fut usàntzia a fàere unu licore, laudau dae
artistas e poetas de su sèculu, e de cussu infatu.

Propiedades e impitu
Su tzentzu tenet propiedades chi curant sa ped-
de e dda faent prana e bella.
Su brou sende arrànchiu bochit sos bremes e po
cust’arranchidore sos massaios impitaiant sos chi-
mos a che ispérdere sos bobbois chi si ch’untur-
zaiant su chi pastinaiant.
Fintzas a pagu tempus faet mamais nostras d-
dos impitaiant a illebiare sos dolores de sa carena
e s’ufrore de sa pedde. Poniant sos chimos in d-u-
nu lavamaneddu de ferrismartu, ddos amun-
taiant cun brasias, posca bi poniant un’àteru pi-
zu de chimos, imboligaiant su lavamanu cun d-
unu pannigheddu e ddu tovecaiant in susu de su
zassu chi doliat o chi fut ufrau, mescamente sos
brenugos, bi ddu lassaiant finas a ddu subbecare.
A sos dolores e ufrores faiant bene fintzas sos im-
pacos cun su brou de sas fozas cotas a buddiu.
Nachi cun sas fozas innetiaiant sos atzales. A
Corpus Domini fut usantzia a ispartzinare in sas
carrelas, inue passaiat sa cufessone, chimos de t-
zentzu paris cun murta, proinca e ispicu.
Custos frores ddos sutzant sas abes, duncas su
mele tenet su sabore e su fragu issoro, in mesu bi
est fintzas cussu arrànchiu de su tzentzu.

89
Biancospino
Calàvrighe, Calàrvinu
Crataegus monogyna (Rosaceae)

Habitat e descrizione Storia


Il biancospino è un arbusto diffuso ovunque, I romani usavano il biancospino controi sorti-
dai piani ai monti, nel sottobosco, lungo i ruscelli legi. Con gli aculei hanno fatto la Corona a Cri-
e i muretti di recinzione. sto Crocefisso.
Può innalzarsi dai due ai quattro metri, for-
mando un groviglio di rami scuri e squamosi, Proprietà e impiego
molto spinosi, in grado di tenere lontano chiun- Le bacche e i fiori di quest’arbusto contengo-
que desideri attraversarli: i lunghi aculei, se si no vitamina C, tannino e altre sostanze che fan-
conficcano nella carne, fanno molto male. Le no bene a chi soffre di cuore, di pressione alta
foglioline sono verdi e ovali; i fiori bianchi sboc- e di arteriosclerosi. Il decotto dei fiori, un pu-
ciano in primavera. gno in un quarto d’acqua, abbassa la febbre e la
I frutti, piccoli quanto la nocciola, sono pri- pressione, fa orinare, previene i disturbi al cuo-
ma rossi poi neri, quando in autunno giungo- re, calma i nervi, per cui è indicato agli stressa-
no a maturazione. ti, a chi ha disturbi di menopausa e soffre d’in-
Può capitare che restino sulla pianta fino alla sonnia. Bastano un pugno per un quarto d’ac-
primavera. qua, se ne beve una tazzina due volte al giorno.

90
ARBUSTI - MOLAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De calàvrighe bi nd’at in totue, in paris e in
montes, in sos litos, ororu sos rios e sos muros chi
tancant sos cunzaos. Podet crescere in artesa dae
sos duos a sos batoro metros, fainde unu trumu
de chimos iscuros e iscatosos, gasi ispinosos chi che
faent istesiare chie diat chérrere brincare a s’à-
teru chirru, (sas ispinas longas, si intrant in sa
carre, sunt dolorosas). Sas fozigheddas sunt bir-
des e ovales, sos frores biancos ispraghent in be-
ranu. Su frutu est piticu cantu una nutzola, in-
nanti ruju, cando est cotu, in s’atonzu, si tinghet
a nieddu. A bortas abbarrat atacau a sa mata
finas a beranu.

Storia
Sos romanos impitaiant su calàvrighe contra a
sas maias.
In questa pagina, la pianta carica di frutti e un par- Cun sas ispinas ant fatu sa Corona a Zesusu
ticolare dei rami. Nella pagina a lato, un biancospino crutzifissu.
in primavera, con la vistosa fioritura e, nella foto pic-
cola, le tipiche bacche rosse.
Propiedades e impitu
In sa mélighedda e in su frore de custa mola
b’at vitamina C, tannino e àteras sustàntzias
chi faent bene a chie sufrit a su coro, a chie zu-
ghet su sàmbene forte e s’arteriosclerosi.
Fainde buddire unu punzu de frores in d-unu
quartu de abba, e bufànde duas tzícheras a sa die
de su brou, che faet abbassare sa frebbe e sa pres-
sione, faet pissiare, faet bene a su coro, allenat sos
nérbios; po totu custu ddu inditant a chie tenet
pistighinzos de calesisiat zenia, a chie sufrit de
menopausa e no renessit a dromire.
Cisto marino
Murdegu, Mudregu
Cistus monspeliensis (Cistaceae)

Habitat e descrizione
Il cisto è una pianta cespugliosa diffusa ovun- In queste pagine, la pianta carica di fiori in primave-
que, dalla pianura ai luoghi alti, nei terreni ma- ra, quando vivacizza grandi distese di pascoli aridi in
gri, pietrosi o sabbiosi. Vegeta soprattutto nel tutta la Sardegna.
bruciato, grazie alla capacità che hanno i semi di
resistere ad alte temperature. Può elevarsi fino a
due metri. I rami superiori risultano appiccico-
si, le foglie sempreverdi, i fiori bianchi, mentre
altre specie hanno diversi colori che vanno dal
bianco al rosa, al giallo al celeste.

Impiego
In annate siccitose i rami freschi di alcune spe-
cie di cisto venivano dati alle bestie, anche se al-
cuni li rifiutavano per l’odore, come il Cisto
monspeliensis.
Questo, come anche le altre specie, è invece
ottimo come legna da ardere, nel fuoco e nel
forno. Venivano fatte le fascine, che si traspor-
tavano nelle case per la provvista invernale.

92
ARBUSTI - MOLAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Molas de murdegu bi nd’at in totue, dae sos paris a sos montigos, in terras lanzas, pedrosas e arenosas.
Torrat a nàschere impresse inue b’est colau su fogu, ca su semene subbecat su calore. Podet arribbare fi-
nas a duos metros de artesa. Sos chimos de su monspeliensis sunt apitzigosos, sas fozas sèmpere birdes, sos
frores biancos. In sas ateras zenias sunt de colores diferentes, dae su biancu a su grogu e a sos colores de
rosa e de chelu.

Impitu
In annos de sicanna sos pastores zaiant sos chimos friscos de calecuna zenia de murdegu a sos anima-
les, ma issos revudaiant sa ratza monspeliensis, po su fragu feu. Sos massaios cumponiant a fasche totu
sas ratzas de murdegu e che ddas carraiant a domo po sa provista de s’ierru, a fàere su fogu e a inchendere
su furru.
Corbezzolo
Lidone
Arbutus unedo (Ericaceae)

Habitat e descrizione ne non eccedere nel mangiarne.


Il corbezzolo è un arbusto molto ramificato, Secondo gli studiosi “unedo” in latino stareb-
diffuso in pianura e in collina, in luoghi caldi e be a significare “(ne mangio) uno solo”. Altri
riparati dai venti. Spesso lo si trova insieme agli pensano che Arbutus venga dal celtico, Ar = a-
altri arbusti tipici della flora mediterranea, mir- spro, Butus = arbusto.
to, lentisco, cisto etc. In tutti i casi, se mangiati con moderazione, i
Può trovarsi in forma arborea e raggiungere an- frutti fanno bene alle infiammazioni dell’intesti-
che i dieci metri. La corteccia è rossastra, le foglie no, della vescica e dei reni. Così anche il decot-
sempreverdi coriacee. I fiori bianchi, rosati o ros- to fatto con le foglie; se ne fanno bollire un pu-
sastri, sbocciano in autunno, insieme ai frutti gial- gno in mezzo quarto d’acqua, si lascia riposare il
lo-verdi nati dai fiori dell’anno precedente. brodo e se ne beve un bicchiere tre volte al gior-
no. Il tronco e i rami sono usati come legna da
Proprietà e impiego ardere. Il miele di corbezzolo è molto apprezza-
Questa pianta, dal legno duro, resistente agli in- to per il gusto intenso, aspro e amarognolo.
cendi estivi, è da sempre considerata simbolo Nelle foto grandi, i frutti del corbezzolo, all’inizio della
dell’ospitalità. La si pianta spesso negli orti e maturazione autunnale. Nella piccole, la fioritura
nei giardini. Contiene tannino e acidi; i frutti estiva, con le tipiche corolle biancastre e la contempora-
sono diuretici e astringenti, per cui sarebbe be- nea presenza di frutti ancora verdi e immaturi.

94
Sos logos inue creschet e sa descritzione
Su lidone est una mola chi agatamos in paris
e in montigos, in logos caentes e chi no bi ferzet
bentos fritos. Bi nd’at paris cun sas àteras molas
chi creschent in sos logos a probe de su Mediter-
raneu, comente sa murta, sa chessa e su mudre-
gu.Podet fàere a mata arta finas a deghe me-
tros, totu chimos. S’iscorza est rujastra, sas fozas
sèmpere birdes e corriatzas, sos frores biancos, co-
lore de rosa e rujos, ispraghent in s’atonzu, paris
cun su frutu grogu e ruju, de su frore de s’annu
innanti.

Propiedades e impitu
A custa mata, resistente a su fogu fuiu, dda
cussiderant sinnu de ospitalidade, po cussu dda
pastinant fitianu in sos ortos de sas biddas. Zu-
ghet àtzidos e tannino, su frutu faet pissiare e a
istringhidura de matza, duncas diat tocare de n-
de papare cun moderatzione. A intendere sos i-
studiaos Unedo in latinu diat chérrere nàrrere
“nde papo unu ebbia”. Àteros pentzant chi Ar-
butus benit dae su tzèlticu, Ar = Aspru, Butus =
Arbustu (mola).
A dònnia modu, papàndende pagu, su frutu
faet bene a s’iscardidura de sa matza, de sa bu-
sica e de sos runzones. Gasi fintzas su brou de sas
fozas: nde ponimos a buddire unu punzu in me-
su quartu de abba, ddu lassamos pasare e nde
bufamos una tassita tres bortas sa die.
Su truncu e sos chimos ddos ponent a su fogu.
Su mele de lidone est istimau po su sabore, ma
est caru che fogu.
ARBUSTI - MOLAS

La confettura
Ingredienti: bacche di corbezzolo, zucchero,
buccia grattugiata di uno, o più limoni.
Preparazione: si mettono a cuocere i frutti in un
ampio tegame antiaderente, quindi si filtra il
succo, lo si pesa e vi si aggiunge la stessa quan-
tità di zucchero.
Si rimette il tegame sul fuoco fino a condensarsi,
mescolando di continuo, quindi vi si spruzza il
limone, in base alla quantità del succo. Quando
il composto resta attaccato al mestolo lo si tra-
vasa ancora bollente nei barattoli di vetro che,
chiusi ermeticamente, si mettono a raffreddare
sotto una pesante coperta.

Sopra, i frutti del corbezzolo, ormai maturi, in au-


tunno. Sotto, barattoli di confettura.

96
Biancospino
Calàvrighe, Calàrvinu
Crataegus monogyna (Rosaceae)

Habitat e descrizione Storia


Il biancospino è un arbusto diffuso ovunque, I romani usavano il biancospino contro i sor-
dai piani ai monti, nel sottobosco, lungo i ruscelli tilegi. Con gli aculei hanno fatto la Corona a
e i muretti di recinzione. Cristo Crocifisso.
Può innalzarsi dai due ai quattro metri, for-
mando un groviglio di rami scuri e squamosi, Proprietà e impiego
molto spinosi, in grado di tenere lontano chiun- Le bacche e i fiori di quest’arbusto contengo-
que desideri attraversarli: i lunghi aculei, se si no vitamina C, tannino e altre sostanze che fan-
conficcano o graffiano la carne, fanno molto no bene a chi soffre di cuore, di pressione alta
male. Le foglioline sono divise in tre lobi, talvolta e di arteriosclerosi. Il decotto dei fiori, un pu-
quattro; i fiori bianchi sbocciano in primavera, gno in un quarto d’acqua, abbassa la febbre e la
e sono molto densi e numerosi. pressione, fa orinare, previene i disturbi al cuo-
I piccoli frutti sono prima gialli, poi rossi, quan- re, calma i nervi, per cui è indicato agli stressa-
do in autunno giungono a maturazione. Può ti, a chi ha disturbi di menopausa e soffre d’in-
capitare che permangano sulla pianta fino alla sonnia. Bastano un pugno per un quarto d’ac-
primavera successiva. qua, se ne beve una tazzina due volte al giorno.

90
ARBUSTI - MOLAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De calàvrighe bi nd’at in totue, in paris e in
montes, in sos litos, ororu sos rios e sos muros chi
tancant sos cunzaos. Podet crescere in artesa dae
sos duos a sos batoro metros, fainde unu trumu
de chimos iscuros e iscatosos, gasi ispinosos chi che
faent istesiare chie diat chérrere brincare a s’à-
teru chirru, (sas ispinas longas, si intrant in sa
carre, sunt dolorosas). Sas fozigheddas sunt bir-
des e ovales, sos frores biancos ispraghent in be-
ranu. Su frutu est piticu cantu una nutzola, in-
nanti ruju, cando est cotu, in s’atonzu, si tinghet
a nieddu. A bortas abbarrat atacau a sa mata
finas a beranu.

Storia
Sos romanos impitaiant su calàvrighe contra a
In questa pagina, la pianta carica di frutti maturi e sas maias.
un particolare delle drupe, intensamente rosse. Nella Cun sas ispinas ant fatu sa Corona a Zesusu
pagina a lato, un biancospino in primavera, con la crutzifissu.
vistosa fioritura e, nella foto piccola, le tipiche bacche
ancora gialle.
Propiedades e impitu
In sa mélighedda e in su frore de custa mola
b’at vitamina C, tannino e àteras sustàntzias
chi faent bene a chie sufrit a su coro, a chie zu-
ghet su sàmbene forte e s’arteriosclerosi.
Fainde buddire unu punzu de frores in d-unu
quartu de abba, e bufànde duas tzícheras a sa die
de su brou, che faet abbassare sa frebbe e sa pres-
sione, faet pissiare, faet bene a su coro, allenat sos
nérbios; po totu custu ddu inditant a chie tenet
pistighinzos de calesisiat zenia, a chie sufrit de
menopausa e no renessit a dromire.
ARBUSTI - MOLAS

Sa cufetura
Su chi bi cheret: lidone, tzùcaru, corza tretega-
da de unu, o prus limones
Comente si faet: ponimos a còghere su lidone in
d-una cassarola chi no s’atacat, che colamos su sè-
mene, pesamos su sutzu e bi azunghimos atere-
tantu de tzùcaru. Torramos a pònnere sa cassa-
rola in su fogu finas a si che cazare, sèmpere mo-
rigande, posca bi pispiamos sa corza de limone, a
segundu sa cantidade de su sutzu. Cando sa cu-
fetura s’atacat a sa terudda prenimos sos botos de
bidru, ddos serramos e ddos ponimos a ifritare
ammuntaos cun d-una manta.

Sopra, primo piano di un grappolo di fiori.


Sotto: vista del folto fogliame.
Fillirea
Alaverru, Aladerru, Arrudellu, Aliderru
Phyllirea latifolia
Phyllirea angustifolia (Oleaceae)

Habitat e descrizione Mitologia


Troviamo la fillirea ovunque ci siano i tipici ar- Il mito greco dice che in quest’arbusto venne
busti della macchia mediterranea, soprattutto trasformata dagli dei una ninfa del mare molto
lecci, sollevandosi a volte alla loro altezza. E u- bella, di cui si era invaghito Cronos.
na pianta sempreverde e resistente agli incendi
estivi, in seguito ai quali ricaccia presto nuovi Impiego
polloni. Le foglie sono ovali con margini se- Con la legna del tronco, assai duro, facevano
ghettati, i fiori, bianco-verdognoli, fioriscono oggetti al tornio, ma la mettevano anche al fuo-
in aprile-maggio, le drupe maturano in autun- co, essendo un ottimo combustibile. La cor-
no e diventano di colore nero-bluastro. teccia la si usava per tinger le stoffe di lana e di
altre fibre vegetali.

A lato e nella foto piccola in alto, la fillirea a foglie


larghe, particolare dei rami e delle foglie. Nella foto in
basso, la fillirea a foglie strette, con i rami fioriti.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De alaverru bi nd’at in totue b’at molas e ma-
tas mediterraneas, mescamente ilighe e, a bortas,
faet artu cantu ’e custu. Subbecat sos fogos de
s’istiu, tzurulande matigheddas dae bassu.
Sas fozas sunt sèmpere birdes, ovales e cun sos o-
ros a bicos, sos frores de colore biancu-birde i-
spraghent in arbile-maju, su frutu coghet in s’a-
tonzu e si faet de colore nieddu-bluastru.

Mitolozia
Su mitu grecu contat ca in custa mola sas di-
vinidades ant mudau una ninfa de mare bella
meda chi istimaiat Cronos.

Propiedades e impitu
Cun sa linna, càdria meda, faiant ainas cun
su tòrrinu, dda poniant fintzas a su fogu e a in-
chendere su furru, poite faiat brasia bella. Cun
s’iscorza tinghiant pannia de lana e de ateras
tramas.

98
Lavanda
Ispicu
Lavandula stoechas (Labiatae)

Habitat e descrizione
La lavanda è una piantina cespugliosa tipica
delle alture, diffusa nei terreni aridi, ai margini
dei sentieri e nei boschi dove gli alberi sono di-
radati.
La sua altezza può raggiungere anche 1 metro.
Ha radice e fusto legnosi, i rami sono lunghi e
ciascuno di essi, in primavera, porta il fiore, ce-
leste o bruno porpora, molto profumato.

Proprietà e impiego
I fiori di lavanda contengono oli essenziali e
sostanze resinose che fanno si che l’estratto ven-
ga usato in profumeria, e il decotto per curare
alcuni disturbi alle vie respiratorie, dello sto- Nelle foto, la pianta fiorita, a metà primavera.
maco, degli intestini e della pelle.
Si fanno bollire 10 grammi di fiori in mezzo
quarto di acqua, e col decotto si disinfettano le Sos logos inue creschet e sa descritzione
ustioni, le ferite, i lividi e le punture d’insetto, S’ispicu est una molighedda de logos artos. Bi
bevuto è calmante del mal di testa, dell’asma e nde at in sos terrinos assutos, ororu de sos caminos
della bronchite. de sartu, in buscos cun pagas matas.
I fiori della lavanda sono tra i prediletti dalle a- Podet artziare finas a unu metro, sas raighinas
pi, ma anche dalle donne che, dopo averli es- e sos chimos sunt linnosos e cadaunu de custos, in
siccati, li mettono nei cassetti e negli armadi. beranu, zughet sos frores biaitos o porporinos, de
fragu bellu meda

Propiedades e impitu
In sos frores b’at ozos de importu e sustàntzias
resinosas, tantu chi su sutzu ddu impitant a fàe-
re su profumu, e su brou a curare istrobbos de sa
respiratzione, de s’istògomo, de sas istentinas e de
sa pedde.
Si ponet a buddire deghe gramos de frores in me-
su quartu de abba, cun custu brou meigant bru-
siaduras, segadas, marcos biaitos e punturas de
bobbois; bufándeddu, illebiat s’asma e sa bron-
chite. Sos frores de ispicu ddos sutzant sas abes.
Sas féminas ddos boddint a ddos sicare, po ddos
ponnere in sos cadassos e in sos armadios.

99
Lentisco
Chessa, Mudditza
Pistacia lentiscus (Anacardiaceae)

Habitat e descrizione Storia


Il lentisco, arbusto tipico della flora mediter- Qualcuno pensa che il nome lentisco derivi da
ranea, è diffuso in tutta la Sardegna, nelle pia- dentiscus, in riferimento alla resina che si usava
nure e nelle colline di media altezza. per sbiancare i denti, come facevano nell’antica
Solitamente è cespuglioso, ma può raggiun- Grecia.
gere anche tre, quattro metri di altezza. A Roma con i frutti condivano le salse e insa-
Le foglie sono sempreverdi, i fiori hanno varie porivano carni e pesci.
tonalità di rosso e sbocciano a fine primavera; il Sotto, i frutti del lentisco. Nella foto piccola in alto,
frutto, prima rosso poi nero, matura in inverno. spesso le nuove foglioline assumono un’intensa colora-
zione rossastra. Nella pagina a lato: vista del folto fo-
gliame di questa diffusissima pianta.

100
ARBUSTI - MOLAS

Proprietà e impiego
La pianta e i frutti di lentisco, ricchi di olio, Sos logos inue creschet e sa descritzione
tannino e resina, sono stati protagonisti della ci- Sa chessa, est de importu mannu in sa vezetat-
viltà agropastorale. Il tronco, i rami e le radici, zione mediterranea. In Sardinna che nd’at in to-
venivano utilizzate per alimentare il fuoco. tue, in sos paris e in sos montigos.
Quando qualcuno, mentre tagliava legna, si Su prus est a mola, ma podet crèschere finas a
procurava una ferita, fermava il sangue con la medas metros, a bortas prus de chimbe. Sos chimos
scorza raschiata dal tronco, o dai rami. Se ma- sunt trotos meda, s’iscorza est colore de chisina o
sticata rafforzava le gengive, se inserita nei den- rujastra. Sas fozas sunt sèmpere birdes, piticas e
ti cariati, calmava il mal di denti. Efficace per corriatzas, in beranu ispraghent sos frores, in ma-
questi disturbi era anche il decotto di foglie. tas diferentes, sos masculinos grogos- porporinos, sos
Le bacche venivano colte per spremervi l’olio, femininos rujastros, su frutu, su lestinchinu, in-
usato per lo più per friggere. Fino alla metà del nantis ruju, posca nieddu, coghet in s’ierru.
1900, e anche oltre, erano le donne che dalla
mattina presto fino a sera tardi andavano a co- Istòria
glierle e con esse riempivano i sacchi che gli uo- Calecunu pentzat chi su lùmene lestínchinu
mini trasportavano col carro nel frantoio più vi- benzat dae dentiscus, poite in sa Gretzia antiga
cino. Quando l’olio era bollente ci buttavano impitaiant sa resina a innetiare e imbianchire
della mollica di pane per eliminare il sapore a- sas dentes.
maro e l’odore forte. Lo usavano per massaggiare Sos romanos cun custu frutu faiant sartzas a
le parti del corpo colpite da dolori di varia na- cundire sa petza e su pische.
tura, tra cui quelli artritici e il torcicollo.
Serviva inoltre per alimentare le lampade, quan- Propiedades e impitu
do non c’era l’energia elettrica. Sa chessa e su lestínchinu, ricos de ozu, tanni-
In annate siccitose si davano al bestiame i rami no e resina, sunt istaos sos protagonistas de sa t-
verdi. Con essi si facevano anche delle ceste di zivilidade agropastorale. Su truncu, sos chimos e
varie dimensioni. sa cotzighina, ddos impitaiant a fàere su fogu e
a inchendere su furru, inue coghiant su pane.
Si calecunu, segande linna, si faiat una sega-
da, frimaiat su sàmbene cun sa rasigadura de su
truncu, o de sos chimos. Matzigandedda, afor-
tigaiat sas ghinghias, poníndedda in sas dentes
mantzadas faiat passare su dolore. A custos i-
strobbos faiat bene fintzas su brou de sas fozas.
Su lestínchinu ddu frigaiant po fàere s’ozu de
friere. Finas a sa metade de su 1900, apustis pu-
ru, sas féminas che essiant a s’impuddiles a friga-
re, recuiant a s’imurrinadorzu, lassande a sos ò-
mines sos sacos prenos a che leare a su mòlinu prus
a probe. Innantis de ddu impitare, a s’ozu buddiu
bi betaiant unu cantu de matza de pane a bi che
trantzire su sabore arrànchiu e su fragu forte.
Ddu isfrigatzaiant a sa carena crupia de do-
lores de ònnia zenia, comente sos de s’artrosi.
Cando no che fut s’eletritzidade, ddu poniant
in sas lantìas.
In sas annadas de sicanna aprondeaiant su be-
stiàmene cun sos chimos birdes, cun issos faiant
puru pischeddas mannas e piticas.

101
Mirto
Murta
Myrtus communis (Myrtaceae)

Habitat e descrizione Mitologia e Storia


Il mirto è un arbusto caratteristico della flora Dai tempi più antichi il mirto è tra gli arbusti
mediterranea, diffuso vicino al mare e anche più noti e menzionati.
nell’entroterra, ma fino alle medie altitudini. Il mito greco narrava che Mirsine, fanciulla
Non teme tanto i rigori dell’inverno quanto i dell’Attica, venne uccisa da un giovane da lei
venti impetuosi. Per esempio, nel territorio del battuto in una gara: per questo Atena la tra-
Guilceri (Sardegna centro-occidentale) predili- sformò in una pianta, perché vivesse in eterno.
ge per lo più i terreni freschi, come quelli intorno In Egitto usavano ornare i capelli e gli abiti
al lago Omodeo e lungo l’una e l’altra sponda con fronde di mirto.
del Tirso. Per gli ebrei era simbolo di pace, per i greci e
Raramente supera i due metri, le foglie sono per i romani simbolo di gloria, di bellezza e di
sempreverdi e in primavera iniziano a spuntare amore. Nei matrimoni erano sempre presenti le
i fiori bianchi o appena rosati. Il loro profumo fronde di mirto, cantato dai poeti a cominciare
si spande tutt’intorno. Le drupe di mirto, pic- da Virgilio.
cole e tonde, quando maturano si tingono di
Sotto, i frutti non ancora maturi del mirto; a sinistra,
nero, di solito accade nelle ultime settimane del- la fioritura tardo-primaverile; nella foto piccola, un
l’autunno. Si colgono fino a tutto gennaio. ramo con i frutti neri e maturi. Nella pagina a lato: i
rami carichi di drupe, dopo la raccolta.

102
Sos logos inue creschet e sa descritzione
Sa murta est una mola de importu mannu in
mesu de sas matas a inghìriu de su Mediterra-
neu. Bi nd’at a probe e atesu de su mare, ma no
in montes meda artos. No timet tantu su fritu
de s’ierru cantu sos bento malos. In logos de su
Guilceri istat menzus in terrinos friscos, comen-
te cussos a inghìriu de su lagu Omodeo e in am-
bos chirros de su Tirsu.
Sas prus sunt artas duos metros, zughent sas fo-
zas sèmpere birdes e in beranu comintzant a i-
spuntare sos frores biancos e colore rosa. Su fra-
gu bellu nde prenet totu su logu. Su frutu, piti-
cu e tundu, coghet a urtimos de atonzu e si tin-
ghet a nieddu. Nde podimos boddire finas a to-
tu su mese de bennarzu.

Mitolozia e Istòria
Dae s’antighidade sa murta est una de sas mo-
las prus connotas e muntovadas.
Su mitu grecu contaiat ca Atena aiat mudau
in mata a Mirsine, una pitzoca de s’Atica, mor-
ta dae unu pitzocu chi issa aiat bínchiu.
In s’Ezitu bi fut s’usantzia de mudare sos pilos
e sos bestires cun chimos de murta. Po sos ebreos fut
sinnu de paghe, po sos grecos e sos romanos sinnu
de groria, de bellesa e de amore.
Inue b’aiat isposos noos no podiat mancare sa
murta chi sos poetas de onnia tempus ant cantau,
comintzande dae Virziliu.
Proprietà e impiego
Il mirto, dal legno duro e omogeneo, contie-
ne oli, tannino, acidi, vitamina C e altre sostan-
ze medicinali e aromatiche, come il mirtolo, u-
sato in medicina. I medici arabi consigliavano il
mirto per curare la tosse, i disturbi allo stoma-
co, la diarrea e l’amenorrea.
Facendo bollire in mezzo quarto d’acqua un
pugno di foglie, il decotto aiuta a digerire e a e-
liminare il catarro. Bisogna berne un bicchiere tre
volte al dì. Gli sciacqui in bocca per alcuni minuti
sono indicati per l’infiammazione delle gengive.
Gli impacchi con un panno imbevuto di que-
sto decotto accelerano la guarigione delle feri-
te, massaggiato sui capelli, li fortifica ed elimi-

104
ARBUSTI - MOLAS

na la forfora. Con le foglie di mirto, messe a


macerare nel vino nero un paio di ore, si fa uno Propiedades e impitu
sciroppo indicato per curare i disturbi succitati. In custa mola de linna bella b’at ozos, àtzidos,
Nei nostri paesi era usanza avvolgere con rami tannino, vitamina C e àteras sustàntzias mei-
di mirto maialetti, agnelli e pecore arrostite, ma ghinosas, de sabore e fragu bellu, comente su mir-
anche bollite, appena tolte dal fuoco. Anche og- tolo impitau in sas meighinas. Sos mèigos arabos
gi impieghiamo le foglie per insaporire le carni cussizaiant sa murta po curare su tùssiu, sos i-
arrosto, ma anche altri cibi. C’è chi le fa mace- strobbos a s’istògomo, sa iscurrentziadura e sas
rare nell’alcool a 90°, per fare un liquore. perditas de sàmbene de sas féminas.
Tuttavia quello più noto lo si fa con le drupe. Fainde buddire sas fozas in abba, unu punzu
È una ricetta semplice e testata da diversi de- in mesu quartu, su brou azuat a dizerire e a
cenni, quando non si faceva a livello industriale ispetorrare. Tocat de nde bufare una tassita tres
e c’era ancora chi lo otteneva bollendole in ac- bortas a sa die. Pigau a cuncos e lassau in buca
qua e zucchero, “a ogu”, con aggiunta di ac- un’iscuta bona faet bene a sas ghinghias iscardias.
quavite, sapendo che a far digerire non era l’al- Sos impacos de custu brou che faet sanare prus
cool, ma il mirto. impresse sas segadas, isfrigatzàndeddu in sos pi-
los, ddos afòrtigat e che trantzit sa forfora.
Il liquore di mirto Cun sas fozas de murta postas in binu nieddu
Ingredienti: 1 litro di alcool, 1,75 litri d’acqua una pariga de oras, faimos un’ issiropo chi faet
(se piace più alcolico, è sufficiente un litro e bene a sos istrobbos muntovaos. In logos nostros
mezzo), 500-600 g di zucchero, una quantità di che fut s’usantzia de imboligare cun chimos de
drupe a piacere, ma che siano ben coperte dal- murta anzones e arbeghes arrustias ancora caen-
l’alcool, aggiungendone quando viene assorbito. tes, ma fintzas cotas a buddiu. Oe chi est oe im-
Preparazione: Dopo aver lasciato le bacche a preamos sas fozas a issaborire sa petza ma fint-
macerare nell’alcool per un mese, si fa bollire zas àteros màndigos. B’at chie ddas ponet in s’àr-
l’acqua con lo zucchero, in una pentola capien- colo a 90°, e faet unu licore. Su prus connotu e-
te. Nel frattempo si scola il mirto, lo si versa nel- st cussu fatu cun su frutu, chi in sos tempos colaos
l’acqua zuccherata e la si la- faiant buddire in abba e tzucaru.
scia raffreddare. Quindi
si scolano le bacche e Su licore de murta
si pigiano dentro un Su chi bi cheret: 1 litru de àrcolo, 500 o 600, gra-
panno in modo che mos de tzucaru in d-unu litru e tres cuartos de ab-
ne fuoriesca il suc- ba(si aggradat prus forte, abbastat unu litru e
co; infine si me- mesu). Sa cantidade de murta est a piaghere, su
scola l’alcool al chi contat est a ddas ammuntare bene cun s’arcolo,
liquido e si azunghindebinde cando che ddu suspit.
riempiono le Comente si faet: apustis aere lassau sa murta in
bottiglie. mes’e s’àrcolo unu mese, ponimos a buddire in
d-una padedda larga s’abba cun su tzùcaru. I-
stantonis che sucutamos sa murta dae s’àrcolo,
che dda ameschiamos a s’abba cun su tzùcaru e
dda lassamos ifritare. A ùrtimu dd’ispremimos
cun d-unu pannigheddu, che ameschiamos s’àr-
colo a su brou e prenimos sas ampullas.

A lato, il liquore di mirto già pronto; la


spremitura si faceva un tempo con il tra-
dizionale pestello di legno raffigurato.
Nella foto piccola, le drupe mentre mace-
rano all’interno di un vaso di vetro, im-
merse nell’alcol.

105
Prugnolo
Prunitza, Pronitza
Prunus spinosa (Rosaceae)

Habitat e descrizione Il liquore con drupe di prugnolo


Il prugnolo è un arbusto di media altezza, è Si tratta di un liquore ottimo.
diffuso ovunque, in pianura e in collina. Ingredienti: alcool, acqua, zucchero.
I rami sono assai spinosi, perdono le foglie in Dosi e preparazione: la quantità delle drupe è
autunno per ricacciarle in primavera, stagione facoltativa. Si mettono in un barattolo di vetro
in cui sbocciano i fiori di color bianco. I frutti a macerare in alcool per almeno un mese, anche
maturano in autunno. di più, dopodiché si scolano, avendo cura di
premerle bene con un canovaccio. Si misura l’es-
Proprietà e impiego senza così ottenuta e, per ogni litro, si mette a
I frutti hanno un sapore asprigno, ma grade- bollire un litro e mezzo d’acqua con 500 - 600
vole, tanto che i bambini, ma anche gli adulti, grammi di zucchero. Quando questo sciroppo
non temevano la puntura dei lunghi aculei per si è raffreddato, si mescola all’essenza e si riem-
coglierli e mangiarli cammin facendo. Ne por- piono le bottiglie.
tavano a casa per fare la marmellata, o un li-
Un ramo di prugnolo carico di drupe e, nella foto pic-
quore altamente digestivo. cola, particolare di questi frutti, dal bel colore bluastro.

106
ARBUSTI - MOLAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa prunitza non est arta meda, ma bi nd’at in
totue, in paris e in montigos.
Sos chimos sunt ispinosos, sas fozas che arruent
in s’atonzu e torrant a essire in beranu, cando i-
spraghent sos frores biancos. Su frutu coghet in a-
tonzu.

Propiedades e impitu
Sa prunischedda est de sapore arghionzu, ma
faet piaghere a dda papare. Sos pitzinnos, fint-
zas sos mannos, no timiant a si punghere cun sas
ispinas longas boddindende a si dda paparee in
Sotto, i folti rami carichi di fiori, in primavera. Sopra,
caminu. Che nde leaiant fintzas a domo a fae-
vista di un ramo della pianta, in estate.
re sa cufetura e unu licore chi faet dizerire.

Su licore de prunischedda
Est bonu meda. Su chi bi cheret: àrcolo, abba,
tzùcaru.
Cantidade e aprontadura: sa cantidade est a
piaghere. Ponimos sa prunischedda in d-unu bo-
tu de bidru e dd’amuntamos cun s’àrcolo, nessi
po unu mese e prus, apustis si che sucutat, i-
spremìndedda bene cun d-unu pannu, e si medit
s’essentzia: po unu litru de custa faimos buddi-
re 1 litru e mesu de abba e 500-600 gramos de
tzucaru, dda lassamos ifritare e che ameschia-
mos su totu. A ùrtimu prenimos sas ampullas.
Rosa canina
Orrù cràbinu, Ruu cràbinu
Rosa canina (Rosaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


La rosa canina è un arbusto presente ovunque Il nome scientifico deriva dal greco, perché si cre-
nelle nostre campagne, nel sottobosco, nelle sie- deva che con le radici si poteva curare la rabbia dei
pi, nei sentieri, in pianura e nelle alture. cani. Di vero c’è che mescolando i frutti al cibo li
Il nome sardo significa “rovo campestre”. libera dal verme solitario. Le bacche contengono vi-
Può superare i due metri di altezza, ha il fusto tamina C, E e K, acidi, zucchero e tannino. Il de-
eretto, i rami spinosi e inclinati, le foglie com- cotto fatto con esse e con i fiori è diuretico, astrin-
poste da più foglioline che risultano caduche. gente, tonico e calmante della tosse, aiuta a curare
I fiori bianchi e rosa sbocciano nella tarda pri- la diarrea e la gastrite.
mavera, i frutti si tingono di rosso in autunno. Con le bacche le donne facevano la confettuta,
particolarmente salutare per gli anemici. Il proce-
Vista totale di una pianta fiorita; nella foto piccola, dimento è lo stesso di quello da seguire con le bac-
un fiore di rosa canina. che di altri arbusti.

108
ARBUSTI - MOLAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Orrù Cràbinu in sardu cheret nàrrere areste.
Nde agatamos in totue, in litos, in cunzaos e in
caminos de sartu.
Puru sos chimos de custa mola sunt ispinosos me-
da, sas fozas che arruent in s’atonzu. Sos frores
biancos e de colore ’e rosa ispraghent in beranu, su
frutu si tinghet de ruju a ùrtimu de s’istiu.

Propiedades e impitu
Su lùmene issentificu benit dae su grecu, poite
in s’antighidade creiant ca cun sas raighinas po-
diant curare sos canes arrajolaos. Sa beridade e-
st ca ameschiande su frutu a s’ite papare a sos
canes bi bochit sos bremes in sas istentinas.
In sas meligheddas b’at vitaminas C, E e K,
àtzidos, tzùcaru e tannino. Faíndeddas buddi-
re in abba ameschiadas a sos frores, su brou faet
pissiare e faet bene a chie est tussiu, a sa gastri-
te e a sa diarrea.
Sas féminas faiant sa cufetura, meighinosa po
sos anèmicos. Dd’aprontaiant comente sa cufe-
tura de sas méligheddas de àteras molas de sa
matessi famìllia.

Vista ravvicinata di un ramo fiorito; sopra, il frutto


della rosa canina, intensamente rosso a maturità, si
chiama cinorrodio.
Rosmarino
Romasinu, Ramasinu, Romatzinu, Tzispiri
Rosmarinus officinalis (Lamiaceae)

Habitat e descrizione la cura dell’emicrania, dei disturbi al sistema


Il rosmarino è una pianta sempreverde e ce- nervoso e all’intestino, dei dolori muscolari e
spugliosa, dall’intenso profumo. È spontanea reumatici, delle malattie del cuore, dello sto-
nei terreni sabbiosi delle zone vicino al mare. maco, del fegato, della cistifellea, dell’apparato
Oggi la si trova facilmente nelle siepi dei giardini respiratorio (i suffumigi con un rametto messo
pubblici e di quelli privati. nell’acqua bollente leniscono il raffreddore, co-
Il fusto, legnoso, può raggiungere anche i due sì anche le foglie secche messe sulle braci, aspi-
metri d’altezza. Ha le foglie filiformi, verde-scu- randone il fumo, sciolgono il catarro). Per con-
ro nella pagina superiore, verde-chiaro in quel- cludere il rosmarino è benefico per tutti gli or-
la inferiore; i fiori, disposti in piccole spighe in gani del nostro corpo, comprese le infiamma-
cima ai rami, hanno tutte le sfumature del rosa zioni degli occhi, della pelle e le ferite, che si
e dell’azzurro, e spuntano da marzo a giugno. curano con gli impacchi del decotto. Questo si
ottiene facendo bollire un rametto di rosmari-
Mitologia e Storia no in un quarto d’acqua per quindici minuti.
La parola rosmarino significa rugiada mari- Si consiglia di berne tre bicchieri al giorno.
na, in quanto le foglie bagnate dalla notte luc- Il decotto versato nella vasca da bagno profu-
cicano al levarsi del sole. In alcune varianti del- ma l’acqua e rende la pelle più elastica e riposa-
la lingua sarda si è conservato il termine tzipi- ta. Bagnandoci la spazzola si toglie il lucido da-
ri, dal cartaginese zibbir. Una leggenda cristia- gli abiti di lana scura.
na dice che i suoi fiori presero i colori del man- Il rosmarino è usato in cucina, soprattutto nel-
to che la Madonna stese su di essa, perché a- le pietanze a base di pesce e di carne, nelle pa-
sciugasse. tate arrosto e al verde, nelle salse e nelle mine-
Il rosmarino era sacro a Venere. Gli egiziani lo stre. È una pianta molto ricercata dalle api: il
usavano per curare i disturbi gastro-intestinali. miele che si ottiene risulta assai pregiato.
Ippocrate e gli altri medici dell’età antica e me-
dioevale, lo consigliavano per le tante virtù che
avrebbero tenuto lontano i malanni fisici e psi-
chici. I popoli antichi cospargevano le salme con
i suoi rami. Diffusa era l’usanza di metterne nel-
le culle dei neonati e di bruciarli per scacciare gli
spiriti cattivi. Nel Medioevo lo bruciavano in-
sieme all’alloro al posto dell’incenso.
Certamente il profumo che emana tiene lon-
tano gli insetti, soprattutto le zanzare, e purifi-
ca l’aria.

Proprietà e impiego
Dunque questa pianta terapeutica, nota dai
tempi più antichi, contiene tannino, sostanze a-
mare, oli essenziali e altre proprietà efficaci nel-

110
ARBUSTI - MOLAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su romasinu est una molighedda linnosa e sèmpere birde.
Cheret terrinos arenosos e in sos oros de mare podet crèschere
fintzas a duos metros de artesa. In dies de oe bi nd’at meda in
sos zardinos pubbricos e in sos ortos de sas domos.
De fragu bellu e forte, zughet sas fozas fines; sos frores, a ispi-
gas in sos chimos, ispraghent dae martzu a làmpadas, andant
dae su colore rosa a su biaitu.

Mitolozia e Istòria
Sa paràula romasinu cheret nàrrere lentore de mare, poite sas
fozas ifustas in sa note lughent a s’artziada de su sole. In cale-
cunu limbazu de su sardu ddu tzìrriant tzìpiri dae su carta-
zinesu zibbir. Una paristòria cristiana contat ca custa mati-
ghedda zughet in sos frores sos colores de su mantu chi sa Ma-
donna at ispartu in susu de issa po assutare.
Su romasinu fut sagrau a Venere. Sos ezitzianos ddu impi-
taiant a curare sos istrobbos de sas istentinas e de s’istògomo.
Ippocrate e sos àteros mèigos antigos, e de su Medioevo, ddu cus-
sizaiant poite teniat sas virtudes de che istesiare sas maladias
de sa carena e de sa mente.
Sos pòpulos antigos amuntaiant sos mortos cun sos chimos. Nde
poniant fintzas in sos brassolos, e ddos brusiaiant a che catzare
sas animas malas. In su Medioevo ddu brusiaiant paris cun su
làuru imbetze de s’incensu. De seguru su fragu bellu che istesiat
sos bobbois, mescamente sa tzìntzula, in prus innétiat s’aera.

