Sei sulla pagina 1di 22

Lʼaspetto simbolico dei

capelli – Le valenze sessuali


x il femminile e virili per il
maschile
Novembre 29, 2014

CAPELLI Capelli lunghi, corti, lisci, ricci, folti, fluenti o


ordinati: ornamento di grande fascino, richiamo sessuale
e di seduzione, la capigliatura è in realtà investita di
significati simbolici non sempre univoci, a
testimoniare la sua grande significatività
antroplogica, culturale, simbolica.

I capelli sembrano infatti espressione di un'energia viva,


capace di ricrearsi in continuazione. I capelli sono una
parte importantissima del corpo in quanto rappresentano
anche la "cornice" del viso che è il simbolo dell'identità
della persona. Com'è noto, benché singolarmente
abbiamo una definita e limitata possibilità di allungarsi,
crescono e si rinnovano per tutta la vita. Inoltre,
incarnano una sorta di legame e di attaccamento a forme
altrettanto vitali e rigeneranti presenti in natura, non
ultima la sessualità. La biologia ci insegna che i capelli
non hanno scopo funzionale per la razza umana che
potrebbe sopravvivere benissimo anche se fosse
completamente calva e forse gli uomini del futuro
considereranno i capelli e i peli come annessi inutili,
assolutamente poco igienici e verranno abituati a
depilarsi in tutte le parti del corpo, testa compresa, fin
dall'adolescenza. Nella storia e nella mitologia i riferimenti
ai capelli come sede di forza, di energia, di fertilità e
virilità , sessualita' sono innumerevoli e li ritroviamo
praticamente in tutte le culture umane, per una sorta di
memoria mitico – storica comune le cui radici si perdono
nella notte dei tempi.

Ma perché allora gli umani di oggi, poveri primitivi,


"tengono" tanto alla capigliatura da soffrire per essa?
Perché hanno per la perdita dei capelli sensazioni di
angoscia così importanti da portarli ad accettare cure
dispendiose, spesso inutili e tentativi, anche dolorosi, di
ricostruzione di un qualcosa che in fondo è
biologicamente inutile, non avendo più significato né di
termoregolazione né di protezione? Una risposta possono
offrircela la psicologia e l'antropologia.

Una diversa lunghezza dei capelli fra maschio e femmina


fa parte del nostro patrimonio culturale anche per motivi
biologici. Sebbene la loro crescita in lunghezza avvenga
nei due sessi quasi alla stessa velocità, nel maschio si ha
un ricambio di capelli a velocità doppia o tripla di
quella che si ha nella femmina, la fase anagen dei
capelli di un uomo dura infatti mediamente circa 3
anni mentre nella donna dura fra i 6 e i 10 anni. Il
capello del maschio cade pertanto ad una lunghezza
teorica di circa 30-35 cm mentre quello della donna
può raggiungere anche i 100-120 cm. La lunghezza dei
capelli è pertanto, in natura, un attributo importante del
dimorfismo sessuale. Siamo pertanto ancestralmente
abituati a considerare che se un essere umano ha i capelli
lunghi è femmina e se li ha corti è maschio. E se i capelli
non ci sono più? Allora è come se ci fosse una
regressione ad una condizione, come quella infantile,
nella quale non si sono ancora ben differenziati i due
ruoli, con i diritti ed i poteri che essi comportano. La
perdita dei capelli può essere pertanto
inconsciamente vissuta dal maschio come perdita di
virilità o castrazione, e dalla donna come perdita di
femminilità.

