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LABORATORIO ITALS -
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MASTER ITALS “Studiare nella L2: il problema della comprensione” Gabriele Pallotti
Revisione, rielaborazione e integrazioni a cura di M.Grazia Menegaldo
1 Sono da ascriversi a Maria Grazia Menegaldo i paragrafi 2.1., 3.3.,4., 4.3., 5. 6.1.4. e la seconda
parte del modulo; gli spunti operativi per la riflessione e le relative chiavi per la correzione; gli
schemi, le tabelle e le mappe esplicative (ad esclusione della tabella 4). Autrice del paragrafo 7 è
Roberta Grassi. Tutti gli altri materiali sono stati redatti da Gabriele Pallotti, autore del modulo.
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Revisione, rielaborazione e integrazioni a cura di M.Grazia Menegaldo
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Revisione, rielaborazione e integrazioni a cura di M.Grazia Menegaldo
Il problema della comprensione dei testi scritti nella L2 si pone naturalmente per gli
alunni immigrati in Italia i quali devono, nel più breve tempo possibile, iniziare a
studiare le discipline scolastiche nella seconda lingua. Tuttavia, la questione è
pertinente anche per i programmi di immersione o di Content and Language
Integrated Learnin (CLIL2), che prevedono l’uso della lingua straniera (dunque
2 “Si può comparare lo studio in L2 con l’uso veicolare della lingua straniera nei progetti C.L.I.L.
(Content and Language Integrated Learning). Essi rientrano nel campo d’azione
dell’educazione bilingue e ciò che li contraddistingue è l’uso di due o più lingue veicolari per lo
svolgimento dei normali programmi didattici. L’insegnamento secondo i principi e le metodologie
di tipo C.L.I.L. nasce a fronte dell’esigenza di fornire agli studenti una formazione plurilingue e
pluriculturale. Per quanto concerne l’ Europa, la Commissione Europea, con la pubblicazione del
Libro Bianco “Teaching and Learning: Towards The Learning Society” si è fatta promotrice di
questo genere di insegnamento perché vi ha ravvisato la possibilità di concretizzare quello che è
uno degli obiettivi della politica educativa europea: migliorare la qualità della competenza
comunicativa in più lingue comunitarie da parte dei cittadini del Vecchio Continente (Serragiotto
G., 2003, pag.xi). Nelle attività didattiche che si articolano secondo le modalità citate, lo studio
disciplinare in concomitanza con l’ apprendimento delle lingue straniere fa sì che il codice altro,
strumento di accesso ai contenuti delle varie materie, migliori notevolmente da un punto di vista
qualitativo e quantitativo: lo studente, infatti, non si limita a servirsene solamente per scopi
peculiari (ad esempio, per svolgere attività di riflessione metalinguistica, di traduzione, ecc.) ma,
per suo tramite, studia la storia, la geografia, la matematica, ecc., acquisendo una competenza
comunicativa più ampia ed articolata e sperimentando la lingua dello studio come lingua viva,
esattamente come quella della comunicazione interpersonale.
La vicinanza di obiettivi che intercorre tra la didattica C.L.I.L. e quella in L2 è evidente. Il punto
di contatto consta nella convinzione che, per formarsi nella sua pienezza, lo studente straniero ha
bisogno di poter accedere ed impadronirsi anche del livello linguistico necessario per lo studio
disciplinare, in modo da poter conversare con la stessa padronanza avendo come argomento sia,
ad esempio, le condizioni meteorologiche che la storia della filosofia. Uno degli elementi che,
invece, diversifica le due modalità di insegnamento/apprendimento è il fattore temporale. Se nei
programmi C.L.I.L il tempo dedicato allo studio in lingua altra è, per quanto esteso, comunque
parziale ( il numero maggiore o minore di ore ad esso dedicato varia a seconda della modalità di
intervento adottata, ma è sempre e comunque minore rispetto al monte ore settimanale a
disposizione dello studio disciplinare in lingua materna), nel caso di alunni stranieri inseriti nella
scuola di un Paese diverso da quello d’origine si tratta di una vera e propria full immersion, nella
quale la qualità e la quantità dell’input sono notevolmente amplificate, le situazioni di uso della
L2 sono moltiplicate in maniera esponenziale e le potenzialità di miglioramento della competenza
linguistica e comunicativa sono maggiori.” (Menegaldo MG, 2011, “Guida alla semplificazione
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LETTURA
SOTTOPROCEDURE
Processo di Attività Attività
anticipazione strumentale intellettiva
Asso Com
cia pren
zione sione
di
frasi testi
Tabella 1: il processo di lettura e comprensione
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Una tale simultaneità è presente anche nella decodifica e comprensione dei messaggi
orali. Tuttavia, c’è una differenza significativa a livello percettivo tra le due modalità:
mentre la catena parlata è rigidamente lineare (i suoni si succedono gli uni agli altri, e
così vengono a colpire i nostri sensi), un testo scritto può essere scorso anche in modi
non lineari. Si tratta delle forme di lettura veloce, che tutti i lettori esperti mettono in
atto: esperimenti in cui venivano registrati i movimenti oculari dei lettori mostrano
che questi non seguono linearmente le righe sulla pagina, ma vanno a zig zag su di
essa, in un continuo anticipare e tornare indietro. Solo i lettori principianti, come i
bambini e i semi-analfabeti, leggono in effetti una parola e una riga alla volta.
Comprensione
Messaggio orale Messaggio scritto
Catena parlata lineare Catena scritta Catena scritta non
lineare lineare
Parlando della lettura abbiamo già accennato alla comprensione. In effetti, è normale
leggere per comprendere: quella in cui decifriamo le lettere e le trasformiamo in suoni
senza capire nulla di ciò che diciamo è una forma assai particolare di lettura, e molti
non sarebbero nemmeno disposti a definirla tale.
La comprensione può essere vista come l’atto di integrare informazioni nuove con
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4 Ma attenzione, proprio qui avvengono i più frequenti equivoci di comunicazione interculturale: uno
straniero può avere uno schema di cosa si fa al ristorante più o meno diverso dal nostro, e quindi ciò che
noi e lui diamo per presupposto e scontato potrebbe essere anche molto diverso.
5 Fonte: https://it.images.search.yahoo.com/images/view;_ylt=
A2KLj9HDVCdXQCEAI.hu5olQ;_ylu=X3oDMTIza2szM)
6 Una caratteristica della nostra enciclopedia di conoscenze è l’essere così scontata che spesso non
ne siamo nemmeno consapevoli.
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Un signore aveva la vista molto debole, ma non si metteva mai gli occhiali. Con gli
occhiali si sentiva brutto.
Un giorno stava aspettando un treno alla stazione.
− È in ritardo il treno? − chiese a un ferroviere. Quello sorrise gentilmente, rimase
immobile ma non gli rispose.
− Non posso leggere l’ora perché ho una vista pessima − insistette il signore. E il
ferroviere tornò a sorridere, ma rimase immobile e in silenzio.
− Non c’è niente da ridere! − sbottò il signore, che cominciava a sentirsi preso in giro.
Ma il ferroviere continuò a restare immobile ed a sorridere.
− Ha le orecchie otturate? − protestò infuriato il signore.
Poi di fronte a un nuovo sorriso, urlò:
− Lei è un gran maleducato!
Il signore si avvicinò al naso del ferroviere e scoprì finalmente che.......[...].
(Wölfel U. (1988) Storie un po’ matte. Roma: Nuove Edizioni Romane)
Dopo avere letto la storia rispondi alle domande.
1. La storia avviene
[ ] Alla stazione
[ ] Fuori da un bar
[ ] Alla biglietteria
2. Il personaggio della storia è:
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Il rapporto tra comprensione e acquisizione è strettissimo. Anzi, si può dire che non si
può apprendere senza comprendere. Una lingua è essenzialmente un insieme di
significati: se non imparo quelli, non sto imparando una lingua, bensì solo delle forme
grafiche e acustiche. Ma per imparare i significati è necessario prima comprenderli.
Krashen (1985) dedica un intero libro all’”ipotesi dell’input”, secondo la quale per
imparare una seconda lingua l’input è indispensabile. Su questo nessuno è mai stato
in disaccordo; casomai si sono levate varie e motivate perplessità rispetto all’idea che
l’input comprensibile sia sufficiente per acquisire la L2 (cfr. la sintesi in Pallotti
1998).
In ogni modo, imparare una qualsiasi nuova forma nella seconda lingua – una parola,
una regola grammaticale, ecc. - significa imparare come, quando e perché usarla, e
ciò implica che si sia compreso come, quando e perché essa viene usata. Il legame tra
comprensione e apprendimento è dunque indissolubile.
LETTURA COMPRENSIONE
Perché gli alunni imparino una lingua è dunque necessario che comprendano. Forse
non tutto e subito, naturalmente (cfr variabilità e scalarità, par. 1.3), ma l’insegnante
deve prestare la massima attenzione a che in tutte le attività didattiche sia sempre
presente un livello di comprensione tale da garantire l’apprendimento e mantenere
alta la motivazione: niente infatti è più frustrante di un testo che non si comprende, o
si comprende solo limitatamente e con grande pena.
Nelle prossime sezioni vedremo dunque come e perché gli insegnanti dovrebbero
riconoscere i testi più semplici e, se necessario, essere in grado di redigerli loro stessi.
Vedremo anche le tecniche per scrittura di testi altamente comprensibili. Ma prima di
tutto ciò, occorre rispondere a una possibile obiezione.
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7 Tra l'altro, se si tiene in conto la reazione degli studenti si nota come essi apprezzino e
gradiscano l’utilizzo di materiale autentico, di qualsiasi natura esso sia, in quanto rappresenta
un’occasione per mettersi alla prova con un tipo di comunicazione che possono ritrovare nella vita
quotidiana.
