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Yamina Oudai Celso

FREUD E LA FILOSOFIA ANTICA

1. Archeologia filosofica della psicanalisi: documenti e


circostanze

Freud e il senso di un percorso archeologico

Che in Freud si identifichi, oltre che il pioniere di una branca


specialistica delle scienze psicologiche, anche il <maitre penser> che
inaugura un inedito punto di vista autenticamente filosofico sui dilemmi della
soggettivit (nonch di riflesso sui profili etici, estetici e sociali della convivenza
umana) un fatto cos condiviso, da detrattori ed estimatori, che potremmo
quasi dare per scontata la legittimit di un indagine cos impostata. Freud
filosofo potrebbe bastare la rilevante mole di pubblicazioni. La prospettiva di
un confronto tra vecchio e nuovo, tra humus preesistente e rielaborazione
originale pu offrire lumi non solo alla comprensione della dottrina freudiana ,
ma anche a un ripensamento di quegli stessi temi filosofici nelle loro
formulazioni originarie. Tutte quelle sollecitazioni del pensiero classico
suscettibili di incidere sul piano della vera e propria architettura concettuale
della dottrina aristotelica della catarsi effettivamente intersecano i nuclei delle
sue teorie. In termini pi schietti diremmo che nellottica freudiana fondamento
e e genesi tendono ad identificarsi: ohni indagine sul fondamento finisce con
assumere le sembianze di una spiegazione gentica, archeologico-etiologica,
che si segnala come un ricorrente <leitmotiv>.

La Vienna freudiana della <Jung-Wien> e della <Sezesion> tra


classicismo e psicanalisi

Non riusciremmo a decifrare appieno le modalit dellapproccio


freudiano al mondo classico se non prestassimo attenzione alle circostanze
concomitanti di un <milieu> storico-culturale atipico, quale si manifesta
nellepoca precedente alla cosiddetta <finis Austiae>. E la Vienna di Klimt,
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Schnitzeler, Wittgenstein incisa dal trauma della dissoluzione dellimpero.
Sulla scia degli impulsi innovativi sorgono significative forme di rivendicazioni
della libert di espressione che costituiranno il circolo della <Jung-Wien>. Ed
in questo confronto generazionale dellinsistenza teorica di Freud sui temi
dellEdipo, del parricidio e della legge del padre, interseca soprattutto la
questione della presa di distanza dal giudaismo e dalle religioni. Il paradigma
mutuato dalla classicit sar a sua volta percorso da trasformazioni e
sdoppiamenti poich alla grecit classica si tender a prediligere il mondo
arcaico della Grecia cretese e micenea.
La vexata questio delle <resistenze> alla psicanalisi verr messa in
correlazione dallo stesso Freud con le ostilit suscitate dalla sua dottrina in
quanto scienza ebraica. Le riluttanze peggiori dipendano dalle istanze pi
audacemente antipositivistiche del suo metodo. Lanalisi del rapporto di Freud
con il pensiero antico vada debitamente inscritta nel quadro di uno
stravolgimento culturale di assai portata storica dei vecchi e dei giovani, di
tradizione e innovazione che si contrappongono, eppure si conciliano in un
nesso in tutta la sua complessa ambiguit.

Il circolo di Basilea e la nuova immagine della grecit

Lo spiccato interesse di Freud nei confronti della grecit riecheggia la


cosiddetta aurea identificabile nellAtene del V secolo a. C. verso un paradigma
alternativo. Ne affiora il ritratto che nel mito tardo-ottocentesco e dunque
freudiano della Grecia arcaica si compenetrino strettamente passione filologica
e rielaborazione originale. La complessa attenzione per lirrazionale, il caotico,
il primitivo che caratterizza questa linea ermeneutica si mantiene ancorata a
quellopposizione tra genere maschile e femminile che identifica in
questultimo precisamente larcaico. Ci preme qui unicamente ravvisare in essa
lhumus culturale di unidea di grecit arcaica palesemente e indebitamente
presente nello stesso Freud. Egli mette in evidenza intersezioni complesse, che
attestano come nel mondo greco perfino la nozione di divinit appaia essa
stessa percorsa da quellambigua compenetrazione di piani simboleggiata
dallibrida natura del Minotauro.

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Incontri e dibattiti antichisti della Psychologische Mittwoch-Gesellschaft
Tralasciando per un attimo la complessa ambiguit del nesso teoretico tra
filosofia e psicanalisi resta innegabile il fatto che la psicanalisi spesso e
volentieri si volga proprio al pensiero antico come alla primitiva scaturigine di
quella realt mentale oggetto della sua indagine. In una dimensione
metastorica alcune delle principali categoria del pe nsiero Antico a identificare
cio in esse proprio lespressione primaria e archetipica dei vari tratti della
realt mentale e culturale dellindividuo. La psicanalisi si configura da subito
come una sorta di lente di osservazione della realt che mentre ingrandisce
deforma i conttorni di volta in volta affrontate allinterno del proprio orizzonet
concettuale e delle peculiari categoria esplicative.

