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« Nel coro di voci che, in genere con apprezzam enti assai posi
tivi, h an n o p resen tato la figura e l ’opera di Paolo VI nei giorni suc
cessivi alla sua m orte, vi è sta ta u n a n ota stonata: m entre si so tto
lineava l ’ap p o rto del P apa scom parso nel cam po politico, si facevano
delle riserve su lla sua azione religioso-pastorale; in p artic o la re gli
si m oveva l ’accusa esplicita di aver trasc u rato un p roblem a così al-
¡arm ante, oggi, nella Chiesa com ’è quello delle vocazioni sacer
dotali ».
Con queste parole P. R oberto Zavalloni sull’O sservatore R om a
no del 30 novem bre 1978 iniziava u n breve articolo « La m issione sa
cerdotale nel m agistero di Paolo V I » col proposito esplicito « di
sm entire facilm ente u n a tale accusa » ’. E p e r d im o strare l’infonda
tezza di tale accusa, lo Zavalloni citava alcune espressioni di Gio
vanni B attista M ontini, Arcivescovo di Milano, rivolte ai novelli sa
cerdoti della sua arcidiocesi, altam ente significative e m anifestative
del pensiero di colui che sarebbe poi diventato Paolo VI, sul sacer
dozio e sulla sua m issione nel m ondo.
In questo n o stro studio vorrem m o esporre e analizzare il pen
siero di P apa M ontini non solo sul tem a delle vocazioni sacerdotali,
m a su tu tta la re a ltà « sacerdotale », così com plessa e così ap p ro
fo n d ita in tu tto l ’arco del suo pontificato.
La « Civiltà C attolica », n ell’ed ito riale in occasione del L° di
sacerdozio di Paolo VI, dopo aver richiam ato le grandi Encicliche
sul sacerdozio degli altri Papi di questo secolo (S. Pio X°, Pio XI°,
Pio XII0 e Giovanni XXIII°) così osservava : « N essuno di questi
pontefici h a dovuto toccare, con m aggior am piezza e insistenza di
Paolo VI tu tta in te ra la v asta problem atica del sacerdozio e della
vita sacerdotale, perché nessuno si è tro v ato , com e lui, a dover fro n
teggiare u n a contestazione così radicale non solo di alcuni asp etti
di questo genere di vita, m a della n a tu ra stessa e della funzione
del sacerdozio m inisteriale » 2.
Paolo Calliari, poi, n ella Prem essa a « Parole ai sacerdoti dai
discorsi di Paolo V I », ancora nel 1969 notava: « N ella p aro la e ne
* * *
22 Ibid., p. 496.
23 Ibid., p. 1045.
24 Ibid., p. 253. — In diverse altre occasioni Paolo VI ha esortato i vesco
vi ad un amore sempre più attivo verso i sacerdoti. Nel 1972 così ammoniva
la C.E.I.: « Il problema del sacerdozio richiede ai Vescovi di essere m esso al
primo posto: occorre intensificare i rapporti, anche personali e diretti, col
proprio clero, affinché questo si senta seguito, si senta conosciuto, e soprattut
to, si senta amato... occorre dare m olto del nostro tem po ai presbiteri, ascol
tarli, promuoverne il dialogo confidente e sincero, anche se ciò possa costare
qualche sacrificio, e far rivedere certe abitudini non più consone col premi
nente dovere della cura pastorale dei propri sacerdoti » (Ibid. 1972, p. 653).
— All’episcopato della Campania: « Dovete amarli i vostri sacerdoti assai,
amarli di più. In nessun’altra occupazione il Vescovo più fruttuosam ente im
piega tempo, cuore, attività, quanto nella formazione, n ell’assistenza, nell'ascol
to, nella guida, nell’ammonimento, nel conforto del suo clero ». (Ibid. 1977, p.