Il simbolismo dei capelli

I capelli significano infatti anche istintualità: le


rappresentazioni di Satana, delle streghe, di Pan, la Kali
tantrica , tutti fortemente irsuti, con chiome aggrovigliate
e scompigliate, lo confermano. Il colore dei capelli Grande
valore simbolico viene attribuito anche al colore sei
capelli: la capigliatura scura accentua infatti l'elemento
terra, materia, istintualità; quella bionda sembra
collegarsi maggiormente a un simbolismo solare, di
lucentezza e chiarore. L'associazione capelli-raggi del
sole assume pertanto il valore di collegamento della
materia o istinto con un principio superiore, spirituale. Nel
giudizio dei morti egizio, ad esempio, il defunto porta una
parrucca nera, simbolo della notte e di uno stato di
coscienza indistinto. Dopo il giudizio di Osiride essa muta
il suo colore in bianco, segno dell'avvento di una nuova
era di luce e di coscienza. Il capello ha con il suo
proprietario un forte rapporto simbolico: ne rappresenta
le radici, perché racchiude in sé i ricordi ed è al tempo
stesso un'antenna che lo collega a Cielo.Costituisce il
"filo dell'anima" dell'essere umano, è una proiezione delle
idee, dei pensieri e della personalità dell'uomo.

Ancor più di altre parti del corpo i capelli, fin dall'antichità,


hanno avuto un importante ruolo nelle tradizioni e nei riti.
Per molti popoli antichi i capelli erano simbolo di forza
vitale, quasi emanazione della potenza del cervello: un
esempio di questa credenza, a tutti noto, è l'episodio
biblico di Sansone, la cui forza si concentrava nella
capigliatura. A credenze analoghe è legata la pratica
dello scalpo, cioè l'uso di staccare dalla testa del nemico
vinto o ucciso una porzione del cuoio capelluto e della
capigliatura, attestato già in antico, per es. fra gli sciti, e
tipico di alcuni gruppi amerindi, come gli irochesi e i
muskogee. Presso questi gruppi lo scalpo, oltre a essere
un ambito trofeo, era offerto al Sole, all'Acqua e ad altre
divinità, gettandolo nel fuoco o in un fiume, in riti
propiziatori della fertilità. Alla convinzione che i capelli
siano portatori di energia vitale si riallaccia altresì il loro
impiego, largamente diffuso, nelle pratiche di
stregoneria. In altri contesti i capelli erano considerati
simbolo di nobiltà, per es. nella Grecia arcaica, dove agli
schiavi era vietato portare capelli lunghi, di verginità o, al
contrario, di erotismo.
Anzi tutto ricordiamo che i capelli sono la nostra
estensione con il Cielo, per convenzione la maggior parte
degli uomini porta i capelli corti, ma se pensiamo al
popolo dei nativi americani L'incontro con i Pueblo Taos e
la loro spiritualità, uomini e donne portano i capelli
lunghi ( pensiamo all'india ecc..), dopo la
colonizzazione sono stati eseguiti degli studi sul
fenomeno capelli perché i colonizzatori, per una
questione di igiene, costrinsero i nativi a tagliare le
lunghe chiome e si accorsero che anche parte della
loro personalità aveva dei sottili ma percepibili
cambiamenti. L'esigenza di portare una capigliatura
anziché un'altra non è solo un fattore superficiale di
gusto personale ma può celare un'esigenza inconscia
oppure una caratteristica della personalità che si
rispecchia con l'esterno.

In realtà gli antichi avevano già inconsciamente capito


quello che la ricerca moderna sta dimostrando o
dimostrerà. I capelli rappresentano un tessuto che si
può conservare a lungo e con facilità (anche in un
anello, come si usava nellʼOttocento) e nelle loro cellule é
racchiusa la chiave genetica di ciascuno individuo,che
potrebbe in teoria essere replicato allʼinfinito. Fa
meditare un passo contenuto in un antichissimo libro
sacro dellʼIndia arcaica. In esso lʼuomo o la donna con
molti capelli viene rappresentato come chi possiede il
“filtro” per arrivare al sole e a tutto lʼuniverso.

Capelli lunghi simbolo di Forza Maschile


Nel mito biblico di Sansone i capelli appaiono invece
strettamente legati alla forza virile e al legame col Dio
degli Ebrei. La rasatura che l'eroe subisce simboleggia il
temporaneo allontanamento dalla luce divina. È solo
con il recupero di questo legame attraverso un cammino
interiore in condizione di cecità (introspezione, visione
interiore, morte dell'io) che Sansone può ritrovare la sua
energia, dono divino. Ricordiamo la mitologia di
Sansone che aveva la sua deità nei capelli, la sua forza
portentosa gli viene concessa dagli Dei a patto che non
tagliasse la sua chioma, ricordiamo che tutte le leggende
nascono da simboli archetipi e hanno in esse un fondo di
verità sottile.