Antichit classica e giudaismo: la scelta illuminista


A essere in gioco non tanto lidentit giudaica delluomo Freud, ma, per
sua puntualizzazione, del tutto ateo, il risvolto di tale identit nellarchitettura
teorica della psicanalisi in quanto sua creazione. Egli, nonostante le radicate
tradizioni familiari e lintensa frequentazione degli ebrei contemporanei,
neppure conosceva la lingua ebraica (!) a differenza del greco e del latino. Non
possiamo fare a meno di rilevare come lidea di univoca caratterizzazione in
senso ebraico del pensiero di Freud oltre a essere poco convincentemente
argomentata e alla fin fine incapace di rimuovere i consistenti ostacoli testuali
che premono nella direzione opposta, contrasti con laspirazione della
psicanalisi stessa allattendibilit scientifica. Lo storico e psicanalista Peter Gay
ha affrontato la questione del giudaismo ponendo in evidenza lindole
squisitamente illuministica del pensiero di Freud. Non solo per il suo ateismo,
ma in virt del suo rapporto con la scienza dellepoca. Gay illustra il nesso
sostanziale esistente tra lateismo e le genesi stesse della psicanalisi per
propiziare una diffusione internazionale e scientificamente rispettabile della
psicanalisi.

Lapproccio freudiano ai testi antichi: letture e mediazioni


Abbiamo ragione di ritenere che il fondatore della psicanalisi fosse
sorretto da unaltrettanta radicata consuetudine alla frequentazione
competente e diretta degli autori antichi. Richard Sterba nel 1968 prospett la
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psicanalisi prodotto dellumanesimo classico. Ernest Jones registra le
propensioni filosofiche, il dato pi rilevante consiste nellattestazione, se non di
una conoscenza specialistica dei testi di Platone. Freud ha costane fiducia in un
futuro allinsegna di un sempre pi ampio dispiegamento della conoscenza
scientifica dei fenomeni ancora inspiegabili , di una progressiva bonifica e
annessione del suolo sommerso dello < Zuiderzee> alla terraferma della
ragione. Da parte di Gomperz figlio si riscontra invece una pi specifica
contiguit alle problematiche psicologiche: grazie alleclettico respiro dei suoi
interessi speculativi, non circoscritti alla sfera della storia e della filologia. La
psicanalisi, insomma, appare piuttosto inserita nelle trame del dibattito
filosofico e antichistico contemporaneo intimamente radicata nell<humus>
positivistica della scienza medica ottocentesca.

La passione archeologica del collezionista: un novello Schliemann?


C una connessione finalistica e metodologica che accomuna la
psicanalisi allarcheologia vera e propria, dalla quale mutua anche
quelluniverso di interessi e suggestioni interpretative dispiegato dalle scoperte
del mondo arcaico di Micene e Cnosso e da quellinnovativo approccio alla
grecit che esse sollecitano. Una passione cos spiccata per lantichit non
poteva non sollecitare quella curiosit psicanalitica che alimentava lo sforzo di
auto comprensione psicologica su Freud, che nel suo commento alla novella
<Gradiva> di Jensen, delinea la propria idea di immortalit, identificandola
come la qualit propria di ci che sopravvive al trascorrere del tempo e a
rendersi accessibile alla posterit grazie ad un paziente lavoro di recupero
archeologico. <Gradiva> non altro che unicona scultorea femminile di epoca
pompeiana, oggetto dei moti di delirio del protagonista maschile,
inconsciamente dominato dal ricordo di una donna concreta amata in passato
e perci convinto di scorgere in Gradiva una presenza reale e animata.
Fornisce a Freud loccasione per chiarire sia la sua laica nozione di immortalit
sial il complesso parallelismo tra inconscio e materiale archeologico.
Archeologia e mondo antico costituiscono per Freud il fulcro di un
coinvolgimento non solo teorico ed intellettuale ma anche personale ed
emotivo, fonte di immagini, ricordi e sollecitazioni capaci, durante la sua visita
ad Atene e alla sua prima visone dellAcropoli, di una intensit emotiva tale da
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generare in lui non solo un sentimento di piacere o ammirazione, ma un
atteggiamento di incredulit che verr poi incasellato nella categoria degli atti
mancanti in quella sorta di allucinazioni occasionali che lautore ritiene
ricorrente anche tra le persone sane. La pratica psicanalitica viene paragonata
ad unimpresa archeologica, che consiste nel far emergere la parte primordiale
ed arcaica dallindividuo, quella inconscia, valorizzando gli indizi e le vestigia
disseminate nella vita cosciente.

Freud e lantichit filosofica: un doppio legame epistemologico?


Ogni momento dellindagine rappresenta in ultima analisi loccasione di
domandarsi quando, come e in quale misura F. indossi labito del filosofo e in
che modo esso interferisca con quello del clinico di rigorosa formazione
neurofisiologica. Lo scivolamento lungo la china di un meccanicismo
deterministico insufficientemente a rendere ragione della complessit dei
fenomeni psichici da parte della medicina ufficiali coeva di Wittgenstein,
Popper e della copiosa letteratura anglosassone impegnata a vagliare la
scientificit della psicanalisi dal punto di vista della filosofia analitica.
Nellalternativa tra studi medici e studi filosofici parrebbe quasi 9ndicare una
sorta di schizofrenia epistemologica, cio una bizzarra forma di <doppio
legame> o <legame instabile> a voler significare unanaloga problematicit di
connessioni. La correlazione tra psicanalisi, filosofia e scienza non soltanto da
quel sincretismo metodologico, ma anche da quella complessit strutturale
della psicanalisi troppo spesso misconosciuta dai tendenziosi e unilaterali
approcci interpretativi.