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favorire la comprensione da parte di alunni non nativi non sono ‘autentici’), chi la
avanza preferisce fornire agli studenti solo testi scritti avendo in mente come
destinatari i parlanti nativi. Ma nella prassi didattica quotidiana è veramente così?
Realmente testo autentico e testo didattizzato sono in contrasto tra loro e il ricorso
all'uno preclude del tutto l'impiego dell'altro?
In concreto, la proposta di scrivere testi pensati appositamente per i non nativi non
esclude affatto l’uso di altri materiali. Anzi, è chiaro che l’obiettivo finale di un corso
di lingua è mettere gli apprendenti in condizione di integrarsi nella comunità dei
parlanti la L2 nel modo più completo e naturale possibile per cui essi, da un lato, non
possono rimanere vincolati in eterno ad un uso scolastico e limitato della L2 ma,
dall'altro, non possono vedersi proporre soltanto un modello di L2 che ha come punto
focale il madrelingua. Insomma, i testi ‘autentici’ sono una bella cosa, ma se il loro
uso deve comportare che gli allievi non capiscano nulla o capiscano a prezzo di una
fatica enorme, allora è meglio scegliere testi non autentici ma utili dal punto di vista
del progresso dell’interlingua e non frustranti dal punto di vista della motivazione,
almeno fin quando lo studente non sarà in condizione di affrontare la maggiore
complessità presente nei testi autentici.
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Frammento 1 . Fonte: foglietto illustrativo dello sciroppo “Gola Dolore”, Neo Borocillina,
ALFAWASSERMANN
Lo sciroppo per la rosse “Gola Sana” è un medicinale fatto solamente con elementi naturali. Non
ci sono al suo interno prodotti chimici.
Lo sciroppo “Gola Sana2 calma la tosse in poche ore e ha un piacevole sapore di ciliegia.
Non tutti possono prendere il farmaco: è sconsigliato alle persone che hanno problemi respiratori
come l'asma, e alle persone che hanno allergie alimentari.
L'uso del farmaco è sconsigliato anche alle donne in stato di gravidanza e ai bambini sotto i sei
anni di età.
Lo sciroppo non ha incompatibilità con altri farmaci, per cui si può prendere lo sciroppo anche
insieme ad altre medicine. [...]
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delle attività scolastiche. A questo punto viene sovente emessa una diagnosi frettolosa
sul loro scarso rendimento scolastico: svogliatezza, mancanza di motivazione,
carenze formative pregresse, persino deficit cognitivi, sono spesso citati come cause
della scarsa partecipazione alle lezioni, quando forse sarebbe più appropriato
considerarli degli effetti.
Cummins (1981, 1989) riporta quanto accade negli Stati Uniti e in Canada, Paesi con
storie di immigrazione molto più antiche delle nostre. In questi Paesi, si è osservato
che gli alunni neo-arrivati impiegano in media due anni per raggiungere i loro
compagni nativi in quelle che Cummins chiama Basic Interpersonal Communicatio
Skill (BICS, Abilità comunicative interpersonali di base). A questo punto si può
essere tratti in inganno e pensare che gli alunni abbiano già colmato lo svantaggio
linguistico, in quanto, come spesso ci si sente dire, “si comportano come tutti gli
altri”. Spesso le scuole concentrano i loro interventi a favore dell’apprendimento della
L2 nei primi due anni di inserimento, ritenendo che in seguito gli alunni possano
seguire le lezioni “come tutti gli altri”. Niente di più sbagliato. Se si passa dalle
impressioni a verifiche più puntuali, si vede che ciò non è vero e che rimangono
molte lacune a livello di competenza lessicale, grammaticale e pragmatica,
specialmente nelle aree di uso cognitivo-accademico della lingua, che Cummins
chiama Cognitive Academic Language Proficiency (CALP): tali lacune vengono
colmate solo dopo una media di cinque/sette anni, quando si può effettivamente dire
che gli allievi immigrati hanno raggiunto lo stesso livello dei compagni anche in
questi ambiti (sul modello di Cummins cfr. anche Ellero 1999). In questa fase è
importantissimo e imprescindibile, da parte del docente, intervenire con un
supporto didattico costante e specifico, un supporto volto a favorire l'acquisizione
di un livello linguistico competente in ambito disciplinare, oltre che dei contenuti.
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3.2. Passare dalle competenze BICS alle competenze CALP nella prassi
quotidiana
Le attività poste nel primo quadrante (I) sono le più facili, perché non richiedono
operazioni cognitive complesse e hanno un forte grado di contestualizzazione: si
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tratta di quelle che Cummins chiama BICS e sono di solito insegnate e imparate nelle
prime fasi dell’inserimento. A questo punto, però, in molte scuole si chiede agli alunni
di saltare direttamente al quadrante IV, che contiene alcune delle più diffuse attività
scolastiche, come leggere libri di testo, scrivere saggi e componimenti, comprendere
lezioni su argomenti astratti e distanti dall’esperienza quotidiana e dal contesto
immediato. E’ qui che la maggior parte degli studenti si ritrova di fronte a un senso di
frustrazione: l’impressione è che la L2, che nelle prime fasi sembrava anche
accessibile, sia una sorta di muro, fatto di migliaia di termini difficili, usati in contesti
impegnativi, per scopi il più delle volte non chiari.
Un percorso graduale dovrebbe invece tenere conto dei quadranti II e III, facendo in
modo che gli studenti svolgano le attività in essi rappresentate prima di passare a
quelle più impegnative del quarto quadrante. Il secondo quadrante, ad esempio,
contiene attività scolastiche che pur chiedendo di distaccarsi dal contesto immediato,
sono cognitivamente semplici, come scrivere e leggere testi brevi, organizzati in
modo lineare e trasparente. In questo quadrante troviamo anche attività che sono
ugualmente semplici e decontestualizzate, ma inutili, come copiare e ripetere cose di
cui non si capisce il significato (accade di trovare in certe classi alunni stranieri
impegnati a copiare pagine intere dell’enciclopedia o del libro di testo, tanto per
tenerli occupati e con l’illusione che questo possa servire in qualche modo allo
sviluppo del loro italiano). Anche nel terzo quadrante le difficoltà introdotte sono solo
di un tipo. Si chiede di descrivere oggetti e situazioni, oppure di comprendere lezioni
scolastiche, o di discutere di vari argomenti, ma sempre assicurando un forte aggancio
con il contesto, in modo da facilitare la comprensione e la partecipazione. I quadranti
II e III non sono da vedersi necessariamente come consequenziali: anzi, molte delle
loro attività possono essere svolte nello stesso periodo. Ciò che occorre sottolineare è
che non si deve passare con troppo disinvoltura dal primo al quarto quadrante,
se non si vuole demotivare gli studenti di fronte a compiti di difficoltà improba. Di
nuovo, ribadiamo che gli allievi nella “fase ponte”, cioè nel passaggio dalla lingua per
la comunicazione a quella per lo studio , non vanno lasciati soli.
Nella tabella8 che segue sono stati inseriti alcuni dei compiti che vengono
abitualmente eseguiti in fase di studio, con l’indicazione delle attività mentali ad essi
sottese e delle abilità linguistiche messe in campo dagli studenti.
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correlarle, schematizzarle
secondo l’ordine gerarchico,
organizzare il discorso in frasi
complete, corrette, coese.
Comprendere i testi Leggere globalmente LEGGERE
disciplinari che si hanno a (skimming), attivare la
disposizione. expectancy grammar, leggere
analiticamente (scanning),
individuare parole-chiave,
analizzare per estrapolare
concetti, cogliere la
sequenzialità delle
informazioni, ricostruire
significati di parole ignote
desumendoli dal contesto.
Relazionare in merito ad un Recuperare le informazioni SCRIVERE
argomento disciplinare dalla memoria a lungo termine,
assegnato. correlarle, schematizzarle
secondo l’ordine gerarchico,
stendere il testo in forma
completa, corretta, coesa,
revisionare il prodotto.
Rispondere in maniera Recuperare le informazioni DIALOGARE
pertinente alle domande dalla memoria a lungo termine,
poste da altri. comprendere il contesto in cui
si agisce (argomento,
destinatario, rapporto di ruolo
tra emittente e destinatario,
scopo, registro e linguaggio),
adattare il discorso alle
richieste dell’interlocutore.
Sintetizzare in forma orale e Analizzare il testo, classificare RIASSUMERE
scritta i contenuti noti. i dati in principali, secondari,
dettagli, discriminare le
informazioni imprescindibili,
ordinarle in sequenza logica
(causa/effetto) e/o temporale
(prima/dopo), selezionare il
lessico specifico, produrre frasi
sintetiche nella forma e dense
nel significato.
Desumere informazioni da Osservare le immagini, TRANSCODIFICARE
immagini, grafici, ecc. individuare le notizie,
selezionare la terminologia
adeguata, produrre frasi
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Più III IV
complesso
I II
Più decontestualizzato
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Quanto abbiamo detto fin qui vale per gli alunni stranieri immigrati in Italia, ma
anche per le altre situazioni in cui l’italiano sia usato come lingua non materna per
l’insegnamento delle discipline scolastiche. Pensiamo ad esempio ai programmi di
immersione: una scuola italiana all’estero alla quale siano iscritti alunni con L1
diversa dall’italiano. Pensiamo anche alle varie esperienze, sempre più diffuse e
ormai istituzionalmente sancite nei percorsi scolastici italiani di CLIL. Infine, il
problema della comprensione dei testi si pone anche nelle ‘normali’ classi di
insegnamento dell’italiano come lingua straniera. Infatti, anche in tali casi se gli
studenti trovano i testi proposti eccessivamente difficili possono perdere motivazione
e sentirsi frustrati. Trattandosi di lingua straniera, il più delle volte l’istruzione sarà
impartita per poche ore settimanali ed è naturale attendersi che i progressi siano più
lenti: per un tempo consistente si porrà quindi il problema della comprensione, anche
se in questi casi la L2 non serve per studiare discipline scolastiche e si possono quindi
selezionare testi meno impegnativi.
