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CRESCERE E VIVERE CON LA POESIA

Spunti dal modello educativo di Koch


Cap. 1:

Educare con la poesia

Kenneth Koch (1925-2002) fu un poeta statunitense d’avanguardia. Sperimentò un innovativo


metodo per educare i bimbi alla composizione poetica e successivamente un approccio per
estendere tale tipo di educazione anche agli anziani.

Koch:

- sceglieva un linguaggio semplice ed efficace con immagini sonore e visive

- adottava la mimica e la gestualità: era il suo carisma a conquistare subito i bambini

- usava versi liberi indirizzati verso la musicalità ed emotività delle parole

- usava la prosodia musicale

Il talento di Koch derivava anche dal suo retroterra culturale: fu esponente della New York School
(movimento delle avanguardie artistiche statunitensi tra gli anni ’50 e ‘60).

Si definiscono 3 fasi dell’età educativa di Koch:

1) FASE ORIGINARIA: dell’insegnamento ai bambini


2) FASE INTERMEDIA: della divulgazione ai bimbi della grande poesia
3) FASE CONCLUSIVA: dell’insegnamento della composizione poetica agli anziani

Koch inizia a sperimentare la prima parte del metodo educativo in una primaria di NY.
Bisogna soffermarsi su questo: per Koch l’impatto emotivo che le parole producono per il loro
suono e ritmo è immediato nei bambini perché loro non sono in contatto con l’astrazione delle
parole. Il bimbo deve essere lasciato libero di muoversi con spontaneità e creatività.
La poesia è educativa quando non cade nei tradizioni stereotipi, in cui spesso finisce per risolversi
parte dell’istruzione data dalle scuole.

Koch iniziò a teorizzare sulla propria attività di educatore solo dopo averla messa in pratica,
improvvisando e sperimentando soprattutto, e solo successivamente trascrivendone l’andamento in
diari di osservazione – che poi portarono alla redazione del suo libro Wishes, lies and dreams.
Koch sviluppò le prime idee su come insegnare ai bimbi la poesia, traendo le prime idee dalla sua
iniziale esperienza di docente universitario agli adulti.

Si rese conto che la prosa esprimeva una qualità poetica superiore perché era scritta seguendo la
creatività e da lì scoprì il valore della spontaneità e della musicalità.

Successivamente iniziò a fare un paio di readings di poesia nelle scuole, ma poi chiese di tenere un
laboratorio stabile di poesia nella V di una scuola primaria. Il preside rimase entusiasta del progetto
e anche l’anno successivo Koch ricevette dei fondi per il suo progetto nelle scuola.
Per Koch i bimbi dovevano essere trattati come poeti, bisognava aiutarli ad eliminare le costruzioni
in rima e la metrica e incoraggiarli a equilibrarsi sui propri sentimenti, sensibilità, spontaneità e
musicalità.
Altri ostacoli allo scrivere piacevolmente poesie, oltre alle costruzioni in rima e alla metrica, erano
ortografia e punteggiatura e parole tecniche, che erano troppo difficili e dovevano essere sostituite
con parole che i bimbi usavano.

Koch presentò 20 idee da cui i bimbi dovevano prendere spunto, fra cui:

desideri (io vorrei…), paragoni (io sono come…), rumori, sogni (ho sognato che…), metafore,
combinazioni di parole che sembrano scollegate, un tempo ero…/ora sono diventato…, bugie,
poesie scritte a suon di musica, immaginare di essere un animale/una cosa.

Poi decise fosse importante trovare un modo per aiutare i bimbi a leggere e godere della poesia
degli adulti, cioè dei classici (le cui poesie Koch iniziò a insegnare ai bimbi di IV e V elementare).
Koch riteneva fosse sufficiente aiutare i bimbi ad interessarsi alla poesia adulta facendo vedere loro
che là dentro c’era qualcosa che potevano usare per ispirarsi alla propria di scrittura. Rendere la
poesia adulta non più remota, ma accessibile ai bimbi, poteva avvenire solo se si rendeva quella
poesia parte di un’attività veramente loro!

Cap. 2:

All’altro estremo della vita: insegnare la composizione poetica agli anziani

Koch inizia ad insegnare la composizione poetica presso una casa di riposo a NY City: c’erano
persone anziane, relativamente poco istruite, timorose delle novità e del fatto che gli altri potessero
giudicarli incapaci. Percepivano la poesia come in rima, con un oggetto poetico ed inavvicinabile.
Avevano problemi: fisici, di memoria, dolori, depressione, nessuna ispirazione perché ormai erano
tagliati fuori dalla città e dalla natura.
Il metodo di insegnamento si sviluppò sul campo.

Ovviamente gli studenti non erano autonomi nella scrittura: dettavano i loro versi a Koch e agli
assistenti/educatori. Questo ebbe anche buone conseguenze: gli anziani si sentivano più a loro agio.
L’esitazione degli studenti fu alleviato dal continuo incoraggiamento e ammirazione di Koch che
leggeva anche ad alta voce le loro poesie. Koch voleva che fra i suoi studenti anziani e la poesia non
si frapponessero esigenze retoriche, metriche e ritmiche. Voleva per loro una poesia con un
linguaggio musicale, come qualcosa di vicino e familiare.

Dalle precedenti esperienze coi bimbi, Koch aveva mantenuto:

- l’uso delle idee

- l’uso di fonti di ispirazione (musica e oggetti)

La poesia dette loro una nuova ragione per guardare le cose e ricordarle: per dire quello che
sentivano e pensavano.

Koch notò che nelle poesie dei vecchi (per l’età e per la vita isolata nella casa di riposo) vi erano
poche impressioni sensoriali. Una delle cose su cui Koch si soffermò divenne il cercare di
riequilibrare la carenza di sensazioni per ristabilire nei suoi studenti la vitalità che loro possedevano
in precedenza.

Un’altra caratteristica costante delle idee di Koch era la forma della ripetizione:

- Koch chiedeva di ripetere una parola in ogni verso o

- di avviare ogni verso con le medesime parole

Questa forma ripetitiva aiutò gli studenti ad ottenere un senso della scrittura in versi.

La rima per Koch limitava la creatività e la libera ispirazione, ecco perché incoraggiava gli anziani
ad usare un verso libero.

Per Koch la relazione educativa era bidirezionale. Koch e collaboratori rimasero particolarmente
sorpresi dalle composizioni immaginative e delicate di quegli anziani studenti che mai si erano
esposti tanto né conosciuto la composizione poetica. La dote poetica, la forza e la bellezza di quello
che avevano da dire erano già in quegli anziani – ma erano rimaste sepolte nell’inconscio perché
nessuno mai prima di allora aveva svelato loro questi nuovi nodi di esprimersi.

Da ricordare che Koch non era un pedagogista, bensì un poeta: il suo metodo nacque dalla
sperimentazione diretta nelle aule scolastiche e nelle case di riposo.

Insegnare la composizione poetica agli anziani mirava a far ritrovare loro un equilibrio utile a dare
un senso alla loro vita che volgeva verso la fine.
Insegnare ai bimbi mirava a preservare in loro la facoltà di esprimersi linguisticamente e
spontaneamente.

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