185). — All’episcopato siculo: « Per tutti siate padri, fratelli, amici. Ma siatelo
in particolare per i sacerdoti, vostri collaboratori nel ministero pastorale, e
per gli aspiranti al sacerdozio ». (Ibid., p. 226). — All’episcopato marchigia
no: « Amore al clero: che potrebbe fare un Vescovo da solo, privo dell’aiuto
dei suoi sacerdoti? Mancherebbe deH’indispensabile organo di trasm issione per
comunicare col suo gregge e portargli la salvezza... Ciascuno di voi si convinca
che l’amore verso i ' consacerdotes ’ è un’obbligazione primaria, valevole in
326 MARIO CAPRIOLI
I. P r o b l e m a t ic a S acerdotale
tra rio « il prete, rim asto al suo posto, s e visto abbandonato dalla
sua tradizionale com unità; il vuoto s’è fatto intorno a lui, in m olti
luoghi; in altri la clientela p asto rale si è cam biata; difficile avvici
narla, difficile capirla, difficile in tere ssa rla alle cose religiose, diffi
cile ricom porla in u n a com unità affiatata, fedele, o ra n te ». Da qui la
reazione violenta e spontanea nell’anim o del sacerdote : « Il prete,
allo ra si è chiesto, che ci sta a fare in un m ondo così diverso da
quello ch ’egli una volta assisteva, chi lo ascolta? e com e può farsi
ascoltare? Egli si è sentito u n fenom eno sociale strano, anacronisti
co, im potente, inutile, perfino ridicolo ».
Ma — p o treb b e sem brare stran o — da questa constatazione e
conclusione deludente, u n nuovo im pulso m issionario nasce dal cuo
re del sacerdote : « Ecco allora l’idea nuova e dinam ica: bisogna
fare qualche cosa, bisogna osare tu tto p er riavvicinarsi al popolo,
p er com prenderlo, p e r evangelizzarlo ». C om m enta il Papa: « L'idea,
p e r sé, è ottim a; e noi l’abbiam o vista germ inare dalla c a rità del
cuore desolato del p rete, che si è sentito escluso dal m ondo sto ri
co sociale ed um ano, in cui doveva tro v arsi personaggio centrale,
m aestro e pastore; ed in cui invece è diventato forestiero, solitario,
superfluo e deriso... Il sacerdote h a cercato ispirazione ed energia
nelle p ro fo n d ità e nell’essenza della sua vocazione. B isogna m uo
versi, h a detto, e rip re n d ere la « m issione »; e talvolta così ha fatto
a scapito anche della celebrazione del culto divino e della norm ale
am m inistrazione dei sacram enti. O ttim a l’idea e segno d ’u n a altis
sim a coscienza sacerdotale ».
Nel seguito del discorso Paolo VI re fu ta e condanna l ’atteggia
m en to critico dei sacerdoti ohe si sono lasciati trascin are da queste
co rren ti innovatrici. Non è sem pre vero che la gente ha abbando
n ato la chiesa : « Vi sono tu tto ra com unità di fedeli s tra rip a n ti di
n um ero e di regolare osservanza: perché lasciarle? perché cam bia
re p er loro il m etodo del m inistero, quando questo è ancora auten
tico, valido e m agnificam ente fecondo? ». Né bisogna lasciare il cer
to p er l’incerto : « quando b asta a p rire u n a nuova chiesa e accogliere
con am orosa p re m u ra la gente che vi accorre spontanea ed avida
di p aro la divina, perché escogitare form e nuove e stran e di aposto
lato di dubbia riu scita e forse di p re caria d u ra ta ? ».
Ma u n a critica più tenace riteneva il P apa alla tendenza della
inserzione del sacerdote nella vita del m ondo: « Il bisogno, anzi, il
dovere, della m issione efficace e in serita nella re altà della vita sociale
può p ro d u rre altri inconvenienti». Tali inconvenienti:
34 Ibid., p. 604.
334 MARIO CAPRIOLI
trasp a rire il suo dolore : « Q uesta pro blem atica aggressiva i giova
ni la intuiscono, e m olti ne restan o scoraggiati: qu an te vocazioni
spente da questo vento sinistro! e la sentono talvolta com e u n ’inte
rio re to rm ento sconvolgente anche quelli che al sacerdozio sono già
im pegnati; e p er taluni diventa paura, che si fa coraggiosa in alcuni,
ahim è, solo alla fuga, alla defezione: « tunc discipuli... relieto Eo,
fug eru n t »; l’o ra del G etsem ani ».
Nel seguito del discorso Paolo Vi rito rn a sul tem a della « crisi
del sacerdozio » p e r suggerire u n atteggiam ento in terio re di inco
raggiam ento, di discernim ento e — n o n o stan te tu tto — di fiducia.
