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Varianti

Ciò che sarà stato non sarà,


dunque ciò che non sarà stato
non sarà più
(La logica dello spettacolo della nihilazione)

Anticipazioni dal testo:

Si sta completando sotto i nostri occhi la secessione


democratica dei padroni dal primo Mondo al secondo,
la neoTerra.

Il proletariato sarà la confederazione delle miserie. La


pluralità maestosa delle teorie.

I padroni hanno condiviso la Terra con i loro servi, ora


ciò non è più necessario. La tecnologia è giunta
finalmente al livello che consente il completa mento di
una originale e integrale tecnostruttura che esili nel
Mondo consumato la miseria assistita, quella semi-
assistita e la miseria esclusa dall'assistenza.

Ma lo spettacolo della nihilazione vuole essere amato


da chi esclude e chi ne è escluso vuole parteciparvi.

La secessione dal primo Mondo è un atto democratico,


l'ultima espressione legittima delle ambizioni del
proletariato.

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La democrazia è il diritto universale al sogno, alla


condivisione dei segni del successo che negano tutto
ciò che non è valore. Dunque la democrazia è la guerra
universale regolata dalle leggi dello spettacolo, le cui
uniche leggi sono antitetiche: la ripetizione e l'
audacia.

Chi si sente escluso dallo spettacolo della nihilazione ne sarà


richiamato se è capace di fare uso del terrore. La rivincita della
dialettica si manifesta nello spettacolo. Lo spettacolo
interminabile della nihilazione non è che lo spettacolo che
promette di avere una fine per aumentare la platea. La
dialettica è il linguaggio dello spettacolo della nihilazione, il
rifiuto della dialettica anticipa la fine dello spettacolo.

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You are my Destiny

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"Era cambiato tutto meno la cosa che decide di ogni altra,
l'inimicizia come spirito del mondo" (pag.67).
"Sono come sempre un gregario nell'animo..." (pag.78).
"Un libro serve a chi lo scrive, raramente a chi lo legge"
(pag.89).
"Abbondare nei particolari, visto che l'insieme è inafferrabile"
(pag.91).
(Luigi Pintor - Servabo).

0.1
Premesse.
L’idea dell’eterno ritorno è l’idea del nessun ritorno, perciò non
è preferibile a quella dell'eterna vergogna o dell'eterno
smarrimento.
In linea generale, quella che, maldestramente si chiama vita
prenatale, o intrauterina (A. Breton, P. Eluard), è senza dubbio
più densamente vissuta della cosiddetta esistenza tanto che mai
il divenire conoscerà la stessa intensità. La cui cifra è una
esclusione, l'exsistere al di fuori della vera vita. Su questo
argomento, dato che ogni parvenu crede di poter dire la sua,
converrà procedere in ordine sparso. Al fato ciò che è suo, i
cambiamenti appaiono vorticosi e non è necessario spendervi
parole più inutili di quelle che dovrebbero evitare gli
inconvenienti successivi. L'immacolata concezione che la
tecnica rende disponibile per cui si è disinvoltamente liberata
dell'Edipo, restituisce come materiale inerte i testi che questo
periodo apertamente richiama, e si offre, rifiutando di vedere

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intorno a sé, al pericolo. "Una grande presunzione - grande


oltre ogni confronto - per mette al fantasma di negare la realtà
delle forme che lo incatenano".
Nella gettatezza dell'exsistere la possibilità del progetto è il
progetto della propria fine; il gettarne avanti ciò che resta,
giacché si finisce con il guardare indietro, è filologicamente
auspicabile, come direbbe W. Benjamin.

0.1.1
"Ma dove vado adesso, dove andrò,
notte iniziata tardi e già finita?
Provavo il marciapiede con la neve
scivolando a New York sul marciapiede
per la neve ormai immobile e gelata.
Con una mia caldissima pisciata
potrei scioglierla un po', aprire un po'
la strada. Eccomi utile e tardamente
chiara: luna che cresce, vento che scende,
adesso dormo, domani torno".
("Notte palombara" di Patrizia Cavalli)
Attraverso un atto meno singolare della pretesa che la poesia
getta sotto, la nostalgia si camuffa in uno scherzo, che è più
bello di qualunque testardaggine. "Accendi le prospettive della
stanchezza" è il consiglio che i versi interpretano troppo bene,
perché "la nostalgia è l'ombra più bella sulla meridiana"?

0.1.2
Pierrots e manichini.
Silvano teneva un manichino in salotto, Pierrot un po' sudato
era forse lui stesso, comunque si trattava del titolo di una
brevissima introduzione a un volumetto, stampato a sue spese,

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in cui raccoglieva le poesie che aveva scritto. Qualche mese


dopo, o poco più, si suicidava: una volta per scherzo, in bar per
caso lo trovai che festeggiava il tentativo non riuscito o la
sopravvivenza - non mi era chiaro - e la volta decisiva,
davvero, seppi dopo, con un analogo stato d'animo euforico.
Gli proposi di scrivere l'introduzione alle sue poesie -qualche
tempo prima mi aveva regalato una raccolta di Lieder di Hugo
Wolf- comunque gli piacque subito, per quanto non del tutto
prevedibilmente. In riferimento a una poesia accennavo alle
pallide lune dei bar e alle rare luci che brillano nelle notti del
poeta. Il breve testo finiva con una citazione di L. Wittgenstein:
- Il soggetto è il soggetto che vuole - pendant allusivo a un'altra
che diceva. - Noi, i soggetti -.

0.1.3
Spesso si nasce e si trova una famiglia già pronta, altre volte
no, o la famiglia non è pronta o la famiglia non c'è. Molto
spesso si vorrebbe che lo cose andassero in modo diverso e,
destino del pensiero è trovare la sua pratica, si prova a farle
andare diversamente, infine si ripiega sulla nostalgia o sul
rimpianto.
"Villa Ventosa"di Anne Fine (Adelphi) descrive, come
innumerevoli altri romanzi e film, delle questioni familiari.
Questo noioso argomento ha il pregio di essere conosciuto per
diretta esperienza da molti, da un numero sufficiente di persone
perché si continui a dedicargli spazio tra le proposte editoriali e
cinematografiche, sperando che tra tutti questi esperti un buon
numero voglia comprare il libro o vedere il film. Perché mai ci
si dovrebbe appassionare a un simile argomento, che finisce il
più delle volte, come suo principale merito, per sollevare
questioni disgustose?

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I personaggi di questo romanzo sono una vedova che vive in


una casa con un bel giardino, e che si impegna a distruggere, e
i suoi figli, cioè William, con il suo amante Caspar, e le tre
figlie: Barbara, Tory (Victory) e Gillyflower.
Sul risentimento della vedova, di Lilith, si impernia il romanzo.
Un risentimento che le figlie e il figlio stentano a capire,
vedendo in lei invece la grande castigatrice, seduta con quelle
labbrucce strette e le dita che toglievano pelucchi inesistenti. Il
risentimento di Lilith ha una data di nascita, e una frase, un
piccolo pensiero sovversivo aveva messo radici.
Ma naturalmente tutti hanno dei buoni motivi per sentirsi
incompresi se non odiati, e tutti sanno altrettanto bene odiare
senza apparire a sé stessi colpevoli di farlo.

0.2
Glosse a una critica radicale del tempo.
Quando Menelao si trovò davanti Proteo si lanciò, dice il mito
omerico, e lo catturò; ma subito Proteo si fece leone, pantera,
drago, acqua corrente, albero verdeggiante. Fu necessario che
Menelao domasse Proteo e lo costringesse a prendere la sua
propria forma: allora Proteo disse a Menelao la verità(Simone
Weil - Primi scritti filosofici).

0.2.1
La velocità.
Nello sguardo di chi ha la catastrofe alle spalle, e vede da
dietro le macerie, l'importante è proprio la velocità con cui si
acquisisce e si legge lo spazio, gli ambienti, quali si
attraversano e da cui si è attraversati, ma la sfuggenza e la
mobilità sempre meno evitano la cattura e tantomeno il
mimetismo della lepre di Adorno. Ogni movimento si fa

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doppio, triplo, quadruplo, ma non basta. Non è questa la via.


(...)
Non si tratta di un articolo molto interessante, ma finisce così:
"E' il travestimento che smaschera, ma non c'è nulla da
smascherare: il doppio è fittizio, perché il quadro è mutevole.
Non è più lì, ma quando andrà là e mi sembrerà così, non ci
sarà più."

0.2.1.1
L'impossibile.
Il volume "L'impossibile" di G. Bataille fu pubblicato con
inchiostro bianco su pagine nere, d'altronde lo stesso editore,
dello stesso aurore aveva stampato la "Critica dell'occhio". Le
conferenze del non-sapere contengono il materiale grezzo che
avrebbe dovuto confluire in un libro che non fu mai composto,
e che avrebbe dovuto avere come titolo "Ridere da morire.
Morire dal ridere". L'inutilità non è un'appendice estetica della
teoria.