Propiedades e impitu
Duncas custa matighedda meighinosa fu connota dae s’anti-
ghidade. Medas sunt sos ozos de importu e sas propiedades chi
azuant a curare su dolore ’e conca, sos istrobbos a sos nérbios e
a sas istentinas, s’artrosi e su reumatismu. Faet bene a chie est
malàdiu a su coro, a s’istògomo, a su fìgadu, a su fele, a chie su-
frit de probremas de respiratzione (su fumu de sas fozas sicas
brusiadas in sa brasia ch’iscazat su catarru, fintzas s’ispopo-
radura de s’abba buddinde inue b’at unu chimu de romasinu).
Po che dda serrare su romasinu faet bene a totu sa carena, fint-
zas a su rujore de sos ogos e a sas fertas de sa pedde, chi che sa-
nant cun sos impacos de su brou.
Tocat a pònnere a buddire unu chimigheddu de cust’erba in d-
unu quartu de abba, po bindighi minutos. Su cussizu est a nde bu-
fare tres tassitas a sa die o a fàere sos impacos medas bortas. Su brou
Un rametto di betau a sa bartza zat fragu bellu a s’abba e faet sa pedde lìsia.
rosmarino appe-
na raccolto. Nella S’ispatzula ifusta in custu brou che trantzit su lughidore a sos
pagina accanto, bestires de lana iscura. In dies de oe su romasino ddu impita-
una pianta fiori- mos in sos màndigos de petza e de pische, in sa patata arrustia
ta e, nella foto e fata in birde, in sas sartzas e in sa minestra. Su mele de sas
piccola, un parti- abes chi sutzant su romasinu est bonu e balorosu.
colare dei fiori.

111
Rovo
Orrù, Ruu
Rubus ulmifolius (Rosaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Gli arbusti di rovo sono diffusi ovunque, nei Le bacche mature, mangiate appena colte, so-
muretti a secco delle nostre campagne e lungo no ottime al gusto, oltre che ricche di vitamina
tutte le strade, nei terreni incolti, destinati al C, proprietà che i bambini e gli adulti ignora-
pascolati o no, nella boscaglia, ma anche negli vano, quando, rientrando dalla campagna, le
spiazzi dei paesi. Hanno i fusti lignificati alla coglievano per mangiarle cammin facendo e per
base, con quelli superiori ascendenti. portarle a casa.
I rami sono arcuati verso il basso e molto spi- Le nonne invece erano al corrente che tutte le
nosi in ogni parte, anche vicino alle foglie sem- parti della pianta erano medicamentose. Il de-
preverdi e ai fiori, che sbocciano da maggio ad cotto delle radici è diuretico, quello fatto con le
agosto. Il loro colore va dal bianco al rosa e le foglie fa passare la diarrea. Lo si usava per fare
bacche, dette more, in estate diventano nere. i gargarismi contro le infiammazioni della boc-
ca e della gola. Il decotto ottenuto facendo bol-
Sotto, un ramo di rovo fiorito, nella tarda primavera;
nella foto piccola: particolare di un fiore. Nella pagi-
lire qualsiasi parte della pianta aiuta a digerire.
na a lato, panorama della tipica campagna sarda (in Il rovo lo si impiegava anche per tingere le
questo caso, l’Altopiano di Abbasanta nel Guilceri), stoffe, a freddo o con la bollitura: in base alla
sempre molto ricca di cespugli di rovo. parte che si utilizzava, si avevano colori diversi.

112
ARBUSTI - MOLAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De molas de orrù bi nd’at in totue, mescamen-
te ororu sos muros burdos de su sartu, in sos terrinos
inue no ant semenau o lassaos a pastura, in sos
litos e fintzas in carrelas de sas biddas.
In sos chimos longos e incrubeddaos b’at ispinas
in dònnia parte ’e logu, puru in sas fozas sèmpe-
re birdes e in sos frores chi ispraghent dae maju a
su mese de austu, su colore issoro andat dae su
biancu a su rosa. Su frutu, chi mutimos mura, o
murena, in s’istiu si tinghet de colore nieddu.

Propiedades e impitu
Sa mura, cando est bene cota, boddinde e pa-
pande, est bona meda. Mancari pitzinnos e man-
nos no ischiant ca est rica de vitamina C, recuinde
de su sartu, si frimaiant a nde boddire, a dda
papare in caminu e a che dda leare a domo. Sas
betzas però ischiant ca totu sa mata est meighinosa.
Su brou de sas raighinas faet pissiare, cussu fatu
cun sas fozas che fàet passare s’iscurrentziadura,
bufau a cuncos e lassau in buca su tantu de ddu
subbecare, faet bene a su rujore de sa buca e de su
bùturu. Su brou fatu cun calesisiat parte de sa
mola azuat a dizerire.
Su ruu ddu impitaiant fintzas a tìnghere pan-
nia, cun tintas diferentes a segunda de sas partes
de sa mata, faíndeddas buddire o nono.
ARBUSTI - MOLAS

La marmellata Il liquore di more


Quella che si ottiene dalle more è veramente ot- Dosi e preparazione: in un barattolo di vetro
tima. si mette a macerare in alcool la quantità di mo-
Ingredienti: le more, lo zucchero, la buccia re raccolte e vi si lasciano almeno un mese. Do-
grattugiata di uno o più limoni. podiché, per un litro di essenza, si fa bollire un
Preparazione: in un’ampia casseruola antiade- litro e mezzo di acqua con mezzo chilo di zuc-
rente si mette a cuocere la quantità di more che chero, si lascia raffreddare e vi si mescola l’es-
si desidera, si cola il succo dai semi, si pesa e si senza ottenuta dalle more spremute con un ca-
aggiunge la stessa quantità di zucchero. Si ri- novaccio. Infine si riempiono le bottiglie.
mette il recipiente sul fornello a fuoco basso e,
rimestando in continuazione, lo si lascia fino ad Sotto, un ramo carico di more mature. Nella pagina a
lato: particolare delle foglie e, nelle foto piccole, le more
addensarsi il liquido. Quindi vi si spruzza il li- appena raccolte e la squisita confettura già pronta.
mone e, quando la marmellata è ancora bollen-
te, si riempiono i barattoli che si chiudono er-
meticamente. Si mettono a raffreddare sotto u-
na coperta.

Cufetura
Cun sa mura si nde podet fàere una bona meda.
Su chi bi cheret: sa mura, su tzùcaru, corza tre-
tegada de limone
Comente si faet: in d-una cassarola chi no s’a-
tacat ponimos a còghere sa cantidade de mura
chi cherimos, che sucutamos su sutzu dae su sème-
ne, ddu pesamos e bi azunghimos ateretantu de
tzùcaru. Che torramos sa cassarola a su furred-
du e, sèmpere morigande, bi dda lassamos fintzas
a si cazare, bi pispiamos su limone e prenimos sos
botos cando sa cufetura est ancora buddia, ddos
serramos bene e ddos ponimos a ifritare ammun-
taos cun d-una manta.

Su licore de mura
Cantidade e aprontadura: prenimos unu botu de
bidru de mura e dd’amuntamos cun s’arcolo, las-
sandedda a modde nessi unu mese. Apustis po u-
nu litru de essentzia faimos buddire unu litru e
mesu de abba cun mesu chilu de tzucaru, dda las-
samos ifritare e bi che ameschiamos s’essentzia de
sa mura bene ispremia cun d-unu pannu. A ur-
timu prenimos sas ampullas.

114
ERBE
ERBAS
Acanto
Foza ’e riga, Frore de mela
Acanthus mollis (Acantaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


L’acanto è un’erba spontanea perenne, cresce Nei decotti si usano le radici, le foglie e i fiori
nei luoghi ombrosi e lungo i muretti di recin- ricchi di sali minerali, mucillagini, glucidi e tan-
zione. Si può trovare anche in molti giardini nino. Sono un buon rimedio contro la diarrea
grazie alla bellezza delle foglie. e le emorragie dell’intestino
Le foglie sono grandi, anche 60 cm di lun- Le nostre nonne pestavano le foglie per alleviare
ghezza e 30 di larghezza, unite direttamente al il dolore causato dalle bruciature, e per accele-
fusto. I fiori, alti anche mezzo metro, di colore rarne la guarigione.
bianco, sbocciano in primavera. Le utilizzavano anche come scope per spazza-
re il forno prima di cuocere il pane.
Storia Le foglie dell’acanto; nella foto piccola, il particolare
La tradizione dice che Callimaco si sia ispira- di un fiore. Nella pagina a lato, l’infiorescenza.
to alla piantina di acanto nello scolpire il capi-
tello corinzio. In passato si usavano come a-
muleti alcune parti della pianta, da applicare a u- Sos logos inue creschet e sa descritzione
na parte del corpo. Sa foza ’e riga est un’erba de sartu chi creschet
in zassos umbrosos e ororu de sos muros de sos ca-
minos. Como dda podimos agatare in medas or-
tos po more de sa bellesa de sas fozas.
Sas fozas sunt largas, fintzas 30 tzm e longas 60,
atacadas a su chimu. Sos frores, artos mesu me-
tro, de colore biancu, ispraghent in beranu.

Istòria
Nachi Callimaco, cando fut fainde su capitel-
lo corinzio, at copiau sa foza ’e riga. In sos an-
nos passaos b’aiat chie impitaiat partes de custas
fozas a fàere iscapolares a ddos prendere a sa ca-
rena.

Propiedades e impitu
Po fàere su brou faent buddire raighinas, fozas
e frores ricos de sales minerales, glucidi, tannino.
Su brou est unu remedeu a sa diarrea e a sas per-
didas de sàmbene de sas istentinas.
Mamais nostras pistaiant sas fozas a illebiare su
dolore de sa brusiadura, e a coitare a che sana-
re. Ddas impitaiant fintzas a fàere sas iscobas a
mundare su furru, innanti de còghere su pane.

118
Acetosa
Melarga, Meliarga, Miliacra
Rumex acetosa (Polygonaceae)

Habitat e descrizione cina, ma ne masticavano le foglie, sebbene di


L’acetosa è diffusa in Asia e in Europa, oggi an- sapore agro. Quest’erba è citata nei documen-
che nell’America del nord. ti egiziani.
È un’erba dal fusto robusto ed eretto, può cre- Nel Medioevo era molto ricercata per insapo-
scere fino a un metro. A fine estate tutta la pian- rire le pietanze crude e cotte e per fare un de-
ta si tinge di rosso. cotto che abbassava la febbre. Usavano le fo-
glie anche per smacchiare.
Proprietà e impiego In Sardegna le si mescola alle insalate di erbe
Il nome Rumex deriva dal latino ruminare, crude, più raramente a quelle lessate.
perché i romani non solo la utilizzavano in cu-
L’acetosa si presenta in cespuglietti formati da foglie
dense e ravvicinate.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De melarga bi nd’at in Asia, in Europa e fint-
zas in America.
Est un’erba cun sa canna russa e dereta, arta
finas a unu metro. A urtimos de istiu si tinghet
totu de ruju, chimos e frores.

Propiedades e impitu
Su lùmene Rumex benit dae su latinu rumi-
nare, poite sos romanos no dd’impitaiant in co-
ghina ebbia, ma matzigaiant sas fozas manca-
ri ispurtiosas.
Cust’erba dda muntovant sos documentos ezit-
zianos.
In su Medioevo dda boddiant a fàere saborios sos
màndigos cruos e cotos e a fàere unu brou chi ab-
bassaiat sa frebbe. Cun sas fozas che trantziant
sas mantzas.
Nois ddas ameschiamos a s’issalada de erbas
cruas, pagas bortas a sas cotas.

120
Achillea
Pardamu, Arculentu
Achillea ligustica (Compositae)

Habitat e descrizione curate in guerra, seguendo il consiglio del cen-


L’achillea è un’erba perenne, diffusa ovunque, tauro Chirone. In effetti è un’erba disinfettante
soprattutto nei pascoli e nei prati. e cicatrizzante, utilizzata soprattutto dai legnaioli.
Alta dai venti ai cinquanta centimetri, è lieve- Possiede anche proprietà sedative, diuretiche,
mente odorosa; le foglie, lunghe e molto divi- astringenti e vermifughe e, mescolata ad altre
se, somigliano alle felci, i fiori sono piccoli, di co- erbe, come la menta, la malva, la camomilla,
lor bianco e rosa, fioriscono da giugno a set- calma il bruciore allo stomaco.
tembre. Il decotto si fa facendo bollire 10 grammi di fo-
glie in mezzo quarto d’acqua per quindici mi-
Proprietà e impiego nuti, va bene per gli impacchi e anche da bere.
Secondo alcuni il nome achillea deriverebbe da
Achille che la utilizzava per curare le ferite pro- L’achillea ha tipiche infiorescenze composte da moltis-
simi fiorellini bianchi.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Erba chi durat annu cun annu, su pàrdamu d-
du agatamos in totue, mescamente in sas pastu-
ras e in su padru.
Est artu dae sos 20 a sos 50 tzm, aizu fragosu, sas
fozas, longas e divisas, si assimbizant a su fìlighe,
sos frores sunt piticos, biancos e de colore rosa.

Propiedades e impitu
Calecunu narat ca su lùmene achillea benit
dae Achille, chi dda impitaiat a curare sas fer-
tas de gherra, segundu sos cossizos de su centau-
ru Chirone.
Difatis est un’erba disinfetante e frimat su sàm-
bene. Dda impitant mescamente chie segat linna.
Su brou assentat sos dolores, faet pissiare, istrin-
ghet sas istentinas e bochit sos bremes.
Cota cun àteras erbas, comente sa menta, sa nar-
bighedda e sa cabumilla, su brou illebiat su brujo-
re a s’istògomo.
Su brou si faet ponine a buddire 10 gramos de
fozas in mesu quartu de abba po bindighi mi-
nutos, andat bene po faere sos impacos e fintzas a
ddu bufare.

121
Aglio selvatico
Apara
Allium triquetrum (Liliaceae)

Habitat e descrizione Proprietà ed impiego


L’aglio selvatico è una pianta erbacea peren- Questa piantina contiene cellulosa, zolfo, pro-
ne presente nell’area mediterranea. Cresce in teine, sali minerali, vitamine e un antibiotico
luoghi umidi, ombrosi e freschi, nelle vigne e ne- con proprietà disinfettanti e diuretiche. Ha be-
gli orti, anche in quelli di casa, lungo le siepi e nefici effetti sui dolori reumatici, e sulle malat-
nei bordi stradali e negli spiazzi, in pianura e tie cardiovascolari, abbassa la pressione. Con gli
nelle alture. impacchi del brodo, o con la poltiglia della par-
Il bulbo è oblungo, spesso fino a 1 cm e mez- te bianca e l’aggiunta di poca acqua zucchera-
zo, lo stelo, alto mezzo metro, ha forma trian- ta, si possono curare i foruncoli, le eruzioni del
golare con tre ali appuntite, le foglie sono basali viso, le punture degli insetti (infatti evita il gon-
nastriformi, schiacciate e ristrette in una breve fiore se la poltiglia si mette subito dopo aver su-
punta. I fiori, di colore bianco e molto profu- bito la puntura, e calma il dolore). È efficace
mati, sono riuniti in ombrelle con forma cam- anche la parte verde, da applicare sulla parte
panulata, la fioritura, avviene da marzo a mag- malata.
gio, il frutto è una baca. La parte commestibi- In cucina i bulbi si possono consumare crudi
le è il bulbo, bianco e tenero. a insalata, o usati per insaporire minestroni di le-
gumi e minestre di altre verdure campestri. Han-
Storia no un sapore delicato, sia conditi con olio, sia
Secondo qualcuno il termine allium deriva dal che con essi si facciano le zuppe e le frittate. Fi-
celtico e significa caldo, per i botanici deriva dal no ad alcuni anni fa serviva per insaporire le sal-
latino, come il termine triquetrum, riferito alla sicce.
forma dello stelo trigono.
Frittata di aglio selvatico
Ingredienti: aglio selvatico, uova, olio d’oliva,
formaggio fresco, sale.
Preparazione: l’aglio selvatico, lavato e taglia-
to fine, si frigge in olio d’oliva e si unisce alle uo-
va. Si possono aggiungere pezzi di formaggio a
piacere.

Zuppa di aglio selvatico


Ingredienti: porri, farina, acqua, pane grattu-
giato, fette di pane tostato, olio d’oliva, sale.
Preparazione: si lava l’aglio selvatico e si taglia
fino, si soffrigge a fuoco basso con olio e sale e
si aggiungono gradatamente la farina e l’acqua,
rimestando di continuo. Quando il brodo è qua-
si pronto, si spegne il fornello e si aggiungono
un paio di cucchiaiate di formaggio grattugiato.
Si mangia con fette di pane tostato.

122
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’azu areste est un’erba chi agatamos in sos logos a
inghìriu de su Mediterraneu. Creschet in terrinos ù-
midos, umbrosos e friscos, in binzas e in ortos, fint-
zas cussos de sas domos. Bi nd’at ororu de sos muros
de sos caminos de sartu, in paris e in arturas.
Sa conca est longa e russa unu tzentimetro e me-
su, su chimu, artu mesu metro, est a froma de
triangulu cun tres alas a punta, sas fozas partint
dae fundu, sos frores sunt biancos e de fragu bellu,
in artu che finint a froma de campana, frorint tra
martzu e maju, su frutu est una mélighedda.
Su tzurulu est biancu e modde.

Istòria
Segundu calecunu, sa paràula allium benit
dae su tzèlticu e cheret nàrrere caente, ma po sos
botanicos benit dae su latinu comente triquetum,
ca sa canna est a froma de triangulu.

Propiedades e impitu
In cust’erba b’at cellulosa, sùfraru, proteinas, sa-
les minerales, vitaminas e unu antibioticu cun pro- Apara-porru a supa
piedade disinfetante e diuretica. Faet bene a sos Su chi bi cheret: porru, farina, abba, casu tre-
dolores reumaticos e a sos istrobbos cardiovascolares, tegau, fitas de pane turrau, ozu ermanu, sale.
abbassat sa pressione. Cun sos impacos de su brou, Comente si faet: a su porru samunau, segau a
o cun sa parte bianca pistada, e pagu abba cun fine e frissu cun ozu e sale si betat a bellu a bel-
tzùcaru, si podent curare sas fruscheddas, su pa- lu farina e abba, morigande sèmpere sa cassaro-
pavarre, sas punturas de sos bobbois (ponindebi la in suba de su furreddu a fogu lenu. Cando su
s’impiastru luego su zassu puntu no si ufrat e no do- brou est a mesu tempera si ch’istudat su furred-
let). Si podet pònnere puru sa parte birde pistada. du e si azunghet una pariga de culleras de casu
Sa chi papamos est sa conca, bianca, modde e de sa- tretegau. Si papat cun fitas de pane turradas in
bore dìligu, siat crua, cundia cun ozu, sola o ammi- su furru.
schiada a àteras erbas, siat fata a supa e a tzìpula. Fi-
nas a annos faet poniant s’azu areste in sa sarditza.

Tzìpula de apara-porru
Su chi bi cheret: porru, oso, ozu ermanu, casu
friscu, sale.
Comente si faet: su porru, samunau e segau a fi-
ne, si friet cun ozu ermanu e si ameschiat a sos oso.
Cherinde si podet azùnghere cantos de casu friscu.

In alto, i gambi appena raccolti; qui a fian-


co: la zuppa di aglio selvatico con i suoi in-
gredienti. Nella pagina a lato, la pianta
verso la fine dell’inverno (o agli inizi della
primavera), prima della fioritura; nella fo-
to piccola: un altro mazzo di prelibati gam-
bi, già raccolti e pronti per la cucina.
Altea
Narbonia
Althaea officinalis (Malvaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


L’altea, erba perenne spontanea che cresce lun- Contiene oli, amido, zuccheri, acidi, asparagi-
go i corsi d’acqua, nei terreni umidi e incolti, an- na, tannino etc.
che se rocciosi, dalla pianura ai monti di bassa Il decotto di foglie, di fiori o di radici, è effi-
altitudine. cace in tutte le forme infiammatorie delle vie
Ha la radice lunga e ramosa, il fusto, alto dai respiratorie, urinarie, della bocca, delle gengive
cinquanta ai centocinquanta centimetri, è eret- e della pelle.
to, può essere semplice o ramoso, le foglie, a Per il mal di denti si fa bollire una manciata di
tre lobi, sono ovali e larghe, i fiori, bianchi o fiori e di foglie in un quarto d’acqua e si fanno
rosati, sbocciano tra maggio e agosto. gli sciacqui più volte al giorno.
Gli impacchi di infuso di fiori giovano agli oc-
L’altea è inconfondibile, grazie ai suoi grandi fiori chi stanchi e infiammati e ai disturbi vaginali.
di colore bianco-rosato. Il succo estratto dalle radici fa bene alle mani
arrossate.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa nàrbonia est un’erba chi no sicat, creschet in
oros de rios, in terrinos ùmidos e bìnnidos, man-
cari cun rochile, in sos paris e in sos montigos.
Sa raighina est longa totu chimos, sa canna,
arta dae mesu metro a unu e mesu, est dereta,
cun chimos o sentza, sas fozas, a tres bicos, sunt
ovales e largas, sos frores, biancos o colore de ro-
sa, frorint tra maju e austu

Propiedades e impitu
Tenet ozos, midone, tzùcaru, àtzidos, isparazi-
na, tannino etz. Su brou de fozas, de frores e de
raighinas faet bene a sas infiamatziones respi-
ratorias, de sa buca, de sas ghinghias, de sa bu-
sica e de sa pedde. Po su dolore de sas dentes si po-
net a buddire unu punzu de frores e de fozas in
d-unu quartu de abba e si pigat a cuncos in bu-
ca prus bortas a sa die.
Sos impacos illebiant sos ogos istracos e rujos e sos
istrobbos de sa natura.
Su sutzu de sa raighina faet bene a sas manos
ingrujadas.

124
Asfodelo
Iscrareu, Iscraleu, Uscraleu
Asphodelus microcarpus (Liliaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


L’asfodelo è un’erba perenne diffusa ovunque, In anni siccitosi il bestiame si alimentava con le
nelle pianure e nelle alture, nei terreni magri e de- sue foglie fresche o appassite.
gradati, sabbiosi e sassosi, purché esposti al sole. Si narra che anche i poveri, per non morire di
Le radici sono formate da piccoli bulbi e rara- fame, mangiavano le radici lessate. Da esse si
mente vengono danneggiate dai frequenti in- otteneva una colla con cui incollavano le selle de-
cendi; per cui ricacciano facilmente; le lunghe fo- gli asini. Le parti maggiormente utilizzate dal-
glie partono da terra e sono di colore verde- le donne, tuttora le utilizzano in alcuni paesi
glauco, i fiori, in cima al fusto, formano una della Planargia, sono gli steli fioriti. Vengono
pannocchia e sono bianchi, con venature rossa- estirpati nei mesi di maggio e di giugno e si tra-
stre, rosa o verdi. sportano avvolti in fasce. Una volta al paese, gli
steli vengono stesi nei luoghi soleggiati per sec-
Mitologia e Storia care. Quando sono pronti, si mettono a mollo
Omero scrisse che in un campo di asfodeli pas- nell’acqua per alcuni giorni. Poi si dividono a
seggiavano i morti. Infatti erano sacri ai morti strisce con un coltello, quelle di color marrone
e a Dioniso. Gli antichi li consideravano mira- in cinque parti fini, perché possano entrare nel-
colosi, dicevano che contro di essi il malocchio la cruna di un grosso ago di legno o di ferro.
e il morso delle vipere velenose non avevano al- Con queste strisce gli artigiani avvolgono la par-
cun potere. te interna e, cominciando dal centro, costrui-
scono le canestre grandi e piccole, i ce-
stini, le corbule e qualsiasi
oggetto si voglia, for-
mando talvolta intrecci
floreali o figure umane
e animali.

126
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’iscraleu est un’erba chi creschet in totue, in paris e in montes, in terrinos lanzos, arenosos e pedrosos,
abbastet chi sient solianos.
Sas raighinas sunt che sas patateddas e sos fogos fuios fetianos pagu ddas tocant; sas fozas longas, chi mu-
tint erbutzu, partint dae terra, sunt de colore birde-biaitonzu; sa canna che finit cun su turàtzulu de
sos frores biancos innerbiaos a rujastru, a birde e colore rosa.

Mitolotzia e istòria
Omero at iscritu ca in d-unu cunzau de iscraleu bi passizaiant sos biados, difatis s’iscraleu fut sagrau
a sos mortos e a Dioniso.
Sos antigos ddu cussideraiant meraculosu, naraiant ca s’ogu malu contra a issu no teniat podere pe-
runu, mancu nde teniat su mossigu de sas piberas felenosas.

Propiedades e impitu
In annadas de sicanna su bestiàmene biviat de erbutzu, friscu o sicu.
Nachi sos poberos puru, po no morrere de famene, papaiant sas raighinas cotas a buddiu. Cun custas
faiant una colla po incollare sos seddatzos.
A dònnia modu sas partes chi sas féminas impitaiant de prus, in medas biddas de Pranarza ddas im-
pitant ancora, sunt sas cannas. In sos meses de maju e de làmpadas che ddas tirant dae fundu, ddas fa-
ghent a fasche, che ddas leant a bidda, che ddas isprendent e ddas ispraghent in sos zassos solianos po ar-
ridare. Posca ddas ponent a modde e apustis una pariga de dies che ddas bogant e ddas isperrant cun d-
una resorza cun atza. Su chirru de colore de castanza ddu dividint in chimbe tiros po intrare in su cu-
lu de su puntzone, de linna o de ferru. Cun custos tiros imboligant sa matza e inghiriande inghirian-
de faent cherrigos, cherrigheddas, canisteddas, crobes e paneris de onnia zenia, frorizaos e cun disinnos
umanos e de animales.

L’utilizzo più frequente dell’asfodelo è la produzione


di panieri e canestre, paneris e canisteddas. A fianco:
vista della pianta fiorita. Nella pagina a lato, in
basso, un primo piano della vistosa fioritura prima-
verile; nella foto piccola, la pianta come si presenta in
inverno, tipicamente priva dello stelo fiorale.

127
Asparago
Isparau
Asparagus acutifolius (Liliaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


L’asparagina la si può trovare in pianura e nel- Quest’erba possiede molte vitamine tra cui A,
le colline, tra le pietre e le rocce, nella boscaglia, B1, B2. È ricca di sali minerali: ferro, fosforo, po-
tra il lentisco e il mirto, lungo i muri di recin- tassio, calcio, rame, bromo ecc., per cui se ne con-
zione e nei sentieri. siglia il consumo agli anemici, ai diabetici, ai sof-
Se si lascia crescere e se non si recidono i turioni, ferenti al cuore, al fegato e ai bronchi, ma non a
può raggiungere i due metri di altezza. Le radi- chi ha problemi ai reni e alla vescica. Il brodo del-
ci sono lunghe e grosse, le foglie molto fini, i le radici bollite è diuretico e fa bene agli obesi.
fiori piccoli e verdastri, i frutti rossi col seme ne- Apicio nell’opera De re coquinaria scrisse al-
ro. I turioni germogliano dal rizoma, sono l’u- cune ricette a base di asparagi, per lo più me-
nica parte commestibile e si possono cogliere scolati ad altre erbe aromatiche e spezie varie, co-
dall’inverno alla primavera, e anche in autunno. me si può leggere nel Liber Quartus Pandecter.
Qui ne riportiamo una: “Gli asparagi pestati
Storia nel mortaio si bagnano nel vino, si scolano e si
L’asparago è noto fin dall’antichità. Ne hanno mescolano alle erbe aromatiche, alle spezie, all’o-
sparlato Catone, Columella, Plinio il Vecchio, A- lio d’oliva, alla salsa tipica della cucina romana.
picio e tanti altri medici e scrittori, che lo han- Si versa il tutto in una padella ben unta, vi si
no lodato per la bontà e i benefici per la salute. rompono delle uova, si amalgama e si mette sul
In questa foto, una pianta; nella foto piccola in alto,
fuoco. Prima di servirli, ben caldi, si cosparge
un turione di colore bruno scuro; nella pagina a lato, dell’altro pepe”.
uno di colore verde e, sotto, un altro che inizia a ma-
turare emettendo nuovi rami.

128
ERBE - ERBAS

Si devono cogliere quando sono teneri e pos-


sibilmente, per non farli indurire, cucinarli quan- Sos logos inue creschet e sa descritzione
to prima. Sono ottimi lessati in pochissima ac- De isparazina bi nd’at in paris e in montigos,
qua, per 10 minuti, e conditi con olio d’oliva e in mesu de sas pedras e de sos rochiles, de sos litos
sale e, se piace, con una spruzzata di limone. de chessa e de murta, ororu sos muros de sos cun-
zaos e de sos caminos. Lassàndedda crèschere, che-
na che boddire s’isparau, chi naschet dae suta ter-
ra, podet artziare finas a duos metros. Sas patatas
sunt longas e russas, sas fozas fines meda, sos frores
piticos e birdastros, su frutu est ruju cun su sème-
ne nieddu.
Ddu boddimos dae s’ierru a beranu, in su bru-
siau fintzas in atonzu, abbastet chi apet pròpiu.

Istòria
S’isparau ddu connoschiant dae s’antighidade,
de issu ant iscritu Catone, Columella, Pliniu su
Betzu, Apicio e medas àteros. Totus nde ant ban-
tau sa bontade e sos benefitzios a sa salude.

Propiedades e impitu
Medas sunt sas vitaminas, A, B1, B2 e sos sales
minerales, ferru, fosforu, potassiu, calcio, ramene,
bromu etz. Po cussu faet bene a sos anèmicos, a sos
diabeticos, a sos chi patint a su coro, a su fìgadu
e a sos broncos, ma no a chie tenet istrobbos a sos
runzones e a sa busica. Su brou de sas raighinas co-
tas a buddiu faet pissiare e illanzigare.
Apicio, in su libru De re coquinaria at iscritu
calecunu de sos màndigos fatos cun s’isparau, in
sos prus amischiau a àteras erbas e ispetzias, co-
mente podimos lezere in su Liber Quartus Pan-
decter.
Innoghe nde iscridimos unu: “pista s’isparau in
su pistone, ifùndeddu in binu, sucutaddu, ame-
schiabi erbas de fragu bellu, ispetzias, ozuerma-
nu, sa sartza de sa coghina romana e beta custu
impastu in d-una sartània unta cun ozu, sèga-
bi sos osos e lassa sa sartània in su fogu. Innanti
de papare pispiabi àteru pìbere. Papaddu caen-
te”. At fintzas iscritu comente ddu regòllere: “a-
sparagos siccabit rursus in calidam submittes cal-
los callosiores reddes”, sica s’isparau e pòoneddu in
abba caente cando ti bisonzat.
S’isparau ddu depimos boddire cando est mod-
de e coghinare a presse po no s’intostigare.
Est bonu meda cotu a buddiu in pagu abba po
deghe minutos, e cundiu cun ozuermanu e sale,
limone a chie aggradat.

129
ERBE - ERBAS

Asparagi sottolio Gli ingredienti degli asparagi


Preparazione: gli asparagi si lavano e si taglia- in agrodolce, da consumarsi
no a pezzetti di 2 o 3 cm, quindi si lessano in ac- con l’accompagnamento
di vino rosso.
qua e aceto (due parti di aceto e una d’acqua) e
un pizzico di sale. Si lasciano cuocere per un
quarto d’ora, si scolano e si dispongono su una
tavola di legno coperta da un panno. Si lasciano
asciugare un giorno e una notte, si sistemano
nei barattoli di vetro, si coprono con olio d’oli-
va e si chiudono ermeticamente.

Asparagi in agrodolce
Preparazione: si lavano e si tagliano a piccoli pez-
zi; si cuociono per 15 minuti in acqua e aceto (metà
e metà) con lo zucchero. Per 1 kg occorre mezzo
litro d’acqua e mezzo d’aceto, ed una tazza di zuc-
chero. A cottura ultimata si aggiunge una tazza di
olio extravergine d’oliva e subito si versa il tutto nei
barattoli di vetro, facendo attenzione che restino
sommersi nel liquido. Devono raffreddare il più
lentamente possibile: per questo è meglio coprire i
barattoli con una coperta.

Asparagi al formaggio fresco


Ingredienti: 500 g di asparagi, 3 cucchiai di o-
lio d’oliva, 200 g di fette di formaggio fresco,
vaccino o pecorino
Preparazione: gli asparagi interi si sistemano in
una casseruola con 2-3 cucchiai d’acqua e un
pizzico di sale, si lasciano cuocere a fiamma bas-
sa per 10 minuti. Quindi si aggiunge il formag-
gio, spegnendo il fornello quando questo è sciol-
to. Si mangiano ben caldi.

Frittata di asparagi
Ingredienti: 500 g di asparagi già soffritti con
olio d’oliva, 4 uova sbattute precedentemente
in una scodella, 100 g di formaggio fresco ta-
gliato a pezzi, 1 pizzico di formaggio stagio-
nato grattugiato e 1 di farina 00, sale.
Preparazione: si mette sul fornello una padel-
la antiaderente e unta d’olio, si fa scaldare e si
versa l’impasto, lasciandolo rosolare a fuoco mo-
derato da entrambe le parti. La frittata è buona
molto calda.
Nella foto a destra, gli asparagi sott’olio (nel barat-
tolo) e, in primo piano, la dimostrazione di come
vanno tagliati; a fianco, la frittata di asparagi (in
alto) e, nella casseruola, gli ingredienti degli aspara-
gi al formaggio fresco prima della cottura.

130
Un bel mazzo di asparagi dopo la raccolta.

Isparau cun ozu


Comente si faet: s’isparau samunau, segau a
cantos de 2-3 cm ddu ponimos a còghere in ab-
ba, e aghedu (duas partes de aghedu e una de ab-
ba), e una pitzigada de sale russu, po unu cuar-
tu ’e ora, che ddu sucutamos e ddu ponimos a
assutare in d-una taula istérria cun d-unu pan-
nigheddu. Ddu lassamos assutare una die e una
note, posca prenimos sos botos, ddos ammunta-
mos bene cun ozuermanu e ddos serramos.

Isparau argu e druche


Comente si faet: s’isparau, samunau e segau a pì-
culos ddu faimos còghere in abba e aghedu a me-
sapare e tzùcaru. Po 1 chilu de isparau bi cheret
mesu litru de aghedu, mesu de abba e 1 tassa de
tzùcaru. Ddu lassamos còghere 15 minutos, bi a-
zunghimos una tassa prena de ozuermanu e lue-
go prenimos sos botos de bidru cricande de am-
muntare bene s’isparau cun su brou. Ddos toveca-
mos e ddos lassamos ifritare a bellu a bellu, am-
muntaos cun d’una manta.

Isparau cun casu friscu


Su chi bi cheret: 500 g de isparau, 2-3 culleras
de abba, ateretantu de ozuermanu, 200 g de ca-
su friscu a fitas, sale.
Comente si faet: ponimos s’isparau intreu in d-
una cassarola cun s’abba, e ddu lassamos còghe-
re a fogu lenu po 10 minutos, tovecau bene cun
su crabetore. Posca bi azunghimos su sale, s’o-
zuermanu e sas fitas de casu friscu, de bacca o de
arbeghe. Che istudamos su furreddu cando si
ch’est iscazau su casu e ddu papamos caente.

Tzìpula de isparau
Su chi bi cheret: 500 g de isparau segau a pi-
culeddos, frissu o cotu a buddiu, 4 oso isbataos,
100 g de casu friscu e una pitzigada de su bet-
zu, una de farina de tzichi, sale.
Comente si faet: a s’isparau ameschiamos sos o-
so, su casu friscu a cantos, su betzu tretegau, sa
farina, su sale, e lassamos pasare. Istantonis po-
nimos in su furreddu a imbuddidare sa sartània
unta de ozu, bi che betamos s’impastu lassán-
deddu còghere a fogu lenu a tot’a duos chirros. Sa
tzìpula est prus bona caente.

131
ERBE - ERBAS

Asparagi con uova e pancetta


Ingredienti: 500 g di asparagi, 4 uova, 2 cuc-
chiai d’olio d’oliva, 50 g di pancetta
Preparazione: gli asparagi tagliati a pezzetti si
mettono nella padella con l’olio d’oliva e la pan-
cetta a pezzettini, si aggiunge il sale, 2-3 cucchiai
d’acqua, si coprono e si lasciano soffriggere a
fiamma bassa per un quarto d’ora.
Vi si rompono le uova e si mescola bene il tut-
to fin quando è addensato. Si mangiano caldi.

Torta di asparagi con ricotta


Ingredienti: 400 g di asparagi, lavati e tritati,
400 g di ricotta, 4 uova, 1 pizzico di cannella,
sale.
Preparazione: si fanno lessare gli asparagi con 2
o 3 cucchiai di acqua, per 10 minuti. In un’insa-
latiera si lavora bene la ricotta con la cannella e il
sale, si aggiungono gli asparagi scolati e raffreddati
e le uova sbattute, si amalgama il tutto, si versa in
una teglia ben unta e si mette nel forno caldo per
30 minuti. La torta si mangia calda o tiepida.
Con gli asparagi tagliati fini, soffritti con pan-
cetta e olio d’oliva si possono condire sia la pa-
sta che il riso; come ulteriore ingrediente, sono
ottimi i funghi antunna (Pleurotus).

Frittatine e Frittelle di asparagi


Ingredienti: 500 g di asparagi tagliati a pez-
zetti e lessati in 3 cucchiai d’acqua a fiamma bas-
sa, 2 uova, 1 etto di farina 00, un quarto di lat-
te, un pizzico di sale e olio per friggere.
Preparazione delle frittatine: si cuociono gli a-
sparagi interi in poca acqua; intanto si impasta la
farina, le uova, il latte e un pizzico di sale, e si fan-
no delle frittate piatte; in ognuna di esse si met-
tono un po’ di asparagi e una fetta di formaggio
fresco. Si avvolgono bene e si dispongono nella
teglia, che si inforna a fuoco moderato, fino a
sciogliere il formaggio. Si mangiano ben calde.
Preparazione delle frittelle (la quantità degli in-
gredienti non cambia): si cuociono gli asparagi in-
teri in poca acqua; si amalgamano bene gli in-
gredienti, facendo attenzione a non formare gru-
mi, e si lascia riposare l’impasto. Intanto sul for-
nello acceso si mette la padella riempita a metà
d’olio. Quando questo è bollente si versa l’impa-
sto a cucchiaiate, girando le frittelle perché cuo-
ciano da entrambi i lati. Si tolgono dall’olio quan-
do sono dorate. Si mangiano calde.

132
ERBE - ERBAS

Isparau cun oso e sùmene


Su chi bi cheret: 500 g de isparau, 4 oso, 2 culleras de
ozuermanu, 50 g de sùmene, sale.
Comente si faet: ponimos a friere in sa sartània s’ispa-
rau segau a pìculos cun s’ozuermanu, su sùmene a can-
tigheddos e su sale, unu quartu ’e ora. Depet friere a fo-
gu lenu, a ùrtimu bi che betamos sos oso abbataos, mori-
gamos e che istudamos su furreddu, lestros a ddu papare.

Truta de isparau cun soru


Su chi bi cheret: 400 g de isparau segau a fine a fine,
400 g de soru, 4 oso, 1 pitzigada de cannella e 1 de sale.
Comente si faghet: coghimos s’isparau unos 10 minu-
tos cun 2-3 culleras de abba. Istantonis in d-una iscu
traballamos bene su soru cun su sale e sa cannella, bi a-
meschiamos s’isparau, sucutau e ifritau, e sos oso, mori-
gamos totu bene e che betamos s’impastu a sa trutiera un-
ta cun ozu, che dda intramos a su furru caente e bi
dda lassamos 30 minutos. Si podet papare caente, o tebia.
Cun s’isparau segau a fine e frissu cun cantos de sùmene e
ozuermanu podimos cundire sos macarrones e s’arrosu, bi
podimos azùnghere fintzas antunna era. S’isparau est bonu
ameschiau cun àteras birduras, frissu e a issalada e regortu
in botos de bidru cun ozu solu, o cun ozu, aghedu e tzùcaru.

Tzipuleddas cun isparau


Duas sunt sas maneras de faere sas tzipuleddas.
Su chi bi cheret: 500 g de isparau, segau a piculeddos
e cotu a fogu lenu in 3 culleras de abba, 2 oso, 100 g de
farina de tzichi, 1 quartu de late, sale e ozu a friere.
Comente si faet: ameschiamos totu su chi bi cheret,
fainde atentzione a no lassare pistizones. Faimos pasa-
re un’iscuta s’impastu. Istantonis ponimos sa sartània
cun s’ozu in su furreddu a fogu crispu, cando est im-
buddidau che betamos s’impastu a culleras e fridimos sas
tzipuleddas a tot’a duos chirros. Che ddas bogamos can-
do sunt doradas. Sunt bonas caentes.
Un’àtera manera de faere sas tzipuleddas (su chi bi
cheret est su matessi) est cussa de impastare sa farina cun
sos oso e su late, de ddas friere unu pagu finigonzas e che-
na s’isparau, de coghere custu intreu e in pagu abba, de
nde ponnere unu tale in mesu de cadauna, cun d-una
fita de casu friscu. Poscas ddas imboligamos, ddas asse-
tiamos in sa lama e che dd’intramos a su furru a fogu
lenu, lassandedda finas a che iscazare su casu. Tocat a
ddas papare caentes meda.

La torta di asparagi; in alto: ingredienti, prepara-


zione e un vassoio di frittatine ripiene di asparagi.

133
Aspraggine
Tzorcoro
Picris echioides (Compositae)

Habitat e descrizione
L’aspraggine è un’erba annuale che si trova
nei terreni incolti e nei sentieri di campagna,
ma anche nei luoghi abbandonati degli abitati.
Ha il fusto ramificato e ispido, come le foglie
basali, i cui aculei comunque non evitano la sua
raccolta; i fiori sbocciano in primavera e sono
gialli.

Proprietà e impiego
Il nome picris deriva dal greco e vuol dire a-
maro, come lo è il lattice che fuoriesce dal fusto
spezzato. Gli impacchi fatti col brodo hanno
proprietà antiemorragiche e cicatrizzanti.
Le foglie vengono bollite, da sole o con altre
erbe; si consumano condite con olio.

134
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su tzorcoro est erba de annu. Bi nd’at in ter-
rinos bìnnidos, in caminos de sartu e de biddas
inue no b’at isfartu.
Sa canna zughet chimos e fozas prenas de i-
spina, sos frores, chi ispraghent in beranu, sunt
grogos.

Propiedades e impitu
Su lùmene picris benit dae sa limba greca e che-
ret nàrrere arrànchiu, comente est su latte chi es-
sit dae sa canna truncada. Sos impacos fatos cun
su brou frimant su sàmbene e che faent sanare pri-
ma sas segadas. Sas fozas ddas coghimos a buddiu,
solas o cun àteras erbas e ddas cundimos cun ozu.

Nella foto di queste pagine, fiori già aperti, un


bocciolo e le caratteristiche foglie a rosetta, la parte
commestibile della pianta.
Bietola
Beda
Beta vulgaris (Chenopodiaceae)

Habitat e descrizione Storia


La bietola è una pianta erbacea perenne, diffu- Nell’area mediterranea le bietole erano cono-
sa ovunque nei terreni incolti e nei sentieri, dal- sciute fin dalla preistoria. È noto che i babilonesi
l’inverno alla primavera, in pianura e nelle alture. le selezionavano per ottenere foglie più grandi.
Le foglie, lunghe e spatolate, di un verde in- Nell’antica Grecia era conosciuta la bietola da er-
tenso e lucente, partono da una radice non mol- bucce e la bietola rossa. Gli etruschi e i romani
to grossa, che in estate genera il fusto rossastro, ne annoveravano diverse varietà: bianche, rosse
eretto e ramoso, a sua volta destinato a sostenere e a costole sottili. Di esse si hanno notizie da
fiori piccoli e verdastri. Marziale, che considerava le bietole “inconsi-

Nella foto di queste pagine, mazzi di bietola selvatica


appena raccolta. Nelle foto piccole, la pianta “in
campo”.

