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Progetto grafico
Sergio Prozzillo e Flavia Soprani
Impaginazione
Imago sas
isbn 978-88-96055-53-3
11 prefazione
Emmanuele F.M. Emanuele
15 presentazione
Lucio d’Alessandro
I Siti Reali tra Madrid e Napoli ovvero le affinità elettive
di una comune storia europea
21 presentación
José Martínez Millán
La Corte como modelo de organización política
33 introdución
Félix Labrador Arroyo, Pasquale Rossi
Entre Reales Sitios de España, “Coronas de delicias”
de los Saboya y residencias napolitanas de los Borbones
Napoli e dintorni
203 Pasquale Rossi
Residenze e caccia durante il Regno di Carlo di Borbone
(1734-1759)
223 Salvatore Di Liello
«E tutto doveva essere fedelmente rappresentato secondo
l’arte della caccia»: il paesaggio dei Siti Reali
239 Francesca Castanò
«Un’altra Città nella campagna».
I Siti Reali in Terra di Lavoro da luoghi strategici a spazi
per la produzione
257 Appendice
Resoconti di viaggio nei siti reali napoletani
269 Bibliografia
282 Abbreviazioni
Filippo Juvarra
Proyecto de altar
1705-1706
Madrid, Biblioteca Nacional de España
Louis-Michel van Loo
Ritratto di Filippo V di Spagna
1739 circa
Madrid, Museo del Prado
PREFAZIONE
Aspetti e temi noti che attendono di essere indagati con Antonio Joli
Partida de Carlos de Borbón a España,
maggiore vigore proprio perché riportano alle storie delle “ar- vista desde la dársena
1759
chitetture reali” e dei relativi contesti territoriali, e che oggi Madrid, Museo Nacional del Prado
rappresentano i cosiddetti “Grandi Attrattori”; luoghi di visita
museali di straordinaria bellezza artistica e ambientale, una pos-
sibilità di sviluppo alternativo basata su un’idea fondamentale e
necessaria – come documentano tanti studi di settore – di “turi-
smo culturale”.
Parigi, Madrid, Torino, Napoli sono i topoi rappresentativi
e distintivi di una cultura comune, indicabili sia come sequenza
geografica che cronologica/storica, una sorta di asse europeo
che rappresenta un modello culturale con comuni matrici che,
tra Seicento e Settecento, di riflesso trova esito e raffigurazione
nella cartografia e nell’iconografia storica ma anche nella veico-
lazione e trasmissione affidata alla pubblicistica ufficiale e alle
“stamperie reali”.
Da quanto esposto ne esce rafforzata l’idea di una ricerca
comune che è anche testimonianza di contaminazione, scambio e
spesso osmosi, se solo si considerano luoghi come Madrid e Na-
poli che hanno sequenze e discendenze dinastiche comuni, storia
e cultura secolare di congiunte dominazioni e relazioni diploma-
tiche, di vita sociale e di costume nonché di dinamiche di potere.
Se sinora il “modello francese” appariva come il principa-
le e legittimo focus di confronto – quasi un riferimento esclusi-
Siti reali in Europa 20
vo, così come riportato dalla storiografia sul tema – con questa
proposta di gemellaggio e con la collaborazione, sancita da un
“Acuerdo Internacionales” tra le Università Rey Juan Carlos e
Suor Orsola Benincasa, si pongono le basi per nuove trame di
ricerca con una chiave nitida per evidenti e nuovi esiti di studio.
A tutto questo si aggiungano le possibilità di confronto,
scambio e conoscenza hic et nunc, determinate dalla diffusione
di strumenti multimediali di comunicazione per la creazione e
la configurazione di banche dati (bibliografiche, archivistiche
e iconografiche) di comune e immediata consultazione, anche
e soprattutto grazie alla mobilità europea e alla possibilità di
programmi di ricerca che potranno offrire nuovi e determinan-
ti mezzi per consentire lo sviluppo degli studi scientifici. Sul-
lo sfondo si staglia la proposta di un contenitore, una sorta di
“metadata”, un sito web – consultabile, aggiornabile e di libera
lettura – che determini la struttura di una straordinaria raccolta
documentaria di vario genere e interesse, dove possano conflu-
ire le ricerche di diversi settori disciplinari.
È l’idea di un archivio generale informatizzato (sire), aper-
to a tutti, studiosi e fruitori, sui Siti Reali a testimonianza di una
comune Storia, di una storia Europea.
Sia consentito infine un ringraziamento: la pubblicazio-
ne di un volume impegnativo e di ampio respiro internazionale
come questo si rende possibile quando, studiosi di prestigio
dalle diverse sponde del Mediterraneo, attraverso l’aperto tra-
mite dell’Università Suor Orsola Benincasa, incontrano l’am-
pio e solare orizzonte e, vorrei dire, il coraggio e l’orgoglio della
storia, che caratterizza il Governo della Fondazione Roma Me-
diterraneo e il suo Presidente prof. Emmanuele F.M. Emanue-
le. La collana “Miti Storie Armonie: Mediterraneo”, di cui Siti
reali in Europa rappresenta già il terzo volume – altri sono in
corso di stampa – costituisce così come la traccia visibile e la
trama narrativa di un articolato, eppure semplice, discorso che
unisce antiche istituzioni della società civile europea nel segno
di una comune civiltà, quella viva da sempre sulle sponde del
Mediterraneo.
Lucio d’Alessandro
LA CORTE
COMO MODELO
DE ORGANIZACIÓN POLÍTICA
Diego Velazquez
Philip IV hunting Wild Boar (La Tela Real)
London, The National Gallery
Siti reali in Europa 26
Pasquale Rossi
Territorio,
organizzazione sociale
e produzione
LUCIO D’ALESSANDRO
SAN LEUCIO
UN PROGETTO SOCIALE
E CULTURALE
Ferdinando IV di Borbone
1789
1.
La statura marmorea di Ferdinando IV nel
complesso di San Leucio.
(foto di F. Soprani)
Premessa 1
Il presente saggio è una
riedizione, riveduta e aggiornata, di un
contributo già apparso negli Annali
Sull’Origine di S. Leucio e dei suoi progressi tanto è stato dell’Università Suor Orsola Benincasa
nel 2009: l. d’alessandro, L’utopia di un
scritto, indagato e analizzato da diverse angolature, con focus
re tra gestione degli spazi e contraddizione
disciplinari variegati che inevitabilmente si intrecciano nella dei tempi, pp. 69-81.
narrazione di un sito unico che rappresenta in modo emblema-
tico l’“utopia di un re tra gestione degli spazi e contraddizione
dei tempi” 1.
Ma è anche lo straordinario fascino dei Reales Sitios e della
bellezza di un territorio tra le “delizie di Caserta”, la nuova capi-
tale del regno di fondazione carolina, il successivo esperimento
ferdinandeo di fondare una nuova Colonia, ispirata dall’“illumi-
nazione sovrana” nel tentativo di governare lo spirito “rivoluzio-
nario” del tempo, proprio nel 1789.
Sono temi intriganti che tuttora rappresentano un ter-
reno di discussione e di studio, di recupero delle fonti storio-
grafiche, documentarie e iconografiche per le quali sarebbe
necessario istituire e progettare una banca dati aperta sul web,
consultabile e aggiornabile. Un progetto di “Cultural Open
Sources” per archiviare documenti, recuperare ricerche, im-
magini storiche e attuali, e per aprire possibilmente un porta-
le della cultura europea sul tema delle residenze reali e della
caccia come strumento di potere/rappresentazione delle corti
europee, e come momento fondamentale di sviluppo e valoriz-
zazione del territorio.
Un tema comune della cultura europea che è alla base
della collaborazione scientifica e didattica stipulata con l’Uni-
versidad Rey Juan Carlos de Madrid e con gli studiosi spagnoli,
che insieme ad altri ricercatori italiani, hanno contribuito alla
stesura di questo volume.
Il sito reale di San Leucio 44
3.
Dettaglio della tavola topografica di Caserta e
dintorni, allegata al volume di Ferdinando Patturelli,
Caserta e San Leucio, Napoli, dalla Reale Stamperia,
1826.
Lucio d’Alessandro San Leucio. Un progetto sociale e culturale 45
8
Ivi, pp. VII-IX.
Lucio d’Alessandro San Leucio. Un progetto sociale e culturale 49
13
Tutto il materiale è pubblicato in
m. battaglini, La fabbrica del Re, Roma,
Edizioni Lavoro, 1983.
14
b. croce, La rivoluzione
napoletana del 1799, Napoli, Bibliopolis,
1998, p. 36.
15
a. gori, Gli albori del socialismo
(1755-1848), Firenze, Lumachì, 1909, p.
22 e segg.
Lucio d’Alessandro San Leucio. Un progetto sociale e culturale 53
10.
Le case in linea del quartiere San Carlo nella città di
San Leucio.
(foto di F. Soprani)
19
c. mannheim, Ideologia e utopia,
trad. it., Bologna, Il Mulino, 1999, p. 218.
Lucio d’Alessandro San Leucio. Un progetto sociale e culturale 55
Conclusioni
13.
Un telaio nell'area museale di San Leucio.
(foto di F. Soprani)
SAN LEUCIO:
UN CASO SINGOLARE
NELL’URBANISTICA
SETTECENTESCA
Nella pagina precedente: In questa pagina:
1. 2.
D. Rossi D. Rossi
Pianta del recinto del Real Bosco, e delizie di S. Pianta... ; dettaglio della cascata della Reggia di
Leucio, metà XIX secolo, dettaglio del Real Casino Caserta. Napoli, Biblioteca Nazionale.
del Belvedere e aree limitrofe. Napoli, Biblioteca
Nazionale.
Una vicenda singolare 1
La bibliografia su San Leucio
è davvero ampia e comprende anche
numerosi studi molto qualificati. Tra
L’eccezionalità – e forse si potrebbe dire l’unicità – dell’e- gli altri si segnalano quelli presi in
considerazione per il presente studio:
sperimento di San Leucio 1, nei suoi plurimi contenuti sociali,
Origine della popolazione di S. Leucio e
economici e giuridici per un verso, e urbanistici per altro ver- suoi progressi fino al giorno d’oggi colle
leggi corrispondenti al buon governo di
so ha reso sempre difficile ricondurlo a categorie interpretati-
essa di Ferdinando IV re delle Sicilie,
ve e storiografiche standard. Non si può innanzitutto trascurare Stamperia Reale, Napoli 1789; m. galdi,
Analisi ragionata del Codice ferdinandino
come, al di là dei miti, la vicenda di San Leucio, riguardata sia per la popolazione di San Leucio, Donato
sotto il profilo architettonico-urbanistico sia sotto quelle delle Campo, Napoli 1790; f. patturelli,
Caserta e San Leucio, Reale, Napoli 1826;
funzioni e delle attività contenute, risulti segnata da un suo dive- g. tescione, L’arte della seta a Napoli e la
nire non privo di aggiustamenti di rotta, piuttosto che da un pro- colonia di San Leucio, Siem, Napoli 1932;
j. donsì gentile, Le fonti archivistiche
gramma perseguito senza tentennamenti. Come è noto, il sito di della colonia di San Leucio nell’Archivio
San Leucio – dominato dalla villa rinascimentale della famiglia di Stato di Napoli, in “Notizie
dell’archivio di Stato”, Napoli 1942; g.
Acquaviva – in quanto parte del feudo di Caserta, viene acquisito tescione, San Leucio e l’arte della seta nel
nel 1750 da Casa Reale nell’ambito del programma del trasferi- Mezzogiorno d’Italia, Montanino, Napoli
1961; r. de fusco, f. sbandi, Un centro
mento della capitale e della costruzione di una nuova Reggia. comunitario del Settecento in Campania,
Piacevolezza dei luoghi, feracità della vegetazione e ricchezza di in “Comunità”, 1961; San Leucio: vitalità
d’una tradizione, a cura di R. Plunz, E.
selvaggina lo candidano immediatamente a divenire un sito re- Battisti Et Al., G. Wittenborn, New
ale di caccia, recintato nel 1753. Viene anche costruita una nuo- York, 1973; e. battisti, San Leucio
presso Caserta, in “Controspazio”, n.
va struttura specificamente dedicata alla caccia, detta “casino al 4, 1974; San Leucio: archeologia, storia,
boschetto”. Sembrerebbe che già durante il regno di Carlo, nel progetto, Il formichiere, Milano 1977;
l. mongiello, San Leucio di Caserta:
1758, sia stata introdotta in tono minore, presso questa costru- analisi architettonica, urbanistica e
zione l’attività della produzione serica 2. Di fatto, Ferdinando IV, sociale, Laterza, Bari 1980; m. battaglini,
La fabbrica del Re. La manifattura
succeduto al padre, impianta nel 1775 presso la Vaccheria di San reale di San Leucio tra assolutismo e
Leucio una piccola manifattura di veli. A beneficio della piccola illuminismo, Edizioni Lavoro, Roma
1983; e. battisti, Una città sperimentale
comunità degli abitanti di questo sito reale, tra il 1776 e il 1778 del Settecento: San Leucio, in Utopie per
lo stesso re commissiona lavori per trasformare in chiesa il salo- gli anni ottanta: studi interdisciplinari
sui temi, la storia, i progetti, a cura di
ne delle feste della ex villa degli Acquaviva (definita Palazzo del G. Saccaro Del Buffa e A.O. Lewis,
Belvedere), affidando il relativo incarico a Francesco Collecini, Gangemi, Roma 1986; Lo Bello Vedere di
San Leucio e le Manifatture Reali, a cura
romano di formazione e già collaboratore di Vanvitelli nella Reg- di N. D’Arbitrio e A. Romano, Napoli,
Esi 1988; l. caprio, San Leucio, memorie
storiche ed immagini, Laurenziana,
Il sito reale di San Leucio 66
Napoli 1993; m.c. tartarone, La Colonia gia 3. Sullo sfondo di una tragedia privata, la morte del primoge-
e il Belvedere di San Leucio: lavori
architettonici e decorativi 1765-1805, nito Tito (1778) nel casino del boschetto, l’attenzione del sovrano
Fiorentino, Napoli 1997; si concentra maggiormente sul palazzo del Belvedere, che fino
m.r. pessolano, Ferdinando IV e lo
statuto leuciano, in Profilo storico al 1786 viene ristrutturato per fini prevalentemente residenziali.
dell’utopia nel territorio meridionale Mano a mano nel Re cresce nuovo interesse per un certo tipo di
d’Italia, a cura di M. Coletta, Edizioni
del Grifo, Lecce 1997; a. bagnato, Una sperimentazione economica e sociale: dapprima pensa a istituire,
colonia borbonica tra utopia e assolutismo, nell’ormai abbandonato casino, una scuola per i figli degli abi-
Agra, Roma 1998; r. serraglio,
Francesco Collecini. Architettura del tanti di San Leucio, poi decide di rilanciare l’industria serica, de-
secondo settecento nell’area casertana, cretando di ampliare l’edificio del Belvedere per impiantarvi una
Esi, Napoli 2001; l. d’alessandro,
L’utopia di un re tra gestione degli spazi moderna manifattura con tecniche aggiornate “alla piemontese”.
e contraddizione dei tempi, in “Annali Nel medesimo complesso, ingrandito notevolmente tra il 1786 e
dell’Università degli Studi Suor
Orsola Benincasa”, 2009, [ http:// il 1789 ancora su progetto di Collecini, convivono per un verso
www.unisob.na.it/ateneo/annali/2009_3_ le attività scolastiche, le residenze di maestri e direttori, le sale
vol1_D’Alessandro.pdf ], Caserta e
l’utopia di S. Leucio: la costruzione dei per trattura, filatura e tintura della seta, e per l’altro – al secondo
siti reali borbonici, a cura di I. Ascione, piano – l’appartamento reale che addirittura comunica con le
G. Cirillo e G.M. Piccinelli, Ministero
per i beni e le attività culturali, stanze dei telai. In parallelo non viene trascurato il potenziamen-
Direzione generale per gli Archivi, 2012. to delle attività agricole tradizionali, anche con l’impianto di due
Nell’ambito delle fonti archivistiche
si segnala particolarmente: Archivio vigne, significative tanto per la tipologia di coltura quanto per la
Storico della Reggia di Caserta, disposizione in termini paesistici. Sembra di poter avvertire l’e-
A. Sancio, Platea del Real Sito di San
Leucio, s.d. (ma 1829-30 circa). co della Scienza della legislazione (1780-85) di Gateano Filangieri,
2
g. tescione, L’arte della seta, cit. là dove prescrive che si combinino “i progressi delle arti e delle
3
Su F. Collecini si veda manifatture con quelli dell’agricoltura” 4.
r. serraglio, op. cit.
4
g. filangieri, La Scienza della
Legislazione, Tip. Raimondiana, Napoli
1783.
Fabio Mangone San Leucio: un caso singolare 67
5.
La Porta dei Leoni, ingresso alla città di San Leucio.
(foto di F. Soprani)
Fabio Mangone San Leucio: un caso singolare 69
Madrid e dintorni
JOSÉ ELOY HORTAL MUÑOZ
EL PERSONAL
DE LOS SITIOS REALES
DESDE LOS ÚLTIMOS HABSBURGO
HASTA LOS PRIMEROS BORBONES:
DE LA VIDA EN LA PERIFERIA
A LA INTEGRACIÓN
EN LA CORTE
Éste trabajo ha sido posible gracias a la ayuda proveniente del
proyecto de investigación La reconfiguración de los espacios cortesanos:
los Sitios Reales (HAR 2012-37308-C05-02),
del Ministerio Español de Economía y Competitividad
y dirigido por Félix Labrador Arroyo.
1.