Nel discorso che stiamo qui inquadrando è giunto ora il momento di dare una prima
sintetica definizione di un importante attore del processo di apprendimento
disciplinare: la lingua per lo studio. Molto brevemente, essa è costituita dall’insieme
dei linguaggi disciplinari (storico, geografico, scientifico, matematico…) e va
considerata come lo strumento che lo studente ha a disposizione per attivare le
proprie abilità cognitive, per sviluppare lati specifici della competenza comunicativa
(il parlare con altri di argomenti di studio) e per impadronirsi di quei concetti e di
quelle conoscenze che, determinando un riassetto dell’enciclopedia personale,
conducono alla crescita dell’individuo 10.
L’italiano scolastico è una varietà alta, strutturalmente articolata, settoriale e poco
frequente della lingua (la si usa quasi solamente a scuola, all'università o in altri
contesti di studio e ricerca), che viene adoperata per esprimere concetti per lo più
astratti : i contenuti disciplinari. La sua forma è decisamente più complessa di quella
dell’italiano per la comunicazione. Gli enunciati contengono ognuno più
informazioni, fanno un ricorso diffuso alla subordinazione, i contenuti sono
generalmente astratti, si ricorre frequentemente all’uso di forme passive e il lessico
utilizzato è specifico, solo per evidenziare alcuni tratti peculiari.
La lingua per lo studio si esplicita per mezzo di forme orali e scritte. Per la forma
orale abbiamo attività quali conversazioni, ascolto di spiegazioni, esposizione di
contenuti, richieste di chiarimento, ecc.; per quella scritta abbiamo lettura e
comprensione di testi disciplinari, stesura di relazioni, sintesi di argomenti studiati,
uso di questionari…
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Tra queste due manifestazioni, quella orale e quella scritta, si pone una variante
intermedia, quella del parlato transazionale, che serve sempre per la trasmissione di
informazioni e che viene utilizzato dall’insegnante in sede di spiegazione e dallo
studente in fase di interrogazione/esposizione di contenuti. Esso rappresenta la forma-
ponte tra la il parlato conversazionale e lo scritto disciplinare. Le sue caratteristiche
sono enunciati abbastanza brevi, organizzazione lineare e paratattica, sintassi
semplificata, ridondanza, coesione ottenuta per mezzi prosodici.
Nell’uso del parlato transazionale l’allievo straniero può sopperire agli ostacoli di tipo
linguistico facendo ricorso anche ai codici non verbali, che permettono di chiarire il
proprio pensiero in caso di inefficace comunicazione verbale o di inadeguata
conoscenza della specifica terminologia.
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scritto di studio (le pagine del manuale), così da aiutare lo studente ad acquisire
progressivamente la competenza di studio in L2. Al tema dell'intervento di
manipolazione sul testo disciplinare saranno dedicati il paragrafo 4 ed i suoi
sottoparagrafi.
Parlato
conversazionale
Parlato
transazionale
Scritto disciplinare
13 “Vanno in questa sede presi in esame due punti essenziali: il chi insegna a studiare in L2 e il
cosa deve fare.
E’ opinione piuttosto diffusa che insegnare a studiare in L2 sia un compito di esclusiva
competenza di chi insegna italiano/lettere. La convinzione è inesatta e fuorviante perché fin dalla
scuola primaria l’insegnamento in generale, quindi anche quello linguistico, è un atto composito
all’interno del quale interagiscono plurimi attori, ciascuno con un proprio settore di competenza,
ma unito agli altri da un unico obiettivo formativo. Il fatto che il docente di lingua ponga
attenzione alle diverse tipologie testuali e su di esse organizzi tutta una serie di interventi didattici
finalizzati all’analisi della struttura dei testi, alla comprensione dei significati superficiali e
profondi individuati, alla formulazione di inferenze tra quanto letto e capito e quanto già
patrimonio della propria enciclopedia personale, all’acquisizione di un sempre più ampio e
pertinente patrimonio lessicale, tutto ciò non esime gli altri colleghi dall’adottare soluzioni
didattiche miranti a facilitare lo studio in una lingua altra. Se l’insegnante di italiano aiuta e
favorisce la strutturazione dell’abilità di ascoltare/leggere e comprendere informazioni veicolate
da questo codice linguistico, agli altri membri dell’equipe/team/consiglio di classe spetta il
compito di aiutare l’alunno nel difficile passaggio dall’uso della lingua di base a quella
disciplinare, mettendo in atto strategie di facilitazione orali e scritte volte a permettere la
comprensione delle diverse microlingue presenti a scuola e l’accesso ai saperi veicolati da queste
ultime, avvalendosi di metodologie e tecniche adatte. Ne consegue che occorre dare vita ad un
intervento sinergico, concordato, pianificato in stretta collaborazione tra tutti i
docenti.”Menegaldo M.G. corso di formazione docenti, D.D. Capranica, modulo 4.
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Vediamo ora una panoramica delle caratteristiche che possono incidere sul grado
di “semplicità” e di “comprensibilità” di un testo.
4.1.1. Il lessico
Sebbene il lessico non sia l’unico elemento che incide sull’accessibilità di un testo,
partiamo per comodità con il considerare questo livello, o meglio alcuni accorgimenti
fondamentali che riguardano la scelta delle parole. È bene infatti che queste siano,
innanzitutto:
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4.1.2. La sintassi
Molti pensano che rendere un testo più semplice consista semplicemente nel trovare
delle parole più comuni. In realtà non è sempre possibile trovare sinonimi, o anche
perifrasi, che sostituiscano adeguatamente certi termini specialistici; inoltre, il piano
lessicale non è il solo fattore, e forse nemmeno il più importante, che determina
la comprensibilità di un testo. La costruzione delle frasi è un altro elemento molto
importante. Ecco alcune accortezze a tal riguardo:
- è necessario cercare di scrivere frasi brevi: molti studi hanno dimostrato che frasi
più lunghe di 20–25 parole presentano difficoltà di comprensione per la maggior
parte dei lettori, specie per quelli meno esperti.
- Le frasi inoltre dovrebbero essere il più possibile semplici da un punto di vista
strutturale, privilegiando la costruzione soggetto-verbo-complemento.
- Si cercherà poi di ridurre il numero di subordinate, limitandosi a quelle più
comuni, come le causali, le finali, le temporali 16.
- Si ricordi inoltre il potere esplicativo dei connettivi, che esplicitano i passaggi logici
e che pertanto non vanno eliminati ma semmai aumentati. È più facile comprendere
fondamentale, (le 2000 parole più frequenti della lingua italiana), il vocabolario di alto uso (le
2750 parole successive, molto frequenti anche se molto meno di quelli del vocabolario
fondamentale; e il vocabolario di alta disponibilità (circa 2300 parole, che quasi tutti gli italiani
sono in grado di comprendere e usare, anche se non compaiono molto frequentemente nei testi
scritti). Le edizioni più recenti del libro di De Mauro contengono anche un dischetto con un
programma che analizza i testi riportando, in cifre e mediante l’evidenziazione grafica, la
percentuale di parole appartenenti a ciascun livello del vocabolario di base e quelle che non vi
rientrano.
16 Che gli studi sugli ordini di acquisizione in italiano L2 danno come precocemente presenti
nell’interlingua. Sulle sequenze di acquisizione in italiano L2 è fondamentale Giacalone Ramat
(2003).
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‘oggi resto in casa perché piove’ che ‘oggi resto in casa. Oggi piove’: il secondo
esempio, pur evitando la subordinazione, lascia implicito il legame tra le frasi, che nel
primo caso viene esibito da una semplice congiunzione subordinante (Yano, Long,
Ross 1994).
- Sempre parlando di sintassi e di esplicitezza, ricordiamo che i periodi dovrebbero
essere il più possibile formulati con verbi finiti e di forma attiva: sono da evitare
quindi le costruzioni marcate, come i passivi o le subordinate implicite.
Ma non è tutto. Andando oltre il livello della frase, occorre prestare attenzione alla
coesione tra enunciati, facendo sì che i legami tra di loro siano ben evidenti. In
particolare, sarà preferibile mantenere un certo tasso di ridondanza.
Nota bene: forse lo stile ci rimetterà un po’, ma il nostro obiettivo, nel redigere questo tipo di
testi, è prima di tutto ottenere la massima comprensibilità e non perseguire ricercatezze stilistiche.
Testo 1
Il territorio
[…] La patria originaria degli Etruschi si collocava tra l’Arno e il Tevere. Nei primi
tempi su questo territorio numerosi villaggi si raccoglievano attorno a un centro più
importante. Costruito di solito un’altura o su un pianoro, esso sarebbe divenuto in
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Testo 2
[…] Gli Etruschi abitano le terre tra l’Arno e il Tevere. L’Arno sta in
Toscana, il Tevere sta nel Lazio, al centro. Gli Etruschi vivono tra la Toscana e il
Lazio. Il territorio tra la Toscana e il Lazio è la loro patria originaria, cioè è il posto
da dove vengono. Questo territorio si chiama anche Etruria.
Abbiamo già detto che la lunghezza delle frasi è un elemento importante per stabilire
la facilità di lettura di un testo. Per quanto riguarda la lunghezza delle parole,
statisticamente le parole più brevi tendono a essere anche le più comuni: con buona
approssimazione, possiamo quindi dire che un testo con molte parole corte è più
facile di uno con molte parole lunghe17.
Le formule di leggibilità tengono dunque conto dei primi due parametri che abbiamo
esaminato, ossia il lessico e la sintassi. Molto più difficile, forse impossibile almeno
17 Certe formule di leggibilità tengono conto non della lunghezza media delle parole, ma della
loro effettiva frequenza: sono leggermente più accurate, ma assai più difficili da applicare in
pratica.
