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Questo è il procedimento che usa Freud, implicitamente, nel suo testo Dinamica della
traslazione, dove cerca di definire il transfert dandone definizioni che vanno ogni volta
incontro a una confutazione da parte dell’esperienza, che si dimostra inafferrabile,
indefinibile, per poi riportare la questione su un piano distinto ossia quello dell’utilizzo del
transfert nella cura. Un po’ c’è la questione: aldilà delle definizioni, come lo si maneggia
questo transfert, che uso se ne fa nella clinica. In effetti una delle definizioni di transfert
consiste proprio nel portare le cose su un piano diverso: quello della ripetizione: nel
transfert si mette in atto invece che ricordare. La ripetizione avviene all’interno del
Setting.
Freud afferma che il transfert è un ostacolo alla cura ma rende anche il servizio
inestimabile di rendere di nuovo attuali contenuti presenti solo come tracce. Qui viene
introdotto il movimento della cura, che è un doppio movimento, costituito da due
direzioni: ricordare, ripetere, rielaborare. Se non ci fosse l’ostacolo, non ci sarebbe
nemmeno l’alleato. L’effetto è dato dal difetto.
Nella nevrosi ossessiva c’è una regressione dal fare al pensare, mentre il transfert
è come fosse una regressione dal pensare al fare. Si tratta delle due direzioni opposte
della cura.
Che, abbiamo visto, sono le due direzioni della costruzione del caso e della cura
che caratterizzano la clinica sotto transfert per Miller.
Il transfert avviene per falso nesso, è una deformazione che è dettata da due
spinte contrastanti, è un compromesso tra due direzioni opposte, anche stavolta.
4. Lotta tra medico e paziente, direzioni della cura e caratteristiche dei processi
inconsci. Intelletto vs pulsione, conoscenza vs volontà di agire (p6). Come il sogno
mette in atto (due direzioni) (p8). Penosa via della traslazione (29)
La lotta tra medico e paziente è la lotta tra intelletto e pulsione? Ecco una
questione legata al transfert.
L’interpretazione, per Freud, affinché abbia degli effetti, deve avvenire soltanto quando si
sia instaurato il transfert. Altra condizione è quella che il paziente deve essere egli stesso
sul punto di formulare quella stessa interpretazione. Si potrebbe cercare di capire se
queste due condizioni siano due modi di dire la medesima, oppure siano due versanti
genuinamente distinti.
L’affetto? E la causa?
C’è come un asse che si sviluppa dalla causa agli effetti. Si vede anche nel caso
del metodo ipnotico o suggestivo: il tentativo è quello di riportare il soggetto allo stato
ipnotico che si ipotizza esser stato alla base del trauma: solo in quello stato il soggetto
potrebbe ricordare. Solo in quello stato causale, inoltre, il soggetto è in grado di
trasformare un’interpretazione nei suoi effetti: vedi l’esperimenti di Bernheim riportato da
Freud, dove la parola del medico diventa percezione.
La realtà psichica è qualcosa che ha a che fare con il transfert come falso nesso.
La falsità fa comunque degli effetti, anzi maggiori, perché implica desiderio. Vedi il falso
ricordo della seduzione. Vedi anche il sogno, che è falso in un senso ma assolutamente
reale in un altro: esso porta la soddisfazione del desiderio. Il transfert è una
supposizione di sapere, dirà in seguito Lacan. Supposizione, quindi. La finzione c’è. La
finzione, l’effigie.
L’affetto: Freud definisce un qualcosa nei seguenti termini, in una lettera a Fliess:
“finzione investita d’affetto”. Ecco il transfert.
Se il transfert si instaura per falso nesso, allora qual è il riferimento del transfert? Dal
momento che l’oggetto non è realmente l’analista, si potrebbe pensare che vi sia un
vero oggetto del transfert, il quale sarebbe soltanto da ricercare. Qui entra in gioco
l’oggetto causa del desiderio.
Per Freud quando si fa una diagnosi sul calco della medicina si considera conclusa
qualsiasi indagine, così come qualsiasi cura, di fatto. (Vedi punto 11)
Citazioni.