136
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa beda creschet inue b’at recatu, in cunzaos
bìnnidos e in caminos, nde podimos boddire dae
ierru a beranu, in paris e in montigos.
Sas fozas sunt longas e largas, de colore birde-lu-
ghente. Partint dae dae sa raighina e dae issa, in
s’istiu, naschet sa canna rujastra e totu chimos,
cun sos frores piticos e birdastros.

Istòria
In sos logos a inghìriu de su Mediterraneu dda
connoschiant dae s’antighidade, sos babiloneses
pastinaiant cussa a fozas prus mannas. In sa
Gretzia antiga, in Etruria e a Roma nde con-
noschiant prus calidades. Gasi at iscritu Mar-
ziale, chi cussideraiat sa beda alimentu po sos
poberos. Issos coghiant a buddiu sas costas e ar-
rustiant sas raighinas in su farifari. Apicio at al-
legau de sas maneras diferentes de ddas coghinare
po ddas papare paris cun ateros màndigos.
De sèculu in sèculu dae sa beta vulgaris nde
sunt naschias àteras calidades, finas chi su chi-
micu tedescu Maigraff at iscobertu ca in sas rai-
ghinas b’at sacarosiu, e duncas ant imbentau
cussa po fàere su tzùcaru.

Propiedades e impitu
stenti, mero cibo di operai” perché ricercate e Sa beda est un’erba rica de vitamina A e de
consumate dai poveri i quali, oltre a mangiare le sales minerales. Sas fozas faent andare de cor-
costole lesse o in zuppe insieme ad altre erbe, pus, faent bene a sa pedde e a chie tenet tzunt-
cuocevano le sue radici nella cenere calda. Api- zurrina e dolore ’e conca, che faent passare s’i-
cio scrisse sui diversi modi di cucinarle, come scardidura de s’isprene e de sa busica.
contorno alle pietanze. Innanti de dda coghinare tocat a che trantzi-
Nel Medioevo ne conoscevano le virtù tera- re sas costas betzas e a dda samunare. Si coghet
peutiche e la usavano contro il mal di testa e le a buddiu in pagu abba e si cundit cun ozuer-
vertigini. manu, o si friet cun chibudda e berdas.
Nel corso dei secoli, dalla Beta vulgaris sono Sas fozas de beda cotas a buddiu e segadas a fine
derivate altre varietà di bietola coltivata. Nel se- sunt bonas in s’impastu de sos culurzones, sas costas
colo XVIII, il chimico tedesco Maigraff scoprì a cantos in su minestrone e in sa fae cun lardu.
nelle sue radici il saccarosio, per cui fu selezio-
nata la barbabietola da zucchero, migliorata suc-
cessivamente in Francia. Prima di cucinarle si scartano le foglie vecchie
e le restanti, intere o a pezzi, si mettono a les-
Proprietà e impiego sare in poca acqua.
Le bietole sono ricche di vitamina A e di sali mi- Si mangiano condite con olio d’oliva, sale e li-
nerali, tra cui il ferro. Hanno potere lassativo, mone oppure soffritte con cipolla e pezzi di lar-
fanno bene alla pelle, fanno passare il capogiro, do. Si possono usare come ripieno nelle focac-
il mal di testa, l’infiammazione alla milza e alle ce; le costole tagliate a pezzetti stanno bene nel-
vie urinarie. Il loro succo elimina la forfora. le minestre di fave e di legumi.

137
ERBE - ERBAS

Le foglie di bietole lessate e tritate si mettono


nell’impasto dei ravioli. Le costole nei mine-
stroni e nelle fave con lardo.

Frittata di bietole
Ingredienti: 1 kg di bietole, 4 uova, 200 g di
formaggio fresco, mezza cipolla, 1 spicchio d’a-
glio, olio d’oliva, sale.
Preparazione: si lessano le bietole, si scolano,
si mettono a soffriggere con le cipolle e l’aglio
tritati, si aggiunge un pizzico di sale. Nel men-
tre si sbattono le uova in una scodella, si versa-
no le bietole raffreddate e i pezzetti di formag-
gio fresco, quindi si versa l’impasto in una pa-
della unta d’olio, si fa cuocere da ambo le par-
ti. La frittata è buona mangiata calda.

Frittelle di bietole e ricotta


Ingredienti: 1 kg di bietole, 4 uova, 200 g di
ricotta, olio d’oliva, sale.
Preparazione: si mescolano tutti gli ingredien-
ti, si amalgamano e si versa l’impasto a cuc-
chiaiate nell’olio bollente, facendo dorare le frit-
telle da ambo le parti.

Torta di bietole
Ingredienti: 1 kg di bietole, 4 uova, 200 g di
formaggio fresco, o ricotta, olio d’oliva, sale.
Preparazione: l’impasto delle bietole, lessate, tri-
tate e salate, con le uova, il formaggio fresco, o la
ricotta, si versa in una teglia unta con olio che vie-
ne infornata per mezz’ora, a fuoco moderato.
Questa torta si può mangiare anche tiepida.

Panada di bietole con ricotta


Ingredienti: 1 kg di bietole, 4 uova, 200 g di
ricotta, 300 g di semola per la pasta frolla, olio
d’oliva, sale.
Preparazione: si mescolano le bietole tritate al-
le uova e alla ricotta, si aggiunge il sale e si a-
malgama il tutto, quindi si versa l’impasto in u-
na teglia foderata con la sfoglia di pasta frolla, si
copre con un’altra sfoglia e s’inforna a calore
moderato per mezz’ora.
ERBE - ERBAS

Tzìpula de beda
Su chi bi cheret: 1 kg de beda, 4 oso, 200 g de ca-
su friscu, unu cantu ’e chibudda, 1 isprigu de a-
zu, ozu e sale.
Comente si faet: coghimos sa beda a buddiu, d-
da sucutamos bene, dda segamos a fine e dda fri-
dimos paris cun sa chibudda e s’azu. In d-una i-
scu isbatamos sos oso, bi azunghimos sa beda ifri-
tada e sos cantos de casu friscu, e morigamos be-
ne. Posca che betamos s’impastu a una sartàina
unta cun s’ozu e faimos còghere in ambos chirros
sa tzipula, chi est bona papada caente.

Tzipuleddas de beda cun soru


Su chi bi cheret: 1 kg de beda, 4 oso, 200 g de so-
ru, ozuermanu, sale.
Comente si faet: s’impastu de beda cun sos oso e
su soru ddu betamos a culleras a s’ozu buddiu,
fridimos sas tzipuleddas a unu chirru e a s’àteru
e cando sunt doradas che ddas bogamos cun sa
frucheta. Sunt bonas fintzas tebias.

Truta de beda
Su chi bi cheret: 1 kg de beda, 4 oos, 200 g de ca-
su friscu, o soru, ozuermanu, sale.
Comente si faet: s’impastu de beda, oso e casu
friscu, oburu soru, che ddu betamos a una tru-
tiera e dda ponimus in su furru, a fogu lenu, po
mes’ora. Est bona caente e tebia.

Panada de beda e soru


Su chi bi cheret: 1 kg de beda, 4 oso, 200 g de so-
ru, 300 g de sìmbula po sa pasta violada, ozuer-
manu, sale.
Comente si faet: che betamos s’impastu de beda
segada a fine, e ameschiada a sos oso e a su soru,
a una trutiera isterria cun d-unu pizu de pasta
violada (sa sìmbula impastada cun sos oso e ca-
riada cun s’ozu ’e lardu), dd’ammuntamos cun
d-un àteru pizu e dda ponimos in su furru a fo-
gu lenu. Dda lassamos còghere mes’ora.

Nella foto di queste pagine, alcuni piatti a base di


bietola. In alto a sinistra, i gambi bolliti, da consu-
mare con olio e limone; a destra, le fave con lardo, che
hanno come ingrediente anche le bietole. Nelle foto
della pagina a lato, sopra a sinistra, le frittelle di
bietola e ricotta. In basso a sinistra, il taglio dei
gambi e delle foglie; qui a fianco (e, subito sopra in
questa pagina), il soffritto all’inizio della cottura.

139
Borragine
Limbuda, Muchitu, Lolloiosa
Borago officinalis (Boraginaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


La borragine è un’erba diffusa ovunque nei La borragine è tra le erbe più ricche di virtù sa-
campi incolti e aridi, nei sentieri e negli spazi lutari, sia che si mangi lessa e condita con olio,
liberi dall’asfalto e dal cemento dei paesi. sia che si beva il decotto fatto con le foglie e i
Il fusto è eretto, robusto, cavo e ramoso, quan- fiori (una manciata di foglie e fiori fatti bollire
do è fiorito può raggiungere anche un metro in un quarto d’acqua per pochi minuti, una taz-
in altezza. za di decotto tre volte al giorno).
Ha le foglie larghe, lunghe e coperte di pelu- Per le tisane sono sufficienti 10 grammi di fio-
ria pungente al tatto, ma una volta messe a mol- ri, si lasciano riposare mezz’ora in una tazza di
lo in acqua non arrecano alcun fastidio. Si col- acqua bollente.
gono dall’inverno alla primavera. Decotti e tisane, bevute di frequente, sono un
I fiori azzurri sbocciano da marzo all’estate. rimedio efficace per disturbi di varia natura tra
cui la febbre, l’influenza, la bronchite, l’ulcera,
Nella foto di queste pagine, la borragine con l’intera
pianta, il fiore (nella foto piccola) e, nella pagina a
lato in alto, la rosetta basale all’inizio della primave-
ra, prima della nascita dei fiori; sotto, le frittelle di
borragine con gli ingredienti della ricetta..

140
ERBE - ERBAS

inoltre fanno bene al cuore, allo stomaco, al-


l’umore, insomma alla mente e al corpo. Il suc- Sos logos inue creschet e sa descritzione
co bevuto a digiuno fa bene ai reni. Sa limbuda est un’erba chi creschet in totue, in
Gli impacchi di un pesto di foglie fresche ac- terrinos bìnnidos e in caminos de sartu, fintzas
celera la maturazione dei foruncoli con pus e in sas biddas, inue no b’at catrame o tzimentu.
toglie le macchie dell’età dalle mani. Sa canna est dereta, russa, bodia e totu chimos,
La borragine si lessa, sola o con altre erbe, e si cando frorit podet èssere arta unu metro. Sas fo-
condisce con olio d’oliva e limone. zas sunt largas, longas e piludas, a su prapu pun-
Dei fiori, per il loro sapore dolce, ne sono mol- ghent, ma ponindeddas a modde in abba no zant
to ghiotte le api, a volte li succhiano anche i perunu ifadu. Ddas boddimos dae s’ierru a be-
bambini. ranu. Sos frores sunt biaitos, ispraghent dae mart-
zu a s’istiu.
Frittelle di borragine
Ingredienti: 1 kg di borragine, 3 uova, 3 cuc- Propiedades e impitu
chiai di farina, latte, olio d’oliva e sale. Est una de sas erbas prus ricas de propiedades
Preparazione: lessiamo la borragine, la scolia- meighinosas, siat papàndedda cota a buddiu e
mo, la mischiamo all’impasto di farina, latte, cundia cun ozu, siat bufande su brou fatu cun sas
uova e sale, e con un cucchiaio, lo versiamo nel- fozas e sos frores, una zunta de frores e de fozas
l’olio bollente. Friggiamo le frittelle da tutt’e postas a buddire in d-unu quartu de abba po pa-
due le parti. Si possono mangiare anche tiepide. gos minutos.
Tocat de nde bufare unu tzicherone tres bortas a
sa die. Po sa tisana bi cheret deghe gramos de fro-
res po unu quartu de abba pesada a buddire e las-
sada pasare. Su brou, bufau de tantu in tantu, e-
st unu bonu remédiu a sos istrobbos prus diferen-
tes, comente su remadiu, sa bronchite, s’ulcera;
faet pissiare, depurat su sàmbene, faet bene a su
coro, a s’istògomo e faet bènnere sa gana bona.
Su sutzu bufau a sa zauna faet bene a sos run-
zones. S’impiastru de fozas friscas pistadas faet
còghere sas fruscheddas sanzolias. Segàndedda in
curtzu sa limbuda est salude a su corpus e a sa
mente.
Sa limbuda dda coghimos a buddiu, sola o a-
meschiada cun àteras birduras, e dda cundimos
cun ozuermanu e limone.
Sos frores, druche medas, aggradant a sas abes,
a bortas ddos sutzant fintzas sos pitzinnos.

Tzipuleddas de limbuda
Su chi bi cheret: 1 kg de limbuda, 3 oso, farina,
late, ozuermanu, sale.
Comente si faet: sa limbuda cota a buddiu, be-
ne sucutada e segada a fine, dd’ameschiamos a
s’impastu fatu cun sa farina, su late, sos oso e su
sale. Cun sa cullera betamos cust’impastu a s’ozu
buddiu e faimos friere sas tzipuleddas in ambos
chirros. Sunt bonas fintzas tebias.

141
Calcatreppola
o Cardo Stellato
Castigaia, Ispina de Santu Zuanni
Centaurea calcitrapa (Apiaceae)
Habitat e descrizione la carne macellata, per proteggerla dagli ascari-
La calcatreppola è una pianta erbacea bien- di. La mettevano anche in mezzo ai cereali per
ne, diffusa nei terreni incolti. tener lontano i vermi.
Le foglie sono di consistenza coriacea, con le La calcatreppola e, nella foto piccola, un particolare
basali grandi, quelle del fusto più piccole e le del fiore.
superiori trasformate in spine. I fiori, riuniti in
capolini rosa, hanno delle spine lunghe e robu- Sos logos inue creschet e sa descritzione
ste a forma di stella. Sa castigaia est un’erba de duos annos, nde sunt
prenos sos terrinos bìnnidos. Sas fozas sunt cor-
Proprietà e impiego riatzas, cussas chi partint dae su fundu mannas,
La radice è edule, il decotto di foglie e fiori sas de sa canna prus piticas, sas de susu sunt ispi-
abbassa la febbre, quello con i semi è diuretico. nas. Sos frores colore de rosa zughet ispinas longas
Quando non c’erano i frigoriferi era usanza e tostas a froma de isteddu.
cogliere la calcatreppola la vigilia di S. Giovan-
ni, la si lasciava tutta la notte fuori per riprenderla Propiedades e impitu
l’indomani. Veniva conservata per metterla sul- Sa raighina si podet papare, su brou fatu de sas fo-
zas e de sos frores abbassat sa frebbe, cussu fatu cun
su sèmene faet pissiare. Cando no si teniat frigori-
feru a Sedilo fut usantzia a boddire s’ispina de
Santu Zuanni sa die innantis de sa festa, a dda las-
sare totu sa note ifora finas a s’incras. Dda regol-
liant po dda pònnere in sa petza po no bi betare t-
zerriga. Dda poniant fintzas in mesu de su laore
po no bi pònnere breme.

142
Calendula
Erba de onnia mese
Calendula arvensis (Compositae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


La calendula è un’erba annuale, molto co- La calendula contiene oli essenziali, acidi e vi-
mune nei campi incolti, nei sentieri di campagna tamina C. Gli impacchi con il decotto dei fiori,
e nei prati di pianura e di collina. due manciate, fatti bollire per dieci minuti in
È alta dai trenta ai sessanta centimetri, ha il fu- un litro d’acqua, fanno bene all’acne giovanile,
sto eretto e ramoso, le foglie basali sono lunghe alle scottature, alle contusioni e ai geloni.
e verde-grigio; i fiori gialli e arancioni, dall’odore
forte, fioriscono da giugno a dicembre. Vista totale di una pianta di calendula e, nella foto
piccola, un primo piano del fiore.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’erba de onnia mese est un’erba de annu, bi
nd’at in totue, in terrinos bìnnidos, in caminos de
sartu e in sos padros de sos paris e de sos montigos.
Est arta dae sos trinta a sos sessanta tzentimetros,
su chimu de mesu est deretu, àteros meda nde zu-
ghet a inghìriu, sas fozas birdes e colore de chisi-
na partint dae fundu, sos frores grogos e colore de
aranzu sunt de fragu forte, frorint dae làmpadas
a nadale.

Propiedades e impitu
In s’erba de onnia mese b’at ozos de importu, àt-
zidos e vitamina. Sos impacos de su brou de sos
frores, duas zuntas, postos a buddire deghe mi-
nutos in d-unu litru de abba, faent bene a su pa-
pavarre, a sas brusiaduras, a sos marcos biaitos e
a sos pirinzones.

143
Camomilla
Cabumilla, Concuda
Matricaria chamomilla (Compositae)

Habitat e descrizione
La camomilla selvatica vegeta nei campi in-
colti, nei sentieri e lungo le siepi e i muri.
Il suo sviluppo va da pochi centimetri a circa
mezzo metro d’altezza.
Ha la radice sottile, le foglie alterne nei molti
rametti; i fiorellini bianchi, gialli in alto, sboc-
ciano tra maggio e agosto.

Mitologia e Storia
Conosciuta fin dai tempi più antichi, è men-
zionata, con molte altre erbe medicamentose,
nel Papiro di Ebers. Era sacra a Rha, il dio So-
le, apprezzata dai medici greci e latini, tra cui Ip-
pocrate, Dioscoride e Galeno, che ne consiglia-
vano l’uso frequente per curare molti disturbi,
come i dolori mestruali e il mal di testa.
Chiamarono quella coltivata matricaria, per-
ché indicata nella cura delle infiammazioni del-
l’utero delle partorienti.

Proprietà e impiego
I fiori di camomilla sono ricchi di acidi, oli es-
senziali, vitamina B1 e C, e di molte altre pro-
prietà salutari. Il decotto favorisce la digestione,
fa orinare, abbassa la febbre, calma i nervi e con-
cilia il sonno.
Gli impacchi fanno bene agli occhi gonfi e ar-
rossati, e alle varie infezioni della pelle.
Per fare la tisana si fanno bollire dai dieci ai ven-
ti grammi di fiori in un quarto d’acqua, si lascia
riposare alcuni minuti e si beve calda, dopo man-
giato, per digerire, prima di andare a letto, per
dormire. I petali, di un profumo delicato, ven-
gono usati nei liquori e nella cosmesi. Si posso-
no usare freschi ed essicati. Si dovrebbero essic-
care all’ombra e conservare in barattoli di vetro.

A lato, un primo piano dei bellissimi fiori e, nella


foto piccola, i fiori essiccati.

144
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De cabumilla de sartu bi nde at in terrinos bìn-
nidos, ororu de muru, in sos caminos.
Est un’erba arta dae sos deghe a sos chimbanta
tzentimetros. Sas raighinas e sos chimos sunt fines,
in bassu sos frorigheddos sunt biancos, grogos in ar-
tu, ispraghent dae maju a austu.

Mitolozia e Istòria
Sa cabumilla dda connoschiant dae s’antighida-
de, dda muntovat su Papiru de Ebers e fut sagra-
da a Rha, su Sole. Sos mèigos grecos e latinos dda
teniant in contivizu mannu. Ipocrate, Dioscoride
e Galeno cussizaiant de dda impitare a curare me-
das istrobbos, comente sos dolores a sa matza de sas
féminas iscontzas e su dolore de conca.
Ant tzirriau cussa pastinada matricaria, poite
inditada in sa cura de s’iscardidura de s’udda
de sas parturientes.

Propiedades e impitu
Su frore de cabumilla est ricu de àtzidos, ozos de
importu, vitamina B1 e C, e de meda ateras pro-
piedades meighinosas. Su brou azuat a dizerire,
faet pissiare, che faet passare sa frebbe, su nervo-
su, e faet dromire. Sos impacos faent bene a sos o-
gos malos e a onnia zenia de istrobbu de sa carre.
Po fàere su brou tocat a buddire dae deghe a bin-
ti gramos de frores in d-unu quartu de abba, e a
ddu bufare caente apustis chi at pasau. Po dize-
rire est menzus a ddu bufare apustis papau, po
dromire innantis de si che crocare. Su frore, de
fragu dìligu, ddu impitant a fàere licores e cremas
po sa pedde. Faet a ddu impitare friscu e sicu. E-
st menzus a ddu sicare in s’umbra e a ddu regol-
lere in botos de bidru.

Una folta distesa di


piante e, in alto, la
fioritura della
camomilla.

145
Canna
Canna
Arundo donax (Gramineae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


La canna cresce nei terreni umidi e la si trova Le proprietà della canna, oli essenziali, zucche-
ovunque ci siano vene d’acqua, lungo i ruscelli ro e sali minerali, nella Sardegna del passato non
e le fonti, dalla pianura alle colline. sono state importanti quanto la canna stessa. Fe-
Il fusto, grosso o sottile, è diritto, cavo all’in- dele amica dell’uomo, viene spesso citata nei pro-
terno, eccetto sui nodi, chiusi da una specie di verbi e nelle sentenze; con essa ha costruito stru-
pellicola. Avvolta dalle lunghe e larghe foglie menti di lavoro e di svago, ha cantato e ballato al
basali, la canna raggiunge anche i quattro-cin- suono melodioso dei cento pifferi, a una e a più
que metri di altezza. Sebbene squassata dai tem- canne, come sas benas e sas launeddas.
porali e dai venti impetuosi, si curva ma non si Fu uno strumento di divertimento anche al
spezza. tempo dell’antica Roma, quando i bambini gio-
Tra l’estate e l’autunno nascono i fiori, riuniti cavano con i cavallini di canna, citati da Cesare
in pannocchie bianco azzurrognole. Le canne e da Orazio, e ora tornati in auge per carnevale.
vengono tagliate a luglio. Con le canne le bambine facevano le bamboline,

146
ERBE - ERBAS

che poi rivestivano di pezza; le loro mamme e


nonne costruivano la rocca per filare la lana e il Sos logos inue creschet e sa descritzione
lino, i cannelli per tèssere, le stuoie per riposare. Sa canna creschet in terrinos ùmidos, inue b’at
Gli uomini realizzavano ceste grandi e piccole benas, ororu sos rios e sas funtanas.
da utilizzare nei lavori della campagna e in quel- Russa o fine, est ereta e tetera, bodia a chirru ’e
li domestici, per cogliere la frutta e per fare il intro, francu inue bi sunt sos noos, imboligaos in
ranno. A una di esse legavano la vite per mante- d-una zenia de napa. In mesu de sas fozas longas
nerla eretta, intrecciandone tante facevano il gra- e largas, sa canna podet artziare finas a bàtoro-
ticcio per fare asciugare il formaggio e la can- chimbe metros. Si trochet a sas traschias, ma no si
nicciata per il sottotetto. Erano le donne a pela- truncat.
re le canne, le dividevano in tre nel verso della Dae s’istiu a s’atonzu sos frores faent turànzu-
lunghezza, quindi le legavano con giunco. Il pe- los tra su biancu e su biaitonzu. Sa canna dda
scatore aveva bisogno di una canna per pescare, boddint in trìulas.
e tutti le usavano per cogliere i fichi d’india.
Ancora, nella Settimana Santa, non potendo Propiedades e impitu
suonare le campane, chiamavano i fedeli alle Sas propiedades de sa canna, ozos, tzùcaru, sa-
funzioni religiose al suono di uno strumento les minerales, no sunt istadas de importu gasi
fatto di canna, lo stesso che serviva per allonta- mannu, che s’impitu chi de issa ant fatu in sa
nare gli uccelli. Si usava anche il diaframma in- Sardinna de sos tempos colaos.
ternodale, da mettere sulle ferite per fermare il Amiga fidele de s’omine, issu dd’at muntovada
sangue e per disinfettare. in sos ditzos e cun issa at fatu ainas a tribballare
In queste pagine, la canna con la sua infiorescenza e e a s’ispelegare.
alcuni oggetti tradizionali: ceste e cestini, sos pische- At cantau e ballau a su sonu melodiosu de sos
zones, e gli zufoli (sos pipiolos). chentu pipiolos, a una, o a prus cannas, comente
sas benas e sas launeddas.
Si sunt ispelegaos fintzas sos pitzinnos zogande
cun sos caddos murriales, muntovaos dae Cesare
e dae Orazio, e chi como sunt torrande a currere
a carrasegare. Sas pitzinnas si faiant sas pupuas
de canna bestias de tzapulu, sas mamas e sas ma-
mais sas cannugas po filare sa lana e su linu, e sos
canneddos a tèssere, sas istoias a reposare.
Sos omines fraigaiant pischeddas mannas e pi-
ticas a impitare in su tribballu de sartu e de do-
mo, a collire sa frùture e a fàere sa lissia.
A una canna prendiant sa bide po dda muntèn-
nere dereta, intritzàndene medas faiant su can-
nitzu po assutare su casu, sa cannada po sa cra-
betura. Funt sas féminas a ispuligare sas cannas,
ddas isperraiant in tres, posca ddas prendiant cun
su zuncu mascru. Fintzas su piscadore teniat bi-
sonzu de una canna a piscare, e tottus pro sa fi-
cu murisca. A ùrtimu, in Chida Santa, no po-
dinde sonare sas campanas, tzirriaiant sos fideles
a sas funtziones fainde sonare sa cannàpida, sa
matessi chi impitaiant a che isuliare sos puzones.
De sa canna usaiant fintzas su napu a inghìriu
de sos noos, chi poniant in sas segadas a frimare su
sàmbene e a disinfetare.

147
CARDI
Appartengono alla famiglia delle Compositae,
con tante specie caratterizzate dalla presenza di
spine, sia pure in differente quantità.
La descrizione inserita nella presente opera
considera quelli selvatici commestibili, tipici del-
l’area mediterranea, ma che vegetano in gene-
re fino all’Asia centrale.
Tra questi, il più rappresentativo, per la spino-
sità del ceppo e soprattutto per la bontà del sa-
pore, è il carciofino selvatico.
CARDOS
Sos cardos de sas famìllia de sas Compositae sunt
pagu prus a mancu ispinosos.
Innoghe amos a allegare de cussos arestes bonos a
papare. Bi nd’at in totue in sos logos a probe de su
Mediterraneu, finas a s’Asia de mesu.
Su prus de notu po cantu est ispinosu est su car-
duleu, chi est finzas su prus saboriu, cruu e cotu.

149
Carciofino selvatico
Carduleu
Cynara cardunculus varietà silvestris (Compositae)

Habitat e descrizione Storia


Il carciofino selvatico è diffuso ovunque, nei Il vocabolo cardo deriva dal greco kàrdos, in sar-
chiusi incolti e nei sentieri di campagna, dalle do carduleu. Denominazione che, a detta di qual-
pianure ai monti di media altitudine dell’area cuno, significherebbe carduveru, il vero cardo. Per
mediterranea. È molto spinoso, con foglie lar- i più sta a indicare la specie selvatica.
ghe e lunghe che si diramano dalla base del cep- I romani erano grandi mangiatori di questi cardi.
po, il cui fusto può raggiungere quasi un metro
di altezza, al pari degli altri cardi. Proprietà e impiego
Le costole sono di un verde scuro, grandi, lun- Si colgono dall’inverno alla primavera inoltra-
ghe e pennatose, spinose tutt’intorno; i fiori, ta, sono molto apprezzati per la loro bontà. Per
azzurri, sbocciano da giugno ad agosto; da es- coglierli bisogna sradicare il ceppo con una zap-
si si formano i carciofini, irti di spine. petta e togliere le spine dalle costole. Conten-

150
ERBE - ERBAS

gono una sostanza amara, la cinarina, acidi, zuc-


chero e sali minerali, soprattutto ferro, per cui Sos logos inue creschet e sa descritzione
fanno bene agli anemici, ai diabetici, a chi ha Su carduleu est una erba chi creschet in totue,
l’epatite e il colesterolo alto, e a chi è molto in cunzaos bìnnidos e in caminos de sartu, in pa-
grasso. Il brodo è emolliente e diuretico, quin- ris e in montes pagu artos, de onnia logu a probe
di, anche se amaro, non si dovrebbe buttare. de su Mediterraneu.
Le costole si possono mangiare crude e lessa- Est prenu de ispinas, sas costas largas e longas
te, condite con olio d’oliva, o cucinate nei mo- partint dae su fundu, sa canna podet èssere arta,
di più svariati, da sole o con altre erbe selvatiche. comente sos àteros cardos, finas a unu metro. Sos
Prima di cucinarle si immergono in un reci- frores ispraghent dae làmpadas a austu, dae su
piente di acqua con limone, poi si versano per frore si fromat sa pubùntzula pitica e ispinosa.
pochi minuti in una pentola di acqua bollente e
crusca, si scolano e, ancora calde, si privano del- Istoria
la pellicola amara che le avvolge. Per ultimo si Sa paràula cardu benit dae su grecu kardòs. Su
tagliano a pezzetti e si lessano. prus connotu po sas ispinas de su fundu e de sas co-
I carciofini si mangiano crudi e conditi con olio stas bonas meda, est su carduleu chi in sardu, se-
d’oliva e sale, ma sono molto buoni anche sof- gundu calecunu, diat chérrere nàrrere cardu ab-
fritti, eventualmente con pezzi di lardo o di pan- beru. Sos prus pentzant chi su sinnificu est areste.
cetta, o ancora mescolati con le uova in fricassea. Sos romanos ddu apretzaiant e nde papaiant in
abbundantzia.

Propiedades e impitu
Sas costas de carduleu ddas boddimos totu s’ier-
ru fintzas a bona parte de beranu. Sunt meda sa-
borias e aggradant a totus. Bi cheret sa passentzia
a che bogare su fundu dae suta terra cun d-una
tzapita, a che trantzire sas ispinas cun sa resorza.
In sos cardos b’at una sustantzia arrànchia, sa
cinarina, àtzidos, tzùcaru e sales minarales, me-
scamente ferru. Duncas faent bene a sos anèmi-
cos, a sos diabeticos, a chie tenet s’epatite e su co-
leresterolo artu, e a sos rassos.
Sunt bonos cruos e cotos a buddiu, cundios cun o-
zu, o coghinaos comente cherimos, fintzas amme-
schiaos a àteras erbas. Innanti de ddos còghere che
ddos betamos a una cardaia prena de abba cun li-
mone, posca a s’abba buddinde cun linzone. Ddos
lassamos un’iscutighedda a fogu istudiau, che d-
dos sucutamos e bi che trantzimos sa napighedda,
posca ddos segamos a pìculos e ddos coghimos a
buddiu.
S’arduleu est bonu a papare cundiu cun ozuer-
manu e sale, ma est saboriu meda frissu cun fitas
de lardu, o de sùmene, e ameschiau a sos oso.

A lato, la vistosa infiorescenza del carciofino selvatico


e, sopra, come si presenta prima di schiudersi. Nella
pagina accanto, un gruppo di piante e (nella foto
piccola) un particolare dei frutti maturi, al princi-
pio dell’estate.

151
ERBE - ERBAS

Carciofini con le uova


Ingredienti: 400 g di carciofini, 4 uova, 100 g
di lardo o di pancetta, sale quanto basta.
Preparazione: i carciofini tagliati a pezzi e les-
sati si friggono nel tegame con i ciccioli, poi si
aggiungono le uova, si amalgamano e si man-
giano caldi.

Frittata di carciofini
Ingredienti: 400 g di carciofini, 4 uo-
va, olio d’oliva, sale quanto basta.
Preparazione: i carciofini selvatici, ta- Carduleu cun oso
gliati a pezzi e lessati, si uniscono alle Su chi bi cheret: 400 g de costas
uova già sbattute, quindi si versa l’im- de carduleu, 4 oos, berdas, sale
pasto in un tegame antiaderente un- cantu abbastat.
to d’olio e si mette sul fornello a fiam- Comente si faet: s’arduleu segau
ma media. La frittata si fa cuocere da a pìculos e cotu a buddiu ddu fri-
ambo le parti. Si mangia calda. dimos in sa sartaina cun sas ber-
das, posca bi che ameschiamos sos
Frittelle di carciofini oso e ddos morigamos. Tocat de d-
Ingredienti: 400 g di carciofini, 2 du papare caente.
uova, 100 g di farina 00, un po’
di latte, olio d’oliva, olio da frig-
gere e sale.
Preparazione: i carciofini selva-
tici, tagliati a pezzi molto fini, si
mischiano alle uova, alla farina
00 e al latte. Si amalgama be-
ne il tutto e si lascia riposare.
Sul fornello, a fuoco alto, si
mette una padella con l’olio,
quando è bollente vi si versa
l’impasto a cucchiaiate. Le frit-
telle si friggono da ambo le
parti. Si mangiano calde, ma
anche tiepide.
I carciofini sono saporiti an-
che crudi, o conservati in olio
d’oliva, dopo averli lessati in
acqua, vino bianco e aceto in
parti uguali, e sale, e poi la-
sciati asciugare un giorno in-
tero su un panno. Si possono
insaporire con foglie d’alloro
e peperoncino.

Accanto, la frittelle di carcio-


fino selvatico, con gli ingre-
dienti della ricetta. Nella pa-
gina a lato, i gambi sott’olio.

152
Carduleu a tzìpula
Su chi bi cheret: 400 g de costas de carduleu, 4 o-
so, ozuermanu, sale cantu abbastat.
Comente si faet: ameschiamos su carduleu segau a
fine e cotu a buddiu a sos oso abbataos, che betamos
s’impastu a una sartaina unta de ozu, e dda po-
nimos in su furreddu a fogu lenu. Tocat a còghere
sa tzìpula a ambos chirros e a dda papare caente.

Tzipuleddas de carduleu
Su chi bi cheret: 400 g de costas de carduleu, 2 oso,
100 g de farina de tzichi, unu pagu de late, ozuer-
manu, sale c. ab e ozu a ddas friere.
Comente si faet: ameschiamos su carduleu segau a
cantos fines a sos oso, a sa farina de tzichi, a su late,
bi pispiamos su sale e morigamos totu bene, posca las-
samos pasare s’impastu.
Istantonis ponimos sa sartània in su furreddu a fo-
gu crispu e faimos imbuddidare s’ozu, bi che betamos
s’impastu a culleras e fridimos sas tzipuleddas a am-
bos chirros. Ddas podimos papare caentes o tebias.
Sas costas de carduleu sunt saborias cruas e cotas in
abba, binu biancu e aghedu, in partes cante ’e pare,
e su sale a piaghere, posca postas a assutare una die
intera, in susu de unu pannigheddu. Si collint in
botos de bidru ammuntadas de ozuermanu, cun fo-
zas de làuru e calecunu piberoneddu.

153
Cardo macchiato
o Cardo mariano
Cardu ’e monte, Cardutuvu
Sylibum marianum (Compositae)

Habitat e descrizione La vigilia di San Giovanni, le giovani donne


Il cardo macchiato è diffuso tra i ruderi, nei coglievano i cardi in fiore, li bruciacchiavano e
terreni incolti e nei sentieri di campagna, ai mar- li mettevano in un bicchiere di acqua, se l’in-
gini delle strade, nella pianura e sulle colline. domani erano ravvivati significava che il loro a-
È una pianta erbacea biennale, glabra, molto more era corrisposto.-
spinosa, alta fino a 150 cm. Ha le foglie molto
grandi e lucide. Nel primo anno produce una ro- Proprietà e impiego
setta di foglie; nel secondo anno fiorisce, tra Come tutti i cardi, è ricco di sali minerali (cal-
giugno e agosto. cio, potassio, fosforo, magnesio, manganese) e
di principi amari: aperitivi, diuretici, febbrifu-
Mitologia e Storia ghi, disintossicanti, depuratori del sangue, con-
Il nome sardo cardutuvu deriva dal fatto che il tro l’emicrania e i capogiri.
fusto dritto e poco ramoso è cavo mentre il no- Alcuni principi vengono utilizzati nei disturbi
me macchiato gli fu dato in quanto si credeva della digestione, nelle intossicazioni e per cura-
che le macchie bianche sulle foglie fossero le re il fegato (epatiti e cirrosi epatica).
gocce del latte della Vergine Maria, cadute men- Contiene inoltre bioflavonoidi: sono fitoe-
tre allattava Gesù, quando la Sacra Famiglia, in- strogeni che nutrono il seno femminile e sti-
seguita dai soldati di Erode, si era nascosta al molano la secrezione del latte delle puerpere.
riparo della pianta. Dalla radice si estrae un olio aromatico utiliz-

La tradizionale raccolta del cardo macchiato. Nella


pagina a lato, alcuni gambi appena privati della spi-
nosa corteccia esterna e un particolare dell’infiore-
scenza non ancora “matura”, molto simile a quella
del carciofino selvatico. Le foglie interamente spinose
sui margini consentono però la distinzione tra le due
specie. La foto della pianta è nelle pagine 148-149.

154
ERBE - ERBAS

zato in cosmesi, in infusione nel vino bianco


permette di preparare un ottimo aperitivo, Sos logos inue creschet e sa descritzione
oppure dei liquori. Un tempo la radice veni- Su cardu ’e monte ddu agatamos in logos derrutos,
va utilizzata per aromatizzare la birra. Inoltre in terrinos bìnnidos, in caminos de sartu, ororu sas i-
i frutti venivano usati per curare l’idrofobia. stradas, in paris e in montigos.
Lo si coglie in primavera, durante le passeg- Est erba de duos annos, prena de ispinas, arta finas
giate per i campi, si tolgono le spine, si sbuc- a unu metru e mesu; sas fozas sunt mannas meda e lù-
cia e si mangia appena colto. I germogli e le ghidas. Su primu annu faet una rosighedda de fozas,
foglie tenere sono ottime nelle insalate crude. frorit su segundu annu, dae làmpadas a austu.
Avendo lo stesso gusto dei carciofini selvatici,
si possono cucinare come quelli. Mitologia e Istòria
Le donne usavano bollire l’intera piantina e Su lùmene cardutuvu bi dd’ant postu ca sa canna e-
utilizzare il brodo per tingere di giallo indu- st dereta, tuva e cun pagos chimos, su lùmene mac-
menti di lana e di cotone. chiato, poite creiant ca sas mantzas de biancu in sas
Nella Sardegna centro-occidentale c’è chi lo fozas mannas funt sos butios de late calaos dae sas ti-
chiama anche cardo di latte, perché i pastori tas de sa Verzine allatande a Zesusu, cando sa Famìl-
impiegavano gli apici per quagliare il latte. lia sagrada, sighia dae sos sordaos de Erode, si est am-
parada a probe de custa matighedda.
Sa die de su esperu de S. Zuanni, sas pitzocas boddiant
custos cardos frorios, ddos brusiaiant acanteddu e ddos
poniant in d-una tassa de abba. Si s’incras torraiant in
èssere cheriat nàrrere ca funt istimadas dae sos amoraos.

Propiedades e impitu
Su cardu ’e monte, comente totu sos cardos, est ricu
de sales minerales e de sustàntzias arrànchias chi faent
bènnere s’apititu, faent pissiare, abbassare sa frebbe, de-
purant su sàmbene, che faent passare su dolore de con-
ca e sa tzuntzurrina.
Sos printzipios ativos ddos impitant in sas intossi-
catziones, a curare sos istrobbos de s’istògomo e de su fì-
gadu, (epatite e cirrosi epatica).
Tenet bioflavonoidi (fitoestrogeni) chi zant nutri-
mentu e creschent su late in sas féminas chi allatant.
Dae sa raighina che bogant un’ozu de sabore forte chi
impitant a fàere cosmeticos, lassandedda in mesu de
su binu biancu, custu est un’aperitivu bonu meda.
Cun custu cardu faent puru unu licore. Sa raighina
dda impitaiant puru a zare sabore bonu a sa birra.
Cun su frutu nachi curaiaiant s’arraiolu.
Su cardu ’e monte ddu podimos boddire totu beranu,
passiza passiza in su sartu. Brivau dae sas ispinas e i-
spuligau est bonu meda, gasi puru cundiu a issalada,
ddu podimos coghinare puru comente s’arduleu e ai
custu ammeschiau.
Sas féminas ddu poniant a buddire in abba a tìn-
ghere a grogu sos bestires de lana e de cotone.
In logos nostros ddu mutint puru cardu de late, ca
sos pastores impitaiant su frore a cazare su late.

155
Carota selvatica
Fustinaga, Pastinaca
Daucus carota (Umbelliferae)

scavare per prendere la radice, la parte più pre-


libata della piantina. Gli scrittori antichi parlano
Habitat e descrizione della carota selvatica per le numerose proprietà
La carota selvatica è un’erba biennale che cre- medicinali. I romani la usavano in cucina. Uti-
sce ovunque, anche nei terreni sassosi e poveri lizzavano anche i semi mescolati al vino per at-
di humus. tenuare il gonfiore alla pancia e i dolori me-
Il fusto legnoso, eretto e ramificato, può rag- struali. Pare che semi e radici cotti nel vino pas-
giungere anche un metro e mezzo. I fiori a om- sito fossero efficaci anche per curare altre ma-
brella sbocciano sulla sommità, durante l’esta- lattie, tra cui i disturbi allo stomaco, al fegato e
te; il colore va dal bianco al rosato, il frutto è pic- alla milza, la dissenteria cronica, la pleurite, e
colo quanto una nocciolina. l’epilessia. Il decotto ottenuto facendo bollire se-
mi e radici è diuretico e digestivo.
Proprietà e impiego Ora alla carota selvatica è preferita quella col-
Il nome carota deriva dal greco karotòn, ri- tivata, cruda e cotta, più ricca di vitamine, in
portato da Siphnus nel 3° secolo a.C., mentre special modo A, necessaria alla vista e alla pelle,
Ippocrate due secoli prima riportava il nome a cui si aggiungono i sali minerali e tutte quel-
daukòs. Pastinaca deriva da pastum (pascolo) le qualità alimentari che la selvatica possiede in
oppure da pastinare (scavare), perché si doveva minor quantità.

La carota selvatica presenta una caratteristica colo-


razione rossastra nell’infiorescenza appena sbocciata.
Nella foto piccola, un particolare dei fiori laterali,
un po’ più grandi di quelli centrali. Nella pagina
accanto, una vista totale con lo stelo e (in basso) la
pianta prima della fioritura.

156
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa fustinaga est un’erba de duos annos, creschet
in totue, fintzas in terrinos lanzos prenos de pedra.
Sa canna linnosa, dereta e cun chimos, podet art-
ziare a unu metru e mesu, in susu de issa sos frores
a paracu ispraghent in s’istiu, su colore andat dae
su ruju a su rosa, su frutu est piticu che nutzola.

Propiedades e impitu
Su lùmene carota benit dae su grecu karotòn, e
nde at iscritu Siphnus in su sèculu tertzu a.C.
Imbetze Ippocrate, duos sèculos innantis dd’at
mutia daukòs. Pastinaca benit dae pastum (pa-
stura), oburu dae pastinare (iscorrovare), poite
tocat de iscorrovare po che bogare de fundu sa rai-
ghina, sa prus bona a papare.
Sos iscritores antigos nde bantaiant sas propieda-
des meighinosas. Sos romanos dda impitaiant in
coghina. Impitaiant fintzas su sèmene ameschiau
a su binu a illebiare s’ufrore a bentre e su dolore a
sa matza de sas féminas iscontzas. Nachi sèmene e
raighinas cotas in binu pabassau curaiant àteras
maladias, comente sos istrobbos a s’istògomo, a su fì-
gadu, a s’isprene, s’iscurrentziadura mala a sa-
nare, sa pleurite e su male caducu.
Su brou de su sèmene e de sa raighina, postos a
buddire in abba, faet pissiare e dizerire.
In tempos de oe amos lassau a unu chirru sa fu-
stinaga e impitamos, crua e cota, sa carota pa-
stinada in sos ortos, prus rica de vitaminas, me-
scamente sa A, chi serbit a sos ogos e a sa pedde.
Fintzas sos sales minerales sunt de prus, gasi totu
sas ateras propriedades, chi in s’areste sunt in pa-
ga cantidade.

