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La questione che voglio presentare a voi oggi è una tra le più discusse e controverse della storia: infatti,

tratteremo dei comportamenti tenuti da Elena che causarono la guerra di Troia ed in particolare se questi
comportamenti riprovevoli e impudichi siano o meno stati dettati dal caso, dalla costrizione, dalla necessità
o, come dimostrerò in questo testo, dall’infedeltà, dalla corruzione e dal vizio.

Tutti conoscono la figura di Elena, figlia di Zeus e di Leda, donna dalla straordinaria bellezza, quindi non mi
soffermerò a descrivere nei minimi particolari la sua condizione, anche perché è irrilevante ai fini di un
giudizio mirato ai suddetti determinati fatti. Per giudicare il suo ignobile comportamento bisogna però
descrivere dettagliatamente la sua storia a partire dal giuramento dei pretendenti: giunto il momento di
sposarsi, Elena ebbe come pretendenti alla sua mano i migliori uomini del mondo, tra i quali uomini dotati
di grande possanza fisica, altri di grande intelletto, altri di ingenti ricchezze, altri di gloriosa stirpe, altri di
due o più di queste qualità. Emersero da questa situazione rivalità e litigi su chi potesse essere il fortunato
sposo e si minacciava una guerra tra questi pretendenti (si può notare già da questa situazione come Elena
sia fattore scatenante di litigi e rivalità), ma questo pericolo fu scongiurato quando, sotto consiglio di Ulisse,
i pretendenti giurarono che sarebbero corsi in aiuto di chi venisse scelto da Elena in caso di rapimento della
stessa. Come saprete, la scelta cadde su Menelao, che la sposò e la portò con se a Sparta. Anni dopo Paride
la rapì e la portò con se a Troia. Basti ciò che si è detto riguardo la storia di Elena.

Omero, principale narratore di questi fatti, sostiene che, seppur sedotta dal bell’aspetto donato a Paride da
Afrodite, partì avendo coscienza di ciò che stava per fare e di tutto ciò che avrebbe comportato quell’azione
e potendo rifiutarsi di partire. Elena, invece, non si rifiuta e parte con Paride e già questo denota poco
senso di responsabilità nei confronti del giuramento fatto al marito. Possiamo evidenziare la gravità
dell’azione compiuta da Elena dicendo che la sua fedeltà non andava né alla propria patria né alla patria
nuova, ovvero Troia, ma solo al proprio diletto ed al proprio piacere, guidata più dall’istinto che dalla
ragione. Questa affermazione è dimostrabile premettendo che Elena era conscia delle conseguenze che
avrebbe portato la sua decisione, cioè la morte di molti uomini, sia achei che troiani e magari anche del suo
amante. Tramite questa dimostrazione è possibile smentire una scusa molto diffusa tra i sostenitori della
tesi contraria, ovvero che Elena sia scappata per amore. Non può essere scappata per l’amore verso il
rapitore, cosa che è esente da accusa di ignobiltà, ma per la sola voglia di piacere, cosa ignobile perché non
mira alla continuità ed alla virtù, infatti Elena, che ha visto ed udito il giuramento dei pretendenti e quindi
conscia della eventuale guerra all’ultimo sangue, sapeva per certo che Paride sarebbe morto a causa della
stessa e quindi se lo avesse amato realmente, non sarebbe partita alla volta di Troia con lui, ma piuttosto
avrebbe represso il suo desiderio corporeo, dato che non esistevano altre possibilità più vantaggiose.

Ora, che abbiamo dimostrato l’ignobiltà di Elena ed abbiamo confutato la tesi opposta, passiamo alla
confutazione ragionata di alcune delle scusanti più usate dai sostenitori dell’innocenza di Elena e della sua
estraneità rispetto ai fatti. La prima scusante consiste nel giudicare Elena estranea ai fatti perché la sua fuga
è voluta dal volere di una dea, ovvero di Afrodite, dea dell’amore e della bellezza. Questa motivazione
sarebbe accettabile se i fatti si fossero svolti in modo che Elena venisse affascinata per causa interna,
ovvero direttamente dalla sfera sentimentale, e non esterna, ovvero indirettamente dalla bellezza di
Alessandro che poi ha agito sulla sfera dei sentimenti, come ci narra Omero. Difatti, la dea è intervenuta
solo indirettamente, agendo sulla volubilità della persona e non sulla persona stessa (Attenzione: queste
due affermazioni possono sembrare simili, ma non lo sono affatto). Detto questo, possiamo dimostrare che
la fuga non è dovuta dalla potenza di una dea, ma dalla volubilità della stessa Elena. Ora passiamo ad un
alto argomento, ovvero che Elena fu rapita con la violenza e non era consenziente, quindi indegna di
biasimo. Anche questo argomento è infondato, perché Omero descrive dettagliatamente il rapimento di
Elena e chiarisce che Elena fu colpita dalla bellezza di Paride e che provava desiderio per lui, mentre la
violenza, per avere luogo, deve contare una persona che desidera una cosa e non la possiede ed un’altra
persona più debole che possiede questa cosa e non vuole cederla. Dimostrato questo, passiamo alla
confutazione di un altro argomento, ovvero la persuasione tramite parola. Questo genere di persuasione
può essere considerato come una violenza psicologica, dato che una persona più forte tenta di ottenere
quello che vuole dalla persona più debole, ovvero la ragione, forzando la sua mente. Infatti, come i duelli
fisici sono scontri per constatare chi sia dei due o più contendenti la persona più forte e più debole sotto
quel punto di vista, non lo sono anche i dibattiti? Solo che invece della forza fisica si utilizza la parola.
Ritornando alla confutazione dell’argomento, la violenza psicologica rispetto a quella fisica fa cadere ancora
più in basso la posizione di Elena, infatti una persona nobile e potente come lei (aveva infatti il potere di far
scatenare una guerra) avrebbe dovuto opporre più resistenza di chiunque altro, dato che dalla violazione
psicologica di una persona senza tali poteri non sarebbe scaturito niente di grave come dalla violazione
psicologica della stessa Elena. Inoltre, rispetto alla violenza fisica, la violenza psicologica è compiuta ad armi
pari, cioè che Paride, essendo un uomo, ha per natura maggiore forza di Elena, mentre sul lato linguistico e
psicologico, non c’è niente che la donna abbia da invidiare all’uomo e così l’uomo con la donna e quindi
Elena avrebbe avuto la possibilità di difendersi. L’ultimo argomento che andremo a confutare sarà la
passione di Elena, ovvero la scusante per la quale Elena si trova in piena gioventù e quindi, come tutti
sanno, è più incline a lasciarsi trasportare dalle emozioni e, come in questo caso, dalle passioni. Questo
argomento è smentibile con una evidenza precitata, cioè che Elena, essendo una donna nobile e potente,
non può per definizione avere la parte istintuale che prevale sulla parte logica ed illuminata da ragione,
quindi non merita la sua potenza e la sua nobiltà, perché non possiede abbastanza intelletto per constatare
il giusto e lo sbagliato.

Detto questo, possiamo concludere che Elena non è né estranea ai fatti, né innocente, bensì che ella è una
persona ignobile, impudica, che ha raggiunto immeritatamente la sua nobiltà e la sua potenza e che per sua
propria volontà e per i suoi propri moti istintuali non è riuscita a gestire una situazione più grande di lei e
che era assai delicata, anche se evitabile dalla stessa Elena.

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