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bene, sperando che prima o poi riusciremo ad attivare lo schema adatto. Ma se siamo
lettori inesperti, o ostacolati dalla scarsa conoscenza della lingua, dopo alcune frasi
non ben collocabili all’interno dei nostri schemi di comprensione, il testo sembrerà
inaccessibile e probabilmente rinunceremo a proseguire.
Per finire, riportiamo in un elenco riassuntivo dei criteri cui fare riferimento per
produrre brani a scrittura controllata. 19
19 Altre indicazioni simili si trovano in Ellero e Malfermoni 1994; una trattazione esaustiva delle
tecniche di scrittura controllata è Piemontese 1996.
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b) creando uno spazio b) passato prossimo informazioni di sfondo grafici (schemi, tabelle,
apposito/ nota a piè di c) futuro (prerequisiti) grafici…) che
pagina / riquadro a consentono di fissare
margine- se la Non usare: forme Inserire titoli e anche visivamente le
spiegazione è più impersonali, frasi sottotitoli per orientare informazioni con essi
lunga; negative, forme il lettore messe in evidenza.
c) spiegando il passive
termine anche con Abbondare con le Organizzazione
esempi concreti e informazioni grafica del testo in
vicini all'esperienza a) capitoli
dello studente Uso della b) paragrafi
punteggiatura senza c) sottoparagrafi
appesantire il testo;
frequenza punto fermo Uso dell’ ”a capo
rientrato”
Uso di interlinea
bianca tra una sezione
e l’altra del testo
Tabella 5. Criteri per la stesura di testi a scrittura controllata 20
Per facilitare la comprensione dei testi scritti si può ricorrere a diverse tecniche, quali
la semplificazione di testi disciplinari pre-esistenti, la scrittura controllata di testi
facili, la contestualizzazione dell’input, la personalizzazione dell’input, la
ridondanza, il ricorso alla multisensorialità e ad altri codici. Tra tutte, in questa sede
ci interessano in maniera particolare la prima e la seconda.
La semplificazione di un brano disciplinare già esistente consiste nella sua traduzione
in un linguaggio meno complesso. Un limite a questo tipo di intervento consta nel
fatto che, passando da un livello all’altro del codice, non sempre si riesce ad essere
adeguatamente efficaci nell’esporre il contenuto trattato. Inoltre la rielaborazione di
un materiale già esistente è un processo complesso, che richiede al docente interventi
su più fronti, per cui necessita di una consistente quantità di tempo. Tuttavia,
insegnanti non abituati alla costruzione di brani disciplinari facilitati possono sentirsi
più sicuri se modificano qualcosa di già scritto, per cui si può affermare che la
semplificazione potrebbe essere il primo gradino del percorso verso l’autonomia
dell’insegnante nell’uso delle tecniche di facilitazione della comprensione. A questa
tecnica sarà dedicata una apposita sezione, nella quale verrà fornito un esempio di
percorso di semplificazione.
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Abbiamo visto che un testo, per essere comprensibile, deve avere sì una particolare
forma linguistica, ma deve anche essere organizzato accuratamente dal punto di vista
dei contenuti. La prima preoccupazione, nell’accingersi a comporre tali testi, sarà
dunque quella di cercare e selezionare accuratamente gli argomenti. Ricordiamoci che
non stiamo riscrivendo o semplificando qualcosa che già esiste, ma stiamo
progettando ex novo un prodotto che probabilmente non assomiglia molto a ciò che
si trova in circolazione sul mercato editoriale. Servono idee chiare e molta fantasia,
quindi.
Raccolte le idee su cosa c’è da dire, ci preoccuperemo di come esporle nel modo più
chiaro possibile. Terremo quindi conto della necessità di attivare subito gli schemi
rilevanti, proponendo all’inizio domande di stimolo, introducendo le parole-chiave
e spiegandone il significato. Daremo anche importanza al fattore motivazionale ,
cercando modi di esordire che coinvolgano i lettori. Progetteremo il resto del testo
sempre con questi criteri in mente, cercando di trovare un buon equilibrio tra parti
espositive (le letture vere e proprie), parti grafiche e figurative, attività di lavoro sui
testi e sulle immagini, momenti di verifica.
Nota bene: spesso si comincia a scrivere i testi e poi si pensa alle attività di
contorno. Tuttavia, le due cose possono anche nascere insieme, e a volte è anche
possibile che un’immagine o un’attività vengano concepite prima del testo
linguistico espositivo.
L’importante è che ci sia una stretta integrazione tra letture e attività e tra
materiale verbale e non verbale.
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Infine, ricordiamo che è sempre bene far controllare ciò che si è scritto da qualcun
altro, che sia in grado, come esterno, di giudicare la comprensibilità del lavoro.
(Testo originale Da M Amulfi, Nuovo binario realtà, Sussidiario per la classe IV. Il
Capitello.)
In Italia vi sono migliaia di laghi, grandi e piccoli, artificiali e naturali. La zona più ricca
è l’Italia settentrionale; oltre ai numerosi laghetti alpini alimentati dalle acque dei
ghiacciai, sono presenti nella zona prealpina i grandi laghi di origine glaciale: il lago
Maggiore, il lago d'Iseo, il lago di Como, il lago di Garda, il più esteso di tutti. La
presenza dei grandi laghi riesce a modificare il clima circostante; la massa d'acqua rende
la temperatura sempre mite e le cittadine che sorgono sulle loro rive sono rinomate
località turistiche estive ed invernali. Nell'Italia centromeridionale l'acqua è più scarsa e
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La formula presenta una scala di valori della leggibilità compresa tra “0” (leggibilità minima o
nulla) e “100” (leggibilità massima) , e permette di osservare i risultati ottenuti tenendo conto di
tre livelli di scolarizzazione (elementare, media, superiore), per cui è possibile valutare il livello di
facilità del testo in base alla popolazione di riferimento. Successivamente la formula è stata
realizzata anche in versione automatica, l’Autogulp (Amizzoni, 1991) ed è stato costituito un
sistema integrato, Eulogos, per l’analisi automatica delle caratteristiche dei testi.
Il ricorso al calcolo dell’indice di leggibilità è particolarmente utile perché consente di scoprire se
e quanto un testo è leggibile, e di provvedere eventualmente alla sua semplificazione.
23 Imparare le 7000 parole del Vocabolario di base può richiedere a uno straniero anni e anni (si
pensi che imparando 20 parole nuove alla settimana -una cifra non indifferente - si accumulano
‘solo’ 1000 parole all’anno).
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L’indice di leggibilità Gulpease (Lucisano e Piemontese 1988) del brano risulta 53,15,
su una scala da 0 a 100; ciò significa che il testo è adatto ad una lettura indipendente
solo per chi abbia il diploma di scuola superiore.
Vediamo ora una possibile riscrittura del testo in un modo che lo renda di più facile
comprensione.
L'Italia ha tanti laghi, grandi e piccoli, naturali o artificiali, cioè fatti dall'uomo.
Al nord ci sono tanti laghi. Ci sono dei piccoli laghi in montagna; l'acqua di questi laghi
viene dai ghiacciai, cioè dal ghiaccio e dalla neve che stanno sulle montagne più alte.
In pianura, vicino alle montagne, ci sono laghi molto grandi; si chiamano lago
Maggiore, lago d' iseo, lago di Como e lago di Garda. Il lago di Garda è i1 più grande.
Questi laghi si trovano dove tanto tempo fa c'erano dei grandi ghiacciai.
L'acqua dei grandi laghi scalda la terra intorno a loro; per questo tanti turisti vanno in
vacanza nelle città vicino ai laghi, in estate e in inverno.
Nel centro e nel sud d'Italia i laghi sono pochi perché c'è poca acqua. Il lago più grande
è il lago Trasimeno. Il lago Trasimeno si è formato perché l'acqua non riusciva ad entrare
nel terreno.
Nel Lazio ci sono i laghi di Bolsena, Bracciano, Vico e Nemi. Questi laghi sono dentro
vecchi vulcani spenti.
Vicino al mare ci sono i laghi di Lesina e Varano. L'acqua dei laghi di Lesina e Varano
è salata perché arriva dal mare passando attraverso una sottile striscia di terra.
Negli ultimi anni le persone hanno costruito dei laghi ( = laghi artificiali). Per fare il
lago artificiale, bisogna fermare l'acqua del fiume con un muro. Questo muro si chiama
diga. I laghi artificiali servono per fare due cose: 1) per dare l'acqua alle persone che
vivono in città e in campagna; 2) per fare l'energia elettrica, che serve a dare la luce alle
case e far muovere le macchine. Come si fa l'energia elettrica? L'acqua del lago
artificiale sta in alto; quando l'acqua cade giù, molto velocemente, fa muovere delle
grandi ruote, che si chiamano turbine. Queste ruote danno l'energia elettrica.
24 T. De Mauro identifica, quale Vocabolario di base, un gruppo di circa 7000 parole la cui
frequenza d’uso nell’italiano scritto è la più alta; esso si articola in tre sottogruppi:
vocabolario fondamentale = le 2000 parole più frequenti;
vocabolario di alto uso = 2750 parole frequenti
vocabolario di alta disponibilità = 2300 parole, meno frequenti.
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Dal confronto tra i due testi emerge che gli interventi operati sul secondo materiale
sono essenzialmente i seguenti:
uso di parole più comuni;
abbreviazione della lunghezza media delle frasi.;
suddivisione in paragrafi: gli “a capo” segnalano chiaramente che le
informazioni possono essere divise in blocchi coerenti. Oltre che con gli “a
capo” semplici, il testo è diviso anche da due salti di riga, che mostrano
ulteriori suddivisioni concettuali (i laghi del Nord, i laghi del Centro-Sud, i
bacini artificiali). Tuttavia, non si sono qui impiegati ausili di facilitazione
iconografici o grafici, come i punti elenco, le frecce, il grassetto, le immagini.