157
Cicerbita o Crespina
Carduminzone
Sonchus oleraceus (Compositae)

Habitat e descrizione Si credeva che nutrirsi con questa verdura au-


La cicerbita è pianta erbacea, annuale o bien- mentasse il latte alle donne e allo stesso tempo
nale, diffusa nei campi incolti, nei sentieri di cam- servisse a rendere il carattere allegro.
pagna e nei prati. È presente anche negli abitati
tra le fessure delle pavimentazioni stradali. Proprietà e impiego
Ha la radice grossa che secerne un lattice bian- In primavera, quando la pianta non è ancora in
co; il fusto, eretto e ramoso, porta foglie resi- fiore, si raccolgono le foglie basali che sono di
stenti e ispide, con i margini frastagliati. Dalla fi- sapore dolce. Contengono berberina, acidi va-
ne dell’autunno fino alla primavera mostra del- ri e proprietà aperitive, diuretiche, e digestive.
le rosette basali di colore rosso o violaceo. I fio- Quelle più tenere si possono consumare crude,
ri sono giallo pallido. nelle insalate, da sole o insieme a un misto di er-
be selvatiche. Lessate, entrano nella prepara-
Storia zione di frittate e torte salate, come le altre er-
Gli antichi ritenevano che le foglie di questa be citate. Il procedimento è lo stesso di quello
pianta fossero in grado di rianimare e restituire descritto per le bietole.
le forze agli uomini e agli animali. Secondo Pli- Le radici di questa pianta, come quelle della
nio il Vecchio, Teseo (prima di inoltrarsi nel la- cicoria, venivano torrefatte e usate come succe-
birinto per uccidere il Minotauro) si cibò di un danee del caffè.
abbondante piatto di cicerbita. Nelle foto, il frutto, il fiore e la pianta della cicerbita.

158
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su carduminzone est un’erba de unu o duos annos, bi nd’at meda in terrinos bìnnidos e in padros, fint-
zas in sas biddas inue no b’at isfartu.
De sa raighina russa essit unu late biancu, sa canna est dereta e prena de chimos; sas fozas sunt fortes,
ispinosas e a bicos. A urtimos de atonzu finas a beranu zughet rosigheddas de colore ruju-viola, sos frores
sunt groghitos.

Stòria
Sos antigos creiant ca sas fozas de cust’erba podiant animare e zare fortzas a sos omines e a sos anima-
les. Plinio at iscritu ca Teseo, innantis de intrare in su labbirintu, a bochire su Minotareu, s’est atzatzau
de tzorcoro.
Sos antigos creiant fintzas ca cust’erba creschiat su late a sas féminas chi allataint e faiat bènnere su bo-
numore.

Propiedades e impitu
Sas fozas de su fundu sunt bonas in beranu. Sunt druches e tenent barberina, àtzidos e sustàntzias chi
faent digerire e pisciare. Sas fozas moddes sunt bonas a ddas papare cruas, a issalada, solas o cun àteras
erbas de sartu. Si ddas coghimos a buddiu ddas podimos faere a truta, a tzìpula e in ateras maneras, co-
mente sas erbas muntovadas.

159
Cicoria
Tzicòria o Erba Fin’a Pranzu, Zicoriedda
Crepis vesicaria
Cichorium intybus (Compositae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Le cicorie sono diffuse ovunque e tante sono La cicoria è nota fin dai tempi più antichi, è
le varietà presenti nella nostra campagna. citata nel Papiro di Ebers e nella Bibbia, dove si
Si trovano nei terreni incolti, nei sentieri, ma accenna al consumo di un’erba amarognola du-
anche negli abitati dove non c’è il cemento o l’a- rante la Pasqua.
sfalto. È un’erba perenne, la sua altezza va dai Galeno, nel secondo secolo d.C., l’ha chiama-
trenta centimetri a un metro, la radice è lunga ta intybus, Aezio nel VI secolo d.C. kìcora o ki-
e carnosa, il fusto eretto e ruvido, le lunghe fo- chòrium. Costoro, e altri scrittori romani, ci han-
glie partono da terra, i fiori azzurri si schiudo- no tramandato le proprietà medicamentose per
no al sole del mattino, mentre si chiudono quan- i sofferenti di fegato e di stomaco.
do il cielo è annuvolato, e di sera. Da qui il no- Le foglie sono ricche, tra l’altro, di oli essen-
me sardo erba fin’a pranzu. La fioritura avvie- ziali, di vitamine B, C, K, di sali minerali, so-
ne da luglio a ottobre. prattutto ferro, per cui fanno bene agli anemi-

160
ERBE - ERBAS

ci, ai diabetici, a chi ha glicemia e colesterolo al-


ti. Il decotto è altamente digestivo e indicato a Sos logos inue creschet e sa descritzione
chi soffre ai reni e all’intestino, è emolliente, De tzicòria bi nd’at in totue. Medas sunt sas
diuretico e depurativo. Per risultare più effica- variedades chi agatamos in sartos nostros, in ter-
ce andrebbe bevuta a digiuno. rinos bìnnidos e in caminos, ma fintzas in sas bid-
Nel recente passato le nostre nonne estirpava- das, inue no b’at tzimentu e catramu.
no le radici, le spaccavano e le facevano essicca- Est arta dae sos trinta tzentimetros a unu metro,
re. Dopo di che le tostavano, le macinavano e ci sas raighinas sunt longas e russas, su chimu deretu
facevano un surrogato di caffè. e raspiosu, sas fozas longas partint dae terra, sos
Le foglie si possono cogliere dall’inverno alla frores biaitos ispraghent a su sole de su manzanu,
primavera, se sono tenere sarebbe meglio man- imbetze in dies annuadas abbarrant serraos, o si che
giarle crude, tagliate fini e condite con olio d’o- serrant a su sero. Po cussu in sardu dda tzìrriant
liva e sale. Quelle più dure si possono cuocere erba fin’a pranzu. Frorit dae trìulas a santuaini.
in poca acqua, sole o con altre erbe selvatiche e
si condiscono con olio d’oliva e sale, oppure si Propiedades e impitu
soffriggono con olio e ciccioli. Sa tzicòria dda connoschiant dae s’antighida-
de. Dda muntovant in su Papiru de Ebers e in sa
Bibbia, inue faent tzinnu a s’impitu de un’erba
arranchidorza in s’opeca de Pasca.
Galeno, in su segundu sèculu apustis Cristu, dd’at
mutia intybus, Aezio, in su Sestu seculu, kìcora o
kicòrium. Issos, e àteros scritores romanos, ant in-
tregau a sos libbros sas propiedades meighinosas chi
faent bene a chie patit a su fìgadu e a s’istògomo.
Sas fozas sunt ricas de ozos de importu, de vita-
minas B, C, K, de sales minerales, mescamente de
ferru. E duncas faent bene a sos anèmicos, a sos
diabeticos, a chie zughet tzùcaru meda in su sàm-
bene e su colesterolo artu. Su brou faet dizerire,
faet bene a chie patit a sos runzones e a sas isten-
tinas e depurat su sàmbene: diat a essere menzus
a ddu bufare a sa zauna.
In sos annos passaos, mamais nostras che bogaiant
sas raighinas de fundu, ddas isperraiant, ddas
poniant a sicare, posca ddas turraiant, ddas mo-
liant e ddas impitaiant a su postu de su cafè.
Sas fozas sunt bonas a papare dae s’ierru a be-
ranu, mancari s’inchimidura siet zai groga.
Si sunt moddes, est menzus a ddas papare cruas,
segadas a fine e cundias cun ozuermanu e sale; sas
tostas si podent còghere in pagu abba, solas o am-
meschiadas a àteras erbas de sartu, posca cundias
cun ozu e sale, oburu frissas cun berdas.

Nelle foto, la cicoria. A lato e nella pagina accanto,


in basso, la giovane piantina ancora in campo; sopra,
un mazzo già raccolto dove la nostra pianta si di-
stingue dalla latticrepola per le sfumature rosse sulle
costole delle foglie. Nella foto piccola (pagina a lato),
primo piano dell’inconfondibile fiore azzurro.

161
Crescione
Nastrutzu, Aschione, Nasurtzu
Nasturtium officinale (Brassicaceae)

Habitat e descrizione perché chi odora questa erba storce il naso.


Il crescione è un’erba acquatica perenne, cre- È un’erba nota fin dai tempi più antichi, scrit-
sce in abbondanza in prossimità dei ruscelli e tori e medici ne esaltarono i molteplici benefi-
delle fontane. ci per il corpo e per la mente.
Il fusto è prostrato e ramificato, le foglie han- I soldati e gli sportivi greci, prima di intra-
no forma ovale o rotondeggiante, somigliando prendere le rispettive attività, bevevano al di-
a quelle del sedano palustre, ma con sapore a- giuno un calice di liquore fatto col succo di cre-
spro e forte odore di ravanello. I fiori sono bian- scione, erano sicuri che facendo ciò avrebbero
co-giallognoli. avuto maggior forza e coraggio. I fenici curavano
la puntura dello scorpione con impacchi di fo-
Storia glie tritate.
È probabile che il nome scientifico del cre- Gli uni e gli altri le apprezzavano per le molte
scione derivi dal latino nasum tortum, proprio virtù terapeutiche.

162
ERBE - ERBAS

Proprietà e impiego
Si può affermare che quest’erba contenga qua- Sos logos inue creschet e sa descritzione
si tutti i sali minerali presenti in natura, le vita- Su nastrutzu est erba de rios e de funtanas.
mine A, B2, C, D, PP, e il carotene. È indicata Est de medas chimos trochios a bassu, sas fozas
ai diabetici, agli eccessivamente magri sofferen- sunt ovales o tundatzas e si assimbizant a sas de
ti di avitaminosi e conseguenti malattie, ai ma- s’apiu, ma su sabore est arghionzu e su fragu for-
lati di esaurimento e di ipotensione. Favorisce la te comente sa raigarza.
digestione, calma la tosse, il mal di testa, di den-
ti e delle ossa. È inoltre un efficace rimedio nel- Istòria
la cura dei reumatismi, delle infiammazioni Fortzis su su lùmene issentificu benit dae su lati-
bronchiali, renali, delle vie urinarie e dell’inte- nu nasum tortum, poite chie fragat custa erba tro-
stino, da cui espelle i parassiti. chet su nasu.
Ovviamente è preferibile consumare il crescione Dda connoschiant dae s’antighidade, tantu chi i-
crudo, condito con olio d’oliva e poco sale. scritores e mèigos nde ant bantau sos benefitzios a
È buono anche mischiato alle foglie tenere di sa carena e a sa mente. Sos sordaos e sos zogadores
altre erbe selvatiche, come la cicoria, l’acetosel- grecos, innanti de comintzare sas fainas issoro, si bu-
la, il sedano palustre, il porro e la latticrepola, a faiant a sa zauna unu càlighe de licore fatu cun
cui dà un sapore piccante. su sutzu de su nastrutzu, seguros chi gasi fainde
La parte più dura si fa bollire in poca acqua creschiant sa forza e su corazu issoro.
per pochi minuti, e si condisce con olio d’oliva, Sos fenitzos cun sos impacos de sas fozas pistadas
ma si può anche soffriggere o usarla per fare curaiant sas punturas de sos iscrapones de tenaza.
delle frittate e delle torte, a cui viene mescola- Unos e àteros nde pretziaiant sas propiedades mei-
to il formaggio. ghinosas.

Propiedades e impitu
Si podet nàrrere ca in su nastrutzu bi sunt a-
zumai totus sos sales minerales presentes in Na-
tura, sas vitaminas A, B2, C, D, PP, su carote-
ne etz. Po totu custu faet bene a sos diabeticos, a
sos lanzos meda, a sos esaurios e a chi tenet sa
pressione bassa. Azuat a dizerire, illebiat su tùs-
siu, su dolore a sa conca, a sas dentes e a sos ossos.
Est unu remédiu meda mannu in sa cura a sos
broncos, a sos runzones, a sa busica e a sa mala-
dia de sos bremes. Naturale chi tocat de papare
sas fozas moddes cruas, cundias cun ozuermanu
e pagu sale.
Sunt bonas fintzas ammeschiadas a sas fozas
moddes de sas àteras erbas arestes, de sa tzicòria,
de sa meliarga, de sa tziligusa, de su porru e de sa
mamaluca, ca bis zat unu sabore ispurtiolu. Sas
costas tostas est menzus a ddas còghere a buddiu
in pagu abba, e po pagos minutos, a ddas cundi-
re cun ozuermanu, o a ddas friere.

Nelle foto, la pianta del crescione, relativamente fre-


quente lungo i corsi d’acqua. Nella foto piccola, pri-
mo piano di un fiore.

163
Digitale
Erba de Santu Lenardu
Digitalis purpurea (Scrophulariaceae)

Habitat e descrizione Fino a due secoli fa non se ne conoscevano le


La digitale è una piantina tipica delle zone proprietà medicinali. Fu un medico inglese che
montane sopra i 600 metri. È diffusa in genere per primo la utilizzò per curare i disturbi del
sui rilievi, meno in valli e altopiani. cuore.
È alta da 50 centimetri a oltre un metro. Le fo-
glie sono lunghe, ovali e lanceolate, molli e vel- Proprietà e impiego
lutate, i fiori vistosi sono rossi nella parte supe- È un’erba tossica, per cui vengono colte le fo-
riore, rosati con macule nere e rosse nella par- glie solo dagli esperti di erbe medicamentose. I
te inferiore. Fiorisce da maggio a luglio. medici somministrano gli infusi, o l’estratto, in
piccole dosi a chi soffre al cuore.
Storia
Il nome deriva dal latino digitus, per la forma
della corolla. Sos logos inue creschet e sa descritzione
S’erba de Santu Lenardu est una matighedda
chi naschet in montigos prus artos de 600 metros.
Bi nd’at meda in sos montes, a probe de sas ma-
tas, mentras bi nd’at pagu o nudda in sas baddes
e in sa campeda.
Est arta dae sos chimbanta tzentimetros a prus
de unu metro, sas fozas sunt longas, ovales, mod-
des e vellutadas, sos frores mannos e bellos sunt
rujos a chirru de susu, colore de rosa cun mantzas
nieddas e rujas a chirru de suta. Ispraghent dae
maiu a trìulas.

Istoria
Su lùmene benit dae su latinu digitus po sa fro-
ma de su frore. Finas a duos sèculos faet nemos
nde connoschiat peruna propiedade meighinosa.
Est istau unu méigu ingresu chi po primu dd’at
impitada a curare sos istrobbos de su coro.

Propiedades e impitu
Est un’erba velenosa e dda podent boddire solu sos
pratigos de erbas meighinosas. Sos mèigos nde im-
pitant sas fozas, su brou e sa essentzia e ddas zant
a chie est malàdiu a su coro.

Vista totale della pianta e (nella foto piccola) un


particolare dell’infiorescenza.

164
Edera
Edra, Edera
Hedera elix (Araliaceae)

Habitat e descrizione le vene varicose e contro i calli. Sono efficaci


L’edera è un’erba rampicante, molto longeva, per lenire i dolori reumatici e per la sciatica.
dei muri e degli alberi, a cui si abbarbica con le sue Si pesta un pugno di foglie e si mettono a ma-
tante radici; man mano che la piantina cresce, es- cerare nell’aceto per alcune ore. Gli impacchi si
se si moltiplicano, coprendo con i rami le pareti e lasciano sulla parte dolorante fino a quando sia ne-
avvolgendo gli alberi dal tronco alla chioma. cessario. C’e chi fa bollire le foglie essiccate e
Le foglie sono sempreverdi e coriacee, i minu- ne beve la tisana per curare la bronchite, igno-
scoli fiori sono giallo-verdastri; i frutti, neri, ri- randone la tossicità.
sultano velenosi. Nel passato era usanza farne bollire una buo-
na quantità e nel brodo immergervi i panni ne-
Proprietà e impiego ri, per fissare meglio il colore.
Le foglie, contenenti tannino, differenti acidi
e sostanze grasse, venivano utilizzate per la cu-
ra della pelle con escrescenze di grasso, contro Sos logos inue creschet e sa descritzione
S’edera est un’erba apitzigosa de sos muros e de
sas matas, inue ponet raighinas gasi meda chi
manu manu chi s’erba creschet, cussas si morti-
pricant, ammuntande cun sos chimos sos muros e
imboligande sas matas dae su truncu a sa coma.
Sas fozas sunt sèmpere birdes e corriatzas, sos fro-
res piticheddeddos sunt grogos-birdastros, su fru-
tu nieddu e felenosu.

Propiedades e impitu
In sas fozas b’at tanninu, àtzidos e sustàntzias
rassas de meda zenia, ddas impitaiant a curare su
rassu de sa pedde, sas benas varicosas e sos gallos.
Faet bene a sos dolores reumaticos e a sa siàtica.
Tocat a pistare unu punzu de fozas e a ddas pòn-
nere a modde una pariga de oras in aghedu, po-
sca a fàere sos impacos a susu de su zassu chi dolet,
medas bortas cantu nde bisonzat. B’at chie faet
buddire sas fozas sicas in abba e si bufat su brou a
curare sa bronchite, chena ischire ca est felenosa.
In sos tempos colaos fut usàntzia a nde buddire u-
na bona cantidade e a pònnere a modde sa pan-
nia niedda in su brou, chi munteniat su colore.

A lato, la pianta con i frutti maturi accompagnati da


fiori già secchi. Nelle foto sopra, particolari delle foglie.

165
Elicriso
Saizone, Erba de Santa Maria,
Erba de Santu Zuanni
Helichrysum italicum (Asteraceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


L’elicriso è una piantina cespugliosa e molto I medici e gli scrittori romani consigliavano al-
aromatica, cresce nei luoghi aridi e sassosi. le donne decotti di elicriso per regolare le me-
È alta dai trenta ai cinquanta centimetri e la si struazioni. Esso contiene oli essenziali, efficaci
può trovare in pianura e in collina. Quando fio- per curare diverse malattie, tra cui le respirato-
risce, in estate, i fiorellini luccicano come l’oro. rie, tosse, pertosse, bronchite e asma; i decotti
dei fiori leniscono i dolori al capo e alle ossa;
Mitologia e Storia gli impacchi fanno bene alle pustoline, alle bru-
Nei tempi antichi era usanza mettere i fiori davanti ciature e alla pelle arrossata.
alle statue delle divinità. Una leggenda racconta Si fanno bollire un po’ di fiori in poca acqua,
che il suo profumo ha avuto origine quando la e si lascia riposare. Se ne dovrebbero bere due-
Vergine ha steso sulle piantine le fasce del Figlio. tre bicchieri al giorno. Gli impacchi di questo de-
A questa leggenda s’ispira uno dei nomi in sardo. cotto si lasciano un quarto d’ora sulla parte ma-
Trova spiegazione anche quello riferito a S. Gio- lata. Una manciata di fiori nella vasca da bagno
vanni, poiché durante la sua festa era usanza bru- rinfresca la pelle. A fini medicamentosi l’elicri-
ciare quest’erba insieme alle foglie di olivo e di ro- so corso è migliore di quello sardo.
smarino per profumare le case.
Le fasi primaverili dell’elicriso. In alto,
la pianta priva di fiori e (nella foto
piccola) i fiori non ancora sbocciati.
Nelle altre due foto, l’inizio della fiori-
tura e un pulvino intensamente fiorito.

166
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su saizone est una molighedda chi creschet in logos pedrosos, in paris e in montigos.
De fragu bellu meda, est arta dae sos trinta a sos chimbanta tzentimetros, frorit in s’istiu e sos frorigheddos
sun lughentes che s’oro.

Mitologia e Istòria
In sos tempos antigos bi fut s’usàntzia de pònnnere sos frores in dananti de sas istàtuas de sas divinida-
des. Una paristòria contat ca su fragu suu si est fatu bellu cando sa Madonna b’at ispartu in susu sos man-
teddos de su Fizu.
Custu contu ispricat unu de sos lùmenes in sardu, s’ateru muntovat santu Zuanni, poite po sa festa sua
si brusiaiat cust’erba paris cun sas fozas de olia e de romasinu a prènere de fragu bellu sas domos.

Propiedades e impitu
Mèigos e iscritores romanos cossizaiant su saizone a sas féminas cando teniant sas règulas issoro.
Zughet ozos de importu chi faent bene a medas maladias, a su tussiu, a sa pertosse, a sa bronchite e a s’a-
sma. Su brou fatu dae sos frores illebiat su dolore a conca e a sos ossos, sos impacos faent bene a su papa-
farre, a sa brusiadura e a sa pedde iscardia.
Si ponent a buddire unu pagu de frores in mesu quartu de abba, apustis chi at pasau, tocat a nde bu-
fare una tassighedda tres bortas a sa die. Sos impacos tocat a ddos lassare nessi unu quartu de ora in su
zassu maladiu. Una zunta de frores in sa vasca de bannu ifriscat sa pedde.
Su saizone corsicanu est prus meighinosu de su sardu.

167
Equiseto
o Coda Cavallina
Coa ’e caddu
Equisetum arvense - Equisteum palustre (Equisetaceae)

Habitat e descrizione Sos logos inue creschet e sa descritzione


In natura esistono varie specie di equiseto, soprat- In sa natura b’at paritzas ratzas de coas de cad-
tutto nei luoghi umidi e freschi, in pianura e nelle al- du, mescamente in logos friscos e ùmidos.
ture. Sono caratterizzate da un fusto scanalato e no- Totus zughent sa canna iscalanada e prena de
doso, che rassomiglia a un flauto. noos chi ddas faent assimbizare a sos pipiolos.
I fusti possono essere fertili o sterili; ai lati hanno dei Sos fustes, fèrtiles o isteriles, a costazu zughent chi-
rametti sottili che sembrano i peli della coda del ca- migheddos fines chi parent coas de caddu, o de ca-
vallo o di altro animale, ma anche i capelli umani. lesisiat animale, ma fintzas pilos de omine. S’artesa
L’altezza varia da alcune decine di centimetri a circa andat dae paritzas deghinas de tzentimetros a u-
un metro. Nel nostro territorio è rara. nu metro. In logos nostros che nd’at pagu e nudda.

Storia Istòria
I botanici pensano che sia una specie vegetale assai Sos botanicos pentzant chi sa coa de caddu siat
antica: forse milioni di anni fa era alta 30-40 metri. meda antiga e chi miliones de annos faet èsseret u-
I nomi della piantina in molti dialetti sardi, anche in na mata arta trinta-baranta metros. Sos nùme-
lingue dell’area latina e germanica, ricordano gli stru- nes de sa matighedda chi agatamos in medas lim-
menti musicali, o i ciuffi pelosi. bazos sardos, fintzas in sas limbas de s’area lati-
na e germanica, amentant sos sonos e sos pilos.
Proprietà e impiego
I romani riducevano l’equiseto secco in pol- Propiedades e impitu
vere e lo mescolavano all’olio d’oliva e all’ar- Sos romanos faiant a proine sa coa de caddu si-
gilla per fare il sapone. Mescolato al mie- ca e dda ammeschiaiant a s’ozuermanu e a sa
le diventava un cosmetico idratante. lunzana a fàere su sabone; ammischiandedda a
Chissà se sapevano che quest’erba pos- su mele faiant una crema a ifriscare sa pedde.
siede in quantità sali minerali, soprat- Chissai si ischiant ca cust’erba est rica de sales
tutto silicio e potassio, vitamina C, e minerales, mescamente silicio e potassio e vitami-
altre sostanze salutari! na C! Sos pratigos de erbas cussizant su brou a sos
Si consiglia il decotto agli anemici, ai anèmicos, a sos rachiticos, a sos disicos, a chie tenet
rachitici, ai tisici, a chi soffre di emor- sas murenas e s’arterisclerosi e a chie faet sa che-
roidi e di arteriosclerosi e a chi fa che- mioterapia. Faet bene puru a sos istrobbos de sa bu-
mioterapia. È indicato anche nella cu- sica e de su fìgadu.
ra dei disturbi alla vescica e al fegato. Si ponet a buddire tres untzas de chimigheddos in
Si fa bollire un etto di rametti in d-unu litru de abba, po unu quartu de ora. Tocat
un litro d’acqua per un quarto d’o- a nde bufare unu tzicherone tres bortas sa die. Cu-
ra e sene beve una tazza tre volte al stu brou, ammeschiau a s’abba de sa vasca de su
giorno. Il decotto, mescolato al- bannu, apràniat sas pìnnigas de sa pedde.
l’acqua della vasca da bagno spia- Oe chi est oe sos massaios impitant sa coa de cad-
na le rughe della pelle. Ancora og- du comente ledàmene.
gi i contadini lo utilizzano come
fertilizzante. Nelle foto, l’equiseto e, in alto, i fusti fertili.

168
Erba di S. Giovanni
o Iperico
Erba de Santu Zuanni
Hypericum perforatum (Hypericaceae)

Habitat e descrizione
L’iperico lo si trova nei prati, nei campi incol- Sos logos inue creschet e sa descritzione
ti e ai margini di quelli coltivati, o dei boschi, in S’erba de Santu Zuanni creschet in sos litos, in
pianura e nelle alture. È un’erba perenne, alta dai terrinos bìnnidos e finas a lacana de cussos pasti-
venti centimetri a circa un metro, ha la radice ra- naos, in paris e in arturas.
mosa, così anche il fusto dritto con foglie o- Est un’erba chi no sicat mai, dae sos binti tzen-
blunghe e lucide. I fiori gialli sbocciano tra mag- timetros podet arribbare azumai a su metro, sa
gio e agosto. raighina est a chimos, gasi sa canna dereta, sas fo-
zas sunt longhitas e lùghidas. Sos frores grogos i-
Storia spraghent dae su mese de maju a su mese de austu
Si tratta di una delle tante erbe dedicate ai santi:
viene detta anche erba di S. Giuseppe, perché uti- Istòria
lizzata dai falegnami, soggetti più di altri alle ferite B’at paritzas erbas dedicadas a sos santos, una de
da taglio. Il nome di S. Giovanni viene dai Cava- custas est s’erba de santu Zuanni, chi calecunu
lieri di S. Giovanni che, al tempo delle crociate, la mutit erba de S. Zusepe, poite dda impitaiant sos
usavano per curare le ferite. Nel Medioevo si cre- mastros de linna a curare sas segadas.
deva che l’iperico tenesse lontani gli spiriti del ma- Su lùmene de santu Zuanni benit dae sos Ca-
le, per cui lo appendevano su porte e finestre. badderos de S. Zuanni, chi cun cust’erba mei-
gaiant sas fertas de gherra. In su Medioevo creiant
Proprietà e impiego ca che istesiaiat sos ispìridos malos e dda apicaiant
I fiori di quest’erba, freschi o essiccati, contengo- in susu de zennas e de fentanas.
no sostanze medicamentose, indicate per disinfet-
tare le ferite e le ustioni, per alleviare i dolori reu- Propiedades e impitu
matici e quelli causati dagli strappi muscolari. È ef- Sos frores de cust’erba, friscos e sicos, tenent su-
ficace anche nella cura della bronchite e delle coli- stàntzias meighinosas bonas a che sanare sas fer-
che gastrointestinali, e come calmanti dei nervi. Si tas, sas brusiaduras, a illebiare sos dolores reu-
mette a bollire un quarto d’acqua, si versano dai cin- maticos e cussos de sas bogaduras de pare. Su brou
que ai dieci grammi di fiori e di foglie secche, di più azuat a curare sa bronchite, sas colicas de s’isto-
se sono fresche. Si lascia riposare e, secondo ne- gomo e de sas istentinas, e allenat sos nérbios.
cessità, se ne bevono due tazzine al giorno. Gli im- Ponimos a buddire unu quartu de abba, bi che
pacchi sono indicati anche come rinfrescanti e le- betamos chimbe o deghe gramos de fozas e de fro-
nitivi della pelle. res, si sunt sicos, de prus si sunt friscos. Lassamos pa-
sare su brou e, a segunda s’ocurréntzia, nde bu-
famos una tzichera duas bortas sa die. Sos impa-
cos ddos inditant a ifriscare e a illebiare sos i-
strobbos de sa pedde, brusiaduras e papavarre.

Immagini dell’iperico. A lato, la pianta fiorita. Nel-


la foto piccola, i tipici fiori gialli.

169
Erba vetriola
Pigulosa
Parietaria judaica (Urticaceae)

Habitat e descrizione dativo. Fa bene anche ai disturbi dei reni e del


L’erba vetriola vive tra i ruderi, lungo le sie- fegato. Se ne bevono due tazze al giorno. Le
pi e in terreni aridi. Le foglie sono appiccicose foglie pestate disinfettano le ferite e calmano il
e coperte di peluria, i fiori piccoli e verdastri. mal di denti. Nel passato l’erba vetriola veniva
impiegata per lavare le bottiglie.
Proprietà e impiego Da tener presente che il polline di quest’erba
Il nome deriva dal latino paries = muro. causa le allergie più comuni.
Contiene sali minerali, soprattutto potassio. Il
decotto di foglie e fiori, fatti bollire per cinque Sotto, le foglie della comunissima pianta; nella foto
minuti, è diuretico, depurativo del sangue e se- piccola, dettaglio con i fiori.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De pigulosa bi nd’at in sos muros arrutos, oro-
ru sas frascas e in terrinos assutos.
Sas fozas sunt apitzigosas e piludas, sos frores pi-
ticos e birdastros.

Propiedades e impitu
Zughet sales minerales, mescamente potassiu.
Su brou de sas fozas postas a buddire chimbe mi-
nutos faet pissiare, innetiat su sàmbene e allenat
sos nérbios, faet bene fintzas a sos istrobbos de sos
runzones e de su fìgadu. Apustis chi at pasau to-
cat a nde bufare unu tzicherone a manzanu e u-
nu a su sero.
Cun sas fozas pistadas meigant sas feridas, postas
in sas dentes mantzadas, illebiant su dolore.
In sos annos colaos impitaiant sa pigulosa a sa-
munare sas ampullas.
Tocat de amentare ca su poddine de cust’erba o-
casionat sas allerzias prus comunas.

170
Euforbia cespugliosa
Latùrigu
Euphorbia characias (Euphorbiaceae)

Habitat e descrizione Pare sia stato un medico della Mauritania, di


L’euforbia è diffusa ovunque, in pianura e sul- nome Euforbio, ad aver usato per primo questa
le alture, nei terreni sabbiosi e sassosi, nei luo- pianta a scopi medicinali e ad averne scoperto la
ghi incolti; non teme né il caldo né il freddo. sostanza tossica. I popoli africani e asiatici la u-
Legnosa alla base, fiorisce tra la primavera e tilizzavano per avvelenare le frecce.
l’estate.
Impiego
Mitologia e Storia I pescatori sardi immergevano ceppi di eufor-
La parola euphorbia deriva dal greco e signifi- bia nei fiumi e nei ruscelli per tramortire il pesce,
ca abbondanza di nutrimento. come le anguille, e così pescarle con più facilità.
La pianta fu chiamata così perché contiene un
succo che somiglia al latte, da sempre il primo Sotto, un primo piano dell’infiorescenza; nella foto
e più importante nutrimento degli esseri viven- piccola, vista totale di una pianta.
ti superiori.
Senonché questo liquido è tossico e si deve fa-
re attenzione a non adoperare le foglie per al- Sos logos inue creschet e sa descritzione
cuna necessità, se le si tocca involontariamente, De latùrigu bi nd’at in totue, in paris e in mon-
non portarsi la mano negli occhi. tes, in terrinos arenosos e prenos de pedra, no ti-
met ne caentu ne fritu.
Su fundu est linnosu e frorit dae beranu a s’istiu.

Mitolozia e Istòria
Sa paràula euphorbia benit dae su grecu e cheret
nàrrere abbundantzia de nutrimentu. S’erba
dd’ant mutia gasi ca zughet unu sutzu chi si as-
simbizat a su late, chi est istau sèmpere su primu
e prus importante nutrimentu de sos biventes. Però
custu sutzu est felenosu e duncas tocat de istare a-
tentos a no impitare sas fozas po calesisiat bisonzu,
si capitat a ddas tzucare, mai pònnere sas manos
in ogos. Nachi fut unu méigu de sa Mauritania
chi at impitau po primu cust’erba comente me-
ghina e at iscobertu custu felenu, felenu chi sos a-
fricanos e asiaticos impitaiant in sas fritzas.

Impitu
Sos piscadores sardos luaiant s’abba de frùmenes
e de rios po amortighinare su pische, mescamente
s’ambidda, gasi dda piscaiant cun fatzilidade.

171
Felce
Fìlighe
Polypodium australe (Polypodiaceae)

Habitat e descrizione
Le felci prediligono i luoghi freschi e umidi, le Sos logos inue creschet e sa descritzione
crepe dei muretti a secco e degli edifici dirocca- Su fìlighe creschet in zassos friscos e ùmidos, in
ti, le rocce esposte a nord e il sottobosco. sos precolos de sos muros burdos e de sos fraigos der-
L’altezza può raggiungere i 40 centimetri. Le rutos, in mesu de sas pedras e in suta da sas ma-
foglie sempreverdi sono lunghe e frastagliate. tas de sos litos.
Podet èssere artu baranta tzentimetros, sas fo-
Impiego zas sunt sèmpere birdes, longas e a bicos.
Il decotto fatto con esse, viene addolcito con
miele perché è amarognolo. È efficace nella cu- Impitu
ra delle malattie respiratorie (tosse, mal di gola Su brou ddu faent poninde a buddire sas fozas.
e asma bronchiale). Alcuni pastori sommini- Zaghi est arranchidorzu, tocat de ddu indruca-
stravano il decotto di una specie di felce alle be- re cun su mele. Faet bene a su tussiu, a su dolore
stie che avevano la distomatosi. Conoscendone de bùturu e a s’asma bronchiale.
la tossicità, a quaranta grammi di foglie mesco- B’aiat pastores chi zaiant a bufare a sos ani-
lavano un quarto di acquavite. males malaidos de distomatosi unu brou fatu cun
d-una zenia de filighe, cun propiedades felenosas.
A baranta gramos de fozas ammischiant unu
quartu de abbardente.

Nelle foto,
la felce.

172
Ferula
Féurra, Férula
Ferula communis (Umbelliferae)

Habitat e descrizione
La férula è diffusa in pianura e sulle alture. Sos logos inue creschet e sa descritzione
Può raggiungere anche i tre metri di altezza. Il De féurra nde agatamos in totue, in paris e in
fusto è rigato e ramificato in alto, le foglie so- arturas. Podet arribbare fintzas a tres metros de
no lunghe e tenere, i piccoli fiori sono di color artesa. Sa canna est a rigas cun chimigheddos in
giallo e sbocciano in maggio, il frutto è un a- susu, sas fozas sunt longas e moddes, sos frores pi-
chenio piatto e minuscolo. ticos sunt grogos e frorint in maju, su frutu est
unu acheniu illadiau e minudeddu.
Grandi piante di ferula, alte più di due metri; nella
foto piccola: primo piano dell’infiorescenza.

173
ERBE - ERBAS

Mitologia e storia
Conosciuta fin dall’antichità, della férula ne
parlarono molti scrittori, tra cui Marziale e Pli-
nio. Nel Medioevo gli amanuensi riponevano i
loro manoscritti nei fusti cavi e secchi.
Intorno ad essa fiorirono alcune leggende, la
più nota è quella di S. Antonio del fuoco che si
recò nell’inferno con un bastone di férula e chie-
se a Lucifero di farlo entrare per riscaldarsi. In
quel tempo gli uomini non conoscevano ancora
il fuoco e il santo voleva rubarlo dall’inferno con
l’inganno. Si mise ad armeggiare e una scintilla
penetrò nel cavo della férula, senza che i diavoli
se ne accorgessero. Ottenuto ciò che voleva, S.
Antonio si alzò, li salutò e uscì. Tornato sulla
terra fece roteare la férula infuocata gridando
“fuoco fuoco in ogni luogo….”.
Fu così che gli uomini ebbero il fuoco. Si trat-
ta di una leggenda che riprende il mito di Pro-
meteo il quale, secondo la mitologia greca, portò
agli uomini il fuoco dall’Olimpo trasportandolo
in una canna di ferula.

Proprietà e impiego
Le foglie producono un liquido acre, efficace
contro i reumatismi.
La férula è tossica per i cavalli, se la mangiano
quando è bagnata ne possono morire, mentre
non arreca disturbi alle pecore e alle capre.
D’estate, quando è secca, viene sradicata per
costruire utensili di ogni genere: sgabelli, seg-
giole e, una volta, carretti per bambini.

174
ERBE - ERBAS

Una ferula con i frutti quasi maturi;


sopra, la pianta in inverno, prima
dell’emissione dello stelo fiorale. Nella
pagina a lato, nella foto grande un
tratto di campagna invasa dalle fe-
rule; nelle foto piccole, uno sgabello, su
tzimpeddu, e un carretto per i bambi-
ni, su carrutzulu, fatti con la ferula.

Mitolozia e Istòria
Connota dae s’antighidade, ant allegau de sas fé-
rula medas iscritores, amentamos Marziale e Pli-
nio. In su Medioevo sos paras amanuenses costoiant
sos manoscritos in sa canna sica e tuva.
In suba de sa férula b’at calecuna paristòria.
Contant ca sant’Antoni est andau a s’iferru cun
d-unu bàculu de férula e at pediu a Lutziferru
de ddu fàere intrare a si caentare. Tando sos o-
mines no connoschiant ancora su fogu e su santu
che ddu cheriat furare cun ingannu dae s’iferru.
S’est postu a forrogare e un’ischintidda ch’est in-
trada a chirru de intro de sa férula sentza de sin-
de abbizare sos dimonios. Fatu su chi depiat fàer,
su santu si ch’est pesau, ddos at saludaos e si ch’e-
st andau. Torrau in terra at fatu frundiare sa fé-
rula alluta abboghinande “fogu fogu peri su lo-
gu….” Gasi nachi sos omines ant tentu su fogu.
Paristoria custa, pigada dae sa mitolozia greca chi
naraiat ca Prometeo ch’aiat furau su fogu dae
s’Olimpu cun d-una canna de férula, po ddu za-
re a sos omines

Propiedades e impitu
In sas fozas b’at unu sutzu argu chi faet bene a su
reumatismu. Sa férula est unu felenu a sos caddos,
si dda papant cando est ifusta, nde podent morre-
re, però no zat istrobbu a sas arbeghes e a sas cabras.
In s’istiu, cando est sica, che dda bogant de sas
raighinas e dda impitant a fàere onnia zenia de
ainas, tzimpeddos, iscannitos e, una orta, sos car-
ruzos a zogare sos pitzinnos.

175
Fico d’India
Figumorisca, Ficumurisca
Opuntia ficus-indica (Cactaceae)

Habitat e descrizione la fine della primavera. I frutti sono di forma ci-


Nella nostra isola la pianta grassa del fico d’In- lindrica, dolci e succosi, avvolti da una buccia
dia trovò terreni arenosi e clima caldo, non mol- verde e spinosa, che prende le sfumature dal
to dissimili dall’habitat di provenienza. Esso si giallo all’arancione, fino al rosso quando, nei
è diffuso ovunque, dalle pianure alle alture, tan- mesi autunnali, sono maturi. I frutti invernali
to da diventare una caratteristica della regione si possono cogliere anche a fine dicembre.
che lo ha ospitato, come lo era della terra d’o-
rigine. Mitologia e Storia
Può restare cespuglioso come anche innalzar- La pianta di fico d’India, selvaggia e spinosa co-
si per tre, quattro metri. Le foglie, larghe e gros- me gli antichi abitatori della Sardegna, sebbene
se, dette pale (con termine più “tecnico” i bo- ad essi sconosciuta, fu portata nella nostra iso-
tanici li chiamano cladodi), sono sempreverdi, la dagli spagnoli, dopo averla impiantata in An-
carnose, l’una sull’altra, resistenti alle prolun- dalusia e in Provenza. Gli spagnoli la chiamava-
gate siccità. I fiori, di color giallo, sbocciano al- no il fico del diavolo, i catalani il fi-
co dei mori, così anche i fran-
cesi, mentre per i mori era
il fico dei cristiani.
Pare che in tutta l’A-
merica centrale esi-
stessero più di due-
cento specie di fi-
chi d’India.
Si dice che gli
Aztechi abbiano
accolto i con-
quistatori ol-
tre che con
oro e pietre
preziose,
con i frutti
del fico
d’India, e
che fosse-
ro dipinti
Una pala di fico d’India
giovane; nella foto piccola
in alto, primo piano di un
fiore. Nella pagina a lato,
in alto la pianta con i
frutti, nella tarda estate.

176
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


In logos nostros sa figumorisca at agatau terrinos arenosos
e aera caente, pagu diferente de s’habitat chi bi fut in cus-
sos dae inue che dd’ant batia. Cunzaos de figumorisca bi
nd’aiat in totue, dae sos paris a sas arturas, tantu de èsse-
re unu sinnu de su logu chi dd’at retzia, comente ddu fut
in cussu de inue est benia.
Sa figumorisca podet arreare a mola comente podet art-
ziare a tres, bàtoro metros. Sas fozas, largas e russas, chi
mutint panes (cladodi po sos botanicos), sunt subabare,
sèmpere birdes, pruposas, ispinosas e resistentes a sas sican-
nas. Sos frores, de colore grogu, ispraghent a ùrtimu de be-
ranu. Su frutu druche e sutzosu, imboligau in sa corza
prena de ispina, zughet sa froma de unu tzilindru. Can-
do est cruu est birde, est bonu a papare cando comintzat a
si tìnghere de grogu, a ùrtimu de austu, a cabudanni est
bene cotu e ruju. In calecunu logu durat finas a nadale.