Johannes Blaeu
Vista de El Escorial
por (copia del “Séptimo diseño” de Juan de Herrera),
grabado coloreado, 1672, Biblioteca Nacional,
Madrid; tratto da Luis Sancho, The Royal Monastery
of San Lorenzo de El Escorial, Madrid, Patrimonio
Nacional, 2002, pp. 30-31
En la actualidad existen en España un conjunto de pa- 1
Sobre la Corte cómo sistema
lacios y jardines históricos, diseminados por toda su geografía, político, j. martínez millán, La corte
de la Monarquía hispánica, “Studia
denominados “Sitios Reales”. Tales lugares son centros turísti- Histórica, Historia Moderna”, XXVIII
(2006), pp. 17-61.
cos de éxito y han sido objeto de numerosos y excelentes estu-
2
Existen numerosos estudios sobre
dios de investigación por parte de los historiadores del arte. No
la configuración de los Sitios Reales
obstante, apenas si existen trabajos en los que se haya abordado durante la Edad Media, pero podemos
destacar f. chueca goitia, Casas Reales
el sentido de tales palacios y jardines más allá de asignarles una en monasterios y conventos españoles,
función de descanso y divertimiento de los reyes y sus familias. Bilbao, Xarait ediciones, 1982 o m.á.
castillo oreja (ed.), Encuentros sobre
Sin embargo, desde la metodología de los estudios de la Corte, patrimonio. Los alcázares reales, Madrid,
tales lugares cobran un significado mucho más relevante y se Fundación BBVA, 2001. Para los Reyes
Católicos, f. chueca goitia, Los palacios
sitúan en el contexto de la formación y evolución de la organi- de los Reyes Católicos, “Reales Sitios”,
zación política de la Monarquía Hispana. En el presente artículo, CX (cuarto trimestre 1991, Monográfico
Reyes Católicos, Quinto Centenario
vamos a centrarnos en el tipo de personal que trabajó en dichos del Descubrimiento), pp. 37-44 y, sobre
Sitios Reales durante el siglo XVII y principios del XVIII, con todo, r. domínguez casas, Arte y etiqueta
de los Reyes Católicos. Artistas, residencias,
el fin de observar a través del mismo cómo el reinado de Felipe jardines y bosques, Madrid, Editorial
IV dio inicia a una tendencia que continuaron sus sucesores, Alpuerto S.A., 1993, pp. 1-547.
3
cual era que dichos lugares pasaron de ser la periferia del siste- Desarrollado en f. checa cremades
y j.m. morán turina, Las Casas del Rey.
ma de Corte a estar integrados en el mismo 1. Casas de Campo, Cazaderos y Jardines.
Durante la Baja Edad Media, los monarcas de los diversos Siglos XVI y XVII, Madrid, Ediciones
El Viso, 1986; f. checa cremades, Felipe
reinos hispanos fueron utilizando, construyendo y reformando II y la ordenación del territorio en torno
diferentes edificios a lo largo de la geografía de la Península a la Corte, “Archivo Español de Arte”,
t. LVIII, núm. 232 (1985), pp. 392-8 y
Ibérica, con el fin de que les sirvieran de estancia, y con ellos a Las Construcciones del Príncipe Felipe
sus cortes ambulantes, reconociéndose la propiedad sobre el- en vvaa, Ideas y diseño. La Arquitectura.
IV Centenario del Monasterio de El
los y llevándose a cabo numerosas obras con los Reyes Católi- Escorial, Madrid, mopu, 1986, pp. 23-45;
cos como vehículo de expresión de la nueva entidad territorial v. tovar martín, El espacio territorial
madrileño circunscrito a los Sitios Reales
que se iba gestando 2. Del mismo modo, Carlos V inició algunas en el reinado de Felipe II, Madrid,
obras relevantes, pero sería su hijo Felipe II, aún como prín- Ayuntamiento de Madrid e Instituto de
Estudios Madrileños, 1998; l. cervera
cipe, el primer monarca que llevó a cabo un plan constructi- vera, Oficios burocráticos en las obras
vo específico de forma organizada. Para ello, se configuró un reales madrileñas (1540-1563), “Anales
del Instituto de Estudios Madrileños”,
sistema basado en tres pilares 3: creación de la Junta de Obras XVIII (1981), pp. 99-118.
Siti reali in Spagna. Madrid e dintorni 78
2.
Francesco Battaglioli
Vista del Palacio de Aranjuez
1756, Museo Nacional del Prado;
tratto da José Luis Sancho, Guía de visita del Real
Sitio de Aranjuez, Madrid, Patrimonio Nacional,
1997, portada.
SITIOS REALES 45
45 52
Tabla de elaboración propia. La fórmula para la prorrogación
La información está tomada era la siguiente, “V. Majestad
principalmente de agp, Registros 11-15, acostumbra a hacer merced por vía de
que son los “Libros donde se asientan limosna a viudas e hijos de los criados
todos los despachos tocantes a obras que sirven a V. Majestad por obras y
y bosques” correspondientes a finales bosques de una ración ordinaria para
del reinado de Felipe III y todo el de sustentarse y ahora se han dado en
Felipe IV, así cómo de las secciones esta Junta memoriales de las pensiones
ag, ap, Personal y otros Registros del siguientes, suplicando a V. Majestad se
mismo archivo. Del mismo modo, sirva de mandarles prorrogar las que
también se ha consultado ags, csr, han gozado (venían 6), 18 de mayo de
legs. 304-14 (decisiones tomadas por la 1635”. Respuesta del rey: “Débeseles
Junta de Obras y Bosques entre 1600 prorrogar por otros dos años más” (ags,
y 1665) y Tribunal Mayor de Cuentas, csr, leg. 309, f. 74).
legs. 1569-72, referente a Sitios Reales 53
Tabla de elaboración propia,
concretos.
datos tomados de las fuentes indicadas
46
ags, csr, leg. 305, f. 112. en la tabla anterior sobre el número de
47 pensionarios y reservados.
Ibid., f. 203.
48
Ibid., f. 260.
49
Ibid., f. 345.
50
Ibid., f. 395.
51
agp, ap, Aranjuez, registro 6707.
Siti reali in Spagna. Madrid e dintorni 88
54
En los principales oficios, podía se concedieron a Catalina Sarmiento reales diarios, tal y como sucedió con
variar en función de la calidad del 200 maravedís diarios por tres años. las viudas de Alonso de Sosa o Gabriel
personaje que hubiera ejercido el 56 García.
Al final del reinado era ya de por
mismo. 57
vida y, en ocasiones, debido a la pericia Podían ser pagados en trigo,
55
Aunque en un primer momento y servicio del jardinero podían ser dos cebada o maravedís.
Siti reali in Spagna. Madrid e dintorni 90
San Lorenzo de El Escorial Maestro de obras Real y medio diario de por vida
Aparejador de Dos reales diarios de por vida
carpintería
Pizarrero Real y medio diario de por vida
Jardinero Real diario por tres años
Guardamayor Dos reales diarios de por vida
de los bosques
Segovia Alcázar de Segovia Pizarrero Real y medio por tres años o de por vida
Ingenio de la Moneda Maestro de carpintería Dos reales diarios de por vida
Tenedor de materiales Real diario por su vida y la de sus hijas
Maestro del Ingenio Tres reales diarios de por vida
Ensayador Dos reales diarios por dos años
Fundidor Dos reales diarios de por vida
Tallador Real y medio diario de por vida
Maestro de hacer Real diario de por vida
moneda
Portero Real diario de por vida
Valsaín Guardamayor Tres o cuatro reales diarios de por vida
o 200 ducados anuales de por vida
Conserje Real y medio o dos reales al día de por vida
Valladolid Veedor y contador Tres reales diarios de por vida
Aparejador Tres reales diarios de por vida
Pagador Dos reales diarios de por vida
Tenedor de materiales Dos o cuatro reales diarios de por vida
Oficial de la contaduría Real diario de limosna de por vida
Vidriero y pajarero Dos reales diarios de por vida
Jardinero mayor Real y medio diario de por vida
58
De todos modos, debemos tener en cuenta que al princi- Que a doña Isabel Peinado,
viuda de Juan Martínez de la Higuera,
pio del reinado era necesario prorrogar muchas de las pensio- se le concedieron por sus días y
nes cada dos o tres años, pero a partir de la década de 1640 las también por “los de un hijo tullido de
pies y manos y baldado de la lengua”
concesiones eran ya de por vida e, incluso, fue posible pasar- (agp, ap, Aranjuez, caja 14131).
la a hijos, tal y como sucedió con doña María y doña Claudia 59
agp, Registro 13, f. 105 r.
de Guzmán, hijas del difunto Jorge Manuel, aparejador de las
obras del Alcázar de Toledo, a las cuales el 26 de octubre de 1632
se le hizo merced de dos reales al día por sus vidas, la cual había
tenido su madre Isabel de Villegas hasta su muerte 59. Aún así,
en la mayoría de los casos no se fijaron unos determinados re-
quisitos para adquirir la condición de pensionado y, aunque la
concesión de pensiones debía ser tramitada en primera instan-
Siti reali in Spagna. Madrid e dintorni 92
60
agp, ap, Aranjuez, caja 14131. cia por el Bureo o la Junta de Obras y Bosques, estas dependían
61
Ibid. finalmente de la voluntad del propio monarca, lo cual hacía que
62
agp, ap, Aranjuez, registro 6707. los agraciados reforzaran sus lazos de fidelidad con el mismo.
63
ags, csr, leg. 8-1. Como ya indicamos, los recursos de Aranjuez sirvieron
64
Por su parte, en las Obras en numerosas ocasiones para conceder pensiones a personajes
y Bosques Reales únicamente
sin relación alguna con dicho Sitio Real, caso de doña Antonia
encontramos reservados con los
mismos gajes a un ayuda de aparejador de Marquana y Alviz, hija del secretario Francisco Alviz, a la
como Pedro Pérez y a un pizarrero
como Alonso de Requijada y con la
cual por cédula del 1 de julio de 1625 se le situaron 400 ducados
mitad de los mismos, cuatro reales anuales en Aranjuez por su vida 60. De hecho, en algunos mo-
diarios en lugar de los ocho que tenía,
a un aparejador de carpintería como
mentos el monarca llegó a priorizar el pago de las pensiones a
Antonio de Herrera y Barrionuevo. dichas viudas y personajes sobre la realización de las obras de
65
Como así podemos colegir de acondicionamiento necesarias en el Real Sitio 61, y la práctica
la siguiente cita, sita en ahn, Estado,
leg. 1412, s. f., s. d., “Prebienese que en
continuó en reinados posteriores. Así, Diego García (a quien se
treinta y zinco personas y merzedes dice criaron Felipe IV y doña Mariana de Austria) gozó de un
tiene su Magestad mandado satisfazer
de la consignazión del sitio un
real diario en Aranjuez hasta su muerte en 1695 62. También se
quento cuatrocientos y onze mill llevaría a cabo dicha operación en otros Sitios Reales, como en
setezientos y setenta y zinco maravedís,
y haviéndose representado a su
Valladolid en que se pagaron a doña Isabel de Mercado ración y
Magestad lo que con estas merzedes gajes de médico de cámara de su marido doctor Ruiz 63, aunque
se yba grabando la consignazión en
perjuizio de la paga de los criados
en mucha menor medida.
actuales y de su manutención, fue Por lo que respecta a los reservados, la concesión de di-
servido de resolber por su Real decreto
del año de mill seiszientos y nobenta cha merced dependía de cada Sitio Real, siempre teniendo en
y siete, que está sentado en los libros cuenta las lagunas documentales que tenemos sobre algunos
de los ofizios, no se le consultasen
merzedes de por vida para viudas ni de ellos 64. De los datos extraídos podemos colegir que los re-
hijos de criados que falleziesen, si solo servados tuvieron únicamente relevancia en Aranjuez, Casa de
la grazia de aiudas de costa por una
bez correspondientes al grado y mérito Campo y El Pardo, aunque podemos sobrentender que en el
de criado, como se ha practicado Buen Retiro sería también así si pudiéramos completar la infor-
exactamente por los Alcaides desde la
espedidizión del zitado decreto, y en mación 65.
su obserbanzia se les han librado por Sin duda, fue en Aranjuez dónde los reservados adqui-
su Magestad las aiudas de costa por la
presidenzia de Hazienda, haviéndose rirían mayor notoriedad, percibiendo por sus jubilaciones casi
su Magestad servido de ynobarle en siempre su salario habitual sin necesidad de servir. Éste no solo
algunas personas por recompensa de
créditos contra su Real hazienda, de incluía dinero, si no también una cantidad en especie (caíces o
que han echo retrozesión las partes fanegas de trigo y cebada), pudiendo tener también a la jubila-
en cuia virtud gozan las pensiones;
y respecto de que en las de esta
calidad concurren las zircunstanzias en aumento de la Consignazión 70
Con tres reales y medio
de justizia y en todas las demás la aplicando su ymporte para reparos y ordinarios.
piadosa considerazión de ser dotales manutenzión del Sitio”. 71
y limosnas contemplándose yguales 66 La jubilación podía ser con la
Diego Agudo, que mantuvo su mitad de los gajes o completos, que
para promober repetidos clamores
salario de 25.000 maravedís al año más eran de 30.000 maravedís, 36 fanegas
a su Magestad de la resoluzión
20 fanegas de trigo, tres de cebada y de trigo y 36 de cebada anuales. A final
de reformarlas o suspenderlas
cinco reales al día. del reinado, el salario pasó a ser de
maiormente quando de todas se están
67 40.000 maravedís y un caíz de trigo
debiendo más de treinta meses pareze Pedro de Castro, al cual el 24 de
que con la obserbanzia de lo que su enero de 1643 se le jubiló con 30.000 anuales, teniendo dos reales diarios
Magestad tiene resuelto en el zitado maravedís, 24 fanegas de trigo y 36 de como pensión.
decreto, y extinguiéndose el tiempo, cebada al año sin obligación de servir. 72
Cómo podemos ver en agp, ap,
estas mercedes, pensiones y limosnas 68 Aranjuez, registro 6707. Se explica
Como sucedió con Pedro
quedarían a fabor de su Magestad la evolución urbanística de éste
Martínez de Haro, reservado en 1628 y
los dichos un quento cuatrocientos y lugar durante el siglo XVII en c. díaz
que en 1634 decidió dar 200 ducados
onze mill setezientos y setenta y zinco gallegos, El Real Sitio de Aranjuez,
anuales a su mujer y disfrutar él de
maravedíes” tomada de la “Memoria de ejemplo de urbanismo barroco en España:
otros 200, que pasarían a su hijo
los ofizios acrezentados en el Sitio Real sus calles y plazas, “Reales Sitios”,
homónimo al morir en 1636.
de Buen Retiro desde su creación, con LXXXVII (primer trimestre 1986), pp.
69
notizia de los que estubieron unidos Pedro Vasco, que tenía 27.000 29-36.
y de las plazas de hordinarios que se maravedís de salario y 40 fanegas de
podrán suprimir como fuesen bacando trigo y de cebada cada año.
José Eloy Hortal Muñoz El personal de los Sitios Reales 93
que ir a la casa del veedor para decirle que querían dejar sus
trabajos y muchos lo hicieron, entregando las llaves de sus vi-
viendas. El mal estado de dicho lugar queda patente por el he-
cho de que los guardas llegaban a extorsionar y robar a los que
pasaban por allí 73.
Del mismo modo, el sistema de personal pergeñado du-
rante el reinado de Felipe IV, mostró carencias con la llegada
de Felipe V al trono y el Cardenal Alberoni ya mencionó la
necesidad de mejorarlo en su proyecto de reforma de las Casas
Reales de 1718:
4.
Jusepe Leonardo
Vista del Palacio de Valsaín
s. XVII, Real Monasterio de San Lorenzo de El
Escorial (en Felipe II. Un monarca y su época,
Catálogo de la exposición, Madrid, 1998, p. 211).
EL GREMIO DE LA CAZA
DE VOLATERÍA
EN TIEMPOS DE FELIPE IV
Nella pagina precedente:
1. 2. 3.
Limiti delle aree di caccia intorno al Sito Reale del Topografía Catastral de España. Provincia de Madrid. Topografía Catastral de España. Provincia de Madrid.
Pardo di Madrid; documento di archivio del XVIII Partido Judicial. Colmenar Viejo. Ajuntamento. EL Partido Judicial. Colmenar Viejo. Ajuntamento. EL
secolo. Pardo. Escala 1:20000, a principios del siglo XX. Pardo. Escala 1:2000, a principios del siglo XX.
Madrid, Instituto Geografíco Nacional. Madrid, Instituto Geografíco Nacional.
La volatería era una actividad cinegética que hundía sus
raíces en la presencia árabe en la península Ibérica 1 – si bien,
algunos autores señalan que se introdujo en tiempos de Bea-
triz de Suabia, reina consorte de Castilla y León merced a su
enlace con Fernando III 2 – y que presentaba dos modalidades
distintas. Por un lado, la realizada con aves de vuelo bajo, con-
cretamente con azores, milanos, cernícalos y gavilanes, que era
utilizada para la caza de faisanes, ánsares, perdices, liebres y co-
nejos y, por otro, la practicada con halcones neblí y gerifalte, los
cuales desarrollaban un vuelo más alto y estaban especializados
en animales de mayor porte 3. Este tipo de caza resultaba, por
norma general, mucho menos violenta que la realizada en una
montería, con lo que la corte podía ir acompañada por la reina
1
y su cortejo de damas. Este trabajo se inserta dentro
de las actividades del proyecto de
Su actividad, junto con la montería, como indicó Alfonso investigación La reconfiguración de
X, en su Segunda Partida «ayuda mucho a menguar los pensa- los espacios cortesanos: los Sitios Reales
(HAR 2012-37308-C05-02), financiado
mientos, et la saña, lo que es más menester a rey, que a otro por el mineco y que dirijo.
home; et sin todo aquesto da salud, ca el trabajo que en ella 2
f. vire, La Fauconnerie dans l’Islam
toma, si es con mesura, faze comer et dormir bien, que es la médieval (d’après les manuscrits arabes du
VIII éme an XIV éme siècle), en La Chasse
mayor parte de la vida del home; et el placer que en ella recibe au Moyen Age, Niza, 1980, pp. 189-197.
es otrosi grant alegria como apoderarse de las aves et de las Así como, f. de paula cañas galvez,
La cámara de Juan II : vida privada,
bestias bravas, et fazerles que le obedezcan et le sirvan (...)» 4. ceremonia y lujo en la corte de Castilla
Además, como señaló el humanista italiano Francesco Matazza- a mediados del siglo XV, en a. gambra
gutierrez y f. labrador arroyo (coords.),
ro, a comienzos del siglo XVI, el ejercicio de esta actividad ma- Evolución y estructura de la Casa Real de
nifiesta la riqueza de las personas, pues «la magnificencia de un Castilla, Madrid, 2010, I, pp. 132-136.
3
gran señor ha de verse también en sus caballos, en sus perros, j. torres fontes, El halconero
y los halcones de Juan II de Castilla,
en sus halcones y demás aves, como en sus bufones, sus músicos Murgetana, 15, (1961), pp. 9-20.
y en los animales extraños que posee» 5. 4
Partida Segunda de Alfonso X el
En este sentido, la caza, en sus dos modalidades: volatería Sabio, Granada, 1991, tít. 5, ley 20, pp.