0.2.2
Nei mari estremi.
"Non mi ero posta il problema: io non temo il vissuto. La
parola scritta, il ritmo delle frasi non dipendono da esso. L'arte
è astrazione" - Dalla Presentazione del 1996 a "Nei mari
estremi".
Se l'arte non è astrazione, ma in linea di principio, è il non
porsi del problema piuttosto che - spropositatamente? -
affermare di non temere né questo né quello, sicché solo
l'inizio è verosimile, ecco dunque, che il dimenticare è la
presunzione della non intimorita, e di chi anche?

0.2.2.2

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Un comando come "Regola il passo su quello delle tempeste",


non intimorisce, né acquieta sulla presunzione acquisita che le
uniche certezze sono le eccezioni e chi le governa sa che ogni
scrupolo è a suo danno, infatti "tutti gli uomini sono partigiani
della Libertà, dell'Uguaglianza e della Fraternità e, aggiungo
io, della reciproca Solidarietà" - così si scrive per simulare
l'imbecillità.

0.2.3
Un paradosso.
In una recensione al libro di Gershom Scholem, "Walter
Benjamin e il suo angelo", pubblicata su Anarchos,
sostenevo che esistesse un'etica della critica, prima di
avvedermi della numismatica. E' il presente a uncinare, a tirare
a sé ciò che si ritrae, a interrogarsi sulla profondità e
anfrattuosità del rapporto con la presenza spettrale, virtuale
della rivoluzione, cioè della redenzione, per Benjamin e
Rosenzweig, per il peso dell'eredità etica che la critica
comunista rischiava, smarrendosi, di rendere infine introvabile.
L'etica della critica assediata si è nascosta, mentre intorno si è
steso soffocante la nihilazione che la stessa desuetudine dei
soggetti al riconoscimento facilita. Il pensiero critico doveva
rifiutarsi alla falsa risoluzione dell'ambiguità. "Nelle sue più
remote mediazioni resta l'onda di tremore della contraddizione,
come nel pianissimo estremo della musica il rintronare
dell'orrido" (Adorno).

0.2.3.1
Risata del suicida.
Un racconto impossibile, da quindicenne, in cui "ridevo della
reificazione socialista", come dice l'io narrante, un riso suicida
e onirico, in un posto dove i preti non sono tali ma dirigenti

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statali e i bambini sono i proletari di secondo grado, ma nelle


piaghe e nella sporcizia sono da leggere le stesse metafore
(forse le stesse paure e ossessioni) del kafkiano "Medico di
campagna". Oltre all'io del narratore era presente un bambino
ancora in culla, una presenza occulta ma pervasiva, testimone
muto o piangente della sua angoscia e della sua nausea. C'era
qualcosa di Kubin, di E.T.A. Hoffmann e di Nizan. L'ideologia
politica era quella del compromesso storico, quindi pensavo
alle rivolte operaie di Danzica e di Stettino del 1970, in
Polonia. Il soggetto che parla, e forse, infine, si suicida (ma più
probabilmente, no), anche ammesso che si tratti del frutto del
sogno, è un effetto della felicità reale del socialismo, della
Realpolitik dei soviet.

0.3
L'elogio di Adorno al "trapassare oltre le cose", oltre la gravità
del puro fatto, non concede nulla all'allucinazione, all'ebbrezza,
alla "visione" del reale, quanto invece presuppone, di fronte al
dilatarsi dell'orrore, di esserci non in quanto pura coscienza
infelice del negativo. L'interazione della doppiezza e
dell'irriducibilità dà luogo alla dialettica radicale, permette che
non sia "l'ontologia dello stato di reificazione" che la ratio
scientifica post-moderna vorrebbe.
"Siamo in ritardo ma tanto peggio! Mordiamo i morti e
facciamo ai vivi impossibili segnali, cui tuttavia attribuirò un
senso nettamente negativo. La battaglia infuria... Ma noi
lasciamo qui le nostre insegne di cani..." (Jean Pierre Duprey).

0.4
"Il tempo è tutto, l'uomo non è più nulla; esso diviene tutt'al più
una carcassa del tempo" (K. Marx).

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"Non esiste niente di più irreale che il valore di una cosa,


eppure tutta la vita presente si riconduce al valore delle merci.
Il valore è l'autonomia delle merci, ogni merce, anche la più
eterea e immateriale, incorporando il suo tempo di
fabbricazione ci costringe a scoprire, nostro malgrado, ricavato
dal valore di mercato, il tempo degli esseri umani. Ma ancora
gli sguardi ingannati incontrano solo le cose e il loro prezzo".
Ritrovo in queste parole, fortunosamente salvate dal tempo, che
allora, mentre le scrivevo, dovevo attraversare lo specchio, e il
tempo sarebbe ritornato a sorridere nel consumo, dal quale
prima dei vent'anni, non ero per niente sottomesso. Ciò non
costituiva alcun problema.

0.5
"Non cogliere il tempo di ricominciare" vuol dire che sarà esso
a coglierti e nello stesso senso "la libertà con cui mi fai ridere
fino alle lacrime è la tua libertà", da ciò deriva che per mettere
l'ordine al suo posto devi confondere le pietre della strada.

0.5.1
"Non aspettarti mai" è la logica premessa per cui vale la
conclusione che "non hai niente da fare prima di morire".

0.6
Se è vero che in generale la fiducia si affaccia solo dietro le
gelosie dell'osservazione, è enfaticamente significativo di uno
stile che "nei nostri brevi rapporti con l'esistenza tutto sta
nell'aver tenuto un po' il ritmo", se le arie della falsità hanno
suonato per voi senza che voi dimenticaste che il primo e
minor termine di una soluzione, mentre "si perde il ricordo
delle svolte del tragitto", è rendere giustizia all'uguaglianza, per

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cui non si è abbastanza certi della propria vita per non stimare
quella degli altri.

0.6.1
Dare al dispiacere la forma di una speranza terribile e
disarmata.

0.6.2
Poiché ti astieni da ciò che la testa sulle spalle, sostieni la tua
testa, che, diversamente dalle castagne d'india, è assolutamente
priva di peso perché non è ancora caduta.

0.6.3
L'amore moltiplica i problemi, ma girando intorno a se stessi
l'esito infinitamente problematico del problema ci dà il
calendario perpetuo, perché l'amore ha sempre tempo.
"Fa' loro la sorpresa di non confondere il futuro del verbo avere
col passato del verbo essere" (A. Breton, P. Eluard -
L'immacolata concezione).

0.7
Conclusioni.
Un po' più di un secolo fa, nel 1898, nasceva Faustroll, che
credeva di stupire a lungo con la Patafisica. Delle sue letture, i
ventisette pari (il piccolo numero dei suoi eletti), sono ancora
valide alcune definizioni che li evocano. "Da tutti i quartieri
dove non voglio bere, il volo, guidato dal suo fiuto, delle
pagine, simili a gazze, viene a succhiare la vita (la loro,
esclusiva), al getto sciropposo e fumante della cerbottana
saturnina". Faustroll decide che la pittura, l'arte, il lusso
borghese, hanno bisogno di una Macchina per Dipingere nel
Palazzo delle Macchine, perciò è affidato a Henri Rousseau

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l'incarico perché imbelletti con la calma uniforme del caos. La


Macchina, Clinamen, eiacula, dopo la fine del mondo abitato,
nel palazzo suggellato ergendo sola la lucentezza morta.
Quindi, nulla, infine cioè "com'è bello il giallo!".
"Sarebbe per me facile trasmutare ogni cosa, perché posseggo
anche questa pietra (...), ma ho sperimentato che il beneficio
non si estende che a coloro il cui cervello è questa stessa
pietra ..." (A. Jarry). Solo teste dure.

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Il Frimaio del nostro contento

PREMESSA
Che non si dica che la disposizione degli argomenti è nuova;
tuttavia ciò che resta ci rende meritevoli di quel pensare male
che attesta come merito il non aver nulla da dichiarare a
discarico.
Le brevi abitudini sono il make up con cui l'esperienza finge di
ringiovanire i suoi difetti. D'altronde la vittoria, che non ci
spetta se non come un anticipo di cui è esclusa la riscossione,
arride a coloro che amano il disordine senza crearlo.
Il desiderio imita se stesso, il desiderio è una catena, la
trasgressione è la serratura.
Il risentimento è un sentimento privilegiato, il suo primato è
glorificato ogni giorno instancabilmente( si tratta della fatica
dello spettacolo). La mimesi desiderante precede il sorgere del
suo oggetto, dice Girard, e sopravvive alla sua scomparsa,
quindi il risentimento non è comprensibile se non a partire
dalla mimesi desiderante. La regola esposta dallo scrittore del
capro espiatorio è che il desiderio più desidera la differenza più
genera identità. Per cui si può dire che in ogni desiderio si ode
(l'odio parla la nostra lingua, cioè tutte) una doppia ingiunzione
contraddittoria: imitami, non imitarmi. Dunque, se alla fine,
come capita (l'incompreso capita, è il caput mortuum),
rimangono solo doppi contrapposti, la minima casualità
provoca la fissazione di tutti gli odi reciproci su uno solo dei
doppi. La mimesi frammenta tutto all'infinito ma lo riunifica in
un solo momento - persistendo la generale indifferenziazione, il
prodotto del desiderio. Girard esibisce la perversione della
mitografia della differenza nell'Anti-Edipo, della quale
macchina solo la frase sulla stupidità della trasgressione

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potrebbe ambire a disegnare il nuovo profilo dell'analisi, cioè


della critica post-freudiana.

