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Guida all’installazione dei gruppi elettrogeni aggiornata con il DM 22/10/07

Guida all’installazione dei gruppi elettrogeni


aggiornata con il DM 22/10/07
Pubblicato il 4/07/2006
Aggiornato al: 14/06/2008
di Gianluigi Saveri

1 Introduzione

Il gruppo elettrogeno (fig. 1) costituisce una sorgente di alimentazione formata da un motore a


combustione interna accoppiato ad un generatore elettrico che, messo in movimento, produce energia
elettrica. I gruppi generatori possono essere ad installazione fissa, mobili, o trasportabili. Servono per
l’alimentazione di impianti elettrici, o parti di impianto, permanenti o temporanei, e possono essere
collegati o meno alla rete pubblica.
Le regole per l’installazione variano in relazione al tipo di carburante di alimentazione e al luogo di
installazione. Dal 2 gennaio 2008, con l’entrata in vigore del DM 22/10/07 “Approvazione della regola
tecnica di prevenzione incendi per la installazione di motori a combustione interna accoppiati a
macchina generatrice elettrica o a macchina operatrice a servizio di attività civili, industriali, agricole,
artigianali, commerciali e di servizi,” esce definitivamente di scena la circolare MI 31/08/78 n. 31 e la
circolare MI 08/07/03 n. 32. Per gli impianti preesistenti, purché in regola con le disposizioni finora in
corso, non è richiesto nessun adeguamento, per gli impianti nuovi, dal 2 gennaio 2008, si applica il
nuovo DM. Anche la guida all’installazione dei gruppi elettrogeni si adegua dunque, per quanto
concerne le principali novità, alle nuove disposizioni.

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Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia
s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti.

Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
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Fig. 1 - Gruppo elettrogeno

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2 Tipi di gruppi elettrogeni

Sul mercato sono presenti diverse tipologie di gruppi elettrogeni che si distinguono in relazione alle
seguenti caratteristiche.
Il relazione al collegamento con la rete:
♦ in alternativa, ad installazione fissa con opportuni sistemi di commutazione (di riserva);
♦ in parallelo, funzionamento in parallelo con la rete;
♦ in isola, completamente indipendente dalla rete pubblica;
♦ in funzionamento misto, con funzionamento che può essere sia in parallelo che in isola;
In relazione alla mobilità:
♦ trasportabili, di potenza non superiore a qualche kVA, di dimensioni contenute, possono
essere spostati a mano;
♦ carrellati, di elevata potenza e dimensioni, sono montati su mezzi mobili, solitamente un
carrello, per facilitarne il trasporto;
♦ fissi, sono collocati in posizione permanente e stabile
In relazione al motore endotermico associato possono essere equipaggiati con:
♦ motori a scoppio, piccoli gruppi (dai 2 ai 6 kW), solitamente trasportabili, alimentati a
benzina;
♦ diesel, per potenze che possono superare i 5000 kW, alimentati a gasolio;
♦ turbine a gas, si tratta di vere e proprie centrali elettriche, da alcuni MW al centinaio di
MW, con alternatori mossi da turbine a gas
In relazione al tipo di generatore:
♦ alternatore sincrono;
♦ alternatore asincrono;
♦ dinamo.

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3 Tipi di servizio

I gruppi elettrogeni possono essere utilizzati in particolari situazioni come sorgenti di alimentazione
ordinaria, quando non è possibile allacciarsi alla rete pubblica (ad esempio unità mobili, cantieri,
allestimenti temporanei per fiere e spettacoli, ecc..), oppure in condizioni di emergenza, quando non è
tollerabile il venir meno della fornitura dell’energia elettrica dalla rete principale, per la produzione di
energia ausiliaria, di riserva o di sicurezza.

Alimentazione per i servizi di sicurezza - Fornisce l’alimentazione di parti dell’impianto per le quali è
fondamentale, per la sicurezza delle persone garantire la continuità di funzionamento. Per questo
motivo i gruppi elettrogeni utilizzati per servizi di sicurezza devono possedere alcuni requisiti
supplementari indicati dalle Norme CEI 64-8:
l’alimentazione deve essere fornita per una durata sufficiente al tipo di servizio (CEI 64-8/5 art. 561.1);
considerato che l’avviamento, anche se automatico, necessita di diversi secondi, il gruppo elettrogeno
è adatto per servizi di sicurezza solo se è ammessa un’interruzione media (tra 0,5 e 15 sec) o lunga
(superiore a 15 sec) dell’alimentazione (CEI 64-8/3 art. 352). Non potendo rispettare i tempi stabiliti,
come ad esempio per l’illuminazione di sicurezza, occorre intervenire, prima dell’avvio del gruppo, con
altri sistemi, ad esempio UPS, soccorritore, ecc..;
il gruppo elettrogeno deve essere installato a posa fissa e non deve essere influenzato da guasti
all’alimentazione ordinaria (CEI 64-8/5 art. 562.1);
il gruppo elettrogeno deve alimentare i soli servizi di sicurezza. Più gruppi possono essere utilizzati sia
come sicurezza sia come riserva purché sia garantita la potenza sufficiente per il corretto e prioritario
funzionamento di tutti i servizi di sicurezza (CEI 64-8/5 art. 562.5). Questo può essere normalmente
ottenuto mediante il distacco automatico dei carichi che non svolgono un sevizio di sicurezza.

Alimentazione di riserva - Un’alimentazione di riserva deve fornire l’alimentazione agli utilizzatori o


parti dell’impianto per motivi diversi dalla sicurezza delle persone. I gruppi elettrogeni utilizzati come
sorgente di riserva non devono quindi sottostare a particolari prescrizioni normative né per il tipo di
intervento né per la continuità di servizio.