30-40.
y montería, como ha señalado el profesor Rivero Rodríguez, 5
Cit. por j. burkhardt, La cultura
del Renacimiento en Italia, Barcelona,
1971, p. 216.
Siti reali in Spagna. Madrid e dintorni 100
2. tenía propósitos políticos y de representación, ya que era un
Luoghi di caccia e scorcio del bosco intorno al Sito
Reale del Pardo di Madrid. espacio de encuentro entre el monarca y los miembros más emi-
nentes de la sociedad cortesana y una actividad emblemática y
prestigiosa desde un punto de vista social. Durante la actividad
cinegética se mostraba la jerarquía del poder, la capa superior
de la sociedad se reconocía y se relacionaba y el soberano y los
nobles formaban un único cuerpo, siguiendo un orden interio-
6
Al respecto, m. rivero rodríguez, rizado de prelación y jerarquía, con el objetivo de obtener la an-
“Caza, monarquía y cultura cortesana”, siada pieza, por lo que estar al lado del monarca conllevaba un
en j. martínez millán y s. fernández
conti (dirs.), La Monarquía de Felipe II: importante poder 6. Además, como escribió Martínez de Espinar
la casa del rey, Madrid 2005, vol. I, pp. era la “escuela perfecta de milicia” 7.
350-377.
7 En Castilla los oficiales de la casa real encargados de este
Arte de Ballestería y Montería,
Madrid, 1976, p. 6. tipo de caza, tan importante desde la época medieval, estaban
8
Sobre esta Casa puede verse, a. englobados en el gremio de la caza de la volatería, que era una de
gambra gutiérrez y f. labrador arroyo las secciones que constituía la Casa de Castilla, en donde tam-
(coords.), Evolución y estructura de la
Casa Real de Castilla, Madrid, 2010, 2 bién estaban englobados los oficiales del gremio de la montería 8.
vols y j. salazar y acha, La casa del
rey de Castilla y León en la Edad Media,
Madrid, 2000.
9
Para reinados anteriores deben i.
verse josé martínez millán (dir.), La
corte de Carlos V, Madrid, 2000, vols. I
y II; j. martínez millán y s. fernández El gremio de la volatería lo constituían en tiempos de Feli-
conti (dirs.), La Monarquía de Felipe
II: la casa del rey, Madrid 2005, vol. I,
pe IV un cazador mayor. Como se señalaba en sus instrucciones
9
pp. 350-429; j. martínez millán y m.a. intervenía en los nombramientos de los oficiales, proponiendo
visceglia (dirs.), La Monarquía de Felipe
III: la casa del rey, Madrid, 2008, vol. I,
al monarca una terna de 3 candidatos, aunque en algunos ca-
pp. 811-885. sos él era el encargado de realizar dichos nombramientos, como
Félix Labrador Arroyo El gremio de la caza de volatería en tiempos de Felipe IV 101
iii.
iv.
más que lo son los catalanes». El 15 de mayo de 1668 los dos lu-
gares declaraban que nunca se les repartió cargas como ocurría
en otros lugares 48.
Este acuerdo fue refrendado por la reina Juana, por cédu-
la hecha en Santa María del Campo de 7 de octubre de 1507, por
Carlos V, el 29 de marzo de 1519 y 31 de enero de 1536, por Felipe
II, el 3 de febrero de 1562, por Felipe III el 19 de marzo de 1600 y
por Felipe IV el 29 de octubre de 1621. (cuando la corte estaba en
Aranjuez este gremio se aposentaba en la villa de Seseña). Ahora
bien, a pesar de todo, los conflictos entre estos lugares de Cara-
banchel y los oficiales de la volatería, como hemos visto, fueron
constantes; motivados, sin duda, por el intento de estos sitios en
hacer contribuir a los oficiales de la caza en los impuestos de
la corona y los concejiles, pues consideraban que los oficiales
menores del gremio debían de contribuir, pues no tenían las
calidades de los halconeros, asimismo, señalaban que muchos
oficiales del gremio eran campesinos ricos del lugar que no ejer-
cían el cargo pero que al tener este título no pechaban, con el
lógico perjuicio para las arcas municipales – la misma disputa se
estableció en el periodo analizado entre el gremio de la caza de
Montería y el lugar de Fuencarral donde residían –.
En estos conflictos, los cazadores mayores amenazaban
con llevar el alojamiento a otros lugares próximos a Madrid;
si bien, nunca se estuvo más cerca como a comienzos de 1651
cuando el Condestable remitió una consulta a la Junta de Obras,
y Bosques en donde éste señalaba la posibilidad de cambiar el
alojamiento desde los Carabancheles a Vallecas, pues había una
persecución por parte de las justicias locales hacía los oficiales
del gremio, a los cuales no se les respetaban sus privilegios. El
Condestable señalaba que desde que entró en el cargo siempre
ha tenido conocimiento de este deseo de cambio y de que la
villa de Vallecas estaba deseosa de recibir a este gremio ya que
como señala: «porque ha uisto la estrema riqueza a que an lle-
gado con el alojamiento de la caça los Caramancheles siendo
libres por previlexio de los señores reyes de Castilla de muchas
contribuciones, mucho más que lo son los catalanes». La Junta,
el 22 de enero, señaló al monarca que no se debía de cambiar
algo que llevaba más de 150 años y que a un pueblo tan gran-
de como Vallecas no sería bueno darle los privilegios que tenía
Carabanchel 49. La villa de Vallecas llegó incluso a ofrecer que
el aposento sería en el propio Madrid, proponiendo la calle de
la Paloma, la zona de Lavapíes o la puerta de Fuencarral – otros
lugares interesados fueron Villaverde y Gétafe – y los cazadores
48 a pesar de que muchos de ellos eran vecinos de los Carabanche-
ahn. Nobleza, Frías, c. 593, doc. 10.
49 les y tenían propiedades estaban dispuestos a perder todo con
El monarca respondió el 6 de
febrero que aceptaba lo señalado por
la Junta. ags. csr, leg. 312, fols. 5, 9. El
monarca pidió que se volviese a ver el
10 de marzo. Ibídem, fol. 6.
Félix Labrador Arroyo El gremio de la caza de volatería en tiempos de Felipe IV 113
3.
ˇ (des.), de N. Gonzales (lit.), Plano del Real
P. Penas
Sitio del Pardo y Viñuélas..., segunda mitad de XIX
siglo. Madrid, Junta General de Estadística.
Siti reali in Spagna. Madrid e dintorni 114
v.
3
Las únicas alusiones al mismo Dentro de la red de Reales Sitios que rodean la ciudad
pueden encontrarse en Muro, 2007, y
se basan en un informe elaborado en de Madrid, el de San Ildefonso ocupa un lugar especial. Es el
1869 por Víctor Balaguer, responsable más alejado de la capital, el único situado fuera de la provincia
por entonces de la Dirección General
de Estadística (ver Dirección General de Madrid, el más boscoso y el de relieve más accidentado. Es,
de Estadística, 1870, p. 106). Sobre además, el sitio real por antonomasia del primer rey Borbón,
la labor cartográfica de la Junta de
Estadística en la provincia de Madrid Felipe V (1683-1746), dinastía que se instala en el trono español
puede consultarse muro, nadal y a la muerte sin descendencia del último rey Habsburgo, Carlos
urteaga, 1996; camarero bullón, 2011;
y marín perellón y camarero bullón
(eds.), 2011, obras todas ellas recogidas
en el apartado de bibliografía incluido
en este trabajo.
L. Urteaga, C. Camarero, Planos del siglo XIX para un Real Sitio del siglo XVIII 123
3.
Situado en la vertiente norte de la Sierra de
Guadarrama, San Ildefonso disfruta de un estío
fresco y agradable, con una temperatura media en
los meses de verano de en torno a 20 ºC.
Fernando de Brambilla, Vista general del Real Sitio,
tomada desde el camino que va a la casa de Vacas.
La granja de San Ildefonso. 1821 (fragmento).
Siti reali in Spagna. Madrid e dintorni 126
4.
Fernando de Brambilla, Vista del estanque, llamado
“el mar”, tomada al norte mirando al mediodía. La
granja de San Ildefonso, 1821 (fragmento).
Aunque además servía como estanque de recreo,
era primordialmente el depósito de agua para las
fuentes, (fragmento).
5.
“El Mar” era y es el estanque general que almacena
el agua para abastecer las fuentes del Real Sitio.
Desde él se alimentaban otros, intermedios entre
el general y las fuentes, que servían para regular la
presión. En algunos casos (los chorros mayores),
las tuberías van directamente del Mar a los
surtidores (foto: autores).
7.
Vista del palacio desde lo alto del eje de la Cascada
Nueva. El diseño del jardín, obra del arquitecto René
Carlier, tenía como referente el palacio francés de
Marly y debió adaptarse a la topografía el terreno
(foto: autores).
Una diferencia de tan sólo 11,7 m, que en parte puede ser debida
a que el punto de partida de las observaciones de Olegario Ál-
varez quizás no coincidiese exactamente con el emplazamiento
de la placa fijada por el Instituto Geográfico.
Adolfo de Motta y Camilo Soto Muñiz se encargaron del
emplazamiento de la base. Eligieron para ello un terreno relati-
vamente llano, situado en Hontoria (término municipal de Se-
govia), desde donde era visible el vértice geodésico de Cabeza
de Hierro, situado en la crestería de la Cuerda Larga, que tiene
una altitud de 2.381 m. Cabeza de Hierro es uno de los vértices
de primer orden de la cadena del meridiano de Madrid, y por
entonces era uno de los puntos mejor determinados de toda la
sierra de Guadarrama. El vértice se había reconocido por prime-
ra vez en 1854, y en 1858 se construyó una señal de mampostería
de 3,60 m de diámetro y 6,5 m de altura. En agosto de 1860 se
reconstruyó el pilar, y se hizo estación para observar la cadena
del meridiano de Madrid. Posteriormente, en julio de 1864, se
estacionó en el vértice de nuevo para el cuadrilátero de Vallado-
lid de la red geodésica de primer orden 27.
Adolfo de Motta eligió una base corta, de 419 m, situada
27
Reseña del vértice de Cabeza de en dirección N a S, de modo que una perpendicular levanta-
Hierro. Meridiano de Madrid, ign, Archivo
geodésico. Mecanografiado, 3 pp.
da en su punto medio pasase aproximadamente por Cabeza de
28
Nivelación trigonométrica entre
Hierro, formando el lado de la base con el citado vértice un
Cabeza de Hierro y dos puntos de los triángulo casi isósceles 28. En la observación de la base tomaron
alrededores de Segovia. Adolfo de Motta.
San Ildefonso, 17 de agosto de 1868.
parte el propio Adolfo de Motta y los geómetras Olegario Ál-
Ms., ign, at, San Ildefonso, Caja 1. varez Esteve y Camilo Soto Muñiz, que repitieron de modo in-
L. Urteaga, C. Camarero, Planos del siglo XIX para un Real Sitio del siglo XVIII 135
dejando una señal en el dintel de una de las puertas del palacio. 19.
Parcelario urbano. Topografía Catastral de España.
La planimetría a escala 1:500 se hizo levantando el plano de la Ayuntamiento de San Ildefonso. Parcelario urbano.
Hoja 4 E. Escala 1:500. Ms. hoja de 70 x 60 cm, sin
parte cubierta y descubierta de cada parcela. En el caso del Pa- fechar. La suma de estas hojas da como resultado
lacio y la Casa de Oficios se detallaron los planos de las plantas el mosaico que reproducimos en este trabajo.
20.
Mosaico formado por las hojas del Parcelario
urbano de San Ildefonso, dibujadas por la Junta
General de Estadística. Superficie total dibujada:
9,36 metros cuadrados. (Elaboración propia a
partir de los fondos del IGN. Realización técnica del
mosaico, Esteban Escolano).
L. Urteaga, C. Camarero, Planos del siglo XIX para un Real Sitio del siglo XVIII 143
21.
Plano director del Real Bosque de Riofrío. Escala
1:1.000 (70 x 60 cm) (IGN, AT, Riofrío, Caja 1).
5. A modo de conclusión
bibliografía
EL ALCÁZAR DE MADRID
EN EL SIGLO XVIII
REFORMAS PARA
ADECUARLO A LA CORTE
DE LOS BORBONES
1.
Vista del Palacio Real de Madrid.
(foto di P. Rossi)
El Alcázar de Madrid, edificación desaparecida en 1734, 1
Carta enviada 1 de febrero de 1703
tuvo una larga vida desde su fundación por los árabes en el en luis xiv, Memorias sobre el arte de
gobernar. Buenos Aires 1947, p. 128.
siglo XIV. Sus transformaciones han sido muy documentadas
desde su origen como alcazaba árabe, su conversión en viejo
caserón medieval hasta cuando se convirtió en la sede de la di-
nastía de los Habsburgo. Es abundante la documentación y los
estudios durante los siglos XVI y XVII, siglos de oro de la cul-
tura española. En cambio en el siglo XVIII, con la llegada de los
borbones a la corona española, parece que el Alcázar sufrió el
mismo abandono que la dinastía Habsburgo, acrecentado por
la desgracia de su desaparición en 1734 y la correspondiente
demolición y levantamiento de un nuevo palacio. El Alcázar no
parecía un edifico cercano al nuevo rey, tal y cómo se puede
entender de la recomendación que Luis XIV hace a su nieto al
hacerse cargo de la corona de España:
2
Para estos proyectos de Robert La fundación del palacio árabe en Madrid se sitúa en-
De Cotte, Primer Arquitecto del Luis tre los años 850 y 886, durante el reinado del emir cordobés
XIV, ver a. bonet correa, Fiesta, poder
y arquitectura aproximación al barroco Muhammad I 3, estableciendose en un conjunto rocoso con la
español, Madrid, 1990. misión de cortar el paso a las tropas castellanas en su camino
3
j.m. barbeito, El Alcázar de Madrid, hacia Toledo 4.
Madrid, coam (1992). Lo sitúa entre
el 850 y el 886, v. gerard, De castillo El Alcázar estaría rodeado de una ciudadela o almuday-
a palacio: el Alcázar de Madrid en el na, donde vivían los guerreros, y que serviría para acoger a la
siglo XVI, Bilbao, Xarait(1984), precisa
más localizándolo en el 875; juliá s., población civil en los conflictos armados, además alojaría una
ringrose d. & segura c., Madrid Historia medina. La población civil estaría formada por los pobladores
de una capital, Madrid, Alianza Editorial
& Fundación Caja de Madrid (1977). Lo originales del asentamiento más los vecinos que posteriormen-
fija en el 873. te al establecimiento de la fortaleza se trasladarían a ella bus-
4
Existe otra teoría sobre el cando protección y con la intención de cubrir las necesidades
asentamiento en Madrid citada por
julia et al, op.cit., p. 22. donde según de abastecimiento de la población militar.
explica Ibn Hayyan en el Muqtabis
Existen pocas alusiones a la ciudad por parte de los cro-
III la fortaleza de Mageritah fue
construida por Mundhir ibn Huray nistas árabes de la época, lo que hace pensar en que no sería
ibn Habil, miembro de la familia
una gran urbe, seguramente ensombrecida por la cercana Tole-
Marca Media que actuaban con
independencia de Córdoba, y que do. Sólo existe una crónica de Al-Himyari quien considera a «su
mantenían buena relación con los
cristianos del norte, a los que unían
castillo como una de las mejores construcciones defensivas de
fuerte vínculos de origen étnico. Al-Andalus ».
Según el Muqtabis III la creación
del asentamiento de Madrid buscaba
La conquista de la ciudad por los reyes cristianos fue en
crear un aliado que colaborara con 1085, cuando el monarca castellano Alfonso VI pactó secreta-
Toledo en la rebeldía hacía Córdoba,
centro de poder. Según esta versión
mente la rendición de Toledo con Alcadir a cambio de la ayuda
habría sido rebelde frente al poder para conquistar el reino taifa de Valencia, hecho este que se pro-
andalusí y sólo habría alcanzado el
rango de ciudad con Abderraman III.
dujo al año siguiente en 1086. Esta conquista pacífica permitió
Existiría una tercera teoría que sería que no se destruyeran las edificaciones y que la mayoría de los
la conjunción de las dos anteriores
otorgando a la primera el asentamiento
vecinos se quedaran viviendo en la ciudad adecuando sus usos
militar y a la segunda años después el y costumbres a los nuevos moradores.
asentamiento civil y su desarrollo.
5
A partir de la conquista de la ciudad, el Alcázar conserva-
Ver saintenoy, pau “Les Arts et
les artistes a la cour de Bruxelles” en
ba el aspecto de castillo poderoso aunque sin demasiada tras-
Academie royale de Belguique, Classe de cendencia en el reino castellano, hasta que los reyes Trastám-
Beaux Arts, Memories, 1934.
6
ara empezaron a ocuparlo y empezaron a realizar las primeras
Esta cita es posterior a 1383
cuando Don León V rey de Armenia transformaciones del edificio.
vino a España a dar gracias al rey de Los primeros reyes cristianos que empezaron a vivir en él
Castilla, Juan I y este le hizo señor de
Madrid (1383-1391), siendo gobernador fueron Pedro I y Enrique III que en el siglo XIV, iniciaron algu-
de la ciudad durante dos años, y al que nas reformas con el fin de hacerlo más confortable y adecuarlo al
se le atribuye la construcción de las
mencionadas torres. estilo de la corte castellana. Con ello la fortaleza fue perdiendo
7
En 1388, en virtud del tratado
de Bayona, Enrique III se casó en la
Catedral de San Antolín de Palencia
Enrique Castaño Perea El Alcázar de Madrid en el siglo XVIII 151
su carácter militar para ir introduciendo elementos palaciegos, con Catalina de Lancáster y fue en el
Alcázar de Madrid donde se hicieron
tal como dicen las crónicas del siglo XIV 5 « el Alcázar en forma las celebraciones.
de palacio, levantando algunas torres que le hermoseasen » 6. El 8
El 10 de marzo de 1419
asentamiento va tomando protagonismo en los reinos de Casti- está documentada una de estas
convocatorias de Cortes a realizar en el
lla por su proximidad con la sierra de Guadarrama, y en especial Alcázar de Madrid.
al Monte del Pardo, por su gran valor cinegético, que atraía a 9
r. mesonero romanos, El Antiguo
los monarcas de la familia Trastámara. Por ello, lo fueron incor- Madrid, 1997(1 ed. 1861). Narra
como Juan II recibió en 1434 a los
porando entre sus sedes favoritas, hasta el punto que Enrique embajadores del Rey de Francia en la
III en 1388 decidió celebrar en el Alcázar los esponsales con su impresionante Sala Rica bajo un dosel
de brocado carmesí acompañado de un
prima Catalina de Inglaterra 7. Años después el mismo Enrique león manso a sus pies.