2. Sogno e <Traumdeutung>
Freud e la tradizione tra oniromanzia e fisiologia: Artemidoro,
Aristotele e il superamento del riduzionismo onirologico positivista.
I nuclei tematici attorno ai quali linflusso del pensiero antico avvertiti
da Freud possono raggrupparsi sulla falsariga delle consuete partizioni della
filosofia, corrispondenti allambito teoretico,, etico, estetico ed epistemologico.
I punti nevralgici coincidono di fatto anche con quelle che possiamo identificare
come figure o ipostasi della teoria freudiana , cio i momenti-chiave in cui si
annuncia la novit dellintuizione psiconalitica: il sogno, leros e linconscio.
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Richiamandosi alle speculazioni onirologiche degli antichi, Freud; non si limita a
tentare di nobilitare con precedenti illustri un oggetto di studio al quale la
scienza ufficiale dellepoca guardava con la sprezzante sufficienza riservata ai
maghi, ma aspira anche a trarre conoscenze ed indicazioni di merito
indispensabili per destreggiarsi in un ambito sino ad allora estraneo agli
interesse della psichiatria. Le due chiavi di lettura del sogno di derivazione
ippocratica e aristotelica e quella ermeneutica-divinatoria di Artemidoro
soddisfano la duplice esigenza di salvaguardare i saldi presupposti di
unosservazione <laica> e obiettiva del fenomeno e di cogliere i tratti indicativi
di dinamiche psichiche sino ad allora sconosciute.
Nellantichit la filosofia condivide lo sforzo di inquadrare il sogno in una
prospettiva di ridimensionamento o demistificazione del valore delle varie
pratiche divinatorie ad esso legate. Il <libro dei sogni> di Artemidoro
rappresenta una sorta di raffinamento o evoluzione del pinakon poich
anchesso consiste in una corposa rassegna degli oggetti onirici pi ricorrenti e
degli auspici futuri ad essi ricollegabili. Dunque, Freud attinge al sapere
onirologico veicolato dalle fonti classiche mantenendo ben salda la sua
vocazione empirico-scientifica in virt della quale egli assume come punto di
partenza imprescindibile la definizione di Aristotele e da lui pi volte ribadita
per cui il sogno non sarebbe altro che lattivit compiuta dalla mente in stato
di sogno (pag:62). Le immagini oniriche rievocate dal sognatore costituiscono
soltanto il cosiddetto <contenuto manifesto> del sogno, la sua indagine
orientata appunto verso la ricerca del contenuto <latente>, cio di quelle
istanze psichiche inconsce che affiorano alla coscienza di chi sogna soltanto
dopo lelaborazione prodotta dal <lavoro onirico>.

La pregnanza del riferimento aristotelico


Dodds rilevava in riferimento al sogno che Aristotele elabora un <punto
di vista razionale, ma sena superficialit e dimostra un intuito acutissimo come
quando riconosce lorigine comune dei sogni, delle allucinazioni dei malati e
delle illusioni dei sani>: Tali constatazioni giustificano la dichiarata affinit
elettiva che Freud sviluppa nei confronti della teoria onirica aristotelica verso
una spiegazione il pi possibile scientifica . Aristotele scorge nel sogno le
tracce di quei linguaggi alternativi in cui Freud ravviser quellalfabeto
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dellinconscio indispensabile per decodificare le movenze della vita psichica.
Freud consapevole del fatto che nel sogno trovino anche spazio frammenti di
vita cosciente consistenti in residui mnestici dello stato di veglia, impressioni
sensoriali concomitanti allatto del dormire o pensieri preconsci prossimi ad
approdare alla piena coscienza. Il sogno viene equiparato da F. al sintomo
nevrotico come espressione di un conflitto psichico che costituisce il paradigma
del suo stesso metodo terapeutico. Anche nel sogno come nella nevrosi o nel
lapsus, o nella dimenticanza, lindividuo suo malgrado rivela la propria storia
interiore. Lassetto effettivo delle sue componenti psichiche che ne le sue
frustrazioni, cio che il meccanismo della rimozione aveva occultato e messo
in secondo piano. Lidea che il sogno debba essere sempre e comunque
ricondotto allappagamento di un desiderio rimosso, comporta un irrigidimento
teorico che verr rimproverato alla psicanalisi freudiana .

La metanoia teoretica : dal sogno come percezione illusoria


allinterpretazione del sogno come <via regia> allinconscio.
Langolazione teorica da cui muove F. riflette la vocazione di un clinico
invece che quella di un pensatore tout court in cui la teoria del sogno inaugura
un ulteriore mutamento di prospettiva che nulla a che vedere con la medicina
in senso stretto. Quella che nel titolo del paragrafo abbiamo indicato come
<metanoia teoretica> riguarda il rapporto tra pulsione e ragione, tra sfera
emotiva e capacit di astrazione razionale, tra i moti dellanima considerati
<inferiori> e le elaborazioni mentali <superiori> tra sensi e spirito. Freud non
fa mistero di ritenere che quella radicata consuetudine speculativa che induce
ad identificare le attivit mentali <alte> con la sfera della coscienza dellIo in
contrapposizione a quelle <basse> appartenenti al dominio dellirrazionalit e
dellistinto. Platone mantiene un assetto di rigorosa subordinazione della
pulsione rispetto al logos : per questo la sede del sogno viene identificata nel
fegato (!) dove esplicitamente la si etichetta come la <parte scadente di noi>,
che il dio ha voluto nobilitare attraverso la divinazione per offrirle uno
strumento di riscatto dalla sua nefandezza. Aristotele rispetto a Platone mette
in discussione il primato della componente razionale dellanima : a suo avviso il
sogno muta i suoi caratteri di confusione e di indeterminatezza proprio dai suoi
legami con la sfera della sensazione e i messaggi sensoriali vengono percepiti
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dal dormiente con intensit amplificata e distorta proprio perch durante il
sonno mancano quelle selezioni e rielaborazioni che operano durante la veglia.
Non si pu certo pensare che linversione di tendenza promossa dal pensiero
freudiano a partire dal sogno abbia suscitato un unanime coro di consensi :
linsistenza della psicanalisi sulle pulsioni gli ha valso spesso critiche a volte
perfino derisorie ed irriverenti di pansessualismo o di riduzionismo
materialistico.