Un'ultima caratteristica del testo riscritto è la sua maggiore lunghezza, dovuta non
solo agli “a capo”, ma al numero di parole (315 contro 224). Occorre qui prevenire
subito un fraintendimento: semplificare non significa accorciare, anzi nella
maggior parte dei casi consiste in un'elaborazione aumentativa (Parker & Chaudron
1987; Oh 2001; Yano, Long, Ross 1994). Questa può consistere nella semplice
aggiunta di spiegazioni a termini che possono risultare poco noti (ad es. nella prima
riga 'artificiali' viene spiegato come 'cioè fatti dall'uomo'). Ma può anche essere una
riformulazione più esplicita di concetti troppo densi nel testo di partenza: un sintagma
come 'i laghetti alpini alimentati dalle acque dei ghiacciai' viene riformulato con due
frasi esplicite, quali 'ci sono dei piccoli laghi in montagna; l'acqua di questi laghi
viene dai ghiacciai, cioè dal ghiaccio e dalla neve che stanno sulle montagne più alte'.
Qui non solo si spiega cosa sono i ghiacciai, ma si cerca di dividere le informazioni in
due blocchi: 1) in montagna ci sono dei laghi piccoli; 2) la loro acqua viene dai
ghiacciai. Un'ultima considerazione sui ghiacciai: propriamente parlando, essi non
sono solo 'neve e ghiaccio', ma neve e ghiaccio perenni. La riscrittura dà una
spiegazione che, da un punto di vista scientifico, è lacunosa; tuttavia, da un punto di
vista didattico, è talvolta preferibile dare spiegazioni approssimative ma
comprensibili a definizioni impeccabili ma inutilizzabili dai lettori perché troppo
complesse.
Come si nota poi, la lunghezza dei due brani è crescente. Il primo condensa tutte
le informazioni in tre righe, anche con l’uso di subordinate implicite. La riscrittura
diventa quasi una specie di mini-enciclopedia sull’energia idroelettrica. Qui è giusto
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porsi la domanda: fino a che punto la riscrittura deve esplicitare gli impliciti e a che
punto deve fermarsi, per non diventare una specie di piccolo trattato sul mondo?
Occorre cioè trovare un giusto equilibrio tra il non dar nulla per scontato e il dare
almeno alcune cose per scontate, se non si vuole perdersi continuamente in
divagazioni.
Oggi, “grazie” alle difficoltà degli allievi stranieri ci si è resi conto di almeno altre
due imprescindibili necessità, che interessano anche gli alunni italofoni. Si è
verificato infatti che:
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Porsi il problema della comprensione quindi porta a riflettere non solo sulla redazione
dei testi, ma sull’intera organizzazione delle attività scolastiche. La presenza di
alunni non italofoni è in ciò uno stimolo per l'insegnante a ripensare tutto il
programma e il metodo di insegnamento: come posso favorire la comprensione?
Come posso stimolare un atteggiamento motivato e attivo negli allievi? Come posso
permettere a tutti di scoprire le cose più importanti con le proprie risorse e la propria
intelligenza? Come posso favorire la memorizzazione e l'integrazione dei contenuti
nuovi con le conoscenze precedenti? Una riflessione su questi temi fondamentali può
partire da una considerazione dei bisogni di chi sta apprendendo l'italiano come
seconda lingua, ma finisce con l'investire tutta la concezione del fare scuola. In effetti,
dopo aver lavorato sulla comprensibilità dei testi, si giunge inevitabilmente a questa
conclusione: spesso i libri di testo sono male organizzati; cambiarli in meglio,
secondo le esigenze degli alunni e dei loro insegnanti, non significa solo cambiare la
lingua, ma cambiare il modo stesso di insegnare.
L’obiettivo dev’essere quello di produrre testi ad alta leggibilità, interattivi, davvero
didattizzati, cioè accompagnati da indicazioni chiare sui destinatari, obiettivi
(soprattutto quelli di minima, in un’ottica di individualizzazione rispetto alle
competenze di partenza), prerequisiti e attività relative a ciascuna fase della loro
fruizione. Questo genere di lavoro permette agli studenti di utilizzare testi non solo
discorsivi e lineari, ma anche disposti sotto forma di tabelle, schemi, grafici. Si deve
pensare a materiali modulari ed espandibili, indicando alcune possibilità di
approfondimento, perché nessuna unità può ritenersi conclusa e definitiva: ogni
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insegnante deve capire se e in quali direzioni gli argomenti possono essere sviluppati.
Infine, è molto importante che sia l’insegnante di classe che i facilitatori o mediatori
linguistici eventualmente disponibili coordinino i loro sforzi. Altrettanto
fondamentale è che anche chi opera al di fuori della classe (ri)utilizzi i testi di studio
come input, una volta veicolati i contenuti fondamentali, per attività mirate al
rinforzo linguistico.
· da un lato, ciò ci aiuta a focalizzare la nostra attenzione sui punti di più probabile
difficoltà di comprensione e produzione da parte dei propri alunni (non solo
“stranieri”!). Sono i punti che dovremo cercare di semplificare nella nostra attività di
intermediazione didattica (scritta e orale);
· d’altro canto, proprio questi punti caratterizzano la ricchezza della lingua per lo
studio, che i nostri alunni devono gradualmente imparare a comprendere e poi
padroneggiare sempre più autonomamente. Dunque, sono proprio questi i punti ai
quali l’insegnante di classe e l’insegnante “alfabetizzatore” possono dedicare percorsi
mirati per potenziare le competenze CALP degli studenti (di nuovo, non solo
“stranieri”!).
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Si è detto che per comprendere occorre attivare degli schemi. Nelle fasi preparatorie
alla lettura sarà dunque necessario favorire il più possibile questa attivazione. Come?
Esaminiamo alcuni possibili suggerimenti.
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hanno ancora bisogno di sviluppare competenze linguistiche più basilari 28. Quindi, in
un testo di geografia sui vulcani, vulcano sarà certamente una parola-chiave: non è
probabilmente nel lessico fondamentale degli allievi, ma se non viene capita si rischia
che l’intero testo risulti incomprensibile. Allo stesso modo si potrebbero considerare
parole come crosta terrestre, o lava.
Tu bevi dell'acqua, si chiama potabile perché si può bere. L’acqua potabile è pulita,
sana, non può farti stare male. A volte l’acqua dei fiumi e dei laghi non è potabile.
Se vuoi bere questa acqua devi pulirla. Esistono macchine speciali che puliscono
l’acqua non potabile. Questa acqua si chiama purificata.
L’acqua minerale viene dal sottosuolo, cioè da sotto la terra. Quando scorre
sottoterra l’acqua raccoglie i minerali; per questo si chiama così. Anche l’acqua
minerale è di tanti tipi e fa bene perché aiuta a curare molte malattie. L’acqua
minerale si mette nelle bottiglie e si vende.
28 Coonan (2002: 82) pone come livello per l’esposizione alla lingua per lo studio il B1. È
possibile ipotizzare una limitato accesso ad alcuni testi di studio, particolarmente fattuali e legati
all’esperienza o a preconoscenze accertate, anche con apprendenti A2, anche se le tecniche di
verifica dovranno prevedere un output non verbale o solo ricettivo, o produttivo ma guidato.
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6.1.2.Durante la lettura
Per favorire la comprensione non basta solo scrivere testi comprensibili. A volte può
essere necessario accompagnare il testo con altre informazioni, fornite con altri
canali di comunicazione. La prima cosa che viene in mente a proposito sono le
immagini, di cui i libri scolastici sono oggi riccamente provvisti. Anche le immagini
devono essere però scelte in modo da aiutare realmente la comprensione, e non
ostacolarla o confonderla. La comunicazione visiva ha le sue regole e i suoi principi:
tante volte si vedono invece pagine di libri pieni di immagini con un effetto più che
altro decorativo, senza che ne sia chiara la funzione e l’utilità. Le immagini possono
essere accompagnate da didascalie, fumetti, brevi testi in sovrapposizione che
spieghino le parole-chiave mediante una loro associazione a uno stimolo visivo: per
spiegare il significato di molte parole un’immagine ben fatta vale più di laboriose
definizioni, che spesso sono più complicate di ciò che si intende chiarire.
Se si ipotizza una lettura ad alta voce 29, l’insegnante può accompagnarla con la
mimica e con un uso espressivo del tono di voce. Ciò serve non solo a tenere desto
l’interesse degli alunni, ma anche a favorire l’elaborazione dei concetti. La stessa
funzione del tono di voce ben impostato può venire svolta dall’ evidenziazione delle
parole più importanti in un testo scritto. Sempre nei testi scritti potremo anche usare
vari artifici grafici per attirare l’attenzione degli studenti su parti del testo e sulle
loro relazioni: frecce che collegano diverse sezioni, diagrammi che espongono in
forma grafica e linguistica determinati concetti complessi, simboli dell’insiemistica
che uniscono o dividono parti del testo e così via.
Finita la lettura del testo, è importante che gli studenti continuino a lavorare sui suoi
contenuti in modo attivo. Si possono formulare le tradizionali domande di
comprensione, che però non dovrebbero essere tanto uno strumento di valutazione per
l’insegnante, quanto uno stimolo per lo studente a cercare informazioni pertinenti, a
riflettere sul testo e a partire dal testo. Le migliori domande, infatti, non sono
quelle di cui l’insegnante conosce già la risposta 30 (o crede di conoscerla: spesso le
interpretazioni di un brano sono tante che è difficile dire quale sia quella giusta in
29 Ma secondo Della Casa (1987) la lettura per la comprensione deve essere silenziosa e
individuale.