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4 Disposizioni legislative e adempimenti burocratici

Generalità

Per la posa in opera e la messa in servizio di un gruppo elettrogeno è necessario adempiere ad


alcune procedure burocratiche che permettono di ottenere le autorizzazioni per l’installazione e la
messa in funzione.

Richiesta del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI)

Occorre distinguere fra gruppi con potenza elettrica inferiore a 25 kW e gruppi con potenza maggiore
(attività numero 64 di cui al DM 16/02/82) per i quali è richiesto il CPI (DM 04/05/98), Certificato di
Prevenzione Incendi, rilasciato dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco (VV.F.). Per i gruppi
compresi fra 25 e 2500 kW si applica il DM 22/10/07 che dal 2 gennaio 2008 subentra alla circolare
ministeriale n. 31 del 31/08/1978 e successive integrazioni. Oltre questi valori di potenza, anche se
solitamente ci si riferisce alle medesime prescrizioni, è bene sentire il parere del comando provinciale
dei VV.F. Il DM si applica ai gruppi elettrogeni asserviti ad attività civili, industriali, agricole, artigianali,
commerciali, e di servizi. Sono invece esclusi dall’applicazione i gruppi elettrogeni inseriti in processi
di produzione industriale, installazioni antincendio (anche se rientrando in ogni caso nelle attività
assoggettate al controllo dei VV.F., si deve applicare quanto prescritto dall’art. 3 del DPR 577/82 e
quindi occorre comunque richiedere il rilascio del CPI e di conseguenza deve essere applicato il
suddetto DM.), stazioni e centrali elettriche, dighe, ripetitori radio, oppure se destinati al movimento di
qualsiasi struttura.

Per la richiesta del CPI è necessario trasmettere regolare domanda al comando provinciale dei VV.F.
(o sportello unico se presente) che, se non ci sono impedimenti, rilasciano prima il parere di
conformità del progetto e successivamente il CPI. In presenza di altre attività che devono essere
sottoposte al controllo dei VV.F. la documentazione riguardante i gruppi elettrogeni dovrà essere
allegata alla documentazione di carattere generale inerente l’attività principale.

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La documentazione di progetto necessaria è composta dai seguenti documenti:


domanda di parere di conformità antincendio (originale in bollo più una copia) – si utilizza la prima
parte del previsto dalla Circ. Min. P559/4101 del 22/03/04.
scheda informativa generale (due copie)– si utilizza la seconda parte del modello PIN1 sul quale
devono essere riportate informazioni generali riguardanti l’attività principale ed eventuali attività
secondarie soggette ai controlli di prevenzione incendi e descrizione del tipo di intervento operato, ad
esempio se si tratta di nuova installazione, modifica, ampliamento, ecc..
relazione tecnica (due copie) – deve specificare i rischi di incendio e la descrizione delle misure di
prevenzione e protezione adottate.
elaborati grafici (due copie) – consistono in: una planimetria generale, in scala 1:2000 a 1:200, con
evidenziato lo stato di accessibilità e viabilità, gli impianti tecnologici esterni, la collocazione dei
dispositivi di manovra degli impianti di protezione antincendio, del comando di emergenza previsto per
il locale del gruppo elettrogeno e qualsiasi elemento utile ai fini antincendio; una pianta, in scala 1:50
a 1:200, del locale gruppo elettrogeno sulla quale sia descritta la collocazione del gruppo e dei relativi
componenti, la posizione delle uscite con il verso di apertura delle porte e attrezzature di estinzione
incendio; eventuali particolari del locale gruppo elettrogeno (sezioni e prospetti) con indicazioni della
posizione degli estintori.
attestazione di versamento – il versamento deve essere operato a favore della tesoreria dello stato.
Il parere di conformità antincendio viene formulato dai VV.F entro quarantacinque giorni dalla data di
presentazione della domanda. A volte, quando il progetto si presenta particolarmente complesso, il
pronunciamento sulla conformità può essere rinviato al novantesimo giorno, ma la proroga deve
essere comunicata all’interessato entro quindici giorni dalla presentazione del progetto. Può accadere
che la documentazione presentata sia ritenuta non regolare o incompleta o che semplicemente sia
richiesta un’integrazione. In questo caso, per una volta soltanto, il termine suddetto non è più valido e
viene ricalcolato a partire dalla data di ricevimento dell’integrazione. Il parere può essere positivo, si
può procedere con l’esecuzione dei lavori, oppure negativo, si devono apportato le modifiche richieste
e ripetere la procedura per il conseguimento del parere di conformità.
Qualora non fosse possibile rispettare integralmente le prescrizioni della normativa vigente può essere
presentata al comando provinciale una domanda di deroga. Alla domanda deve essere allegato il
progetto, la descrizione dei motivi che non permettono il rispetto delle disposizioni normative e
legislative e le alternative proposte. Per la domanda di deroga, da presentare in triplice copia di cui
una in bollo, occorre utilizzare il modello PIN2 al quale deve essere allegata la documentazione
tecnica (in triplice copia) e l’attestazione del versamento alla tesoreria dello stato. Entro novanta giorni
dalla presentazione della domanda di deroga sarà possibile ottenere il parere di conformità. Il
comando provinciale esamina la domanda e la invia entro trenta giorni al comando regionale che a
sua volta entro sessanta giorni formula un parere che viene comunicato contemporaneamente al