III tuvo que restaurarlo después de que el edificio sufriera un 10
Cfr. gerard, op. cit., p. 17;
importante incendio. En 1455, Enrique IV también celebró en el bottineau y., Philip V and the Alcazar
at Madrid, Burlington Magazine, tomo,
Alcázar su boda con Juana de Portugal y en el mismo edificio en XCVIII, 1956 pp 68-74. Esta referencia
1462 nació su única hija Juana la Beltraneja. Ya siendo frecuente de terremoto se puede referir al
terremoto de 1466 en Carmona de
en este siglo XV, que en las salas del palacio se reunieran las Magnitud desconocida e intensidad VIII,
Cortes de Castilla y del Concejo 8. o quizás al acaecido en Sevilla en 1464
de Magnitud (6’5). Intensidad IX-X.
Las primeras reformas documentadas del interior del Al- 11
Citado por ruiz tarazona a.,
cázar las realizó Juan II en 1434. La estructura de la edificación (1994) La música en el Alcázar de Madrid
siguió siendo de planta cuadrada con el patio en el centro, pero en “El Real Alcázar de Madrid. Dos
siglos de arquitectura y coleccionismo
se situó una capilla de nave única en la mitad sur del ala este. en la corte de los Reyes de España”.
Además de la Capilla se adecentó la Sala Rica, restaurando la de- Catálogo de exposición. Madrid. pp.353
corredor situado tras el altar entre la escalera y la capilla. Dejan- entre ellos, ya que el anciano maestro
de obras, veía con preocupación la
do, por tanto, la escalera sin deambulatorio lo que obligaba para demolición de los gruesos muros
pasar del corredor de un patio al otro a bajar a la primera mese- heredados de la alcazaba musulmana,
frente al espíritu más innovador del
ta para luego subir a la opuesta. pintor. Ver a. bonet correa, (1960)
La cúpula descansaría sobre arcos torales, los dos latera- Velázquez, arquitecto y decorador, Archivo
español del Arte 1960, pp 215-249.
les embebidos en las paredes, apoyados en pilastras con mol- 25
a. palomino, Museo pictórico y
duras doradas. En las paredes, de la nave entre el presbiterio y escala óptica, Madrid, 1947 (1º ed. 1797).
el cancel, se harían bajo la cornisa cuatro marcos de talla, dos 26
En 1697 estaba realizando los
en cada pared, orlados con ocho tarjetas, para enmarcar unos frescos del Salón de Baile {Casón} del
Palacio del Buen Retiro. Y durante
lienzos expresamente encargados a Luca Giordano al igual que los diez años que estuvo en la corte
la cúpula donde pintó la historia de Salomón, y en las pechinas de Madrid realizó los frescos de la
sacristía de la catedral de Toledo y
se representarían unas figuras alegóricas sobre la Ley Divina. otras intervenciones en El Escorial.
Palomino narra en relación a la obra de la cúpula 25: 27
Maria Jesús Muñoz González
hace una descripción exhaustiva sobre
los avatares de dicho altar desde que
«Con la fábrica de su célebre templo (lo qual espresó con se diseñó para el Convento de las
singular gracia y primor) trabajando allí operarios, maniobras Dominicas de Loeches por encargo
del Marqués de Carpio y se empezó
con gran propiedad, y la fábrica como, que está a medio hacer» a construir en Nápoles con Pórfido
y bronce. A la muerte del marqués
cuando todavía no se había acabado el
Luca Giordano fue traído por Carlos II en 1692, dada su Altar, se organiza el inventario de los
fama obtenida como pintor al fresco, para que decorara con esa bienes y la testamentaría para cubrir
las deudas del Marqués , después de
técnica los interiores de diversas bóvedas de edificios de la cor- diversas vicisitudes el Altar junto con
otros ornamentos se adjudican al rey,
te de Madrid, El Escorial y Toledo 26.
para la Capilla del Alcázar de Madrid.
La ampliación motivada por la instalación de la cúpula m.j. muñoz gonzález, La Capilla del Real
Alcázar de Madrid y un altar de pórfido,
se aprovechó para colocar un nuevo retablo de Pórfido en el
en Reales Sitios nº 164, Madrid 2005,
altar mayor, retirando el cuadro de Rafael que había presidido pp. 50-69.
28
la capilla los últimos años. Al retablo de Pórfido 27 se le reservó barbeito, op. Cit., p. 199.
el espacio central de la capilla, que se estaba transformando
con una decoración a la italiana, Luca Giordano además de la
cúpula realiza algunos oleos para la parte baja de la cornisa. Re-
alizando dos de ellos antes de retornar a Italia y terminando el
resto después de su regreso en 1703 junto a su discípulo Solime-
na. Todas estas obras acabadas a principios del siglo XVIII.
Durante los años 1690 también se acometieron reformas
de reordenamiento de las dependencias y de los terrados.
Felipe V y el Alcázar
5.
Pallota. F. 1704. Aspecto del palacio quando el 4
de Marzo Felipe V salió a la campaña de Portugal.
Ayuntamiento de Madrid. Museo de Historia.
Enrique Castaño Perea El Alcázar de Madrid en el siglo XVIII 157
52
Plano de Antoine Du Verger 1711.
Para seguir conociendo la transformación del Alcázar en-
Archivo: Bibliothèque Nationale de tre 1709-1714 podemos basarnos en el plano y en las secciones
Paris, signatura Vb 147, leyenda Hd
135b Descripción: Plano de la planta
realizadas por Antoine Du Verger fechadas en 1711.
principal orientada sur Fecha: 1711 Antoine du Verger era un diplomático francés aficionado
Técnica: Tinta sobre papel Firma: no
tiene Escala: no tiene Publicación:
a la pintura y a la arquitectura, y parece que bastante competen-
En 1955 Yves Bottineau publica este te en ambas artes, como demuestra que en 1705 realizó un retra-
plano de la planta principal del
Alcázar aunque atribuyéndoselo a
to de Felipe V y Maria Luisa de Saboya, seguramente motivado
René Carlier, (que llego a Madrid en por su origen francés y el rechazo que todavía en esa época los
1712) En un estudio posterior de 1976
Yves Bottineau rectifica y lo atribuye monarcas tenían hacia los pintores españoles. Y parece ser que
definitivamente a Antoine de Verger la misma desconfianza hacia los arquitectos, llevó el marqués
datándolo en 1711.
53
de Bonnac, embajador francés de Luis XIV, a encargarle a este
Ver la correspondencia cruzada
entre Madame de Ursinos y los arquitecto aficionado la realización de este plano y las secciones
monarcas españoles y franceses donde que le acompañaban, con intención de enviarlo a Francia para
alaban los cabios realizados y la “buena
apariencia en vez de los pequeños y mostrar al Rey francés los cambios y avances conseguidos en
espantosos pasadizos que antes había” el palacio 53 y para que el primer arquitecto Robert De Cotte
Mme. de Ursinos a Mme. de Martinon
28 de noviembre de 1711 en bottineau, pudiera sugerir nuevas intervenciones en el palacio 54.
op. cit., p. 303. En octubre de 1711 se decidió enviar al diplomático a la
54
Finalmente estos planos corte para revisar las obras del Buen Retiro y comprobar la con-
quedaron conservados en el gabinete
de estampas del arquitecto francés, fortabilidad y el embellecimiento de los Sitios Reales. El 2 de
conservándose en ese archivo en la noviembre el embajador tras su visita al Alcazar le indica al Mo-
Biblioteca Nacional de Paris.
55 narca que le enviara unos planos del Alcázar con explicación
Ver y. bottineau, El Arte.., op.cit,
pp. 314-315. En este mismo libro se de las obras que se están haciendo. Dichos planos se realizaron
recogen en la página 692-693 las en noviembre de 1711 y fueron enviados el 29 de diciembre 55.
explications completas de A. De
Verger al plano y a las secciones. Ver
también y.botiineau, Antoine du Verger
et L’Alcazar de Madrid, en “Gazzete de
Beaux Arts”, 1976, pp.178-180.
Enrique Castaño Perea El Alcázar de Madrid en el siglo XVIII 165
Torino e dintorni
ANDREA MERLOTTI
LA CORTE SABAUDA
FRA SEICENTO E SETTECENTO
1.
La Cappella palatina (detta poi di Sant’Uberto) della
Reggia di Venaria, particolare della volta.
politica e società alla corte dei Savoia una sorta di clone di quella francese, in realtà in essa conviveva-
in età moderna, a cura di P. Bianchi e
A. Merlotti, Torino, Zamorani, 2010; no tradizioni differenti. Per comprenderne i caratteri fondanti,
in La caccia nello Stato sabaudo, t. I, comunque, va considerato anche il ruolo che, nei secoli prece-
Caccia e cultura, a cura di P. Bianchi
e P. Passerin d’Entréves, Torino, denti, era stato esercitato dai Savoia nel teatro della penisola
Zamorani, 2010 e in La festa teatrale nel italiana, originario fulcro della diffusione della cultura curiale 4.
Settecento. Dalla corte di Vienna alle corti
d’Italia, atti del convegno (Reggia di Fra Quattro e Cinquecento il Ducato di Savoia si era configura-
Venaria, 13 novembre 2009), a cura di A. to, infatti, in modo alquanto lontano dai paradigmi italiani, pur
Colturato e A. Merlotti, Lucca, lim, 2011
nonché La reggia di Venaria e i Savoia. non mancando certo in esso contatti con gli Stati della peni-
Arti, magnificenza e storia di una corte sola, attraverso la rete degli uomini che frequentavano la corte
europea, catalogo della mostra (Reggia
di Venaria, 12 ottobre 2007 – 30 marzo savoiarda. Urbino, Firenze, Mantova, Ferrara avevano offerto la
2008), a cura di E. Castelnuovo e altri, sintesi più riuscita di sistemi di governo conquistati con la forza,
Torino, Allemandi, 2007, 2 voll., e Feste
barocche. Cerimonie e spettacoli alla l’astuzia e il potere del denaro, creando apparati tanto ricchi
corte dei Savoia tra Cinque e Settecento, culturalmente quanto spesso gonfiati artificiosamente. Un caso
a cura di C. Arnaldi di Balme, F.
Varallo, catalogo della mostra (Torino, a sé era rappresentato da Roma, centro ecumenico della cri-
Palazzo Madama), Cinisello Balsamo, stianità e insieme capitale di uno Stato temporale ben radicato
Silvana, 2009. Mi sia permesso, inoltre,
rinviare anche ad a. merlotti, Una negli equilibri della penisola. Ancora differente la situazione a
corte itinerante. Tempi e luoghi della corte Chambéry e poi a Torino, le sedi della corte scelte in progres-
sabauda da Vittorio Amedeo II a Carlo
Alberto (1713-1831), in Architettura e città sione di tempo dai Savoia: città poste in posizioni geografiche
negli Stati sabaudi, a cura di E. Piccoli
e F. De Pieri, Macerata, Quodlibet, 2012,
pp. 59-83.
Andrea Merlotti La corte sabauda fra Seicento e Settecento 177
3.
Il complesso seicentesco della Reggia di Diana
visto dal Parco Basso.
Andrea Merlotti La corte sabauda fra Seicento e Settecento 179
Gli anni Trenta del Seicento furono un momento di svol- rango in età moderna, in L’affermarsi
della corte sabauda, cit., pp. 435-479;
ta, protagonista della quale fu Cristina di Borbone (1606-1663), t. osborne, The surrogate war between
la figlia di Enrico IV che nel 1620 aveva sposato il principe di the Savoys and the Medici: sovereignty
and precedence in early modern Italy,
Piemonte Vittorio Amedeo (1587-1637). Dal suo arrivo essa ave- «International History Review», 29,
va creato attorno a sé una corte francese che contrastava sin 2007, pp. 1-21; m.a.visceglia, Il Papato
nella contesa dei Savoia per il titolo
dalla foggia dei vestiti e dai gusti artistici con lo stile spagnolo, regio, in Casa Savoia e curia romana,
che imperava in Piemonte da oltre un sessantennio. Il Palazzo atti del convegno (Reggia di Venaria
– Università La Sapienza, 20–22
del Valentino divenne la sua sede principale e tale rimase an- settembre 2011), a cura di J.F.Chauvard,
che dopo che nel 1630 divenne duchessa, in seguito alla morte A. Merlotti, M.A.Visceglia, Roma, Ecole
francaise de Rome, in corso di stampa.
improvvisa del suocero. Nel 1634 Cristina convinse il marito ad 12
Cfr. r. oresko, The House of
assumere il titolo regio, fondandolo sulle pretese che i Savo- Savoy in search of a royal crown in
ia avanzavano su Cipro (dove avevano regnato, pur brevemente, the seventeenth century, in Royal and
Republican Sovereignty in Early Modern
nel Quattrocento) 12. La corte adottò allora un nuovo stile, più Europe, a cura di R. Oresko, G.C. Gibbs,
adatto al rango regale, prendendo a modello la corte di Luigi H.M. Scott, Cambridge, Cambridge
University Press, 1997, pp. 272-350.
XIII, fratello della duchessa. In questo processo centrale fu la
vittoria di Cristina nella guerra civile (1638-42) che la vide con-
trapposta al cardinal Maurizio ed al principe Tomaso di Cari-
gnano, suoi cognati, filospagnoli. Se dal punto di vista politico
lo Stato sabaudo divenne allora un satellite della Francia di Lui-
gi XIV, sul terreno curiale la reggente diede alla corte ducale un
tono assolutamente francese, abolendo quasi tutte le vestigia di
cerimonie imperiali e spagnole. Il salone centrale del Castello
del Valentino fu dedicato al tema delle relazioni dinastiche fra
Capetingi e Savoia, di cui il matrimonio di Cristina era solo l’ul-
timo episodio. Non è un caso, quindi, che quando un ventennio
più tardi il figlio Carlo Emanuele II cercò di assumere il potere
(che Cristina continuava a tenere strettamente) egli volle che il
salone centrale di Palazzo Reale, allora in costruzione, raccon- 4.
tasse le origini sassoni della dinastia. Nello stesso tempo, il duca Il complesso della Reggia di Venaria nel Settecento,
dopo gli interventi di Michelangelo Garove, Filippo
affidò ad Amedeo di Castellamonte la costruzione della Reg- Juvarra e Benedetto Alfieri, vista dal Gran Parterre
Juvarriano. Si notino i due padiglioni garoviani, fra
gia di Venaria, esaltazione insieme sia del suo potere sovrano cui è compresa la Galleria grande di Juvarra. Sulla
destra sono visibili la Cappella Palatina (detta poi di
Sant’Uberto) ed il complesso della Scuderia grande
e della Citroniera juvarriana, unite al padiglione
garoviano di ponente dal sistema delle gallerie
alfieriane.
Siti reali in Italia. Torino e dintorni 180
5.
La Galleria grande della Reggia di Venaria (1718),
realizzata su progetto di Filippo Juvarra.
8.
Il Rondo di Benedetto Alfieri (1751) con le statue
delle Quattro Stagioni opera di Simone Martinez
(1741-52).
PAOLO CORNAGLIA
LA “CORONA DI DELIZIE”
DEI DUCHI DI SAVOIA E
IL NUOVO SISTEMA DI RESIDENZE
DEL REGNO DI SARDEGNA
NEL SETTECENTO
1.
Anonimo, Carta delle Cacce, s.d. ma 1765 circa Madama Reale, Villa della Regina), dinastiche
(Archivio di Stato di Torino, Carte topografiche (Moncalieri, Rivoli), di caccia (Venaria Reale,
e disegni, Carte Topografiche Segrete, 15 A VI Stupinigi).
rosso), dettaglio. Il territorio raffigurato nel rilievo
topografico include la maggior parte delle residenze,
ovvero quelle fluviali (Valentino, Mirafiori, con
l’eccezione del Regio Parco), collinari (Vigna di
Con l’elezione di Torino a capitale del ducato nel 1563, 1
Sul tema delle residenze della
Emanuele Filiberto avvia un processo che, integrato e arricchi- corte di Torino si vedano : v. comoli,
Torino, Roma-Bari, Laterza, 1983,
to nel tempo, costituisce un vero e proprio ‘Dna’ per Torino e il g. gritella, Juvarra. L’architettura,
Modena, Panini, 1990, c. roggero
suo territorio. I progetti del duca si rivelano realmente fondati-
bardelli, m.g. vinardi, v. defabiani,
vi per molti aspetti che caratterizzeranno in futuro la capitale 1. Ville Sabaude, Milano, Rusconi 1990,
p. cornaglia, 1563-1798 Tre secoli di
Si tratta di scelte in alcuni casi dal profilo evidente e concre-
architettura di corte, in Venaria Reale e i
to, come la costruzione della cittadella, o di scelte localizzative Savoia, catalogo della mostra (Venaria
Reale, ottobre 2007 – marzo 2008), a
strategiche, come quella della sede ducale. Importantissima è la cura di Enrico Castelnuovo et alii,
politica fondiaria legata alla progressiva costruzione di un siste- Torino, Allemandi, 2007, pp. 117-184, Le
residenze sabaude, a cura di C. Roggero
ma di residenze intorno a Torino. Non solo, quindi, interventi e e A. Vanelli, Torino, Allemandi, 2009,
progetti per un singolo edificio ma un progetto complessivo di Michelangelo Garove. 1648-1713, un
architetto per Vittorio Amedeo II, a cura
“corona di delizie”, in primo luogo basato su di una accorta po- di P. Cornaglia, Roma, Campisano,
litica di acquisizione di edifici esistenti e soprattutto di terreni. 2010, Benedetto Alfieri. 1699-1767,
architetto di Carlo Emanuele III, a cura
Si pongono così le basi per un processo che vedrà il suo apo- di P. Cornaglia, E. Kieven, C. Roggero,
geo nel corso del XVII e del XVIII secolo, ma che non sarebbe Roma, Campisano, 2012; Filippo Juvarra
1678-1736, architetto dei Savoia, atti
giunto a quello splendore senza queste scelte lungimiranti. Ai del convegno internazionale (Torino,
primissimi anni successivi alla “invenzione” della capitale cor- Venaria Reale, 13-16 novembre 2011), vol.