Mitolozia e Istòria
Sa mata de figumorisca, areste e ispinosa che sos chi biviant
in sa Sardinna antiga, che dd’ant batia in s’isula nostra
sos ispannolos, apustis dda àere pastinada in Andalusia e
in Provenza. Sos ispannolos dda mutiant sa figu de su dia-
lu, sos catalanos, sa figu de de sos moros, gasi fintzas sos
negli stendardi dei soldati. Certamente il frantzesos, mentras po sos moros fut sa figu de sos cristianos.
naturalista De Oviedo Valdés, inviato dal- Nachi in totu s’America de mesu bi nde aiat prus de du-
la Corona Spagnola per studiare le nuove ghentas zenias.
e strane specie vegetali del nuovo mon- Contant ca sos Atzecos ant retziu sos conchistadores non
do, non avrebbe mai pensato che questa cun oro e prendas ebbia, ma fintzas cun sos frutos de custa
pianta, più facile da disegnare che da de- mata, pinturaos in sas pandelas de sos sordaos.
scrivere, diventasse la prediletta dei sudditi De seguru su naturalista De Oviedo Valdés, mandau dae
del re, di coloro che pure ignoravano l’an- sa Corona Ispannola a istudiare sas ratzas vezetales de su
tico nome Nopal, caro ai sudditi di Mon- mundu nou, no diat àere mai pentzau chi custa mata, prus
tezuma, che aveva chiamato la capitale del fatzile a pinturare de a nde allegare, est istada in sos sècu-
suo impero Tenoctitlan, che significa “il los sa prus istimada dae sos sudditos de su re de Ispanna. Is-
Nopal che sorge sulla roccia”. La profezia sos no connoschiant su nùmene antigu Nopal, sagru a sos
del Colibrì Stregone diceva che l’esodo sudditos de Montezuma, chi aiat mutiu sa capitale de s’im-
delle tribù del Nord si sarebbe fermato al- peru suu Tenoctitlan, chi cheret narrere su Nopal chi na-
lorquando avessero visto nella fessura di u- schet in sa roca. Sa profetzia de su Colibrì Istregone naraiat
na roccia un ramo di fico d’India, su cui vi ca su disterru de sas tribù de su Nord diat àere agabbau
fosse un’aquila, simbolo del sole, con nel cando custa zente diat àere bisu in sa roca crapia unu chi-
becco un serpente, simbolo della morte. mu de figumorisca e in susu de issu un’ábila, sinnu de su so-
Questi simboli sono ora disegnati nella le zughinde in su bicu unu serpente, sinnu de morte.
bandiera del Messico. Custos sinnos oe sunt pinturaos in sa bandera de su
Le piante conquistate diventarono con- Messico.
quistatrici e nel corso dei secoli assunsero Sas matas conchistadas si sun fatas conchistadoras e in sos
grande valore economico in Sardegna e sèculos colaos ant tentu balore in s’economia de sa Sardin-
in tutti i paesi che si affacciano al Mare na e de sos àteros logos a inghìriu de su Mediterraneu.
Nostrum.

177
ERBE - ERBAS

Proprietà e impiego Propiedades e impitu


Le pale, sostanziose e dissetante, venivano da- Su pane de figumorisca, chi ponet sustantzia e che
te in pasto alle bestie nelle annate siccitose. trantzit su sidiu, ddu papaiat su bestiamene in an-
In Messico le usano ancora in cucina. Nei no- nadas de sicanna.
stri paesi le friggevano tagliate a pezzi, bagnate In su Messicu ddu impitant oe chi est oe in coghina.
nell’uovo e poi spruzzate di zucchero a mò di In biddas nostras che fut s’usantzia de segare unu
dolce, spesso da offrire per burla alla mensa de- pane de figumorisca a cantos, posca ddos ifundiant
gli sposi novelli. in s’ou, ddos fridiant e, pispiaos cun tzùcaru, che d-
Era anche usanza bollirle (dopo averle private dos leaiant a sa mesa de sos isposos, nande a brulla ca
delle spine) e col decotto fare sciacqui per curare funt druches.
le gengive infiammate. Il succo era un rimedio ef- Fut fintzas usantzia a ddu buddire in abba, a-
ficace contro le bruciature e i gonfiori della pelle. pustis che àere trantziu sas ispinas, e a munten-
Inoltre questi cladodi, sempre dopo aver tolto nere su brou in buca po illebiare su dolore de sas
le spine, si dividevano in due, si arrostivano sul- ghinghias. Su sutzu fut remédiu mannu a sas
le brace, si ungevano con olio d’oliva e si ap- brusiaduras e a s’ufrore de sa pedde. Isperraiant
poggiavano su arti distorti o lesionati, testa do- su pane chena sas ispinas, ddu arrustiant in sa
lorante e altri parti sofferenti, con vari sintomi. brasia, ddu unghiant cun ozuermanu e ddu po-
Questo sistema era ottimo anche per portare a niant in su zassu chi doliat. In custa manera
suppurazione le pustole e guarirle. faiat bènnere a cabu sa sanza de sas fruscheddas.
Per rendere liscia e fresca la pelle del viso, le ra- Po apraniare e ifriscare sa pedde de sa cara, sas
gazze li frantumavano, li pestavano e si spalma- pitzocas pistaiant su pane segau a cantos e si ddu
vano il succo con un batufulo di cotone, o con frigaiant cun d-unu tzapulu modde, lassande-
uno straccetto morbido. Lo lasciavano sulla fac- siddu totu sa note. Su brou de sos frores faet pis-
cia tutta la notte. siare. Ma est su frutu, sustantziosu e ricu de vi-
L’infuso dei fiori è diuretico e depurativo. tamina C, druche e saboriu cando, in atonzu, e-
Ma sono i frutti, ricchi di vitamina C, nutrien- st bene cotu, chi fut importante a s’alimentu de sos
ti, dissetanti, facilmente digeribili, di sapore dol- omines e de sos animales, tantu chi ddu cusside-
ce e gradevole, che hanno assunto importanza raiant su pane de sos poberos. Faet bene a sos dia-
nell’alimentazione umana e animale, tanto da beticos e, papau a sa zauna e cun misura, ifriscat
essere considerati da molti il pane dei poveri. Se sas istentinas e faet andare de corpus. Papánden-
si mangiano al mattino al digiuno e senza ecce- de meda, su sémene chi est in sa prupa, mancari
dere, sono emollienti e rinfrescanti dell’intesti- no zet ifadu perunu, faet a istringhidura, apedrat
no. Se si eccede sono restringenti e possono cau- e faet bènnere dolores a sa matza. In su tempus
sare dolori alla pancia. Sono i semi presenti nel- passau cun sa canna longa isperrada in susu o-
la polpa che, pur non essendo fastidiosi, con- mines e feminas, andaiant a boddire sa figumo-
tengono i principi contro la diarrea. risca a sos procos, ca faiat sa petza saboria.
Nel passato i fichi d’india venivano colti da uo- Sas feminas faiant sa cufetura e sa saba po sas pa-
mini e donne, per ingrassare i maiali nei mesi nischeddas e sos tureddos de Sant’Antoni.
precedenti alla loro uccisione. Oltre a nutrirli
rendevano la carne molto saporita.
Le donne ci facevano la marmellata e la sapa,
che conservavano in bottiglie per fare pani-
scheddas e tureddos in occasione della festa di S.
Antonio Abate.

La sapa
Preparazione: ci vuole tempo e pazienza, e og-
gi sono poche le donne che ne hanno.
Negli anni passati erano loro che coglievano i
frutti quando erano maturi e, una volta sbuc-

178
ERBE - ERBAS

ciati, li tagliavano a pezzi e li mettevano negli in- Sa saba


distruttibili paioli di rame, sui tripodi arroventati A faere sa saba bi cheret tempus e passentzia e oe
dei grandi fuochi alimentati con rami di lentisco. pagas sunt sas feminas chi nde tenent. In sos an-
I fichi, rigirati con il mestolo di legno, cuocevano nos colaos funt issas chi andaiant a boddire sa fi-
lentamente. Quando erano sfatti li mettevano gumorisca bene cota, dda ispuligaiant, dda se-
dentro un sacco di tela che, trattenendo i semi, gaiant a cantos e dda poniant a còghere a fogu le-
lasciava colare il succo che veniva versato nel nu in su labiolu de ramene, sèmpere morigande
paiolo per continuare a cuocere fino ad adden- cun sa torudda de linna.
sarsi un po’. Lo lasciavano raffreddare e lo con- Cando che fut isfata che dda betaiant aintro de
servavano in barattoli di vetro o in bottiglie. unu sacu de tela a che colare su sèmene. Su brou
ddu torraiant a pònnere a buddire po si cazare a-
Pagnotta con sapa di fico d’India canteddu. Ddu lassaiant ifritare e ddu regolliant
Ingredienti: 1 litro di sapa, 800 g di semola, 200 in botos de bidru, o in ampullas.
g di mandorle e 200 g di noci sbucciate, tagliate a
pezzetti e tostate nel forno, 400 g di uva passa, 1 Sa panischedda - Su tureddu
kg di farina 00, 1 pizzico di chiodi di garofano, 1 Su chi bi cheret: 1 litru ’e saba, 800 g de símbu-
pizzico di semi di finocchio, 1 bustina di lievito. la, 1 kg de farina de tzichi, 200 g de mèndula, 200
Preparazione: in una capiente casseruola si met- g de nughe ispuligada, segada a cantos fines e ar-
ridada in su furru, 400 g de pabassa, 1 pitziga-
da ’e gravellu, 1 pitzigada de sémene ’e finugu, 1
bustina de mardighe.
Comente si faet: in dd’una cassarola larga po-
nimos sa saba a buddire a fogu lenu, bi azun-
ghimos sa símbula a bellu a bellu, sémpere mori-
gande. Cando su pistizu est cazau ch’istudamos su
furreddu e che ddu betamos a su tianu a ifrita-
re, istantonis bi amischiamos totu s’àteru. Posca i-
spartzinamos in sa mesa unu tale de su tzichi,
s’àteru ddu ponimos a amaniare sas cocois chi,
manu manu, assetiamos in sas lamas. Custas d-
das ifurramos a pustis de che àere cotu su pane. D-
das lassamos una pariga de oras aintro de su fur-
ru cun pagu calore e pagu fundu.

Le pagnotte con sapa di fico d’India, sas panischeddas.

te a bollire, a fiamma bassa, la sapa, quindi si fa


cadere a pioggia la semola, rimestando conti-
nuamente.
Quando il tutto si è addensato, si spegne il for-
nello e si versa il composto in una teglia. Si lascia
raffreddare e si aggiungono gli altri ingredienti.
Quindi si cosparge il tavolo con della farina 0 e si
dà forma alle pagnotte, aggiungendovi altra fari-
na, perché l’impasto non si attacchi alle mani.
Le pagnotte si sistemano sulle teglie e si infor-
nano dopo aver cotto il pane, lasciandovele un
paio d’ore a calore moderato. Su di esse, a pia-
cere, si può spalmare un po’ di sapa per render-
le lucenti, e mandorle a formare delle stelle.

179
ERBE - ERBAS

Sas tziricas Dopo averla fatta riposare si stendono le sfoglie


Ingredienti: l di sapa, 800 g di semola, 1 a- col matterello, si ritagliano delle strisce e su di
rancia grattugiata, 100 g di strutto, una busti- esse si dispone parte dell’impasto di sapa allun-
na di cannella; per la pasta: 1 kg di semola, 100 gato a mo’ di cordone, della circonferenza di
g di strutto. un dito, se si vuole inumidito con del caffè.
Preparazione: si mette la sapa a bollire in una Quindi si sollevano i bordi di queste liste, la-
casseruola capiente e si versa a pioggia la semo- sciando scoperta la parte superiore. Per ultimo
la, si aggiunge la cannella e la buccia dell’aran- si sistemano sas tziricas nelle teglie che si infor-
cia rimestando per alcuni minuti. Mentre raf- nano, a calore moderato, una mezz’ora.
fredda si prepara la pasta frolla. Si impasta la se-
mola con l’acqua tiepida e la si gramola, ungen- Una grande infornata di tziricas, graziosi fondini di
dola più volte con lo strutto fino ad assorbirlo. pasta ripieni di sapa di fico d’India.

180
ERBE - ERBAS

Sas tziricas
Su chi bi cheret: 1 l de saba, 800 g de sìmbula, 1 aranzu tretegau, una bustina de cannella;
po sa pasta violada: 1 kg de sìmbula, 100 g de ozu ’e lardu.
Comente si faet: che betamos sa saba a un cassarola larga e cando est buddinde azunghimos a pispiadura
sa simula, innanti de che istudare su furreddu che ameschiamos sa corza de aranzu e sa cannella e lassa-
mos pasare; istantonis aprontamos sa pasta violada (impastamos sa sìmbula cun abba tebia, dda cariamos
finas chi est bene apraniada, unghindebi paritzas bortas s’ozu de procu e iscarassande po che ddu suspire);
cando su cumassu est corriaztu e modde, nde illadiamos unu cantu, ddu sestamos a tiros e in susu bi poni-
mos su pistiddu illonghiau comente unu cordone e russu unu poddighe, cherinde ifundinde sos poddighes cun
caffè; ororu de su pistiddu artziamos su pizu de sa pasta, lassande libera sa parte de susu. Assetiamos sas t-
ziricas in sas lamas, ddas ifurramos e ddas lassamos una mes’ora in su furru cun pagu calore.

181
Finocchietto selvatico
Finugu, Frenugu, Fenugu, Brinucu
Foeniculum vulgare (Umbelliferae)

Habitat e descrizione camentosa, così gli assiro-babilonesi e gli egizi,


Il finocchietto è una piantina erbacea diffusa o- che li hanno menzionati nel Papiro di Ebers.
vunque, in terreni incolti, magri e sassosi, in sen- I greci mettevano i semi di finocchietto nella fa-
tieri campestri, lungo i muri di recinzione e nel- rina con cui facevano il pane.
le cunette delle strade, in pianura e nelle colline. Plinio e Columella hanno parlato più volte del-
Tutta la pianta è molto aromatica: la grossa ra- le virtù salutari di tutta la pianta.
dice, il fusto eretto e ramoso, le foglie verdi e fi-
liformi, i fiori gialli a ombrella e i semi bruno ver-
dastri. Proprietà e impiego
Ha proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie,
Mitologia e Storia espettoranti, emollienti, diuretiche, digestive e
Il nome scientifico viene dal latino fenum = fie- vermifughe. Il decotto aumenta la secrezione
no, qualcuno dice da occhio fino, perché col suc- lattea delle nutrici, gli impacchi danno sollievo
co curavano la malattia degli occhi. Gli antichi alla mastite, alle ciglia e alle gengive infiamma-
popoli consideravano i finocchi un’erba medi- te; trattenuto in bocca elimina l’alito cattivo;
versato nalla vasca da bagno è di giovamento
alla pelle. Il succo messo nell’orecchio aumenta
l’udito.
I semi, molto aromatici e di gusto piacevole,
sono impiegati per fare dolci e liquori. Veni-
vano usati nella medicina prima ancora di
consumare i gambi, che sono ricchi di oli
essenziali, amido, zucchero, di vitamine e sa-
li minerali (calcio, potassio ecc.), efficaci
nella cura delle malattie sucitate. Il romano
Apicio diceva che erano indispensabili in
cucina.
I finocchietti sono molto gustosi, mangia-
ti crudi o cucinati, da soli o mescolati ad al-
tri ingredienti. Si colgono da gennaio a
tutta la primavera; in autunno spuntano
soprattutto nelle zone bruciate, non ap-
pena le piogge rinverdiscono le campagne.
In molte zone ci sono tutto l’anno. Anche
se sono alti pochi centimetri, le loro can-
ne indicano dove trovarli.
Generalmente si raccolgono con un coltel-
lo appuntito, si eliminano le foglie esterne,
quindi si compongono a mazzetti. Prima
di cucinarli si eliminano le punte, si fanno

182
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De finugu bi nd’at in totue, in terrinos bìnnidos, lanzos
e prenos de pedra, in caminos de sartu, ororu sos muros bur-
dos e in sas cunetas de sas istradas, in paris e in montes.
Totu sa matighedda est de fragu bellu meda: sas raighinas
russas, sa canna, arta, dereta e cun chimos, sas fozas birdes e
fines, sos frores grogos a froma de paracu, su sèmene birdastru.

Mitolozia e Istòria
Su lùmene issentificu benit dae su latinu foenum= fenu, po
calecunu cheret nàrrere ogu fine ca cun su sutzu curaiant sas
maladias de sos ogos. Dae s’antighidade medas pòpulos ant cus-
siderau cust’erba meighinosa, gasi sos Assiros-Babilonesos e
sos Ezitzianos, chi dd’ant muntovada in su Papiru de Ebers.
Sos grecos ameschiaiant su sèmene a sa farina e faiant su
pane. De sas propiedades meighinosas de totu sa matighedda
nde ant allegau prus de una orta Plinio e Columella.
a pezzi di due-tre centimetri, si lavano e
si versano nell’acqua che bolle, senza sa- Propiedades e impitu
le, per non disperdere i sali minerali. Si Su finugu zughet propiedades chi faent bene a sos dolores de ca-
lasciano cuocere per 20-30 minuti e si lesisiat zenia e a sas iscardiduras, faent iscatarrare, andare de
scolano. L’acqua può essere usata per la corpus, pissiare, dizerire e bochint sos bremes. Su brou faet bènnere
minestra. prus late a sas sas féminas chi allatant, sos impacos illebiant sa
Con i finocchietti lessati si possono tita mala, sos chizos e sas ghinghias ingrujadas. Lassàndeddu
comporre le pietanze più varie, sempli- un’iscuta in buca che trantzit s’alidu pudidu, betàndeddu a sa
ci ed elaborate, e sono ottimi nelle mi- bartza inue nos samunamos faet bene a sa pedde. Su sutzu po-
nestre insieme alle bietole, ad esempio stu in s’origa faet inténdere menzus.
quella di ceci. Su sèmene, de sabore forte e piagherosu, ddu impitant in sos
I finocchietti si possono anche soffrig- druches e in sos licores. Sos mèigos antigos ddu impitaiant a cu-
gere con un trito di cipolle, aglio, prez- rare sas maladias prima ancora de papare sos chimigheddos, ri-
zemolo e odori, si possono mettere nel cos de ozos de importu, midone e tzùcaru, de vitaminas e de sa-
minestrone di legumi, nelle fave con lar- les minerales, calcio, potassio, etz. Totu propiedades chi faent be-
do, nell’agnello in umido e così via. ne a sas maladias muntovadas. Su romanu Apicio naraiat ca
in coghina tocaiat a impitare sèmpere su semene. Su finugu est
bonu a ddu papare cruu e cotu, a sa sola e cun àteros alimentos.
In su sartu bi nd’at dae bennarzu a totu beranu, in su bru-
siau, si at propiu, nde agatamos fintzas in atonzu. Mancari
siat de pagu tzentimetros sas cannas artas nos inditat inue d-
du cricare. Ddu boddimos cun d-unu burteddu a punta, fu-
liàndeche sos chimos sicos, e ddu faimos a mannurgos. Innan-
ti de ddu còghere bi che trantzimos sas puntas, ddu segamos a
pìculos de duos-tres tzentimetros, ddu samunamos e che ddu be-
tamos a s’abba buddinde chena sale, po no che pérdere sos sales
minerales. Ddu lassamos còghere 20-30 minutos e posca che d-
du sucutamos. Su brou ddu impitamos a faere sa minestra.
Anche la minestra di ceci viene aromatizza-
Cun su finugu cotu a buddiu podimos fàere calesisiat màndigu.
ta con il finocchietto selvatico. Nelle foto qui Su finugu est bonu frissu cun chibudda, azu, pedrusèmene
sopra e nella pagina a lato in basso: immagi- e àteras erbas, in su minestrone, in sa fae cun lardu e ame-
ni della pianta. Nella foto piccola: i semi. schiau a sa petza de anzoneddu a cassola.

183
ERBE - ERBAS

Finocchietti in umido Finugu a cassola


Ingredienti: 4 mazzetti di finocchi (1 kg), 3 cuc- Su chi bi cheret: 4 mannurgos de finugu, 3 cul-
chiai di strutto o di olio d’oliva, 100 g di for- leras de ozu ’e lardu, o de ozuermanu, 100 g de
maggio fresco o di latte quagliato acidulo (vo- casu friscu a cantos, o de cazau bischidu, o mesu
lendo si possono sostituire con mezzo quarto di quartu de late, sale cantu bastat.
latte), sale. Comente si faet: in d-una sartaina faimos isca-
Preparazione: in una capiente padella si fa scio- zare s’ozu ’e lardu, bi che betamos su finugu cotu
gliere lo strutto, si versano i finocchi lessati e e una pitzigada ’e sale e ddu ponimos a friere u-
salati, si fanno soffriggere per un quarto d’ora, nu cuartu ’e ora. bi azunghimos su casu friscu a
quindi si aggiungono i latticini e si lasciano al- cantos o su cazau bischidu, cherinde su late, e
tri dieci minuti fino a far sciogliere il formaggio, ddu lassamos in su furreddu àteros deghe mi-
o assorbire il latte. Si mangiano caldi. nutos, finas a che iscazare su casu, o a che suspire
Come variante si puo completare il piatto con su late. Tocat a ddu papare caente. Cherinde bi po-
della pancetta soffritta. dimos friere cantos de sumene.

Frittata di finocchietti Tzìpula de finugu


Ingredienti: 4 mazzetti di finocchi, 4 uova, 100 Su chi bi cheret: 4 mannurgos de finugu, 4 oos,
g di formaggio fresco a pezzi, olio d’oliva, sale. 100 g de casu friscu a pìculos, ozuermanu, sale.c.b.
Preparazione: ai finocchietti soffritti e raffred- Comente si faet: a su finugu frissu e ifritau bi a-
dati si mescolano le uova, i pezzi di formaggio meschiamos sos oso, su casu friscu, morigamos totu
fresco e il sale, si versa il composto in una padella bene, posca che betamos s’impastu a una sartània
antiaderente unta d’olio e, a fuoco basso, si fa unta de ozu e imbuddidada e, a fogu lenu, ddu fai-
cuocere da entrambe le parti. Si mangia calda. mos còghere in ambos chirros. Sa tzìpula est prus
bona papada caente.
Sotto: accanto al mazzo appena raccolto, un barattolo i finocchietti sottolio con, a sinistra, la frittata (sa
tzipula) e, a destra, i finocchietti in umido (su finugu a cassola).
ERBE - ERBAS

Torta di finocchietti Truta de finugu


Ingredienti: 4 mazzetti di finocchi, 4 uova, sale. Su chi bi cheret: 4 mannurgos de finugu, 4 oos,
Preparazione: i finocchietti soffritti e mescolati sale.
alle uova si versano in una teglia unta d’olio che Comente si faet: su finugu, frissu e ameschiau be-
si mette nel forno caldo. Si lasciano cuocere a ne a sos oso, che ddu betamos in d-una tellia un-
fuoco moderato per una ventina di minuti. La ta cun ozu, e dda ifurramos. Lassamos coghere sa
torta si mangia calda, appena tolta dal forno. truta a fogu lenu nessi binti minutos. Dda pa-
pamos aizu bogada dae su furru, caente caente.
Zuppa di finocchietti
Ingredienti: 4 mazzetti di finocchi, pane e fre- Supa de finugu
sa quanto basta, 300 g di formaggio fresco, sale. Su chi bi cheret: 4 mannurgos de finugu, pane ’e
Preparazione: in una teglia si stende uno stra- fresa cantu bastat, 300 g de casu friscu, ozuer-
to di fresa, uno di finocchietti bolliti, uno di fet- manu, sale.
te di formaggio fresco, pecorino o vaccino, un Pigamos una lama arta e b’isterrimos a pizu pi-
mestolo dell’acqua di cottura già salata, così di zu sa fresa, su finugu cotu a buddiu, sas fitas de ca-
seguito fino a terminare gli ingredienti. Quin- su friscu, de arbeghe o de bacca, una terudda de su
di si mette la teglia nel forno a fiamma media per brou de finugu saliu, finas a che prènere sa lama.
mezz’ora. La zuppa si mangia molto calda. Che dda intramos a su furru a fogu lenu, e bi d-
da lassamos mes’ora. Tocat a dda papare caente.

185
ERBE - ERBAS

Sas culietas
Ingredienti: 2 mazzetti di finocchietti selvati-
ci, 12 foglie di bietola selvatica grandi, 3 po-
modori secchi, 2 uova, 50 g di formaggio sta-
gionato e fresco, 2 cucchiai di olio d’oliva, sale.
Per il sugo: 1/2 kg di pomodori rossi, 2 cuc-
chiai di olio d’oliva, sale, olio per friggere.
Preparazione: i finocchietti lavati, tritati, sbol-
lentati e scolati si soffriggono nell’olio d’oliva.
Intanto, nella stessa acqua di cottura vengono
sbollentate le foglie delle bietole, scolate e si-
stemate su un ripiano. Ai finocchietti già raf-
freddati si mescolano tutti gli ingredienti, quin-
di un cucchiaio di questo impasto viene messo
in ciascuna foglia di bietola che si arrotola e si
frigge nell’olio bollente da ambo le parti. Infi-
ne si sistemano in una teglia con uno strato di
sugo sotto e uno sopra. Si infornano a fiamma
bassa per 10 minuti; da consumare calde.

Liquore di semi di finocchietto


Dosi e preparazione: in un barattolo di vetro si
mette a macerare in alcool la quantità di semi di
cui si dispone, vi si lascia uno o due mesi, vo-
lendo anche di più.
Passato questo tempo si scolano, si misura l’es-
senza ottenuta e per ogni litro di essa si fanno
bollire 600 grammi di zucchero in un litro e un
quarto di acqua. Quando questo sciroppo si è
raffreddato, si mescola all’essenza e si riempio-
no le bottiglie.
In queste pagine, le diverse fasi della preparazione di sas
culietas, squisiti involtini ottenuti con un ripieno a base
di finocchietti selvatici, ricoperto da una foglia di bieto-
la (nell’immagine grande, dopo il passaggio in forno,
con la teglia circondata dagli ingredienti). Nella foto
in basso a destra, il liquore di semi di finocchietto.

186
ERBE - ERBAS

Sas culietas
Su chi bi cheret: po sas culietas: 2 mannugos de
finugu, 12 fozas mannas de beda, 3 tramatas si-
cas, 2 oso, 50 g de casu tretegasau betzu e nou, 2
culleras de ozu ermanu, sale.
Po sa banna: mesu chilu de tramatas bene cotas,
2 culleras de orzu ermanu, sale, ozu a friere
Comente si faent: su finugu samunau, segau a
fine, cotu a buddiu in abba e sucutau, ddu po-
nimos a frière in s’ozuermanu. In sa matessi ab-
ba iscotamos sas fozas de beda, che ddas sucutamos
e ddas assetiamos in sa mesa. A su finugu ifritau
bi ameschiamos totu su chi bi cheret e ponimos u-
na cullera de custu impastu in cadauna foza de
beda, ddas imboligamos e ddas fridimos a dòn-
nia chirru, ddas assetiamos in sa teglia cun d-u-
nu pizu de banna in suta e unu in susu, a ùrti-
mu ddas ifurramos a fogu lenu unos deghe mi-
nutos. Sunt bonas papadas caentes.

Licore de semene de finugu


Cantidade e aprontadura: in d-unu botu de bi-
dru ponimos sa cantidade de semene chi tenimos e
ddu amuntamos cun s’arcolo, lassandeddu a mod-
de unu o duos meses, fintzas de prus. Passau custu
tempus medimos sa essentzia e po donnia litru de
issa faimos buddire 600 gramos de tzucaru in d-
unu litru e quartu de abba; cando est frita bi che
ameschiamos s’essentzia e prenimos sas ampullas.

187
Gigaro
Tzotzoroju
Arum maculatum (Araceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Il gìgaro è una piantina perenne diffusa nei Le radici del gigaro sono ricche di amido e
luoghi ombrosi e incolti, lungo i muri e le sie- zucchero, hanno proprietà anticatarrali e anti-
pi, dalle pianure alle medie alture. reumatiche, ma essendo una pianta tossica è me-
È alta da pochi centimetri a circa un metro, le glio non usarne nessuna sua parte per fare de-
foglie basali, verdi con macchie di un nero-vio- cotti. Tuttavia le nostre nonne utilizzavano le fo-
laceo, sono lunghe e larghe, anche i numerosi glie per stenderci sopra le morbide focacce fat-
fiori partono dalla base e sbocciano tra aprile e te con farina e ricotta, formaggio o ciccioli, nei
maggio, i frutti sono delle bacche, quando so- paesi del Barigadu anche con farina e patate, in
no maturi si tingono di rosso. parti uguali.

Storia Le foglie e i frutti del gigaro. Nella foto piccola, il fiore.


Il nome scientifico deriva dal greco aron = ca-
lore, perché quando fiorisce ha un aumento del-
la temperatura.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su tzotzoroòju est un’erba chi no sicat e bi nd’at
in logos umbrosos e bìnnidos, ororu sos muros de sos
cunzaos, in paris e in montigos.
Est arta dae pagos tzentimetros a azumai unu
metro, sas fozas chi partint de su fundu, birdes
mantzadas de colore nieddu-viola, sunt longas e
largas, fintzas sos frores partint dae su fundu e i-
spraghent tra arbile e maju, su frutu est una mé-
lighedda e cando est cota est ruja.

Istòria
Su lùmene issentificu benit dae su grecu aron =
calore, poite cando frorit creschet sa temperatura.

Propiedades e impitu
Sas raighinas sunt ricas de midone e de tzùcaru,
tenent propiedades chi curant su catarru e sos do-
lores reumaticos, ma zaghi est un’erba velenosa e-
st menzus a no dda impitare, mancari mamais
nostras in sas fozas isterriant su pane cun soru,
cun casu, cun berdas e, in Barigadu, cun patata.

188
Giunco
Zuncu femina
Cyperus longus (Cyperaceae)

Habitat e descrizione
Cresce nei luoghi umidi. Ha gli steli eretti ver- Sos logos inue creschet e sa descritzione
de scuro, e le infiorescenze, a grappoli bruni, In logos nostros su zuncu creschet mescamente i-
fioriscono sugli steli da maggio a settembre. nue b’at abba, zughet sa canna dereta, birde i-
scuru, sos frores a isporulu ispraghent dae maju a
Impiego cabudanni.
Il nome giunco deriva dal latino junghere = le-
gare. I nostri nonni chiamavano con gli stessi Impitu
nomi specie simili di giunchi, tra cui Juncus Su lùmene zuncu benit dae su latinu junghere,
acutus e Juncus articulatus, diffusi anche questi chi cheret nàrrere prendere.
nei luoghi umidi, lungo fiumi e ruscelli. Con- Capitaiat chi babbais nostros tzirriaiant zuncu
sultare anche la scheda sullo Scirpo, pag. 219. fintzas àteras ratzas, comente su Juncus acutus, su
Juncus articulatus.

Nelle foto, la pianta nel suo


ambiente e particolari dei fiori.
Nella foto piccola, i frutti.

189
Latticrepola
Mamaluca
Rheichardia picroides (Compositae)

Habitat e descrizione
La latticrepola è un’erba perenne ramificata, Sos logos inue creschet e sa descritzione
presente nei terreni incolti e nei sentieri di cam- Sa mamaluca est un’erba chi no sicat mai,
pagna. È alta alcune decine di centimetri, ha il creschet in sos terrinos bìnnidos e in caminos de
rizoma legnosetto e grosso, le foglie basali, i fio- sartu.
ri gialli. Sa patata est russa e linnosedda, sa canna, arta
deghinas de tzentimetros, zughet chimos meda, sas
Proprietà e impiego fozas partint dae su fundu, sos frores sunt grogos.
Il nome italiano è dovuto al lattice bianco che
fuoriesce dai rametti. Le foglie dolciastre ven- Propiedades e impitu
gono usate nelle insalate Su lùmene italianu bi dd’ant postu po su late
crude, mescolate a biancu chi essit dae sos chimigheddos. Sas fozas
quelle dai sapori druches ddas impitamos in s’issalada, amischia-
forti, come quel- das a cussas de sabore forte comente sas de su na-
le del crescione strutzu e de sa meliarga, o arrànchiu, comente
e dell’acetosa, o calecuna variedade de tzicòria.
amari, come al-
cune varietà di Nelle foto, un mazzo di latticrepole appena raccolto e
cicoria. due primi piani dei fiori.

190
Malva
Narbighedda, Nafrutza
Malva sylvestris (Malvaceae)

Habitat e descrizione
La malva è un’erba annuale o biennale. È pre-
sente ovunque nei luoghi incolti e ricchi di hu-
mus, in campagna, negli orti e negli abitati, o-
vunque non ci sia cemento e asfalto.
Il fusto, eretto e ramoso, può raggiungere il
metro, le foglie sono larghe e divise in lobi acuti,
i fiori rosa e violetti sono disposti alla loro a-
scella.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa narbighedda, est un’erba de annu, fintzas de
duos. Bi nd’at in totue, in terrinos de sartu bìn- Una pianta con foglie e fiori; sopra: un mazzo appena
nidos e ricos de ledàmene, in ortos e in carrelas raccolto. Nella foto piccola: dettaglio del fiore.
chi no b’apet isfartu e tzimentu.
Sa canna, ereta e totu chimos, podet artziare fi-
nas a unu metro, sas fozas sunt largas e a bicos, zu-
ghent sos frores colore de rosa-viola.

191
ERBE - ERBAS

Proprietà e impiego Propiedades e impitu


Gli antichi romani mangiavano la malva come Sos romanos papaiant sa narbighedda che bir-
verdura, ne conoscevano anche le virtù tera- dura, e nde connoschiant sas propiedades mei-
peutiche, tra cui quelle benefiche per lo stoma- ghinosas a s’istògomo. Impitiaiant sas fozas a che
co. Usavano le foglie per estrarre i pungiglioni tirare s’agu de su espru.
delle vespe. In fozas e frores b’at ozos de importu, glucosio, àt-
Le foglie e i fiori contengono, tra l’altro, oli zidu tannico, vitaminas A, B, C. Su brou issoro
essenziali, glucosio, acido tannico, vitamine A, illebiat s’iscardidura e s’ufrore de calesisiat par-
B, C, mucillagini e pectina. te de sa carena, faet andare de corpus e ifriscat sas
Il decotto di foglie e fiori ha proprietà antiflo- istentinas. No fainde male a nudda ddu podimos
gistiche, emollienti, lassative e rinfrescanti e, non bufare po istrobbos a s’istògomo, a sas istentinas, e
essendoci nessuna controindicazione, lo si può cando nos dolet sa conca. Pigàndeddu a cuncos
bere per qualsiasi disturbo, allo stomaco, agli in- che faet passare su dolore de dentes e de sas ghin-
testini e per il mal di testa, o per fare gargarismi ghias, faíndeddu a impacos curat sas murenas,
per lenire le infiammazioni ai denti e alle gengi- sa natura e sa busica iscardia, su papavarre e s’i-
ve. Gli impacchi fanno bene alle emorroidi, alle scrafinzu. Bufàndende una tassa a sa zauna faet
vaginiti, alle uretriti, alle dermatiti e ai pruriti andare de corpus e illanzigare.
della pelle. Bevendone un bicchiere a digiuno, ol- Sas fozas pistadas faent bènnere a cabu sas fru-
tre ad essere lassativo, aiuta a perdere peso. scheddas. Cotas a buddiu e pistadas ddas podimos
Le foglie tritate fanno maturare e guarire i fo- ameschiare a su soru po fàere sos culurzones, fint-
runcoli. zas a calesisiat impastu de àteras erbas de sartu,
Le foglie lessate e tritate si possono mescolare a fàere trutas salias, tzìpulas e tzipuleddas.
alla ricotta per fare gli agnolotti, oppure a qual-
siasi ripieno di erbe selvatiche, nelle torte sala- Il decotto di foglie di malva; nella pagina a lato: un
te, nelle frittelle e nelle frittate. gruppo di fiori.

192
Mancamogli
Panefundu, Panemundu
Centaurea aspera (Compositae)

Habitat e descrizione Sos logos inue creschet e sa descritzione


Il mancamogli è diffuso nei luoghi umidi, col- Su panefundu creschet in logos ùmidos, in terri-
tivati e incolti e nei sentieri di campagna. nos bìnnidos e pastinaos, e in caminos de sartu. E-
È un’erba perenne spinosa, il fusto presenta st un’erba ispinosa chi no sicat, sa canna zughet fo-
molte foglie lanceolate, all’apice ci sono delle zas meda, in susu una zenia de cartzofedda ispinosa,
specie di carciofini spinosi su cui già, dalla fine su frore zai a urtimos de ierru est porporinu.
dell’inverno, si aprono i fiori di color porpora.
Impitu
Impiego Cust’erba tenet propiedades aperitivas e faet be-
Quest’erba possiede proprietà aperitive e anti- ne a su reumatismu.
reumatiche. La si coglieva per mescolare le fo- Sas fozas sunt bonas ameschiadas a sas àteras er-
glie ad altre erbe selvatiche, per lo più si facevano bas de sartu, su prus cotas a buddiu e frissas cun
bollire e si soffriggevano con fette di lardo. berdas.
Nelle foto, la pianta e un primo piano del fiore.

194
Marrobio
Marrubiu
Marrubium vulgare - Marrubium
album (Labiatae)

Habitat e descrizione medio contro l’epilessia. Dioscoride scriveva che


Il marrobio è diffuso nei luoghi incolti e col- era efficace per curare i disturbi dell’utero, Pli-
tivati, in terreni arenosi, sassosi e soleggiati, lun- nio che causava le mestruazioni e la fuoruscita
go i sentieri di campagna e le strade. della placenta.
È alto dai cinquanta agli ottanta centimetri, ha
il fusto lanuginoso, le foglie ovali, raggrinzite e Proprietà e impiego
bianchiccie; i fiori del Marrubium album sono Le nostre nonne usavano il decotto del mar-
bianchi e sbocciano da luglio a settembre. robio per curare le malattie respiratorie e del fe-
gato, mentre dal succo ottenevano uno scirop-
Storia po per digerire.
Il nome potrebbe derivare da Marrubiu, anti-
ca capitale dei Marsi, dove quest’erba cresceva A lato e in alto, una vista della pianta. Nella foto pic-
abbondante, oppure dall’ebraico mar-rob = suc- cola, dettaglio con i fiori.
co amaro. È menzionato nella Bibbia come ri-

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su marrùbiu creschet in terrinos bìnnidos e pa-
stinaos, abbastet a èssere renosos, pedrosos e solia-
nos, in caminos de sartu e istradones.
Est artu dae sos chimbanta a sos otanta tzenti-
metros, sa canna est piluda, sas fozas ovales, lis-
sadas e zant a su biancu, sos frores de su marru-
bium album sunt biancos e frorint dae trìulas a
cabudanni.

Istòria
Su lùmene nachi diat bènnere dae Marrubium,
sa capitale antiga de sos Marsos, inue cust’erba cre-
schiat in abbundantzia, atere narat dae s’ebraicu
mar-rob = arrànchiu-sutzu.
In sa Bibbia lezimos ca cun issu curaiant su ma-
le caducu, mentras Dioscoride naraiat ca faiat be-
ne a sos istrobbos de sa budda e Pliniu ca faiat bèn-
nere su mestruo e che faiat bessire sa segundina.

Impitu
Mamais nostras cun su brou curaiant sas ma-
ladias respiratorias e de su fìgadu, cun su sutzu
faiant un’issiropo chi faiat dizerire.

195
Melissa
Mentabe, Erbalimone
Melissa officinalis (Labiatae)

Habitat e descrizione fluenza, e per favorire la digestione.


La melissa è un’erba annuale che cresce nei Inoltre calmano i nervi e sono indicati nella
luoghi ombrosi e freschi, in campagna e negli or- cura della depressione.
ti, in pianura e in collina. Le dosi sono facoltative, di solito si fa bollire
Il fusto è eretto e assai ramoso, le foglie di un un pugno di foglie, con o senza i fiori, in un
verde chiaro hanno odore di limone, i fiori bian- quarto di acqua per alcuni minuti e si beve il
chi-rosati e azzurrognoli fioriscono in estate. decotto al mattino e alla sera.
Per il profumo di limone è molto ricercata dal-
Storia le api, da qui le varianti in lingua sarda.
Il nome deriva dal greco e significa ape. È sim-
Nelle foto, la pianta ancora giovane e un primo piano
bolo di allegria e i medici arabi ne consigliava- del fusto fiorito.
no il decotto ai melanconici.

Proprietà e impiego Sos logos inue creschet e sa descritzione


Possiede diverse proprietà terapeutiche, acidi e Sa mentabe est un’erba de annu chi creschet in
oli essenziali, tra cui il citrale e il citronellale che logos umbrosos e friscos, in sartu e in ortos, in pa-
le danno l’odore e il sapore del limone. ris e in montigos.
Le foglie e fiori si usano per fare decotti effi- Sa canna dereta est totu chimos, sas fozas de unu
caci contro il mal di testa, il raffreddore, l’in- birde craru tenent fragu de limone, sos frores bian-
cos o in colore de rosa e biaitonzos, frorint in s’istiu.

Istòria
Sa paràula melissa benit dae su grecu e cheret
nàrrere abe. Nachi est sinnu de allerghia e sos
mèigos arabos dda cussizaiant a sos chi funt sèm-
pere airaos.

Propiedades e impitu
In custa erba b’at propiedades meighinosas, àt-
zidos e ozos de importu, in mesu b’est su citrale e
su citronellale chi bi zant su sabore e su fragu de
su limone.
Su brou de fozas e de frores faet bene a su dolore de
conca, a su remadiu, faet dizerire e passare su ner-
vosu, azuat a curare sa depressione. Si ponet a bud-
dire una pariga de minutos unu punzu de fozas
friscas cun frores, o sentza, in d-unu quartu de ab-
ba; tocat a bufare su brou a manzanu e a sero.

196
Menta
Amenta
Mentha aquatica, Mentha arvensis,
Mentha rotundifolia (Labiatae)

Habitat e descrizione Mitologia e Storia


Esistono tante specie di questa pianta. Nel pre- Secondo la mitologia greca il nome viene dal-
sente paragrafo il riferimento è a quelle elencate. la ninfa Menta che Proserpina tramutò in erba.
Hanno foglie opposte e radice strisciante; ve- Gli antichi romani affermavano invece che il
getano per lo più in terreni umidi, vicino a sor- nome derivi da mens, - mentis, in quanto il con-
genti e a ruscelli, in pianura e in collina. sumo di essa rinforza la memoria.
Sono alte alcune decine di centimetri e rara- Ne hanno parlato molti scrittori, tra cui Pli-
mente raggiungono il metro. Le foglie sono o- nio, Columella, Dioscoride, Apuleio, tutti d’ac-
vali col margine dentato. Fioriscono in estate e cordo nel dire che la menta è un valido rimedio
i fiori sono bianchi, rosati, o anche purpurei. Il per molti disturbi del corpo.
profumo di fiori e foglie si espande nell’aria cir-
costante.

Nelle foto, la menta acquatica,


che vegeta nei luoghi umidi o
anche immersa nell’acqua.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Medas sunt sas zenias de amenta, innoghe alle-
gamos de cussas chi creschent in sos terrinos ùmi-
dos, a probe de sas funtanas e de sos rios, in paris
e in arturas. Bi nd’at piticheddedda, de deghe t-
zentimetros, a bortas prus artas, mai arribbant a
unu metro. Sas fozas sunt ovales e isbechitadas,
sos frores biancos, colore ’e rosa, a bortas rujos, fro-
rint in s’istiu Su fragu bellu de frores e de fozas si
che intendet dae tesu.

Mitolozia e Istòria
Su mitu grecu contat ca su lùmene benit dae sa
ninfa Menta chi Proserpina at mudau in erba. Po
sos romanos benit dae sa paràula mens mentis,
poite ifortigat sa mente. Nde allegant medas i-
scritores, innoghe amentamos Plinio, Columella,
Dioscoride, Apuleio, totus de acordu ca est unu
remédiu mannu a medas istrobbos de sa carena.