Negli uomini i capelli lunghi, già prima del musical Hair


degli anni Settanta, possono indicare sia il selvaggio, sia
lʼartista bohémien sia i re dei Franchi, che avevano
l'abitudine di esibire una lunga chioma liscia come
segno di potere e maestà, per differenziarsi dai sudditi.
Lʼimperatore romano al contrario li tagliava corti per
esprimere superiorità e fino ai giorni nostri i capelli corti
sono rimasti a indicare cura di sé, adesione alle regole e
alto status sociale. Nella mitologia e nella letteratura il
colore e la lunghezza dei capelli hanno sempre avuto un
importante significato simbolico. Il desiderio di
conservare i propri capelli,la paura di perderli e la
speranza segreta di vederli rispuntare sono sentimenti
comuni a tutti gli esseri civili. La spiegazione si può forse
già trovare nei manoscritti e antichissimi libri delle più
remote civiltà terrestri,dove la folta capigliatura
rappresentava un marchio ed una prerogativa della
divinità e soltanto lʼuomo provvisto di molti capelli
poteva venire a contatto con gli dei.

Se nel mondo mitologico Apollo, Giove o Marte calvi


sarebbero stati impensabili, nellʼAntico Testamento la
storia di Sansone rappresenta uno degli aspetti simbolici
più conosciuti,nel quale il tema dei capelli come mezzo di
relazione con la divinità si fonda con lʼaltro non meno
importante della capigliatura come simbolo di forza fisica
e virilità. La convinzione che i capelli rappresentino un
legame fra lʼuomo e la divinità ha dominato molte religioni
e culture così come la certezza che la nostra anima o
entità spirituale possa abbandonare il corpo soltanto
attraverso i capelli.

Ecco perché molti indiani privavano i loro nemici dello


scalpo: in questo modo lo spirito, imprigionato nel
corpo dei guerrieri uccisi,non sarebbe mai potuto
tornare a vendicarsi.

I capelli inoltre rappresentavano lʼessenza stessa e la


forza dei guerrieri e possederne molti significava
aumentare a dismisura la propria potenza. Sono infiniti gli
esempi,in ogni epoca,di un vero e proprio culto per i
capelli e di una simbologia che attribuisce loro un
significato magico. Tornano in mente le usanze
iniziatiche, proprie delle culture anteriori alla formazione
di caste, che si ritrovano in tutti i continenti ma in
particolare nelle isole dell'Oceano Pacifico, dove ai neofiti
non veniva permesso di lasciar crescere i capelli che
dovevano essere tenuti rasati o, in tempi successivi,
dovevano essere nascosti da una calotta di pelle che
mimava una calvizie e che non doveva essere tolta se
non ad iniziazione completa; in particolare non era
permesso ai giovani di mostrarsi alle donne senza tale
copricapo. Si riteneva che la crescita dei capelli
permettesse la fertilità e la potenza sessuale e levarsi il
copricapo di pelle era quindi contrassegno del passaggio
dalla condizione di fanciullo a quella di uomo. I sacerdoti
delle tribù della Africa occidentale concepiscono i capelli
come sede del Dio. I Masai posseggono la magia di "far
pioggia" solo finché non si tagliano barba e capelli. In
alcune zone della Nuova Zelanda, quando si riteneva
indispensabile accorciare i capelli, si considerava il giorno
del taglio come il più sacro dell'anno. Lo scalpo è stato a
lungo l'espressione del valore del guerriero, la prova del
coraggio in battaglia, il segno tangibile di una vendetta
ottenuta. Lo scalpo dei nemici uccisi era quindi un
ambito trofeo nella tradizione bellica degli Sciti e dei
Giudei di Maccabeo e lo divenne poi in quella dei
pellerossa americani che pensavano che Manitù per
portare in cielo i guerrieri uccisi in battaglia li afferrasse
per i capelli. Anche nella nostra cultura occidentale una
gran massa di capelli costituiva patrimonio indispensabile
alla potenza di un sovrano. Basta pensare alla stupenda
parrucca di riccioli inanellati di Luigi XIV ed al fatto che
l'appellativo di "Cesare", "Kaiser", "Zar", attribuito nel
corso dei secoli a sovrani o condottieri, ha anche un
risvolto etimologico riferito a lunghi capelli da tagliare.
Così se Giulio Cesare si ritrovò di volta in volta costretto a
ricorrere ad un riportino o ad una corona di alloro
l'imperatore Adriano non esitò a dissimulare con una
parrucca quello che i suoi contemporanei consideravano
una grave deformità. La stessa corona regale del resto ha
il significato di abbellimento della capigliatura (e di
dissimulazione di una incipiente calvizia).