L'eroe che segue il proprio cuore dove va a finire? L'ovvietà


della risposta non è intesa con la stessa prontezza di cui la
pratica ci rende testimoni. Il nostro individualismo richiede di
essere fedeli alle nostre opinioni, sebbene i disturbi alimentari
ci dicano del destino del desiderio più di quanto si immagini.

Gli innesti genetici hanno cambiato la vita, le trasformazioni


sono imperiose. Eppure trasformare il mondo e cambiare la vita
erano gli obiettivi del nostro passato prossimo. La storia ci
asseconda.

Davanti a questa povertà tematica non si può, di solito, fare


altro che dare un'occhiata distratta, ma né in dieci minuti, né in
dieci giorni, ci è stato concesso di trovare una risposta
vertiginosa, assicurandosi qualche padronanza sinottica, come
è solito fare chi gioca a scacchi. Dunque nessun omaggio a un
vuoto così grande e inquieto. La risposta che, come ogni
speranza, ridà il respiro, lasciando per il resto tutto in sospeso,
ecco ciò che si vorrebbe leggere.

Includere, escludere: è la malia del capitale, il suo vortice


fascinoso e violento. Come si ama pericolosamente il gioco
d'azzardo, il capitale, nella furia della nihilazione, accoglie e
rigetta senza mai uscire dalla propria disposizione
fondamentale. La sua intimità con la nostra follia non finisce di
stupire le generazioni che credono di criticarne le mosse,
carpendone lo sguardo fuggitivo.

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Come è stato detto, i labirinti urbani moderni, per quanto


mortali, non introducono che alla necessità delle frontiere e
delle divisioni. Non sono ammesse repliche: non ci si trova che
dove ci si deve perdere, ma nel labirinto i confini garantiscono
l'apparenza dell'ordine, cioè la sua essenza, e consentono di
dare credito alla finzione.

Conrad aveva visto giusto nel cuore della tenebra: il significato


di un episodio non è nascosto dentro di esso, ma lo circonda,
come la foschia generata dal calore, come uno di quegli aloni
nebulosi resi visibili dalla luce della luna, altrimenti la
faccenda si fa intollerabile, come lo stesso scrittore sapeva
benissimo.

Il metodo: mi sforzo di far sì che quelle che io considero delle


nuove premesse teoriche e pratiche non chiudano in anticipo la
problematica che svolgono, e rese confuse da ogni interferenza
affrettata, come oggi si insegna, mantengano una forma tale
che le squalifichi, sebbene non sempre sia possibile. Un modo
di riferirsi allegro alle facilità filosofiche e soprattutto un'arte
ellittica dell'anfibologia . A cosa serve d'altro la vivacità
dell'ellissi? La disseminazione, direbbe Derrida, afferma la
sostituzione infinita, e la sostituzione ci sostituisce. L'ingenuità
è il gioco di parola.

(...) Mais, en y pensant soigneusement, je me ressouviens


d'avoir été souvent trompé, lorsque je dormais, par de
semblables illusions. Et m'arrêtant sur cette pensée, je vois si
manifestement qu'il n'y a point d'indices concluants, ni de
marques assez certaines par où l'on puisse distinguer nettement
la veille d'avec le sommeil, que j'en suis étonné; et mon
étonnement est tel, qu'il est presque capable de me persuader

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que je dors. Le parole di Descartes, come quelle di Calderòn,


sulla vita che è sogno, ci dicono allo stesso modo che, nel
mondo, il teatro, cioè lo spettacolo, da sempre premeva sullo
sviluppo dei mezzi di produzione per imporre ovunque le sue
condizioni all'addomesticamento.

Nato sociale il progetto che abbiamo ereditato, esso non


rimargina le sue ferite se si riduce a individuale e si rassegna
all'autenticità che l'ipocrisia gli consente. Il riserbo appare
giustificato dalla verosimiglianza.

Reticenza e preterizione. Nelle prese di coscienza dei nostri


contemporanei ogni peggiore tradizione dello spettacolo non
tarda a imporsi con l'ovvietà di una natura, non più seconda.
Una simile ovvietà non viene simulata dalla loro frettolosa
indifferenza, ma viene dichiarata come una conquista. Il pregio
della comprensione si comprime nelle minuscole pieghe
dell'ellissi.

L'audacia deve essere del tutto involontaria, fino al punto di


sembrare tale.

Deve esistere un solo tono, falso naturalmente, ma la falsità è


intima e consolatoria, per essere inconfondibile, come il tono
che la esprime, perché la correlazione tra spettacolo e mondo
deve poter essere dimostrata ogni minuto. La TV parlava come
il mondo perché il mondo parlava come la TV. Ma la TV
parlava pure come la famiglia, sebbene essa non ci sia più,
perché il mondo ha sempre parlato come la famiglia e la
famiglia come il mondo. La falsità c'è, poiché non è
inconfondibile, ma il suo tono non si sbilancia.

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Hans Mayer dubita che si possa credere all'autenticità,


nonostante il fasto letterario, di Infanzia berlinese di W.
Benjamin non è il vissuto dello scrittore berlinese ma una
parafrasi di Proust. Ci si può fidare o no? Si poteva credere ai
Caraibi o alla Malesia di Salgari? Le due domande non sono
strettamente connesse, ma le passioni che trasportano sì.

Gli aspetti irrilevanti di una questione potrebbero non esserlo


più, dico: irrilevanti. Ma potrebbero essere davvero
insignificanti. Non esiste un metodo sicuro, ma delle pretese e
degli stili, ed entrambi conducono con sé numerosi errori.
Alcuni errori sono utili, altri no, perché la critica ragiona per
partito preso, sebbene ci siano delle ragioni necessarie e
talvolta sufficienti.

Girard afferma che la mimesi è per sua natura percettiva, e


coglie immediatamente la più piccola discrepanza tra le parole
e le azioni dei suoi mediatori: se tra le une e le altre vi è uno
scarto, si ispirerà sempre a ciò che il modello fa, non a quello
che dice. Dunque c'è un'economia politica mimetica. La teoria
mimetica pretende, secondo Girard, di divenire la teoria di tutto
ciò che mette in relazione gli individui tra di loro, spiegare il
teatro dell'invidia come recita il sottotitolo del volume dedicato
a Shakespeare.

La bellezza degli epitaffi è tutta compresa nelle straordinarie


convergenze che consentono, negate ai viventi.

Si ha un bel dire che la paura non dovrebbe sottomettere i


nostri gusti; non ho dubbi ad ammettere che la condiscendenza
offuschi la ricettività, ma la paura, sebbene sia il più pervasivo
sentimento, non distrugge affatto la comprensione del testo o il

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piacere della lettura; anzi mi ricordo ancora la paura struggente


e la ripugnanza che mi facevano fingere di avversare i libri di
Wells. Ma era un modo, il più sicuro, di conservarne il piacere.
Si può dire quel che si vuole, ma leggere serve a prepararsi a
essere morti, come si direbbe in Mentre morivo di Faulkner, e a
questa preparazione mi induceva Wells, quando ero bambino.

Da ormai due secoli, gli Stati Uniti hanno la fissazione di Dio e


delle pistole. In queste parole di Harold Bloom la pratica
considerazione che i due argomenti debbano essere trattati in
modo congiunto subisce una canonizzazione letteraria. Sarà per
questo motivo che Bloom segue le tracce della balena bianca
nel deserto di Meridiano di sangue.
Ma si tratta di retorica, Lisia diceva contro Eratostene: ... e
questi crimini sono così atroci, che persino la finzione, se me
ne permettessi l'uso, non potrebbe aggiungervi niente; e anche
limitandomi alla pura verità, ancora non avrei né abbastanza
tempo, né abbastanza forza per dire tutto.