197
ERBE - ERBAS

Proprietà e impiego giungono rametti di serpillo, il decotto è indi-


Tutte le specie di menta contengono proprietà cato a chi ha la pressione bassa.
medicinali, tra cui tannino e oli essenziali, come il La poltiglia di foglie di menta selvatica, sfregata
mentolo e la canfora di menta. Il decotto fatto con sui denti, li sbianca; sulle gengive infiammate
foglie e fiori calma i nervi, i dolori mestruali, il mal porta a maturazione il pus, sulla pelle elimina il
di testa e di stomaco, compresi i ruti e i vomiti. È prurito, tanto che col mentolo è stato fatto un
efficace contro le coliche intestinali e i disturbi del- talco apposito. Grazie al mentolo e agli altri o-
le vie respiratorie (asma, bronchite, tosse). li essenziali, è molto ricercata per fare sciroppi,
Si mettono a bollire in un quarto d’acqua un caramelle, dentifrici, profumi ecc., oltre che per
pugno di foglie e di fiori, si lascia riposare e se- insaporire alcune pietanze.
ne beve metà dopo pranzo e metà dopo cena, Assunta in quantità ha proprietà afrodisiache.
non molto tardi perché può causare insonnia.
Una varietà di menta coltivata nei nostri giardini,
Un sorso del decotto trattenuto in bocca alcuni con i tipici fiorellini rosa come quelli della menta ac-
minuti elimina l’alito cattivo. Se all’acqua si ag- quatica.

Propiedades e impitu
In totus sas calidades de amenta b’at propieda-
des meighinosas, tannino e ozos de importu co-
mente su mentolo e sa canfora de menta. Su brou
fatu cun fozas e frores allenat sos nérbios, sos do-
lores de sas féminas iscontzas, su dolore de conca e
de s’istògomo (rutos e bombitos). Faet bene a sas co-
licas de s’istentina e sos istrobbos respiratorios (a-
sma, bronchite e tussiu).
Si ponet a buddire in d-unu quartu de abba u-
nu punzu de fozas e de frores, apustis chi su brou
at pasau, si nde bufat unu tzicherone a s’ora de
bustare e unu a s’ora de chenare, no a traddu me-
da ca no faet dormire.
Unu cuncu de custu brou lassau in buca una
pariga de minutos che trantzit s’àlidu pùdidu.
Si a s’abba azunghimos chimigheddos de ar-
midda, su brou faet bene a chie tenet sa pressione
bassa.
Sas fozas de amenta isfrigatzadas in sas dentes
ddas imbiancant, in sas ghinghias infiamadas
faet bènnere a cabu sa sanza, in sa pedde che faet
passare su papinzu, tantu chi cun su mentolo ant
fatu sa tzipria.
Gratzias a su mentolo e a sos àteros ozos impitant
sa menta in issiropos, caramellas, dentifritzios,
profumos, e a issaborire sa cosa de papare. Papàn-
dende meda tenet propiedades afrodisiacas.

198
Mordigallina
Erba puddina
Anagallis arvensis - Anagallis foemina
Anagallis arvensis subsp. caerulea (Primulaceae)

Habitat e descrizione Storia


La mordigallina è diffusa ovunque nei campi Il nome anagallis deriva dal greco anaghelao
e nei prati incolti. = rido, perché si credeva che fosse di giovamento
È un’erba assai ramificata, sebbene di pochi contro tristezza, melanconia e depressione.
centimetri e dalle esili radici, ha le foglie ovali,
lucide e con punti neri, i fiorellini color matto- Proprietà e impiego
ne si schiudono al mattino e si chiudono di se- Quest’erba contiene composti proteici e tannino,
ra, restando chiusi nelle giornate scure; fiori- ma sarebbe meglio non utilizzarla per decotti, o
scono da aprile a ottobre infusi da bere, in quanto ha qualche sostanza tos-
sica, sebbene sia mangiata dalle galline, da cui il no-
me sardo.

La mordigallina più comune è la varietà a fiori rosso


mattone (in alto, un dettaglio del fiore e, qui a lato,
anche delle foglie). Sotto: il fiore della varietà blu.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De erba puddina bi nd’at in totue, in sartos e
in padros bìnnidos.
Est un’erba totu chimos, mancari pitichedded-
da e cun raighinas fines, sas fozas sunt ovales, lù-
ghidas a pintirinadas a nieddu, sos frorigheddos
colore de su matone ispraghent a su manzanu e si
che serrant a su sero, abbarrant serraos in sas dies
annuadas, frorint dae arbile a santuaini.

Istòria
Su lùmene anagallis benit dae su grecu ana-
ghelao chi cheret nàrrere rìere, poite creiant ca
faiat bènnere su bonumore a sos airaos e a sos de-
pressos.

Propiedades e impitu
Cust’erba tenet proteinas e tannino, ma est men-
zus a no dd’impitare ca b’at sustantzias felenosas,
mancari dda papent sas puddas.

199
Morella
Margaridarza, Tamata burda
Solanum nigrum (Solanaceae)

Habitat e descrizione viare qualsiasi dolore causato dalle infiamma-


La morella è un’erba annuale diffusa nei ter- zioni della pelle e dalle scottature.
reni incolti ricchi di humus, nei letamai dei pae- Contiene solanina, asparagina, tannino e di-
si e delle fattorie, in pianura e in collina. versi acidi.
È alta dai trenta agli ottanta centimetri, ha il fu- Le nostre nonne mettevano le foglie, bollite e
sto eretto, peloso e ramoso, le foglie ovali, ver- lasciate raffreddare, sulla pelle colpita dall’her-
dastre e coperte di peluria, i fiori bianchi sboc- pes zoster. Dicevano anche che i rametti freschi
ciano da giugno a ottobre, i frutti maturi di co- bagnati nell’acqua portata dall’acquasantiera
lore nero e di sapore acidulo, contengono so- della parrocchiale e passati sulla pelle gonfia e
stanze tossiche. bluastra ne attenuassero il dolore e il gonfiore
causato da una malattia chiamata sa prima, che
Proprietà e impiego dava febbre alta. Passandoli e ripassandoli sulla
Il nome latino solanum significa sollievo, per il parte malata, venivano pronunciate delle pre-
potere che tutta quanta quest’erba ha di alle- ghiere insieme a parole magiche:

200
ERBE - ERBAS

“Io ti metto la mano sul gonfiore


per il sole e per la luna Sos logos inue creschet e sa descritzione
e per la messa mattutina Sa margaridarza est un’erba de annu, creschet
la messa che cantano mescamente in terrinos nieddos e prenos de ledà-
il giovedì e il venerdì santo mene, in muntonarzos e in cuiles, in paris e in
San Giovanni montigos.
non ti lasci il dolore Est arta dae sos trinta a sos otanta tzentimetros,
la Madonna dell’Assunta sa canna est dereta, piluda e totu chimos, fintzas
dà sollievo a ogni punta sas fozas, ovales e birdastras sunt piludas, sos fro-
San Cosma e Damiano res biancos frorint dae làmpadas a santuaini, su
che ti tocchin la mano frutu cando est cotu est nieddu e de sabore ar-
Donna Margaridarza ghionzu, zughet una sustantzia velenosa.
e l’acqua santa di chiesa
ti allontani ogni male Propiedades e impitu
te lo allontani tutto Su lùmene latinu solanum cheret nàrrere ille-
in nome del Padre biadura, poite custa erba illebiat calesisiat dolo-
del Figlio e dello Spirito Santo” re a sa pedde. Tenet solanina, asparazina, tannino
e àtzidos.
Mamais nostras poniant sas fozas a buddire, d-
das lassaiant ifritare e curaiant su fogu de S. An-
toni. Naraiant ca fintzas sos chimigheddos fri-
scos, ifustos in s’abba santa batia dae cresia e i-
frigatzaos in sa pedde ufrada e biaita, faiant pas-
sare su dolore e s’ufrore de sa maladia de Sa Pri-
ma, chi faiat bènnere sa frebbe arta.
Passaiant e torraiant a passare su chimu in su
zassu malàidu nande pregadorias e paràulas
santas:

“Zeo ti lompo sa manu a s’ufradura


peri su sole e peri sa luna
e de sa missa de arbore
de sa missa chi cantat
in zòbia e chenàbura santa
Santu Juanni ’e More
Non ti lasset dolore
Sa sennora ’e s’Assunta
Ti lisiet onzi punta
Santu Cosma e Tomeanu
chi ti lompant sa manu
Donna Margaridarza
e s’abbasanta ’e cresia
onzi male ti istèsiet
t’istèsiet totu cantu
in nomen de su Babu
de su Fizu e Ispìridu Santu”

La morella con i frutti non ancora maturi. Nella pa-


gina a lato, la pianta fiorita e, nella foto piccola, il
dettaglio del fiore.

201
Nepitella
Nebidedda
Calamintha officinalis (Lamiaceae)

Habitat e descrizione Storia


La nepitella è un’erba che cresce spontanea in Quest’erba era conosciuta fin dall’antichità.
molte zone d’Europa e dell’area mediterranea, Ne parlano Plinio, Columella, Dioscoride e suc-
Sardegna compresa. È presente per esempio nel cessivamente i poeti della Natura, per i quali la
Barigadu, nella Sardegna centrale, e in altri ter- nepitella è simbolo di semplicità e frugalità.
ritori.
Le foglie hanno odore e sapore aromatico, e so- Proprietà e impiego
migliano a quelle della menta piperita. I fiori Il decotto di foglie e fiori ha proprietà lenitive
sono color rosa-lilla: fioriscono da giugno a ot- di qualsiasi dolore. I fiori si possono essiccare.
tobre. In molti paesi del Barigadu le donne mescola-
no le foglie al ripieno di patate con cui si fanno
Una pianta di nepitella; nella foto piccola, primo pia- gli agnolotti; altre le usano, come avviene con
no del fiore.
la menta e il puleggio, per insaporire quasi tut-
ti i piatti.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa nebidedda est un’erba areste in medas logos
de s’Europa e de cussos a inghìriu a su Mediterra-
neu, fintzas in Sardinna. Bi nd’at in Barigadu, e
in ateros logos de sa Sardigna.
Sas fozas de sabore e de fragu bellu, si assimbin-
zat a sas de s’amenta piperita. Sos frores sunt de
colore rosa-lilla, frorint dae làmpadas a santuaini.

Istòria
Cust’erba dda connoschiant dae s’antighidade,
Nde allegant Plinio, Columella, Dioscoride, e i-
fatu issoro sos poetas de sa Natura chi narant ca
sa nebidedda est sinnu de sempritzidade e de mo-
deratzione.

Propiedades e impitu
Su brou de sas fozas e de sos frores, chi faet a d-
dos sicare, illebiant calesisiat dolore.
In medas biddas de Barigadu sas feminas ammé-
schiant sas fozas a s’impastu de patata de sos cu-
lurzones, àteras ddas impitant a fàere prus sabo-
riu su màndigu.

202
Ombelico di Venere
Crabetores, Calighe ’e muru, Imbudeddu
Umbilicus rupestris - Umbilicus veneris
(Crassulariaceae)

Habitat e descrizione
L’ombelico di Venere cresce nelle fessure dei Sos logos inue creschet e sa descritzione
muri fatti con pietra e fango, tra una tegola e l’al- Sos crabetores creschent in sos precolos de muros
tra dei tetti non esposti al sole, lungo le cunette fraigaos cun pedra e ludu, in mesu de sas teulas
ombrose, fra le rocce. de sas crabeturas a inue no bi ferit sole, ororu sas
Le foglie sono sempreverdi, rotondeggianti e cunetas umbrosas. Sas fozas sunt sèmpere birdes,
carnose, i fiori giallo-verdastri a forma di calice tundas e russas, sos frores birdastros sunt a froma
o di cappello, fioriscono da marzo a maggio. de calighes, o de capeddos.

Proprietà e impiego Propiedades e impitu


La poltiglia fatta con le foglie pestate di que- S’impiastru fatu cun sas fozas pistadas de cu-
st’erba la si usava per curare i calli e diversi fa- st’erba ddu impitaiant a curare sos callos e àteros
stidi della pelle, per accelerare la maturazione istrobbos de sa pedde, a fàere bènnere a cabu sas
dei foruncoli con pus, per disinfettare le ferite. fruschedda sanzolias, a meigare sas segadas.
I bambini si divertivano a fare disegni su di es- Sos pitzinnos s’ispelegaiant a ddas pinturare.
se e a intarsiarle. Le donne facevano bollire i Cun su brou de sos frores sas feminas tinghiant a
fiori per colorare di giallo le stoffe. grogu sa pannia.
Una pianta fiorita; nella foto piccola, primo piano delle caratteristiche foglie tondeggianti.

203
Ortica
Ortigada
Urtica dioica (Orticaceae)

Habitat e descrizione tostate nel forno. Le quantità sono facoltative.


L’ortica è un’erba diffusa ovunque, nei chiu- Risultano ottime e altamente digestive quando
si incolti e nei sentieri di campagna, ma anche le si mangia condite con olio d’oliva e limone.
negli abitati e nei giardini, in pianura e in mon- I fiori si colgono d’estate; vanno essiccati al-
tagna. l’ombra, poi si ripongono in sacchetti di carta.
È resistente al caldo e al freddo e dove c’è le- Si aveva la convinzione che la puntura dell’or-
tame può crescere fino a uno e due metri. tica guarisse dai reumatismi.
Le sue foglie sono larghe e coperte di peluria
pungente: se viene a contatto con la pelle, pro-
voca arrossamento e prurito, perché si spezzano
le punte, da cui fuoriesce un acido. Questo dà
l’infiammazione, che scompare massaggiando la
parte colpita con foglie di acetosa.
I fiorellini bianchi sbocciano in estate.

Proprietà e impiego
Foglie e fiori contengono proteine, vitamina
C e una grande quantità di sali minerali.
Il decotto di foglie, ottenuto da un cespo mes-
so a bollire in un litro d’acqua, con dose un bic-
chiere tre volte al giorno, è diuretico, astrin-
gente, antireumatico, riequilibra la flora intesti-
nale fermando la diarrea, se bevuto a digiuno
purifica il sangue. Il succo, massaggiato sulla
tempia, rafforza la memoria; si hanno gli stessi
benefici bevendo il decotto tre volte al giorno.
Il pediluvio di brodo di ortica elimina la stan-
chezza dei piedi, gli impacchi sono salutari alla
pelle.
Per rafforzare i capelli si fa bollire il cespo di or-
tica in mezzo litro d’acqua e aceto, lasciandolo sul
fuoco fino a ridursi alla metà, quindi si filtra.
Nel passato le donne vi grattugiavano sapone
da bucato, e dicevano che questo shampo dava
vitalità ai capelli e li liberava dalla forfora.
Le foglie di ortica hanno sapore acidulo. Les-
sate, da sole o mescolate ad altre erbe selvatiche
si impiegano per fare le frittate, nei composti
dei ravioli, nelle minestre e nelle creme di ver-
dure, con formaggio grattugiato e fette di pane

204
Sos logos inue creschet e sa descritzione
De ortigada bi nde at in totue, in cunzaos e in
caminos de sartu, ma fintzas de biddas e in ortos.
No timet ne caentu ne fritu e inue b’at ledàme-
ne podet artziare dae unu a duos metros.
Sas fozas largas e piludas punghent sa pedde, d-
da ingruiant e faent a papinzu poite dae sas pun-
tas essit un’àtzidu chi ingruiat sa parte chi tocat,
luego che passat frigàndebi fozas de meliarga.
Sos frorigheddos biancos ispraghent in s’istiu, in
custu tempus ddos boddint e ddos ponent a sicare
in s’umbra.

Propiedades e impitu
Fozas e frores zughent proteinas, vitamina C e sa-
les minerales in cantidade. Su brou de sa fozas, u-
nu fundu in d-unu litru de abba, una tassa tres
bortas a sa die, faet pissiare, istringhet, ponet a po-
stu sas istentinas, faíndeche passare s’iscurrent-
ziadura; bufandeddu a sa zauna, innetiat su
sàmbene. Su sutzu isfrigatzau in s’intendimentu
afòrtigat sa mente, bufande su brou tres bortas a
sa die zat sos matessi benefitzios.
Sos pedilluvios de brou de ortigada che trantzit
s’istrachidùdine de sos pes. Po afortigare sos pilos
si faet buddire unu fundu de ortigada in mesu li-
tru de abba e de aghedu, finas a torrare a meta-
de. In tempos andaos sas féminas colaiant su brou
de ortigada e bi tretegaiant sabone de bogada,
nachi custu issampu faiat lughidos sos pilos e che
trantziat sa forfora.
Cun s’ortigada cota a buddiu, sola o ameschia-
da a àteras erbas arestes, faent sas tzìpulas, dda
ponent in s’impastu de sos culurzones, in sas mi-
nestras e in sas cremas, a inue betant casu trete-
gau e fitas de pane arridau in su furru. Sa can-
tidade est a piaghere.
Sos frores sicaos tocat de ddos regòllere in d-unu
sachitu de paperi. Sa puntura de s’ortigada an ca
faet bene a sos dolores reumaticos.

Il dettaglio delle foglie di questa co-


munissima pianta; nella foto in al-
to, durante la fruttificazione. Nella
foto piccola della pagina accanto,
primo piano delle infiorescenze.

205
Pervinca
Proinca, Pruninca
Vinca sardoa
Vinca difformis (Apocynaceae)

Habitat e descrizione Le immagini della pervinca di queste


La pervinca è una pianta cespugliosa, propria pagine consentono di notare la variabi-
dei luoghi umidi e ombrosi. lità del fiore: la corolla infatti può pre-
I rami freschi sono lunghi e striscianti, le foglie sentare petali più o meno ampi o espansi,
sempreverdi, i fiori di un blu violaceo. talvolta appuntiti, oppure arrotondati.
ARBUSTI - MOLAS

Storia
Gli antichi consideravano la pervinca simbolo Sos logos inue creschet e sa descritzione
di immortalità. Sa proinca est una mola chi po creschere cheret
Nei paesi della Valle del Tirso, in stagioni sic- logos ùmidos e umbrosos.
citose, i bambini usavano rivestire di pervinca Sos chimos friscos sunt longos e istrisinant a ter-
delle ferule, o delle canne, o altro supporto li- ra, sas fozas sunt sèmpere birdes, sos frores de co-
gneo legato a mò di croce. Poi con queste per- lore biaitu meru, andande a su de sa viola.
correvano le vie del paese, fermandosi davanti a-
gli usci per cantare una filastrocca d’invocazio- Istòria
Sos antigos dda cussideraiant sinzale de imor-
talidade.
In annadas de sicanna sos pitzinnos de sas bid-
das de s’adde de su Tirsu, essiant introidda cun
rughes de canna, o de férula, imbestias cun chi-
mos de proinca. Frimandesi de zenna in zenna
avocaiant a Maimone, su deus semiticu de sas
abbas e cantaiant: “Maimone Maimone – beta
s’abba a su laore – beta s’abba a su sicau – deus
siat laudau – sos anzones cherent erba – sos pit-
zinnos cherent pane – zadenos abba sennore – in
custa netzessidade”. Sas féminas pispiaiant ab-
ba a sos chimos e zaiant a sos pitzinnos cara-
mellas, druches e fintzas calecunu soddu. Issos
naraiant gratzias e sighiant a cantare.

Propiedades e impitu
Sa vincamina chi est in sas fo zas faet bene a chie
tenet sa pressione arta, sinde betat unu punzu a
unu quartu de abba e si lassat buddire pagos mi-
nutos, tocat de nde bufare unu tzicherone duas
bortas a sa die. Pistadas e postas in sas segadas fri-
mant su sàmbene.

ne a Maimone, il dio semitico delle acque. Le


donne spruzzavano dell’acqua sulle fronde e
donavano ai bimbi caramelle, dolcetti, talvolta
qualche moneta. Loro ringraziavano e ripren-
devano a cantare. Da ciò si deduce che il dio
pagano viene identificato con il Dio cristiano,
realizzando quel sincretismo religioso, proprio
dei primi secoli della nostra era.

Proprietà e impiego
Nelle foglie è presente la vincamina, in grado
di alleviare la pressione alta. Per il decotto se ne
può bollire un pugno in un quarto di acqua per
pochi minuti. Il liquido così ottenuto si beve
due volte al giorno. Le stesse foglie, pestate e ap-
plicate alle ferite, sono cicatrizzanti.

207
Porcellana
Procheddina
Portulaca oleracea (Portulacaceae)

Habitat e descrizione
La porcellana è un’erba annuale che cresce
spontanea nei terreni ricchi di humus, orti di
casa compresi. È alta circa trenta centimetri, il fu-
sto ramoso di color rosso mattone è strisciante,
i fiori sono gialli, molto piccoli, il frutto contie-
ne tanti semini.

Proprietà e impiego
In India mangiano quest’erba da migliaia di
anni. Le foglie possono mescolarsi alle insalate
crude, hanno proprietà emollienti e diuretiche,
se masticate, giovano alle gengive infiammate.
Gli impacchi fatti col decotto sono efficaci al-
le infiammazioni degli occhi e della vescica.
Di quest’erba ne sono ghiotti i maiali, da cui il Nelle foto, la pianta nel tipico portamento “striscian-
nome in sardo. te”; nella foto piccola, primo piano dei fiori.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa procheddina est un’erba de annu chi creschet
in terrinos nieddos, fintzas in sos ortos de omo.
Arta azumai trinta tzentimetros, sos chimighed-
dos de colore matone istrisinant in terra, sos fro-
res sunt piticheddeddos e grogos, in su frutu b’at
meda sèmeneddu.

Impitu
In India papant cust’erba dae milliaios de annos.
Sa fozas sunt bonas ammeschiadas a s’issalada
crua, faent andare de corpus e pissiare, mat-
zigàndeddas che sanant sas ghinghias ingrujadas.
Sos impacos de su brou faent bene a sos ogos ufraos
e a sa busica.
Cust’erba aggradat meda a sos procos.

208
Pratolina
Tzitzia, Tzitzia pudida
Bellis perennis
Anthemis cotula(Compositae)

Habitat e descrizione
La pratolina è un’erba dei prati e dei terreni Sos logos inue creschet e sa descritzione
incolti, diffusa dalle pianure alle alture. Sa tzitzia est un’erba de annu, ma podet durare
Ha il gambo corto, le foglie ovali e pelose, il ca- sèmpere, nde sunt prenos sos padros e sos terrinos
polino fiorale a mo’ di berrettino tondo (da cui bìnnidos, in paris e in arturas.
uno dei nomi in sardo). I fiori sono bianchi, Zughet su cambizolu curtzu, dae sos bàtoro a sos
gialli e rosati, tappezzano i prati e le campagne binti tzentimetros, sas fozas ovales e piludas par-
incolte dall’autunno alla primavera, con un bre- tint dae fundu, sa conchighedda de sos frores gro-
ve intervallo d’estate. I fiori si aprono al matti- gos e biancos, de colore de rosa in suta, est a froma
no, si chiudono di sera e nei giorni nuvolosi. de tzitzia. Ispraghent azumai totu s’annu, fran-
Anche l’Anthemis cotula è detta comunemen- cu in s’istiu.
te pratolina o margheritina: ha scarsa peluria, i Fintzas s’Anthemis cotula dda mutint tzitzia. E-
petali sono bianchi, e l’odore non è gradevole, st pagu piluda, su frorigheddu biancu tenet fra-
per cui in sardo la chiamano tzitzia pudida. gu feu, e po cussu in sardu dda mutint tzitzia
pùdida.
Storia
Il nome scientifico Bellis le deriva dal termine Istòria
altomedioevale bello. “Stelle perlacee della ter- Su lùmene bellis benit dae bello, una paràula de sos
ra”, le chiamò il poeta inglese Shelley. primos sèculos de su Medioevo. “Isteddos de prella in
terra” ddas tzirriaiat su poeta ingresu Shelley.
Proprietà e impiego
La pratolina contiene sostanze amare, oli es- Propiedades e impitu
senziali, vari acidi, tannino ecc.; i decotti fatti con In sa tzitzia b’at sustantzias arrànchias, ozos de
la pianticella fiorita sono antianemici, depurativi, importu, àtzidos, tannino etz.
diuretici, rinfrescanti e antinfiammatori. Gli sciac- Su brou, chi si faet buddinde fozas e frores, est an-
qui sono efficaci per le infiammazioni della boc- tianemicu, depurat su sàmbene, istringhet sas i-
ca e della gola (una manciata di foglie e fiori fat- stentinas, faet pissiare, ifriscat e che faet passare
ti bollire pochi minuti in mezzo litro d’acqua). s’iscardidura.
Fino ad alcuni decenni fa le nostre nonne co- Pigau a cuncos faet bene a su rujore de buca e de
glievano l’Anthemis cotula la sera del vespro di bùturu (unu zunta de fozas e de frores postos a
S. Giovanni e ne collocavano gran quantità buddire pagos minutos in mesu litru de abba).
tutt’attorno alle abitazioni e agli edifici del cor- Finas a pagas deghinas de annos faet mamais no-
tile, tra cui il pollaio e la porcilaia. Ce la lascia- stras boddiant sa tzitzia pùdida sa die de su éspe-
vano l’intera notte e l’indomani la irroravano ru de S. Zuanni e nde poniant unu bellu pagu a
con l’acqua serena. Quindi ne mettevano o- inghìriu de sa domo e de sas domigheddas de s’or-
vunque potessero entrare le formiche, per re- tu (s’aculiadorzu de sas puddas e s’àrula).
spingerle. Quest’usanza era praticata anche pres- Dda lassaiant totu sa note e s’incras bi pispiaiant
so altre civiltà dell’Asia. abba selenada. Posca nde poniant inue bi podiat
Nelle foto, la pratolina fiorita e il primo piano di un acudire fromiga, a che dda istesiare.
fiore.

209
Puleggio
Abuleu, Nabuleu
Mentha pulegium (Labiatae)

Habitat e descrizione vo, espettorante e calmante della tosse. I garga-


Il puleggio è una menta perenne, che vive nei rismi attenuano il mal di denti.
terreni umidi, in pianura e nelle alture. Masticando le foglie si curano le gengive, fri-
È un’erba alta pochi centimetri, da dieci a tren- zionando con esse la pelle eliminano il prurito.
ta, con radice sottile e numerosi rami striscian- Noi lo usiamo per insaporire carni e pesci e nel-
ti; le foglie sono ovali, o lunghe e dentate, i fio- le conserve sott’olio.
ri rosa o lilla, sbocciano dalla primavera all’esta-
Nelle foto, la pianta fiorita.
te. Il profumo intenso si diffonde nell’aria cir-
costante.
Sos logos inue creschet e sa descritzione
Storia S’abuleu est un’amenta chi no sicat mai, cre-
Gli scrittori antichi consideravano il pulegio schet ororu sos rios, in paris e in arturas.
simbolo di saggezza e di semplicità. Est arta pagos tzentimetros, deghe-trinta, zughet
Il termine deriva dal latino pulex = pulce, per- sa raighina fine, sos chimimigheddos istrisinande
ché il suo profumo tiene lontani gli insetti, tra in terra, sas fozas, ovales o longas, a bicos, sos fro-
cui le pulci. res colore de rosa, o lilla, frorint dae beranu a s’i-
Quest’erba aromatica era onnipresente nella stiu. Su fragu bellu prenet totu su logu.
cucina romana, con essa, mescolata ad altre er-
be e spezie, facevano ogni genere di salse. Istòria
Sos iscritores antigos cussideraiant s’abuleu sin-
Proprietà e impiego nu de sabiore e de sempritzidade.
Nelle foglie e nei fiori di pulegio vi sono più o Sa paràula benit dae su latinu pulex=pulighe,
meno le stesse proprietà delle altre varietà di poite che istesiat su pulighe e sos àteros bobbois.
menta. Con esso si può fare un decotto digesti- Sos romanos impitaiant s’abuleu, ameschiau a à-
teras erbas e ispetzias, in onni zenia de cundi-
mentu.

Propiedades e impitu
In sas fozas e in sos frores de abuleu bi at, pagu
prus a mancu, sas matessi propiedades de sas àte-
ras calidades de amenta. Cun issu si podet fàere
unu brou chi azuat a dizerire e a iscatarrare, il-
lebiat su tussiu e, bufau a cuncos, su dolore de sas
dentes. Matzigande sas fozas che sanamos sa bu-
ca mala, isfrigatzàndeddas in sa pedde, che faent
passare su papinzu.
Nois impitamos s’abuleu a issaborire sa petza,
su pische e in sos alimentos chi collimos in botos de
bidru cun ozu.

210
Pungitopo
Fruscu
Ruscus aculeatus (Liliaceae)

Habitat e descrizione provviste conservate nel magazzino, quelle ap-


Il pungitopo è un arbusto solitamente pre- pese, come i salumi e i formaggi messi ad a-
sente nel sottobosco e nei terreni aridi, pietro- sciugare sui cannicci, e quelle sul pavimento,
si e soleggiati, in pianura e nelle medie alture. per tenere lontani i topi, da cui il nome pungi-
Il fusto è eretto e raramente supera il metro in topo. Ora, nonostante sia protetto dalla legge,
altezza. I rami secondari sono appiattiti e simi- recidono i suoi i rami in occasione delle feste
li a vere e proprie foglie di colore verde scuro. natalizie, per addobbare le case e i presepi.
I fiori fioriscono in primavera e in autunno, il lo-
Il pungitopo e i suoi caratteristici frutti rossi.
ro colore è biancastro e verdastro. I rossi frutti
dell’anno prima sono commestibili.
Sos logos inue creschet e sa descritzione
Proprietà e impiego Sa mola de fruscu dd’agatamos su prus in suta
Tutta la pianta contiene oli essenziali, potassio, de sas matas e in terrinos lanzos, pedrosos e solia-
calcio ecc.. Il decotto fatto con le radici bollite nos, in paris e in montigos.
per una ventina di minuti, è diuretico, fa bene Capitat pagas bortas chi siet prus arta de unu
ai calcoli renali e alle infezioni delle vie urinarie. metro. Sos chimos segundarios sunt iscrefiaos e sim-
La poltiglia di bacche e foglie la mettevano sul- biles a fozas de colore bird’iscuru. Sos frores i-
le ossa fratturate. spraghent in beranu e in atonzu, su colore est bir-
Nel passato col pungitopo si facevano le sco- dastru. Su frutu ruju de s’annu prima est bonu
pe per spazzare cortili e vie col selciato, e per pu- a papare.
lire i camini. Ne mettevano anche attorno alle
Propiedades e impitu
In totu sa mata b’at ozos de importu, potassiu,
calcio etz. Su brou fatu cun sas raighinas postas a
buddire unos binti minutos, faet pissiare (po cus-
su ddu mutint pissaletu). Faet bene a sos càrculos
de sos runzones e a sa busica iscardia. Sos impa-
cos de fozas e frutos pistaos ddos poniant in susu de
sos ossos segaos.
In su tempus colau cun su fruscu faiant sas i-
scobas a mundare ortos e carrelas a impedrau e a
che calare su fumadigu de sos popolinos. Nde po-
niant a inghìriu de sas provistas regortas in su
magasinu, cussas apicadas (salamene, sarditza
etz, casu assutande in su cannitzu), e cussas in
su panimentu, a che istesiare sos sòrighes.
A Paschighedda, mancari sa mola siet ampara-
da dae sa leze, che segant sos chimos addobbare
domos e presepes.

211
Ramolaccio
Ambulartza, Ermulatta
Raphanus raphanistrum (Brassicaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Il ramolaccio è un’erba annuale difusa nei ter- Le foglie fanno bene a chi soffre di stomaco e
reni incolti e nei sentieri di campagna, in pianura diabete. Quelle più tenere, dopo averle private
e nelle alture. della nervatura centrale, lavate e tagliate a pez-
Può arrivare a circa un metro di altezza, il fu- zi, vanno bollite e condite con olio e sale. So-
sto è eretto, peloso e ispido, le foglie basali so- no buone anche soffritte con lardo, da sole o
no lunghe con segmento lanceolato, le foglie mescolate alle altre erbe, e nella favata.
cauline più piccole anch’esse lanceolate, i fiori so-
no bianchi o giallo-chiari con venature più scu-
Sotto, un bel mazzo di foglie di ramolaccio appena rac-
re o violette, fioriscono da marzo a luglio. colte. Nelle altre foto, la pianta fiorita, un particolare
dei fiori e la preparazione del soffritto misto di erbe sel-
Storia vatiche, dove questa pianta ha una componente fonda-
Il nome scientifico potrebbe derivare dal ter- mentale, insieme alla bietola.
mine greco che significa “rapa”, o da “ago”, per
la forma della radice.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’ambulartza est un’erba de annu chi agatamos
in terrinos bìnnidos e in caminos de sartu de pa-
ris e de montes.
Podet crèschere finas a unu metro, sa canna est
dereta e farratzosa, sas fozas chi partint dae fun-
du, sunt longas e totu a bicos, cussas de susu prus
piticas, su matessi a bicos, sos frores sunt de colore
biancu, grogu craru o prus iscuru, frorint dae
martzu a trìulas.

Istòria
Su lùmene issentificu podet bènnere dae su gre-
cu chi cheret nàrrere rapa, o dae agu, po comen-
te est fata sa raighina.

Propiedades e impitu
Sas fozas faent bene a chie est malàdiu a s’istò-
gomo e a chie tenet diabete. Sas prus moddes, a-
pustis de ddas àere samunadas e segadas a cantos,
ddas coghimos a buddiu. Sunt bonas cundias cun
ozuermanu e sale, ma fintzas frissas cun berdas,
o in sa fae cun lardu.

212
ERBE - ERBAS

213
Romice
Lampatzu
Rumex obtusifolius (Polygonaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Il romice è un’erba perenne, diffusa nei luoghi Le principali proprietà delle radici e delle foglie,
umidi ed erbosi dei campi e degli abitati, in pia- le parti che vengono utilizzate, sono il tannino,
nura e nelle alture. il glucosio, il ferro e alcune sostanze grasse.
Ha la radice grossa e legnosa; il fusto, eretto e Col decotto facevano i cataplasmi per curare la
ramoso, è cavo e scalanato, e può superare il dermatosi e per affrettare la maturazione dei fo-
metro in altezza; le foglie basali sono larghe e runcoli. C’era anche chi cucinava le foglie più te-
lanceolate, diventando più piccole sulla som- nere con altre erbe campestri, bietole, cicoria,
mità; i fiori sono piccoli e verdastri; fioriscono tra la borragine, senape selvatica ecc.; i pastori le
maggio e settembre. davano alle bestie.

Sotto, un’immagine della co-


munissima pianta, con i tipici
fiori rossi. A lato, la foglia; nel-
la foto piccola, il romice prima
dell’emissione dello stelo fiorale.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su lampatzu est un’erba chi durat sèmpere in logos ùmidos e bìnnidos, in
su sartu e in sas carrelas de sas biddas inue no b’at isfartu, in pianura e
in arturas. Sa raighina est russa e linnosa, sa canna totu chimos est dere-
ta, tuva e a rigas, podet artziare prus de unu metro; sas fozas chi partint
dae fundu sunt largas e ororu a bicos, in artu sunt prus piticas; sos frores
piticos e birdastros ispraghent dae maju a cabudanni.

Propiedades e impitu
In sa raighina e in sas fozas b’at tannino, glucosio, ferru e sustàntzias
grassas. Cotas a buddiu, sos impacos de su brou faent bene a sos istrobbos de
sa pedde e faent bènnere a cabu sas fruscheddas. B’aiat chi coghinaiat sas
fozas moddes paris cun sas àteras erbas de sartu.
Sos pastores ddas zaiant a su bestiamene.

214
Ruta
Ruda
Ruta graveolens (Rutaceae)

Habitat e descrizione I romani le tritatavano e le utilizzavano nelle sal-


La ruta è spontanea nell’area mediterranea e nel se, per condire carni e pesci.
Medioriente, ma poco diffusa nel nostro terri- Il decotto fatto con esse contiene proprietà te-
torio. Ha bisogno di terreni aridi ed esposti al so- rapeutiche e stimolanti, uccide i vermi intestinali.
le; vegeta anche lungo il bordo delle strade.
È un’erba sempreverde, perenne e cespugliosa,
alta dai trenta ai novanta centimetri; le foglie
sono verde-blu, i fiori gialli.

Proprietà e impiego
Le foglie hanno un odore forte e, se le strofi-
niamo tra le mani, possono darci fastidio.
La pianta fiorita; a lato, i frutti. Nella foto piccola, un
primo piano del fiore.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa ruda est un’erba areste in sos logos a inghì-
riu de su Mediterraneu. In logos nostros che nd’at
pagu, nde agatamos in terrinos lanzos e solianos,
e ororu de sas istradas.
Est una molighedda sèmpere birde, arta dae sos
trinta a sos noranta tzentimetros, sas fozas sunt de
colore birde-blu, sos frores grogos.

Propiedades e impitu
Sas fozas sunt de fragu forte e, si ddas ifrigat-
zamos in sas manos, nos zant ifadu.
Sos romanos ddas segaiant a fine e ddas impi-
taiant a cundire petza e pische.
Su brou est meighinosu, faet bènnere sas fortzas
e bochit sos bremes in sas istentinas.

215
Salsapariglia
Titione
Smilax aspera (Liliaceae)

Habitat e descrizione
La salsapariglia è un’erba sempreverde, dif-
fusa soprattutto tra i cespugli e nei boschi, do-
ve i lunghi rami creano un intrico spinoso e i-
naccessibile, talvolta così alto da raggiungere le
cime delle piante dove si attaccano e da dove
ridiscendono per diversi metri.
Le foglie sono a forma di cuore o di triangolo,
i fiori piccoli bianco-giallastri o verdastri, sono
profumati e sbocciano in autunno, i frutti sono
delle bacche rosse che non trovano impiego.

Proprietà e impiego
Il decotto si ottiene facendo bollire foglie e
fiori, lo si utilizzava per fare impacchi contro il
prurito e altri fastidii della pelle.
Il brodo della salsapariglia lo si dava da bere al- Le foglie e i frutti della salsapariglia. Nella foto picco-
le bestie quando avevano disturbi intestinali. la, le infiorescenze.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Erba sèmpere birde, su titione creschet mesca-
mente in mesu de sas molas e in sos litos, inue sos
chimos longos e prenos de ispinas si apitzigant a sas
matas e ch’arribbant finas a susu, torrande a ter-
ra po medas metros, pilisande su logu de manera
chi no faet a colare.
Sas fozas sunt a froma de coro, o de triangulu, sos
frores piticos, de colore biancu grogatzu, o birda-
stru, sunt de fragu bellu e frorint in atonzu. Su
frutu est una mélighedda ruja chi no serbit a
nudda.

Propiedades e impitu
Cun sos frores e cun sas fozas faiant su brou a fae-
re impacos po che fàere passare su papinzu e àte-
ros istrobbos de sa pedde.
Su brou de titione ddu zaiant a sos animales
maladios a sa matza.

216
Sassifraga
Erba ’e perdas
Saxifraga granulata (Saxifragaceae)

Habitat e descrizione
La sassifraga, come dice il nome, è un’erba
assai diffusa nei terreni umidi e petrosi, penetra
nelle crepe delle rocce e dei vecchi muri di pie-
tra, tanto da fenderli.
Ha le foglie coperte di peluria nella parte su-
periore, i fiori rosati.

Impiego
Nel passato c’era la convinzione che il decotto
delle foglie frantumasse i calcoli renali.

Nelle foto, i fiori della sassifraga e una veduta del-


l’intera pianta.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De cust’erba de pedras, comente narat su lùme-
ne, bi nd’at in zassos ùmidos e pedrosos, sighit a i-
stampolare sas rocas crapidas e sos muros betzos.
Sas fozas sunt piludas in su chirru de susu, sos fro-
res colore de rosa.

Propiedades e impitu
Sos betzos creiant ca su brou che iscazaiat sas pe-
dras de sos runzones.

217
Scilla
Ispridda, Aspridda
Urginea maritima (Liliaceae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


La scilla la troviamo nei terreni magri, sabbio- I bulbi di quest’erba, contenenti tannino, zuc-
si e sassosi, dove sono le ferule e gli asfodeli, in cheri, glucosio, saccarosio e fruttosio, hanno
pianura e in collina. proprietà cardiotoniche, e fluidificanti di bron-
È alta da un metro a un metro e mezzo. I bul- chi e polmoni, ma, essendo tossici, è meglio non
bi, rossicci e grossi, misurano dai dieci ai quin- assumerli per via orale.
dici centimetri. Nei nostri paesi, la sera del vespro di S. Gio-
Il fusto è eretto e sulla parte superiore i fiori vanni, venivano messi attorno alle case, a difesa
bianchi e verdi formano una pannocchia, le fo- dai serpenti e dagli insetti nocivi.
glie sono basali, acute e carnose. Le grandi foglie della scilla, al principio della primave-
Altre specie simili presenti nel territorio, e ab- ra. Nella foto piccola, l’infiorescenza.
bastanza diffuse, sono la Scilla autunnalis e la
Scilla obtutsifolia.
Sos logos inue creschet e sa descritzione
Mitologia De ispridda bi nd’at dae sos oros de mare a sos
Nell’antica Grecia alla scilla venivano attribui- montigos, in sos terrinos lanzos, arenosos e prenos
ti poteri apotropaici, la si trovava nelle tombe e de pedra, inue b’at férula e iscraleu.
ne appendevano i bulbi sopra l’uscio delle abi- Est arta dae unu metro a unu e mesu. Sas con-
tazioni per allontanare i malefici. cas sunt rujastras e mannas dae sos 10 a sos 15
tzm. Sas fozas partint de terra, sunt acutzas e
russas, sos frores, biancos e birdes, faent unu tu-
ratzulu in sa parte arta de sa canna.

Istòria
In sa Gretzia antiga creiant chi s’ispridda te-
niat podere contra a sa morte, difatis dda pasti-
naiant acanta a sas tumbas e apicaiant sas con-
cas in sa tzimbrània de sa zenna de fora a che i-
stesiare sas maias.

Propiedades e impitu
In sas concas de cust’erba b’at tannino, medas ca-
lidades de tzùcaru e àteras sustanzias chi faent be-
ne a sos malàdios a su coro, a sos broncos e a sos pru-
mones, ma sigomente b’at fintzas felenu, est men-
zus a no ddas papare.
In logos nostros, sa die de su esperu de S. Zuan-
ni ddas poniant a inghìriu de sas domos po che i-
stesiare piberas e bobbois malos.

218
Scirpo
Tzinniga, Tzinnia, Zuncu mascru
Holoschoenus romanus
Juncus acutus (Gramineae)

Habitat e descrizione
Lo scirpo è un piccolo cespuglio diffuso so- Sos logos inue creschet e sa descritzione
prattutto lungo i fiumi e torrenti. Ha i fusti drit- Sa tzinniga e su zuncu creschent mescamente
ti, forti e resistenti. inue b’at abba, acanta a Frumene e a sos rios.
Zughet sa canna dereta e forte.
Storia
Il nome sardo di questa pianta, tzinniga, è pre- Istòria
latino e viene da tzennit, di origine berbera. In Su lùmene sardu de cust’erba, tzinniga o zuncu
Sardegna potrebbe provenire dall’Africa cartagi- mascru, benit dae tzennit de orizine berbera, na-
nese (vedi anche la scheda sul Giunco, pag. 189). chi che dd’ant batiu in Sardinna sos cartaginesos.