P are quasi che u n a forza nuova e u n a visuale più serena e n tri nel
l’anim o del Pontefice : « N on abbiate p a u ra di q u esta problem atica
sul sacerdozio. E ssa può essere provvidenziale, se davvero ne sappia
m o tra rre uno stim olo a rinnovare la concezione genuina e l'eserci
zio aggiornato del n o stro sacerdozio; m a p u rtro p p o può diventare
anche eversiva, se si attrib u isce valore più del m erito a luoghi co
m uni, oggi divulgati con grande facilità, sulla crisi, che si vorreb
be fatale, del sacerdozio, sia p e r la novità di studi biblici tenden
ziosi, sia p er a u to rità di fenom eni sociologici, stu d iati p er via di
inchieste statistiche, o di rilievi di fenom eni psicologici e m orali » 35.
Tre aggettivi qualificativi, a p rim a vista contradditori, determ inano
la n a tu ra di q u esta crisi in u n crescendo negativo: crisi provviden
ziale, crisi eversiva, crisi fatale.
N ell'om elia del giovedì santo dello stesso anno 1971, il P apa
confessa di non p o te r « pensare al d ram m a pasquale, senza che nel
m io spirito di Vescovo e di P astore si associ la m em oria dell’ab b an
dono, della fuga di ta n ti confratelli nel sacerdozio dal n o stro cena
colo di d isp en sato ri dei m isteri di Dio » 36.
A conclusione del Sinodo strao rd in a rio dei Vescovi che n ell'o t
to b re del 1971 aveva tra tta to il tem a del sacerdozio m inisteriale,
Paolo VI diceva ai P adri sinodali: « Novim us sane, quem adm odum
et vos qua pastore« fere quotidie experim ini, quam m ultiplex sit
quaestio de vita sacerdotali in odierna societate tan to p ere im m u tata
e t m u tatio n ibus co n tin en ter obnoxia. Non ignotae su n t difììcultates
spirituales, psycologicae, sociales, m ateriale«, quibus to t sacerdotes
hac aetate p rem u n tu r. Non pauci ex iis anxie ac serio se interro-
gant, qui locus sibi trib u en d u s sit in m undo h u ju s tem pori« » 37.
NeH’in eo n tro con i sacerdoti del clero di R om a nel 1972, Pao
lo VI affronta ancora u n a volta il tem a della crisi e problem atica
sacerdotale. « Il periodo critico — osserva il P apa — che noi a ttra
vuol dire? a ohe siam o deputati? »; si tra tta invece di u n dubbio dis
solutivo della re altà sacerdotale: in re altà è un essere inutile. Se
condo le nuove teorie « è necessario ris tru ttu ra re tu tta la Chiesa
perch é così com ’è attu alm en te non è coordinata con il m ondo che
la circonda ». Con il m ondo bisogna invece stabilire u n rap p o rto
fatto di « co n tatto , com penetrazione, assim ilazione, secolarizzazio
ne ». Ma tale form a di relazione sn a tu ra il sacerdozio stesso: « L’e
spressione ' tu sarai un altro Cristo ’ viene sb iad ita e trav o lta ». Anzi
« seguendo la psicologia della liberazione dal m ondo, noi deform ia
mo, se a d d irittu ra n o n tradiam o, il n o stro im pegno fondam entale » 39.
Nel 1977 rivolgendosi a u n gruppo di sacerdoti belgi, P apa Mon
tini così li esortava : « Ne vous laissez pas troublez p a r tous les
m ouvem ents d ’opinion publique où les recherches incessantes des
pseudo-théologiens qui vous fe ra it d o u ter de l ’id en tité du p rê tres
que vous êtes, et des exigences norm alem ent rattach ées à votre sa
cerdoce » 40: id en tità e vita — teologia e ascetica vengono ugual
m en te coinvolti da tali m ovim enti di pseudoteologi. Il m archio di
pseudoteologi ai p ro p ag ato ri di queste idee sul sacerdozio m erita
senza dubbio u n rilievo di annotazione: si tra tta in fa tti di conclu
sioni teologiche (dogm atiche e ascetiche) che non nascono dalla
p iù p u ra tradizione della Chiesa, m a appaiono sem plicem ente fru t
to di u n a ricerca p u ram en te soggettiva e arb itra ria .