30 Tali domande sono dette “di esibizione” (display questions): lo studente si trova sottoposto a
una sorta di doppio interrogatorio, nel quale deve capire cosa dice il testo e cosa vuole sapere
l’insegnante. Non stupisce che le domande di comprensione poste alla fine di tanti brani, o di interi
libri, uccidano letteralmente il piacere di leggere in molti giovani lettori.
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assoluto). Si possono invece immaginare domande che siano ‘reali’, cioè delle quali
l’insegnante non conosca la risposta: in questi casi, qualunque risposta è giusta,
perché si chiede all’alunno un parere personale, un’interpretazione. Se, dopo aver
letto un brano sui combattimenti circensi nella Roma antica, chiedo a che ora si
svolgevano, quanto era grande il Colosseo, dove sedeva l’imperatore ecc. voglio solo
che lo studente mi dimostri di aver letto diligentemente il brano. Se invece domando
cosa provavano i gladiatori prima e dopo il combattimento, cosa avremmo fatto noi se
ci avessero messi con una spada in mano in mezzo all’arena, se aveva più possibilità
di vittoria il reziario o l’inseguitore, provoco il lettore a prendere una posizione
rispetto al testo, a immedesimarvisi e farlo realmente proprio.
Altre tecniche che si possono usare dopo la lettura di un brano sono le varie forme di
riformulazione: riassumere, parafrasare, magari anche parodiare. Oppure, e qui si
chiede qualcosa di assai più difficile, si può proporre di collegare il brano con altri
brani, o letti in precedenza, o forniti simultaneamente. Quest’ultima attività,
fondamentale per sviluppare una capacità di lettura critica e attenta, richiede che si
estraggano i contenuti dai vari brani, che si sia capaci di organizzarli in schemi
concettuali e scalette, per poi riesporli in un testo di sintesi unitario e coerente.
E' questo l'obiettivo ultimo di un’educazione alla lettura, che richiede abilità non
solo linguistiche ma anche cognitive, che possono essere state già sviluppate nella L1
o che potrebbero nascere invece proprio leggendo la L2, ma solo alla fine di un
percorso che introduca gradualmente le difficoltà.
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Infine, una nota. Per quanto il presente modulo si fermi al problema della
comprensione e non entri in merito alla (ri)produzione di tali testi da parte degli
allievi, non va dimenticata la necessità di un rinforzo specifico sulle competenze
linguistico-comunicative CALP. A tal proposito, i testi scritti disciplinari, autentici o
meno che siano, si prestano ottimamente per il rinforzo linguistico, per
l’arricchimento lessicale e morfosintattico della “lingua per lo studio”. Non solo è
possibile, ma anche molto proficuo ‘lavorare’ sulle caratteristiche linguistiche tipiche
dei testi delle diverse discipline attraverso adeguati percorsi di analisi induttiva,
formazione e verifica di ipotesi, sintesi e reimpiego 31.
Assodato che tali testi sono difficili, che si può fare per aiutare i nostri studenti a
venirne a capo?
31 Modellizzazioni interessanti in tal senso in Bozzone Costa (2003) e Caruso HWDOLL. (2003).
Sui compiti di facilitazione dell’insegnante di classe plurilingue, cfr. anche Grassi (2003b).
32 Dedicato all’argomento: Grassi / Bozzone Costa / Valentini (2003).
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facilitarlo, ovvero prendere per mano l’allievo che deve affrontare tali ostacoli,
guidandolo e agevolandolo nel farlo. Le variabili in gioco nella comprensione scritta
sono tre, infatti: testo, compito (di comprensione, da dimostrare) e studente. È vero, la
variabile sulla quale vogliamo in ultima analisi agire è lo studente. Ma per arrivare a
‘modificare’ lui (= creare in lui apprendimento) dobbiamo partire da una o entrambe
le due variabili rimanenti. Come? Fornendo un testo modificato, come abbiamo visto.
Ma non solo. Volendo, il testo proposto può anche essere lo stesso per tutti; saranno
invece i compiti che vi si assoceranno ad essere differenti ed individualizzati, a
partire da una base minima comune: a qualcuno si potrà chiedere di ‘ripetere’ il testo
o commentarlo oralmente o per iscritto in maniera autonoma dopo un primo test a
risposta chiusa somministrato all’intero gruppo oppure mentre nel frattempo altri
porranno crocette o inseriranno/abbinare parole o immagini, dimostrando così la
propria comprensione senza venire obbligati ad uno sforzo produttivo autonomo
superiore alla competenze possedute in un dato momento. Ancora: da qualcuno si
potrà esigere una resa forbita e rigorosa di temi centrali e di dettaglio, mentre ad altri
si chiederà per il momento un’esposizione comprensibile, anche se approssimata, dei
soli contenuti fondamentali (che dovranno pertanto essere stati ben precisati
dall’insegnante, non solo agli alunni ma prima di tutto a se stesso) e con la richiesta di
saper usare almeno determinate parole-chiave dell’argomento. La sufficienza sarà
posta a livelli di performance individualizzati e modificabili nel tempo, per allievi-
individui in un percorso dai fondamenti comuni.
Dunque, quattro direzioni d’azione, due relative alla semplificazione, due alla
facilitazione. Due applicate al testo, due al compito. Che significa tutto ciò? Vediamo
di definire meglio queste possibilità d’azione analizzandole una per una:
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8. Problemi pratici
Un’ultima questione pratica che viene sollevata da molti insegnanti riguarda il tempo
necessario per la preparazione di questi materiali. Indubbiamente essi richiedono un
impegno notevole e non è pensabile che ogni insegnante scriva tutto il programma in
modo semplice e controllato. Per rispondere a questa obiezione due sono le soluzioni.
La prima è di favorire al massimo la circolazione dei materiali: una volta che sia stato
compiuto lo sforzo redazionale, è un peccato lasciare che i materiali vengano
utilizzati una volta sola in una classe sola. La soluzione ideale sarebbe la
pubblicazione su web, cercando di utilizzare formati di riproduzione delle immagini
che non occupino troppo spazio e rendano perciò i file molto lunghi da scaricare.
Una seconda opzione per risolvere il problema del molto tempo richiesto per la
produzione di simili materiali consiste nel cercare di coinvolgere gli alunni stessi,
italofoni madrelingua o comunque con ottime competenze in italiano. Scrivere un
testo facile, chiaro e comprensibile è il modo migliore per appropriarsi dei contenuti
che si stanno trattando. Inoltre, costituisce un efficace esercizio per sviluppare la
propria competenza linguistica: richiede flessibilità sintattica e lessicale, buon
controllo delle strutture testuali, capacità di decentramento per anticipare i problemi
di comprensione del destinatario. Possiamo chiedere agli alunni di scrivere testi per
compagni che non capiscono bene l’italiano, oppure per compagni che non conoscono
ancora la lezione e devono studiarla da soli (magari perché sono stati malati). I testi
scritti potranno essere anche analizzati con programmi informatici specifici, per
stimolare gli allievi a raggiungere buoni indici di leggibilità, pur rimanendo sempre
sensibili al problema della comprensibilità. In questo modo la pratica di scrivere testi
comprensibili a scuola non è una sorta di intervento compensatorio, di pedagogia
speciale. Al contrario, diventa una pratica diffusa e condivisa dalla stessa classe.
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Quella che segue è una proposta guidata di intervento di semplificazione del testo
disciplinare. Non si tratta di una soluzione assoluta, ma più semplicemente di un
esempio di come si può procedere materialmente nell'attuare questa tecnica didattica.
La prima cosa da fare è compiere una lettura ed un' analisi approfondite del testo
disciplinare che si vuole manipolare.
Ecco qui di seguito un brano di scienze, estrapolato da un sussidiario di scuola
primaria.
Attaccare e difendersi
Un caso di adattamento particolare è quello del mimetismo, grazie al quale un
animale può avere una forma o un colore che lo aiuta a confondersi con l’ambiente
in cui vive, o che lo fa assomigliare a un altro essere vivente, in modo da ingannare
la sua preda (se sta cacciando) o il suo predatore (se è cacciato).
Nella lotta per la sopravvivenza, gli animali non ricorrono solo al mimetismo, ma
attaccano e si difendono mettendo in pratica comportamenti istintuali e utilizzando
le “armi” di cui la natura li ha dotati, come zanne, artigli, corna,veleni,zampe
veloci… un esempio tipico del meccanismo di difesa è quello del riccio, che, se
minacciato, si appallottola al riparo dei suoi aculei. Anche le piante possono
proteggersi in modo efficace. Per esempio, i cactus di certi deserti hanno
trasformato le loro foglie in spine, proprio per impedire che gli animali si dissetino
con il loro fusto, pieno di acqua anche per l’80%.
PARTE 1
Il mimetismo
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Argomento Sottoargomenti
mimetismo mimesi per forma
mimesi per colore
mimetismo dei predatori
mimetismo delle prede
PARTE 2
La lotta per la sopravvivenza
Nella lotta per la sopravvivenza, gli animali non ricorrono solo al mimetismo, ma
attaccano e si difendono mettendo in pratica comportamenti istintuali e
utilizzando le “armi” di cui la natura li ha dotati, come zanne, artigli,
corna,veleni,zampe veloci…
Argomento Sottoargomenti
Lotta per la sopravvivenza 1. attacco e difesa, mezzi di
sopravvivenza
2. le “armi” degli animali
3. esempi di meccanismi di difesa
Esempi di meccanismi di difesa
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ATTACCARE E
DIFENDERSI
MIMETISMO COMPORTAMENTO
ISTINTUALE
MECCANISMI MECCANISMI
FORMA COLORE DI DIFESA DI ATTACCO
PIANTE ANIMALI
PREDATORI PREDE
ESEMPI
ATTACCARE E DIFENDERSI
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9.1.4. La sintassi
A questo punto la nostra attenzione può concentrarsi sulla sintassi del brano .