I, a cura di P. Cornaglia, A. Merlotti, C.
risponde una campagna di acquisti di terreni: nel 1564 l’area Roggero, in corso di stampa.
del Valentino e i possedimenti di Altessano (in seguito deno-
minata Venaria Reale), nel 1567 l’area del Regio Parco e quella
di Stupinigi, nel 1574 il feudo di Lucento. Se in alcuni casi è
immediato l’intervento, in altri solo nei secoli successivi si ve-
drà la costruzione di una residenza: è il caso di Venaria Reale o
della Palazzina di caccia di Stupinigi. Si crea così una sorta di
demanio ducale, che si traduce non tanto in termini di sicurezza
militare quanto in controllo del territorio e, cosa non seconda-
ria, delle sue acque. È quindi un disegno ampio, che fonda la
possibilità di creare – come intorno ad altre capitali – un circui-
to di residenze destinate alla caccia e al loisir. Al di là delle ville
nobiliari e cardinalizie, certo importanti e ricche, e delle resi-
Siti reali in Italia. Torino e dintorni 188
2
a. di castellamonte, La Venaria denze extraurbane delle corti italiane, spesso limitate a pochi
Reale Palazzo di Piacere e di Caccia […], esempi benché rilevanti, l’unico importante sistema italiano di
Torino, Zapata, 1674 [ma 1679].
residenze intorno a una capitale, in quel momento, era offerto
dalle ville medicee, attivato sin dalla fine del XIV secolo: un
sistema rappresentato nella sua interezza a fine secolo, nelle fa-
mose lunette di Giusto Utens. Emanuele Filiberto pone quindi
le basi per un processo che vedrà la sua prima rappresentazione
in quanto sistema nel XVII secolo, nelle incisioni del Theatrum
Sabaudiae e nelle vedute pittoriche coeve ma che affonda le sue
radici e la sua potenzialità proprio nell’opera del duca.
L’immagine di “corona di delizie” compare ufficialmente
nella Venaria Reale Palazzo di Piacere e di Caccia, volume pubbli-
cato da Amedeo di Castellamonte in merito al grande comples-
so realizzato come residenza venatoria per Carlo Emanuele II,
edito a Torino nel 1679 2. L’insieme delle residenze viene visto
come un cerchio ideale in cui ogni edificio è punto di un per-
corso anulare, un itinerario in cui esisteva un “vuoto” nel settore
nord-ovest, colmato appunto con la costruzione della Venaria
Reale. La storiografia del ‘900 ha inquadrato questi complessi in
base alla localizzazione (più prossima alla città nelle prime fasi)
e alla funzione: tra fine ‘500 e pieno ‘600 sorgono le residenze
2.
Giovanni Antonio Belmond, su disegno di Ignazio di fiume come Mirafiori (dal 1583), il Regio Parco (1602, Ascanio
Agliandi, Veduta della Vigna di S.M. la Regina con Vitozzi), il Valentino (1620, Carlo di Castellamonte), le vigne colli-
l'illuminazione, da La sontuosa illuminazione [...],
Torino 1737. nari come la Vigna del Cardinal Maurizio (1615, Vitozzi), la Vigna
Paolo Cornaglia La “corona di delizie” dei duchi di Savoia 189
7
e. dahlberg, Suecia antiqua et di Berlino sono da subito noti in Europa grazie al collaudato
hodierna, 1698-1715. mezzo delle incisioni: il primo compare in quelle realizzate nel
8
p. decker, Fürstliche Baumeister, 1697-1702 da Willem Swidde e Jan van den Aveele per la Suecia
Oder Architectura Civilis, Augsburg,
Jeremias Wolff, 1711. antiqua et hodierna di Erik Dahlberg (1698-1715) 7, il secondo in
quelle realizzate da Peter Schenck (1700) e Paul Decker (1703). Il
nome di quest’ultimo, architetto, non compare a caso: Decker
pubblica ad Augusta nel 1711 il suo grande volume Fürstliche
Baumeister 8 dedicato al tema della residenza dei principi: por-
tali con colonne trabeate caratterizzano i corpi di fabbrica de-
stinati a rappresentare la sovranità (tavv. 4, 5) e doppi scaloni
come quelli dello Schloss di Berlino e di Rivoli conducono al
salone d’ingresso (tavv. 2, 3). Non appare come secondario il
fatto che i temi decorativi proposti per alcuni soffitti (tavv. 18,
23) prevedano un intreccio di temi alla Berain e grottesche: è
esattamente la scelta seguita a Rivoli dal pittore Filippo Minei
sotto la regia di Juvarra. I lavori avviati nel 1716 si bloccano
5.
[Disegnatore piemontese], Veduta esterna della di fatto già nel 1721, concentrando gli sforzi su Venaria Reale.
Piccol Galleria per la quale si passa dal Palazzo alle
Scuderie, Prospetto della Citroniera verso il parco
a Ponente [...], s.d. ma ultimo quarto XVIII secolo
(Archivio di Stato di Torino, Palazzi Reali, Album
Appartamenti Venaria Reale).
Paolo Cornaglia La “corona di delizie” dei duchi di Savoia 195
Un lungo epilogo
8.
Mario Ludovico Quarini, Salone del Reale Palazzo
di Stupiniggi apparato per il Ballo, in occasione del
matrimonio di Maria Teresa di Savoia con Carlo d’Artois,
1773 (Biblioteca Reale di Torino, Storia Patria 960).
Paolo Cornaglia La “corona di delizie” dei duchi di Savoia 199
9.
Michel Benard, Progetto per il giardino alla francese
del castello di Agliè, s.d. ma 1766 ca. (Archivio di Stato
di Torino, Archivio Duchi di Genova, Tipi e Disegni, cart.
1, fasc. 3, n. 9).
10.
Mario Ludovico Quarini, Elevazione del Pinacolo, o
Casino di Trigliaggio nel Giardino del Castello di
Moncaglieri, s.d. ma 1785 (Archivio Storico del
Comune di Torino, Collezione Simeom, D 1491).
11.
Mario Ludovico Quarini, Plaffone del casino a
Trigliaggio nel Giardino di Moncalieri / Scala per
ascendere dal Gran Cortile di Moncalieri al Giardino,
s.d. ma 1785 circa (ASCT, Collezione Simeom,
D 1492)
Napoli e dintorni
PASQUALE ROSSI
RESIDENZE E CACCIA
DURANTE IL REGNO
DI CARLO DI BORBONE
(1734-1759)
1.
G. Carafa, Duca di Noja
Mappa Topografica della Città di Napoli
e de’ suoi contorni...
1750-75; tav. 26, dalla "Veduta scenografica a
ponente...", dettaglio della Reggia di Capodimonte
(n. III) sulla collina.
Premessa 1
g.c. alisio, Urbanistica napoletana
del Settecento, Bari, Dedalo libri, 1979,
p. 14.
«Con l’avvento di Carlo si erano, dunque, create le pre- 2
Cfr. g.c. alisio, Sviluppo urbano e
messe socio-politiche per un’effettiva ristrutturazione della cit- struttura della città, in Storia di Napoli,
vol. VIII, Napoli, sen, 1971, pp. 313-366;
tà e per una generale trasformazione edilizia (...) », la presenza
c. de seta, Le città nella storia d’Italia.
del nuovo sovrano portò a « un più vivo contatto con i maggiori Napoli, Roma-Bari, Laterza, 1981,
passim.
centri europei, il diffondersi dell’illuminismo e di una cultura
ispirata ai modelli francesi », determinando « un generale risve-
glio dal provincialismo del periodo vicereale. (…) » 1. È quanto
scrive Giancarlo Alisio a proposito dell’inizio del Regno indi-
pendente di Napoli e di Sicilia stabilito, a partire dal 1734, per
le condizioni politiche europee e ottenuto con pervicacia per
volere di Filippo V e di Elisabetta (Isabel) Farnese.
Di fatto – come emerge dalla storiografia 2 – è possibile
leggere due fasi del regno di Carlo: la prima, caratterizzata da
un naturale tutoraggio della Casa Reale spagnola che si manife-
sta con un controllo diretto dell’apparato diplomatico/politico
(basti citare la presenza di José Joaquín de Montealegre, Mar-
chese di Salas, fino al 1746); e una seconda caratterizzata da una
maggiore apertura verso politiche e progetti di stampo europeo,
con altri diplomatici e collaboratori, e con la presenza di noti ar-
chitetti provenienti dall’ambiente romano come Luigi Vanvitelli
e Ferdinando Fuga, dove si riconosce un salto di qualità voluto
proprio dal sovrano, con i grandi progetti della Reggia di Caserta
(la nuova capitale) e dell’Albergo dei Poveri (un’utopia sociale).
Nel contesto di questo comune lavoro con i colleghi spa-
gnoli la figura di Carlo di Borbone, sovrano napoletano fino al
1759, e poi a seguire, come Carlo III, re di Spagna sino al 1788,
risulta piuttosto emblematica e rappresentativa. Ci porta natu-
ralmente a proporre prevedibili osservazioni sull’affinità e sulla
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 206
Ne consegue che l’insediamento dei Siti Reali sul territo- d’Entréves, Torino, Silvio Zamorani
Editore, 2010. In questo volume si
rio, sia pure in prima battuta privilegiato dall’esercizio dell’ars vedano in particolare i saggi di: a.
venandi, comunque rappresenta un modello di sviluppo urbano merlotti, Il gran cacciatore di Savoia
nel XVIII secolo, pp. 79-96; p. cornaglia,
i cui più chiari esempi sono alcuni luoghi primari come Parigi, Architetture equestri: la Cavallerizza di
Madrid, Torino ma anche tante altre capitali europee. Palazzo Reale e le scuderie di Venaria,
pp. 97-112. E ancora, La caccia nello
Per le architetture volute da Carlo come Reales Sitios si stato Stato sabaudo. II Pratiche e spazi
tratta di varie residenze aristocratiche già sparse sul territorio (secc. XVI-XIX), a cura di P. Bianchi,
P. Passerin d’Entréves, Torino, Silvio
tra i due grandi sistemi vulcanici del golfo napoletano. Zamorani Editore, 2011.
Dai Campi Flegrei 5 all’area vesuviana – dove si verifiche- 5
Cfr. s. di liello, Il paesaggio dei
rà uno straordinario impulso costruttivo e progettuale per la Campi Flegrei tra metafora e realtà,
Napoli, Electa Napoli, 2005 ; I Campi
scoperta degli Scavi e la seguente fondazione dell’Accademia e Flegrei, a cura di G.C. Alisio, Sorrento,
del Museo Ercolanense – con la costruzione del nuovo palazzo Di Mauro, 1995.
Napoli 2002; idem, Il fascino del’Italia Nel volume sulle Ville Vesuviane Roberto Pane, a distan-
nell’età moderna, dal Rinascimento al
Grand Tour, Milano, Raffaello Cortina za di vent’anni dalla pubblicazione sull’architettura barocca
Ed., 2011. Per il Grand Tour nel XIX napoletana 11, si interroga proprio sulla necessità di tutelare e
secolo si veda anche f. mangone, Viaggi
a Sud. Gli architetti nordici e l’Italia 1850- valorizzare un territorio e un patrimonio architettonico dall’in-
1925, Napoli, Electa Napoli, 2002. curia e dalle trasformazioni in atto e che seguiranno durante
11
r. pane, Architettura dell’età gli anni del “boom economico” del Novecento; un momento
barocca in Napoli, Napoli, epsa editrice
politecnica, 1939. storico deregolato, che porterà alla definizione di una conurba-
zione che presenta tuttora una smisurata densità abitativa. Alla
frenetica e abusata attività edilizia si aggiungerà, nel dopoguer-
ra, anche l’improvvida e irreversibile realizzazione della linea
ferroviaria statale che, seguendo la linea di costa, conduce in
Calabria – una necessità sviluppo per le aree depresse – che,
ancora oggi, rappresenta, per lunghi tratti di costa, una assoluta
alterazione dello skyline naturale e ambientale tirrenico.
Nel 1976 Giancarlo Alisio pubblica i Siti Reali dei Borboni
per i tipi di Officina Edizioni, trattando per la prima volta in
modo sistematico gli edifici per la caccia realizzati per volere di
Pasquale Rossi Residenze e caccia durante il regno di Carlo di Borbone (1734-1759) 211
6.
G. Carafa, Duca di Noja
Mappa Topografica della Città di Napoli e de’ suoi
contorni..., 1750-75; tav. 28, dettaglio della Reggia
di Portici e dei dintorni.
7.
La Reggia di Portici in uno studio sulla "successione
degli assi dinamici percepibili dal centro del cortile";
tratto da G.C. Alisio, Urbanistica napoletana del
Settecento, Bari 1979.
In linea con i progetti di altre residenze reali
europee, caratterizzate da assi dinamici e scorci
all’infinito, il "Casino Reale" di Portici presenta una
corte d’onore che è anche una piazza pubblica di
passaggio, ispirata alle places royales francesi.
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 212
8.
Place Vendome a Parigi, progetto di J.H. Mansart,
XVII secolo. Tratta da P. Sica, Storia dell’urbanistica,
Bari 1977.
9.
Reggia di Portici; la piazza pubblica sull’antica
"Strada delle Calabrie" (attuale via Reggia di Portici).
14
Il Miglio d’Oro. Itinerario
fotografico attraverso le ville vesuviane, fico”, affidato a Pino Grimaldi, che rappresenta un nuovo atto di
foto di P. Grimaldi, testi R. Di Stefano
e A. Trione, Il Laboratorio Edizioni,
denuncia sullo stato delle Ville Vesuviane sottolineando lo stato
Napoli 1979. di “deterioramento accelerato” 14.
15
c. de seta, l. di mauro, m. perone, Un anno dopo Cesare de Seta con Leonardo di Mauro e
Ville Vesuviane. Campania 1, Milano,
Rusconi Editore, 1980.
Maria Perone pubblicano il volume Ville Vesuviane (1980) per
16
u. cardarelli, p. romanello, a.
Rusconi Editore; uno studio ricco di documentazione grafica,
venditti, Ville Vesuviane. Progetto per un con rilievi, foto e documenti riguardanti oltre 130 ville e resi-
patrimonio settecentesco di urbanistica e
architettura, Napoli, Electa Napoli, 1988.
denze aristocratiche, tra le quali Villa d’Elboeuf, Villa Campolie-
17
Dal sito della Fondazione Ente
to, la Reggia di Portici, etc., che rappresentano un diffuso patri-
per Ville Vesuviane (www.villevesuviane. monio edilizio, in alcuni casi diventate delle banali e degradate
net): « Con il fine di conservare e
salvaguardare il cospicuo patrimonio residenze condominiali, e che, un tempo erano invece nobili
architettonico ed ambientale delle architetture, di loisir e di caccia, annesse anche ad aree di pesca
Ville Vesuviane del XVIII secolo, la
Legge dello Stato n. 578 istituiva e di rinomata produzione agricola grazie alle fertili terre del vi-
il 29 Luglio 1971 l’Ente per le Ville cino vulcano 15.
Vesuviane, Consorzio tra lo Stato, la
Regione Campania, la Provincia di Nel 1988 per i tipi di Electa Napoli viene pubblicato da
Napoli ed i Comuni Vesuviani. Nel Urbano Cardarelli, Paolo Romanello e Arnaldo Venditti ancora
1976 con l’emissione del Decreto
Ministeriale di vincolo inizia di fatto un altro volume sulle “Ville Vesuviane”, stavolta con il sottotitolo
il lungo lavoro dell’Ente a tutela dei Progetto per un patrimonio settecentesco di urbanistica e archi-
122 immobili monumentali compresi
nei territori dei Comuni di Napoli, S. tettura, dove oltre a una analisi storica e morfologica dei luoghi si
Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano intravedono idee progettuali per la riqualificazione della zona 16.
e Torre del Greco.(…) Con D.M. 16
luglio 2009 veniva approvato lo
Statuto della Fondazione Ente Ville
Vesuviane che sostanzialmente cambia
la forma giuridica ma non gli scopi ».
Pasquale Rossi Residenze e caccia durante il regno di Carlo di Borbone (1734-1759) 213
10.
Reggia di Portici, scorcio della scala che conduce al
piano nobile.
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 216
12.
A. Piediferro
Pianta Topografica del suolo detto delle Mortelle
di Regia pertinenza al Granatello, 1859, Archivio
Storico della Soprintendenza BAPSAE di Napoli.
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 220
appendice documentaria
4.
Jacob Philipp Hackert
Caccia al cinghiale di Ferdinando IV.
della caccia fra gli artisti presenti nel regno di Napoli ispirò rap-
presentazioni popolari come quelle ritratte dagli artisti olande-
si attivi a Roma durante il Seicento. Il soggetto venatorio nel
regno borbonico appare infatti sempre orientato a celebrare
gli aspetti aristocratici della caccia nel contesto della natura e
quasi mai l’enfasi della rappresentazione cede ad altri grandi
temi come l’antico, pur segnato, com’è ben noto, da grandissima
fortuna. Come se nelle vedute venatorie ci fosse spazio solo per
l’azione della caccia e anche tutti gli altri elementi chiamati a
costruire il paesaggio – alberi, colline, architetture – sembrano
alimentare l’enfasi della scena. Oltre al vedutismo pittorico sul
quale ritorneremo più avanti, almeno altri due capitoli distinti
compendiano l’iconografia dei Siti Reali, ossia le arti decorative
e la cartografia. Riguardo al primo ci limitiamo a rilevare la ri-
correnza delle vedute dei Siti Reali – soprattutto le Real tenute
di Carditello, Astroni, Fusaro – in molte maioliche, ceramiche,
servizi da tavola, inserti decorativi negli elementi di arredo o
anche in bassorilievi come quelli eseguiti da Giovan Francesco
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 230
Difesa di Carditello, R.le Caccia del Boschetto e tutti gli altri siti 15
Cfr. v. cardone, Nisida, Napoli,
reali presenti nel territorio. A marcare il tema del rilievo è il Electa Napoli, 1992, p. 88; s. di liello,
Il paesaggio aperto alla metafora:
disegno di Alessandro D’Anna a corredo del cartiglio dove, in i Campi flegrei, in «Eden. Rivista
dell’architettura nel paesaggio», n. 2,
un’ambientazione campestre, cacciatori e cani si riposano al
1993, p. 95; Id. s. di liello, Il paesaggio
termine di una battuta. Per i Siti Reali più vicini a Napoli non dei Campi Flegrei. Realtà e metafora,
Napoli, Electa Napoli, 2005; Id., I
fu necessario approntare una cartografia ad hoc, dal momento
Campi Flegrei nella cultura figurativa
che le Reali Cacce di Capodimonte, Astroni e Portici rientravano europea dell’età moderna, in c. de
seta, a. buccaro, Iconografia delle città
nel vasto campo visivo della pianta del duca di Noja (1750-75). in Campania. Napoli e i centri della
Per le altre riserve immediatamente esterne al rilievo del Carafa provincia, Napoli, Electa Napoli, 2006,
pp. 190-192.
era invece possibile riferirsi alla Carte du golfe de Pouzzoles avec
16
v. valerio, in Cartografia... cit.,
une partie des Champs Phlégréens dans la Terre de Labour, redatta pp. 166 sgg.
dai De La Vega nel 1778 15, ma anche alla carta dei Contorni 17
Si segnalano in particolare gli
di Napoli prodotta dalla collaborazione fra Gennaro Bartoli e studi su Hackert a partire da p. chiarini,
a cura di, Il paesaggio secondo natura.