Infine nel 1978, anno della sua m orte, nel regolare incontro col
clero ai prim i di febbraio, Paolo VI rito rn av a ancora u n a volta
sulla pro b lem atica sacerdotale, toccandone i diversi asp e tti, quali
l ’identità, il ca rattere , le defezioni e la secolarizzazione.
R iguardo all’id en tità così si esprim eva : « Noi intendiam o di
co rrisp o n d ere ad u n voto che em ana dalla v o stra anim a to rm e n ta ta
di persone speciali, ad d ette al culto e alla professione religiosa, p ro
blem a, che è fran ato com e u n m acigno sulla coscienza sacerdotale
contem poranea, opprim endola e schiacciandola, in alcuni confratel
li, con u n a dom anda, a ltre tta n to elem entare che terribile: « Chi sono
io? », cioè la questione della cosidetta identità... Q uesto in terro g a
tivo, p e r il fatto stesso della sua radicalità, crea un torm ento inte
riore, e p relu d e alle risposte più dubbie e tris ti ». R iguardo poi alle
defezioni l’accento di Paolo VI diventava sem pre più triste e acco
ra to : « Noi ci asteniam o o ra dal considerare le form e e le p ro p o r
zioni del fenom eno delle defezioni sacerdotali, che h a afflitto la
Chiesa in questi ultim i anni, e che è ogni giorno p resen te nella no
s tra p en a e nella n o stra preghiera. Le statistich e ci opprim ono; le
casistiche ci sconcertano; le m otivazioni ci im pongono, sì, riveren
rire gli o p portuni rim edi, sia p er su p erare la crisi sia p er uscirne
im m unizzati.
ricordava: « Uno dei pericoli più gravi, infatti, è l’isolam ento (dei
sacerdoti), la solitudine, la p e rd ita di co n tatto con i p ro p ri Supe
riori. P rocurate quindi di stabilire e sviluppare u n a com unione sem
p re p iù stretta, con il vostro clero, che non si lim iti solo al piano
di ra p p o rti giuridici e disciplinari » 46. Tale m otivo rito rn a con fre
quenza negli scritti del Papa. La Sacerdotalis caelibatus, p ro p rio
p er ev itare i pericoli della solitudine a cui il sacerdote è esposto,
raccom anda la com unione di spirito e di v ita tra i sacerdoti stessi:
« Sia p e rfe tta la com unione di spirito tr a i sacerdoti e intenso lo
scam bio di preghiere, di serena am icizia e di aiu ti di ogni genere.
N on si raccom anderà m ai abbastanza ai sacerdoti u n a c e rta loro
v ita com une tu tta tesa al m inistero p ro p ria m e n te spirituale; la p ra
tica di in co n tri freq u en ti con fra te rn i scam bi di idee, di consigli e
di esperienza tra confratelli, l'im pulso alle associazioni che favori
scono la san tità sacerdotale » 47. E ai Vescovi di tu tto il m ondo
la stessa E nciclica raccom andava : « La solitudine um ana del sa
cerdote, origine non u ltim a di scoraggiam enti e di tentazioni, sia
riem p ita inn an zitu tto dalla vostra fra te rn a e am ichevole presenza e
azione » 48. La solitudine, so p ra ttu tto psicologica, è spesse volte una
cattiv a consigliera.
3°. Defezioni di sacerdoti : « Le statistich e ci opprim ono » 49 di
ceva con am arezza Paolo VI nell'ultim o incontro col clero rom ano.
Sono le statistich e delle defezioni dei sacerdoti dalla p ro p ria voca
zione e m issione. Il fenom eno che fu m olte volte stu d iato in quegli
anni è insiem e segno e causa della crisi sacerdote: come segno di
m o stra che il fatto di essere sacerdoti non accontenta più coloro
che l’avevano pubblicam ente e volontariam ente scelto p e r tu tta la
vita; tale esodo p erò appare anche causa di u lterio ri crisi, m otivo
di apprensione e di incertezza sul p ro p rio stato in chi rim ane, so
p ra ttu tto nei giovani.
Il Papa più volte rito rn a sul tem a dei sacerdoti che lasciano
il loro m inistero sem pre « con un addolorato rim p ian to » 50.