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comando provinciale e al diretto interessato. L’ottenimento del parere di conformità permette di dare il
via ai lavori di installazione. Al termine dei lavori, prima della messa in servizio dell’impianto, occorre
richiedere al comando provinciale dei VV.F. un sopralluogo e, in conclusione, conseguire il Certificato
di Prevenzione Incendi. Per richiedere il sopralluogo è necessario presentare i seguenti documenti:
domanda di richiesta sopralluogo – si utilizza il modello PIN3 e si presentano due copie di cui una in
bollo;
copia del parere di conformità – una copia del parere favorevole di conformità del progetto rilasciato
dal comando provinciale dei VV.F.;
dichiarazioni di conformità alla normativa antincendio – servendosi dell’apposita modulistica fornita dai
VV.F. , le dichiarazioni e le certificazioni riguardanti il rispetto delle normative antincendio nella
realizzazione e installazione di impianti e attrezzature;
dichiarazione di conformità CE – la dichiarazione dei conformità CE rilasciata dal costruttore del
gruppo;
dichiarazione di conformità della valvola limitatrice di carico del serbatoio;
dichiarazione di conformità per gli impianti elettrici – dichiarazione di conformità ai sensi del DM 37/08
degli impianti elettrici del locale gruppo elettrogeno;
dichiarazione di inizio attività in attesa del sopralluogo – utilizzare il modello PIN4, due copie di cui
una in bollo;
ricevuta di versamento alla tesoreria dello stato.
Il CPI è valido per sei anni dopo di che occorre richiedere il rinnovo. La domanda prevede l’utilizzo del
modello PIN5, in due copie di cui una in bollo, al quale si devono allegare i seguenti documenti:
il CPI che sta per scadere;
dichiarazione del responsabile, su modello PIN 6, che non sono state operate modifiche di alcun
genere;
perizia giurata resa da professionista su modello PIN7, abilitato e regolarmente iscritto nella lista del
Ministero dell’Interno in cui alla legge 818/84, sull’efficienza degli impianti destinati alla protezione
attiva antincendio;
ricevuta di versamento alla tesoreria dello stato.
Se il Comando provinciale non ravvisa irregolarità di alcun genere, entro quindi giorni dalla data di
presentazione della domanda il CPI viene rinnovato. Altrimenti, seguendo le indicazioni dello stesso
Comando, non resta che ripetere la procedura ripresentando la documentazione opportunamente
corretta.
Parere di conformità e rilascio del CPI devono comunque essere richiesti ogniqualvolta si operino
modifiche strutturali o impiantistiche che vadano a modificare i sistemi di protezione antincendio.

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Fig. 2 – Procedura da seguire per l’ottenimento del CPI

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Interazione col distributore di energia elettrica

La messa in servizio di un gruppo elettrogeno deve essere comunicata anche alla società distributrice
di energia elettrica della zona. Per i gruppi elettrogeni di emergenza è sufficiente inviare una
comunicazione con indicazioni riguardanti l’avvenuta installazione dei dispositivi necessari ad evitare il
parallelo del gruppo con la rete di distribuzione pubblica. Se il gruppo elettrogeno è previsto per
funzionare in parallelo con la rete pubblica si devono applicare le regole tecniche stabilite dal
distributore. Solitamente le società distributrici forniscono un regolamento per l’esercizio con tutte le
indicazioni relative alle caratteristiche e taratura delle protezioni e gli obblighi del cliente nei confronti
del distributore e viceversa. A cura del cliente sarà, dopo aver eseguito le opportune verifiche, l’invio
al distributore di una certificazione con i valori di taratura dei dispositivi di protezione, una attestazione
del corretto funzionamento dell’impianto e la lista delle perone autorizzate ad effettuare le manovre
sull’impianto.

Autorizzazione UTF a produrre energia elettrica

L’iter burocratico non è ancora concluso perché, in alcuni casi, è necessario richiedere all’Ufficio
Tecnico della Finanza (UTF) una licenza d’esercizio che autorizza a produrre energia elettrica.
L’autorizzazione è finalizzata al pagamento delle imposte sull’energia elettrica prodotta. L’imposta può
essere calcolata forfetariamente oppure in relazione all’energia effettivamente prodotta che può
essere misurata mediante un gruppo di misura le cui caratteristiche sono indicate dall’UTF. Per quanto
concerne la denuncia all’UTF occorre distinguere fra gruppi elettrogeni in servizio di emergenza e in
servizio ordinario (Dlgs 504/95). Se si tratta di gruppo elettrogeno di emergenza la denuncia è
richiesta per potenze superiori a 200 kW (ad esclusione di quelli alimentati con gas biologico) mentre
non è richiesta per potenze inferiori. Se il gruppo elettrogeno funziona in servizio ordinario la
denuncia all’UTF è necessaria per potenze superiori a 1 kW (30 kW in territori montani) ad esclusione,
qualunque sia la potenza, dei gruppi alimentati a metano biologico e di quelli, con potenza fino a 20
kW, alimentati da fonti rinnovabili ed assimilate. Fonti di energia rinnovabili sono ad esempio l’energia
solare, eolica, idroelettrica, ecc.. oppure scarti del legno, rifiuti solidi urbani, ecc.. (Legge 342/00 e
Dlgs 387/03). Dalla denuncia sono esclusi anche i gruppi elettrogeni in dotazione alle Forze Armate
dello Stato e ai gruppi ad esse assimilati. Nulla è dovuto anche per l’energia elettrica prodotta ed
impiegata per aeromobili, autoveicoli, navi e quella utilizzata come materia prima nei processi
industriali elettrochimici, elettromettallurgici ed elettrosiderurgici (Legge 388/00).
Se si cessa l’attività oppure si verificano variazioni della ragione sociale occorre farlo presente all’UTF
entro un mese. In alcuni casi è possibile ottenere una riduzione delle accise sul combustibile, secondo
un coefficiente stabilito dall’UTF, in relazione alla quantità di energia elettrica prodotta.