Come ragionava Marx e come ragiona l'opposizione alla


globalizzazione: Ai nostri giorni il sistema protezionistico è
conservatore, mentre il sistema del libro scambio è distruttivo.
Esso dissolve le antiche nazionalità e spinge all'estremo
l'antagonismo tra la borghesia e il proletariato. In una parola, il
sistema della libertà di commercio affretta la rivoluzione
sociale. È solamente in questo senso rivoluzionario, signori,
che io voto in favore del libero scambio. In questo modo si
esprimeva il teorico di Treviri.
L'opposizione alla globalizzazione è un'opposizione
conservatrice, ma il comunismo marxista era una teoria della
catastrofe e della catarsi.

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L'enigma del ricordo di copertura appassionò Freud, il quale si


chiese come mai venga represso proprio l'elemento
significativo e conservato l'elemento indifferente. Il ricordo di
copertura rappresentava impressioni e pensieri relativi a epoche
successive, ma reprimeva, o meglio spostava l'immagine
mnestica originaria. Un'allucinazione che poneva in rilievo
l'insignificante. L'occulto non è l'insignificante, ma lo diventa:
vivido, sgargiante, promettente.

Che spreco di trasparenza.

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Varianti

Il buongoverno della cattività

1.
La critica procede per affermazioni -la negazione non le
appartiene se non perché essa stessa appartiene al nemico come
la critica della negazione.

2.
La critica è assiomatica, giacché la tecnologia della differenza
libera una prassi teorica la cui desuetudine sconta
l'intollerabilità dell'evidenza.

3.
Errata. Nonostante tutto della critica si dice che la sua sia una
invariata sequela di errori. Eppure non si riesce ad immaginare
un complimento più efficace.

4.
Finché l'impossibile è ciò che deve essere compiuto, non si
cesserà mai abbastanza di pagare la sua incompiutezza.

5.
La critica non implica una teoria, necessariamente, o una
parodia. Questa assenza - ciò che è vacante - (non) è lo
spettacolo, perché la sua beanza non obbedisce a un lavoro
teorico produttivo. La produzione di nullità dovrà rispondere
dell'esito funzionale di obiettivi non riconosciuti, ma centrati,
di obiettivi eccentrici, come di ciò che le è più intimo, che più
le corrisponde.

20
Varianti

6.
Pro e contro la teoria. D'altronde se ciò che si dice non si scrive
senza la legittima presunzione delle anime candide, queste non
sapranno mai che le parole spiazzano il loro dire -è la lettera
volata-. Si potrebbe dire loro che non c'è origine, non c'è fine,
non c'è teoria, ma quando se ne accorgono si spaventano e le
reinventano.

7.
Ciò contro cui si scrive non è detto che sia il vero oggetto del
discorso, che sicuramente è spostato altrove da chi non sa di
farlo, a meno che si ammetta il dubbio che potrebbe essere
proprio l'opposto -questo è detto a vantaggio della diceria che
l'anfibologia è proprietà delle affermazioni, ma più ancora delle
negazioni.

8.
I commerci dei concetti hanno degli aspetti pericolosi quando i
significati si scambiano. Senza un uso accorto del
rovesciamento di prospettiva teorico, l'uniformarsi del pianeta
al capitale che l'ha conquistato non passerebbe per una vittoria
del proletariato.

9.
Divieto di fermata e di sosta. Se il falso oggi è un momento del
vero, non sarà consentito, se non eccezionalmente, che l'idea
del cambiamento, nel mondo falsamente rovesciato, si concili
con una speculazione teorica che ammaestri alla fatalità
dell'indugiare distratto. Ciò che ci è tolto come fantastiche ria è
condannato ad attenderci come reale.

21
Varianti

10.
Il concetto di superamento è cattiva archeologia. Se
l'immediatismo è sparizione del concetto, si tratta di perdita
pura -in altri termini "deterritorializzazione". Nella perdita non
ci si trova ammesso che lo si voglia.

11.
Il dramma dell'unicità è il suo carattere imitabile, la sua
inesauribile riproducibilità tecnica, quando lo stile è la massa.
La depersonalizzazione è comunque la nicchia della psicologia.
Dove più tranquillamente riposare? -sostiene la voce
dell'economia politica. Quando l'annullamento è radicale, e la
cronaca sa offrire talvolta delle folgoranti rappresentazioni, non
restano eterni che il brivido e il ghigno con cui la paura ci
prepara, nonostante il paradiso in terra chiami alla felicità.

12.
Le congetture dell'impero. La vera volontà di potenza è
nell'obiettivo della felicità. In ciò che obiettivamente la
sostiene sta la sua immanenza e la sua impossibile
realizzabilità materiale, che dunque ci è data.

13.
Ripasso dialettico. Tutti i settori (semi)intellettualizzati, che
misurano una non stupita e non rinegoziabile inutilità, sotto
pena di un maggiore discredito, attestano che l'ottusità non è né
svista né imprevisto, ma gli effetti della risaputa verità
ritornano prima che (se) ne rendano conto.

14.
Il miraggio dell'unicità è oscenamente offerto alla più vasta
delle platee possibili. La mitologia dello spettacolo serve a

22
Varianti

realizzarla, compresa la sua caricatura. Ogni deriva teorica


desiderante è ricattabile e insufficiente, finendo con il
diventarne la mitografia.

15.
Non c'è attesa senza che qualcosa si riveli o sparisca.
L'attendismo è una dilapidazione incantevole ma funesta,
fatalistica nel senso di ciò che è proprio del fato, ciò che è
naturale, cioè funebre; ma per ogni caduta ad inferos vi è
capitalizzazione e dunque vera accumulazione nella matura
economia odierna.

16.
Se si traduce (si tradisce) in atto il diritto alla felicità si ottiene
una quasi perfetta simulazione, cioè altri spettacoli non si
danno, perché non c'è svista se non per finta.

17.
Ridere è la professione del postmoderno.

18.
Considerato il grado di superficialità che contraddistingue dello
sguardo il disincanto sul (lo pseudo) reale, si potrebbe dire che
la "depense" è la grande inattuale, ma dal suo nascondimento
nelle forme delle ossessioni di sicurezza e di segretezza
(quando tutto è pubblico e pubblicità), essa rinnega che, come
ad altri concetti, si conceda una rinascita esoterica, e nella
riapparizione si scopra l'eternità del sogno.

19.

23
Varianti

Destino di ciò che viene scartato è di subire (o di volere) una


specie di metempsicosi, ma la dialettica economica tra ciò che
si perde e ciò che rimane nell'immateriale, di proposito non
consente il sollievo se non come vendetta.

20.
L'interdetto è un frutto dell'ambizione, ma non sfugge (a) ciò
che mette a fuoco.

21.
Ogni tradizione ha un legame con l'origine ed è il suo
tradimento. L'origine del tradimento è il senso della tradizione.
La smemoratezza -incentivata- del passato complica la
situazione; se salva il passare del passato perché lo dimentica,
moltiplica le affiliazioni immaginarie -il vero del falso- con
esso. Se ogni ritorno è grottesco, lo è senza rimedio -la
perversione del trascorso.

22.
La pianificazione è il sogno del determinismo. Il fascino del
piano attira gli sterminatori. Nell'idea di destino il cinismo si
spreca. Che gli eterni ignari accorrano si scrive per
contraddizione.

23.
Ciò che può far sembrare l'arroganza un po' meno disdicevole
di quello che è effettivamente, è proprio l'apparenza nella quale
si mostra; nel suo candore c'è la perfidia indicibile della
servitù. Questo argomento è sostenuto dalla convinzione di una
storicità dei comportamenti e della loro interpretabilità, che, si
potrebbe dedurre, è dettata a chi scrive dalla sua superfluità,
per così dire, artistica.

24
Varianti

24.
La complicità con il dolore del mondo è la colpa dell'astuzia, la
sua è una fattiva servitù ad esso. E' un altro spirito quello che
libera; non vi ha luogo l'astuzia, né ciò che si dice che sia il suo
opposto. L'emancipazione, quando è in atto, sposta il discorso,
trasferisce una pratica, agevola il commercio. La serietà
dell'inganno è il così com'è, e la sua meretrice è l'astuzia.

25.
Il fatto che il disprezzo si universalizzi per diventare il
sentimento unico, rende evidenti le pretese dell'epoca, mentre il
suo oggetto si dilegua nella misura in cui si è saturato per
l'onnipresenza, la pervasività dell'invisibile, del riprodotto nel
riproducibile.

26.
Tra la merce svilita e ciò che è apparentemente privo di valore
corrono alcune tenui differenze che, a vantaggio del secondo,
ricordano quanto sia ingenuo (il dispendio, la morte) ritenere di
rinvenire dei limiti alla circolazione universale del valore.

27.
L'ingenuità, a volte, stringe dei patti - che non conosce - con la
realtà, tali che, alla sua ombra, e all'insaputa di chi ignora di
non sapere, all'improvviso, ciò che è oscuro si fa chiaro e
viceversa (pur con qualche incertezza).