N ell’om elia del giovedì santo del 1971 insegue col pensiero e
con la p reghiera i sacerdoti fuggiaschi « dal n o stro cenacolo di
d isp en sato ri dei m isteri di Dio... questi confratelli, infelici o diser
to ri che siano, sono segnati dall’indelebile im p ro n ta dello S pirito,
che li qualifica S acerdoti in eterno » 51. Già nella Sacerdotalis caeli-
batus aveva scritto a questo proposito: « Oh! sapessero questi S acer
doti q u an ta pena, quanto disonore, quanto tu rb am en to essi pro cu
rano alla S anta Chiesa di Dio, riflettessero quale era la solennità
e la bellezza degli im pegni assunti,, e a quali pericoli essi vanno in
co n tro in questa vita e in quella fu tu ra, essi sarebbero più cauti e
più riflessivi nelle loro decisioni, più solleciti alla preghiera e più
logici e coraggiosi nel prevenire le cause de loro collasso sp irituale
e m orale » 52. Paolo VI, sem pre così m isu rato nelle p arole quando si
riferisce a dram m i personali di vocazioni, in questa circostanza non
tem e di appellare ai pericoli non solo della vita presente, m a anche
di quella fu tu ra : p er anim e che credono tale appello è sem pre
valido.
4°. N uovo rapporto o inserzione nel m ondo : Nel senso di vuoto
e di solitudine che lo paralizza il sacerdote h a u n ’idea « nuova e di
nam ica » : e cioè « bisogna fare qualche cosa, bisogna osare tu tto p er
riavvicinarsi al popolo, p er com prenderlo, p er evangelizzarlo ». In
u n m ondo in cui è diventato « forestiero, solitario, superfluo e d eri
so » il p re te vuole ritro v arsi « personaggio centrale, m aestro, e p a
sto re ». La p rassi tradizionale della « fuga m undi » p er poterlo m e
glio servire e aiutare, diventa quindi su p erata e anacronistica. Com
m en ta il Papa: « L’idea è ottim a: e noi l’abbiam o vista germ ogliare
dalla c a rità del cuore desolato del p rete » 53.
In un incontro col clero di Rom a, accennando ad alcune « in
tenzioni, senza dubbio soggettivam ente re tte e generose, che si sono
in n estate nel vasto e com plesso tentativo di trasform azione della
v ita ecclesiastica », Paolo VI ne sottolinea dapprim a una « m olto
sofferta, (quella) di uscire dallo stato, com e si dice ora, di fru stra
zione, vale a d ire dal senso di in u tilità ohe taluni provano della
p ro p ria paralizzante inserzione nella disciplina dell’organizzazione
ecclesiastica »
Il rap p o rto Chiesa-mondo viene quindi ad essere « contatto,
S.: L ’eclissi del sacro nella c ittà industriale, Milano 1966; AA. W .: La Chiesa
provocata dal mondo, Brescia 1969; A teism o e secolarizzazione, Assisi 1969; Igle-
sia viva n. 21, Bilbao 1969; B o n h o e f f e r D.: Bonhoeffer Auswall. E ingeleitet und
herausgegeben von Richard Grunow, München 1964; B u r e n P. v a n : The Secular
Meaning of the Gospel, London 1966 (tr. it.: Il significato secolare del Vangelo,
Torino 1968); C a l l a h a n D.: The Secular City Debate, London 1966; C a s t e r M.
v a n : La secularisation in terprétée dans une perspective chrétienne in Lumen vi
tae 23 (1968), pp. 445-463; Cox H.: The Secular City, N ew York 1965 (tr. it.:
La città secolare, Firenze 1968); L u c k m a n n T h .: The Invisible Religion. The Trans
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invisibile, Bologna 1969); M ald o n a d o L.: La nueva secularidad, Barcelona 1968;
M e t z J.B.: Zur Theologie der Welt, München 1968 (tr. it.: Sulla teologia del mon
do, Brescia 1969); M o n t a g u e G.T.: The Biblical Theology of th e Secular, Mil
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The reality of God and other Essays, Nec York 1966; R a h n e r K.: Theologische
Reflexionen zum Problem der Säkularisation in Schriften zur Theologie, vol.