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Autorizzazione ad emettere sostanze inquinanti

I prodotti della combustione scaricati dai gruppi elettrogeni vengono emessi in atmosfera inquinando
l’aria e di questo deve essere avvertita la provincia (DPR 53/98, DPR 25/07/91 e Dlgs 112/98). Se il
gruppo elettrogeno è di emergenza, o se è in servizio ordinario ed è alimentato mediante metano
biologico, fonti rinnovabili ad emissione zero, gasolio e benzina di potenza termica fino a 1 MW, a
metano o GPL di potenza termica fino a 3 MW è sufficiente una semplice comunicazione alla
provincia. Per tutti gli altri casi di funzionamento in servizio ordinario si deve richiedere alla provincia
l’autorizzazione all’installazione e all’emissione in atmosfera di sostanze inquinanti (attenzione perché
le procedure da seguire possono essere diverse da regione a regione).
La richiesta di autorizzazione deve essere presentata, se esiste, allo sportello unico comunale che si
occuperà di inviare copia della domanda agli enti preposti che solitamente sono la Provincia, il
Comune e l’Arpa. Qualora lo sportello unico non fosse presente la domanda dovrà essere inoltrata
direttamente ad ognuno degli enti competenti di cui sopra. La pratica (in ogni caso per i modelli di
domande e l’elenco dei documenti e bene rivolgersi alle singole province) ogni da inviare è relativa
alla richiesta di:
♦ autorizzazione ad installare il gruppo elettrogeno e ad emettere sostanze inquinanti in
atmosfera;
♦ compatibilità ambientale dell’impianto relativamente al luogo di installazione (previa
richiesta di parere da parte del sindaco);
La domanda dovrà essere accompagnata da alcuni allegati composti da (DPR 203/88 e DPCM
21/07/89):
♦ scheda riassuntiva con informazioni riguardanti ragione sociale, descrizione dell’attività,
ecc..);
♦ documenti tecnici che descrivano l’installazione utili a valutare la richiesta (progetto,
relazione tecnica, carburante utilizzato e caratteristiche delle emissioni in atmosfera,
ecc.).
Una volta ottenuta l’autorizzazione ad emettere sostanze inquinanti in atmosfera , almeno quindici
giorni prima della messa in funzione, si deve dare comunicazione alla Provincia e al Comune che
entro 120 giorni possono intervenire in loco per eventuali accertamenti.

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Obblighi derivanti da direttive europee

Il gruppo elettrogeno presenta pericoli di natura elettrica e come tale, quando la tensione nominale è
compresa fra 50 V e 1000 V in c.a. o fra 75 V e 1500 V in C.C., deve sottostare alla direttiva bassa
tensione (73/23/CEE). Il gruppo elettrogeno però è anche una macchina perché possiede organi in
movimento e quindi è soggetto anche alle direttive europee sulla sicurezza delle macchine recepite in
Italia dal DPR 459/96. Vista la complessità del problema ai fini della sicurezza, una Norma, la UNI EN
12601 si occupa proprio della sicurezza dei gruppi elettrogeni mossi da motori alternativi a
combustione interna. Se necessario si dovrà applicare anche la direttiva sulla compatibilità
elettromagnetica EMC 89/336/ CEE, recepita dal Dlgs 615/96, e la direttiva 2000/14/CE, recepita dal
Dlgs 262/02, sull’inquinamento acustico per le macchine che funzionano all’aperto. Si ricorda per finire
che ogni gruppo elettrogeno deve sempre essere accompagnato dalla dichiarazione di conformità CE
alle suindicate direttive e dotato di marcatura CE.

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5 Alimentazione del gruppo

I carburanti di alimentazione possono essere liquidi o gassosi. Quelli liquidi sono derivati dal petrolio e
si suddividono in categorie in relazione alla temperatura di infiammabilità (decreto del Ministero
dell'Interno 31 luglio 1934):
♦ categoria A: temperatura di infiammabilità < 21 °C (benzine, abitualmente utilizzata
solo per piccoli gruppi trasportabili);
♦ categoria B: temperatura di infiammabilità compresa tra 21°C e 65°C (gasolio, salvo
diversa indicazione del fornitore);
♦ categoria C: temperatura di infiammabilità compresa tra 65°C e 125°C (oli combustibili).
I carburanti gassosi si distinguono invece in base alla densità relativa all'aria:
♦ densità < 0,8, (ad es. gas naturale come il metano);
♦ densità > 0,8, (ad es. GPL).
Il serbatoio di carburante liquido per l’alimentazione può essere incorporato, saldamente fissato al
gruppo e protetto contro le vibrazioni, gli urti ed il calore. L’alimentazione può essere ottenuta anche
tramite un serbatoio di servizio, separato dal gruppo, collocato all’interno del locale oppure da un
serbatoio installato all’esterno. La capacità totale dei serbatoi di tutti i gruppi del locale non può
essere superiore a:
♦ 120 litri se si tratta di benzine o gasolio;
♦ 2500 litri se si tratta di oli combustibili (la vecchia circolare poneva un limite di 50 litri per i
gruppi fino a 100 kW).
I serbatoi, interrati o fuori terra, all'interno o all'esterno di edifici, sono soggetti alla disciplina di cui al
DM 28/04/05 e i serbatoi di deposito di benzine o gasolio non possono essere sistemati in locali
all’interno di edifici o su terrazzi.
Come già detto deve essere previsto un bacino di contenimento o una vasca di raccolta che
circoscriva il gruppo elettrogeno, con capacità di almeno 120 litri, per evitare la fuoriuscita di liquidi se
l’alimentazione avviene per mezzo di combustibili liquidi,.
Il sistema di contenimento può essere costituito da bacini (es. ricavato sopraelevando la soglia
dell’ingresso e delle altre aperture del locale) o vasche situati sotto il serbatoio, incorporato o di
servizio,oppure anche utilizzando serbatoi con doppia parete.
I gruppi elettrogeni fissi sono in genere dotati di un serbatoio di deposito con sistema di rabbocco
automatico per consentire il caricamento del carburante dal serbatoio di deposito a quello incorporato
o di servizio durante il normale funzionamento.
Il trasferimento del carburante avviene generalmente attraverso una tubazione di mandata e se,
come solitamente accade, il serbatoio di deposito è collocato a quota uguale o inferiore a quella del
gruppo, i serbatoi incorporati o di servizio devono essere muniti di una tubazione di scarico del troppo