Flectere si nequeo Superos, Acheronta movebo: limmaginario onirico


come codice simbolico
Secondo F. linconscio espreme s stesso tramite le enigmatiche
sequenze della vita onirica, che vanno dunque decodificate impadronendosi
dello specifico linguaggio che le caratterizza. Adeguando il procedimento
interpretativo agli schemi del metodo associativo psicanalitico, F. non fa latro
che recepire unindicazione gi presente in Aristotele. : linterprete di sogni pi
esperto colui che in grado di vedere le somiglianze. Interpretare il sogno
significa essenzialmente cogliere connessioni simboliche tra la scena onirica e
la realt della veglia o la personalit del sognatore e, Freud si sforza di farlo
soffermandosi sui simbolismi della sfera sessuale sulla quale opera quel
meccanismo di rimozione che egli indica come presupposto del travestimento
simbolico. La correlazione tra il contenuto onirico manifesto e il contento
onirico latente pu risultare pi o meno univoca e cogente a seconda che
linterprete la ricostruisca a partire dalle libere associazioni del sognatore . Il
concetto di simbolo onirico acquisterebbe una valenza pi specifica e ristretta
rispetto alla semplice associazione libera, diventando una corrispondenza
obbligata tra rappresentante e rappresentato.. Resta comunque innegabile che
F. metta a disposizione del sogno alcune preziose chiave di lettura e che le sue
posizioni a proposito del simbolismo onirico siano alla fin fine molto meno
rigide o ingenue di quanto correntemente si creda.

3. Eros e libido
Eros come archetipo pulsionale e come polo dialettico: lautorictas del
<divino Platone> e la lettura freudiana del <Simposio>

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Lidea dellamore come travolgente energia propulsiva che indirizza le
vicende non solo umana, ma cosmiche incarna un antichissimo topos della
cultura non solo greca ma universale. F. rintraccer la primitiva intuizione
dellamore non solo in Platone e Empedocle, ma addirittura nella remota
sapienza orientale delle <Upanisad>. E proprio F. in persona a rendere
ineludibile il confronto con la visione platonica dellamore e lo sottolinea con
compiacimento. Lelemento fondante dellanalogia consiste nella vocazione
onnicomprensiva , universale, pervasiva che lamore assume al di l della sua
molteplicit ed eterogeneit di manifestazioni particolari sia nel sistema
psicanalitico che nella dottrina platonica. In Freud e in Platone si riscontra
unanaloga sorprendente acutezza di osservazione della fenomenologia che il
desiderio umano in tutti i suoi pi tortuosi e sfuggenti risvolti , ma al tempo
stesso non si pu fare ameno di rilevare come nei due casi lo sguardo
introspettivo tenda a incanalarsi secondo percorsi dissimili. La sollecitazione
ad approfondire il tema delleros platonico fu trasmessa a Freud dalla lettura di
un saggio di Havelock Ellis , sorge il sospetto che a proposito del concetto di
libido, nella mente di Freud possa essere intervenuto quel meccanismo di
inconsapevole recupero concettuale che lautore stesso designa come
<criptomnesia>, uno dei motivi caratterizzanti del suo rapporto con lantichit
classica. Allidea di unestensione della pulsione erotica e di unantitesi
costituita tra essa e la ragione si affiancarono lintuizione di un meccanismo
erotico sublimativo, il riferimento alla problematiche dellamore omosessuale e
la consapevolezza dei processi di idealizzazione che connotano il rapporto con
loggetto amato. Lamore freudiano non pi concepito come archetipo
pulsionale ma assurge al rango di principio ontologico destinato a scontrarsi
con le esigenze umane della sopravvivenza. Lelaborazione filosofica del
sentimento amoroso se da un lato tende a canalizzare le potenti energie
mobilitate dalleros verso mete degne filosoficamente, dallaltro lato mira a
neutralizzare i danni collaterali di ogni normale passione erotica quali la
possessivit, lattaccamento morboso, la concentrazione ossessiva di tutti i
propri pensieri .

Eros come fissazione della libido: 1) lEdipo

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FREUD, lungi dal richiamarsi come Platone, a unastratta conformazione
della struttura dellanima, ipotizza nel bambino il precoce affiorare di un
inconsapevole desiderio incestuoso volto a prolungare loriginaria simbiosi con
la madre e lemergere di uno spiccato sentimento di ostilit contro il padre.
Ci costituirebbe una fase cardinale dello sviluppo psichico del singolo. E
superato il complesso di castrazione da parte del padre medesimo, lindividuo
si identifica con limmagine del padre assumendo la propria identit,
orientando la propria libido verso un oggetto eterosessuale. Il motivo
incestuoso ben presente anche in Platone configurandolo come un desiderio
inconscio.