VIII, Köln 1967 (tr. it.: C onsiderazioni teologiche sulla secolarizzazione, Roma
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secolarizzazione, Brescia 1970); R o b i n s o n J. A. T . : H onest to God, London 1963
(tr. it.: Dio non è cosi, Firenze 1965); R h y m e s D . : Prayer in the Secular City,
London 1967; S c ii i l l e b e e c k x E.: God en Mens, Bilthoven 1965 (tr.it.: Dio e l ’uo
mo, Roma 1967); G ott-die Zukunft des Menschen, Mainz 1969 (tr. it.: Dio è«Co
lui che verrà ». Per una nuova im magine di Dio nel mondo secolarizzato in Pro
cesso alla religione, Milano 1968; Dio, il futuro dell’uomo, Roma 1970); S e b a s t i An
F.: Secularización y vida religiosa, Madrid 1970; T i l l i c h P.: The courage to Be,
New Haven 1952 (tr. it.: Il coraggio di esistere, Roma 1968).
59 Ibid. 1973, p. 175.
50 Ibid. 1969, p. 121.
IL SACERDOZIO NEL MAGISTERO D I PAOLO V I 343
D. Coscienza e fede
h "k
77 Ibid., p. 81.
78 Ibid., p. 313.
79 Ibid. 1970, p. 582.
«o Ibid., p. 604.
348 MARIO CAPRIOLI
II. E s p o s iz io n e D o t t r in a l e
A. D im ensione sacra
Q uesta dim ensione riguarda uno degli asp e tti p iù fondam entali
del sacerdozio ed è p artico larm en te p resen te nel m agistero di Pao
lo VI. Prende il sacerdozio alla su a radice e alla sua ragion d ’esse
re, e lo p ro ietta nel m istero trin ita rio nel quale il sacerdozio ha la
su a fonte. Le p arole del P apa sono schem atiche m a profonde : « Pos
siam o m ettere in evidenza alcune dim ensioni p ro p rie del sacerdozio
cattolico. E dapprim a, la dim ensione sacra. Il sacerdote è l’uom o
d i Dio, è il m in istro del Signore; egli può com piere a tti trascen d en ti
l'efficacia naturale, perché agisce « in perso n a C hristi »; p assa a ttra
verso lui u n a v irtù superiore, della quale, egli, um ile e glorioso, in
d ati m om enti è fatto valido stru m en to ; è veicolo dello S pirito S an
to Un ra p p o rto unico, u n a delega, u n a fiducia divina in terco rre fra
lui e il m ondo divino » 81.
Tali parole riassum ono il pensiero di Paolo VI sull’asp etto sacro
del sacerdozio, che troviam o u n pò ovunque nei suoi discorsi.
T re asp etti dogm atici vengono richiam ati nelle poche righe del
m essaggio papale. Il sacerdote è:
L’espressione ' uom o di Dio ’ ' vir Dei ’ viene u sata con fre
quenza nella S acra S c r ittu r a 82 ed è applicata al p rofeta, al sacerdo
te, al re, all’apostolo, cioè a quelle categorie di persone che hanno
u n a funzione ben p recisa nella sto ria della salvezza. Q ueste perso
ne vengono scelte da Dio p er una funzione specifica nel suo popolo:
sia che tale m issione riguardi d irettam en te l ’annuncio della salvez
za, sia il governo del popolo, sia il ra p p o rto del popolo con Dio. Il
vir Dei no n si appartiene più, m a viene p ro iettato n ell’am bito del
divino: la sua ragione d ’essere è Dio, il suo servizio, il suo culto
e l ’adem pim ento della m issione avuta da Lui. L’espressione vuole
' so ttolineare il p rim ato di Dio e della su a gloria nella vita e nel m i
n istero sacerdotale e avrà u n decisivo riflesso nella sua spiritualità.
La p aro la ' uom o di Dio ’ o espressione analoga rito rn a con fre
quenza negli scritti di P apa M ontini. Tocca « a noi pren d ere coscien
za della duplice ra p p resen tan za che ci è s ta ta a ttrib u ita, quella di
ra p p resen ta n ti di Dio agli uom ini, e quella di ra p p resen ta n ti degli
uom ini a Dio » 83. A u n gruppo di novelli sacerdoti ricordava : « La
sacra ordinazione da voi q u est’oggi ricevuta vi h a c o stitu iti ra p
p re sen tan ti degli uom ini a Dio » 84. Ma è nella p rim a ordinazione
da Paolo VI com piuta di 62 novelli sacerdoti del Collegio di P ro
p aganda Fide che il P apa analizza a lungo il ra p p o rto con Dio in
forza dell’ordinazione : « Il ra p p o rto con Dio, quanto è diventato
pieno, diretto , qualificante; ognuno di voi è e letto alla conversazio
ne con Dio, alla conoscenza di Dio, all’am ore e al servizio esclusivo
di Dio: D om inus pars; voi sapete ciò m olto bene; o ra questo è
vero, questo è reale. Ciascuno di voi è « uom o di Dio, hom o Dei »;
è nel fascino m isterioso dei suoi raggi p en etran ti, santificanti; a tal
p u n to che p o teri divini vi sono com unicati. L’ordinazione è appunto
il conferim ento di p o testà nuove, trascendenti, divine, che fanno del
vo stro m in istero lo stru m en to vivo dell’azione so p ran n atu rale di Dio.