Attaccare e difendersi
Un caso di adattamento particolare è quello del mimetismo (nominalizzazione +
costruzione invertita), grazie al quale (relativa implicita) un animale può avere una
forma o un colore che (pronome) lo (pronome) aiuta a confondersi (frase implicita
+ pronome) con l’ambiente in cui (relativa implicita) vive, o che (pronome) lo
(pronome) fa assomigliare a un altro essere vivente, in modo da ingannare (frase
implicita) la sua preda (se sta cacciando>> forma implicita) o il suo predatore (se
è cacciato >> forma passiva).
Nella lotta per la sopravvivenza (nominalizzazione), gli animali non ricorrono
(negativa) solo al mimetismo, ma attaccano e si difendono mettendo in pratica
(frase implicita) comportamenti istintuali e utilizzando (frase implicita) le “armi”
di cui (pronome relativo) la natura li (pronome relativo) ha dotati, come zanne,
artigli, corna,veleni,zampe veloci… un esempio tipico del meccanismo di difesa è
quello (pronome relativo) del riccio, che (pronome relativo), se minacciato (frase
implicita), si (pronome relativo) appallottola al riparo dei suoi aculei
(nominalizzazione). Anche le piante possono proteggersi (pronome relativo) in
modo efficace. Per esempio, i cactus di certi deserti hanno trasformato le loro
foglie in spine, proprio per impedire (frase implicita) che gli animali si dissetino
con il loro fusto, pieno di acqua (forma implicita) anche per l’80%.
9.1.5. Il lessico
Infine ci concentriamo sul lessico, alla ricerca dei termini specifici, complessi, poco
usuali, astratti.
ATTACCARE E DIFENDERSI
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Ora siamo pronti per intervenire sul testo, dato che ne abbiamo analizzato tutti i punti
di difficoltà. Procediamo quindi con la progettazione e l'esecuzione dell'attività di
semplificazione.
Prima di tutto, dobbiamo individuare i punti del testo nei quali andare ad inserire
informazioni che integrino quelle già presenti e creare dei costrutti semplificati per
esplicitare queste notizie.
ATTACCARE E DIFENDERSI
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Il mimetismo
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Per esempio, i cactus di certi deserti hanno trasformato le loro foglie in spine,
proprio per impedire che gli animali si dissetino con il loro fusto, pieno di acqua
anche per l’80%.
Per poter agire efficacemente sulla sintassi dobbiamo sapere bene quante sono
effettivamente le singole frasi che costituiscono il brano, così da pianificarne la
rimodulazione. L'azione successiva è quella di rendere ciascuna di esse il quanto più
possibile autonoma dalle altre, in modo che ogni informazione lì contenuta possa
essere ben identificata dallo studente. Nel corso di questa fase dobbiamo anche
riconoscere i nuclei e sottonuclei tematici che parcellizzeremo poi nelle varie frasi
semplici, così da procedere con l’espressione di ciascun singolo concetto entro un
limite massimo di 20/25 parole, per non inficiare l’effettiva leggibilità del materiale.
Inoltre, per evitare che nel passaggio dai costrutti complessi a quelli ipotattici si perda
il legame logico tra le diverse frasi, utilizziamo connettivi di uso comune (e pertanto
noti all’allievo), così da conservare gli intrecci tra le varie notizie presenti .
Qui si può vedere la lista delle frasi ottenuta con questa operazione. In neretto sono
evidenziati anche gli interventi previsti a livello di connettori.
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Il mimetismo è una strategia, cioè una tecnica, un sistema per sopravvivere. (12
parole)
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Potete visionare le scelte operate nella versione finale della semplificazione fatta, data
nel paragrafo successivo.
L’ultimo intervento riguarda gli aspetti grafici. Prima di somministrare agli studenti il
testo occorre dargli una forma fisica che li aiuti ad orientarsi immediatamente durante
la ricerca delle informazioni e che li conduca a concentrare la propria attenzione su
quanto va leggendo.
In questo contesto l’uso di artifici ( coloriture, grassetti, sottolineature, schemi,
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tabelle, ecc.) deve essere equilibrato e vanno scelti con oculatezza sia il carattere
grafico34 che la sua dimensione, che non deve essere né troppo ridotta 35, né
esageratamente grande36.
ATTACCARE E DIFENDERSI
Leggi questa notizia. Gli orsi hanno il pelo fitto. Il pelo fitto protegge bene
dal freddo.
Tanto tempo fa alcuni orsi incominciano ad abitare il Polo Nord. Il Polo
Nord è un posto molto freddo.
Il pelo degli orsi polari diventa più fitto del pelo degli altri orsi. Il pelo più
fitto protegge meglio dal freddo del Polo.
Questo è un esempio di adattamento all’ambiente.
34 Deve essere un carattere di facile lettura, anche per venire incontro alle esigenze degli allievi
con DSA.
35 Lo studente potrebbe avere la sensazione di trovarsi di fronte ad un materiale troppo denso con
notizie altamente concentrate)
36 Un lettore poco esperto, trovandosi di fronte ad un brano a prima vista molto lungo, potrebbe
sentirsi del tutto inadeguato di fronte alla richiesta di decodifica e demotivarsi o, peggio ancora,
disinteressarsi del tutto all’impresa.
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Il mimetismo
Alcuni animali cambiano colore e diventano dello stesso colore delle piante
o delle pietre del loro habitat: sono invisibili.
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L'unità didattica qui presentata è stata costruita attorno al testo disciplinare ed alla sua
versione semplificata precedentemente proposti.
Essa si compone di due parti, ciascuna delle quali ha un suo scopo preciso. La prima
parte del percorso di studio ruota attorno al testo semplificato, si serve di un
linguaggio più vicino al “qui ed ora” dello studente ed ha lo scopo di far accedere al
contenuto di studio, procedendo verso la sua comprensione ed acquisizione.
La seconda parte gira invece intorno alla versione disciplinare dello stesso contenuto
37 Menegaldo, M.G. (2007) “Esempi e proposte di buone pratiche per la didattica a stranieri nella
scuola primaria”, in Cacco B. (a cura di) L'intercultura. Riflessioni e buone pratiche, Milano,
FrancoAngeli editore.
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Con questa doppia articolazione lo studente procede dal semplice (la lingua nella sua
versione più basica) all'interiorizzazione del contenuto (che avviene con maggiore
facilità perché l'attenzione si concentra sul cosa imparare, dato che la forma
linguistica è già accessibile, nota) al complesso (la versione linguistica più
specialistica. Anche in questo caso, lo studente concentra la propria attenzione e la
propria energia su una sola parte del compito, la lingua da imparare, e può sganciarsi
dalla necessità di acquisire contemporaneamente informazioni, dato che ha già
compiuto questo passaggio in precedenza).
a. Attivare i pre-requisiti
Disegniamo alla lavagna uno spidergramm e scriviamo al suo centro “LOTTA PER
LA SOPRAVVIVENZA”. Chiediamo agli studenti di dirci cosa gli fa venire in mente
questa scritta e registriamo nello spidergramm le loro indicazioni.
Proponiamo la scheda 1, che contiene immagini di piante e di animali che, in modo
diverso, attaccano e si difendono. Chiediamo che cosa hanno in comune le immagini.
Diamo la fotocopia del brano semplificato, chiedendo di coprire il testo e di
concentrare l’attenzione, per ora, solamente sul titolo; chiediamo di leggerlo e, a
partire da questo, di ipotizzare il relativo contenuto. Per gli studenti dovrebbe essere
semplice ormai indicare, come possibile tema, la lotta per la sopravvivenza.
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SCHEDA 3
Cerca nella lettura gli esempi che si riferiscono agli argomenti indicati in ogni
colonna.
Forme di mimetismo Comportamenti istintuali Meccanismi di difesa
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CLOZE 1
Inserisci al posto dei puntini le parole presenti nel testo che hai letto. Puoi aiutarti
rileggendolo. Quando hai terminato, scambia la tua copia con quella di un
compagno e controlla se ha scritto tutte le parole che mancavano!
Il MIMETISMO è un adattamento particolare all’ambiente.
Solo gli animali si mimetizzano. Quando …….…… animali si mimetizzano si
confondono con ……...…ambiente dove vivono, si nascondono. Alcuni animali
………... colore e diventano dello stesso colore …………. piante o delle pietre del
loro ………….: sono invisibili. Altri animali cambiano forma, ………… si
confondono con le cose intorno ………….loro: non li distingui dall’ambiente.
………….. animali ancora si mascherano, cioè prendono ……….. colore oppure la
forma di un altro animale o di una pianta dell’ambiente.
CLOZE 2
Inserisci al posto dei puntini le parole presenti nel testo che hai letto. Puoi aiutarti
rileggendolo. Quando hai terminato, scambia la tua copia con quella di un
compagno e controlla se ha scritto tutte le parole che mancavano!
Alcuni animali mangiano altri animali: si chiamano CARNIVORI.
I carnivori cacciano e uccidono gli …….…… animali. Le prede si mimetizzano
perché …….…… fuggire e non farsi catturare dagli …….……cacciatori. Gli
animali che cacciano, catturano …….……mangiano altri animali si chiamano
predatori. …….…… predatori si mimetizzano perché così le …….…… non li
riconoscono. I predatori mimetizzati …….……, cioè fanno, delle trappole alle
prede …….……catturano le prede più facilmente.
Gli …….…… lottano per SOPRAVVIVERE, cioè per vivere …….…… lungo, per
avere figli e per …….…… vivere i loro figli. Il mimetismo …….……una
strategia, cioè una tecnica, un sistema per sopravvivere.
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CLOZE 3
Inserisci al posto dei puntini le parole presenti nel testo che hai letto. Puoi aiutarti
rileggendolo. Quando hai terminato, scambia la tua copia con quella di un
compagno e controlla se ha scritto tutte le parole che mancavano!
Gli animali usano MECCANISMI DI DIFESA, cioè si difendono dai nemici.