Capelli lunghi simbolo di Istintualitaʼ Femminile

In tutte le culture del mondo sono anche un ornamento e


strumento di seduzione soprattutto dalle donne.
Vediamo anche un simbolo importantissimo dei capelli
della Maddalena che lavano i piedi di Gesù: questo gesto
rappresenta ben altro che la sottomissione femminile al
maschile o una semplice lavanda plantare noi qui
abbiamo il simbolo dei piedi che è la parte più
estremamente bassa e materiale dell'essere umano e
collegata con la Terra, quindi la parte Yin, ctona, oscura
e sessuale, e poi il simbolo dei capelli che sono la parte
più estremamente alta del corpo e collegata con il Cielo,
quindi Yang, l'estensione dell'anima, la spiritualità, ma allo
stesso tempo bellezza esteriore (che rispecchia
l'interiore), questo incontro rappresenta l'Animus e
l'Anima che si incontrano, che si sfiorano, una Monade
nella Monade. . La calvizie della regina Nefertiti e la
preoccupazione del popolo per la chioma della sovrana,
indicano quanta importanza fosse data dagli antichi
abitanti dell'Egitto alla loro capigliatura. Nella statua
Afrodite è rappresentata mentre sta per immergersi nel
bagno sacro, con uno sguardo lontano che ne sottolinea il
carattere ultraterreno. In quegli stessi anni Apelle ne
dipingeva una celebre immagine (perduta), l'Anadiomene,
che la mostra sorgente dalle acque nell'atto di strizzare i
lunghi capelli bagnati.

I capelli sono sempre stati considerati anche simbolo di


virtù muliebre, sicché la ricchezza di una fulgida chioma
consentiva a Lady Godiva di apparire virtuosa quando a
cavallo percorre nuda le strade di Coventry. In tutte le
culture i capelli delle donne sono sempre stati associati al
pube e alla sessualitaʼ. In Occidente le ragazze da
marito portavano i capelli sciolti sulle spalle ad indicare
uno stato libero, ma appena sposate dovevano tagliarli o
legarli, per significare una mancanza di disponibilità
sessuale.

Simbologia del taglio dei capelli come castrazione

Il taglio dei capelli, fino alla rasatura completa, ha in realtà


sempre avuto, nella tradizione religiosa e culturale, il
senso di sacrificio o anche di mutilazione di alcune
virtù dell'essere umano, fino al significato estremo di
perdita della propria identità profonda (simili vissuti si
ritrovano anche in casi di gravi alopecia), e comunque
quello di una trasformazione netta della propria
individualità. Lo scalpo rituale degli indiani d'America, il
taglio dei capelli delle vestali o delle suore, dei sacerdoti
greci o egizi, o quello dei monaci buddisti segnalano sì un
atto di umiltà e rinuncia, ma anche di legame con una
dimensione spirituale iper-umana. Una particolare
simbologia connette i capelli al dolore e al lutto: tagliarsi i
capelli, lasciarli incolti, cospargersi la testa di cenere
o semplicemente coprirsi per un certo periodo i
capelli sono atti simbolici stereotipati, di diffusione
largamente attestata, con cui si manifestavano in
forma visibile il dolore, l'amore non ricambiato o la
disperazione. Ancora oggi la locuzione 'strapparsi i
capelli per il dolore' indica una situazione estrema di
sofferenza, tale da spingere l'individuo
all'autodegradazione. Da ricordare infine il ruolo rituale
dei capelli, anch'esso attestato dall'antichità nelle più
diverse civiltà, e di cui l'espressione più evidente è il
taglio della capigliatura nelle cerimonie d'iniziazione e di
consacrazione. A questa sfera si riconnette la 'tonsura
ecclesiastica', cioè la rasura circolare che i monaci e gli
ecclesiastici portavano sulla sommità del capo. E'
significativo a questo proposito l'esempio di
"evirazione" subita da Sansone sconfitto dai Filistei
solo dopo il tradimento da parte della propria donna,
venuta a conoscenza che la sede della sua immensa
forza era nei capelli.