Vi è da rim an ere in can tati » 85.
Con u n a definizione incisiva altrove dirà che « il sacerdote è lo
specialista di Dio » e quindi « deve fam iliarizzarsi ogni giorno più
con lo S p irito d i Dio che p arla attrav erso le S crittu re » 86.
In u n'udienza generale il P apa così rito rn av a sull’argom ento del
ra p p o rto sacerd o te — m ondo trin itario : « Se il sacerdote è l’uom o
di Dio, è un « altro C risto », segno è che u n flusso di grazia è p as
sato nella sto ria della sua v ita: egli è un chiam ato, u n eletto, un
p re ferito della m isericordia del Signore. Egli lo h a am ato in modo
p artico lare; Egli lo h a segnato con u n c a ra tte re speciale, lo h a abi
lita to così all’esercizio di p o testà divine; Egli lo h a innam orato di
Sé, al p u n to di m a tu ra re in lui l ’atto di am ore più pieno e più
87 Ibid., 862-863.
ss Ibid. 1972, p. 163.
® Ibid. 1975, pp. 701-702.
« Ibid. 1969, p. 893.
91 Ibid. 1968, p. 314.
IL SACERDOZIO NEL MAGISTERO DI PAOLO V I 351
i® Ibid., p. 515.
no Ibid. 1975, p. 701.
ni Ibid. 1972, pp. 163.
in ib id . 1975, p. 702.
H3 Ibid. 1972, p. 162.
iw Per es.: Giuliano Pomerio, autore del V secolo, in De vita contem plativa
definisce i sacerdoti « ministri Verbi, adiutores Dei, oraculum Spiritus Sancti »
(PL 59, 440).
H5 Cfr. PO nn. 2, 6, 12, 15, 18.
354 MARIO CAPRIOLI
3. Poteri sacerdotali
N ell’am bito d ella dim ensione sacra vanno inseriti i poteri sa
cerdotali che prom anano dall’ordine com e sacram ento, percepibili e
v alutabili quindi pienam ente solo agli occhi della fede.
Per il ca ra tte re sacro il sacerdote riceve « p o te stà nuove, tr a
scendenti, divine, che fanno del (loro) m inistero lo stru m en to vivo
com unicare la sua grazia attrav erso i sacram enti, di farsi eco fedele
alla sua voce » 149: vengono così richiam ati i p o teri santifìcatori ed
evangelizzatori. A ltrettanto ad un gruppo di novelli sacerdoti: « La
sacra ordinazione da voi q u est’oggi ricevuta vi ha costituito m ini
stri d i Dio, b an d ito ri del Vangelo di Cristo, e dispensatori dei suo
Sangue e della sua P arola » ls0.
Ma non va dim enticato che ogni sacerdote « è m inistro del
culto, p asto re dei fedeli e m aestro della com unità » 151.
Due asp etti dei p o teri sacerdotali vengono p artic o la rm en te ri
chiam ati da Paolo VI e cioè il m unus sanctifìcandi e il m unus
docencLi.