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pieno priva di valvole, saracinesche e di qualsiasi impedimento al normale deflusso verso il serbatoio
di deposito.
Se il serbatoio di deposito si trova ad una quota maggiore di quella del gruppo, il sistema di
contenimento deve essere in grado di raccogliere le perdite provenienti da qualsiasi punto all'interno
del locale gruppi elettrogeni. Devono essere inoltre previsti dispositivi di sicurezza che intervengano
automaticamente quando il carburante nel serbatoio incorporato o di servizio supera il livello
massimo ammissibile, in modo da:
♦ intercettare il flusso del carburante in un punto esterno al locale;
♦ arrestare le pompe di rifornimento;
♦ attivare un allarme ottico ed acustico esterno al locale.
In ogni caso cavi, dispositivi o apparecchiature elettriche non devono essere installati in posizione
raggiungibile da liquidi che potrebbero essere versati. La condotta di adduzione del carburante verso il
serbatoio incorporato o di servizio deve essere munita inoltre di una valvola a chiusura rapida del
flusso di carburante (DM 28/04/05), con comando manuale situato all'esterno del locale in posizione
facilmente accessibile e segnalata.
I serbatoi incorporati o di servizio possono essere rabboccati anche manualmente.
Quando il gruppo è alimentato con carburante di categoria C da serbatoio incorporato di capacita
inferiore a 120, il rifornimento deve avvenire a gruppo fermo con recipienti portatili del tipo approvato
secondo la vigente normativa. Altrimenti, nel caso di gruppi con serbatoi di capacità superiore a 120
litri il rifornimento può essere attuato tramite un sistema di tubazioni fisse aventi origine all'esterno
dell’edificio. I serbatoi di capacità superiore a 120 litri devono essere dotati di valvola limitatrice di carico
al 90% della loro capacità.
I gruppi elettrogeni possono essere alimentati anche a gas (a pressione non superiore a 0,5 bar -
50 kPa):
♦ metano;
♦ GPL;
♦ biogas.
I tubi di distribuzione all'interno del locale devono essere in acciaio, posati in vista.
e in caso di attraversamento di muri, la tubazione deve essere inguainata mediante “controtubo”
protettivo sigillato verso l'interno del locale. All'interno del locale non devono essere presenti
prese libere del gas. Il collegamento tra gruppo elettrogeno e terminale dell'impianto di alimentazione
dovrà essere effettuato mediante tubo metallico flessibile con caratteristiche adeguate alla pressione
di esercizio. Prima della messa in funzione, la tenuta dell'impianto di distribuzione interna del gas,
comprendendo sia la tubazione rigida sia la tubazione flessibile, dovrà essere provata con aria o gas
inerte ad una pressione almeno doppia della normale pressione di esercizio. All'esterno del locale
gruppo elettrogeno, in posizione facilmente raggiungibile ed adeguatamente segnalata, deve essere

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Guida all’installazione dei gruppi elettrogeni aggiornata con il DM 22/10/07

installata sulla tubazione principale di adduzione del gas una valvola di intercettazione manuale. Sulla
medesima tubazione è inoltre richiesta anche un’elettrovalvola d'intercettazione ( non richiesta dalla
vecchia circolare, per la quale era sufficiente solamente la valvola manuale di
intercettazione all'esterno del locale), a ripristino manuale, azionata dal comando di emergenza
posizionato all'esterno del locale e dal comando di arresto di emergenza del gruppo elettrogeno.
Il gruppo deve inoltre essere equipaggiato con:
- dispositivo di arresto del gas a motore fermo,
- dispositivo automatico di arresto del motore per bassa o alta pressione del gas,
- uno o più rivelatori di gas per il comando dell'elettrovalvola di intercettazione del gas all'esterno del
locale.
Per escludere la presenza di zone con pericolo di esplosione occorre inoltre operare la classificazione
del luogo in accordo con la norma EN 60079-10 (CEI 31-30) e relativa guida CEI 31-35.

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6 Installazione

Come si è detto ai gruppi elettrogeni con potenza inferiore a 25 kW non si applicano le disposizioni di
prevenzione incendi che si applicano invece ai gruppi con potenza compresa fra 25 kW e 2500 kW.
I gruppi elettrogeni possono essere collocati in locali chiusi oppure all’aperto:
♦ in locale chiuso, internamente ad un edificio;
♦ in locale chiuso isolato su terrazzo;
♦ all’aperto.

Locale interno ad un edificio

Per quanto concerne l’installazione dei gruppi elettrogeni in locali chiusi interni ad edifici vigono alcune
limitazioni:
se alimentati a benzina o gas (GPL) con densità nei confronti dell’aria maggiore di 0,8 possono
essere posti solo in locali fuori terra non comunicanti con altri locali interrati;
se alimentati a carburante liquido di categoria C, olio combustibile, o gas (metano) con densità rispetto
l’aria non superiore a 0,8 possono essere situati anche in locali al primo piano interrato (la vecchia
circolare permetteva di installare il gruppo elettrogeno al primo piano interrato anche se alimentato a
gasolio), il cui piano di calpestio non può comunque trovarsi ad una quota inferiore ai 5 m al di sotto
del piano di riferimento;
negli edifici con altezza di gronda superiore a 24 m possono essere installati i gruppi alimentati con
carburante di categoria C con serbatoio incorporato o di servizio avente capacità non superiore a 120
litri (la vecchia circolare vietava l’installazione di gruppi elettrogeni di potenza maggiore a 50 kW negli
edifici di altezza superiore a 24 m e superiori a 30 m se si trattava di edifici civili). Gruppi alimentati a
gas con densità rispetto all'aria non superiore a 0,8 possono essere installati sul terrazzo più elevato
dell’edificio, oppure su terrazzi intermedi con caratteristiche di spazio scoperto, con esclusione delle
superfici aggettanti.
è vietata l'installazione di gruppi alimentati a gas o carburanti di categoria A e B (benzina e gasolio )
nei locali contigui o sottostanti ad ambienti con affluenza di pubblico o passaggio o raggruppamento
di gruppi di persone, in edifici destinati, in tutto o in parte, a cinema, teatro, sale di riunione, scuole,
chiese, ospedali e simili, indipendentemente dall'altezza dell'edificio.
La tabella 1 sintetizza, in base alle caratteristiche degli edifici stessi e del tipo carburante utilizzato,
quanto finora detto sulle limitazioni all'installazione dei gruppi elettrogeni all’interno degli edifici.