28.
Contro il diritto alla felicità. Nel cuore della costituzione
dell'epoca vi è il segreto della sua falsità. La confusione irradia
da questo centro.

25
Varianti

29.
Meglio custoditi sono i segreti di cui si è intimamente
complici. Tutto invoglia a (non) fidarsi troppo delle
intermittenze del desiderio, la nostra economia politica.

30.
Ma se ciò che siamo non lo è (ciò che parla in vece nostra), non
ha nessuna importanza, perché è ininfluente, meno della
pigrizia, dell'ironia, della discrezione, per tacere del resto.

31.
Contro la speranza. La speranza è il prologo della tragedia, è
ciò che è insostituibile perché ci sia tragedia. Chi spera perisce
di essa, dunque la speranza è la dimostrazione di un'arte in ciò
che la disperazione dell'innocenza dà luogo: all'esperienza.

32.
La mezza impossibilità dell'eguaglianza è nella semi
irresponsabilità dei soggetti - dei clienti - dicono alcuni dei suoi
funzionari semi appagati, ma lo stesso carattere mediocre del
dubbio assicura che tutto torna sempre di nuovo - secondo il
carattere dell'illuminismo postumo.

33.
Che le tentazioni nascondano il pericolo è ipocritamente
considerato raccapricciante da delle masse che non aspettano
che fingere di essere sedotte, ma nel segno della quantità è
accettabile che le proporzioni si ristabiliscano ipocritamente
secondo le variazioni dell'offerta e in acconto alla pubblica
felicità.

26
Varianti

34.
...lo specifico delle transazioni si sarebbe detto tradimento della
servitù volontaria, oggetto della prima delle passioni. La
moltiplicazione delle libertà non consente di fare a meno di
leggervi la loro non sorprendente soppressione ad opera del
demos, cosa che garantisce, se non altro, di poter fare a meno
di preoccuparsi. Le authorities del mercato sorvegliano sul
diritto a godere di un'offerta illimitata. Non bastasse, ci sarebbe
la noia.

35.
Non d'altro spettacolo se non di sé; la democrazia diretta è
immediatamente spettacolista e viceversa (la verità del
sondaggio). Solo gli esibizionisti ne hanno capito la natura
d'obbligo.

36.
L'intelligenza con il nemico è tra le cose non sospettabili,
benché certe.

37.
Se non si è incapaci, l'errare riempie di nausea (il doppio -il
maligno- del sentimento), da ciò si capisce che ciò che (si) fila
nella vita corrente non è che risentimento.

38.
In un luogo immaginario - un'assenza - si disegna un bisogno
che la sottigliezza rivela in un'astuzia (il nodo) dolorosa e
insopportabile, ma non c'è taglio dove non c'è cappio?

27
Varianti

39.
Tra pazienza e impazienza corre la differenza che separa un
dono da un prestito, comunque ciò che vi si dimentica o si
trascura non è negoziabile, a conferma del primato di ciò da cui
non siamo dimenticati -il suo essere inequivocabile.

40.
L'ostinazione -la figura dell'acefalo- si direbbe che sia nel gran
cerchio d'ombra di ciò di cui qualcosa è detto, impropriamente,
qui; giacché se arreca più danni di qualunque altra
insensatezza, nessuna lo è meno. Questo volontariato
dell'idiozia è da tenere sotto controllo, perché ad agire i
dispositivi è la solita pigrizia. Se non fosse che la resa
all'ostinazione è il consentire alla vanità presuntuosa della
dialettica di ritirare le sue carte: un inganno si cela di fronte a
un altro.

41.
Tutto quello che è strano via - al via - è come dire che
l'eterogenesi dei fini non omogenei non crea disordini ma
storditi e pesa le quantità (p.e. l'ufologia) nella competizione
globali dei fantasmi dotati di valore.

42.
L'apparente gratuità della facilità è ingannevole, e l'inganno
non è certo occulto, per cui l'adesione ad esso è assai più
ideologica di quanto si vorrebbe ammettere.

43.
Se ciò che è facile si presenta come un furto e lo si capisce, si
può comprendere (con difficoltà) anche la logica che lo
sostiene.

28
Varianti

44.
Il terzo: l'esclusione fonda l'amicizia. Il nome segreto della
speranza evoca ciò che non si possiede né più né ancora; non
ciò di cui si è persa la memoria, che sarebbe luttuoso, ma di cui
si è inventata (cioè persa) la scomparsa. E' il panico per ciò che
non c'è (né ci sarà) ed è credibile che con esso termini la
faccenda, cioè si decida (deceda).

45.
Né manuali né trattati di savoir vivre né arti né tecniche, se non
il travaglio della pazienza, del riconoscere che non per timore
non si è perduta un'attitudine, il dolore della servitù.

46.
Quando si dice che non si può abolire lo stato delle cose -il cui
essere non è lo stato- presenti, c'è chi trova che si parli di quella
disposizione per cui tutto finisce per rientrare là da dove era
uscito, così la socialità della vita corrente non permette che un
taglio in cui si ripeta l'evento che non si era ancora presentato,
giacché poi è, ancora e sempre, nevrosi (lo spettacolo
vittorioso).

47.
Ogni doppio movimento che non si nega è uno stallo dove la
malinconia non falla se non c'è falla, dove si attacca la trama
della vita quotidiana.

48.
I misantropi -e i misogini- se non possiedono la verità, dallo
scontro ne sono offesi.

29
Varianti

49.
Il godimento che non ode, se non fosse sordo, non godrebbe
mai, e non è che la tecnica del desiderio di massa; ciò che è in
corso non può che essere compiuto fino in fondo, perché si
dilatino le sue cedevolezze, perché infine ceda a sé stesso.

50.
Ciò che è passato non sempre ritorna e contro questa
eventualità alcuni dicono che i nostri progenitori si siano
sempre premuniti. Ma le nevrosi restano. Se i nostalgici
soffrono dei mancati ritorni, gli apparati di intrattenimento
universali nascondono la furia del cambiamento nella intatta
gioia del sempre uguale. La demoscopia ne è un sintomo.

51.
"Il primo merito di una teoria critica esatta è di far
istantaneamente apparire ridicole tutte le altre". Guy Debord -
Prefazione alla quarta edizione italiana della Società dello
spettacolo.

52.
Si deve ricordare che la fedeltà a sé stessi non attesta che
l'inganno perpetrato e non riuscito. Ciò che manca è ciò che
riesce.

53.
L'affinità è l'inferiorità secondo la legge economica del
conformismo.

54.

30
Varianti

Impronunciabile e irriconoscibile la pietà; ciò che viene mal


detto, sarà comunque mal visto, e se ritornerà, avrà lo stesso
destino con un nome nuovo.

55.
Una teoria dello stupore alla fine è insolente.

56.
Nella presunzione di coloro che credono di "poter capire
qualcosa non servendosi di ciò che è loro nascosto, ma
credendo a ciò che è loro rivelato" (Guy Debord) si
manifestano minacciose l'amore per la servitù volontaria e la
certezza di un'inferiorità approvata. Da quando la velocità della
presunzione doppia l'intero campo sociale, l'aggressività verso i
livelli di esistenza quotidiana rende la sua verità solo nei picchi
di furia. Non è la verità la morte dell'intenzione, perché
l'intenzione ha prima ucciso l'idea che esista una verità.

57.
Contro l'utopia statistica: il più solido effetto della
globalizzazione della felicità di massa è la solitudine di
ciascuno. Sulla socialità da ottenere lavorano diversi istituti per
coprire le incertezze che continuamente rinascono e i leggeri
malesseri che derivano, ma la capacità di interpretazione dei
dati non è così sicura come essi vorrebbero che fosse. Le
banalità qui esposte sono le prime ad essere offuscate.

58.
I costi sociali delle masse sono nettamente inferiori agli
incentivi alla produzione di caste di governo e di protezione.
Ma che le soluzioni raddoppino gli orrori dei problemi a cui
rimedieranno non è dato da pensare, ma ciò il cui pensiero è

31
Varianti

insostenibile ci sarà ancora, disancorando ogni congettura a


qualsiasi falsa prospettiva di fuga.

59.
Ogni accelerazione del tempo moltiplica il suo dispendio e in
ciò rimane l'ultimo rito sacro.

60.
L'incompetenza generalizzata. La proletarizzazione è
nell'incompetenza, il resto vi si aggiunge come toglimento. La
pubblica denuncia dell'ovvio è compito impari per chi non sa
cosa pensare di quello da cui viene detto, ed è a causa
dell'incontrastabile verità che gli effetti del dominio corrono
così veloci che, invece di impensierire, rassicurano. Il peggio è
il bonus dell'ottimizzazione.

61.
Sulla domanda "che fare?". Non si sprecano dubbi sul carattere
funesto della domanda a cui la fatticità della pratica sa
replicare.