Eros come fissazione proiettiva della libido 2) il narcisismo


Il narcisismo segnale un particolare orientamento oggettuale della carica
libidica a un determinato oggetto materiale che coinvolge lIo del soggetto e
viene a configurarsi come una sorta di serbatoio di libido. E il narcisismo che
consente allamante di introiettare in s le caratteristiche o i valori propri
dellamato o perch percepiti in consonanza con il proprio Io; o perch
corrispondenti a ideali irraggiungibili a cui egli aspira. Freud tiene a ribadire
come tra amante ed amato si crei una sorta di cortocircuito narcisistico per cui
non la perfezione spirituale delloggetto che ci sospinge verso di esso, non
solo la corrispondenza ai valori del nostro Io che alimenta il desiderio, ma il
desiderio stesso che ci induce a una sopravvalutazione (!) di ci che amiamo,
poich nellamato, lIo in realt ama se stesso(!). Freud arriva a smascherare
perfino la pi potente delle costruzioni spirituali scorgendo in essi le tracce
dellautoconservazione dellegoismo narcisistico, lamore figlio di Pena cio
di mancanza, come si legge nel <Simposio>, , in quanto esprime lesigenza,
dice Freud, di fornire un sostegno allimmagine di s correlato della propria
non-autosufficienza nel mondo.

Eros come fissazione proiettiva della libido: 3) leromenos , lerastes, e


lamore di traslazione tra fruizione e sublimazione
Tra le affinit che accomunano Platone e Freud una menzione a parte
merita lanalisi attenta che entrambi riservano alle valenze ulteriori che la
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relazione amorosa assume su un particolare contesto di frequentazione
intellettuale tra i due protagonisti: il maestro e lallievo per Platone; lo
psicanalista e il suo paziente per Freud. La descrizione che Alcibiade fornisce
dellamato Socrate illustra una fascinazione irresistibile, in cui lelemento
intellettuale e pedagogico si fonde con quello erotico. Questo <amore di
traslazione> c anche tra analista e paziente che d luogo a meccanismi
impropriamente chiamati <transfert> del paziente e <contro transfert>
dellanalista. Freud quanto Platone si sforzano di acquisizione di una verit
possano generare un intenso legame emozionale tra i protagonisti della
relazione. Se dunque superficiale etichettare lamore platonico come
asessuato , risulta analogamente fuorviante relegare quello freudiano tra gli
automatismi della pulsione. E la sublimazione verso altri obiettivi non sembri
incomparabile a quello dellascesa platonica al Bello.

La morte come <al di l> del piacere: rivisitazione della dialettica


platonica (eros/thanatos) ed empedoclea (phila/nikos) tra scacco e ulteriorit
Lstinto di morte lavora per ricondurre gli individui verso labisso dal
quale provengono, agendo a livello psichico come una sorta di correlato
astratto dal principio di inerzia della fisica, inducendo gli esseri , a non agire
secondo la logica del piacere e dellespansione di s Ma seguendo quella del
mantenersi uguale a se stessi. In Empedocle Freud personificati una tensione
conoscitiva e un atteggiamento speculativo in cui non si fatica ad intuire che il
padre della psicanalisi tende a rintracciare anche limmagine di se stesso nella
sua duplice vocazione di medico e filosofo. Leggendo il testo <Al di l del
principio di piacere> si coglie come il discorso evidenzi unapparente
contraddizione: anche la pulsione riproduttiva qualcosa che opera
meccanicamente , che tende a un perpetuarsi della specie e a quel passivo
alternarsi di nascita e morte che trascendono la volont delluomo.
Inquadrando il desiderio erotico come una realt che non inscritta per intero
nella progettualit cosciente dellessere umano, ma alberga nel suo inconscio
come una volont cieca e inconsapevole di vivere per poi morire in un funzione
di un impersonale istinto di autoconservazione della sostanza vivente il
punto di massima di unidea delleros come espressione di una volont
cosmica. Perfino Platone si accorge di come leros obbedisca anche ad una
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logica in un certo senso sub umana che precede il desiderio umano della
bellezza e della sapienza.

Linvasamento rituale come diagnostica psipatologica primitiva


Continuando ad affidarci a questa sorta di nostro <FIL ROUGE> che
ricongiunge la teoria freudiana dellinconscio al complesso delle riflessioni
antiche sul tema dellirrazionale merita attenzione la finezza con cui i Greci
elaborano strategie terapeutiche volte a contrastare lirrazionale sul suo stesso
terreno, cio s rinvenire nella malattia mentale indizi di comprensibilit
codificati secondo un linguaggio rituale e religioso per avanzare nelloscurit
della mente destrutturata. F. stesso elogia nella medicina arcaica la precoce
intuizione del concetto stesso di trattamento psichico. Esso non sortiva
soltanto un effetto suggestivo ma mirava ad acquisire informazioni finalizzate a
formulare una diagnosi della malattia stessa, verificando la positivit della sua
reazione alle varie pratiche rituali. La diagnosi e il rimedio curiosamente si
identificavano poich il dio ritenuto capace di lenire il delirio era lo stesso dal
quale si pensava che esso fosse stato comminato. Esempio la potenza
seduttiva delle melodie eseguite con il flauto che hanno da sole il potere di
indurre nellascoltare una reazione di invasamento . Platone richiama
lattenzione sulla peculiare attitudine della musica. Al pari di Freud, dunque, i
Greci non rinunciavano al tentativo di rintracciare in ci che appariva
inspiegabile concatenazioni in qualche modo prevedibili, nellintuire affinit o
connessioni causali che finivano con lassestarsi , come lEs freudiano, sul
crinale tra razionale e irrazionale.