Vol 1
“A tutt’oggi non si può considerare il termine isteria come una denominazione dal
significato univoco; la condizione morbosa cui esso viene applicato è contraddistinta dal
punto di vista scientifico, solo da caratteristiche negative; è stata studiata poco e di mala
voglia, ed è oggetto di odio a causa di alcuni pregiudizi assai diffusi. Fra questi rientrano
la presunta dipendenza della malattia isterica dall’eccitamento genitale, l’opinione che
all’isteria non si possa attribuire una sintomatologia determinata, per la semplice ragione
che in essa si può riscontrare ogni sorta di combinazione di sintomi, e infine l’importanza
esagerata attribuita alla simulazione nel quadro clinico dell’isteria. Negli ultimi decenni
un’isterica poteva essere altrettanto sicura di venire trattata da simulatrice quanto ne
avrebbe avuta nei secoli precedenti di essere giudicata e condannata come strega o
come ossessa.” 10
“Da un altro punto di vista si può anzi dire che si è fatto un passo indietro nella
conoscenza dell’isteria: il medioevo conosceva assai bene le stigmate, cioè i
contrassegni somatici dell’isteria, che interpretava e usava a modo suo. Al Policlinico di
Berlino invece io ho potuto riscontrare come questi contrassegni somatici dell’isteria
fossero pressoché sconosciuti, e come, pronunciando la diagnosi d’isteria, ci sembrasse
sopprimere praticamente ogni inclinazione a occuparsi ulteriormente del malato”.
“È possibile, tuttavia anche un terzo caso, che ha pure il significato di un ostacolo, non
relativo però al contenuto, ma esteriore. Questo caso si verifica quando è turbato il
rapporto fra paziente e medico, ed è l’ostacolo peggiore che si possa incontrare.” 436
In un certo senso quindi c’è una differenza tra i sintomi e il loro essere usati all’interno
della cura, cioè nel transfert. Ecco che anche qui vi è una nozione di utilizzo, come dal
versante del curante.
“La sua malattia non va trattata come una faccenda del passato, ma come una forza che
agisce nel presente. Gli elementi della malattia vengono a uno a uno condotti entro
l’orizzonte e il campo d’azione della cura e, mentre l’ammalato li vive come qualche cosa
di reale e attuale, noi dobbiamo effettuare il nostro lavoro terapeutico che consiste in gran
parte nel ricondurre questi elementi al passato”. (Ibid)
“Il ricordare a cui i pazienti erano indotti durante l’ipnosi non poteva che suscitare
l’impressione di un esperimento di laboratorio. Il ripetere as cui essi sono indotti durante il
trattamento analitico secondo la tecnica più recente significa evocare un pezzo di vita
vissuta, e non può quindi essere sempre una faccenda pacifica e scevra di pericoli. A ciò
si connette tutto il problema dello spesso inevitabile peggioramento durante la
cura.” (Ibid)
“E può pure accadere di tanto in tanto che non si abbia il tempo per imbrigliare con la
traslazione le pulsioni selvagge, o che il paziente spezzi, in un atto di ripetizione, il legame
che lo tiene avvinto al trattamento.” 359
“Tuttavia il mezzo principale per domare la coazione a ripetere del paziente, e trasformarla
in un motivo che stimoli il ricordo, è dato dal modo in cui è impiegata la traslazione.
Rendiamo la coazione a ripetere innocua, o addirittura utile, quando le riconosciamo il
diritto di far quel che vuole entro un ambito ben definito.
Vol 8
“Qual è la posizione dello psichiatra di fronte a un simile caso clinico’ sappiamo già come
si comporta di fronte all’azione sintomatica del paziente che non chiude le porte della sala
d’attesa. Dichiara che si tratta di un evento casuale privo di interesse psicologico, del
quale non val la pena di occuparsi.” 413
“Lo psichiatra cerca anzitutto di caratterizzare il sintomo con una qualità essenziale. …
Idee di questa specie, che sono inaccessibili ad argomenti logici e basati sulla realtà, si è
convenuto di chiamarle idee deliranti. La buona signora soffre dunque di un delirio di
gelosia. Questa è senza dubbio la caratteristica essenziale del caso clinico descritto.