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Gas Gas Liquido Liquido


densità categoria categoria C
Ubicazione del gruppo elettrogeno densità >0,8
<0,8 B (olio
(metano) (GPL) (gasolio) combustibile)

Locale in edificio con Interrato(1) NO NO NO SI (2)


altezza di
Fuori terra NO NO NO SI (2)
6
gronda ( ) > 24 m
Terrazzo SI NO NO SI (2)

Locale in edificio con Interrato (1) SI NO NO SI


altezza di Fuori terra SI SI (3) SI SI
gronda < 24 m Terrazzo SI SI SI SI

Locale contiguo o Interrato(1) NO NO NO SI(4)


sottostante ad ambienti
con presenza e/o Fuori terra NO NO NO SI (4)
passaggio di
pubblico/gruppi di
persone Terrazzo NO NO NO SI (4)

Note:
(1) Non al di sotto del primo piano interrato.
(2) Se con serbatoio incorporato o di servizio di capacità non superiore a 120 litri.
(3) Se non comunicante con altri locali interrati.
(4) Il serbatoio, incorporato o di servizio, deve avere capacità non superiore a 120 litri quando l’altezza di gronda
dell’edificio supera i 24 m.
(6) Altezza misurata dal piano di campagna al soffitto dell’ultimo piano abitabile

Tabella 1 – Ammissibilità all’installazione di gruppi elettrogeni all’interno degli edifici in base


all’ubicazione e ai tipi di carburanti abitualmente utilizzati

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Caratteristiche del locale

Il locale deve avere caratteristiche adeguate per permettere una corretta installazione e gestione del
gruppo elettrogeno. In ogni caso devono essere rispettate alcune dimensioni minime e le pareti, i
pavimenti e i soffitti devono possedere una resistenza al fuoco almeno REI 120. Con riferimento alla
fig. 3, l’altezza interna, dal pavimento al soffitto deve essere almeno 2,5 m (può essere ridotta a 2 m
sottotrave) mentre la distanza tra le pareti e il perimetro disegnato attorno al gruppo, compresi i suoi
accessori, deve consentire il passaggio del personale dell’addetto all’esercizio e alla manutenzione
secondo quanto indicato dal costruttore (la vecchia circolare richiedeva almeno 0,6 m). Quando il
gruppo è alimentato mediante combustibili liquidi (ad es. gasolio) deve essere prevista un sistema di
contenimento per impedire la fuoriuscita verso l’esterno di eventuali perdite di combustibile (un bacino
di contenimento o una vasca di raccolta che circoscriva il gruppo elettrogeno, con capacità di almeno
120 litri, la vecchia circolare richiedeva una soglia sopraelevata di almeno 20 cm per evitare la
fuoriuscita di liquidi).
Deve essere prevista l'installazione in posizione segnalata e facilmente raggiungibile di estintori
portatili di tipo omologato, idonei al tipo di combustibile, in numero dipendente dalla potenza del
gruppo; uno fino a 400 kW, due fino a 800 kW e un estintore portatile ed un estintore carrellato a
polvere avente carica nominale e capacità estinguente adeguate per potenze superiori a 800 kW.
Devono essere previste aperture di ventilazione verso l’esterno aventi le seguenti caratteristiche:
almeno una parete di lunghezza non inferiore al 15% del perimetro del locale (secondo la vecchia
circolare occorreva che almeno il 50 % di una parete dovesse attestarsi su spazio scoperto) deve
affacciarsi su spazio a cielo libero;
nel caso di locali interrati, con intercapedine ad uso esclusivo, se la parete si affaccia su terrapieno il
soffitto del locale deve essere almeno 0,6 m dal piano di campagna per permettere un’apertura su
spazio a cielo libero alta almeno 0,5 m;
intercapedine scoperte o protette da griglia (devono essere ad uso esclusivo del locale gruppo
elettrogeno) che si affacciano su spazio a cielo libero con larghezza minima di 0,6 m e griglia avente
superficie netta non inferiore a quella richiesta per la ventilazione del locale (fig. 4).
In figura 5 sono riassunte le prescrizioni relative alle superfici minime richieste.

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Note:
- La distanza tra le pareti e il perimetro disegnato attorno al gruppo, compresi i suoi accessori, deve consentire il
passaggio del personale dell’addetto all’esercizio e alla manutenzione secondo quanto indicato dal costruttore (la
vecchia circolare richiedeva almeno 0,6 m).
- Quando il gruppo è alimentato mediante combustibili liquidi (ad es. gasolio) deve essere previsto un sistema di
contenimento per impedire la fuoriuscita verso l’esterno di eventuali perdite di combustibile (un bacino di
contenimento o una vasca di raccolta che circoscriva il gruppo elettrogeno, con capacità di almeno 120 litri, la
vecchia circolare richiedeva una soglia sopraelevata di almeno 20 cm per evitare la fuoriuscita di liquidi da porte e
aperture varie).

Fig. 3 – Dimensioni minime e distanze di rispetto del locale gruppo elettrogeno.