Gennaro Galiani, e più tardi anche della Topografia dell’Agro Jacob Philipp Hackert e la sua cerchia,
Puteolano incisa dal Rizzi Zannoni nel 1793 16. catalogo mostra Roma 14 luglio – 30
settembre 1994, Roma, Artemide
Più dei rilievi topografici, sono le ariose scene di caccia ri- Edizioni, 1994 e Th. Weidner, a cura
prese dagli artisti a lasciar trasparire l’idea di paesaggio deline- di, Jacob Philipp Hackert.Paesaggi del
Regno, catalogo mostra 25 ottobre 1997
atasi nello specchio dell’illuminismo. Rimandando per la pun- – 10 gennaio 1998, Roma, Artemide
tuale analisi di queste vedute agli ultimi studi sui protagonisti Edizioni, 1997; fra gli studi più recenti,
cfr. c. de seta, Hackert, catalogo di
del vedutismo napoletano, che continuano ad aggiornare il ca- Claudia Nordhoff, Napoli, Electa
talogo delle opere proponendone aggiornate letture critiche 17, Napoli, 2005; Id., a cura di, Jacob
Philipp Hackert. La linea analitica della
limiterei queste brevi note ad alcune considerazioni sull’idea pittura di paesaggio in Europa, catalogo
di paesaggio evocata da questo vedutismo venatorio. La natura mostra 14 dicembre 2007 – 13 aprile
2008, Napoli, Electa Napoli, 2007.
‘intelligente’ è il filo rosso di queste rappresentazioni: ormai sot-
tratta alle iperboli visive del paesaggio-maestà scenica dei fiam-
6.
Jacob Philipp Hackert
Caccia alle folaghe sul lago Fusaro,
dettaglio.
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 232
teathrum delle città, ai vulcani, alle coste lambite dal mare, ali-
menta la retorica del paesaggio del sud. E dal momento che
« tutto doveva essere fedelmente rappresentato secondo l’arte
della caccia » 27, il ritratto dei principali siti reali viene fermato in
quadri destinati a decorare le sale delle molteplici dimore reali,
prima fra tutte la reggia di Caserta, la Versailles vagheggiata dai
Borbone, dove anche gli spazi chiusi degli appartamenti repli-
cavano quotidianamente le battute nelle tante tenute di caccia,
compiacendo il sovrano e i suoi ospiti.
Spesso queste stesse residenze rientrarono nelle vedute
ora con grande evidenza come nelle Caccia alle folaghe sul lago
Fusaro, dove il padiglione vanvitelliano a pianta centrale appare
come un’isola riflessa dalle acque lacustri [ 6 ], ora in lonta-
nanza come nella gouache [ 5 ] (1782) dedicata al possedimento
di Persano. Qui l’azione venatoria appare taciuta a vantaggio di
una veduta dalla straordinaria resa paesaggistica dove l’intenso
dialogo con la Natura viene interrotto solo dalla bianca mole del
casino reale (1752-1754), progettato dall’architetto Juan Domingo
Piana su iniziativa di Carlo di Borbone 28. La tenuta di Persano
ritorna anche in altre vedute come quella del Traghetto sul Sele
e il più celebre Inverno (1784) [ 1 ] appartenente al pendant delle
Quattro Stagioni dipinto per decorare la sala centrale del piano
nobile della dimora sul Fusaro. Nell’Inverno, con Persano e il
massiccio innevato degli Alburni sullo sfondo, la battuta vena-
toria è già conclusa: sullo sfondo, ordinati in colonna, rientrano
i battitori e, in primo piano, l’artista mostra, come un trofeo, la
gran quantità di selvaggina che alcuni famigli ordinatamente
trasportano o ammassano separando cervi, cinghiali, volpi e
beccacce. Diversamente dalle altre rappresentazioni hackertia-
ne – oltre a quelli accennati, la Caccia al cinghiale nella tenuta di
Venafro (1786) [ 11 ] o la Caccia di Ferdinando nel cratere degli Astro-
ni [ 8 ] (1786) – qui l’enfasi della cattura lascia il posto alle nobili
dame e cavalieri che si scambiano commenti sui capi abbattuti
adagiati sul terreno, ammirando i risultati della grande caccia.
Ma questa pervicacia dei Borbone a celebrare la caccia e
la puntualità con cui gli artisti assecondavano la passione vena-
toria dei sovrani celavano in realtà l’inarrestabile crisi dell’as-
solutismo fomentata dall’illuminismo e che altrove in Europa,
negli stessi anni, alimentava ideali rivoluzionari. I fasti delle
battute di caccia, magnificati dagli artisti, contrastavano infat-
ti con una realtà ben diversa che non sfuggiva ai cronisti più
illuminati come Giuseppe Gorani, al servizio del governo ri-
voluzionario francese e solo una fra le sempre più numerose
voci critiche contro il governo borbonico. Riguardo alla pas-
sione venatoria di Ferdinando IV, egli non esitava a coglierne
27
j.w. goethe, Philipp Hackert... cit.,
p. 64.
28
g. alisio, Siti Reali... cit., pp. 66-102.
Salvatore Di Liello « E tutto doveva essere fedelmente rappresentato secondo l’arte della caccia » 237
11.
Jacob Philipp Hackert
Caccia al cinghiale di Ferdinando IV a Venafro.
FRANCESCA CASTANÒ
arte, natura e caccia nei siti reali, Istituto al pensiero europeo 4. All’assolutismo spagnolo, ancora intima-
poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria
dello Stato, Roma, 2008, pp. 53 e ss.; mente connesso al potere religioso e a un controllo molto forte
g. cirillo, I Siti Reali borbonici. Alcuni sull’autonomia sociale, essa privilegerà la linea del pragmatismo
problemi storiografici, in Alle origini di
Minerva trionfante. Caserta e l’utopia di francese protesa alla promozione delle attività produttive 5. Sul-
San Leucio. La costruzione dei Siti Reali la scorta delle speculazioni d’Oltralpe, all’insegna di una ma-
borbonici, a cura di I. Ascione, G. Cirillo
e G.M. Piccinelli, Ministero per i beni e trice “afrancesada”, liberi pensatori, tecnici, esperti in materia
le attività culturali, Direzione generale politica ed economica, ma anche una nuova classe di architetti e
per gli archivi, Roma, 2012, pp. 17-38,
in part. 19-22 e nello stesso volume g. di ingegneri militari delineano i modelli di intervento applicati
rescigno, Caserta e dintorni: bibliografia alla società, imponendosi all’attenzione dell’entrante governo,
ragionata, pp. 522-527.
3 intenzionato a concedere loro la propria protezione. L’influenza
In particolare sulla produzione
architettonica cfr. a. gambardella, del gruppo filo-francese sulla politica di Josè Joaquin de Mon-
Dalla “Casa di re”: una nuova dimensione tealegre, a capo della Segreteria di Stato, si traduce, così, nei
internazionale per l’architettura e il
territorio, in Casa di re. La Reggia di primi anni del nuovo regno, in una serie di riforme tese a get-
Caserta fra storia e tutela, a cura di R. tare solide basi per l’auspicata rinascita economica e per l’in-
Cioffi e G. Petrenga, catalogo della
mostra Casa di re. Un secolo di storia debolimento dell’atavica organizzazione feudale 6. Il ridisegno
alla Reggia di Caserta 1752-1860, Skira, integrale dello stato di Caserta del filoasburgico Michelangelo
Milano-Ginevra, 2005, pp. 101-109;
nell’ambito della mostra la sezione Caetani, culminato poi nell’acquisto del 1750, si colloca in que-
dedicata all’architettura coordinata sta direzione attuando una strategia sovrana che, se da un lato
dal prof. Alfonso Gambardella intese
privilegiare l’esposizione di grafici mira a colpire la nobiltà invisa al potere, non vi è dubbio che
inediti, o poco studiati, raccolti dal dall’altro contempli di creare un nuovo centro irradiante nella
gruppo di ricercatori della Seconda
Università degli studi di Napoli, dando vasta Terra di Lavoro, alternativo a quello consolidatosi intorno
vita a un corpus di disegni di progetti alla capitale partenopea 7.
realizzati nel territorio casertano che
ha aperto nuovi e interessanti filoni di Particolarmente esposta a contrastare eserciti più nume-
ricerca intorno al tema dell’architettura
rosi e meglio armati, la regione casertana esige, inoltre, un’os-
borbonica in Terra di Lavoro.
4 satura difensiva diffusa, fondata sulla bonifica di vaste zone
r. ajello, Carlo di Borbone, Re delle
Due Sicilie, in Carlo di Borbone. Lettere paludose, sulla navigabilità dei corsi d’acqua, su una rete in-
ai sovrani di Spagna (1720-1734), a cura
di I. Ascione, vol. I, Ministero per i
frastrutturale ampia e regolare, proporzionata al passaggio di
beni e le attività culturali, Direzione soldati. Sebbene sia ancora da tracciare l’analisi che inquadra la
generale per gli archivi, Roma, 2001, pp.
13-64; id., Napoli tra Spagna e Francia:
rete dei siti reali sorti intorno a Caserta entro un vero e proprio
problemi politici e culturali, in Arti e piano strategico-militare, – ipotesi peraltro non priva di signi-
civiltà del Settecento, a cura di C. de Seta,
Laterza, Roma-Bari, 1982, pp. 5-30; id.,
ficativi riflessi a un’attenta lettura dell’intero progetto borboni-
Gli «afrancesados» a Napoli nella prima
metà del Settecento. Idee e progetti di e il Settecento, in Ferdinando Fuga. 1699- Italiane, Napoli, 1972, pp. 459-717;
sviluppo, in I Borbone di Napoli i Borbone 1999. Roma, Napoli e Palermo, Atti del f. valsecchi, Il riformismo borbonico in
di Spagna, a cura di M. Di Pinto, vol. I, Convegno Internazionale di studi a cura Italia, Bonacci, Roma, 1990, pp. 79-88.
Guida, Napoli, 1985, pp. 115-192. di A. Gambardella (Napoli 25-26 ottobre 7
g. brancaccio, San Leucio e i Siti
5 1999), Edizioni Scientifiche Italiane, Reali, in Terra di Lavoro. I luoghi della
Ivi, p. 119. Si vedano inoltre d. de
Napoli, 2001, pp. 15-20. storia, a cura di L. Mascilli Migliorini,
marco, Momenti della politica economica
di Carlo e Ferdinando II di Borbone, in 6 Elio Sellino Editore, Avellino, 2009, pp.
Il marchese Montealegre di Salas
Civiltà del ‘700… cit., pp. 23-28; i. zilli, curava gli affari dell’infante Carlo 253-272 e id., I Siti Reali e San Leucio, in
Carlo di Borbone e la rinascita del regno di già prima della conquista del regno, Alle origini di Minerva trionfante..., cit.,
Napoli. Le finanze pubbliche 1434-1742, in insieme al precettore di questi, il conte pp. 323-332, in specie 324. Un quadro
La caccia al tempo dei Borbone, Edizioni di Santo Stefano; nel 1734 ricevette la socio-economico di Caserta e dei casali
Scientifiche Italiane, Napoli, 1990, pp. nomina di Segretario di Stato accanto al momento dell’acquisto da parte
19-49; g. caridi, Essere re e non essere re: al Tanucci, titolare della Segreteria di Carlo di Borbone è tracciato in: g.
Carlo di Borbone a Napoli e le attese deluse di Giustizia. Soltanto in seguito alla rescigno, Caserta: ‘metamorfosi’ di una
1734-1738, Soveria Mannelli, Rubbettino, destituzione del conte di Santo Stefano, città (dagli Acquaviva all’Unità d’Italia),
2006. L’attenzione al modello transalpino, avvenuta nel 1738, Montealegre acquisì in Alle origini di Minerva trionfante...
da parte della classe politica dominante i pieni poteri governativi, fino al 1746 cit., pp. 179-255, in part. 197 e ss.; m.a.
all’avvento di Carlo, non deriva anno in cui gli successe il marchese noto, Dal Principe al Re. Lo “stato” di
esclusivamente da motivazioni di ordine Giovanni Fogliani. Per una rassegna Caserta da feudo a Villa Reale (secc. XVI-
economico, quanto, piuttosto, da una più di questi avvenimenti politici si veda XVIII), Ministero per i beni e le attività
generale inclinazione verso il pensiero r. ajello, La vita politica napoletana culturali, Direzione generale per gli
francese che, già in anni precedenti, sotto Carlo di Borbone. La fondazione e archivi, Roma, 2012, pp. 143-155.
aveva coinvolto gli intellettuali il tempo eroico della dinastia, in Storia di 8
Cfr. p. di caterina, c. lenza, p.g.
napoletani; cfr. a. gambardella, Napoli Napoli, vol. VII, Edizioni Scientifiche montano, San Leucio: un problema di
Francesca Castanò «Un’altra Città nella campagna». I siti reali in Terra di Lavoro 243
co – 8, è, tuttavia, evidente come essi definiscano un sistema per architettura, in «Casabella», 505 (1984),
poli omogenei, incline alla natura dei luoghi, ma essenzialmen- pp. 8-9, in cui gli autori forniscono una
suggestiva lettura in chiave territoriale
te generato dagli assi direzionali della reggia e dell’acquedotto della città vanvitelliana e del sistema,
vanvitelliani, in cui alla staticità delle fortificazioni tradizionali, come osservato dal Belvedere di San
Leucio, formato dalla direttrice degli
pure previste attraverso la costruzione di caserme, di quartieri archi della Valle di Maddaloni a oriente,
per i soldati e piazzeforti, si oppone il dinamismo di un’invisibi- dallo stradone centrale della Reggia
rivolto alla capitale, dal viale principale
le armatura territoriale, caratterizzato da elementi d’acqua e di di Carditello a ovest, dal tracciato
dei Regi Lagni a sud, idealmente
2. convergenti nel culmine della cascata
G.A. Rizzi Zannoni, Pianta topografica della Terra di artificiale nel grande Parco di Caserta.
Lavoro, Biblioteca Nazionale di Napoli, Fondo Carte
Geografiche, b. 29B.62(2.
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 244
tiva e aulica, conferita alle molte residenze reali trasformate o negli insediamenti industriali: da Luigi
Vanvitelli a Vincenzo Manieri, pp. 132,
costruite ex-novo nel primo periodo, lascia il posto a interventi 162-163; v. tempone, L’architettura dei
architettonici più sobri e funzionali e a una attenta riorganiz- quartieri militari, pp. 134-136, 163; e.
manzo, Sorvegliare e curare. Dal Ritiro
zazione della morfologia delle fertili campagne della Terra di d’Ercole alle Reali Case dei matti di
Lavoro, che va dalla realizzazione di una capillare rete idrica, Aversa: episodi di architetture sociali in
Terra di Lavoro, pp. 137-139, 163-166.
generata dall’acquedotto carolino, allo sviluppo agrario, dalla 22
j.l. sancho, Los espacios
mappatura dei boschi, alla conversione industriale 21. In questa arquitectónicos para la corte de los
chiave i siti reali, da luoghi di affermazione del potere monar- Borbones: Madrid y los sitios reales, in
Napoli Spagna… cit., pp. 107-114.
chico, si trasformano in complesse strutture a scopi produttivi, 23
I tempi di edificazione dei
non prive – come si è detto – di finalità strategiche e militari, in siti reali, le specifiche funzioni
grado di innescare un processo edilizio di largo raggio, assimi- ad essi date, il clima di diffuso
sperimentalismo rientrano in una
labile a quanto in precedenza era avvenuto intorno alla reggia politica regia di lungo termine entro
di Portici. Inaugurano, inoltre, un modello di corte itinerante, la quale la compilazione delle platee
avvenuta a partire dagli anni Venti
vicino per molti aspetti al nomadismo dei Borbone di Spagna 22, dell’Ottocento da parte del cavaliere
che favorisce la dissoluzione della città capitale in favore di Antonio Sancio assume un valore
particolare, divenendone lo strumento
un’apertura verso l’entroterra, lungo il tracciato ordinatore del di sintesi più efficace ed aggiornato,
nuovo tessuto urbano in via di formazione 23. cfr. l. cirillo, Il Sito Reale di Caserta-S.
Leucio attraverso l’analisi delle platee
vedano inoltre gli studi più recenti di a. volume i grafici della mostra e le del cavalier Sancio:origini, costruzione,
cernigliaro, Un’“area metropolitana” nel relative schede di approfondimento, funzioni, in Alle origini di Minerva
Settecento? La decomposizione del “telaio in particolare di: o. cirillo, La reggia trionfante… cit., pp. 295-322. Le platee
feudale” e la rigenerazione dell’Ager tra Napoli e Capua: la piazza e il “Real del Sancio sono conservate presso
Campanus, in Ager Campanus. Atti Stradone”, pp. 113-115, 153-155; d. jacazzi, l’Archivio della Reggia di Caserta
del Convegno Internazionale La storia La sperimentazione agricola in Terra di (d’ora in poi ARCe) e includono i siti
dell’Ager Campanus, i problemi della Lavoro: i casini del principe ereditario a
limitatio e sua lettura attuale, (San Leucio, Caserta, pp. 124-129, 159-161; ead., Reali 8.