Impiego Impitu
Tutti questi giunchi venivano impiegati per fa- Sos omines impitaiant totu custas zenias de zun-
re funi e ogni genere di ceste, grandi e piccole, tut- cu a fàere funes, pischeddas e pischedditas chi no
te di grande robustezza e durata e quasi “indi- teniant mai fine. Sos massaios e sos pastores ddu
struttibili”. I contadini e i pastori li tagliavano in boddiant in s’istiu, ddu faiant a fasches e ddu po-
estate, facendone delle fascine da mettere ad a- niant a assutare a su sole una pariga de dies. Po-
sciugare al sole alcuni giorni. Poi prendevano i sca ddu murghiant e ddu impitaiant a prendere
giunchi uno per uno, li strizzavano e li stiravano. calesisiat cosa, cannadas, sacos etc. Po ddu mur-
Dopo averli resi flessibili, li utilizzavano per le- ghere s’omine praticu prendiat una cordiola in
gare qualsiasi cosa: incannicciati, sacchi ecc.. I più su pè e in su brenugu e si passaiat su zuncu tra sa
esperti legavano uno spago dal piede al ginoc- cordiola e sa manu.
chio e passavano il giunco tra lo spago e la mano.

Alcune specie di giunchi: Holoschoenus romanus (qui


sopra e nella foto piccola in alto) e Juncus acutus (a la-
to). Nell’altra foto, canestrina di giunco, sa frussella.

219
Sedano palustre
Tziligusa, Tziligugu siligusa
Apium nodiflorum (Umbelliferae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Il sedano palustre è molto diffuso nei corsi È un’erba aromatica e ricca di oli essenziali, di
d’acqua, nelle fontane e nei terreni umidi del vitamine A, B, C, e di quasi tutti i sali minerali
nostro territorio. che esistono in natura. È diuretica e fa bene a chi
È un’erba perenne, poco alta, dai trenta ai ses- ha disturbi allo stomaco.
santa centimetri. Il fusto è eretto, sottile, liscio, Le foglie si possone mangiare crude o bollite,
ramificato e lucido; di un verde lucido sono an- da sole o mescolate alle altre erbe selvatiche,
che le foglie, le basali e quelle superiori, rom- condite con olio e sale. Tagliate a pezzi sono
boidali e dentate; i fiori bianco-verdognoli fio- buone nel minestrone.
riscono tra maggio e settembre. Immagini del sedano palustre nel suo ambiente tipico.

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa tziligusa est erba de rios, de funtanas e de
logos ùmidos. No sicat mai e arreat pitica, dae so
trinta a sos sessanta tzentimetros, sa canna est de-
reta, fine, lìsia, lughida e totu chimos;
de colore birde-lùghidu sunt puru sas fozas, cus-
sas chi partint dae su fundu e cussas in artu, a fro-
ma de rombo e a bicos; sos frores, de colore biancu-
birde craru, ispraghent dae maju a cabudanni.

Propiedades e impitu
Est un’erba de fragu bellu e rica de ozos de im-
portu, de vitaminas A, B, C e de azumai totus
sos sales minerales de sa Natura. Faet pissiare e
faet bene a s’istògomo.
Sas fozas ddas podimos papare cruas, o cotas a
buddiu, solas o ameschiadas a àteras erbas de sar-
tu, cundias cun ozu e sale. Segadas a piticu sunt
bonas in su minestrone.

220
Senape selvatica
Caulitu
Brassica arvensis (Crucìferae)

Habitat e Descrizione no simili ai broccoli, di cui hanno anche il sapore,


La senape selvatica è un’erba annua infestan- e si possono cucinare come questi.
te, presente in tutto il territorio, soprattutto do- Dai semi si ricava un olio commestibile, im-
ve vi siano terreni ricchi di humus, incolti o col- piegato anche nella fabbricazione di sapone.
tivati. La si trova anche ai margini delle strade,
La pianta e i fiori della senape selvatica.
in pianura e in alture.
Il fusto, alto fino a un metro, è eretto, o ascen-
dente, striato e ramoso; le foglie basali sono rugose Sos logos inue creschet e sa descritzione
e con margine dentato, le cauline ridotte. I fiori, Su caulitu est un’erba chi faet a brossura, ed e-
all’apice dei fusti, di colore giallo, fioriscono da st male a ch’ispérdere. Bi nd’at in totue, mesca-
marzo a ottobre. I frutti sono silique glabre con- mente inue sa terra est rassa e movia, in terrinos
tenenti semi di colore bruno-rossiccio scuro. bìnnidos e tribballaos, ororu sas istradas de paris
Storia e de arturas.
Il nome deriva dal greco sínapis. Il suo uso è an- Artziat finas a unu metro. Sas fozas de suta
tichissimo e se ne parla anche nella Bibbia. sunt raspiosas, cun sos oros a bicos, sas de susu sunt
prus piticas. Sos frores in sa parte arta de sa can-
Proprietà e impiego na sunt grogos e frorint dae martzu a santuaini.
È indicata per curare i reumatismi e le affezio- Su frutu est una siliqua lìsia inue b’est su sème-
ni delle vie respiratorie. Nel passato si facevano i ne de colore ruju-iscuru.
pediluvi col brodo di quest’erba e si mettevano i
semi pestati nelle calze; sono un ottimo alimen- Istòria
to per gli uccelli. I fiori sono ricercati dalle api. Su lùmene benit dae su grecu sinaps. Ischimos
Le foglie tenere vengono colte per usarle in ca su caulitu ddu connoschiant dae s’antighida-
cucina. Di solito si mescolano alle insalate di al- de e ca nde allegat sa Bibbia.
tre erbe selvatiche, a cui aggiungono un sapore
piccante. Si possono anche bollire e condire con Propiedades e impitu
olio e sale, oppure soffriggere. Le cime apicali so- Cust’erba dda cussizant a curare su reumati-
smu e sas maladias respiratorias.
In sos tempos colaos cun su brou faiant sos pe-
dilluvios e poniant su sèmene pistau in sas mizas.
Custu est un’alimentu de lussu po sos puzones, sos
frores ddu est po sas abes.
Sas fozas moddes ddas impitamos in coghina, de
sabore ispurtiosu istant bene ammeschiadas cruas
a sas àteras erbas de sartu. Sunt bonas fintzas co-
tas, cundias cun ozu e sale, o frissas.
Sos chimos frorios si assimbizant a sos brocolos fi-
nas de sabore e, comente custos, si podent coghi-
nare. Dae s’ozu de su sèmene faent su sabone.

221
Tamaro
Isparau ’e coloru, Àghina ’e coloru,
Àghina ’e colora
Tamus communis (Dioscoraceae)
Habitat e descrizione Proprietà e impiego
Il tamaro è una pianta perenne, molto diffusa Qualcuno prende per asparagi i germogli del
lungo i muri e nei terreni incolti, solitamente tamaro e, se teneri, quindi non tossici, li coglie
dove è presente l’asparagina, a cui si avvolgono per cucinarli.
i germogli lunghi e penduli. Le drupe sono gial- Hanno potere diuretico come gli asparagi,
lo-rossastre e carnose. quindi non indicati a chi soffre di malattie renali.
Le bacche, di sapore acre, sono tossiche.
Le nonne dicono che hanno proprietà antido-
lorifiche: loro le pestavano nel mortaio di legno
e le usavano contro ogni genere di dolore.
Mettevano la poltiglia sulla parte sofferente e
ve la lasciavano fino a ottenere l’effetto deside-
rato.

Nelle foto, i frutti maturi (a lato)


e quelli ancora verdi, fra le foglie
(nella foto piccola).

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’isparau ’e coloru est una matighedda chi no
sicat, bi nd’at meda in sos cunzaos bìnnidos, oro-
ru de sos muros, inue b’at isparazina, a inghìriu
de issa si ch’imboligant sos tzurulos longos e pen-
de-pende.

Propiedades e impitu
B’at chie pigat po isparau sos chimos de isparau
de coloru e boddit sos tzurulos moddes, e duncas no
felenosos, a ddos coghinare. Faent pissiare comen-
te s’isparau, ma no ddos cussizant a chie patit a
sos runzones. Sa mélighedda, chi tzirriant aghi-
na, est de sapore argu e velenosa.
Mamais nostras narant ca faet bene a calesisiat
dolore, issas dda pistaiant in su pistone e dda po-
niant in su zassu malàdiu, lassandebidda finas a
che passare su male.

222
Tapsia
Feurredda, Feruledda
Thapsia garganica
(Umbelliferae)

Habitat e descrizione
La tapsia è diffusa ovunque ci sia la ferula. Sos logos inue creschet e sa descritzione
È una pianta erbacea perenne, il fusto dritto e De feurredda bi nd’at in ue b’at ferula.
rigato, ramificato in alto, può raggiungere un Est un’erba chi no sicat, sa canna est dereta e a
metro e mezzo circa, le foglie sono lisce o con rigas, cun sos chimigheddos in susu, podet arrib-
peluria, i fiori sono gialli, il frutto è un achenio bare azumai a unu metro e mesu, sas fozas sunt
piatto. lìsias o piludas, sos frores grogos, su frutu est unu
acheniu illadiau.
Proprietà e impiego
Le foglie di quest’erba hanno poteri antidolo- Propiedades e impitu
rifici, per cui sono efficaci nella cura dei reuma- Sas fozas de sa feurredda zughent propiedades
tismi, pur con le dovute precauzioni. inditadas a curare sos dolores reumaticos, ma to-
Le nostre nonne le impiegavano per fare le sco- cat a ischire impitare sa cantidade zusta.
pe “da forno”, utilizzate per spostare la brace e Mamais nostras ddas impreaiant a mundare su
la cenere, prima di infornare il pane. furru innanti de coghere su pane.

Nelle foto, tutte le


fasi della tapsia.
Sotto, la pianta
ancora priva dello
stelo fiorale; a lato,
gli steli fiorali pri-
ma dell’antesi
(nascita dei fiori);
nelle foto piccole in
alto, a destra la
pianta fiorita e a
sinistra i semi.

223
Tarassaco o Soffione
o Dente di leone
Tzicòria burda
Taraxacum officinale - Hyoseris radiata(Compositae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Il tarassaco è un’erba perenne diffusa nei cam- Il nome deriva dal greco tarasseo, e significa
pi incolti e assolati e nei sentieri campestri, in pia- curo. Infatti già gli antichi ne conoscevano le
nura come ad altitudini elevate. molteplici proprietà medicamentose. Contiene
È alta dai quindici ai trenta centimetri, le radi- sali minerali, soprattutto ferro e potassio, vita-
ci sono grosse e legnose, le foglie lunghe e ba- mine A, B, C e altre sostanze terapeutiche.
sali; i fiori giallognoli, quasi dorati, fioriscono da Il decotto di foglie e radici è antinfiammatorio,
febbraio a ottobre, il frutto è un achenio sor- diuretico, lassativo, depurativo del sangue, pro-
montato da un ciuffo di peli e, quando tira ven- tettivo del fegato e della cistifellea, efficace per
to, i semi si diffondono anche lontano. Per que- l’eliminazione dei calcoli biliari. Grazie alle pro-
sto vegeta ovunque. prietà antiemorragiche e cicatrizzanti delle setole
Le foglie basali e (nella foto piccola) i frutti. uncinate presenti nella piantina, gli impacchi del

224
ERBE - ERBAS

decotto sulle ferite ne affrettano la guarigione.


Le foglie, molto amare, vengono lessate e con- Sos logos inue creschet e sa descritzione
dite con olio e sale, quelle tenere si possono Sa tzicòria burda est erba chi no sicat; nde sunt
consumare crude, condite con olio e sale, me- prenos sos terrinos bìnnidos e solianos, sos caminos
glio se mescolate a erbe dolci. Cotte nel vino, ab- de sartu, in paris e in arturas.
bassano la temperatura. Est arta dae sos bindighi a so trinta tzentimetros,
sa raighina est russa e linnosa, sas fozas longas par-
Una veduta totale della pianta fiorita.
tint dae fundu, sos frores grogheddos, azumai do-
raos, ispraghent dae frearzu a santuaini. Su fru-
tu est un’acheniu cun d-unu matzuleddu de pilos
e, cando tirat bentu, su logu si prenet de sèmene.

Propiedades e impitu
Su lùmene tarassaco benit dae su grecu tarasseo,
chi cheret nàrrere curo.
Duncas puru sos antigas connoschiant sas pro-
piedades meighinosas. Tenet sales minerales, me-
scamente ferru e potassiu, vitaminas, A, B, C e à-
teras sustàntzias chi faent bene a sa salude.
Su brou de sas fozas e de sas raighinas curat sas
iscardiduras, faet pissiare, faet andare de corpus,
innetiat su sàmbene, zat amparu a su fìgadu e a
su fele e azuat a che fàere sas pedras. Po more de
sas tzuddas chi sunt in totu su fundu, sos impacos
de su brou che faent sanare impresse sas segadas.
Sas fozas, arranchias meda, ddas coghimos a
buddiu e ddas cundimos cun ozu, cussas moddes
faet a ddas fàere a issalada cruas, diat a èssere
menzus a ddas ameschiare a erbas druches. Co-
tas in binu abbassant sa frebbe.

225
Tasso barbasso
o Verbasco
Trivodda, Trovodda, Tribodda, Sribudda
Verbascum pulverulentum
Verbascum creticum (Scrophulariaceae)
Habitat e descrizione Proprietà e impiego
Il verbasco lo troviamo lungo i margini delle Del verbasco vengono colti soltanto i fiori, in
strade campestri e nei campi incolti. quanto le altre parti della piantina sono tossiche.
È una pianta biennale che può raggiungere i Essi contengono sostanze antinfiammatorie e
due metri d’altezza. Il fusto, grosso e diritto, è anticatarrali, per cui si usa l’infuso di quelli es-
coperto da peluria, come le foglie grandi e spes- sicati nella cura dell’influenza e della tosse: è di
se che lo avvolgono, eccetto dove spuntano i fio- gusto gradevole, rinfrescante e sedativo.
ri, che sono di colore da giallo pallido a carico, Per i gargarismi della gola infiammata si fanno
belli e grandi, molto profumati. Fioriscono dal- bollire in un litro d’acqua venti grammi di fio-
la primavera inoltrata a buona parte dell’estate. ri di verbasco insieme a venti grammi di foglie
di malva. Si lascia sui fornelli un quarto d’ora.
Storia Fino al 1950-60 si portava il verbasco alla pro-
Il nome popolare è “verga di Aronne”, perché cessione di S. Giovanni per essere benedetto, in
nel Vecchio Testamento si legge che il bastone quanto veniva impiegato per fare le sponde dei
di Levi su cui era intarsiato il nome di Aronne, carri, usati per trasportare la paglia dall’aia ai
fiorì dopo averlo introdotto nel tabernacolo. pagliai.
Nelle foto, il verbasco o tasso barbasso: foglie e fiori di alcune specie diverse, molto comuni in Sardegna.

226
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De trivodda bi nd’at ororu sos muros de sartu,
de istradas e in cunzaos bìnnidos.
Est una matighedda de duos annos chi creschet
finas a duos metros de artesa, sa canna russa e
dereta est piluda comente sas fozas, mannas e rus-
sas, chi dda imboligant francu inue est froria.
Sos frores, de unu colore grogu isbiadiu, sunt i-
spantosos e de fragu bellu, ispraghent dae ùrti-
mu beranu a bona parte de s’istiu.

Istòria
Su lùmene populare est fuste de Aronne, poite in
sa Bibbia lezimos ca sa canna de Levi, inue bi
fut su lùmene de Aronne, at froriu apustis che
dd’àere intrada a su tabbernaculu.

Propiedades e impitu
Tocat de boddire ebbia sos frores, ca su restu de sa
matighedda est felenosu. In sos frores b’at su-
stàntzias chi faent bene a sas iscardiduras e a chie
est acatarrau. A curare su remadiu e su tùssiu to-
cat a fàere unu brou de frores sicos, est de sabore
bonu, ifriscante e carmante.
Po fàere sos gargarismos si faet buddire, in d-u-
nu litru de abba, binti gramos de frores de tri-
vodda paris a binti gramos de fozas de narbi-
ghedda, lassandeddas in su furreddu unu quar-
tu de ora.
Finas a chimbant’annos faet sos massaios zu-
ghiant a beneighere sa trivodda a sa cufessone de
santu Zuanni, poite dda impitaiant a fàere sas
zerdas de su carru chi che carraiat sa paza dae sas
arzolas a sas domos de paza.

227
Timo
Armidda
Thymus serpyllum
Thymus chatharynae (Lamiaceae)

Habitat e descrizione
Il timo è un’erba cespugliosa e molto profu-
mata, spontanea nelle colline soleggiate e nei
terreni aridi e sassosi, dove, strisciando, mette ra-
dici tutt’intorno.
Può raggiungere i trenta-quaranta centimetri,
le foglie sono piccole, così anche i fiori, bianchi,
rosei o porporini, che sbocciano in estate.

Storia
Il timo, la cui parola deriva dal greco thimòn
= ho odore, fin dall’antichità è, tra le erbe aro-
matiche, quella con il maggior numero di ap-
plicazioni in medicina. È menzionato nel Papi-
ro di Ebers e in documenti etruschi, e ne han-
no parlato gli scrittori greci e latini, tra cui O-
vidio, Marziale, Virgilio, per il quale quest’erba
è una delle migliori pasture per le api.

Proprietà e impiego
Plinio e Columella consigliavano di bollire fo-
glie e fiori in acqua e di bere il decotto benefi-
co a tutto il corpo e anche alla mente. Il timo
contiene tannino, resina ed oli essenziali che ne
fanno un toccasana per le malattie respiratorie e
per i dolori reumatici.
Il decotto è disinfettante dell’intestino e della
vescica, è diuretico, anti inappetenza e aiuta a di-
gerire; con gli impacchi si disinfettano le ferite
e la pelle arrossata, con i gargarismi si rafforza-
no le gengive, messo nell’acqua della vasca da ba-
gno è benefico per la pelle e per i capelli, che ren-
de forti e lucidi. Le dosi sono un ramo di timo
in un quarto d’acqua, si lascia riposare e si e-
dulcora col miele, poi se ne bevono tre bicchieri
per giorno.
Il timo inoltre è molto usato per insaporire le
pietanze, soprattutto la carne e il pesce. Quan-
do è fiorito, viene colto per essiccarlo, possibil-
mente all’ombra.

228
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


De armidda, una moligheddas de fragu bellu
meda, bi nd’at in sos montigos solianos, creschet in
sos terrinos lanzos e pedrosos. Arta dae trinta a ba-
ranta tzentimetros, istrisina, istrisina ponet rai-
ghinas in totue. Sas fozas sunt piticas, gasi sos fro-
res, biancos, colore de rosa e porporinos, chi fro-
rint in s’istiu.

Istòria
Su lùmene issentificu de s’armidda benit dae su
grecu thimòn e in mesu de sas erbas de fragu bel-
lu est cussa chi ant impitau de prus in sas meghi-
nas.
Dd’ant muntovada in su Papiro de Ebers e in
paperis etruscos, ne ant allegau sos iscritores gre-
cos e latinos, Ovidio, Marziale, Virzilio, po issu
s’armidda est una de sas menzus pasturas de sas
abes.

Propiedades e impitu
Plinio e Columella cussizaiant a fàere buddire
fozas e frores in abba e a bufare su brou beneficu
a corpus e a mente.
In s’armidda bi at tannino, resina e ozos es-
sentziales chi sunt unu remédiu mannu a sas ma-
ladias respiratorias, a sos dolores reumaticos. Su
brou curat sas istentinas e sa busica, faet pissiare,
bènnere sa gana de papare e dizerire; fainde sos
impacos meigat sas fertas e su papavarre, pigau a
cuncos e lassau in buca, afòrtigat sas ghinghias, be-
tau a sa bartza de su bannu est beneficu a sa ped-
de, afòrtigat sos pilos e ddos faet lughidos.
Tocat de pònnere a buddire unu chimu de ar-
midda in d-unu quartu de abba, dda lassare pa-
sare, bi betare mele e nde bufare tres tassas a sa die.
S’armidda dda impitamos a zare sapore bonu a
s’ite papare, mescamente petza e pische.
Cando est froria dda ponimos a sicare in s’um-
bra.

Nelle foto a lato, il timo nel periodo in-


vernale, alcuni rametti già raccolti e u-
na vista dei fiori. Nella foto piccola del-
la pagina accanto, il dettaglio del tipico
fiore viola-lilla.

229
ERBE COLTIVATE
ERBAS PASTINADAS
Aglio
Azu
Allium sativum (Liliaceae)

Habitat e descrizione popoli dell’area mediterranea, dagli ebrei ai gre-


L’aglio coltivato ha bisogno di terra leggera e ci e ai romani, che lo diffusero nell’impero, a-
soleggiata. Può raggiungere anche 70 cm di al- vevano in grande considerazione l’aglio e dice-
tezza. vano che esso occupava un posto prevalente tra
Il bulbo è bianco e roseo, comprende gli spic- le erbe medicamentose.
chi, a forma arcuata, avvolti in una membrana di In Grecia i soldati che partivano in guerra si
color rosa-pallido, il fusto eretto è avvolto da fo- portavano appresso provviste di aglio. Ermete lo
glie piatte e sottili, i fiori bianchi formano un’om- diede a Ulisse per potersi difendere da Circe.
brella nella parte superiore e sbocciano in giugno.
Proprietà e impiego
Mitologia e Storia Ipocrate consigliava l’aglio per curare diverse
Non è certo il paese d’origine dell’aglio, chi di- malattie. Delle sue molteplici proprietà ne par-
ce l’Asia centrale, chi l’Egitto, dove era consi- lano Plinio, Columella, Dioscoride. I romani lo
derato un’erba sacra, tanto che si giurava sull’a- utilizzavano in cucina al pari delle tante erbe a-
glio. Alla manodopera che lavorava per la co- romatiche, come la menta, il prezzemolo e via
struzione delle piramidi veniva dato ogni giorno di seguito.
uno spicchio d’aglio, insieme a della cipolla. Nel Medioevo lo usavano contro le epidemie,
Alcuni pensano che provenga dall’Asia: dal- gli spiriti malefici, le fatture e il malocchio.
l’India, o dal deserto del Kirghisi. L’aglio è ricco di oli essenziali, vitamina A, B1,
Ciò che si sa di sicuro è che tutti gli antichi B2 e C, ha proprietà antibatteriche, acido
nicotinico e altre sostanze. È
salutare per il corpo e per
la mente. Fa bene agli ar-
teriosclerotici, a chi ha
la pressione e la glice-
mia alte, il diabete, la
difterite, disturbi al
cuore e all’apparato re-
spiratorio (asma, bron-
chite, pertosse, raffred-
dore). Dovrebbero evi-
tarlo gli ipotesi, coloro
che soffrono di bruciori
allo stomaco (gastrite e
ulcera), di emorroidi, di
nefrite e le donne du-
rante l’allattamento.
Facendo bollir e sei
spicchi d’aglio in un li-
tro d’acqua si ottiene un

232
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’azu est un’erba arta dae sos baranta a sos setanta tzentimetros, sa conca est bianca e de colore ’e rosa,
sos isprigos sunt a froma de arcu, sas fozas fines; sos frores biancos ispraghent in làmpadas.

Mitolozia e Istòria
No est seguru in cale logu po primu ant pastinau s’Allium sativum, b’at chie narat ca est s’Ezitu, inue
ddu cussideraiant un’erba sagra, tantu chi ddu muntovaiant in su zuramentu. Nachi nde zaiant un’i-
sprigu cada die paris cun chibudda, a sos zorronaderis chi fraigaiant sas piramides.
B’at puru chie pentzat chi benzet dae s’Asia, dae s’India o dae su desertu de su Kirghisi.
Su chi ischimos de seguru est ca sos pòpulos antigos de sos logos a inghìriu de su mare Mediterraneu, dae
sos ebreos a sos grecos e a sos romanos, chi che dd’ant leau in totu s’imperiu, teniant in cussideru mannu
s’azu e naraiant ca est de sas primas erbas meighinosas.
In Gretzia sos sordaos chi andaiant a gherrare, si leaiant sas provistas de azu.
Ermete ddu at zau a Ulisse po si defendere dae Circe.

Propiedades e impitu
Ipocrate cussizaiat s’azu a curare medas maladias. Plinio, Columella, Dioscoride allegaiant de sas pro-
piedades suas e sos romanos ddu impitaiant in coghina, gasi comente faiant cun sas tantas erbas de sa-
bore e de fragu bellu, sa menta su pedrusèmene etz.
In su medioevu ddu impreaiant contra a sa peste, sos ispiridos malos, sos fatuzos e s’ogu leau.
Oe chi est oe ddu ponent in màndigos diferentes e a curare calecunos istrobbos.
Est ricu de vitamina A, B1 , B2 , C, tenet propriedades antibatericas e àtzidu nicoticu. Faet bene a chie
est de sàmbene forte, a chie zughet su diabete, sa difterite, istrobbos a su coro, a sos broncos, a sos mermos,
a sa pertosse. Nde depent fàere a mancu chie est de sàmbene débbile, chie patit de murenas e de nefrite e
sas féminas chi allatant.
Fainde buddire ses isprigos de azu in d-unu litru de abba, su brou che sanat sa runza e bochit sos bremes
de sas istentinas, si diat depet bufare a sa zauna po tres chidas. Po che trantzire s’alidu pudidu abbastat
a papare una mela. Pistau e postu in sos gallos po bindighi dies, che ddos faet iscumparrere, postu in su
zassu puntu dae s’espru, che trantzit su dolore e s’ufrore, in s’azarolu, coitat a che sanare.
Sos isprigos de azu tocat a ddos semenare in bennarzu, e a che bogare sas concas de suta terra in s’istiu,
cando sos frores sunt sicos. Apustis si faent a matzulos e si apicant in zassos aeraos.

decotto efficace per curare la scabbia e per eli-


minare i parassiti intestinali. Si dovrebbe bere a
digiuno per tre settimane, per eliminare la puz-
za si può mangiare una mela.
Schiacciato e messo sui calli per quindici gior-
ni di seguito, li fa scomparire. Messo sulla pun-
tura della vespa elimina il dolore e il gonfiore,
sull’orzaiolo, ne affretta la guarigione.
Si usa per insaporire le pietanze e per curare al-
cuni disturbi.
Gli spicchi d’aglio si seminano a gennaio e le te-
ste si dissotterrano in estate, a luglio. Quando le
foglie e i fiori sono secchi, si legano in mazzi e
si appendono in luoghi arieggiati.
Nelle foto, una varietà sarda di aglio, coltivata in pieno
campo e (nella foto grande) un primo piano dei bulbi .

233
Basilico
Afràbbica
Ocymum basilicum (Lamiaceae)

Habitat e descrizione shnu. Gli induisti, oltre a tenerlo con massima


Il basilico è una pianta annuale di 30-50 cen- cura nelle case, lo piantavano nelle tombe, in
timetri di altezza, con fusto ramificato, foglie quanto poteva aprire le porte del Nirvana. In
opposte, di un verde lucido, fiori bianchi; quat- Egitto lo utilizzavano negli impiastri per im-
tro acheni ovali compongono il frutto. balsamare i defunti.
Ne esistono circa 40 varietà. In Grecia era considerato degno della mensa re-
gale, ma anche dell’amore, della fertilità e di u-
Mitologia e Storia na onesta povertà. I romani lo usavano in cuci-
I greci chiamavano quest’erba òkimon, poi A- na. Del basilico hanno parlato molti scrittori,
ristotele vi aggiunse basilikòn, che significa tesoro da Columella ai poeti del 1900.
reale. Da allora si è continuato a coltivarlo per il pro-
Alcuni pensano che il basilico abbia avuto ori- fumo e per il sapore, ma anche per le sue pro-
gine in India, dove era sacro a Krishna e a Vi- prietà medicamentose.

234
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’afràbbica est un’erba de annu, arta dae trinta a chimbanta tzentimetros. Est cun medas chimos, sas
fozas sunt de unu birde lùghidu, sos frores biancos, su frutu zughet bàtoro achenos. Bi nd’at una baran-
tina de ratzas.

Mitolozia e Istòria
Sos grecos dda mutiant òkimon, posca Aristotele bi at azuntu basilicòn, chi cheret nàrrere prenda reale.
Nachi est naschia in India, inue fut sagrada a Krisnha e a Visnhu. Sos induistas no solu si incuraiant
de s’afràbbica in domo issoro, ma dda pastinaiant in sas tumbas, ca podiat aperrere sas zennas de su Nir-
vana. In s’Ezitu dda impitaiant in s’impiastru a imbalsamare sos mortos.
In Gretzia dda cussideraiant dinna de sa mesa reale, ma fintzas sinnu de amore, de fertilidade e de u-
na poberesa onesta. Sos romanos dda impitaiant in donnia zenia de mandigu.
De s’afrabbica ant allegau medas iscritores, dae Columella a sos poetas de su 1900.
De tando finas aigomo ant sighiu a dda pastinare po su fragu bellu e po su sapore bonu, ma fintzas po
sas propiedades meighinosas.

Propiedades e impitu
Tenent ozos de importu, tannino, canfora etz, chi faent bene a chie est debbile e chena fortzas, a chie no
dromit e sufrit de dolore de conca e de istògomo, a chie est malu a digerire e suzetu a bombitare. Chie n-
de papat unu pagu onnia die in sos màndigos fatos cun birduras, petza e pische, istat menzus de corpus e
de mente.
Amentamos puru ca sos testos de afràbbica postos in sas fentanas che istesiant sa tzintzula e sas fozas i-
frigatzadas in sa pedde illebiant su dolore e s’ufrore de sa puntura de su espru.
S’afràbbica, gasi comente àteras erbas de fragu bellu, dda impitaiant in sas majas, fainde atentzione
a che dda bogare cun sas raighinas. Dda semenant in frearzu e dda pastinant in arbile.

Proprietà e impiego Il basilico viene seminato a febbraio e si tra-


Gli oli essenziali, il tannino, la canfora e altri pianta in aprile.
principi attivi che esso contiene, sono indicati a
chi soffre di astenia, di insonnia e di emicrania
di origine nervosa, e anche a chi soffre allo sto-
maco e ha una digestione difficile.
Consumato quotidiamente nelle pietanze a ba-
se di verdure, di carne e di pesce, è di giova-
mento alla salute del corpo e della mente.
Ricordiamo che i vasi di basilico messi sui da-
vanzali, o sui balconi, allontanano le zanzare;
le foglie strofinate sulla puntura di vespa leni-
scono il dolore e il gonfiore.
Anche il basilico, al pari di altre erbe aromati-
che, lo si usava nei riti magici. Per una buona riu-
scita si estirpava la piantina integra. Si crede i-
noltre che abbia proprietà afrodisiache.

A lato, un primo piano delle foglie e, nella foto della pa-


gina accanto, il basilico in un orto della Sardegna, col-
tivato in pieno campo. Nella foto piccola (sempre della
pagina accanto), un mazzetto appena raccolto.

235
Cipolla e Cipollotto
Chibudda
Allium caepa (Liliaceae)

Habitat e descrizione
La cipolla, originaria dell’Asia, forse della Per-
sia, è conosciuta da tempi antichissimi. Allo sta-
to selvatico è diffusa ovunque, ma pochi la rac-
colgono.
Quella coltivata ha bisogno di terra leggera e
sciolta. Il bulbo è ricoperto da vari strati di mem-
brane rossastre. Il fusto è eretto, fusiforme alla
base, e può arrivare a un metro di altezza; le fo-
glie sono lunghe, i fiori bianco verdognoli, a
ombrella, fioriscono a giugno.
Si semina a febbraio e si raccoglie in estate.

Storia
La cipolla, il cui nome deriva dal tardo latino ce-
pulla, era considerata sacra nell’antico Egitto.
Fu spesso raffigurata nelle tombe e data, insie-
me all’aglio, come cibo agli operai che costrui-
rono le piramidi. Nella Bibbia leggiamo che Mo- Sopra, la cipolla coltivata in un orto. Sotto: cipollotti.
sé, nell’attraversare il deserto del Sinai, abbia ri- Nella pagina accanto e nella foto piccola in alto: piante
cordato agli ebrei che la cipolla e l’aglio erano tra e bulbi appena raccolti.
gli alimenti di cui si cibavano in Egitto.
In Grecia la cipolla era sacra a Latona. Ne par-
la Platone per consigliarne l’uso ai suoi concit-
tadini. A Roma la distribuivano ai legionari per
infondergli coraggio, e questi la diffusero nelle
terre conquistate, Sardegna compresa. Nella no-
stra isola era considerata l’alimento dei poveri.

Proprietà e impiego
Già gli egiziani ne conoscevano le proprietà
curative, e della cipolla hanno parlato molti me-
dici antichi, tra cui Teofrasto, Galieno, Ascle-
pio ecc. Plinio ha scritto che col succo si cura-
vano gli occhi, Columella che rafforzava i ca-
pelli deboli e tonificava la pelle.
Contiene oli essenziali, vitamine A, B1, B2, B5,
C, E, zuccheri e sali minerali, proprietà anti-
batteriche, antinfiammatorie, antinfluenzali e

236
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Sa chibudda benit dae s’Asia e dda conoschiant dae s’antighidade. De cussa areste bi nd’at in totue, ma
sunt pagos sos chi dda boddint. Cussa pastinada tenet bisonzu de terra lebia e isorta.
Sa conca zughet a inghìriu pizos rujastros, sa canna dereta e finigonza in suta, podet crèschere finas a
unu metro, sas fozas sunt longas, sos frores, de colore biancu-birdonzu, sunt a paracu.
Dda seminant in frearzu e che dda bogant de suta terra in s’istiu.

Istòria
Su lùmene chibudda benit dae su latinu cepulla.
In Ezitu dda cussideraiant sagra e dd’ant pinturada in sas tumbas, dda zaiant, paris cun s’azu, a sos
mastros de muru chi funt fraigande sas piràmides. In sa Bibbia lezimos ca Mosè, rugande su desertu de
su Sinai, at amentau a sos suos s’azu e sa chibudda chi papaiant in Ezitu.
In Gretzia fut sagra a Latona, Platone cussizaiat a nde papare meda.
In Roma dda zaiant a sos legionarios a bis fàere curazu, issos dd’ant fata connòschere in sos logos chi ant
conchistau, fintzas in Sardinna, inue fut s’alimentu de sos poberos.

Propiedades e impitu
Zai sos ezizianos connoschiant sas propiedades meighinosas de sa chibudda. Nde allegant sos mèigos an-
tigos Teofrastro, Galieno, Asclepio etz. Plinio at iscritu ca cun su sutzu curaiant sos ogos, Columella ca
afortigaiat sos pilos debbiles e sa pedde.
Tenet ozos de importu, vitaminas A, B1, B2, B5, C, E, tzùcaru e sales minerales, propiedades antibate-
ricas, antinfiamatorias, antinfluentzales e diureticas.
Su brou, (una chibudda cota a buddiu in mesu litru de abba) faet bene a chie zughet pedras in sos run-
zones, a chie no andat de corpus, a chie tenet sa pressione arta. A sos diabeticos bi che faet calare sa can-
tidade de tzùcaru in su sàmbene.
Pistada e posta in sas fruscheddas, che ddas faet sanare prus impresse, posta in sa memoria, illebiat su
dolore de conca. Su sutzu de chibudda afòrtigat su coro e faet bene a sos anèmicos.
Sa chibudda, de diferentes calidades e sabores, est sèmpere presente in medas màndigos e cundimentos de
sa coghina nostra. Dda dizerimos bene cando est cota a buddiu, o arrustia, prus pagu si dda papamos crua,
o frissa. Po cussu depet fàere a mancu a nde papare chie patit a s’istògomo e a sas murenas.

diuretiche. Il decotto fatto con una cipolla bol-


lita in mezzo litro d’acqua fa bene a chi ha cal-
coli renali, agli stitici, a chi ha la pressione alta
e il diabete, in quanto diminuisce il tasso di glu-
cosio nel sangue.
Pestata e messa sui foruncoli ne accelera la gua-
rigione; applicata sulle tempie calma il mal di
testa. L’estratto di cipolla rinforza il cuore e fa
bene agli anemici.
Le cipolle, di tante varietà e con differenti
aromi, sono presenti in molte pietanze e salse
della nostra cucina. Se bollite, o arrostite, sono
di facile digestione, ma indigeste se mangiate
crude o soffritte, per cui dovrebbe evitarle chi
soffre allo stomaco, in quanto aumentano l’aci-
dità gastrica, ma anche chi soffre di emorroidi
e di nefrite.

237
Origano e Maggiorana
Origano, Maiorana
Origanum vulgare
Origanum majorana (Lamiaceae)

Habitat e descrizione uccise. Gli dei mossi a compassione lo trasfor-


Sono erbe perenni, legnose alla base. Il fusto, marono nella maiorana, simbolo di umiltà e di
alto circa cinquanta centimetri, è ramificato, le bontà.
foglie ovali sono di un verde scuro, i fiori piccoli, Di queste erbe parlano Plinio, Columella, Dio-
bianchi o porporini. scoride. Lucrezio e Catullo le citano nelle loro
poesie.
Mitologia e Storia
La parola origano deriva dal greco òros = mon- Proprietà e impiego
te e gànos = delizia, ossia delizia dei monti, per- Sia l’origano come la maiorana contengono o-
ché è un’erba spontanea delle zone collinose li essenziali e un principio amaro. I fiori e le fo-
dell’area mediterranea. glie, fortemente aromatici, sono usati a scopi
I greci e i romani aromatizzavano il vino con terapeutici, per insaporire i cibi, per fare profu-
l’origano, ma lo usavano anche in cucina assie- mi e prodotti per la pelle.
me alla maggiorana, dal greco Amàracos, in la- I decotti stimolano l’appetito, aiutano a dige-
tino Amaracum, ossia che ha odore. rire e sciolgono il catarro; gli impacchi calmano
Quest’erba è spontanea nell’Africa che si af- i dolori muscolari e intercostali. Gli sciacqui le-
faccia sul Mediterraneo, e in Asia, dove (in In- niscono le infiammazioni della bocca e della go-
dia) era sacra a Siva e a Visnù. la, i cantanti ne facevano uso per conservare la
Un mito greco racconta che Amaraco, ufficia- voce.
le del re di Cipro e custode dei profumi, aven- Tutte le parti della pianta si conservano essic-
do rotto un vaso di queste preziose essenze, si cate.

In questa pagina, alcune piante di origano e il detta-


glio dei fiori. Nella pagina accanto, dall’alto: una
piantina di maggiorana, il dettaglio delle foglie e una
vista ravvicinata dei fiori, che sono biancastri a diffe-
renza di quelli dell’origano, porporini e rosa-lilla.

238
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


S’origanu e sa maiorana sunt erbas chi no si-
cant mai, linnosas dae su fundu. Sa canna, ar-
ta, azumai chimbanta tzentimetros, est a moli-
ghedda, sas fozas ovales sunt bird’iscuru, sos fro-
res piticos de colore biancu o porporinos.

Mitolozia e Istoria
Sa paràula origano benit dae su grecu òros =
monte e ganos = delizia, delizia de sos montes, poi-
te est un’erba areste chi naschet in sos montigos de
s’area mediterranea.
Sos grecos e sos romanos poniant s’origanu in su
binu, ma dd’impitaiant fintzas in coghina paris
cun sa majorana, custa puru una paràula chi
benit dae su grecu Amàracos, in latinu Amara-
cum, = chi tenet fragu. Est un’erba areste de s’A-
frica a inghìriu de su Mediterraneu e de s’Asia,
inue fut sagra a Siva e a Visnù, in India.
Unu mitu grecu contat ca Amaraco, ufitziale de
su re de Cipro e guardianu de sos profumos, po su
fatu chi nde aiat fatu a cantos unu vasu prenu,
si est mortu. Sas divinidades si nde sunt apenadas
e ddu ant mudau in sa majorana.
De ambas erbas allegant Plinio, Columella, Dio-
scoride. Lucrezio e Catullo ddas muntovant in
sas poesias issoro.

Propiedades e impitu
S’origanu e sa maiorana tenent ozos de impor-
tu e una sustantzia arrànchia. Sas fozas e sos fro-
res, de fragu bellu meda, ddos impitant a curare
maladias, a fàere saboriu su papare, a fàere pro-
fumos e cremas. Su brou faet bènnere s’apititu,
faet dizerire e che iscazat su catarru.
Pigàndeddu a cuncos che sanat s’infiamatzio-
ne a su bùturu e a sa buca. Sos impacos illebiant
sos dolores a sos musculos e a sos ossos.
Prezzemolo
Perdusèmene, Pedrusèmene
Petroselium sativum (Umbelliferae)

Habitat e descrizione Proprietà e impiego


Il prezzemolo è un’erba biennale coltivata o- Il prezzemolo, onnipresente nella nostra cuci-
vunque, in terreni ombrosi e con humus. Se- na, come dimostra il detto sempre in mezzo co-
condo alcuni studiosi è originario della Sardegna, me il prezzemolo, è ricco di oli essenziali, di vi-
da dove si è diffuso nell’area del Mediterraneo, tamine, A, B, C, di sali minerali, soprattutto fer-
dove tuttora è subspontaneo. Ha la radice gros- ro, di semi di apiolo.
sa e le foglie composte; i fiori sono bianco-ver- Preso in modiche quantità, è antinfiammatorio,
dastri. Nei nostri paesi lo si semina da febbraio regola le mestruazioni e la circolazione del san-
a settembre. gue, calma il mal di pancia e favorisce la dige-
stione. Il decotto è coadiuvante nella cura dei
Mitologia e storia calcoli renali, assunto in grande quantità può
Il prezzemolo era conosciuto dai greci e dai provocare l’aborto. Le foglie strofinate sulla
romani che lo utilizzavano in molte pietanze, puntura di vespe, api e calabroni evitano il do-
ma anche nei riti magici. I greci lo chiamavano lore e il gonfiore della pelle.
sèlinon, come il sedano, e per distinguerlo da Il prezzemolo coltivato in un orto. Nella foto piccola in
questo, Dioscoride e Galeno gli diedero il no- alto: un mazzetto appena raccolto. Nella pagina a alto:
me di petroselinon. primo piano delle profumate foglioline.

240
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Su perdusèmene est un’erba de duos annos chi pastinant in totue b’apet terrinos umbrosos e nieddos. Ca-
lecunu istudiau narat ca est nàschiu a primu in Sardinna e posca che ddu ant leau a sos àteros logos a
inghìriu de su Mediterraneu, inue est ancora mesu areste. Sa raighina est russa, sas fozas cumpostas, sos
frores de colore biancu-birdastru. In biddas nostras ddu seminamos dae frearzu a cabudanni.

Istòria
Su perdusèmene ddu connoschiant sos grecos e sos romanos, chi ddu poniant in s’ite papare, ma fintzas
in sas maias. Sos grecos ddu tzirriaiant sèlinon, comente s’apiu, Dioscoride e Galeno, po ddu sinnalare,
b’ant zau su lùmene petroselinon.

Propiedades e Impitu
Su perdusèmene ddu ponimos azumau in dònnia màndigu, tantu chi b’est su ditzu “sèmpere in mesu
che su perdusèmene”. B’at ozoz de importu, vitaminas A, B, C, sales minerales, mescamente ferru, e sè-
mene de apiolo. Impitándeddu cun moderatzione curat sas infiamatziones, regulat su mestruo e sa tzir-
colatzione de su sàmbene, allenat su dolore a bentre e azuat a dizerire. Su brou azuat a che faere sas pe-
dras de sos runzones. Chie est prinza, si nde bufat meda, si podet istrumare.
Sa fozas isfrigatzadas in sas punturas de espru, abes e isperranzu, no che faent ufrare sa pedde e che pas-
sant su dolore.