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Fig. 4 – L’intercapedine deve essere larga almeno 0, 6 metri e la superficie netta della griglia deve
essere una volta e mezzo la superficie della finestra di ventilazione del locale

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a)

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b)

c)

Fig. 5 - Una parete, lunga almeno 0,15 volte il perimetro del locale, può affacciarsi su a) spazio
scoperto, b) terrapieno, c) intercapedine che si affaccia su spazio a cielo libero

Per spazio a cielo libero si intende anche quello ricavato in una parete che presenta superiormente
aggetti sporgenti, come ad esempio terrazzi e balconi, purché di altezza almeno doppia la larghezza
della sporgenza (fig. 6).

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Fig. 6 – Parete che presenta superiormente aggetti sporgenti.


Lo spazio verso il quale si affacciano le aperture può essere inteso a cielo libero
purché di altezza almeno doppia la larghezza della sporgenza

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Uno spazio a cielo libero può essere ottenuto anche in un cortile chiuso (fig. 7) a condizione che le
pareti degli edifici che si fronteggiano distino fra loro non meno di 3,5 m e la superficie del cortile in
metri quadrati non sia inferiore a tre volte l’altezza in metri dell’edificio più basso che si affaccia sul
cortile (DM 30/11/83). Le suddette prescrizioni devono essere rispettate anche per un’intercapedine
che si affaccia su cortile.

Fig. 7 – Uno spazio a cielo libero può essere ricavato in un cortile chiuso purché la superficie sia
almeno tre volte l’altezza dell’edifico più basso e la distanza fra pareti di edifici prospicienti sia almeno
3,5 m

L’accesso al locale da parte delle persone può avvenire:


♦ direttamente dall’esterno da spazio scoperto;
♦ tramite disimpegno areato dall’esterno (la struttura e le porte del disimpegno devono
avere resistenza al fuoco non inferiore a REI 60), con aperture di aerazione attestate
su spazio scoperto aventi una superficie di almeno di 0,3 m2 o per mezzo di un
condotto in materiale incombustibile di sezione almeno 0,1 m2 in grado di fornire
un’adeguata ventilazione del disimpegno (secondo la vecchia circolare il condotto di
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ventilazione doveva essere alto almeno 10 m, con la sommità distante non meno di
1,5 metri da finestre, porte, o aperture praticabili, e l’accesso al locale era ammesso
anche tramite filtro a prova di fumo);
♦ da intercapedini antincendio ad uso esclusivo del locale o di locali ad esso accessori
(all’interno dell’intercapedine non è ammessa l’installazione di alcuna
apparecchiatura);
L’accesso deve avvenire direttamente da spazio a cielo libero oppure tramite intercapedine
antincendio ad uso esclusivo del locale quando il locale gruppo elettrogeno è situato all’interno di
edifici per collettività, pubblico spettacolo, scuole, caserme, teatri, ecc.. Le medesime prescrizioni si
applicano anche ai locali di edifici in cui si svolgono attività soggette al controllo di prevenzione incendi
oppure quando l’altezza antincendio supera i 24 m. Il locale non deve comunicare direttamente con
locali previsti per altri usi, fatta eccezione per il locale quadri elettrici a servizio del gruppo. Le porte
devono essere costruite con materiale incombustibile, apribili verso l’esterno, dotate di congegno di
autorichiusura. Quelle che si aprono verso i locali di servizio di cui sopra devono essere REI 120.

Locale esterno

Per locale esterno si intende un locale ubicato su spazio scoperto, anche in adiacenza all'edificio
servito, purché strutturalmente separato e privo di pareti comuni. Sono considerati locali esterni anche
quelli ubicati sulla copertura piana dell'edificio servito purché privi di pareti comuni. Per quanto
riguarda le dimensioni minime dei locali vale quanto fin qui detto per i locali interni ad un edificio.
Quando il locale è isolato sui quattro lati non si richiedono particolari misure nei confronti del fuoco. E’
sufficiente che la struttura sia di materiale incombustibile, come ad esempio muratura o calcestruzzo
(classe 0 di resistenza al fuoco ovvero di classe A1, A1FL, A1L – DM 15/03/05). Il pavimento dei locali
ricavati su terrazzi, isolati sui quattro lati ma con il pavimento adiacente ad altro locale dell’edificio,
deve possedere una resistenza al fuoco almeno REI 120.

All’aperto

I gruppi installati all’aperto possono essere protetti mediante tettoie o, più frequentemente, installati
all’interno di container. Le installazioni all’aperto devono essere poste ad almeno tre metri dalla
vegetazione e da eventuali materiali combustibili. Fanno eccezione quelli destinati ad alimentare le
installazioni stesse. Per i depositi G.P.L occorre però rispettare le distanze di sicurezza interne
previste dalla legislazione vigente.
Nel caso di installazioni collocate su coperture dell'edificio, i gruppi devono essere posati su strutture,
portanti e separanti, che devono presentare una resistenza al fuoco non inferiore a REI 120.

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7 Ventilazione

Per un funzionamento ottimale del gruppo elettrogeno è richiesta un’adeguata ventilazione. Una
buona ventilazione è necessaria per garantire una corretta combustione e un sufficiente
raffreddamento del motore e dell’alternatore.
Le aperture di aerazione che si affacciano su spazio scoperto, intercapedine o terrapieno, devono
avere una superficie netta non inferiore ad 1/30 della superficie in pianta del locale e in ogni caso non
inferiore a (la vecchia Circ. MI n. 31/78 richiedeva in ogni caso il rispetto delle seguenti superfici
minime di ventilazione: 0,50 m2 per potenze fino a 400KW, 0,75 m2 per potenze fino a 800KW, 1,00 m2
per potenze fino a 1200KW):
♦ - 0,10 m2, per impianti di potenza elettrica fino a 400 kW;
♦ - 12,5 cm2 per ogni kW di potenza elettrica installata, per gli impianti di potenza
elettrica superiore a 400 kW.
Per i locali interrati le superfici suddette devono essere maggiorate del 25%. La superficie delle
aperture di ventilazione non deve essere inferiore a 1/20 della superficie in pianta, con il 50% delle
aperture distribuite a filo pavimento, quando il gruppo è alimentato a G.P.L.