8-9 giugno 2001), Jovene, Napoli, 2002, cacce, demani e territori della corona Piano topografico della Mena che dal Parco dei
pp. 239-246; a. gambardella, Rapporti nel casertano, pp. 129, 160; m.g. pezone, Polledri con il Boschetto di Diana Carbone ed il
osmotici dal vicereame all’autonomia, in Cultura tecnica in Terra di Lavoro: attività Parco detto il Conte corre al Parco detto la Rimessa
Napoli Spagna… cit., pp. 11-18. topografica e idraulica nei disegni di Luigi del Pagliarone della Bufolaria, in La Real Difesa di
21 Bardet di Villanova, Francesco Gasperi e Carditello e del Carbone, Biblioteca Nazionale di
a. gambardella, Dalla “Casa di
Giuseppe Giordano, pp. 130-132, 161-162; Napoli, Sezione Manoscritti e rari, Palat. banc. VI.22,
re”... cit., pp. 105-108 e nello stesso tav. 13.
f. castanò, Lo sfruttamento delle acque
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 250
reali di Caserta e di San Leucio e gli Restano sullo sfondo le attività manifatturiere pioneristicamen-
stati di Valle, Durazzano, Carditello
e Calvi. Documenti della platea dei te insediate nei primi anni di regno all’interno delle residenze
siti di Carditello e Calvi sono in regie per soddisfare le esigenze di corte, dal settore ceramico
Archivio di Stato di Napoli (d’ora in
poi ASNa), Maggiordomia maggiore e a quello tessile, caseario o ancora delle armi, che sin dal loro
Soprintendenza generale di Casa Reale, nascere si presentano come luoghi regolati da un’intensa col-
Archivio amministrativo, Quarto
inventario, ff. 1778 e 1779. laborazione tra i progettisti deputati alla loro realizzazione e i
24
Emblematico in tal senso il caso direttori della fabbrica, per lo più di area fiorentina o sabauda,
della fabbrica di porcellane nel parco chiamati da Carlo a organizzare gli spazi fisici e i cicli produttivi
reale del palazzo di Capodimonte
progettata da Ferdinando Sanfelice delle maestranze 24. Qui la corte aveva avuto modo di esercitare
seguendo le indicazioni e i consigli di un controllo diretto sulle attività lavorative, governando, da un
Livio Vittorio Schepers, chimico, abile
artista, nonché esperto di economia lato, come maggiore beneficiaria dei beni finiti, la diffusione dei
cfr. c. minieri ricci, La Fabbrica della criteri di gusto e delle mode, e dando, dall’altro, un decisivo im-
porcellana di Napoli, Memoria letta
all’Accademia Pontaniana nella pulso al commercio e alla circolazione dei nuovi prodotti, fina-
tornata del 27 gennaio 1878, in «Atti lizzato all’affermazione del proprio prestigio. «È verissimo che
dell’Accademia Pontaniana», Napoli,
XIII (1880), pp. 231-251, in particolare il lusso » scriverà, infatti, Genovesi « ha moltiplicato i bisogni de’
alla pagina 236 l’Autore trascrive sovrani, ma è altresì vero che ha augumentato le sorgenti delle
l’interessante rapporto redatto in
occasione del progetto di Ferdinando rendite pubbliche, l’agricoltura, le manifatture, il commercio e
Sanfelice datato al 20 marzo 1743; si la navigazione » riconoscendo all’industria degli esordi un vero
veda inoltre f. stazzi, Capodimonte,
Gorlich, Milano, 1972, p. 125 e s. e proprio ruolo pionieristico nella rinascita del nuovo regno 25.
musella guida, La Real Fabbrica Il più efficace apporto alla diffusione di tali modelli proviene,
della Porcellana di Capodimonte: la
sperimentazione, la struttura produttiva, invece, dalla politica di Ferdinando IV, successo a Carlo intanto
richiamato al trono di Spagna nel 1759, che progetta di desti-
nare a nuovi usi i numerosi siti e riserve di caccia reale. Senza
9. negarne il valore di luoghi di delizia, Ferdinando in molti di
Piano topografico della Mena che dalla porzione essi accosta alla funzione elettiva e venatoria, quella manifat-
del Bosco grande del Casino con la Casa di Cardito
corre al Parco detto il Largo di Sant’Antonio, in La turiera, come nel caso delle seterie sorte nel parco di San Leu-
Real Difesa di Carditello e del Carbone, Biblioteca
Nazionale di Napoli, Sezione Manoscritti e rari, Palat.
cio, o quella agrario-zootecnica per quanto attiene le aziende di
banc. VI.22, tav. 14. Carditello, le fagianerie di Sarzano e di Caiazzo, le canetterie di
Francesca Castanò «Un’altra Città nella campagna». I siti reali in Terra di Lavoro 251
mazioni di ogni singola riserva reale, ne delimita con esattezza agrario in Terra di Lavoro, in Casa di
Re… cit., pp. 93-98. Si veda inoltre
i confini, registrando con perizia le caratteristiche orografiche f. capano, Caserta per immagini:
e le tipologie vegetali 31. La rappresentazione topografica delle dall’iconografia alla cartografia di una
provincia tra XVIII e XIX secolo, in
reali delizie, trasferita tra le competenze dei corpi militari, co- Iconografia delle città in Campania. Le
stituisce l’espediente più diretto alla comprensione dei piani province di Avellino, Benevento, Caserta,
Salerno, a cura di A. Buccaro, C. de
territoriali in atto, che confermerebbe l’ipotesi di una strategia Seta, Electa, Napoli, 2007, pp. 205-
di controllo ben più complessa, in considerazione anche della 218, in part. 211-212, con rinvii alla
bibliografia.
necessità di vigilare sulla linea di difesa con lo stato della Chie- 30
m.g. pezone, Cultura tecnica
sa, garantita dal mantenere integre le impervie zone montuose in Terra di Lavoro… cit., p. 161; d.
e boschive, piuttosto che da un organico sistema fortificato, che jacazzi, Leggere il territorio: scienza e
interpretazione dell’Ager Campanus, in
di fatto verrà realizzato solo a partire dagli anni Venti dell’Ot- Ricerche sull’architettura rurale… cit., pp.
tocento 32. Le cacce stesse rappresentano il luogo ideale per «i 11-46, in part. 32-36.
31
guerrieri esercizi» 33 del re e dei cavalieri, i campi adatti a speri- a.m. pioletti, Spazi e luoghi
delle cacce reali, in La caccia nello Stato
mentare armi sempre più sofisticate, in cui addestrare animali sabaudo… cit., pp. 37-51.
da combattimento e dove simulare vere e proprie manovre bel- 32
m.r. pessolano, Napoli e il regno…
liche 34. Alla stessa maniera Ferdinando sprona la moltitudine cit., pp. 17-29.
33
di lavoratori coinvolti nelle aziende reali a non abbandonare Notizie del bello… cit., p. 168.
34
le armi, persuadendoli della necessità di difendere se stessi e v. zagari, Armi e armaioli, in
La caccia al tempo… cit., pp. 71-86 e
il regno dai nemici; e attraverso lo statuto saunleuciano «senza g. fiorentino, Cenni sull’armamento
toglier le arti egli forma de’ guerrieri», convinto che il riscat- individuale dell’esercito borbonico 1734-
1860, in Le armi al tempo dei Borbone, a
to sociale, il rispetto di un codice etico e la pratica produttiva cura di S. Abita, Edizioni Scientifiche
costituiscano le premesse indispensabili alla formazione di un Italiane, Napoli, 1998, pp. 89-97.
35
Notizie del bello… cit., p. 204.
esercito di uomini «infiammati per l’amor della patria» 35, più
36
Ferdinando IV. Origine della
affidabile di una milizia regolata.
popolazione di San Leucio e suoi
È qui che attraverso la progressiva trasformazione del rea- progressi fino al giorno d’oggi colle
leggi corrispondenti al buon governo
le sito di caccia, a partire dal 1776, prima in manifattura serica, di essa, Napoli 1789, ristampato in
poi in colonia operaia, si sperimenta con successo la conversio- Statuti dell’arte della seta a Napoli
e legislazione della Colonia di San
ne di una tenuta da diporto, nel maggiore tra i centri di produ- Leucio, a cura di G. Tescione, s.e.,
zione e lavorazione della seta 36. Il nuovo polo manifatturiero Napoli, 1933, p. 99.
37
si trasforma nel manifesto concreto dell’assolutismo illuminato Per approfondimenti e
numerose acquisizioni documentarie
ferdinandeo, assumendo una precisa fisionomia anche nell’or- sul contributo di Francesco Collecini al
ganizzazione spaziale dei luoghi destinanti alla produzione e progetto ferdinandeo cfr.: r. serraglio,
Francesco Collecini: architettura del
del nuovo villaggio operaio, progettati da Francesco Collecini, secondo Settecento nell’area casertana,
sul modello di città ideale suggerito dal re 37. Ponendo in con- Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli,
2001, pp. 51-60 e id., Architettura e
tinua dialettica tra loro il vasto paesaggio con gli spazi costruiti, ambiente nel reale sito di San Leucio, in
l’architetto, formatosi alla scuola di Luigi Vanvitelli, in anticipo Luigi Vanvitelli… cit., pp. 565-576.
38
sui tempi, disegna un impianto urbano nel quale gli edifici e le Nella vasta letteratura di
riferimento sul sito reale di San
strade di nuova creazione si fondono alla componente ambien- Leucio e sulla conversione in centro
tale, in un delicato equilibrio di masse piene e aree verdi 38. La di produzione e in colonia operaia a
partire dal fondamentale studio di g.
posizione eminente del sito, enfatizzata dall’articolazione viaria, tescione, San Leucio e l’arte della seta
gli consente di impostare il corpo principale annesso all’anti- nel Mezzogiorno d’Italia, Montanino
editore, Napoli, 1961, si vedano in
co Belvedere e la filanda dei Cipressi, come un prolungamento particolare: r. de fusco, f. sbandi, Un
del naturale declivio della montagna, ispirato al linguaggio neo- centro comunitario del Settecento in
Campania, in «Comunità», 86 (1961),
classico. All’interno del grande complesso Collecini si misura pp. 56-65; e. battisti, San Leucio
con una varietà di temi edilizi, declinandone la configurazione presso Caserta, recupero di un’utopia,
Siti reali in Italia. Napoli e dintorni 254
in «Controspazio», 4 (1970), pp. 50-70; secondo nuove e più specifiche esigenze funzionali, connesse
g.c. alisio, Siti reali dei Borbone…, cit.,
pp. 47-65; e. battisti, San Leucio sullo al carattere delle diverse costruzioni, dalla residenza reale, alla
sfondo delle ideologie settecentesche, in fabbrica, alle case operaie differenti per dimensioni e linguag-
San Leucio, Archeologia... cit., pp. ;
r.a. genovese, Note sul complesso gio, correlate tra loro attraverso il percorso polidirezionale del
architettonico industriale di San Leucio, parco 39; monumentali, paesisticamente rilevanti, coerenti nella
in «Restauro», 38-39 (1978), pp. 95-109;
l. mongiello, San Leucio di Caserta. disposizione dei nuovi usi interni le prime, più sobrie e celate
Analisi architettonica, urbanistica e sociale, nel contesto le altre.
Laterza, Roma-Bari, 1980; m. battaglini,
La fabbrica del re: l’esperimento di San Un analogo dispositivo applicato anche a Carditello, ope-
Leucio tra paternalismo e illuminismo, ra dello stesso autore, dove la libertà della tipologia inaugurata,
Edizioni Lavoro, Roma, 1983, pp. 9-63;
s. musella guida, Nuove considerazioni a metà tra Casino reale e azienda zootecnica, favorita da una
sulla fabbrica della di San Leucio. maggiore ampiezza di aree verdi, si offre come campo di speri-
L’incremento degli impianti dal 1789 al
1860, in Itinerari storici e artistici in mentazione linguistica in cui l’immagine consolidata dei sim-
Terra di Lavoro, a cura di F. Cortese e boli della regalità e del potere monarchico si accompagna a una
G. Tescione, Athena, Napoli, 1995, pp.
65-95 e nello stesso volume g.e. rubino, visione decisamente più innovativa, derivata dall’integrazione
Riflessioni su Neoclassicismo e Rivoluzione dell’allevamento con l’agricoltura 40. Qui Collecini rinnova la
industriale in Terra di Lavoro, pp. 99-109;
f. pirozzi, L’utopia di Ferdinandopoli in scelta di una composizione aperta e articolata, in stretto rappor-
Profilo storico dell’utopia nel territorio to con il contesto naturale, ricondotta a un corpo centrale do-
meridionale d’Italia, a cura di M.
Coletta, Edizioni del Grifo, Lecce, minante per uso del re, affacciato sulla pista ellittica dei cavalli,
1997, pp. 93-112 e a seguire il saggio e lunghe ali laterali che ne proseguono il fronte, piegate all’e-
di m.r. pessolano, Ferdinando IV e
lo statuto leuciano, pp. 113-120; m.c. stremità, da un lato, a delimitare il circuito di addestramento,
taratarone, La Colonia e il Belvedere di dall’altro, a chiudere la sequenza dei cortili rustici retrostanti ad
San Leucio, Fratelli Fiorentino, Napoli,
1997; f. crippa, b. marello, Il Belvedere uso dei lavoranti. Il Casino principale assume così la funzione
e la Fabbrica, Saletta dell’Uva, San
di vero e proprio filtro tra gli spazi aulici e magniloquenti della
Leucio, 1997; “Lo Bello Vedere” di San
Leucio e le Manifatture Reali, a cura corte e la sconfinata tenuta circostante, sottolineato in facciata
di N D’Arbitrio, A. Romano, Napoli,
dagli androni passanti che invitano a conquistare la dimensio-
1998; g.e. rubino, Le fabbriche… cit.,
pp. 31-51; p. della corte, Caserta: la ne agreste e rurale degli spazi da lavoro 41. A Carditello, inoltre,
Reggia e il Parco, il Belvedere di San
Leucio, l’Acquedotto Carolino, Libreria
gli assi viari che si dipartono dal tempietto al centro del circo
dello Stato, Istituto poligrafico e Zecca equestre, non solo disegnano l’ossatura portante della labirin-
dello Stato, Roma 2005; r. serraglio,
Carditello e San Leucio: da reali cacce
tica radura boschiva al contorno, ma, rinviando idealmente al
a luoghi della produzione, in Casa di sistema assiale concepito intorno alla Reggia casertana, consoli-
Re… cit., pp. 118-120 e 157; a. buccaro,
Dall’utopia sociale alla realtà produttiva.
Documenti per la storia della piazza a cura di A. Gambardella, Edizioni a cura di G. Starrabba, G.B. Rosso e S.
della Seta e dell’edificio della Trattoria a Scientifiche Italiane, Napoli, 2002, pp. Gavotti, s.e., Caserta, 1979; m.r. iacono,
San Leucio, in Architettura nella storia. 98-103 e ead., Reali cacce… cit., pp. 129, La tenuta agricola di Carditello: fonti
Scritti in onore di Alfonso Gambardella, a 160. Si vedano inoltre g.e. rubino, Le archivistiche, in Un Elefante a Corte.
cura di G. Cantone, L. Marcucci ed E. fabbriche… cit., p. 31-51, in part. p. 39 Allevamenti, cacce ed esotismi alla Reggia
Manzo, vol. I, Skira, Milano, 2007, pp. e g. pignatelli, S. Leucio. Il Belvedere, di Caserta, Fausto Fiorentino, Napoli,
461-468. Facoltà di Studi Politici per l’Alta 1992, pp. 33-40; m.r. iacono, f. canestrini,
Formazione europea e mediterranea La Reale tenuta di Carditello, in I giardini
39
Una rappresentazione «Jean Monnet», in Dimore della del “Principe”, Atti del IV Convegno
significativa del sito reale di San conoscenza. Le sedi della Seconda Internazionale Parchi e giardini storici,
Leucio è costituita dalla Pianta del Real Università degli Studi di Napoli, a cura (Racconigi, 22 – 24 settembre 1994),
Recinto del Bosco e delizie di S. Leucio di R. Cioffi e G. Amirante, Edizioni L’artistica, Savigliano, 1994, pp. 394-399;
(BNN, Fondo Carte Geografiche, b. Scientifiche Italiane, Napoli, 2010, pp. l. migliaccio, Rivisitando Carditello.
26.10), redatta da Domenico Rossi, 198-208, in part. p. 208. Nuove acquisizioni archivistiche, in
tavolario dell’Intendenza di Caserta 40 «Bollettino d’informazione. Tutela,
nel 1809, databile agli inizi del XIX Sul sito reale di Carditello
restauro, contributi, iniziative, mostre,
secolo e probabilmente riconducibile relativamente all’azienda agricola in
manifestazioni», 4 (1998), pp. 66-79;
per analogie formali e dettagli essa insediata si vedano: c. severati,
r. ruotolo, L’azienda agricola di Re
rappresentativi a una raccolta di Stupinigi e Carditello: architettura
Nasone. Il Casino Reale di Carditello,
piante più vasta che avrebbe dovuto e paesaggio nell’Italia del ’700, in
in «Campania Felix», 3 (1996), pp. 1-4;
rilevare tutti i possedimenti venatori «L’architettura. Cronache e storia»,
r. serraglio, Francesco Collecini… cit.,
del re in Terra di Lavoro; cfr. d. jacazzi, XVI (1971), pp. 760-764; g.c. alisio, Il
pp. 61-74; r. serraglio, Carditello e San
Cultura cartografica nel Regno borbonico sito reale di Carditello, in «Napoli
Leucio… cit., pp. 121-122, 158; m.r. iacono,
1734-1860, estratto da L’architettura dei nobilissima», XIV, II (1975), pp. 41-54;
Il paesaggio dalle sorgenti a Carditello, in
Borbone di Napoli e delle Due Sicilie, Il “Real Sito” di Carditello. Raccolta di
L’acquedotto carolino, L’Aperia, Caserta,
notizie archeologiche, storiche ed artistiche,
Francesca Castanò «Un’altra Città nella campagna». I siti reali in Terra di Lavoro 255
dano l’ipotesi di un piano regionale decisamente più ampio e 2007, pp. 7-11; p. de felice, Il Real Sito
di Carditello. Un’area da conoscere
articolato 42. e valorizzare, Stampa Editoria “La
Mutati profondamente i rapporti tra città e territorio, la Fiorente”, Maddaloni, 2009.