62.
Che la smemoratezza sia sollecitata, e svagatamente, è una
delle tante manifestazioni del dominio della verità. Le
intenzioni assillano la critica più dei suoi detrattori. Ma che si
dilegui in fretta è la sua via.

63.
Post res. Il concetto di arte esiste solo come genitivo o come
rovesciamento di esso.

32
Varianti

64.
La critica all'idea di fondazione consente di risolvere la
questione originaria per poterne subire la rimozione in cui
insiste il circolo vizioso in cui non può uscire da tempo la
causa della rivoluzione.

65.
Sull'ordine delle convenzioni pesa l'obbligo delle apparenze, e
ogni considerazione sulla tenacia della loro eternità è
suscettibile di sorprese.

66.
Contro il dubbio sull'abbandono di fronte alle cose. Come
epigrafe sta scritto: "Tutto funziona. Questo appunto è
l'inquietante, che funziona e che il funzionare spinge sempre
oltre verso un ulteriore funzionare..."

67.
Verrebbe da dire che talvolta nei sogni si condensa l'effetto di
una pulsione, uno stile e la sua intraducibilità. Un'immagine
che possiede lo sfolgorio dell'onirico è una specie di ossessione
disinvolta, ciò che i surrealisti chiamavano un cadavere
squisito.

68.
Dire: niente arcani! -è dire quasi niente, anche se di essi filtra
proprio ciò che non dovrebbe che arrestarsi, e proprio nella
misura in cui si stabilisce che non vi debbano essere resti. Ciò
che la teoria detta rivoluzionaria non ha ignorato di ignorare è
il rovescio di tale proposito. Non guardarsi indietro! -è un
messaggio intraducibile, eccetto che la sua fine è nota.

33
Varianti

69.
Anche se di niente oggi si può dire che non sia riutilizzabile è
senza conforto che si sospendano le soluzioni.

70.
La trasparenza della simulazione, se rende invisibile la scena,
rende del tutto trascurabile l'inganno della verità sotto
l'erosione dell'inverso (la verità dell'inganno).

34
Varianti

La pubblicità e il suo spettacolo

La nihilazione compiuta:
la pubblicità è il suo spettacolo

1.
Tutta la vita delle società in cui regnano le moderne condizioni
di produzione si presenta come un'immensa accumulazione di
nullità. Tutto ciò che era direttamente vissuto e si era
allontanato in una rappresentazione, vi si è dissolto in essa.

2.
Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita
si fondono in un corso comune, un immenso discorso, dove
l'unità della vita non può più essere ristabilita, se almeno fosse
percepita come assente. La realtà, considerata meno che
parzialmente, cioè residuale, infinitesimale, si dispiega nella
propria unità generale in quanto pseudo mondo a parte, cioè
perfettamente vero, oggetto di contemplazione distratta. Nel
mondo autonomizzato dell'immagine, dove il menzognero ha
mentito a sé stesso, la specializzazione delle immagini del
mondo si ritrova attuata come nullificazione dell'esistente come
inesistente. Lo spettacolo in generale, la nihilazione, come
inversione concreta della vita, è il movimento autonomo del
non vivente.

3.
L'unificazione che lo spettacolo realizza non è altro che il
linguaggio ufficiale della separazione generalizzata, sotto il
fascino della nihilazione.

35
Varianti

4.
La nihilazione che si presenta nel rapporto sociale fra individui,
mediato dalle immagini, è, oggettivamente, l'unica immagine
del mondo.

5.
La nihilazione, compresa nella sua totalità, è nello stesso tempo
il risultato e il progetto del modo di produzione esistente. E' il
cuore dell'irrealismo della società reale. La nihilazione è
l'affermazione onnipresente della scelta già fatta nella
produzione, e il suo consumo conseguente. Forma e contenuto
della nihilazione sono entrambe l'identica giustificazione totale
delle condizioni e dei fini del sistema esistente.

6.
Nella nihilazione, lo spettacolo che si è tradotto materialmente
in oggettività, vuole essere desiderio soggettivo.

7.
La nihilazione che inverte il reale è effettivamente prodotta
materialmente. Non c'è realtà vissuta che non sia materialmente
invasa dalla nihilazione.

8.
Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del
falso, dunque nel mondo falsamente realizzato la falsità
comunica con se stessa attraverso gli emblemi della verità.

9.

36
Varianti

Nella nihilazione, la pubblicità è l'affermazione dell'apparenza


come unico fondamento, la critica che raggiunge la verità della
pubblicità della nihilazione non la scopre come la negazione
invisibile della vita, ma come una negazione della vita che è
divenuta perfettamente invisibile e che non si lascia scoprire
che come calco di un'impronta.

10.
La nihilazione è il senso della pratica totale di una formazione
economico-sociale, il suo disimpegno del tempo, il momento
storico che ci contiene.

11.
La nihilazione è la positività, il monopolio dell'apparenza è la
realtà, della passività si è dimenticato il carattere passivo, tanto
che è facoltativo accettarlo.

12.
Nella pubblicità delle nihilazione mezzi e scopo sono identici,
è il carattere tautologico dello spettacolo il suo trionfo.

13.
La nihilazione non conosce fine, né il fine è la fine, l'economia
imperante non ha futuro, né vuole averlo, ma ha un infinito
sviluppo.

14.
La nihilazione è il principale spettacolo della società attuale, ed
è il modello di ciò che vi si deve ancora adeguare.

15.

37
Varianti

Il nulla della pubblicità, in quanto esposizione generale della


razionalità del sistema, è la principale produzione della società
attuale.

16.
La pubblicità sottomette gli uomini nella misura in cui
l'economia li ha totalmente liberati, essa non è che l'economia
sovrasaturata.

17.
Ogni realtà individuale è divenuta sociale; se le è permesso di
apparire, è soltanto in ciò che non è, ma che può essere solo in
forza di una coercizione, a cui non è dato apparire per essere.

18.
Se tutto ciò che si vede è spettacolo, non è solo perché la
mediazione specializzata ha reso astratto e facilmente
mistificabile ciò che vi si coglie con lo sguardo e con l'ascolto,
ma perché esso, non sfugge, ma è l'attività degli uomini.
Dovunque vi è stata rappresentazione c'è realtà.

19.
Quanto meno la necessità viene a essere socialmente sognata,
tanto più il sogno diviene necessario. La nihilazione non è più
il cattivo sogno della società moderna che non esprime che il
desiderio di dormire, la società postmoderna esige di agire in
nome del sogno.

20.
La potenza pratica della società attuale è nell'impero dello
spettacolo e non senza contraddizioni in se stessa.

38
Varianti

21.
Lo spettacolo della nihilazione è un'attività specializzata, che
parla per l'insieme delle altre, l'illusione dell'azzeramento delle
gerarchie è il più fraudolento, il più moderno è qui il più
arcaico.

22.
Che la "comunicazione" sia unilaterale è un segreto pubblico,
come di pubblico dominio è il discorso dei media che lo nega.
Ogni dialogo deve diventare un monologo elogiativo, perché il
potere nell'epoca della gestione antitotalitaria delle condizioni
di esistenza non può che esibire l'apparenza feticistica della
pura oggettività.

23.
La pubblicità della nihilazione esprime ciò che la società può
fare e in questa espressione il permesso si distrae dal possibile,
perché la conservazione dell'incoscienza deve sovrastare ogni
sospetto nel cambiamento pratico delle condizioni di esistenza.

24.
L'unità e la comunicazione sono attributi esclusivi delle
direzione del sistema. La separazione non deve ritrovarsi che
nella separazione soddisfatta. La riuscita di questo sistema
economico è nella perfetta proletarizzazione del mondo.

25.
Nel quadro della nihilazione ogni attività è incentivata,
esattamente come ogni attività reale è captata integralmente per
l'edificazione globale di un mondo modellato dalla razionalità

39
Varianti

del sistema. Nulla dell'attività incoraggiata nel lavoro si può


ritrovare nella sottomissione al suo risultato.

26.
Il sistema economico fondato sull'isolamento è una produzione
circolare di isolamento nella forma virtuale della comunità. I
beni selezionati del sistema nihilizzato sono le armi del
consolidamento delle condizioni socializzate dell'isolamento.

27.
Il modo d'essere concreto della pubblicità della nihilazione è
precisamente l'astrazione. La nihilazione riunisce il separato
ma lo riunisce in quanto separato.

28.
Più lo spettatore interagisce con ciò che contempla più vive.
Ciò gli consente di comprendere la propria esistenza e il suo
proprio desiderio. L'interiorità dello spettacolo si manifesta in
una riuscita appropriazione di ciò che vi si rappresenta. Se lo
spettacolo è dappertutto , ovunque lo spettatore è a casa.

29.
Il lavoratore non produce se stesso, ma produce una potenza in
cui riconosce se stesso. Il tempo e lo spazio del suo mondo, da
cui è escluso per logica, gli diventano propri, grazie all'aria
familiare dei prodotti alienati che si accumulano, così le forze
si mostrano a noi in tutta la loro grazia.