4 . Lirrazionale e linconscio.
Oltre i confini dellIo: una <reductio ad unum> etiologica che parte da
lontano
La nozione di inconscio costituisce al tempo stesso limplicito
presupposto sistematico e il pi consistente approdo teoretico delle singole
indagini freudiane sugli aspetti enigmatici della vita psichica: sogno, lapsus,
pulsione libidica, sintomi nevrotici, postulano lidea che esista una sfera
dellattivit mentale in cui le complesse trame dei fenomeni indagati possano
dispiegarsi malgrado linconsapevolezza dellinteressato. Linconscio
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freudiano non altro che una poderosa categoria residuale in cui confluiscono
quegli accadimenti psichici che non si lasciano inscrivere entro gli schemi
deduttivi o induttivi, n tanto meno nellambito dei paradigmi biologici
naturalistici della scienza positiva. Linconscio freudiano intende proporsi come
lo <strumento> , un mezzo di decodificazione dellirrazionale. I Greci
avvertivano quello stesso analogo impulso a dominare lirrazionale che li
induceva ad elaborare quei paradigmi di spiegazione come lonirologia
aristotelica o lidraulica pulsionale delineata da Platone, da cui F. attinge a
piene mani guadagnando per il loro tramite una prospettiva di indagine
alquanto peculiare ed eccentrica rispetto alle temperie positivista.

La tripartizione platonica-aristotelica dellanima e le topiche freudiane


F. propone una struttura ternaria Io, Es e Super-io che riecheggia quella
tripartizione dellanima comune alla psicologia platonica quanto a quella
aristotelica, come un sistema complesso nellambito del quale coesistono le
capacit astrattive della sfera intellettuale e il materialismo della vita
pulsionale , intercalata da una facolt mediana che funge da raccordo tra i due
estremi. In Freud la tripartizione assumer una valenza alquanto diversa: dove
effettivamente troviamo un sistema in cui i contenuti dellinconscio sono
rigidamente separati rispetto a quelli della coscienza. La situazione si complica
con la transizione dalla prima alla seconda topica quando F. modifica il proprio
quadro strutturale concependo linconscio come una qualit aggettiva che pu
connotare o meno i contenuti mentali a seconda delle loro caratteristiche.
Linconscio, insomma, da spazio circoscritto diviene una realt pervasiva,
lessenza stessa della psiche. Il groviglio di questi flussi desideranti trova
nellinconscio la sua dimensione elettiva . LEs appare come una sorta di
substrato originario , quel magma di pulsioni in cui F. cerca di reperire il
rapporto tra inconscio e coscienza , cio lo strutturarsi del pulsionale il
delinearsi di un ordine nel caos.

Il cavallo e lauriga: rovesciamento e problematizzazione dei ruoli


La relazione dinamica tra la ragione dellIo e lintemperanza della
pulsione inconscia trova la sua raffigurazione nella metafora platonica
dellanima come carro e auriga, che F. non esita ad avvalersene proprio con
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riferimento tra Io ed Es da non curarsi neppure di menzionare la matrice
platonica. Il ruolo peculiare che F. assegna alla ragione e allIo rendere
lindividuo consapevole dei meccanismi libidici che agiscono n lui a sua
insaputa e che linconscio gestisce autonomamente creando e disfacendo
investimenti narcisistici dellIo sugli oggetti. In Platone riscontreremo una sorta
di ottimismo etico comportamentale che funge da contraltare al pessimismo di
fondo con cui Freud guarder alla societ e alle sue strutture costrittive. Per
completezza bisogna accennare a come sollecitazioni spinte verso lindiretta
allusione allesistenza di una soglia psichica inconscia si possano rinvenire
anche nel pensiero di Plotino, che lesito passivo di un moto emanativo che
promana dalla scaturigine dellEssere e che lanima ha il compito di proiettare
altrove. Proprio nella dialettica cavallo-cavaliere, cio nel fronteggiarsi di
razionale ed irrazionale che i <marginalia> della vita psichica si trovano
ricompresi sotto ilo comune denominatore dellEs.

5. Dalla catarsi aristotelica allestetica freudiana


La catarsi aristotelica e i precorrimenti della tecnica terapeutica
psicoanalitica
Il concetto generico di catarsi ricorre nelle pratiche volte a indurre
linvasamento profetico-oracolare della mana cosiddetta apollinea nella
finalit diagnostica, <ante litteram>, psicoterapeutica dei culti dionisiaci in cui
si riteneva capaci di rivelare la specifica origine divina delle malattie mentali.
In realt nella nozione freudiana di catarsi sono insite reminiscenze mediche
ippocratiche. Platone proviene da un ulteriore impiego traslato del concetto di
catarsi per designare una purificazione simbolica e metodica dellanima, che
prima di assimilare i contenuti del sapere, deve purgarsi delle opinioni fallaci.
La dinamica psicopatologica che pu essere distolta dalla coscienza con la
rimozione, pu essere neutralizzata promuovendo la pratica terapeutica quel
meccanismo di deflusso o <abreazione> (liberarsi dal peso di un segreto). F.
ricorrer a questa categoria esplicativa proprio al momento di rendere ragione
dei fondamenti dellefficacia teraupetica del suo metodo. Ci che produce
beneficio non la pura cognizione astratta o nozionale delle cause ma proprio
lo spostamento delle cariche pulsionali che agiscono a livello inconscio. Il
deflusso energetico verr prodotto attraverso una sapiente gestione di quelle
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affettivit transferale verso labbattimento di quella sorta di diga invisibile
frapposte dalle resistenze inconsce dellanalizzato. La scelta di denominare
<catartica> una pratica medica traendo spunto da uno dei passi pi
controversi della <Poetica> di Aristotele, la dice lunga sul vivace eclettismo e
sulla spiccata vocazione filosofica antichista dellapproccio freudiano.