Così, ancora, per i monaci orientali il cranio rasato è


simbolo di castità. Con l'avvento della religione cristiana
la tonsura divenne pratica abituale per i monaci, convinti
così di rendersi sessualmente non attraenti ed
esprimere umiltà, obbedienza e distacco dai beni del
mondo. Imporre invece il taglio dei capelli è sempre stato
segno di profondo disprezzo. Gli antichi Romani
tagliavano i capelli dei prigionieri, delle adultere e dei
traditori.

Mentre, anche nei tempi "recenti" della seconda guerra


mondiale, donne accusate di facili costumi o di
collaborazionismo con il nemico venivano rasate e poi
costrette a mostrarsi ai concittadini. Anche le streghe,
nel nostro medioevo, prima di essere giustiziate venivano
rasate sia per esporle alla pubblica vergogna ed al
disprezzo di tutti sia perché si riteneva che nei capelli
fosse riposta gran parte della loro potenza malefica,
sicché, rasate, non potessero più nuocere.
Nell'immaginario collettivo la calvizie conferisce inoltre
un'idea di prematuro invecchiamento ed un esplicito
segno di declino, ed è spesso per l'individuo causa di
insicurezza nel suo inserimento sociale. La Chiesa
Cattolica tuttora vieta alle donne di entrare in chiesa
con i capelli scoperti per assistere alle funzioni religiose,
e nel caso di suore e monache la proibizione di esporli è
assoluta.

Un riferimento che è ancora più evidente nelle culture


islamiche, dove addirittura soltanto i mariti ed i familiari
stretti, oltre a persone di sesso femminile, possono
liberamente guardare i capelli della donna, che allʼesterno
della propria abitazione deve sempre uscire con la testa
coperta, fino allʼestremo del burqa. Dalle ricerche
effettuate su questo fenomeno si scopre che i capelli
sono un simbolo sacro, in quanto estensione dell'anima e
che il taglio di essi aveva come procurato "la perdita di
una parte di loro". Mentre ad esempio il rituale che si fa in
molte dottrine e iniziazioni del rasare i capelli è un gesto
che simbolizza il ricominciare da tabula rasa, il ritorno
alla nascita, alla purezza e l'abbandono del vissuto
personale.

Simbologia del taglio dei capelli come cambiamento

Il gesto di una donna che taglia corti i capelli può essere


interpretato come un gesto di ribellione, di
emancipazione, ma anche come il "metterci la faccia"
nella vita, ad esempio chi ama portare i capelli legati
indietro che lasciano scoperto il viso, le persone
estremamente timide tendono a coprire il viso con i
capelli come quelle estremamente insicure.