30.
Lo spettacolo della nihilazione nella società corrisponde a una
fabbricazione concreta di una simulazione di realtà, ciò che

40
Varianti

cresce con l'economia procedente autonomamente per se stessa


non può essere se non un'alienazione in cui ci si convinca di
ritrovare se stessi.

31.
Quanto più la vita del produttore è il suo prodotto, tanto più
crede di ritrovare se stesso nella qualità dell'alienazione.

32.
La nihilazione è il capitale a un tale grado di accumulazione da
divenire l'unica immagine del mondo.

33.
Il mondo sensibile è stato sostituito da una selezione di
simulazioni che si fanno riconoscere come il sensibile per
eccellenza grazie al cadavere del primo.

34.
Il mondo della nihilazione, mostrato come è, è ancora il mondo
della merce. Ma esso ha oltrepassato la soglia della sua propria
abbondanza.

35.
Se l'abbondanza delle merci non voleva essere che la
sopravvivenza aumentata, ora questa aumenta le proprie
virtualità sulla viziosità delle merci. La scienza del dominio
dovrà occultarne le assenze.

36.
"Il rinnegamento compiuto dell'uomo", da tempo, ha dato in
appalto la totalità dell'esistenza umana.

41
Varianti

37.
Dato che non vi è nessun al di là della sopravvivenza
aumentata, essa stessa non è mai stata al di là della privazione,
ma è la privazione meno insensata.

38.
L'immensa dilatazione delle linee logistiche della distribuzione
e dell'elogio delle merci attuali attengono a una necessità
primaria.

39.
Lo pseudo-uso della vita non è più tale, almeno da quando ci si
è sbarazzati di ogni altro.

40.
Il capitale è il centro invisibile che dirige il modo di
produzione, perché tutta l'estensione della società sono i suoi
sensi.

41.
Per lo stesso motivo lo pseudo-bisogno del mantenimento del
regno dell'economia è una ininterrotta vittoria sulla realtà, che
del resto non ha più necessità di esistere. Ciò che non ha
bisogno di essere cosciente resta inalterabile.

42.
Nella società della nihilazione, la pubblicità del nulla
contempla se stessa nel mondo da essa creato.

43.

42
Varianti

La contraddizione, quando emerge nella nihilazione, è a sua


volta contraddetta per un rovesciamento completo del suo
senso.

44.
La lotta dei poteri che si sono costituiti per la gestione dello
stesso sistema socio-economico non si presenta come la
contraddizione ufficiale, né lo è, ma le false lotte spettacolari
sono allo stesso tempo reali.

45.
La società della nihilazione, non domina solo per mezzo della
sua egemonia economica le regioni sottosviluppate, perché il
suo dominio è quello della forma spettacolare della
pubblicizzazione del nulla.

46.
L'insofferenza di ciò che esiste si accompagna da tempo, come
un'unica cosa, all'accettazione goduta dello stesso. Il godimento
nutre l'insoddisfazione come merce: questa è la banalizzazione.

47.
Né giovani né adulti: il capitalismo è dinamico. Sono delle
cose che regnano e che sono giovani, che si scacciano e
rimpiazzano se stesse.

48.
Al consumatore reale non è dato afferrare direttamente che una
successione di frammenti della felicità mercantile, che è la lotta
delle merci per se stesse. L'aberrazione è il sogno della merce,

43
Varianti

divenuto signore della realtà e merce speciale l'aberrante. La


sottomissione è il suo uso.

49.
Ogni nuova menzogna della pubblicità è la conferma della
verità del sistema, niente si deve arrestare perché sul
cambiamento si fonda la certezza della nihilazione.

50.
Tutto ciò che era storico è ritornato assoluto.

51.
L'oggetto della storia non può essere che il vivente
riproducente se stesso, la dialettica è il suo pensiero, che si
abbassa alla conoscenza della dissoluzione di tutto ciò che
esiste.

52.
Il lavoro del filosofo è la glorificazione di ciò che esiste, anche
nel momento in cui lo rinnega, quella che interpreta la
trasformazione, "in questo senso, è una filosofia non della
rivoluzione, ma della restaurazione" (Karl Korsch). Dunque il
pensiero storico non può essere che la coscienza che arriva
sempre troppo tardi, post festum.

53.
L'infortunio del paradosso è che la smentita della conclusione è
spesso la conferma del metodo.

54.

44
Varianti

Un pensiero della storia non dovrebbe essere salvato se è meno


della coscienza storica operante sulla totalità del suo mondo.

55.
La critica dell'economia politica è stata la fine della preistoria
del capitalismo.

56.
Il punto di vista rivoluzionario è sempre stato il punto di vista
del movimento del capitale.

57.
La coscienza non arriva né troppo presto né troppo tardi, e che
non arrivi non è neanche un torto della teoria che, di solito, non
ha da offrire che un cimitero di buone intenzioni. E non è per il
dolore che la teoria si espone sul terreno dell'avversario.

58.
L'organizzazione della classe proletaria in oggetto non è stata
altro che l'organizzazione delle lotte rivoluzionarie. La
questione dell'organizzazione, come si può facilmente
supporre, è stata la più pensata dalla teoria cosiddetta
rivoluzionaria. Il soviet è stata la più alta scoperta della teoria
nella misura in cui non poteva essere messa in pratica, così
come la più alta verità teorica dell'Associazione Internazionale
dei Lavoratori è stata la sua inesistenza effettiva.

59.
La scoperta definitiva, poco prima della sua distruzione, della
corrente radicale di Rosa Luxemburg è stata che, per

45
Varianti

l'organizzazione sociale delle apparenze, nessuna questione


centrale poteva più essere posta "apertamente e onestamente".

60.
L'apparizione dei consigli fu la mistificazione più alta del
movimento proletario nel primo quarto del Novecento, e se è
ricomparsa come caricatura nella seconda metà del secolo è
perché era il solo punto non vinto di un movimento vinto.

61.
Nella pratica della generalizzazione della comunicazione
l'incoerenza è il risultato meno inatteso.

62.
In generale le armi non sono nulla di diverso dall'essenza dei
combattenti stessi.

63.
La realizzazione sempre più spinta della nihilazione
capitalistica a tutti i livelli ha dovuto far imparare a tutti di non
poter più combattere l'alienazione che sotto forme alienate.

64.
Lo sviluppo stesso dell'organizzazione spettacolare della non-
vita ha cancellato ogni progetto rivoluzionario costringendolo a
divenire visibilmente ciò che era già essenzialmente: una
nullità o un'impostura.

65.
L'uomo è identico al tempo, il movimento incosciente del
tempo diventa falso nella coscienza storica.

46
Varianti

66.
Il tempo irreversibile non c'è più, il trionfo della nihilazione,
nella reversibilità delle immagini, è la sua eternità.

67.
Il tempo è una merce unificata, che ha integrato un certo
numero di merci diverse. Ciò che è stato rappresentato come la
vita reale non può che rivelarsi come la vita più realmente
simulata.

68.
Alla realtà del tempo si è sostituita la pubblicità del tempo.

69.
La nihilazione, come organizzazione sociale presente della
paralisi della storia e della memoria, non è la falsa coscienza
del tempo, ma ciò che questa ricorda oggi.

70.
L'assenza sociale della morte è identica alla pubblicità sociale
della vita.

71.
Se il tempo era per Hegel l'alienazione necessaria, l'elemento in
cui il soggetto si realizza perdendosi, in cui diviene altro per
divenire la verità di se stesso, il contrario manifesta la versione
odierna ed eterna della verità.

72.

47
Varianti

Il mondo possiede già il sogno di un tempo di cui non ha che


da possedere la coscienza per subirlo realmente, ma ciò è
escluso.

73.
L'unificazione dello spazio, se è un processo estensivo e
intensivo di banalizzazione, per esserlo di più modifica e
ricostruisce la sua monotonia.

74.
Lo scenario è la totalità dello spazio per il compimento della
separazione assoluta, come prezzo della felicità.

75.
Nei templi del consumo precipitoso, se erano essi stessi in fuga
nel movimento centrifugo in cui si autodistrugge l'ambiente
urbano, ora, la fredda comunità che vi transita riceve la
socialità che si merita.

76.
La nuova città si costruisce su un'assenza. Se di una realtà
urbano rurale si può pensare che "qui non succederà mai
niente, e niente è mai successo" la deterritorializzazione del
corpo senza organi delle masse ha liquidato la storia.

77.
La cultura è il senso di un mondo che le pare troppo poco
insensato.

78.

48
Varianti

La fine della storia della cultura si manifesta


nell'organizzazione del suo mantenimento in quanto oggetto
obbligato a sopravvivere alla sua morte.