41
politica urbanistica dei siti reali in Terra di Lavoro, impostata Un’immagine eloquente
dell’impianto ideato da Collecini
secondo criteri unitari e razionali, che ne avrebbero accelera- per il complesso del Casino reale è
to la realizzazione, si inscrive all’interno di un diversificato in- fornita dai modelli lignei realizzati
dall’ebanista Antonio Rosz conservati
sieme di interessi. All’affermazione di una visione riformista in presso l’Archivio Palatino della Reggia
materia economica rivolta allo sviluppo delle attività produttive, di Caserta per la cui lettura, con la
relativa bibliografia, si rimanda a m.
attraverso un diffuso recupero sociale e l’indebolimento del- russo, Nuove acquisizioni sui modelli
le classi proprietarie e oziose, si uniscono le esigenze di cono- architettonici della raccolta vanvitelliana
della Reggia di Caserta, in Luigi
scenza e di difesa dei territori ricondotti al controllo regio, oltre Vanvitelli… cit., pp. 343-352.
alla necessità di mettere in atto un denso programma di “abbel- 42
Le modificazioni e gli
limenti” degni della cornice monarchica, destinati, tuttavia, a ampliamenti del sito reale di
Carditello si leggono attraverso la
incidere radicalmente sulla natura dei luoghi. I programmi di ricca iconografia esistente a partire dai
trasformazione alla scala territoriale, urbana ed edilizia sareb- grafici realizzati nella seconda metà del
Settecento prima delle trasformazioni
bero dunque derivati da un’azione di controllo di ampio respiro, del casino reale: Biblioteca del Museo
in cui i siti reali pur costituendo apparentemente la parte più Campano di Capua, Top. 26, Carditello
4.6, Piano Topografico della reale difesa
eloquente, una volta infranta l’immagine di contesti evasivi per di Carditello, pubblicata in r. serraglio,
i sovrani e la corte, rivelano invece il ruolo di centri irradianti Carditello e San Leucio: da reali cacce
a luoghi della produzione, in Casa di
cruciali, a fronte di un inquadramento critico ben più articolato, Re…, cit., pp. 121 e 158 da collegare
che per quanto già avviato lascia ancora aperti molti spazi di all’album di disegni inediti composto
di una piano topografico generale e
ricerca e di approfondimento. da numerose tavole descrittive delle
singole difese di Carditello conservato
in BNN, Sezione Manoscritti e rari, Palat.
banc. VI.22, La Real Difesa di Carditello
e del Carbone, all’interno della quale vi
è il Piano topografico della Reale Difesa
di Carditello (tav. 17). Tra i grafici che
registrano gli ampliamenti successivi
all’intervento di Collecini, oltre alla
nota Pianta della Real Difesa di
Carditello (ARCe, Planimetrie, 5.H)
si segnalano: BNN, Fondo Carte
Geografiche, b. 28.46, in r. serraglio,
Carditello e San Leucio: da reali cacce
a luoghi della produzione, in Casa di
Re… cit., pp. 121 e 158; BNN, Sezione
Manoscritti e rari, Palat. banc. VI.10, L.
Petrini, Bosco della Real Tenuta di
Carditello, aprile 1889, schedata da
F. Capano in Iconografia delle città in
Campania… cit., p. 239.
12.
L. Petrini, Bosco della Real Tenuta di Carditello,
Biblioteca Nazionale di Napoli, Sezione Manoscritti
e rari, Palat. banc. VI.10.
1.
I.B. Tiesce (disegnatore), Carl Guttenberg (incisore),
Vue des Laves anciennement sorties du Vesuve en
amonceléea sur le bord de la Mer près du Palais de
Portici ; tratto da J.C. Richard de Saint-Non, Voyage
pittoresque ou description de royaumes de Naples
et de Sicilie, Parigi 1781.
APPENDICE
Resoconti di viaggio
nei siti reali napoletani
A cura di Matteo Borriello
stica, i siti reali borbonici sopportano a fatica il confronto non solo con 19
c. celano, op. cit., p. 300.
gli altri luoghi del Grand Tour, Ercolano e Pompei, ma anche con gli
aspetti più “astratti”della cultura del popolo napoletano. Nonostante
ciò, il viaggiatore non può fare a meno di rimanere affascinato dall’au-
rea di grandezza e maestosità che caratterizza tutti i siti all’interno dei
quali: «(...) par di vedere la forza portentosa dell’arte che costringe la
natura e la fa serva della sua spesse volte strana volontà (...)» 19.
Siamo in grado, inoltre, di percepire in modo più immediato e
diretto le considerazioni e i giudizi, le sensazioni e le “passioni” di una
visita che il “viaggiatore” ripropone nei resoconti. La sintetica rassegna
che segue propone, a campione, alcuni brani tra Astroni (già sito di
caccia in età aragonese, XV secolo), golfo di Napoli e i siti di Capodi-
monte e Portici, voluti ex novo da Carlo di Borbone. Un genere lettera-
rio che trova ampia stampa e diffusione a partire dal XVIII secolo, una
nota campionatura di genere che rappresenta, ancora una volta, un
invito alla lettura dei luoghi.
[ M.B. ]
3.
G. Carafa, Duca di Noja
Mappa Topografica della Città di Napoli
e de’ suoi contorni...
1750-75; dettaglio della tavola 35 con la marina di
Resina (Ercolano) e i resti delle antichità.
Appendice 262
GLI ASTRONI
Jean Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou descrip-
tion de royaumes de Naples et de Sicilie, Parigi 1781, (ristampa anastatica, Na-
poli, Edizioni Scientifiche Italiane / Società Editrice Napoletana), p. 196.
«(...) La Vue que nous représentons sur cette Planche, est celle
du Crater d’un ancient Volcan, nommé Astruni. Cette Montagne est
située dans les environs de Pouzzole, près de Naples, e fait partie de ce
Canton si renommé e si célèbre de tous les temps par la quantité de
Volcans qui y ont esisté.
C’est à des époques absolument inconnues, e dans les temps les
plus reculès, que ces Volcans se sont formés successivamente; e l’on
peut penser, d’après le fait encore récent de la création subite d’une
Montagne, appellée Monte nuovo, que la plupart des Volcans ont pu
avoir une origine semblabe. Ce dont on ne peut douter, c’est qu’il n’en
ait esisté un grand nombre dans ce Canton, appellé de tous les temps,
e par cette raison, Champs de Feu.
Celui-ci est un des plus considérables par son étendue, puisqu’il
a eviro six mille e plus de circonférence. Dans la Plaine qui est au fond
di Crater, il y a deux Lacs: e comme ils sont aujourd’hui entourés de
bois fort épais, où les Sangliers se plaisent, on a converti ce Volcan en un
Parc, en entourant de murailles la sommitè du Crater, afin d’y renfermer
beaucoup de ces animaux réservés pour la chasse du Roi de Naples (…)».
CAPODIMONTE
Giovan Battista De Ferrari, Palazzo reale di capo di monte, in
Nuova guida di Napoli, dei contorni di Procida, Ischia e Capri, Napoli,
Giorgio Glass Editore, 1826, pp. 247-249.
«(...) Il Re Carlo III, nel 1738, fece edificare questo gran palazzo,
che per la sua bellissima situazione, è il più delizioso fra i Regj edificj.
La costruzione di esso fu affidata all’architetto Medrano di Palermo, il
quale, fra gli altri sbagli, fabbricò sopra un suolo vuotato dagli scavi di
pietre, in guisa che, per reggere l’edificio sull’alto del monte, bisognò
poi costruire in una valle moltissime sostruzioni. In oggi queste opere
sotterranee si vanno a vedere nel luogo detto la Montagna Spaccata.
Questo palazzo, che rimase imperfetto, conteneva i quadri, ed il
museo della Casa Farnese, insieme con molte rarità, acquistate dal Re;
ma tutto è stato trasportato nella Reale Accademia degli Studj.
Vicino, anzi dintorno a questo palazzo, è il parco, ossia la Caccia
Reale, chiamata Bosco di Capo di Monte. È circondato di mura, ed
ha quasi tre miglia d’estensione. Vi si vedono poco dopo l’ingresso
cinque lunghi viali amplissimi, che s’inoltrano nell’interno della fo-
resta, ove s’incrociano con altri viali del lato opposto. Il primo via-
le a settentrione conduce alla Cappella Reale dedicata a S. Gennaro.
Avanzandosi per questo viale medesimo si arriva alla Reale Fagianeria
fiancheggiata dalla casa dei guardiani. In tutti questi viali veggonsi
delle statue, delle cisterne, e delle casette campestri; ma particolar-
mente un bel gabinetto in fondo del bosco, con un parterre ed un
vivajo, destinato a servir di riparo, se durante la caccia sopravviene la
pioggia. Lepri, conigli, ed uccellame di ogni specie rendono la caccia
di Capo di Monte piacevolissima (...)».
Resoconti di viaggio nei siti reali napoletani 263
PORTICI
Achille Gigante, Viaggio da Napoli a Castellammare con 42 vedute
incise all’acqua forte, Napoli, Stamperia dell’Iride, 1845, pp. 29-39.
«(...) Nell’anno 1738 diedesi principio alla fabbrica del Real Palagio,
fondato in gran parte sull’altro del Principe di Elboeuf. Antonio Can-
navari, architetto romano, ebbe l’incarico de’disegni e della direzione di
esso. Se non mostrò molto giudizio, non fu certo sua colpa, ma d’altri; se
difettò di gusto, accusatene i tempi. Esso è di pianta quasi quadrangolare
con un gran cortile nel mezzo per ove passa la pubblica strada.
Si entra in esso per 12 archi, tre per ogni lato, e la facciata prin-
cipale è dalla parte del mare, la quale non manca di grandiosità, e dove
sono pure ampie logge, che rendono in parte sembianze di quelle di
Versailles. Veggonsi in questo palagio molte belle gallerie ornate di otti-
mi quadri antichi e moderni che noi non descriveremo per non riuscire
infiniti. Ci basti sol ricordare all’osservatore il Gabinetto di porcellana
alla chinese col pavimento di mosaico antico, unico forse e singolare in
Europa. E di anticaglie tratte da Ercolano furon già piene queste gal-
lerie, non che un altro edifizio contiguo, in cui venne raccolto quanto
da prima fu rinvenuto in quegli scavi. Fece poi il Re Ferdinando, fatto
miglior consiglio, trasportar il tutto nel Real Museo.
A fianco del Real Palagio, dalla parte che guarda il monte, di-
stendesi un amenissimo boschetto, di circa 400 moggia, ricco di cerri,
di querce, e di altri alberi silvani; né mancano e bei giardini (tra quali è
primo quello delle Rose), e statue, e fontane, e capanne, e kioschi, e ca-
scine e pergolati, che rallegran la vista insieme ed il cuore. È qui pure
una spianata che già serviva al giuoco del pallone, pel quale prendea
molto gusto Re Ferdinando, e s’innalza più lungi un picciolo castello,
addetto un tempo a simulati armeggiamenti. Esso fu costruito nel 1775
con disegno del regio ingegnere Michele Aprea sotto la direzione del
comandante Francesco Vallego.
Vedesi più oltre una graziosa casina, di fabbrica moderna, desti-
nata agli autunnali passatempi, nella quale è una tavola che ad un cenno
imbandisce la più lauta mensa che uom possa imaginare. Non crediate
che questa sia l’opera di una fata, ma sì di un ingegnoso meccanico. Altri
boschetti e giardini son pur dalla parte del mare con quella con quella
stessa varietà di oggetti che dall’altro lato si osservano. Si distendono essi
insino al Granatello e confinano con la regie scuderie, le quali furon fatte
il 1740 con ben inteso disegno dal regio ingegnere Tommaso Saluzzo (...)».
PORTICI
Leandro Fernández de Moratin, Viaje a Italia, Madrid, Laertes,
1989 (ristampa dell’edizione del 1867), pp. 71-74; 84.
vino, agua, platos, cubiertos, etc. Pues no tiene más que tirar por el
correspondiente tarugo de madera que está a su lado, a manera de los
registros de un órgano, y al instante se le presenterà subiendo desde
un cuarto bajo aquello que apetece y lo verá salir por un agujero de la
misma mesa, hecho a este fin. Las vivanda y manjares suben y bajan
por el centro de ella, cosa extraña y bien imaginada (...)».
«(...) El día 10 por la mañana fuimos a Capodimonte, sitio y pala-
cio real cerca de Nápoles, en una altura de agradable temperie. El pala-
cio, obra de Carlo III, parece que se ha quedado sin concluir. Son extra-
ordinarias las escaleras, pues siendo dos que suben a diferentes pisos y
voladas en caracol, corre siempre la una en medio de la otra. Las salas
son hermosas y se ven en ellas alhajas curiosísimas de la Casa Farnesia,
que mandó custodiar allí el mismo monarca por ser herencia de su ma-
dre. Hay pinturas de los más famosos autores, del Tiziano, de Rafael, del
Correggio, del Españolete, etc. y entre ellas, muchos excelentes retratos.
Una gran biblioteca, que corre por seis salas con muy buenos estantes.
Vimos un trozo de cristal de roca que pesa mil ochenta onzas;
un espejo ustorio lenticular de mucho diámetro; diferentes géneros,
efectos, utensilios, traídos de la célebre isla de Otaita descubierta en
el mar del sur; mucca antiguallas, vasos etruscos, lámparas, inscripcio-
nes, cabezas, bronces, idolillos, mosaicos egipcios y algunas pinturas
al fresco, sacadas de los baños de Nerón, en la Villa Farnesia de Roma.
Platos, urnas, vasos de diáspero, de marfil, de cristal de roca. Preciosos
camafeos, con especialidad una bella taza de ágata, cuyas figuras repre-
sentan una apoteosis. El monetario es copiosísimo y se halla enrique-
cido de la más completa serie de medallas de cesare y emperadores en
oro, grande y pequeño bronce; medallas griegas de ciudades, colonias,
municipios, familias, etc., familias todo con profusión y colocadas con
una facilidad admirable para su manejo, teniendo cada cajón al lado
los libros impresos que las explica. Pero todas las cosas de este palacio
denotan poco cui dado y abandono.
Depués de comer, nos paseamos por los jardines de este sitio,
donde hay uno botánico; por el bosque, en el cual vimos algunos ja-
balíe, por el paraje donde hay una casa que encierra diversas aves y
animales cuadrúpedos; y nos volvimos a Nápoles al anochecer (...)».
«(...) Fuimos a comer al sitio de Portici (...) Antes de comer, habíam-
os estado largo tiempo en la parte del museo donde se conservan las fa-
mosas pinturas al fresco sacadas del Herculano, cuyo examen habíamos
reservado cuando estuvimos la última vez en Portici. Son seis o siete salas.
Estas pinturas estaban en paredes y las fueron transportado, cortando
el muro y sujetándolo con bastidores de madera. Los mayores quadro
sólo tienen cinco pies de alto. Su collección ofrece un espectáculo muy
agradable por el dibujo, la viveza del colorido (aunque ha ido decayendo
mucho), la gracia de los pavimentos, la propiedad de los pájaros, peces,
animales, frutas, flores, vasos, canastillos, paisecillos, marinas, galeras, tri-
remes, perspectivas, adornos y caudros historiados (…)».
east of Naples are so thickly populated that the boundary between the
city and S. Giovanni a Teduccio is quite invisible, and when passing to
Portici and Resina nothing indicates the division of these towns. Street
life is seen to great advantage on this drive: macaroni is hung out to
dry on all sides; dirty, ragged children play games with noisy glee; dogs
lie asleep in the sun; men smoke and idly loll about, while the women
have many occupations, and yet find time for plenty of gossip.
At Portici the road runs through the court of the palace built by
Carlo Borbone, in which Murat preferred to live while at Naples, and
thence passes almost immediately into Resina, from which point the
visit to Herculaneum is made.
This is a curiously unpleasant experience, and yet it is more em-
phatically impressive of the horror which destroyed this city and Pompeii
than is the visit to the latter place. This underground darkness, lighted by
smoking torches, where only bits of a villa, temple, or theatre can be seen,
where everything is mutilated and disjointed, and one feels oppressed for
want of air to breathe, is vastly more dreadful than the open streets of the
excavated Pompeii, where one feels the sun and sees the sky.
The blackness and solidity of the tufa, which is only cut out
with great difficulty, is, of itself, more depressing than the ashes and
rubbish which were so much more easily removed from Pompeii. Tra-
dition attributes the foundation of this city to Hercules himself, and
in ancient days Oscans, Etruscans, and Samnites lived here, while in
the prosperous days of Rome it was the site of many patrician villas.
After the earthquake, A.D. 63, and the eruption of 79, other waves of
ashes and lava buried it to a depth varying from forty to one hundred
feet, and it was lost to human knowledge until 1719, when the Prince
d’Elboeuf, in digging a well, came upon parts of the ancient theatre.
There is but little to be seen, as portions of the excavations are
filled up; they extended under Portici and Resina, and threatened to un-
4.
dermine these towns; but the discovery itself and the little that has been Daudet (disegnatore),
done are of vast interest to the world. The bronzes, mural decorations, Dupleris Bertesuse (incisore)
papyri, and especially the portrait statues of the Balbi, now in the Naples Transpors des Antiquités d’Herculanum de Portici
au Palais des Etudes à Naples
Museum, are extremely valuable, and give to the buried city the seeming tratto da J.C. Richard de Saint-Non, Voyage
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esaminatore ad exemplar italici primum textus, qui
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ABBREVIAZIONI
Lucio d’Alessandro
Ordinario di sociologia generale
Rettore dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli
Fabio Mangone
Ordinario di storia dell’architettura
Vicedirettore del Dipartimento di Architettura dell’Università
degli Studi Federico II di Napoli
Direttore del Centro Interdipartimentale per l’Archivio del Progetto
Luis Urteaga
Catedrático de geografía humana en la Universitat de Barcelona
Concepción Camarero
Catedrática de geografía en la Universidad Autónoma de Madrid
Andrea Merlotti
Responsabile Centro Studi del Consorzio La Venaria Reale
Componente della Commissione scientifica Residenze Reali della
Regione Piemonte
Paolo Cornaglia
Ricercatore di storia dell’architettura del Politecnico di Torino
Pasquale Rossi
Ricercatore di storia dell’architettura dell’Università degli Studi
Suor Orsola Benincasa di Napoli
Salvatore Di Liello
Ricercatore di storia dell’architettura dell’Università degli Studi
Federico II di Napoli
Francesca Castanò
Ricercatore di storia dell’architettura della Seconda Università
di Napoli
Finito di stampare in Napoli nell’aprile 2014
per conto della Imago s.a.s. di Elisabetta Prozzillo
presso la GFC Stampa s.r.l.