Basta, diamoci un taglio!”. Questa frase è particolarmente


calzante se si pensa a quante volte si è ipotizzato di
cambiare radicalmente qualcosa della propria
immagine attraverso un semplice taglio di capelli e
quanto spesso questo desiderio è collegato ad una
fase di cambiamento della propria esistenza. Accade
spesso che una variazione nel proprio look vada di pari
passo a qualche evento importante che è capitato sia
esso positivo (la nascita di un figlio, il matrimonio, una
promozione nellʼambito lavorativo, una nuova casa, ecc.)
ma molto piuʼ spesso come negativo (il divorzio, un
lutto, ecc.). Il taglio di capelli è indice di una chiusura
di un capitolo della propria vita e di unʼapertura di una
nuova pagina da scrivere. Non solo il taglio, ma anche la
modifica del colore può indicare la voglia di rinnovarsi e
di vedersi in modo diverso. La chioma esprime infatti
lʼemotività e la personalità di ciascuno, in particolare
delle donne che optano per taglio, colore o permanente a
seconda dellʼimmagine che desiderano dare di sé
allʼesterno e sulla base del potere attrattivo che pensano
una determinata capigliatura possa donare loro. Infatti, la
capigliatura è una variabile importante da considerare
nell'attrazione fisica e nellʼimmagine perché può essere
manipolata cambiando appunto colore, lunghezza e stile
dei capelli. Storicamente la lunghezza o il taglio dei
capelli si sono rivelati un segno di status, di
appropriatezza nell'ambito sociale e di distinzione di
sesso. Per gli uomini ha meno rilevanza il taglio dei
capelli, ma quando avviene un cambiamento drastico nel
look, come peraltro per la donna, vi sono indicatori di
desiderio di: sedurre, voltare pagina, cambiare, a causa di
qualcosa di molto positivo o di traumatico che è avvenuto
nella propria vita. Lo sanno anche i sassi che spesso si
cambia taglio di capelli, perché si ha lʼesigenza di
cambiare. “Volevo (o vorrei) cambiare qualcosa nella mia
vita; Cambiare qualcosa di me”- sono i pensieri ricorrenti
in chi ha da poco cambiato taglio o in chi desidera
rinnovare la propria immagine.

A volte lʼoccasione di un taglio (netto) non è


unʼesperienza felice, come per esempio una rottura
sentimentale o una perdita di un oggetto, persona
amata o altro. Ci si può deprimere a tal punto che si
decide di dare un taglio. Con la vita passata che procura
dolore, ma anche con i capelli che ricordano
quellʼesperienza collegata alla sofferenza, appunto.

A tal proposito il professore Roberto Pani, docente di


Psicologia Clinica allʼUniversità di Bologna, racconta che
“nella mia esperienza di psicoanalista ho potuto
constatare che le emozioni che oscillano che tra aspetti
depressivi e aspetti euforici corrispondono spesso a
modificazioni del taglio e dellʼacconciatura femminile;
come se lʼimmagine della propria capigliatura fosse un
teatro o meglio un contenitore delle emozioni delle
donne. Alcuni desideri di cambiamento spesso riflettono
un desiderio di diventare indipendente, e di superare
l'evento che ha procurato sofferenza oppure di chiudere
un capitolo che rappresenta una fase della vita a cui non
si sente più di appartenere. Questi desideri vengono
messi in atto proprio cominciando a tagliare capelli,
modificare acconciatura o colore”.

Sembra banale, dunque, ma non lo è. Entrando nel


dettaglio del significato psicologico dei cambi di
immagine:

– tagliare i capelli può voler dire tagliare una relazione;

– farsi la permanente significa rendersi più gioiosi, più


ricchi dal punto di vista emotivo, e quindi sentirsi pieni
affettivamente, perché i riccioli e boccoli possono essere
assimilati simbolicamente a delle monete. Nel linguaggio
popolare non a caso ogni riccio è capriccio…

– portare i capelli molto lunghi può ricondurre ad una


personalità dolce, romantica e sognatrice;

– tingersi i capelli di biondo può nascondere un


desiderio di essere più seduttiva e sofisticata;

– farsi nera o mora infine riconduce alla sessualità,


lʼistintività, e al desiderio di fisicità.

Dal punto di vista psicologico – prosegue Pani – la testa


assume nella donna un significato di cambiamento
emotivo, che diventa visibile”.

E per gli uomini? La valenza psicologica legata al taglio di


capelli ha un significato molto minore per il sesso
maschile, ma non vi sono del tutto estranea. Uomini che
tagliano i capelli di ‘a zeroʼ di punto in bianco o che si
fanno crescere le basette in modo parossistico o che
lasciano crescere i capelli per coprire calvizie o per
trasformarsi in intellettuali anarchici o per essere più
giovanili: sono tutti esempi per indicare che anche loro
stanno attraversando una fase di seduzione