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Fig. 8 – Gruppo elettrogeno raffreddato ad aria. Per un corretto funzionamento è richiesta un’adeguata
ventilazione.

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8 Condotti di scarico dei gas combusti

La tubazione di scarico è determinante per il buon funzionamento del gruppo elettrogeno e deve
essere realizzata secondo le indicazioni del costruttore. Deve opporre bassa resistenza ai gas della
combustione per impedire che si possa creare una contropressione interna causa di
malfunzionamenti del motore che potrebbero dar luogo a:
♦ Perdite di potenza;
♦ Aumento della fumosità;
♦ Surriscaldamento del liquido di raffreddamento;
♦ Aumento dei consumi;
♦ Eccessiva temperatura dei gas di scarico.
La dimensione ed il tipo di marmitta, la lunghezza e il diametro interno della
tubazione di scarico, il tipo e il numero di curve, devono essere attentamente valutati perché possono
essere determinanti per il buon funzionamento dell’impianto. Risulta quindi fondamentale la
realizzazione di tubazioni di lunghezza limitata, con curve in numero ridotto e col raggio più ampio
possibile.
La sommità del condotto di scarico deve essere dotata di apposita protezione antipioggia, per
impedire l’ingresso dell’acqua piovana e della neve, e di un raccoglitore di condensa con valvola di
scarico. Inoltre, nelle vicinanze del gruppo dovrà essere collocato un raccoglitore con valvola di
scarico per la raccolta di condensa, vapori d’olio e particelle della combustione che in nessun caso
dovranno entrare nel motore. Non è permesso immettere i gas di scarico di diverse macchine in un
unico sistema di scarico per evitare che i gas di scarico e la condensa di motori in attività possano
raggiungere ed entrare all’interno di motori fermi. La conduttura per i gas combusti deve essere in
acciaio e lo scarico deve essere portato direttamente all’esterno (eventualmente tramite camino).
L’estremità superiore del tubo di scarico deve essere collocata ad almeno 3 m di altezza dal piano di
calpestio e deve distare non meno di 1,5 m da porte, finestre, aperture praticabili, prese d’aria per la
ventilazione, ecc.. Il collegamento al collettore del motore deve essere effettuato tramite un giunto
flessibile al fine di ammortizzare le vibrazioni trasmesse dal motore all’impianto di scarico e di
compensare le dilatazioni dei tubi di scarico dovute alle elevate temperature che possono essere
raggiunte. Sempre per consentire le possibili dilatazioni termiche la tubazione dovrebbe essere libera
di allungarsi nei fori di uscita e nei punti di fissaggio. Le tubazioni devono inoltre essere
adeguatamente coibentate mediante materiali incombustibili (classe 0 di resistenza al fuoco oppure
classe A1, A1FL, A1L ) per evitare ustioni accidentali alle persone e per evitare surriscaldamenti
all’interno dei locali. La coibentazione si rende necessaria anche negli attraversamenti di pareti, tetti o
altre strutture, per evitare eccessive temperature nei punti di passaggio.

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Fig. 9 – Esempi di curve per le tubazioni di scarico dei gas combusti

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Fig. 10 – Esempi di bocche di scarico

9 Mezzi di estinzione portatili

Nel locale si devono prevedere in posizione segnalata e facilmente raggiungibile:


♦ un estintore portatile per gruppi fino a 400 kW;
♦ un estintore portatile per gruppi fino a 800 kW;
♦ un estintore portatile ed uno carrellato a polvere per gruppi superiori a 800 kW.

Gli estintori portatili devono essere di tipo omologato per fuochi di classe 21-A, 113 B-C ed con
contenuto di carica non inferiore a 6 kg. L’estintore carrellato deve avere una carica di almeno 50 kg e
capacità estinguente pari a A-B1.

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10 Impianto elettrico del locale

All'esterno del locale, in posizione segnalata e facilmente raggiungibile, bisogna prevedere un


comando di emergenza che deve:
replicare l'arresto di emergenza installato a bordo del gruppo elettrogeno;
sezionare i circuiti elettrici interni al locale, esclusi quelli a bassissima tensione di sicurezza SELV (<
25 V c.a. oppure 60 V c.c.).
L'arresto di emergenza all'interno e il comando di emergenza all’esterno devono fermare le pompe di
circolazione e di rabbocco del carburante liquido, oppure, in caso di alimentazione a gas, azionare
l'elettrovalvola d'intercettazione collocata all'esterno.

11 Segnaletica di sicurezza

I rischi legati all’esercizio di un gruppo elettrogeni, vista la complessità dell’impianto, possono essere
di natura diversa: elettrici, meccanici, termici, chimici, e acustici. E’ per questo che si rende necessario
l’impiego di apposita segnaletica di sicurezza, conforme al Dlgs 493/96, che avverta le persone dei
rischi e dei comportamenti da tenere per scongiurare eventuali pericoli. Di pertinenza del costruttore è
la segnaletica di sicurezza da apporre sul gruppo elettrogeno mentre la segnaletica relativa al locale è
di competenza dell’installatore. In figura 11 sono rappresentati alcuni cartelli che normalmente è
necessario apporre o sulla porta d’ingresso, ad esempio il cartello di divieto d’accesso alle persone
non autorizzate, o all’interno del locale gruppo elettrogeno. Altri cartelli potrebbero segnalare ad
esempio la posizione degli estintori, della valvola esterna di intercettazione del combustibile e del
comando di emergenza.

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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
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Guida all’installazione dei gruppi elettrogeni aggiornata con il DM 22/10/07

Fig. 11 – Segnaletica di sicurezza

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