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25 agosto 2021

Caro diario,
In questo pomeriggio di fine estate, mentre scorrevo la bacheca di Instagram sono stata
colpita da come la maggior parte delle persone italiane si ostinino a comunicare in questo
linguaggio chiamato itainglese.

Incuriosita da questa contaminazione linguistica, ho cercato maggiori informazioni su


internet. “From Bella to Biùtiful” è il TedTalk, dove la professoressa Testa racconta lo stato
della lingua italiana al giorno d’oggi.

L’italiano è la lingua neolatina per eccellenza, infatti viene utilizzata nei documenti ufficiali e
negli stemmi di molti paesi stranieri per il suo valore culturale. In Italia, invece, è sempre
meno utilizzata in diversi settori: nella ristorazione, nella moda, nella politica e anche nella
pubblicità. Per inseguire gli obbiettivi di internazionalizzazione scaturiti dalla globalizzazione,
gli italiani, rinunciano alla propria identità linguistica. Anche tra noi giovani c’è il rifiuto di
comunicare nella lingua madre con la speranza di apparire più “cool” agli occhi degli altri;
nonostante il 60% di essi non parla correttamente inglese.

A questo proposito l’autrice del TedTalk ha creato la petizione “dirlo in italiano” con
l’obbiettivo di sensibilizzare gli enti, le imprese e i media a comunicare utilizzando l’italiano.
Moltissimi hanno aderito alla petizione, da tutte le parti del mondo, dando svariate
motivazioni: chi non ha conoscenze della lingua inglese; chi si lamenta dei continui errori
linguistici; chi si preoccupa del patrimonio culturale depositato nella lingua.

La citazione che più mi ha colpito è stata nel finale, dove si è parlato dell’italiano come atto
di democrazia, come base per la creatività, come fattore di promozione e come patrimonio
culturale. In particolare, concepire l’italiano come gesto democratico è importante perché
l’Italia è un paese che si fonda sulla democrazia. Comunicare con l’obbiettivo di essere
compresi da tutta la popolazione e non solo da una minoranza. Penso, ad esempio, a tutte le
persone anziane che, guardando la tv o sfogliando i giornali, si trovano difronte queste
parole di cui non conoscono il significato.

Dal mio punto di vista, ci sono due aspetti da considerare: io essendo bilingue non riesco a
immedesimarmi completamente nel disaggio di comunicare attraverso l’itainglese avendo
padronanza in entrambe le lingue. D’altro canto, mi rendo conto della forzatura che avviene
nel nostro paese di parlare una lingua straniera solo per l’estetica.
Citando il brano di Renato Carosone: “tu vuo’ fa l’americano… sient’a mme chi t’ o’ ffa fa’”
(tu vuoi fare l’americano... ma chi te lo fa fare).

Martina

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