Le idee deliranti possono avere i contenuti più diversi: perché nel nostro caso il contenuto
del delirio è proprio la gelosia? In quali persone si formano le idee deliranti e, in
particolare, i deliri di gelosia? È qui che vorremmo sapere qualcosa dallo psichiatra, ma
proprio qui egli ci pianta in asso. Lo psichiatra prende comunque in considerazione
soltanto uno dei nostri interrogativi. Farà indagini sulla storia familiare di questa donna e
forse ci fornirà la risposta: “Le idee deliranti sorgono in quelle persone nella cui famiglia si
sono verificati ripetutamente disturbi psichici di questo o di altro tipo.” …
Lo psichiatra non conosce appunto alcuna strada che faccia progredire la spiegazione di
un caso come questo. Deve accontentarsi di questa diagnosi e, circa il decorso ulteriore,
di una prognosi che è incerta nonostante la ricca esperienza di cui dispone.” 414
“vi prego di osservare, per cominciare, un dettaglio poco appariscente, cioè che la
paziente ha di fatto provocato la lettera anonima che costituisce ora il sostegno della sua
idea delirante, avendo dichiarato il giorno prima di fronte a quell’intrigante che se suo
marito avesse avuto una relazione amorosa con una giovane, questa sarebbe stata per lei
la peggiore delle disgrazie. È stata lei, in questo modo, a suggerire alla cameriera l’idea di
spedirle la lettera anonima. L’idea delirante acquista così una certa indipendenza dalla
lettera; è già stata presente prima nell’ammalata in forma di timore (o di desiderio?). …
La paziente manifestò un forte rifiuto quando, dopo la narrazione della sua storia, venne
invitata a comunicare i suoi ulteriori pensieri, idee e ricordi. Affermava che non le veniva in
mente nulla, che aveva già detto tutto, e in capo a due sedute il tentativo dovette
realmente venire interrotto, dal momento che la paziente dichiarò di sentirsi già guarita e
di essere sicura che l’idea morbosa non le sarebbe tornata. Questo, naturalmente, lo
disse solo per resistenza e per timore di proseguire l’analisi. … (((((in un certo senso qui
c’è il transfert. Perché la resistenza è un fenomeno che ha luogo in analisi, non fuori. Non
è una narrazione )))))
Era lei a essersi intensamente innamorata di un giovane, di quello stesso suo genero che
l’aveva spinta a consultarmi in cerca di guarigione. Di questo innamoramento non sapeva
nulla, o forse appena un poco” 415
“vi ho spiegato che la psichiatria clinica si cura poco della forma esteriore e del
contenuto del singolo sintomo, e che la psicoanalisi è partita invece proprio da lì e ha
stabilito innanzitutto che il sintomo è dotato di senso ed è connesso con l’esperienza
vissuta del paziente.”P 420
“I sintomi nevrotici hanno dunque un loro senso, come gli atti mancati, come i sogni, e al
pari di questi hanno un nesso con la vita delle persone che li manifestano” 421
“Il senso di un sintomo deriva, come abbiamo appreso, da una relazione con le
esperienze del malato. Quanto più individualizzata è la forma del sintomo, tanto più
possiamo sperare di riuscire a stabilire questa connessione. Sarà allora nostro compito,
semplicemente, di rintracciare, per un’idea senza senso e per un’azione senza scopo,
quella situazione passata nella quale l’idea era giustificata e l’azione rispondeva a un
fine.” 432
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“A questo riguardo, si sorvola abitualmente sul seguente punto essenziale: che il conflitto
patogeno dei nevrotici non va scambiato per una normale lotta tra impulsi psichici che si
trovano sullo stesso terreno psicologico. È un contrasto di forze, una delle quali è giunta
al gradino del preconscio e del conscio, mentre l’altra è stata trattenuta al gradino
dell’inconscio. È per questo che il conflitto non può giungere a conclusione: i contendenti
non hanno nulla da spartire tra di loro, come l’orso polare e la balena. Una decisione vera
e propria può aver luogo soltanto quando i due s’incontrano sullo stesso terreno. Rendere
ciò possibile è secondo me l’unico compito della terapia.” 583
“Non ponendosi come primo compito l’eliminazione dei sintomi, la terapia analitica si
comporta come una terapia causale; ma, per un altro verso, potete dire che non lo è.”
585
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“La nostra conoscenza dell’inconscio non ha lo stesso valore della sua conoscenza; se
noi comunichiamo al paziente la nostra conoscenza, egli non la pone al posto del suo
inconscio, accanto a questo; e il cambiamento che ne risulta è minimo. Quel che
dobbiamo fare è rappresentarci questo inconscio topicamente.” 586 (piani, usi,
implicazione)
Spiega poi che si tratta della rimozione, che va eliminata. Questa va scoperta e mostrata
al paziente, ma l’interpretazione deve essere fatta in un altro modo:
“Facciamo adesso la stessa cosa che cercavamo di fare all’inizio: interpretare, scoprire e
comunicare; ma ora la facciamo nel luogo giusto.”
