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A come adolescenza.

Gli amori
turbolenti dei figli e quei genitori
affaticati

Quando un figlio diventa improvvisamente solo di se stesso. Quando


evita i baci e il contatto. Quando si chiude in camera, quando si scolla
dalla realtà e diventa sognante. Quando si innamora e pensa che sia per
sempre. Quando pensa di spostare le montagne per amore. Quando
trasloca dentro una chat e ride empaticamente al cellulare. Ecco, in quel
momento, inizia la turbolenza chiamata adolescenza.

Tu, da genitore, sei obbligato a osservare a debita distanza, senza


invadere il suo spazio. Sei chiamato a supervisionare dietro le quinte del
suo mondo emotivo i suoi picchi emozionali e ormonali, cercando con
garbo e con dolcezza che non diventino derive.

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Ma il tuo compito non finisce qui. Sei tenuto a reggere, a resistere.


Talvolta ti senti un bancomat, altre volte un taxi, ma resistere alla
tentazione di dire sempre la tua, di inondarlo di “si deve”, e cercare di
amarlo quando è più difficile farlo, quando diventa più aggressivo e
ribelle, è lʼunico modo per esserci nella sua vita turbolenta.

Amore e turbolenza, conflitto tra pulsione e limite

Lʼadolescente è colui che si ammala meno e che muore più spesso. É


colui che non ha la reale percezione dei rischi, che guida il motorino
mentre adopera il cellulare e posta le bravate su due ruote, che pensa
che lʼalcool sia il detonatore dellʼinconscio.

Insomma, è colui che ha un fiuto età-correlato per mettersi nei guai, ed è


anche ben sviluppato. Guai estendibili anche alla sfera amorosa.

Un adolescente utilizza la virulenza dellʼamore per rompere il guscio


famiglia e per diventare adulto. Per aver la forza di dire no. Di contrattare
lʼorario di rientro e i veti genitoriali. E pensa che lʼamore sia per sempre.

Se non fosse turbolento non sarebbe amore giovanile, non metterebbe in


modo nessun cambiamento, non aiuterebbe a crescere, e non lascerebbe
il retrogusto eterno del primo amore.

Sarebbe un amore saggio, equilibrato, razionale, tristemente ponderato.

Quando un figlio si innamora. Cosa prova un genitore

Un figlio innamorato destabilizza gli equilibri familiari. Mette a dura prova


la coppia dei genitori triangolando con ripicche e ricatti le concessioni e i
divieti.

Il genitore omologo, solitamente, si identifica nel figlio dello stesso sesso:


il padre con il figlio maschio, e la madre con la figlia femmina.

Così, i più fortunati - perché parlare con un adolescente e per di più


innamorato, è unʼimpresa ardua -, parlano con i loro figli cercando di
raccontargli lʼamore, e di regalargli una sorta di bugiardino per i guai.
Ma un figlio innamorato scappa, fugge, riesce a liquefarsi mentre tenti a
fatica di parlargli, si disconnette dalla realtà fuggendo dentro una chat e
proteggendosi con le sue inseparabili cuffiette del suo smartphone.

Un genitore empatico e attento, vorrebbe far passare tutta la tua


esperienza, soprattutto la più emozionante e la più dolorosa, per evitare
che possa farsi del male.

E invece, un genitore deve sapientemente e strategicamente stare zitto e


posizionarsi alla giusta distanza da lui, perché corre il rischio di fare la
fine del grillo parlante di Pinocchio.

Un adolescente innamorato è perseverativo, non ascolta, è trincerato


nel ginepraio delle sue emozioni, sigillato nel suo mondo interno, con la
saracinesca abbassata e sprangata. Quando, infatti, un adolescente si
innamora diventa improvvisamente distante, misterioso, ribelle.

Iniziano le sue richieste e le sue contrattazioni e, di conseguenza,


aumentano le ansie dei genitori. La vita in famiglia diventa una trincea e le
lotte intestine destabilizzano anche la più salda delle famiglie.

Adolescenza, una stagione della vita a tinte forti

Il corpo cambia, e cambia anche la psiche. La tempesta ormonale si


trasforma in tempesta emozionale, nasce la voglia di cambiare il mondo,
di avere coraggio.