241
Salvia
Salvia
Salvia officinalis (Labiatae)

Habitat e descrizione
Si pensa che esistano centinaia di specie di sal-
via, di cui molte spontanee nell’Asia occidenta-
le, nei Balcani e nella Spagna. In alcune zone del-
la Sardegna, come in Barbagia (nelle campagne
di Oliena) o nei dintorni di Sennori (Sassarese)
e di Loceri (Ogliastra), è presente una specie
spontanea, la Salvia desoleana. Altrove si può
trovare la Salvia sclalea.
La Salvia desoleana è alta oltre un metro ed è
molto profumata. Ha i fiori grandi e bianchi, o
celeste- violetto. Il profumo è diverso da quel-
lo della salvia che coltiviamo negli orti.
La salvia dei nostri orti è una piantina peren-
ne, che cresce bene nei terreni soleggiati, fino a
raggiungere un metro d’altezza.
È cespugliosa e legnosa alla base, la radice è u-
gualmente legnosa e grossa, i rami biancastri,
le foglie opposte sempreverdi e rugose, i fiori si
colorano di viola negli ultimi mesi della prima-
vera; quattro acheni nerastri formano il frutto.

Mitologia e storia
Nell’Esodo leggiamo che gli ebrei la conside-
ravano sacra. Sembra che chi costruì il candela-
bro dalle sette braccia si sia ispirato alla pianti-
na della Salvia hyerosolomitana. I romani ci fa-
cevano una tisana da consumare in famiglia e
da offrire agli ospiti. La scuola salernitana la
consigliava per curare tutte le malattie. nevrastenie, vertigini, insonnia, cefalea). Grazie al-
la follicolina, simile agli estrogeni, sono indicati
Proprietà e impiego nell’equilibrio ormonale delle donne, nei dolori
Il nome salvia deriva dal latino salveo che signi- mestruali e nei disturbi della menopausa.
fica sono sano, e dunque fa riferimento alle sue I gargarismi fatti con latte dove sono state bol-
proprietà salutari e benefiche, per il corpo e la lite delle foglie, fanno guarire le infiammazioni
mente. La salvia possiede acidi, tannini, aspara- della bocca, delle gengive e della gola.
gina, oli essenziali, tra cui il turione tossico, per
Qui sopra: un mazzetto di salvia appena raccolto; nella
cui non bisogna eccedere quando si fanno i de- foto piccola in alto: una pianta fiorita in un giardino
cotti. Questi, fatti con foglie e fiori, sono effica- della Sardegna. Nella pagina a lato: primo piano delle
ci per il sistema nervoso (depressioni, esaurimenti, profumate foglie.

242
ERBE - ERBAS

Sos logos inue creschet e sa descritzione


Nachi de salvia bi nd’at chentinas de ratzas. Medas de custas sunt arestes in s’Asia Otzidentale, in sos
Balcanos e in s’Ispanna. In Sardinna che nd’at duas ratzas arestes, sa Salvia sclalea e sa Salvia desolea-
na. De custa bi nd’at in sartos de Oliena, de Loceri e de Sennori. Sos frores sunt mannos e biancos e su
fragu est diferente de cussa chi pastinamos in sos ortos.
Sa salvia pastinada durat annu cun annu, creschet bene in terrinos solianos, artziande finas a unu me-
tro. Si faet una mola linnosa, linnosa e russa est puru sa raighina, sas fozas sunt sèmpere birdes, sos fro-
res si tinghent a biaitonzu a ùrtimu de beranu, su frutu est cumpostu dae bàtoro achenos nieddastros.

Mitolozia e Istòria
In s’Esodo lezimos ca sos ebreos dda cussideriant sagra. Nachi chie at fraigau su candelabbru cun sete
bratzos si est ispirau a sa Salvia hierosolomitana. Sos romanos dda faiant buddire po bufare su brou e po
ddu oférrere a sos istranzos.

Propiedades e impitu
Sa paràula salvia benit dae su latinu salveo, chi cheret nàrrere seo sanu e duncas faet riferimentu a sas
propiedades meighinosas a sa carena e a sa mente. In sa salvia b’at àtzidos, tanninos, asparagina, ozos
de importu, su turione chi, si nde impitamos in cantidade, faet male. Fainde buddire fozas e frores in ab-
ba, su brou faet bene a sos nérbios, a su dolore de conca e a sa tzuntzurrina. Faet dromire e, po more de
sa follicolina, simbile a sos estrogenos, ddu inditant in sa cura de sos istrobbos de sas féminas, de sas règu-
las mensiles e de sa menopausa.
Su late inue amos pesau a buddire sas fozas, bufau a cuncos, che sanat sa buca mala, sas ghinghias san-
zolias e su bùturu ingrujau.

243
La coltivazione del Lino
nella Media Valle del Tirso
Linu
Linum usitatissimum
Linum angustifolium (Linaceae)
Habitat e descrizione tivato per confezionare abiti e stoffe destinati a
Il lino per crescere ha bisogno di terreni ferti- qualsiasi uso, comprese le fasce per le mummie.
li e soleggiati di pianura e collina. In Sardegna fu introdotto dai fenici e venne
È una pianta annuale alta fino a un metro, dal coltivato e tessuto fino al 1950-60.
fusto dritto, ramificato in alto, con le foglie al- I fiori celesti, gialli o violacei del lino spiccava-
terne e strette. Viene liberato dalle erbacce in no nei campi di grano della Media Valle del Tir-
primavera, e fiorisce nel mese di maggio. I frut- so, dove i contadini lo seminavano in una striscia
ti sono simili a una capsula che contiene semi di in mezzo, o ai lati del cereale, nello stesso me-
un giallo-bruno lucido. In Sardegna sono pre- se, a novembre. A giugno i fiori lasciavano il po-
senti allo stato selvatico varie specie di Linaceae, sto al seme e alla fine del mese, mentre gli uomini
tra cui Linum angustifolium. mietevano il grano, le donne tiravano gli steli di
lino dalle radici, componevano dei mazzi di di-
Storia, coltivazione e impiego mensioni adeguate a poterli afferrare con la ma-
Era noto millenni prima della nascita di Cristo, no, e li legavano da ambo le parti. Quindi li si-
dal Medio Oriente all’Egitto, dove veniva col- stemavano ritti, a lato delle spighe di grano, e li
coprivano con fieno per difenderli dagli uccelli.
Sotto: i bellissimi fiori celesti del lino. Nella foto piccola I contadini li trasportavano poi nei cortili, dove
in alto, i frutti. Nella pagina a lato: due vedute della le donne li pestavano per separarli dal seme, che
pianta fiorita.

244
IL LINO - SU LINU

veniva conservato per seminarlo in autunno. Gli


steli, formate di nuovo delle fascine, venivano
portati al fiume e messi a mollo a macerare, sot-
to grosse pietre. Dopo quindici giorni, li racco-
glievano, li lavavano e li stendevano sul pietrisco
per asciugare al sole di luglio. Rifacevano le fa-
scine e le riportavano in paese in groppa all’asi-
no o sul carro. I mesi di luglio e agosto erano de-
dicati alla gramolazione degli steli. La gramola e-
ra presente in tutte le case, come il telaio, en-
trambi ottenuti da tronchi di leccio.
Gli steli venivano battuti con le leve per libe-
rare la fibra. Le operazioni successive consiste- Sos logos inue creschet e sa descritzione
vano nel separare la stoppa, la fibra più grossa, Su linu po crèschere tenet bisonzu de terra nied-
dal cuore del lino, da cui si otteneva il filo da cu- da e soliana, bi nd’at in paris e in montigos. Ar-
cire. L’attrezzo usato era una tavoletta di legno tu e deretu finas a unu metro, in sos chimos sas fo-
munita di chiodi di ferro. Seguiva la filatura, u- zas sunt una emo e una nono e fines. In beranu d-
sando il fuso e la rocca, l’avvolgimento nel- du innetiant de sas àtera erbas. Frorit in su mese
l’aspo, attrezzo di legno a forma di croce che de maju, su frutu s’assimbizat a una pillula, inue
bi est su sèmene de colore grogu-iscuru e lughidu.

Istòria, pastinadura e impitu


Su linu ddu connoschiant millennios innanti de
nàschere Zesu Gristu, dae su Medioriente a s’Ezitu,
inue ddu impitaiant a fàere bistimentos e calesi-
siat calidade de pannia, fintzas sas fascas a im-
balsamare sos mortos.
In Sardinna dd’ant pastinau finas a sa meta-
de de su 1900.
In s’adde de frùmene, sos frores biaitos e grogos,
ddos bidiant dae tesu in mesu de sas ispigas de
trigu. Sos massaios ddu semenaiant in santan-
dria, in sa tula de sos cunzaos semenaos a trigu.
In su mese de làmpadas sos frores che beniant i-
scutos e si faiat su sèmene. A urtimos de su mese,
istantonis chi sos massaios messaiant su trigu, sas
féminas che tiraiant su linu dae fundu, ddu
faiant a manadas, ddas prendiant a totarduos
chirros, ddas poniant afaca a sas manigas de tri-
gu, istantarias e ammuntadas cun fenu po no si
che papare su sèmene sos puzones.
Sos omines che ddas carraiant a sos ortos inue
sas féminas ddas mazaiant cun su mazu a che
trantzire su sèmene chi regolliant a ddu semenare
in atonzu. Sas fasches de linu che ddas leaiant a
frùmene, ddas incarrazaiant in s’abba e ddas
lassaiant a modde impedrigadas cun pedras
mannas. Apustis bìndighi dies che ddas bogaiant
e ddas ispraghiant in mesu de sa code de s’oru de

245
IL LINO - SU LINU
IL LINO - SU LINU

serviva a fare le matasse.


Queste si mettevano in u-
na cesta dove si versava,
quattro e cinque volte di se-
guito, la lisciva bollente.
Dopo questa operazione
c’era il risciacquo nell’acqua
limpida; poi le matasse ve-
nivano stese ad asciugare.
Quando erano ben a-
sciutte si facevano i gomi-
toli e si ordivano lungo le
vie dei paesi. L’ordito ve-
niva piegato e avvolto nel
subbio, che si inseriva nel
telaio per l’ultima opera-
zione, quella della tessitura
di ogni genere di stoffe che potevano servire a
una famiglia, dalla biancheria agli asciugamani ai frùmene, su sole de trìulas che ddas assutaiat.
tovagliati, oltre agli indumenti femminili e ma- Che ddas torraiant a domo a caddu de molente
schili. Queste complesse operazioni si facevano o a carru, e che passaiant totu su mese, finas su
fino a tutta la prima metà del 1900. de austu a pelea cun su linu: argadande in s’ar-
Con i semi di lino le nostre nonne facevano gadorzu chi totus teniant, comente su telarzu,
un decotto per gli impacchi contro i foruncoli de sa matessi linna de crecu, iscalande cun su
e altri disturbi della pelle. pètene de ferru a seberare s’istupa dae su corizo-
Lo bevevano per sciogliere il catarro e regola- ne, cun custu faiant su filu de cosire, unu e àte-
re l’intestino, oppure lo versavano nell’acqua ru ddu filaiant cun su fusu e sa crannuga, ddu
per rinfrescare il viso e il corpo. faiant a bangarzu in su sorbidorzu, posca ddu
Usavano il filo tagliato a pezzetti nella medicina faiant in lissia a ddu afortigare e a ddu im-
contro i vermi intestinali. Lo mettevano in un bianchire.
bicchiere d’acqua e dopo aver pronunciato le Sa lissia dda faiant betándeche sa chisina in
preghiere la somministravano al malato. Con il s’abba e poníndedda a buddire, in mesu poniant
Pater, l’Ave e il Gloria pronunciavano la se- a buddire sos bangarzos, che ddos bogaiant e ddos
guente preghiera: poniant a assutare. Posca ddos faiant a bogada
Sant’Andrea, Sant’Andrea aintro de una pischedda manna istérria cun d-u-
questa è malattia nu pannu netu, ammuntaos cun d-un’àteru, a
gli duole la pancia susu betaiant sa lissia buddinde, finas a che
che questo male
sia distrutto
come il verme In questa pagine, le immagini che documentano una
ha distrutto Giobbe delle ultime coltivazioni tradizionali del lino in Sar-
il verme sia distrutto degna, effettuata a Busachi intorno al 1990. Nella
pagina accanto, in alto da sinistra: il campo con le
dalla vostra potenza piante già adulte; le contadine in costume tradizio-
da Sant’Andrea tutto nale, da lavoro, ancora oggi in uso nel paese del Ba-
torni a niente. rigadu, si preparano a estirpare le piante; un mo-
Per le preziose informazioni su queste attività mento dell’estirpatura; due momenti della battitura
ringraziamo le nostre nonne. per eliminare i semi dalle fascine, già preparate nel
campo; due foto della gramolatura; la separazione
NOTA BENE - Si consiglia di consultare il testo in sar- delle fibre dalla stoppa; la pettinatura delle “trecce”
do, in quanto contenente un maggior numero di notizie di fibra; in questa pagina, la filatura (per gentile
rispetto a quello in italiano. concessione di Giovanni Battista Mele, Busachi).

247
IL LINO - SU LINU

In questa pagine, alcuni oggetti che fanno parte del-


la collezione del Museo del Lino di Busachi (OR). Da
sinistra in alto: una grossa fascina di piante, prima
della lavorazione; una gramola; un fascio di matas-
se, formate da fibre grezze; due pettini, per separare
le fibre dalla stoppa; un aspo e un arcolaio (sono stru-
menti, uno orizzontale e l’altro verticale, che si usa-
vano per fare le matasse); conocchie per la filatura,
fusi, alcune matasse e la mazza per pestare le fibre; il
telaio di legno, dove si tesseva il lino.
Nella pagina a lato, gli antichi armadi utilizzati
per esporre alcuni indumenti d’epoca (in alto) e, sot-
to, tovagliati, lenzuoli, asciugamani ecc., tutto rica-
mato (Foto di S. Campus, per gentile concessione del
Museo del Lino di Busachi).
IL LINO - SU LINU

dda suspire totu. Po ùrtimu ddos illim-


piaiant in abba neta e ddos ispraghiant a assu-
tare. Cando funt bene assutos ddos poniant in sos
sorbidorzos e faiant sos lòmberos.
Cando no s’agataiat cotone impitaiant su linu
a istàmene e a trama.
Po ordire fichiant chimbe rocos in sas carrelas, ba-
tero unu acanta a s’àteru, su ’e chimbe atesu tan-
tas cannas cantu longu cheriant fàere su petzu. U-
na canna fut bàtoro bratzos, su petzu podiat èssere
dae deghe a bindighi cannas.
Una femina si tzetziat inue b’aiat unu rocu, u-
na inue funt sos àteros batoro. In cue poniant sas
cannas de rughe (duas cannitas presas a ambos
chirros po ispizare su cotone, o su linu, in su te-
larzu). Apustis pinnigaiant s’ordiu e ddu imbo-
ligaiant in s’issulu, unu de sas ainas de su telar-
zu; sas àteras funt: su pètene, sas ispolas (una po
sa tramighedda, su cotone, o su linu, una po sa
trama russa, sa lana), sas peanas (presas a sas
cannas inue funt sos litzos), sas cassias (inue bi
funt sos pètenes), sos canneddos, aintro de s’ispola,
sas cordiolas (sos peúncolos), a préndere sas peanas
a sas cannas, su rocu de caddu (unu rocu fichiu
a s’issulu cun d-una punza).
Mamais nostras faiant buddire in abba su sème-
ne de linu e impitaiant su brou a fàere impacos a
sas fruscheddas e a àteros istrobbos de sa pedde.
Ddu bufaiant a che iscazare su catarru e a re-
gulare sas istentinas, ddu ammeschiaiant a s’ab-
ba inue si samunaiant sa cara e su dossu.
Sos litzos ddos impitaiant a fàere sa meghina de
sos bremes. Ddos betaiant a una tassa cun abba e,
apustis àere nau sas pregadorias, dda faiant bu-
fare a su malaidu.
Apustis su Pater, Ave e Groria, naraiant sos
Berbos:
Sant’Andria, Sant’Andria
custa est sa maladia
bi dolet sa entre
chi custu male
distrutu siat
comente su erme
at distrutu a Giobbe
su erme siat distrutu…
dae sa potentzia ostra
dae S. Andria totu
torret a nudda.
De custas fainas torramos gratzias a mamais
nostras.

249
APPENDICE

Origine di alcuni vocaboli CHICCHERA: termine azteco indicante il guscio


riferibili al cibo di un frutto tropicale.
COLTELLO: dal latino culter.
CENA: dal latino cena, con identico significato, da CUCCHIAIO: dal latino coclearium che era l’ar-
cui cenaculum = luogo della cena; presso i romani i- nese che i romani usavano per mangiare le lumache.
niziava all’ora nona (cioè alle 16). Aveva una punta a un’estremità per estrarre la chioc-
MERENDA: dal neutro plurale del gerundivo di ciola (coclea) dal guscio.
mereo = mi merito, le cose che si meritano. FORCHETTA: dal latino furca.
PRANZO: dal latino prandium. GRATELLA: dal latino gratis = grata.
PIETANZA: dal latino pietas, il cibo dato in ele- GRATICOLA: dal latino graticula.
mosina. GRIGLIA: dal latino graticula, col l’influenza del
VIVANDE: dal latino, dal gerundio neutro plurale francese grill.
vivenda = le cose necessarie per vivere. PADELLA: dal latino patella, diminutivo di patera
LASAGNE: dal greco làganon = frittella. = tazza, piatto.
MACCHERONI: dal latino maccare = premere, dal- PENTOLA: dal latino pinctus = recipiente verni-
l’azione necessaria per lavorare l’impasto della farina. ciato.
Il termine comparve per la prima volta nel 1041; è ri- PIATTO: dal latino platus (in greco, platys) = lar-
portato anche in un documento genovese del 1279. go, ampio.
TORTA: dal latino tortula = pane piatto e rotondo. SCODELLA: dal latino scutella, diminutivo di scu-
BICCHIERE: dal greco bikos = recipiente di terra- ta = vassoio di legno.
cotta. TEGLIA: dal latino tegula = tegola, coperchio.

Vitamine presenti la, camomilla, carota, cardi, castagne, cicoria,


in alcune delle specie cipolle, equiseto, fichi, finocchietti, malva, me-
le, mele cotogne, melegrane, mirto, more, no-
oggetto della ricerca ci, ortica, pere, prezzemolo, rosa canina, sam-
buco, sedano palustre, tarassaco.
Vitamina A: aglio, asparagi, bietole, cardi, ca-
rote, cicoria, cipolle, crescione, fichi, malva, me- Vitamina E: salvia, olivo, rosa canina, pru-
le, mele cotogne, more, noci, olivo, pere, prez- gnolo.
zemolo, sedano palustre, tarassaco. Vitamina PP: asparagi, bietole, cardi, casta-
gne, cicoria, cipolle, crescione, fichi, mandor-
Vitamina B: aglio, asparagi, bietole, cardi, ca- le, more, noci, pere, prezzemolo, sambuco, se-
momilla, castagne, cicoria, cipolle, crescione, fi- dano palustre.
chi, malva, mandorle, mele, mele cotogne, mo-
re, noci, pere, prezzemolo, sedano palustre, ta- Vitamina K: cicoria, tarassaco, rosa canina.
rassaco.
Sali Minerali: sono presenti quasi tutti, in
Vitamina C: aglio, asparagi, bietole, calendu- maggiore o minore quantità.

250
APPENDICE - INDICI

Disturbi e malattie rassaco, basilico. RESPIRATORIE: alloro, castagno,


DOLORI ALLE OSSA: salice, as- fico, sambuco, lavanda, altea, eli-
curabili con le piante senzio, aglio selvatico, crescione, eli- criso, finocchietti, gigaro, marru-
AMENORREA: mirto. criso, finocchietti, rosmarino, tama- bio, melissa, menta, puleggio, ro-
ANEMIA: asparago, cardi, cicoria, ro. smarino, senape selvatica, tarassa-
tarassaco, equiseto, pratolina. DOLORI MESTRUALI: melissa, co, aglio, cipolla, origano, mag-
ARTERIOSCLEROSI: olivo, e- nepitella, rosmarino, origano, mag- giorana.
quiseto, aglio. giorana, salvia. INFIAMMAZIONI ALLE VIE
ARTRITE: pioppo. DOLORI REUMATICI: agrifo- URINARIE: agrifoglio, cotogno,
ASTENIA: basilico. glio, alloro, cotogno, pioppo, caro- pero, corbezzolo, prugnolo, aglio
CALLI: edera, ombelico di Venere. ta selvatica, crescione, erba di S. Gio- selvatico, erba vetriola, altea, bieto-
CATTIVA DIGESTIONE: man- vanni, finocchietti, gigaro, manca- la, camomilla, cicerbita, cicoria, e-
dorlo, melo, cardi, camomilla, ci- mogli, nepitella, ortica, rosmarino, quiseto, malva, porcellana, pungi-
cerbita, cicoria, tarassaco, crescione, senape selvatica, tamaro. topo, timo.
finocchietti, malva, mancamogli, EMORROIDI: olmo, equiseto, INSONNIA: biancospino, camo-
marrubio, melissa, puleggio, ramo- malva. milla, basilico, salvia.
laccio, sedano palustre, origano, EPATITE: agrifoglio, cardi. IPERTENSIONE: melo, melo-
maggiorana, prezzemolo, timo. FEBBRE: sambuco, borragine, cal- grano, biancospino, pervinca, aglio,
COLESTEROLO: cardo, cicoria, catreppola, camomilla, tarassaco. cipolla.
tarassaco. FERITE E TAGLI: lentisco, per- IPOTENSIONE: crescione.
COLICHE ADDOMINALI E RE- vinca, achillea, aspragine, erba di MAL DI DENTI: lentisco, cre-
NALI: agrifoglio, erba di S. Giovan- S. Giovanni, malva, ombelico di ve- scione, malva, puleggio.
ni, malva, menta, pungitopo, ruta. nere, tarassaco, canna, fico d’india, MAL DI TESTA: bietola, crescio-
DEPRESSIONE ED ESAURI- timo. ne, finocchietti, malva, melissa, men-
MENTO: salvia, mordigallina. FORUNCOLI E ALTRE INFE- ta, nepitella, rosmarino, basilico, sal-
DIABETE: asparago, cardo, cico- ZIONI DELLA PELLE: agrifoglio, via.
ria, tarassaco, crescione, ramolaccio, alloro, sambuco, assenzio, lavanda, MENOPAUSA: biancospino.
aglio, cipolla. aglio selvatico, altea, bietola, borra- NERVOSISMO: mandorlo, me-
DIARREA: cotogno, melo, melo- gine, calendula, camomilla, edera, lograno, achillea, camomilla, erba di
grano, roverella, mirto, prugnolo, elicriso, topazio, malva, morella, S. Giovanni, erba vetriola, melissa,
rosa canina, ortica, rovo. ombelico di Venere, ortica, puleg- menta, salvia.
DISTURBI AI BRONCHI: aspa- gio, romice, salsapariglia, fico d’in- OBESITÀ: malva, cicoria, cardi.
rago, erba di S. Giovanni, scilla. dia, lino, timo. PERDITA DEI CAPELLI: orti-
DISTURBI AI RENI: borragine, GASTRITE: alloro, cotogno, oli- ca, timo.
cicoria, tarassaco, cipolla, prezze- vo, prugnolo, rosa canina, malva. PORRI: fico.
molo. GELONI: asfodelo. PUNTURE D’INSETTI: fico, a-
DISTURBI AL CUORE: bianco- INFIAMMAZIONI A BOCCA E chillea, edera, aglio selvatico.
spino, aglio selvatico, asparago, borra- GENGIVE: olmo, lentisco, altea, STITICHEZZA: mandorlo, oli-
gine, digitale, rosmarino, scilla, aglio. malva, porcellana, rovo, origano, vo, pero, alaterno, bietola, cardi, fi-
DISTURBI ALLA CISTIFEL- maggiorana. nocchietti, malva.
LEA: pero, alaterno, rosmarino, ta- INFIAMMAZIONI AGLI OC- SUDORAZIONE: ontano.
rassaco. CHI: camomilla, porcellana. TOSSE: melograno, mirto, pru-
DISTURBI AL FEGATO: alater- INFIAMMAZIONI ALLA MIL- gnolo, rosa canina, crescione, pu-
no, asparago, cicoria, equiseto, mar- ZA: bietola, carota selvatica. leggio.
rubio, rosmarino, tarassaco. INFIAMMAZIONI ALL’INTE- USTIONI: erba di S. Giovanni,
DISTURBI ALLO STOMACO: STINO: cotogno, corbezzolo, la- malva, fico d’India.
salice, borragine, carota selvatica, vanda, cicoria, malva, timo. VERMI INTESTINALI: melo-
cicoria, menta, sedano palustre, ta- INFIAMMAZIONI ALLE VIE grano, achillea, lino.

251
APPENDICE - INDICI

Utilizzo di alcune piante Lino: ogni genere di tessuti per il vestiario e per
la casa.
in diversi manufatti Noce: mobili, culle, pavimentazione, parte di
Agrifoglio: mobili. armi.
Alloro: manici per pale da forno. Olivastro: manici di tutti i tipi e per attrezzi da
Asfodelo: canestre, cestini, corbule. lavoro nella campagna, trottole, birilli, forcella
Bagolaro: manici per attrezzi da lavoro nella della fionda.
campagna: scure, roncola, zappa. Olivo: manici di tutti i tipi e per attrezzi da
Canna: ceste, utensili per la casa e per la cam- lavoro nella campagna, travi, parti dei carri, pa-
pagna, strumenti musicali come pifferi, zufoli li, pertiche.
e le famose launeddas, incannicciati per om- Olmo: mobilia, pavimentazione, gioghi, aratri,
breggiatura di case e ovili e da disporre sotto manici per attrezzi da lavoro nella campagna.
le tegole nei tetti, arnesi e parti di telaio per la Perastro: mobili, statue di santi, maschere,
tessitura, giocattoli. strumenti musicali.
Castagno: mobili, porte, finestre, travi, spon- Pioppo: piccoli mobili, cassette.
de del carro, tavolo per fare il pane, pale per Roverella: maciulle per pestare il lino, telai per
cuocere il pane, piccoli utensili domestici (me- tessere, telai dei carri, travi.
stoli e mestoloni, posate, bicchieri, taglieri ecc.). Salice: pali, bastoni, manici per attrezzi da la-
Ferula: sgabelli, seggiole, giocattoli. voro nella campagna.
Giunco: funi, cestini. Sambuco: cerbottane, fischietti.
Leccio: travi, telai per tessere, maciulle per il li- Sughero: utensili per la casa e per la campa-
no, macchina per fare la pasta, gioghi, aratri, te- gna, tappi, contenitori per tutti gli usi e per
laio dei carri. prodotti solidi o liquidi, sgabelli, giocattoli, so-
Lentisco: pertiche, ceste. pramobili.

Brevi notizie sul Guilcieri minato in genere “Altopiano di Abbasanta” e com-


prende anche un tratto della media valle a est del Tirso.
L’area territoriale dove è stato realizzato lo studio che La pianura alluvionale di questo fiume, oggi inte-
ha portato alla preparazione della presente guida è ressata per gran parte dall’invaso artificiale del lago
principalmente il Guilcieri. La sua posizione, quasi Omodeo, separa due regioni geografiche con carat-
al centro della Sardegna, dunque in frequente con- teristiche geologiche diverse, con il basalto ad ovest,
tatto con tutte le altre sub-regioni e da secoli croce- le trachiti e i graniti a nord-est.
via di attività e commerci, consente di affermare che Le trachiti sono diffuse soprattutto nella valle del
la sua Cultura agropastorale e le sue tradizioni siano Tirso che, prima di formare il lago, scorreva nel Guil-
quelle tipiche di tutta l’isola. Dal punto di vista bota- cieri per 15 km. Dopo l’Oligocene le trachiti e i gra-
nico, e più generalmente ambientale, le sue caratteri- niti vennero erosi e si trasformarono nelle arenarie,
stiche sono ugualmente simili a quelle più tipiche del presenti lungo le sponde del fiume, dove si era svi-
restante territorio sardo. luppata una foresta di palme, tipica di un clima tropi-
Si estende nel territorio che un tempo costituiva la cale. Le successive colate vulcaniche del Miocene la fos-
Curatoria Guilcier, da cui prende il nome, apparte- silizzarono e, a loro volta, originarono i tufi grigi e ro-
nente al Giudicato di Arborea fino ai primi anni del sati. Alla fine di queste eruzioni vulcaniche, in tutto
1400, poi agli Aragonesi ed agli Spagnoli. Attualmente l’altopiano si accumularono ceneri, pomici, sabbie e
ne fanno parte i centri di Abbasanta, Aidomaggiore, ghiaie, con spessori fino a 200 metri.
Boroneddu, Domusnovas Canales, Ghilarza, Norbel- Successivamente, nel Pliocene, l’altopiano venne ri-
lo, Paulilatino, Sedilo, Soddì, Tadasuni, Zuri. coperto dalle colate basaltiche del Montiferru.
Confina ad est con il Barigadu, a sud col Campida- La modesta altitudine, la presenza del lago, le valli
no Settentrionale o di Milis, a ovest col Montiferru, protette dai venti freddi di nord-ovest fanno si che
a nord col Marghine. prevalga in tutto il territorio un clima mite. La tem-
Il territorio si estende sull’altopiano basaltico deno- peratura media è di 12°C, con punte piuttosto alte a

252
APPENDICE - INDICI

fine giugno, la massima a luglio, circa 30°C, la mini- ma, ha modificato in parte l’ambiente fisico del terri-
ma a gennaio-febbraio, con punte di 5°C. I mesi più torio circostante, dove prevale la macchia mediterra-
miti sono aprile, maggio e quelli autunnali. nea, con prevalenza di roverelle, lecci, sughere, oliva-
Frequenti sono i venti, soprattutto il maestrale, ed an- stri, perastri, sambuchi, cisti, lentischi, mirti, ginestre,
che la nebbia e l’umidità. eriche, alaterni, filliree, prugnoli e tante altre specie.
La piovosità media annua è di 700- 800 mm, con Insieme a queste piante arboree e arbustive vive una
quantità massima in primavera e minima a luglio. ricchissima varietà di erbe, molte delle quali inserite in
Numerosi sono i corsi d’acqua, generati dalle sorgenti un SIC (Sito di Interesse Comunitario), con proget-
scaturite tra una colata vulcanica e l’altra, soprattutto ti di protezione ambientale.
nell’altopiano e nei suoi versanti. Gran parte della superficie agraria è adibita al pa-
Il lago Omodeo, oltre ad avere condizionato il cli- scolo del bestiame bovino e ovino.

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253
APPENDICE - INDICI

Indice dei nomi Ulmus minor Olmo campestre 62 Cynara cardunculus-silvestris


Carciofino selvatico 150
sardi - scientifici - Castigaias \ Ispina de S. Juanni
Centaurea calcitrapa
comuni Arbusti - Molas Calcatreppola \ Cardo stellato 142
Alaverru \ Aladerru \ Caulitu Brassica campestris -
I termini sardi, in ordine alfa- Arrudellu Phyllirea latifolia - B. arvensis Senape selvatica 221
Phyllirea angustifolia Fillirea 98 Coa ’e caddu Equisetum arvense
betico, sono principalmente Calàvrighe \ Colarvinu
quelli delle varianti parlate nel Coda cavallina \ Equiseto 170
Crataegus monogyna Crabetores \ Calighe’e muru \
Guilcieri; il primo è quello di Biancospino 90 Caule ’e muru \ Imbudeddu
Abbasanta; le varianti si riferi- Chessa \ Mudditza Pistacia Umbilicus veneris Ombelico di
scono alle denominazioni in u- lentiscus Lentisco 100 Venere 203
so negli altri paesi della zona.* Ispicu Lavandula stoechas Edra \ Edera Hedera elix
Lavanda 99 Edera 165
* Nota bene - Il primo nome (tal-
Làuru areste \ Lavru areste Erba de onnia mese Calendula
volta più di uno) è quello sardo del- Ramnus alaternus Alaterno 86 arvensis Calendula 143
la pianta; segue il nome scientifico, il Lidone Arbutus unedo Erba de pedras Saxifraga
nome comune in italiano e il nume- Corbezzolo 94 granulata Sassifraga 217
ro di pagina della relativa scheda. Murdegu \ Mudregu Cistus Erba de Santu Lenardu Digitalis
monspeliensis Cisto marino 92 purpurea Digitale 164
Murta Mirtus communis Erba de S. Zuanni Hypericum
Mirto 102 perforatum Erba di S.Giovanni171
Alberi - Matas Orrù \ Arrù \ Ruu Rubus
Àlinu Alnus glutinosa Ontano 66 Feurra \ Férula Férula communis
ulmifolius Rovo 112 Férula 173
Castanza Castanea sativa Orrù cràbinu \ Ruu crabinu Rosa
Castagno 18 Figu morisca Opuntia ficus-
canina Rosa canina 108 indica Fico d’india 176
Crecu Quercus pubescens Prunitza/Pronitza Prunus
Roverella 74 Fìlighe Polypodium australe Felce
spinosa Prugnolo 106 femmina 172
Figu Ficus carica Fico 26 Romasinu Rosmarinus officinalis
Fustiarbu \ Fustearbure Finugu \ Frenugu \ Fenugu
Rosmarino 110 Foeniculum vulgare Finocchio
Populus alba Pioppo 72 Tzentzu Artemisia arborescens
Élighe \ Ìlighe Quercus ilex selvatico 182
Assenzio 88 Foza ’e riga Acanthus mollis
Leccio 30
Làuru \ Làure \ Lavru Laurus Acanto 118
nobilis Alloro 12 Fruscu Ruscus aculeatus
Mela Malus communis Melo 40 Erbe - Erbas Pungitopo 211
Melachidonza Cydonia vulgaris Abuleu \ Nabuleu Mentha Fustinaga \ Pastinaga Daucus
Cotogno 22 pulegium Pulegio 210 carota Carota selvatica 156
Melarenada Punica granatum Ambulartza Raphanus Iscrareu \ Uscradeu Asphodelus
Melograno 42 microcarpus Asfodelo 126
Méndula Amygdalus communis raphanistrum Ramolaccio 212
Mandorlo 34 Amenta Mentha aquatica - Isparau Asparagus acutifolius
Nughe Juglans regia Noce 46 Mentha sp. Menta selvatica 197 Asparago 128
Olia Olea europea Olivo 56 Armidda Thymus serpyllum Isparau ’e coloru \ Àghina ’e
Olòstrighe Ilex aquifolium Timo 228 colora \ Aghina ’e coloru Tamus
Agrifoglio 10 Aspridda \ Ispridda \ Ispidda communis Tamaro 222
Ozastu \ Orzastu \ Ozastru Urginea marittima Scilla 218 Lampatzu Rumex obtusifolius
Olea oleaster Olivastro 52 Azu areste \ Arideddu \ Apara Romice 214
Pira Pyrus communis Pero 70 Allium triquetrum Aglio Làturigu \ Lua Euphorbia
Pirastu\ Pirastru Pyrus selvatico 122 characias Euforbia cespugliosa 171
amygdaliformis Perastro 68 Beda Beta vulgaris Bietola 136 Limbuda \ Lolloiosa \ Muchitu
Pìtighe Salix alba - S. atrocinerea Cabumilla \ Concuda Matricaria Borago officinalis Borragine 140
- S. purpurea Salice 76 chamomilla Camomilla 144 Mamaluca Reichardia picroides
Saucu Sambucus nigra Canna Arundo donax Canna 146 Latticrepola 190
Sambuco 78 Cardu ’e monte \ Cardutuvu \ Margaridarza \ Margaridarzu \
Suerzu Quercus suber Sughera 80 Cardu biancu Cardo bianco Tamata burda Solanum nigrum
Suzarga \ Surzaghe \ Surzaga Silybum marianum Cardo Morella 200
Celtis australis Bagolaro 16 macchiato 154 Marrubiu Marrubium vulgare
Ùlimu \ Umbulu \ Lumu Carduleu \ Cugutzula \ Ureu M. album Marrobio 195

254
APPENDICE - INDICI

Melarga \ Meliarga Rumex Titione Smilax aspera Erbe coltivate -


acetosella Acetosa minore 120 Salsapariglia 216 Erbas pastinadas
Mentabe \ Erba limone Melissa Trivodda \ Tribodda \ Trovodda \ Afrabbica Ocimum basilicum
officinalis Melissa 196 Sribudda Verbascum pulverulentum Basilico 234
Narbighedda \ Nafrutza Malva Verbasco 226 Azu Allium sativum Aglio 232
sylvestris Malva 191 Tzicòria Cichorium intybus Chibudda Allium caepa
Narbonia Althaea officinalis Cicoria 160 Cipolla 236
Altea 124 Tzicòria burda \ Pabantzolu Linu Linum usitatissimum
Nastrutzu \ Nasurtzu \ Aschione Taraxacum officinalis Lino 244
Nasturtzium officinalis Tarassaco 224 Majorana Origanum majorana
Crescione 162 Tziligusa \ Tziligugu \ Siligusa Maggiorana 238
Nebidedda Calamintha officinalis Apium nodiflorum Sedano Origanu Origanum vulgare
Nepitella 202 palustre 220 Origano 238
OrtigadaUrtica dioica Ortica 204 Tzinniga \ Tzinnia \ Zuncu mascru Perdusemene Petroselium sativum
Panefundu \ Panemundu Holoschoenus romanus Scirpo Prezzemolo 240
Centaura aspera Mancamogli 194 marittimo o Sparto 219 Salvia Salvia officinalis Salvia 242
Pardamu \ Arculentu Tzitzia Bellis perennis
Achillea ligustica Achillea 121 Pratolina 209
Pigulosa Parietaria officinalis Tzòrcoro Picris echioides
Erba vetriola 170 Aspraggine 134
Proinca \ Pruinca \ Prunica Vinca Tzotzoròiu Arum maculatum
sardoa - V. difformis Pervinca 206 Gigaro 188
Ruda Ruta graveolens Ruta 215 Zuncu femina Cyperus longus
Saizone \ Frore de S. Zuanni Giunco 189
Helichrysum italicum Elicriso 166

Gli autori
Sonia Emanuela Campus, residente ad Abbasanta, si è laureata nel 2000 all’Università degli Studi di Firenze in Lin-
gue e Letterature Straniere e nel 2005 alla Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori di Forlì, U-
niversità Alma Mater di Bologna, dove ha discusso una tesi su “Il Vino nella Letteratura”. Ha frequentato per un an-
no l’Universidad Complutense di Madrid e per un altro anno l’Escola de Linguas-Cial, di Lisbona. Nello stesso pe-
riodo ha lavorato a un “Glossario sull’Enologia e al Settore Viti-vinicolo” in più lingue. Successivamente ha frequentato
un corso di guida turistica per la provincia di Forlì e, nel 2007, un Master in Economia e Management del Turismo,
presso l’Università La Sapienza di Roma, ottenendo in entrambi il massimo dei voti. Al suo attivo ha esperienze la-
vorative nel campo turistico, revisione di traduzioni di opere letterarie, la traduzione in spagnolo de “Su Ditzionariu
de sa Limba e de sa Cultura Sarda”, di Mario Puddu. È coautrice del libro “Pane e Casu”, ed. Condaghes.

Sergio Campus, residente ad Abbasanta, nel 2005 ha conseguito la Laurea in Scienze Forestali e Ambientali pres-
so l’Università degli Studi di Firenze, dove ha discusso la tesi sulla Selvicoltura di un’Area boscata della Sardegna
centrale, ottenendo il massimo dei voti. Ha collaborato alla realizzazione del progetto per la conservazione e la va-
lorizzazione del bosco di Padru, proposto dall’Università di Firenze e approvato dal comune di Orgosolo. Al suo at-
tivo ha un tirocinio pratico applicativo presso l’Istituto Sperimentale per lo studio e la difesa del suolo. Nel periodo
2006-2007 ha svolto uno stage presso il Distaf (dip. Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali) di Firenze nell’ambi-
to del programma Master & Back promosso dalla Regione Sardegna durante il quale ha pubblicato un articolo scien-
tifico sulla rivista forestale Sherwood. Attualmente è dottorando presso la facoltà di Agraria di Sassari. Ha collabo-
rato al libro “Pane e Casu”, ed. Condaghes.

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INDICE
Presentazione 3 Acetosa 120 Pervinca 206
Introduzione 4 Achillea 121 Porcellana 208
Aglio selvatico 122 Pratolina 209
ALBERI spontanei e coltivati Altea 124 Puleggio 210
- ARBURES o MATAS arestes Asfodelo 126 Pungitopo 211
e pastinadas 8 Asparago 128 Ramolaccio 212
Agrifoglio 10 Aspraggine 134 Romice 214
Alloro 12 Bietola 136 Ruta 215
Bagolaro 16 Borragine 140 Salsapariglia 216
FAGACEAE 17 Calcatreppola o Cardo Sassifraga 217
Castagno 18 Stellato 142 Scilla 218
Cotogno 22 Calendula 143 Scirpo 219
Fico 26 Camomilla 144 Sedano palustre 220
Leccio 30 Canna 146 Senape selvatica 221
Mandorlo 34 CARDI 148 Tamaro 222
Melo 40 Carciofino selvatico 150 Tapsia 223
Melograno 42 Cardo macchiato Tarassaco o Soffione
Noce 46 o Cardo mariano 154 o Dente di leone 224
Olivastro 52 Carota selvatica 156 Tasso barbasso o Verbasco 227
Olivo 56 Cicerbita o Crespina 158 Timo 228
Olmo 62 Cicoria 160
Ontano nero 66 Crescione 162 ERBE COLTIVATE
Perastro 68 Digitale 164 ERBAS PASTINADAS 230
Pero 70 Edera 165 Aglio 232
Pioppo bianco 72 Elicriso 166 Basilico 234
Roverella 74 Equiseto o Coda Cavallina 168 Cipolla e Cipollotto 236
Salice 76 Erba di S. Giovanni Origano e Maggiorana 238
Sambuco 78 o Iperico 169 Prezzemolo 240
Sughera 80 Erba vetriola 170 Salvia 242
Euforbia cespugliosa 171
ARBUSTI - MOLAS 84 Felce 172 La coltivazione del Lino
Alaterno 86 Ferula 173 nella Media Valle del Tirso 244
Assenzio 88 Fico d’India 176
Biancospino 90 Finocchietto selvatico 182 APPENDICE 250
Cisto marino 92 Gigaro 188 Origine di alcuni vocaboli
Corbezzolo 94 Giunco 189 riferibili al cibo 250
Fillirea 98 Latticrepola 190 Vitamine presenti in alcune delle
Lavanda 99 Malva 191 specie oggetto della ricerca 250
Lentisco 100 Mancamogli 194 Disturbi e malattie curabili
Mirto 102 Marrobio 195 con le piante 251
Prugnolo 106 Melissa 196 Utilizzo di alcune piante
Rosa canina 108 Menta 197 in diversi manufatti 252
Rosmarino 110 Mordigallina 199 Brevi notizie sul Guilcieri 252
Rovo 112 Morella 200 Bibliografia 253
Nepitella 202 Indice dei nomi sardi -
ERBE - ERBAS 116 Ombelico di Venere 203 scientifici - comuni 254
Acanto 118 Ortica 204

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Finito di stampare
nel settembre 2008 per conto di
EDITRICE ARCHIVIO FOTOGRAFICO SARDO
NUORO

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