Questo come va fatto? Con quali forze motrici, si chiede Freud? Con il transfert:
“Possiamo così lusingarci di guidare il conflitto rianimato a un esito migliore di quello della
rimozione, e, come abbiamo detto, in linea di massima il risultato ci dà ragione nell’isteria,
nella nevrosi d’angoscia e nella nevrosi ossessiva.
“Possibile che abbiamo lasciato fuori dal nostro bilancio preventivo la voce più
importante” 591
“Mettiamo per prima cosa in chiaro che la traslazione insorge nel paziente sin dall’inizio
del trattamento e rappresenta per un certo tempo il suo fattore più intensamente
propulsivo.” 592
“La traslazione diventa così paragonabile alla zona di cambio fra il legno e la corteccia di
un albero, dalla quale deriva la formazione di nuovi tessuti e l’aumento di spessore del
tronco.”
“Questa nuova edizione della vecchia malattia noi l’abbiamo seguita fin dall’inizio,
l’abbiamo vista nascere e crescere e in essa ci raccapezziamo particolarmente bene
perché al suo centro, come oggetto, stiamo noi stessi. Tutti i sintomi del paziente hanno
abbandonato il loro significato originario e hanno assunto un nuovo senso, che consiste
in un rapporto con la traslazione” (diagnosi)
“Nevrosi artificiale”.
“A questo punto la lotta è decisa non dalla sua perspicacia intellettuale – che non è né
abbastanza forte né abbastanza libera per tale impresa – bensì unicamente dal suo
rapporto con il medico.”
“Possiamo dunque dire in generale che anche sotto il profilo intellettuale, l’uomo è
accessibile solo in quanto è capace di investimenti lipidici oggettuali, e abbiamo valide
ragioni per riconoscere e temere nelle dimensioni del suo narcisismo una barriera alla sua
influenzabilità, anche a petto della migliore tecnica analitica.”
“Ciò che egli chiamava suggestionabilità non era altro che l’inclinazione alla traslazione…
Quanto a noi, dobbiamo renderci conto che nella nostra tecnica abbiamo abbandonato
l’ipnosi solo per riscoprire la suggestione nella forma della traslazione.” 595
In che modo la suggestione degli ipnotisti sarebbe diversa da quella degli psicoanalisti,
cioè dal transfert?
“Per il medico alla lunga diventava… monotono: proibire in ogni caso e allo stesso modo,
con il medesimo cerimoniale, ai più svariati sintomi di esistere, senza poter afferrare
qulcocsa del oro senso e della loro importanza, era un lavoro artigianale, non un’attività
scientifica, e ricordava la magia, l’esorcismo, l’abracadabra.” 598
“La prima opera come una cosmesi, la seconda come una chirurgia.” 599
“Ora direte che, indipendentemente dal nome che vogliamo dare alla forza motrice della
nostra analisi, sia esso traslazione o suggestione, esiste il pericolo che influenzare il
paziente renda dubbia la sicurezza obiettiva delle nostre scoperte. Ciò cheta a vantaggio
della terapia, andrebbe a scapito dell’indagine”. 600
“In ciò il paziente si comporta come chiunque altro, come qualsiasi allievo; ma in tal
modo si è influenzata solo la sua intelligenza, non la sua malattia” 601
“Completerò ora il mio quadro del meccanismo della guarigione rivestendolo delle
formule della teoria della libido….
Dove si è cacciata la libido del nevrotico? Si fa presto a trovarla: è legata ai sintomi, che
le garantiscono l’unico soddisfacimento sostitutivo possibile al momento. …
Per sciogliere i sintomi, diventa indispensabile risalire fino alla loro origine, rinnovare il
conflitto dal quale sono scaturiti….” 602
“La traslazione diventa dunque il campo di battaglia nel quale sono destinate a incontrarsi
tutte le forze in lotta tra loro” 603
“Al posto dei più svariati oggetti libidici irreali, subentra l’unico oggetto, pure fantastico,
della persona del medico.”