L'antichità

L'arte di acconciare i capelli è antichissima. Presso molti


popoli antichi le acconciature variavano in funzione non
solo del sesso, ma anche e soprattutto del grado sociale:
così, per es., fra le popolazioni della Mesopotamia e in
Persia erano proprie della nobiltà fogge complicate a
base di riccioli disposti a vari piani, spesso coperti di
polvere d'oro e adornati di monili in metalli preziosi. In
Egitto, nelle classi inferiori e medie ci si radeva il capo,
mentre nelle classi più elevate gli uomini pettinavano i
capelli variamente in frangette, zazzere, treccioline
lunghe fino al petto, mentre le donne coprivano la testa
con una o più parrucche inanellate, poste l'una sull'altra,
oppure con fazzoletti di stoffa. Presso i greci dell'epoca
arcaica i capelli lunghi distinguevano i cittadini delle classi
alte e non vi era una sostanziale differenza fra
acconciature maschili e femminili: i capelli, arricciati
artificialmente, ricadevano simmetricamente sulle spalle,
trattenuti da nastri e diademi. In epoca classica ed
ellenistica per gli uomini prevalse l'uso dei capelli corti; il
taglio dei capelli e la loro consacrazione ad Artemide e ad
Apollo segnava l'inizio della pubertà.

Le donne, con l'ausilio di nastri, bende e diademi,


usavano raccogliere i capelli sulla nuca o sulla sommità
del capo. La varietà delle acconciature e degli ornamenti
era caratteristica delle donne di Atene, che usavano
anche tingersi i capelli, adoperando polveri dorate,
bianche e rosse. I romani ignorarono a lungo le
raffinatezze della pettinatura e fu solo con il diffondersi
dei costumi greci che gli uomini iniziarono a tenere i
capelli corti e a farseli arricciare, e le donne a sostituire le
semplici fogge di annodare i capelli con elaborate
acconciature, che divennero poi tipiche in età imperiale,
quando la difficile arte della pettinatura era affidata a
schiave specializzate, le ornatrices. Particolarmente
curiosa è l'acconciatura di Età Flavia, consistente in un
altissimo diadema di ricci disposti a semicerchio sulla
fronte, ottenuto con posticci di capelli finti.

Il Medioevo e l'epoca moderna

Nonostante gli inviti alla semplicità e alla modestia degli


scrittori cristiani, le acconciature adottate nei primi secoli
del Medioevo dalle donne delle classi sociali più elevate
continuarono a essere assai complicate, con largo uso di
posticci di capelli finti, diademi e veli frangiati, finché nel
7° secolo la Chiesa emanò severe prescrizioni contro il
lusso delle pettinature e degli ornamenti da testa. In
epoca feudale le donne preferivano le trecce, spesso
ornate di fili di perle e di fiori, o portavano i capelli sciolti e
trattenuti da un cerchio o da una ghirlanda; il capo era
comunque spesso coperto con veli o cuffie, più o meno
ornate da trine e pietre preziose. Nel 13° secolo da
Venezia si propagò in tutta l'Italia una decisa influenza
orientale nelle pettinature femminili, ricche di ornamenti e
di stoffe preziose. Verso la fine del 14° secolo fra le
donne di nobile famiglia si diffuse il 'balzo', acconciatura
simile a un cuscino, nella quale i capelli venivano legati
con nastri e fili d'oro su un'armatura e quindi ricoperti di
ricche stoffe. Dal balzo derivò la pettinatura diffusa nel
Quattrocento, caratteristica per il suo sviluppo in altezza,
nella quale i capelli venivano tirati e tenuti fermi da
reticelle sopra un'anima di cartone a forma di pan di
zucchero, alta fino a 70 cm. Nello stesso periodo era
comune radersi una parte dei capelli per ingrandire la
fronte. Predicatori e legislatori cercavano di porre freno al
lusso delle pettinature femminili con 'bruciamenti delle
vanità' e leggi sontuarie, ma senza grande successo: non
solo le donne, ma anche gli uomini continuarono a
dedicare alla pettinatura cure e artifici. Quando il centro
della moda si spostò a Parigi, si accentuò l'impiego dei
capelli finti, finché si giunse al trionfo delle parrucche
inanellate e incipriate, il cui uso fu introdotto da Luigi XIII
per nascondere la calvizie e che ebbero il momento di
massimo splendore nel 18° secolo: Maria Antonietta
arrivò a portarne una alta circa un metro e mezzo che la
costringeva a stare in ginocchio entro la carrozza. La
Rivoluzione francese portò poi a una generale
semplificazione dell'abbigliamento e, quindi, anche del
modo di acconciare i capelli. Da allora gli uomini ripresero
a portare i capelli corti e per le donne prevalsero
acconciature più semplici. Nel 20° secolo si può dire che
sia del tutto scomparsa la differenza nel modo di
pettinarsi in relazione al grado sociale. Le cure dedicate ai
capelli e alla pettinatura non sono più riservate all'élite,
ma diffuse in tutte le classi.