Dalla terapia alla teoria: linquadramento dellattivit artistica dal punto


di vista <economico> a parte subjecti e a parte rei
La pregnanza del concetto aristotelico di catarsi coinvolge non soltanto il
<cot> terapeutico della psicoanalisi, ma rivesta un ruolo determinante anche
per quanto attiene ai capisaldi della teoria freudiana dellarte. Per F. la
contemporanea riferibilit della nozione di catarsi al discorso terapeutico e a
quello artistico viene sancita dalla peculiarit della sua concezione dellarte
accostata <dal punto di vista economico>, cio con implicazioni cognitive ed
emozionali di chi fruisce dellopera come osservatore (panta rei) sia dellautore
protagonista del processo creativo (a parte subjecti). Secondo la suggestione
interpretativa freudiana la tragedia, in generale lopera darte, offre a colui che
ne usufruisce lopportunit di confrontarsi con lenigma del proprio vissuto e di
elaborarlo cognitivamente e di cogliere le ragioni intrinseche delle vicende
della propria esistenza individuale, rispecchiata nel modello universale
dellopera attraverso la riproposizione figurativa che essa fornisce. Nella
fruizione artistica si innesca secondo F: unn procedimento che va ben oltre la
semplice effusione abreattiva di un affetto represso, pervenendo a quella sorta
di catarsi profonda del vissuto individuale. Insomma, larte produce un esito
catartico che presenta elementi di affinit anche con la dimensione del
setting psicanalitico nel contesto della relazione trans ferale con il terapeuta.
Mentre gli autori antiche intendevano la produzione artistica nei termini di una
rigorosa osservanza di norme precostituite , Freud aderisce in tutto e per tutto
attenendosi alla concezione dellartista come soggetto privilegiato atto a
sconvolgere lordine preesistente con limpronta del proprio genio.
Piesis e techne dinanzi alla critica psiconalitica
Nellopera darte arriva ad assumere rilievo quellatto intransitivo nel
rimettere in scena la vita come afferma Aristotele (pag. 159), che in grado di
scorgere nel fare artistico la precisa valenza conoscitiva insita
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nellinstaurazione di quel rapporto di mimesis o imitazione riproduttiva della
realt, imitando riproducendo reiterando, ridisponendo la realt secondo
quellimpulso tassofilo segnalatoci dalla psicologia cognitiva che lindividuo
impara ad integrarsi nel mondo circostante. La conformazione strutturale
delloggetto artistico deve essere modellata sugli schemi di comprensione che
presiedono al meccanismo cognitivo di fruizione. F. al di l della tentazione di
psicoanalizzare a distanza le personalit geniali (Leonardo) conservasse una
profonda consapevolezza della natura enigmatica e imperscrutabile della
creativit artistica, cos come di molti altri aspetti della vita psichica <ancora>
sottratti ai lumi della conoscenza analitica.

Le vicende esegetiche della Poetica : modernit dellestetica aristotelica e


suggestioni interpretative di ispirazione freudiana.
La peculiarit situazionale che la tragedia deve costruire per poter
indurre quel moto di paura e di terrore espressamente ricollegato alla catarsi,
deve mantenersi esente da ogni abbinamento scontato di colpe e
responsabilit: i casi di innocenza ingiustamente punita o di colpa grave
debitamente sanzionata o malvagit premiata, si rivelerebbero inadeguato allo
scopo perch inidonei a configurare quel quadro enigmatico di cui lo
spettatore tragico necessita per poter vedere rispecchiata nella tragedia la
problematicit del rapporto con il proprio destino. Il protagonista penalizzato da
un destino avverso si ritrovi a subite una sorte in realt non totalmente
ingiustificabile poich attraverso il richiamo a colpe involontarie essa ammette
la possibilit di una spiegazione intelligibile della vicenda umana considerata.
Il terrore deriver dallimmedesimazione e la piet dallafflato solidale dello
spettatore nei confronti del protagonista tragico sulla base di quel tutto quel
retroterra cognitivo insito nella natura della messinscena ludica. Si viene a
delineare un intreccio di corrispondenze drammatiche che evoca i lineamenti
della teoria etica di Aristotele e dunque la gerarchia dei gradi di responsabilit
umana delle vicende negative, che contrappongono la responsabilit lieve
dell<hamartema> (pag. 165) e quella grave dell<adikema>. La prima si
configura come il paradigma dellazione tragica, d luogo ad una disgrazia
involontariamente provocata e tutta via ingiustificabile, poich legata

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allignoranza o allerrore evitabile, laddove la seconda corrisponde in tutto e
per tutto alla colpa volontaria delluomo malvagio.