79.
L'approvazione delle condizioni esistenti non ha bisogno di
conoscerle, ma la conoscenza che non necessita di una teoria
della prassi si ritiene fortunata, giacché non deve smarrire ciò
da cui è dispensata.

80.
Il fatto che il linguaggio della comunicazione si è perduto, ecco
ciò che il movimento contemporaneo, ad annientamento
formale compiuto, esprime positivamente, almeno da quando
l'arte ha ritrovato il suo linguaggio nella conclusione unilaterale
della sua insensatezza.

81.
Nella perdita presente delle condizioni di comunicazione, la
comunicazione artistica non patisce nessuna perdita, giacché
tutti i momenti passati dell'arte sono ammessi al consumo.

82.
Il paradosso dell'avanguardia era la sua immobilizzazione
relativamente cosciente, ma da parecchio le ambiguità in
questo campo sono finite.

83.
Nella ristrutturazione senza comunità l'obiettivo
dell'integrazione è stato felicemente raggiunto attraverso una
riflessione sugli standard di comunicazione. Non c'è

49
Varianti

distruzione del linguaggio senza una sua ricomposizione


neutralizzata.

84.
Far dimenticare la storia nella cultura richiede una grande
efficienza tecnologica, lo spettacolo al servizio della
nihilazione non è la falsa coscienza, ma la rimozione al
servizio della pubblica felicità.

85.
L'esperienza del disprezzo e il successo del disprezzo sono la
prova di una conoscenza empirica dell'oggetto disprezzabile.

86.
Con troppo ottimismo la verità di quest'epoca dovrebbe essere
la sua negazione, ma se si trova della pseudo-storia a tutti i
livelli del consumo della vita, si manifesta la stabilità definitiva
di ciò che non si preoccupa più della verità.

87.
Seppure le idee non migliorino ma si adattino, il plagio è
necessario.

88.
Il détournement non è il contrario della citazione, perché la
fluidità di un linguaggio non è mai tale troppo a lungo.

89.
La negazione reale della cultura ne conserva il senso in una
accezione differente, ma nella differenza c'è quasi tutta la
separatezza delle epoche.

50
Varianti

90.
La pretesa ideologia della società della nihilazione ha acquisito
una esattezza scientifica: non è più una scelta storica, ma
un'evidenza.

Nota:
Di nostro non abbiamo nulla, meno che meno il tempo, del
quale siamo debitori di molte parole.

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Varianti

Margini della pubblicità


1.
La gravità dei tempi attuali non istruisce, ma non sfugge né alla
stupidità degli altri né ai tranelli di chi deve nascondere i propri
interessi.

2.
La società dello spettacolo si è consolidata e la sua natura
effettiva era proprio quella indicata dal suo autore, meno le sue
speranze.

3.
Le condizioni nuove in cui vivono le nuove generazioni
precisano ciò che è permesso e non ciò che non lo è, ma ciò
che non è mai esistito.

4.
Il governo della nihilazione detiene tutti i mezzi per falsificare
l'insieme della produzione come della percezione, è padrone
assoluto e incontrollato dei ricordi e, nella stessa misura, dei
progetti che plasmano l'avvenire più lontano.

5.
La nihilazione ha il segreto generalizzato, dietro la trasparenza
della comunicazione, come la sua operazione più importante. Il
falso indiscutibile ha ridotto il vero a ipotesi stravagante e
indimostrabile.

6.

52
Varianti

La nihilazione è come se fosse esistita da sempre. L'importante


è organizzare l'ignoranza di ciò che succede e poi l'oblio di ciò
che si è saputo.

7.
Ciò di cui lo spettacolo può fare a meno di parlare per qualche
giorno, non esiste, ma le conseguenze pratiche di ciò, sebbene
note, non esistono.

8.
Se c'è una debolezza di questa società è di essere stata troppo
buona e paziente, dubitare di una simile affermazione, il cui
significato va preso alla lettera, è pericoloso.

9.
La pubblicità della nihilazione deve denigrare la logica.

10.
Compito della scienza non è solo giustificare istantaneamente
ciò che si fa, ma fare istantaneamente ciò che è ingiustificabile.

11.
L'ignoranza è prodotta solo per essere sfruttata, come il falso
sostiene il falso.

12.
La nihilazione in atto concede gratis l'imbecillità della verità e
della trasparenza delle immagini, a prezzo di saldo, ogni tanto,
il dubbio che tutto sia ambiguo, ad altri l'infelicità di non capire
niente pagandola a caro prezzo.

53
Varianti

13.
Dato che la direzione della sorveglianza e della manipolazione
non sono unificate, il segreto del dominio è l'ossessione a tutti i
livelli di cospirazione, per cui la disinformazione è strategica
almeno quanto è impossibile il controllo.

14.
A chi governa capita qualche volta di pensare che ciò che
hanno soppresso esista ancora e che perciò debba rimanere nei
loro calcoli. Questi errori non si ripeteranno.

15.
Quello della nihilazione non sarà un dispotismo illuminato.

54
Varianti

L'essenza della nihilazione

La domanda di esseri umani regola necessariamente la loro


produzione, come di ogni altra merce. Se l'offerta è assai
maggiore della domanda esistono delle forme di tutela del
consumo. L'esistenza dei lavoratori non è funzionale alla
produzione, se non nei circuiti periferici dell'economia.
L'esistenza di ogni altra merce è necessaria all'esistenza dei
consumatori. Ai consumatori deve spettare non una minima
parte del prodotto, nella finzione sociale del lavoro, ma solo
quanto è necessario affinché essi non esistano come esseri
umani, ma come consumatori. Se il consumo è una merce, è
una merce di qualità infelicissima, ma quanto più penoso e
disgustoso è il lavoro, tanto meno si evita di comprare il diritto
di consumare. La messa in valore del mondo delle cose ha fatto
crescere in modo diretto la svalutazione del mondo degli esseri
umani. Il prodotto del lavoro, in quanto finzione della
produzione per la reale attività del consumo, non è più
espropriazione in atto, ma lo è il consumo, dunque
autoalienazione, in quanto non è la soddisfazione di un
bisogno, ma è soltanto un mezzo per soddisfare dei bisogni
esterni. La sua estraneità risulta dal fatto che non appena cessa
di esistere la costrizione al consumo, esso ricomincia inesausto.
Il consumo appartiene ad ogni essere umano come ciò che non
gli potrebbe appartenere più, da un momento all'altro, come la
cosa più intima, cioè la più estranea, secondo la logica.

L'intero movimento della storia è tanto il reale atto di


degenerazione del comunismo - l'atto di morte della sua

55
Varianti

empirica esistenza - cioè il movimento concepito e saputo della


sua sparizione.

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Varianti

Il doppio di K.

Il sangue di K. insozza le bandiere di ogni ideologia:


Cominceremo dalla fine del processo, nell' "ora del silenzio
nelle strade". K. aspetta visite, si presentano due signori, vecchi
attori di infimo ordine, forse due tenori, con cilindro, guanti e
doppio mento. La loro faccia è nascosta. Se volessimo dare un
volto ai due sicari, di scorcio apparirebbe Lenin sotto un
cilindro. K. muore quando trionfa la rivoluzione sulle armate
bianche. La controrivoluzione ha vinto. Kafka morirà dopo un
terribile inverno in un ospedale della NEP. Mentre Stalin, o
forse Trotskij, gesticola di rivoluzione, dal "fodero appeso a
una cintura legata sopra il panciotto" sfila un coltello da
macellaio, non dominando le parole che sgorgano contro i
bianchi, contro i soviet e contro gli estremisti. Gli sfugge
ancora una "condanna", l'ultima, il filo del coltello intanto
viene esaminato al chiaro di luna e come un cane K. muore,
mentre qualcuno osservava la scena da una finestra. Chi era? E
l'altro sicario chi era? In sembianze parallele l'altro era ancora
K.? Che assiste, partecipe e compie l'assassinio della sua parte
apparente? Se il suicidio si presenta come omicidio, mentre
getta luce sul grigiore del mondo kafkiano, si rivela
autobiografico. "Mi uccida altrimenti lei è un omicida" sono le
sue ultime parole. Chi farà come Kafka che ha ucciso il suo
doppio, trucidato al chiarore di luna? Lui l’assassinio l'ha
finalmente compiuto, "rumore di pantegane schiacciate". La
"vescica piena di sangue" scoppia accoltellata, il sangue sprizza
da ogni lato e annerisce il marciapiede. Ma salita la nausea,
trascinato da un passo leggero, va verso la sua morte. Ognuno
ha il suo Pallas, colui che ti guarda dalla finestra. K. è stato
scoperto, paga il suo omicidio, che tuttavia gli ha fruttato una

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Varianti

serenità inaccessibile a molti. L'esecutore della sentenza storica


si avvia, scortato, alla sua esecuzione e il condannato in
contumacia è ancora dentro e fuori di noi. Ancora.

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