Usano le armi che hanno nel …….……: le zanne della bocca, gli artigli …….……
zampe, le corna sulla testa, il …….…… dei denti, le zampe veloci.
Questo …….…… un esempio di meccanismo di difesa. …….…… è in pericolo il
riccio si …….……, cioè si arrotola e diventa come …….…… palla. Il corpo del
riccio è …….……ricoperto di ACULEI, cioè di peli …….…… e appuntiti. Gli
aculei pungono il …….…….
Anche le piante si difendono bene …….…… predatori, cioè dagli animali che le
…….……; gli animali che mangiano le piante …….……chiamano ERBIVORI.
Questo è un esempio …….…… come le piante si difendono. I …….…… del
deserto sono fatti di tanta …….…… . Quasi tutto il loro corpo contiene …….
…… . I cactus si sono adattati al …….…… . I cactus hanno trasformato le grandi
…….…… in spine. L’acqua non esce …….…… spine e la pianta non soffre …….
…… sete. Gli animali erbivori non possono …….…… il cactus e non possono
bere la sua acqua perché si pungono e si fanno male.
SCHEDA 4
Completa la scheda
Scrivi qui sotto il nome degli animali che conosci tu. Attento: chi è predatore e chi
è preda?
PREDATORE PREDA
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Gli animali PREDATORI sono i CACCIATORI. Cosa usano per cacciare? Segnalo
con una crocetta.
ZAMPE TESTA
DENTI CODA
CORNA ARTIGLI
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Nell'incontro successivo diamo agli apprendenti del tempo per preparare delle
domande aperte relative al materiale studiato, da usare per un esercizio in coppia: un
alunno espone al compagno quanto studiato e risponde alle domande che questi ha
preparato, poi i ruoli si invertono. Ognuno poi esprime la propria opinione su
quello che è stato l’operato del compagno, cercando di indicare quali sono stati i punti
di forza e quelli di debolezza di ciascun intervento.
e. valutazione ed autovalutazione
Per completare il percorso, predisponiamo una scheda che guidi gli alunni ad
autovalutare il proprio percorso di apprendimento ed a prendere coscienza, per quanto
più possibile, del processo che li ha portati a quell'apprendimento.
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Bibliografia
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Bozzone Costa, R. (2003) “Come lavorare in classe sulle caratteristiche linguistiche
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Cummins, J. (1981) “The role of primary language development in promoting
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Sitografia
http://www.anils.it
Sito dell’Associazione Italiana Insegnanti di Lingue Straniere.
http://www.apidis.it
Sito dell'Albo Professionale Italiano dei Docenti di Italiano a Stranieri
http://www.associazione -ilsa.it
Sito dell’ILSA - Insegnati di Italiano Lingua Seconda Associati. Particolarmente
interessante la sezione dedicata alla didattica nella classe plurilingue.
http://www.centrocome.it
Sito contenente testi ad alta comprensibilità per lo studio delle discipline di studio
(sezione Materiali e Strumenti)
http://www.cestim.org/
Sito con numerosi testi facilitati e con links ad altri siti di didattica ed informazione
sulla tematica dell’immigrazione e della didattica interculturale
http://www.corrige.it.
Contiene il servizio “Corrige leggibilità”. Sul sito è possibile reperire il programma e
prendere nota delle procedure di utilizzo
http://digilander.libero.it/IntelligenzaEmotiva/sommario.htm
Approfondimenti su intelligenza emotiva, processi cognitivi ed emotivi legati alla
memoria, alla percezione, al linguaggio, al pensiero e alle emozioni.
http://www.dienneti.it/risorse/italiano/stranieri.htm
“Metasito” con ricchi elenchi di risorse.
www.2000milia.it
Percorsi didattici da utilizzare in classe; materiali per studenti e insegnati.
http://www.edscuola.it/archivio/lre/teorie_mente.htm
Sito con una raccolta di articoli e di links utili a cura di Paolo Manzelli e Giuseppe
Fortunati relativamente al funzionamento del cervello, cervello e mente, creatività,
percezione, immaginazione, ecc.
http://www.fas.harvard.edu/~rll/resources/italian/language_resources.html#students
“Metasito” con ricchi elenchi di risorse.
www.funzionepubblica.it/chiaro
Sito del dipartimento della funzione pubblica nel quale è possibile scaricare i
documenti della pubblica amministrazione riscritti secondo i criteri del Manuale di
stile.
http://www.giallopesca.it/interno.php?id_disciplina=16#01
Introduzione agli stili di apprendimento, con riferimento ai sistemi rappresentazionali
della PNL, alla dominanza emisferica e al lavoro del gruppo MT coordinato da De
Beni e Cornoldi.
http://www.giuntiscuola.it
Sito della casa editrice Giunti. Nella sezione Sesamo materiali per lo studio in italiano
L2
www.insegnare-italiano.it
Sito di link per italianisti, al cui interno si trovano indirizzi di siti specialistici.
www.iprase.tn.it/old/italiano/introduzione.htm
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Vero Falso
Lo svantaggio linguistico dello studente immigrato nello studio si X
colma nell'arco di due anni
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Più III IV
complesso Attività che implicano una maggiore Attività di tipo disciplinare, di studio.
padronanza linguistica ed una prima Richiedono capacità di astrazione, uso di
forma di astrazione; sono però ancora linguaggi e strutture microlinguistiche,
evidenti i legami con riferimenti assenza di referenti concreti.
concreti costituiti, ad esempio, dalla Esempi: comprendere termini astratti,
presenza degli oggetti esaminati, da comprendere lezioni di storia, scienze,
serie di immagini date, ecc. letteratura…, leggere libri scolastici,
Esempi: descrivere e confrontare scrivere ricerche, saggi
oggetti presenti, chiedere chiarimenti,
spiegazioni, comprendere lezioni e testi
accompagnati da immagini, discussioni
scolastiche
I II
Attività relativamente semplici, che non Attività cognitivamente semplici, ma meno
richiedono la messa in campo di contestualizzate delle precedenti, che
competenze articolate ed hanno una richiedono l’uso della lingua della
forte componente operativa ed comunicazione associata alle prime forme
esperienziale, facenti riferimento al “qui linguistiche più “tecniche”, e il ricorso in
ed ora”. quantità minore all’esperienza diretta
Esempi: parole con valore fraseologico, (anche se sia la lettura che la scrittura qui
routines, frasi minime/semplici a considerate soddisfano degli scopi pratici,
struttura soggetto/verbo/(oggetto) ancora operativi e sperimentabili
che vengono apprese/insegnate nelle direttamente);
prime fasi dell’inserimento in classe,
per richiamare l’attenzione, eseguire
comandi, denominare oggetti presenti,
chiedere oggetti, giocare a giochi
semplici, partecipare a lezioni di
educazione fisica, musicale, artistica,
tecnica
Più decontestualizzato
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Testo 1
Il territorio
[…] La patria originaria degli Etruschi si collocava tra l’Arno e il Tevere. Nei primi
tempi su questo territorio numerosi villaggi si raccoglievano attorno a un centro più
importante. Costruito di solito un’altura o su un pianoro, esso sarebbe divenuto in
seguito la città principale.[...]
Testo 2
[…] Gli Etruschi abitano le terre tra l’Arno e il Tevere. L’Arno sta in Toscana, il
Tevere sta nel Lazio, al centro. Gli Etruschi vivono tra la Toscana e il Lazio. Il
territorio tra la Toscana e il Lazio è la loro patria originaria, cioè è il posto da dove
vengono. Questo territorio si chiama anche Etruria.
Gli Etruschi costruiscono le città in questo modo. Prima alcuni Etruschi costruiscono
un villaggio su un’altura, cioè su un posto in alto. Altre volte gli Etruschi
costruiscono il villaggio su un pianoro, cioè una pianura in alto. Il villaggio diventa
sempre più grande e più importante. Poi altri Etruschi costruiscono altri villaggi più
piccoli; tutti questi villaggi stanno vicino al villaggio più grande. Piano piano il
villaggio più grande diventa la città principale, cioè la città più importante.[...]
Modifiche apportate
Lessico:
uso di parole di maggiore frequenza nel parlato quotidiano;
inserimento nel testo di spiegazioni per le parole chiave o per quelle di uso poco
frequente o specialistiche.
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Sintassi:
trasformazione del tempo imperfetto in tempo presente;
riorganizzazione delle frasi secondo la struttura Soggetto/Verbo/Oggetto;
esplicitazione delle forme implicite in frasi del tipo S.V.O.
Organizzazione del testo:
inserimento di informazioni aggiuntive, per chiarire ed ampliare le informazioni del testo
di partenza;
richiamo ai prerequisiti personali, anche in dimensione interdisciplinare.
L’acqua che bevi si chiama potabile perché si può bere. L’acqua potabile è pulita,
non ha niente che può farti stare male. A volte l’acqua dei fiumi e dei laghi non è
potabile. Se vuoi bere questa acqua devi pulirla. Esistono macchine speciali che
puliscono l’acqua non potabile. Questa acqua si chiama purificata.
L’acqua minerale viene dal sottosuolo, cioè da sotto la terra. Quando scorre
sottoterra l’acqua raccoglie i minerali; per questo si chiama così. Anche l’acqua
minerale è di tanti tipi e fa bene perché
aiuta a curare molte malattie. L’acqua minerale si mette nelle bottiglie e si vende.
Lettura di versioni in L1 del testo semplice (ciascuno studente leggerà ad alta voce la
versione scritta nella propria lingua madre; per quanto concerne l’italiano, si farà carico
l’insegnante di svolgere tale operazione).
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Discussione di classe, ipotesi sul contenuto a partire dal titolo, registrazione delle ipotesi
in uno spidergramm, verifica delle ipotesi registrate nello spidergramm e loro
ampliamento/ ridimensionamento.
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