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Parliamo del movimento. Il lavoro su di sé implica un movimento, ossia una crescita evolutiva, ma
tale movimento deve essere verticale. Nel mondo dell’illusione spaziotemporale il movimento viene
inteso in maniera orizzontale: spostarsi da un luogo all’altro impiegando un certo lasso di tempo.
Questo genere di movimento è finto, in quanto tutto ciò che accade nel tempo è finto. Nel mondo
della presenza, il movimento è interiore, perché concerne la consapevolezza, quindi è un
movimento autentico... evolutivo.
Nell’illusione temporale l’essere umano crede di muoversi, ma in realtà non lo fa mai. Egli è come
un topo che corre nella ruota. Si muove tanto ma non va da nessuna parte, resta sempre nella sua
gabbia. Girare in tondo senza andare da nessuna parte è la modalità che ci viene insegnata per
mettere fine all’insoddisfazione. Detto in altri termini, ci viene insegnato sin da bambini che quando
siamo insoddisfatti della qualità della nostra esperienza dobbiamo variare le circostanze esterne:
cambiare partner, cambiare lavoro, cambiare città. Questo è il movimento orizzontale, in quanto ci
sembra di modificare qualcosa, ma in realtà resta tutto uguale, in quanto non c’è evoluzione
interiore.
Quando ci si affida al movimento orizzontale, dopo un certo lasso di tempo si scopre che il disagio
è rimasto all’interno di noi, non se n’è andato col vecchio partner, non è rimasto sul vecchio posto
di lavoro, non è voluto restare nella vecchia città... ma ha voluto seguirci come un fedele animale
domestico. Dovunque vada, sono sempre io. Nemmeno se arrivassero gli alieni e ci portassero su un
altro pianeta potremmo salvarci dal nostro disagio (e di questo simpatico argomento parlerò in un
prossimo articolo sul mio blog).
Ovviamente, non sto dicendo che non dovremmo mai cambiare nulla al nostro esterno. La
ristrutturazione della nostra vita quotidiana ha un suo senso, ma solo se è accompagnata da un
lavoro su di sé, un movimento verticale prima che orizzontale, altrimenti stiamo solo mettendo in
scena una commedia (o un dramma), un’attività che si diverte a giocare con gli effetti, senza mai
cambiare davvero le cause.
Applicare la presenza in maniera costante e prolungata ci consente di uscire dalle nostre
rappresentazioni teatrali, dai nostri finti drammi. Gran parte degli eventi della nostra vita deriva da
un circolo vizioso, un topo che corre nella sua ruota. Ricorrendo ai drammi come reazione alle
nostre difficoltà quotidiane, non compiremo mai un movimento autentico. Lo sforzo di restare
presenti e divenire osservatori della nostra vita ci fa evadere da questo stallo, insegnandoci a
integrare e liberare le emozioni bloccate da un’intera vita dentro di noi.
La presenza ci fa muovere verticalmente perché ci fa scendere sempre più in profondità dentro di
noi. Questo significa agire sulla causa, anziché re-agire con un dramma di fronte agli effetti finali.
La causa del disagio, come abbiamo detto altre volte, non sono i problemi, bensì l’incapacità di
VEDERE e SENTIRE quello che sta realmente accadendo dentro di noi. La presenza va a
modificare progressivamente questa incapacità. A sua volta, tale modificazione del SENTIRE ha
importanti conseguenze sull’esperienza fisica, emotiva e mentale... e quindi sulla realtà che ci
creiamo ogni giorno, modificandola in modo essenziale.
AVETE ANCORA POCHE SETTIMANE PER SVEGLIARVI. A maggio finirà la quarantena,
proverete un senso di rilassamento, la vostra tensione interiore diminuirà... ed ecco che risvegliarsi
tornerà ad essere impossibile per la maggior parte delle persone!
[quest’ultima esortazione la ripeterò ad ogni lezione]
[l’immagine è Lichtgebet (preghiera di luce), di Fidus (Hugo Höppener)]