A ogni passo avanti verso lʼautonomia, però, ne seguono due indietro


come il gambero. Al coraggio segue la paura, il bisogno di omologarsi al
gruppo dei pari per sentirsi al sicuro. Il diverso spaventa; che sia meno
bello, meno magro o meno griffato, evoca una sensazione di estraneità
dal gruppo, con il rischio di emarginazione e di bullismo. Nella terra del
bisogno di omologazione, anche amare diventa faticoso e obbliga a una
certa dose di coraggio.

I soliti selfie. Rapporto ambivalente con il pudore


Lʼadolescenza è la stagione della vita caratterizzata dalla trasformazione.
Faticosa e ansiogena. Trasformazione che passa dal corpo.

Il corpo diventa il teatro e il palcoscenico dove il ragazzo esprime se


stesso, tramite il quale ricevere consensi o la negazione della propria
capacità seduttiva.

Il pudore diventa presente a intermittenza. Acuto e cronico nei confronti


dei genitori, per sparire del tutto dentro un chat con i coetanei.

Il pudore nei confronti dei genitori impedisce di accedere al loro mondo,


alle loro paure, alle loro emozioni, alle loro confessioni; per diventare poi il
grande assente quando un adolescente amoreggia in chat.

Trattandosi, soprattutto, di cuori moderni e digitali.

Il corteggiamento si è trasferito in panchina e la freccia di Cupido è


diventata virtuale e virale. Tra un cuore lampeggiante e lʼaltro, un
adolescente invia foto di tutti i momenti della sua giornata. Tra una frittata
e un selfie audace ed erotico, il sexting diventa la modalità di
corteggiamento più utilizzata, sottostimando i rischi da eternità da web.

Gli amori giovanili, tra Instagram e le più svariate app, sono diventati
amore touch screen, senza corpo e con una buona dose di rischi.

Così, talvolta, si ritrovano ad accarezzare lo schermo del loro smartphone


più che la pelle dellʼamato, e a inviare foto, più a se stessi che al partner,
mediante i soliti selfie. La fretta, la bulimia del vivere e del corteggiare,
prende il posto dellʼattesa e della seduzione da gradualità, e il tutto e
subito diventa la colonna sonora degli amori giovanili e online.

Il flirting digitale. Internet, il nuovo mediatore amoroso

Il cellulare, con il suo canto delle sirene, viene adoperato per instaurare
una relazione amorosa, e talvolta per mantenerla.

Indossa le vesti di mediatore amoroso: funge da tramite e da traghetto


verso le braccia altrui. Braccia che non sempre corrispondono a quelle
che sembravano essere dentro una chat. Sono cambiati i tempi, ma
lʼamore e lʼintimità necessitano sempre e comunque di gradualità, di pelle
e di sensi, di incontri e di scontri. Elementi che stentano ad adattarsi ai
tempi dellʼetere.

I ragazzi sono mossi dalla fretta del vivere. Meno tempo da impegnare o
sprecare per fare conoscenza, chat intense e ammiccanti - la barriera da
schermo del cellulare aiuta e disinibisce più dellʼalcool - qualche foto più
o meno audace, o più o meno veritiera, e il gioco è fatto.

Se il cuore accelera bene, altrimenti, sempre velocemente, il potenziale


fidanzato verrà cancellato o trasferito nella blacklist dei ricordi e nel
cestino del cellulare.

Il computer rappresenta uno strumento protettivo, lo schermo più che di


vetro diventa un vero muro di cemento armato in grado di proteggere dal
rischio emotivo correlato allʼincontro, quello vero, con lʼaltro.

Ricapitolando, amori giovanili e ribelli ma intrappolati dentro un social.

Si parte dal corteggiamento, scaldato da uno scambio di foto e scambio


di anime, segue un autoerotismo assistito, possibili liti furibonde e rapide
come un temporale stivo, ma il corpo rimane il grande assente.

Il flirt, che non sempre viene candidato a diventare amore, passa


dall'etere e, talvolta, li rimane. Intrappolato senza via d'uscita. Nasce e
muore dentro una chat.

++++

* Valeria Randone è psicologo e sessuologo clinico a Catania e Roma


(www.valeriarandone.it)

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