Il m u n us sanctifìcandi è esam inato so p ra ttu tto in ra p p o rto al
l ’E ucarestia. Al clero ricordava: « Il sacerdote è p rim a di tu tto o r
dinato alla celebrazione del sacrifìcio eucaristico, nel quale egli in
persona C hristi et in nom ine Ecclesiae offre a Dio sacram entalm ente
la Passione e la M orte del n ostro R edentore, e nello stesso tem po
fa alim ento di vita so p ran n atu rale p er sé e p er i fedeli a cui deve
fare ogni sforzo di distrib u irlo largam ente e devotam ente; il m ini
stero della p aro la e quello della c a rità p astorale devono convergere
verso quello della preghiera e dell’azione sacram entale e ne devono
tra rre ispirazione e sostegno » 152. L’E u carestia h a lo scopo di un i
re fra loro gli uom ini. E bbene « alla esecuzione di così inaudito e
stupendo disegno occorreva uno stru m en to um ano, u n p otere de
legato rin n o vatore del m iracolo sacram entale, un servizio annunzia-
to re e distributore... della P arola fa tta pane di vita, carne e sangue
dell’Agnello Pasquale, salvatore e liberatore, occorreva u n m inistero
qualificato, occorreva il Sacerdozio di C risto stesso, trasfuso in uo
m ini, sublim ati da discepoli in apostoli e in sacerdoti » 153. Anzi « il
sacerdote è m in istro generatore di tan to sacram ento e poi prim o
ad o rato re e sapiente rivelatore e instancabile d istrib u to re » 154; lui
in fatti « è veram ente l ’indispensabile ed esclusivo m in istro del culto
ufficiale com piuto in nom ine Christi ed insiem e in nom ine populi,
l’uom o della preghiera, il solo o p erato re del sacrifìcio eu caristi
co » 155. Da qui la conclusione logica di assegnare al nostro sacer
dozio « com e p rim o dovere, anche sotto l’aspetto della carità e del
la fecondità pastorale, quello com une e sublim e di « dire la M essa » 1S6.
B. D im ensione apostolica
1« ib id .
156 ib id .
368 MARIO CAPRIOLI
219 Acta Synodalia Sacrosancti Concila Oecumenici Vaticani II, voi. IV, per.
IV, pars I, Typis Polyglottis Vaticanis 1976, p. 40. Cfr. O sservatore romano 11-
12 ottobre 1965, p. 3.
220 Enc. Sacerdotalis caelibatus n. 2: ,4AS 59 (1967) p. 658.
221 Ibid. n. 61, p. 682.
IL SACERDOZIO NEL MAGISTERO DI PAOLO VI 375
2» Ibid. p. 101-102.
24 ib id . p. 102.
225 Ibid. p. 103. Per la questione del sacerdozio nel Sinoro olandese cfr.
Inchiesta -fra il clero olandese sul problem a del celibato in Civ. Catt. 119 (1969)
IV, pp. 153-163; L ettera di Paolo V I all’E piscopato olandese, ibid. 121 (1970) I,
pp. 274-276; Pozo C.: Il sacerdozio alla V assem blea plenaria del Concilio Pasto
rale olandese, ibid. II, pp. 223-235, con buona bibliografia.
IL SACERDOZIO NEL MAGISTERO DI PAOLO V I 377
D. D im ensione ecclesiale
in com une il program m a di vita che sgorga dal fatto della « Eglise
com m union » : « Une telle com m union suppose échanges, dialogue,
collaboration, recherche hum ble de la vérité, resp ect des autres,
renoncem ent, docilité, en u n m ot l'a m o u r: l’agapê d u C h rist» . Le
com ponenti di tale com unione sono: « com m union avec l’Eglise de
Rome, avec le S aint Siège;... com m union apec l’Eglise universelle;...
com m union en tre Evêques, dans votre pays;... com m union avec les
p rêtres;... com m union avec les religieuè et les religieuses, dans le
resp ect de leur vocation propre;... com m union en tre les laïcs chrétiens,
tro p enclins à s’ignorer » 251.
Le applicazioni p ratich e di tali form e di com unione quanto im
pegno richiedono p e r il sacerdote.
Anche la dim ensione ecclesiale del sacerdozio cattolico è com
ponente essenziale della sp iritu alità sacerdotale: non si può conce
p ire il sacerdote, ch e viva e attualizzi il suo sacerdozio fuori della
Chiesa, co n tro la Chiesa o senza la Chiesa. Senza la com unione ge
rarch ica il sacerdozio è destinato ad illanguidirsi e a m orire; a con
ta tto con la Chiesa e in sintonia ad essa, acquista perenne vitalità.
Conclusione
M a r io C a p r io l i
252 Paolo VI nel discorso di apertura della seconda sessione del Concilio
il 29 settem bre 1963: AAS 55 (1963), p. 848.
253 Insegnamenti... 1970, pp. 598-599.