Patologia dello Stress

Essendo un componente secondario del nostro corpo, ha


bisogno che i reni suo organo collegato, funzioni bene, e
al loro volta i reni hanno bisogno dei polmoni per svolgere
accuratamente il loro ruolo. Una buona ossigenazione è
essenziale per far esplodere le tossine nel corpo così da
ridurne le dimensioni e facilitare l'espulsione mediante i
reni. Alla base della calvizie vi è un'eccessiva presenza di
ormoni maschili, tanto che se prima l'alopecia toccava
quasi solo gli uomini, oggi vediamo che con
l'emancipazione femminile e la esasperazione del lato
maschile questo problema affligge sempre più donne.
Questa conquista è stata accompagnata da stress e
tensioni tipicamente maschili, quindi anche da un certo
numero di patologie e squilibri tipicamente maschili.
Quando un capello cade la sua morte risale a tre mesi
prima della caduta: dobbiamo quindi ricercarne la causa
in quel periodo.

Esiste infine uno stretto rapporto tra capelli e paura,


rapporto comprensibile per la sua appartenenza al
Principio dell'Acqua che gestisce il sentimento paura.
L'energia di questo Principio controlla lo stress, le
emozioni forti e le ghiandole surrenali che secernono nel
nostro organismo gli ormoni dell'istinto di sopravvivenza,
ossia adrenalina e noradrenalina.

Le situazioni di stress danneggiano i capelli perché tale


situazione va a creare una reazione immediata o
addirittura anticipata sulle ghiandole surrenali le quali
sono "collegate" anche ad essi, che rischiano di essere
danneggiati se non soffocati. Ad esempio dopo uno
shock come un incidente, si può avere la caduta
immediata di capelli, anche i capelli bianchi dalla paura
non sono solo una leggenda. La perdita dei capelli è
legata alla paura di perdere qualcosa di importante, vita,
persone care, lavoro, di un valore; la perdita può essere
reale o simbolica, vissuta o immaginata.I trauma va a
toccare le strutture profonde dell'individuo.

Il Principio dell'Acqua diventa più fragile e se lo shock è


molto intenso la perdita dei capelli può avvenire anche
prima dei tre mesi, cioè del tempo che impiega il capello a
morire.

Nelle situazioni di perdita di qualcosa o qualcuno ecc.. il


lavoro che si può fare è quello psicologicamente di
accettare, elaborare e perdonare la situazione o noi
stessi, fondamentale anche agire sul Meridiano della
Vescica che gestisce le antiche momorie.

Concludendo:

la diversa durata della fase anagen dell'uomo e della


donna ha fatto sì che la lunghezza dei capelli sia
diventata simbolo di dimorfismo sessuale. Eʼ da notare
che nelle culture dove cʼeʼ piuʼ libertaʼ sessuale i
capelli sono mostrati e portati a essere visibili, nelle
culture dove invece cʼeʼ castrazione e controllo i
capelli sono nascosti e velati. L'essere umano ha poi
riposto nei capelli significati simbolici sempre più
complessi, sicché la loro caduta è spesso vissuta
inconsciamente come uno stato di regressione ad una
condizione infantile ed asessuata, come perdita di forza e
potenza, come invecchiamento, come disonore, come
castrazione. Nella storia umana nessuna cultura mai è
rimasta indifferente ai problemi dei capelli.
Nell'essere umano i capelli hanno la funzione di essere
visti per esprimere, fra conscio ed inconscio, complessi
messaggi sociali.

Joseʼ&Resya – Tantralove

Potrebbero piacerti anche