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Psiche e politeia tra Uber-ich e Unbehagen
La struttura dellanima come micro mondo etico: dalla Legge del Padre
alla legge della polis
Ldea di una corrispondenza strutturale tra lorganizzazione psichica e la
genesi delle istanze morali, rappresenta un celebre <topos> di matrice gi
platonica a partire dal libro IV delle Repubblica, in cui larticolazione tripartita
posta in correlazione con la genesi delle varie compagini sociali, ciascuna intsa
come proiezione esteriore di una delle componenti dellindole umana (pag.
168). Se il predominio dellanima raziocinante conduce alla perfezione politica
dellaristocrazia o della monarchia i mali della <Politeia> vengono invece
prospettati come disfunzioni delle facolt extrarazionali dellanima il cui
sopravvento d luogo al regime timocratico e l<epitymetikon> che pu
determinare le progressive degenerazioni rappresentate dalloligarchia, dalla
democrazia e dalla tirannide. Contrariamente a quanto emerger dalla
prospettiva freudiana in Platone la conflittualit sociale non scaturisce da una
fisiologica i intrinseca indomabilit della natura umana, bens da una
degenerazione psicopatologica che non ne riflette lintima essenza. F. instaura
una correlazione precisa tra interiorit e dimensione sociale: il sorgere
dellUber-Ich e dellIchideal cio delle istanze psichiche che presiedono alla
determinazione degli ideali e delle prescrizioni etiche, viene ricondotto
allintroiezione della figura paterna e al superamento del complesso edipico.
Sebbene non debba suonare stravagante lipotizzare che dalla suggestione
platonica F. possa aver tratto numerosi motivi ispiratori evidente come il suo
sistema non sia improntato a una contrapposizione assiologia tra democraticit
e aristocraticit: letica non altro che la riproposizione di quella dialettica
pulsione/ragione in una prospettiva di contestazione di quella consolidata
gerarchia che antepone il razionale cosciente al pulsionale inconscio.

Gli dei come custodi trascendenti dellethos : lavvenire di unillusione.


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La religione viene pertanto percepita come un sistema di dottrine e
promesse che da un lato spiega all'uomo con compiutezza gli enigmi di questo
mondo dall'altra gli garantisce che una provvidenza benigna e sollecita degli
era sulla sua vita e in un'esistenza ultraterrena lo ripagher di eventuali
frustrazioni patite su questa terra.
Il sorgere stesso della religione viene insomma a configurarsi come li
indirizzarsi del sacrificio pulsionale verso la divinit la nevrosi ossessiva si
considera come un equivalente patologico della formazione religiosa e descrive
la nevrosi come una religiosit individuale e la religione come una nevrosi
ossessiva universale.

La rinuncia pulsionale l'infrazione dell'ideale eudemonistico


il mondo antico guarda all'etica da una prospettiva Eudamonistica prescrittiva
cio intendendo la comuni insieme di asserzioni teoriche indicazioni pratiche
mediante le quali l'individuo pu contempora mente conformarsi un modello
ideale di giustizia e raggiungere una dimensione di gioia e benessere
esistenziale esiste un sommo tra il compimento dell'azione eticamente fondata
la percezione di un concomitante sentimento di piacere una correlazione
precisa particolarmente bene illustrata ad Aristotele.
L'introduzione della categoria del disagio cio dell'elemento della rinuncia
pulsionale rappresenta il proprium dell'etica freudiana e costituisce in qualche
modo una sorta di pedaggio da pagare in cambio dei benefici della
civilizzazione una limitazione alla felicit finalizzato ottenerla sicurezza di una
vita associata in cui l'individuo in scrive se stesso in un contesto quale quello
del gruppo che in realt riduce il coefficiente di vulnerabilit che grava sul
singolo.
Freud ovviamente consapevole del fatto che la repressione degli istinti possa
non tradursi in una privazione assoluta ma per vedere anche l'eventualit di un
Inca l'andamento dell'energia libidica verso mete comunemente ritenute degne
di pi elevata considerazione quale gli esiti della creazione intellettuale o
artistica.
Freud problematizza il fatto confusa quella di gerarchia postulata dagli antichi
bracieri per cos dire levati poche conforme ai dettami degli interessi letto e
piaceri in film io veramente istintuali linguaggio dell'inconscio che egli assume
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come occulto movente di tutte le vicende umane e dunque anche delle
condotte idriche procede per polarizzazione energetiche e di conseguenza non
pu aderire. Il mente a gradazioni assiologiche che sono per definizione
monopolio delle attivit cosciente viceversa Freud restituisce all'etica la sua
dimensione pi schiettamente prescrittiva e utilitaristica le stanze della civilt e
della vita associata trovano la loro intima giustificazione non nella loro
attitudine rispecchiare principio assoluti in mutabili ma semplicemente nel
rivelarsi funzionali a un'esistenza pi vivibile.

7 il filosofo e il clinico

Maieutica e dialettica socratica nella pratica terapeutica freudiana


e noto infatti come gi gli antichi ricollegato alla conoscenza filosofica un
effetto terapeutico contro i cosiddetti mali dell'anima scorgendo in essa precise
ripercussione sulla sfera esistenziale del singole su sul perseguimento della
euromania alludendo per alla filosofia intesa come pratica ma come cifra
dell'esistenza quotidiana ci si ricollega una tradizione filosofica originaria
fortemente distante dalla accademismo dei moderni e dalla concezione del
sapere filosofico come trasmissione essenzialmente nozionale.
Freud stesso delinea un esplicito parallelismo con la maieutica socratica ma al
di l del distinguo quello tra psicoanalisi e dialettica socratica un parallelismo
destinato a imperversare da sempre verso gli interpreti che accostano Socrate
Freud entro il comune orizzonte dell'autoconoscenza e della metacognizione.

Implicazioni fenomenologico-esistenziali della psicanalisi.


La critica fenomenologica la psicanalisi rappresenta l'esatto contraltare della
querelle neopositivista.

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