“Forse può servire a chiarire ulteriormente la dinamica del processo di guarigione il far
notare che noi catturiamo tutta quanta la libido che è stata sottratta al dominio dell’io
attirandone una parte su noi stessi mediante la traslazione.” 604
“La differenza fra nevrosi e salute vale solo per il giorno, non si protrae nella vita onirica.”
605
“Anche il sano è quindi virtualmente un nevrotico, ma, a quanto pare, l’unico sintomo che
è capace di formare è il sogno.”
La differenza fra sanità nervosa e nevrosi si limita quindi al campo pratico e si determina a
seconda del risultato, a seconda cioè che alla persona sia rimasto o meno un sufficiente
grado di capacità di godere e di fare. “
Vol 4 p432: suggestione via del porre, analisi via del levare.
“Le nostre diagnosi hanno luogo assai spesso solo posticipatamente, sono simili alla
“prova della strega” del re scozzese, di cui ho letto in Victor Hugo.237 Questo re asseriva
di essere in possesso di un metodo infallibile per riconoscere una strega. La faceva
immergere in un calderone d’acqua bollente e quindi assaggiava il brodo. Dopo di che era
in grado di dire: “Era una strega”, oppure: “No, non lo era.” Il nostro caso è analogo, solo
che a portarne i danni siamo noi. Non possiamo giudicare il paziente che viene a farsi
curare – o, allo stesso modo, il candidato che viene per perfezionarsi – prima di averlo
studiato analiticamente per settimane o per mesi. ”
Si può certo comprendere che dato questo loro atteggiamento verso le faccende della
psiche, i medici non gradissero la psicoanalisi e si rifiutassero di rispondere positivamente
alle sue pretese che la medicina sovvertisse per molti aspetti i propri insegnamenti e
cominciasse a guardare molte cose da un diverso punto di vista.”
:::
Pezzi ulteriori:
- Quando parlo del salto fino alle lezioni, potrei parlare di questo, riportandomi
nuovamente agli studi sull’isteria:
Si tratta di riflessioni su quel che di fatto è avvenuto nella nascita della psicoanalisi: essa
è in un certo senso nata insieme all’isteria, diagnosticata nel senso psicoanalitico.
- nel paragrafo sul senso del sintomo, dove il sintomo è sensato ed è connesso alla vita,
ecc, precisamente dove dico che l’elemento dell’inconscio fa sì che si vada a cercare il
senso ecc, lì posso introdurre qualcosa di quel che Freud dice nel saggio
sull’inconscio: rettifica kantiana, sviluppo dell’animismo, ecc… da collocare subito
dopo “l’azione rispondeva a un fine”
- Quando parlo del transfert e della diagnosi, posso unire due cose: da un lato
l’affermazione di leguil a pagina 39: “il sintomo medico è considerato solo come
l’effetto di una causa estranea alla tessitura ella sua manifestazione.” E dall’altro quel
passo di freud dove la nevrosi di transfert viene spiegata nei termini seguenti,
all’incirca: la ripetizione dimostra che la nevrosi non è che sia conclusa, ma continua a
manifestarsi. Ecco il brano: “Non dimentichiamo che la malattia del paziente che
prendiamo in analisi non è qualcosa di concluso, di cristallizzato, ma qualcosa che
continua a crescere e a svilupparsi come un essere vivente. L’inizio della cura non pone
fine a questo sviluppo ma, appena la cura si è impadronita del malato, avviene che
l’intera neoproduzione della malattia si riversa su un solo punto, ossia sul rapporto col
medico. La traslazione diventa così paragonabile alla zona di cambio fra il legno e la
corteccia di un albero, dalla quale deriva la formazione di nuovi tessuti e l’aumento di
spessore del tronco. Non appena la traslazione è assurta a questa importanza, il lavoro
sui ricordi dell’ammalato passa decisamente in secondo piano. Allora non è inesatto
dire che non si ha più a che fare con la precedente malattia del paziente, bensì con una
nevrosi di nuova formazione e profondamente trasformata, che sostituisce la prima.
Questa nuova edizione della vecchia malattia noi l’abbiamo seguita fin dall’inizio,
l’abbiamo vista nascere e crescere e in essa ci raccapezziamo particolarmente bene
perché al suo centro, come oggetto, stiamo noi stessi. Tutti i sintomi del paziente
hanno abbandonato il loro significato originario e hanno assunto un nuovo senso[…]”
-
- Passi di: Sigmund Freud. “Opere complete”. Apple Books.